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La poesia sogna sempre Intervista a Yves Bonnefoy A novantanni, posso tranquillamente guardarmi indietro e provare a fare un bilancio del

mio lavoro. Pur avendo lavorato in molte direzioni, dalla poesia alla critica, dalla traduzione al racconto, mi sembra che il mio percorso non manchi di coerenza, dato che al centro c da sempre la preoccupazione della poesia.

Il mondo della poesia per cambiato rispetto agli anni Quaranta e Cinquanta, quando lei ha iniziato a scrivere. Quali le sembrano le differenze maggiori? Quella che io chiamo la poesia fondamentale in realt non cambiata. Vale a dire la capacit di ogni individuo dinstaurare con il mondo, con gli altri e con se stesso un rapporto di tipo poetico, capace di cogliere la piena presenza dellaltro da s. Ci che cambiato il discorso della societ nei confronti della poesia. Oggi la cultura dominante dove prevalgono le tecnoscienze e le preoccupazioni commerciali emargina la parola poetica. Questa visione della cultura ha imposto schemi mentali che intimidiscono e perfino censurano la sensibilit poetica degli individui.

Si pu fare qualcosa per invertire questa tendenza? Occorrerebbe una profonda riflessione filosofica e sociale, capace dinspirarsi alla paideia dellantichit classica, dove la poesia in senso lato era il filtro di accesso alla societ e ai suoi problemi. Oggi occorrerebbe inventare una nuova paideia capace di aiutarci ad affrontare la condizione contemporanea.

Lei per ha scritto la parola non salva, talvolta sogna... La poesia, al di l di ogni rappresentazione predefinita, tenta di ricreare la pienezza di un rapporto immediato con laltro nella sua totalit. per un atto difficile da realizzare, perch occorre liberarsi da tutte le suggestioni intellettuali che invitano a guardare il mondo attraverso le scienze umane, la politica, la lingua, ecc. Tutto ci, seppure ci aiuta a comprendere alcuni aspetti dellaltro, non ci consente per dincontrarlo nella sua immediatezza. Occorre dimenticare tutte queste rappresentazioni successive. Solo cos si accede alla verit della poesia. Che ricordo ha di Andr Breton? Ho sempre rispettato molto Breton. Per me uno dei grandi poeti del XX secolo. Quando lo conobbi, subito dopo la guerra, iniziava ad interessarsi allesoterismo, nei cui confronti io ero molto diffidente. Mi sembrava una prospettiva regressiva. Fu per questo che mi allontanai dal gruppo, pur restando in buoni rapporti con Breton. A differenza di altri, non ho mai litigato con lui. Anzi, da un certo punto di vista, sono rimasto fedele allo spirito iniziale della sua ricerca. Il paradosso dei surrealisti che professavano la libert assoluta, ma poi abdicavano volentieri di fronte al padre padrone del gruppo, vale a dire Breton.

Quello con Breton fu il primo di una lunga serie dincontri con artisti e intellettuali che hanno segnato la sua vita...

vero, sono stato amico di OctavioPaz, Paul Celan, Pierre Jean Jouve, Philippe Jaccottet. Ho frequentato Giacometti, su cui ho anche scritto un libro. Ho conosciuto Mario Luzi, anche se fui pi amico di Piero Bigongiari. Oggi, in Italia, mi considero zioni e affidarsi al sogno, ma liberandosi dei sogni pi facili, per accedere a quelli pi profondi e pi veri. Insomma, la poesia sogna sempre.

La centralit del sogno nella sua poesia un retaggio della sua esperienza con i surrealisti? Fu proprio linteresse per il sogno che mi spinse ad avvicinarmi ai surrealisti, anche se capii in fretta che essi si limitavano alla superficie dei sogni, come dimostra la loro pratica della scrittura automatica basata sulle libere associazioni. In realt, occorre scendere nella profondit dei sogni, liberandoli dalle stratificazioni successive. Solo cos si accede alla verit della poesia.

Che ricordo ha di Andr Breton? Ho sempre rispettato molto Breton. Per me uno dei grandi poeti del XX secolo. Quando lo conobbi, subito dopo la guerra, iniziava ad interessarsi allesoterismo, nei cui confronti io ero molto diffidente. Mi sembrava una prospettiva regressiva. Fu per questo che mi allontanai dal gruppo, pur restando in buoni rapporti con Breton. A differenza di altri, non ho mai litigato con lui. Anzi, da un certo punto di vista, sono rimasto fedele allo spirito iniziale della sua ricerca. Il paradosso dei surrealisti che professavano la libert assoluta, ma poi abdicavano volentieri di fronte al padre padrone del gruppo, vale a dire Breton.

Quello con Breton fu il primo di una lunga serie dincontri con artisti e intellettuali che hanno segnato la sua vita... vero, sono stato amico di Octavio Paz, Paul Celan, Pierre Jean Jouve, Philippe Jaccottet. Ho frequentato Giacometti, su cui ho anche scritto un libro. Ho conosciuto Mario Luzi, anche se fui pi amico di Piero Bigongiari. Oggi, in Italia, mi considero amico di poeti come Roberto Mussapi, Valerio Magrelli, Eugenio De Signoribus o Fabio Scotto.

Per un poeta importante avere attorno a s una comunit di altri poeti e artisti? Oppure meglio la solitudine? La vera poesia il contrario della solitudine, proprio perch mira a rendere pi intenso il rapporto con laltro. Lartista solitario, rinchiudendosi nella propria differenza, finisce per non sopportare pi gli altri. La vicinanza di altri poeti invece sempre benefica alla poesia. Io ne ho beneficiato tutta la vita. Come pure dellamicizia con alcuni critici, ad esempio Jean Starobinski, la cui intelligenza mi ha aiutato moltissimo.

I grandi avvenimenti storico-politici sembrano assenti dai suoi versi. Come mai? La preoccupazione politica fondamentale nella mia poesia, anche se non si manifesta mai in maniera diretta. Personalmente, considero la poesia come il fondamento di una vera politica per il bene comune.

Riaffermando la relazione e il riconoscimento dellaltro, la poesia il fondamento stesso della democrazia. Deve per rimanere se stessa, altrimenti rischia di cadere nelleloquenza o nella propaganda. Quando vuol far parlare la sofferenza degli altri, il poeta rischia la parodia o la superficialit. Le anime belle si dichiarano solidali con tutte le sofferenze del mondo, ma occorre ben altro.

Vale a dire? Occorre una poesia vera, che sappia offrire occasioni concrete di mutua riconoscenza, ricostruendo cos la trama del mondo. Occorre sottolineare lutilit della poesia in nome di una nuova paideia.

La parola poetica sempre sinonimo di libert? La vera libert non nelluso delle parole che spesso si risolve in un semplice gioco esteriore di sonorit. La vera libert quella che si concentra sul tempo e sul luogo dellesistenza vissuta. una libert difficile da raggiungere. La poesia, pi che un atto di libert, un atto di ricerca della libert. un tentativo di liberazione personale, che per non si conclude mai.

Lei stato definito un classico contemporaneo. Come reagisce a questa definizione? Mi fa piacere, perch significa che il mio lavoro pu continuare ad avere un senso anche per le altre generazioni. La poesia deve cercare le costanti eterne al di l delle contingenze, ma per riuscirvi non deve lasciarsi scoraggiare. Ci sono opere molto importanti, ad esempio quelle di Beckett, che per si lasciano travolgere dal non senso del mondo. Lessere umano non fatto per morire sul posto come i personaggi di Godot. Per questo, dobbiamo sempre conservare e trasmettere il principio della speranza che il cuore della vita. La poesia la speranza nel linguaggio.

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