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La metallurgia del Bronzo viene portata dalla Mesopotamia da una popolazione che d luogo all'epopea Shardana
In questa pagina descriveremo l'arrivo della metallurgia del bronzo, portata dai navigatori Shardana, che occupano la Sardegna e diffondono le loro conoscenze, fino all'et del ferro, che ha inizio nell'850 a.C.. Significative sono le conseguenze dell'introduzione del bronzo sul piano economico, dato che la difficolt di reperimento dello stagno, localizzato in poche aree geografiche, ha determinato lo sviluppo di una rete di traffici a lunga distanza, che hanno messo in contatto tra loro regioni molto lontane.

Diverse ipotesi sull'origine del popolo Shardana


Nell'et del Bronzo Antico in Sardegna arriva, dal vicino Oriente, una popolazione di origine semitica o indo-europea, che porta nell'isola la nuova tecnologia. I reperti del periodo mostrano come alla precedente popolazione dai tratti somatici negroidi si venga ad affiancare una popolazione dai tratti spiccatamente semitici o indo-europei. Diverse sono le ipotesi avanzate sull'origine delle popolazioni che hanno portato in Sardegna la conoscenza della tecnologia connessa alla lavorazione del bronzo.

Ipotesi che vede gli Shardana originari di Sardi in Anatolia


Per molto tempo si era sostenuto che gli Shardana fossero originari della citt di Sardi in Anatolia, che fu capitale della Lidia al tempo di re Creso , che ha regnato tra il 560 ed il 546 a.C.. Per questo fanno riferimento a Erodoto , che racconta che i primi uomini di lingua straniera insediatisi in quel paese furono i mercenari Cari e Joni, inviati da Cige re di Sardi, ed impiegati dal faraone Psammetrico I , che ha regnato dal 663 al 609 a.C., contro Assurbanipal. E, di fronte all'obbiezione che mercenargli Shardana erano al soldo del faraone Seti I il Grande, che ha regnato tra il 1292 ed il 1279 a.C., per continuare ad attribuire la provenienza degli Shardana da Sardi, sostengono che Erodoto avrebbe confuso Cari e Joni, che erano Greci, con gli Shardana, e Psammetico con Seti. Ma noi abbiamo la certezza che impossibile la provenienza degli Shardana dalla citt di Sardi, dato che, secondo una recente indagine archeologica effettuata in Turchia, questa citt risulta fondata solo nel 1000 a.C.. Ed inoltre, se anche fosse stata fondata in epoca precedente, sarebbe stata distrutta, insieme alla capitale Hattusa e a tutto l'Impero Ittita di cui faceva parte, durante l'invasione dei Popoli del Mare del 1200 a.C.

La pi verosimile ipotesi di una migrazione di popolazioni mesopotamiche


Secondo lo uno storico, editore ed intellettuale Raimondo Carta Raspi, nato nel 1893 a Oristano, dopo il regno di Sargon I il Grande, re dell'Impero Accadico dal 2334 al 2279 a.C. e fondatore della dinastia di Akkad, si sarebbe avuta una sollevazione dei paesi settentrionali ed, in seguito ad un sacrilegio che re Sargon avrebbe commesso contro Babilonia, una grave carestia avrebbe distrutto il suo popolo e la sua tomba sarebbe stata profanata. Quindi verso il 2200 si sarebbero verificati eventi eccezionali, e probabilmente una grande carestia, che avrebbero provocato l'esodo delle popolazioni mesopotamiche verso occidente. Questa ipotesi, oltre che l'origine di Carta Raspi, ha avuto successivi riconoscimenti e rivalutazioni, tra l'altro quella di Leonardo Melis, uno dei principali studiosi della storia degli Shardana.

Verso il 2200 a.C. arriva in Sardegna la metallurgia del bronzo


Il bronzo una lega di stagno e rame, pi resistente del rame e molto malleabile, che consente di produrre armi pi efficaci e utensili pi vari. L'et del Bronzo la fase cronologica che si sviluppa, secondo la cronologia calibrata, tra il 2200 e l'850 a.C., e secondo una datazione pi tradizionale tra il 1900 e l'850 a.C.. La denominazione et del Bronzo stata introdotta nel 1816 dal ricercatore danese Christian Jrgensen Thomsen, che per primo intu l'importanza avuta, nelle vicende delle varie popolazioni, l'utilizzo da parte degli uomini, di oggetti in pietra, in bronzo, e successivamente in ferro. L'et del Bronzo si distingue in et del Bronzo Antico, del Bronzo Medio, del Bronzo Recente, e del Bronzo Finale. Secondo la cronologia pi tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, nella seconda parte dell'et del Bronzo Medio sarebbero stati edificati i proto nuraghi ed i nuraghi semplici, con le prime tombe dei giganti, e nell'et del Bronzo Medio e Recente sarebbero state costruite altre tombe di giganti, ed eretti molti altri nuraghi, mentre altri edifici pi antichi sarebbero stati trasformati da nuraghi monotorre in nuraghi polilobati, cio a pi torri. Ma, come abbiamo gi spiegato, questa datazione appare ormai completamente superata, ed i nuraghi con le tombe dei giganti vengono, attualmente, fatti risalire al periodo del megalitismo, ossia alla cultura di Ozieri.

L'arrivo degli Shardana in Sardegna nell'et del Bronzo Antico


Nella loro migrazione verso occidente, gli Shardana arrivano anche in Sardegna. Il loro arrivo coincide con l'importazione della tecnologia connessa con la lavorazione del bronzo, nel periodo del Bronzo Antico, secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900 a.C., e secondo una datazione pi tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 1900 ed il 1600 a.C., in concomitanza con la cultura del Vaso Campaniforme Finale e del Bonnanaro Iniziale. Sono quasi sicuramente queste le popolazioni che portano la conoscenza della tecnologia della lavorazione del bronzo, oltre ad una approfondita conoscenza della navigazione e al culto delle acque. Il primo contatto, questa nuova popolazione lo ha avuto con gli uomini della cultura del Vaso Campaniforme, che si era installata nella parte occidentale dell'isola, particolarmente sul litorale, alla quale ha trasferito le prime conoscenze della lavorazione del nuovo metallo. Ma la popolazione del Vaso Campaniforme viene fortemente contrastata ed in seguito sconfitta dalla popolazione di Bonnanaro, costituita dai nativi dell'isola, che viene considerata una derivazione della cultura Sub-Ozieri, e che entra anch'essa in contatto con i nuovi arrivati.

La convivenza con il Bonnanaro Finale nella prima parte dell'et del Bronzo Medio
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Nella prima parte dell'et del Bronzo Medio, secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1600 a.C., i nuovi arrivati arrivano a convivere con gli esponenti della cultura del Bonnanaro Finale. In seguito, la fine della cultura di Bonnanaro viene a coincidere con l'affermarsi delle popolazioni che hanno portato in Sardegna la tecnologia della lavorazione del bronzo, ma non si ritiene che sia avvenuto un vero scontro tra le due culture. Siamo pi propensi a ritenere che tra le due popolazioni si sia instaurato un rapporto di collaborazione, che ha consentito il riutilizzo, da parte dei nuovi venuti, delle strutture megalitiche presenti sul territorio. Probabilmente si determina una spartizione dell'isola: la popolazione nativa si ritira all'interno, mentre sulle coste si installano i nuovo arrivati. Ci attestato dall'analisi di circa duecento scheletri del periodo di Bonnanaro, tra il 2200 ed il 1600 a.C., che ci mostrano una coesistenza delle due popolazioni, con comunque una netta prevalenza della popolazione originaria dell'isola, ossia dolicocefala, che raggiunge addirittura l'87%, rispetto ai nuovi arrivati dal vicino Oriente, ossia la popolazione dalle caratteristiche brachicefale. Ed attestato, anche, dal rinvenimento, in una delle numerose grotte dell'altipiano del Golgo utilizzate come sepolture, la grotta di Genna e Ludalbu, degli scheletri di due inumati di media statura, uno dolicocefalo, ossia con il cranio stretto e allungato, databile tra il 2000 ed il 1500 a.C. in pieno periodo Shardana, e l'altro brachicefalo, ossia con il cranio corto e largo. Si tratta dei tratti somatici di due popolazioni diverse, la prima di tipo negroide e la seconda con le caratteristiche tipiche delle popolazioni indo-europee e semitiche. Le analisi della biologa cagliaritana Simona Sanna sul DNA mitocondriale di et nuragica, effettuate sui loro resti fossili, individuano caratteristiche comuni e, quindi, una forte omogeneit in tutta l'isola, senza per alcuna analogia con quella dei Sardi attuali. Il cromosoma Y, che viene ereditato per via paterna e permette di seguire le migrazioni maschili, ci dice che i Sardi attuali lo condividono con le altre popolazioni mediterranee, e si ritiene lo abbiano ereditato da migrazioni dal vicino Oriente. Tracce, per, di una popolazione precedente si conservano comunque, dato che solo i Sardi hanno nei rami principali del DNA gli aplogruppi M26 e HG2.2, assenti in tutte le altre popolazioni europee e del bacino del Mediterraneo. La conclusione che tra la popolazione antica e quella moderna si erge una barriera genetica, simile a quella che separa i Sardi di oggi da tutte le altre popolazioni mediterranee ed europee.

Nella seconda parte dell'et del Bronzo Medio l'insediamento nell'isola e l'inizio dei loro commerci
Gli Shardana si stabilizzano, quindi, nell'isola, nella seconda parte dell'et del Bronzo Medio, nel periodo che va dal 1600 al 1300 a.C., quando iniziano il loro insediamento ed i loro commerci, che li portano ad esportare manufatti in bronzo in tutto il Mediterraneo. Iniziano con il commercio, passano poi a combattere come mercenari, per divenire, in seguito, un popolo di guerrieri e pirati che, a Capo dei Popoli del Mare, tenter di occupare le diverse aree del Mediterraneo. Gli Shardana non ci hanno lasciato scritti, la loro storia si pu ricostruire solo da quanto ci raccontano di loro altri popoli che ne sono venuti in contatto. E degli Shardana alla guida dei Popoli del Mare, delle loro invasioni, ci parlano sia gli Egizi che gli antichi Greci. L'affresco qui riprodotto, una pittura funeraria del IV secolo a.C. rinvenuta in una tomba di Paestum e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rappresenta un guerriero Shardana, che porta l'elmo con le corna e uno strano vessillo che ricorda la bandiera sarda con i quattro mori, ed un guerriero Phelets, ossia Filisteo, che porta l'elmo con le piume. La stele, che veniva denominata Sannita, risale sicuramente al tempo dei Popoli del Mare, ossia tra il 1350 ed il 1200 a.C. In diversi documenti di fonte egizia si parla degli Shardana e dei Popoli del Mare gi nell'et del Bronzo Medio, ai tempi del faraone Amenofi I , regnante dal 1526 al 1505; e poi di Tuthmosi I , dal 1505 al 1501, che sconfigge i Mitanni e la Siria, per la quale combattono anche contingenti Shardana. Se ne parla anche al tempo di Tuthmosi III , dal 1479 al 1425; e di Amenofi III dal 1394 al 1356, che fa edificare i Colossi di Memnon, statue alte pi di venti metri. Amenhotep o Amenofi IV , che regna dal 1356 al 1339 a.C., sposo della bellissima regina Nefertiti, un faraone della XVIII dinastia, che cambia il proprio nome in Akhenaten ed introduce in tutto l'Egitto il monoteismo. Il dio per eccellenza Aton, che corrisponde al disco solare e, grande novit per l'Egitto, non ha bisogno n di statue n di templi. Il suo culto si svolge all'aria aperta, rivolgendosi direttamente al dio che splende nel cielo. Si tende oggi a collegare questo profondo cambiamento a quando, nel 1351 o nel 1355, ambasciatori dei Popoli del Mare si recano in Egitto portando i loro doni al faraone ed alla regina Nefertiti, per invitarli a tornare all'originario culto dell'unica Grande Madre. Richiesta da loro accolta, anche se, invece della dea Madre, istituiscono il culto del dio Padre Aton. Akhenaten fonda una nuova capitale che chiama Akhetaten, ossia Tell-el-Amarna, ed interrompe tutte le spedizioni militari. Avendo soltanto figlie femmine, associa al trono Semenkhara, marito della figlia maggiore, che alla sua morte riporter la capitale a Waset , ossia Tebe, e restaurer il vecchio sistema teologico con il culto di Amon, mentre la regina Nefertiti, rimasta a Akhetaten, rester per sempre fedele al culto di Aton. Dopo la morte, quando verr restaurato il culto di Amon, Akhenaten verr chiamato il faraone eretico, o anche il faraone iconoclasta. Il faraone Seti I il Grande il secondo faraone della XIX dinastia e regna dal 1318 al 1304 a.C.. Figlio di Ramesse I, sale al trono non giovanissimo intorno ai trentasette anni, dopo aver ricoperto la carica di grande sacerdote di Seth. Il ristabilimento dell'influenza estera dell'Egitto richiede una serie di campagne militari che culminano con la sconfitta di un esercito ittita sul fiume Oronte, ed al successivo effimero trattato di pace stilato con il re di Hatti Muwatalli. Seti I sicuramente utilizza mercenargli Shardana nella guerra contro gli invasori Ittiti.

L'epopea Shardana nell'et del Bronzo Recente


Gli Shardana proseguono la loro diffusione in tutta la Sardegna durante l'et del Bronzo Recente, tra il 1300 ed il 1150 a.C.. Ma gi dal 1350, alla guida dei Popoli del Mare, tentano a pi riprese l'invasione delle terre del Mediterraneo. Le cronache dell'antico Egitto parlano dei Popoli del Mare, una coalizione di popolazioni guerriere che tentano l'invasione del paese provenendo dal mare. Nel periodo del Bronzo Medio e soprattutto in quello del Bronzo Recente, viene realizzata gran parte dei bronzetti votivi che sono stati rinvenuti nell'isola. Sono i bronzetti realizzati nello stile aulico, chiamato anche di Uta, che verranno descritti pi avanti. Sono, senza ombra di dubbio, di molto antecedente alle pi antiche sculture bronzee greche fino ad ora conosciute. Il faraone Ramesse II il Grande, che regna dal 1279 al 1212 a.C., figlio di Seti I, il terzo e il pi importante faraone della XIX dinastia. Come il padre cerca di ridurre il potere del clero tebano di Amon. Per questo sposta da Tebe la sua residenza nella regione del delta, dove f edificare, nei pressi di Avaris che era stata capitale dei sovrani Hyksos, la sua nuova residenza che chiama Per-Ramesse, ossia Casa di Ramesse. Gi durante il secondo anno di regno deve affrontare la minaccia dei pirati Shardana e delle loro incursioni nella delta del Nilo. Riesce a sconfiggerli, quindi inserisce i prigionieri nel suo esercito utilizzandoli come guardia del corpo personale. Nel 1274 affronta gli invasori Ittiti nella battaglia di Qadesh, roccaforte del loro Impero. una delle pi importanti battaglie dell'antichit, nella quale li sconfigge con l'aiuto della guardia personale costituita da 520 mercenargli Shardana, mentre altri Shardana, che lui chiamer Shardana del mare dal cuore ribelle, combattono al fianco degli Ittiti stessi. Ramesse II fa edificare il tempio rupestre di Abu Simbel, con all'ingresso quattro colossali statue alte venti metri e interamente scolpite nella roccia che raffigurano il faraone seduto, che fa decorare con la rievocazione delle sue vittorie, e vi fa rappresentare i guerriergli Shardana. Anche nell'immenso tempio di Amon Ra, a Karnak, alla periferia di Tebe, dove sorge una imponente statua del faraone di fronte all'ingresso

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della sala ipostila, da lui completata con 134 gigantesche colonne e un grande lago sacro, fa decorare i muri con la rappresentazione dei guerriergli Shardana. Ramesse II fa, inoltre, edificare il tempio di Medinet Abu, a Luxor, nel quale fa decorare graffiti che rappresentano i mercenargli Shardana.

Il quarto faraone della XIX dinastia Merenptah o Amenofi, che regna dal 1212 a.C. per forse 12 anni. L'evento militare di maggior importanza del regno di Merenptah la difesa del Basso Egitto di fronte al tentativo di invasione di una forte coalizione di trib libiche e dei Popoli del Mare. Gli invasori superano la linea difensiva di Ramesse II e pongono sotto assedio la stessa capitale Menfi. La battaglia decisiva vede la vittoria dell'esercito egizio, ma probabile che Merenptah, a causa dell'et gi avanzata, non abbia partecipato direttamente alla battaglia. Questa fase si conclude verso il 1200, quando un grande sisma ha provocato il maremoto e l'inondazione che sicuramente in quell'epoca ha colpito tutta la costa meridionale dell'isola, allagando completamente il Campidano e distruggendo la maggior parte dei nuraghi presenti in questa zona.

La grande catastrofe del 1200 a.C.


Verso il 1200 a.C. un grande sisma distrugge Pilo, il Menelaion, Micene, Tirinto, Midea e Troia. Deve essere stato un evento di straordinaria gravit, perch dopo il cataclisma si perdono tutte le precedenti tradizioni e si dovr arrivare alle scritture di Omero tra il 750 e il 650 a.C. per avere qualche ricordo di quanto avvenuto in questi cinquecento anni di black-out. Anche in Sardegna, alla fine dell'et del Bronzo Recente, questo evento ha provocato il maremoto e l'inondazione che sicuramente in quell'epoca ha colpito tutta la costa meridionale allagando completamente il Campidano, e distruggendo la maggior parte dei nuraghi presenti in questa zona. Ancora oggi, se li andiamo a visitare, li troviamo tutti abbattuti in direzione sud e rimasti parzialmente in piedi solo nel lato nord. Una inondazione della quale abbiamo le prove, che ha lasciato solo acquitrini al posto dei terreni fertili ed ha trasformato la Sardegna in una immensa palude. L'isola ormai invivibile viene abbandonata da parte della popolazione, che si trova nella necessit di cercare altre terre e si spinge verso sud fino alle soglie della terra degli Egizi, verso oriente in direzione della Grecia e forse tornando in Mesopotamia da dove gli Shardana erano arrivati molto secoli prima. Quindi, a seguito della grande inondazione che verso il 1200 a.C. sommerge gran parte della Sardegna e causa l'allontanamento della popolazione verso altre terre, inizia tra il 1220 e il 1180 l'ultima e pi grande invasione dei Popoli del Mare che sconvolger tutto il Mediterraneo Orientale ed il territorio asiatico. La coalizione pi ampia e comprende anche Tjeker, ossia i Teucri, che Omero poi identificher con i Troiani; Pheleset, ossia Filistei; e popoli che vengono dal nord Europa: Denen o Danuna, i Danai omerici; e Sakssar, ossia Sassoni. Nel 1184 una lega di Achei e loro alleati invade e distrugge Troia. questa la guerra che Omero racconter in Iliade e Odissea. I Popoli del Mare distruggono Ugarit e Micene, Biblos e Corinto, cancellano l'Impero Miceneo risparmiando stranamente solo Atene, passando gli abitanti a fil di spada e tutto distruggendo al loro passaggio, invadono la Laconia, proseguono verso est distruggendo l'Impero Ittita insieme alla sua capitale Hattusa, ed arrivano fino in Asia Minore. Una parte della flotta, con a Capo gli stessgli Shardana e Akawasa, attacca di nuovo l'Egitto durante il regno del faraone Ramesse III , che regna dal 1197 al 1165 a.C. ed il secondo ed il principale faraone della XX dinastia. Le principali notizie su Ramesse III provengono dal Papiro Harris, dal Papiro della congiura dell'Harem e dalle iscrizioni e dalle decorazioni nel suo tempio funerario a Medinet Abu. Egli nel 1180 a C. deve fronteggiare vari tentativi di invasione a tenaglia da parte dei Libu e dei Popoli del Mare, provenienti dall'Asia Minore e dall'Egeo. Nel quinto anno del suo regno alcune popolazioni provenienti dal deserto libico, costituite dai Libu, Mashuash e Seped, arrivano a minacciare Menfi, ma riesce a sconfiggerle e le ricacciate nel deserto. Nel 1183 una parte della flotta dei Popoli del Mare con a Capo gli Shardana, dopo aver dopo aver abbattuto le civilt Micenea e Ittita, devastato la Palestina ed occupato Cipro, giunge alle porte dell'Egitto. Ramesse sconfigge gli invasori provenienti dall'asia Minore e dall'Egeo, che vengono ritratti nel tempio di Madinat Habu, e dir di aver sconfitto i pi terribili guerrieri dell'epoca. Non sappiamo se si sia trattato di una vera sconfitta, dato che pi probabilmente ha raggiunto con loro un accordo, grazie alla mediazione dei mercenargli Shardana che militano nelle sue fila.

L'ultima fase della societ Shardana, nell'et del Bronzo Finale


L'isola ormai invivibile viene abbandonata da gran parte della popolazione, che si trova nella necessit di cercare altre terre. Quelli che rimangono, sopravvivono nell'et del Bronzo Finale, tra il 1150 e l'850 a.C., fino a che l'avvento della metallurgia del ferro, quando inizia il declino di quello che era rimasto della civilt Shardana, sovrastata da quella Etrusca, che ne era stata precedentemente succube. In questo periodo, la produzione di armi in bronzo subisce un incremento, come pure quella dei bronzetti. Le statuine in bronzo, create con funzione di ex voto, raffigurano varie figure di personaggi, animali ed oggetti legati alla vita quotidiana, modellini di nuraghe, navicelle e altro. La realizzazione di modellini di nuraghe, rappresenta uno dei segni pi significativi dei mutamenti di questo periodo nel sistema culturale sardo, soprattutto se viene messo in relazione con un altro fenomeno di grande rilievo. Alcuni nuraghi vengono abbandonati, altri vengono parzialmente distrutti, e ad altri ancora vengono sovrapposte nuove capanne. I bronzetti votivi sono quelli realizzati in stile pi popolaresco, definito anche Mediterraneo, chiamato anche di Abini, vicino a Teti, e di Santa Vittoria, vicino a Serri, e vengono realizzate le colossali statue rinvenute in localit Mont 'e Prama, che verranno descritti pi avanti. Si tratta, in ogni caso, di simboli ai quali viene affidato il compito di arginare il rischio di una deriva identitaria, che qualsiasi mutamento culturale porta, inevitabilmente, con s.

Gli Shardana in Sardegna


Nel periodo del Bronzo Antico gli Shardana arrivano nell'isola; poi nell'et del Bronzo Medio cominciano a diffondersi. Ma con l'et del Bronzo Recente, che la civilt Shardana raggiunge l'apogeo, arrivando ad occupare ed a controllare ogni parte di territorio, dal quale si muove per invadere le altre terre del Mediterraneo. in questa fase, che avviene lo sviluppo delle potenzialit sociali, politiche ed economiche, di cui gli Shardana erano stati i portatori.

L'organizzazione della societ Shardana


Gli storici ritengono che la popolazione Shardana avesse un'organizzazione di tipo cantonale, ossia che i diversi gruppi della popolazione arrivassero ad occupare le zone del territorio, coesistendo l'uno con l'altro. probabile che abbiano anche riutilizzato le costruzioni megalitiche presenti nel territorio, dato che in esse sono stati rinvenuti gran parte dei bronzetti che caratterizzano questa societ. Durante l'et del Bronzo si arriva, inoltre, al completamento di quel processo di differenziazione sociale e di suddivisione dei ruoli professionali all'interno della comunit, che era gi iniziato nell'et del Rame, e che porta alla formazione di una societ pi complessa. Avvengono, infatti, grandi cambiamenti sociali, con la differenziazione in classi, ed il sorgere di nuove figure professionali altamente specializzate, ossia cercatori
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di metalli e fonditori, e di una classe che deteneva il possesso delle armi in metallo considerate beni di prestigio, e quella dei suoi mezzi di produzione. Quella Shardana una societ organizzata in famiglie o clan, che obbediscono ad un capo, e vivono in villaggi composti da capanne circolari con il tetto in paglia, del tutto simili alle attuali pinnettas dei pastori barbaricini. Siamo portati a ritenere che la societ fosse strutturata affermando l'egemonia di alcune famiglie all'interno della comunit, una egemonia ben consolidata. Ed il potere, forse all'inizio attribuito con un sistema elettivo, probabilmente diviene stabile ed ereditario. Tantissime statuette in bronzo raffigurano personaggi che alzano la mano, solitamente la destra, in segno di saluto, invocazione o preghiera. La societ Shardana una societ percorsa da una spiritualit nuova, caratterizzata anche dal culto delle acque, con la realizzazione di fonti sacre e di templi a pozzo. In questa struttura sociale di tipo teocratico, fortemente improntata su caratteri militari e religiosi, assume grande importanza la figura degli eroi fondatori, quali sardos, Iolaos e Norax, eroe fondatore di Nora, la citt pi vecchia della Sardegna, il cui nome pu essere collegato con i nuraghi. Si tratta di mitici condottieri considerati come vere e proprie divinit.

L'economia
L'economia del periodo Shardana si basa ancora con attivit preminenti sull'agricoltura, sull'allevamento, nonch sulla pesca, originando probabilmente un'economia inizialmente di tipo agro-pastorale, ed anche sulla lavorazione dei metalli. Sono allevatori, ma anche abili lavoratori del bronzo del quale ci viene tramandato abbiano il monopolio nel Mediterraneo, e sono soprattutto un popolo di militari e grandi navigatori. Le figurine dei bronzetti ritrovati evidenziano abbastanza chiaramente una specializzazione nelle arti e nei mestieri.

I villaggi preistorici, i villaggi Santuari, le fortezze difensive ed i villaggi fortificati


Nell'et del Bronzo Antico, le comunit conservano ancora caratteristiche analoghe a quelle che presentavano durante l'et del Rame, come ad esempio la limitata consistenza demografica dei villaggi, che non molto differente da quella dell'epoca precedente, anche se si nota un lento aumento del numero degli abitati. Nei villaggi, che hanno ancora dimensioni limitate, anche la struttura sociale ancora poco articolata. Il passaggio dal Bronzo Antico al Bronzo Medio, segna l'inizio vero e proprio della fase culturale che denominiamo civilt Shardana. Intorno a numerosi nuraghi vengono edificati villaggi di capanne in pietra, con copertura in frasche o lastrine litiche. I villaggi continuano a svilupparsi ed a crescere nel tempo, per tutta la durata della civilt del Bronzo e pure in quella del Ferro. Molti dei villaggi nati nella fase precedente, specie quelli sorti intorno ai nuraghi, subiscono una significativa crescita dimensionale. Si sviluppano grandi villaggi, mentre altri di ancora maggiori dimensioni nascono autonomamente, non nascono, cio, in prossimit di un nuraghe. Questi villaggi autonomi nascono, solitamente, attorno a un pozzo sacro e prendono il nome di villaggi Santuari. Anche questo dato pu essere interpretato come segno eloquente dell'intensificarsi del controllo del territorio. Oltre ai villaggi ed ai Santuari, vengono poi realizzati i villaggi fortificati, con muraglie di tipo megalitico a difesa del territorio. Tali recinzioni murarie indicano l'esigenza di difendersi da popolazioni avverse.

Le ceramiche
Per quanto riguarda le ceramiche del periodo della civilt Shardana, l'abilit ed il gusto degli artigiani Sardi si manifestano essenzialmente nel realizzare olle a orlo ingrossato e ceramiche con decorazione geometrica, che sono presenti soprattutto sulle superfici esterne di vasi. Questi dovevano essere destinati a un uso rituale, ossia ad essere utilizzati nel corso di complesse cerimoni. Si propensi a ritenere che a volte venissero frantumati al termine della cerimonia, come dimostrerebbero i vasi frantumati rinvenuti nel fondo dei pozzi sacri. Sono stati rinvenuti anche lampade decorate geometricamente, e vasi piriformi, che si sono trovati esclusivamente in Sardegna, con decorazioni anch'esse di tipo geometrico. Decorazioni che si trovano anche sugli askoi, nome col quale si indicano antichi vasi greci in ceramica usato per versare piccole quantit di liquidi come l'olio, riconoscibili dalla sua forma piatta e per il collo con manici a una o a entrambe le estremit. Ceramiche di questo periodo sono state trovate a Barumini, a Santu Antine, a Cuccuru Nuraxi, a Santa Anastasia, a Villanovaforru, a Furtei, a Suelli e ad Ittireddu. Ne sono stare rinvenute anche nella penisola italiana, in Sicilia, in Spagna e a Creta tutto fa pensare ad una Sardegna molto ben inserita nei commerci del Mediterraneo.

La metallurgia
Lo sfruttamento delle miniere una delle risorse principali di questo periodo: accanto ai bronzi figurati, presente la produzione di armi, utensili ed oggetti vari in bronzo che ha pochi eguali nel resto del Mediterraneo. La metallurgia Shardana realizza tutto il ciclo di lavorazione del Bronzo sul posto. Ben presto nella Sardegna, terra ricca di miniere, si costruiscono fornaci per la fusione del nuovo metallo, che vengono lavorate in maniera molto abile, dando vita ad un fiorente commerci verso tutta l'area mediterranea ed in particolare verso le regioni pi povere di metalli. Ci spiega l'analogia della cultura della Sardegna con quella delle civilt presenti nell'area egea, ossia micenea, cretese e cipriota, e con l'area iberica. Stupisce l'alto livello tecnico raggiunto dagli artigiani, ed anche il notevole livello di consumo. Sono stati rinvenuti, infatti, anche grandi quantit di oggetti in bronzo rotti, destinati ad una successiva fusione. La maestria dimostrata dagli artigiani lascia capire fino a che punto siano divenuti abili nella lavorazione dei metalli, ed anche nella costruzione di armi, dato che nei musei Sardi si possono ammirare veri e propri arsenali di armi di ogni specie. Oltre ad oggetti di uso militare, vengono prodotti in bronzo attrezzi agricoli d'uso comune, oggetti per la casa, monili, vasi di bronzo laminato, cofanetti, specchi, spille, fibbie, candelabri, manici per mobili, vasi di tipo askoide, e soprattutto i famosi bronzetti votivi che descriveremo nei dettagli pi avanti.

Per produrre il bronzo, di cui hanno il monopolio nel Mediterraneo, gli Shardana usano il rame, che abbonda in Sardegna, ma non possono trovare lo stagno, che presente solo in un piccolo giacimento di cassiterite, in localit Perdu Cara, presso Fluminimaggiore. Possono, allora, trovare lo stagno solo in terre lontane. Impossibile che vadano a cercarlo in Cina, molto improbabile che arrivino alle isole Scilly in Cornovaglia dove lo stagno verr scoperto solo nel 900 a.C., o in Nigeria percorrendo 800 chilometri in un entroterra sconosciuto. Pi probabilmente, dopo aver circumnavigato l'Africa, arrivano in Zimbawe o Shimbabwe, dove si racconta fossero le leggendarie miniere di re Salomone, e dove ancora oggi vediamo, vicino alla zona mineraria, le grandi fortificazioni in pietra con mura e torri tronco-coniche, simili ai nuraghi, che hanno dato nome alla localit e poi all'intero paese dato che Zimbawe, in lingua sarda Shona, vuol dire grandi case di pietra. Ma come arrivano cos lontano? Sono certo grandi navigatori. Delle navi di questo periodo vediamo la riproduzione in alcuni oggetti votivi, realizzati di sicuro da navigatori, che avevano molto viaggiato nel Mediterraneo e
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probabilmente anche fuori. Ci dimostrato, tra l'altro, dal fatto che le prore sono ornate con la riproduzione di animali come l'antilope, allora sconosciuta, e in altri bronzetti si trova la riproduzione di un gorilla, e quella di un uomo con i tipici tratti somatici di un negro.

La religiosit
La religione delle popolazioni della cultura Shardana, probabilmente, collegava la fertilit dei campi, ossia il ciclo delle stagioni ed il ciclo dell'acqua e della vita, con la forza maschile del Toro, identificato con il dio Sole, e la fertilit femminile dell'Acqua, identificata con la Luna. Il toro, come tutti gli animali muniti di corna, ha una valenza sacra anche per questa cultura, e viene frequentemente riprodotto nelle imbarcazioni, nei grandi vasi in bronzo per il culto, e negli elmi dei soldati. Si riconosceva probabilmente l'esistenza di una Dea Madre mediterranea, con un dio padre detto Babai, che in lingua sarda significa padre, e che verr chiamato, in epoca punica, Sid Addir Babai, ed in epoca romana, Sardus Pater. Sono stati rinvenuti, infatti, bronzetti rappresentanti figure met toro e met uomo; personaggi identificati con Shardana, il demone con quattro braccia e quattro occhi; cervi con due teste; ed altri aventi carattere mitologico, simbolico o religioso. Superata la fase durante la quale la religiosit si esprimeva con la realizzazione dei menhir, la religiosit si esprime con la costruzione di edifici sacri, templi e tempietti, ed edifici sacri legati al culto delle acque.

L'architettura religiosa, con i templi e tempietti a tholos ed a megaron


In Sardegna esistono templi e tempietti, con funzione di luoghi rituali e sacrificali. Esistono tempietti a tholos, ossia a pianta e volta circolare detta anche falsa cupola, e templi a megaron, ossia a pianta rettangolare, che traggono il nome dalla somiglianza strutturale con il megaron greco, strutture con uno spazio sacro interno che potrebbe essere stato destinato ad un fuoco sacro, forse mantenuto acceso da una casta sacerdotale. La specifica valenza religiosa e cultuale di questi templi e tempietti, non ancora del tutto chiara. Non sono molti i tempetti a tholos finora portati finora alla luce, tra essi va citato il tempietto di Malchittu, situato vicino ad Arzachena, in Gallura, in provincia di Olbia e Tempio Pausania. Va citato anche un tempietto a tholos, nel villaggio preistorico di Serra Orrios, vicino a Dorgali, in provincia di Nuoro. Tra i templi ed i tempietti a megaron, molto importante il tempio Domu de Orgia, il pi grande tempio a megaron finora conosciuto, situato in localit Cuccuredd, sul monte Santa Vittoria, vicino a Esterzili, nella Barbagia di Seulo, in provincia di Cagliari. Vanno citati, anche, il tempio di S'Arcu 'e Is Forrus, a Villagrande Strisaili, in Ogliastra; quello del villaggio preistorico di Gremanu, a Fonni, in provincia di Nuoro; ed i due templi a megaron del villaggio di Serra Orrios, vicino a Dorgali, in provincia di Nuoro.

Il culto delle acque, con le fonti ed i pozzi sacri, ed i templi a pozzo


Siamo propensi a ritenere che gli Shardana, popolo di navigatori, abbiano portato in Sardegna il culto animistico collegato all'acqua, e forse a ritualit astronomiche di tipo solare, lunare o di osservazione dei solstizi. In questa fase cronologica, si concentra, infatti, la realizzazione di edifici sacri legati al culto delle acque. Per questo culto, vengono dapprima utilizzate le fonti ed i pozzi sacri, e successivamente vengono realizzati, in corrispondenza delle fonti, i templi a pozzo. Le fonti ed i pozzi sacri pescano la falda acquifera direttamente al livello del piano di calpestio. Il tipo pi semplice prevede il pozzo circolare, costruito con blocchi di pietra squadrati, a cui si accede da un vano di ingresso al livello del suolo, che, o direttamente o tramite gradini, porta sino al livello dell'acqua. Tra i pi singolari e meglio conservati, citiamo la fonte sacra di su Lumarzu, situata in localit Rebeccu, vicino a Bonorva, in provincia di Sassari. Molto importante anche la fonte sacra di su Tempiesu, nei dintorni di Orune, in provincia di Nuoro. I templi a pozzo sono strutture ipogeiche riservate al culto delle acque, solitamente con copertura a tholos. I pi complessi hanno solitamente una struttura composta di tre parti. All'esterno si trova un vano di ingresso, al livello del suolo, attorniato da piccoli altari in pietra sui quali si depositavano le offerte e sui quali si celebravano i riti legati al culto dell'acqua sacra. Da qui, una scala scende nel terreno, ed il vano interrato, con il soffitto il pi delle volte a falsa cupola, ossia a tholos, come quello delle camere interne dei nuraghi. Sul fondo del vano interrato, ai piedi della scala c' la fonte sacra, nella quale veniva raccolta l'acqua sorgiva. Lo spazio antistante spesso costituito da un ampio cortile esterno con funzione di esedra, dotato di sedili in pietra per accogliere i fedeli. Nell'esedra, o comunque nei pressi di essa, di trovano a volte dei betili. Tra essi, importante il bel tempio a pozzo Predio Canopoli, situato all'interno dell'abitato di Perfugas, in provincia di Sassari, che stato scoperto all'interno dei giardini di una chiesa, il che sta ad indicare come le funzioni religiose di certi templi si sia perpetuato fino all'arrivo del Cristianesimo. Citiamo anche il tempio a pozzo di Sant'Anastasia, a Sardara, nel Medio Campidano. Il pi bello senz'altro l'affascinante tempio a pozzo di Santa Cristina, nell'omonimo villaggio situato a Paulilatino, in provincia di Oristano. Importante anche il tempio a pozzo di Santa Vittoria, nell'omonimo villaggio situato a Serri, in provincia di Cagliari. Esistono anche strutture molto pi complesse da un punto di vista idraulico, con canalette piombate, vasche di raccolta e protomi taurine per l'uscita dell'acqua calda verso un bacile centrale, che circondato da una seduta rituale, come ad esempio il tempio a pozzo situato nel complesso di Sa Sedda e Sos Carros, ad Oliena, non lontano da Nuoro. Le fonti sacre, e soprattutto i templi a pozzo, sono costruzioni che richiamano la capacit di edificare edifici di tipo megalitico, ma la perfezione e la precisione con la quale sono tagliati i blocchi di pietra calcarea o lavica con i quali sono realizzate, tale che, inizialmente, erano stati datati tra l'VIII ed il VI secolo a.C., confrondoli con l'architettura religiosa etrusca. Ma le pi recenti scoperte archeologiche hanno portato ad anticipare la loro datazione, portando la costruzione di questi templi all'et del Bronzo, e cio molti secoli prima delle precedenti valutazioni.

I villaggi santuario
I templi a pozzo sono un luogo di pellegrinaggio, ed intorno ad essi si sviluppa, generalmente, un villaggio, con alloggi e strutture di tipo aggregativo, a volte con gradonate. Nei villaggi, soprattutto in quelli caratterizzati dalla presenza di un pozzo sacro, presumibilmente nell'et del Bronzo e del Ferro, oltre alle abitazioni ed ai templi sacri, vengono realizzate costruzioni destinate a scopi diversi: grandi rotonde per le riunioni, spazi recintati utilizzati presumibilmente per affari e contrattazioni, piccole dimore per il pernottamento degli ospiti venuti da fuori. Tutto questo fa pensare che in questi villaggi, spesso chiamati santuari, si svolgessero grandi adunate nelle quali diverse trib si ritrovavano insieme in occasione di particolari eventi religiosi. In prossimit di alcuni edifici sacri particolarmente importanti, come ad esempio nel caso di quello di Santa Vittoria a Serri, nascono i santuari federali, vasti villaggi interpretati come aree in cui dovevano aver luogo periodici incontri tra fedeli provenienti da zone diverse, in occasione di ricorrenze annuali e di festivit particolarmente importanti per la religiosit isolana. I giochi e gli affari si svolgevano in una ampia zona, solitamente di forma ellittica, con porticati e vani rotondi per il soggiorno dei partecipanti, e con i posti riservati ai rivenditori di merci, ai pastori e ai contadini. Nelle vicinanze vi era un ambiente circolare con alcune capanne. Il primo serviva per le assemblee, nelle seconde abitavano gli addetti alla

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custodia, alla manutenzione dei luoghi e gli amministratori dei beni del tempio. All'interno delle capanne pi significative, che vengono solitamente indicate come capanna delle riunioni o capanna del consiglio , sono stati rinvenuti numerosi oggetti di bronzo e lingotti di piombo, sui quali sono incise tacche e marchi, forse ad indicare il loro valore temporale. Si pensa che tali oggetti costituissero la riserva della comunit, o il tesoro del tempio. In tali occasioni si tenevano probabilmente incontri intercantonali, giochi sportivi simili alla lotta greco romana e al pugilato, e si stringevano alleanze familiari e rapporti commerciali. L'archeologo Giovanni Lilliu, ritiene che il santuario federale di Santa Vittoria di Serri, costituisse un vero pantheon delle divinit, suponendo che nell'edificio principale si riunissero, in assemblee federali, i clan pi potenti degli abitanti la Sardegna centrale, per consacrare alleanze o per decidere guerre. Presso i villaggi Santuari, spesso, sono state successivamente edificate piccole chiese campestri, nei pressi delle quali, in occasione di feste religiose, si svolgono fiere. Accanto ai pellegrini, arrivano mercanti, artigiani e venditori di dolci. Questo che accade oggi, non sembra azzardato immaginare che dovessero accadere anche nelle grandi adunate nei villaggi preistorici.

Il culto dei morti


Nell'et del Bronzo Antico e Medio, si producono, all'interno della societ, forti differenziazioni dal punto di vista sociale ed economico, con la differenziazione in classie con l'emergere di ceti dominanti. Tali aspetti si riscontrano soprattutto dall'esame delle necropoli, nelle quali si evidenziano e sepolture dei personaggi di alto rango, il che sta a testimoniare l'esistenza di ceti dominanti. Andando verso il Bronzo Recente, inoltre, incomincia a manifestarsi un nuovo rito funerario, che prevede la cremazione del defunto, e la conservazione delle sue ceneri in urne di ceramica.

Gli scambi economici e politici


In questa fase si intensificano inoltre i contatti economici e politici con le altre popolazioni del Mediterraneo, in particolare con Micene e Cipro, i cui abitanti erano interessati alle risorse minerarie della Sardegna. Significativi in proposito i rinvenimenti di lingotti di rame di origine sarda a pelle di bue, chiamati anche lingotti ox-hide, in queste due isole. La navigazione, come si detto, riveste un ruolo molto importante nell'economia della societ Sahrdana. Sono state, infatti, rinvenute ben 156 navicelle di bronzo, che richiamano la loro tradizione marinaresca. Il ritrovamento poi di ancore lungo le coste dell'isola, alcune del peso di 100 chili, attestano che le imbarcazioni sono molto robuste, tanto che, probabilmente, gli scafi raggiungono una lunghezza di oltre i quindici metri. Sono, come dicevamo prima, grandi navigatori e, probabilmente, anche abili commercianti, che viaggiavano con le loro navi sulle rotte dei traffici internazionali, intessendo legami con la civilt Micenea, con Cipro, con l'Italia, con la Spagna, ed anche con il Vicino Oriente e con la Bulgaria. Ceramiche sarde di tipo askoide, anfore, tripodi e spade, sono state trovate in Spagna, a Huelva, Tarragona, Malaga, Teruel e Cadice, ed anche oltre lo stretto di Gibilterra. Negli ultimi anni avvengono notevoli scambi con l'Etruria, principalmente con Vetulonia, Vulci e Populonia. A tal proposito, l'archeologo Mario Torelli scrive: La grande oscurit di questo periodo illuminata a tratti da alcuni isolati, folgoranti ritrovamenti. Tra questi il pi notevole quello costituito da tre bronzetti nuragici, una statuetta di Capo in atto di saluto, uno sgabello ed un cesto, tutti di grande significato ideologico, in quanto simboli del potere (la statuetta e lo sgabello) e dello stato femminile (il cesto), rinvenuti in una tomba villanoviana di Vulci degli inizi dell'VIII secolo a.C.. La tomba (...) forse racchiudeva le ceneri di una donna sarda di alto rango, che possiamo immaginare venuta dall'isola in sposa ad un esponente di rango di quella societ villanoviana che proprio in quegli anni si andava espandendo in maniera sensibile. Nel 1982 a Uluburun, sulle coste turche, stato rinvenuto il relitto di una nave inizialmente ritenuto degli inizi dell'et del bronzo.Leonardo Melis e Giangiacomo Pisu, che dagli studi sul relitto lo hanno identificato come nave dei Popoli del Mare, avanzano l'affascinante ipotesi che possa trattarsi della nave con la quale gli Shardana si erano recati in Egitto per invitare Amenofi IV a ritornare al culto dell'unica Dea Madre.

I bronzetti votivi, le sculture di Mont 'e Prama e le tavolette in bronzo di T zricotu


I reperti pi significativi della presenza Shardana in Sardegna sono i bronzetti votivi, che ci presentano diverse scene delle vita quotidiana, e che venivano utilizzati, probabilmente, come ex voto, o come riferimento a un mondo eroico che veniva tramandato di generazione in generazione. I bronzetti rappresentano figure di uomini, imbarcazioni, nuraghi e animali, e risultano molto utili per ricostruire scene di vita quotidiana. I personaggi raffigurati nei bronzetti, ci indicano chiaramente la presenza di capi o re, riconoscibili perch spesso portano un bastone borchiato ed un mantello, interpretati come simbolo di comando. Ma nei bronzetti vengono rappresentate tutte le diverse categorie sociali, compresi gli artigiani e i minatori. Il gran numero di bronzetti reffiguranti soldati, porta ad interpretare che si trattasse una societ votata alla guerra. Una societ oligarchica, strutturata in modo gerarchico, e ben organizzata militarmente, espressione di una classe militare costituita da corpi con diversi gradi. Sono rappresentati, infatti, arcieri, soldati di fanteria, guerrieri con spada e con la con daga, con uniformi diverse, che portano a pensare a milizie appartenenti a corpi o a cantoni differenti. In base alla loro produzione, si possono notare diversi stili e gradi di perfezione. Nel periodo del Bronzo Medio e del Bronzo Recente, lo stile aulico, chiamato anche di Uta, senza ombra di dubbio di molto antecedente alle pi antiche sculture bronzee greche fino ad ora conosciute. E successivamente, nel periodo del Bronzo Finale, uno pi popolaresco, definito anche Mediterraneo, chiamato anche di Santa Vittoria a Serri.

I bronzetti in stile aulico rinvenuti a Uta


Nell'area nei dintorni di Uta, in localit monte Arcosu, stata rinvenuta casualmente nel 1849 sotto terra una grande quantit di bronzetti probabilmente relativi ad un grande edificio culturale pubblico, che sono oggi conservati oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. I bronzetti in stile aulico , quello che viene chiamato anche lo stile di Uta, raffigurano capotrib e guerriergli Shardana, simili come rappresentazione e come abbigliamento a quelli raffigurati in Egitto nel tempio rupestre di Abu Simbel, nel tempio di Amon Ra a Karnak ed in quello di Medinet Abu a Luxor, ritenuti per questo tra i pi antichi. Molto significativi, il bronzetto del capotrib con un ampio mantello e un bastone nodoso, due guerrieri uno con spada ed arco e l'altro con spada e scudo rotondo, un fromboliere e due lottatori. Sono state rinvenute anche otto spade delle quali una riproduce un cervo infilzato nella lama. Le armi hanno una foggia ed una fattura di tipo orientale, giustificata dall'origine degli Shardana.

Queste statuette ci mostrano come il bronzo, in quest'et, sia lavorato in Sardegna con tecniche di irraggiungibile bellezza e perfezione.

I bronzetti in stile Mediterraneo rinvenuti ad Abini vicino a Teti ed a Santa Vittoria vicino a Serri
All'interno del villaggio preistorici di Abini, vicino a Teti, nella Barbagia in provincia di Nuoro, sono stati rinvenuti numerosi bronzetti conservati
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oggi nel Museo Archeologico di Teti. Ed anche all'interno del santuario federale nuragico di Santa Vittoria, vicino a Serri, nel Sarcidano in provincia di Cagliari, sono stati rinvenuti numerosi bronzetti conservati oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Sono bronzetti diversi da quelli rinvenuti a Uta, e vengono indicati come bronzetti in stile popolaresco o stile Mediterraneo , quello che viene chiamato anche lo stile di Abini-Serri. Rappresentano guerrieri con abbigliamento ed acconciature evolute, i capelli non sono corti ma raccolti in lunghe trecce, l'elmo ha corna pi lunghe, gli scudi sono pi elaborati e non compaiono pi alcune armi come il boomerang. Tra i pi significativi rinvanuti ad Abini, diversi rappresentano Shardana, il demone con quattro occhi e due scudi; un guerriero su un'imbarcazione; ed altri guerrieri. Tra quelli rinvenuti nel santuario di Santa Vittoria, citiamo il capotrib con l'ampio mantello e un bastone; altri Capo trib; un personaggio seduto; e, non ultimo, uno strano animale con arco.

Le spade, in questi bronzetti, hanno una fattura di tipo egeo, il che lascia intendere l'esistenza di ampi scambi culturali e commerciali. Vengono quindi ritenuti pi recenti, presumibilmente realizzati alla fine dell'et del Bronzo, o pi probabilmente nell'et del Ferro, dopo l'emigrazione degli Shardana seguita alla grande catastrofe del 1200 a.C., forse da parte della popolazione locale o degli Shardana rimasti sull'isola. Oppure, secondo un'ardita ipotesi di Leonardo Melis, da quei loro eredi che vi tornarono in seguito, e che i Greci chiamarono i Fenici.

Altri bronzetti votivi


In diverse localit della Sardegna sono stati rinvenuti numerosi altri bronzetti votivi, raffiguranti guerrieri, oranti, animali reali come il toro, ed anche animali mitologici. Anche questi possono essere stati rinvenuti nell'et del Bronzo o nella succesiva et del Ferro. A Sorso, in localt Serra Niedda, stato trovato un bronzetto che rappresenta un Capo trib munito di lancia con un ariete o muflone al guinzaglio e spada. A Illorai stato rinvenuto un vitello in bronzo, e a Nule, all'interno del nuraghe Voes, un centauro androcefalo a corpo taurino. A Urzulei, nella grotta di Sa Domu 'e S'Orcu, stata rinvenuta intorno alla met degli anni venti una statuetta raffigurante una madre col figlio in grembo, denominata la madre dell'ucciso . E ad Ittiri stato rinvenuto un bronzetto che rappresenta un suonatore di launeddas, il famoso strumento a fiato caratteristico della Sardegna, con un significativo fallo in erezione.

Le famose navicelle
Nelle navi di questo periodo, delle quali vediamo la riproduzione in alcuni oggetti votivi, mancano i remi o di fori per gli stessi, ed hanno sull'albero un misterioso anello rotante sormontato da due corna o una mezzaluna, sul quale sono state fatte varie ipotesi. Diversi studi sono in corso sulle navi e sui porti Shardana, ad opera soprattutto di Leonardo Melis e di Giangiacomo Pisu, come vedremo nelle prossime pagine. Tra le navicelle pi significative, citiamo la famosa navicella con protome cervina, rinvenuta a Bultei in localit Is Argiolas; la altrettanto famosa navicella con protome cervina, rinvenuta ad Erula nel nuraghe Ispiene; e quella nota come navicella del re Sole, rinvenuta a Mara all'interno del nuraghe Badde Rupida. Altre navicelle delle quali riportiamo la riproduzione, sono quella con protome animale, rinvenuta a Laerru in localit monte Ultana; la navicella con protome taurina, rinvenuta a Tula; la navicella, anch'essa con con protome taurina, rinvenuta ad Ardara in localit Scala de Boes; e la gi citata navicella con protome di antilope, rinvenuta in Ogliastra. Comunque, oltre a queste, ne sono state rinvenute molte altre.

Le sculture di Mont 'e Prama


Nel 1974, in localit Mont 'e Prama nel comune di Cabras, al contadino Sissinio Poddi finisce sotto la lama dell'aratro la testa di pietra gigantesca di un arciere. Nel 1979 iniziano gli scavi. Racconta Giovanni Lilliu: c' un episodio che mi mette ancora i brividi. Fu quando con Enrico Atzeni scoprimmo a Mont 'e Prama le grandiose statue nuragiche in arenaria ai bordi dello stagno di Cabras. C'era un sole bellissimo, poi il cielo improvvisamente si oscur, venne la tempesta mentre le statue tornavano alla luce. Dio mio, gli dei nuragici si stanno risvegliando, pensai. Non lo dimenticher mai. La loro scoperta non mai stata molto pubblicizzata, forse perch mette in dubbio tante presunte certezze archeologiche; non esistono infatti altri esempi di statuaria del periodo Shardana o fenicio. In questi oltre 30 anni dal ritrovamento pare siano stati pubblicati alcuni saggi, ma solo 21 giugno 2005 la scoperta stata portata all'attenzione del grande pubblico da un articolo del Giornale di Sardegna nel quale viene descritto il ritrovamento delle 30 statue alte due metri. Secondo gli studiosi le statue sarebbero dell'VIII-VII secolo a.C., nell'et del Ferro, o forse secondo alcuni addirittura dell'XI secolo a.C., ancora nell'et del Bronzo, due ipotesi che ne fanno, in ogni caso, le pi antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale, antecedenti anche rispetto alla statuaria greca. Le statue, in arenaria gessosa, stavano dentro un recinto sacro, ritte sopra basi che segnavano delle tombe a pozzetto. Sono arcieri e pugilatori, hanno occhi come dischi solari, la bocca inesistente, il piede taglia 52. Riprendono in dimensioni sovrumane i modelli di alcuni bronzetti dell'ultimo periodo; come nota Leonardo Melis sono identiche nell'abbigliamento, nei lineamenti e nell'acconciatura ai bronzetti di Serri e pongono tutti gli stessi problemi di datazione. Un ritrovamento importante, quanto quello dei Bronzi di Riace, una scoperta unica nel Mediterraneo, stato questo il commento del Sovrintendente dei Beni Culturali di Sassari, Francesco Nicosia, dove in corso il restauro. Nicosia aveva diretto l'Istituto che si era occupato del restauro dei Bronzi ritrovati al largo della Calabria, dunque un esperto, ed intende far conoscere a tutti le statue dai volti fissi. Si tratta di uno dei pi grandi ritrovamenti dell'intero Mediterraneo, che ne riscrive la storia archeologica: vuol dire che le citt finora ritenute fenicio-puniche erano abitate precedentemente dalla stessa popolazione che aveva realizzato i bronzetti, quella che noi chiamiamo gli Shardana. Che avevano realizzato in un primo tempo i bronzetti di Uta, poi sono partiti dopo la grande catastrofe del 1200 a.C., ma i loro eredi che sono rimasti nell'isola e vi hanno realizzato, da soli o con la popolazione locale, i bronzetti di Serri e queste gigantesche statue. Alcuni resti delle statue, portati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono esposti al pubblico, gli altri sono ora in fase di restauro a Li Punti, presso Sassari. Dal 23 novembre 2011 fino al 30 dicembre 2011, stata aperta al pubblico la mostra

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La Pietra e gli Eroi - Le sculture restaurate di Mont'e Prama, nella quale sono state presentate al pubblico per la prima volta le sculture restaurate. Ed in seguito, le statue si candidano a rappresentare, non solo la Sardegna ma l'Italia tutta, alle Olimpiadi di Londra e all'Exp di Seoul in Corea del Sud, un p come accadde per i Bronzi di Riace.

Le tavolette in bronzo di Tzricotu


L'appassionate storia della tavoletta in bronzo del Sinis con la scrittura Shardana nasce nel 1996, quando due studiosi oristanesi, Gianni Atzori e Gigi Sanna, mettono nella prima pagina di un loro libro la foto di una misteriosa tavoletta, che viene poi comparata con gli analoghi pi noti ritrovamenti del Mediterraneo, concludendo che la tavoletta un sigillo reale di tipo funerario, databile tra il XIV e il XII secolo a.C.. Ma il tutto deriva da una foto, dell'originale non c' traccia. Per il 19 giugno 1998 un giovane agricoltore di Cabras, Andrea Porcu, consegna al professor Raimondo Zucca, curatore del Museo di Oristano, in originale la famosa tavoletta bronzea. Si tratta del primo ritrovamento in Sardegna, che connota una scrittura cuneiforme. I segni presenti sulla tavoletta esprimono una composizione scrittoria articolata in rappresentazioni pittografiche antropomorfe, ossia all'alfabeto dell'antica citt di Ugarit, in Siria, distrutta dalle scorrerie dei Popoli del Mare nel 1200 a.C. Questo ci porta a ritenere le tavolette in bronzo ascrivibili al periodo Shardana, e non al successivo periodo fenicio. Invece che salutare con entusiasmo la consegna alla Soprintendenza di un reperto che rischiava di essere venduto nel mercato clandestino, si preferisce minimizzare la portata del ritrovamento o addirittura arrivare ad insinuare che sia stato artefatto. E cos, le tavolette, come i giganti di Mont 'e Prama, vengono tenute nascoste agli studiosi internazionali, per non compromettere la ricostruzione storica ufficiale di una Sardegna incapace di leggere e di scrivere.

L'et del Ferro ed il declino della societ Shardana


Il ferro compare verso il 900 a.C. e per molto tempo stato ritenuto un'evoluzione delle conoscenze metallurgiche. A un'analisi pi attenta invece si deve riconoscere che molto pi difficilmente lavorabile del bronzo, fonde a temperature molto pi alte, la sua durezza non maggiore rispetto a quella del bronzo ben lavorato, mentre invece la durata molto inferiore. Si arrivati quindi alla certezza che il passaggio dalla lavorazione del bronzo a quella del ferro non sia stata un'evoluzione bens un ripiego, quando ha cominciato a scarseggiare lo stagno, per le difficolt sopravvenute nel Mediterraneo per la partenza dei grandi navigatori che avevano la conoscenza di quelle rotte. La carenza di stagno, come risultato della distruzione del commerci di questo tempo, ha costretto i popoli a cercare un'alternativa al bronzo. Un'evidenza di questo il fatto che molti oggetti in bronzo, durante questo periodo, vengono riciclati per farne armi.

Con l'et del Ferro inizia il declino della civilt Shardana


Con l'et del Ferro inizia il declino di quello che era rimasto della civilt Shardana, che viene sovrastata da quella Etrusca che ne era stata precedentemente succube ed ora, grazie alla acquisita padronanza nella lavorazione del nuovo metallo, si impone in tutto il bacino del Mediterraneo.

Il ritiro all'interno della popolazione sopravvissuta


All'interno dell'isola, nella parte montagnosa, si era ritirata quella parte della popolazione che non aveva voluto abbandonarla, e qui la civilt si prolunga iniziando la ricostruzione del complesso su Nuraxi di Barumini. A questo periodo risale il maggior utilizzo del villaggio di Serra Orrios, vicino a Dorgali, il meglio conservato dell'isola, ed successivo il villaggio di Tiscali, sul Supramonte di Oliena, costruito dentro un'ampia cavit in un punto suggestivo e di difficile accesso che costituir l'estremo baluardo difensivo nel periodo dell'occupazione romana.

L'arrivo in Sardegna dei Fenici


Ma tra i diversi fattori che determinano i profondi mutamenti che segnano il passaggio dall'et del Bronzo a quella del Ferro, va certamente preso in considezione soprattutto l'insediamento stabile in Sardegna dei Fenici. Attirati dalla posizione geografica dell'isola, le cui coste erano una ottima base di transito verso l'occidente, dalla fertilit della terra e dalla ricchezza delle miniere, da quello che oggi il Libano nell'VIII secolo a.C. arriveranno sulla costa della Sardegna le imbarcazioni Fenicie.

La prossima pagina
Nella prossima pagina apriremo una parentesi di ambientazione storica e vedremo come nel periodo di Ozieri si sviluppano in Mesopotamia, in Egitto e nelle isole dell'Egeo tre grandi civilt con le quali la Sardegna avr a che fare. Avendo attinto a fonti diverse, le datazioni sono relativamente approssimative.

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