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Fino a qualche decennio fa, lidentit non era neppure lontanamente considerata una questione sociale, ma unicamente oggetto di meditazione filosofica. Nelle societ contemporanee invece lidentit si pone, secondo il sociologo Bauman, come problema e come compito: la questione allordine del giorno e attorno alla quale c grande fermento. In epoca pre-moderna, la maggior parte delle persone e quindi il concetto stesso di "societ", coincideva con il proprio immediato circondario. Il sociologo americano Robert Merton, la definiva una societ di conoscenza reciproca, e allinterno di questa rete di familiarit dalla culla alla bara, il posto occupato da ciascuno era troppo evidente per essere valutato, tantomeno negoziato. Laffievolirsi e la lenta disintegrazione della tenuta delle comunit locali, sommata alla rivoluzione dei trasporti, stata allorigine, secondo Bauman, della nascita del concetto moderno di identit 1. La persona, il singolo, ricerca dunque una propria identit e lidentit diviene qualcosa che necessario costruire e selezionare fra opzioni alternative: chi sono io?. Il senso di questa domanda trova il suo fondamento solo se l'individuo sa di poter essere qualcuno di diverso da ci che realmente , se deve fare qualcosa per consolidare e rendere reale una scelta e la risposta a tale domanda. Etimologicamente il termine persona deriva dal latino, che a sua volta si riferisce ad un termine etrusco, che indicava "personaggi mascherati", forse un adattamento del greco (prspon) dove si indicava il volto dell'individuo, ma anche la maschera dell'attore e il personaggio da esso rappresentato. Secondo Bauman, la costruzione dellidentit uno dei fenomeni della modernit liquida . Cos come i fluidi non sono in grado di mantenere a lungo una forma, ma si modificano continuamente, cos lindividuo contemporaneo compone la propria identit in maniera frammentaria, partendo dai pezzi di un puzzle del quale per non si conosce in anticipo il disegno finale, unopera in continuo divenire che per questa ragione non porta in s una definizione di significato. Lindividuo cerca di comprendere come ordinare e riordinare questi pezzi per ottenere delle immagini di s soddisfacenti nella contingenza in relazione agli obiettivi momentanei. La costruzione dellidentit ha quindi assunto la forma di uninarrestabile sperimentazione.
Internet per eccellenza lo strumento odierno elettronico, comodo e utile, che ci consente di modellare le nostre identit senza rimanere legati a una di esse: ci consente di poter offrire una pluralit di identit, facendo esperienza di una "extraterritorialit virtuale", che si sostituisce a una extraterritorialit reale. Lindividuo, nella costruzione della propria identit e quindi nel confronto con laltro, si avvale della rete che offre il vantaggio di poter consentire di connettersi e disconnettersi con la stessa facilit, e attratto dalla libert di movimento consentita, il soggetto sostituisce le RELAZIONI con i CONTATTI. Sherry Turkle, psicologa e docente del Massachusetts Institute of Technology, definisce identit virtuale "il s frammentato che emerge dal rapporto vissuto all'interno della rete". Il virtuale, cio, sarebbe il luogo dove noi sperimentiamo la pluralit degli aspetti del nostro io frammentato 2. La psicologa vede la realt virtuale come potenzialit di nuove esperienze e relazioni che ci consentono di entrare in rapporto ed in rapporti nuovi con personalit diverse e con diversi aspetti della nostra personalit. Una personalit che quindi diventa multipla, ibrida, creativa e in continua trasformazione. La formazione delle identit, o meglio la loro riformazione un compito che non arriva mai a conclusione e che dura tutta una vita: c sempre da svolgere un lavoro di ridefinizione e aggiustamento, poich le condizioni di vita, il ventaglio delle opportunit e la natura delle minacce cambiano continuamente nella modernit liquida. Gli sforzi di formazione dellidentit oscillano precariamente tra due valori umani, ugualmente indispensabili per una vita umana decente: la libert e la sicurezza, il cui equilibrio non facile da ottenere poich concettualmente la libert tende ad accompagnarsi allinsicurezza, e la sicurezza tende per definizione ad accompagnarsi al concetto di limitazione della libert. Il progresso che caratterizza la nostra epoca, anzich veder crescere insieme sicurezza e libert, oscilla in un movimento a pendolo che tende verso luna a discapito dellaltra: il progresso e la maggiore libert di movimento "virtuale" consentito da internet, la possibilit di proporre sulla rete vari frammenti di s nella continua costruzione della propria identit, che come detto, in continuo mutamento e ridefinizione, pone anche la questione della sicurezza e della possibilit di ridefinizione di tale identit, questione che travalica gli aspetti sociologici, aprendo il dibattito ad aspetti di carattere giuridico,etico, tecnologico quali la protezione dei dati personali e il diritto alloblio.
S. Turkle, "La vita sullo schermo: Nuove identit e relazioni sociali nell' epoca di Internet", Apogeo Ed., 1997
2. Il diritto alloblio nellera del Web 2.0 La Direttiva del 95/46/CE del 24 ottobre 1995 3 rappresenta una pietra miliare nella storia della protezione dei dati personali nell'Unione Europea, sancendo di fatto due antiche ambizioni egualmente essenziali al processo di integrazione comunitaria, ossia la tutela dei diritti e delle libert fondamentali delle persone, ivi compreso il diritto fondamentale alla protezione dei dati, e la realizzazione del mercato unico, ossia, nello specifico, la libera circolazione dei dati personali. A diciassette anni di distanza, tale duplice obiettivo ha mantenuto la sua validit e i princpi che hanno trovato espressione nella Direttiva restano saldi, nonostante la rapidit dellevoluzione tecnologica, estremizzata dalla globalizzazione, abbiano mutato profondamente il nostro approccio quotidiano al mondo in cui viviamo, ponendo nuove sfide al trattamento e quindi alla protezione dei dati personali. La tecnologia odierna consente, infatti, di condividere agevolmente informazioni sui comportamenti e sulle preferenze, e di rendere pubblici a livello mondiale quantit di dati attraverso modalit senza precedenti (le statistiche vedono circa centomila tweet al minuto e un milione di commenti su Facebook ogni due minuti). I Social Network, con centinaia di milioni di membri in tutto il mondo, sono forse la pi evidente ma di certo non l'unica manifestazione di questo fenomeno: anche il cosiddetto Cloud Computing utilizzo di risorse software distribuite su server remoti costituisce una sfida per la protezione dei dati in quanto comporta il rischio che lutente perda il controllo delle informazioni potenzialmente sensibili che abbia salvato su programmi ospitati nellhardware di terzi. Secondo uno studio recente, le autorit di protezione dei dati, le organizzazioni professionali e le associazioni di consumatori sembrano concordare sul fatto che i rischi per la privacy e la protezione dei dati personali associati alle attivit on line sono in aumento 4. Nellera del Web 2.0 e delle multiple identit online, delle quali anche noi stessi perdiamo il conto, il dibattito verte quindi sulla regolamentazione delle modalit con le quali i nostri dati vengono gestiti, soprattutto nel momento in cui dovessimo avere voglia di compiere il cosiddetto suicidio online, cancellando, cio, tutti i nostri dati da Internet. Se il ruolo storico del giurista , in senso lato, quello della comprensione, della classificazione e della sistematizzazione dellagire dellindividuo, alla luce dellampliamento dei concetti di memoria e di identit in una realt virtuale dai contorni infiniti, sembra oggi quanto mai opportuno interrogarsi e riflettere se sullo scenario dipinto dalla Rete sia sufficiente applicare il diritto alloblio e il diritto alla protezione dei dati personali, cos come si sono consolidati nel
Direttiva 95/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 1995, relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonch alla libera circolazione di tali dati (GU L 281 del 23.11.1995, pag. 31); 4 Cfr. uno studio del luglio 2010 sui vantaggi economici delle tecnologie di rafforzamento della tutela della vita privata (Study on the economic benefits of privacy enhancing technologies, London Economics, July 2010)(http://ec.europa.eu/justice/policies/privacy/docs/studies/final_report_pets_16_07_10_en.pdf), pag. 14;
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mondo fisico o se sia invece necessario introdurre nuove regole, legittimando un nuovo significato giuridico del diritto alloblio 5.
Il concetto di persona, filosoficamente inteso, una sintesi di ci che fonda lidentit personale, ossia lestrinsecazione dellio, e ci che ne viene percepito e ricordato dalla collettivit, in un dato contesto temporale o spaziale. Con internet, dove la quantit di informazioni non solo sono moltissime , ma spesso prive di contesto e di fonte, per cui diventano in qualche modo appiattite e rese disponibili sempre, i frammenti di identit dellindividuo prdono il loro aspetto rinegoziabile e si sommano lun laltro, entrando a far parte di una grande memoria collettiva e digitale, limitando e condizionando fortemente la libert di costruire nel tempo la propria identit. Lera virtuale del Web mina, infatt, tale definizione di persona, togliendo la verit propria del mondo fisico in Rete posso essere chi voglio e decontestualizzandola il mondo virtuale non ha tempo e non ha luogo . Con riguardo alle informazioni, esse appaiono tutte al medesimo livello, appiattite 6 [concetto di world is flat] e prive di contestualizzazione: il pagerank dei motori di ricerca indica solo quanto una pagina sia linkata, non a quali informazioni essa debba essere correlata, n fornisce alcun dato sulla qualit dellinformazione. Alla luce di tutto ci, possiamo affermare che i problemi sollevati dalla memorizzazione di informazioni sul Web, sollevano essenzialmente le seguenti problematiche: incertezza circa le fonti delle informazioni; incertezza circa la veridicit e la qualit delle informazioni; incertezza del contesto in cui hanno origine e si sviluppano le informazioni.
Usando una metafora, ci troviamo spesso davanti a pagine isolate di libri custoditi in mille diverse biblioteche 7. Declinando tali problematiche dal punto di vista del diritto, il giurista quindi chiamato a confrontarsi con almeno due problematiche principali: a) la prima, ha a che vedere con il concetto di garanzia delle informazioni, sotto il profilo della loro qualit, della loro correttezza e della loro veridicit; b) la seconda riguarda quali strumenti possiede, o debba possedere, un soggetto atti a salvaguardare gli eventuali pregiudizi causati dalla pubblicazione in Rete di informazioni lesive (o perch linformazione si riferisce a vicende rispetto alle quali trascorso un
Il riferimento va allopera di Mayer-Shonberger: Delete. The virtue of fergetting in the digital age, Egea, 2010; nonch al saggio di Giusella Finocchiaro La memoria della rete e il diritto alloblio. 6 ZENO-ZENCOVICH, Comunicazione, reputazione, sanzione, in DII, 2007, in particolare p. 266. 7 La memoria della rete e il diritto alloblio, Giusella Finocchiario;
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notevole lasso di tempo, che non sono pi attuali e che lo ostacolano nellesplicazione della sua personalit attuale o perch linformazione doveva rimanere in una sfera limitata e la sua circolazione lede la sua sfera personale). Si aggiunge a tali problematiche anche linterrogativo che ci porta a riflettere sulla necessit che debba esistere o meno un diritto a cancellare i dati dalla Rete, in senso pi ampio rispetto ai diritti gi riconosciuti alla protezione dei dati sensibili: ci si chiede, cio, se debba prospettarsi un diritto assoluto allautodeterminanzione informativa, mediante la cancellazione o loblio.
La selezione della memoria nel mondo fisico operata dal trascorrere del tempo: il problema ricordare o farsi ricordare. Nel web, invece, tutte le informazioni permangono. Non vi sono esigenze di selezione: la memoria illimitata. Lesigenza pu divenire, piuttosto quella di farsi dimenticare. La definizione del diritto alloblio fa tradizionalmente riferimento al diritto di un soggetto a non vedere pubblicate alcune notizie relative a vicende, gi legittimamente pubblicate, rispetto allaccadimento delle quali trascorso un notevole lasso di tempo. Tale diritto emana dal pi ampio diritto allidentit personale, visto come il diritto a determinare la propria immagine sociale, che, appunto, pu giungere fino a pretendere che alcuni eventi siano dimenticati, obliandosi, cio ci che non fa pi parte dellidentit personale di un soggetto. La tecnologia, appiattendo la rete illimitata di Internet in una dimensione atemporale, modifica i parametri applicativi di tale diritto, accentuandone al contempo anche le declinazioni: in condizioni di atemporalit non si tratta pi solo del diritto di essere dimenticati quanto piuttosto del diritto di cancellare. Quali caratteristiche dovr avere questo diritto? Vi o vi dovrebbe essere un diritto di controllo assoluto, cio sciolto da ogni vincolo, del soggetto cui le informazioni si riferiscono? A tale soggetto compete lonere di dimostrare che vi una lesione della sua identit personale o che le regole per la tutela per la protezione dei suoi dati personali non siano state rispettate?
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In dottrina, sul diritto alloblio si vedano: AA.VV., Il diritto alloblio. Atti del Convegno di Studi del 17 maggio 1997, GABRIELLI (a cura di), Napoli, 1999; AULETTA, Diritto alla riservatezza e droit loubli, in ALPA-BESSONE-BONESCHI-CAIAZZA (a cura di), Linformazione e i diritti della persona, Napoli, 1983, p. 127 e ss.; FERRI, Diritto allinformazione e diritto alloblio, in RDC, 1990, p. 801 e ss.; MORELLI, voceOblio (diritto all), in Enc. dir. Agg., VI, Milano, 2002; da ultimo, MEZZANOTTE, Il diritto alloblio. Contributo allo studio della privacy storica, Napoli, 2009; in giurisprudenza fra le pronunce che si sono occupate pi specificamente del diritto alloblio si segnalano: Cass. civ., 18-10-1984, n. 5259, in GI, 1985, c. 762; Cass. civ., 9-4-1998, n. 3679, in FI, 1998, c. 123 e nel merito Trib. Roma, 15-5-1995, in DII, 1996, p. 427; Trib. Roma 27-11-1996, in GC, 1997, p. 1979 e ss. e Trib. Roma, ord. 20.21.27-11-1996, in DA, 1997, p. 372 e ss.
A questi interrogativi, il giurista si deve avvicinare con cautela, avendo come scopo principale sempre la tutela della persona. Una prima questione da affrontare si riferisce, infatti, al diritto allidentit personale e si chiede quali siano i criteri di determinazione dellimmagine sociale per consentire il concreto esercizio del diritto. In tale senso, lidentit personale, rispetto alla quale si vanta un diritto, non n limmagine che il soggetto ha di s (verit personale), che pu in ipotesi estreme anche essere scorredata dalla realt, n linsieme dei dati oggettivi riferibili al soggetto (verit storica), quanto piuttosto limmagine, socialmente mediata o oggettivata 9, del soggetto stesso. Laltra prospettiva necessaria per fondare il diritto a cancellare quella del confronto con il regime della protezione dei dati personali: un soggetto ha infatti il diritto, sancito dallart. 7 del Codice della Privacy, alla cancellazione dei dati che siano stati illecitamente trattati. Tale concezione, rafforza, infatti, una configurazione delloblio come diritto necessariamente vincolato, dal momento che non prevede una cancellazione tout court, ma bens solo in determinate circostanze (cio lilliceit del trattamento). necessario un bilanciamento con altri diritti?
Quanto detto finora deve confrontarsi con un ulteriore problematica, ossia quella relativa alleffettivit dellesercizio del diritto di cancellazione dalla Rete, quando linformazione sia gi circolata. La revoca del consenso, sancita dalla direttiva 96/45, ha ad oggetto la diffusione dei dati. Nel caso, infatti, della pubblicazione di uninformazione sul web, il soggetto mantiene il diritto di revocare il consenso alla diffusione e richiede che il dato pubblicato sia oscurato. In tale caso, lesercizio del diritto puntuale e riferito ad una determinata informazione: lautodeterminazione informativa consente al soggetto di disporre e determinare un proprio profilo personale, fino a revocare il consenso gi prestato. Tale diritto per cancella il presente, non il passato. La direttiva 96/45 si riferisce a un modello statico di trattamento dei dati personali, un modello essenzialmente one-to-one, dove il soggetto interessato e il titolare del trattamento hanno ruoli definiti e fissi. La realt dei social network e dei motori di ricerca, invece, si basa su un modello di condivisione e di cogestione di dati e informazioni one-to-all, destinati fin dallorigine ad una circolazione globale. Allora, spostare laccento delle responsabilit dal soggetto che fornisce il dato
RICCIUTO, Diritto di rettifica, identit personale e danno patrimoniale alluomo politico, nota a Trib. Roma, 7-11-1984, in DII, 1985, p. 225.
(che comunque chiamato a prestare un consenso) a chi lo fa circolare come ad esempio i social network come Facebook, MySpace, Google, Yahoo forse necessario.
In occasione della conferenza Digital Life Design, tenutasi a Monaco il 22 gennaio 2012, il capo della Commissione UE per la societ dellinformazione e dei media Viviane Reding ha annunciato che Le persone devono avere il diritto ad essere dimenticati, quando le informazioni non sono pi necessarie o quando vogliono che i dati siano cancellati, dichiarando quindi la volont europea di garantire tale diritto come assoluto (quando vogliono che i dati siano cancellati). Sebbene le reazioni a seguito di tale annuncio siano state favorevoli, tra le reazioni alternative, interessante quella di Jeffrey Rosen su Stanford Law Review, che vede di fatto il diritto a essere dimenticati come la pi grande minaccia alla libert di parola su Internet nel decennio che verr. Queste le sue parole: Il diritto a essere dimenticati potrebbe privare per esempio Facebook e Google fino al due percento dei loro ricavi globali, nel caso di fallimento nel rimuovere foto che le persone postano e di cui poi si pentono, anche se tali foto sono state distribuite ampiamente via rete. A meno che il diritto non sia definito in modo pi preciso quando sar promulgato nei prossimi tempi, potrebbe causare un drammatico scontro tra i concetti europei e americani di bilanciamento tra privacy e libert di parola, portando a unInternet molto meno aperta. Il problema, secondo Rosen, starebbe nel fatto che le richieste di suicidio virtuale tratterebbero le informazioni postate da terzi in modo identico a quelle postate in prima persona, includendo entrambe nella definizione qualsiasi dato riguardante la persona indipendentemente dalla sorgente dalla quale il dato proviene. Se io posto qualcosa, e qualcun altro lo copia e lo riposta sul proprio sito, ho diritto a cancellarlo? Immaginate un adolescente che si pente di aver postato una foto di s stesso con una bottiglia di birra sul proprio sito e, dopo averla cancellata, scopre che alcuni suoi amici hanno copiato e ripostato la foto sui loro siti. Se chiede loro di rimuovere le foto, e i suoi amici rifiutano o risultano non rintracciabili, si pu obbligare Facebook a cancellare la foto dagli album senza il consenso dei proprietari basandosi solo sullobiezione delladolescente? Secondo il diritto a essere dimenticati, la risposta sarebbe s. Il problema diventa a questo punto un altro, quello legato alla responsabilit di terzi indipendentemente da chi mette la foto online: possiamo ritenere Google, Facebook o chi per loro responsabili? Possiamo soprattutto obbligarli a diventare unautorit di censura, in molti casi preventiva visto che facile immaginare una serie di contromisure drastiche di fronte a eventuali leggi che vadano in tale direzione?
Senza ombra di dubbio, il diritto a essere dimenticati un argomento che va dibattuto in un epoca in cui ormai chiunque pu finire sulla rete nel giro di qualche istante, ma occorrer fare molta attenzione sulle responsabilit individuate e sui soggetti ai quali queste verranno addossate.
Gli interrogativi posti dallavvento di un diritto alloblio, hanno come risposta due complessi di norme principi presentati da Vivianne Reading nel corso della conferenza Digital Life Design, dove erano presenti i giganti del web, da Facebook a Google che sono tuttora in ansiosa attesa di conoscere la nuova disciplina che li coinvolge direttamente e che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui noi tutti usiamo Internet. Il primo provvedimento una direttiva, vuol dire che dopo l'approvazione andr quindi recepita da ciascun paese, e riguarda la protezione dei dati dei cittadini per provvedimenti giudiziari, misure di sicurezza e polizia e prevede obblighi di comunicazione del trattamento dei dati molto tutelanti per chi stato oggetto di attenzioni da parte delle autorit. Il secondo provvedimento un regolamento e riguarda tutti gli altri casi, in particolare Internet. Si tratta di una semplificazione che consentir a chi vuole operare in Europa di avere un quadro di riferimento chiaro, e che al tempo stesso impedir di scegliersi il paese europeo con la legislazione pi morbida per aggirare i divieti. Le cose pi notevoli del regolamento, sono: 1) non toccher pi al cittadino dimostrare illiceit dell'uso dei propri dati ma al titolare dei dati dimostrare la liceit; 2) il consenso all'utilizzo dei propri dati dovr essere esplicito; 3) l'eventuale perdita dei dati per un attacco informatico dovr essere comunicato subito (24 ore, secondo la Reding); 4) la pubblica amministrazione e le imprese con pi di 50 dipendenti dovranno dotarsi di un "data protection officer" (nuova professione in arrivo); 5) se viene fatto un uso illecito dei dati di qualcuno, il responsabile ne risponder comunque; 6) ogni nuovo strumento tecnologico ma anche semplice applicazione dovr valutare l'impatto che il suo utilizzo avr sulla privacy (Pia, privacy impact assessment); 7) dovr essere possibile avere la "data portability": ovvero cos come possiamo portarci dietro il numero di telefono cambiando gestore, dobbiamo poterci portare gli amici di Facebook su un altro social network (bel principio ma di impervia attuazione). Si tratta di norme importanti, che prevedono tra l'altro sanzioni notevoli: fino all'un per cento del fatturato, che nei casi di Google e Facebook sono somme gigantesche (per questo l'originaria previsione del cinque per cento stata attenuata).
Va detto per che su molte cose il web ha giocato d'anticipo. Facebook per esempio, che in passato ha avuto furiose polemiche per un atteggiamento molto disinvolto sui dati personali, oggi consente all'utente di verificare tutti i dati che ciascuno ha caricato; di modificare facilmente le previsioni di privacy e anche di cancellare il proprio profilo con due clic (dopo il primo appare una schermata struggente dove ti avvisano che i tuoi amici, evidenziati con nomi e foto, sentiranno la tua mancanza...). Quanto a Google, che pure stato coinvolto in polemiche per il fatto di tenere traccia di tutte il nostre ricerche e navigazioni in rete, oggi mette a disposizione dell'utente un pannello per cancellare i propri dati e una modalit di navigazione completamente anonima. Ora intervengono le norme della Reding che sul punto ha chiarito: "Gli archivi dei giornali sono una eccezione, il diritto a essere dimenticati non pu significare il diritto a cancellare la storia". Questa eccezione, secondo alcuni, potrebbe non bastare, visto che oggi molta informazione non sta nei giornali ufficiali, ma nei blog e nei siti di citizen journalism. Il rischio di una strada simile sarebbe grosso. Spiega Guido Scorza, uno dei pi noti giuristi della rete: "La disciplina europea unica proposta dalla Reding apprezzabilissima, ma sul diritto all'oblio non ci siamo. Se consentiamo a chiunque di pretendere la rimozione di un contenuto sgradito che lo riguarda, tra cento anni quando guarderanno a questa epoca attraverso Internet sembreremo tutti bravi e buoni. Le storie di corrotti e delinquenti saranno sparite". Dall'1 febbraio i due provvedimenti iniziano il loro cammino parlamentare che si annuncia problematico. Non solo per le reazioni di attesa diffidente del mondo del web: Google e Yahoo si sono astenute dal commentare, da Microsoft filtra il timore che si tratti di norme troppo restrittive, mentre Facebook ha scelto la strada dell'ironia lodando l'auspicio della Reding sulla creazione di nuovi posti di lavoro e chiedendosi in che modo verranno davvero tutelati i diritti degli utenti di Internet.
8. Conclusioni
Confondere privacy e diritto alloblio un rischio, soprattutto se fatto con lo spirito di promuovere un tema importante: quello della consapevolezza di come i nostri dati vengono utilizzati dagli attori che gestiscono i servizi che quotidianamente sfruttiamo. La prima infatti rappresenta il nostro diritto alla riservatezza che si esprime nella possibilit di scegliere se condividere o meno le proprie informazioni personali, il secondo interviene invece quando una volta aver condiviso le informazioni, quelle informazioni prima o poi debbano scomparire. Ma mentre la privacy un diritto assoluto, pu dirsi lo stesso del diritto alloblio? Forse il punto che la rete, i social network ci trasformano tutti in personaggi pubblici, o meglio in personaggi le cui informazioni pubbliche sono disponibili in rete. E decidere quali siano le informazioni da rendere pubbliche o condivise diventato un problema da conoscere e saper
gestire. Forse la base da cui partire proprio la consapevolezza, ossia non solo la necessit di diffondere con trasparenza il regime di trattamento dei dati e delle informazioni sui social network, o meglio una classificazione/selezione di tali informazioni che passa alla luce di una trasparente attivit dei gestori. Oltre allindividuazione di nuovi modelli normativi e di nuove tecnologie che permettano di far progredire e superare i limiti rappresentati dalla tecnologia attuale, necessario immaginare anche una nuova virt, che affonda le proprie radici in un concetto contemporaneo di responsabilit morale da parte dellindividuo: un uso pi responsabile e consapevole dei mezzi che si hanno a disposizione Davis 10, nel considerare le dimensioni e i dilemmi di una nuova virt, scrive che non pi possibile parlare di un unico concetto di responsabilit, ma che necessario distinguere tra un modello semplice ed uno complesso. Nella societ contemporanea, osserva Davis, la responsabilit sembra assumere il suo significato pi adeguato quando va oltre il dovere, quando si spinge nel territorio sconosciuto privo dei cartelli indicatori delletica comune. Una responsabilit complessa non ricavata da un insieme prestabilito di valori, interessi e doveri e da un'autorit cui rendere conto, ma essere responsabili in tal senso significa essere capaci di prevedere le conseguenze dei propri atti e avere la volont di dare un resoconto veritiero delle proprie azioni. La responsabilit, lessere morali, in tal caso una virt, ma come ricorda lo stesso Bauman: Non c nulla di necessario nellessere morali. Essere morali unopportunit che pu essere colta 11. A titolo conclusivo, una riflessione legata ad un paradosso di natura storica: dalloblio come pena massima dellantica Roma, tramite la damnatio memoriae, alloblio come diritto invocato dalle persone ad essere dimenticate da Internet.
W. Davis, Afterword. Responsibility in a Postmodern World, in Id. (ed.), Taking Responsibility, University Press of Virginia, Charlottesville and London 2001 11 Z. Bauman, Le sfide delletica, Feltrinelli, 1996
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