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Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano: alcune riflessioni

Raimondo Secci

Indice
Introduzione ............................................................................................................... Il commercio silenzioso come modello teorico ..................................................... Il commercio silenzioso nel contesto attuale degli studi sul commercio fenicio .................................................................................................................................... Cartagine e loro africano ......................................................................................... 1 2 4 9

Introduzione
Nellambito delle notizie di argomento economico raccolte da Erodoto nelle sue 1 Storie , quella sul baratto silenzioso oltre le Colonne dErcole (IV, 196, 1-3) ha 2 suscitato un vivace dibattito tra studiosi di diversa estrazione disciplinare . Si tratta del famoso brano in cui lo storico di Alicarnasso descrive una singolare forma di commercio praticata dai Cartaginesi nella Libye e finalizzata allapprovvigionamento delloro proveniente da giacimenti locali: 196, 1. I Cartaginesi raccontano anche questo: c una localit della Libia e ci sono uomini che la abitano fuori dalle colonne dEracle; quando i Cartaginesi giungono presso di loro, scaricano le merci, le mettono in fila sulla spiaggia, salgono sulle navi e innalzano del fumo; gli indigeni, visto il fumo, vengono al mare e quindi, deposto delloro in cambio delle merci, si ritirano lontano da esse. 2. Allora i Cartaginesi sbarcano e osservano: se loro sembra loro corrispondere al valore delle merci, lo prendono e se ne vanno; in caso contrario, salgono di nuovo sulle navi e vi restano; gli indigeni si accostano e aggiungono altro oro, finch non li soddisfino. 3. Nessuno fa torto allaltro; infatti n i Cartaginesi toccano loro prima che gli indigeni labbiano equiparato al valore delle merci, n gli indigeni 3 toccano le merci prima che gli altri abbiano preso loro . Il testo in questione stato ampiamente analizzato da differenti prospettive, in relazione alla formazione scientifica e agli interessi dei singoli commentatori: da un lato, il suo possibile valore di testimonianza etnografica ha fatto s che esso entrasse molto presto nel campo di studio delle scienze sociali, contribuendo non poco alla 4 formulazione del modello teorico del silent trade ; dallaltro, la costante attenzione
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Organica rassegna in J.J. Spengler, Herodotus on the Subject Matter of Economics, The Scientific Monthly, LXXXI, 1955, 6, pp. 276-285. 2 Cfr. infra. 3 Erodoto, Le storie: IV. La Scizia e la Libia, a c. di A. Corcella e S.M. Medaglia, trad. di A. Fraschetti, Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, 1993, pp. 207-209. 4 Cos, per esempio, M.J. Herskovits, Economic Anthropology. A Study in Comparative Economics, New York, Alfred A. Knopf Inc., 1952, p. 185; P.F. de Moraes Farias, Silent Trade: Myth and Historical Evidence,

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 riservatagli dagli storici stata motivata dallesigenza di valutarne la portata nel pi ampio quadro delle conoscenze sulla presenza fenicia e punica nel versante atlantico del continente africano, peraltro assai scarne a causa del ridotto apporto 5 delle fonti classiche e dei dati archeologici . Ciononostante, le ultime indagini sulla colonizzazione fenicia sembrano offrire la possibilit di proporre qualche ulteriore riflessione sul tema, a corollario dei pi recenti tentativi di conciliare le acquisizioni 6 della ricerca storica con il solido impianto concettuale degli studi etnologici .

Il commercio silenzioso come modello teorico


Com noto, la pratica descritta da Erodoto costituisce una delle pi tipiche testimonianze di peculiari forme di scambio denominate silent trade, dumb barter, Stummer Handel, troc muet, commerce par dpts, comercio mudo o troca silenciosa; sullargomento esiste una lunga tradizione di studi, che non si ritiene necessario 7 ripercorrere nel dettaglio, ma che pu essere utile riassumere nei termini generali . Occorre innanzitutto osservare come lespressione silent trade, dapprima utilizzata per sostituire lunghe descrizioni di fenomeni molto simili tra loro, abbia successivamente assunto lo status di un vero e proprio modello teorico, funzionale allinterpretazione di tutte le forme di scambio caratterizzate dalla mancanza di comunicazione verbale e 8 di contatto diretto tra i protagonisti . In questo quadro, le transazioni summenzionate 9 si configurerebbero come attivit economiche tout court , le cui specifiche modalit risponderebbero allesigenza di superare le difficolt connesse a una condizione di 10 conflittualit o di reciproca diffidenza tra le parti , connaturata al diverso livello di
History in Africa, I, 1974, p. 10; W. Dolfsma - A. Spithoven, Silent Trade and the Supposed Continuum between OIE and NIE, Journal of Economic Issues, XLII, 2008, 2, p. 519. 5 Tra gli altri, F. Lpez Pardo, Del Mercado invisible (Comercio silencioso) a las Factora-Fortaleza pnicas en la costa atlntica africana, in Intercambio y comercio preclsico en el Mediterrneo, Actas del I Coloquio del CEFYP, a c. di P. Fernndez Uriel - F. Lpez Pardo - E.C. Gonzlez Wagner, Madrid, Universidad Complutense de Madrid; Centro de Estudios Fenicios y Pnicos, 2000, pp. 215-230; V.M. Bello Jimnez, Relaciones econmicas en el frica atlntica: modelos de comercio e interaccin cultural entre los siglos VI y III a.C., ERES. Arqueologa/Bioantropologa, XIII, 2005, pp. 19-20; S. Medas, La marineria cartaginese. Le navi, gli uomini, la navigazione (Sardegna archeologica. Scavi e ricerche, 2), Sassari, Carlo Delfino Editore, 2000, pp. 61-62, 68, 79; F. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factora fenicia de la isla de Mogador y los pueblos del Atlas (Canarias Arqueolgicas Monografias, 3), Tenerife, Museo Arqueolgico de Tenerife. Organismo Autnomo de Museos y Centros del Cabildo de Tenerife, 2008, in particolare pp. 147-149, 319-326, 375-386; S. Medas, La navigazione antica lungo le coste atlantiche dellAfrica e verso le Isole Canarie. Analisi della componente nautica a confronto con le esperienze medievali, in Los Fenicios y el Atlntico, Actas del IV Coloquio del CEFYP, a c. di R. Gonzlez Antn - F. Lpez Pardo - V. Pea Romo, Universidad Complutense de Madrid; Centro de Estudios Fenicios y Pnicos, 2008, pp. 146-147, ai quali si rinvia anche per le diverse ipotesi di identificazione del tratto di costa in cui si sarebbe svolta la pratica descritta da Erodoto. 6 Da ultimo J. Maucourant - L. Graslin, Le port de commerce: un concept en dbat, Topoi, Orient-Occident, XII-XIII, 2005, pp. 216-257; M. Gras, Empria ed empora. Riflessioni sul commercio greco arcaico in Occidente, in Dal Mediterraneo allEuropa. Conversazioni adriatiche (Hespera, 25), a c. di E. Govi, Roma, LErma di Bretschneider, 2010, pp. 47-56. 7 Per una ragionata storia degli studi si rinvia a W. Trajano Filho, A troca silenciosa e o silncio dos conceitos, Dados. Revista de cincias sociais, XXXV, 1992, in particolare pp. 90-97. 8 Ibidem. 9 Nellambito di una primitiva economia di mercato: per esempio C. Letourneau, Une curieuse forme du commerce primitif, Bulletins de la Socit danthropologie de Paris, s. IV, VI, 1895, pp. 267-269; contra M. Gras, Empria ed empora, cit., p. 52. 10 Tra gli altri S. Gsell, Hrodote, Alger, Typographie Adolphe Jourdan, 1915, pp. 239-240; A. Chapman, Barter as a Universal Mode of Exchange, LHomme, XX, 1980, 3, p. 38; inoltre infra e nota 31.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 evoluzione sociale raggiunto dai rispettivi gruppi etnici . Neppure mancato chi, da unanaloga prospettiva, attribuisse alloro libico una qualche valenza di strumento di 12 compravendita, con la stessa funzione delle monete in metallo prezioso . In seguito alla radicale critica di P.F. de Moraes Farias , tuttavia, tale orientamento interpretativo stato oggetto di una profonda revisione da parte di diversi studiosi, che in alcuni casi hanno sostenuto la necessit di decostruire un modello ritenuto di 14 ostacolo alla raccolta dei dati etnografici su basi oggettive , mentre in altri si sono dichiarati pi inclini a interpretare le suddette testimonianze come manifestazioni di 15 rapporti sociali basati sullo scambio di doni . Anche questultima proposta esegetica appare per del tutto inadeguata a spiegare un fenomeno che, stando alla descrizione erodotea, si svolgerebbe secondo dinamiche del tutto diverse rispetto a quelle (regolate dal principio di reciprocit) tipiche del gift trade : da questo punto di vista, il pi convincente tentativo di risolvere la questione si deve a N.F. Parise, che gi nel 1976 proponeva di riconoscere nel baratto silenzioso sulle spiagge africane una forma di scambio ineguale, in cui i Libici agirebbero ancora nellottica dello scambio di doni reciproci, non riducibile a puro scambio economico, mentre i Cartaginesi perseguirebbero un chiaro intento utilitaristico, avendo gi abbandonato il punto di vista etico, proprio del sistema del dono, per 16 adottarne uno esclusivamente economico . Tale diversit di approccio al momento transattivo nella quale la maggior parte degli studiosi individua oggi lautentica 17 chiave di lettura del testo in esame chiaramente evidenziata, nel testo greco, dal diverso comportamento assunto dai due partners, con gli uni i Cartaginesi intenti a valutare la congruit della contropartita in oro, gli altri i Libici preoccupati soltanto 18 di soddisfarne le aspettative . Ciononostante, lungi dallessere utilizzata per mettere in cattiva luce i commercianti punici, la spiccata attitudine al profitto di questi ultimi costituisce invece il presupposto logico del passo successivo, nel quale R. Danieli ha voluto persino cogliere leco di un positivo giudizio morale:
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Cfr., per esempio, J.A. Price, Conditions in the Development of Silent Trade, Kroeber Anthropological Society Papers, XXXVI, 1967, p. 75: One important difference that is tipically found between the parties to silent trade is a difference of level in cultural evolution. The Carthaginian [] and other long distance traders came from state societies and traded with people predominantly at the chiefdom or tribal level. 12 Contra R. Danieli, Lavoro e commercio nelle Storie di Erodoto, Aevum, LXV, 1991, 1, p. 26, con bibliografia precedente. 13 P.F. de Moraes Farias, Silent Trade, cit., pp. 9-24. 14 Cfr. W. Trajano Filho, A troca silenciosa, cit., in particolare pp. 101-108. 15 Per esempio A. Chapman, Barter, cit., p. 38, nota 9; W. Dolfsma - A. Spithoven, Silent Trade, cit., pp. 523-524. 16 N.F. Parise, Baratto silenzioso fra Punici e Libi al di l delle colonne di Eracle, Quaderni di archeologia della Libia, VIII, 1976, pp. 75-80, riedito in N.F. Parise, La nascita della moneta. Segni premonetari e forme arcaiche dello scambio, Roma, Donzelli Editore, 2000, pp. 71-78. 17 Per esempio S.F. Bond, I Fenici in Erodoto, in Hrodote et les peuples non grecs. Neuf exposs suivis de discussion, Vanduvres-Genve, 22-26 Aot 1988 (Entretiens sur lantiquit classique, 35), Genve, Fondation Hardt pour ltude de lantiquit classique, 1990, p. 284; R. Danieli, Lavoro e commercio nelle Storie di Erodoto, Aevum, LXV, 1991, 1, p. 26; P. Fernndez Uriel, Algunas consideraciones sobre la miel y la sal en el extremo del Mediterraneo occidental, in Lixus, Actes du Colloque organis par lInstitut des sciences de larchologie et du patrimoine de Rabat, Larache (8-11 novembre 1989) (Publications de lcole Franaise de Rome, 166), Rome, cole Franaise de Rome, 1992, p. 327; M. Gras, Empria ed empora, cit., p. 52. 18 N.F. Parise, Baratto silenzioso, cit., p. 78.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 Del resto, lo storico usa in questo passo il verbo [IV, 196, 3], un concetto che fa riferimento direttamente alla sfera morale e religiosa []. Per quanto Erodoto fosse certamente privo di pregiudizi nazionalistici, resta comunque strano che egli additi a modello di virt i mercanti punici, per antonomasia maestri nei raggiri. Infatti, da quanto Erodoto scrive, sono i Cartaginesi che in fin dei conti stabiliscono il prezzo delle proprie merci, poich gli indigeni sarebbero disposti a concedere oro senza limiti; solo la morigeratezza punica, dunque, consente che non si oltrepassi il limite della giustizia, che poi il livello in cui loro eguaglia in valore le merci offerte []. Nella descrizione erodotea si possono ravvisare tracce di un certo grado di idealizzazione: in quella regione cos lontana, dalle parole dei mercanti cartaginesi, forse conosciute per il tramite di qualche abitante di Cirene e alterate per lo stupore di fronte a tanta abbondanza doro, Erodoto credette di scoprire finalmente una forma eticamente giusta di mercato, un luogo in cui lo scambio avviene senza bisogno di altre leggi che le norme morali, un luogo in cui, alla fine, nessuna delle due parti si sente truffata, come invece succede di solito 19 nelle contrattazioni, ma tutti se ne ripartono soddisfatti ed onesti . Questultima interpretazione appare senza dubbio suggestiva e ha il merito di mettere in luce il diverso livello di consapevolezza con cui i protagonisti partecipano alla trattativa; tuttavia, se si accetta di riconoscere nel commercio silenzioso non tanto la descrizione di un fatto episodico, quanto piuttosto la cristallizzazione di un 20 rapporto consolidato e basato su regole convenute , lirreprensibile condotta dei commercianti cartaginesi potr forse essere pi ragionevolmente spiegata con la volont di conservare una buona reputazione agli occhi dei partners locali, allo scopo 21 di non pregiudicare la prosecuzione di un mnage economicamente vantaggioso .

Il commercio silenzioso nel contesto attuale degli studi sul commercio fenicio
Prescindendo da alcune posizioni isolate, volte a negare ogni credibilit al testo 22 erodoteo , il commercio silenzioso ha occupato un ruolo di primo piano anche nella riflessione teorica sul commercio fenicio di et arcaica, non di rado assumendo il ruolo di modello interpretativo per lo studio delle fasi convenzionalmente definite 23 precoloniali . Su questultima impostazione metodologica si intende focalizzare
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R. Danieli, Lavoro e commercio, cit., pp. 27-28. Cfr. infra e nota 30. 21 Interessante, al riguardo, laccenno alla possibilit di affrontare la questione alla luce della Teoria dei Giochi in L. Graslin - R. Ben Guiza, Les mcanismes institutionnels du commerce extrieur dans lAntiquit: le cas de Carthage, Antiquits africaines, XXXVIII-XXXIX, 2002-2003, p. 352. 22 Cfr. J. Ruiz de Arbulo Bayona, Santuarios y comercio martimo en la pennsula Ibrica durante la poca arcaica, Cuadernos de Prehistoria y Arqueologa Castellonenses, XVIII, 1997, pp. 519-520 (Pese a la fama del episodio y su generalizacin para el comercio oriental del II milenio, no creemos personalmente que el comercio silencioso pudiera ser algo ms que una ancdota: ibidem, p. 520). 23 In particolare A.M. Bisi, Modalit e aspetti degli scambi fra Oriente e Occidente fenicio in et precoloniale, in Momenti precoloniali nel Mediterraneo antico. Questioni di metodo - Aree dindagine - Evidenze a confronto. Atti del Convegno Internazionale (Roma, 14-16 marzo 1985) (Collezione di Studi Fenici, 28), a c. di E. Acquaro et al., Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche; Istituto per la civilt fenicia e punica, 1988, p. 217. Successivamente, tra gli altri, P. Fernndez Uriel, Algunas consideraciones, cit., p. 327; F.J.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 lattenzione nelle righe che seguono, nel tentativo di evidenziarne lincompatibilit con i pi recenti orientamenti della critica storica e con gli ultimi sviluppi della ricerca archeologica. Prima di entrare nel merito della questione, corre lobbligo di ricordare che essa era gi stata affrontata e avviata a soluzione da S.F. Bond, il quale, alla diffusa tendenza a considerare le modalit del baratto silenzioso come largamente 24 rappresentative delle abitudini dei Punici nelle diverse regioni mediterranee , opponeva il fatto che le pi recenti indagini sui primi contatti commerciali tra Fenici e indigeni in altre aree del Mediterraneo occidentale (ad esempio in Sardegna e in Spagna) rivelavano invece una situazione molto diversa, caratterizzata piuttosto da una Preoccupazione costante dei Fenici [] di porsi in contatto con affidabili ambienti indigeni, integrabili ideologicamente con linclusione nel circuito nobilitante 25 del commercio aristocratico , concludendo infine: Il baratto silenzioso nellAfrica oltre le colonne dErcole resta dunque, nel quadro dei commerci fenici in Occidente, un episodio sostanzialmente isolato, connesso probabilmente con quelle finalit di reperimento dei metalli preziosi che condussero i Cartaginesi a tentare con grande 26 impegno pi diretti collegamenti con le regioni subsahariane . Il successivo ventennio di ricerca ha ulteriormente confermato le tesi del Bond riguardo alladesione delle popolazioni locali allideologia del gift trade trasmessa dai Fenici.

Moreno Arrastio, Sobre anomalas e interpretacin de los objetos orientalizantes en la Meseta, Gerin, XIX, 2001, pp. 111-112, con ulteriore bibliografia alla nota 32; A.J. Domnguez Monedero, Los contactos precoloniales de Griegos y Fenicios en Sicilia, in Contacto cultural entre el Mediterrneo y el Atlntico (siglos XII - VIII ane). La precolonizacin a debate, a c. di S. Celestino - N. Rafel - X.-L. Armada, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Cientficas; Escuela Espaola de Historia y Arqueologa en Roma, 2008, p. 152. 24 S.F. Bond, I Fenici in Erodoto, cit., p. 284. 25 Ibidem. 26 Ivi, p. 285.

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Figura 1. Brocchette askoidi nuragiche

Brocca askoide da Sennori (SS) (da G. Lilliu, La civilt nuragica [Sardegna archeologica. Studi e monumenti, 2], Sassari, Carlo Delfino Editore, 1982, p. 145, fig. 160).

In questo senso assume un particolare significato, per esempio, la sempre maggiore diffusione delle tipiche brocchette askoidi nuragiche (la cui interpretazione come contenitori di vino locale trova ora significative conferme archeometriche) nellambito 27 degli insediamenti mediterranei e atlantici raggiunti dal commercio fenicio ; diffusione che, oltre a testimoniare lapprezzamento dei commercianti orientali per un prodotto esclusivo e forse rinomato, quale doveva essere il vino sardo, si pone in contrappunto con quella di manufatti di lusso di produzione fenicia nel territorio isolano, evidenziando uninterazione basata sullo scambio di doni e contro-doni, oltrech su quelle forme 28 di ospitalit (xenia) e commensalit cerimoniale verosimilmente sottese anche
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Da ultimo P. Bernardini, Le torri, i metalli, il mare. Storie antiche di unisola mediterranea (Sardegna archeologica. Scavi e ricerche, 6), Sassari, Carlo Delfino Editore, 2010, pp. 125, 167, 169. 28 Sullideologia e le diverse forme del gift exchange esiste una vastissima bibliografia: per un primo sguardo dinsieme cfr., tra gli altri, M. Domingo Gygax, El intercambio de dones en el mundo griego: reciprocidad, imprecisin, equivalencia y disequilibrio, Gerin, XXV, 2007, 1, pp. 111-126 e M. Krueger, Valor, prestigio

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 allinstallazione di nuclei di popolazione levantina allinterno di complessi insediativi 29 autoctoni . Sulla base di queste premesse si possono senzaltro condividere le conclusioni di F. Lpez Pardo, il quale rilevando come la complessa ritualit del commercio silenzioso (da lui definito invisibile o non presenziale) potesse intendersi assai meglio nel contesto di una pratica commerciale concordata e stabile, fondata su preventivi accordi sulle modalit, loggetto e la periodicit delle transazioni sosteneva linconciliabilit di tale forma di commercio con le dinamiche della pi antica 30 frequentazione fenicia in Occidente . E tuttavia, nel rimarcare lemblematicit di quei modi di contatto come testimonianze di un rapporto tuttaltro che connotato da ostilit o 31 diffidenza , occorrer sottolineare che ben difficilmente essi potranno essere assunti come attestazioni di un confronto paritetico tra le societ coinvolte, che viceversa appaiono profondamente ineguali nella strutturale diversit delle rispettive scale di 32 valori . Infatti, per dirla con J.L. Lpez Castro: La naturaleza de la desigualdad del intercambio aristocrtico hay que buscarla en el hecho de que en ambas sociedades predominaban y circulaban valores distintos en los intercambios: mientras que en la sociedad autctona todava predominaba el valor de uso, en la sociedad fenicia predominaba el valor de cambio []. Este intercambio desigual generaba la explotacin de los autctonos por sus lites y contribua a acentuar las desigualdades dentro de la sociedad autctona [] y podramos aadir que reafirmaba la desigualdad social entre los fenicios 33 y permitira la reproduccin de la aristocracia fenicia occidental . Tale prospettiva teorica risulta di grande utilit anche per chiarire i termini del rapporto tra il silent trade e il concetto di port of trade, a esso strettamente correlato nellottica
e intercambio. Los mtodos ante la teora, Herakleion, I, 2008, pp. 7-19. Lesistenza di rapporti di ospitalit tra Nuragici e Fenici, sebbene per unepoca di poco successiva a quella cui si fa riferimento nel testo, stata recentemente ipotizzata da S. Finocchi, Ricognizione nel territorio di Monte Sirai, Rivista di Studi Fenici, XXXIII, 2005, p. 250, sulla base dei rinvenimenti archeologici in alcuni insediamenti nuragici dellentroterra sulcitano. 29 Esemplificativo, al riguardo, il caso dellinsediamento nuragico di SantImbenia (Alghero): qui, infatti, la documentazione archeologica disponibile documenterebbe lo stanziamento di genti fenicie responsabili, tra laltro, della trasmissione di ideologie e pratiche di schietta origine orientale, tra cui quella del bere vino alla siriana: cfr. P. Bernardini, Le torri, i metalli, il mare, cit., pp. 120-128. 30 Cfr. F. Lpez Pardo, Del Mercado invisible (Comercio silencioso), cit., pp. 216-217; successivamente F. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factora fenicia, cit., p. 320. 31 Comunemente annoverate tra le cause del commercio silenzioso: cfr. supra e F. Lpez Pardo, Del Mercado invisible (Comercio silencioso), cit., p. 219, sui motivi che avrebbero potuto indurre gli interlocutori libici ad adottare questa forma di scambio. In F. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factora fenicia, cit., pp. 325-326, tali motivi sono invece identificati nella volont dei Cartaginesi di prevenire eventuali attacchi da parte dei Pharusii, popolazione africana menzionata da Strabone (XVII, 3, 3). 32 Tale assunto, elaborato dagli studiosi spagnoli per chiarire le dinamiche dei rapporti tra i Fenici e le popolazioni autoctone della Penisola iberica, appare fondato su presupposti metodologici validi anche per lambito sardo: da ultimo C.G. Wagner, Las sociedades autctonas del Sur Peninsular en el trnsito del Bronce Final al Hierro. El impacto del Orientalizante: una perspectiva terica, Mayurqa, XXXI, 2006, pp. 183-209, in particolare p. 198. 33 J.L. Lpez Castro, Formas de intercambio de los fenicios occidentales en poca arcaica, in Intercambio y comercio preclsico, cit., pp. 127-128.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 del Polanyi . Prima di delineare le attuali tendenze interpretative su questultimo aspetto speculativo, sembra utile richiamare lopinione dello stesso Lpez Castro sul commercio emporico presso i Fenici: Junto a esta forma de intercambio aristocrtico se dara otra forma de comercio no restringida socialmente, el que hemos denominado comercio maqom o comercio emprico, que hay que diferenciar del comercio emporie griego arcaico definido por Mele (1979). El comercio maqom sera la forma ms extendida de comercio entre los fenicios occidentales y sera practicado por los individuos de condicin libre, ya fueran fenicios o griegos, y fueran o no aristcratas, para efectuar los intercambios regidos bajo una misma determinacin del dinero; es decir, este comercio maqom presupone el predominio del valor de cambio en ambos sentidos del proceso de intercambio, por lo que no regira las relaciones de intercambio desigual []. Este comercio se practicara [] bajo la proteccin del templo de Melqart []. Los productos que circulan en este tipo de comercio seran ms numerosos en principio que la esfera del intercambio aristocrtico, pero cambiaran en este caso los agentes y las condiciones de intercambio []. Ya hemos visto como los asentamientos que albergaban aristcratas no estaran excludos del comercio maqom, sino que, al contrario, a medida que aumentara su actividad productva y su poblacin, iran desarrollando funciones de 35 comercio emprico con una base social ms amplia . Inoltre, nellinterpretazione dello stesso studioso, i concetti di commercio aristocratico e di commercio emporico sarebbero accomunati dal fatto che, in entrambi i casi, se tratara de formas de comercio administrado [], aunque slo sea con el objetivo de dejar establecido que se trata de formas de intercambio institucionalizado que tienen lugar bajo presupuestos extraeconmicos, es decir, que el intercambio se produce enmarcado en otro tipo de 36 relaciones de carcter poltico y social predominantes ; per contro, la diffusione dei due modelli non troverebbe una perfetta corrispondenza sul piano cronologico, in quanto, pur essendo inizialmente contemporanei, il secondo si sarebbe generalizzato in epoca successiva: Las dos formas de intercambio son coetneas, es decir, non se tratara de un proceso de evolucin de una forma a otra; pero en qualquier caso, el comercio maqom se generalizara ms tardamente en detrimento del intercambio aristocrtico como resultado de las transformaciones 37 sociales operadas en la sociedad colonial fenicia occidental .
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K. Polanyi, Ports of Trade in Early Societies, The Journal of Economic History, XXIII, 1963, 1, p. 30: The port of trade was often a neutrality device, a derivative of silent trade, of the prehistoric Mediterranean low-walled emporium, open to the sea, and of the neutralized coastal town. 35 J.L. Lpez Castro, Formas de intercambio, cit., p. 128. 36 Ivi, p. 125. 37 Ibidem.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 Il concetto di port of trade stato oggetto di un recente riesame anche da parte 38 di M. Gras , che tuttavia ne ha fornito una lettura parzialmente diversa rispetto a quella citata. Pur concordando con questultima in merito ad alcuni aspetti qualificanti per esempio sulla definizione dellemporion / maqom come nclave dotata di un raggio dazione circoscritto, allo scopo di limitare limpatto destabilizzante del commercio esterno sul tessuto sociale ed economico autoctono, e sulla sua funzione di interfaccia tra diverse culture (nel cui rapporto, suggestivamente, il Gras riconosce una Versione specifica del dialogo secolare fra il sedentario e il nomade in tutto 39 il mondo mediterraneo ) , lo studioso francese dissente infatti su un punto determinante, che concerne la natura del rapporto con le popolazioni epicorie: se infatti, secondo Lpez Castro, nel maqom si sarebbero svolte transazioni di mutuo interesse basate su sistemi di garanzia e di valore condivisi, nellambito di un rapporto paritetico tra le parti, gli emporia del Gras avrebbero avuto la funzione di stabilire la relazione fra due diverse societ che non erano allo stesso livello di sviluppo e soprattutto che non avevano la stessa identit culturale e dunque lo stesso funzionamento, tanto che lorganizzazione dellemporion poteva essere diversa secondo lo scarto pi o meno grande fra le due o tre societ impegnate in questo 40 dialogo. Se lo scarto era forte, lintegrazione era pi difficile . In questo senso, quindi, si pu affermare che il silent trade, in quanto forma di commercio fra societ ineguali, appare pi vicino al concetto di port of trade proposto dal Gras che al corrispondente modello elaborato dal Lpez Castro, certo pi aderente allaccezione polanyiana. E infatti, ancora il Gras pu concludere affermando: Io direi che lemporion ha il suo spazio teorico, fra il "port of trade" e il "silent trade". A cavallo, o piuttosto a met strada, fra il mondo dello scambio sulla spiaggia senza la parola e il mondo del "administered 41 trade" . In conclusione, se da quanto si detto finora emerge un sostanziale accordo degli studiosi sullinterpretazione del cosiddetto commercio silenzioso, la definizione del modello di emporion rimane invece un problema aperto e suscettibile di ampi aggiustamenti con il prosieguo della ricerca archeologica.

Cartagine e loro africano


Altrettanto complessa appare anche lannosa questione relativa al presunto sfruttamento dei bacini auriferi sub-sahariani da parte di Cartagine, mediante il trasporto con navi da carico oppure attraverso vie carovaniere gestite da esperti 42 conoscitori del deserto come i Garamanti . Il dibattito si sviluppato soprattutto
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M. Gras, Empria ed empora, cit., pp. 47-56. Ivi, p. 50. 40 Ivi, p. 51. 41 Ivi, p. 52. 42 Tra gli altri S. Gsell, Hrodote, cit., p. 240, ove lA. propende per collocare la pratica del commercio silenzioso nel Senegambia e per identificare loro acquisito dai Cartaginesi con quello dellalto Niger, pur lasciando aperta la possibilit di una provenienza dal sud del Marocco; cfr. inoltre ID., Histoire ancienne de lAfrique du Nord: IV. La civilisation carthaginois, Paris, Librairie Hachette, 1920, p. 140; B. Khun de Prorok, Ancient Trade Routes from Carthage into Sahara, Geographical Review, XV, 1925, 2, pp. 190-205; R. Carpenter, A Trans-Saharan Caravan Route in Herodotus, American Journal of Archaeology, LX, 1956, 3, pp. 231-242; M. Liverani, The Libyan Caravan Road in Herodotus IV. 181-185, Journal of the Economic and Social History of the Orient, XLIII, 2000, 4, in particolare pp. 507-508, ove lA. individua nel sale dei giacimenti sahariani la contropartita delloro proveniente dallAfrica centro-occidentale; da ultimo M.

Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 nella seconda met del secolo scorso, quando alla tesi di un cospicuo commercio delloro proveniente dallAfrica occidentale sostenuta, tra gli altri, da J. Carcopino, B.H. Warmington e C. e G.-Ch. Picard , si contrapposta quella di studiosi come J. Desanges e T.F. Garrard, che basavano le loro critiche sui seguenti argomenti: 1) il fatto che Erodoto identifichi come libici, e non come etiopi, gli interlocutori dei Cartaginesi nel baratto silenzioso, suggerendo di fatto una collocazione delle attivit commerciali da lui descritte in qualche tratto della costa marocchina, piuttosto che in quella del Senegal, come sostenuto dal Carcopino; 2) il quasi totale silenzio delle fonti greche e latine, se si eccettuano la citata testimonianza erodotea e il problematico riferimento del mitografo greco Palefato ( , XXXI) alla notevole ricchezza in oro degli abitanti dellisola di Cerne; 3) le difficolt tecniche connesse alleventuale navigazione di ritorno verso lo Stretto di Gibilterra, imputabili al regime dei venti e delle correnti e difficilmente superabili con le conoscenze nautiche dellepoca; 4) lampia disponibilit di giacimenti auriferi in regioni assai pi vicine alla metropoli nordafricana (come la Spagna, la catena dellAtlante e il Fezzan), che difficilmente 43 avrebbe reso necessaria la ricerca di fonti alternative . A queste considerazioni, inoltre, il Garrard associava la difficolt di ipotizzare traffici carovanieri regolari da e per le coste mediterranee del continente africano prima del III sec. d.C. epoca alla quale 44 risalirebbe luso del cammello come animale da soma , aggiungendo che, a suo giudizio, a tale lettura non osterebbe neppure la raffigurazione di carri nelle incisioni rupestri sahariane, difficilmente collegabili ad attivit commerciali considerata la loro 45 probabile identificazione con veicoli da guerra . Lassunto relativo ai presunti legami commerciali con il Nord-Africa non ha mancato di condizionare anche le ricerche sullorigine della metallurgia nellAfrica sub-sahariana, tradizionalmente imperniate sulla disputa tra i sostenitori di un repentino passaggio della regione da uno stadio di civilt neolitica a quello della tecnologia del ferro a opera dei Cartaginesi e i fautori di uno sviluppo autonomo delle tecniche di estrazione e lavorazione dei metalli, in epoche addirittura precedenti la supposta frequentazione 46 del versante costiero da parte delle navi puniche . N la querelle pu dirsi risolta in seguito alla segnalazione di antichissime tracce di manipolazione del rame e del ferro in Nigeria, Camerun, Niger e nella Repubblica Centrafricana, stante lo scetticismo di alcuni africanisti nei confronti di datazioni radiometriche ritenute troppo alte, come quelle che tenderebbero a fissare almeno agli inizi del II millennio i primi tentativi di
Sommer, Trans-Saharan Long-distance Trade and the Helleno-Punic Mediterranean, in Money, Trade and Trade Routes in Pre-Islamic North Africa, a c. di A. Dowler, E.R. Galvin, London, British Museum Press, 2011, pp. 61-64, con ulteriore bibliografia (ringrazio il Dott. Michael Sommer, dellUniversit di Liverpool, per avermi gentilmente inviato una copia del suo contributo appena edito). 43 Cfr. J. Desanges, Remarques critiques sur lhypothse dune importation de lor africaine dans le monde phnico-punique, in Actes du deuxime Congrs international dtude des cultures de la Mditerrane occidentale, II, a c. di M. Galley, Alger, Socit National ddition et de diffusion, 1978, pp. 52-58, con bibliografia; T.F. Garrard, Myth and Metrology: the Early Trans-Saharan Gold Trade, The Journal of African History, XXIII, 1982, 4, pp. 443-461. Ancora a favore di un importante ruolo delloro nei traffici transsahariani verso la costa mediterranea si espresso M. Posnansky, Aspects of early West African trade, World Archaeology, V, 1973, 2, pp. 149-162. 44 T.F. Garrard, Myth and Metrology, cit., pp. 446-447. 45 Ivi, p. 444. Cos, precedentemente, anche R.C.C. Law, The Garamantes and Trans-Saharan Enterprise in Classical Times, The Journal of African History, VIII, 1967, 2, pp. 181-182. 46 Da ultimo A.F.C. Holl, Early West Africa Metallurgies: New Data and Old Orthodoxy, Journal of World Prehistory, XXII, 2009, in particolare pp. 416, 425-426, con bibliografia.

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Raimondo Secci, Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano - GriseldaOnLine 2011 lavorazione del ferro . Riguardo a questennesima controversia tra studiosi, tuttavia, ci che qui importa rilevare che, se osservata dal punto di vista del quesito iniziale sullesistenza o meno di un commercio delloro sub-sahariano con Cartagine, essa si configura in fondo come un falso problema: infatti, quandanche il riconoscimento di un autonomo e precoce processo di sviluppo tecnologico nella regione trovasse unanime accoglienza nel mondo scientifico, il dato non implicherebbe, di per s, limpossibilit di ipotizzare lesistenza di rapporti commerciali con altre aree geografiche; a maggior ragione, anzi, tenuto conto della tendenza dei Fenici a instaurare legami commerciali con popolazioni dotate di unavanzata tecnologia dei metalli, il possesso di tale requisito da parte delle etnie autoctone avrebbe potuto costituire un fattore di richiamo per i commercianti cartaginesi, che proprio per questo motivo potrebbero averle incluse 48 tra i partners privilegiati delle loro attivit a lunga distanza . In questo senso andranno quindi attentamente valutate le osservazioni di J.E.G. Sutton, il quale sulla base di asserite affinit di alcuni manufatti in rame provenienti dalla regione mauritana di Akjoujt e da quella di Agadez (Niger) con analoghe produzioni di ambientazione mediterranea sosteneva la necessit di riesaminare lintera questione tenendo conto del pi generale contesto tecnologico e produttivo di un comparto geografico che, nel corso del I millennio a.C., appare gi pienamente in grado di sfruttare i propri 49 giacimenti di rame, stagno e ferro . nellambito di questa fervente attivit estrattiva e metallurgica, dunque, che le popolazioni nordafricane potrebbero aver appreso della presenza di cospicui giacimenti doro nellAfrica sub-sahariana, forse nel solco di un collaudato commercio del rame destinato allindustria manifatturiera in bronzo 50 della costa mediterranea . Daltra parte, a monte della sua recente proposta di identificare la biblica Ophir con la regione cartaginese, E. Lipiski ha riconsiderato tutta la documentazione inerente limpiego del dromedario in et preromana, rivalutandone la funzione di mezzo di trasporto gi nel corso del I millennio a.C. e rimuovendo, in tal modo, una delle principali obiezioni allesistenza di una o pi vie commerciali trans51 sahariane in direzione di Cartagine .
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Ivi, pp. 415-438. Cfr. supra, quanto si avuto modo di rilevare a partire dalle osservazioni del Bond. Lipotesi avanzata nel testo appare perfettamente in linea con il quadro storico recentemente evocato da M. Sommer, TransSaharan Long-distance Trade, cit., in particolare p. 63. 49 J.E.G. Sutton, West African Metals and the Ancient Mediterranean, Oxford Journal of Archaeology, II, 1983, pp. 181-188. 50 Ivi, p. 186. Non ho potuto avvalermi in questa sede del contributo di K.C. Mac Donald, A View from the South. Sub-Saharan Evidence for Contacts between North Africa, Mauritania and the Niger, 1000 BC - AD 700, in Money, Trade and Trade Routes, cit., pp. 72 ss. 51 E. Lipiski, Itineraria Phoenicia (Orientalia Lovaniensia Analecta, 127; Studia Phoenicia, 18), Leuven, Peeters Publishers, 2004, in particolare pp. 202-217.

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Figura 2. Vie commerciali transahriane

Possibile tracciato delle vie carovaniere trans-sahariane in et punica e localizzazione dei principali giacimenti di rame e oro nellAfrica centro-occidentale (da M. Posnansky, Aspects of early West African trade, World Archaeology, V, 1973, 2, fig. 3).

Nel quadro finora delineato, il commercio muto su una spiaggia della costa atlantica potrebbe trovare una congrua collocazione nel contesto di una politica finalizzata alla 52 ricerca di un accesso diretto alle risorse metallifere dellAfrica centro-occidentale , forse con lobiettivo di affrancare la metropoli punica da una condizione di dipendenza dagli intermediari berberi: ma questa, allo stato attuale delle conoscenze, non nientaltro che unipotesi di lavoro.

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Come puntualmente osservato dal Bond: cfr. supra.

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