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Su Cassirer.

Lezioni Primo Semestre 2008-09


Giuseppe Saponaro

Lezione Prima (06.10.2008): Preliminari sul corso

Buona sera a tutti, questo ` e il corso di storia della losoa moderna, io sono Giuseppe Saponaro e questa che comincio ` e la prima lezione del primo semestre. Oggi, vista questa presenza cos` numerosa di studenti spero di ottenere da parte vostra anche lattenzione dovuta, poich e immagino che molti di voi siano matricole [si procede ad una rapida verica per alzata di mano] oggi, dicevo, mi limiter` o ad una semplice esposizione dei miei propositi. Vi dir` o quello che voglio fare, soprattutto come intendo farlo e perch e lo faccio. Anticiper` o anche qualcosa sui criteri con cui valuter` o il lavoro che avr` o svolto io stesso, ma soprattutto su come valuter` o il lavoro che avremo svolto insieme, dunque anche il vostro lavoro. Essendo voi in maggior parte matricole, persone dunque non avvezze ancora ai corsi universitari, cercher` o anche, in queste mie prime esposizioni, di procedere nel modo pi` u piano ed elementare possibile. Immagino che voi siate qui perch e avete letto il programma del corso e lo abbiate scelto perch e siete in qualche modo interessati o almeno incuriositi dallargomento. Come avrete ormai gi` a capito, in questa Facolt` a di losoa i corsi non sono n e rigorosamente propedeutici, n e obbligatori: ci` o assicura allo studente unampia possibilit` a di scelta nella elaborazione del piano di studi. Ovviamente ci sono anche dei vincoli, dei limiti dovuti alla programmazione del Corso di laurea al quale ciascuno di voi si iscrive, sicch e taluni corsi di insegnamento ed i rispettivi esami saranno magari ritenuti complementari, altri fondamentali, corsi che prima o poi si dovranno frequentare. Per` o si pu` o dire che per tutti i corsi, a parte lobbligo di frequenza, non sussista un obbligo assoluto di scelta. In ogni modo, se ora voi siete qui, ` e perch e vi avr` a incuriosito, immagino, almeno il titolo e largomento di questo corso. La prima cosa che ora io vi voglio chiarire poich e, se gi` a non lo ` e stato, sar` a certo oggetto di interrogazione da parte vostra, nonch e di curiosit` a` e come sia possibile impartire e, prima ancora, pianicare un corso piuttosto avanzato di storia della losoa, quale ` e il presente, destinandolo nondimeno alle cosiddette matricole, ovvero a studenti principianti, che si presume non abbiano dimestichezza alcuna con questi oggetti ed argomenti losoci e, per quanto eccellente possa essere stato il liceo o listituto scolastico di provenienza, non dispongano certo di una preparazione suciente gi` a al primo anno di studi universitari e magari alla loro prima esperienza in qualit` a di studenti frequentanti. 2

Questo giovane studente si presenta qui per frequentare un corso sulla Filosoa delle forme simboliche di Ernst Cassirer, pensatore del Novecento non particolarmente famoso e neppure facilmente accessibile; non gi` a, dunque, un corso elementare, genericamente divulgativo su un illustre sconosciuto, e neppure un corso istituzionale sulla sua vita e sulle sue opere, del tipo: Chi ` e veramente Tizio?; Cosa ha veramente detto?; Cosa ha pubblicato?; Dove, Quando, Come, Perch e?. Queste informazioni giornalistiche o, se preferite, questi dati storiograci ciascuno di voi sar` a in grado benissimo di procurarsi da solo e non avr` a certo bisogno a tale scopo di frequentare un apposito corso universitario. Esistono al riguardo eccellenti strumenti: enciclopedie losoche, lessici, dizionari, manuali, storie della losoa, repertori bio-bibliograci e altre utili opere di consultazione, facilmente accessibili nelle biblioteche universitarie o anche disponibili nelle librerie in edizione economica. Uno studente di losoa, lavori egli in casa, in biblioteca o sul computer, deve poter allineare sulla propria scrivania o altrove, tenendoli comunque a portata di mano, accanto ai comuni dizionari linguistici (italiano, latino, greco, francese, tedesco, inglese, ecc.), soprattutto i suddetti strumenti, che egli user` a con una certa frequenza e tratter` a anche con il dovuto rispetto, come farebbe un qualsiasi umile artigiano nei confronti degli attrezzi necessari per il proprio lavoro. Molti altri suggerimenti, aiuti e supporti di vario genere sono oggi reperibili anche attraverso un oculato uso dei mezzi informatici, ivi compresa la cosiddetta navigazione in rete. In breve, dovrete attrezzarvi in modo autonomo per queste speciche esigenze ed anche abituarvi a soddisfarle con aggiornamenti progressivi nel corso di tutta la vostra carriera, non solo della attuale, che vi vede nei panni di giovani studenti universitari, bens` anche della futura, quando sarete diventati in permanenza maturi studiosi di questioni losoche. Su questo piano potremmo e dovremmo considerarci tutti degli eterni autodidatti. Solo lassidua ricerca e la frequentazione quotidiana potranno far sedimentare nella memoria di ciascuno di noi questo tipo di bagaglio informativo, peraltro necessario e nondimeno secondario, semplicemente presupposto nel presente insegnamento. Apparterr` a forse alla specica, anzi unica competenza del losofo conoscere meglio di chiunque altro le date esatte della prima e della 3

seconda edizione della Critica della ragione pura di Immanuel Kant, ma non sar` a certo questo tipo di sapere a stabilire il grado della sua maturit` a losoca. Di conseguenza ciascuno di noi maturer` a nel corso del suo itinerario formativo una propria idea della storia della losoa, di questa egli privileger` a determinati autori, frequenter` a con maggiore assiduit` a tale o talaltro luogo e indirizzo, seguir` a tale o talaltra corrente di pensiero. La losoa e la storia della losoa potrebbero essere ragurate come un immenso continente, che ciascuno percorre seguendo una particolare direzione, in base ad un determinato sistema di orientamento ed in una maniera assolutamente personale. Alla ne del percorso ciascun viaggiatore avr` a totalizzato una sua visione delle cose, avr` a fatto tesoro della sua esperienza e magari potr` a anche scrivere una propria storia della losoa. Grazie a questa particolarit` a ` e possibile ancora oggi continuare a pubblicare ulteriori storie del pensiero losoco, essendo queste ultime non soltanto opere che pretendono una certa novit` a, ma possono piuttosto avanzare tale pretesa e meritare anche di essere conosciute, diventando pubbliche, proprio perch e sono il frutto di questi itinerari originali, di queste molteplici visioni soggettive, personali, possibilmente ricche e varie. Queste indagini ci permetteranno di scoprire cose che, magari, chi si accontentasse di ripetere nozioni stantie, verit` a gi` a belle e pronte, non sarebbe forse neppure in grado di cogliere. Se tutti dovessimo appiattirci su un unico dizionario o limitarci a compitare un solo manuale uciale, a ripetere e tramandare ununica verit` a losoca, allora subentrerebbe nel migliore dei casi anche il sonno dogmatico, per usare una caratteristica espressione kantiana, svanirebbe ogni genuina interrogazione losoca e non avrebbe alcun senso tenere il presente corso sulla losoa di Cassirer. In conclusione, consultate quanto e come vi pare, servitevi pure liberamente di tutti gli strumenti disponibili, ma non scambiate mai i mezzi con il ne. Certo, strada facendo, si pu` o diventare anche dei buoni tecnici della ragione o semplicemente dei cronisti del pensiero, ma le abilit` a che qui, nel presente corso, vengono innanzitutto richieste non si limitano a questo tipo di competenze. Dunque, per tornare al punto, sarebbe forse legittimo da parte vostra sollevare qui una prima serie di questioni: ` sensato destinare il presente corso sulla losoa cassireriana a stu1. E denti del primo anno, ossia a persone che si presume non conoscano quasi nulla dellargomento, dei suoi presupposti teoretici e soprattutto storici? 2. Prima ancora di arontare i problemi specici della losoa moderna 4

e contemporanea, non sarebbe opportuno seguire un corso generale di storia della losoa? Prima ancora di arontare un pensatore come Cassirer, che a suo modo ` e un interprete e un continuatore della losoa critica kantiana, non sarebbe pi` u saggio approfondire la conoscenza di Kant? 3. Ma sarebbe davvero giusto cominciare da Kant? Si potrebbe comprendere Kant, senza prima ripercorrere le tappe della losoa moderna, dei cui contenuti scientici e delle cui forme problematiche si nutre la losoa di Kant? 4. La losoa moderna a sua volta come ci hanno insegnato n dal liceo e come ogni manuale puntualmente ripete comincia con il cosiddetto Umanesimo, il cui concetto presuppone la rinascita del mondo antico. Come potrei dunque apprezzare questo rinascere, senza in qualche modo avere gi` a unidea ben precisa della cosa che rinasce, ovvero, in questo caso, della cultura classica? Come potrei comprendere le varie istanze della modernit` a storica, ignorando il termine di confronto a questo correlato, senza dunque una conoscenza concreta del passato storico? Non dovrei, innanzitutto, io stesso rinascere come umanista alla stregua degli umanisti, seguirne in qualche modo le orme? Non dovrei anchio ricominciare con severi studi lologici per poter accedere alla losoa latina, e prima ancora alla losoa greca? 5. Ci si potrebbe inne domandare: la stessa losoa greca, ritenuta classica ed originaria, verrebbe forse dal nulla? Non nascerebbe forse anchessa dal conitto con il pensiero mitico? Si vagheggia spesso di un mondo mitico, inteso come una sorta di brodo primordiale di ogni possibile cultura e storia. Dovremmo dunque anche noi rituarci in questo brodo, prima ancora di iniziare a losofare? Di questo passo, ` e evidente, si rischia di impelagarsi nei paradossi di un cominciamento che non pu` o mai cominciare. Qualcuno potrebbe sostenere che proprio in ci` o si manifesterebbe il pi` u genuino e radicale losofare, altri sospettare, con un pizzico di modestia, che forse era sbagliato il punto di partenza, anzi ironicamente provocatoria limpostazione del problema, la serie stessa delle domande. Sospendo qui il mio giudizio, lasciando anche che ciascuno di voi maturi liberamente una sua opinione in proposito. Per il momento vorrei solo considerare che forse in losoa non c` e un prima e un dopo solo in senso temporale. Si pu` o facilmente comprendere che, in qualsiasi suo punto e momento ci si collochi, sar` a sempre legittimo riproporre, sia pure in altra forma, 5

la medesima domanda gi` a sollevata sopra a proposito di Cassirer: Potrei io capire Platone, Talete, i primi loso, se non avessi gi` a unidea pur vaga della losoa? Tra tante testimonianze storiche, tra tante fonti e discorsi attribuibili al pensiero antico, tra artisti, matematici, indagatori della natura, religiosi, mistici, medici, politici, storiogra, come potrei altrimenti stabilire, per es., che Pitagora e Platone sono da ritenersi loso, mentre Omero ed Eschilo sarebbero invece poeti? Per poter capire perch e Tizio ` e un losofo e Caio invece un poeta, dovrei avere a priori, per cos` dire, unidea della poesia e unidea della losoa. Per non parlare inne degli strumenti lologici, delle competenze linguistiche, dei problemi connessi alla tradizione delle fonti losoche e alla traduzione dei singoli testi. Se non sono padrone della lingua originale, dovr` o certo adarmi ad una qualche traduzione in altra lingua, il cui risultato sar` a comunque uninterpretazione, anche nel caso di una versione scrupolosa e letterale. Si suol dire che ogni traduzione implica necessariamente un tradimento, per taluni anche nel caso, per es., del binomio Socrate-Platone, gi` a ambiguo in origine un allontanamento dalla voce viva, dalla parola parlante del losofo, il quale, gi` a di per s e necessariamente assente, scrive anche in una lingua per noi morta, segno tremendo di una perdita culturale, che da questo punto di vista e per questi aspetti ci dovrebbe apparire denitiva ed irrimediabile. Anche in questo caso riaorerebbe, in un senso leggermente diverso e da un altro versante, limpossibilit` a o, se preferite, il paradosso del cominciamento, poich e dietro lo scetticismo si cela spesso lassunto metasico di un sapere assoluto, magari negato alluomo in quanto ente nito, ma in s e e per s e non necessariamente impossibile. In compenso, come ci insegna Socrate, padre del pensiero losoco, il primo atto della losoa consisterebbe, in modo non meno paradossale, nella metodica professione della propria ignoranza. Il sapere di non sapere costituirebbe un tratto caratteristico e distintivo del losofo, bench e non necessariamente il suo scopo ultimo. Noi qui ci stiamo occupando ovviamente solo del possibile inizio del losofare. Se cos` non fosse, alla ne di questa modesta lezione potremmo tutti ben ritenerci laureati in losoa: basterebbe, uscendo dallaula, riconoscere solennemente di non aver capito nulla di nulla, professando in tal modo la propria ignoranza. In verit` a` e un vezzo del nostro tempo, o forse una semplice moda destinata a lasciare il tempo che trova, lostentazione talora anche militante della nullit` a e inutilit` a della losoa, soprattutto da parte dei giovanissimi laureati in questa disciplina. Riconosco in ci` o un supremo atto dorgoglio di fronte alla penosa prospettiva della disoccupazione intellettuale, non sono tuttavia disposto a rassegnarmi a questo andazzo. Mi limito a constatare che le cose purtroppo vanno anche cos` , ma, per quanto personalmente mi riguarda e nel mio piccolo, mi sforzer` o 6

perch e le cose non vadano anche cos` . Torniamo di nuovo al nostro punto iniziale. Che senso ha che io tenga qui un corso su questo autore? Non si tratta, peraltro, di un corso di carattere generale, e neppure di un argomento riducibile a nozioni che sia facile reperire sui manuali di losoa e sulle le enciclopedie losoche, di cui ho gi` a detto prima, bens` , come recita largomento del corso, esattamente della
Filosoa delle forme simboliche (Volume III, Parte III: La funzione signicativa e la struttura della conoscenza scientica ).

Vi chiedo ora un piccolo sforzo di immedesimazione. Mettetevi nei miei panni, nei panni di un professore, meglio ancora nei panni di voi stessi, quando un giorno sarete professori come io stesso mi sono messo nei vostri, allorch e mi sono dovuto chiedere: Cosa si aspetta uno studente da me? e cercate di rispondere al seguente interrogativo: Come pu` o un professore di losoa superare tutte le dicolt` a iniziali, di cui vi ho parlato nora? Come si pu` o sic et simpliciter cominciare ad arontare questi problemi, gi` a abbastanza complessi e dicili per noi, con altre persone, che si presume li ignorino del tutto? Pi` u che alle persone, in verit` a, io ora intendo qui rivolgermi alle menti, alla ragione puricata. Questo nostro sar` a uno scambio tra puri intelletti, una volta che saranno stati messi tra parentesi e, per cos` dire, tenuti provvisoriamente in sospeso i piani e le faccende personali di ciascuno di noi, le nostre personalit` a, a cominciare dal nostro caro Io, il quale, cos` inteso, poco o nulla ha a che fare con la losoa. Noi qui non stiamo confrontando il nostro genio individuale, i nostri particolari gusti, i nostri caratteri, i temperamenti, i sessi, ecc. Al contrario lo ripeto io qui intendo indirizzarmi in primo luogo alla mente di ciascuno, la quale, come sostiene Descartes, rappresenta esattamente ci` o che tutti ci accomuna, nel senso che da questo punto di vista siamo tutti equamente dotati. Il semplice fatto che io possa gi` a parlare con voi e che voi possiate non solo ascoltare, ma anche comprendere queste mie parole, signica che abbiamo tutti quanti noi in questo momento messo in moto le nostre facolt` a mentali, le cui funzioni possono essere assolte in forma pura e disinteressata, nella misura in cui esse non vengano frenate o accelerate, inammate o congelate da alcun fattore di carattere personale ed ambientale. Lo studente ideale ma anche il docente ideale dovrebbero entrambi esercitarsi in questa paradossale arte dellautosospensione, che insieme umilia e nobilita, ci impone dei limiti e nello stesso tempo ci predispone ad una breve ascesi losoca. Entrando in questaula, ciascuno di noi dovrebbe, per unoretta almeno, dimenticare tutte le faccende personali, le sue abilit` a, i 7

suoi turbamenti, presentarsi dunque nudo e puro, come una mente disposta ad interloquire con la mente dellaltro, a riconoscersi appunto come mente in e mediante questo confronto. Ci` o dovrebbe valere innanzitutto per me, in quanto docente. Da questo punto di vita, ed in riferimento soprattutto agli obiettivi che io stesso qui perseguo, non dovrei certo ritenermi pi` u esperto o pi` u competente di voi: nellambito delle faccende personali che dovrei tenere in sospeso (o mettere momentaneamente tra parentesi) rientrerebbero varie circostanze, per esempio il fatto che io ho il doppio, se non il triplo della vostra et` a, che ho gi` a seguito da studente dei corsi di storia della losoa, che ho anche una certa esperienza come insegnante. Tutto ci` o potr` a sicuramente pesare, tuttavia non su questo punto dovr` a fare leva il mio insegnamento. Prima ancora di rapportarmi alle vostre menti, io dovr` o soprattutto confrontarmi, durante lintero corso, con la mente di Cassirer. Non potrei nulla insegnare di questo pensatore, senza prima avere appreso tutto da lui. Si tratta di un compito e di un dialogo inniti. Non sar` a dunque suciente comprendere il suo pensiero, ma occorrer` a nello stesso tempo trovare il giusto metodo didattico (ovvero il mezzo, il modo, la via), anch e questa mia comprensione possa essere trasmessa ad unaltra mente e da questa ecacemente accolta. Ci` o richiede un lavoro necessariamente comune, una certa convergenza e reciprocit` a di intenti, perch e, come avrete gi` a capito, qui la mente, bench e puricata ed autosospesa, non va tuttavia intesa come un recipiente passivo e vuoto (come una tabula rasa ), bens` come una forza rappresentativa sempre attiva, un centro di energia spirituale. Non siamo qui solo per apprendere nuove conoscenze, ma per metterle alla prova nelle nostre reciproche esperienze losoche. Si dovrebbe cos` attivare un circolo virtuoso anche tra studente e studente, qualora ciascuno fosse davvero disposto a praticare la preliminare sospensione di s e, appunto in quanto mero studente. In questa sede almeno, e per il breve arco di questa lezione, noi dovremmo, per es., smettere di pensarci innanzitutto come individui lun contro laltro armati, come avversari in reciproca competizione sul mercato del lavoro. O di badare solo al calcolo dei crediti, al curriculum, al trenta e lode, alla laurea. Si tratta senza dubbio di fattori e di preoccupazioni molto importanti nella carriera di uno studente, ma appunto per questa ragione forse ` e bene lasciarli momentaneamente fuori di questaula. Qui, certo, noi parleremo di faccende che ci coinvolgono e ci interessano direttamente, ma non per i suddetti aspetti. Esse ci riguardano solo perch e possono rappresentare un problema per il nostro pensiero. Se ora per esempio mi chiedo: Cosa ` e la verit` a?, io mi pongo una domanda talmente universale da non apparire minimamente condizionata neppure sul piano storico. Se io la prendo sul serio, in senso losoco e storico, 8

mi rendo subito conto che a questa domanda hanno tentato di dare risposta i loso di tutti i tempi. Magari non avranno formulato la questione esattamente in questi termini, ma il suo senso e lintenzione sono rimasti identici e valgono dunque anche per me ancora oggi. Mi sto cos` ponendo il problema della conoscenza in quanto problema schiettamente losoco, prima ancora di determinarlo in senso storico-losoco. Non voglio sapere come sia stata impostata la questione, poniamo, nellAtene dei secoli V e IV a. C., a Roma nel I e II d. C., oppure ancora in Germania nel Settecento, nel Novecento, ecc. Mi sto invece chiedendo se possa essere sensato e plausibile svincolare il problema del conoscere da ogni ancoraggio temporale, se, cio` e, messe tra parentesi le contingenze storiche, rimanga poi qualcosa della necessit` a della domanda in quanto interrogazione puramente losoca. Potremmo magari scoprire che, cos` formulata, essa ` e semplicemente campata in aria e senza senso. Oppure legittimarla, e trovare per` o anche il coraggio di balbettare una prima risposta, facendo leva solo sulle nostre proprie forze. La dicolt` a dellimpresa non ci deve scoraggiare, ma neppure inorgoglire no al punto di disdegnare lausilio altrui. Lautonomia della ragione va di pari passo con la consapevolezza del proprio limite. Proprio questa paradossale dialettica, questa tensione continua tra la potenza e la modestia dello spirito, potrebbe forse ben rappresentare il primo insegnamento della losoa di Cassirer. Cos` , avendo assunto solo per un momento il vostro punto di vista, ho anche potuto individuare una prima buona ragione per frequentare un corso dedicato a questo pensatore. Vi inviterei dunque ancora una volta a tentare lesperimento inverso: mettetevi voi stessi al mio posto, proprio ora, mentre cerco di illustrare i contenuti e soprattutto le dicolt` a del mio programma. Troverete asso in bacheca, oppure sulla rete telematica, il programma del corso, con informazioni pi` u dettagliate riguardanti: 1. largomento del corso (il suo titolo, a cui gi` a ho accennato); 2. una presentazione generale del corso (una sintetica denizione della Filosoa delle forme simboliche, su cui ritorner` o pi` u tardi); 3. i cosiddetti obiettivi formativi, a loro volta suddivisi in: (a) obiettivi generali (relativi alla tipologia del corso ed al gruppo disciplinare di appartenenza; ossia cosa si propone il corso, cosa in particolare mi aspetto io stesso da ogni studente, senza con ci` o distinguermi da altri miei colleghi, da altri corsi appartenenti allo stesso gruppo o a gruppi disciplinari magari ani),

(b) contenuti specici (specici di questo corso; ci saranno magari altri miei colleghi che perseguono gli stessi obiettivi formativi generali, ma raggiungono questi obiettivi non necessariamente attraverso il metodo didattico e i contenuti specici miei; questi ultimi sono soltanto i miei e ciascuno poi avr` a i suoi); 4. i prerequisiti (anche a ci` o ho gi` a accennato sopra). Cosa sono i prerequisiti? Ci` o che si presume lo studente debba gi` a conoscere e padroneggiare per poter frequentare con protto il presente insegnamento. Possiamo intanto leggere ed illustrare questo punto, trattandosi di requisiti abbastanza semplici:
` richiesta la preparazione di base garantita dalla scuola seconE daria superiore.

Vi siete presentati come matricole, quindi presumo veniate dalla nostra scuola superiore, dal liceo classico, scientico o altro liceo [da una rapida verica per alzata di mano risulta prevalente la provenienza dai licei classico e scientico].
` anche consigliata una conoscenza generale della storia della losoa E ed in particolare della losoa moderna, dallUmanesimo a Kant.

Se venite in prevalenza dal classico e dallo scientico, presumo che vi abbiano insegnato la storia della losoa sulla base di un qualche manuale generale, anche se qui esplicitamente si delimita e si sottolinea il percorso dallUmanesimo a Kant. E, ovviamente, si mette un punto fermo. Io do per scontato che voi abbiate queste conoscenze, per` o vorrei aggiungere ancora qualcosa su questo punto, riallacciandomi a quanto vi ho gi` a anticipato prima. Le informazioni manualistiche sono informazioni necessarie, che io posso certo presupporre in ciascuno di voi, ma che non ` e detto debbano o possano essere anche acquisite da parte vostra tutte in una volta e denitivamente. Dire che qui il prerequisito ` e la conoscenza della storia della losoa moderna pu` o anche suonare come una sorta di imbroglio, come una trua che tacitamente passi sottobanco tra di noi, nel senso che, senza mai dichiararlo apertamente, io stesso sospetterei, al pari forse di qualcuno di voi, che nessuno al mondo possa avere una conoscenza assolutamente adeguata della storia della losoa e in particolare di quella moderna, perch e solo una Mente somma ed innita conoscerebbe tutto in modo assoluto e perfetto. In verit` a ciascuno conquister` a solo il livello e la qualit` a di conoscenze che avr` a saputo di volta in volta totalizzare con la propria esperienza. Ribadisco in breve quanto ho gi` a detto sopra: non bisogna confondere la formazione con linformazione, n e surrogare la lettura diretta delle opere losoche con 10

riassunti manualistici o schede enciclopediche. Quanto alle opere di consultazione, vale il criterio della variet` a e del continuo confronto. Sono peraltro a nostra disposizione nelle biblioteche, ed oggi anche per via telematica, innumerevoli strumenti, talvolta anche ottimi ed indispensabili. Io non vi consiglierei manuali particolari, n e tra quelli destinati ai licei, n e tra quelli universitari. Io stesso ho pubblicato, pi` u che un manuale in senso tradizionale, un trattato di storia della losoa moderna, che probabilmente non potrebbe neppure essere inteso come una storia in senso canonico, bench e la sua trattazione si estenda dallUmanesimo a Kant. Esso non ` e concepito come un manuale su cui andare a cercare prevalentemente delle informazioni, bens` come un luogo nel quale, capitolo dopo capitolo, si impostano dei problemi losoci. Ciascun capitolo ne individua e sviluppa uno in particolare, mostra in quale modo si sia tentato di rispondere a quel problema nel corso dei secoli, ma evidenzia anche come e perch e questa risposta non sia stata mai ritenuta suciente e proprio per ci` o la domanda continui a porsi. Appunto tale insucienza, grazie al cielo, produce la storia del problema, ossia rende possibile la stessa storia della losoa. In eetti, come ` e facile immaginare, se fosse stata data risposta denitiva alla domanda Cosa ` e la verit` a?, avremmo con ci` o anche posto ne al senso e al corso della sua storia. E probabilmente anche lorganizzazione del presente insegnamento sulla storia della losoa moderna avrebbe perduto ogni signicato ed ogni valore. Qualcuno potrebbe anche ritenere la verit` a in quanto tale nullaltro che una chimera losoca, altri considerarla come un falso problema. Daltro canto, non manca oggi neppure chi presume di avere risposto a questa domanda una volta per tutte (per esempio, un cattolico potr` a accontentarsi della sua fede, o dellenciclica dellultimo papa), ma noi non stiamo parlando solo della verit` a religiosa. Stiamo parlando della verit` a in generale, dunque in senso losoco anche della verit` a religiosa. Quando il losofo d` a ampio respiro losoco a questa domanda, comprende che essa ` e talmente generale, ed insieme talmente complessa, da includere come un piccolo granello, certo legittimo, anche il suo senso religioso (peraltro esso stesso ristretto, nel nostro esempio, al senso deducibile dalla Bibbia, dai Vangeli, dalla parola di Ges` u: Io sono la verit` a, la via, ecc.). Ma, se sono un losofo, io capisco anche che il senso della verit` a religiosa non ha nulla a che fare, per esempio, con la verit` a che il matematico ascrive al teorema di Pitagora, o con quella che lo storico attribuisce al fatto che Giulio Cesare abbia un certo anno attraversato il Rubicone, rovesciato la Repubblica, fondato il Principato, ecc. Che senso ha, sul piano rigorosamente storico, aermare e pretendere che tali eventi siano veri, oppure falsi? O ancora, con quale diritto un critico darte o un professore di estetica aermerebbero che c` e della verit` a nello sguardo 11

della Gioconda? Che non soltanto si pretenderebbe vero, ma anche bello? Saremmo dunque autorizzati a ricercare una verit` a gurativa nella pittura di Leonardo, cos` come una verit` a poetica nella tragedia di Sofocle, nella lirica di Leopardi? Come ` e evidente, stiamo qui parlando di piani e sensi della verit` a completamente diversi luno dallaltro. Ai quali altri ancora potrebbero essere aggiunti. Potrei, per esempio, esprimere un unico e medesimo pensiero in lingua italiana, tedesca, francese ed inglese: sarebbe legittimo chiedersi quale di queste versioni, comparativamente cos` diverse, sia da ritenere la pi` u vera? ` Sarebbe ammissibile un primato linguistico della verit` a? Oppure ancora: E pi` u vero il romanzo o la sua riduzione cinematograca? C` e della verit` a nella morale? E nella politica? Cosa, inne, mi orirebbe maggiori garanzie sulla verit` a e stabilit` a di questo cappello rosso adagiato qui sulla poltrona? Forse la mia percezione sensoriale? Forse il suo nome? O non piuttosto il suo concetto? In breve, sono tanti i piani, le possibili direzioni dellindagine losoca, e cos` variegati e sfumati appaiono i possibili sensi del concetto di verit` a, che appunto si esige da parte del losofo una critica preliminare, ovvero una analisi ed una distinzione accurate di tutti i signicati possibili della questione. Ora per` o qui ` e il bello ed il fascino della losoa il losofo non si limita a passare in rassegna le cose e le pure possibilit` a, come io stesso ora sto facendo con lesempio della verit` a, magari moltiplicandole allinnito per gioco, per esigenze di metodo o per partito preso. Egli non ` e neppure un collezionista. Il losofo vuole soprattutto sapere se e in quale misura sia possibile anche ordinare ed articolare in un sistema stabile tutti i sensi possibili delle cose, i quali formano allinizio una sorta di guazzabuglio, un caos nella nostra mente. Questa esigenza dordine ` e in modo particolare avvertita nella nostra civilt` a contemporanea, dove vige la complessit` a e nella quale siamo continuamente bombardati di dati e di informazioni, la cui quantit` a spesso non ` e bilanciata da alcuna qualit` a, durata, stabilit` a, permanenza, attendibilit` a. Siamo talmente assuefatti a ci` o, che nulla pi` u ci meraviglia. Ora, questo bombardamento continuo, questo apparente caos in cui noi tutti viviamo, quando e come potranno mai tramutarsi in ordine losoco? In una condizione essenzialmente problematica, quale ` e quella dalla quale noi partiamo, la coscienza losoca non potr` a nascere e svilupparsi se non, appunto, come coscienza del problema. Per rendersene conto, basterebbe riprendere per un attimo lanalisi del concetto di verit` a ed approfondire il senso della problematicit` a emergente dai dati di partenza. Essi potranno apparirci problematici per il seguente ordine di ragioni: 1. perch e, come si ` e visto, i sensi della verit` a sono molteplici e forse anche 12

troppi; 2. perch e tutti questi sensi pretendono di esprimere la verit` a pur essendo tra di loro diversi e forse anche contraddittori; 3. perch e ciascuno aspira ad una sorta di superiorit` a rispetto agli altri; 4. perch e volerli tutti veri e insieme tollerarli come tali implicherebbe una sorta di relativismo, se non di scetticismo. Dunque per amor di verit` a si rischierebbe di annullare ogni senso della verit` a. Il primo compito della critica losoca sar` a di conseguenza il chiarimento e la dissoluzione di siatti paradossi. Il secondo compito, come gi` a accennato, sar` a il passaggio dal caos al cosmo, al sistema armonico dei possibili mondi della verit` a. Partendo dal dato problematico, dal molteplice caotico di tutti i possibili sensi della verit` a, la mente losoca non soltanto lo passa in rassegna, ma presume anche di poterlo ordinare in un sistema, di dare senso a tale molteplice in quanto molteplice e di giusticarlo come una totalit` a. Per ottenere tale risultato essa deve individuarne il fondamento logico e metodologico che potr` a di volta in volta presentarsi come una semplice ipotesi o come un postulato, oppure ancora come una legge, un principio , in modo che il dato iniziale, in apparenza caotico ed inintelligibile, possa via via tramutarsi in un tutto sensato ed ordinato. Quando il losofo sar` a riuscito a risalire dalle primitive conseguenze (ossia, da ci` o che allinizio egli stesso aveva dovuto assumere come dati problematici) al loro principio, ovvero alla ragione o almeno alle condizioni della loro possibilit` a, dovr` a inne poter far ritorno per via dimostrativa al punto di partenza, che gli apparir` a allora in una luce e in un signicato del tutto nuovi. E forse il nostro mondo riprender` a a colmarci ancora di meraviglia e di stupore. In tal senso lopera del losofo si spinge oltre il lavoro del giornalista o anche del puro investigatore della verit` a. Tutti possiamo sapere come stanno le cose, essere informati dei fatti: questo ` e peraltro il compito del giornalista, il quale ci informa dellevento, ma in qualit` a di giornalista non ` e tenuto ad esporre anche una sua teoria dellevento. Spetta invece al losofo o, se preferite, alluomo di scienza farsene una ragione. Possibilmente un losofo deve innanzitutto essere anche un uomo di scienza. Per me i due termini coincidono abbastanza. Ritengo che il lavoro losoco non possa essere condotto se non in concomitanza con il lavoro scientico; di conseguenza, latteggiamento di chi, per amor della sapienza, si senta innanzitutto in dovere di denigrare le scienze come non di rado anche accade rappresenta 13

un esempio da prendere con le pinze, qualcosa di cui sospettare; almeno dal mio punto di vista, che rischia al contrario di apparire n troppo legato alla tradizione. Platone, si sa, non ammetteva nella sua Accademia allievi privi di cognizioni matematiche. A ci` o potremmo anche aggiungere la conoscenza elementare della logica, una certa padronanza del linguaggio ed un naturale spirito di osservazione. Ebbene, se non ` e avvertita da parte del losofo lesigenza di ordinare i dati puramente descrittivi in un sistema e di trovare la ragione dei fenomeni, allora la losoa diventa una faccenda poco seria, rischia di risolversi ed anche di dissolversi in una sorta di chiacchiera, e va ad aggiungersi come losoa al guazzabuglio, se non al mercato delle futilit` a, le quali lasciano di solito il tempo che trovano. Ben altra cosa sarebbe invece la pretesa, o almeno lintenzione propedeutica metodica di prendere le distanze da questo caos, in maniera che almeno lo si possa con un colpo docchio padroneggiare dallesterno, nella sua forma, ed in tal modo oggettivarlo, nel senso appunto di renderlo, per cos` dire, aerrabile, come oggetto di fronte ad un soggetto, il quale non si limiti a rispecchiarlo o a rispecchiarsi in esso. Un po come, secondo lattestazione della Bibbia, avrebbe fatto il Primo Autore in persona, il quale, creato il mondo in sette giorni, ritenne opportuno in corso dopera di fermarsi un attimo per contemplarlo da una certa distanza, ossia per giudicare e valutare il proprio operato: E Dio vide che era cosa buona [Genesi, 1, 24). Si pu` o dunque sperare potrebbe essere questo lideale di ogni mente losoca di ottenere anche noi un risultato simile. Ora, mutatis mutandis, cosa mi aspetto io da voi? Che alla ne di questo semestre o del semestre successivo, chi abbia deciso di mettersi alla prova, mi presenti un lavoro scritto che sia allaltezza degli obiettivi formativi del corso. Con la sua frequenza e soprattutto mediante il suo lavoro nale egli avr` a oggettivato se stesso, avr` a proiettato di fronte a s e, nelle vesti di losofo, se stesso. I nostri pensieri, che prima di ogni lavoro e di ogni riessione ci sembrano rappresentazioni pi` u o meno gratuite, quelle appunto che sempre ciascuno di noi porta con s e nella propria mente, che ciascuno pensa e ripensa, magari anche sogna, senza un ordine o un metodo ben preciso; questi pensieri e queste idee, appunto, ciascuno di noi non pu` o opportunamente conoscere, se non nella misura in cui sia anche capace di porseli in qualche modo davanti. Ed il modo che qui viene in particolare richiesto ` e il lavoro teoretico, lespressione e la rappresentazione concettuali: nella fattispecie si tratta di scrivere un piccolo saggio losoco, di leggerlo e di valutarlo. Ciascuno di noi ` e non solo lautore ma anche il primo giudice della propria opera. Sar` a peraltro abbastanza dicile barare con se stessi. Potremmo magari essere eccessivamente severi o, al contrario, eccessivamente indulgenti verso noi stessi. Di solito corriamo questo rischio. Ma per mitigarlo, possiamo sempre sotto14

porre la nostra opera al giudizio di un altro. Abbiamo dunque due tribunali da arontare. Tuttavia, in prima istanza, deve poter pesare il foro della propria coscienza, il primo giudizio. Ciascuno di voi, avendo oggettivato il suo pensiero in un lavoro scritto, avr` a motivo ed occasione di valutarlo, di giudicarlo innanzitutto da s e, come suo primo risultato. Ed ` e augurabile che in tale sede, prima di esporlo al giudizio di un altro (dellinsegnante, di un collega di studi, di un esperto, ecc.), egli stesso possa trovarlo onestamente buono, sulla scorta del Primo Creatore, il quale, essendo stato appunto il solo e lunico, non ebbe altri termini di confronto. In breve, il vero obiettivo, diciamo anzi, lideale educativo ` e esattamente questa maturit` a di giudizio. Certo, trattandosi di un ideale, non si potr` a neppure pretendere di realizzarlo in pieno. Io stesso, del resto, come insegnante di losoa, non presumer` o di poter formare dei perfetti loso. Anzi, una delle prime cose che scoprirete ` e appunto che, cos` intesi, i loso e la losoa non possono esistere, essendo entrambi dei puri ideali. Si potrebbe dire, con un bisticcio, che essi sussistono solo in quanto ideali, ossia come entit` a irreali ed irrealizzabili. In che senso nondimeno sussisterebbero come ideali? Si potrebbe forse scoprire che anche il pensiero della non esistenza, in quanto pura idea, ` e l` per assolvere ad una qualche funzione. Grazie a questo ideale irrealizzabile, io potr` o magari avere un valore invariabile, un saldo termine di paragone, un criterio o un canone per la mia capacit` a di giudizio, per valutare in che misura io stesso nella realt` a mi sar` o avvicinato o allontanato da tale valore, che in quanto ideale non ` e soggetto ad alcuna contingenza, variabilit` a, incostanza. Potr` o cos` valutare me stesso, questo mio primo saggio, questa mia tesina reale, solo commisurandola alla tesina ideale. Anche con la migliore delle mie prestazioni io non avr` o realizzato lideale, ma proprio questa sua necessaria imperfezione sar` a per me motivo di sprone e di miglioramento. Lo stesso dicasi per la gura del losofo, del saggio per eccellenza. Se questo fosse un corso di losoa pratica, o di etica losoca, non pretenderei certo di fare di voi dei santi o dei perfetti stoici, e neppure semplicemente di rendervi buoni dal punto di vista morale. Mi basterebbe viceversa che in ciascuno di voi si risvegliasse almeno lideale della saggezza, in misura tale da permettervi di confrontare con esso anche la vostra pi` u intima intenzione morale. E ci` o, in etica, spetta propriamente a ciascun individuo in prima persona. In eetti, come ci fa osservare Kant, il comportamento esterno, apparente, non necessariamente coincide con la vera intenzione dellagente morale. Per esempio, sarei pi` u propenso a credere che voi siate ora, qui, in questa sede universitaria, non per ragioni schiettamente morali, ma piuttosto per un vostro ben determinato interesse, che non ` e neppure lo stesso per tutti. 15

Qualcuno di voi sar` a sinceramente interessato alla losoa sul piano strettamente teoretico, un altro sar` a forse maggiormente motivato da un interesse pragmatico, sar` a magari spinto dallambizione o dallutile, dalla convenienza, dalla necessit` a, da obblighi contratti in famiglia, in societ` a, o anche dal puro piacere, da una inclinazione caratteriale, in breve da mille altri validissimi motivi, ma non necessariamente dal puro dovere di andare a lezione, inteso come un dovere assolutamente incondizionato. Un dovere del genere sarebbe peraltro un classico esempio di ci` o che ` e discutibile in losoa. Riallacciandoci ora al punto specico dei prerequisiti, io non render` o certo obbligatoria la mia personale introduzione ai problemi della losoa moderna, anche se ` e facile presumere che per la sua impostazione in base a problemi, per lo stile, quella trattazione sia pi` u consona al modo con cui io faccio qui lezione. Da ci` o tuttavia non deriva che voi siete in qualche modo tenuti a leggere e a studiare proprio quel libro. Dunque, per quanto riguarda i suddetti prerequisiti, siete liberi di scegliere qualunque altro manuale e strumento che riteniate idoneo allo scopo. Di seguito si dice:
` inne auspicabile, oltre alla padronanza della lingua italiana, la E conoscenza di almeno una lingua straniera, preferibilmente il tedesco e il francese.

In verit` a, anche linglese, o altra lingua utile allo scopo. Forse potrebbe suonare strano il richiamo alla padronanza della lingua italiana, essendo noi in Italia. Purtroppo il sottoscritto da professore di losoa, quale vorrebbe essere, rischia talvolta di trasformarsi in maestro elementare, vedendosi costretto ad emendare soprattutto le forme della espressione scritta, a correggere ancora lortograa, le virgole, la grammatica, la sintassi. Non di rado un elaborato presentato come tesina scritta suona invece come un linguaggio parlato. Ci` o` e forse ammissibile ancora nelle scuola secondaria, ma non alluniversit` a. Quanto poi alla padronanza della lingua italiana orale, qui non si deve intendere la loquacit` a. Certo, potranno esserci studenti particolarmente chiacchieroni, ma non ` e il dono della parlantina ci` o che qui deve prevalere. Quanto si ha da dire, poco o molto che sia, venga possibilmente espresso in una forma corretta, rispettosa, per es., delle regole della sintassi italiana, non gi` a di una sintassi arbitraria, escogitata l` per l` , spacciata magari come una sintassi creativa. In breve, non ` e un segreto e forse neppure un male che si debbano fronteggiare anche problemi di questo tipo. Come sia poi possibile che uno studente italiano approdi alluniversit` a con carenze linguistiche persino in lingua italiana, ` e questione assai seria, che per` o esula da questo corso. Essa tocca responsabilit` a che vanno al di l` a delle mie, e forse anche delle vostre. Possiamo limitarci a constatare che il 16

sistema educativo nel suo complesso ci pone di fronte anche a questo tipo di problemi. Ci` o detto, quando essi sussistano, dobbiamo insieme trovare il modo pi` u ecace per risolverli. Per quanto concerne le altre lingue, si tratter` a intanto di rispolverare e di valorizzare le competenze acquisite nella scuola secondaria superiore. Rispetto al mondo delle lingue straniere e al loro studio, avrete ora un approccio ed una motivazione del tutto diversi, soprattutto, direi, pi` u maturi. Infatti queste conoscenze linguistiche saranno ora strettamente correlate ai vostri interessi losoci, a cominciare dai testi primari (originali), sui quali dovrete imparare a lavorare e della cui importanza vi renderete ben presto conto. Io stesso, entro i limiti dei miei obiettivi formativi, vi stimoler` o ad imboccare questa direzione, vi introdurr` o a questo tipo di esperienza. Capiter` a spesso, nel commentare un testo cassireriano tradotto in lingua italiana, che io mi soermi su tale o talaltra parola, la confronti con loriginale tedesco o con altre possibili traduzioni italiane. Ci` o avverr` a non per un eccesso di pedanteria, ma per esigenze ermeneutiche e, in denitiva, profondamente losoche. Ogni pensiero ha la sua lingua, ed ogni lingua un suo pensiero. Nel caso di Cassirer la lingua ` e il tedesco. Ci` o comporta forse che tutti noi dovremmo padroneggiare anche questa lingua straniera? Non necessariamente, bench e lo studente ideale non esiterebbe ad includere questo obiettivo formativo tra i suoi compiti ed i suoi doveri. Anche in questo caso, tuttavia, tra il nulla e la perfezione si estende la scala innita dellesperienza possibile. Del resto, sarebbe pretendere troppo il volerci dispensare da questa necessaria fatica, senza della quale non sarebbe stata possibile alcuna traduzione e neppure la stessa tradizione losoca, la quale si potrebbe sintetizzare in una sola battuta altro non ` e che larte di preservare il medesimo nel diverso. Non sempre ci` o` e possibile. I problemi linguistici non riguardano solo gli specialisti del linguaggio e neppure i rapporti tra le lingue moderne. Come vedremo, essi sono centrali ed importanti nel pensiero di Cassirer, ma anche nello stesso Kant, il quale ha dovuto tradurre nel suo tedesco settecentesco dei pensieri o dei concetti che hanno una lunghissima storia, che sono a loro volta stati veicolati dal latino accademico e prima ancora dal greco classico. Lavoro improbo, ma non impossibile. In verit` a, ci` o che in comune hanno le lingue, oltre alla insuperabile diversit` a, che ce le rende cos` ostiche, ` e la loro forma simbolica, grazie alla quale esse possono sussistere per noi, felicemente e provvidenzialmente, come puro linguaggio. Ne consegue, da questo punto di vista, che la conoscenza adeguata delle principali strutture della propria lingua nel nostro caso dellitaliano, della sua morfologia, grammatica e sintassi pu` o diventare la chiave di accesso ad ogni altra lingua. Dal loro costante e continuo confronto 17

dovremmo fare di tale frequenza il nostro pane quotidiano emerger` a con chiarezza quale particolare direzione ciascuna lingua abbia dovuto percorrere per applicare la logica alla realt` a, per assicurare alle pure categorie del pensiero una loro concrezione nelluniverso della espressione e della rappresentazione linguistica. Da tutto ci` o consegue che lapprendimento di una lingua straniera non si risolver` a mai in una passiva imitazione o riproduzione di suoni e gesti linguistici, alla maniera del pappagallo e della scimmia, anche se queste abilit` a potranno talvolta rivelarsi utili e necessarie. Si tratter` a piuttosto di comprendere, per esempio, in quali modi il tedesco, il francese, linglese, a differenza dellitaliano, abbiano arontato il problema della rappresentazione delle relazioni spaziali e temporali, tentato di ssare le determinazioni quantitative e qualitative degli oggetti, di consolidare i rapporti cosa-propriet` a, causa-eetto, ecc.; come ciascuna di quelle lingue interpreti ed esprima i valori modali, i piani del possibile, del reale, del necessario. In breve, lapprendimento di una lingua straniera, non ` e solo questione di lessico (liste innite di parole e di espressioni da memorizzare in modo passivo o meccanico), bens` piuttosto questione di logica applicata allespressione (anche qui, soluzione attiva e creativa di problemi). Se ` e vero che ogni losofo non potr` a che pensare nella propria lingua, unattenta ed assidua frequentazione del suo modo di pensare ci consentir` a allora di ricreare con facilit` a, magari di anticipare, di indovinare anche il suo modo di parlare e di scrivere. Ultimo punto:
Indispensabile ` e invece una competenza informatica minima, per un uso del computer e della videoscrittura adeguato agli obiettivi formativi del corso.

Qui si tratta di conoscere i programmi di scrittura (Word o altro), le modalit` a di stampa, luso delle tecniche di impaginazione, la formattazione (creazione di paragra, allineamento e giusticazione del testo, note a pi` e di pagina, numeri di pagina, corsivi, caratteri speciali, tipi di font). In breve, la padronanza richiesta per il rilascio del Patentino europeo. Per oggi mi fermo qui. Riprenderemo domani lillustrazione generale degli obiettivi formativi e dei contenuti del corso. Vi informo, inne, che anche questanno, come gi` a ho fatto nel recente passato, intendo registrare tutte le mie lezioni. Queste verranno raccolte in un apposito dischetto e rese pubbliche alla ne di ogni semestre.

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Lezione Seconda (07.10.2008): Preliminari sulla Filosoa delle forme simboliche

Ho cercato ieri di presentare i propositi di questo insegnamento. Non ` e stato possibile farlo in maniera esauriente in una sola ora. Mi propongo nella lezione odierna di completare questo mio intento di ieri. Mi sono ieri dilungato a sucienza sui prerequisiti, dunque non ritorner` o su questo punto. Oggi vorrei innanzitutto dire qualcosa sul primo punto del programma, riguardante la presentazione generale del corso. Mi soermer` o dapprima sul contenuto vero e proprio di esso. In seguito vedremo come questo contenuto si svilupper` a: si tratter` a di capire quale forma dare a tale contenuto. Come potete voi stessi constatare, comincio col separare un contenuto da una forma, ma nello stesso tempo non ignoro che questa distinzione ` e ssata in modo analitico, a un certo livello di astrazione. In eetti, sul piano strettamente fenomenologico nellatto concreto di questo mio discorrere qui con voi , risulta impossibile parlare di un contenuto senza gi` a dargli una certa forma, cos` come altrettanto impossibile parlare di una forma, se questa forma ` e completamente vuota. Ci dovr` a sempre essere un contenuto capace di dare corpo a una forma; e, viceversa, una forma capace di dare senso a un contenuto. Gi` a da questa prima distinzione e da questa mia stessa dicolt` a nellavviare il discorso ci accorgiamo che il nostro parlare ` e alquanto metaforico, nel senso che esso non si riferisce alla cosa cos` come questa eettivamente ` e o vorrebbe essere. Su questa questione del rapporto tra materia e forma ci dovremo intrattenere pi` u in l` a. Al momento vi sto facendo notare come subito, n dalle prime battute di queste mie lezioni, io mi imbatta nel problema di associare alla trasmissione dei contenuti una certa forma. Dunque il mio problema allinizio di un corso come il vostro nel progettare una tesina potrebbe essere cos` formulato: Nella presente occasione, quale forma ` e preferibile dare al contenuto dei miei pensieri, in modo che la loro esposizione risulti il pi` u possibile opportuna ed ecace? In breve, scelgo la soluzione pi` u semplice: dovr` o accontentarmi, nella presente occasione, di un banale riassunto. Ora, non si pu` o ottenere un riassunto senza disporre di capacit` a sintetiche. Ma, se operare una sintesi ` e certamente necessario, ci` o non ` e tuttavia suciente per ottenere il riassunto. Occorrerebbe infatti poter distinguere dapprima i contenuti principali, gli elementi degni di essere evidenziati e riferiti, dai contenuti secondari, trascurabili o meno importanti ai ni della sintesi. Ma ogni distinzione di questo tipo presuppone luso delle funzioni analitiche e della riessione. Larte dellanalisi consiste appunto nel distinguere una cosa dallaltra allinterno di un tutto 19

dato e nel giudicare, ai ni del discorso che si vuole presentare, quale possa essere la parte indispensabile e quale la parte trascurabile. Questo ` e ci` o che mi accingo a fare io adesso, e questo ` e anche ci` o che presumo farete voi stessi alla ne del corso, quando, passando in rassegna la totalit` a disorganica delle conoscenze acquisite (i vostri appunti mentali), dovrete denire analiticamente quali sono le pi` u signicative ai ni dellargomento scelto per il vostro lavoro di tesina e quali invece non lo sono. Soltanto sulla base di queste scomposizione analitica interviene poi la ricomposizione sintetica del tutto. Ci` o detto, tuttavia, non vi nascondo che sarebbe altrettanto legittimo asserire il contrario, ossia che non ` e possibile analizzare nulla che prima non sia stato in qualche modo gi` a congiunto. Indugio, allinizio, su queste nozioni elementari, forse anche scontate per molti di voi, per incoraggiarvi ad un ascolto attento e riessivo. Se preferite, potete anche prendere appunti durante la lezione; e non esitate ad interrompermi con unalzata di mano, qualora non fosse chiaro ci` o che vado di` cendo. E bene dilucidare sul nascere i punti oscuri. Se ora mi soermo ancora sul riassunto, sullarte dellanalisi e della sintesi, ` e perch e una delle pratiche che io potrei sollecitare in questa sede se sar` a opportuno e possibile, magari pi` u in l` a, quando il corso sar` a stato avviato e saremo tutti pi` u aatati consiste appunto nel riassumere brevemente allinizio di ogni nuova lezione i contenuti essenziali della lezione precedente. In tal modo sar` a possibile rimediare in parte al problema della discontinuit` a nella frequenza ` probabile che delle lezioni. Questo ` e un problema mio, ma anche vostro. E gli studenti presenti oggi non siano gli stessi di ieri: fenomeno inevitabile e giusticabile, quando gli orari dei dierenti corsi si sovrappongono. Come sar` a allora possibile ricuperare gli assenti, aggiornare i presenti, garantire in partenza almeno la parit` a dellinformazione? Potrei io stesso, certo, iniziare la mia lezione con un breve richiamo delle cose dette in precedenza. Tuttavia sarebbe auspicabile che anche qualcuno di voi, in modo volontario, si assuma di volta in volta lonere del riassunto. Oltre che un ottimo esercizio personale, sarebbe questo, soprattutto se attuato a rotazione, un servizio che ciascuno rende liberamente agli altri. Faccio dunque appello al vostro senso di responsabilit` a: sappiate che, allinizio della lezione, potr` a essere qualcuno di voi chiamato a riassumere per tutti i presenti, gli assenti, i sordi, i distratti, gli smemorati i contenuti principali della lezione precedente, ovvero a fare per cos` dire il punto della situazione. Si tratta, in breve, di acquisire delle buone abitudini con lesercizio: rimanere il pi` u possibile attenti durante la lezione; sviluppare le vostre capacit` a ricettive, le vostre funzioni analitiche e sintetiche anche nel prendere appunti scritti o mentali; 20

potenziare soprattutto la vostra capacit` a attiva di riassumere in forma concisa e pertinente, dopo un giorno o dopo una settimana, la trattazione precedente. Pur modesta, questa pratica costituisce gi` a di per s e un esercizio losoco. Essa vi impegna personalmente e soprattutto vi vincola agli altri, poich e in tal modo si mette in moto una sorta di circolazione del pensiero, la quale, peraltro, servir` a a tenere viva lattenzione generale e consentir` a soprattutto a me di misurare anche in senso qualitativo il grado della vostra presenza. Oggi per` o spetta in primo luogo a me il compito, non facile in verit` a, di illustrarvi in poche parole, e tuttavia in maniera ecace e pertinente, in cosa consista la Filosoa delle forme simboliche fondata e sviluppata da Ernst Cassirer. A tal ne non potr` o far di meglio che leggere e commentare una breve parafrasi di un testo redatto dallo stesso Cassirer, il quale ha dovuto, anche lui, arontare e risolvere il medesimo problema del riassunto. Gli ` e capitato pi` u volte nel corso della sua lunga esperienza, in veste sia di professore (nelle sedi universitarie), sia di intellettuale mondano, di losofo riconosciuto ed aermato, che espone al pubblico giudizio le proprie idee (nei suoi libri, in innumerevoli articoli, saggi, conferenze, in Germania, in Europa, in America). Dovendosi spesso rivolgere ad un uditorio che, al pari di voi, non necessariamente ` e gi` a al corrente delle sue ricerche in campo losoco, egli stesso avverte il dovere di riassumerne in poche parole, a chi lo ignori, il contenuto ed il senso essenziali. Compito, come si ` e detto, non aatto semplice e facile. Leggiamo dunque direttamente una delle risposte fornite da Cassirer:
La Filosoa delle forme simboliche tenta di seguire la strada della losoa critica indicata da Kant. Non vuole partire da una proposizione generale e dogmatica sulla natura dellessere assoluto, ma essa pone in modo preliminare la questione su cosa signica in generale laermazione su un essere, su un oggetto della conoscenza, e per quale via e attraverso quali strumenti pu` o essere raggiungibile e accessibile in generale loggettivit` a. La superba ontologia deve lasciare un posto, pi` u modesto, ad una semplice analitica dellintelletto puro e ad una fenomenologia della coscienza linguistica, estetica, teoretica. Di fronte al fatto delle scienze dello spirito, allo sviluppo prodigioso delle scienze linguistiche, delle scienze religiose, delle scienze artistiche, la losoa deve ora assolvere il compito di estendere la sua critica allintero ambito della comprensione del mondo [Weltverstehen ], di distinguerne le possibili modalit` a, di scoprire le diverse potenze, le fondamentali forze spirituali, che concorrono a renderla possibile.1
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Cfr. E. Cassirer, Sulla logica del concetto di simbolo (1938), in K. Marc-Wogau

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Riprendiamo ed approfondiamo ora il brano in modo analitico:


La Filosoa delle forme simboliche tenta di seguire la strada della losoa critica indicata da Kant.

Fin dalla prima frase abbiamo a che fare con un losofo che si richiama esplicitamente a Kant. Sarebbe tuttavia opportuno precisare che egli presenta se stesso come un losofo kantiano, o neokantiano, pi` u che come un erudito kantista (mi si perdoni questo brutto termine). Chiariamo innanzitutto quale potrebbe essere la dierenza tra un kantista ed un kantiano. O, se preferite un esempio analogo, tra un marxista e un marxiano. Per amor di coerenza si sa il fondatore del marxismo prefer` dare testimonianza di s e sempre nel nome di Karl Marx, piuttosto che in nome del marxismo, perch e chi produce e manifesta la propria identit` a, nella dialettica del mutamento, non necessariamente ` e anche un seguace o un imitatore di se stesso. In tal senso, tutto ci` o che ` e attribuibile al pensiero dellautore, rendendone possibile lindividuazione, sarebbe da denire a rigore marxiano (= proprio di Karl Marx o della sua autentica dottrina), pi` u che marxista (= proprio dei suoi seguaci o degli interpreti del suo pensiero). Lo stesso varr` a anche per Immanuel Kant. Cosa implica dunque essere fedele al pensiero di un Autore? Ci potr` a essere una tradizione scolastica, il cui compito ` e la conservazione e perpetuazione delle opere del Maestro, la ripetizione e losservanza minuziosa delle cose dette da Lui, con spirito non necessariamente critico: ipse dixit ! Ma si pu` o anche essere interpreti degni o anche continuatori del lavoro iniziato dal maestro, appunto perch e ogni autentica opera della cultura umana, una volta oggettivata e licenziata dallautore, non ` e pi` u propria solo dellautore, bens` propria di tutti, essendo ora a disposizione di tutti. In tal senso lopera culturale diventa un patrimonio universale dellumanit` a, di cui ciascuno deve poter liberamente disporre entro i limiti ed i ni del mondo della cultura. Di conseguenza tra i seguaci di Kant si potrebbe ben distinguere tra quelli che privilegiano esclusivamente la lettera e quelli che, pur rispettando la lettera, cercano di onorarne innanzitutto lo spirito. Nel caso di Cassirer, noi abbiamo a che fare con un losofo che indubbiamente si ricollega alla tradizione della losoa di Kant, ma non indulge troppo agli aspetti strettamente lologici. Egli non sacralizza i testi, n e si adagia (addormenta) dogmaticamente su di essi. Pur rispettando la lettera, mira sempre a interpretarne lo spirito. Cassirer ` e innanzitutto editore di Kant, ha curato e pubblicato con altri collaboratori una edizione critica
- E. Cassirer, Disputa sul concetto di simbolo. La discussione sulla rivista Theoria (1636-1638), a cura di Annanella dAtri, Edizioni Unicopli, Milano 2001, pp. 157-159.

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di tutte le opere di Kant.2 Ha anche scritto, a suggello di questa edizione monumentale, un grosso volume supplementare intitolato Vita e dottrina di Kant, nel quale, tracciando il percorso unitario delluomo e del losofo, egli mostra quanto sia dicile e controproducente, soprattutto nella gura di Kant, voler trasformare in entit` a metasiche (ipostatizzare) e contrapporre tragicamente luna allaltra lesistenza (la materia) e il pensiero (la forma), lesperienza individuale della vita e la vita universale dello spirito. Dovete immaginare, appunto, la vita di un uomo che fa del pensiero losoco lo scopo ed il nutrimento della propria esistenza. Dunque ` e dicile anche sul piano semplicemente simbolico separare le due cose, le due dimensioni. Questa monograa di Cassirer mostra come sia possibile vivere la losoa e losofare nel centro stesso della esistenza vitale. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che Cassirer ` e un interprete che, per poter rispettare il dato letterale della losoa kantiana, deve in un certo senso anche trascenderlo. Cos` il criterio di valutazione per lui non ` e tanto ci` o che eettivamente Kant ha detto o ` e riuscito a fare che di solito ` e ci` o che noi puntualmente troviamo su tutti i manuali di losoa e nelle opere divulgative del tipo: Cosa ha veramente detto Tizio, Cosa ha veramente detto Caio, le quali propongono una sintesi di ci` o che si ritiene caratteristico ed emblematico di quel losofo quanto invece, potremmo dire, lintenzione kantiana. Ci` o che Kant ci ha di fatto lasciato in eredit` a` e il massimo commensurabile con il suo progetto complessivo, ossia con il suo programma ed obiettivo losoci: la fondazione di un metodo trascendentale e anche di un sistema di losoa trascendentale, al ne di dare lustro e prestigio alla losoa in quanto tale, ivi compresa, come titola un suo famoso saggio preparatorio, ogni futura metasica che potr` a presentarsi come scienza. Questultimo era senza dubbio uno degli obiettivi di Kant. Rifondare la metasica signicava per lui rivedere il senso che questo termine e questa disciplina avevano assunto nella tradizione losoca. Il metodo critico da lui introdotto sottopone in via preliminare la stessa ragione metasica al tribunale della ragione, ovvero alla critica della ragione pura, dove la ragione compare nello stesso tempo come imputato e come giudice. Decisivi, in tale procedura, sono il verdetto della ragione e la sua autonomia. Cos` , riallacciandoci per un momento alle questioni accennate nella lezione di ieri, sar` a legittimo domandare: Pu` o la ragione pretendere di emettere un giudizio vero? Quando, per esempio, incisa a grandi lettere, persino
2 Cfr. Immanuel Kants Werke, in collaborazione con Hermann Cohen, Artur Buchenau, Otto Buch, Albert G orland, B. Kellermann, Otto Sch ond orfer, a cura di Ernst Cassirer. Edizione delle opere complete in dieci volumi ed un volume supplementare scritto da Cassirer: Kants Leben und Lehre, Berlin, Bruno Cassirer, 1918, pp. VIII-449 (2 ed. 1921).

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sui cartelli stradali o sui piloni delle nostre autostrade, campeggia la scritta ` potremmo da loso domandare: Questa pretesa cos` DIO CE, forte ` e anche fondata? A chi spetta decidere? Kant dimostra che lunica sede, lunica istanza competente ed a ci` o legittimata altro non possa essere che la stessa ragione che ha formulato quel giudizio. Ma ad ununica condizione: sospendere ogni contesa metasica per avviare unindagine preliminare sulluso e sui limiti delle nostre facolt` a. La strada della losoa critica indicata da Kant dovr` a di conseguenza ripercorrere in lungo e in largo lintera sfera del sapere, prima di ritrovare se stessa. Ora, se il criterio di valutazione di unopera ` e lintenzione (il programma, il progetto) che lha resa possibile, si tratter` a allora di appurare se (e in quale misura) Kant sia riuscito a realizzare ci` o che si preggeva. Quale che possa essere la risposta, positiva o negativa, si tratter` a in ogni caso di darne anche una dimostrazione, non solo sul piano storico, ma anche sul piano fenomenologico. In realt` a, come ogni essere umano, anche il losofo tende a trascendere la propria esistenza, ovvero persegue spesso obiettivi che vanno ben al di l` a delle sue forze. La nostra mente ` e tendenzialmente traboccante rispetto alle nostre disposizioni sico-naturali, alla nostra esistenza spaziotemporale. Apparteniamo tutti, in quanto individui, ad un certo mondo storico, ad una certa epoca, che necessariamente limita e condiziona ogni nostra aspirazione. In quanto losofo critico, Kant era, pi` u di chiunque altro, ben consapevole dello scarto esistente tra lideale e il reale. In verit` a, un losofo critico si contraddistingue per il fatto che nel corso del suo fare egli si rende abbastanza conto delle ragioni che possono impedire o incoraggiare gli slanci del pensiero, egli sar` a pertanto in grado di frenare i facili entusiasmi, ma anche di superare le dicolt` a. La vita e le opere di Kant attestano ampiamente questo modo di procedere. La Seconda Critica integra ed aggiorna la Prima Critica, la Terza Critica integra e aggiorna la Seconda Critica, la Filosoa della religione integra e aggiorna la Filosoa della storia, lAntropologia . . . : nel cantiere della losoa i lavori sono perpetuamente in corso, per denizione lopera non ` e mai denitiva. Da questo punto di vista essere kantiani dopo Kant signica proseguire ed aggiornare il programma di Kant. Sul nire del secolo XVIII la losoa critica di Kant mira innanzitutto a confrontare la metasica (la superba ontologia) con la scienza esatta. Il suo problema di partenza ` e rappresentato dalla crisi generale della losoa in quanto tale (primo Faktum da giusticare): un tempo la losoa era la regina di tutti i saperi, mentre oggi deve amaramente constatare Kant la vediamo mendicare agli angoli delle strade, vecchia matrona, espulsa dal suo regno, senza arte n e parte, soprattutto priva di mezzi. Basta guardarsi intorno. Cosa ` e rimasto del glorioso edicio della losoa? Rovine, cumuli 24

di macerie, castelli distrutti. Questa penosa situazione rende la losoa non pi` u degna del suo stesso nome. A causa di una malintesa concezione della pratica losoca, la normale dialettica della conoscenza scientica, che dovrebbe legittimare e garantire la diversit` a delle opinioni e la molteplicit` a dei punti di vista, nisce col degenerare in uno stato permanente di guerra guerreggiata. Primi responsabili di questo generalizzato disastro sono agli occhi di Kant i loso stessi. Trincerandosi reciprocamente dietro concezioni dogmatiche (spesso metasiche) della verit` a, le varie scuole losoche si delegittimano a vicenda e si sentono anche in diritto di cannoneggiare e distruggere le posizioni dellavversario. Il sereno confronto delle idee e la civile disputa scivolano progressivamente verso la polemica losoca. In breve, si potrebbe anche dire con un caratteristico gioco di parole preso in prestito da Karl Marx che alle armi della critica subentri qui progressivamente la critica delle armi, dove luso polemico della ragione viene inteso e praticato nel senso primario, prelosoco del termine (p olemos = combattimento, guerra = confutare, invalidare le idee dellavversario, senza esclusione di colpi e con tutti mezzi possibili, al ne di aermare la presunta verit` a della propria posizione). Poich e per` o, essendo unica, la losoa non pu` o distruggere parte alcuna della losoa, senza distruggere anche se stessa, ecco che lesito di ogni guerra condotta in questi termini altro non potr` a essere che questa desolazione spettrale di ruderi e di rovine. Nei primi capoversi della Prefazione alla prima edizione della Critica della ragione pura (1781), Kant espone con chiarezza ed ecacia i termini del problema, la sua origine e le sue conseguenze:
In un genere delle sue conoscenze, la ragione umana ha il particolare destino di venir assediata da questioni, che essa non pu` o respingere, poich e le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, ma alle quali essa non pu` o neppure dare risposta, poich e oltrepassano ogni potere della ragione umana. Essa incorre in questo imbarazzo senza sua colpa. Muove da proposizioni fondamentali, il cui uso ` e inevitabile nel corso dellesperienza ed insieme ` e da questa sucientemente convalidato. Con tali proposizioni essa sale sempre pi` u in alto (come in verit` a richiede la sua natura), a condizioni pi` u remote. Ma poich e si accorge, che a questo modo la sua attivit` a deve rimanere ognora senza compimento, poich e le questioni non cessano mai di ripresentarsi, essa si vede allora costretta a rifugiarsi in proposizioni fondamentali, che oltrepassano ogni possibile uso di esperienza e nondimeno sembrano tanto superiori ad ogni sospetto, che anche la comune ragione umana si trova daccordo su di esse. Cos` facendo tuttavia essa cade in oscurit` a e contraddizioni, dalle quali a

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dire il vero pu` o inferire, che alla base debbono sussistere da qualche parte errori nascosti; essa non pu` o tuttavia scoprirli, poich e le proposizioni fondamentali, di cui si serve, non riconoscono pi` u alcuna pietra di paragone nellesperienza, dal momento che oltrepassano il conne di ogni esperienza. Ebbene, il campo di battaglia di questi contrasti senza ne si chiama metasica.3

Senza preamboli, Kant entra subito nel vivo dellargomento principale della Critica. Il genere di conoscenze e di questioni, cui qui si allude, sono quelle tradizionali della cosiddetta metasica (= al di l` a della sica): Il mondo ha un inizio nel tempo? Riguardo allo spazio, il mondo ` e racchiuso entro limiti? Le sostanze composte, nel mondo, constano di parti semplici? ` possibile trovare da qualche parte, nel mondo, qualcosa di non ulte E riormente scomponibile? La volont` a umana ` e libera? Nel mondo, tutto accade unicamente secondo le leggi della natura? Esiste, nel mondo, o fuori del mondo (come sua causa), un ente assolutamente necessario? Esiste un Dio? Lanima ` e immortale? Posta di fonte alla molteplicit` a, variet` a e talvolta anche alla baraonda delle esperienze, la ragione non pu` o fare a meno di ricercare princip generali e di raccoglierli in teorie scientiche pi` u complesse. Cos` , riconducendole ad un fondamento il pi` u possibile unitario, essa spera di introdurre un possibile ordine nelle cose del mondo. Finch e il principio individuato fa parte dellesperienza, esso pu` o da questa essere anche convalidato. Tuttavia, non essendoci nellesperienza nulla che non sia suscettibile di essere condizionato a sua volta da qualche altro elemento dellesperienza stessa, questultima non potr` a mai orire alla ragione un principio esplicativo capace di appagare la sua naturale spinta verso princip assolutamente ultimi, incondizionati, vale a dire princip non pi` u condizionati da altri princip . Cos` la ragione,
I. Kant, Critica della ragione pura, traduzione e note di Giorgio Colli, Adelphi Edizioni, Milano, 1976, p. 7.
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spontaneamente, nisce col cercare, e spesso si illude anche di trovare i suoi princip ultimi, di l` a dallesperienza, trascendendola. La ragione sottolinea Kant entra in conitto con se stessa senza sua colpa. In eetti, se il principio esplicativo dellesperienza ` e posto assolutamente al di l` a della esperienza stessa, ` e un controsenso lappellarsi a questultima al ne di confutarlo o anche di dimostrarlo come vero. Non potendo naturalmente aspettarsi mai n e smentite, n e conferme da un eventuale ricorso allesperienza, su ciascuna delle grandi questioni metasiche sopra menzionate, la ragione ha allora, non solo la capacit` a, ma anche il pieno diritto di rispondere tanto aermativamente, quanto negativamente. Con argomenti in apparenza inoppugnabili la ragione pu` o ammettere, per esempio, tanto la limitatezza, quanto la illimitatezza delluniverso spaziale. Essa inoltre sembra dover assistere impotente alle dispute senza ne tra i sostenitori degli opposti partiti losoci, trattandosi essenzialmente di un conitto interno alla ragione in quanto tale. Di qui il suo senso di impotenza e il suo grave imbarazzo. Di qui anche la crisi della metasica:
Vi fu un tempo, in cui essa era chiamata la regina di tutte le scienze, e se si considerano le intenzioni come fatti, essa meritava certo questo nome onorico a causa dellimportanza preminente del suo oggetto. Ora la moda dellepoca ` e incline a dimostrarle un totale disprezzo, e la matrona si lamenta, scacciata ed abbandonata, come Ecuba: modo maxima rerum, tot generis natisque potens nunc trahor exul, inops (Ovid. Metam.).4 Da principio, sotto il governo dei dogmatici, il suo dominio era dispotico. Tuttavia, poich e la legislazione conservava in s e la traccia dellantica barbarie, essa degener` o man mano attraverso guerre intestine sino ad una totale anarchia, e gli scettici, una specie di nomadi, che aborriscono da ogni durevole colonizzazione della terra, scompaginarono di tempo in tempo la consociazione civile. Dato per` o che costoro non erano per fortuna se non pochi, essi non poterono impedire, che quegli altri tentassero ogni volta di ricostituirla di nuovo, per quanto senza un piano su cui fossero concordi. In tempi pi` u recenti, a dire il vero, parve una volta, che tutti questi contrasti dovessero nire mediante una certa siologia dellintelletto umano (per opera del famoso Locke), e che la legittimit` a di quelle pretese dovesse venir giudicata denitivamente; peraltro, sebbene la nascita di quella presunta regina venisse derivata dallorigine plebea dellesperienza comune, e nonostante che in tal modo la sua presunzione dovesse a buon diritto
Fino a poco tempo fa la pi` u grande fra tutte, di natali cos` nobili e con tanti gli adesso vengo trascinata via, esule e impotente.
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diventare sospetta, risult` o tuttavia che essa manteneva ancor sempre le sue pretese, dato che questa genealogia in realt` a le era stata attribuita falsamente. Cos` tutto ricadde unaltra volta nellantiquato, tarlato dogmatismo, e di qui nel discredito, onde si era voluto trar fuori la scienza. Ora, dopo che sono state tentate invano tutte le vie (come si ` e persuasi), regnano la svogliatezza ed un totale indierentismo: il che ` e madre del caos e della notte nelle scienze, ma ` e insieme lorigine, per lo meno il preludio, di un vicino mutamento radicale e di un rischiaramento delle medesime, se ` e vero che esse sono divenute oscure, confuse ed inservibili, per una diligenza male applicata.5

In questo capoverso, viene delineata da Kant, per grandi linee, la vicenda ciclica del pensiero moderno, dalla notte delle scienze al loro rischiaramento (illuminismo). Nel campo di battaglia della metasica, il dispotismo dogmatico (vale a dire, la metasica razionalistica rappresentata da Descartes, Spinoza, Malebranche, Leibniz e Wol), a causa delle prolungate dispute interne, produce il doppio eetto della anarchia e della ricorrente reazione scettica, la quale spiana la strada ai primi tentativi di mediazione da parte degli empiristi (gli studi di Locke sulla natura o siologia dellintelletto umano, il quale, respinto ogni innatismo, tenta di ricondurre ogni conoscenza allesperienza, esterna o interna). Ma i compromessi spiccioli dellempirismo non fanno che rilanciare le fortune dei dogmatici. E cos` il ciclo ricomincia, provocando la diusa, quanto superciale reazione antimetasica tipica dellideologia popolare illuministica (un totale indierentismo). Con la crisi della metasica viene meno anche lunit` a del sistema del sapere: scienze che per tradizione facevano parte della losoa (per esempio la logica, la matematica, la sica, le scienze naturali, per non parlare anche di altre conoscenze connesse allesercizio delle arti, come la medicina), preso atto dellarroganza della losoa, si sono progressivamente staccate da questa e messe in proprio. Si assiste ad un silenzioso esodo dalla losoa. Nascono e si sviluppano nuovi saperi, tecniche e metodologie che nulla pi` u hanno a che fare con i programmi e con le intenzioni della losoa. Il risultato, agli occhi di Kant, ` e che tali forme di conoscenza hanno saputo conquistare dignit` a, prestigio, si sono costituite come scienze, e come tali vengono universalmente riconosciute. Il campo della losoa invece, rispetto a questi nuovi e oridi edici, appare come un deserto di rovine. Kant nella Critica si riferisce innanzitutto agli sviluppi della matematica pura e della matematica applicata alla conoscenza della natura, alla sica pura e alla sica applicata stiamo parlando di quella stagione fortunata che da Galilei conduce no a Newton.
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Critica della ragione pura, cit., pp. 8-9.

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Cosa dovrebbe fare la losoa in tale situazione? 1. Accettare lo stato di fatto, smettere di pensare come losoa, rinunciando cos` alla propria dignit` a? 2. Assoggettarsi ai nuovi saperi, mutuare da questi (in particolare dalla matematica) le tecniche dindagine ed il metodo, rinunciando cos` alla propria autonomia? Kant scarter` a con decisione entrambe le alternative: le rirerr` a impraticabili, sbagliate e, soprattutto, subalterne, non adeguate alla dignit` a della losoa. Dov` e dunque il merito di Kant? Nellaver saputo ridare vigore e slancio alla losoa, rifondandone dallinterno il campo, il metodo ed il ne. In breve: nellavere non solo indicato e percorso, bens` aperto per primo, tracciato per la prima volta la strada della losoa critica:
Filosoa critica ` e quella che non inizia tentando di erigere o di abbattere sistemi, o (come fa il moderatismo) tentando di limitarsi ad appoggiare sui pilastri un tetto senza una casa, al ne di cercarvi un occasionale riparo; ` e quella, invece, che inizia a fare la sua conquista (qualunque ne sia lintento) muovendo dallanalisi del potere della ragione umana, e che non si mette a ragionare a vanvera quando sha a che fare con losofemi che non possono trovare la loro conferma in nessuna esperienza possibile.6

Come viene dal kantiano Cassirer interpretata e valutata questa importante rinascita losoca?
La Filosoa delle forme simboliche [. . . ] non vuole partire da una proposizione generale, di tipo dogmatico, sulla natura dellessere assoluto, ma essa pone preliminarmente la questione su cosa signica in generale laermazione su un essere, su un oggetto della conoscenza, e per quale via e attraverso quali strumenti pu` o essere raggiungibile e accessibile in generale loggettivit` a. Kant lo ha cos` espresso: i fondamenti dellintelletto sono puri princip dellesposizione delle apparenze: il superbo nome di ontologia che si arroga il diritto di fornire in generale una conoscenza sintetica a priori delle cose in una dottrina sistematica . . . deve lasciar un posto, pi` u modesto, ad una semplice 7 analitica dellintelletto puro. Questa analitica, secondo lo stato della scienza che Kant aveva davanti, e che egli assume come situazione
I. Kant, Annuncio dellimminente conclusione dun trattato per la pace perpetua in losoa (1796), in I. Kant, Scritti sul criticismo, a cura di Giuseppe De Flaviis, Editori Laterza, Bari, 1991, p. 280. 7 Critica della ragione pura, cit. p. 320.
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di base, era in prima linea riferita alla scienza esatta, al fatto della matematica, ed alla scienza matematica della natura. Per essa erano valide le prime e fondamentali ricerche della Critica della ragione pura. Questa sfera progressivamente si allarg` o no a quando, con la Critica della facolt` a di giudizio, vennero ad occupare il centro della trattazione, con il problema della vita, i concetti fondamentali e le premesse della conoscenza biologica.8

Essenziale dal punto di vista di Cassirer ` e stata, nellepoca di Kant, lapplicazione del metodo critico (del metodo trascendentale) al duplice fatto 1. della crisi della ontologia; 2. del progresso delle scienze matematiche e siche. A tali fatti corrispondono i due problemi losoci, complementari ed inscindibili, con cui si apre la Critica della ragione pura : 1. Come ` e possibile la metasica in quanto scienza? 2. Come ` e possibile la matematica pura? Come ` e possibile la scienza naturale pura? La losoa critica non mette in discussione il fatto (quid facti ), ovvero le pretese di verit` a accampate rispettivamente dalla metasica da un lato, dalla matematica e dalla scienza naturale dallaltro lato, bens` , preso atto del fatto, essa si interroga sulle condizioni logico-trascendentali che lo hanno reso possibile (quid iuris ): lindagine critico-trascendentale vuole stabilire se quelle pretese sono anche fondate e giusticabili sul piano giuridico, ovvero nel foro della ragione pura. Non bisogna tuttavia confondere le condizioni empiriche di un fatto (la sua origine, le cause che lo hanno realmente occasionato nel tempo e nello spazio) con le condizioni trascendentali del medesimo (i princip logici che ne determinano la pura possibilit` a, indipendentemente dalla sua realizzazione eettiva). Questa distinzione ` e indispensabile per delimitare il terreno ed il livello specici su cui opera la riessione critico-trascendentale, la quale non ` e riducibile n e al piano empirico-psicologico, n e alla dimensione metasicospeculativa. Prima di chiarire con un semplice esempio questa importante distinzione e questo intreccio di relazioni tra i diversi piani della considerazione losoca, consentitemi di citare le parole con cui Kant inizia la sua Prefazione ai Prolegomeni :
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E. Cassirer, Sulla logica del concetto di simbolo, cit., pp. 157-158.

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Questi Prolegomeni non sono fatti ad uso di scolari, ma di futuri maestri; ed anche per questi ultimi non devono servire aatto ad inquadrare lesposizione di una scienza gi` a esistente, ma proprio a farla trovare. Vi sono dei dotti che hanno come propria losoa la storia della losoa (sia antica che moderna); non sono scritti per loro i presenti Prolegomeni. Essi devono attendere che coloro che si studiano di attingere alle fonti stesse della ragione, abbian conclusa lopera loro; allora toccher` a ad essi di dare al mondo notizia dellaccaduto. [. . . ] Mio proposito ` e persuadere tutti coloro che credono valga la pena di occuparsi di metasica, che ` e assolutamente necessario sospendere provvisoriamente il loro lavoro e considerare come non avvenuto tutto ci` o che nora si ` e fatto in metasica, per porre innanzitutto la quistione: se qualcosa come la metasica sia, in generale, anche soltanto possibile.9

Un giornalista della ragione, direbbe Kant, non produce alcun fatto di ragione, si limita ad attendere che lopera dellautentico losofo e del vero uomo di scienza sia compiuta, per annunciarne al mondo il semplice evento: per es., la pubblicazione dei Principia di Newton.10 Uno storico o un biografo cercherebbero le condizioni che hanno reso possibile levento culturale in qualche altro fattore concomitante della vita e della formazione dellautore, ovvero nella serie dei fatti spazio-temporali precedenti, come farebbe lindagatore della natura, per il quale ogni eetto (E) ha senso solo se correlato alla serie causale (C) che lo ha determinato. Un sociologo della cultura includerebbe nella sfera di indagine anche i fattori ambientali, nazionali, socio-economici, ecc. Uno psicologo farebbe ovviamente valere anche le particolari doti intellettive e il carattere personale del Signor Isaac Newton. Avremmo in questo modo compreso il signicato ed il valore strettamente losoco dei Principia di Newton? Certamente no! Il metodo trascendentale, certo, non disdegna questo tipo di indagini, le quali possono talvolta risultare necessarie ed utili per lesatta determinazione e denizione dei fatti. Esso tuttavia non pu` o ritenerle anche sucienti, perch e quelle indagini si limitano a dedurre empiricamente il quid facti da un altro quid facti. Si tratta, invece, di risalire al quid iuris, ossia a una condizione a priori puramente trascendentale, la quale, in quanto tale, non ` e riducibile ad
I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metasica che potr` a presentarsi come scienza, traduzione di Pantaleo Carabellese, introduzione di Hansmichael Hohenegger, Edizioni Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 3. 10 Cfr. I. Newton, Philosophiae naturalis principia mathematica, 1687; 17132 . Trad it. di A. Pala, in Opere, vol. I, Torino, Utet, 1978.
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alcuna limitazione empirica, spaziale, temporale o anche meramente causale. In questo senso le leggi della gravitazione universale formulate da Newton non sarebbero leggi esclusivamente inglesi, n e di per s e sarebbero valide soltanto a partire dal 1687! Kant direbbe che ogni deduzione empirica deve essere completata e giusticata da una deduzione trascendentale. ` dunque chiaro che i fatti di cui ci stiamo occupando possono certaE mente essere storicamente condizionati, ma il loro signicato trascende la circostanza contingente che essi siano potuti accadere in Inghilterra, in Germania o in Grecia in un dato tempo. In questo nuovo senso, essi ci appaiono come pure creazioni dello spirito, le quali pretendono di valere per noi sempre, ed in modo necessario ed universale. Pretese cos` forti, appunto, prima di spacciarsi come moneta corrente, meriterebbero secondo Kant di essere sottoposte al vaglio preliminare di una deduzione trascendentale ad opera della ragione. Prendiamo, ad esempio, il teorema di Pitagora. Esso ` e dalla tradizione attribuito a questo matematico, bench e gli storici della matematica potrebbero dubitare di questa attribuzione, cos` come si ` e dubitato dellattribuzione dei poemi omerici ad Omero, e persino della personale esistenza del poeta. Lo stesso dicasi per gli Elementi di Euclide, per la Sacra Bibbia, e per altre opere monumentali non attribuibili ad un solo individuo e ad una data precisa. Conoscenze analoghe al teorema di Pitagora potrebbero essere rinvenute o attestate presso gli antichi Egizi, i Babilonesi, gli Indiani, magari in formulazioni dierenti da quella proposta dai matematici greci. Si potrebbe ora domandare: Il teorema di Pitagora ` e una verit` a matematica valida solo per lepoca di Pitagora o continua a valere per noi ancora oggi? Per un matematico questa domanda sarebbe priva di senso, dunque improponibile. Per il matematico puro non ha rilevanza alcuna la disputa sullattribuzione delle invenzioni matematiche, n e quella sulla datazione delle scoperte. Ai ni del signicato strettamente matematico di un teorema, conta la forma teoretica interna di quel teorema, ovvero la sua relazione con il sistema dei princip razionali che lo rende possibile come oggetto matematico, appartenente dunque con pieno diritto al mondo degli oggetti matematici. La sua verit` a vale sempre e in ogni luogo, proprio perch e essa ` e indipendente da qualsiasi circostanza di tempo e di luogo, dunque anche da ogni altro tipo di contingenza storica. Per es., possiamo essere sicuri che la tremenda crisi economica e nanziaria, di cui in queste settimane leggiamo le cronache ed il puntuale resoconto su tutti i giornali del mondo, non intaccher` a di un millimetro la validit` a del teorema di Pitagora. Non ` e necessario essere matematici per ritenerlo immune: ` e facile capire che gli oggetti della matematica 32

e gli oggetti delleconomia monetaria, della nanza appartengono a sfere di signicato e ad universi simbolici del tutto distinti ed indipendenti luno dallaltro. La stessa cosa varr` a per i princip matematici applicati alla natura. In quanto fatti della ragione, essi dipendono innanzitutto dalla ragione stessa, la quale, se ha generato il fatto, deve allora poter rendere conto a se stessa dei princip fondamentali che lo hanno reso possibile. Questo ` e un compito che la ragione pura non pu` o delegare alla ragione empirica. Di conseguenza, per rendere conto dei Principia di Newton o della Philosophia prima sive Ontologia (1729) di Christian Wol, Kant non si improvvisa giornalista della ragione, bens` parte dal presupposto che, chiunque abbia scoperto dei princip razionali, non abbia potuto farlo se non per mezzo della ragione. Essendo questultima un bene spirituale di cui godiamo e disponiamo in pari misura tutti Newton, Kant, voi ed io , ne possiamo insieme parlare e farne anche uso, indipendentemente dai meriti di Kant e di Newton, le cui opere ci forniscono qui, nel presente corso, solo loccasione contingente per discuterne. Nelle opere della scienza e della losoa viene in un certo senso ssato per sempre il signicato oggettivo degli oggetti scientici e losoci. Leggendo e studiando quelle opere, noi ci muoviamo liberamente nellambito del puro pensiero, o come potremo vedere in seguito nel sistema dei puri signicati. Cos` , per Kant, non ` e possibile risolvere il problema della metasica, senza un serrato confronto delle sue pretese con i diritti consolidati della matematica pura e della scienza naturale pura. Solo con il metodo critico la losoa potr` a assolvere la sua funzione, senza dover rinunciare alla sua dignit` a ed alla sua autonomia. Kant avvia questo originale programma, ma scopre ben presto che la pura dimensione teoretica che vorrebbe da sola ordinare ed abbracciare in un sistema unitario la logica formale, la matematica, la sica e la metasica non rende di per s e giustizia alle altre prestazioni della ragione, pur suscettibili di considerazione e di critica: per esempio, il giudizio morale, lapprezzamento estetico, la credenza religiosa, il puro opinare, il profetare. Al progetto di una metasica della natura (il sistema di tutti i princip puri della ragione derivanti da semplici concetti con esclusione quindi della scienza matematica, che procede invece per costruzione di concetti princip riguardanti la conoscenza teoretica di tutte le cose, di tutto ci` o che ` e, in particolare le leggi della natura sica e psichica) dovr` a ben presto far seguito una fondazione della metasica dei costumi (il sistema dei princip che determinano a priori, e rendono necessario, il fare e non fare, e riguardanti in particolare 33

le leggi che governano la comunit` a degli esseri razionali, intesi come persone, esseri portatori di ni incondizionati e dotati di libert` a). Sar` a dunque possibile distinguere dalluniverso dei corpi sici luniverso etico (il regno dei ni e della libert` a), attestato dal Faktum della ragione pratica, ossia dalla coscienza della legge morale. Se fondato sulla ragione pura pratica, un giudizio morale ` e a suo modo saldo ed indiscutibile. Non meno di quanto possa esserlo un giudizio teoretico in campo matematico (per es., 7 + 5 = 12; il teorema di Pitagora) o in campo sico (le leggi siche che regolano la caduta dei gravi). Anche in campo pratico entrano in gioco dei princip forti, senza dei quali sarebbe impossibile stabilire un criterio universale per orientare le azioni e le valutazioni morali. Non testimoniare mai il falso! Rispetta i patti! Se la massima del mio comportamento ` e conforme alla legge morale, non c` e da discutere se unobbligazione sia giusta o ingiusta, buona o cattiva, n e si tratta di calcolare le probabilit` a di successo o insuccesso di unazione. La Critica della ragione pratica dimostra che un imperativo morale comanda il fare e il non fare in modo apodittico, senza discutere e senza calcolare oggi diremmo, senza sondaggi e senza opzioni maggioritarie e senza neppure cercare conferme nellesperienza. Non ` e lecito in etica ricavare il dover essere dallessere. Se io sostiene Kant dovessi ricavare il mio comportamento dallesperienza, se dovessi dedurre ci` o che idealmente si dovrebbe fare da ci` o che realmente fa la maggioranza delle persone o anche da ci` o che fanno magari tutti, salvo io, allora ci` o signicherebbe la ne delletica. Io invece devo trovare un principio che valga di per s e, indipendentemente dal fatto che altri, maggioranza o minoranza che sia, lo osservi o meno. Io voglio innanzitutto sapere che cosa ` e buono e che cosa ` e giusto in s e, e solo in base a ci` o potr` o anche valutare se ` e buona o giusta lazione eettiva. Lo stesso criterio dovr` a valere anche in ambito giuridico. Ora, se vigono princip forti nei campi delletica e del diritto, ci si potrebbe aspettare di reperirne di analoghi in campo estetico, per ci` o che concerne in particolare i fenomeni del bello e i nostri giudizi di gusto. Per esempio, a me pu` o piacere (o non piacere) un paesaggio naturale, unopera darte o altro; poich e la cosa piace a me, ritengo che debba piacere nello stesso modo anche a chiunque altro; di ci` o mi sento cos` certo e convinto, che non sono disposto neppure a discuterne. In breve, pretendo che un mio sentimento soggettivo debba necessariamente essere anche oggettivo, possa e debba valere per tutti nello stesso modo. Questa mia pretesa estetica ` e giusticabile? 34

Sar` a legittimo collocarla sullo stesso piano della pretesa teoretica e della pretesa etica? La risposta di Kant a questi interrogativi si pu` o leggere nelle prime sezioni della Critica della facolt` a di giudizio. Ma non ` e tutto qui. Nelle sezioni nali di questa terza Critica, Kant estende lindagine alla sfera ancor pi` u delicata e complessa dei nostri giudizi teleologici, che riguardano le possibili relazioni nalistiche tra i fenomeni, sia nel mondo naturale sia nel mondo storico ed anche nella vita individuale. Con tali giudizi, cosiddetti riettenti, noi cerchiamo il signicato di una cosa nello scopo (t elos ) verso cui essa tenderebbe, indipendentemente dalla nostra soggettiva volont` a. Pretendiamo cos` di determinare il ne oggettivo delle cose, pur conoscendole solo come fenomeni empirici. In eetti, dato il fenomeno x, potrebbe sorgere tra gli indagatori della natura un conitto ermeneutico e metodologico tra chi cerchi la comprensione del fenomeno dato nella relazione causale (C ` e causa di x, dove la ragion dessere di x va cercata nella causa C, che precede nel tempo) e chi viceversa nella relazione nalistica (x tende a F, dove il senso di x va cercato nel ne F, che segue nel tempo). Il nostro stesso comportamento quotidiano non ` e necessariamente sempre determinato da cause meccaniche, ma neppure da scopi o ni a noi sconosciuti e del tutto indipendenti dalla nostra volont` a. Se cos` fosse, noi saremmo assimilabili a bruti, ad automi, al limite a dei semplici oggetti sici, come questo intero e intonso cilindro di gesso, che ora vedo in stato di riposo qui sulla lavagna, che ora io lancio verso lalto, che ora osservo volteggiare in aria prima che vada in frantumi al suolo: prima era intero, ora ` e in pezzi, ma non certo per sua decisione, per sua volont` a, n e per suo fatale destino. Richiederebbe un estremo coraggio losoco, al limite dellincoscienza temeraria o allopposto se preferite della pigra vilt` a, il voler valutare il nostro quotidiano comportamento di uomini del mondo, di esseri-nel-mondo, alla stregua di questo pezzo di gesso gettato in aria e in terra. Eppure non mancano le spinte e le tentazioni che rendono molti aspiranti pensatori abbastanza vulnerabili alle seduzioni esercitate da questo comodo radicalismo losoco. Basterebbe ispirarsi alle tristi testate dei nostri giornali e telegiornali: giovane uccide a colpi di fucile il professore e dieci suoi compagni di scuola; 35

branco di quartiere d` a fuoco a barbone addormentato in una stazione metropolitana. Editoriale in prima pagina : Irresponsabili! Verdetto del sociologo : Colpa della societ` a, colpa della scuola, colpa della famiglia! Verdetto dello psicoanalista : Colpa dell Es! Verdetto dello psichiatra : Colpa del cervelletto! Denuncia del capo dellopposizione politica : Colpa del Governo! Omelia del parroco : Colpa del demonio! Ma per fortuna, o per sfortuna per circa il 99,9 percento dei casi, soprattutto quando si parla di vita culturale, noi non siamo giusticabili alla stregua di questo passivo pezzo di gesso, e neppure di una pianta esposta a tutti i venti. In verit` a il grande Pascal, in una celebre metafora, assimila luomo al genere della canna erbacea, ma lo determina come canna pensante, dove la dierenza specica copre appunto quel 99,9 percento. Se si volesse invertire tale percentuale, allora si cancellerebbe in modo denitivo lidea stessa della responsabilit` a e soprattutto lidea della libert` a, ovvero lidea di una causalit` a indipendente dal determinismo naturale, identicabile con la facolt` a di essere e di ritenersi con pieno diritto lautore nel bene e nel male delle proprie azioni. Si cancellerebbe, in altri termini, il fondamento della nostra dignit` a. Perderemmo di conseguenza anche il diritto di lamentarci e di protestare, se venissimo trattati come numeri, come cose inanimate, come bestie, usati solo come strumenti. Lessere libero invece ` e un ne in s e, ` e portatore di ni, non soltanto ha degli scopi di tipo etico, ma anche altri scopi. Si dovr` a allora poter procedere ad una critica di questi scopi e dei giudizi ad essi relativi, come aveva preannunciato lo stesso Kant gi` a nellArchitettonica della ragione pura e come egli continuer` a a fare anche dopo la terza grande Critica.
Vi ` e tuttavia ancora un concetto cosmico (conceptus cosmicus ), che ` e sempre stato posto alla base di questa denominazione [del concetto di losoa], soprattutto quando, per cos` dire, lo si ` e personicato e rappresentato come un modello nellideale del losofo. Sotto questo punto di vista, la losoa ` e la scienza della relazione di ogni conoscenza con i ni essenziali della ragione umana (teleologia rationis humanae ), ed il losofo non ` e un artista della ragione, bens` il legislatore della

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ragione umana. In tale signicato, sarebbe vanaglorioso prendere il nome di losofo, e presumere di avere uguagliato un modello che esiste soltanto nellidea.11

Non si potr` a certo accusare Kant di vanagloria, proprio perch e il primo e duraturo risultato della losoa critica ` e la consapevolezza dei limiti della umana ragione. Come si ` e visto, sia per Kant sia per Cassirer, la modestia losoca ` e, al contrario della rassegnazione, la virt` u del commisurare in un progresso innito i risultati ottenuti (reali) al compito da assolvere, al progetto (ideale). Da questultimo punto di vista (in sensu cosmico ), secondo Kant, lintero campo della losoa pu` o ricondursi ai seguenti grandi problemi: 1. Che cosa posso sapere? 2. Che cosa devo fare? 3. Che cosa mi ` e lecito sperare? 4. Che cos` e luomo? Alla prima domanda, che richiede da parte del losofo una indagine preliminare sulle fonti del sapere umano, deve rispondere, secondo Kant, la metasica. Alla seconda, che presuppone, oltre alla libert` a del volere e dellagire, anche una denizione precisa della sfera in cui un uso utile e sensato di ogni conoscenza sia possibile, risponde la morale. Alla terza domanda, la pi` u impellente e insieme la pi` u dicile da risolvere, poich e implica lautodelimitazione della ragione, risponde la religione. La quarta domanda, inne, cui le prime tre sono in fondo riconducibili, dovrebbe spettare alla antropologia, poich e, come si ` e visto, non solo si tratta di questioni che interessano necessariamente ogni uomo, ma ad esse la ragione pu` o rispondere solo come ragione umana nita, nonostante le sue manifeste quanto orgogliose pretese di onnipotenza. Proprio questo responsabile senso del limite, indice simbolico della tensione ineliminabile tra immanenza e trascendenza, caratterizza il lo rosso che lega larchitettonica dei problemi losoci di Kant al progetto di Cassirer. Dellintenzione kantiana il losofo delle forme simboliche si dichiara interprete ma anche continuatore, come testimonia il brano seguente, che si ricollega al nostro problema di partenza e con cui termino la lezione odierna.
11

Critica della ragione pura, cit. p. 811.

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Kant non ha tuttavia conosciuto il fatto delle scienze dello spirito, come ci sta oggi davanti agli occhi, n e poteva ancora presupporlo nella sua forma attuale. Queste si sono per prima costituite nel corso del diciannovesimo secolo, e sono solo lentamente divenute consapevoli delle problematiche losoche loro proprie. Su questo punto cerca di intervenire la Filosoa delle forme simboliche. Anche la sua domanda non si indirizza sullessere assoluto, ma sulla conoscenza dellessere; la ontologia dogmatica viene anche in questo caso abbandonata ed al suo posto deve subentrare il pi` u modesto compito di una analitica. Ma questa analitica non ` e pi` u rivolta solamente sullintelletto, sulle condizioni del sapere puro. Essa vuole abbracciare lintero circolo della comprensione del mondo e scoprire le diverse potenze, le fondamentali forze spirituali, che in esso cooperano. Un tale compito, come mi sembra, ` e posto alla losoa in maniera imperiosa dallo sviluppo che le singole scienze dello spirito, le scienze linguistiche, le scienze religiose, le scienze artistiche hanno avuto dopo Kant. Ma ` e chiaro che questo compito non pu` o essere portato a termine in un sol colpo e che oggi non si tratta di risolvere il problema nella sua interezza, ma piuttosto di trovare la giusta impostazione del problema. La Filosoa delle forme simboliche non pu` o e non vuole essere perci` o aatto un sistema losoco nel tradizionale signicato del termine. Ci` o che solamente ha cercato di dare erano i prolegomeni ad una futura losoa della cultura. Non tentava di erigere un edicio compiuto, si proponeva di disegnare uno schizzo. In questo disegno non solo manca al momento lo svolgimento di molte e dicili parti, ma si presentano anche una serie di fondamentali questioni di principio, che ancora cercano una soluzione. Solo da un costante lavoro comune fra la losoa e le altre scienze dello spirito si pu` o sperare che arrivi 12 questa soluzione.

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Cfr. E. Cassirer, Sulla logica del concetto di simbolo, cit., pp. 158-159.

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