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Francesca Gallo

Les Immatriaux
Un percorso di Jean-Franois Lyotard nell'arte contemporanea

ARACNE

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ISBN

978-8854816794

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I edizione: marzo 2008

A Stefano

Desidero ringraziare coloro che hanno facilitato le mie ricerche, tra i quali Henry De Langle, responsabile del Service des Archives del Centre Georges Pompidou e Monique Chardet. Martine Moinot e Sabine Vigoreux, del Service Conservation Collections Architecture et Design del CNAC-CP, Christine Sorin, della fototeca della Bibliothque Kandinsky del CP, Donatino Domini, direttore della Biblioteca Classense di Ravenna, Giovanni Maturilli, della Biblioteca Giulio Carlo Argan della Sapienza e Maria Teresa De Bellis, responsabile della Biblioteca dellAccademia di Francia a Roma. Un ringraziamento particolare a Carla Subrizi e Gianfranco Baruchello, a Nanni Balestrini, Diletta Borromeo, Piero Gilardi, Jacopo Benci, Enrico Castelli Gattinara, Antonio Costa, Mario Costa, Silvia Stucky, Antonia Wnderlich, Claudio Zambianchi e Silvia Bordini.

Indice
Introduzione 1. Les Immatriaux e il postmodernismo Il campo semantico di immateriale Lorizzonte postmoderno Lopacit del medium esposizione Pragmatica e sperimentazione in Lyotard 2. Una non-esposizione Dallidea alla realizzazione (1981-85) La forma il contenuto Lorganizzazione spaziale come metafora Suggerire, evocare, confrontare Verso la potenziale libert esplorativa Les Immatriaux come opera darte 3. Larte immateriale Dal Neoimpressionismo agli ologrammi Lopera come partitura: linterattivit Forme di relazione e modelli cibernetici Ripetizione e riproducibilit: Jacques Monory, Klonaris & Thomadaki Joseph Kosuth: dalla tautologia al testo 4. Attorno alla mostra Le iniziative collaterali Entusiasmi e stroncature Le reazioni statunitensi Tra Electra e la XLII Biennale di Venezia Uno sguardo alla new media art in Italia, negli anni Ottanta Bibliografia Illustrazioni 11 15 15 18 27 30 39 39 47 53 60 65 70 81 81 93 103 110 118 131 131 142 152 157 167 175 201

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Introduzione
La storia dellarte contemporanea stata scritta in molti modi: biografie e cataloghi dei maggiori protagonisti, ricognizione dei movimenti artistici, indagine sulle riviste, sui rapporti fra critici e artisti, storia delle istituzioni e cos via. Tra le tante strade che si offrono, quindi, per attraversare questo territorio in perenne sommovimento, una consiste nel collocare nella giusta prospettiva storica eventi effimeri come le mostre, fenomeni tipicamente contemporanei, che negli ultimi decenni hanno assunto un peso tale da meritare una riflessione non superficiale. Ferme restando le perplessit di fronte a quella che Antonio Pinelli aveva chiamato mostrite, malattia degenerativa che affligge il sistema dellarte e i cui effetti nefasti sono pagati soprattutto dal patrimonio disseminato sul territorio o nelle collezioni permanenti dei musei1, il caso delle mostre darte contemporanea merita una riflessione accurata, che tenga conto del ruolo storico che le grandi esposizioni istituzionali prima (dai Salons in poi) e le mostre davanguardia in seguito, hanno giocato nella definizione dellarte del XIX e XX secolo, quando, venute meno le strutture sociali dellancien rgime, committenza e collezionismo si trasformano2. Da questa angolazione Les Immatriaux occupa un posto cardine nelle vicende artistiche degli ultimi trentanni, sia perch si svolta presso il Centre Georges Pompidou di Parigi, una delle istituzioni pi autorevoli del panorama mondiale; sia per la data, il 1985, corrispondente alla celebrazione, da parte del sistema
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Cfr. Il sonno della ragione genera mostre?, Predella, 2005, n. 16, numero speciale (in particolare i saggi di D. Levi, A. Pinelli, D. Soutif e F. DAmico), raro contributo italiano su questi argomenti. 2 Cfr. A. M. Guasch (a cura di), Los manifestos del arte posmoderno. Textos de exposiciones, 1980-1995, Madrid, 2000. Per lo studio del dispositivo espositivo cfr. I. Karp, S.D. Lavine (a cura di), Culture in mostra: poetiche e politiche dellallestimento museale, atti del convegno, Bologna, 1995 (ed. orig. Washington-London, 1991); G. Kavanagh, Museum Languages: Objects and Texts, London-New York, 1991; S. Macdonald (a cura di), The Politics of Display. Museum, Science, Culture, New York-London, 1998; M. A. Staniszewski, The Power of Display. A History of Exhibition Installations at the Museum of Modern Art, MIT Press, 1998; C. Acidini Luchinat, Il museo darte americano. Dietro le quinte, Milano, 1999.

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Introduzione

dellarte, di diverse forme di ritorno allordine, o per meglio dire di ritorno alla pittura3; sia, infine, perch affidata a un filosofo di richiamo, come Jean-Franois Lyotard. Come iniziative analoghe, Les Immatriaux soffre di un problema di fondo che si pu sintetizzare sotto il segno della mancata autonomia dal proprio curatore-mentore: lautorevolezza di Lyotard, il suo prestigio internazionale insieme con la fiera opposizione che in alcuni ambienti godono le sue formulazioni teoriche, ne hanno decretato fortuna e sfortuna in maniera un po manichea, senza che finora ci sia stato il tentativo di guardare da vicino il prodotto di uno sforzo collettivo di non poco conto, n in generale almeno in Italia le riflessioni di questo intellettuale poco accademico. Contemporaneamente, per, non si deve dimenticare che Les Immatriaux rappresenta lunico caso in cui il filosofo si confronta con la new media art, alla quale guarda con costante attenzione, seppure da una certa distanza. Pertanto, la mostra non pu essere ridotta allillustrazione delle teorie lyotardiane sul postmoderno o sullarte, sebbene di queste vi siano evidenti riflessi in numerosi aspetti della manifestazione; la firma del filosofo, invece, va cercata sulla cornice concettuale in cui trovano posto i singoli reperti. La vera innovazione di questa esposizione, infatti, risiede nel modo in cui Lyotard decostruisce il medium esposizione, riproponendo su un oggetto per lui nuovo (la mostra, appunto), metodi e soluzioni sperimentati nel corso degli anni Settanta e Ottanta, in prodotti audiovisivi ed editoriali. Queste considerazioni hanno spinto a considerare Les Immatriaux sia come mostra, sia nei contenuti specifici, con particolare attenzione alle proposte avanzate in campo artistico. Si tratta, idealmente, di due facce della stessa medaglia: gli esiti della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, di cui lesposizione d

Si veda la considerazione di cui gode questa manifestazione allinterno della recente storia del Centre Pompidou: cfr. B. Dufrne (a cura di), Centre Pompidou. Trente ans dhistoire, Paris, 2007.

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conto4, infatti, si incarnano sia nello stravolgimento della canonica forma-esposizione, sia negli oggetti esposti e nei temi affrontati. Les Immmatriaux, daltro canto, contribuisce a conferire legittimit alle ricerche artistiche con le nuove tecnologie, fino a quel momento poco presenti nelle grandi esposizioni dei musei pubblici, almeno in Europa. In particolare, collocando tali opere accanto ai maestri delle Avanguardie storiche, dellarte cinetica e di quella concettuale, Les Immatriaux assimila questo tipo di indagini al resto dellarte del XX secolo. La mostra del 1985 non la prima, in questo senso, ma lautorevolezza della sede non fa che avvalorare una tendenza gi manifestatasi in altre occasioni, anche se non metabolizzata dal sistema ufficiale dellarte, almeno fino alla met degli anni 90.

D. Harvey, La crisi della modernit. Alle origini dei mutamenti culturali, Milano, 1993 (ed. orig. New York, 1990).

1. Les Immatriaux e il postmodernismo


Art intended as pure experience doesnt exist until someone experiences it, defying ownership, reproduction, sameness. Intangible art could break down the artificial imposition of culture and at the same time provide a broader audience for a tangible, object art (Lucy Lippard)1

Il campo semantico di immateriale Laggettivo immateriale copre un arco di significati idealmente compreso fra il tradizionale spirituale, a cui si avvicina ad esempio luso che ne fa Yves Klein tra la fine degli anni Cinquanta e linizio del decennio successivo, e il contemporaneo digitale, con riferimento allinformatica e allelettronica2. La sua rinnovata familiarit, infatti, strettamente connessa con la diffusione dellinformatica, e pertanto va collocata allinterno dellorizzonte convenzionalmente definito postmoderno. Se allinizio degli anni Settanta, Harold Rosenberg coglie la contiguit tra le ricerche artistiche con le nuove tecnologie e le pratiche rubricate come s-definizione dellarte, avendo sotto gli occhi le due mostre Information e Software3, oggi tale consapevolezza storico-critica pi diffusa oltre Atlantico4 che in Europa, dove invece prevale una visione che separa i primordi della new

L. Lippard, Introduction, in Id. (a cura di), 557,087, catalogo della mostra, Seattel, 1969, ora parzialmente riprodotto in Id., Six Years, The Dematerialization of the Art Object (1966-72), London, 1973, p. 112. Intangible [corsivo d. A.]: impalpabile, immateriale. 2 Cfr. F. De Mredieu, Histoire matrielle et immatrielle de lart moderne et contemporain, Paris, 1994, pp. 480-589. Tale eterogeneit ancora pi chiara se si fa riferimento al francese, dove matriel ha il significato generico dellequivalente aggettivo italiano materiale (cio concreto, il cui contrario astratto), mentre matriau riferito al materiale fisico, da costruzione, ecc. 3 Cfr. H. Rosenberg, La s-definizione dellarte, Milano, 1975 (ed. orig. London 1972), in particolare pp. 193 e ss. 4 Cfr. H. Foster et al., Arte dal 1900. Modernismo Antimodernismo Postmodernismo, Bologna, 2006 (ed. orig. London, 2004).

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Capitolo I

media art dal resto delle ricerche concettuali, performative e ambientali. Gli artisti che attualmente lavorano con le nuove tecnologie, dal canto loro, ricorrono a immateriale, anche impropriamente, sia come sinonimo di s-materializzazione dellopera darte, sia come equivalente di energetico o informatico5. Linformatica preceduta in questo dalle tecniche di produzione e riproduzione di immagini e testi ha introdotto nuove forme di materialit, che assumono una particolare evidenza in campo estetico, dato che le immagini di sintesi sono entit numeriche e computazionali, pi vicine alla natura del pensiero umano che a quella degli oggetti fisici6. Laccezione di immaterialit proposta da Les Immatriaux coincide con labolizione della distinzione fra materia e energia che da contrari diventano opposti correlativi a favore di entit ibride, potenzialmente sia luna che laltra, e pertanto destinate a modificare le stesse categorie fondanti del pensiero. Inoltre, la nozione lyotardiana di immateriale si riferisce alla mancata simmetria fra materia e forma, nel senso che parte della materia si sottrae alla forma. Questi concetti devono essere intesi in riferimento allo schematismo trascendentale kantiano, secondo cui lattivit del soggetto formante; ma rispetto a tale orizzonte filosofico, Lyotard fra quanti sostengono che si rotto il patto fenomenologico di convivenza del corpo umano con lambiente percettivo7. Con una accezione diversa, invece, si parla di cultura immateriale, espressione che si fa strada lentamente nel dibattito in seno allUnesco, sulla salvaguardia del patrimonio culturale
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Cfr. Immateriel (ad vocem), in Grand dictionnaire de la philosophie, Paris, 2003; J. Jimnez, Teoria dellarte, Palermo, 2007, p. 213 (ed. orig. Madrid, 2002); V. Flusser, Lapparenza del materiale (1991), ora in Id., La cultura dei media, Milano, 2004, pp. 239-247 (ed. orig. Frankfurt a.M., 1999). 6 Cfr. J. Jimnez, op. cit., pp. 209-217 (ed. orig. Madrid, 2002). Il riferimento classico il saggio del 1936 che d il titolo alla raccolta: W. Benjamin, Lopera darte nellepoca della sua riproducibilit tecnica, Torino, 1966 (ed. orig. Frankfurt a.M., 1955); per un inquadramento delle posizioni filosofiche sulla tecnica si rimanda a M. Nacci, Pensare la tecnica. Un secolo di incomprensioni, Roma-Bari, 2000. 7 Cfr. J-F. Lyotard, Due astrazioni, in F. Rella (a cura di), Forme e pensiero del moderno, atti del convegno, Milano, 1989, pp. 26-36.

Les Immatriaux e il postmodernismo

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immateriale (Intangible Cultural Heritage)8. Una sensibilit di questo tipo emerge negli anni Settanta, quando, in maniera crescente anche in Europa, i mezzi di comunicazione di massa, linformatica e le trasformazioni del sistema economico, producono una dimensione sempre meno oggettuale della ricchezza e della cultura, che si riverbera anche sulla concezione del patrimonio culturale nel suo complesso. Nel corso degli anni Ottanta, gli echi di questo dibattito confluiscono in quello sui diritti della propriet intellettuale anche essa definita immateriale. In questo caso, per, il lontano punto di partenza la teoria marxiana del lavoro, laddove postula la distinzione tra produzione materiale e produzione immateriale9. Recentemente Andr Gorz ha scritto che
stiamo attraversando un periodo nel quale pi modi di produzione coesistono. Il capitalismo moderno, centrato sulla valorizzazione di grandi masse di capitale fisso materiale, sostituito sempre pi rapidamente da un capitalismo postmoderno centrato sulla valorizzazione del capitale immateriale, qualificato come capitale umano, capitale conoscenza o capitale intelligenza. Questa mutazione si accompagna a nuove metamorfosi del lavoro. [...] Il lavoro di produzione materiale, misurabile in unit di prodotto per unit di tempo, sostituito da lavoro detto immateriale, al quale non sono pi applicabili le unit di misura classiche10.

Senza entrare qui nel merito delle trasformazioni economiche, sociali e ideologiche che tale mutamento comporta, secondo Gorz e altri sebbene quantitativamente minoritario, il lavoro immateriale oggi il cuore della creazione del valore. In pratica le attivit lavorative sotto la pressione dellinformatizzazione tendono a diventare gestione di un flusso continuo di informa8

Ringrazio Marisa Dalai Emiliani per aver attirato la mia attenzione su questa corrispondenza lessicale/concettuale. Cfr. N. Aikawa, An Historical Overview of the Preparation of the Unesco International Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, Museum International, 2004, 221-222, pp. 137-149; Les Nouvelles du Patrimoine, 2003/12. 9 Cfr. M. Lazzarato, Videofilosofie. La percezione del tempo nel postfordismo, Roma, 1996. 10 A. Gorz, Limmateriale. Conoscenza, valore e capitale, Torino, 2003, p. 11 (ed. orig. Paris, 2003).

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Capitolo I

zioni11. Beni immateriali e lavoro immateriale, quindi, diventano parte delle teorie che tendono ad attualizzare, e per certi versi a superare, il marxismo nelle sue fondamenta materialistiche. Linnovazione tecnologica, infatti, ha decretato lincremento di prestazioni lavorative con un alto tasso di intellettualit, e di prodotti che sono oggetti informazionali12. Daltro canto, fin dagli anni Sessanta si erano moltiplicate le voci sulla smaterializzazione degli oggetti nel sistema capitalistico delle merci, in cui il valore duso assorbito dal valore di scambio13. Pertanto, secondo alcuni, nella quarta rivoluzione industriale, c bisogno di un materialismo che ci porti sia al di qua che al di l delle opposizioni soggetto/oggetto, materia/spirito, sensibile/intelligibile. Al di qua, verso una concezione della materiaflusso, della materia-tempo, della materia-immagine; e al di l, verso una concezione della soggettivit in quanto dispositivo, in quanto concatenamento, in quanto evento14. Sebbene non esplicitamente riferite al pensiero di Lyotard, tali affermazioni concordano con la sua idea degli immateriali come ideefenomeni che annullano lopposizione classica fra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, cio fra intelletto e materia, appunto. Lorizzonte postmoderno Le prime perplessit, il termine postmodernismo le suscita perch instaura un rapporto problematico con un altro termine dai
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Ibidem., p. 12. Una precoce critica di tale enfatico ottimismo stata espressa da un esperto del calibro di T. Maldonado, Critica della ragione informatica, Milano, 1997. 12 Cfr. F. Ciotti, G. Roncaglia, Il mondo digitale. Introduzione ai nuovi media, RomaBari, 2000, pp. 396-417. 13 Il teorico pi noto di queste posizioni Jean Baudrillard, soprattutto negli interventi degli anni Settanta; per una prima introduzione a questi temi cfr. C. Sini, I nuovi scenari filosofici, in L. Geymonat (dir.), Storia del pensiero filosofico e scientifico Il Novecento, Milano, 1996, vol. XI, pp. 3-73; A. Tosel, Divenire del marxismo. Dalla fine del marxismo-leninismo ai mille marxismi, in ibidem., pp. 214-258 e relativa bibliografia. 14 M. Lazzarato, op. cit., p. 35.

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