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Caro Antonio

In questi ultimi mesi il Consiglio Regionale è stato impegnato a ragionare, nelle sue articolazioni di
commissioni e politiche, sul disegno di legge del cosiddetto “Piano Case”.
Noi abbiamo espresso, da subito, sia in sede politica che in commissione la nostra non condivisione
come gruppo sui principi che ispiravano il disegno di legge.
In sintesi: noi pensavamo che ci si dovesse muovere un terreno, puramente edilizio, in coerenza con
quanto stabilito dall’accordo Stato – Regione del marzo 2009; ci siamo trovati, invece, dinanzi ad
un testo che trovava la sua parte più consistente quella che riguardava “l’urbanistica”, il governo del
territorio.
Noi non sappiamo se tu hai avuto modo di leggere con calma quel testo che, in un solo colpo, fa
tabula rasa dei piani regolatori dei comuni (a partire da quello di Napoli), della legge 16/2004 che
viene degradata a “regolamento”, dello stesso P.T.R. appena provato con la legge 13/08.
Un testo nel quale, senza vincoli territoriali (altro che i 18 mesi di cui parla l’intesa Stato – Regione
per rispondere ad una emergenza economica) si consente di mettere mano alle aree industriali
dismesse per trasformarle in novelle aree dormitorio. Un affare miliardario cui tanti occhi, non
crediamo da “buon samaritano”, stanno guardando con interesse.
Col testo del disegno di legge, paradossalmente, una fabbrica oggi in attività, ma con qualche
problemino di mercato, potrebbe trovare più conveniente chiudere e utilizzare la legge regionale pe
trasformare i volumi della fabbrica in abitazioni.
E questa norma, caro Antonio, diventa norma ordinaria. Non è legata ad alcuna scadenza. Per
questo articolo 5, stranamente, i 18 mesi non contano.
Nessuna cautela rispetto alle costruzioni abusive. In altri termini con il testo licenziato dalla giunta
l’abusivo viene premiato ulteriormente: può aggiungere volumetria a quella abusivamente
realizzata, benché condonato.
Ma il disegno di legge diventa un vero condono, quando prevede, addirittura, una corsia privilegiata
per gli abusivi che ancora non hanno condonato i quali possono richiedere il condono e poi
ampliare.
Tutte queste cose, caro Antonio, caratterizzano, purtroppo in negativo, il disegno di legge campano.
Le altre regioni, tutte, comprese quelle governate dalla destra hanno dato risposte ben diverse:
1) I Comuni, in tutte le regioni, sono chiamati ad esprimere entro tempi dati per individuare aree
dove la legge non si applica;
2) Nessuna regione si pone il problema delle aree dismesse, rinviando a leggi ordinarie;
3) L’abuso condonato, e solo quello, viene calcolato ai fini dell’ampliamento possibile, ma poi
viene detratto per definire ciò che effettivamente si può realizzare;
4) Le Regioni più avanzate, a partire dalla Toscana, si pongono il problema della coerenza con gli
strumenti urbanistici generali vigenti;
5) La non cumulabilità con ampliamento già previsti dalla strumentazione urbanistica locale vigenti,
viene sancita da tutte le Regioni.
Abbiamo posto subito i problemi, sperando in un tavolo di maggioranza, che consentisse di
affrontare questi punti.
Si è precipitato, invece, l’invio del testo in commissione, consentendo con un testo cosi strutturato,
di mettere in campo quanto di peggio si potesse.
Per cui, avendo aperto la Giunta Regionale la partita urbanistica, è diventato normale chiedere che
si ragionasse sulle “aree agricole” con i cambi di destinazione d’uso. Devastante. Una mega
sanatoria che rasenta “l’omicidio” del territorio agricolo regionale, già cosi malmesso!
È diventato possibile parlare di aumenti degli indici di copertura dei lotti industriali, è diventato
lecito parlare del fatto che i Piani Regolatori dei Comuni, a partire da quello di Napoli (che, ci
sembra, sia il risultato di una stagione politica napoletana, caratterizzata fortemente dalla tua
persona!) sono da cancellare.
Arrivando all’assurdo che, caro Antonio, l’intervento sull’intera area di “Napoli Est”, per fare un
esempio, possa essere liquidato in un rapporto fra l’imprenditore che propone l’operazione (la
camorra? Visto che non c’è alcun paletto che impedisca alla criminalità organizzata di accorpare
aree dismesse) ed il tecnico comunale. Tanti saluti alla stagione della pianificazione territoriale.
Abbiamo sollevato queste questioni. Non abbiamo trovato ascolto.
L’assessore al ramo si è caratterizzata per la sua assenza, mettendo i consiglieri nelle condizioni di
dover interloquire con i funzionari!
Le forze politiche di maggioranza, in mancanza di indirizzo politico preciso, in ordine sparso si
sono perduti fra il tecnicismo e la speranza di qualche “facile consenso”.
Noi abbiamo abbandonato i lavori della commissione, dopo avere, per mesi, lavorato ad una sintesi
politica e culturale, che si è rilevata impossibile.
A questo punto, caro Antonio, ci sembra corretto comunicarti che il nostro gruppo non si può
ritrovarsi nel testo di legge licenziato dalla quarta commissione, che non riesce a fare giustizia delle
questioni sollevate.
Per cui noi andiamo in Consiglio Regionale con l’intento preciso di contrastare una legge che, noi,
riteniamo addirittura pericolosa.
La nostra posizione sarà estremamente dura e ferma, sia nell’individuazione di responsabilità
politiche sia nel merito della legge stessa. Adotteremo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione
per fermare in Consiglio quella legge nefasta. Se questi strumenti passano attraverso
l’ostruzionismo, noi faremo l’ostruzionismo, presentando quanti più emendamenti possibili.
Rimane evidente, inoltre, il gravissimo vulnus che si è aperto nella maggioranza, considerato il
trasversalismo che abbiamo dovuto, continuamente riscontrare.
Sarà una diceria il fatto che l’Associazione degli imprenditori edili rivendica il testo? Sarà solo una
scelta politica della destra rivendicare un ruolo attivo nella predisposizione del testo?
Per quanto ci riguarda un chiarimento politico non solo è necessario ma, riteniamo, sia ormai non
più rinviabile.
Prendiamo atto che tu in questa vicenda, contrariamente a quanto da noi auspicato, e richiesto, hai
inteso assumere un ruolo non attivo deludendo grandemente le nostre aspettative. Anche in questo
riteniamo, quindi, di poter andare in Consiglio Regionale liberi da qualsiasi vincolo, anche di
maggioranza, per condurre con la correttezza e la trasparenza di sempre la nostra battaglia contro
una legge che noi riteniamo pericolosa e dannosa e che, temiamo, se approvata marchierà
negativamente ed in modo indelebile questa legislatura.

I Consiglieri del gruppo de “La Sinistra”

Antonio Scala
Antonella Cammardella
Angelo Giusto
Marcello Chessa
Gerardo Rosania

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