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numero 25 anno V 3 luglio 2013


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Luca Beltrami Gadola CARO PISAPIA, FORSE LA FORZA GENTILE NON BASTA Franco DAlfonso MILANO: LO SVILUPPO FATTO CON I FICHI SECCHI Fiorello Cortiana RADUNI NEONAZI E LA MEMORIA DI MILANO Riccardo Lo Schiavo MILAN INTER BUIO A SAN SIRO Valentina Magri CHI VUOL ESSERE TRENTENNE MILANESE? Elena Sarati FORMAZIONE E ORGANIZZAZIONE: UNA STORIA DI OGGI Giulia Mattace Raso LE VOCI COLLETTIVE, LA MEDIAZIONE E IL BENE COMUNE Sergio Brenna COME DIFENDERE IL PROGETTO CITYLIFE DA SE STESSO Camilla Gaiaschi DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E CASA DELLE DONNE Marco Percoco MILANO COMPETERE CON LA QUALIT DELLA VITA Floriana Lipparini MILANO. PARTECIPAZIONE: UNA PROPOSTA Carlo Alberto Rinolfi LEXPO E I 6 MONDI POSSIBILI

VIDEO UMBERTO AMBROSOLI IL FINANZIAMENTO DELLA POLITICA IN LOMBARDIA: ADESSO suggerimento musicale M ANNA SUT POIS canta Laura Nrhi

rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org

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CARO PISAPIA, FORSE LA FORZA GENTILE NON BASTA Luca Beltrami Gadola
La vicenda degli olmi di via Mac Mahon viene dal passato ma deve insegnare qualcosa per il futuro. Non si sa ancora bene come andr a finire ma se la soluzione di abbattere solo le piante malate non capisco che diavolo di soluzione sia: non c niente di peggio che laspetto di un viale alberato con una sua simmetria e un suo cannocchiale di verde orbato qua e l di qualche pianta. Bisogna tagliare avendo gi in mente quale sar il disegno successivo che, ovviamente, non pu essere solo la messa dimora nello stesso posto di piante giovani che a lungo andare colle loro radici riproporrebbero il problema, perch come dice ATM, quelle radici con il loro vigore sollevano le traversine. Era tutto inevitabile? No. Se interpellate un qualunque agronomo, vi dir che le dimensioni delle radici sono proporzionali alla chioma di ogni albero e che se si fosse provveduto ad attente potature annuali oggi non ci troveremmo nei pasticci. Certo, costa caro, ma a lungo andare meno della rimozione dei binari o della risistemazione dei marciapiedi. Dunque chi aveva in cura il verde poteva benissimo prevedere quel che successo ma non ha provveduto: i binari del tram non sono cosa sua. Non sono cosa sua i cordoli dei marciapiedi che hanno lo stesso destino dei binari del tram. Non sono cosa sua i sottoservizi - fognature, tubi del gas, acquedotto, cavi elettrici e telefonici, fibra ottica che passano vicino alle radici delle piante. stato sempre cos? Non lo so ma non credo. Secondo me le cose si sono messe male a partire dal secondo dopoguerra: prima un inevitabile affrettata ricostruzione, poi uno sviluppo urbanistico in grado di travolgere piani regolatori e che consegna la citt in mano agli operatori immobiliari, poi un lungo periodo durante il quale ogni assessore comunale considerava il suo assessorato un feudo. Di disegno complessivo della citt inutile parlarne. Ma se mancato il disegno a scala urbanistica, figuratevi se mai vi stato disegno a livello di dettaglio del manufatto citt e del suo arredo e ancor meno del sistema del verde. Il verde a Milano ha scatenato anche vere follie: vi ricordate la 500 con dentro un albero ideata da Fabio Novembre? Correva lanno 2009, governava Letizia Moratti: la grande idea dei vasi in via Vittor Pisani operazione chiamata Miracolo a Milano - aveva sollevato entusiasmi, come gli alberi di Abbado e quelli in piazza del Duomo. La vita degli alberi a Milano nasce sempre male. Ricordo come fosse ieri il restyling di piazza Duca DAosta mentre gli invasi destinati agli alberi venivano per met riempiti di macerie edili e solo in superficie di terra di coltura. E oggi? Non so ma larticolo di Elena Grandi del numero 23 del nostro giornale non lasciava presagire nulla di buono. Di recente nel rialzare i marciapiedi ho visto ricoprire il colletto delle piante, la parte che separa le radici dal tronco: si ammaleranno. Potrei allungare gli esempi, non solo riguardo al verde ma il verde milanese e larredo urbano in generale sono la spia di unamministrazione a dir poco scoordinata nelle sue articolazioni. Qualche speranza. Recentemente, purtroppo nella disattenzione generale degli addetti ai lavori, stato approvato il PUGSS - il Piano urbano generale dei servizi del sottosuolo - un documento molto interessante che parla non solo di sottosuolo e delle sue reti ma anche del soprassuolo, di arredo, di trasporti e di molto altro. Chi lo leggesse penserebbe di trovarsi in un altro Paese, in unaltra citt. A chi compete la sorveglianza perch a quel che scritto segua la realt? A chi spetta il coordinamento del tutto? Guardando lordinamento del nostro Comune non lho trovato e non vorrei che, come tutte le funzioni non esplicitamente assegnate, andasse in capo al sindaco. Prima di chiudere una notazione: la sosta di motociclette e motorini in Piazza Meda. Per impedirne il dilagare si pensa di mettere delle panchine: la strategia dellinterdizione. Quanto spende il Comune tra pali, paline e catenelle per impedire la sosta selvaggia? Quanto ci costa la maleducazione dei nostri concittadini? Forse se si pubblicassero le cifre, qualcuno guarderebbe ai villani con pi disapprovazione e non avremmo una citt ridotta a una selva dinterdittori. Come questi altri problemi richiedono interventi soprattutto nei confronti della macchina comunale: con lorsignori la forza gentile probabilmente non basta.

MILANO: LO SVILUPPO FATTO CON I FICHI SECCHI Franco D'Alfonso


Non mi pare che la citt si stia appassionando alla partita iniziata con il governo con in palio l'autonomia fiscale di Milano. Il profilo basso, mediaticamente parlando, non aiuta la mobilitazione, ma dire che tanto la societ politica quanto quella civile milanese sono al momento poco pi che spettatori disattenti rispetto a questa battaglia mi sembra una constatazione pi che un giudizio. Pu forse servire esplicitare in concreto qual la posta in gioco per capire quanto si sia lontani dal surreale dibattito sul federalismo degli scorsi anni, quello che ha prodotto la maggiore centralizzazione nel minor spazio temporale che si ricordi. L'avere la possibilit di disporre dell'intero gettito dell'Imposta Municipale unica nel 2012 avrebbe significato avere altri 230/250 milioni di euro, pi o meno il disavanzo residuo di bilancio che contabilmente oggi coperto da una manovra fiscale su Irpef e prima casa che tutti consideriamo insostenibile prima di tutto da un punto di vista della correttezza dei rapporti con i cittadini. L'eliminazione dell'incomprensibile 0,32 per il Governo nazionale sulla Tares, la tassa che dovrebbe coprire i costi dei servizi municipali, prima di tutto l'eliminazione di una palese presa in giro del cittadino contribuente cui viene chiesta una ulteriore somma senza nemmeno preoccuparsi di trovare una motivazione minimamente spendibile. Ma il punto vero che dare la possibilit a un governo cittadino di disporre di poco pi di due punti di gettito fiscale (per fare un paragone, Helsinki dispone di 18 punti di fiscalit e gestisce la sanit e pochi servizi in pi) potendo deciderne modulazione e graduazione il solo modo, ai nostri giorni, di avere un sistema di rappresentanza e finanziamento del sistema pubblico equo

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e democratico. Inseguendo la meta del "no taxation without representation" il nostro sistema istituzionale imbarbarito riuscito a produrre a livello nazionale una classica e feudale "taxation without representation" mentre a livello comunale si in preda ad una inedita "representation without taxation". Possibile che Milano si rassegni a questa carnevalata istituzionalizzata? Parlare come abbiamo fatto di deroga o revisione del patto di stabilit interno per "fare Expo" stato probabilmente un errore perch si ingenerata la sensazione che Milano chiedesse qualcosa e il governo dovesse "concederla". Sarebbe forse stato meglio dire senza troppi giri di parole che il "patto di stabilit" interno inventato da Tremonti con il governo Berlusconi un altro degli strumenti della finanza creativa e degli equilibrismi contabili figlio dell'incontro fra finti "barbari" e autentici burocrati di corte di Versailles come sono quelli che passano dal posto di direttore centrale a quello di ministro per tornare alla casella iniziale spiegando sempre che la colpa dei "politici", meglio se di quelli "locali". Il capolavoro stato perfezionato e reso legge bronzea di Bankitalia dal professor Monti, la cui azione di revisione ferrea della spesa pubblica ha ridotto s la spesa aggregata dei Comuni di 15 miliardi di euro nel 2012, ma ha aumentato di 41 miliardi, quasi il 5 %, quella della sua amministrazione! Avremmo dovuto dire da subito che pensare di avere avanzi di cassa di 150/200 milioni per almeno otto anni al Comune di Milano significa semplicemente non fare investimenti e manutenzioni per la prossima generazione, nemmeno fermando la sciagurata deriva delle amministrazioni che usavano i proventi straordinari per coprire la spesa corrente,

come dire vendere l'auto per comprare la benzina. Tutti blaterano di grande occasione diventata poi unica occasione per Expo 2015, ma tutto sar inutile se il sistema pubblico locale, Comune in testa, non messo in grado di spendere denari di cui dispone o potrebbe disporre attraverso qualche ragionata cessione di patrimonio, avviando gli investimenti sulla citt che costituiscono la vera opportunit, muovendo almeno un miliardo di euro per opere e innovazioni tecnologiche e ambientali realizzate dalle centinaia di imprese milanesi, lombarde e del Nord che oggi possono lavorare solo come subappaltatori o come fornitori per il mercato estero di tecnologie che ci "tornano" in casa marchiate Cisco o Samsung. E poi bisogna mettere fine all'egalitarismo comunale, a questa strana teoria tra il pauperistico e il populistico secondo la quale gli strumenti di governo, controllo e responsabilit della nobile e antica citt di Pizzighettone sono esattamente gli stessi di quelli imposti al Comune di Milano ma non a quello di Roma, almeno in parte, grazie alla legge Roma capitale e nemmeno a quelli di Catania o Napoli , dove leggi mancia dell'ultimo minuto salvano bilanci devastati e malgestiti. Siamo al paradosso che la "specialit" di Milano riconosciuta e apprezzata come tale in tutto il mondo mentre qui siamo alle prese con le "conferenze di servizi" come unico luogo conosciuto per evitare che decisioni di sviluppo del territorio siano fatte contando pennacchi e fasce tricolori, in una logica di assedio del contado alla citt, neanche fossimo ai tempi nei quali Radetzky tornava a Milano accompagnato dai contadini festanti che dicevano che a far le Cinque Giornate erano stati "i sciuri " di citt e non loro.

Le procedure barocche dell'amministrazione pubblica, "europeizzate" da Monti con la centralizzazione della Tesoreria e dando a ragioneria e collegio dei revisori il ruolo di ufficio decentrato del Governo (non avrei mai pensato di dover rimpiangere i prefetti che si occupavano di controllo contabile dell'amministrazione, a paragone si trattava di una macchina efficientissima!), semplicemente tolgono ogni possibilit reale e realistica di efficacia. Expo o non Expo, non pensabile che negli anni Duemila i tempi di decisione e attuazione di qualsiasi atto pubblico poco pi che semplice si siano triplicati rispetto agli anni '80, peraltro senza nemmeno aver garantito un incremento al livello di lotta alla corruzione e all'irregolarit. Tanto per avere una idea precisa di quali siano gli effetti di questa gestione in salamoia delle amministrazioni locali, si pensi che nelle stesse ore nelle quali la Xerox e i comuni di San Francisco e Zurigo stanno sperimentando un nuovo software in grado di gestire occupazione e tariffe parcheggi su una area urbanizzata di 250 kmq con un satellite e due persone in turno, il Comune di Milano non pu che rappezzare un sistema di posta elettronica risalente ai tempi di Carlo Cudega di cui stanno chiedendo copia per conservazione al Museo della Scienza e della Tecnica. Diciamo sempre che se Milano non riparte, non riparte l'Italia. Vogliamo cominciare da qualcosa, da queste proposte dell'amministrazione comunale o da altre che per dovrebbero essere per una volta esplicite, precise e circostanziate? Chi c' batta un colpo. Finora si sentito poco o nulla. Afasia o mancanza di idee?

RADUNI NEONAZI E LA MEMORIA DI MILANO Fiorello Cortiana


Lordinanza del Comune di Milano contro la vendita di gelato dopo la mezzanotte, nei distretti della movida, ha avuto una coincidenza infelice con un raduno internazionale neonazista. Una decina di band hanno animato un rave party allinsegna di inni alla violenza, alla xenofobia e al razzismo nella periferia di Milano, tra i capannoni della zona industriale di Rogoredo. Una periferia che non tale perch vede una continuit con la conurbazione di cintura, San Donato e San Giuliano, ma che conosce una condizione di marginalit per le funzioni residuali pubbliche e private che contraddistinguono larea intorno al nodo cruciale e prezioso costituito dalla stazione FS e dalla Metropolitana. Cos si passati dalle fabbriche abbandonate delle metropoli statunitensi da dove i primi rave sono nati alla marginalit periurbana milanese priva di una governance metropolitana. Se oltreoceano e poi in Europa i rave volevano denunciare la condizione sociale di migliaia di operai disoccupati nei capannoni ora vuoti, qui i potenti amplificatori hanno scandito per ore elogi della razza e dellestetica della violenza combinati con campionature elettroniche e sequenze ritmiche. Lordinanza anti gelato il frutto di un "percorso partecipato con i commercianti, i residenti e i consigli di zona coinvolti" il provvedimento, gi in vigore lanno scorso, per pi zzerie e venditori di kebab stato esteso alle gelaterie, circa venti lo-

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www.arcipelagomilano.org cali, con l'obiettivo di "dissuadere la formazione di assembramenti notturni sui marciapiedi" in determinati quartieri della citt. La cosa stride con un raduno internazionale convocato per le vie digitali che si affolla nella marginalit urbana indefinita. Il mio non un riflesso pavloviano da anni 70, ci che mi ha colpito stato limpossessarsi di un format che propone una ritualit collettiva da parte dei naziskin. Che nella mia citt si pensi di vietare i gelati mentre si permette il rave party naziskin allucinante. Qui non siamo di fronte alla mascherata dei nazisti dellIllinois rid icolizzati dai Blues Brothers, qui c un raduno ammantato di illegalit, una occasione di relazione sociale che usa un registro espressivo come quello musicale, apparentemente senza spartito e senza sceneggiatura ma ben orchestrato dagli organizzatori, a partire dalla scaletta dei gruppi Corona Ferrea, gli inglesi Brutal Attack, i Garrota, gli statunitensi Bully Boys statunitensi con i loro pezzi forti White Pride e Hammerskins ecc. Si tratta di una miscela pericolosa laddove si propone e diventa di identificazione generazionale, sarebbe colpevolmente miope sottovalutarla. Se un format come il rave party, che si rivolge ai giovani e risponde alla loro necessit di affermazione per contrapposizione e trasgressione, diventa un merito dei naziskin e c ostruisce una memoria e un immaginario parallelo la buffonata diventa un guaio, ben presto fuori dalla marginalit urbana. Lamministrazione comunale di Milano laconicamente ha fatto sapere che le autorizzazioni o le azioni preventive sono per legge di competenza della Questura e Prefettura. L'Amministrazione non ha quindi potest di intervento diretto un silenzio inane, poteva muoversi direttamente verso la Questura e la Prefettura. Io credo che Aldo Iso Aniasi si sarebbe mosso anche in direzione dei capannoni di Rogoredo.

MILAN INTER BUIO A SAN SIRO Riccardo Lo Schiavo


Tra gli asset che la citt di Milano pu vantare, di altissimo valore turistico, ci sono ben due squadroni di calcio che partecipano alla Serie A italiana e di sovente alla Champions League. Per il calcio si tratta di un patrimonio simbolico collettivo "duale" (1): notoria la dicotomia tra rossoneri e nerazzurri in citt. Ma non questa la sede per dilungarci in infinite discussioni di successi, stile, colori, forma, propriet e rosa dei giocatori. Il calcio uno dei motori dell'economia turistica cittadina. Per gli ottavi di finale di Champions League Milan Barcellona del 20/02/2013 gli spettatori paganti son stati ben 75.932, per un incasso di 4.659.762 euro. Gli spettatori del Barcellona presenti allo stadio e quindi in citt 5.000. evidente che questa una eccezione, per, se si considera che giocando in Champions e superando i turni si giocano tre partite in casa nella fase a gironi e tre nella fase a eliminazione diretta per un totale di sei partite, allora l'incasso per la societ ma anche e soprattutto per la citt si fa significativo. Aerei, treni, taxi, metropolitane, parcheggi, hotels, ristoranti beneficiano di questa quantit di turisti aggiuntivi che arrivano a Milano. Analogo discorso si pu fare ovviamente per il campionato, dove quasi tutte le domeniche lo stadio Meazza di San Siro aperto. L'Internazionale FC nell'anno 2012-2013 ha giocato 29 partite ufficiali in casa (su di un totale di 56) tra campionato, coppa Italia ed Europa League. Analogo discorso vale all'incirca per il Milan, per cui considerando che si gioca di mercoled e di domenica, tendenzialmente, il sito "turistico" di San Siro con tutti i suoi annessi e connessi lavora per 58 volte in un anno su 52 settimane. A tal punto , fatti quattro conti, ci si comincia a strofinare le mani. Purtroppo tuttavia non cos. Se andiamo a guardare il comunicato della Deloitte Annual Review of Football Finance 2013 vediamo che : la Serie A italiana con il suo +1% dei ricavi rispetto alla stagione 2010/11, segna la crescita pi bassa delle Top 5 d'Europa. Il fatturato giunge a 1,57 miliardi di euro, confermandosi la quarta lega europea.; alla Serie A il (triste) primato del pi alto rapporto costo dei tesserati/ricavi (75%); i ricavi della Serie A sono ancora molto sbilanciati sul broadcasting (59%) mentre le entrate dal matchday raggiungono solo il 12%. "In Italia permane la forte concentrazione dei ricavi derivanti dalla cessione dei diritti ai Media, quasi il 60% del totale ricavi. Se i nostri club vogliono migliorare la loro posizione, insieme al controllo dei costi e degli ingaggi ai tesserati, devono investire maggiormente in strategie idonee a incrementare anche i ricavi derivanti da fonti alternative ai diritti Media prendendo spunto dalle best practice degli altri Paesi" ha affermato Riccardo Raffo, partner Deloitte. La Serie A subisce la pi alta caduta con un -7% di presenze medie allo stadio. In specifico i campioni cittadini nel 2011-2012, non se la passano molto bene andando ad esplorare le macro voci del conto economico: ricavi da botteghino, ricavi dai diritti televisivi, introiti commerciali pur avendo il Milan un fatturato complessivo non banale vede le suddette voci in calo o in crescita in funzione solo del maggior numero di partite giocate (stagionalit). L'internazionale FC nel 2011 -2012 presenta tulle le voci in negativo (2). Il Milan ha fatturato 257 mio euro nel 2012, l'Internazionale FC 186 mio euro e il Bayern Monaco 368 mio euro. Milan e Inter presentano i peggiori bilanci netti della stagione 2011-2012 della serie A con rispettivamente Milan -67,3 e Inter 89,8. Titola la Gazzetta dello Sport: "Il calcio dei poveri. Imperi travolti dalla crisi. Cos finito il mecenatismo all'italiana .... ". C' una postilla che non manca mai nelle relazioni dei revisori dei conti di Inter e Milan: Il socio di riferimento ha espresso il consueto impegno a supportare anche per il futuro la societ e su tale presupposto stato redatto il bilancio nella prospettiva della continuit aziendale (6). Insomma parliamo dei giocattoloni di Berlusconi che con il Milan ha vinto tutto e ha condotto la societ molto meglio del Paese e di Moratti che si permesso il triplete con Mourinho. Entrambi hanno profuso a piene mani dai forzieri dei rispettivi gruppi quando le cose andavano bene per poi smontare il giocattolo appena stavano per finire i soldi. Ai tifosi agli appassionati di calcio ma anche ai cittadini milanesi resta l'amaro in bocca per una mancata programmazione di un business che tanto riempie le domeniche dei cittadini e riempiva le tasche degli operatori turistici. Le squadre non falliranno, non ci saranno altri disoccupati da ricollocare, ma evidente il gap tra Milano e i suoi team e l'Europa calcistica. Ingaggi spropositati, scarsa programmazione del vivaio, vendita dei pezzi pregiati, incapacit a costruire stadi dedicati (a San Siro

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www.arcipelagomilano.org c' un bellissimo museo del calcio). Totale assenza di una politica commerciale che ha toccato il massimo nelle estate 2012 dove il Milan ha venduto i gioielli dopo aver fatto sottoscrivere gli abbonamenti. Siamo insomma nel pieno dell'8 Settembre del calcio. Avanti in ordine sparso, tanto poi arriveranno i politici di turno a sistemare il dio pallone, magari qualche consulente americano sistemer il tutto sul modello del baseball e comunque il gap con le squadre europee si allunga. Vedi la sfida Juve - Bayern di Champions di quest'anno e le parole del post partita di Conte allenatore dell'odiatissima Giuventus. ovvio che vorremmo vedere tutti una finale di Champions Milan Inter.
(1). Come dice Stefano Rolando nella sua ultima intervista su ArcipelagoMilano il Brand Milano rappresenta il patrimonio simbolico collettivo, ho una buona immagine di quella citt, ci vado e quindi influenzo il turismo e conseguentemente l'economia. Milano Glocal perch sta nei punti alti dei sistemi a rete mondiali che non dipendono pi dalla mediazione degli stati. Il Brand Milano propriet del popolo. (2.) http://www.sponsornet.it/focus/tutti-ifocus/rapporto-deloitte-i-bilanci-dei-primi20-club-di-calcio-d-europa.html

CHI VUOL ESSERE TRENTENNE A MILANO?


Valentina Magri
Chi non espatriato, logorato o nel migliore dei casi, scottato. Questo il trentenne-tipo nato nella provincia di Milano secondo la classificazione della XXI edizione del Rapporto sulla Citt Milano 2013, dedicato ai Trentenni in cerca dautore, realizzato dalla Fondazione Culturale Ambrosianeum con la collaborazione della Fondazione Cariplo e edito da Franco Angeli, presentato a Milano il 24 giugno 2013. Gli espatriati, pari al 20,9% del campione, sono soprattutto maschi, critici verso lItalia, che hanno lasciato per lavoro, da cui guadagnano pi di 1.500 euro al mese. I logorati, i pi numerosi del campione (38,3%), sono precari di lunga data oppure disoccupati, ma comunque stanchi e demotivati. Spesso sono partite Iva non per scelta ma per costrizione: era lunico modo per farsi rinnovare un contratto in scadenza. Gli scottati (il 20% del campione) sono soprattutto maschi, disoccupati e precari, che guadagnano al massimo 1.000 euro al mese. Sono scottati da problemi come crisi economica, gravidanza o malattia e lavorano senza tutele. Altri due tipi di trentenni, meno numerosi, sono gli autoctoni, i ripiegati e i resilienti, pari rispettivamente all11,3, al 7,8 e all1,7% del campione. I primi hanno cambiato citt o regione e guadagnano tra i 1.250 e i 1.500 euro al mese; i secondi sono disposti a qualsiasi occupazione pur di lavorare, spesso sono troppo qualificati e sono soprattutto donne e lavoratori autonomi con contratti a progetto o a tempo determinato; guadagnano al massimo 1.000 euro al mese. I resilienti si sono inventati un lavoro, che gli permette di guadagnare bene. Ancora sul fronte occupazionale, si certifica che i trentenni sono i primi a fare le spese della crisi: sono aumentati i disoccupati e gli inattivi, in particolare tra gli uomini: fra il 2008 e il 2012 il tasso di attivit dei 25-34enni calato del 5,2% e per i 35-44enni del 3,1%. Un dato molto interessante riguarda limprenditorialit degli immigrati, che costituiscono il 30% dei trentenni milanesi e un terzo degli imprenditori di Milano e provincia. Fenomeno che si accompagna a un etnicizzazione dei settori: egiziani, romeni, albanesi, pakistani e tunisini a capo delle imprese di costruzioni; bengalesi, ecuadoregni e brasiliani nel commercio al dettaglio; filippini e cingalesi nei servizi alle imprese. Un dato positivo su queste imprese: hanno vita pi lunga delle altre. Dove vivono i trentenni milanesi? Solo uno su quattro vive nella casa di propriet, gli altri in affitto, afflitti da problemi quali canoni di locazione troppo elevati e contratti in nero. Due terzi dei milanesi vive in una casa grande al massimo 70 mq. Pochi sono soddisfatti della loro abitazione: il 41% vorrebbe cambiarla entro un anno. La maggior parte dei trentenni condivide il tetto con la famiglia che si creato (45%), il 20% vive da solo e i restanti con la famiglia o amici. Dato che conferma uno dei primati di Milano: essere la capitale dei single. A trentanni le nubili sono il 64% e i celibi invece sono l81%: entrambi i valori superiori sono superiori alla media nazionale. I figli arrivano spesso prima del matrimonio: a 34,9 anni per le cittadine italiane e a 30,8 per le straniere, portando i figli di coppie di fatto al 35,6% del totale e Milano a essere una delle citt a minore natalit dItalia. Una generazione piuttosto insoddisfatta, quella dei trentenni della provincia di Milano, sia sotto il profilo lavorativo, che sociale. Di chi sono le colpe? Secondo il demografo Alessandro Rosina, tra gli autori del rapporto della Fondazione Culturale Ambrosianeum, le colpe non stanno da una sola parte. Una parte della responsabilit della classe dirigente dove i 50-60enni continuano a farla da padrone. Unaltra parte della scarsa rappresentazione in termini di voto dei trentenni. Ma anche dei trentenni stessi, che non hanno mai alzato la voce contro le scelte politiche a loro detrimento, come lesplosione del debito pubblico, la precariet e il blocco del ricambio generazionale. Il presidente della Fondazione culturale Ambrosianeum Marco Garzonio la butta sulla politica: la colpa di Tangentopoli, che fece riprendere vigore a un male atavico dellItalia, il trasformismo e suscit una profonda delusione collettiva per le mazzette di allora e per la corruzione che non si mai arrestata. Quant bella giovinezza / che si fugge tuttavia! / Chi vuol esser lieto sia / di doman non c certezza. Cos scriveva Lorenzo De Medici nel XIII secolo. Peccato che nel XX siano crollate tutte le certezze per i giovani: del doman, delloggi, di ieri e laltro ieri. Le risposte stanno in politiche pubbliche rivolte ai giovani, senza restringere i destinatari a coloro di et inferiore ai 35 o 29 anni, che finisce per tagliar fuori molti potenziali beneficiari. E occorre anche meno passivit da parte dei trentenni. Che solo cos potranno trovare un autore.

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FORMAZIONE E ORGANIZZAZIONE: UNA STORIA DI OGGI Elena Sarati


Vorrei raccontare una breve storia: si tratta di un caso di community building e di condivisione di saperi ed esperienze, oltre i confini e le appartenenze. Organizzato dalla redazione di Dialoghi, rivista di studi sulla formazione e sullo sviluppo organizzativo, con il patrocinio del Comune di Milano, nella splendida cornice della Sala Grechetto di Palazzo Sormani si svolto l1 luglio scorso un convegno - appuntamento ormai annuale - dedicato alla cultura della formazione e al resoconto di esperienze significative di progetti di sviluppo organizzativo e delle competenze, con particolare riferimento ad alcune realt pubbliche milanesi (ASL di Milano e Comune di Milano): uniniziativa strettamente legata allo spirito della rivista. Fondata a Milano nel 2010 come semestrale cui poi si sono aggiunti i numeri monografici e, da questanno, una sezione dedicata a racconti legati al mondo del lavoro e delle organizzazioni, la rivista caratterizzata da libert di accesso, collaborazione e reciprocit. Perch nasce Dialoghi? Il campo della formazione degli adulti e della consulenza organizzativa, ibrido per vocazione vi convergono diverse discipline, dalla psicologia alla sociologia, alla pedagogia, alle scienze dellorganizzazione fino a quelle economiche e politiche stato caratterizzato, come molti altri in questi anni, da una forte specializzazione, anche come strategia di differenziazione dellofferta sul mercato da parte delle societ di consulenza. Questo ha un po limitato, crediamo, la visione dinsieme che, sola, consente di comprendere la complessit delle organizzazioni i meccanismi di governo, le storie, le culture , dei processi di cambiamento, delle modalit di gestione e valorizzazione del Personale: tutti aspetti oggi pi che mai centrali, in cui la formazione dovrebbe assumere un ruolo strategico. Dialoghi nasce in risposta a tale frammentazione, marcando una vocazione pluridisciplinare e mettendo al centro il confronto tra approcci, chiavi di lettura e attori diversi. Come? Innanzitutto liberando il progetto dai vincoli formali: Dialoghi non legata ad alcuna specifica organizzazione e gli Autori che vi scrivono operano nei contesti pi diversi (in qualche caso anche in concorrenza tra loro) e con i ruoli pi distanti; le uniche discriminanti (e condizioni perch rimanga una rivista di studi e non altro) sono il valore dellargomentazione e il recupero del senso critico: ogni scritto frutto di una riflessione approfondita fondata su prassi progettuali o riferimenti teorici. In compenso (o, per meglio dire, per reciprocit) gli articoli sono disponibili a tutti e chiunque pu consultarli liberamente sul sito (la rivista open access) riprodurli, distribuirli, a condizione che tali utilizzazioni avvengano per finalit di uso personale, studio, ricerca e non per finalit commerciali: sono, insomma, patrimonio comune. Questa non-appartenenza che, lungi dallostacolare, ha facilitato la collaborazione con altre Istituzioni ed Enti marca anche il campo disciplinare, dal momento che vi scrivono professionisti di estrazione diversa. Una caratteristica significativa riguarda le modalit di scambio: il dialogo garantito da un sistema di commenti (anche critici) agli articoli pubblicati; non semplici post forma che non sempre garantisce un elevato livello di argomentazioni , ma veri e propri piccoli saggi, utili ad arricchire i diversi punti di vista, nel rispetto (fondamentale) delle diverse identit. Infine, la diffusione del progetto in tutta Italia e ora anche in altri paesi passa attraverso lutilizzo della rete, quella reale (intesa come insieme di legami consolidati e ampliabili, pi che nel senso tecnologico e oggi la page del termine), che transita da relazioni di prossimit professionale, di esperienze lavoro comune, di incontri tra professionisti e si estende agli attori sul territorio, alle Universit, agli Enti Pubblici. In questo percorso di costruzione di un patrimonio di saperi condiviso non sono mancate le difficolt, insiste proprio nelle differenze disciplinari, organizzative, di esperienze. Gli autori sono chiamati a sottoscrivere un patto: spogliarsi, in qualche misura, del proprio status, sospendere la propria appartenenza per rendersi disponibili a dialogare in nome dei contenuti con chiunque abbia qualcosa di significativo da dire. Non sempre tale processo stato agevole n limpegno a una convivenza professionale facile, ma noi pensiamo che sia un obiettivo percorribile e realistico.

LE VOCI COLLETTIVE, LA MEDIAZIONE E IL BENE COMUNE Giulia Mattace Raso


A Milano corpo a corpo tra amministrazione e cittadinanza, una relazione di amorosi sensi, attrazione e repulsione, anelito, incubo o nostalgia. La passione indubbia o la presunta disillusione non sarebbe cos cocente. Loggetto del desiderio: la partecipazione. Ma non solo, c evidentemente dellaltro. La posta in gioco pi profonda e su pi livelli. In questo numero di ArcipelagoMilano pi voci ci interrogano sulle dinamiche di questa relazione, prendendo spunto dai Tavoli delle donne o dalla vicenda CityLife. Camilla Gaiaschi: Fine della partecipazione dentro le stanze del Comune. Partecipazione critica che avrebbe portato le elette e le istituzioni a confrontarsi davvero con la cittadinanza, che avrebbe necessitato forme di riconoscimento da elaborare, sperimentare, su cui si sarebbe potuto scrivere per dare il buon esempio alle altre citt - faticosa s ma sul lungo termine potenzialmente ricca. Il tentativo di uno spazio "terzo" - a met tra istituzioni e cittadinanza - fallito. Floriana Lipparini: Oggi dobbiamo andare oltre. Si tratta di dare corpo a un cambiamento profondo nel modo di governare la citt, riconoscendo lesistenza di una nuova soggettivit civica che abbia diritto non solo di essere ascoltata ma anche di contare nel momento in cui si fanno le scelte. Cosa pu essere una soggettivit civica? Penso a cerchie di persone capaci di darsi autonomo riconoscimento e di coordinarsi per dialogare con il governo cittadino, persone ricche di saperi derivanti dallappartenenza al territorio e dalla conoscenza diretta dei problemi, persone sinceramente interessate al bene comune e, nel nostro caso, intenzionate a portare in ogni ambito una trasversalit di genere ..

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www.arcipelagomilano.org Sergio Brenna: La sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2010 ha definitivamente sancito limpossibilit da parte dei cittadini delle aree circostanti di svolgere un ruolo di surroga nella difesa dellinteresse pubblico generale a fronte dellinerzia del Comune, in quanto non legittimati a ci. Diversi gradi di elaborazione e di presenza nella rapporto cittadini bene comune amministrazione, accomunati dalla difficolt di avere un ruolo riconosciuto (e riconoscibile). Per ora la prassi (lapparato rimbalza loutsider) e le sentenze sanciscono che il discorso pubblico va svolto entro canoni precisi, la rappresentanza non si gioca fuori dallambito codificato della democrazia elettiva. Sindaco e consiglio comunale collettori e mediatori di interessi collettivi, interpreti demandati del bene comune. Il sindaco di tutti: la composizione di questi interessi supera le parti, chi partecipa pu prendere la parola ma non vuol dire che debba averne lultima. C una altra strada per appropriarsi dello spazio pubblico, che reinterpreta il rapporto cittadini istituzioni attraverso il territorio, intreccia conoscenze e relazioni tra spazi storie e abitanti, se ne prende cura. Le esperienze ormai sono molteplici: il Museo 6 Lab sud ovest, lEcomuseo Urbano Nord Milano, le esperienze dei giardini condivisi (dal Comitato Ponti ai Giardini in Transito ), gli orti urbani, il laboratorio Isola animato da una sinergia di associazioni, le commissioni cultura dei Consigli di Zona 1 e 4 che investono sulle comunit di quartiere realizzando mappe di comunit. lo stesso processo che compone un racconto condiviso di storia e memoria per tessere relazioni di lungo periodo, come la Sesto San Giovanni dei nonni che chiede allUnesco di riconoscere il Patrimonio di archeologia industriale dellUmanit, in una staffetta tra generazioni che consegna ai nipoti una citt ri-vivificata dal passato. In tutte queste occasioni lamministrazione rende possibile, accompagna, patrocina, da visibilit, finanzia anche con poco ma investe sul lungo periodo. anche questo un modo per costruire qualit della vita, per far fruttare il bene comune. Non sottovalutiamolo.

COME DIFENDERE IL PROGETTO CITYLIFE DA SE STESSO Sergio Brenna


Il progetto per il riutilizzo dell'area dell'ex Fiera, nato nel 2003 da un'integrazione all'Accordo di Programma del 1994 per la realizzazione del nuovo polo fieristico sull'area dell'ex raffineria di Rho-Pero, ha fissato le norme di edificabilit e spazi pubblici sul vecchio recinto, rimaste indeterminate nel precedente Accordo. Ci avvenuto, tuttavia, in un clima di pesante condizionamento da parte delle aspettative di rendita fondiaria della propriet Fondazione Fiera, presieduta da Luigi Roth uomo di Cl, nei confronti delle decisioni del Comune. Infatti, l'invito a presentare proposte da parte degli aspiranti acquirenti fu pubblicato da Fondazione Fiera sui principali giornali economici prima ancora che il Comune fissasse definitivamente gli indici urbanistici proposti da Fiera per garantirsi un introito di 250 milioni di euro, necessari a finire i lavori del polo esterno: edificabilit di 1,15 mq/mq, quasi doppia di tutti gli altri interventi di riuso di aree dismesse previste dal Documento di Inquadramento Urbanistico (DIU) del 2000 e dotazione minima di spazi pubblici realizzati per 16 mq/abitante, molto inferiore sia ai 44 mq/abitante prescritti dalle Norme Tecniche di zona, sia ai 26,5 mq/abitante della Legge Regionale n. 51/75 allora vigente, sia persino ai 18 mq/abitante reintrodotti dalla L.R. n. 12/05 in ossequio a un minimo inderogabile di un decreto ministeriale del 1968. La differenza tra i 16 mq/abitante realizzati e i 44 prescritti stata fatta monetizzare dal Comune a circa 300 Euro/mq, nonostante l'area sia poi stata ceduta a CityLife al prezzo record di circa 2000 Euro/mq, cio il doppio della base d'asta, per un totale di 523 Milioni di euro. Come si vede un progetto che nasce soffocato dall'avidit delle aspettative redditiere di Fondazione Fiera, cui il Comune di Milano non ha saputo porre un freno a causa degli oscuri e inquietanti intrecci di interessi tra i rappresentanti CL della dirigenza di Fondazione Fiera e quelli delle Giunte Albertini / Lupi e Albertini / Verga prima, e Moratti / Masseroli poi. A causa di ci, si lasciato che Fondazione Fiera scegliesse il progetto legato all'offerta d'acquisto dell'area per lei pi conveniente, nonostante la consultazione pubblica tra i cittadini milanesi avesse indicato come pi gradito quello elaborato da Renzo Piano per Pirelli RE, che offriva un prezzo solo lievemente inferiore, perch incombeva meno sugli edifici circostanti, mantenendo il verde pubblico assai pi compatto rispetto al progetto CityLife che lo sfrangiava per cercare di rimediare a edifici troppo raddensati tra loro. Anche le controproposte elaborate dai consulenti dell'Associazione Vivi e progetta un'altra Milano andavano in quel senso, concentrando le edificazioni a nord-ovest a ridosso dei rimanenti edifici fieristici di via Scarampo e al centro dell'area e il verde pubblico a ridosso degli edifici preesistenti e circostanti. Dalle Giunte Albertini e Moratti ci si rispose che non si poteva far nulla perch le uniche idee in campo erano quelle di chi aveva pagato di pi l'area! La sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2010 ha definitivamente sancito l'impossibilit da parte dei cittadini delle aree circostanti di svolgere un ruolo di surroga nella difesa dell'interesse pubblico generale a fronte dell'inerzia del Comune, in quanto non legittimati a ci. vero, per, che la nuova Amministrazione comunale Pisapia/De Cesaris si vista trasmettere una convenzione urbanistica di attuazione del progetto CityLife gi stipulata nel 2006 e che prevedeva la conclusione dei lavori entro il 2016. Comprensibilmente ci le inibiva la possibilit di ridiscutere gli aspetti sostanziali del progetto senza il consenso della cordata finanziaria (Generali, RAS, Progestim, Lamaro, ecc.) che ne detiene la propriet, anche se alcuni aspetti sui criteri di monetizzazione e di calcolo degli oneri urbanizzativi, sollevati dai cittadini nei ricorsi ai tribunali amministrativi con l'opposizione delle amministrazioni comunali dell'epoca, avrebbero potuto essere ripresi dal Comune in procedura di autotutela dei propri interessi. In questi mesi, tuttavia, la propriet di CityLife sia a seguito delle intervenute difficolt del mercato immobiliare, sia anche di inavvedute proprie valutazioni circa l'effettiva domanda potenziale di immobili di lusso nel mercato milanese, ha chiesto all'Amministrazione comunale la proroga della scadenza di ultimazione dei lavori dal 2016 al 2023. Il Comune si accinge a concedere tale proroga senza cambi sostanziali del progetto n nelle quantit edificatorie e nei tagli e tipologie degli

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www.arcipelagomilano.org alloggi n nella loro distribuzione sull'area, ma solo aumentando i pagamenti monetari a fronte della cancellazione di un'opera pubblica di quasi certa inutilit in un'area cos fittamente edificata e inadeguatamente dotata di mezzi pubblici. L'avviso per la presentazione di osservazioni alla modifica della convenzione stato pubblicato in maniera burocratica e quasi clandestina da parte del Comune, senza volont di reale coinvolgimento delle realt sociali che si erano lungamente confrontate su proposte alternative, tanto che Vivi e progetta un'altra Milano ne ha appreso l'esistenza solo dalla stampa e solo molto a ridosso del termine di scadenza per la presentazione di osservazioni. Un'affollatissima riunione di cittadini convocati dall'Associazione e tenutasi il 12 giugno scorso presso il liceo Boccioni di piazza Arduino non ha avuto la partecipazione del vicesindaco e assessore all'urbanistica Ada De Cesaris il cui contributo sarebbe stato prezioso tanto pi che la vicesindaco ha fatto parte in passato del pool di avvocati che ha patrocinato Vivi e progetta nella prima fase dei ricorsi e quindi conosce bene tutti i difetti e le illegittimit del progetto CityLife. L'assessore/vicesindaco dovrebbe quindi sapere bene che per rendere minimamente accettabile il progetto Citylife da parte dei cittadini gi insediati in Zona e di quelli che vi si insedieranno non basta dilazionarne nel tempo le previsioni di attuazione col rischio di lasciare ulteriormente monco per un lunghissimo periodo di tempo un progetto che occorre innanzitutto difendere dai propri stessi difetti, primi fra tutti l'erronea disposizione dei nuovi edifici troppo a ridosso dei preesistenti, l'eccessiva altezza delle torri che getteranno ombra sugli edifici circostanti per lunghi periodi delle giornate invernali, il frazionamento del verde pubblico che il prolungamento della durata dei cantieri render quasi inutilizzabile sino alla loro completa conclusione nel 2023. Non appaiono credibili le preoccupazioni dell'amministrazione che assume un atteggiamento di resa verso la propriet paventandone i rischi di fallimento, quando le dimensioni finanziarie dei partecipanti sono tali da prospettarne al pi un sostanzioso ridimensionamento degli utili programmati. Occorre, invece, cogliere l'occasione del richiesto prolungamento dei tempi di attuazione del progetto CityLife per ottenere che ne siano emendati i difetti nelle parti non ancora attuate e in quelle in fase iniziale di attuazione, concentrando le edificazioni e gli spazi pubblici in modo da consentirne un'attuazione indipendente, limitandone gli sviluppi in altezza pi spropositati e funzionalizzando a un intervento cos denso e pesante i collegamenti viabilistici dal sistema autostradale (tunnel Gattamelata). L'associazione Vivi e progetta un'altra Milano si dichiarata pronta come sempre a fornire all'Amministrazione comunale un fattivo supporto affinch il dialogo coi cittadini si riveli proficuo in omaggio al metodo del confronto partecipativo, una nuova prassi che tanto spazio ha avuto nella recente campagna elettorale e che non pu essere abbandonata.

DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E CASA DELLE DONNE Camilla Gaiaschi


Democrazia partecipativa e Casa delle donne: quali vittore e quali sconfitte a Milano? La settimana scorsa, su queste colonne, Adriana Nannicini proponeva unottima sintesi dei due anni di Tavoli delle donne promossi dalla Commissione Pari Opportunit (C.P.O.) del Comune di Milano. Anchio come Adriana ho partecipato ai lavori e riprendo il filo della sua riflessione: la Casa delle donne il risultato pi visibile e importante dei Tavoli, un passo dovuto per la citt che ci arriva con trentanni di ritardo. Un brave sincero ad Anita Sonego, pres idente della C.P.O., che lha fortemente voluta, e a tutte le donne del Tavolo Spazi. Mi piace, per, fare lavvocata del diavolo e lancio qui una provocazione: ben venga la Casa delle donne, ma il carattere innovativo dei Tavoli stava (almeno negli intenti) altrove: nel tentativo cio di instaurare un rapporto continuativo e speculare tra cittadinanza e rappresentanti delle istituzioni che portasse a progetti diffusi nella citt per le donne (e non solo): policies su lavoro, conciliazione, welfare, salute, violenza. Molteplicit dei temi (da portare, nei migliori auspici, in Consiglio) che riflette la molteplicit delle donne all'interno della citt. Cera qualcosa di postmoderno in quelle riunioni: fuori la societ civile organizzata, dentro le cittadine. Eterotopia dei Tavoli: si trovano a Palazzo Marino ma con l'obiettivo di agire nelle scuole, sui luoghi di lavoro, negli ospedali, nei consultori. Processo ben pi lento e tortuoso, meno "visibile" ma a mio avviso pi destabilizzante. Ben inteso, cos nata la Casa delle donne, come proposta delle cittadine allamministrazione: vittoria della partecipazione. Il punto per che non dobbiamo fermarci qui. Se via Marsala sar lunico risultato del percorso partecipativo dei Tavoli, non potremo ritenerci soddisfatte. Gi qualcosa andato storto, non ha funzionato: parlo almeno per il tavolo a cui ho partecipato, il tavolo lavoro. Le responsabilit sono molteplici, da entrambe le parti: ingenuit da parte nostra che ci siamo gettate a capofitto (e alcune con competenza, visto che, come dice Adriana, il tavolo contava una nutrita schiera di professioniste del settore) su numerosi progetti (conciliazione, imprese, raccolta dati, lavoro, bilancio di genere) e troppo tardi ci siamo accorte che nulla era dovuto, che avremmo dovuto soffermarci sulla forma della partecipazione ancora prima che sui contenuti dei progetti. Che avremmo dovuto insistere, lottare, innanzitutto per ottenere forme di riconoscimento politico (e istituzionale), nonostante gli ostacoli di fronte a noi: la contrariet da parte di alcune donne dei Tavoli a forme di "statuizione" (con conseguente mancanza di compattezza da parte nostra su questo fronte) e l'effettiva mancanza di volont ad agire in tal senso da parte delle nostre controparti istituzionali. Su questo aspetto molte le delusioni: assessore, consigliere e dirigenti attente all'ascolto delle nostre proposte solo a ridosso degli incontri pubblici seguiti da un nulla di fatto; parole e promesse che con il senno di poi sapevano troppo di campagna elettorale. La partecipazione - sotto questo profilo - stata una chimera. Comunicativamente per ha vinto l'amministrazione. Nascita della Casa delle donne: attesa e desiderata, che mi riempie di gioia ma che dal punto di vista della forma della partecipazione (e della riflessione su) non innova (ma guarda alle donne, ed gi molto). Che non disturber. Lontana da Palazzo Marino. Lontana da dove si decide. Fine

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www.arcipelagomilano.org della partecipazione dentro le stanze del Comune. Partecipazione critica che avrebbe portato le elette e le istituzioni a confrontarsi davvero con la cittadinanza, che avrebbe necessitato forme di riconoscimento da elaborare, sperimentare, su cui si sarebbe potuto scrivere per dare il buon esempio alle altre citt - faticosa s ma sul lungo termine potenzialmente ricca. Il tentativo di uno spazio "terzo" - a met tra istituzioni e cittadinanza - fallito. O forse no?

MILANO COMPETERE CON LA QUALIT DELLA VITA Marco Percoco


Il governo delleconomia di una citt unattivit complessa, forse principalmente perch molte delle leve della politica economica non sono pienamente nelle mani dellammini strazione comunale (si pensi, ad esempio, alla leva fiscale), ma anche perch ormai i confini amministrativi non hanno pi alcun senso socio-economico. In tale quadro istituzionale particolarmente intricato, assume rilievo linsieme delle azioni volte a migliorare la qualit della vita, e in questo senso Milano ha bisogno di crescere. Ma perch la qualit della vita sarebbe cos importante da un punto di vista economico? opinione diffusa quella per cui le citt che crescono di pi nel mondo siano quelle che offrono migliori servizi alla persona e una buona quantit di beni culturali e ambientali. La ratio sottostante tale relazione sarebbe quella per cui un ambiente urbano sano, sicuro, accogliente e culturalmente vivace riesce ad attrarre persone, cittadini, con unistruzione elevata i quali contribuirebbero, pi di altri, alla crescita e al benessere sociale. certamente importante favorire i settori in cui Milano ha un chiaro vantaggio competitivo (magari focalizzandosi solo su alcuni di essi, concentrando le azioni), ma perch possa essere Milano stessa competitiva, necessario chessa diventi una citt ideale per le famiglie. Naturalmente, questo comporta non solo una nuova narrazione del presente cittadino, ma anche e soprattutto una narrazione del futuro della citt, ci chessa vuole diventare, e intraprendere azioni di conseguenza (dalla lotta al crimine, alla qualit dellaria, allespansione dellofferta culturale e della sua fruibilit per la classe media). La rivista Monocle anche questanno ha stilato la classifica delle 25 citt pi vivibili al mondo e Milano non riesce a entrare nella classifica. Il McKinsey Institute stima come il PIL di Milano (in realt della provincia) sia il 13 al mondo nel 2010, ma uscir di scena dalla classifica delle top 25 gi nel 2025. Ora, perch accostare questi due dati apparentemente inerenti due settori tanto diversi? La ragione molto semplice e attiene il fatto che una maggiore vivibilit un forte attrattore di capitale umano, ovvero di lavoratori istruiti e dunque pi produttivi che stimolano a loro volta il progresso economico. Secondo la WHO, Milano una delle citt pi inquinate dEuropa, con circa 2,000 morti annue a causa dellesposizione prolungata a nitrati e particolato. Ma la qualit ambientale non lunica determinante della vivibilit. I lavoratori maggiormente istruiti richiedono prodotti culturali e sportivi, spazi verdi, servizi alla famiglia. Tutti ambiti in cui Milano deve reinventarsi e operare di conseguenza. Il ripensamento della citt sociale (con chiare implicazioni economiche e di ricadute sullimmagine) non pu non considerare anche, e forse prima di tutto, le periferie medie, le quali accolgono la classe media che va man mano assottigliandosi in citt. Un riequilibrio spaziale dei servizi, ma anche unattenzione importante alla vita culturale di questi luoghi sar percepito favorevolmente da chi (non necessariamente italiano) osserva Milano quale possibile meta di lavoro. Infine, la letteratura economica ha posto in evidenza come la tolleranza verso forme diverse di famiglia non tradizionale sia un valore cui spesso sassocia una pi rapida crescita grazie allattrazione di cap itale umano. Milano sta segnando il passo in tale particolare questione, ma siamo sicuri che questazione sia stata meditata anche dal punto di vista dello sviluppo urbano? Probabilmente, e forse giustamente, no, ma credo sia necessario ideare un pacchetto coerente di iniziative (quasi a costo zero) che rilancino lattrattivit e limmagine di Milano nel mondo. La competizione globale si gioca oggi sullattrazione di talenti cui le citt sono oggi chiamate a offrire non pi solo un lavoro ben remunerato, ma un ambiente gradevole in cui vivere. Gestione del territorio, cultura, trasporti, servizi sociali e istruzione devono tutti concorrere al raggiungimento dellobiettivo di migliorare la competitivit del sistema milanese.

MILANO PARTECIPAZIONE: UNA PROPOSTA Floriana Lipparini


Ho letto l'interessante analisi di Adriana Nannicini sul percorso dei Tavoli delle donne, liberamente costituitisi nel 2011 su invito della presidente della Commissione Pari Opportunit, Anita Sonego. Le questioni toccate sono numerose e meriterebbero di essere discusse in un ampio dibattito. Qui io mi limito solo a qualche osservazione. Nati sull'onda dell'invito a praticare forme di cittadinanza attiva e democrazia partecipata, i Tavoli probabilmente hanno risentito della difficolt a sperimentare forme nuove di rapporto politico di cui molto si sta parlando ma su cui poco si sta riflettendo, soprattutto dal punto di vista di genere. Quale fosse la natura dei Tavoli, quali i soggetti in campo e a che titolo, quale dovesse essere il rapporto fra i Tavoli e l'Amministrazione cittadina, tutto ci resta secondo me un oggetto vagamente misterioso, nonostante i tentativi di interrogarci in proposito fermatisi quasi sempre alle domande, come anche Adriana Nannicini sottolinea in alcuni punti del suo intervento. Nell'insieme, penso che abbiamo vissuto quest'esperienza come una sfida anzitutto a noi stesse che ci siamo addentrate in terra incognita, uno spazio di "altra politica", nella pratica tutto da inventare (di teoria invece ne esiste moltissima, e si potrebbe risalire fino all'Ottocento per trovare l'origine di questo filone di pensiero). Probabilmente, le nostre aspettative rispetto al senso di questo esperimento erano molto diseguali, e mol-

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to vaghe le idee in tema di partecipazione. Per alcune, gi l'ascolto da parte delle istituzioni sembrava costituire un esito sufficiente, per altre l'obiettivo era quello di vedere accolte e realizzate specifiche proposte, rimaste lettera morta nonostante fossero "a costo zero", come dice Adriana, e fossero anche state valutate molto positivamente per i loro contenuti. Ma basta questo a segnare un cambio di passo nei rapporti con le istituzioni? Oppure manca qualcosa per mettere in atto la radicale innovazione implicita nell'invito iniziale? Peraltro, momenti di confronto ravvicinato fra istituzioni e cittadinanza li abbiamo gi vissuti, nella storia di questa citt (penso ad esempio alla Consulta cittadina per l'immigrazione a met degli anni Ottanta). Oggi dobbiamo andare oltre. Si tratta di dare corpo a un cambiamento profondo nel modo di governare la citt, riconoscendo l'esistenza di una nuova soggettivit civica che abbia diritto non solo di essere ascoltata ma anche di contare nel momento in cui si fanno le scelte. Cosa pu essere una "soggettivit civica"? Penso a cerchie di persone capaci di darsi autonomo riconoscimento e di coordinarsi per dialogare con il governo cittadino, persone ricche di saperi derivanti dall'appartenenza al territorio e dalla conoscenza diretta dei problemi, persone sinceramente interessate al bene comune e, nel nostro caso, intenzionate a portare in ogni ambito una trasversalit di genere Iniziare a costruire questa nuova sfera, mettendo in pratica piccole esperienze di democrazia partecipa-

ta, poteva essere appunto una delle sfide racchiuse nell'esperienza dei Tavoli, ma a conti fatti l'alchimia non del tutto riuscita e le istituzioni si sono trovate per cos dire prese alla sprovvista e poco attrezzate rispetto alla sfida che loro stesse avevano lanciato. Se fosse riuscito il tentativo di dialogo trasversale fra i tavoli che abbiamo pi di una volta cercato di sviluppare, sarebbe forse stato pi facile mettere a fuoco il percorso di questo soggetto in costruzione ed "esportarne" il racconto all'esterno, alle altre donne, per un confronto pi ampio e argomentato. vero per quel che dice Adriana Nannicini a proposito delle partecipanti, pi "esperte di genere" che non semplici abitanti del territorio. E questo potrebbe costituire un limite. Di fatto, due dei tre Tavoli si sono in pratica conclusi, anche se ne sono nate alcune iniziative che proseguono in autonomia la propria strada. Diversa per stata la vicenda del Tavolo Spazi, di cui faccio parte, cos come dell'Associazione "Casa delle donne di Milano" costituitasi al suo interno, che ha di recente vinto il bando indetto dal Comune per la gestione della struttura di via Marsala 8 destinata a questo scopo, raggiungendo in tal modo un obiettivo concreto, lungamente atteso da molte donne di questa citt. Su questo punto, Adriana Nannicini pone domande e avanza alcuni dubbi. In particolare si chiede se il Tavolo Spazi a differenza degli altri due continuer a sopravvivere, magari con altri scopi, e se l'esistenza di una Casa delle donne in qualche modo non rischier di fagocitare

"tutte le attivit e intelligenze". Sul destino del Tavolo Spazi stiamo ovviamente iniziando a discutere al nostro interno, e ci piacerebbe allargare il discorso alle donne degli altri Tavoli. Per quanto riguarda la Casa, mi limito a dire che secondo il nostro progetto dovr essere uno spazio pubblico condiviso, un laboratorio interculturale permanente, un luogo di mescolanze e di incroci. Non quindi un luogo chiuso che concentra tutto al proprio interno, o che sostituisce la pluralit dei vecchi e nuovi luoghi di donne milanesi. Al contrario, pensiamo e speriamo che contribuisca a favorire il dialogo e le relazioni non sempre facili tra gruppi e associazioni femminili, ma soprattutto che riesca a diventare un punto di riferimento per le tante donne della citt che semplicemente sentono l'esigenza di un luogo dove incontrarsi e sperimentare nuove possibilit e percorsi. Quella che abbiamo immaginato noi una Casa aperta e anche un po' nomade, in contatto con realt e situazioni nazionali e internazionali. I saperi delle donne sono sempre in costruzione attraverso l'incrocio di esperienze e pratiche che rompono confini fra lavoro e vita, fra pubblico e privato, fra interno ed esterno, abbattendo barriere a volte invisibili, ma potenti, che continuano a ostacolare un progetto di polis veramente partecipata dal punto di vista di genere. Sentirsi parte attiva in un progetto di citt "bene comune" di chi ci abita, ma anche aperta al resto del mondo: la nostra sfida, con l'aiuto di tutte quelle che lo vorranno, potrebbe essere questa.

LEXPO E I 6 MONDI POSSIBILI Carlo Alberto Rinolfi


Nella sala conferenze del Palazzo delle Stelline le bandiere blu stellate non sanno ancora in che mondo li sta per collocare il convegno organizzato da Mondohonline, l'associazione di professionisti volontari per l'integrazione di disabili motori che ha dichiarato guerra agli handicap sociali. "Disabilit fisiche contro le disabilit sociali" il senso del suo agire. Mentre si riducono a vista d'occhio i giorni che separano Milano dall'Expo, l'associazione cerca di guardare attraverso la finestra del futuro 2015, convinta che alle opportunit della nutrizione occorra pi capitale umano che cemento. Mondohonline si messa a lavorare sui Paesi del pianeta con l'aiuto di un sofisticato software di analisi multifattoriale, non "un solo mondo da nutrire" ma almeno "sei" sono emersi dalle sue banche dati. Una visione alternativa a quelle del "pensiero unico" o della "intricata complessit che, per giunta, si fa liquida". Le nuove attivit necessarie al pianeta e alla citt richiedono e un altro tipo di visione, bisogna ripartire dallo studio faticoso delle differenze, chiarirle e trasformarle in opportunit non solo per i cittadini della vecchia Europa in crisi, ma anche per i popoli che vivono la trasformazione delle loro societ. I sei mondi rappresentati dall'Atlante della Nutrizione di Mondohonline vanno in questa direzione e ridefiniscono ogni Paese in base al livello di sviluppo (sociale, economico, sanitario e urbano), e ai suoi gradi di biodiversit. La biodiversit stata calcolata sia nella sua connotazione generale, come numero di specie animali e vegetali, sia sotto i profili agri colturali e alimentari, come numero e ripartizione di colture disponibili e di alimenti consumati. I criteri adottati per comprendere i fabbisogni nutrizionali non sono dunque geografici e il pianeta stato ridisegnato in nuovi confini che superano

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gli stessi continenti. Ne riassumiamo i tratti fondamentali: Mondo 1: "Insicurezza alimentare e bisogni di sovranit". Il primo mondo che s'incontra sulla mappa il pi povero, segnato dalla diseguaglianza sociale e di vita e da problemi di sovranit alimentare e territoriale. I consumi di sorgo, manioca e mais sono sopra la media e i livelli di mortalit infantile sono i massimi del pianeta. Comprende molti Paesi dell'Africa centrale ma anche la caribica Haiti. Gli handicap da sottonutrizione sono i pi gravi e le emergenze alimentari s'intrecciano a guerre ricorrenti. il pi "assistito "in termini di aiuti alimentari e il pi depredato dalle ricchezze minerarie e delle terre coltivabili. Il pi povero dei mondi registra ancora molto spreco di produzioni alimentari a terra, indubbio segno di filiere alimentari spesso ancora allo stato embrionale. Della debolezza si avvantaggiano Stati pi sviluppati alla ricerca di terre fertili e imprese multinazionali pi potenti dei singoli Sati locali che agiscono secondo le regole dei mercati poco sensibili alle culture alimentari e sociali locali. Mondo 2: "Biodiversit e potenzialit di sviluppo" il mondo che si trova al centro del polo superiore della biodiversit. Mais, zucchero frutta, manioca, pollame e birra sono consumati pi della media da un mondo che ingloba molti Paesi dell'America latina centrale dal dinamico Brasile, ma anche i Paesi pi dinamici del sud e sud ovest africano e Cuba. Ha il primato assoluto degli scarti alimentari cui abbina quelli delle obesit e iperglicemie. Ha la pi ricca biodiversit naturale esistente nel pianeta. La densit della sua popolazione agricola non elevata a cos come non lo quella della popolazione in generale, i processi di urbanizzazione sono ancora in sviluppo. Qui gli Stati nazionali stanno cercando in varie forme di governare o non subire i processi tipici delle transizioni tra diversi stadi di sviluppo economico e non sempre riescono a mantenere il controllo dei loro enormi patrimoni naturali che, di fatto, contribuendo all'equilibrio della biosfera sono tra beni i comuni indispensabili al pianeta.

Mondo 3: "Tra petrolio e turismo". Una strana definizione per un mondo in cui convivono contesti con storie e caratteri differenti accomunati per da analoghe problematiche nutrizionali e patologie alimentari. il piccolo ma significativo aggregato dei Paesi che consumano pi della media zucchero, pesce, pollame e ovini e olio di palma. Vi troviamo i ricchi e "occidentalizzati" Paesi arabi e asiatici sovrani delle loro ricchezze petrolifere e i pi poveri Paesi caraibici e polinesiani fortemente influenzati dalla cultura di un turismo occidentale attratto dalle loro bellezze naturali. Sembrerebbe quasi un modo unito dalla debolezza delle sue radici storiche che hanno vissuto il salto da rapporti di colonizzazione antichi a inattese rendite di posizione nuove colonizzazioni culturali. Mondo 4: "Biodiversit, ineguaglianza e crescita". Il sudest asiatico al centro e di questo mondo che si alimenta in misura superiore alla media di riso, manioca, pesce e suini. Vi troviamo la grande, dinamica, democratica e molto ineguale India. Sono Paesi in cui la mortalit infantile ancora sopra la media e la densit di popolazione a livelli massimi. Il reddito procapite molto basso ma i prodotti interni lordi sono cresciuti moltissimo negli ultimi venti anni. Gode delle precipitazioni annue pi elevate della media generale e la densit di agricoltori elevata mentre non lo la popolazione urbana. Il suo livello di biodiversit naturale tra i pi elevati. La tumultuosa crescita del PIL spesso all'insegna delle libert dei mercati non sembra aver assicurato altrettanto sviluppo sul piano delle aspettative di vita sana n mitigato le diseguaglianze in misura sostanziale. Mondo 5: "Variet di consumi alimentari e sviluppo economico". I Paesi a pi alto livello di urbanizzazione e sviluppo economico sono presenti in questo mondo che riunisce l'Europa, l'America del nord, l'Australia e oltre a Corea del Sud e Giappone. Ne fa parte da pochissimo anche la grande Cina. Quasi tutti i tipi di alimenti sono consumati in misura superiore alla media e i primati riguardano vino, birra, burro

grassi, uova, carni di bovini, suini e latte. anche il mondo in cui il livello di consumo delle risorse ambientali pi elevato e l'approvvigionamento di alimenti internazionali pi sviluppato. Il Pil medio cresciuto fortemente negli ultimi venti anni anche grazie all'apporto dell'area asiatica, mentre quello dell'Europa in declino. In particolare la Cina riuscita a incrementare molto il suo indice di sviluppo umano e assicurare infrastrutture pubbliche che la vicina India non riuscita a realizzare Per questo mondo, incominciano a porsi i problemi dell'esaurimento delle terre fertili gi soggette al massimo impiego di fertilizzanti, del fabbisogno di energia che si cerca di compensare con la produzione di biocarburanti, e della gestione di concentrazioni urbane che frammentano i territori e sviluppano megalopoli. Mondo 6: "Scarsit di acqua". il mondo nutrizionale che si distingue per la sua bassa biodiversit dovuta all'aridit di ambienti nei quali anche le specie vegetali e animali fanno fatica a prosperare. il mondo che si ciba pi della media di grano, ovini e prodotti vegetali. Comprende molti paesi dell'Africa settentrionale e giunge a inglobare la lontana Mongolia. anche il modo a pi alto tasso di popolazione islamica. Sta sviluppando molto le coltivazioni di olio di palma per uso non solo alimentare umano, i vegetali e in generale combatte l'aridit dei terreni potenziando la variet di colture agricole. Il contatto ravvicinato con le economie e culture europee lo rende permeabile a tensioni che impattano su suoi percorsi di sviluppo istituzionale e culturale . I Mondi dell'Atlante Nutrizionale di Mondohonline esprimono specifici fabbisogni di competenze, servizi, tecnologie e prodotti ma anche la necessit di valorizzare attraverso il cibo, le identit, le tradizioni, i valori economici e culturali di un pianeta che sta mutando rapidamente alla ricerca di un suo nuovo equilibrio.

Le sintesi delle relazioni del convegno sono disponibili su www.mondohonline.it

Scrive Giancarlo Rossi a proposito della video intervista a Claudio De Albertis

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www.arcipelagomilano.org Intervista lucida, analitica, argomentata senzaltro quella di De Albertis. Per mi sembra si eluda il nodo fondamentale: c stato a Milano, specialmente negli ultimi quindici anni, un eccesso di produzione a petto duna domanda scarsa; s insomma costruito troppo (e male!), assecondando le pulsioni antiurbanistiche e laffarismo finanziario di certa politica, e sostituendo la razionalit del mercato, inteso come equilibrio dinamico fra domanda e offerta, con lideologia del liberismo sfrenato (il primo che arriva, vince). Pensiamo solo allo spreco delle aree industriali dimesse e recuperate: a differenza di quasi tutte le citt Europee, che si sono rinnovate e arricchite, cogliendo unoccasione irripetibile, da noi mera saturazione di vuoti; nessuna infrastruttura di connessione; totale carenza di disegno urbano; campionario di stili architettonici banali e fra loro stridenti, specchio del manuale Cancelli degli incarichi, secondo il quale possono progettare e vedere i loro progetti approvati solo gli architetti graditi alloligarchia partitica; occupazione militare del settore dei servizi annessi alledilizia (esecutivisti, tecnici, subappalti ecc.) da parte desponenti di un presunto movimento ecclesiale che non risponde del libero comportamento dei propri aderenti, come recita la circolare inviata ai giornali, ogni volta che uno dei loro sia inquisito o arrestato. Insomma da noi la crisi delle costruzioni nasce da cause politiche, pi che economiche, da scarsa qualit e da offerta sproporzionata, come dimostra anche la cessazione della funzione anticiclica, che ledilizia ha sempre esercitato nella dinamica dei settori produttivi. Se mai resta spazio agli operatori, quello di rimediare agli errori di un lungo passato, demolendo, infrastrutturando, risanando periferie e territori, recuperando le reliquie storiche tutte attivit che appartengono ahim alliniziativa pubblica e non producono profitto se non in seconda istanza, sotto forma di appalti, di posti di lavoro e di benefici collettivi. Che fare dunque, con un debito che non ammette investimenti? Non ho risposte ora, anche se di parziali nella mia attivit professionale di architetto e di consulente di banche ne ho tentate, quando sin dagli inizi del millennio esprimevo il mio timore per la prevedibilissima stagnazione. Ma non fui ascoltato, anche perch il mio nome non figurava nel manuale Cencelli di cui sopra.

Scrive Gianfranco Pascazio a LBG


Singolare sintonia fra il tuo articolo di oggi (26/6) e lintervento di Giuseppe Vita (Presidente Unicredit ed ex Presidente Allianz) in un confronto con Sergio Romano luned 24/6 allISPI, sul rapporto Italia Germania. La grande differenza fra i due sistemi, ha detto Vita, sta nel fatto che in Germania a ogni livello privato e pubblico c una maniacale attenzione per la programmazione a medio e lungo periodo, con un occhio sempre rivolto ai rischi del peggiore scenario possibile, mentre noi siamo inchiodati, con indubbie capacit, alla sola gestione del presente.

Scrive Marco Ponti a LBG


Ottimo, ancora peggio di cos: Atm deve rinnovare treni metro e bus vetusti, ma non ci ha i soldi (non fa gli ammortamenti relativi da un secolo) la multa Sea ha gi fatto esplodere la situazione, con non approvazione del bilancio e conseguenti dimissioni di Bonomi, per dirne solo alcune.

Scrive Claudio Cristofani a Francesco Borella


Francesco Borella ha proposto una sintesi colma di domande retoriche. E a forza di fare domande retoriche delle quali, tutti noi che ci occupiamo di urbanistica, conosciamo perfettamente e da tempo ogni possibile risposta, prolunghiamo lagonia di una citt metropolitana che un malato terminale sottoposto ad accanimento terapeutico. E invece questo malato terminale dovrebbe lasciare il posto a nuove giovani vite, che la cultura della qualit dellambiente e del diritto della natura (Cormac Cullinan, Wild Law, 2011) in grado di far nascere in quanto diffusa ormai capillarmente nella maggioranza delle famiglie che pur vivono in citt. Ne sono un concreto esempio tutti coloro che sono pronti a prendersi cura attivamente di un pezzetto di terra agricola periurbana e che affollano la lista di attesa degli Orti di via Chiodi a Milano (180 orti, 350 domande in attesa). Di loro ha bisogno la citt ed a loro che, diffondendo una buona pratica, dobbiamo affidare coin de terre in quantit sufficiente a punteggiare le periferie del capoluogo e dei comuni adiacenti, riempiendo interstizi ormai abbandonati anche dagli agricoltori professionali.

Scrive Mauro Fuolega a Paolo Viola


Mi stato segnalato il suo articolo sul concerto straordinario della Verdi che condivido dalla prima allultima parola. Non ci sono stato a causa del caldo ma gi presagivo quello che sarebbe stato. Con lironia che mi caratterizza, quando ho appreso del programma, mi sono limitato a osservare che eseguire, nella stessa serata, la Quarta di Brahms e la Quinta di Beethoven sarebbe stato come sedersi a tavola e mangiare la trippa di primo e la cassoeula di secondo. Essendo laVerdi una volonterosa e buona orchestra in senso lato, lontana anni luce dai livelli delle grandi orchestre europee e Axelroad solo un direttore che non fa danni, acerbo e privo di idee, il giudizio era l, gi scritto, mancava solo il suo articolo per ratificarlo. Se poi ci aggiungiamo che, in questa fine stagione, lorchestra stata in mano a due direttori che dovrebbero essere di casa dallotorino per i decibel che sollevano, come Marshall e la signora Xian va da s che il livello esecutivo tenda irrimediabilmente a scendere. Sono passati i tempi in cui abbiamo avuto la fortuna di ascoltare Manfred Honeck nella quarta Certo, a onor del vero, Furtwangler dirigeva la pastorale e la quinta nella stessa serata Ma era lui con i suoi Berliner. Altri tempi. Mi permetto prima di congedarmi di consigliarle un cd del M Fischer proprio con la pastorale. La registrazione vale per il secondo

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www.arcipelagomilano.org movimento. Secondo me, nella chiusa, ha capito tutto. Nel resto, molto meno. Il temporale risibile. Per, il dettaglio col canto dellusignolo, della quaglia e del cuculo vale il disco.

Replica Paolo Viola


Le sono molto grato per lattenzione che ha riservato alla mia Rubrica. Le confesso di avere una considerazione pi elevata della sua, relativamente alla maturit dellorchestra Verdi che seguo fin dalla nascita, mentre concordo con lopinione da lei espressa in merito alla direttrice stabile. La ringrazio anche per la segnalazione del CD con la Pastorale di Fischer. Cercher di procurarmela, anche se non sono un grande ascoltatore di musica registrata

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Costruire con i suoni
Tre mesi fa, ospite di questa rubrica, Andrea Silipo ha riferito della presentazione di un libro che era appena uscito per i tipi di Postmedia books, quel Note dautore a tu per tu con i compositori doggi contenente una trentina di interviste che Ricciarda Belgiojoso ha fatto ad altrettanti autori, italiani e stranieri, di musica colta contemporanea, quella musica di cui pi volte abbiamo detto che bisognerebbe smettere di proporre insieme alla musica cosiddetta classica per farci credere che luna sia la naturale evoluzione dellaltra. Torniamo sullargomento perch intrigati da quella lettura abbiamo recuperato il primo libro dato alle stampe dalla Belgiojoso, Costruire con i suoni uscito presso Franco Angeli nel 2009, che ci era colpevolmente sfuggito e che ora, tardivamente, raccomandiamo a chiunque voglia approfondire il significato dellascoltare musica (a prescindere dai propri gusti e dalle proprie preferenze); mentre la lettura di Note dautore introduce, come sottolinea Silipo, al senso della ricerca dei suoni che gli autori contemporanei portano avanti, per la maggior parte indifferenti allincomprensione del pubblico e ai loro insuccessi, Costruire con i suoni una ricerca sul senso del suono in s, sul rapporto fra suono e rumore o meglio fra suoni, rumori e musica. La lettura di questi due libri sorprendente e prende molto, sia pure in modo diverso: mentre le interviste ovviamente con non poche eccezioni lasciano dolorosi dubbi sulla consapevolezza, la seriet, limpegno etico ed estetico dei m usicisti contemporanei, la ricerca sul significato dei suoni apre la mente a una forma di ascolto diversa da quella cui siamo tradizionalmente abituati e ci induce ad ascoltare i rumori come fossero suoni e questi anche se disordinati o non organizzati come se fossero comunque musica. Alcuni capitoli e paragrafi del libro come Suoni della citt messi in musica Un camion che passa musica? Concerti di campane Sinfonie portuali Convertire in musica il rumore del traffico Suoni urbani, note di vita e cos via, spiegano le osservazioni inusuali sulla realt sonora che spesso ci affligge, talvolta ci incanta, comunque sempre e sempre pi rumorosamente ci circonda. LAutrice cita Murray Schafer che nel 1985 scriveva Il paesaggio sonoro del mondo sta cambiando, luniverso acustico in cui vive luomo moderno radicalmente diverso da ogni altro tipo che lha preceduto Suoni e rumori nuovi, di qualit e intensit diversa dai suoni e dai rumori del passato Linquinamento acustico rappresenta oggi un problema mondiale e il paesaggio sonoro sembra avere ormai raggiunto il massimo della volgarit Il punto di arrivo sar una sordit universale e pi avanti Bruce Odland e Sam Auinger che pochi anni dopo avvertivano Siamo nellEra del Rumore, immersi in unorchestra sempre crescente di dispositivi a energia fossile, brusii e ronzii elettrici, allarmi elettronici. Lidentit della nostra cultura molto rumorosa e casuale. ora di accogliere questo caos, generato da una cultura basata su elementi visivi, in modo che il sofisticato sistema uditivo delluomo non debba diventare sordo se vuole sopravvivere. Il libro analizza il tema del rapporto fra lo spazio sonoro e lo spazio fisico in quanto partecipe della produzione di suoni; e riflette non solo sulla differenza abissale, dal punto di vista dei rumori, fra spazio urbano e spazio rurale, ma anche ai diversi spazi sonori che avvolgevano la vita di Bach rispetto a quelli in cui viviamo oggi. Non solo gli spazi esterni (la piazza, il vicolo, il grande viale alberato) ma anche quelli interni, gli spazi della casa, del luogo di lavoro, dunque gli spazi dellarchitettura. Spazi che i suoni li accolgono, li riverberano, li trasformano e ce li restituiscono diventando essi stessi, in certo qual modo, strumenti musicali. Ricciarda Belgiojoso pu permettersi una analisi cos ampia perch non solo una musicista, diplomata in Pianoforte e in Tecnologie del Suono al Conservatorio milanese, che dal 2005 ogni settimana cura per Radio Classica la rubrica Note dautore, ma anche un Architetto (una tradizione familiare), dottore di ricerca in Storia dellArte e in Luoghi e Tempi della Citt e del Territorio, e insegna al Politecnico Arte negli Spazi Pubblici: una macchina da guerra che combatte su due fronti, musica e architettura, dedicando le sue energie a tenerle insieme. E ce le racconta senza usare i linguaggi esoterici tipici degli architetti (il ben noto architettese) e dei critici musicali (leggete mai Isotta?) ma con grande semplicit e leggerezza, ripercorrendo il lavoro svolto nella seconda met del secolo scorso da John Cage in poi, addentrandosi nei concetti di unit sonora, musica concreta, oggetto musicale, paesaggio sonoro, ma anche nella definizione del silenzio e nella classificazione dei rumori. Una piacevolissima lettura, preziosa come dicevamo per tutti coloro che vogliono approfondire gli aspetti concreti e fisiologici dellascolto, dare un senso organico e logico al processo di organizzazione dei

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suoni, capire meglio che cosa vuol

dire ascoltare musica.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org

I Sette Savi di Melotti


Dopo quasi cinquanta anni di assenza tornano a far bella mostra di s i Sette Savi dello scultore Fausto Melotti. Le sculture, restaurate con il contributo di SEA- Aeroporti di Milano, attenderanno da qui al 10 novembre i viaggiatori e i frequentatori dellaeroporto di Malpensa presso la Porta di Milano, tra lingresso del Terminal principale e la stazione ferroviaria che conduce in citt. La Porta, progettata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni (che hanno curato lallestimento della mostra), Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti datmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggi scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani. I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. Lopera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata Coerenza delluomo della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero port Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. Lopera infatti acquis un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del sette che da sempre compare nella storia delluomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura astronomica, storica, mitologica un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virt teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica. Dovendone produrre altre versioni, lautore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e laspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni? I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015.

Milano Archeologica 2015


In vista dellExpo 2015 tante sono le attivit culturali in programma. Oltre allideazione di nuovi progetti, Mil ano si prender (finalmente) cura anche del patrimonio gi esistente, restaurando e valorizzando alcuni siti importantissimi per la storia della citt e quindi significativi anche a livello turistico. da poco stata presentata infatti la prima tappa del programma Milano Archeologia per Expo 2015, un percorso che restituir alla citt una fetta importante del suo patrimonio storico, quello riguardante let romana e imperi ale. Nonostante gli evidenti sviluppi urbanistici e architettonici, Milano conserva ancora tracce importanti di un passato glorioso che va dal I n.25 V 3 luglio 2013 sec. a.c. allet tardoantica, in cui la citt divenne centro e poi una delle capitali pi siginificative dellImpero romano. Resti di questo passato si possono vedere ancora oggi al Museo Archeologico di corso Magenta, con i resti delle mura di Massimiano e la torre di avvistamento, cos come, inglobata nel campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore sopravvive lantica torre del circo romano. L accanto invece sono conservati, in via Brisa, a cielo aperto, i resti del monumentale palazzo imperiale, in cui Costantino e Licinio nel 313 emanarono il famoso Editto di tolleranza. I resti pi emozionanti forse per si trovano sotto piazza Duomo, con il battistero di San. Giovanni e lantica basilica di Santa Tecla. Solo per citare le testimonianze pi note. Il progetto Milano Archeologia si propone quindi di favorire la conoscenza e la conservazione delle realt archeologiche presenti nel centro storico di Milano mediante azioni di manutenzione, promozione e comunicazione attraverso un sistema di reti di conoscenze e diffusione delle informazioni. Un progetto voluto e sostenuto dallArcidiocesi, dalla Regione Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e dal Comune di Milano. Insieme collaboreranno le parrocchie di San Eustorgio, San Simpliciano, San Lorenzo Maggiore e San Nazaro in Brolo, interessate poich depositarie di importanti resti 14

www.arcipelagomilano.org paleocristiani sui loro territori. Infatti verranno restaurate e riqualificate le aree delle sepolture e dei manufatti paleocristiani della necropoli di Sant'Eustorgio; verranno valorizzati i resti di et romana imperiale presso San Nazaro, cos come larea del Foro romano in piazza s . Sepolcro e nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, per concludere con la torre romana e la torre del circo in via Luini. A partire dalla celebrazione dei 1700 anni dellEditto di Costantino e in vista dellExpo, questo progetto non solo punta a riqualificare e promuovere resti, aree e monumenti, ma anche a elaborare una metodologia che potr essere replicata per altre realt non solo milanesi ma anche lombarde.

La Biennale enciclopedica di Gioni


Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposizione internazionale d'arte di Venezia, firmata dal pi giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, superstar nostrana dal curriculum importante, ad appena 39 anni. Il titolo dellevento imp onente: "Il Palazzo Enciclopedico", ripresa dichiarata del progetto pensato dall'artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere 'tutto il sapere dell'umanit, collezionando le pi grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite". Unimpresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il comp ito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie

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www.arcipelagomilano.org ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

La pop art di Warhol e le stampe a diamanti


Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la m ostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol, molto simile a quello dellartista co ntemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due maestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha

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www.arcipelagomilano.org realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tragica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, sc egliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la collezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

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LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Paolo Di Paolo Mandami tanta vita
Feltrinelli 2013 160 pp., euro 13
Due vite parallele, due giovani 23enni, Moraldo e Piero, speculari tra loro: il doppio, lo scambio, il viaggio, le coincidenze da sliding doors, nella Torino del 1926, quel tempo in bilico e incombente alle soglie del fascismo, evocato con tratti veloci ma non meno incisivi. Un tempo destinato a sfociare nella allucinazione collettiva, fieramente combattuta da Piero, intellettuale attivista, strenuo e coraggioso difensore della libert, contrario a ogni forma di violenza, editore, politologo, filosofo, critico teatrale, fondatore di riviste, punta di diamante di quell'antifascismo militante che lo porter a una morte precoce, per le percosse subite da facinorosi squadristi l'anno prima, sotto casa. Di tutto questo parla il nuovo romanzo dello scrittore trentenne Paolo di Paolo, gi saldamente emerso nel panorama editoriale italiano, per i suoi scritti e interviste ad autori famosi, apprezzato da Tabucchi, con il quale condivide l'ansia del tempo che passa, finalista ora allo Strega, che verr assegnato il 4 luglio, fra due giorni, al Ninfeo di Villa Giulia. E mentre nel suo libro precedente, Dove eravate tutti egli evocava il declino civile del nostro Paese e il grigiore del tempo presente, dove un imprenditore televisivo la fa da padrone, in questo nuovo romanzo si rivolge al passato, per trarne linfa, energia vitale e fulgido esempio. Ma il tema del libro non gi la biografia di Piero, che solo alla fine verr identificato nel gigante Piero Gobetti, ma il rischio della giovinezza e il male del vivere, con le sue incertezze, paure, ribellioni. I caratteri opposti dei due protagonisti sono funzionali, per evidenziare la grandezza del secondo rispetto al primo, con stili di vita contrapposti. Moraldo infatti uno studente inetto, con vaghe aspirazioni letterarie, affascinato da quel Piero che osa apostrofare aspramente, all'Universit, un professore prono all'ideologia del tempo. Egli cerca vanamente di mettersi in contatto con lui, tramite due lettere, che non riceveranno mai risposta, non gi per disprezzo, come pensa lo studente, ma perch Piero ha dovuto riparare a Parigi, dopo la distruzione della tipografia, che pubblicava la sua rivista. E a Parigi si reca, per destino incrociato, anche Moraldo, al vano inseguimento di quella inafferrabile fotografa Carlotta, proprietaria della valigia scambiata per errore alla stazione, che gli far perdere la testa, in un gorgo di sensazioni nuove e delusioni, che segneranno la fine della sua prima giovinezza per entrare nell'et adulta. Speculare a Carlotta Ada, l'amata moglie di Piero, che per amore struggente lascia partire il marito per Parigi alla ricerca di nuovi contatti con gli esuli, nonostante il figlio in fasce. Vita era per Piero la sua Ada, che esorta perci a scrivergli spesso, dicendole Mandami tanta vita come recita il titolo musicale del libro. La cui copertina rossa evoca la passione, filo conduttore di tutto lo scritto. La passione di Piero per le cose ultime della politica, all'insegna di una legge morale severa, contrapposta alla passione vana dello studente per una donnameteora. Lottare sempre per l'affermazione delle proprie idee, che sopravvivono alla morte, il messaggio di Piero e tema di tutto il libro, secondo anche all'exergo di D. Thomas I advance as long as forever is. E per un attimo la magia si compie e Moraldo avr un contatto fugace con il suo idolo a Parigi, ma nella sua indeterminatezza non sapr cogliere la mirabile opportunit. Cercher invano di recuperare l'attimo fuggente, la mancata occasione. Fino al tragico epilogo, una sorta di coup de theatre e la disperazione per avere perso la possibilit di un consiglio di vita dal suo Maestro. Paolo di Paolo per anni ha coltivato l'idea di scrivere un libro su Gobetti, finch ha scelto questo modo indiretto e raffinato di proporlo, dopo lunga e accurata documentazione. Guida splendente stato per lui l'epistolario tra Ada e Piero, nonch tutti i suoi scritti. E grazie a questi ha potuto ricostruire l'atmosfera di quel tempo del '900, foriero di tante sciagure, con scrittura garbata e incisiva, a volte elegiaca, nella descrizione delle citt citate, ad esempio, o nel delicato rapporto amoroso tra i due coniugi. E tra le righe vi anche un breve peana all'importanza delle lettere in s, come mezzo di comunicazione, ora in disuso, parole scritte a seguito di profonda meditazione, destinate a essere lette in un tempo successivo, dopo lungo viaggio, come quelle dell'Autore, illuminanti per interpretare, attraverso il passato, l'oggi.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Sdrive-in: torna il cinema allaperto al Bloom
Dall11 giugno al 3 settembre, ogni marted, al Bloom di Mezzago (via Curiel, 39) il cinema sale in terra zza: verranno proiettati film allaperto, da godere comodamente seduti su una sdraio. In collaborazione con la Proloco Mezzago, e con il patrocinio del Comune levento offrir i migliori film della stagione. La programmazione completa? Eccola qui:

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www.arcipelagomilano.org Marted 9 luglio ore 21,30 QUARTET di Dustin Hoffman, Gran Bretagna 2012, Commedia 98 Marted 16 luglio ore 21,30 EFFETTI COLLATERALI di Steven Soderbergh, USA 2013, Thriller 106 Marted 23 luglio ore 21,30 IL MINISTRO LESERCIZIO DELLO STATO di Pierre Schller, Francia Belgio 2011, Drammatico, 112 Marted 30 luglio ore 21,30 THE SESSIONS di Ben Lewin, USA 2012, Drammatico, 98 Marted 6 agosto ore 21,00 MIELE di Valeria Golino, Italia 2013, Drammatico, 96 Marted 13 agosto ore 21,00 VIAGGIO SOLA di Maria Sole Tognazzi, Italia 2012, Commedia sentimentale, durata 85 Marted 20 agosto ore 21,00 LUOMO CON I PUGNI DI FERRO di RZA, USA, Hong Kong , Azione, 95 Marted 27 agosto ore 21,00 TRENO DI NOTTE PER LISBONA di Bille August, Svizzera, Portogallo, Germania 2013, Drammatico, 111 Marted 3 settembre ore 21,00 COME UN TUONO di Derek Cianfrance, USA 2012, Drammatico, 140 Paolo Schipani

GALLERY

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UMBERTO AMBROSOLI: IL FINANZIAMENTO DELLA POLITICA IN LOMBARDIA: ADESSO

http://youtu.be/Ge8uaUsANlQ

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