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10 PRIORITÀ

RIORITÀ PER LA CAMPANIA DEL 2010/U


2010/UNA NUOVA ALLEANZA RIFORMISTA
RIFORMISTA

La Campania deve rimettersi in moto, deve ripartire. Serve un nuovo slancio di fiducia e
un rinnovamento della politica per superare la crisi economica e disegnare il futuro della
nostra regione. Difesa del territorio, buona occupazione, sviluppo, sussidiarietà:
vogliamo una regione moderna, efficiente, dinamica. Vogliamo riqualificare la spesa
pubblica, rimettere in moto l’ascensore sociale, puntare sul talento e la meritocrazia,
valorizzare le energie più giovani dando loro un’opportunità per realizzarsi e per
crescere. Per vivere bene in Campania. Vogliamo riacquisire l’autorevolezza sui fatti e
sulle idee per riproporre all’intero Paese le priorità di una rinnovata Agenda
Meridionale. Spirito d’intraprendenza, progettazione e valutazione: le parole chiave per
rendere davvero efficaci le politiche pubbliche. Mai più rivendicazioni senza prima
un’assunzione di responsabilità. Mai più richieste di sostegno che accorcino il divario
economico Nord-Sud senza prima aver offerto prove concrete di buon governo e di
affidabilità. Con le prossime elezioni regionali si apre un nuovo ciclo politico. Vogliamo
candidarci a governarlo con una nuova coalizione democratica e riformista che abbia
l’ambizione di ridisegnare l’Unità Nazionale, i pesi e l’estensione delle responsabilità e
della solidarietà. Un’alleanza che promuova l’inclusione sociale e che sia protagonista di
un moto di riscossa civica contro l’illegalità, per sradicare dalle nostre terre il potere di
condizionamento economico e sociale della camorra. Per costruire la regione che
vogliamo, occorre partire da proposte concrete, azioni i cui effetti siano immediatamente
percepibili dai cittadini e che incidano sui loro bisogni, diano una risposta alle loro
speranze, rappresentino i loro interessi. Proponiamo 10 priorità da sottoporre a
consultazione aperta durante la campagna delle primarie del 25 Ottobre del PD per
aprire un tavolo programmatico nella futura coalizione.
1. Nessuno ai margini
Nulla è scandaloso quanto l’indigenza e nessuna ingiustizia è vergognosa quanto la
povertà. La povertà in Campania è persistente e si è acuita negli ultimi mesi per la crisi
economica. Le prestazioni e i servizi di welfare devono essere potenziati per
rispondere a una domanda di assistenza e accoglienza crescenti. Le misure devono
essere ispirate al principio riformista secondo il quale “Non c’è miglior welfare del
lavoro". Per questo, al netto dell'assistenza pura, la moderna risposta alle "nuove
povertà" è incentivare la scolarità di base da un lato, e promuovere politiche attive per
il lavoro e per riqualificare la formazione professionale, dall’altro. Nessuna politica da
sola è sufficiente se non integrata in un sistema di provvedimenti. Sono 18 mila le
famiglie che usufruiscono del reddito di cittadinanza. La misura deve essere allargata e
incrementata con altri requisiti per far sì che non resti un semplice sussidio, ma
diventi uno strumento di piena integrazione sociale. La Regione, rimodulando l'uso del
Fondo Sociale Europeo, deve prevedere per chi sta sotto la soglia di povertà un assegno
annuale di solidarietà vincolato al rispetto dell'obbligo scolastico dei minori a carico e
alla frequentazione di un percorso di reinserimento nel mercato del lavoro. Con la
lotta agli sprechi si può finanziare un pacchetto di misure a sostegno dei redditi bassi,
che preveda anche sgravi o benefici indiretti per sostenere il diritto alla socialità e
all’arricchimento culturale. Infine, la povertà si combatte anche con la sussidiarietà:
iniziative come i Maestri di Strada, il Banco Alimentare, il Microcredito (Progetto
Jeremy dell'U.E.) e il volontariato sano che assiste le famiglie, sono già parte della
risoluzione del problema.

2. Donne innanzitutto
Vogliamo un welfare che metta al centro la parità di genere, sia per l’accesso al lavoro
che per i livelli salariali. La media europea di occupazione femminile è al 59%, quella
del Mezzogiorno d’Italia al 39%, quella della Campania al 29%. È evidente che si tratta
di una battaglia culturale imprescindibile. 30 punti percentuali di differenza tra Italia
meridionale ed Europa rappresentano circa 16 punti di Pil. Tutto questo nella realtà si
traduce in talenti, competenze, intelligenza, energie, sprecati. Sono cifre che richiedono
l’intervento di politiche per la famiglia e l’occupazione femminile degne di questo
nome.

3. Sicurezza sociale
Vogliamo un welfare che ridisegni le Politiche Attive per il Lavoro in questo momento
di crisi e di trasformazione socio-economica mondiale. La disoccupazione, soprattutto
quando è di lunga durata o in casi di espulsione dal lavoro in età matura, si contrasta
soltanto con una vera riqualificazione professionale. Vanno superati i corsi di
formazione inutili, gli enti accreditati arbitrariamente e i finanziamenti a pioggia che si
rivelano del tutto sprecati quando l’obiettivo è migliorare il capitale umano e
professionale in regione. Occorre liberalizzare il mercato del lavoro, riformare i centri
per l’impiego, passare alla cultura sussidiaria del voucher formativo alla persona,
finanziando gli individui e non gli enti, e al principio della valutazione dell’efficacia del
percorso formativo scelto. Senza reinserimento del lavoratore, non si ottiene nessun
finanziamento. E sia il lavoratore a decidere a quale soggetto – pubblico o privato –
affidare la propria “dote” da spendere in formazione.
4. Sanità per tutti
La Regione Campania in anni recenti è stata in grado di rallentare la crescita della
spesa, ma non ha risolto definitivamente il problema del finanziamento del sistema
sanitario regionale, ancora appesantito da un elevato disavanzo accumulato in passato
e da un deficit strutturale annuo. Il problema non si risolve con il contenimento dei
costi o solo con il controllo della spesa a livello di singole aziende, ma con una riforma
complessiva del Sistema Sanitario Regionale sull’impulso del Piano ospedaliero:
qualificazione delle strutture ospedaliere e strutturazione di una rete di cure primarie.
Un moderno sistema sanitario più vicino al cittadino si regge soprattutto sull'efficienza
di una rete emergenziale e sulla capillarità delle cure primarie. Vogliamo continuare la
riorganizzazione della rete ospedaliera: non è necessario chiudere alcuna struttura,
perché quelle più piccole possono essere riconvertite in presidi per le cure primarie o
per l'assistenza socio-sanitaria di cui abbiamo un gran bisogno. Vogliamo integrare la
rete assistenziale: favorire logiche collaborative e non competitive all’interno del
sistema regionale tra aziende pubbliche, e tra queste e il privato. Un sistema
più moderno si basa sulla valutazione e la qualità dei risultati. E’ necessario
promuovere l’introduzione di sistemi e strumenti di gestione della qualità, perché la
sanità in Campania sia effettivamente accessibile, appropriata, tempestiva, continua,
efficace ed efficiente. Occorrono albi e graduatorie pubbliche per chiunque voglia
ambire a funzioni consulenziali o dirigenziali. La spesa sanitaria non è soltanto una
variabile da contenere, ma anche e soprattutto un'incredibile opportunità di coesione
sociale.

5. Rivoluzione verde
Vogliamo una vera e propria rigenerazione del territorio regionale. L’emergenza rifiuti
è stata una pagina dolorosa che ancora pesa nel ricordo di tutti e segna uno
spartiacque nella storia recente della regione. Il ritorno all’ordinario deve essere
gestito con massima attenzione e con spirito di innovazione su tutto il ciclo integrato
dei rifiuti, dalla differenziata agli impianti finali. La qualità dell’ambiente, la sua difesa e
la valorizzazione delle sue bellezze sono la frontiera su cui si misura la qualità delle
classi dirigenti. Il paesaggio, le acque, il mare, la terra sono la nostra grande risorsa in
termini di turismo e sviluppo del settore enogastronomico. Trasporti su ferro,
infrastrutture di nuova generazione, “rottamazione” di edilizia residenziale fatiscente:
la Campania deve cambiare volto. Per questo vogliamo investire nelle bonifiche
ambientali, nell’innovazione dei processi produttivi e nelle energie rinnovabili per
sostenere la nascita di imprese nel segno della green economy , per risanare il territorio
e puntare a un settore agroalimentare di qualità.
6. Industria 2010
Nel progettare lo sviluppo della regione, vogliamo investire sulla modernità
riutilizzando parole come “industria” e “produzione”. Centrale deve essere la difesa del
sistema produttivo campano, fatto anche di eccellenze, e di tanti piccoli e grandi
protagonisti. Industria non è una parola del passato, anzi. L’azione pubblica e le
capacità imprenditoriali devono unirsi per sostenere l’innovazione nei settori
tradizionali e le nuove filiere produttive capaci di integrare servizi avanzati,
manifatture, nuove tecnologie e università. Spin off, universitari, brevetti, partnership
internazionali di ricerca, open innovation, trasferimento tecnologico, reti di impresa,
poli tecnologici, venture capital, reti di nuova generazione, TLC: questa è la mappa del
nuovo modo di fare impresa. La Regione deve continuare a facilitare questo processo
d’integrazione con incentivi selettivi e automatici in armonia con le politiche nazionali.
Per questo chiediamo la reintroduzione dei crediti d’imposta, nazionale che
accompagni le misure regionali introdotte, per creare una no tax area nei prossimi 10
anni. Vogliamo aiutare le imprese con la riapertura del negoziato in sede UE sulla
fiscalità di vantaggio o di sviluppo. Nel breve, a partire dal federalismo, la leva fiscale a
sostegno di chi fa investimenti e crea occupazione è realizzabile con una fiscalità di
compensazione (“gabbie fiscali”), con una riduzione delle aliquote concepita per chi
opera, come nel Sud, in condizioni di diseconomia che ne mutilano la competitività.

7. Campani, italiani, europei


L’Europa è il nostro orizzonte ideale e la prospettiva naturale per rafforzare l’idea di
cittadinanza. Vogliamo cogliere le opportunità, vivere il processo d’integrazione non in
maniera burocratica. Le esperienze di programmazione (2000-2006) e utilizzo delle
risorse europee passate hanno mostrato mancanze di pianificazione a tutti i livelli. I
nuovi indirizzi (2007-2013) riconducono a unitarietà le scelte d’investimento al netto
della riduzione dei trasferimenti per spesa corrente. Vogliamo procedere
speditamente sulle linee d’investimento non riducendo l’Unione Europea
esclusivamente ai fondi strutturali della Politica di Convergenza, come un bancomat da
utilizzare alla bisogna. Vogliamo far leva sull’insieme delle misure come i Programmi a
Sportello Bruxelles, il Programma Quadro sulla Ricerca Scientifica, la Politica dei
Corridoi, l’Erasmus Universale, la Politica di Vicinato: facciamo della Campania una
grande eccellenza continentale nella capacità di intercettare opportunità e costruire,
sul campo, il processo d’integrazione.

8. Nuove rotte
Il Mediterraneo è l’ambito naturale per una nostra geopolitica di sviluppo e
integrazione. Il salto in avanti fatto negli scorsi anni nei trasporti, con l’apertura di
enormi possibilità tra movimento passeggeri e merci, è una risorsa da sfruttare
appieno. Il rinnovato sistema ferroviario e portuale sono la base per uno sviluppo della
logistica con ambizioni sovra-regionali. Ma nel Mediterraneo vogliamo essere non solo
“piattaforma logistica”. Dopo che il sistema Italia ha perso la maggior parte delle
opportunità legate al Programma MEDA e al Processo di Barcellona, occorre ora una
svolta decisa. Su agricoltura, energia, ricerca, trasferimento tecnologico, TLC, banda
larga, è necessario creare un polo di competenze in grado di offrire agli attori regionali,
pubblici e privati, il quadro delle opportunità offerte dalla nuova Politica di Vicinato e
di Cooperazione, e dall’Unione per il Mediterraneo. Ci candidiamo naturalmente a
essere anche sede di una banca per lo sviluppo nel Mediterraneo (di là dalla retorica
sulla Banca del Sud) cui far partecipare la BEI e le banche di sviluppo private, e che
interagisca con la sede della Banca Mondiale situata in Egitto.

9. Controesodo
Vogliamo fermare l’emigrazione di giovani talenti e fare della Campania un luogo
accogliente per giovani ricercatori stranieri. Il capitale umano del Mezzogiorno si sta
impoverendo drammaticamente: solo nell’ultimo anno 25 mila persone sono partite
alla ricerca di una vera opportunità professionale, giovani energie allontanatesi per
bisogno e non per scelta. Proponiamo uno scudo fiscale per il rientro dei talenti
concedendo un credito d’imposta agli italiani con meno di 40 anni trasferitisi all’estero
da almeno 24 mesi, che tornino in Italia per aprire un’attività di lavoro autonomo o per
essere assunti come dipendenti. L’iniziativa non riguarda solo i cosiddetti cervelli, ma
quanti abbiamo maturato fuori dall’Italia competenze e professionalità specifiche: dagli
chef agli artigiani, dagli operatori della comunicazione agli esperti di nuove tecnologie.
Proponiamo di ricorrere al credito d’imposta anche per i ragazzi stranieri con meno di
20 anni, per incoraggiarli a venire a studiare in Italia, incentivando i ragazzi a
completare un intero corso di laurea qui per poi intraprendere, sempre nel nostro
Paese, un’attività d’impresa o di lavoro autonomo. Oltre al credito d’imposta, la
concessione di borse di studio, procedure semplificate di visti per gli studenti stranieri
e corsi di lingua italiana, organizzati anche attraverso la rete degli istituti italiani di
cultura. Vogliamo infine favorire l’assunzione di giovani laureati e diplomati con
contributi alle imprese. Due i vantaggi essenziali della misura: l'abbattimento dei costi
di assunzione per il primo anno e la possibilità di garantire un percorso formativo al
dipendente.

10.Federalismo in Campania
La riforma amministrativa regionale è la madre di tutte le riforme. La Campania è la
seconda regione di Italia e le sue politiche pubbliche non possono muoversi su gambe
fragili. Vogliamo far affidamento su istituzioni forti e non semplicemente sul ricorso a
personalità forti. Per questo è necessario un decentramento che distingua tra il livello
legislativo e programmatore proprio della Regione e i livelli di gestione ed esecuzione
demandati verso livelli più bassi. Proponiamo un federalismo interno alla Campania
sviluppando un rapporto corretto con le province, i comuni e le reti tra i comuni.
Napoli deve divenire un’Area Metropolitana. La burocrazia amministrativa deve essere
rivoluzionata: occorre un piano di e-government, l’interoperabilità delle banche dati tra
le diverse amministrazioni locali, almeno per i più comuni servizi alle imprese e ai
cittadini. Solo con una macchina amministrativa efficiente si può costruire una cabina
di regia per la buona regolamentazione, semplificare le normative e le procedure,
ridurre sensibilmente il ricorso a società miste e a consulenze esterne.

Su www.campaniaideale.it è possibile contribuire con proposte e suggerimenti alla


stesura finale di 10/10

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