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riflessione eucaristica a tutta la Chiesa, inviando a tutti i fedeli l‟enciclica
Ecclesia de Eucharistia. Il Papa, quasi prolungando la meditazione del cenacolo,
ci ricorda che la Chiesa nutre la profonda coscienza di nascere dall‟Eucaristia. In
questa celebrazione, infatti, è espressa e realizzata l‟unità dei credenti in Cristo.
Un sacramento non è riducibile alla banalità del rito formale o della cerimonia
suggestiva. Quando celebra la Chiesa tocca il mistero e ne resta feconda, non
solo con l‟incanto di un ricordo nostalgico, ma con la concretezza di una
partecipazione corporea. Nell‟Eucaristia infatti viviamo la perenne efficacia del
mistero pasquale e scopriamo la “contemporaneità” del sacramento con la
salvezza realizzata storicamente da Cristo.
La Chiesa non è un prodotto terreno, costituito secondo le dinamiche
sociali dei raggruppamenti umani. Popolo di peccatori e Corpo mistico di Cristo,
essa vive della vita di Dio. Nella sua liturgia la Chiesa esalta la gratuità di un
dono di grazia che la rinnova continuamente, trasformandola, per il mondo, in
perenne offerta di salvezza.
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marginale, ma ordina e struttura il complesso della fede della Chiesa.
L‟Eucaristia è innanzitutto un mistero da adorare, rivelandoci l‟oceano senza
misura dell‟amore di Cristo, che si dona per noi “fino all‟estremo” (cf. Gv 13,1).
“Pochi anni or sono ho celebrato il cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio.
Sperimento oggi la grazia di offrire alla Chiesa questa Enciclica sull‟Eucaristia, nel
Giovedì Santo che cade nel mio venticinquesimo anno di ministero petrino. Lo faccio
con il cuore colmo di gratitudine” (EdE 59).
“„Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito‟ (1Cor 11,23), istituì il Sacrificio
eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Le parole dell‟apostolo Paolo ci riportano
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alla circostanza drammatica in cui nacque l‟Eucaristia. Essa porta indelebilmente
inscritto l‟evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l‟evocazione,
ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei
secoli” (EdE 11).
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CONCILIO ECUMENICO TRIDENTINO, Sess. XXII, Doctrina de ss. Missae sacrificio,
cap. 2: DENZINGER, 1743.
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alla morte‟ (Fil 2,8), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita
immortale nella risurrezione” (EdE 13).
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Cf. l‟intervista concessa dal card. Walter Kasper alla rivista Trenta Giorni, Anno
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secondo la quale questa presenza del Signore implica la reale e totale
conversione di tutta la sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del
sangue del Signore3. Il richiamo alla dottrina e al linguaggio della
transustanziazione potrà forse apparire a qualcuno teologicamente datato.
Invece la sua evocazione è basilare, anche nella moderna situazione culturale,
per la corretta comprensione della comunione eucaristica, che non è figurativa,
ma personale.
Proprio perché il Signore è realmente e sostanzialmente presente
nell‟Eucaristia, noi possiamo accedere alla comunione personale con Lui.
Veramente la Messa è un banchetto in cui Cristo si offre a noi come nutrimento
(cf. EdE 16). Se così non fosse c‟incontreremmo solo con i nostri sentimenti.
La Chiesa ha sempre difeso questo linguaggio corporeo concreto nel
descrivere il mistero eucaristico. In questa consuetudine verbale ha sempre
percorso la via evangelica, ossia ha adottato il realismo del linguaggio
giovanneo: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda” (Gv
6,55).
Queste parole sono scandalose per l‟uomo moderno, come lo furono per
gli ebrei che le udirono la prima volta, nella sinagoga di Cafarnao. Anche oggi
qualcuno ripeterà: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv 6,60).
Sappiamo bene che queste parole costarono care a Gesù che, dopo averle
pronunciate, si vide abbandonato da molti dei suoi discepoli (cf. Gv 6,66).
Accogliere l‟Eucaristia vuol dire accogliere e confessare Cristo stesso: “Signore,
da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto
che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).
Un‟adesione di fede così profonda non sarebbe possibile senza l‟impulso
efficace della grazia. Il Papa ci ricorda che, attirandoci alla comunione di vita
con Lui, il Signore ci comunica il suo Spirito (cf. EdE 17). Proprio la
partecipazione al dono dello Spirito consente l‟edificazione del Corpo di Cristo
che è la Chiesa. L‟incorporazione a Cristo, che si è iniziata con il battesimo,
trova la sua conferma sacramentale nella partecipazione all‟Eucaristia.
Animata e guidata dallo Spirito, la Chiesa realizza il suo cammino di
santità e di servizio al mondo, camminando nella storia sempre protesa verso i
beni celesti. L‟indole escatologica dell‟Eucaristia fa sì che la Chiesa non fugga il
mondo, considerandolo realtà solo negativa. Al contrario, essendo presenza
storica del mistero del Regno, la Chiesa orienta efficacemente il mondo alla
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comunione redentiva con Dio.
“Il Concilio Vaticano II ha ricordato che la Celebrazione eucaristica è al centro del
processo di crescita della Chiesa. Infatti, dopo aver detto che „la Chiesa, ossia il regno
di Cristo già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo‟
(LG 3), quasi volendo rispondere alla domanda: „Come cresce?‟, aggiunge: Ogni volta
che il sacrificio della Croce „col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato‟
(1Cor 5,7) viene celebrato sull‟altare, si effettua l‟opera della nostra redenzione” (EdE
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adorazione che immergono la nostra vita nel mistero di Dio.
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offrire il sacrificio eucaristico. Proprio nel momento in cui esegue l‟azione che
gli è più propria, quella che nessuno può compiere al suo posto e che lo rende
quello che egli è… proprio allora egli non è più se stesso.
L‟identificazione sacramentale con la persona di Cristo sacerdote fa sì che
il Signore stesso sia colui che celebra, nel suo ministro, il sacrificio della
salvezza. Quest‟identificazione personale è una realtà più alta di qualsiasi delega
o ufficio ecclesiastico. Tocca le radici stesse dell‟umanità e le unisce in modo
unico alla persona di Cristo. Lo scopo più alto e principale dell‟ordinazione
sacerdotale consiste proprio nell‟offerta del sacrificio eucaristico, che attualizza
la salvezza che il Cristo ha ottenuto per noi. Il rispetto per le confessioni
cristiane separate e il giusto impegno ecumenico non possono appannare il dono
di grazia che la Chiesa confessa di aver ricevuto dal Signore.
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dell‟universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza,
sotto poca apparenza di pane!” (LOrd 26-27).
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a coloro che trattavano con poca venerazione il santo sacramento:
“Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all‟ignoranza che certuni
hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai
santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo. Sappiamo che non ci
può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola. Niente infatti possediamo e
vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il
sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti „da morte a
vita‟” (LCh 1-3).
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“Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo
la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero
persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. […] E questi e tutti gli altri voglio temere,
amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché
in essi io riconosco il Figlio di Dio (Filium Dei discerno in ipsis) e sono miei signori. E
faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient‟altro vedo corporalmente
(video corporaliter), in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue
suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri. E voglio che questi santissimi
misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi”
(TestF 6-11).
La vera forza della Chiesa non consiste nella potenza dei suoi ministri, ma
nell‟umile presenza del suo Signore, che si è fatto servo e continua a donarsi a
noi, perché possiamo vivere di Lui. La teologia sistematica, lo stupore
contemplativo e il coraggio pastorale dovranno armonizzarsi in una sintesi
superiore, in cui il sapere diventi sapienza e l‟esperienza di fede maturi nella
testimonianza di vita. Perché… “siano perfetti nell‟unità e il mondo sappia che
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tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,23).
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