Sei sulla pagina 1di 15

I L

F I L O S O F O

Edith Stein
Ci sono tanti aspetti del pensiero di Edith Stein su cui varrebbe la pena di indagare: la sua metafisica, lidea di persona, le conferenze sulla condizione della donna, la fenomenologia e gli scritti religiosi, quasi unanticipazione del Concilio. Noi ci soffermeremo soprattutto sulle vicende della sua esistenza, il cui valore andato oltre la dimensione filosofica, come dimostra il processo di beatificazione portato a termine da papa Giovanni Paolo II.
56

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

i origine ebrea, Edith Stein naque il 12 ottobre 1891. Distintasi negli studi, decise di proseguirli iscrivendosi allUniversit, scelta allepoca non comune per le giovani donne. Il suo itinerario intellettuale la port a frequentare Husserl a Gottinga e a seguirlo a Friburgo nel 1916, quando lui vi si trasfer. Dal 1916 al 1918 fu sua assistente. Dopo la pubblicazione de Il problema dellempatia (1917), la sua tesi di laurea, lavor prima a Psicologia e scienze dello spirito. Contributi per una fondazione filosofica (1922), poi a Una ricerca sullo Stato (1925). Queste tre opere si distinguono per laderenza al metodo fenomenologico husserliano e per una sostanziale sistematicit della trattazione, che indaga la natura umana nelle sue dimensioni psichiche, spirituali e sociali. A Gottinga conobbe Max Scheler, che la avvicin al cristianesimo. Vide cos maturare gradualmente la propria fede, fino a che la lettura di Teresa dAvila, nel 1921, la spinse a chiedere il battesimo, che ricevette nel 1922. Negli anni Venti si occup di antropologia e filosofia delleducazione, soprattutto in quanto docente allIstituto delle Domenicane a Speyr e allIstituto Tedesco per la Pedagogia scientifica a Mnster (1922-33). Dopo un intenso periodo di insegnamento, privata della cattedra a causa delle leggi antisemite, nel 1933 entr nel Carmelo di Colonia. Continu per gli studi, il cui esito pi importante fu il poderoso tomo su Tommaso dAquino: Essere finito e Essere eterno. Per una elevazione al senso dellessere. Gli ultimi anni furono caratterizzati da una svolta mistica che culmin nel testo Scientia crucis. Studio su San Giovanni della Croce, incompiuto e pubblicato postumo. Con il precipitare della situazione politica, per decisione dei superiori, venne trasferita in Olanda. Nel 1942, per rappresaglia nei confronti dei vescovi olandesi che avevano protestato contro la persecuzione e la deportazione degli ebrei, fu catturata insieme alla sorella Rosa, convertitasi a sua volta. Entrambe furono deportate ad Auschwitz ove furono uccise il 9 agosto, ma la data non del tutto certa. Nel 1998 Edith Stein stata proclamata santa dalla Chiesa cattolica.

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L

F I L O S O F O

Langelo spezzato
La grandezza di Edith Stein sta nellaver effettivamente praticato quella integrit di vita di cui parlava nei suoi scritti, unificando nella sua breve esistenza gli incontri interpersonali e il dialogo con Dio, il cammino intellettuale e quello spirituale, la crescita umana e la ricerca religiosa.

ossiamo riassumere i primi due decenni della vita di Edith Stein citando il curriculum vitae che lei stessa inser nel suo saggio sullempatia del

K Giuseppe

Pulina insegnante di filosofia e giornalista. autore di Langelo di Husserl. Introduzione a Edith Stein, Zona, Civitella in Val di Chiana, 2008.

1917. Io, Edith Stein, figlia del defunto Siegfried Stein, commerciante, e di sua moglie Auguste nata Courant, sono nata il 12 ottobre 1891 a Breslavia. Sono di cittadinanza prussiana e ebrea. Dallottobre del 1897 alla Pasqua del 1906 ho frequentato la Viktoriaschule (liceo cittadino) a Breslavia e dalla Pasqua del 1908 alla Pasqua del 1911 il liceo scientifico a questa annesso dove ho sostenuto lesame di maturit. Nellottobre del 1915 dopo aver sostenuto un esame integrativo di greco presso il St. Johannesgymnasium di Breslavia ho conseguito il diploma di maturit classica. Dalla Pasqua del 1911 alla Pasqua del 1913 ho studiato presso lUniversit di Breslavia, e poi quattro altri semestri presso lUniversit di Gottinga, filosofia, psicologia, storia e germanistica. Nel gennaio del 1915 ho sostenuto a Gottinga lesame di Stato pro facultate docenti in propedeutica filosofica, storia e tedesco. Al termine di questo semestre ho interrotto i miei studi e ho prestato servizio per un periodo nella Croce Rossa. Dal febbraio fino allottobre del 1916 ho sostituito un professore ammalato nel liceo scientifico di

Breslavia sopra citato. Poi mi sono trasferita a Friburgo per lavorare come assistente del professor Husserl. Da Breslavia, dove aveva svolto la sua prima preparazione filosofica, a Gottinga, dove complet il suo percorso di studio, il passo non era scontato, ma Edith Stein riusc a compierlo, potendo cos entrare nella schiera degli allievi di Husserl. A introdurla nel nuovo ambiente accademico fu Adolf Reinach, il braccio destro di Husserl, lassistente fidato, capace di una notevole autonomia di pensiero, di cui Edith Stein scopr ben presto la grande umanit. Amico meraviglioso, ma incline alla tristezza, perch soffriva acutamente dei limiti e dellimperfezione delle creature. Ho

Monumento a Edith Stein, chiesa di Edith Stein, Boston, cortesia flickr.com.


DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

57

I L

F I L O S O F O

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

sempre bisogno di un motivo per rallegrarmi, confessava con dolcezza, mentre per lo pi gli uomini hanno bisogno di un motivo per affliggersi. Hedwig Conrad-Martius lha dipinto con finezza come un uomo senza difese, essenzialmente vulnerabile. Tuttavia, mai pesava sugli altri, animando dallegria le riunioni familiari e mondane. Le sue opere complete, pubblicate postume, non arrivano a cinquecento pagine; scaturiscono dal metafisico e dal credente che signora. Edith Stein aveva pi di un motivo per apprezzare quelluomo dallaspetto cos ingannevolmente ordinario. Innanzitutto ebbe modo di indovinare in Reinach la tempra di una solida, per quanto combattuta, fede religiosa; entrambi, proprio come Husserl, erano ebrei. Sia nelluno sia nellaltra, poi, la filosofia si era prepotentemente imposta come una via privilegiata per interrogarsi sulla possibilit di una verit aperta anche alla rivelazione della fede. La vicenda umana di Reinach
58

non pot poi non avere una qualche influenza su Edith Stein, se non altro per la conversione dellamico filosofo al cristianesimo siglata dal battesimo poco prima della morte. La fenomenologia Per la fenomenologia Edith Stein prov una vera infatuazione filosofica. Non unesagerazione. Husserl, di cui aveva letto le Ricerche logiche, le si rivel subito come un formidabile maestro dal cui insegnamento poteva attingere con continuit e profondit. La fenomenologia divent per lei un costume mentale, indispensabile per accostarsi al nucleo delle questioni che le interessavano. Non credeva che la fenomenologia potesse costituirsi come una visione del mondo onnicomprensiva ma, ci malgrado, ne difese sempre la validit del metodo in cui, a suo avviso, risiedeva il suo merito maggiore. A Gottinga, Husserl coltivava una generazione di formidabili talenti, Heidegger, Koyr e Ingarden. Sono

anni in cui soffia forte il vento della fenomenologia, come dimostra il fatto che molti dei pi giovani e promettenti studiosi di Monaco si trasferirono a Gottinga per lavorare con Husserl. Ci port alla fondazione della rivista Jahrbuch fr Philosophie und phnomenologische Forschung. E sono anche gli anni in cui maturava quella che gli storici della filosofia considerano come la svolta idealistico-trascendentale della fenomenologia husserliana, il cui effetto immediato fu quello di produrre una forte divisione fra gli allievi. Nel giro di pochi anni si fece molto netta la contrapposizione al vecchio maestro da parte di un gruppo di allievi, fra cui Roman Ingarden, che fece dellontologia il nucleo portante delle sue riflessioni. Il senso della svolta e la problematica portata delle sue conseguenze non sfugg ad Edith Stein, assistente privata di Husserl sino al 1918. La fiducia del maestro verso lassistente era in quegli anni tale da affidarle anche la

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L
delicata rielaborazione editoriale di scritti importanti come Idee II, Esperienza e giudizio e Sulla coscienza interna del tempo, opera, questultima, la cui edizione definitiva fu ultimata da Heidegger nel 1928, quando Edith Stein aveva gi deciso di percorrere strade diverse. Collaboratrice insostituibile, Edith Stein segu il maestro anche nei primi mesi del suo nuovo insegnamento a Friburgo. Husserl pretendeva molto dalla disponibilit della sua allieva. Le carte e le note che continuamente produceva e in cui annotava tutti i progressi delle sue ricerche richiedevano unincessante opera di trascrizione e codificazione. Lei assolveva bene il suo compito, ma tutto questo a discapito della propria autonomia. Lautobiografia di Teresa dAvila Non fu, tuttavia, lenorme e crescente carico di lavoro la causa della separazione. A indurla a lasciare Friburgo e la seducente prospettiva della carriera accademica fu un testo galeotto: lautobiografia di santa Teresa dAvila, che Edith trov per puro caso, curiosando
Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

F I L O S O F O

nella biblioteca della casa dellamica Hedwig Conrad-Martius e che lesse con bruciante e crescente passione, in una sola notte in poche, intensissime ore di lettura. Il mondo che quelle pagine improvvisamente le schiusero, le entr dentro per non uscirne pi. Inizi cos la fase matura della conversione, sicuramente preceduta da indizi non trascurabili: lo studio del Pater Noster, ad esempio, era diventato un testo di base per gli studenti di etimologia germanica. Osserva acutamente Elisabeth de Miribel che come altri fenomenologi, Edith leggeva le opere di santa Teresa dAvila, certamente perch questa santa possiede, come nessun altro, il dono di tracciare in modo vivo le proprie esperienze. Lassoluto diventava cos lobiettivo e il movente di una ricerca che non nasceva pi da interessi puramente accademici. Una simile ricerca richiedeva percorsi sino ad allora mai battuti. Camminavamo vicinissime luna allaltra, disse la sua amica ConradMartius, come su una sottile cresta di montagna, ognuna pronta in ogni

momento a una chiamata divina, che si present in effetti, anche se ci condusse in direzioni confessionalmente diverse. Si trattava di decisioni nelle quali la libert ultima dellessere umano, quella che lo nobilita a persona nel disegno della creazione, si collega reciprocamente, anche se in modo non decifrabile agli occhi umani, con la chiamata di Dio cui si deve prestare ascolto. Anche per via dellesperienza religiosa e della conversione dellamica al cristianesimo evangelico, a Edith Stein non era sfuggito il carattere simpatetico che sembrava legare molti fenomenologi allesperienza religiosa. In Max Scheler, ad esempio, ella scorgeva una visione del mondo attinta dallagostinismo, ma che ha anche una parentela con il tomismo scolastico pi di quanto pensassero lui stesso e i suoi avversari provenienti dalla fede della neoscolastica. Scheler rappresent il versante della fenomenologia in cui Edith Stein trov pi di un elemento congeniale alla sua filosofia della persona, ma ci non le imped di notarne e disapprovarne la ruvida contrapposizione con Husserl: Scheler, scrisse nella propria

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

59

I L

F I L O S O F O
Husserl. Come Scheler e altri fenomenologi, anche Husserl lesse la Vita di santa Teresa dAvila, ma, a differenza di molti suoi allievi, non approd mai alla conversione, che pure negli ultimi suoi anni di vita molti consideravano imminente. E a proposito di una probabile conversione di Husserl, Edith Stein disse allamica Conrad-Martius che una simile possibilit era da escludere assolutamente perch se fosse pervenuto a una tale decisione, sicuramente glielo avrebbe fatto sapere. Husserl, comunque, non smise di seguire la parabola sempre meno mondana della sua ex assistente, di cui comprender, seppur non condividendola, la scelta radicale del chiostro. Ma quali elementi, quale propensione e quale talento poterono spingere tanti fenomenologi a convertirsi al cristianesimo? Si pu dire, sulla scorta di quanto ha gi sostenuto Gianni Vattimo, che nellatteggiamento fenomenologico erano gi implicite una duttilit mentale e culturale, oltre a una certa dimestichezza metodologica, propizie ai cambiamenti pi radicali. Si tratta di quella che, riprendendo un termine del pensiero tardo antico, Husserl ha chiamato epoch, cio il metter tra parentesi convinzioni e certezze scientifiche, per cogliere il loro fondamento ultimo nella evidenza della coscienza. Proprio questo esige un mutamento di atteggiamento cos radicale che si pu chiamare conversione. K

autobiografia, era aspramente contrario alla svolta idealistica e si esprimeva quasi con atteggiamento di superiorit; alcuni dei giovani si permettevano allora un tono ironico e ci mi indignava come una mancanza di rispetto e di gratitudine. I rapporti tra Husserl e Scheler non erano del tutto sereni. Scheler non perdeva occasione di ribadire che non era allievo di Husserl, ma aveva trovato personalmente il metodo fenomenologico. E ancora: La facilit con cui Scheler accoglieva stimoli esterni nota a tutti coloro che lo hanno conosciuto o che hanno letto attentamente i suoi libri. Accoglieva da altri delle idee che poi trovavano sviluppo dentro di lui, senza che lui stesso si accorgesse di essere stato influenzato. In tutta coscienza poteva affermare che era farina del suo sacco. Lordine del cuore Il giudizio di Edith Stein duro e fondato anche sul piano strettamente filosofico; ci non toglie, per, che Max Scheler abbia esercitato uninfluenza non da poco su di lei. Se ne pu spiegare la ragione con le belle parole che in proposito ha scritto Maria Zambrano: Max Scheler reclamava energicamente un ordine del cuore, un ordine dellanima che il razionalismo, pi che la ragione, ignora. Per Edith Stein era, quindi, un irresistibile motivo di richiamo, perch consentiva di integrare, secondo un differente punto di vista, la lezione fenomenologica di
Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

Fenomenologia
Non proponendosi come una dottrina ma come un metodo generale di conoscenza, la fenomenologia sviluppata da Edmund Husserl costituisce una delle filosofie pi feconde del Novecento, tanto da aver dato origine a una vera e propria scuola. La fenomenologia, infatti, si sforza di arrivare alla essenza stessa delle cose, cio alle leggi che regolano e determinano ogni fenomeno, distinguendolo cos dagli altri. Certo, lobbiettivo non nuovo nella storia della filosofia, ma invero originale la via indicata da Husserl per arrivarvi. Egli proponeva, infatti, di tornare alle cose stesse, un appello che pu apparire ingenuo o troppo semplice, ma che praticato con il necessario rigore produce effetti inaspettati. Tornare alle cose per vederle come veramente sono implica una serie di cautele: evitare i preconcetti, non fidarsi neppure della propria esperienza, non dare nulla per naturale o scontato, nemmeno le pi solide teorie scientifiche. In una parola, dubitare di tutto, persino della realt del mondo, mettendo almeno temporaneamente tra parentesi quella massa di esperienza, convinzioni, ricordi e fantasie che formano ogni soggetto umano. Cose facili a dirsi, non certo a farsi. Che tale riduzione fenomenologica (o epoch) sia efficace lo dimostra il suo successo. Come metodo generale, infatti, esso pu essere applicato a ogni oggetto di conoscenza, anche, come nel caso di Edith Stein, al problema della natura del misticismo o dellempatia. Come mostra larticolo nella pagina a fianco, fu lanalisi fenomenologica , attenta alla realt effettuale, a consentire a Edith Stein di distinguere lempatia da altri fenomeni simili con cui potrebbe facilmente essere confusa, come lunipatia o il generico co-sentire, sino a definirne lessenza come capacit di cogliere il vissuto dellaltro.

60

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L

F I L O S O F O

Lo sguardo dellempatia
Unanalisi fenomenologica.

ellanalisi di Edith Stein, il primo grado dellempatia consiste nella lettura di unespressione emotiva sul volto di qualcuno. Il secondo consiste nel dirigersi intenzionale dellattenzione verso lo stato danimo dellaltro. Loggetto del vissuto non pi lespressione emotiva, quanto piuttosto lo stato danimo dellaltro, col quale ci si immedesima. Il terzo grado pone attenzione al vissuto dellaltro, colto, a questo livello, come oggetto, come vissuto altrui. Questo grado, rispetto al precedente, comporta una riguadagnata distanza dallaltro, arricchita per dalla consapevolezza pi intima della condizione altrui. Va, in ogni caso, tenuto presente che lempatia non consiste necessariamente nel raggiungimento del livello pi alto ma, anzi, spesso si limita allattuarsi di quello pi basso. Una caratteristica importante del vissuto empatico consiste nel suo non essere originario quanto al contenuto. Il contenuto non sgorga dallIo che empatizza, ma si origina in un altro. Se lesperienza empatica originaria in quanto avviene nel soggetto che la vive, il suo contenuto non originario, perch si origina nellIo altrui. Si tratta di una specificazione non scontata. Sarebbe, infatti, possibile un sentimento non empatico di gioia in occasione della gioia di un altro: entrambi i vissuti sarebbero allora altrettanto originari. Si immagini, ad esempio, che qualcuno concordi con un amico di compiere un viaggio con lui, dopo che questi abbia superato un esame. Quando lo supera, entrambi gli amici gioiscono, e lo fanno per lo stesso motivo, ma non si tratta di empatia, piuttosto di un con-gioire (genericamente co-sentire), un vissuto egualmente originario in entrambi i soggetti. Lempatia non unipatia I tre gradi dellempatia consentono di evitare un grave errore e la confusione dellempatia con lunipatia. Quanto allerrore, esso presente nella teoria di Lipps, secondo cui nellempatia un

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

Io si fonde con laltro. Ma, obietta Edith Stein, la teoria di Lipps dimentica lesperienza della connessione psico-fisica, secondo cui la connessione con il corpo che dico mio non n casuale n contingente. LIo dunque non si unisce a un altro Io, ma rimane sempre se stesso. Quanto allunipatia, in essa lIo scopre nellaltro lo stesso sentimento che egli sperimenta. La Stein fa lesempio di alcuni concittadini che gioiscono alla notizia che una fortezza nemica capitolata, noi oggi forse preferiremmo pensare ai cittadini di uno Stato la cui squadra di calcio ha vinto il mondiale. In entrambi i casi, ciascuno si accorge che anche gli altri provano la stessa gioia. Nellunipatia si forma, tra lIo e il Tu, un Noi. proprio questa forma di unit superiore che manca al co-sentire e che distingue lunipatia dallempatia in senso stretto. Tutto ci si comprende meglio alla luce di alcune considerazioni. In primo luogo, va detto che trarre conclusioni a partire dalla conoscenza empatica dellaltro pu condurre allerrore. Edith

Stein sottolinea per che il metodo per accorgersi dellerrore proprio lapertura empatica allaltro: attraverso un pi profondo atto di empatia possibile comprendere qualcosa che prima, magari a motivo di uninconsapevole proiezione sullaltro di attese o preconcetti, era sfuggito. In secondo luogo, lempatia non implica necessariamente linsorgere originario nel soggetto di sentimenti corrispondenti a quelli empatizzati, non va cio confusa col contagio emotivo. Il soggetto che empatizza pu non rispondere al messaggio emotivo che riceve, ma ci non toglie che comprenda pienamente lo stato emotivo comunicato dallaltro. Infine, lempatia non avviene necessariamente a prescindere dalla comunicazione verbale; al contrario difficile che dalla sola osservazione dellatteggiamento corporeo sia possibile comK Gian Paolo Terravecchia prendere lemozione che lha diretto. Ha conseguito lInternationale Aka-K demie fr Philosophie. Autore di Fenomenologia sociale. Il contributo di Dietrich von Hildebrand, Torino, 2008. Ha curato il dizionario on line Foldop. Insegna nei licei.
61

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L

F I L O S O F O

Dal Carmelo ad Auschwitz


Edith Stein ritard la scelta di farsi suora cattolica nel timore che fosse interpretata come un tentativo di sfuggire alle persecuzioni naziste.

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

ercando di tratteggiare con il metodo della fenomenologia una corretta definizione dellessere umano, Husserl aveva sottolineato il suo essere gettato nel mondo, ossia il fatto che lindividuo concreto, ben diversamente dal soggetto della tradizione filosofica, conduce unesistenza in buona parte gi predeterminata da fattori fuori dal suo controllo (sesso, ambiente, cultura e cos via). A Edith Stein sembr sempre che queste osservazioni, pur veritiere, finissero con il porre in secondo piano il tema della scelta, ossia il fatto che, oltre tutte le determinazioni, ogni individuo chiamato a decidere cosa fare di se stesso. La sua grandezza sta nel fatto che testimoni queste convinzioni personalmente. Nel febbraio del 1918, si dimise dallincarico di assistente di Husserl. La prospettiva di una libera docenza, infatti, le era interdetta essendo stata respinta allesame di abilitazione. Esclusa perch donna, non perch inadatta allinsegnamento. Dalla conversione, la cui gestazione termin nellestate del 1921, al battesimo trascorsero pochi mesi. A farle da madrina fu lamica Hedwig ConradMartius, con la quale rimase in contatto anche negli anni della clausura, intrattenendo a distanza un ricco, seppur discontinuo, rapporto epistolare. La docenza universitaria negata dal consorzio accademico fu una ferita presto rimarginata. Dal 1923 al 1931, infatti, Edith Stein si stabil a Speyer, dove curava la formazione e la preparazione per linsegnamento delle giovani suore domenicane. Limpegno

K Giuseppe

Pulina

62

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L
scolastico non le imped per di proseguire lo studio di san Tommaso, del quale diede alle stampe unapprezzata traduzione del De veritate. Durante lo stesso arco di tempo, simpegn nella traduzione di una raccolta di scritti di Newman, compito affidatole da Dietrich von Hildebrand e Erich Przywara, il padre gesuita che le commission anche la prima parte della traduzione dellopera di san Tommaso. Lavorando a queste due traduzioni fin con lapprofondire il contatto, sempre pi intimo e fecondo, con un mondo che pochi anni prima le era in gran parte estraneo e verso il quale, tuttavia, la fenomenologia husserliana sembrava averle indicato la strada. Accedere al cuore del pensiero cristiano medievale, esaminarne le matrici e ricostruirne gli sviluppi era, in effetti, un compito da brava fenomenologa, e Edith Stein questo titolo se lo era guadagnato sul campo. Il convento e niente altro Ma fu proprio la fama di cui godeva negli ambienti cattolici a ritardarne la scelta di abbracciare la vita del Carmelo, proposito che la filosofa aveva gi formulato con chiarezza prima del suo insegnamento a Mnster, non ottenendo per il necessario consenso. Lavvento del nazismo e le crescenti difficolt dei nuovi tempi la indussero poi ad assumere una presa di posizione senza alternative: il Carmelo e nientaltro. Non fu una fuga; fu anzi il modo di fare fronte a responsabilit nuove, dando pieno corso a un processo vocazionale che non poteva concludersi con il solo battesimo. Nel 1933 la sua parabola spirituale venne in un certo senso incalzata dagli eventi e dalla tragica spirale iniziata dalla presa del potere da parte di Hitler. Dalle autorit naziste le fu impedito di esercitare la professione di insegnante. Fu, come la stessa filosofa dichiar, un sollievo. Mai avrebbe voluto che il suo recente status di cattolica lavesse potuta sottrarre al destino comune del suo popolo. Il 1933 fu lanno delle decisioni irrevocabili. Fece richiesta di entrare nel convento delle carmelitane. Ne aveva valutato tutte le possibili conseguenze, compresi il non facile distacco dalla madre, che aveva sofferto non poco per la conversione al cattolicesimo, e il timore che quel suo gesto cos radicale venisse ingiustamente considerato un atto di ingratitudine verso il mondo ebraico che proprio allora iniziava a subire la persecuzione hitleriana. Superati gli ultimi indugi, entr nel monastero di Colonia, prendendo il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Per capire meglio le ragioni di questa scelta radicale, si pu leggere quanto scrisse nel 1932 in un saggio dedicato alleducazione femminile che avrebbe dovuto far da base a un corso di lezioni per lIstituto Tedesco per la Pedagogia Scientifica. Alla chiamata allo stato religioso, scrisse allora Edith Stein, e perci alla verginit, corrisponde un tipo di donna in cui si indebolisce il legame alluomo (proprio del matrimonio e della maternit). Ma la tendenza verso il personale e la posizione dominante delleros si attualizza, in forma superiore, nellamore di Dio che compenetra tutta la vita. Ogni individuo ha il suo posto ed il suo compito nellunico grande sviluppo di tutta lumanit. Dopo aver emesso i voti temporanei, ratificati definitivamente nel 1938, divent monaca di clausura a vita. La vita claustrale non le imped di proseguire gli studi filosofici, sempre pi orientati verso temi di argomento mistico. A chiederle di non abbandonare la ricerca filosofica furono proprio i superiori che non volevano sacrificarne il talento. A Colonia soggiorn sino al 1938, quando accett, per motivi di sicurezza, di trasferirsi nel monastero olandese di Echt, nellillusorio calcolo che in quella terra non si sarebbe mai spinta la persecuzione antisemita dei nazisti. A Echt, dove le suore carmelitane trovarono rifugio, ebbe comunque modo di portare a termine la sua opera principale (Essere finito ed Essere eterno), redigendo in meno di un anno uno studio sulla vita e sulla dottrina di san Giovanni della Croce di cui ricorreva il quarto centenario della nascita. Limprovvisa irruzione della Gestapo nel convento imped unultima revisione. Il 2 agosto del 1942 suor Teresa Benedetta della Croce fu tratta in arresto

F I L O S O F O

Giovanni della Croce


Nato a Fontiveros in Spagna nel 1542, fondatore dei Carmelitani Scalzi, beatificato nel 1675, proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726 e dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. Manifest fin da piccolo uninclinazione alla carit verso i poveri e alla preghiera contemplativa. Si form al Colegio de los doctrinos di Medina del Campo. Nel 1563 entr nellOrdine Carmelitano. Comp gli studi allUniversit di Salamanca, nel 1567 fu ordinato sacerdote. Nel 1568 a Valladolid fond il primo convento di Carmelitane Scalze. Speriment sofferenze fisiche e spirituali tra cui limprigionamento per otto mesi nel carcere del convento dei Carmelitani Scalzi, dal quale riusc comunque a fuggire in modo avventuroso, a causa delle persecuzioni da parte dellordine. Fu poeta e teologo apprezzato. Fulcro della sua opera il passaggio delluomo attraverso tre fasi (purgativa, illuminativa e unitiva) dove si libera progressivamente da ogni legame materiale ed pronto a unirsi alla divinit (luce tenebrosa e tenebra luminosa).
63

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia Dover Publications.

I L

F I L O S O F O

Perch la Chiesa non taccia


Padre Santo, figlia del popolo ebraico, che per grazia di Dio da undici anni figlia della Chiesa cattolica, ardisco esprimere al padre della cristianit ci che preoccupa milioni di tedeschi. Da settimane siamo spettatori, in Germania, di avvenimenti che comportano un totale disprezzo della giustizia e dellumanit, per non parlare dellamore del prossimo. Per anni i capi del nazionalsocialismo hanno predicato lodio contro gli ebrei. Ora che hanno ottenuto il potere e hanno armato i loro seguaci - tra i quali ci sono dei noti elementi criminali - raccolgono il frutto dellodio seminato. Le defezioni dal partito che detiene il governo fino a poco tempo fa venivano ammesse, ma impossibile farsi unidea sul numero in quanto lopinione pubblica imbavagliata. Da ci che posso giudicare io, in base a miei rapporti personali, non si tratta affatto di casi isolati. Sotto la pressione di voci provenienti dallestero sono passati a metodi pi miti e hanno dato lordine che a nessun ebreo venga torto un capello. Questo boicottaggio - che nega alle persone la possibilit di svolgere attivit economiche, la dignit di cittadini e la patria - ha indotto molti al suicidio: solo nel mio privato sono venuta a conoscenza di ben 5 casi. Sono convinta che si tratti di un fenomeno generale che provocher molte altre vittime. Si pu ritenere che gli infelici non avessero abbastanza forza morale per sopportare il loro destino. Ma se la responsabilit in gran parte ricade su coloro che li hanno spinti a tale gesto, essa ricade anche su coloro che tacciono. Tutto ci che accaduto e ci che accade quotidianamente viene da un governo che si definisce cristiano. Non solo gli ebrei ma anche migliaia di fedeli cattolici della Germania - e, ritengo, di tutto il mondo - da settimane aspettano e sperano che la Chiesa di Cristo faccia udire la sua voce contro tale abuso del nome di Cristo. Lidolatria della razza e del potere dello Stato, con la quale la radio martella quotidianamente la masse, non unaperta eresia? Questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico non un oltraggio alla santissima umanit del nostro Salvatore, della beatissima Vergine e degli Apostoli? Non in assoluto contrasto con il comportamento del nostro Signore e Redentore, che anche sulla croce pregava per i Suoi persecutori? E non una macchia nera nella cronaca di questo Anno Santo, che sarebbe dovuto diventare lanno della pace e della riconciliazione? Noi tutti, che guardiamo allattuale situazione tedesca come figli fedeli della Chiesa, temiamo il peggio per limmagine mondiale della Chiesa stessa, se il silenzio si prolunga ulteriormente. Siamo anche convinti che questo silenzio non pu alla lunga ottenere la pace dallattuale governo tedesco. La guerra contro il Cattolicesimo si svolge in sordina e con sistemi meno brutali che contro il Giudaismo, ma non meno sistematicamente. Non passer molto tempo perch nessun cattolico possa pi avere un impiego a meno che non si sottometta senza condizioni al nuovo corso. Ai piedi di Vostra Santit, chiedendo la benedizione apostolica, Dott.ssa Edith Stein 12 aprile 1933 Collegium Marianum di Mnster Gi nel 1933 Edith Stein era consapevole che stavano per verificarsi eventi irreparabili. Voleva recarsi di persona a Roma per avvisare il Papa della situazione degli ebrei, ma venendo a sapere che difficilmente le sarebbe stata concessa unudienza privata, rinunci allidea. Prese allora carta e penna e il 12 aprile 1933 scrisse a Pio XI. La lettera stata resa nota solo nel 2003 (e pubblicata il 19 febbraio sul Corriere della Sera con la traduzione di Brigida Pesce), quando papa Giovanni Paolo II ha consentito laccesso degli studiosi alla sezione dellArchivio Segreto Vaticano relativa ai rapporti tra la Chiesa di Roma e la Germania weimariana e hitleriana sotto il pontificato di Pio XI. Il pontefice non ignor i contenuti della missiva, anche se lintervento risoluto che la filosofa richiedeva venne forse sconsigliato dalle circostanze che stavano maturando. Colpisce il tono risoluto dellautrice, che subito dopo lascesa al potere di Hitler era gi in grado di cogliere tutta la tragica importanza della svolta politica in corso in Germania e di prevedere le terribili conseguenze che nellimmediato questa avrebbe avuto sul resto del

64

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

I L

F I L O S O F O

Se Dio ha creato luomo a sua immagine, il dovere di ogni uomo diventare simile a lui.

K Annalisa

Margarino laureata in filosofia allUniversit di Genova e ha conseguito il baccalaureato in teologia presso la Pontificia Universit Gregoriana. socia dellAIES, redattrice delle Edizioni OCD e coordinatrice del Forum Edith Stein. Cura un blog di teologi laici: www.sognandoemmaus.ilcannocchia-

dith Stein, quando Hedwig Conrad-Martius, la sua madrina di battesimo, le poneva domande sulla sua condizione spirituale cos rispondeva: secretum meum mihi est! una risposta che vale anche per noi che cerchiamo di accostarci al volto affascinante, poliedrico e in parte misterioso di questa persona complessa. Non facile, infatti, confrontarsi con la pienezza di umanit di Edith Stein, una donna che, anche nello sviluppo del suo pensiero, si mossa tra il problema dellempatia, la fenomenologia, lantropologia filosofica e religiosa, la metafisica, letica e, non ultimo, la mistica. difficile leggere i suoi scritti, spesso travisati, non compresi o mal reinterpretati, come difficile soffermarsi sulla sua storia personale. Ci sono, per, elementi del suo pensiero e del suo vissuto che ritornano costantemente, mostrandoci Edith Stein come donna del nostro tempo, maestra e uditrice attenta dei segni dei tempi. Lempatia dialogo con laltro Innanzitutto, non va trascurata la sua tesi di dissertazione, tradotta in italiano con il titolo Il problema dellempatia. Sebbene in seguito la filosofa non abbia pi sviluppato questo argomento, sarebbe farle un torto non analizzare la sua prima opera, che ci trasmette

lo sguardo di questa donna sul mondo e sullaltro. Empatia infatti, chiarisce Edith, significa riconoscimento della presenza e della vita del prossimo; non un semplice co-sentire, immedesimarsi e assimilarsi allaltro, ma un atto in cui lo si coglie come un tu, nella sua complessit e unicit, nel suo dirsi ed esprimersi, nel suo stare nel mondo con le proprie personali dinamiche. Empatia linizio del dialogo e dello scambio reciproco con il mondo e con le persone. lincontro con lalterit; non dominare laltro, assorbirlo, tenerlo nelle proprie mani come possesso, ma riconoscerlo come simile e, al tempo stesso, totalmente diverso da s, quindi, proteggerlo, custodirlo e tutelarlo in un atteggiamento di libert e corresponsabilit. Laltro singolare e domanda di essere colto nella sua unicit: Se, mentre empatizziamo, ci basiamo sulla nostra costituzione individuale... giungiamo a falsi risultati. Cos succede se assegniamo ad un daltonico le nostre impressioni cromatiche, al bambino la nostra capacit di giudizio, al selvaggio la nostra capacit estetica. un esempio semplice, ma incisivo e significativo: mostra lobiettivo di non inglobare, imbrigliare e incasellare laltro nel proprio vissuto, ma di coglierlo a partire dalla sua modalit despressione, tenendo presente che, in ogni
65

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

La responsabilit di somigliare a Dio

I L

F I L O S O F O
partire dal versetto del Genesi: Dio cre luomo a sua immagine, a immagine di Dio lo cre. Infatti, lidea che la persona umana sia stata creata a immagine e somiglianza di Dio comporta per lei una serie di conseguenze fondamentali, prima tra tutte la maturazione di una antropologia religiosa che d alluomo la sua massima dignit, ma al tempo stesso domanda responsabilit per quanto gli stato donato. Anche lazione delluomo dovrebbe servire a mettere sempre pi in luce la somiglianza della natura con Dio. Ogni opera dovrebbe essere non solo utile (servire cio ai fini delluomo), ma anche bella (cio specchio dellEterno). Dignit e responsabilit sintetizzano in modo efficace lidea antropologica steiniana, insieme alla definizione di essere umano come indifeso e protettore. Per Edith Stein la vita chiede di essere orientata, resa significativa e compresa al di l della religiosit della singola persona. Solo a partire da unidea di responsabilit che impregna ogni atto della vita si pu comprendere la dinamica della sua esistenza, i suoi intrecci di relazioni niente affatto superficiali, le ragioni per cui decise di abbandonare lo studio per prestare servizio come crocerossina durante la Prima guerra mondiale, la sua incessante ricerca della verit e le scelte che la portarono alla morte. Il richiamo alla responsabilit e alla cura, come atteggiamenti di fondo che devono investire ogni ambito della vita, sono una costante nelle opere di Edith Stein. La cura, infatti, il primo atteggiamento a cui rimanda losservare fenomenologico, in quanto a esso corrisponde quellatto di rivolgersi alle cose stesse, proprio del metodo di Husserl. Quella di Edith Stein potrebbe essere definita come una fenomenologia della cura, proprio per la sua attenzione ai problemi della formazione della persona, il suo sviluppo, la dimensione spirituale e il vivere sociale. La persona corresponsabile del proprio esistere e dellesistere altrui, come riecheggia il suo riferimento a san Paolo: Il turbato sospirare della creatura attende la rivelazione dei figli di Dio. Luomo chiamato a farsi carico del creato e, quindi, degli altri suoi simili. In questo consiste la cura. Allora, a partire dalla propria condizione finita, ciascuno deve riconoscersi a un tempo come indifeso e protettore, in una realt sociale in cui ognuno deve assumere la propria responsabilit individuale allinterno di quella comune. Ancora pi appropriato, forse, parlare di corresponsabilit, dato che per Edith Stein latteggiamento responsabile e che si prende cura dellaltro richiesto a tutti, nessuno escluso. Luomo non consegnato a un vivere passivo, gettato nellesistenza come diceva Husserl, ma, anzi, chiamato a un atteggiamento di attenzione, cura e custodia del vivere che gli stato affidato. Investigatrice della vita spirituale Responsabilit stare nel mondo con gli occhi aperti, prendersi cura, interrogarsi, cercare e stare in ascolto. Cos facendo nel suo mondo interiore, come in quello esteriore, lessere umano trova rimandi a qualcosa che al di sopra di lui e di tutto ci che esiste, da cui egli e tutto ci che esiste dipendono. La domanda circa questo essere, la ricerca di Dio appartiene allessere delluomo. Anche latto fondamentale dellempatia, si visto, sta in un atteggiamento di ascolto e comprensione. Persino la fede ha origine da un atto del sentire e del comprendere, dal desiderio di incontro, da un lasciarsi afferrare. Per Edith Stein la persona, una volta scopertasi creata gratuitamente da Dio e a lui legata, chiamata a mettersi in cammino, ad aprirsi alla scoperta del suo volto, di quel Dio che ha scelto di riconoscere e accogliere in s. Questo il cammino spirituale: un continuo cercare lincontro con un Dio personale e al tempo stesso inafferrabile. Un cammino lungo, perch la rielaborazione interiore di ci che penetra nel profondo dellanima delluomo non avviene in un attimo, ma occupa un tempo pi o meno lungo, in alcuni casi pu richiedere un periodo molto lungo. Ci che penetra nellintimo sempre un appellarsi alla persona.

soggetto spirituale, ciascuna parola, movimento o reazione assume un significato unico e singolare. Si potrebbe addirittura affermare che Edith Stein pu anche essere presa in considerazione come maestra di inculturazione: il suo scritto sullempatia, infatti, pu insegnare un approccio autentico e sano a chi si pone di fronte allaltro, a partire dal suo riconoscimento come persona, con una specificit e complessit spirituale che non va assolutamente ridimensionata, incasellata e semplificata, ma colta in tutta la sua ricchezza. La domanda sulluomo Un approccio sistematico alle opere di Edith Stein evidenzia una domanda costantemente presente: chi luomo? Se non ci si sofferma sul suo bisogno di trovare risposte a questo interrogativo, il suo percorso spirituale e le drammatiche scelte della sua vita diventano difficili da capire. Il suo itinerario, infatti, comincia proprio dalla domanda sulluomo, su questo essere finito e complesso al tempo stesso, in cui corporeit, psichicit e spiritualit si incontrano, dialogano e interagiscono. Per Edith, infatti, lanalisi della persona umana rimanda a una armonia tripartita in corpo, anima e spirito. In questo tempo in cui domina la parola frammentizzazione, importante ricordare come Edith Stein si sia impegnata a volgere il suo sguardo sullinterezza della persona, in una dimensione in cui corpo, anima e spirito muovono lessere personale, avendo ogni parte una forza condizionante e coordinatrice dellaltra. Il corpo, senza essere idolatrato, espressione della presenza concreta della persona, primo elemento dellincontro con laltro. Lanima il centro della vita, il luogo della sensibilit e delle percezioni. Lo spirito, infine, il luogo del senso, della comprensione e della scelta. Ed condizione della persona sanamente costituita che queste tre dimensioni agiscano insieme e in modo coordinato. Nel suo percorso di crescita spirituale il concetto di persona si sviluppa a
66

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L

F I L O S O F O

Oltre ogni umana ricerca della verit, la fede diventa cos una chiamata, un appello che Dio rivolge al singolo, perch nel cammino spirituale lanima si apra liberamente a lui, e si abbandoni a quellunione possibile solo tra esseri spirituali. Solo nella vita eterna si raggiunger la perfezione, ma unesistenza a immagine di Dio pu iniziare gi su questa terra. Cristo il modello di questa perfezione e ognuno chiamato a imitare la sua vita, con laiuto delle Scritture e della Chiesa. Fine delluomo che la sua voce entri a far parte del coro celeste. Questo limpegno di chi ha scoperto in Cristo il paradigma del suo vivere. A colloquio con il Dio crocifisso La vita non un blocco monolitico, ma si presenta con mille possibilit di direzione e implica un continuo mettersi in gioco. Non a caso in molti suoi scritti la fenomenologa Edith Stein descrive latto della scelta. Una posizione che va analizzata alla luce della sua personale scelta di morire con il suo popolo. Ma come si pu comprendere questa decisione, volta non tanto al martirio quanto a riconfermare lappartenenza a una stirpe che oggigiorno la considera esclusivamente una santa cristiana, quasi non comprendendo questo suo strano percorso? Penso che anche qui si possa rimanere fermi a quel Secretum meum mihi est che ha caratterizzato tutto litinerario della sua vita. Al tempo stesso, per, si deve far riferimento a quel suo colloquio intimo e personale con il Dio crocifisso, che al momento della professione solenne le far assumere il nome di Teresa Benedetta della Croce, non casualmente, come si capisce dal suo scritto su Giovanni della Croce. Per la mistica Edith Stein la fede religiosa non si riduce in un atto teoretico, sterile e distaccato dal vivere. La contemplazione deve diventare fede viva, colloquio e ascolto con il Dio datore di vita, secondo unespressione da lei utilizzata, incontro da persona a persona. Edith Stein entrata in questo colloquiare attraverso la contemplazione della croce, come si pu comprendere anche dalle prime pagine di Scientia Crucis: Quando parliaVetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.
DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

67

I L

F I L O S O F O

Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

La scienza della croce


Il metodo fenomenologico serv a Edith Stein per analizzare le opere di san Giovanni della Croce. E per chiarire i fondamenti del proprio percorso mistico.

M
K Giuseppe

Pulina

istica e fenomenologia hanno trovato in Edith Stein un punto di feconda convergenza. Se il fatto non costituisce di per s una curiosa eccezione allinterno della famiglia dei fenomenologi, non pu, comunque, passare inosservato perch, per quanto vasto fosse il campo dindagine degli allievi di Husserl, lattivit di ricerca tendeva a riferirsi preferenzialmente alla sfera del razionale e dellempiricamente verificabile. Se quel metodo, scrive Angela Ales

Bello, una delle maggiori studiose di Edith Stein, poteva risultare valido per lanalisi dei problemi metafisici, come dimostrato dalla ricerca sullessere, e poteva trovare una feconda applicazione nellapprofondimento del significato della realt, tanto pi doveva dare i suoi frutti nel campo dellesperienza mistica, proprio per il carattere descrittivo che lo connotava secondo lintenzione di Husserl, il quale lo aveva proposto in funzione dellanalisi dellesperienza, ricondotta nella sua indagine ai vissuti della coscienza. Da Gerda Walther, autrice di una Feno-

68

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L
menologia della mistica, allieva e collaboratrice di Husserl proprio come Edith Stein, sappiamo che il padre della fenomenologia scoraggiava le analisi sui fenomeni mistici, sostenendo che dellesperienza mistica dovevano essere prese in esame le modalit e non propriamente i contenuti, il modus operandi del mistico e non i dati acquisiti, pi il modo di fare esperienza che le esperienze maturate. Le riserve del maestro equivalevano ad una parziale, seppur piccola, apertura, ma a nulla di pi. Husserl, precis a scanso di equivoci Gerda Walther, riteneva che lunica cosa reale fosse il fare esperienza dei mistici, il loro amore ardente, ma non loggetto di questo amore. Di ben altro avviso era Edith Stein, che cerc di favorire un incontro pieno tra fenomenologia e mistica, soprattutto attraverso la lettura di san Giovanni della Croce. Fu, questa, una lettura appassionata, condotta con gli strumenti critici acquisiti durante il lungo apprendistato fenomenologico degli anni di Friburgo, finalizzata anche alla redazione di unopera, la Scientia Crucis, sulla figura e sullopera del santo carmelitano da pubblicare in occasione del quarto centenario della nascita. Ma come si accordarono in lei mistica e fenomenologia? Quale grado di compatibilit pu essere assegnato a questo singolare binomio? La risposta di Edith Stein, nelle prime pagine della Scientia Crucis, chiara: il metodo fenomenologico utile per comprendere la complessa personalit del mistico spagnolo. La pienezza della croce Edith Stein, mistica lei stessa, credeva pienamente nella possibilit e nel valore di unesperienza trascendente. E basta leggere la Scientia Crucis per comprendere che per la filosofa la pi autentica tensione mistica sta nellapprossimazione alla croce, nellimitazione integrale della vita di Cristo. Per i mistici, infatti, Ges il prototipo di tutti i modelli. Nessun cuore umano mai piombato in una notte cos oscura come quella che avvolse lUomo-Dio nel Getsemani e sul Golgota. Nessuno spirito umano, pur avido di ricerca che sia, potr mai penetrare nellimmenso mistero dellabbandono divino da cui fu afflitto lUomo-Dio alle soglie della morte. Ma Ges pu dar modo a certe anime elette di provare almeno parzialmente questa estrema amarezza. Sono i suoi amici pi fedeli, ai quali chiede lultima prova del loro amore. Se essi non indietreggiano, ma si lasciano trascinare volentieri nella notte oscura, questamore diventa la loro guida. La notte oscura della fede Lesperienza mistica diretta, personale, intima, esclusiva e integrale, perch quando si abbraccia la croce, non si pu non accoglierne la pienezza, come direbbe Simone Weil, filosofa che rivela pi di unaffinit con Edith Stein. Chi la vuole sperimentare pu servirsi di modelli di vita vicini a quel prototipo impossibile da imitare che stato Ges Cristo, e quanto pi quel modello si avviciner alloriginale, tanto pi sar efficace. Quelle dei mistici, infatti, sono esistenze straordinarie, modelli difficilmente imitabili, che Edith Stein vede incarnati nella figura di san Giovanni della Croce, genio trascinatore, mediatore, come tutti i mistici, tra luomo che aspira a uno stile di vita superiore e Cristo, lUomo-Dio che ha elevato la croce a strumento di redenzione. Lopera del carmelitano spagnolo poneva per dei problemi di non facile soluzione, non avendo egli mai elaborato una trattazione sistematica del percorso mistico. Ci sono i commenti alle poesie (La notte oscura, Salita al monte Carmelo, Cantico spirituale), ma questi fungono pi da apparati integrativi che da veri e propri commentari, rendendo cos necessario un ulteriore intervento chiarificatore. qui che la fenomenologia viene in soccorso a Edith Stein, che si serve di questo metodo dindagine per giungere al cuore delle questioni poste dal santo, cercando di penetrare il senso ultimo del suo pensiero. In questo modo, sotto lapparenza di questioni puramente terminologiche, si svolge il lavoro fenomenologico di Edith Stein che scava in profondit per assegnare alle parole il loro pi appropriato valore concettuale. Del lessico di san Giovanni, la filosofa approfondisce soprattutto il significato di due termini: notte

F I L O S O F O

e croce. Nella santit di san Giovanni della Croce la dimensione mistica indistinguibile da quella poetica. Secondo Edith Stein, infatti, il realismo dei santi simile a quello degli artisti e dei bambini, gli unici capaci di provare per le cose del mondo, che sono sempre cose di Dio, un inesauribile stupore, ulteriormente vivificato, nel caso del carmelitano spagnolo, da unirresistibile attrazione verso il trascendente. Nellesperienza mistica di questo moderno dottore della Chiesa, il realismo del santo si fonde con quello del bambino e dellartista, preparando cos il terreno pi favorevole al messaggio della croce che si sarebbe poi sviluppato fino a diventare la scienza della croce. Questa scienza consiste propriamente in una forma dattrazione. Non esiste forse alcun artista credente, che non abbia sentito limpulso a raffigurare un Cristo in croce o un Cristo in atto di portare la croce, scrive Edith Stein, inducendo a pensare al volto di Ges di Mantegna o alla crocifissione bianca di Chagall. La filosofa sembra sostenere indirettamente che lartista concentrato sul volto di Ges in croce e desideroso di rappresentarne la sofferenza in tutta la sua dolente intensit, non pu operare impersonalmente sulla tela o sulla materia, perch il crocifisso esige dallartista qualcosa di pi di un semplice ritratto. Solo limmagine di Cristo ha la forza di imporre la piena imitazione di s a chi la evoca. E una volta evocata questimmagine, sar impossibile fare come se niente fosse accaduto. Si pu volgere lo sguardo da unaltra parte, fingere di non averla vista, ma sarebbe una finzione. Il volto di Cristo crocifisso o ancora pi semplicemente il simbolo della croce chiedono alluomo che si conformi e si lasci plasmare a immagine di colui che porta la croce e ci viene confitto sopra. Tutto il resto omissione, mancanza. La croce quindi il simbolo delliniziazione e della rinascita mistica. Non un accessorio per il culto; un ricordo vivo, che continuamente parla e indica una strada, operando come simbolo di tutto ci che difficile, gravoso e cos fortemente contrario alla natura da risulta69

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

I L

F I L O S O F O
che la notte in questo caso oscura come la fede. Edith Stein equipara la notte alla fede e definisce la seconda una via notturna perch la fede una conoscenza oscura: ci porta s a conoscenza di qualche cosa, ma questo qualcosa non arriviamo a vederlo. Ecco perch si deve dire che anche il fine che noi raggiungiamo battendo la via della fede anchesso una notte: Dio, sulla terra, anche nellunione estatica, ci resta nascosto. la fede che trasforma la croce in un giogo soave e in un peso leggero. Nasce dalla rinuncia e si alimenta delle sue privazioni. Come Ges, nel suo abbandono di morte, si consegn nelle mani dellinvisibile e incomprensibile Iddio, cos dovr fare lei, gettandosi a capofitto nel buio pesto della fede, che lunica via battibile verso lincomprensibile Iddio. Solo cos, secondo unespressione di Dionigi Areopagita, filosofo tra i pi cari a Edith Stein, lanima verr illuminata e confortata dal raggio di tenebra, che coincide con la contemplazione mistica con la quale si conclude il viaggio notturno dellanima. Qui Edith Stein avverte la suggestione del termine aniquilacin che il santo spagnolo impiegava per descrivere la rinuncia totale. La Stein, con una non minore energia semantica, parla di Zerstrung, ossia distruzione, annientamento, liquidazione. Zerstrung, infatti, designa lineffabilit dellesperienza mistica che nessun procedimento discorsivo potr mai illustrare compiutamente e che rende necessario il ricorso ai simboli. Come Platone usava il mito per ovviare alle carenze esplicative del linguaggio razionale, cos Giovanni della Croce e Edith Stein si servono del lin-

re per chi se lo addossa quasi una marcia verso la morte. Ecco perch la croce pu essere, secondo Edith Stein, la fonte che rischiara il percorso delluomo. Nella Salita del monte Carmelo, san Giovanni della Croce spiega perch la notte consista nella mortificazione dei sensi: Chiamo notte quello stato in cui gli appetiti vengono privati del gusto in tutte le cose. Come quella naturale si ha quando viene a mancare la luce e con questa la visibilit di tutti gli oggetti, mancanza per cui la potenza visiva resta al buio e priva dimmagini, cos la mortificazione degli appetiti si pu dire notte dellanima, poich questa, rinunciando al gusto sensibile in tutte le cose, resta vuota e avvolta nelle tenebre. Laccordo di Edith Stein pieno: anche per lei la mortificazione dei sensi pu evocare lavvolgente oscurit della notte, che annulla i vecchi legami e predispone al contatto con il trascendente. Il viaggio nella notte mistica Di questo contatto Il canto della notte oscura racconta i passaggi iniziali. Durante il viaggio che viene portato a termine attraverso la notte, Dio ha soccorso lanima che gli si era totalmente abbandonata. La notte non per solo un punto di partenza e nemmeno un traguardo, essendo anche la via lungo la quale si deve transitare. Si capisce
Vetrata, chiesa di Oxfordshire, cortesia www.flickr.com.

A P P R O F O N D I R E
K

E. Stein, Il problema dellempatia, Studium, Roma, 1998.

K E. Stein, Essere e Essere guaggio poetico e finito simbolico pereterilluno , Citt Nuova, Roma, 1988. strare la via che dalla piena sottomisK E. a Stein, La struttura ontica della sione Dio conduce luomo alla perpersona, in Natura persona mistica, fetta unione con il divino, a quellinteCitt Nuova, 1999. sa armoniosa cheRoma, porta a vedere lamato come le montagne, le valli K E. Stein, La struttura dellasolitarie persona e umana , Cittle Nuova, Roma, 2000. ricche dombra, isole remote, le acque rumorose, il sibilo delle aure amorose . K K E. Stein, Formare la giovent alla luce della fede cattolica, in La vita come totalit, Citt Nuova, Roma, 1999. K K

E. Stein, Scientia Crucis, Edizioni OCD, Roma, 2002. G. Pulina, Langelo di Husserl. Introduzione a Edith Stein, Zona, Civitella in Val di Chiana, 2008. A. Margarino, In statu viae. La fenomenologia religiosa di Edith Stein, Edizioni OCD, Roma, 2002.

70

DIOGENE
N. 13 Dicembre 2008

Potrebbero piacerti anche