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PROVINCIA DI TREVISO Assessorato allambiente e allecologia

Sportello Ecologico per le imprese

ECOGESTIONE NEL SETTORE LEGNO


LINEE GUIDA PER LAPPLICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE IMPRESE DELLA PRODUZIONE DEL MOBILE E LAVORAZIONE DEL LEGNO DEL DISTRETTO TREVIGIANO

Milano, gennaio 2000

Ecogestione nel settore legno

Linee guida per lapplicazione del sistema di gestione ambientale nelle imprese della produzione del mobile e lavorazione del legno del Distretto trevigiano La presente relazione stata eseguita per conto di: Amministrazione Provinciale di Treviso Assessorato allAmbiente e allEcologia Treviso Il lavoro stato svolto da: Ambiente Italia Con la collaborazione di: Arianna Societ di ingegneria e servizi innovativi per lambiente sas Via Gentilin n.4/b 31030 Carbonera (TV) Tel. 0422-445208 Fax 0422-445222
E-mail: ariannat@tin.it Responsabili del progetto: Donatella Scattolin Andrea Moretto In collaborazione con: Barbara Gravina Pierluigi Offredi Approvazione progetto, coordinamento, controllo qualit: Roberto Cariani
Il progetto stato redatto da Ambiente Italia srl a regola darte e secondo gli impegni e le condizioni fissate con il Cliente dallapposito contratto, convenzione e/o lettera di incarico
Percorso e file \\Server\archivio\Dati_server\Progetti\P_corso\Sportello ecologico Prov. Treviso\Progetto legno\Manuale SGA legno\Capitoli manuale\Linee guida legno.doc Data prima redazione 10/11/99 Data revisione 07/02/00 Rev. n. 6

INDICE
PREMESSA..............................................................................................................................................4 1. COS IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE ............................................................................5 2. DESCRIZIONE DELLE FASI DEL CICLO PRODUTTIVO DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO E PRODUZIONE DEL MOBILE ............................................................................................................11 3. GLI EFFETTI AMBIENTALI ...............................................................................................................19 4. CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DELLANALISI AMBIENTALE INIZIALE .............................39 5. CRITERIO DI VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI .......................................................40 6. LA POLITICA ED IL PROGRAMMA AMBIENTALE ........................................................................43 7. GLI INDICATORI AMBIENTALI ........................................................................................................47 8. I CRITERI PER LORGANIZZAZIONE DELLATTIVIT AI FINI DELLA TUTELA AMBIENTALE 59 9. LE PROCEDURE DI GESTIONE E PROCEDURE OPERATIVE .....................................................77 10. CRITERI PER EFFETTUARE LAUDIT AMBIENTALE .................................................................81 11. LA GESTIONE DELLE RELAZIONI CON LESTERNO: LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE E IL RAPPORTO AMBIENTALE ..........................................................................................................83 12. LE MODALIT PER LA CERTIFICAZIONE E LA REGISTRAZIONE AMBIENTALE..................88 13. INDICAZIONI TECNOLOGICHE E GESTIONALI PER LA PREVENZIONE DELLINQUINAMENTO NEL COMPARTO LEGNO........................................................................90

ALLEGATI ................................................................................................................................................ I TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA......................................................................................................................................II CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI E DEI SOLVENTI PIU UTILIZZATI .......................................................................................................................................................... VII GLOSSARIO ....................................................................................................................................... X RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI ............................................................................XIII

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PREMESSA

Il presente Manuale si inserisce allinterno di un progetto promosso dallAmministrazione Provinciale di Treviso e gestito da Ambiente Italia srl Istituto di Ricerche in collaborazione con i tecnici dellente promotore1, le Associazioni di categoria e il Dr. Pierluigi Offredi della rivista Professione Verniciatore del Legno. La significativa presenza in provincia di Treviso di aziende specializzate nella lavorazione del legno e nella produzione di mobili (concentrate soprattutto ad Oderzo, Pieve di Soligo e zone contermini a Conegliano e Vittorio Veneto) ha giustificato la scelta di questo comparto produttivo per effettuare unapprofondita analisi delle problematiche ambientali ad esso connesse. A tal scopo sono state individuate (con la collaborazione delle associazioni di categoria e dei tecnici della Provincia) cinque aziende rappresentative del settore, dove stata effettuata unanalisi ambientale d ettagliata e sono stati definiti gli interventi di miglioramento ambientale (gestionali e tecnologici) che potrebbero essere estesi allintero comparto produttivo. Lo scopo del Manuale quello di essere uno strumento tecnico per assistere gli imprenditori del settore nella gestione efficiente dei rifiuti, delle emissioni in atmosfera, del consumo energetico, del consumo dellacqua e degli scarichi idrici, attraverso la definizione di pratiche di buona gestione e lindividuazione di tecnologie innovative applicabili ai cicli in questione. Il Manuale inoltre rappresenta una guida per gli imprenditori che intendano attuare un Sistema di Gestione Ambientale nel proprio sito produttivo, in conformit agli standard UNI EN ISO 14001 e del Regolamento CE n.1836/93 (EMAS).

Il Presidente Luca Zaia

LAssessore alle Politiche per lAmbiente Leonardo Muraro

Al progetto hanno collaborato: Paola Camuccio (settore acque), Franco Giacomin (settore aria) e Michela Milan (settore rifiuti).

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1. COS IL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE


Viviamo in un secolo di grandi conquiste acquisite sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista economico. Il sistema industriale stato contemporaneamente la causa e il beneficiario dello sviluppo economico derivante da queste conquiste, soprattutto nelle regioni pi industrializzate. Il distretto trevigiano caratterizzato dalla produzione del mobile e dalla lavorazione del legno uno degli esempi del notevole progresso tecnico ed economico degli ultimi anni. Allo stato attuale, per, il netto miglioramento delle condizioni economiche ha reso evidente la necessit di valutare questa crescita in rapporto alle problematiche emergenti di questi ultimi anni, ed in particolare: la salvaguardia dellambiente e del territorio, che comporta vincoli normativi da rispettare, autorizzazioni da ottenere, responsabilit nei confronti dei dipendenti una crescente sensibilit sociale alle problematiche ambientali, che implica quindi una responsabilit nei confronti della collettivit il confronto con la crescente competitivit internazionale. Questi fattori comportano per le imprese del settore legno un impegno tecnico, organizzativo e finanziario che potr incidere un modo rilevante sui costi e sulla qualit della produzione, sia nel breve che nel medio-lungo periodo. Il grafico di pag. 6 sintetizza le pressioni interne ed esterne a cui le aziende dovranno rispondere e gli strumenti utilizzabili per la loro gestione. Il Sistema di Gestione Ambientale (SGA) uno strumento che da solo o assieme ad altri (qualit, sicurezza, etica) contribuisce ad affrontare in modo efficace le sfide del nuovo secolo.

LE NORMATIVE DI RIFERIMENTO
QUALITA UNI EN ISO 9001 UNI EN ISO 9002 UNI EN ISO 9003 Futura VISION 2000 AMBIENTE Regolamento CE 1836/93 (EMAS) UNI EN ISO 14001 (Sistema di Gestione Ambientale) UNI EN ISO 14040 (Ciclo di vita del prodotto LCA) Futura Revisione del Regolamento CE 1836/93 SICUREZZA BS 8800 Decreto Legislativo 626/94 Futura BS 18001 ETICA SA 8000

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PRESSIONI INTERNE Gestione dei costi Risorse finanziarie Rapporto con i dipendenti Ritorno degli investimenti Qualit del prodotto

PRESSIONI ESTERNE
Normativa ambientale e sulla sicurezza Sensibilit ambientale ed etica del consumatore Responsabilit del produttore Ruolo della filiera di produzione: effetti a monte o a valle del ciclo produttivo

IMPRESA

STRUMENTI PER LA GESTIONE

Sicurezza Gestione della Qualit Sistema di Gestione Ambientale Etica nella produzione

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OBIETTIVI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE Prevenzione e riduzione dellinquinamento Una buona gestione delle risorse utilizzate (materie prime, acqua, energia) Efficienza ambientale attraverso: politiche e programmi di gestione dellambiente valutazione e controllo sistematico degli aspetti ambientali informazione interna ed esterna

VANTAGGI PER UNA PICCOLA E MEDIA IMPRESA (PMI) Minori costi e svantaggi per lapplicazione della legislazione vigente Migliorare il rapporto con le autorit di controllo Ridurre la responsabilit da inquinamento e i rischi conseguenti Migliorare limmagine dellimpresa Ridurre i rischi di incidenti ambientali Migliorare le condizioni dellambiente di lavoro Rendere pi agevole la localizzazione in un determinato sito Risparmio nei costi per la gestione dei rifiuti, per consumi di materie prime, energia e acqua Minori costi per la tassazione ambientale Risparmio nei costi per contratti di assicurazione Agevolazioni per finanziamenti o maggiore facilit di accesso al credito Migliorare le relazioni e i rapporti con la comunit locale Rispondere alle esigenze del cliente rispetto ai contenuti ecologici del processo STRUMENTI PER LATTUAZIONE Le aziende che intendono intraprendere questo percorso hanno a disposizione due strumenti la cui struttura simile, nonostante siano stati promossi da due enti differenti (uno pubblico ed uno privato); i requisiti richiesti alle aziende non sono perfettamente coincidenti (la recente revisione del regolamento EMAS ha tuttavia colmato alcune di queste differenze) e la scelta delluno piuttosto che dellaltro (la cui adesione rimane sempre volontaria) dipende dagli obiettivi che laziende si prefigge di perseguire con lintroduzione del sistema di gestione ambientale (per esempio il tipo di mercato a cui si rivolge, le strategie di comunicazione che intende adottare, .). I riferimenti delle due norme volontarie sono i seguenti: Regolamento CE 1836 del 29 giugno 1993 Adesione volontaria delle imprese a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) UNI EN ISO 14001 Sistema di Gestione ambientale

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SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE


(1) ANALISI AMBIENTALE INIZIALE

(2) POLITICA AMBIENTALE (3) PROGRAMMA AMBIENTALE

(6) REVISIONE DEGLI OBIETTIVI E DEL PROGRAMMA

(4) ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

(5) AUDIT AMBIENTALE

CERTIFICAZIONE ISO 14001

DICHIARAZIONE AMBIENTALE

INVIO DELLA DICHIARAZIONE ALLORGANISMO COMPETENTE

REGISTRAZIONE EMAS (Regol. CE 1836/93)

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Un sistema di gestione ambientale basato sulle seguenti azioni: effettuazione di unanalisi ambientale iniziale (1), che prenda in considerazione gli aspetti ambientali dellimpresa (rifiuti, emissioni, scarichi idrici, rumore, ecc) e identifichi quelli pi importanti approvazione di una politica ambientale (2), cio un impegno al miglioramento degli aspetti ambientali, emessa e sostenuta dalla Direzione definizione di un programma ambientale (3), ove sono contenuti gli obiettivi ambientali di miglioramento, le azioni da attuare, le responsabilit, le risorse e i tempi di attuazione attuazione del sistema di gestione ambientale (4), dove lazienda realizza la propria politica e programma gestendo in modo controllato le proprie attivit, risorse, processi, prodotti; questa fase prevede che lazienda misuri, sorvegli e valuti i risultati raggiunti in modo costante realizzazione di un audit del sistema (5), dove lazienda riesamina periodicamente ladeguatezza e lefficacia del proprio sistema di gestione ambientale, con lobiettivo di rivedere gli obiettivi (6) e migliorare continuamente.

Il percorso verso la certificazione Questa guida descrive un approccio operativo alla realizzazione di un Sistema di Gestione Ambientale funzionale al raggiungimento della certificazione ISO 14001 e alla successiva integrazione secondo il Regolamento CE 1836/93 (EMAS), e gli indirizzi contenuti nella revisione di EMAS a partire dallanno 2000. Lottenimento di una certificazione ISO 14001, rilasciata da un organismo di certificazione indipendente, conferisce un riconoscimento con valenza internazionale, che eventualmente pu essere integrato in un Sistema Qualit (ISO 9000). La certificazione ISO 14001 pu essere un punto di partenza per effettuare la registrazione EMAS: lazienda deve predisporre una Dichiarazione Ambientale, cio un documento da divulgare al pubblico, che verr convalidato da un verificatore accreditato EMAS (che pu essere anche lo stesso certificatore ISO). Il documento va poi inviato allorganismo competente pubblico che provvede alla conferma della convalida e alliscrizione dellazienda nel registro EMAS, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunit Europee. La registrazione EMAS ha una validit solo in ambito europeo e rappresenta un percorso di certificazione con il coinvolgimento di organismi pubblici. Ad esempio la Dichiarazione Ambientale una forma di comunicazione esterna che pu prevedere: la divulgazione al pubblico degli effetti ambientali delle attivit dellimpresa; la possibilit di una cooperazione con le autorit di controllo per minimizzare gli effetti sullambiente; linformazione ai clienti sulle avvertenze da osservare, ai fini del rispetto dellambiente, nella manipolazione, utilizzazione, eliminazione dei prodotti dellimpresa. E sempre possibile ottenere la registrazione EMAS anche senza essere certificati ISO 14001. Nello schema che segue si riportano le fasi di sviluppo di un sistema di gestione ambientale, indicando per ciascuna di esse le attivit da svolgere ed i documenti da produrre.

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FASI DI SVILUPPO DI UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

PIANIFICAZIONE

ATTUAZIONE

CONTROLLO

Pianificazione e impostazione Sistema di Gestione Ambientale da parte della Direzione dellimpresa

OBIETTIVI E PROGRAMMI AMBIENTALI

ORGANIZZAZIONE del Sistema di Gestione Ambientale

ELABORAZIONE PROCEDURE

VERIFICA ATTUAZIONE SGA

VERIFICHE ISPETTIVE INTERNE

PROGRAMMA AMBIENTALE

IDENTIFICAZIONE REQUISITI LEGISLATIVI APPLICABILI IDENTIFICAZIONE ASPETTI E IMPATTI AMBIENTALI VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI

DEFINIZIONE RESPONSABILITA DEFINIZIONE ORGANIZZAZIONE PROCEDURE GESTIONALI ED OPERATIVE REDAZIONE MANUALE GESTIONE AMBIENTALE

Applicazione procedure

Rielaborazione procedure

ELABORAZIONE POLITICA AMBIENTALE AZIENDALE

Nuova applicazione

M O N I T O R A G G I O

A U D I T A M B I N T A L E

R I E S A M E D I R E Z I O N E

INIZIATIVE DI FORMAZIONE INTERNA ED INFORMAZIONE

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2. DESCRIZIONE DELLE FASI DEL CICLO PRODUTTIVO DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO E PRODUZIONE DEL MOBILE
INTRODUZIONE Il ciclo della lavorazione del legno e dei suoi derivati si compone di una serie di fasi che partono dalla materia prima fino alla verniciatura finale del manufatto e spedizione del prodotto al cliente; nella realt trevigiana s ingoli siti produttivi completano internamente lintero ciclo di produzione, nonostante sia particolarmente diffusa la specializzazione in senso orizzontale, con molte piccole aziende che lavorano come terzisti per grossi gruppi industriali, effettuando uno o pi fasi dellintera filiera (per esempio la verniciatura, il rivestimento dei pannelli, ...). La diffusione di materiali diversi dal legno massello, ma comunque ricavati dagli scarti di questultimo, hanno favorito lo sviluppo di alcune fasi che non rientrano nel ciclo di lavorazione tradizionale, ma che tuttavia sono significative per una descrizione esaustiva della produzione del settore (per esempio la bordatura o il rivestimento dei pannelli con carte melamminiche, a base di materiale plastico, ...). Infine, nelle aziende del settore legno vengono svolte anche alcune operazioni che non rientrano nel ciclo produttivo in senso stretto, ma sono invece trasversali alle fasi di lavorazioni: si tratta in particolare delle operazioni di manutenzione degli impianti, di gestione delle centrali termiche, della gestione degli impianti di distillazione dei solventi, delle attivit dufficio in genere. Tutte queste attivit interagiscono con lambiente, prelevando delle risorse e rilasciando delle emissioni in aria, acqua e suolo; linterazione con lambiente viene descritta attraverso lindividuazione degli aspetti ambientali legati ad ogni fasi del ciclo e a quelle trasversali allattivit produttiva. Gli aspetti ambientali di unazienda appartenente al settore legno possono essere classificate a seconda della frequenza di accadimento in: - aspetto ambientale continuamente generato dalle attivit svolte - aspetto ambientale che si genera per attivit svolte saltuariamente - aspetto ambientale legato a potenziali eventi incidentali - nessuna attivit n incidente genera questo aspetto ambientale I primi quattro schemi che seguono sintetizzano gli aspetti ambientali caratteristici di unazienda del settore legno, la cui frequenza di accadimento (saltuaria o continua) dipende dalle caratteristiche intrinseche dello specifico sito. La tabella successiva consente invece di individuare quegli aspetti ambientali prodotti esclusivamente da un incidente e/o dal malfunzionamento degli impianti aziendali.

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DEL CICLO PRODUTTIVO


Materie prime in ingresso: legno e suoi derivati (pannelli truciolati, multistrato,
listellari, tamburato, compensato, MDF, )

Materie ausiliarie in ingresso: prodotti collanti, prodotti per il trattamento del legno,

Consumo di risorse naturali (carburanti, legno e suoi derivati)

Trasporto dei materiali allinterno dello stabilimento e disimballo

Emissioni diffuse di gas di scarico da automezzi Rumore esterno Produzione di rifiuti da imballaggio

Consumo di energia elettrica

Lavorazioni meccaniche del legno (sezionatura, levigatura, squadratura, foratura)

Emissioni di polveri Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (scarti e trucioli di legno)

Consumo di energia elettrica

Assemblaggio e rifinitura

Emissioni di polveri e formaldeide Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (scarti e contenitori di colle, stracci sporchi, minuteria metallica)

Verniciatura del manufatto

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Consumo di energia elettrica, di combustibile e di acqua

Verniciatura del manufatto

Emissioni di polveri e SOV Rumore interno ed esterno Produzione di rifiuti (residui e contenitori di vernici, morchie e acque di verniciatura, filtri di abbattimento, diluente esausto, stracci sporchi di vernici) Odori

Consumo di energia elettrica, di combustibili

Essiccazione

Emissioni di SOV Emissioni da impianti termici Odori

Consumo di energia elettrica Consumo di risorse naturali (carta, legno, ferro, prodotti derivanti dal petrolio)

Imballaggio

Consumo di combustibili

Spedizione dei prodotti finiti

Emissioni da gas di scarico di automezzi Rumore esterno

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DELLE ATTIVITA COLLATERALI

Consumo di risorse naturali (fogli di legno) Consumo di energia elettrica, combustibile

Ricopertura e impiallacciatura del pannello

Rifiuti (scarti di PVC, ABS, carta melamminica, fogli di impiallacciatura, residui e contenitori di colle) Emissioni da collanti (SOV e/o formaldeide) Rumore interno ed esterno

Consumo di risorse naturali (bordi in legno) Consumo di energia elettrica, combustibile

Bordatura dei pannelli

Rifiuti (residui e contenitori di colle) Emissioni da collanti (SOV e/o formaldeide) Emissioni di polveri Rumore interno ed esterno

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INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI DELLE ATTIVITA TRASVERSALI

Manutenzione impianti

Rifiuti (filtri di abbattimento polveri, stracci sporchi di olio e solventi, segatura intrisa di olio, diluente esausto, olio esausto, contenitori di olio vuoti)

Consumo di risorse naturali (combustibili, trucioli di legno) Consumo di energia elettrica

Gestione impianti termici

Emissioni da impianti termici Rifiuti (eventuali ceneri di combustione) Rumore esterno Impatto paesaggistico (eventuale silos di stoccaggio trucioli) Dispersione di calore da impianti termici

Consumo di energia elettrica

Attivit di recupero solventi esausti in sito

Emissioni di SOV Rifiuti (diluente esausto, morchie di distillazione) Odori

Consumo di energia elettrica Consumo di risorse naturali (acqua)

Attivit dufficio

Rifiuti (organici, da ufficio, toner, neon, cartucce, ) Scarichi idrici civili

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ASPETTI AMBIENTALI LEGATI A POTENZIALI EVENTI INCIDENTALI Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Trasporto delle materie prime in entrata Imballaggio finale e spedizione Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Un incidente che pu avere delle ripercussioni ambientali la rottura del sistema di contenimento del carico (cassone, gabbia metallica, ecc) attraverso il quale avviene il trasporto dei materiali allinterno dello stabilimento. Nel caso in cui questa rottura abbia come conseguenza la caduta a terra delle parti trasportate, lunico effetto ambientale p rodotto sarebbe linquinamento acustico. Se, tuttavia, il carico costituito da prodotti chimici, leventuale loro sversamento in prossimit di corsi dacqua superficiali o terreni vegetali potrebbe dar luogo alla contaminazione del suolo e/o delle acque.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Lavorazioni meccaniche del legno Verniciatura dei manufatti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il cattivo funzionamento del sistema di aspirazione e abbattimento delle polveri dalle macchine utensili e/o delle polveri di vernice dai reparti di verniciatura pu determinare delle emissioni in atmosfera di quantitativi di polveri superiori ai limiti previsti per legge.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Lavorazioni meccaniche del legno Gestione impianti termici Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Le polveri di legno generate dalle lavorazioni meccaniche possono sollevarsi dai cumuli a seguito dei moti dellaria e formare una nube con concentrazione superiore al loro limite inferiore di infiammabilit in aria. Possono inoltre dar luogo ad esplosione allinterno dei silos di raccolta collegati allimpianto di aspirazione, oppure allinterno delle canalizzazioni dellimpianto di aspirazione, nelle quali si possono depositare se vengono trasportate ad una velocit insufficiente. E inoltre necessario impedire la formazione di strati di polvere sulle superfici esterne di macchine e di componenti dellimpianto elettrico: un surriscaldamento locale fino ad una temperatura superiore a quella di lenta combustione della polvere, pu infatti innescare un microincendio che, in relazione alla capacit del sistema di dissipare calore, pu evolvere nellesplosione.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Bordatura dei pannelli Assemblaggio e rifinitura Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Eventuali incidenti durante la movimentazione dei prodotti collanti (per esempio rovesciamenti del prodotto in prossimit di terreno vegetale) pu generare dei potenziali sversamenti sul suolo e sottosuolo.

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Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Verniciatura del manufatto Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Limpiego di prodotti chimici per il trattamento verniciante dei pannelli pu dar luogo nella fase di deposito e movimentazione a potenziali contaminazioni del suolo se dovessero verificarsi degli sversamenti in prossimit di terreno vegetale.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Verniciatura del manufatto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il rischio di incendio pu essere dovuto ai solventi infiammabili. E presente in diverse zone dellazienda: locali di stoccaggio e di preparazione di vernici e diluenti condotte di emissione dellaria inquinata, dove si possono formare depositi sulle pareti recipienti per la raccolta di stracci, carte e scarti impregnati di vernici pi o meno secchi, che si scaldano per ossidazione allaria locali di applicazione ed essiccazione dei prodotti vernicianti

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Verniciatura del manufatto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Il rischio di esplosione dovuto ai vapori di solventi infiammabili, nel caso in cui la loro concentrazione nellaria raggiunga o superi il limite inferiore desplosivit (LEL), che rappresenta la concentrazione minima in volume a partire dalla quale lesplosione di una miscela si pu produrre. Il punto di innesco la temperatura a partire dalla quale una miscela di vapori e daria pu essere infiammata, in condizioni normali di pressione. La presenza di particelle di vernice (overspray) comporta lo stesso tipo di rischio.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Gestione impianti termici Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze In caso di malfunzionamento degli impianti termici si pu verificare una combustione dellolio non adeguata (bassi rendimenti di combustione) per cui possono essere emessi in atmosfera quantitativi di CO ed NOx superiori agli standard.

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Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Gestione solventi esausti Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Le apparecchiature impiegate per il recupero dei solventi, se non sono costruite secondo criteri di sicurezza, possono risultare pericolose, in quanto le sostanze impiegate nella distillazione ad alta temperatura sono infiammabili.

Attivit del ciclo da cui pu generarsi laspetto descritto Attivit dufficio Descrizione del potenziale aspetto ambientale in caso di incidenti, eventi straordinari, emergenze Una eventuale rottura delle condotte di scarico delle acque reflue pu generare delle potenziali perdite sul suolo di acque nere e bianche.

LE CARATTERISTICHE DELLE AZIENDE PARTECIPANTI AL PROGETTO


Attivit fase Azienda del campione Azienda n. 1 Azienda n. 2 Azienda n. 3 Azienda n. 4 Azienda n. 5

Trasporto dei materiali allinterno dello stabilimento e disimballo Lavorazioni meccaniche del legno Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli Assemblaggio e rifinitura Bordatura dei pannelli Verniciatura del manufatto Essiccazione Imballaggio Spedizione prodotti finiti Manutenzione impianti Gestione impianti termici Attivit di recupero solventi esausti in sito Attivit dufficio in genere

esterna

esterna/ interna

La tabella riporta una sintesi delle fasi che caratterizzano il ciclo produttivo delle cinque aziende che hanno partecipato al Progetto promosso dallAmministrazione Provinciale di Treviso. Attivit non presente Attivit svolta in azienda

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3. GLI EFFETTI AMBIENTALI


Gli effetti (o impatti) risultanti dagli aspetti (o fattori) ambientali di unattivit produttiva2 possono determinare cambiamenti della qualit (ad esempio concentrazione di contaminanti in sito) o cambiamenti fisici dellambiente (per es.: erosione del suolo). Per il settore legno la matrice aspetti / effetti riportata nello schema della pagina seguente. La natura degli effetti che ciascuna attivit produttiva pu determinare nellambiente, dipende anche dalle condizioni dellambiente stesso (ricavabili da informazioni disponibili presso enti pubblici locali). Le interazioni fra queste condizioni di base dellambiente e le fonti derivanti dallattivit produttiva danno luogo ad effetti ambientali. Non tutti gli effetti ambientali si manifestano direttamente e immediatamente a partire da fonti associate allattivit produttiva. Aspetti ambientali (per es.: produzione di rifiuti) risultanti da unimpresa possono contribuire a provocare successivi effetti (sia nel tempo che nello spazio), definiti indiretti (es.: effetto serra per le emissioni di biogas da discarica dove stato smaltito il rifiuto). Nellanalisi ambientale iniziale dovranno essere individuati gli aspetti ambientali che concorrono alla generazione di effetti ambientali sia diretti che indiretti. Gli effetti possono essere inoltre classificati in base alla loro: vastit, cio la scala (da locale a globale) su cui agisce leffetto ambientale; severit del danno arrecato allecosistema compreso luomo; probabilit di accadimento in base alla continuit delle attivit che generano leffetto; durata dellazione perturbatrice da reversibile in pochi giorni ad irreversibile. Uno dei criteri per valutare la significativit degli aspetti ambientali (cio la rilevanza ambientale) si basa su questi quattro parametri3. Per approfondire gli effetti ambientali generati dagli aspetti ambientali del settore legno presentiamo di seguito delle schede specifiche per effetto ambientale dove sono precisati: le cause che generano limpatto; le conseguenze, cio i danni che causa limpatto; le politiche in atto per rimediare o contenere i danni dellimpatto generato; gli indicatori ambientali per calcolare lentit dellimpatto e/o tenerlo sotto controllo. Naturalmente nella descrizione dellimpatto le attivit connesse con il settore legno non sono le uniche, n le maggiori responsabili dellimpatto ambientale, ma concorrono in maniera pi o meno rilevante alla formazione dello stesso. Gli effetti ambientali considerati sono: Riscaldamento globale ed effetto serra Riduzione della fascia di ozono Consumo di risorse naturali Deforestazione Piogge acide Smog fotochimico Rilasci da impianti di smaltimento/recupero rifiuti Depauperamento della risorsa idrica e qualit delle acque Ecotossicit da rilasci nel suolo e nel sottosuolo Fastidi connessi ad emissione di odori Disturbi da sorgenti di rumore

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Vedi il glossario allegato per la definizione di aspetti ed effetti ambientali. Vedi capitolo 5.

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Vastit delleffetto

Aspetto ambientale
Consumo di energia elettrica Consumo di combustibili fossili Consumo di acqua Consumo di legno suoi derivati Produzione Scarichi di rifiuti idrici Emissioni in atmosfera

Effetto ambientale
Globale Riscaldamento globale ed effetto serra Riduzione fascia ozono Consumo risorse naturali Deforestazione Continentale Piogge acide Regionale Smog fotochimico Impatti prodotti da impianti di smaltimento / recupero rifiuti Depauperamento risorsa idrica e qualit delle acque Ecotossicit da rilasci nel suolo e sottosuolo Fastidi connessi ad emissioni di odori Disturbi da sorgenti di rumore

Altri problemi legati allambiente

Locale

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Effetto serra Le cause: i fattori dimpatto


L'anidride carbonica forma una sorta di "coperta" di gas che mantiene la terra calda rispetto a valori medi costanti. La presenza dell'anidride carbonica nell'atmosfera, fino a una certa concentrazione, consente il mantenimento del clima attuale, mentre un suo eccessivo aumento porta a un progressivo aumento anche della temperatura sul pianeta. Sono principalmente due le attivit umane che contribuiscono drammaticamente all'aumento dell'anidride carbonica atmosferica. Da una parte l'ossidazione dei composti di carbonio che formano i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas bruciati per ottenere calore ed energia; scarichi delle automobili, degli impianti di riscaldamento e delle industrie a carbone che producono energia elettrica, ecc.) a cui si aggiungono anche gli effetti degli incendi di boschi e foreste. Dall'altra parte il disboscamento massiccio che determina una drastica riduzione del processo di assorbimento del carbonio e di immissione dell'ossigeno da parte delle piante attraverso la fotosintesi. L'installazione di apparecchiature di grande precisione sul vulcano Mauna Loa, nelle isole Hawaii, e nelle basi USA in Antartide, ha permesso di registrare con esattezza inequivocabile l'aumento esponenziale del tasso di anidride carbonica atmosferica in questi ultimi decenni, a cui corrisponde un modesto aumento di circa mezzo grado della temperatura terrestre.

Le conseguenze: i danni ambientali


Un innalzamento della temperatura, anche di pochi gradi, potrebbe causare il parziale scioglimento dei ghiacci polari e il conseguente innalzamento del livello del mare con l'inondazione delle citt costiere o situate in zone depresse e delle pianure agricole. I sistemi monsonici e la piovosit potrebbero mutare, rendendo aridi territori oggi fertilissimi come le regioni risicole dell'Asia o come la stessa pianura padana. Scomparirebbero le stagioni intermedie e comparirebbero grandi siccit estive; si intensificherebbero i processi di desertificazione delle zone semi-aride del mondo e la loro estensione anche all'Europa meridionale, una tendenza che gi avvertibile in Spagna e nell'Italia del Sud. Le regioni prossime ai deserti e i paesi del Terzo mondo dall'agricoltura precaria, sarebbero le zone pi danneggiate da una forma di inquinamento proveniente in buona parte dai paesi pi ricchi del mondo. Le terre arabili, se il processo continuer, diventeranno progressivamente quelle che si trovano in zone sempre pi vicine ai Poli.

I rimedi: le politiche in atto


Per neutralizzare i rischi dell'effetto serra e garantire ancora per molti secoli la sopravvivenza sul pianeta, c' bisogno di una decisa azione coordinata di tutti i governi del mondo in campo energetico. Da un lato necessario imporre limiti precisi alla crescita energetica irresponsabile, per esempio attraverso il risparmio energetico: introduzione di apparecchiature pi efficienti (lampadine fluorescenti, elettrodomestici a alto rendimento, automobili a basso consumo, ecc.); potenziamento dei trasporti pubblici; aumento delle merci trasportate per ferrovia, ecc. Dall'altro lato necessario imporre una rapida transizione da fonti energetiche fossili non rinnovabili e produttrici di rifiuti pericolosi, a fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l'utilizzazione diretta dell'energia solare, eolica, idrica, geotermica, delle maree e delle biomasse.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Per confrontare la capacit di un gas di intrappolare il calore nellatmosfera (forcing radiattivo), relativamente ad un altro gas, stato sviluppato il concetto di Potenziale di Riscaldamento Globale (Global Warming Potential, GWP). Lanidride carbonica stata presa come gas di riferimento. Il GWP di un gas serra il rapporto tra il forcing radiativo di una sua unit di massa e il forcing radiativo di una stessa unit di anidride carbonica durante un certo periodo di tempo. Bench si possa scegliere qualsiasi periodo di tempo, generalmente si utilizza un periodo di 100 anni. In tabella 1 si riportano i principali GWP. Pesando le quantit emesse di un gas per il suo GWP si ottiene il valore equivalente di CO2 che consente di ricavare leffetto complessivo di gas serra. Bench la CO2 abbia il minore GWP, resta il gas pi dibattuto nella dibattito sui cambiamenti climatici, poich le quantit emesse in atmosfera sono molto alte rispetto agli altri gas, cos che il suo effetto supera leffetto della totalit di tutte le altre sostanze. Nella tabella 2 si riportano le quote percentuali di CO2 equivalente emesse in Italia relative al 1995 (seconda Comunicazione Nazionale).

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Riduzione fascia ozono Le cause: i fattori dimpatto


La fascia di ozono presente nella stratosfera assorbe una parte notevole della componente ultravioletta (UV) delle radiazioni solari che, altrimenti, arrivando a terra, potrebbe compromettere profondamente la vita di tutti gli organismi. La concentrazione di ozono presente nella stratosfera pu per essere influenzata negativamente da una quantit di eventi sia naturali, sia dovuti ad attivit umana. Se la trasformazione microbica di fertilizzanti azotati, o gli ossidi di azoto emessi dagli aerei supersonici sembrano essere effetti dell'attivit umana che incidono in modo trascurabile sulla formazione dell'ozono, gli effetti della diffusione di cloro-fluoro-metani (CFM, pi noti col nome di freon o cloro-fluoro-carburi o CFC) sono particolarmente gravi. Si tratta di gas inerti usati come propellente nelle bombolette spray, come fluidi refrigeranti nei condizionatori d'aria e nei frigoriferi, nei solventi chimici per la pulitura a secco, nelle plastiche espanse, nella fabbricazione dei mobili e nei materiali isolanti.
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Le conseguenze: i danni ambientali


L'assottigliamento della fascia di ozono che protegge la Terra dalle radiazioni UV pu provocare notevoli danni a l materiale genetico degli organismi viventi. Se si irradia la pelle con dosi poco al di sopra della soglia di sicurezza, possono sorgere vari tipi di cancro della pelle tra i quali una forma maligna molto grave, il melanoma. Inoltre, tali radiazioni, fanno crescere il numero di cataratte e di altre malattie degli occhi. Altri danni sono prevedibili: se la protezione dell'ozono diminuisse o venisse a mancare, le mutazioni influenzerebbero ancor pi profondamente l'organizzazione genetica degli organismi pi sensibili alle radiazioni UV, come i batteri o le piante delle colture agricole e la vegetazione, provocando l'alterazione degli ecosistemi naturali dovuta particolarmente alla parziale inibizione della fotosintesi e alla riduzione della crescita delle p iante stesse. La riduzione della fascia di ozono rappresenta, infine, una minaccia per le catene alimentari marine, dato che il plancton, particolarmente sensibile alla radiazione UV, la principale fonte di alimento per molti pesci. E tutto questo, ben inteso, anche in luoghi spazialmente molto distanti, come per esempio i Paesi del Terzo mondo, da quelli in cui si sono consumati i CFC.

I rimedi: le politiche in atto


L'unico rimedio possibile adottabile dagli Stati per proteggere la fascia d'ozono vietare totalmente la produzione e il consumo di CFC. Per i singoli consumatori, naturalmente, il rimedio consiste nell'evitare il consumo di tutti quei beni che comportano dispersione nell'atmosfera di questi idrocarburi. La gran quantit di dati raccolti e l'inquietudine crescente nell'opinione pubblica condussero, alla fine del 1987, alla firma del protocollo di Montreal tra Stati Uniti, Comunit Europea e altri 23 paesi; l'obiettivo fissato era di ridurre il consumo mondiale di CFC del 20% entro il 1994 e del 30% entro il 1999. Nel giugno del 1990, a Londra, quegli stessi paesi si sono impegnati ad accelerare il processo di eliminazione dei CFC e nei primi mesi del 1991 la CEE ha fissato scadenze ancora pi ravvicinate. per probabile che tali accordi sortiranno i primi effetti solo tra alcuni anni, visto che unenorme quantit di CFC circola gi nell'atmosfera, ma ancora non ha raggiunto la fascia d'ozono. Oltretutto molti Stati stentano ancora a rendere esecutivi, con specifiche leggi, tutti questi accordi.

Gli indicatori: gli indici aggregati


La concentrazione di ozono nella stratosfera essenzialmente alterata da alcune sostanze stabili che, sotto leffetto della radiazione solare, liberano atomi di cloro. Questi, con una complessa sequenza di reazioni, distruggono lozono formando ossigeno diatomico (O2) per poi liberarsi nuovamente e ricombinarsi in un nuovo ciclo di distruzione dellossigeno triatomico. Le diverse sostanze hanno differenziati potenziali di danneggiamento dellozono. Per la v alutazione del loro impatto, cos come per la verifica rispetto agli obiettivi di riduzione, le varie sostanze vengono pesate con un indicatore, ODP (Ozone Deplenting Potential). Il valore dellODP corrisponde alla distruzione dello stato stazionario di ozono per unit di massa del gas emesso in atmosfera ogni anno (in rapporto a quello provocato da ununit di massa di CFC-11). In tabella 3 sono riportati alcuni valori di ODP per alcune sostanze significative.

In allegato al presente capitolo il box 1 contiene una nota esplicativa sulla presenza di ozono nellatmosfera.

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Depauperamento risorse naturali Le cause: i fattori dimpatto


Le risorse in generale sono oggetti, materiali o merci usate dalla societ. Il concetto interamente antropocentrico. Differenti gruppi di persone valutano in modo diverso le risorse e al cambiare della societ cambia il concetto di risorsa. Le risorse possono essere classificate in molti modi, dipende dal contesto in cui sono state considerate. Una classificazione di base la seguente: risorse perpetue: esisteranno sempre, indipendentemente da come verranno usate (p.es: en. solare); risorse rinnovabili: rimpiazzate dai processi naturali ogni volta che sono usate (p.es.: acqua, animali); risorse non rinnovabili: quantit finite, che non possono essere rimpiazzate cos rapidamente come esse sono sfruttate (p.es.: combustibili fossili, minerali); risorse potenziali: diverranno delle risorse quando fattori economici, culturali o tecnologici in una societ creeranno per loro una domanda (p.es.: acque di scarico?). Usate in un contesto economico, le risorse rinnovabili e non rinnovabili sono comunemente riferite al flusso e allo stoccaggio di risorse rispettivamente. Le risorse possono anche essere classificate in base alla loro attuale disponibilit ed alla loro futura potenziale scoperta. Si distinguono: le riserve: quantit conosciute che possono essere ottenute economicamente ai prezzi attuali e con le tecnologie esistenti; le risorse condizionate: riserve conosciute, ma che non sono sfruttabili per vincoli economici e/o tecnologici; le risorse non identificate: risorse non ancora scoperte, ma che grazie ad esplorazioni preliminari si suppone diverranno disponibili. I limiti tra le differenti categorie non sono statici, ma cambiano al cambiare della realt economica, sociale e tecnologica di una determinata societ. Partendo dal concetto di risorsa naturale si comprende meglio il concetto di sostenibilit. Anche se gli indicatori mostrano, almeno nei paesi sviluppati, una tendenza declinante nelle risorse consumate per unit di reddito (cio ogni milione di reddito prodotto richiede meno e nergia, meno ferro, meno alberi) bisogna considerare che: in atto una delocalizzazione di intere fasi e processi produttivi pi inquinanti e a minor valore aggiunto; la miglior efficienza ambientale non ha comunque coperto la crescita dei consumi, n la produttivit delle risorse cresciuta in maniera altrettanto significativa dellaumento straordinario della produttivit del lavoro. Anche nei pi importanti paesi industrializzati la domanda totale di materiali per lo sviluppo economico rimane sostanzialmente costante.

Le conseguenze: i danni ambientali


Nel corso degli ultimi venti anni, in valore assoluto, aumenta lestrazione e il consumo di quasi tutte le risorse minerali (escluso il mercurio). Nonostante la crescita del riciclaggio, tra il 1980 e il 1998 lestrazione di bauxite cresciuta del 40%, lestrazione di zinco del 30%, quella di ferro del 14%. Cos come non si arresta la crescita della produzione di cemento. I consumi energetici, basati sullo sfruttamento di combustibili fossili non rinnovabili, sono cresciuti del 20% tra il 1985 e il 1997. Di conseguenza le riserve di alcuni minerali non rinnovabili a nostra disposizione (carbone, ferro, altri metalli, ecc.) diventano sempre pi scarse man mano che si vanno esaurendo i giacimenti pi accessibili. Il Massachussetts Institute of Technology (MIT) ha stimato che il rame sar disponibile ancora per 36 anni prima di esaurirsi, l'alluminio per 100, il ferro per 240, il piombo per 26, il mercurio per 13, lo stagno per 17, lo zinco per 23: sono tutti numeri troppo piccoli sulla scala dei tempi biologici, e la maggior parte di questi materiali non riciclabile.

I rimedi: le politiche in atto


Le parole guida a livello mondiale sono (o dovrebbero essere) dematerializzazione, cio limpiego di quantit decrescenti di materie prime e di energia a parit di beni prodotti (in quantit di prodotto industriale o di Prodotto Interno Lordo) e riciclaggio, cio il recupero di materiali di scarto da processi o il riuso di prodotti usati, per trasformarli in n uovi prodotti. In questo modo le riserve di risorse naturali potrebbero durare pi a lungo, lasciando il tempo alle societ di mutare il concetto di risorsa, adottandone uno pi ecocompatibile.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Da anni si cerca di fare delle stime sulle quantit disponibili di alcune risorse naturali, sia inorganiche (combustibili, metalli) che organiche (specie animali). Lindeterminatezza dei dati deriva non solo dalla difficolt di effettuare un inventario preciso delle risorse naturali, ma anche dalla definizione stessa di risorsa, come specificato precedentemente. Il World Resource Institute ha tentato di calcolare le risorse naturali, le cui riserve potrebbero divenire insufficienti entro 100 anni. La tabella 4 riporta le quantit di alcune di queste risorse inorganiche.

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Consumo risorsa legno Le cause: i fattori dimpatto


Le tre principali cause della deforestazione sono: a) la conversione del suolo all'agricoltura ed al pascolo, b) il taglio del legno per uso combustibile o per altro uso; c) i progetti di sviluppo pubblici e privati quali, ad esempio, industria del legno, miniere, strade e dighe. a) L'eliminazione delle foreste tropicali a favore delle colture agricole e dei pascoli la maggiore causa della deforestazione. La coltivazione ed il pascolo intensivi possono degradare le terre produttive in misura tale che debbono essere abbandonate per sempre e rimpiazzate con nuove terre disboscate dalla foresta per mantenere un dato livello di attivit agricola. La coltivazione tradizionale e sostenibile a lunga rotazione in equilibrio rispetto al carbonio. Per rispondere ai problemi dell'incremento demografico, questo sistema stato largamente sostituito dalla coltivazione a breve rotazione (che danneggia il suolo) e da altre forme di agricoltura non sostenibile che si stanno espandendo nelle foreste ricche di carbonio, producendo una fonte netta di C. b) Il legno prelevato dalle foreste tropicali usato per due scopi principali: come legna da ardere e come carbone di legna (87%), e per l'industria del legno (11%). Le pratiche di taglio del legno per uso commerciale danneggiano, comunque, una rilevante aliquota di alberi che restano in piedi, provocando un danno complessivo alla foresta molto maggiore rispetto ai tassi di rimozione propri di un taglio selettivo. Le foreste tropicali e le piantagioni forniscono circa il 10% della domanda mondiale di legname e di cellulosa. II taglio del legname avviene principalmente nelle foreste chiuse delle zone tropicali umide. Dai primi anni Ottanta circa il 13,2% delle foreste tropicali umide sono state tagliate. Le specie di valore commerciale ammontano a meno del 10% del volume delle foreste tropicali, quindi il taglio nei paesi tropicali per la maggior parte selettivo su aree estese. Vengono rimossi 2 -10 alberi di valore commerciale, per ettaro, ma il 30-70% dei rimanenti alberi risulta danneggiato. Se alle foreste venisse consentito di rigenerarsi il flusso netto di C, a seguito del taglio selettivo potrebbe essere quasi nullo. c) Progetti di sviluppo su larga scala nella foresta, quali: realizzazione di invasi per la produzione di energia idroelettrica, attivit mineraria, produzione di carbone di legna come combustibile di processi industriali quale la fusione dell'acciaio possono causare grandi perdite di foreste.

Le conseguenze: i danni ambientali


Le foreste tropicali contengono la met delle specie della fauna e della flora mondiali, forniscono materie prime, e contribuiscono a mantenere le riserve d'acqua, prevengono l'erosione del suolo, l'interramento delle dighe e le inondazioni. Il clima globale, regionale e locale correlato alla salute delle foreste tropicali. La deforestazione ritenuta responsabile del 20-25% delle emissioni globali legate ad attivit umane di biossido di carbonio e del 10-40% di quelle totali (naturali ed antropiche) di metano; essa contribuisce inoltre alle concentrazioni di ossido nitroso, ozono, monossido di carbonio ed altri gas responsabili del riscaldamento planetario. A livello regionale, la deforestazione pu ostacolare il trasferimento di umidit e di calore latente dai tropici alle latitudini pi elevate, influenzando il clima delle zone temperate. A livello locale, la parziale o totale rimozione del manto forestale pu provocare l'inaridimento del microclima, dando luogo ad un aumento degli incendi di origine spontanea che impediscono la naturale rigenerazione della foresta.

I rimedi: le politiche in atto


La gestione sostenibile delle foreste riconosce che queste devono essere gestite come ecosistemi integri per essere in grado di fornire una vasta gamma di beni e servizi alle generazioni di oggi e di domani. A questo scopo e per dare credibilit ai diversi marchi ecologici per prodotti forestali e Piani di autocertificazione da parte delle industrie del legno, il Forest Stewadship Council (FSC, Consiglio per la Gestione Forestale) ha sviluppato nel 93, alcuni Principi e criteri di gestione forestale applicabili alle foreste tropicali, temperate e boreali gestite in funzione della produzione forestale. La FSC accredita gli enti di certificazione che, su richiesta delle societ, effettuano controlli sulle pratiche di gestione forestale e certificano i prodotti per lintero processo, dalla foresta, al trasporto, fino alla lavorazione. La definizione di gestione sostenibile del bosco, adottata dalla conferenza ministeriale sulla protezione dei boschi in Europa, Helsinki, luglio 93, la seguente: La gestione e luso dei boschi e del terreno boschivo in un modo e con continuit che ne mantenga la biodiversit, la capacit di rigenerazione, la vitalit e il potenziale per adempiere, oggi e in futuro, funzioni importanti di ordine ecologico, economico e sociale, a livello locale, nazionale e mondiale, e che non provochi danni agli altri ecosistemi.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Per quanto riguarda i dati sul patrimonio forestale (nonostante siano incompleti e non omogenei) si registra un rapido processo di deforestazione, sia per la scomparsa netta di aree a foresta, sia per una conversione di foreste naturali in foreste produttive. In tab. 5 si riportano i dati relativi a deforestazione e aree protette.

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Acidificazione (fenomeno delle piogge acide) Le cause: i fattori dimpatto


La combustione del carbone, del petrolio e degli altri idrocarburi nei motori delle automobili, nelle centrali che producono energia termoelettrica o negli impianti di riscaldamento, oltre a produrre anidride carbonica, d luogo anche alla produzione di altri agenti inquinanti, quali il piombo, l'anidride solforosa e il biossido di azoto. Tali residui, liberati nell'atmosfera, entrano in soluzione nel vapore acqueo delle nubi e, trasformandolo in gocce di acidi potenti come l'acido solforico e l'acido nitrico, ricadono a terra sottoforma di pioggia, ma anche di neve o nebbia.

Le conseguenze: i danni ambientali


Oltre al danneggiamento del patrimonio boschivo, le conseguenze dellacidificazione possono essere: Cambiamento geomorfologico di alcune aree per lespansione del fenomeno carsico (la penetrazione dell'acqua nel sottosuolo), che provoca la conseguente mancanza di acqua, il cambiamento del clima, l'aumento della possibilit di inondazioni e la progressiva aridit dei suoli; La pioggia acida attacca quotidianamente le strutture edili, dai ponti di acciaio ai monumenti sopravvissuti nel tempo per migliaia di anni; in particolare l'anidride solforosa agisce sui manufatti in pietra calcarea trasformando il carbonato di calcio in gesso, che pu essere facilmente dilavato con l'acqua piovana; Alcune ricerche attribuiscono alle piogge acide numerose malattie dell'apparato respiratorio umano, come asma, enfisema polmonare, bronchiti croniche, e cos via, che in questi ultimi anni si sono mostrate in decisivo aumento; L'aumento dellacidit pu recare un grave pericolo alla vita acquatica (in fiumi, laghi e canali); Anche i terreni agricoli, con la sola eccezione di particolari zone geografiche caratterizzate da suolo calcareo in grado di neutralizzare l'acidit delle piogge, soffrono delle piogge acide isterilendosi gradualmente. Esse ne mutano i contenuti chimici e possono privare le radici delle piante del loro nutrimento; in particolare, calcio e potassio, indispensabili alla vita delle piante, possono venire dilavati; alcuni studi hanno evidenziato che a seguito di questi fenomeni si ha una perdita del 50% delle coltivazioni e una maggiore vulnerabilit delle foglie alle malattie; Danni ulteriori ad animali, piante e anche all'uomo, possono derivare anche dal fatto che alcuni metalli pesanti, molto pericolosi perch tossici anche in piccole concentrazioni, vengono resi solubili da questa pioggia: Hg, Pb, Ni, "sciolti" dall'acidit, vengono mobilizzati ed entrano a far parte della catena alimentare attraverso cui possono raggiungere concentrazioni letali. Infine, necessario ricordare che, ancora una volta, la formazione di queste piogge acide non riguarda solo e direttamente gli inquinatori. Le nubi cariche di gocce corrosive possono essere spinte dal vento a molte centinaia di chilometri di distanza e la pioggia pu devastare anche l'ambiente di chi non ha partecipato in prima persona ad inquinare. Il fenomeno interessa molte parti di Europa e Nord America.

I rimedi: le politiche in atto


La soluzione al gravissimo problema delle piogge acide, che rischia di compromettere seriamente tutte le componenti ambientali, la stessa prospettata per limitare l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera, sulla base di precisi accordi internazionali. Da un lato bisogna diminuire il consumo energetico attraverso il risparmio energetico: introduzione di apparecchiature pi efficienti; potenziamento dei trasporti pubblici; aumento delle merci trasportate per ferrovia; ecc. Dall'altro lato necessario imporre anche una rapida transizione da fonti energetiche fossili non rinnovabili a fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l'utilizzazione dell'energia solare, eolica, idrica, geotermica, delle maree e delle biomasse. Inoltre, un ruolo decisivo potr giocare ladozione, da parte degli Stati industrializzati e in via di industrializzazione, di una severa legislazione antinquinamento accompagnata dallintroduzione massiccia delle cosiddette tasse ecologiche volte sia a scoraggiare il consumo di fonti energetiche fossili non rinnovabili, sia a far pagare a chi inquina i danni che questo inquinamento provoca alla collettivit. Oltre a dare una speranza concreta al nostro futuro, i costi che la societ dovrebbe sostenere per questa conversione sarebbero senz'altro inferiori a quelli, enormi e nascosti, che la pioggia acida ci sta facendo pagare oggi in termini di danni all'agricoltura, agli ecosistemi, alle costruzioni, alla salute stessa dell'uomo.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Le diverse sostanze hanno differenziati potenziali di effetto acidificante. Per la valutazione del loro impatto le varie sostanze vengono pesate con un indicatore, AP (Acidification Potential). Il valore dellAP corrisponde alla quantit potenziale di H+ per unit di massa emessa (in rapporto a quello provocato da ununit di massa di SO2). In tab. 6 sono riportati alcuni valori di AP per alcune sostanze significative.

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Smog fotochimico Le cause: i fattori dimpatto


Nelle aree popolate del pianeta (aree urbane e suburbane ed aree rurali inquinate) interessate dalla presenza di inquinanti primari antropogenici il principale meccanismo di produzione dell'ozono costituito dal processo chimico-fisico che prende il nome di smog fotochimico. Per smog fotochimico si intende il prodotto di reazioni tra ozono, ossidi di azoto e COV (composti organici volatili, tra cui gli 5 idrocarburi) catalizzate dalla radiazione solare che avviene nella troposfera . I processi di rimozione degli inquinanti presenti nella troposfera sono rappresentati da processi di deposizione al suolo, trasformazione in altri costituenti atmosferici e trasporto verso gli strati alti dell'atmosfera. La concentrazione locale di un inquinante pu inoltre diminuire per effetto della dispersione o diluizione. L'andamento temporale della concentrazione di ozono al suolo caratterizzato da due componenti principali: 1) una forte componente stagionale correlata con le variazioni stagionali dei processi meteorologici, principalmente con il ciclo stagionale dell'irraggiamento solare. I massimi si osservano nei mesi estivi; 2) una componente giornaliera. La variabilit giornaliera dipende dal bilancio dei fattori che influenzano la formazione, il trasporto e la rimozione dell'ozono. Questi andamenti variano da luogo a luogo. Nelle aree densamente popolate e fortemente industrializzate, dove latmosfera caratterizzata da elevate concentrazioni di inquinanti primari precursori dello smog fotochimico, si manifestano frequentemente episodi di elevata concentrazione di ozono al suolo detti "episodi di Ozono" o "episodi di smog fotochimico". La presenza di precursori (rapporto COV/NOx) normalmente tale da consentire la produzione di ozono fotochimico ovunque nella regione europea, densamente popolata e pesantemente industrializzata. In questa situazione il fattore limitante dei processi fotochimici costituito dalle condizioni meteorologiche ed in particolare dall'irraggiamento solare. Indicativamente, da aprile a settembre sono sempre possibili superamenti dei livelli di riferimento.

Le conseguenze: i danni ambientali


Lo smog fotochimico costituisce un problema rilevante sia per la salute umana che per lambiente. Effetti sulla salute umana . L'ozono entra a contatto con il corpo umano principalmente attraverso le vie respiratorie dove reagisce con gli acidi grassi polinsaturi, con vari donatori di elettroni (vitamina E ed ascorbati) e con le proteine e i gruppi amminici con basso peso molecolare. I meccanismi che spiegano gli effetti biochimici e fisiologici dell'esposizione all'ozono sono complessi e, spesso, coinvolgono sia l'azione diretta sui tessuti polmonari, sia le reazioni con prodotti biochimici secondari formati da radicali liberi o da reazioni di tipo fisiologico. Un'ampia variet di effetti tossicologici viene collegata all'esposizione ad ozono, tra cui infiammazione polmonare e cambiamento della permeabilit, cambiamenti nei meccanismi di difesa, decremento della funzione polmonare, cambiamenti nei processi biochimici polmonari ed eventuale cancerogenicit. Effetti sulla vegetazione. Il danno alla vegetazione stato uno dei primi effetti osservati dell'inquinamento fotochimico dell'aria. Alcuni di questi impatti hanno conseguenze economiche dirette e quantificabili, per altri pi difficile determinarne la gravit. La componente di una pianta con cui l'ozono principalmente reagisce la foglia. Gli effetti dei danni a livello cellulare nelle foglie si possono accumulare e propagare fino a colpire l'intera pianta. Si tratta di effetti di tipo fisiologico che includono danni visibili alle foglie, ma anche non evidenti come i processi di invecchiamento prematuro, la riduzione dell'attivit di fotosintesi e della produzione e immagazzinamento dei carboidrati, la riduzione del vigore, della crescita e della riproduzione.Da ci ne conseguono una serie di danni economici oltre che ambientali sui quali si va sempre pi focalizzando lattenzione da parte dei paesi industrializzati. Effetti sui materiali. I danni ai materiali creati dagli ossidanti fotochimici, specie dall'ozono, sono un fenomeno noto da molti anni anche se il quadro generale della situazione risulta ancora incompleto. Si conoscono infatti di alcuni effetti le cause, le condizioni in cui si verificano, le concentrazioni ambientali responsabili delle alterazioni, ma ancora pochi dati sono disponibili riguardo alla portata del fenomeno e alla perdita economica che produce. Quest'ultimo aspetto porta come conseguenza la difficolt ad approntare piani di protezione adeguati all'effettiva gravit del problema. I danni ai materiali sono dovuti essenzialmente a esposizioni a lungo termine piuttosto che ad elevate concentrazioni in brevi periodi. Il deterioramento dei prodotti un fenomeno di tipo cumulativo ed irreversibile perci risulta inappropriato parlare di valori critici di concentrazione. I materiali che si sanno essere maggiormente esposti ad attacchi da parte dell'ozono sono sicuramente i polimeri organici; soprattutto la gomma e le fibre tessili naturali e sintetiche.
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In allegato al presente capitolo il box 1 contiene una nota esplicativa sulla presenza di ozono nellatmosfera.

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Ambiente Italia

I rimedi: le politiche in atto


In Italia i limiti di protezione alla salute e all'ambiente sono stabiliti mediante leggi o decreti che recepiscono, in parte o totalmente, precedenti direttive della Comunit Europea (CE). Il processo che porta alla formulazione dei livelli di riferimento per gli inquinanti atmosferici un processo complesso, articolato in varie fasi che implicano la preparazione di criteri guida di qualit dellaria, lindividuazione di valori limite di esposizione, basati sullanalisi delle relazioni tra la concentrazione di inquinanti e gli effetti nocivi da essi prodotti, e lemanazione delle leggi applicative. LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) ha formulato i criteri guida per lEuropa. I criteri guida di qualit dellaria costituiscono documenti di riferimento per la redazione di Direttive Comunitarie. "Sullinquinamento dellaria provocato da ozono" la Comunit Europea ha emanato la Direttiva 92/72/CEE del 21 settembre 1992. La legislazione italiana ha recepito tale direttiva emanando il DM 16 maggio 1996 "Attivazione di un sistema di sorveglianza di inquinamento da ozono". In tale DM sono definiti e stabiliti i livelli di riferimento per la concentrazione di ozono nellaria.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Per la valutazione del contributo dei composti organici volatili (SOV) alla formazione di ozono troposferico, come indice di rischio di smog fotochimico, viene spesso utilizzata ununit di misura, il Photochemical Ozone Creation Potential (POCP). Il POCP di unemissioni calcolato come il rapporto tra la variazione nella quantit di ozono prodotta da un cambiamento nelle emissioni di un determinato SOV e la rispettiva relazione esistente per una sostanza di riferimento, scelta nelletilene (C2H4). I fattori di POCP, stabiliti dallUNECE (United Nation Economic Commission for Europe), sono definiti per i singoli SOV e per famiglia di composti (valore medio, ad esempio, per gli alcool, i chetoni, gli idrocarburi aromatici) associando a ciascun fattore un intervallo abbastanza ampio che definisce il campo di incertezza associato al medesimo fattore ( in 1992, CML). Nella tab. 8 vengono indicati i fattori POCP per alcune sostanze e loro categorie.

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Ambiente Italia

Emissioni da impianti di smaltimento/recupero dei rifiuti Le cause: i fattori dimpatto


Mentre la societ pre-industriale produceva pochi rifiuti, quasi tutti degradabili in tempo breve non appena inseriti nei cicli naturali, la societ industriale, a causa del consumismo e dell'enorme numero di consumatori, produce una quantit crescente di rifiuti, spesso difficilmente degradabili o riciclabili. La nostra vita di tutti i giorni, un processo di continuo logorio di materiali metallici, plastici, vetrosi, o di qualunque altra natura, spesso creati per durare poco ed essere sostituiti in tempi brevi con l'acquisto di nuovi beni di consumo.

Le conseguenze: i danni ambientali


Ogni forma di smaltimento e di recupero dei rifiuti crea degli ulteriori aspetti ambientali fonte di impatti ambientali (cosiddetti indiretti) a diversa scala (da globale a locale). Tali impatti sono la produzione di scarti residuali dalle operazioni di recupero/smaltimento, il consumo energetico (combustibili, energia elettrica) per le varie fasi di trattamento, le emissioni atmosferiche di varia natura, il consumo di materiali (in genere prodotti chimici) con un proprio impatto ambientale (legato al loro specifico ciclo di vita), i consumi idrici. A questi si aggiungono effetti ambientali di natura locale quali odori, rumore, aumento del traffico, alterazioni del paesaggio, ecc. in cui si possono innestare effetti dovuti a situazioni incidentali e/o di emergenza quali infiltrazioni nel sottosuolo (es.: percolato di discarica), emissioni incontrollate (es.: diossine da impianti di incenerimento), ecc. Di seguito riportiamo uno schema dei principali aspetti (in condizioni normali di esercizio) legati ai pi comuni impianti di trattamento rifiuti (discarica, incenerimento, impianti di depurazione, compostaggio, digestione anaerobica, selezione materiali riciclabili) a cui abbiamo aggiunto la fase di raccolta e trasporto dei rifiuti allimpianto. Gli impatti ambientali conseguenti (effetto serra, piogge acide, ecc.) sono oggetto di approfondimenti specifici.

I rimedi: le politiche in atto


Il Dlgs 22/97 (Decreto Ronchi) sta tentando di creare un sistema integrato di gestione dei rifiuti in ambiti territoriali ottimali, ponendo una forte enfasi sul recupero di materiali per uso industriale e agricolo (fissando un limite minimo del 35%) e, in subordine, sul recupero energetico efficiente, con una drastica limitazione del ricorso alla discarica, vietando a partire dal 2000 (termine attualmente slittato di 1,5 anni circa) lo smaltimento di rifiuti non inerti o che non siano stati sottoposti a trattamenti biologici o termici. Per quanto riguarda i rifiuti liquidi va citato il decreto legislativo n.152 del 11 maggio 1999 con il quale sono state recepite due importanti direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sullinquinamento provocato dai nitrati da fonti agricole, procedendo al riordino di tutta la normativa vigente in materia di qualit delle acque.

Gli indicatori: gli indici aggregati


La produzione di rifiuti a livello nazionale (con dettaglio fino a livello comunale) garantita dalle dichiarazioni annuali che ogni produttore (sia pubblico che privato) deve presentare annualmente. Dalle dichiarazioni registrate attraverso il MUD (Modello Unico di Dichiarazione) nel 1997 (relativi allanno 1996) risulta una produzione di rifiuti speciali di circa 22,5 milioni di tonnellate. Di questi, 1,5 milioni di tonnellate (6,5%) sono rifiuti pericolosi (tossico/nocivi). La maggior produzione di rifiuti si registra in Lombardia, seguita da Veneto, Piemonte, Toscana. Le attivit in cui risultano le maggiori produzioni di rifiuti (vedi tabella 9) riguardano lo smaltimento dei rifiuti (urbani e speciali) e la depurazione dei reflui civili e industriali (il 23% del totale: si tratta in genere, di fanghi di depurazione, percolati di discarica, scorie, ecc.). Seguono lindustria siderurgica e metallurgica, la chimico-farmaceutica e lindustria vetraria e della ceramica (con circa il 9%). Rispetto alla tipologia la quota maggiore data dai rifiuti liquidi, seguiti dai fanghi inorganici, dai fanghi organici e dai rifiuti metallici. Il percolato da discarica contribuisce alla met del totale dei rifiuti liquidi e a circa il 10% di tutti i rifiuti industriali prodotti. La discarica rappresenta la modalit principale di smaltimento: infatti solo per la quota di smaltimento rifiuti in conto terzi quasi il 50% (speciali e tossico-nocivi) finisce in discarica; poco meno della met (rifiuti liquidi) subisce operazioni di trattamento (biologico, chimico fisico, inertizzazione dei rifiuti contenenti metalli) e successivo conferimento in discarica; l1,5% viene incenerito (con o senza recupero energetico) e vengono conferite in discarica ceneri e scorie del processo di combustione. Solamente l1% dei rifiuti speciali sottoposto a processi di recupero. Lo smaltimento dei soli tossico-nocivi risulta pi articolato: il 9% incenerito, il 31% conferito in discarica, mentre la restante parte viene sottoposta a diverse fasi di trattamento prima dello smaltimento in discarica. Dei rifiuti tossici circa il 14% viene recuperato.

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Schema riassuntivo: attivit di smaltimento rifiuti e fattori ambientali connessi

Fattori ambientali
ATTIVITA CONNESSE AL CICLO RIFIUTI Raccolta e trasporto Consumi energetici Consumi idrici Consumi di materiali Emissioni atmosferiche Scarichi idrici Rifiuti generati

Combustibili

Gas scarico automezzi

Compostaggio Combustibili e EE stabilizzazione Digestione anaerobica Combustibili EE *

Acqua per i sistemi di abbattimento

CO2, CH4 Prodotti di combustione Prodotti di combustione

Scarti di processo

Rifiuti liquidi

Selezione materiali riciclabili Impianti di depurazione

Combustibili EE

Polveri Prodotti di combustione Coagulanti, flocculanti, disinfettanti Acqua per i sistemi di abbattimento CO2 Prodotti di combustione

Scarti di processo

Combustibili EE

Incenerimento Combustibili EE *

Discarica

Combustibili

Calce, sali di Gas acidi, Na, carboni NOx, COx, attivi, ecc. polv., metalli, furani Inerti per CO2, CH4, H2, coperture H2S; giornaliere Prodotti combustione

Sostanze Fanghi di eutrofizz., depurazione bioaccumul., ecotossiche Scorie Ceneri Rifiuti liq. da trattamento fumi Percolato

Nota: * positiva se recuperata

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Depauperamento risorsa idrica e qualit delle acque Le cause: i fattori dimpatto


A livello mondiale la domanda di acqua si stima raddoppi ogni 21 anni e le risorse idriche vengono sfruttate oltre ogni limite di sostenibilit, soprattutto nei paesi industrializzati. Linquinamento inoltre determina un progressivo peggioramento della qualit dellacqua, rendendo spesso indisponibile una risorsa gi cos gravemente stressata. La situazione italiana non drammatica come in altre aree del pianeta: anche se la quantit consumata procapite si stabilizzata, la qualit della risorsa idrica sembra sia migliorata, in funzione della diminuzione degli scarichi industriali (in atto dagli anni 70). I consumi dacqua Secondo stime recenti dei 52 miliardi di mc disponibili di acqua in Italia (con le attuali capacit di regolazione) circa l80% viene effettivamente utilizzato. Il 50% dellacqua utilizzata per scopi irrigui, mentre quasi il 20% utilizzato per usi industriali e una quota analoga per usi civili (300 lt/ab/g pi un 30-35% di perdite per distribuzione); il settore energetico registra circa il 10% dei consumi totali. La qualit delle acque In Italia i carichi industriali sono in diminuzione per effetto sia della localizzazione allestero delle produzioni pi inquinanti che del miglioramento delle tecnologie produttive. Anche per i carichi di origine zootecnica si valuta che, dopo un massimo raggiunto intorno agli anni 80, vi sia un lieve decremento. La traduzione della diminuzione dei carichi industriali in miglioramento della qualit delle acque non per cos scontata, sia per la scarsit di dati a disposizione, sia per londa lunga di acque contaminate da suoli inquinati da decenni di incuria. Nellinsieme non vi traccia in Italia di un recupero vistoso e significativo (che invece si registra in altri paesi europei) della funzionalit e della qualit degli ecosistemi acquatici.

Le conseguenze: i danni ambientali


Lacqua un bene prezioso ed essenziale per la vita di tutti gli organismi viventi, i quali, seppur in minore o maggior misura, hanno il loro metabolismo sottoposto a ricambio idrico e, quindi, ad interscambio di acqua con lambiente.

I rimedi: le politiche in atto


Con il decreto legislativo n.152 del 1 1 maggio 1999 sono state recepite due importanti direttive europee sul trattamento delle acque reflue e sullinquinamento provocato dai nitrati da fonti agricole, procedendo al riordino di tutta la normativa vigente in materia di qualit delle acque. La pi importante novit del testo legislativo il superamento dello standard allo scarico come criterio unico per valutare la compatibilit di un effluente, ma si introduce il concetto di obiettivo di qualit del corpo idrico, in linea con gli orientamenti della comunit europea sulle acque. Secondo questo nuovo approccio le Regioni, di concerto con le Autorit di Bacino, approveranno piani di tutela che dovranno definire per ogni corpo idrico un obiettivo di qualit, stabilire i carichi ammissibili, compatibilmente con la capacit autodepurativa del corpo idrico, e su questa base definire i limiti allo scarico. Il nuovo testo introduce anche alcune misure per il risparmio idrico. A tutela dellacqua destinata al consumo umano esiste una legge (D.P.R. 236/88 e succ. mod.) che recependo una direttiva CEE del 1980, stabilisce le norme che regolano la protezione, la prevenzione ed i controlli. I concetti pi importanti introdotti dalla legge sono: la concentrazione massima ammissibile, il valore guida, ossia il valore ottimale al quale si deve tendere. Quando in alcune zone non possibile rispettare i limiti di concentrazione di determinati parametri analitici, la legge consente alle Regioni di emettere deroghe, limitate nel tempo, escludendo per i parametri tossici. La legge obbliga sia i gestori degli acquedotti che i Servizi pubblici della prevenzione a controlli periodici su pozzi, sorgenti ed impianti, in base al numero degli abitanti serviti. In generale per dare un giudizio di potabilit dellacqua si debbono tenere presenti i caratteri organolettici, fisici, chimici e batteriologici dellacqua, anche in funzione dei parametri idrogeologici del terreno attraversato dalla stessa.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Sono stati elaborati fattori di classificazione dellecotossicit di alcune sostanze per ecosistemi acquatici (ECA), calcolati in base ai mc di acqua su kg di sostanza emessa. I valori di ECA per alcune sostanze sono riportati in tab.10.

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Ecotossicit da rilasci nel suolo e sottosuolo Le cause: i fattori dimpatto


In generale unarea pu definirsi (potenzialmente) contaminata quando da una sorgente di contaminazione, attraverso una o pi vie di migrazione delle sostanze inquinanti, possono venire colpiti alcuni bersagli ambientali (viventi e non). I percorsi di trasporto comprendono acque sotterranee e superficiali, aria, suolo, catena alimentare. I ricettori della contaminazione possono essere: popolazione umana, fauna, flora, risorse ambientali (corsi dacqua, aree protette, ecc.) ed economiche (suoli coltivabili, edificabili, ecc.). La sorgente di contaminazione pu essere diffusa o puntuale. Tra le prime vanno citate le aree agricole soggette ad impiego di fertilizzanti, disinfestanti, pesticidi e diserbanti; irrigazione con acque di rifiuto non correttamente depurate e disinfettate; spandimento inadeguato di fanghi di depurazione. Sorgenti di contaminazione puntuali possono invece essere: le discariche incontrollate di rifiuti (urbani e/o industriali); gli insediamenti industriali dismessi; gli insediamenti in attivit qualora dovessero verificarsi: depositi superficiali ed interramenti dei residui di produzione; rilasci di routine o da cattiva gestione degli impianti; scarichi di liquami non depurati; ricaduta al suolo di emissioni atmosferiche contaminate; stoccaggi prolungati (e non adeguati) di sostanze pericolose (che possono generare rilasci nel suolo, in aria, ecc.); incidenti e sversamenti nelle fasi di movimentazione e stoccaggio delle materie prime e dei prodotti di lavorazione; smantellamento di impianti obsoleti; incidenti nella produzione; eventi accidentali, quali rilasci da mezzi adibiti al trasporto di sostanze pericolose, da reattori, da oleodotti, da serbatoi, nonch gli insediamenti produttivi danneggiati da calamit naturali ed esplosioni e/o incendi; scarichi abusivi; depositi abusivi in insediamenti industriali adibiti illegalmente alla raccolta di rifiuti di varia origine; rilasci cronici nel sottosuolo da parte di: serbatoi di stoccaggio sotterranei (utilizzati presso distributori di benzina, aeroporti, insediamenti militari); tubazioni sotterranee (quali le fognature di drenaggio acque di rifiuto civili ed industriali); condutture di trasporto di prodotti petrolchimici, gas naturale, ammoniaca, gas di carbone e zolfo.

Le conseguenze: i danni ambientali


I contaminanti dei terreni contaminati, una volta raggiunto il bersaglio vivente transitando per le vie di migrazione, possono da essi venir assimilati secondo svariate forme di assunzione. Queste per lessere umano possono essere: ingestione, inalazione e contatto dermico, mentre per gli altri esseri viventi le vie di esposizione possono essere diverse (membrane cellulari per i microorganismi, apparato radicale per le piante, assunzione indiretta per gli animali di ordine superiore nella comunit biotica, ecc.) Le conseguenze della contaminazione sono ovviamente le pi diverse e con vari livelli di pericolosit.

I rimedi: le politiche in atto


Recentemente (Decreto Ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471) stato emanato un regolamento che stabilisce i criteri, le procedure e le modalit per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati (ai sensi dellarticolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni). Il regolamento disciplina: 1. i limiti di accettabilit della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione duso dei siti; 2. le procedure di riferimento per il prelievo e lanalisi dei campioni; 3. i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati, nonch per la redazione dei relativi progetti; 4. i criteri per le operazioni di bonifica di suoli e falde acquifere che facciano ricorso a batteri, a ceppi batterici mutanti, a stimolanti di batteri naturalmente presenti nel suolo; 5. il censimento dei siti potenzialmente inquinati, lanagrafe dei siti da bonificare e gli interventi di bonifica e ripristino ambientale effettuati da parte della pubblica amministrazione; 6. i criteri per lindividuazione dei siti inquinati di interesse nazionale.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Sono stati elaborati fattori di classificazione dellecotossicit di alcune sostanze per ecosistemi terrestri (ECT), calcolati in base ai kg di terreno su kg di sostanza emessa. I valori di ECT per alcune sostanze sono riportati in tabella 11. I valori calcolati si riferiscono ad un suolo standard contenente 10% di sostanza organica e 25% di materiale argilloso.

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Disturbi da sorgenti di rumore Le cause: i fattori dimpatto


I centri urbani sono i luoghi dove i cittadini vengono esposti maggiormente al rumore, le cui sorgenti sono riconducibili a due grandi categorie: le sorgenti fisse (insediamenti produttivi, attivit terziarie, attivit umane in genere) e le sorgenti mobili (traffico veicolare e ferroviario, operazioni di atterraggio, di decollo e di sorvolo, etc....).

Le conseguenze: i danni ambientali


L'inquinamento acustico rappresenta un pericolo per la salute umana: tachicardia, variazioni della pressione arteriosa, e della capacit respiratoria, gastriti, nausea, alterazioni del campo visivo, sono alcune delle patologie riconducibili al rumore. Nella tabella seguente riportata la scala delle lesivit in soggetti umani. In base alle attuali conoscenze emerso che gli effetti pi manifestati dalle popolazioni esposte al rumore (specialmente dei mezzi di trasporto) possono essere raggruppati in: disturbo soggettivo globale (Annoyance); effetti comportamentali; effetti sul sonno. Non bisogna dimenticare che il rumore provoca alterazioni dellassetto faunistico dellarea circostante la fonte sonora.

I rimedi: le politiche in atto


Gli standard vigenti in Italia per linquinamento acustico, introdotti con il DPCM 14.11.97, prevedono 6 classi di azionamento acustico alle quali corrispondono altrettanti valori limite da rispettare nei due periodi di riferimento (diurno e notturno). Il programma dazione della Comunit Europea definisce un obiettivo generale di tutela della popolazione dallinquinamento acustico. Entro lanno 2000 il programma prevede che siano conseguiti i seguenti obiettivi operativi, con riferimento al periodo notturno: lesposizione della popolazione a livelli sonori eccedenti i 65 dB(A) deve essere eliminata; in nessun caso devono essere ammessi livelli sonori eccedenti gli 85 dB(A); la percentuale di popolazione esposta a livelli compresi fra 55 e 65 dB(A) non deve aumentare; alla popolazione esposta a livelli inferiori ai 55 dB(A) deve essere garantito il rispetto di tale soglia.

Gli indicatori: gli indici aggregati


Fatta eccezione per gli effetti sul sonno, per i quali possibile una quantificazione anche attraverso test oggettivi (registrazione del tracciato EEG, dei movi menti oculari e dellattivit muscolare), per gli altri tipi di effetti la valutazione avviene attraverso le risposte, fornite da campioni significativi di popolazioni esposte al rumore, alle domande di appositi questionari. Le risposte fornite sono in genere afflitte da un certo grado di soggettivit, cio quella che potrebbe sembrare la causa principale del disturbo, ossia la variabile fisica (livello di rumore), non spiega da sola pi del 25% della varianza del fenomeno studiato. La soggettivit diminuisce quando gli studi mettono in correlazione il disturbo medio espresso da un gruppo di soggetti ed i livelli sonori. Da questi dati, o meglio dalla relazione esistente tra livello sonoro e percentuale di soggetti disturbati, possibile individuare quelle soglie di rumore esterno causato da varie fonti, che divengono poi i limiti adottati ufficialmente dalle legislazioni dei vari paesi.

Tabella 12 SCALA DELLE LESIVIT di COSA e NICOSIA Livello di pressione Caratteristiche della fascia di l ivelli di pressione sonora sonora dBA 0-35 Rumore che non arreca fastidio n danno 36-65 Rumore fastidioso e molesto, che pu disturbare il sonno ed il riposo 66-85 Rumore che disturba e affatica, capace di provocare danno psichico e neurovegetativo e in alcuni casi danno uditivo 86-115 Rumore che produce danno psichico e neurovegetativo, che determina effetti specifici a livello auricolare e che pu indurre malattia psicosomatica 116-130 Rumore pericoloso: prevalgono gli effetti specifici su quelli neurovegetativi 131-150 Rumore molto pericoloso: impossibile da sopportare senza adeguata protezione; e oltre insorgenza immediata o comunque molto rapida del danno

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Fastidi connessi ad emissione di odori Le cause: i fattori dimpatto


Si pu definire odore qualunque emanazione percepita attraverso il senso dellolfatto. Le fonti di odore sono differenti e provengono da molti insediamenti produttivi e, principalmente, da impianti di smaltimento rifiuti e di trattamento delle acque di scarico. Le principali sostanze maleodoranti riscontrabili negli impianti di trattamento di reflui urbani e da altre fonti produttive sono costituite da composti solforati ed azotati, organici ed inorganici, e da alcune famiglie di composti organici, tipicamente acidi volatili, aldeidi e chetoni, la cui caratteristica comune il basso grado di ossidazione.

Le conseguenze: i danni ambientali


Il sistema olfattivo estremamente complesso, essendo il risultato di interazioni, su diversi piani, fra neuroni, recettori primari e cervello che riconosce gli odori filtrandoli attraverso lesperienza ed attraverso una serie di meccanismi di difesa messi in funzione, per esempio, dallavvertimento di cattivi odori.

I rimedi: le politiche in atto Gli indicatori: gli indici aggregati


Il meccanismo con cui le sostanze odorose stimolano i recettori olfattivi ancora scarsamente conosciuto: sembra che vi sia una relazione tra sensibilit olfattiva e volatilit, solubilit nei liquidi e nellacqua e grandezza molecolare delle sostanze chimiche. La soglia di percettibilit (minima concentrazione in grado di far percepire la sensazione dellodore) determinata tramite metodi olfattometrici ed espressa come concentrazione minima di sostanza che una prefissata percentuale (di solito 50%) di membri di una giuria di persone riesce a distinguere da un bianco di riferimento. Tramite le stesse metodologie pu essere determinata la soglia di riconoscimento, ovvero la minima concentrazione necessaria per identificare lodore, che come tale, superiore alla soglia di percettibilit. Correlato alla soglia di percettibilit il numero di odore o TON (threshold odour number), che rappresenta il numero di diluizioni con aria pulita necessarie a ridurre la concentrazione della sostanza fino alla soglia di percettibilit stessa. In tab. 12 sono riportate le principali sostanze maleodoranti con le relative soglie di percettibilit.

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Tabella 1 GWP dei principali gas serra Sostanza GWP100 CO2 1 CH4 21 Nox 310 HFCs 140-11.700 PFCs 6.500-9.200 SF6 23.900 CFC-11 3.400 HCFC-22 1.600 HC-10 1.300 HALON-1301 4.900 CHCl3 25 CH2Cl2 15 Tabella 2 Emissioni di CO2 equivalente in Italia, ripartite per fonte e per gas CO2 CH4 Settore energetico 74,6 1,8 Processi industriali 4,2 0 Uso solventi 0,4 0 Agricoltura 0 3,3 Cambiamento uso suolo e foreste 2,1 0,7 Rifiuti 0,1 3,8 Totale 81,3 9,6 Fonte: Seconda Comunicazione Nazionale (1995) Tabella 3 ODP dei principali gas lesivi dello strato di ozono stratosferico Sostanza ODP CFC-11, CFC-12 1,0 CFC-113 1,07 CFC-114 0,8 CFC-115 0,5 HCFC-22 0,055 HC-10 HALON-1301 1,08 16

N2O 2,5 1,1 0 4,3 1,2 0 9,1

Totale 78,8 5,3 0,4 7,6 4,0 3,9 100

Bromuro di metile

0,6

Tabella 4 Riserve fisiche di risorse naturali disponibili nei prossimi 100 anni Sostanza riserve UM Petrolio grezzo 123.559 Mton Gas naturale 109.326 109 mc Uranio 1.676.820 Ton Cadmio 0,535 Mton Rame 350 Mton Piombo 75 Mton Mercurio 0,005 Mton Nickel 54 Mton Stagno 4,26 long Mton Zinco 147 Mton

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Tabella 5 Deforestazione ed aree protette FORESTA DEFORESTAZIONE ANNUA (1995) (media 90-95) Territorio Foresta % Kmq anno % Paesi ad alto reddito 21 -11.564 -0,2 Italia 22 -58 -0,1 Europa (Unione Monetaria) 30 -1.880 -0,3 Est Asia e Pacifico 24 28.926 0,8 Europa e Asia Centrale 36 -5.798 -0,1 America Latina e Caraibi 45 57.766 0,6 Medio oriente e nord africa 1 800 0,9 Asia 16 1.316 0,2 meridionale Africa subsahariana 17 29.378 0,7 FONTE FAO, State of the World Forest 1997; World Bank, WDI 1999 Nota: I numeri negativi indicano un incremento della superficie forestata. Tabella 6 AP delle principali sostanze causa delle piogge acide Formula Sostanza SO2 Biossido di zolfo NO Monossido di idrogeno NO2 Biossido di azoto NOx Ossidi di idrogeno NH3 Ammoniaca HCl Acido idrocloridrico HF Acido fluoridrico Tabella 7 valori di NP per le principali sostanze eutrofizzanti Formula Sostanza NO Monossido di idrogeno NO2 Biossido di azoto NOx Ossidi di idrogeno NH4+ Ione ammonio N Azoto PO43Fosfato P Fosforo COD Domanda chimica di ossigeno (come O2)

AREE PROTETTE 1996 Migliaia Territorio di Kmq % 3.301 10,8 22 7,3 268 11,7 1.095 6,9 768 3,2 1.456 7,3 242 2,2 213 4,5 1.468 6,2

AP 1,00 1,07 0,70 0,70 1,88 0,88 1,60

NP 0,20 0,13 0,13 0,33 0,42 1,00 3,06 0,022

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Tabella 8 Valori di POCP per alcune sostanze


Categoria
Alcani

Sostanza
valore medio metano etano propano n-butano iso-butano n-pentano iso-pentano n-esano 2-metilpentano 3-metilpentano 2,2-dimetilbutano 2,3-dimetilbutano n-eptano 2-metilesano 3-metilesano n-octano 2-metileptano n-nonano 2-metiloctano n-decano 2-metilnonano n-undecano n-duodecano valore medio cloruro di etilene metilcloroformio tricloroetilene tetracloroetilene valore medio metanolo etanolo valore medio acetone metil-etilchetone valore medio metilacetato etilacetato isopropilacetato

Fattore POCP
0,398 0,007 0,082 0,420 0,410 0,315 0,408 0,296 0,421 0,524 0,431 0,251 0,384 0,529 0,492 0,492 0,493 0,469 0,469 0,505 0,464 0,448 0,436 0,412 0,021 0,010 0,001 0,066 0,005 0,196 0,123 0,268 0,326 0,178 0,473 0,223 0,025 0,218 0,215

Categoria

Sostanza
n-butilacetato iso-butilacetato valore medio etilene propilene 1-butene 2-butene 1-pentene 2-pentene 2-metil-1-butene 2-metil-2-butene 3-metil-1-butene isobutene valore medio valore medio benzene toluene o-xilene m-xilene p-xilene etilbenzene 1,2,3-trimetilbenzene 1,2,4-trimetilbenzene 1,2,5-trimetilbenzene o-etiltoluene m-etiltoluene p-etiltoluene n-propilbenzene i-propilbenzene valore medio formaldeide acetaldeide proprionaldeide butiraldeide i-butiraldeide valeraldeide benzaldeide valore medio valore medio

Fattore POCP
0,323 0,332 0,223 1,000 1,030 0,959 0,992 1,059 0,930 0,777 0,779 0,895 0,643 0,168 1,168 0,189 0,563 0,666 0,993 0,888 0,593 1,170 1,200 1,150 0,668 0,794 0,725 0,492 0,565 0,443 0,421 0,527 0,603 0,568 0,631 0,686 -0,334 0,377 0,416

Olefine (Alcheni)

Acetileni Aromatici

Idrocarburi Alogenati

Alcooli

Aldeidi

Chetoni

Esteri

Idrocarburi Idrocarburi senza metano

Tabella 9 Produzione dei rifiuti speciali per tipologia produttiva nel 1996 Codice Attivit ISTAT 90 Trattamento rifiuti e produzione acque 27-28 Produzione e trasformazione del metallo 23-24 Industria chimica-farmaceutica, raffinazione del petrolio, coke 26 Industria del vetro 15-16 Industria alimentare 50-55 Commercio, riparazioni, alberghi ristororanti 75-85 Pubblica amministrazione, istruzione, sanit 22 Industria legno, carta, stampa 17-19 Industria tessile, conciaria 29-33 Fabbricazione macchine, app. elettr. mecc., elettron., ottica 40-41 Produzione e distribuzione energia elettrica, gas acqua 36-37 Altre industrie manifatturiere 25 Industria della gomma e delle plastiche 34-35-60-64 Fabbricazione mezzi trasporto, trasporti e comunicazione 45 Costruzioni Estrazioni minerali

Rifiuti prodotti (t) 5.106.396 3.035.977 2.650.769 1.998.018 1.608.899 1.190.599 915.898 862.314 834.338 770.867 765.401 444.086 399.484 649.859 346.584 297.053

Fonte: Dichiarazioni MUD 1997 con correzioni effettuate da Ecocerved.

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Tabella 10 Fattori di ecotossicit acquatica per alcune sostanze Formula Sostanza ECA As Arsenico 0,2 Cd Cadmio 200 Cr Cromo 1,0 Hg Mercurio 500 Zn Zinco 0,38 C6H6 Benzene 0,029 C6Cl6 Esaclorobenzene 53 PCB-52 430 PCB-28 16 Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) 2-160* Petrolio grezzo 0,05 Pesticidi 1-2000* * range di variazione indicativo Tabella 11 Fattori ecotossicit terrestre per alcune sostanze Formula Sostanza ECT As Arsenico 3,6 Cd Cadmio 13 Cr Cromo 0,42 Hg Mercurio 29 Zn Zinco 2,6 C6H5OH Fenolo 5,3 C6Cl6 Esaclorobenzene 0,2 2,3,7,8-TCDD (diossina) 1.400 Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) 0,3-5,9* Idrocarburi alifatici non alogenati 0,1-6,3* Idrocarburi alifatici alogenati 0,24-250* Pesticidi 3,7-5000* * range di variazione indicativo Tabella 12 composti maleodoranti tipicamente riscontrabili in impianti di depurazione scarichi urbani Classe Composto Sensazione olfattiva Soglia percettibilit (mg/Nmc) Composti solforati Idrogeno solforato Uova marce 0,0001-0,03 Metilmercaptano Cavolo, aglio 0,0005-0,08 Etilmercaptano Cavolo marcio 0,0001-0,03 Dimetilsolfuro Legumi marci 0,0025-0,65 Dietilsolfuro Fetido, aglio 0,0045-0,31 Dimetildisolfuro Putrido 0,003-0,014 Composti azotati Ammoniaca Irritante 0,5-37 Metilammina Pesce marcio 0,021 Etilammina Irritante 0,005-0,83 Dimetilammina Pesce marcio 0,0047-0,16

Indolo
Acidi volatili Scatolo Cadaverina Acetico Butirrico Valerico Formaldeide Acetaldeide Aldeide butirrica Aldeide isovalerica Acetone

Fecale, nauseabondo
Fecale, nauseabondo Cibo in decomposizione Aceto Burro rancido Sudore Acre Frutta, mele Rancido Frutta, mele Frutta dolce

0,0006
0,0008-0,1 0,025-6,5 0,0004-3 0,0008-1,3 0,033-12 0,04-1,8 0,013-15 0,072 1,1-240

Aldeidi e chetoni

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BOX 1: Ozono troposferico ed ozono stratosferico


La concentrazione di ozono in atmosfera dipende fortemente dalla quota, con un massimo nella stratosfera ad un'altezza di circa 20 km. Sia per la diversit di funzioni nell'equilibrio planetario che per i diversi processi che ne governano il comportamento occorre distinguere tra ozono stratosferico e ozono troposferico. Ozono stratosferico. Ad un'altezza tra 10 e 25 km, nello strato detto "ozonosfera", la concentrazione di ozono determinata dallequilibrio tra i processi di produzione, alimentata dall'interazione della radiazione solare UV con l'ossigeno dell'aria, e di rimozione, innescata dall'alta reattivit dellozono con i composti presenti in atmosfera. La concentrazione all'altezza di 20 km dell'ordine di 400 mg/m3. In questo strato la vita media dell'ozono di alcuni mesi e l'ozono si comporta come un costituente atmosferico pressoch stabile. Lo strato di ozono stratosferico svolge un ruolo fondamentale nell'attenuazione della radiazione UV dannosa per la biosfera. La presenza di composti in grado di rimuovere pi velocemente l'ozono (es. i CFC) sposta l'equilibrio dinamico dell'ozono stratosferico verso valori pi bassi della concentrazione, determinando un graduale assottigliamento dello strato di ozono. Questo fenomeno non si manifesta in modo uniforme su tutta la stratosfera ma presenta maggiore intensit in determinate aree, in particolare nella regione antartica, ed noto come "buco dell'ozono". Ozono troposferico. L'ozono troposferico il principale e pi facilmente misurabile tracciante dello smog fotochimico o inquinamento da ozono. L'ozono troposferico un inquinante secondario, ovvero non viene immesso direttamente nella troposfera. La concentrazione di ozono osservata al suolo risulta da un equilibrio dinamico che dipende in maniera complessa da molteplici fattori che portano alla produzione ed alla rimozione di ozono. Il principale processo di produzione costituito da reazioni chimiche catalizzate dalla radiazione solare che coinvolgono altri inquinanti immessi direttamente nell'atmosfera (primari). Tali inquinanti primari vengono usualmente denominati precursori. La presenza di ozono di origine fotochimica quindi indice del manifestarsi di fenomeni di inquinamento che coinvolgono ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV) ed implicano la formazione nell'atmosfera di altre sostanze tossiche (ossidanti perossiacilnitrati, acido nitroso e perossido di idrogeno, e altri secondari quali aldeidi, acido formico, radicali liberi e particolato fine). L'evidenza visibile dello smog fotochimico una leggera foschia di colore giallo-marrone.

BOX 2: Effetti ambientali legati ad attivit di smaltimento/recupero rifiuti


Discarica Il principale impatto legato alla formazione di percolato causato dal dilavamento delle acque meteoriche sulla massa di rifiuti stoccati nel sito. La quantit di percolato prodotto dipende dalle disponibilit idriche (principalmente dalla piovosit dellarea dove si trova la discarica), caratteristiche della superficie di copertura della discarica e tipi di rifiuti (densit, contenuto dacqua, pezzatura); la qualit del percolato dipende invece dalla natura del rifiuto e dalle condizioni in cui tale rifiuto viene smaltito. In genere un percolato di discarica contiene un elevato carico organico (sia come COD che come BOD), presenza variabile di composti dellazoto, metalli (Fe, Mn e Zn in quantit significative), composti organici alogenati (AOX), microorganismi (batteri, virus, funghi). Il percolato raccolto dalla rete di drenaggio della discarica ed avviato a smaltimento in impianti di depurazione acque (in alcune discariche una quota parte di percolato viene fatta ricircolare allinterno della massa di rifiuti stoccata). Il secondo fattore dimpatto per la discarica costituito dalla formazione di biogas, anche questo influenzato dalla composizione merceologica del rifiuto, specialmente per la componente di carbonio organico contenuta. La composizione di riferimento costituita per circa il 99,5% in volume da anidride carbonica e metano, praticamente in parti uguali; le restanti parti sono costituite da idrogeno (0,4%), e altri composti, quali idrocarburi alogenati, solfuri e idrogeno solforato (H2S), alcoli e chetoni, idrocarburi aromatici e terpeni. Il biogas viene di solito intercettato e combusto in apposite torce (con formazione di CO2, CO, NOx, SO2). Qualora il biogas intercettato venisse recuperato, la frazione di biogas recuperabile per usi energetici non supera di norma il 50% del totale di biogas prodotto, con rendimenti di conversione intorno a circa il 30-35%. In misura meno problematica la gestione di una discarica prevede comunque il consumo di combustibili utilizzati per la costipazione dei rifiuti e limpiego di materiali inerti come ricopertura dei rifiuti stoccati giornalmente. Incenerimento Limpatto causato dalle emissioni atmosferiche sicuramente il pi rilevante per questa forma di smaltimento. Tra gli effetti ambientali non vanno sottovalutati comunque i quantitativi di scorie (residui presenti sul fondo della camera di combustione) e le ceneri volanti (trattenute dalle apparecchiature di depolverazione) e i residui derivanti dal controllo delle emissioni di gas acidi con sistemi sia a secco che di lavaggio ad umido. I residui prodotti dovranno essere comunque smaltiti in discarica (rifiuti solidi) o avviati ad impianti di depurazione (rifiuti liquidi). Da aggiungere inoltre i consumi di materiali (prodotti chimici) e della risorsa idrica, utilizzati per il trattamento dei fumi. I fumi generati dallincenerimento dei rifiuti dipendono, in prima approssimazione, dalla composizione del rifiuto in entrata e dai parametri di combustione (oltre ovviamente dal sistema di incenerimento: forni a griglia, tamburo rotante, letto fluido, pirolisi, ecc.). Le emissioni in atmosfera dipendono dai sistemi di abbattimento adottati. Un effetto ambientale positivo potrebbe essere comunque costituito dal recupero energetico, che sfrutta il potere calorifico dei rifiuti per ricavare energia elettrica (ed eventualmente utilizzare anche il calore residuo). Linceneritore con recupero energetico combinato (EE e calore) pu essere concepito come una centrale di produzione energetica dove il combustibile alimentato costituito dal rifiuto da smaltire. Il bilancio energetico positivo va comunque eseguito al netto dei consumi energetici interni. Impianti di depurazione I principali effetti ambientali di un impianto di depurazione sono la produzione di rifiuti e di reflui. I fanghi derivanti dal processo di depurazione generalmente vengono collocati in discarica e (solo in quantit minore) sono destinati a impianti di compostaggio per il loro recupero. Per quanto riguarda i reflui i principali impatti sono legati allecotossicit dei reflui scaricati in relazione al potere di eutrofizzazione (COD, composti azotati, fosfati) e di bioaccumulabilit (metalli pesanti, AOX) di alcuni composti comunque presenti nelle acque depurate e scaricate nei corpi idrici. Altri impatti sono: la produzione di anidride carbonica e di composti dellazoto derivante dal processo depurativo; i consumi di energia elettrica relativi alla movimentazione dei reflui e specialmente alla loro ossigenazione e di combustibili per leventuale disidratazione dei fanghi; consumi di prodotti e additivi per i trattamenti chimico-fisici dei reflui, quali coagulazione (solfato di Al, cloruro ferrico, solfato ferrico e ferroso, calce), flocculazione (silice attivata, polielettroliti), disinfezione (ipoclorito di Na e di Ca). Selezione materiali riciclabili I consumi degli impianti di selezione dei materiali riciclabili sono essenzialmente limitati a consumi di energia elettrica (e relative emissioni). Le emissioni atmosferiche sono caratterizzate da polveri. In qualche caso risultano importanti i consumi di risorsa idrica nelle fasi di pretrattamento (lavaggio) e di selezione (differenziazione in base alla densit rispetto lacqua). Raccolta e trasporto rifiuti Limpatto relativo ai gas di scarico dei motori utilizzati per la movimentazione dei flussi di rifiuto dalle aree di raccolta a quelle di smaltimento. Le emissioni specifiche dipendono dal tipo di combustibile utilizzato, dalla densit del rifiuto trasportata e dal parco automezzi necessari per il servizio di raccolta.

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4. CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DELLANALISI AMBIENTALE INIZIALE


Unorganizzazione che non possiede un proprio sistema di gestione ambientale, dovrebbe inizialmente stabilire la propria posizione in rapporto allambiente, effettuando unanalisi ambientale. Lobiettivo di considerare tutti gli aspetti ambientali dellorganizzazione prima di stabilire il sistema di gestione ambientale. Lanalisi ambientale comprende le seguenti quattro aree principali: a) prescrizione di legge e di regolamento (audit di conformit) b) identificazione degli aspetti ambientali significativi c) esame di tutte le procedure e le prassi esistenti in campo ambientale (valutazione s.g.a.) d) valutazione dellesperienza derivante dallanalisi degli incidenti gi accaduti (storia ambientale) In ogni caso, lorganizzazione dovrebbe prendere in considerazione gli effetti ambientali derivanti o potenzialmente derivanti da: a) condizioni operative normali b) condizioni operative anormali (fermate, avviamenti, punte di produzione sia stagionali che settimanali, gestione straordinaria) c) potenziali situazioni di emergenza (incidenti, infortuni, eventi calamitosi) d) attivit pregresse, attuali e future e) modalit di utilizzo/smaltimento dei prodotti presso i clienti utilizzatori. Il procedimento di identificazione degli aspetti ambientali associati alle fasi del ciclo produttivo (ricevimento merci, verniciatura, ecc.) e alle attivit collaterali (manutenzione, amministrazione, ecc.) dovrebbe considerare, dove appropriati, i seguenti aspetti ambientali: a) emissioni in atmosfera (controllate e non, diffuse e convogliate, compresi impianti abbattimento) b) scarichi nei corpi idrici (controllati e non, compresi i relativi impianti di trattamento) c) gestione dei rifiuti (produzione, raccolta, stoccaggio temporaneo, smaltimento) d) contaminazione del suolo (sversamenti accidentali, ricadute effettive e potenziali) e) uso delle materie prime e delle risorse naturali (terreno, acqua, energia, combustibili e altre risorse naturali) f) altri problemi locali e della comunit relativi allambiente (ecosistemi protetti, rumore, paesaggio, odori, ). Durante lanalisi ambientale iniziale la procedura da seguire potrebbe essere la seguente: 1. raccolta dei dati generali relativi allazienda ed inquadramento territoriale del sito/i dove insistono gli effetti ambientali6 2. scomposizione dellorganizzazione in attivit/fasi (sia con lausilio di un diagramma di flusso che con una pianta dello stabilimento)7 3. individuazione dei flussi di massa, idrici ed energetici delle varie attivit dellorganizzazione/fasi del ciclo produttivo; a questa si affianca una raccolta dati sulle modalit di gestione di questi flussi8 4. individuazione degli aspetti ambientali legati allattivit/fase e dei relativi impatti9 5. valutazione dellimportanza degli impatti, estendendo la valutazione ai trasporti di materie prime e ausiliarie, nonch del prodotto finito, ai consumi di risorse naturali e di energia durante luso del prodotto, le modalit di smaltimento a fine ciclo di vita del prodotto (significativit degli aspetti ambientali)10.
6

Informazioni generali sullinquadramento territoriale possono essere raccolte presso le strutture pubbliche amministrative (Comune, Provincia, Regione di appartenenza) e di controllo (ARPAV). 7 Alcuni utili suggerimenti possono essere tratti dal presente manuale (capitolo 2). 8 E utile coinvolgere alcune persone con esperienze specifiche in campo ambientale e/o della sicurezza sia interne (responsabili funzione, capi reparto, direttore stabilimento) che esterne (assoc. categoria, consulenti). 9 Un valido aiuto sui principali impatti ambientali del ciclo produttivo del settore legno sono riportati nel capitolo 3. 10 Il tema trattato nel dettaglio nel capitolo 6.

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5. CRITERIO DI VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI


La fase successiva allindividuazione degli aspetti ambientali relativi alla lavorazione del legno effettuata in un certo sito da una determinata organizzazione quella di valutare, cio pesare nel modo pi oggettivo possibile, il singolo aspetto ambientale per determinarne la significativit, cio limportanza che questo possiede rispetto agli altri aspetti individuati. Si presenta di seguito un metodo per valutare questi aspetti ambientali e individuare quelli significativi. Gli aspetti ambientali significativi costituiranno la base per determinare gli obiettivi ambientali e di conseguenza per implementare il sistema di gestione ambientale. Il sistema di valutazione, ovvero la traduzione di dati in giudizi, un processo con aspetti analitici e sintetici. Il giudizio che viene dato sulla significativit di uno o pi aspetti ambientali la sintesi dellapplicazione di una serie di criteri parziali di varia natura (ambientale in primis, ma anche legati a considerazioni di natura legislativa, di comunicazione esterna e di carattere tecnico-economico). In questo caso si sceglie di valutare la significativit degli aspetti ambientali ricavati dallanalisi ambientale iniziale in maniera semi-qualitativa, per poi individuare una procedura che terr conto di opportuni indicatori per quantificare la significativit dei propri aspetti. Nel metodo di seguito descritto i quattro criteri di valutazione degli aspetti ambientali sono: Rilevanza ambientale Rispondenza ai requisiti di legge Rapporti con le parti interessate Adeguatezza tecnico-economica . La rilevanza ambientale prende in considerazione la vastit, la severit, la probabilit di accadimento e la durata dellimpatto ambientale come conseguenza dellaspetto considerato. Un ruolo importante gioca la vulnerabilit del sito in cui sono svolte le attivit dellorganizzazione e la vicinanza di questo ad aree particolarmente sensibili. Per rispondenza ai requisiti di legge si intende la presenza di prescrizioni legislative relative allaspetto/impatto ambientale considerato e lo scostamento da eventuali limiti di legge che regolano tale aspetto ambientale. Con il termine rapporti con parti interessate ci si riferisce al grado di accettabilit da parte di lavoratori, vicinato, terze parti in genere dellaspetto/impatto ambientale in oggetto. Laccettabilit funzione della rilevanza che alcuni aspetti possono suscitare nellopinione pubblica a livello locale, nazionale ed internazionale. Il presente criterio affronta elementi legati allimmagine pubblica dellorganizzazione. Ladeguatezza tecnico-economica si riferisce alla possibilit di intervenire tecnicamente e di allocare investimenti per prevenire e/o limitare le conseguenze dellaspetto ambientale. Nel prendere in considerazione questo criterio bisogna avere presente le tecnologie di intervento adottate in attivit industriali simili e/o gli accorgimenti suggeriti da standard di buona condotta nazionali ed internazionali. Ogni criterio classificato in base allimportanza relativa del singolo aspetto su una scala (a quattro livelli) che va da un valore minimo (-) a un valore massimo (+++). Per classificare ogni aspetto ambientale stata stabilita una matrice di classificazione ottenuta dallincrocio tra criteri di valutazione e classi di impatto.

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La matrice di classificazione riportata di seguito:

Classe di impatto Criteri di valutazione A Rilevanza ambientale

++

+++

Laspetto Laspetto Laspetto Laspetto considerato non considerato produce considerato produce considerato produce produce sostanziali impatti ambientali da impatti ambientali di impatti ambientali di impatti ambientali tenere sotto controllo tangibile entit considerevole entit

B Rispondenza ai requisiti di legge

Laspetto considerato non regolamentato da norme di legge

Tutte le prescrizioni di legge applicabili allaspetto considerato sono agevolmente rispettate

Alcune prescrizioni di Alcune prescrizioni di legge applicabili legge applicabili allaspetto allaspetto considerato considerato non presentano problemi sono rispettate, nel rispettarle anche saltuariamente

C Rapporti con parti interessate

Laspetto Laspetto Laspetto Laspetto considerato non considerato considerato considerato costituisce motivo di costituisce motivo di costituisce motivo di costituisce motivo di contenzioso n di interessamento da contenzioso da parte conflittualit da parte interessamento parte di soggetti di soggetti interni e/o di soggetti interni e/o interni e/o esterni esterni esterni Laspetto Laspetto considerato non considerato non risulta efficacemente risulta efficacemente migliorabile, visti gli migliorabile, ma standard di settore, risulta praticabile un mediante interventi suo controllo tecnico economicamente e/o organizzativo praticabili Laspetto Laspetto considerato risulta considerato risulta al efficacemente di sotto degli migliorabile, visti gli standard di settore standard di settore, ed il suo mediante interventi miglioramento economicamente raggiungibile con praticabili interventi economicamente

D Adeguatezza tecnicoeconomica

Le classi di impatto definiscono il livello di priorit nello stabilire obiettivi e procedure del sistema di gestione ambientale, in accordo con la tabella seguente.

Classe di impatto Livello di priorit Obiettivi Procedure

Trascurabile, tenendone traccia No No

+
Trascurabile, da tenere sotto controllo no Eventuale procedura di controllo

++
Da migliorare, nel medio-lungo periodo si Si, da valutare

+++
Da migliorare subito o nel breve periodo si si

Laspetto ambientale per cui tutte le voci dei criteri della classe dimpatto minore ( -) sono verificate non viene preso in considerazione nello sviluppo del sistema di gestione ambientale. Viceversa se almeno una delle voci a maggior impatto (+, ++ o +++) verificata, tale aspetto preso in considerazione con livelli di priorit diversi, che vanno dal semplice controllo (classe +) alla determinazione di obiettivi di miglioramento e procedure di attuazione diversificate in maniera temporale (classi ++ e +++). La mancanza di informazioni dettagliate per valutare un aspetto ambientale fa ricadere automaticamente laspetto nella classe a maggior impatto (+++).

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Per la valutazione del criterio pi strettamente ambientale (A) si pu ricorrere ad un vettore delle magnitudo, costruito sulla base di una tabella di stima delle caratteristiche dellimpatto conseguente allaspetto preso in considerazione. La tabella del vettore delle magnitudo mostra gli intervalli di variazione di ciascun parametro (vastit, severit, probabilit accadimento e durata dellimpatto ambientale) ed i valori di magnitudo conseguenti (1, 2, 3 e 4). La valutazione considera ovviamente le particolarit legate al sito ed alle aree prospicenti. Valori magnitudo

4 Criteri valutazione
Vastit impatto

Impatti relativi a zone interne e limitrofe al sito Severit Danni limitati ad impatto alcune componenti dellecosistema Probabilit di Impatto legato ad Impatto legato ad Impatto legato ad Impatto legato ad accadimento attivit che attivit che attivit che attivit che impatto avvengono avvengono avvengono solo avvengono solo continuamente saltuariamente in casi particolari in casi eccezionali Durata Irreversibile Tempi di Tempi di Tempi di dellimpatto risanamento risanamento risanamento misurabili in una misurabili da misurabili da generazione mesi a qualche giorni a umana anno settimane
Nota: gli impatti positivi sono stati considerati pari a 0.

Impatti su scala da continentale a globale Cospicui danni diretti ad uomini ed ecosistema

Impatti su scala da continentale a regionale Danni diretti ad ecosistema ed indiretti alluomo

Impatti su scala da regionale a locale Danni limitati allecosistema

Ogni aspetto ambientale sar individuato da quattro valori la cui somma potr variare da un minimo di 4 ad un massimo di 16. In base al punteggio raggiunto limpatto ambientale sar collocato nella tabella di classificazione (criterio A), come da tabella seguente.

Punteggio Classe impatto A Rilevanza ambientale

da 4 a 5 -

da 6 a 8 +

da 9 a 12 ++

da 13 a 16 +++

Laspetto Laspetto Laspetto Laspetto considerato non considerato produce considerato produce considerato produce produce sostanziali impatti ambientali da impatti ambientali di impatti ambientali di impatti ambientali tenere sotto controllo tangibile entit considerevole entit

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6. LA POLITICA ED IL PROGRAMMA AMBIENTALE


Una volta individuati gli aspetti ambientali significativi, lazienda deve fissare i propri obiettivi ambientali; gli obiettivi sono i risultati globali delle prestazioni ambientali che saranno enunciati nella politica ambientale. Per raggiungere questi obiettivi lorganizzazione dovr: mettere a punto dei programmi ambientali per raggiungere le prestazioni fissate controllare landamento delle prestazioni con opportuni indicatori ambientali elaborare ed applicare procedure gestionali che permettano di raggiungere gli obiettivi ambientali. La politica ambientale deve includere almeno i seguenti obiettivi: 1. Introdurre e migliorare il Sistema di Gestione Ambientale dellorganizzazione 2. Impegno al miglioramento continuo e alla prevenzione dellinquinamento 3. Impegno ad essere conforme alla legislazione e regolamentazione ambientale e agli altri requisiti sottoscritti dallorganizzazione. La politica ambientale viene sviluppata tenendo conto dei seguenti aspetti: Risultato dellanalisi ambientale iniziale Prassi di buona gestione ambientale Valori aziendali come i rapporti con i dipendenti, la comunit locale ed il pubblico in generale La strategia dellazienda, considerando la direzione intrapresa in ambito ambientale, le opportunit ed i rischi, le risorse e le capacit interne Eventuali dichiarazioni gi esistenti dellazienda su aspetti ambientali Altre politiche gi esistenti (qualit, salute e sicurezza) I soggetti esterni attenti allattivit dellazienda La legislazione e regolamentazione ambientale Standard nazionali o internazionali Dichiarazioni generali di principi ambientali da parte governativa, organi pubblici locali, associazioni di categoria che possono essere rilevanti per lazienda Altri codici sottoscritti dallazienda Esempi di dichiarazioni ambientali gi pubblicate da aziende appartenenti allo stesso settore Esempi di politiche ambientali pubblicati da altre aziende. La politica ambientale deve avere i seguenti requisiti: Requisito da soddisfare Documento di politica ambientale
Scritta (concisa, linguaggio appropriato) Adottata e supportata dai vertici aziendali Integrata alla complessiva strategia aziendale Compatibile con la natura e le dimensione degli effetti ambientali prodotti Compatibile con altre politiche dellazienda (qualit, sicurezza, ...) Rivista periodicamente alla luce dei risultati degli audit ambientali Disponibile al pubblico e ai soggetti interni allazienda La politica ambientale un documento di circa una facciata, comprensibile da tutte le parti potenzialmente interessate allimpatto ambientale dellorganizzazione. Il documento di politica ambientale deve essere sottoscritto dalla direzione. La politica dellorganizzazione in ambito ambientale deve essere parte integrante della complessiva strategia aziendale e deve essere recepita da tutta la struttura. La politica ambientale deve contenere i principi dazione e le linee guida per la gestione ambientale stabiliti in base ai risultati dellanalisi ambientale iniziale. I principi contenuti nella politica ambientale devono essere coerenti con altri principi gi sottoscritti dalla direzione. Il documento di politica ambientale deve essere datato e deve essere prevista la data della successiva revisione. Il documento di politica ambientale deve essere diffuso e facilmente reperibile (vedi strumenti di diffusione).

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La diffusione della politica ambientale pu avvenire attraverso i seguenti strumenti:


Diffusione interna allorganizzazione Invio della politica ai singoli responsabili Inserimento nella periodica newsletter dellazienda Discussione della politica ambientale nelle riunioni interne ai vari livelli Affissione della politica ambientale nelle bacheche interne Presentazione della politica ambientale in occasione di corsi formativi per nuovi assunti Inserimento nella busta paga Diffusione esterna Opuscoli aziendali Report annuale Dichiarazione ambientale Inserzioni pubblicitarie Convegni, meeting Inserimento nella documentazione che accompagna il prodotto

La revisione della politica ambientale pu essere fatta in seguito a: Audit ambientale periodico: laudit ambientale consente di evidenziare i punti di forza e debolezza della gestione ambientale dellorganizzazione, fornendo le informazioni necessarie allalta direzione per ridefinire una nuova politica e nuovi obiettivi e traguardi. Nuovi standard/regolamenti normativi in materia ambientale: lentrata in vigore di nuove leggi ambientali o ladesione a regolamenti e standard volontari pu richiedere la revisione dei principi di politica ambientale che guidano la gestione ambientale dellorganizzazione. Variazioni delle condizioni di mercato: le variazioni di mercato possono significare nuove opportunit tecnologiche di interesse per la gestione ambientale, nuove esigenze provenienti dai propri clienti, nuove nicchie di mercato attente agli aspetti ambientali (per esempio prodotti eco-compatibili). Cambiamenti di prodotto/processo: eventuali cambiamenti nel processo di produzione e/o nel prodotto possono comportare linsorgere di nuovi aspetti ed impatti ambientali c he richiedono una revisione e aggiornamento dellazione da attuare per contenere gli effetti sullambiente. Variazioni nella struttura societaria: dato che la politica ambientale un documento voluto e sottoscritto dalla direzione aziendale, di fronte a cambiamenti di vertice necessario prevedere uneventuale revisione dei principi adottati per la gestione ambientale. La politica ambientale dovr essere tradotta in un programma ambientale attraverso il quale individuare le modalit operative e gestionali per realizzare gli obiettivi che lorganizzazione si posta.

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Il programma ambientale potr assumere la forma indicata nella tabella seguente.


Azioni di attuazione Individuazion e prodotti vernicianti alternativi a quelli al solvente Valutazione delle singole alternative Tempi Gen-feb 2001 Responsabi Risorse umane le interne ed esterne Resp. Team di lavoro ambientale comprendente: dott. resp. ambientale, resp. sicurezza, capo reparto linea di verniciatura, esperto esterno Resp. Team di lavoro ambientale comprendente: dott. resp. ambientale, resp. sicurezza, dir. stabilimento capo reparto Capo reparto linea linea esperto settore ditta fornitrice dei prodotti Risorse finanziarie Interne: 10 ml ore/uomo Esterne: 5 ml consulenza Interne: 2 ml ore/uomo; Controllo Direttore stabiliment o Note

Mar 2001

Direzione generale

Interventi su linea di verniciatura

Apr-mag-giu 2001

Interne: 10 ml ore/uomo; Esterne: 50 100 ml Interne: 10 ml ore/uomo; Esterne: 5 ml consulenza

Avviamento modifiche in linea

Giu. 2001

capo reparto linea

Capo reparto linea esperto settore ditta fornitrice dei prodotti

Direttore in base stabiliment ai o risultati analisi alternat ive Direttore stabiliment o

Prove dei Lug 2001 nuovi prodotti su piccoli lotti Implementazi Sett 2001 one su scala industriale Relazione Nov 2001 finale

capo reparto linea Direttore stabilimento Resp. ambientale dott.

Addetti reparto linea

Tutta la struttura operativa Direttore stabilimento

Direttore stabiliment o Direzione generale Direzione generale

Rientra nei compiti general i

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Alcuni principi di politica ambientale, obiettivi e programmi ambientali per unazienda del settore legno
Principio di politica ambientale Lazienda si impegna a minimizzare limpatto sulla qualit dellaria Obiettivo Riduzione della quantit e pericolosit delle emissioni in atmosfera Azione di programma Utilizzo di prodotti vernicianti ad alto residuo secco e/o allacqua Eliminazione delle sostanze appartenenti alle classi I e II (DM 21.7.90) Eliminazione sostanze cancerogene e teratogene Esecuzione di un audit energetico sugli impianti e apparecchiature Indicatore di controllo11
Kg SOV/mq verniciato

Kg SOV cl.I/kg SOV Kg SOV cl.II/kg SOV

Assenza frasi di rischio R.., R, R GJ / mc di materie prime in entrata (legno e suoi derivati)

Lazienda si impegna a preservare le risorse naturali rinnovabili e non rinnovabili

Riduzione dei consumi di energia elettrica del 15% su base annua

Valutazione fattibilit interventi di risparmio energetico Lazienda si Riduzione dei rifiuti Valutazione opportunit di impegna ad prodotti del 10% riduzione dei rifiuti prodotti ottimizzare la (per esempio modificando il gestione contratto di fornitura delle complessiva dei vernici, noleggiando gli rifiuti, riducendo per stracci per la manutenzione quanto possibile la e pulizia degli impianti, quantit prodotta, utilizzando cartucce e toner valutando le rigenerabili) opportunit di Aumento del 20% dei Valutazione delle recupero disponibili rifiuti avviati al opportunit di recupero dei e garantendo recupero rifiuti prodotti condizioni di deposito e trasporto Organizzazione raccolta in sicurezza per differenziata interna dei lambiente rifiuti e avvio al recupero Riduzione del rischio Messa in sicurezza dei di contaminazione rifiuti pericolosi e non del suolo pericolosi, predisponendo luoghi adatti per il loro deposito, garantendo sistemi di copertura e di contenimento atti a prevenire qualsiasi sversamento sul suolo e sottosuolo

Kg rifiuti prodotti/mc materie prime lavorate

Kg rifiuti recuperati/kg rifiuti totali

Si/no

11

Vedi capitolo 7 sugli indicatori ambientali.

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7. GLI INDICATORI AMBIENTALI


Lefficacia dellimplementazione del sistema di gestione ambientale in unimpresa del settore legno pu essere valutata attraverso lutilizzo di appropriati dati numerici attinenti ad una specifica attivit produttiva e al contesto in cui essa opera, denominati indicatori ambientali. Essi consentono di ottenere tutte quelle informazioni qualitative e quantitative indispensabili alla individuazione dei punti di debolezza e di forza aziendali, alla successiva pianificazione di obiettivi per escogitare una pi appropriata strategia di intervento rivolta alla salvaguardia ambientale, ed infine al miglioramento nel tempo, tramite un processo iterativo, del rendimento e dellefficacia dellattivit di unimpresa. necessario che gli indicatori ambientali soddisfino i seguenti requisiti: siano obiettivi cio indipendenti dall'opinione personale del verificatore siano dimostrabili, ovvero supportati da unidonea documentazione siano quantificabili tali cio da permettere la perfetta gestione ambientale ed economica raggiungibile solo se esistono dei precisi obiettivi aziendali definiti e quantificabili siano comprensibili e significativi cio di facile lettura permettendo di rappresentare i dati in modo conciso e semplice fornendo una corretta rappresentazione dei fenomeni per tutto lo staff di unazienda evitando ambigue interpretazioni siano comparabili ed omogenei tali da consentire un confronto non solo dal paragone di dati ottenuti all'interno della stessa compagnia ma anche tra differenti realt aziendali che operano nello stesso settore (benchmarking) siano definiti nel tempo per individuare la loro validit nei tempi prefissati (sono generalmente costruiti considerando lanno solare come riferimento). Allinterno dellazienda inoltre richiesta la collaborazione di un apposito team per valutare in modo appropriato i tre principali aspetti delle problematiche riguardanti limpatto ambientale riassumibili come segue: A indicatori di performance ambientale prevedono lanalisi preliminare e di base di tutti i materiali che entrano (es. materie prime ed energia) e che escono (es. prodotti finiti e rifiuti compreso il consumo totale di energia, di acqua, di scarichi ecc.). B indicatori di gestione ambientale sono riferiti alla gestione del processo produttivo messo in atto che deve essere effettuata minimizzando limpatto ambientale e tenendo in considerazione la salute e la sicurezza del luogo di lavoro per tutti i lavoratori appartenenti alla stessa impresa. C indicatori di stato ambientale descrivono la qualit dellambiente che circonda unazienda. Tali indicatori e i relativi obiettivi possono essere valutati considerando come riferimento gli indicatori ambientali di dominio pubblico (es. acqua, terra, flora, fauna, qualit dellaria ecc). Le unit di misura degli indicatori ambientali possono essere relative ed assolute; si tratta in realt di due modi differenti di valutare lo stesso problema che vengono generalmente tenuti contemporaneamente in considerazione per una valutazione obiettiva. Gli indicatori assoluti sono il riflesso complessivo degli impatti ambientali (esprimono il consumo di risorse e le sostanze emesse da unazienda), vengono in genere esaminati per periodi di tempo su base mensile e/o annua. Gli indicatori relativi dimostrano limpatto ambientale relazionato alla grandezza di unazienda ed alla sua capacit produttiva consentendo di valutare lefficienza ambientale in riferimento allo sviluppo della produzione. Mentre gli indicatori assoluti descrivono lestensione dellinquinamento ambientale, gli indicatori relativi dimostrano se le misure ambientali adottate producono o meno miglioramenti efficienti.

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A GLI INDICATORI DI PERFORMANCE AMBIENTALE Si suddividono in INDICATORI DELLE MATERIE PRIME E DELLENERGIA sia in entrata (materie prime, energia, ed acqua) che in uscita (rifiuti, emissioni di aria, emissioni di acqua di scarico, prodotto finito) e in INDICATORI DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI. A1 INDIC. DELLE MATERIE PRIME E DELLENERGIA Gli indicatori di input permettono di monitorare i flussi delle principali materie prime (o le pi impattanti per lambiente), lacqua e lenergia. Tra gli obiettivi di questo tipo di indicatori: uso efficiente di materie prime, acqua ed energia riduzione dei costi di produzione riducendo i consumi riduzione dei rifiuti e delle emissioni attraverso interventi di protezione ambientale sviluppo di prodotti ambientalmente pi sicuri. Gli indicatori di output, oltre a monitorare i flussi in uscita, possono essere utilizzati per verificare gli effetti ambientali connessi a questi aspetti. I loro obiettivi sono: identificazione delle principali fonti di emissione ridurre i flussi e quindi i costi relativi alle emissioni prodotte ottimizzare i prodotti dal punto di vista ambientale ridurre limpatto ambientale locale. Alcuni indicatori di performance delle materie prime ed energia sia in entrata che in uscita utilizzabili dal settore legno sono riportati nelle tabelle A1 a fine capitolo. A2 INDIC. DI INFRASTRUTTURE E DI TRASPORTO Gli indicatori di infrastrutture e di trasporto si riferiscono allimpatto ambientale dovuto allattrezzatura di fabbrica (impianti e macchinari) e alla logistica della produzione. Il loro utilizzo permette di raggiungere i seguenti obiettivi: efficiente utilizzo ambientale degli impianti e dello spazio di produzione ottimizzazione delle logistiche dei trasporti e dei costi sondaggio degli impatti ambientali locali. Alcuni indicatori di performance di infrastrutture e di trasporto utilizzabili dal settore legno sono riportati nelle tabelle A2 a fine capitolo.

B INDICATORI DI GESTIONE AMBIENTALE Gli indicatori di gestione ambientale illustrano gli sforzi gestionali per ridurre limpatto ambientale di unimpresa. I loro obiettivi sono: misurare fino a che punto gli aspetti ambientali sono integrati con le attivit d'affari rivelare i legami tra gli impatti ambientali e le attivit gestionali ambientali valutare lo stato di implementazione controllare e monitorare le politiche ambientali permettere lintegrazione degli aspetti di costo ambientale nella gestione ambientale. Le attivit di gestione ambientale possono essere descritte e valutate sotto differenti punti di vista. I principali aspetti sono: lo stato di implementazione delle politiche ambientali; il sistema di gestione ambientale; la descrizione degli aspetti di costo dellefficienza ambientale; la proposta di obiettivi interni e la regolamentazione legale. Gli indicatori di gestione ambientale si possono riferire ad aree funzionali individuali come il confezionamento, lo sviluppo di prodotto, le comunicazioni, la formazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le aziende possono scegliere differenti punti di riferimento a seconda della loro attivit produttiva e dell'importanza degli specifici punti di riferimento per l'azienda stessa. Gli indicatori di gestione ambientale si dividono in: B1 GLI INDICATORI DI SISTEMA Si possono suddividere in indicatori: DI IMPLEMENTAZIONE DEL SGA DI CONFORMITA AMBIENTALE DI COSTI AMBIENTALI B2 INDICATORI DI AREE FUNZIONALI Essi si dividono in indicatori di: STAFF E DI FORMAZIONE SALUTE E DI SICUREZZA ACQUISTO COMUNICAZIONE ESTERNA Alcuni esempi sono riportati nelle tabelle B1 e B2 a fine capitolo.

C INDICATORI DI STATO AMBIENTALE Lo stato dellambiente, cio la situazione delle acque, del suolo, dellaria nel territorio in cui insiste limpresa , tra gli altri fattori, influenzata dai flussi in entrata ed in uscita dallimpresa. Le condizioni ambientali sono valutate e misurate da istituzioni pubbliche, utilizzando indicatori ambientali pubblici a livello locale, regionale, nazionale e globale. Questi indicatori pubblici sono utili anche come dati di confronto per unimpresa che vuole rilevare il proprio im patto ambientale. Tali indicatori pubblici possono per esempio essere dedotti da pubblicazioni dellANPA, dellUnione Europea, dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD). Unimpresa deve determinare direttamente gli indicatori di stato ambientale se essa ha un notevole impatto ambientale (es. aeroporto). Tale determinazione permette di: intuire i legami tra limpatto ambientale dellimpresa e le condizioni ambientali dellarea in cui insiste monitorare la situazione ambientale locale dimostrare e riportare gli interventi preventivi specifici e i miglioramenti delle condizioni ambientali. Limpatto diretto con lambiente non deve comunque essere necessariamente misurato. Aziende senza un drammatico impatto ambientale non sono obbligate a stabilire i loro personali indicatori di stato ambientale, ma possono valutare la presenza di inquinanti specifici nelle acque, nellaria o nel suolo utilizzando dati pubblicati da enti pubblici o istituti di ricerca riconosciuti. Per le aziende del legno gli indicatori di stato che potrebbero essere utilizzati sono: formazione di smog fotochimico provocato dallemissione di SOV in fase di verniciatura rifiuti prodotti e destinati a discarica di bacino ecc.

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Nel presente lavoro viene approfondita la categoria di indicatori di performance ambientale, cercando di focalizzare lattenzione sul settore legno. Gli indicatori riportati sono frutto di esperienze maturate in piccole e medie imprese del Veneto con cicli produttivi sia completi (intera filiera della materia prima legno fino al prodotto finale) che molto settoriali (verniciatura, lavorazione legno grezzo, finitura pannelli, ecc.). Le categorie di indicatori calcolati si riferiscono alle principali problematiche ambientali del settore legno e riferite ai seguenti fattori dimpatto: produzione di rifiuti emissioni in atmosfera di sostanze organiche volatili consumi di energia consumo di materia prima legnosa. A queste categorie stato aggiunto anche un indicatore sui consumi di acqua, dato che si tratta di informazioni facilmente reperibili e spesso poco monitorate (il costo dellacqua non sicuramente tra i pi significativi).

La produzione di rifiuti
Gli indicatori di efficienza ambientale proposti sono: Produzione totale di rifiuti / mc materia prima12 Produzione di rifiuti non legnosi / mc materia prima Rifiuti non legnosi recuperati / rifiuti non legnosi prodotti Rifiuti pericolosi / rifiuti totali prodotti. Indicatore Produzione totale di rifiuti Rifiuti prodotti /materia prima in entrata (Kg / mc)
Indicatore =

rifiuto prodotto (i) (kg) / materia prima in entrata (mc)


i

con i = codice rifiuto

In questo caso il totale di rifiuti prodotti stato rapportato al consumo di materia prima corrispondente allo stesso anno. Indicatore Produzione di rifiuti non legnosi Rifiuti non legnosi /materia prima in entrata (Kg / mc)
Indicatore =

rifiuto non legnosi (i) (kg) / materia prima in entrata (mc)


i

con i = codice rifiuto

12

Limpresa quando dovr calcolare gli indicatori potr utilizzare come unit di riferimento sia il mq che il mc di materia prima legnosa in entrata al ciclo produttivo di lavorazione; questa scelta condizionata dal sistema di contabilit ambientale messo in atto dallimpresa, a sua volta legato al tipo di lavorazione effettuata. Per quanto riguarda gli indicatori relativi alle emissioni di SOV la scelta del mq obbligata, poich tali emissioni sono associate alla fase di verniciatura ovviamente applicata su una superficie di legno da trattare.

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Questo indicatore costruito escludendo dal quantitativo di rifiuti complessivamente dichiarato nel MUD (numeratore) i rifiuti legnosi (per es.: scarti di rasatura, taglio di impiallacciature, legno deteriorato; segatura), quindi rapportando il valore calcolato alla quantit di materia prima in entrata (mc). Indicatore Rifiuti non legnosi recuperati Rifiuti non legnosi recuperati / rifiuti non legnosi (%)
Indicatore =

rifiuto non legnoso recuperato (i) (kg) / rifiuto non legnoso (i) (kg)
i i

con i = codice rifiuto

Con questo indicatore si calcola la percentuale di scarti destinati al recupero sul totale di rifiuti non legnosi prodotti dallazienda. Indicatore Pericolosit rifiuti prodotti Rifiuti pericolosi / rifiuti totali (%)
Indicatore =

rifiuto pericoloso (i) (kg) / rifiuto totale (i) (kg)


i i

con i = codice rifiuto

Con questo indicatore si calcola la percentuale di rifiuti classificati come pericolosi sul totale di rifiuti prodotti dallazienda.

Consumi e scarichi idrici


Lunico indicatore di efficienza ambientale proposto il consumo di risorsa idrica rapportato al numero di addetti. Indicatore Consumo di risorsa idrica Acqua / n. addetti (mc / addetto)
Indicatore =

consumo idrico (i) (mc) / addetti


i

con i = sito di produzione

Lindicatore viene calcolato rapportando il consumo annuale di acqua al numero di addetti presenti nella struttura (nellunit di tempo considerata: anno, mese, ).

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Consumi di energia elettrica e combustibili fossili


Lindicatore che si calcola per i consumi energetici considera tutte le fonti impiegate, sia energia elettrica che combustibili fossili, utilizzando come unit di riferimento il joule (J) e suoi multipli.

Consumi energetici Gj / mc in entrata

Per poter confrontare le diverse forme di energia nei bilanci energetici necessario unificare le differenti unit di misura. Come unit di riferimento si considera l'unit di misura del Sistema Internazionale (SI): il joule (J). Tutte le forme di energia vanno convertite in base alla constatazione che ogni combustibile13 caratterizzato dal possedere un "potere calorifico", cio dalla quantit di calore che si otterrebbe bruciandone completamente 1 Kg oppure 1 mc. I fattori di conversione dei combustibili sono riportati nella tabella 1. Per quanto riguarda lenergia elettrica il fattore di conversione di circa 9,5 MJ (=106 Joule ) per chilowattora14. Tabella 1 - Fattori di conversione dei combustibili
Combustibile Potere calorifico inferiore
[MJ/kg] [MJ/l]

petrolio gasolio GPL benzina metano olio ATZ olio BTZ olio combust. legna da ardere carbon fossile carbone legna antracite lignite coke da gas

41,86 42,34 58,35 50,23 0,062 40,19 40,19 41,02 31,40 30,98 31,40 29,30 10,47 52,33

33,22 35,58 34,33 35,88 0,034 -

13

Naturalmente per chi utilizza il legno di scarto come combustibile va comunque calcolato il potere calorifico dello stesso, alla stregua degli altri combustibili. 14 In bassa tensione e con un fattore di efficienza dellenergia elettrica per il sistema italiano pari a 0,38.

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Le emissioni in atmosfera nella fase di verniciatura


Per una valutazione sintetica dei rilasci in atmosfera di sostanze inquinanti sono stati scelti degli indicatori associati alle principali problematiche del ciclo produttivo del settore legno legate soprattutto alla fase di verniciatura e, pi in dettaglio, alluso di solventi organici. I dati necessari per calcolare questi indicatori sono riportati nel riquadro posto alla fine del capitolo. Gli indicatori di efficienza ambientale proposti sono: Emissioni potenziali di SOV in atmosfera / mq verniciati Classe di pericolosit dei solventi (%) Potenziale smog fotochimico prodotto / mq verniciati Utilizzo di prodotti vernicianti pericolosi per luomo e lambiente. Indicatore - Emissioni potenziali di SOV in atmosfera SOV(kg) / m2
Indicatore =

(Prodotto verniciante (kg) x %SOV non polimerizzabili) / superficie in entrata (mq)


i

con i = prodotto verniciante

La significativit delle sostanze organiche volatili impiegate per la fase di verniciatura dei pezzi giustifica la costruzione di questo indicatore sui SOV complessivamente emessi, rapportati ai m in entrata nellazienda. Nellipotesi che non sia presente un sistema di abbattimento dei solventi, il quantitativo complessivo si calcola partendo dai consumi dedotti dai cicli di verniciatura (inclusi i diluenti, i catalizzatori, gli additivi vari), considerando solo la percentuale di sostanze volatili in essi contenute (generalmente questa informazione disponibile allinterno delle schede di sicurezza dei prodotti), limitatamente alla parte non polimerizzabile. Indicatore - Classe di pericolosit dei solventi % classe di pericolosit (I, II, III, IV, V) dei solventi utilizzati
Emissione di SOV classe i (%) = iSOV classe i (kg) / con i = classe I, II, III, IV, V

SOV totali (kg) *100

Questo indicatore si riferisce alla pericolosit dei solventi per luomo e per lambiente, in base alla classificazione riportata nella tabella D del D.M. 12.07.90 Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissioni, da cui scaturiscono i limiti che le aziende devono rispettare in termini di emissioni in atmosfera. Le classi di riferimento sono in ordine decrescente di pericolosit (dalla prima alla quinta), mentre i solventi non citati nel Decreto sono da assimilare alla classe peggiore (I). Il calcolo della percentuale di solventi per ogni classe di pericolosit stato cos ottenuto: Emissione di SOV classe i (%) = iSOV classe i (kg) / SOV totali (kg) *100 con i = classe I, II, III, IV, V

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Indicatore - Potenziale smog fotochimico Ossidante fotochimico (kg) / m2


indicatore = i (emissioni in aria di SOV i (kg) * POCPi) / mq verniciati con i = sostanza organica volatile

Per la valutazione del contributo dei composti organici volatili (SOV) alla formazione di ozono troposferico, come indice di rischio di smog fotochimico, viene spesso utilizzata lunit di misura denominata POCP (Photochemical Ozone Creation Potential). Il POCP di unemissione calcolato come riportato nel capitolo relativo agli effetti ambientali. La formazione di ossidante fotochimico (ossia lemissione di etilene equivalente, espressa in kg) viene calcolata con la seguente espressione:
formazione di ossidante fotochimico (kg) =

( emissioni in aria di SOV i (kg) * POCPi)

Il calcolo delle emissioni diffuse di SOV risultanti dallapplicazione di prodotti vernicianti (vernice, smalti e pitture) si ottiene incrociando i dati di consumo di questi prodotti con la loro composizione chimica (relativa ai soli composti organici volatili che costituiscono i solventi organici)15. Indicatore Utilizzo di prodotti vernicianti pericolosi nellambiente di lavoro presenza/assenza sostanze cancerogene/teratogene e sostanze nocive allecosistema

La volont di premiare le aziende che selezionano i prodotti vernicianti anche sulla base della loro pericolosit per chi poi li utilizza, giustifica linserimento di questo ultimo indicatore basato sulla classificazione delle sostanze pericolose in base al D.M. Sanit 20/12/89 (G.U. N. 38 del 15/02/90), successivamente aggiornato con le direttive CEE 91/325 e 91/326. Lobiettivo minimo che unazienda dovrebbe porsi di eliminare completamente le sostanze cancerogene e teratogene e comunque quelle sostanze che possono avere effetti sulluomo irreversibili, e le sostanze dannose per lambiente. Queste sostanze possono essere individuate attraverso la frase di rischio che, in base al Decreto, loro associata e di cui si riporta lelenco alla fine di questo capitolo. In allegato alle Linee Guida sono riportate due tabelle che sintetizzano le caratteristiche medie dei prodotti vernicianti ed i solventi pi utilizzati nel settore legno.

15

Ovviamente, questo calcolo pu comportare una sovrastima delle emissioni di SOV in atmosfera, in particolar modo nel caso in cui lapplicazione dei prodotti vernicianti venga fatta in cabine di verniciatura a velo dacqua, dove probabilmente parte dei solventi verr depositata nei reflui della cabina. Nel caso in cui lazienda non disponga di altri sistemi di abbattimento dei solventi (fatta quindi eccezione per le cabine di verniciatura a velo dacqua) si assume che tutte le emissioni di SOV abbiano un impatto sulla qualit dellaria, escludendo gli effetti dovuti al peggioramento della qualit delle acque (utilizzate per labbattimento); i quantitativi di SOV totali cos ottenuti possono comunque essere considerati una stima valida dei SOV complessivamente emessi in atmosfera.

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TABELLE INDICATORI AMBIENTALI


A1 INDICATORI DELLE MATERIE PRIME E DELLENERGIA
ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DELLE MATERIE PRIME INDICATORE UNIT DI MISURA
Consumo totale di materiale Efficienza delle materie prime Quantit totale di imballaggio Proporzione di imballaggio sul prodotto Percentuale di imballaggio riciclabile Variet di sostanze tossiche Materiale pericoloso Percentuale di materie prime rinnovabili Materiali ambientali rinnovabili Materiali ambientali alternativi di sicurezza Costo delle materie prime Costo di imballaggio Costo specifici di imballaggio tonnellate (t) (tonnellate di materie prime) / (prodotto finito in t) tonnellate (tonnellate di imballaggio) / (prodotto finito in t) (t di imballaggio riciclabile)/(imballaggio totale t) numero Kg (Materie prime rinn. in t )/ (consumo di mat. prima in t ) Kg Kg Costo di imballaggio / prodotto in uscita

ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DELL'ENERGIA INDICATORE


Consumo totale di energia Consumo specifico di energia Percentuale di sorgente energetica Intensit energetica % di sorgenti di energia rinnovabile Costi totale di energia Costo energetico specifico Costo en. specifico su sorgente di energia

UNIT DI MISURA
KWh (Consumo totale di energia KWh)/ unit di prodotto (consumo per sorg. di en. in KWh) / consumo en. tot Energia cons. in un prodotto / consumo tot (consumo en. rinnovabile in MJ / consumo en. Tot Costo tot. dell'en./costi tot. di prodotto Costo per sorg. di energia/consumo per sorg. di energia

ESEMPI DI INDICATORI AMBIENTALI DI ACQUA INDICATORE


Consumo totale di acqua % di tipo di acqua Consumo specifico di acqua Intensit di acqua Costi assoluti Costo specifico dell'acqua Costo idrico specifico Costo specifico per qualit di acqua

UNIT DI MISURA
M3 (Consumo per tipo di acqua)/ consumo totale (cons. di acqua in m3) / prodotto in us cita Acqua cons. in un processo/consumo tot. di acqua /m Costo tot. dell'acqua/costo tot di produzione Costo per tipo di acqua/consumo per tipo di acqua

ESEMPI DI INDICATORI DELLE EMISSIONI INDICATORE


Quantit di aria emessa Carico di emissioni di aria Carico di emissioni di aria per unit di prodotto Costo per purificare l'aria Costo specifico per purificare l'aria

UNIT DI MISURA
m3 NOx CO2 SO2 SOV Quantit totale di aria emessa in Kg/Prodotto in uscita

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ESEMPI DI INDICATORI DEI RIFIUTI INDICATORE


Quantit totale di rifiuto Quantit specifica di rifiuto Rifiuto riciclabile Rifiuto non riciclabile % di rifiuto riciclabile % di rifiuto non riciclabile Quantit di rifiuto tossico nocivo % di rifiuto tossico nocivo Costi dei rifiuti % Costi specifici dei rifiuti

UNIT DI MISURA
tonn (tipo di rifiuto in t)/(prodotti in uscita) Rifiuto assoluto riciclabile in t Rifiuto assoluto non riciclabile in t Quantit di rifiuto riciclabile in t/quantit di rifiuto totale Quant. di rifiuto non riciclabile in t/quant. di rifiuto totale tonn Quantit di rifiuto tossico in t/quantit totale di rifiuto Costo totale dei rifiuti/costi totali di produzione

ESEMPI DI INDICATORI DELLE ACQUE REFLUE INDICATORE UNIT DI MISURA


Quantit totale di acque reflue m3 Quantit di acqua di scarico non inquinata m3 Quantit totale di acque reflue Quantit tot di acque reflue in m 3/Prod in uscita in tonn Quantit specifica di acque reflue m3 Quantit totale di sostanze conformi alla normativa Kg Inquinamento assoluto (P, N, metalli pesanti) Kg Carico specifico di inquinanti Quantit di inquinante in Kg/Prodotto in uscita in t Concentrazione di sostanze inquinanti nelle acque di Inquinanti in Kg/ quantit di acque di scarico in m 3 scarico Costi assoluti delle acque di scarico % Costi specifici delle acque di scarico Costo tot del rifiuto in /costi tot di produzione in

ESEMPI DI INDICATORI DI PRODOTTO INDICATORE


% di prodotto con un contrassegno ambientale % di prodotto ricavato da materie prime riutilizzabili % di prodotto da materiali riciclabili Percentuale di imballaggi riciclabili Percentuale di imballaggio sul prodotto Rendita dallecoprodotto Percentuale di rendita dallecoprodotto

UNIT DI MISURA
Quantit di prodotto con contrassegno ambientale/ quantit totale di prodotto finito prodotto ricavato da materie prime riutilizzabili / quantit totale di prodotto prodotto ricavato da materiali riciclabili / quantit totale di prodotto Quantit di imballaggi riciclabili in t/quantit totale di prodotto in t Quantit di imballaggi in t/quantit totale di prodotto in tonn Rendita dallecoprodotto in / rendita totale in

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A2 INDICATORI DI INFRASTRUTTURE E DI TRASPORTO


ESEMPI DI INDICATORI DI INFRASTRUTTURE INDICATORE
Percentuale di attrezzature con un efficiente impatto ambientale Incidenti pericolosi Disponibilit di macchinari Attrezzatura approvata per quanto riguarda limpatto ambientale e la sicurezza Percentuale di area protetta Percentuale di area verde

UNIT DI MISURA
attrezzature con un efficiente impatto ambientale/numero totale di macchine numero di incidenti gravi riportati Media di disponibilit in ore/possibile disponibilit in ore Attrezzatura esaminata / attrezzatura totale Area protetta in m 2/area totale in m 2 Area verde in m 2/area totale in m 2

ESEMPI DI INDICATORI DEI TRASPORTI INDICATORE


Volume assoluto di merce trasportata Percentuale di mezzi di trasporto Intensit di trasporto Totale di merci trasportate pericolose Percentuale di mezzi di trasporto di sostanze pericolose Viaggi di affari Viaggi di affari per impiego Mezzi di trasporto per viaggi di affari Traffico pendolare Traffico pendolare per impiego Traffico pendolare per mezzi di trasporto

UNIT DI MISURA
in tonn o in tonn per Km Quantit di mezzi trasportati in tonn/quantit totale quantit di merce trasportata in tonn/ prodotto in uscita Numero Numero di trasporti per mezzo di trasporto/numero totale di trasporto Km Viaggi di affari in Km/numero di dipendenti Viaggi di affari in Km/volume totale di trasporto in Km Passeggeri per Km Traffico pendolare/numero di dipendenti Traffico pendolare in Km/volume totale di trasporto in Km

B1 GLI INDICATORI DI SISTEMA


ESEMPI DI INDICATORI DELLIMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE INDICATORE UNIT DI MISURA

Siti con un sistema di indicatori ambientali numero Siti con programmi ambientali numero Siti con sistemi di gestione ambientale in accordo con numero la regolamentazione EMAS e la normativa ISO 14000 Verifiche ambientali condotte numero Deviazioni scoperte nelle verifiche ambientali numero Implementazione di misure correttive numero Propositi di miglioramento per i problemi ambientali numero % di miglioramento nella implementazione di sistemi Numero di offerte di miglioramento nella di gestione ambientale implementazione di sistemi di gestione ambientale/ numero totale di propositi ambientali % di raggiungimento degli obiettivi Obiettivi ambientali raggiunti/numero totale di obiettivi ambientali Costi del sistema di implementazione

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ESEMPI DI INDICATORI DI LEGGI E RECLAMI INDICATORE


Reclamo di inquinamento acustico Reclamo di odori inquinanti Eccesso provvisorio di valori limite Eccesso di valore limite da aree ambientali penalit ambientali imposte Multa imposta

UNIT DI MISURA
numero numero numero numero numero

ESEMPI DI INDICATORI DI COSTI AMBIENTALI INDICATORE


Investimenti ambientali assoluti % di investimenti ambientali Costi operativi per la protezione ambientale % di costi operativi Costi gestionali ambientali Risparmi dovuti alle misure ambientali

UNIT DI MISURA
investimenti ambientali in /investimenti totali in costi operativi di protezione ambientale in / costi totali di produzione in

B2 INDICATORI DI AREE FUNZIONALI


ESEMPI DI INDICATORI DI FORMAZIONE E DI TRAINING INDICATORE
Pubblicazioni sulla formazione ambientale Formazione ambientale per i dipendenti Dipendenti responsabili delle problematiche ambientali Staff dei quali viene considerata la prestazione ambientale per la determinazione del salario Dipendenti con formazione ambientale

UNIT DI MISURA
numero numero di formazione ambientale/numero di dipendenti numero di dipendenti numero di dipendenti numero di dipendenti

ESEMPI DI INDICATORI DI SALUTE E DI SICUREZZA INDICATORE


Incidenti occupazionali notificati Giorni di lavoro persi a causa di incidenti occupazionali (pi di 3 giorni persi) Incidenti denunciati a breve termine Casi di malattie occupazionali Infortuni recenti Spese per la prevenzione della salute

UNIT DI MISURA
numero di incidenti/ 1000 dipendenti numero di giorni persi / 1000 dipendenti numero di incidenti denunciati/ 1000 dipendenti numero numero

ESEMPI DI INDICATORI DI ACQUISTO INDICATORE


Rifornimenti con politica ambientale % di fornitori con politica ambientale fornitori con un sistema di gestione ambientale (EMAS e ISO 14000) Valutazione ambientale dei fornitori condotti % di fornitori valutati dal punto di vista ambientale Numero di valutazioni condotte sui fornitori % di merce acquistata per fornitori con valutazioni ambientali

UNIT DI MISURA
numero fornitori con politica ambientali / numero totale di fornitori numero numero valutazioni ambientali condotte sui rifornimenti / numero totale di fornitori numero Volume di merce acquistata per valutare i fornitori in / volume totale merce acquistata in

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ESEMPI DI INDICATORI DI COMUNICAZIONE ESTERNA INDICATORE


Attivit di pubblicit ambientale Dichiarazione ambientale Discussioni con azi onisti del gruppo Pannelli con spiegazioni Premi ambientali ricevuti Spese per sponsor ambientali

UNIT DI MISURA
numero numero numero numero numero

INDICATORI SULLE EMISSIONI IN ATMOSFERA


I dati richiesti Per il calcolo degli indicatori di emissioni atmosferiche, riferite ai prodotti vernicianti (p.v.) sono necessari: la codifica e la descrizione dei p.v. le frasi di rischio associate ai p.v. la percentuale di residuo secco (% R.S.) la percentuale di sostanze organiche volatili non polimerizzabili (% SOV) la percentuale di sos tanze organiche volatili non polimerizzabili, suddivise per classi di pericolosit (Tab. D del D.M. 12/07/90). Le emissioni di SOV Le emissioni di sostanze organiche volatili (in Kg) possono essere calcolate partendo dai consumi di prodotti vernicianti e dal loro contenuto di SOV; pur ottenendo un valore potenziale, ma prossimo a quello reale (una piccola parte dei solventi viene infatti smaltita insieme alle acque della cabina di verniciatura), lemissione annuale di SOV si ottiene mediante il seguente calcolo: kg di prodotto verniciante x % SOV totale La percentuale di SOV da considerarsi nel calcolo deve riferirsi solo alle sostanze non polimerizzabili (esclusa lacqua). Unaltra via quella di partire dai cicli di verniciatura. Dai cicli di verniciatura si possono calcolare le quantit di p.v. utilizzate e le emissioni in atmosfera partendo dallefficienza di trasferimento degli strumenti di applicazione dei prodotti, dalle grammature e dalle %SOV dichiarate nelle singole schede tecniche dei prodotti . Incrociando la stima delle quantit di sostanze organiche volatili emesse in atmosfera ottenuta dallanalisi dei consumi di prodotti vernicianti e dai cicli di verniciatura, si pu giungere ad una stima realistica dei SOV emessi. Questanalisi conduce in molti casi a rivedere alcune certezze rispetto allefficienza di trasferimento di alcuni strumenti e/o impianti, alle quantit di p.v. effettivamente impiegate in alcuni cicli di verniciatura, ecc.

Individuazione sostanze pericolose per luomo e lambiente frase di rischio


R40 R45 R46 R49 R50 R50/53 R51 R51/53 R52 R52/53 R53 R54 R55 R56 R57 R58 R59 R60 R61 R62 R63 R64 Possibilit di effetti irreversibili Pu provocare il cancro Pu provocare alterazioni genetiche ereditarie Pu provocare il cancro per inalazione Altamente tossico per gli organismi acquatici Altamente tossico per organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per lambi. acquatico Tossico per gli organismi acquatici Tossico per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per lambiente acquatico Nocivo per gli organismi acquatici Nocivi per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per lambiente acquatico Pu provocare a lungo termine effetti negativi per lambiente acquatico Tossico per la flora Tossico per la fauna Tossico per gli organismi del terreno Tossico per le api Pu provocare a lungo termine effetti negativi per lambiente Pericoloso per lo strato di ozono Pu ridurre la fertilit Pu danneggiare i bambini non ancora nati Possibile rischio di ridotta fertilit Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati Possibile rischio per i bambini allattati al seno

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8. I CRITERI PER LORGANIZZAZIONE DELLATTIVIT AI FINI DELLA TUTELA AMBIENTALE


La realizzazione della politica e degli obiettivi ambientali richiedono il supporto di una struttura organizzativa per responsabilizzare, informare e formare il personale, per gestire tutta la documentazione ambientale, per predisporre le procedure di gestione ambientale, per raccogliere ed elaborare i dati di interesse ambientale. Il presente capitolo illustra lattuazione di questi requisiti (art. 3 punto (b), Annex I di EMAS e punto 4.4 ISO 14001). 4.4.1 Struttura e responsabilit Rappresentante della direzione Deve essere nominato con un atto formale un rappresentante della Direzione aziendale, che pu essere anche il titolare, con responsabilit e autorit, per assicurare che il Sistema di Gestione Ambientale venga definito, attuato e mantenuto. Documentazione sulle responsabilit del personale in materia di gestione ambientale Devono essere individuati gli addetti che si occuperanno dellattuazione del Sistema di Gestione Ambientale; i ruoli e le responsabilit devono essere documentati. Tutto il personale il cui lavoro pu comportare un impatto significativo sullambiente deve essere formato. Documentazione dei momenti di formazione Deve essere predisposto un programma di formazione e sensibilizzazione del personale e la partecipazione del personale alla formazione deve essere registrata. Temi della formazione: - Importanza della conformit alla legge - Impatti significativi sullambiente - Ruoli, responsabilit e procedure - Conseguenze in relazione agli scostamenti rispetto alle procedure. Comunicazioni interne Riguarda le osservazioni e proposte provenienti dal personale dellazienda e la comunicazione da parte della Direzione al personale sulla politica, gli obiettivi, il programma, i risultati, le procedure, la documentazione. Richieste provenienti dalle parti interessate esterne (procedimenti di comunicazioni esterne) Si tratta di prevedere la gestione di eventuali sollecitazioni provenienti dallesterno (comunit locale, autorit controllo, ecc.). Documentare ogni decisione Tutte le comunicazioni devono essere registrate e conservate in azienda.

4.4.2 Formazione, sensibilizzazione, competenze

4.4.3 Comunicazione

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4.4.4 Documentazione del sistema di gestione ambientale

4.4.5 Controllo della documentazione

4.4.6 Controllo operativo

4.4.7 Preparazione alle emergenze e risposta

Procedure ed istruzioni operative di gestione ambientale Documentazione del sistema, con opportune revisioni Indicazione dei sistemi di compilazione e archiviazione (la documentazione deve essere disponibile) Deve essere predisposto un Manuale di gestione ambientale Descrive le modalit e i criteri di funzionamento del Sistema di Gestione Ambientale; la sua compilazione non richiesta esplicitamente dalla norma ISO 14001, ma la maggior parte degli enti di certificazione lo richiedono. Devono essere predisposte procedure per il controllo della documentazione: - Localizzazione e disponibilit (dove si trovano i documenti, come sono archiviati, quante copie, in che stato si trovano) - Verifiche ed approvazione prima della emissione - Riesame e revisioni - Gestione dei documenti obsoleti - Aggiornamento dei documenti. Deve essere pianificato. Si tratta di definire le attivit che permettono di identificare le operazioni, i comportamenti, gli impianti che sono collegati agli aspetti ambientali e ai loro impatti significativi sullambiente. Procedure, istruzioni e attivit relative Sono le procedure e le istruzioni che permettono lidentificazione e la quantificazione degli aspetti ambientali significativi come pure lidentificazione dei requisiti di legge e ogni altro tipo di valutazione di conformit. Coerenza tra procedure e applicazione Controllo di tutte le variabili di processo Comunicazione agli appaltatori e fornitori delle procedure e requisiti di loro pertinenza Definizione dei criteri aziendali relativi alla sicurezza Documentazione relativa alla sicurezza e piani di emergenza (integrazione con elementi relativi alla protezione ambientale) Procedure riesaminate e revisionate Devono essere effettuate prove ed esercitazioni.

Si presentano alcuni esempi di compilazione del Manuale di Gestione Ambientale relativamente alle fasi di attuazione descritte in precedenza.

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ATTUAZIONE E FUNZIONAMENTO DEL SGA ESEMPI DI DOCUMENTAZIONE

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ESEMPIO DI ORGANIGRAMMA AZIENDALE

Amministratore Delegato AD (nominativo)

Responsabile Ambientale RA (nominativo)

Responsabile Produzione RP (nominativo)

Responsabile Acquisti e Commerciale RAC (nominativo)

Responsabile Amministrativo e Personale RAP (nominativo)

Capo Fabbrica CF (nominativo) Resp. Magazzino RMag (nominativo)

Resp. Reparto Verniciatura RVer (nominativo)

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ESEMPIO DI MATRICE DELLE RESPONSABILITA Funzioni aziendali Definizione Politica ambientale Diffusione Politica ambientale Individuazione, valutazione, documentazione aspetti ambientali Gestione prescrizioni di legge e regolamenti ambientali Definizione obiettivi e traguardi ambientali Definizione Programma ambientale Definizione struttura e responsabilit Definizione Programma di formazione Comunicazione interna ed esterna Elaborazione Manuale e Procedure Gestione delle emergenze Controllo della documentazione del SGA e registrazioni Gestione delle non conformit e azioni correttive Audit del SGA Rapporto alla Direzione sulla conformit del SGA Riesame della Direzione

AD R

RA S R R R S S S R R R R(1) R R R R

RP S S S S S S S S S S S

RAC

RAP

CF

RMag

RVer

R R R S S

S S S

S S S S

S S

S S

S S

S S

S S

R = responsabile S = funzione di supporto


(1)

Nel caso che il responsabile ambientale sia anche responsabile per la sicurezza

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ESEMPIO DI PIANO DI EMERGENZA AMBIENTALE (situazione tipo)


Tipologia di malfunzionamento Rottura di un contenitore di olio idraulico da 1 mc a seguito di incidente che provochi la profonda fessurazione dei recipiente con improvvisa fuoriuscita del liquido. Misura di intervento 1. Cercare, per quanto possibile, di tamponare il punto ove si creata la falla in modo tale da rallentare la fuoriuscita del liquido. 2. Richiedere l'intervento della Squadra di Emergenza, che provveder a reperire presso l'apposito punto di stoccaggio i necessari mezzi di protezione individuale e i materiali per il pronto intervento (tubolari assorbenti, ecc.) atti a creare una barriera affinch il liquido non continui a spargersi sul pavimento. 3. Completare il tamponamento della falla e/ provvedere al travaso del restante fluido in un nuovo contenitore integro. 4. Procedere alla raccolta del fluido mediante i materiali assorbenti. 5. Raccogliere i materiali assorbenti impregnati d'olio in appositi fusti di plastica etichettati secondo la normativa vigente sui rifiuti, provvedendo all'inoltro presso la piattaforma di stoccaggio provvisorio per il successivo smaltimento. Conseguenze dell'intervento Lintervento consente la bonifica del tratto di superficie inquinato dall'olio. Se l'intervento stato sufficientemente rapido, la probabilit di filtrazione del liquido all'interno della superficie di contatto sar molto limitato. Azioni successive all'intervento Al termine dell'intervento di bonifica consigliabile un successivo lavaggio della superficie con detergenti in grado di rimuovere anche eventuali tracce di idrocarburi intrappolate nella superficie, provvedendo alla raccolta dei prodotti di risulta per il successivo smaltimento secondo quanto previsto dalla normativa in materia di rifiuti. La chiusura dell'incidente dovr essere verbalizzata da responsabile ambientale dopo opportuno ed approfondito sopralluogo.

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ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Attuazione e funzionamento del SGA Pag. di Revisione n. Data

4.4.1 - STRUTTURA E RESPONSABILITA


Scopo ed applicabilit In questa sezione del manuale si definiscono e documentano ruoli, responsabilit e autorit per garantire l'efficacia dei Sistemi di Gestione Ambientale, coinvolgendo tutta la struttura organizzativa dell'azienda. Responsabilit Amministratore Delegato (o Titolare) dellimpresa. Descrizione delle modalit di attuazione Lamministratore delegato (o titolare) definisce, con apposito documento, l'organigramma dell'organizzazione, che stabilisce: la denominazione delle unit organizzative e i nomi dei rispettivi responsabili i rapporti gerarchici e funzionari. Lamministratore delegato (o titolare) definisce le attribuzioni di responsabilit per le attivit inerenti il SGA, per le Funzioni riportate in organigramma. Lamministratore delegato (o titolare) nomina un rappresentante della Direzione (Responsabile Ambientale) a cui affida ruolo, responsabilit e autorit per: assicurare che il SGA sia definito, applicato e mantenuto in conformit alla norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE n.1836/93 riferire all'amministratore delegato (o titolare) sulle prestazioni del sistema. Per attuare e controllare il SGA, l'amministratore delegato (o titolare) fornisce inoltre le seguenti risorse: un adeguato numero di addetti qualificati (EVENTUALMENTE un Comitato Ambiente, costituito da rappresentanti di tutte le Funzioni aziendali coinvolte nel SGA, con il compito fondamentale di sopportare la Direzione nelle decisioni strategiche e il responsabile del SGA nell'attuazione e nel controllo del SGA, oltre che di coinvolgere i responsabili aziendali nelle scelte ambientali) un budget specifico per la realizzazione del programma ambientale un budget per il funzionamento del SGA (es.: servizi di audit esterni, software di gestione, formazione specialistica, ecc.). La comunicazione di quanto stabilito dalla presente sezione avviene con le modalit stabilite dalla sezione 4.4.3. Riesame e modifiche Il riesame della struttura e delle responsabilit avviene annualmente in occasione del riesame della direzione (vedi sezione 4.6). Altre modifiche possono inoltre avvenire a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario ed in particolare qualora emergano nuove esigenze aziendali. Le modalit sono le stesse sopra descritte. Documentazione e registrazioni Organigramma nominativo Matrice delle responsabilit ambientali Nomina del rappresentante della direzione Voci specifiche su budget aziendale: "budget per il programma ambientale" "budget per il funzionamento del SGA" Tutti i documenti sopraindicati sono conservati dal responsabile ambientale per 10 anni.

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4.4.2 - FORMAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE E COMPETENZE


Scopo
Lazienda stabilisce e mantiene attive procedure aventi lo scopo di definire le necessit di formazione, addestramento e sensibilizzazione del personale e assicurarne l'erogazione. Inoltre definisce le competenze necessarie ad assicurarne il soddisfacimento. Lobiettivo finale quello di aumentare la conoscenza del SGA e la consapevolezza ambientale del personale.

Campo di applicazione
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, tutto il personale dell'organizzazione. Per quanto riguarda la formazione, il personale il cui lavoro possa produrre impatti significativi o responsabilit in materia ambientale.

Responsabilit
Responsabile ambientale

Descrizione delle modalit di attuazione


La procedura PGA "Sensibilizzazione e formazione del personale" descrive in dettaglio la pianificazione e lo svolgimento delle attivit. Lattivit di sensibilizzazione estesa a tutto il personale dell'organizzazione, e viene attuata con riunioni periodiche (almeno annuali) in cui l'amministratore delegato (o titolare) esprime direttamente a tutti i lavoratori l'impegno ambientale dell'azienda, la politica, gli obiettivi, i traguardi e i programmi ambientali, nonch la necessit e l'importanza che tutti attuino il SGA. Questattivit si svolge in base ad un programma annuale che pu ripetersi o essere modificato in base al riesame annuale. In seguito ad introduzione di prodotti, tecnologie, legislazioni nuove o modificate o in seguito ad avvenimenti imprevisti pu essere programmata una specifica campagna di sensibilizzazione. Per ogni attivit / compito che pu avere impatti significativi sull'ambiente o comportare responsabilit, il responsabile ambientale identifica le competenze e capacit necessarie sulla base dei seguenti criteri: adeguata istruzione e cultura di base, oppure da formazione in aula adeguato addestramento (teorico e sul campo) e/o da esperienza acquisita. La differenza fra competenze necessarie (obiettivo) e competenze disponibili (stato di fatto) consente di determinare le necessit di formazione (per adeguare le conoscenze) e di addestramento (per adeguare le capacit). Da queste analisi scaturiscono i programmi di formazione ed addestramento. Gli argomenti oggetto di formazione comprendono, tra gli altri, i contenuti del manuale, delle procedure, delle istruzioni operative, gli aspetti ambientali significativi, i programmi ambientali, le prestazioni ambientali e ogni altro aspetto del SGA. Ogni modifica di legislazione, prodotto, processo, tecnologia oppure avvenimenti imprevisti pu far emergere la necessit di modificare le capacit del personale e quindi dar luogo ad una modifica del programma di formazione e addestramento. Ad ogni nuova assunzione o cambio di mansione deve essere e ffettuata la verifica di cui sopra ed attuato il conseguente programma che ne deriva. Le attivit di formazione e addestramento effettuate sono registrate su schede personali. Riesame e modifiche In aggiunta a quanto sopra riportato, il riesame dei programmi di sensibilizzazione, formazione e addestramento viene effettuato a seguito di altri possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario.

Documentazione e registrazioni
Procedura PGA - "Sensibilizzazione e formazione del personale" Programma di sensibilizzazione Matrice delle competenze Programma di formazione e addestramento I programmi e i documenti di registrazione conseguenti sono conservati dal responsabile dei SGA per 10 anni.

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4.4.3 - COMUNICAZIONE
Scopo e campo di applicazione
Lazienda predispone adeguate procedure aventi lo scopo di garantire un flusso di informazioni costante e sistematico all'interno dell'azienda, sia di tipo gerarchico, che interfunzionale. Lazienda intende assicurare la ricezione e la risposta ad ogni richiesta proveniente sia dall'esterno, che dall'interno e definire le modalit di comunicazione istituzionale verso l'esterno. Sono coinvolte tutte le attivit di comunicazione in materia ambientale con le parti interessate, interne ed esterne.

Responsabilit
Responsabile ambientale, amministratore delegato (o titolare)

Descrizione delle modalit di attuazione


Le attivit sono descritte in dettaglio nella procedura PGA "Gestione della Comunicazione Ambientale interna ed esterna". Comunicazione interna La comunicazione interna suddivisa in comunicazione dal basso e dall'alto (EVENTUALMENTE interfunzionale). La comunicazione dal basso comprende la gestione dei rilievi, osservazioni, proposte provenienti dal personale dell'azienda. La ricezione effettuata dal responsabile gerarchico, qualunque sia il livello del proponente. Il responsabile gerarchico tenuto a ricevere o trascrivere qualunque tipo di comunicazione e a trasmetterla al responsabile ambientale, che registra ogni segnalazione sul "Registro delle osservazioni ambientali", la archivia e, se necessario, elabora e consegna al responsabile gerarchico risposta scritta in tempi congrui, per il successivo inoltro al richiedente. La comunicazione dall'alto ha la funzione fondamentale di aumentare la conoscenza del sistema, informando il personale dell'azienda su: politica, obiettivi, traguardi, programma ambientale, prestazioni ambientali, struttura organizzativa, ecc. contenuti del manuale, delle procedure, delle istruzioni operative ogni altro aspetto del SGA. La comunicazione dall'alto pu avvenire per mezzo di: comunicati interni diffusi a tutti gli interessati riunioni a gruppi omogenei o allargati a tutto il personale, secondo l'argomento, condotte dall'ente di competenza incontri singoli su particolari argomenti (quali ad es.: risultati di audit, esiti di riesame, prestazioni ambientali, ecc.). (EVENTUALMENTE La comunicazione interfunzionale avviene nell'ambito del Comitato Ambiente in cui sono presentati e discussi periodicamente (ad es. trimestralmente) i vari aspetti del SGA). Comunicazione esterna Passiva - Ogni rilievo, osservazione, richiesta, ecc. proveniente dall'esterno e relativa a temi ambientali, sia scritta che verbale, deve essere indirizzata al responsabile ambientale. Ogni richiesta deve essere registrata sul "Registro delle osservazioni ambientali" e archiviata. Il responsabile ambientale deve sempre rispondere entro un te rmine prefissato. Linvio della risposta sempre subordinata a verifica ed approvazione dell'amministratore delegato (o titolare). Attiva E responsabilit dell'amministratore delegato (o titolare) e riguarda essenzialmente: la politica e l'impegno dell'azienda verso l'ambiente i risultati e i miglioramenti conseguiti specifiche iniziative (ad es.: iniziative a premio, fabbriche aperte, ecc.). I mezzi utilizzati possono comprendere la diffusione di comunicati aziendali e la distribuzione di materiale informativo a mostre, fiere, convention, incontri pubblici, ecc. Riesame Il riesame delle attivit di comunicazione viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario.

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4.4.4 - DOCUMENTAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE


Scopo e campo di applicazione
Lazienda predispone e mantiene i documenti che descrivono gli elementi fondamentali del Sistema e i rapporti tra tali documenti. La presente sezione riguarda tutti i documenti descritti nel manuale.

Responsabilit
Responsabile ambientale

Descrizione delle modalit di attuazione


La documentazione del Sistema di Gestione Ambientale organizzata su 3 livelli: Manuale Procedure, piani e programmi, registri Istruzioni operative. La sezione 4.4.5 stabilisce le modalit di emissione, gestione, modifica e riesame dei documenti del SGA. Manuale Il Manuale di Gestione Ambientale descrive il SGA e le modalit e i criteri con cui il sistema realizzato, gestito e revisionato; descrive la politica, l'organizzazione, le responsabilit e le modalit con cui vengono prese le decisioni; permette didentificare, definire, realizzare e controllare tutte le attivit che hanno influenza sull'ambiente in conformit con la norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE n.1836/93. Il manuale redatto dal responsabile ambientale, ed approvato dall'amministratore delegato (o titolare), cos come le successive modifiche. Procedure Le procedure sviluppano in dettaglio i criteri stabiliti nelle relative sezioni del Manuale. Il Manuale riporta, in ciascuna sezione, i riferimenti alle procedure attinenti. Un elenco completo delle procedure riportato all'inizio del manuale. Le procedure definiscono, per ogni attivit (cosa), le responsabilit (chi), e le relative modalit di attuazione (come, dove, e quando). Dall'applicazione delle singole procedure (o delle sezioni dei manuale) scaturiscono le documentazioni e le registrazioni che dimostrano l'attuazione del SGA. Piani Definiscono le modalit di attuazione di attivit che si svolgono ripetutamente e periodicamente (la cui frequenza definita dal manuale o dalle procedure). Essi riportano le azioni pianificate, le res ponsabilit, le risorse e le tempistiche. Un elenco completo dei piani gestiti dal sistema conservato dal responsabile ambientale (ad es. piani di monitoraggio, piani di audit, ecc.). Programmi Identificano le modalit di attuazione di azioni specifiche, da svolgersi in un arco di tempo ben definito. Essi riportano le azioni programmate, le responsabilit, le risorse e le tempistiche. Un elenco completo dei programmi gestiti dal sistema conservato dal responsabile ambientale (ad es. programma ambientale, programma di formazione, ecc.). Registri Sono documenti di registrazione richiamati dal manuale o dalle procedure, con cui si d evidenza dell'applicazione del SGA. Un elenco completo conservato dal responsabile ambientale. Istruzioni operative Descrivono in dettaglio le modalit di corretta attuazione di funzioni (ad es: Gestione del registro carico e scarico dei rifiuti) o di processi operativi (ad es: Gestione degli impianti di depurazione fumi). Un elenco aggiornato delle istruzioni operative cons ervato dal responsabile ambientale.

Documentazione e registrazioni
Elenchi completi e aggiornati delle procedure, dei piani, dei programmi, delle disposizioni, delle istruzioni e della modulistica. La gestione della documentazione effettuata dal respons abile ambientale, in conformit alla procedura PGA "Controllo della documentazione ".

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4.4.5 - CONTROLLO DELLA DOCUMENTAZIONE


Scopo e campo di applicazione Questa sezione descrive come lazienda definisce le modalit e le responsabilit per l'emissione, la modifica e la revisione di tutta la documentazione del SGA, come pure le modalit con cui la suddetta documentazione viene gestita. Riguarda tutta la documentazione del SGA. Responsabilit Responsabile ambientale e ogni altra Funzione aziendale che emette o riceve la documentazione. Descrizione delle modalit di attuazione La documentazione del SGA rappresenta levidenza oggettiva della struttura tecnica ed organizzativa sviluppata allinterno dellazienda. I documenti sono quelli descritti nella sezione 4.4.4. Le modalit di gestione dei documenti sono definite dalla procedura Controllo della documentazione. Ogni funzione aziendale, nellambito delle proprie competenze e responsabilit, pu elaborare documenti relativi ad attivit influenti sul SGA. Lemissione di documenti e relative modifiche sono esaminate ed approvate dal responsabile ambientale per assicurare che il contenuto non sia in contrasto con le prescrizioni generali del SGA e non possa diventare un potenziale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. La documentazione costantemente aggiornata mediante un elenco generale gestito secondo la procedura di controllo della documentazione. Ogni modifica richiesta dai responsabili viene riesaminata ed approvata dalla stessa funzione che ha emesso la precedente revisione e dal responsabile ambientale. Sui documenti vengono evidenziate, in modo opportuno, le modifiche effettuate. E quindi aggiornato lelenco generale dei documenti dal responsabile ambientale e distribuita la copia revisionata con la contemporanea rimozione delle copie superate. Riesame Il riesame delle modalit di gestione della documentazione del SGA viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario. Il riesame ha lo scopo di verificare inoltre ladeguatezza della documentazione del SGA. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Controllo della documentazione" Matrice delle responsabilit La matrice delle responsabilit e gli altri documenti derivanti dalla procedura sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati come previsto dalla procedura stessa.

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4.4.6 - CONTROLLO OPERATIVO Scopo e campo di applicazione Lazienda identifica, gestisce e tiene sotto controllo le attivit svolte dall'organizzazione, di tipo operativo e gestionale, che influiscono o producono impatti ambientali significativi, reali o potenziali. Lorganizzazione verifica che tali attivit siano svolte in modo coerente con la politica, gli obiettivi e i traguardi ambientali fissati dal SGA. Responsabilit Responsabili di Funzione in cui si svolgono le attivit. Descrizione delle modalit di attuazione Attivit operative Le procedure PGA "Individuazione e quantificazione degli aspetti ambientali significativi" e PGA "Identificazione dei requisiti legali e di altro tipo e valutazione di conformit stabiliscono come individuare gli elementi delle attivit svolte che producono impatti significativi reali o potenziali o responsabilit. Le modalit di redazione, gestione e modifica di tali istruzioni sono contenute sulla procedura PGA "Controllo operativo". Le procedure e le istruzioni operative: possono essere redatte per fattore ambientale o per elemento dell'attivit (impianto, macchina) sono predisposte ed emesse dai singoli responsabili e verificate ed approvate dal responsabile ambientale stabiliscono le corrette modalit operative da adottare in fase di avviamento, fermata, funzionamento normale e in caso di situazione anomala ragionevolmente prevedibile (che cosa fare, come fare); contengono i divieti specifici e ci che non deve assolutamente essere fatto descrivono le modalit di gestione, ispezione (e pulizia) e manutenzione (programmata) indicano le responsabilit dell'attivit di gestione indicano, se necessario, le modalit di registrazione delle attivit e di eventi che sono o possono essere determinanti al fine di prevenire o ridurre gli impatti ambientali devono integrare le prescrizioni relative alla sicurezza (D.Lgs 626/94) EVENTUALMENTE dovrebbero, se possibile, integrare negli stessi documenti gli elementi del Sistema Qualit. Attivit gestionali Le modalit di svolgimento delle attivit di gestione aziendale da cui potrebbero generarsi effetti ambientali sono stabilite attraverso procedure. EVENTUALMENTE A tale scopo necessario modificare la documentazione esistente del Sistema Qualit (manuale, procedure, istruzioni, moduli), relativa ai paragrafi 4.3, 4.4, 4.6 e 4.9 della norma UNI EN ISO 9001/ 2, tenendo conto delle necessit di controllo ambientale. Gli aspetti da considerare e i criteri da adottare sono i seguenti: Riesame del contratto (cap. 4.3 - UNI EN ISO 9001/2). A fini esclusivamente preventivi, nel riesame di contratti relativi a nuovi prodotti / servizi o a modifiche rilevanti di quelli esistenti, il responsabile ambientale viene consultato e si pronuncia dopo aver valutato gli impatti significativi prevedibili da essi originati. Le procedure del Sistema Qualit stabiliscono i casi in cui si applica tale prescrizione. Controllo della Progettazione (cap. 4.4 - UNI EN ISO 9001). Il responsabile ambientale viene coinvolto fin dalle fasi iniziali del progetto nellidentificazione e nella documentazione dei dati e requisiti di base, in particolare quelli cogenti, sia in riferimento al prodotto nuovo o modificato sia nellidentificazione dei processi di produzione di minor impatto. La progettazione opera applicando i principi di politica ambientale dell'azienda e i relativi obiettivi e traguardi.

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Il responsabile ambientale partecipa alle fasi di riesame, verifica e validazione del progetto ed responsabile di identificare gli impatti ambientali e di verificare che il progetto sia conforme alla politica, agli obiettivi, ai traguardi e ai programmi ambientali (in particolare che si applichino i principi di prevenzione e miglioramento). Controllo del processo (cap. 4.9 - UNI EN ISO 9002). Nel caso in cui l'attivit dindustrializzazione sia separata, oppure non esista l'attivit di progettazione, il responsabile ambientale viene coinvolto nelle fasi di verifica dei progetti di nuovi impianti, macchine, sostanze, ecc., secondo le modalit descritte al punto precedente. Approvvigionamenti (cap. 4.6 - UNI EN ISO 9001/2). Qualificazione dei fornitori - Viene costituita una specifica sezione di "fornitori ambientali", costituita dai fornitori la cui attivit pu produrre impatti ambientali significativi, comprendente: - servizi ambientali (smaltimento, misurazioni ambientali, ecc.) - prodotti / servizi relativi ad elementi delle attivit svolte che producono impatti significativi all'interno del sito, appalti per lavori all'interno del sito (impianti, manutenzioni, ecc.). Il responsabile ambientale definisce i criteri per la qualificazione di tali fornitori (ad esempio la rispondenza a certi requisiti di legge, il possesso di autorizzazioni, la fornitura di legname proveniente da foreste certificate, il fatto che il fornitore abbia un sistema di gestione ambientale). Ove opportuno (ad es: per gli appalti interni, attivit di manutenzione, smaltitori, ecc.), il responsabile ambientale individua e definisce i parametri da monitorare durante l'esecuzione della fornitura, a cura del responsabile aziendale dei lavori. Dati di acquisto - I dati d'acquisto dei prodotti / servizi relativi ad elementi delle attivit svolte che producono impatti significativi sono verificati anche dal responsabile ambientale per valutarne ladeguatezza ambientale. I dati d'acquisto comprendono le specifiche dei controlli che il fornitore deve effettuare, le norme da rispettare e le modalit per darne evidenza. Il responsabile ambientale trasmette periodicamente al responsabile degli acquisti l'elenco delle categorie di prodotti / servizi / appalti le cui specifiche devono essere sottoposte alla sua verifica. Il responsabile ambientale definisce le modalit di effettuazione degli eventuali controlli al ricevimento, in funzione della categoria di prodotto / servizio / appalto. Per gli appalti, la cui realizzazione viene svolta all'interno del sito, la procedura operativa definita in base all'art. 7 del D.L. 626/94, modificata integrandola con l'obbligo di comunicazione reciproca di tutti gli elementi dell'attivit che possono comportare impatti ambientali significativi e con l'aggiunta delle istruzioni di lavoro e delle disposizioni interne che l'appaltatore deve adottare per prevenire o ridurre gli impatti ambientali. Riesame Il riesame delle attivit svolte e della documentazione relativa al controllo operativo viene effettuato annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Controllo operativo" Procedure ed istruzioni gestionali e operative EVENTUALE Modifica alla documentazione del Sistema Qualit Modifica procedura art. 7 D.Lgs. 626/94 La documentazione di registrazione del SGA derivante dalla procedura sul controllo operativo e dalle istruzioni di lavoro gestita dal responsabile ambientale e conservata per 10 anni. Le registrazioni relative alla procedura ex articolo 7 D.Lgs. 626/ 94 sono gestite dal responsabile Servizio Prevenzione e Protezione e conservate per 5 anni presso l'archivio del servizio. EVENTUALE Le registrazioni derivanti dal sistema qualit sono gestite dal responsabile dell'Assicurazione Qualit e conservate come stabilito dal Manuale della Qualit.

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4.4.7 - PREPARAZIONE ALLE EMERGENZE E RISPOSTA


Scopo e campo di applicazione Lazienda stabilisce e mantiene tutte quelle misure e procedure atte ad indivi duare i possibili incidenti e le situazioni di emergenza ragionevolmente prevedibili e prepararsi adeguatamente per prevenire tali situazioni o ridurne al minimo le conseguenze, intervenendo con prontezza ed efficacia e cooperando con le autorit pubbliche. Responsabilit Responsabile ambientale Descrizione delle modalit di attuazione La procedura PGA "Individuazione delle emergenze e preparazione dei piani di reazione" descrive in dettaglio le modalit di svolgimento delle attivit, secondo i criteri riportati nel seguito. Individuazione Il responsabile ambientale, in stretta collaborazione con gli altri enti tecnici aziendali ( EVENTUALMENTE e con il responsabile della sicurezza), analizza la possibilit di eventi anomali nelle attivit svolte, tenendo conto di possibili errori operativi o di manovra, in particolare nelle fasi di avviamento o fermata, e di possibili guasti durante il funzionamento normale; valuta inoltre la possibilit di accadimento di emergenze esterne (meteorologiche, sismiche, ecc.) o di emergenze interne (incendi, scoppi, ecc.); in tutti i casi si individuano, per quanto possibile, la gravit degli effetti specifici sull'ambiente. Il risultato di questattivit andr ad integrare il documento di valutazione dei rischi redatto a norma del D.Lgs 626/94. Piani di reazione Per ogni situazione individuata, il responsabile ambientale definisce le responsabilit, le risorse e le modalit pi idonee per prevenire o affrontare adeguatamente gli effetti degli incidenti e delle emergenze. Nei casi pi complessi sono predisposti veri e propri Piani di emergenza, individuando: responsabilit e modalit organizzativi disponibilit e localizzazione di risorse (mezzi e uomini) modalit di comunicazione interna ed esterna azioni da intraprendere secondo la diversa gravit dei fatti modalit di cooperazione con le autorit pubbliche pianificazione dell'addestramento e delle esercitazioni pratiche di simulazione. Riesame Il riesame viene effettuato annualmente e a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario, ed in particolare: dopo che si sono verificati incidenti rilevanti in seguito a notizie di cronaca di incidenti / emergenze in situazioni analoghe. In questi casi il responsabile ambientale procede al riesame completo della procedura e dei documenti correlati. Documentazione e registrazioni Procedura PGA - "Individuazione delle emergenze e preparazione dei piani di reazione" Piano di emergenza ambientale Registrazione delle esercitazioni I documenti di pianificazione e di registrazione e le disposizioni interne sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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CONTROLLI E AZIONI CORRETTIVE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive Pag. di Revisione n. Data

4.5.1 - SORVEGLIANZA E MISURAZIONI


Scopo e campo di applicazione
Lazienda definisce e attua le modalit per sorvegliare e misurare le caratteristiche degli aspetti ambientali significativi prodotti dalle attivit e le operazioni svolte nel sito / organizzazione, inclusi gli indicatori di prestazione. Stabilisce e mantiene procedure documentate per valutare la conformit alle leggi ambientali e agli altri requisiti e per definire le modalit di gestione delle a pparecchiature di misura e delle relative misure.

Responsabilit
Responsabile ambientale

Descrizione delle modalit di attuazione


La procedura PGA "Individuazione e quantificazione degli aspetti e degli impatti ambientali significativi" individua gli elementi delle attivit che producono impatti ambientali significativi. La PGA "Controllo operativo" definisce le istruzioni operative che stabiliscono le modalit di gestione e di regolazione di tali attivit. La presente sezione e la procedura PGA "Sorveglianza e misurazioni" stabiliscono le modalit per pianificare la sorveglianza su queste attivit, misurarne le prestazioni e registrarne i risultati. I criteri utilizzati per attuare la sorveglianza sono i seguenti: le procedure sono definite per tipologia di aspetto ambientale, per fasi o per attivit (vedi analisi ambientale iniziale) ed in relazione agli obiettivi e traguardi fissati nel programma ambientale per ciascun obiettivo (vedi indicatori ambientali) vengono individuate e pianificate le modalit di misura, (condizioni operative, specifiche, ecc.), le frequenze, la strumentazione necessaria, il responsabile della loro effettuazione o del controllo dell'attivit effettuata all'esterno (ad esempio, quando si tratta di un laboratorio esterno) e le modalit di registrazione in aggiunta alle misure (o in alternativa, se non sono possibili misure), sono definite e pianificate le attivit interne di ispezione e sorveglianza da effettuare con periodicit programmata o, se necessario, senza preavviso; sono definite le modalit di ispezione, le frequenze, le attivit / parametri / punti da verificare, il responsabile della loro effettuazione e le modalit di registrazione sono indicate le modalit di analisi e di rapporto periodico degli andamenti delle misure e delle ispezioni effettuate. Il riesame delle attivit di sorveglianza e misurazione avviene annualmente e, a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario; in particolare le attivit di sorveglianza e misurazione sono modificate quando vengono apportate variazioni ai prodotti / servizi e/o ai processi aziendali. Conformit Legislativa La procedura PGA "Identificazione dei requisiti legali e di altro tipo e valutazione di conformit" descrive in dettaglio le modalit per individuare e procurarsi le leggi e le altre normative di interesse per l'azienda, individuare i requisiti applicabili e valutarne la conformit. Il riesame della conformit legislativa avviene annualmente e a seguito di possibili eventi o situazioni che lo rendano necessario, in particolare quando si ha l'emanazione o la modifica di leggi e/o normative ambientali applicabili. Nel caso di introduzione di prodotti, impianti e tecnologie nuove / modificate l'esame della conformit legislativa attivato in fase di controllo della progettazione e/o dell'industrializzazione. Taratura e manutenzione apparecchiature di misura Attraverso la Procedura Campionamenti, manutenzione e taratura delle apparecchiature di misura lazienda garantisce che gli strumenti di misura dei fattori che influenzano le prestazioni ambientali sono individuati e adeguatamente soggetti a taratura e manutenzione e che le relative registrazioni siano adeguatamente effettuate e conservate. Qualora si ricorra a Laboratori esterni per misurazioni ambientali, questi sono gestiti con qualificazione preventiva e monitoraggio (vedi sezione 4.4.6.) da parte del responsabile ambientale.

Documentazione e registrazioni
Procedura PA08 "Sorveglianza e misurazioni" Procedura PGA "Identificazione dei requisiti legali e ai altro tipo e valutazione di conformit" Procedura PGA Campionamenti, manutenzione e taratura delle apparecchiature di misura

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4.5.2 NON CONFORMITA, AZIONI CORRETTIVE E PREVENTIVE


Scopo e campo di applicazione
Lazienda stabilisce e mantiene attive adeguate procedure per individuare e risolvere le non conformit del sito / organizzazione, minimizzando gli impatti ambientali; attuare azioni correttive e preventive efficaci.

Responsabilit
Amministratore Delegato (o Titolare), responsabile ambientale, responsabili di Funzione.

Descrizione delle modalit di attuazione


La gestione delle non conformit costituisce uno dei punti determinanti per assicurare unefficace attuazione del SGA e per individuare le necessarie azioni di miglioramento. La procedura PGA "Non conformit, azioni correttive e preventive" stabilisce i dettagli operativi per la gestione delle non conformit ambientali. Questo argomento costituisce elemento specifico dell'attivit di sensibilizzazione, addestramento e formazione del personale, in particolare quello con funzioni di responsabilit (vedi procedura PGA "Sensibilizzazione e formazione del personale"). Gestione delle non conformit Il responsabile ambientale, ricevuta la segnalazione, o rilevata direttamente la non conformit, ha la responsabilit di verificare se si tratta effettivamente di non conformit, di redigere la modulistica prevista e avviare la ricerca delle cause e degli effetti reali o potenziali, coinvolgendo ogni altra Funzione aziendale che possa collaborare efficacemente. Lanalisi volta ad identificare, con la maggior precisione possibile, le cause e gli effetti. Le cause fondamentalmente possono ricondursi a: incidenti, emergenze, guasti, anomalie non adeguatezza di impianti, di sistemi di gestione o di controllo comportamenti fuori standard errori, omissioni, carenze procedurali o formali. Gli effetti possono ricondursi, in linea di massima, a: impatti reali gravi o lievi impatti potenziali gravi o lievi responsabilit civili o penali, anche senza impatti ambientali. Azioni correttive e preventive Le azioni correttive sono le azioni necessarie a rimuovere le cause delle non conformit, per evita re che si ripetano. Le azioni preventive mirano a prevenire il verificarsi di non conformit, per eliminare le cause di possibili non conformit. Per la formalizzazione di queste azioni lazienda si basa sui seguenti criteri: gestione delle non conformit temporanee (singoli episodi) e di quelle strutturali (quelle che incidono sul SGA) analisi delle fasi o attivit del processo di produzione, delle modalit operative, dei metodi di controllo, delle registrazioni e della documentazione, delle sollecitazioni provenienti dal personale interno, dei problemi posti da soggetti esterni (popolazione locale, autorit di controllo), dei risultati degli audit prevenzione le non conformit attraverso lintroduzione di nuove tecnologie / materiali / processi a basso impatto ambientale, la sostituzione di sostanze / preparati pericolosi, interventi strutturali per evitare o ridurre la probabilit o la gravit di incidenti o guasti, effettuare interventi di manutenzione programmata attuazione di quanto stabilito, prevedendo responsabilit di attuazione, mezzi a disposizione e tempistica, documentando le eventuali modifiche apportate alle procedure verifica dellattuazione dellazione correttiva o preventiva ed i risultati ottenuti dalla sua introduzione. Riesame Il riesame delle modalit di gestione delle non conformit e delle azioni correttive o preventive effettuato in seguito ad eventi o situazioni che possono renderlo necessario.

Documentazione e registrazioni
Procedura PGA "Non conformit, azioni correttive e preventive" Registrazioni delle non conformit e delle azioni correttive e preventive Tutta la documentazione relativa alle n.c. redatta in base alla procedura, raccolta, registrata e archiviata dal responsabile ambientale.

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4.5.3 - REGISTRAZIONI
Scopo e campo di applicazione Lazienda, attraverso i criteri stabiliti dalla presente sezione, effettua le registrazioni e larchiviazione di tutti i documenti del SGA, derivanti dall'applicazione del Manuale, delle procedure e delle istruzioni operative, e da questi definiti. Responsabilit Responsabile ambientale; EVENTUALMENTE responsabile Qualit per le registrazioni relative al Sistema Qualit (ad es.: schede taratura strumenti, ecc.). Descrizione delle modalit di attuazione Le registrazioni del SGA sono quelle richiamate in ciascuna sezione del Manuale o nelle procedure o nelle istruzioni operative. Le principali registrazioni sono: tabelle di sintesi degli aspetti / impatti significativi e dei valori quantitativi degli aspetti elenco dei requisiti legali e volontari applicabili elenco degli obiettivi e traguardi programmi ambientali registro delle osservazioni ambientali registrazioni specifiche eventualmente previste da istruzioni di lavoro registrazioni delle esercitazioni per l'emergenza risultati delle misure e rapporti di ispezione schede di valutazione della conformit legislativa rapporti di non conformit, azioni correttive e preventive effettuate rapporti degli audit verbali dei riesami della Direzione. Altre registrazioni, relative alla gestione del Servizio Prevenzione e Protezione, sono raccolte e archiviate come stabilito dalle relative procedure (oppure dalla procedura PGA "Gestione delle registrazioni ambientali"). EVENTUALMENTE Altre registrazioni, facenti parte del Sistema Qualit, sono gestite conformemente a quanto prescritto dal Manuale della Qualit e dalle relative procedure. Lelenco completo dei documenti di registrazione e le specifiche per la loro gestione sono contenuti nella procedura PGA "Gestione delle registrazioni ambientali". Riesame Le modalit di gestione dei documenti di registrazione del SGA sono riesaminate a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni PGA "Gestione della registrazioni ambientali" Elenco dei documenti di registrazione ambientale

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AUDIT DEL SGA E RIESAME DELLA DIREZIONE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Controlli e azioni correttive Pag. di Revisione n. Data

4.5.4 - AUDIT DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE


Scopo e campo di applicazione Lazienda stabilisce e mantiene attive procedure atte a verificare la conformit del SGA alla politica ambientale e alla norma UNI EN ISO 14001/EMAS Regolamento CE 1836/93, verificare la corretta e costante applicazione del SGA, fornire all'amministratore delegato le informazioni per il riesame. Responsabilit Responsabile ambientale Descrizione delle modalit di attuazione Le verifiche ispettive interne (audit) sono un esame sistematico, indipendente e documentato, svolto da personale qualificato, su tutte le Funzioni aziendali che hanno influenza sull'ambiente. La procedura PGA "Audit del Sistema di Gestione Ambientale" definisce i dettagli operativi. (EVENTUALMENTE ed in particolare le modalit di collegamento e coordinamento con il Sistema Qualit) Allinizio di ogni anno si definisce un piano di audit in cui stabilire: Le attivit e le fasi del processo da sottoporre ad audit (da definire anche sulla base dei risultati degli audit precedenti) Il periodo in cui ciascuna attivit / fase viene sottoposta ad audit Il gruppo di lavoro che condurr ciascun audit e il suo responsabile (indicando anche gli eventuali auditor esterni). I risultati e le eventuali non conformit sono documentati e comunicati alle Funzioni aziendali interessate, che devono pianificare le eventuali azioni correttive e preventive. . Riesame Le attivit di audit sono riesaminate a seguito di eventi o situazioni che lo rendano necessario. Documentazione e registrazioni Procedura PGA "Audit del Sistema di Gestione Ambientale" Programma di audit Rapporti di audit I programmi e rapporti di audit sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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Manuale di gestione ambientale Riesame della Direzione

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4.6 RIESAME DELLA DIREZIONE


Scopo e campo di applicazione Lazienda prevede opportune procedure per valutare l'efficacia e l'adeguatezza di tutti gli elementi del SGA dellorganizzazione ed individuare le opportunit di miglioramento. Responsabilit Amministratore Delegato Descrizione delle modalit di attuazione Il riesame della Direzione consiste nell'analisi del funzionamento del sistema nel suo complesso, sia dal punto di vista dell'adeguatezza dei requisiti stabiliti in funzione della realt aziendale (politica), sia dal punto di vista dell'efficacia delle prestazioni ambientali dei sistema (risultati). Il risultato del riesame l'individuazione delle opportunit e delle necessit di miglioramento del sistema e/o delle prestazioni ambientali. Il riesame basato sull'analisi dei seguenti documenti del SGA: risultati degli audit risultati di visite ispettive effettuate da enti esterni registrazioni delle non conformit e delle relative azioni correttive azioni preventive proposte registrazione delle osservazioni ambientali (esterne / interne) tendenze emergenti dalle misurazioni e dalle ispezioni, elaborate e presentate in forma sintetica dal responsabile ambientale (vedi procedura PGA "Sorveglianza e misurazioni") grado di raggiungimento degli obiettivi ambientali, tramite gli indicatori di prestazione (relazione sintetica del responsabile ambientale). Vengono altres presi in considerazione altri aspetti quali: variazioni della legislazione variazioni delle richieste del mercato o delle parti interessate rilevanti modifiche a prodotti / processi / tecnologie / sostanze cambiamenti organizzativi progetti di ampliamenti o rilocalizzazione miglioramenti significativi di tecnologie ambientali o collegate notizie di cronaca relative a incidenti / emergenze in situazioni analoghe. Lamministratore delegato effettua il riesame almeno annualmente, convocando una riunione collegiale con la partecipazione del Responsabile ambientale (EVENTUALMENTE e di altre Funzioni con responsabilit ambientali). Il riesame si conclude con l'emissione di un verbale contenente una sintesi in cui l'amministratore d elegato riporta le conclusioni del riesame e le decisioni relative ai miglioramenti e alle modifiche da realizzare. Documentazione e registrazioni Verbali di riesame I verbali di riesame sono gestiti dal responsabile ambientale e conservati per 10 anni.

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9. LE PROCEDURE DI GESTIONE E PROCEDURE OPERATIVE


Questa componente del SGA tende ad individuare e procedurizzare (redazione delle procedure/istruzioni operative) le attivit che possono dare origine agli aspetti ambientali, programmandone leffettuazione. Le categorie di attivit che possono essere codificate in procedure/istruzioni operative sono: attivit destinate a prevenire linquinamento e a conservare le risorse nei nuovi progetti di grande importanza, ai cambiamenti di processo e di gestione delle risorse, alle propriet (acquisizione, dismissioni, gestione del patrimonio), ai nuovi prodotti e allimballaggio attivit quotidiane di gestione, destinate ad assicurare la conformit ai requisiti interni ed esterni dellorganizzazione e anche ci che serve ad assicurare che tali attivit siano efficaci ed efficienti attivit di gestione strategiche, destinate a rispondere in anticipo al mutare delle esigenze ambientali. Per soddisfare il requisito si pu procedere come segue: 1. individuazione delle operazioni ed attivit che influiscono sugli aspetti / impatti ambientali significativi (un elenco rappresentativo riportato di seguito) 2. individuazione dei luoghi dove queste operazioni / attivit avvengono e dei tempi in cui queste vengono eseguite 3. redazione di una griglia temporale di programmazione su base annua (con cadenze da giornaliere a trimestrali) dove riportare le attivit da tenere sotto controllo. Un elenco esemplificativo di procedure da redigere il seguente:
PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA PGA INDIVIDUAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI ASPETTI AMBIENTALI SIGNIFICATIVI OBIETTIVI, TRAGUARDI E PROGRAMMI IDENTIFICAZIONE DEI REQUISITI LEGALI E DI ALTRO TIPO E VALUTAZIONE DI CONFORMIT APPROVAZIONE NUOVI IMPIANTI, PROCESSI, PRODOTTI O MATERIE PRIME STRUTTURA DELLE PROCEDURE SENSIBILIZZAZIONE E FORMAZIONE DEL PERSONALE GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE AMBIENTALE INTERNA ED ESTERNA CONTROLLO DELLA DOCUMENTAZIONE CONTROLLO OPERATIVO INDIVIDUAZIONE DELLE EMERGENZE E PREPARAZIONE DEI PIANI DI REAZIONE SORVEGLIANZA E MISURAZIONI CAMPIONAMENTI, MANUTENZIONE E TARATURA APPARECCHI DI MISURA NON CONFORMIT, AZIONI CORRETTIVE E PREVENTIVE GESTIONE DELLE REGISTRAZIONI AMBIENTALI VERIFICA PERIODICA DELLE PRESTAZIONI DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE AUDIT DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE RIESAME DELLA DIREZIONE

La procedura sul controllo operativo richiama una serie di procedure operative che per il settore legno possono essere:
POA POA POA POA POA GESTIONE CONSUMI ENERGETICI GESTIONE STOCCAGGI SOSTANZE POTENZIALMENTE PERICOLOSE GESTIONE RIFIUTI GESTIONE APPROVVIGIONAMENTI MATERIE PRIME E AUSILIARIE GESTIONE EMISSIONI IN ATMOSFERA.

Gli schemi seguenti riportano alcuni esempi di procedure e istruzioni operative, sintetizzate attraverso il diagramma di flusso.

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POA: GESTIONE DEI RIFIUTI


ATTIVIT Attivit da cui si originano i rifiuti 1) Lazienda decide o costretta a disfarsi dei rifiuti 2) Lanalisi visiva consente di assegnare al rifiuto il codice indicato dal CER 3) RA valuta la classificabilit del rifiuto 4) Eventuale analisi da farsi nei casi in cui si tratti di rifiuti mai prodotti fino ad ora e/o lanalisi visiva non sia sufficiente a classificarli correttamente 5) RA provvede allattribuzione del Cod. CER al rifiuto 6) RA valuta se i rifiuti rispettano i requisiti di Deposito temporaneo o di Stoccaggio previsti per legge 6a) e 6b) I rifiuti in attesa di essere destinati a smaltimento / recupero, vengono depositati / stoccati allinterno del sito 7) Consegna dei rifiuti ad un trasportatore autorizzato e/o conferimento con mezzi propri 7a) Smaltimento 7a) e 7b) Impianti di destinazione 8) Verifica del ritorno del Formulario controfirmato dal Destinatario dei rifiuti 8) Verifica ritorno dei Formulari di identificazione controfirmati dal Destinatario I.O. Controllo Formulari di identificazione dei rifiuti
Lavorazioni meccaniche

DESCRIZIONE PROCEDURA
Assembla ggio Vernici atura Imball aggio
........

DOCUMENTAZIONE

1) Produzione del rifiuto

2) Analisi visiva del rifiuto

4) Analisi del rifiuto

NO

3) La natura del rifiuto nota


SI

I.O. Analisi del rifiuto

5) Codifica del rifiuto

Mod. Codifica rifiuti CER I.O. Valutazione condizioni di Deposito Temporaneo / Stoccaggio

6) Valutazione condizioni di Deposito / Stoccaggio

6a) Deposito temporaneo

6b) Stoccaggio

I.O. Gestione Carico dei rifiuti I.O. Raccolta ed elaborazione dati I.O. Gestione Scarico dei rifiuti

7) Uscita dei rifiuti dal sito

7b) Recupero

RA: Responsabile Ambientale; I.O.:Istruzione Operativa; Mod.: Modulo; PGA: Procedura Gestionale Ambientale

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POA: EMISSIONI IN ATMOSFERA


ATTIVIT
Attivit da cui si originano le emissioni in atmosfera 1) e 2) Vengono distinte le emissioni generate dallazienda in convogliate e diffuse 3a) e 3b) Le emissioni convogliate / diffuse vengono monitorate, dal Lab. analisi interno o esterno allazienda, mediante analisi chimiche e strutturali degli impianti / attivit che le generano. 4) Mediante le azioni di monitoraggio viene determinata dal R.A., assieme al Resp. Lab. Analisi, la conformit a dei valori di soglia autodeterminati dall'azienda 5) I valori rilevati mediante il monitoraggio sono conformi ai valori di soglia, per cui lemissione convogliata / diffusa pu continuare 6) I valori rilevati mediante il monitoraggio non sono conformi ai valori di soglia. RA e RDA, assieme ai Resp. di Reparto, determinano le cause del superamento dei valori di soglia 7) RA, RDA ed i Resp. di Reparto studiano ed applicano interventi correttivi per rendere conformi i valori di soglia 8) RDA comunica alla Direzione la non conformit rilevata e gli interventi da mettere in atto Lavorazioni meccaniche

DESCRIZIONE PROCEDURA
Assemblag gio Vernici atura Essicca zione ......

DOCUMENTAZIONE

1) Generazione emissione

Doc. Quadro riassuntivo delle emissioni I.O. Monitoraggio emissioni convogliate in atmosfera I.O. Monitoraggio emissioni diffuse Mod. Schemi danalisi I.O. Manutenzione impianti / macchinari Pga. Campionamenti, manutenzione e taratura apparecchi di misura Pga. Registrazioni ambientali Doc. Registro degli adempimenti normativi Doc. Programma Ambientale Doc. Documento valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro

2a) Emissione convogliata in atmosfera

2b) Emissione diffusa

3a) Monitoraggio emissioni convogliate

3b) Monitoraggio emissioni diffuse

4) Rispetto dei valori di soglia

NO

SI

6) Determinazione cause del superamento dei valori di soglia

5) Continuazione emissione convogliata / diffusa

I.O. Modalit e strumenti di valutazione delle emissioni Pga. Comunicazione interna Pga. Non conformit, azioni correttive e preventive

7) Studio ed applicazione di interventi correttivi

I.O. Manutenzione impianti / macchinari Pga. Approvazione nuovi impianti, processi, materie prime Doc. Procedure gestionali interne Pga. Comunicazione interna

8) Comunicazione alla Direzione

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ISTRUZIONE OPERATIVA: GESTIONE DEI RIFIUTI IN CARTA E CARTONE


1- Carta e cartone

2- Raccolta del rifiuto nel contenitore esterno di competenza

3-Compilazione settimanale DA: Quantificazione rifiuti prodotti in sito

4Registrazione bisettimanale di carico

DA Quantificazione rifiuti prodotti in sito I.O. Gestione Carico e Scarico dei Rifiuti DA Quantificazione rifiuti in uscita I.O. Gestione Carico e Scarico dei Rifiuti

5- Carico dei rifiuti sullautomezzo

6- Compilazione del DA: Quantificazione rifiuti in uscita 8- Uscita del rifiuto dal sito

7- Compilazione del formulario

9- Comunicazione delle quantit asportate

10- Registrazione di scarico entro una settimana dalluscita del rifiuto

Indicazioni da seguire
1. Gli addetti alla produzione, allimballo dei prodotti ed al disimballo di alcuni particolari, producono scarti di carta e cartone che si configurano quindi come rifiuti. Alcuni imballi in cartone vengono conservati per essere riutilizzati e per questo non sono considerati rifiuti. 2. Gli addetti provvedono a conferire i rifiuti cartacei nella navetta xxxx da 10 m3 posizionata sul piazzale esterno. 3. Laddetto al magazzino bisettimanalmente deve compilare il modulo sulla quantit di carta e cartone presente nel contenitore esterno. 4. Lo stesso addetto al magazzino provveder alla procedura di carico del rifiuto cartaceo prodotto nelle due settimane nellapposito registro di carico e scarico. 5. Raggiunto il valore massimo del deposito, si d seguito allo smaltimento del rifiuto. Un addetto alla produzione deve assistere il trasportatore nelle operazioni di carico del rifiuto sullautomezzo. 6. Lo stesso addetto alla produzione che assiste il trasportatore deve compilare il mod. sulla quantit di rifiuti in uscita da consegnare al magazzino. 7. Laddetto al magazzino compila il formulario di identificazione del rifiuto. 8. Lautomezzo pu lasciare il sito. 9. Il trasportatore entro una settimana invia la comunicazione del quantitativo effettivamente asportato dal sito. 10. Laddetto del magazzino provvede alla registrazione di scarico nel registro apposito.
DA: Documento Ambientale

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10. CRITERI PER EFFETTUARE LAUDIT AMBIENTALE


Lazienda deve stabilire e mantenere attivo un programma e delle procedure per svolgere periodicamente un audit del sistema di gestione ambientale, al fine di: a) determinare se detto sistema o non : 1. conforme a quanto stato pianificato per la gestione ambientale, ivi compreso i requisiti della norma rispetto alla quale lorganizzazione viene certificata 2. correttamente applicato e mantenuto attivo b) fornire alla direzione informazioni sui risultati degli audit. Allinizio di ogni anno lorganizzazione dovr definire un piano di audit in cui stabilire: Le attivit e le fasi del processo da sottoporre ad audit (da definire anche sulla base dei risultati degli audit precedenti) Il periodo in cui ciascuna attivit / fase viene sottoposta ad audit Il gruppo di lavoro che condurr ciascun audit e il suo responsabile (indicando anche gli eventuali auditor esterni).
Piano di audit: anno 1999 Attivit Magazzino Assemblaggio Verniciatura Amministrazione ................ Auditor A. Rossi 12/02/99 - RI 20/04/99 AI B. Bianchi 12/02/99 - AI 17/06/99 RI ............... 20/04/99 - RI 25/07/99 - RI Consulenza 12/02/99 - AE 20/04/99 - AE Ambiente sas ...................... 17/06/99 - AI 25/07/99 - AI RI: Responsabile interno AI: Auditor interno AE: Auditor esterno (per esempio una societ di consulenza ambientale a cui lorganizzazione di appoggia)

Nella definizione della metodologia di conduzione di un audit ambientale , lorganizzazione dovr considerare i seguenti aspetti: Obiettivi Verifica della conformit alla normativa ambientale Verifica del rispetto e corretta attuazione dei requisiti previsti dalla norma ISO 14001/EMAS Verifica dello stato di avanzamento del programma, obiettivi e traguardi ambientali Da definire in base allattivit oggetto di audit Rispetto dei requisiti di competenza, indipendenza e obiettivit Il gruppo di lavoro pu essere composto da personale solo interno, da personale esterno oppure misto

Gruppo di lavoro

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In corrispondenza di ogni audit dovranno essere svolte una serie di attivit suddivise nelle seguenti fasi:

Fase
Pre-audit (attivit da svolgere nelle settimane precedenti allaudit)

Attivit
Individuare le attivit da sottoporre ad audit Definire la durata dellaudit (gg.) Individuare il personale interno da contattare Individuare i reparti da visionare Definire la documentazione da visionare Presentazione del programma di audit e del gruppo di lavoro Visita al reparto/i sottoposto/i ad audit Verifica della documentazione Colloqui / interviste con il personale

Documenti da preparare
Programma di audit Check list di documenti da richiedere al reparto prima dellaudit

Audit

Post-audit

Valutazione delle conformit, non conformit, eccezioni ed osservazioni rilevate nel corso dellaudit Definizione di un piano di azione da attuare per far fronte ai punti di debolezza riscontrati Trasmissione e discussione del rapporto di audit con la direzione Trasmissione di una sintesi del rapporto di audit ai responsabili di attivit / fase del processo sottoposta ad audit Verifica dello stato di avanzamento del piano dazione

Check list da consegnare ad ogni auditor La check indica tutte le informazioni da raccogliere e prevede lo spazio per riportare le evidenze rilevate nel corso dellaudit Rapporto di audit, completo del piano di azione futuro in cui indicare gli interventi da attuare, i tempi, il personale responsabile dellattuazione ed il personale responsabile del controllo

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11. LA GESTIONE DELLE RELAZIONI CON LESTERNO: LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE E IL RAPPORTO AMBIENTALE
La comunicazione verso lesterno delle proprie problematiche ambientali deve essere vista come unopportunit da parte dellazienda. In questo modo limpresa realizza in modo concreto un efficace rapporto con il territorio in cui lazienda vive e prospera, costituito dai cittadini che abitano nei dintorni nel sito produttivo, dalle risorse naturali presenti, dalle autorit che hanno il compito di controllare il rispetto della legislazione ambientale, i clienti e i fornitori che possono influenzare le condizioni della produzione. La comunicazione esterna costituisce un importante strumento di marketing dellazienda, in quanto permette di informare il mercato dei propri successi in merito alla salvaguardia dellambiente, realizzando un valore economico superiore proprio per il fatto che lambiente stato considerato un fattore strategico aziendale. Infine la comunicazione esterna pu essere considerata uno sforzo di rendere trasparente ci che lazienda sta facendo per migliorare lambiente, sia nei confronti delle autorit di controllo che nei riguardi dei cittadini. In un prossimo futuro la comunicazione esterna aziendale sar considerata sostitutiva degli adempimenti burocratici previsti dalla legge per ottenere le autorizzazioni e per dimostrare il costante e sistematico controllo dei propri aspetti ambientali. LA DICHIARAZIONE AMBIENTALE La dichiarazione ambientale il documento richiesto dal Regolamento CE n.1836/93 per completare il percorso verso la registrazione EMAS. La dichiarazione ambientale viene convalidata dal verificatore accreditato EMAS. I contenuti della dichiarazione ambientale richiesta dallart. 3, punto (d), Annex III di EMAS, sono i seguenti (vedi descrizione analitica nello schema successivo): una chiara e soddisfacente descrizione dellazienda, delle sue attivit, prodotti e servizi e i suoi eventuali collegamenti con altre societ e organizzazioni la politica ambientale la descrizione di tutti gli aspetti ed impatti ambientali significativi dellazienda la descrizione degli obiettivi in relazione agli impatti significativi una sintesi dei dati sui risultati ottenuti dallazienda in relazione al raggiungimento degli obiettivi e al miglioramento degli impatti ambientali altri fattori che possono incidere sui risultati ambientali dellazienda. Si presenta un esempio di compilazione del Manuale di Gestione Ambientale per quanto riguarda la dichiarazione ambientale. IMPORTANTE La dichiarazione ambientale convalidata dal verificatore ambientale EMAS deve essere portata a conoscenza del pubblico.

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DICHIARAZIONE AMBIENTALE ESEMPI DI COMPILAZIONE DEL MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE Mobilegno Srl Manuale di gestione ambientale Dichiarazione ambientale Pag. di Revisione n. Data

Scopo e campo di applicazione La presente sezione del manuale descrive le modalit e le responsabilit relative alla redazione, esame e convalida della dichiarazione ambientale, in riferimento al sito (denominazione del sito) dellorganizzazione. Responsabilit Responsabile ambientale Descrizione delle modalit di redazione, esame e convalida della dichiarazione ambientale La dichiarazione ambientale viene compilata dopo ogni audit. Le scadenze della prima dichiarazione ambientale e per i successivi aggiornamenti o edizioni sono decise in sede di riunione di Riesame della Direzione. La dichiarazione ambientale rivolta al pubblico e deve essere redatta secondo i criteri definiti nellAllegato V del Regolamento CE 1836/93. La dichiarazione ambientale sar esaminata e convalidata da un verificatore ambientale accreditato. Comunicazione della dichiarazione ambientale Lazienda trasmetter la dichiarazione ambientale convalidata allorganismo nazionale competente e verr divulgata al pubblico in conformit a quanto previsto dalla procedura sulla comunicazione esterna. Le dichiarazioni ambientali elaborate per il sito sono raccolte a cura del responsabile ambientale e conservate per almeno 10 anni.

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I CONTENUTI DELLA DICHIARAZIONE AMBIENTALE: SUGGERIMENTI PER LE AZIENDE DEL SETTORE LEGNO Lazienda, il sito e la sua attivit produttiva Descrivere in modo esauriente la storia dellazienda Fornire i dati basilari dellattivit produttiva: gli addetti, il fatturato, il processo, i prodotti, le materie prime, gli impianti produttivi e quelli destinati alla tutela ambientale Descrivere il sito o i siti aziendali: il contesto ambientale, la localizzazione geografica Informazioni sullanalisi ambientale effettuata: metodologia, periodo di riferimento Descrizione delle norme ambientali riguardanti lazienda Descrizione sintetica sulla metodologia di valutazione degli aspetti ambientali Informazioni sintetiche sui risultati dellanalisi: descrizione degli aspetti ambientali, degli impatti ambientali significativi, di altri aspetti relativi allefficienza ambientale (ad esempio i costi ambientali) Fornire dati e rappresentazioni grafiche, anche nel tempo, sugli aspetti ambientali significativi Descrivere gli indicatori ambientali per i principali aspetti e impatti Descrivere altri indicatori di risultato (indicatori economico-finanziari, gestionali, indicatori di consenso) Riportare la politica ambientale Elencare gli obiettivi ambientali Descrivere gli impegni programmati e le azioni conseguenti previste Descrizione dellassetto organizzativo e delle responsabilit Descrizione dei sistemi di controllo e monitoraggio Descrizione delle modalit di gestione in condizioni anomale e di emergenza Elencare i documenti del sistema Descrivere le iniziative di sensibilizzazione e formazione del personale Descrivere le metodologie di auditing Redigere una dichiarazione che abbia un massimo di 30-40 pagine Rappresentare i dati e le informazioni con tabelle, diagrammi di flusso, grafici Mettere foto e illustrazioni dellazienda Prevedere un glossario finale e una richiesta di valutazione da parte del lettore Indicare eventuali altre certificazioni Indicare lo stato degli adempimenti relativi alle norme sulla sicurezza Indicare eventuali marchi di qualit del prodotto

Lanalisi ambientale

Gli aspetti ambientali: dati ed indicatori

La politica e il programma ambientale

Il sistema di gestione ambientale

Forma della dichiarazione ambientale

Altre informazioni

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IL RAPPORTO AMBIENTALE Il rapporto ambientale un documento di carattere divulgativo nel quale vengono descritte le principali relazioni tra limpresa e lambiente. La scelta da parte di unimpresa di elaborare un rapporto ambientale discende dalla politica di comunicazione verso lesterno. Le imprese che utilizzano questo strumento intendono rafforzare il dialogo e la collaborazione con i gruppi esterni allimpresa stessa (comunit locali, autorit di controllo, banche, assicurazioni, clienti, consumatori, gruppi ambientalisti). Le imprese che effettuano la lavorazione del legno o che producono manufatti in legno possono avere molte ragioni per redigere un rapporto ambientale. I gruppi ambientalisti sono molto sensibili alla problematica dellutilizzo della risorsa legno e agli impatti generati a livello locale dalle emissioni atmosferiche. La comunicazione in questo senso che dimostrasse la scelta di materia prima derivante da piantagioni con un sistema di prelievo programmato, oppure interventi per il miglioramento della qualit dellaria, sarebbe apprezzata dai consumatori attenti a queste tematiche. La comunicazione alle autorit di controllo sulle modalit di gestione dei diversi aspetti ambientali (emissioni di SOV e polveri, gestione dei rifiuti, gestione del rumore) potrebbe ridurre la pressione sui controlli ambientali; instaurare un rapporto di tipo collaborativo per la risoluzione nel tempo delle problematiche ambientali che possono avere pesanti riflessi sulla produzione (pensiamo alla scelta di tecnologie di abbattimento degli inquinanti o alla scelta di un prodotto verniciante); la dichiarazione allesterno di dati quantitativi sugli aspetti ambientali, dimostrando i miglioramenti tecnologici e sullimpatto ambientale generato, potrebbe facilitare ladozione di provvedimenti agevolativi dal punto di vista delle autorizzazioni. Anche se fino ad oggi banche ed assicurazioni non sono stati molto attenti alle tematiche ambientali delle imprese del settore legno, in un futuro prossimo si prevede un ruolo maggiore per questi soggetti. Rischi ambientali, passivit ambientali, spese ambientali sono solo alcuni dei dati rispetto ai quali le organizzazioni finanziarie saranno sempre pi sensibili nelle scelte sui tassi di interesse da applicare alle imprese nella concessione di prestiti, nella valutazione dei premi assicurativi. Il rapporto ambientale ha anche la funzione di diffondere la consapevolezza dellimportanza di ciascun dipendente nel raggiungimento di traguardi di salvaguardia ambientale. In questo senso i rapporti ambientali dovrebbero porre attenzione ai temi di gestione del rischio per la sicurezza dei lavoratori e per lambiente. Nello schema che segue vengono indicati i contenuti minimi che dovrebbero essere presenti in un rapporto ambientale che unazienda del settore legno potrebbe predisporre. Per maggiori dettagli rispetto ai contenuti di un rapporto ambientale si rinvia alle linee guida definite in Italia dal Forum dei Rapporti Ambientali, redatte dalla Fondazione ENI Enrico Mattei.

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CONTENUTI MINIMI DI UN RAPPORTO AM BIENTALE PER UN IMPRESA DEL SETTORE LEGNO INFORMAZIONI QUALITATIVE Descrizione Attivit e dimensioni dellimpresa dellimpresa Localizzazione del sito produttivo Descrizione del processo produttivo Descrizione degli aspetti ambientali principali connessi allattivit di produzione Politica ambientale Riportare la politica ambientale definita secondo i requisiti del Sistema di Gestione Ambientale Sistema di gestione Riportare la descrizione del Sistema, con un dettaglio rispetto al sistema ambientale delle responsabilit e al programma ambientale Rapporto con la Illustrazione delle modalit con le quali lazienda assicura lottemperanza legislazione delle proprie prestazioni alle leggi in materia di ambiente Gestione della Illustrare le misure e gli interventi effettuati per ridurre al minimo i problemi sicurezza legati alla sicurezza e alligiene nei luoghi di lavoro, mettendo in evidenza anche i benefici per la gestione degli aspetti ambientali Politica di prodotto Descrizione delle principali innovazioni apportate per il miglioramento degli impatti ambientali considerando il ciclo di vita del prodotto, in modo particolare facendo riferimento: al fatto che si utilizzi legno proveniente da piantagioni certificate dal punto di vista ambientale al fatto che si utilizzino prodotti vernicianti e sistemi di verniciatura a basso impatto ambientale a programmi di collaborazione con clienti e consumatori Conservazione delle Descrivere nel dettaglio programmi di risparmio energetico ed utilizzo di risorse naturali fonti rinnovabili di energia (biomasse) (energia) Relazione con Indicare il nominativo della persona da contattare per informazioni soggetti esterni aziendali Descrivere le iniziative attuate nei confronti della comunit locale, della pubblica amministrazione o altri enti per diffondere la sensibilit ambientale dellazienda INFORMAZIONI QUANTITATIVE Bilancio ambientale Si tratta di descrivere in modo quantitativo i flussi fisici di grandezze in ingresso e in uscita dai processi produttivi, ed in particolare: i consumi di materie prime e prodotti ausiliari i consumi di energia i consumi di acqua i rifiuti prodotti le quantit di sostanze emesse in atmosfera (eventualmente la quantit e la qualit di acqua scaricata) le quantit di prodotti in uscita. I valori quantitativi devono essere presentati in prospetti organizzati (schemi input-output), in modo simile alla rappresentazione di un bilancio economico, con un confronto tra anni diversi (minimo tre anni) Indicatori ambientali Rappresentare mediante opportuni indici le prestazioni ambientali dellazienda, confrontati anche con periodi passati (vedi capitolo 7) Spese ambientali Si tratta di descrivere dal punto di vista monetario le spese direttamente o indirettamente connesse con lo svolgimento di azioni legate al raggiungimento di un obiettivo ambientale (azioni di tutela ambientale)

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12. LE MODALIT PER LA CERTIFICAZIONE E LA REGISTRAZIONE AMBIENTALE


Lazienda che intende ottenere la certificazione ambientale secondo la norma ISO 14001 e/o il Regolamento EMAS, una volta adempiuti i requisiti contenuti nelle norme di riferimento (vedi capitoli da n.2 a n.11), deve richiedere lintervento dei soggetti esterni preposti alla verifica dellidoneit del sito. Liter da seguire differente a seconda che lazienda aderisca alla Norma ISO 14001 oppure al regolamento EMAS della Comunit Europea. ITER CERTIFICAZIONE AMBIENTALE ISO 14001 RICHIEDERE LINTERVENTO DI UN CERTIFICATORE DEFINIRE LE CONDIZIONI ECONOMICHE CON IL CERTIFICATORE Consultare il sito internet www.sincert.it dove si trova lelenco degli organi di certificazione accreditati e lelenco delle aziende italiane gi certificate ISO 14001

ESAME DOCUMENTAZIONE Inviare analisi ambientale iniziale e manuale di gestione al certificatore

PREAUDIT VERIFICA ISPETTIVA APPROVAZIONE DA STRUTTURA INTERNA ENTE CERTIFICATORE

Esame della parte documentale e dei requisiti legislativi

EMISSIONE CERTIFICATO

In genere validit 3 anni

VISITE PERIODICHE

RINNOVO CERTIFICATO

Dopo 3 anni

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ITER CONVALIDA DICHIARAZIONE AMBIENTALE EMAS

RICHIEDERE LINTERVENTO DI UN VERIFICATORE ACCREDITATO DEFINIRE LE CONDIZIONI ECONOMICHE CON IL VERIFICATORE

COMITATO ECOAUDIT Sezione EMAS Italia Via Vitaliano Brancati 48 00144 Roma sito internet:
www.tiscalinet.it/ComitatoEcolabelE mas

ESAME DOCUMENTAZIONE Inviare analisi ambientale iniziale e manuale di gestione al verificatore

VERIFICA ISPETTIVA APPROVAZIONE DA STRUTTURA INTERNA ENTE VERIFICATORE CONVALIDA DICHIARAZIONE AMBIENTALE CONVALID E PERIODICHE Visite ogni 1 3 anni

INVIO DICHIARAZIONE AMBIENTALE AL COMITATO ECOAUDIT

Supporto ANPA, ARPAV e Autorit controllo per verifica della rispondenza al Regolamento EMAS

ISCRIZIONE AZIENDA NEL REGISTRO EMAS PUBBLICAZIONE NOME AZIENDA REGISTRATA Gazzetta Ufficiale UE Sito internet HelpDesk EMAS Sito internet comitato

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13. INDICAZIONI TECNOLOGICHE E GESTIONALI PER LA PREVENZIONE DELLINQUINAMENTO NEL COMPARTO LEGNO
Il miglioramento continuo della gestione ambientale in unazienda del settore legno e della lavorazione del mobile pu essere perseguito attraverso lintroduzione di alcuni interventi gestionali e/o tecnologici finalizzati ad ottimizzare le risorse in entrata e minimizzare i rilasci nellambiente in termini di emissioni in aria, suolo e acqua. Le tabelle che seguono rappresentano una sintesi degli interventi praticabili, organizzati per aspetto ambientale su cui vanno ad incidere (consumo di energia elettrica, produzione di rifiuti, emissioni in atmosfera, ...), suddivisi in interventi di tipo gestionale G (per esempio la raccolta dei rifiuti), di manutenzione M (per esempio la pulizia dei filtri di abbattimento delle polveri), di tipo impiantistico I (per esempio la scelta dei punti luce) o infine di tipo tecnologico T (per esempio la sostituzione dei prodotti vernicianti). A ciascun intervento associato leffetto ambientale che potenzialmente beneficer del miglioramento conseguito. Interventi di miglioramento ambientale
Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Consumo di energia elettrica (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti indiretti)16 Illuminazione e macchinari I Privilegiare lilluminazione a luce diretta T Installare degli interruttori automatici da selezionare a seconda dellattivit svolta e del locale (centralizzati, a tempo, crepuscolari, che rilevano la presenza di persone nei locali) T Utilizzare lampade a risparmio energetico (lampade fluorescenti lineari, lampade fluorescenti elettroniche) M Mantenere pulite le superfici delle lampadine I Privilegiare linstallazione di punti luce utilizzabili indipendentemente I Effettuare una scelta appropriata delle potenze da installare, in quanto un loro sovradimensionamento diminuisce il rendimento elettrico ai carichi ridotti T Installare batterie di condensatori di rifasamento ai fini di evitare richieste di energia reattiva dovuta a distorsioni della corrente e suo sfasamento rispetto alla tensione I Privilegiare la tinteggiatura delle pareti con toni chiari (assorbono meno luce e richiedono una potenza illuminante inferiore) I Provvedere al rifasamento degli apparecchi elettrici17 I Adeguare il livello di illuminazione a seconda dellambiente e della lavorazione da effettuare18
16 17 Effetti dovuti alla produzione di energia elettrica mediante combustibili fossili.

Diversi apparecchi elettrici presentano carichi induttivi che producono sfasamento e/o distorsione della corrente dingresso nellimpianto rispetto alla tensione fornita sulla rete dallEnte Erogatore, con relativo mancato sfruttamento della potenza nominale e richiesta di cosiddetta potenza reattiva e inquinamento della rete elettrica. Di conseguenza allazienda viene addebitata una penalit di energia reattiva e un costo maggiore. Per valutare tale consistenza sufficiente controllare lultima fatturazione elettrica. Il rifasamento pu essere condotto sul singolo apparecchio o sullintero impianto (purch i carichi principali non siano posti a distanze superiori ai 70 mt dalla cabina di trasformazione / quadro generale di distribuzione), con luso di una batteria di condensatori opportunamente dimensionati in base alla potenza assorbita dallutente e dal valore del fattore di potenza. 18 Si riportano i livelli di illuminazione consigliata per vari tipi di ambiente di lavorazione; il primo valore preso a riferimento quando le riflessioni e i contrasti sono elevati, quando prevalgono le tonalit chiare e il compito visivo viene eseguito occasionalmente e non richiede particolare rapidit e accuratezza; il secondo valore corrisponde ai lux consigliati nei casi in cui non vi siano esigenze

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T Utilizzare fonti energetiche alternative come gli impianti fotovoltaici I Valutare linstallazione di sistemi di aspirazione delle polveri differenziati Impianti di condizionamento e riscaldamento T Installare sistemi di condizionamento con COP > 4 (ad alto rendimento) T Installare impianti di condizionamento con accumulo del freddo T Introdurre sistemi di controllo dellaria condizionata in funzione della temperatura esterna e regolazione automatizzata individuale nei locali M Provvedere alla pulizia periodica dei filtri di scambiatori / sonde e alla manutenzione di pompe e compressori T Utilizzare sistemi di isolamento termico per ledificio (vetri diatermici nelle pareti a sud, isolamento tetti piani) Impianti sanitari T Installare pompe di circolazione dellacqua a velocit variabile
Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Risorse naturali: consumi di combustibili fossili (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Consumo di risorse naturali, effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti diretti) Impianti termici e di abbattimento T Intervenire sui locali riscaldati prevedendo idonee misure di coibentazione, per ridurre le perdite di calore I Sostituire combustibili inquinanti (SOx) e a minor rendimento (olio combustibile, nafta, gasolio) con altri meno inquinanti e a maggior rendimento (metano e GPL) I Prevedere lapplicazione di sistemi di termoregolazione (valvole termostatiche) e installare pompe di circolazione a miglior rendimento nel caso si utilizzi acqua calda T Valutare lapplicazione di sistemi di riscaldamento pi efficienti (pannelli radianti, riscaldamento a bassa temperatura) oppure fonti energetiche rinnovabili (pannelli solari per l'acqua calda) M La caldaia utilizzata deve essere sottoposta a verifica periodica del rendimento (misura temperatura fumi, contenuto di ossigeno, di anidride carbonica, monossido di carbonio, particelle incombuste). Se i limiti rilevati scendono al di sotto di quelli previsti dalla legge (DPR 412/93) si deve intervenire con manutenzione, oppure provvedere a sostituzione della stessa T Installare caldaie a condensazione ed a temperatura di mandata variabile T Predisporre un sistema di controllo di potenza della caldaia, con bruciatore bistadio, separazione in due moduli di base e per carico massimo o con bruciatore modulante I Garantire una concentrazione di solventi negli impianti di abbattimento a combustione di almeno 1 gr/mc, al di sotto del quale il combustibile brucia al posto dei solventi T Realizzare un impianto di riscaldamento a bassa temperatura I Predisporre la regolazione termostatica separata in ciascun ambiente delledificio I Limitare a 70 gradi la temperatura di accumulo dellacqua nella cisterna

particolari; il terzo, quello pi elevato, assunto quando sono poco accentuati i contrasti e le riflessioni, in presenza di compiti visivi critici che non consentono errori e richiedono grande accuratezza. Aree di servizio (scale, corridoi): lux 50 100 150 Depositi: lux 100 150 200 Officine per lavori grossolani: lux 200 300 500 Officine per lavori di media accuratezza: lux 300 500 750 Officine per lavori di elevata accuratezza: lux 500 750 1000 NB: Lux = rapporto tra flusso luminoso (luce emessa da una sorgente in tutte le direzioni) e larea illuminata.

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T G I T I

Utilizzare fonti energetiche alternative o rinnovabili come lenergia solare, la biomassa Garantire un rendimento degli impianti termici superiore a 90% Mantenere la temperatura dellacqua sanitaria inferiore a 60C Valutare lutilizzo di pompe di calore Provvedere a recuperare il calore da scarichi di aria calda viziata e di acqua calda

Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Risorse naturali: consumo di acqua (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Depauperamento risorsa idrica (effetto diretto) Servizi igienico-sanitari I Installare dei dispositivi di autoregolazione del risciacquo sugli urinatoi (per esempio bottoni a pressione, cellule fotoelettriche, ma non interruttori a tempo) I Installare rubinetti con acceleratori di flusso nelle docce e nei lavabi I Montare cassette per lo sciacquone dotate di dispositivo di bloccaggio I Munire i rubinetti di sistemi di miscelazione dellacqua con laria per ridurne i consumi I Utilizzare rubinetti con tasto salva-acqua, a pedale o con fotocellula I Utilizzo di WC a doppio pulsante
Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Consumo di legno e suoi derivati (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Deforestazione (effetto diretto) Acquisto di legno massello G Al momento dellacquisto richiedere la certificazione di compatibilit ambientale del legno rilasciata dallFSC19 G Minimizzare luso di legnami tropicali, preferendo il legno proveniente dalle foreste temperate Acquisto di derivati del legno G Richiedere la scheda tecnica e di sicurezza del materiale, verificando la tipologia di legno e il contenuto di formaldeide

19

Forest Stewadship Council un organo riconosciuto a livello internazionale che definisce una serie di principi e criteri per una corretta gestione forestale, spaziando dal taglio sostenibile alle piantagioni di foreste, dallimpatto ambientale ai diritti delle popolazioni indigene. Vedi anche la descrizione delleffetto ambientale: deforestazione.

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Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Produzione di rifiuti (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Impatti prodotti da impianti di smaltimento/recupero rifiuti (effetti indiretti) Lavorazioni meccaniche del legno G Suddividere i trucioli contaminati da sostanze pericolose, da quelli puliti G Effettuare la massima differenziazione delle diverse tipologie di rifiuti per valutare una loro destinazione finale di recupero Verniciatura del manufatto G Consegnare i contenitori contaminati da prodotti pericolosi20 a ditte specializzate che ne curano la bonifica ed il successivo riciclaggio, privilegiando comunque quei fornitori che provvedono al ritiro dellimballaggio vuoto G Privilegiare la fornitura di prodotti vernicianti attraverso contenitori di grandi dimensioni (per esempio da 1.000 litri), in alternativa a latte di contenuta capacit G Per lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e potenzialmente pericolosi predisporre luoghi confinati, separati da quelli di lavoro T Valutare ladozione di sistemi di recupero delloverspray dalla fase di verniciatura, riducendo la quantit di morchie prodotte, risparmiando sia nellacquisto delle vernici che nello smaltimento dei rifiuti21 M Una buona manutenzione e pulizia dei filtri delle cabine di verniciatura permette una loro maggiore durata, riducendo la frequenza di sostituzione e di smaltimento G I rifiuti devono essere etichettati in modo tale da risalire alle sostanze in esse contenute. Non devono inoltre essere miscelati tra di loro T Per lapplicazione delle vernici si consiglia lutilizzo di sistemi ad alta efficienza di trasferimento, permettendo una riduzione delloverspray e riducendo quindi la quantit complessiva da smaltire (vedi scheda di approfondimento) G Per le attivit di manutenzione ordinaria e straordinaria, privilegiare lutilizzo di stracci forniti da ditte specializzate nel noleggio e successivo lavaggio degli stracci sporchi di oli e solventi I Nelle cabine a velo dacqua valutare limpiego di prodotti coagulanti allo scopo di catturare le particelle di vernice disperse in acqua e asportarle direttamente; in questo modo lacqua della cabina rimane pi pulita, evitando ingorghi ed incrostazioni nelle pompe, negli ugelli e nelle tubazioni, e la frequenza di smaltimento pu essere ridotta22
20 Si definiscono contenitori contaminati da prodotti pericolosi tutti i contenitori che in precedenza hanno contenuto delle sostanze classificabili come tali (per esempio i prodotti vernicianti, i diluenti). Dal punto di vista normativo, quei contenitori che contengono ancora dei residui di sostanze indicate negli allegati G, I e H del Dlgs. 22/97 (per esempio le latte con residui di vernice), devono essere gestiti come dei rifiuti pericolosi e avviati allo smaltimento adeguato per questa tipologia di scarto. Questa conclusione deriva dal fatto che le latte in questione (con residui di prodotti vernicianti) diventerebbero recipienti contaminati che abbiano contenuto uno o pi dei costituenti elencati nellallegato H (punto 36, allegato G-2, Dlgs 22/97); lallegato H a sua volta riporta lelenco dei costituenti che possono rendere pericolosi i recipienti di metallo, alcuni dei quali sono tipicamente presenti nelle vernici (per esempio i solventi, i metalli pesanti, ...); questi costituenti rendono il rifiuto pericoloso se possiedono almeno una delle seguenti caratteristiche: esplosivo, comburente, facilmente infiammabile, infiammabile, irritante, nocivo, tossico, cancerogeno (allegato I, Dgls. 22/97). Tali caratteristiche sono spesso indicate nelle etichette dei prodotti vernicianti, ragion per cui la latta che contiene ancora dei residui potenzialmente un rifiuto pericoloso. 21 Limpiego dei prodotti allacqua o a solvente con un sufficiente pot-life consente lutilizzo di sistemi di recupero (pareti fredde) in cui la vernice che non si deposita sul manufatto viene recuperata nella misura del 40% circa. Utilizzando prodotti mono-componenti, la vernice raccolta pu essere nuovamente applicata. 22 Nelle cabine a velo dacqua si presentano due problemi: le particelle di vernice disperse in acqua, per il loro elevato potere collante, tendono a provocare ingorghi ed incrostazioni nelle pompe, negli ugelli e nelle tubazioni lacqua circolante, destinata a diventare acqua di rifiuto per le sostanze in essa contenute (solventi, pigmenti, ossidi di metallo, ...) deve essere smaltita tramite ditte specializzate. Si rendono quindi necessari trattamenti di depurazione dellacqua nella cabina al fine di: avere acqua sempre pulita, evitando cos incrostazioni ed ostruzioni delle tubature, con una conseguente maggiore durata di esercizio

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Imballaggio G I rifiuti da imballaggio (plastica, carta e cartone) vanno consegnati a ditte che ne curano il riciclaggio G Ridurre, per quanto possibile, limballaggio nei prodotti da consegnare ai clienti G Evitare imballaggi compositi Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli I Nelle operazioni di lavaggio degli strumenti utilizzati per le applicazioni delle colle, far decantare la parte solida mediante un sistema a cascata, in modo tale da recuperare le acque e diminuire le quantit di rifiuti da smaltire (come scarto solido) G Utilizzare materiale riciclabile per la ricopertura dei pannelli, consentendo lavvio al recupero delle parti di scarto Manutenzione impianti G Predisporre luoghi confinati, separati da quelli di lavoro, per lo stoccaggio degli oli esausti, garantendo la predisposizione di sistemi di contenimento di eventuali perdite e di copertura da eventi meteorici Gestione solventi esausti G Predisporre un luogo confinato, separato da quello di lavoro, per lo stoccaggio delle morchie di distillazione e del solvente esausto, predisponendo un sistema di copertura da eventi meteorici e di contenimento di eventuali sversamenti G Consegnare il solvente esausto non pi distillabile, a ditte specializzate per lo smaltimento Attivit umane in genere G Utilizzare nastri e cartucce toner rigenerabili G Evitare lacquisto di cancelleria e prodotti per lufficio che contengono PVC G Utilizzare la carta da entrambi i lati prima di avviarla al recupero G Effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti organici, carta e cartone, vetro, metalli e alluminio, plastica

diminuire la frequenza di smaltimento delle acque presso ditte specializzate. Esistono sul mercato dei coagulanti in grado di associare in particelle solide le goccioline di vernice disperse nellacqua, facendole flottare o depositare allinterno della stessa cabina, dalla quale possono poi venire asportate direttamente con lausilio di appositi impianti filtranti, o manualmente. Tali coagulanti possono essere di natura solida (argille) o liquida (alcalini o acidi). Si utilizzano in genere tre prodotti: flocculante: un additivo polimerico, che consente la flocculazione delle goccioline di vernice emulsionate nellacqua della cabina in minuscoli fiocchi flottante / flocculante: un polielettrolita ad alto peso molecolare, che consente di accelerare il processo di flottazione (galleggiamento in superficie) o flocculazione (deposito sul fondo) dei fiocchi di vernice coagulati in precedenza regolatore di pH: importantissimo assicurare un pH tamponato al valore ottimale di lavoro del flocculante, affinch il processo sia sotto controllo e mantenga una buona efficienza nel tempo. Il processo di formazione dei fiocchi e della loro successiva flottazione / flocculazione molto lento e influenzato dalla velocit dell'acqua, quindi, per facilitare la separazione, sarebbero necessarie apposite vasche di decantazione con dimensioni notevoli (per due cabine a velo dacqua occorrono vasche da 4 m3 a 6 m3). La scelta degli additivi per il trattamento deve essere fatta sulla base della vernice utilizzata, previa prova di laboratorio. Molto spesso il solo prodotto chimico non sufficiente per unottimizzazione del risultato finale, in quanto molto importante non sia il sistema impiantistico di depurazione e il recupero dei fanghi, molte volte non adeguati, sia i metodi di trattamento e dosaggio dei prodotti stessi. Dato che si tratta di un intervento di depurazione mediante limpiego di prodotti chimici, prima di entrare a regime si suggerisce di effettuare un periodo di monitoraggio sugli effettivi benefici raggiungibili in termini di riduzione dei rifiuti.

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Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Scarichi idrici (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Riduzione qualit delle acque (effetto diretto) Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli I Nelle operazioni di lavaggio degli strumenti utilizzati per le applicazioni delle colle, far decantare la parte solida mediante un sistema a cascata, in modo tale da limitare il carico inquinate dello scarico finale
Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Emissioni in atmosfera (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Effetto serra, piogge acide, smog fotochimico (effetti diretti) Trasporto dei materiali allinterno dello stabilimento e disimballo T Privilegiare luso di automezzi a metano e GPL, piuttosto che a benzina e gasolio (tale preferenza si basa sulla qualit delle emissioni rilasciate in atmosfera e sulla disponibilit dei combustibili) Lavorazioni meccaniche/assemblaggio e rifinitura M Garantire una corretta e periodica manutenzione degli impianti di abbattimento delle polveri I Richiedere al costruttore una dichiarazione di conformit dei dati di emissione al DM 21.7.90, garantendo il rispetto dei limiti di 3 mg/Nmc per le polveri delle cabine di verniciatura e 10 mg/Nmc per le polveri di legno. Effettuare lanalisi delle emissioni per verificare la corrispondenza ai valori dichiarati dal costruttore I Garantire unefficienza di abbattimento delle polveri proporzionale alla loro dimensione, richiedendo tale dato direttamente al costruttore dellimpianto I Tutte le macchine per la lavorazione del legno devono essere dotate di idoneo impianto di aspirazione delle polveri, predisponendo un sistema di captazione in grado di racchiudere il pi possibile la zona di sviluppo delle polveri (limitandone la dispersione nellambiente)23 I Impedire la formazione di strati di polvere sulle superfici esterne di macchine e di componenti dellimpianto elettrico: un surriscaldamento locale fino ad una temperatura superiore a quella di lenta combustione della polvere, pu infatti innescare un microincendio che, in relazione alla capacit del sistema di dissipare calore, pu evolvere nellesplosione Verniciatura del manufatto M Garantire una corretta e periodica manutenzione degli impianti a secco o ad umido per labbattimento del particolato da verniciatura, ricorrendo alluso di strumentazioni di misura (per esempio il pressostato)

23

Poich le polveri sono prodotte ad alta velocit, impensabile (ed inutile) dimensionare limpianto di aspirazione in modo da assicurare una velocit di cattura delle polveri stesse nel loro punto di emissione, pari alla velocit alla quale vengono proiettate nellambiente; sufficiente che la velocit dellaria assicurata dallimpianto allimbocco del dispositivo di captazione garantisca la cattura delle polveri in esso intrappolate.

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T T T

G G G I

Far dichiarare al costruttore lefficienza di abbattimento del sistema di filtrazione (e quindi il rispetto dei limiti di legge previsti nella misura di 3 mg/Nmc) e la quantit massima di vernice che il filtro pu trattenere (in kg/mq e riferita ai diversi tipi di vernice) prima che si verifichi una perdita di efficienza nella velocit dellaria dovuta allaccumulo di overspray sul sistema filtrante. Effettuare lanalisi delle emissioni per verificare la corrispondenza ai valori dichiarati da costruttore Valutare la possibilit di applicazione di prodotti vernicianti allacqua24, ad alto residuo secco25 o prodotti per trattamenti alternativi (finiture a cera, ad olio) Per lapplicazione delle vernici si consiglia lutilizzo di sistemi ad alta efficienza di trasferimento, che permettono una riduzione delloverspray e una riduzione dello spreco di prodotto verniciante26 Valutare lutilizzo di sistemi di applicazione della vernice ad una temperatura superiore a quella dellambiente (spruzzatura a caldo27), riducendo la quantit di solvente necessario Richiedere ai fornitori la scheda tecnica e di sicurezza del prodotto verniciante ai fini di verificarne la composizione, eliminando (quando possibile tecnicamente) le vernici con sostanze organiche volatili appartenenti alle classi I e II (DM 12.7.90) e privilegiando le sostanze con TLV28 pi elevato Verificare le frasi di rischio associate a ciascun prodotto verniciante, assicurando lassenza di sostanze cancerogene, teratogene e comunque con effetti irreversibili per luomo, nonch le sostanze pericolose per lambiente29 Selezionare i diluenti in modo che vi sia costanza nei parametri che determinano le prestazioni tecniche e ambientali, e nella formulazione secondo precise specifiche tecniche30 Minimizzare le operazioni di lavaggio degli strumenti di applicazione della vernice, attraverso unottimizzazione dei cambi di ciclo di trattamento Prevedere idonei sistemi antincendio per le seguenti aree dellazienda: locali di stoccaggio e preparazione di vernici e diluenti condotti di emissione dellaria inquinata (dove si possono formare depositi di vernici sulle pareti, in particolare quando si utilizzano vernici sintetiche tixotropiche31 o glaze) deposito di recipienti per la raccolta di stracci, carte e scarti impregnati di vernici pi o meno secchi filtri secchi incrostati dai depositi di vecchie vernici locali di applicazione ed essiccazione dei prodotti vernicianti

24 25

Per un approfondimento dei prodotti vernicianti allacqua, vedi in allegato al capitolo Scheda 1.

Nellottica della riduzione dellimpatto ambientale e sulla base del confronto con il contenuto di SOV nei prodotti allacqua o nelle cere e oli, nel settore del legno si pu definire ad alto residuo secco quel prodotto pronto alluso con una percentuale di sostanze organiche volatili superiore a 90. 26 Per un approfondimento dei sistemi di applicazione delle vernici ad alta efficienza di trasferimento, vedi in allegato al capitolo Scheda 2. 27 Per un approfondimento dei sistemi di spruzzatura a caldo dei prodotti vernicianti, vedi in allegato al capitolo Scheda 3. 28 Il TLV rappresenta un indice di pericolosit di un prodotto per la salute dei lavoratori; ad ogni prodotto associato un valore in TLV, inteso come valore soglia al di la del quale non sono pi garantite le condizioni di sicurezza per gli operatori nellambiente di lavoro. 29 Ad ogni prodotto verniciante sono associate delle frasi di rischio (frasi R) e/o dei consigli di prudenza (frasi S); lobiettivo minimo che unazienda dovrebbe porsi di eliminare completamente le sostanze cancerogene e teratogene, e comunque quelle sostanze che possono avere effetti sulluomo irreversibili, e le sostanze pericolose per lambiente. A questo scopo, non devono quindi essere presenti i prodotti caratterizzati dalle frasi di rischio riportate alla fine del capitolo 7. 30 Luso dei diluenti di recupero, se da un lato consente di riutilizzare una sostanza di scarto, dallaltro comporta per lutilizzatore una verifica puntuale e sistematica della formulazione del prodotto; nel mercato vengono infatti immessi dei diluenti che a volte non sono addirittura muniti di scheda tecnica e di sicurezza, mentre non consentono mai una costanza nella formulazione del prodotto. A tal proposito si consiglia pertanto di acquistare questi prodotti solo presso i fornitori che offrono delle garanzie sul contenuto, compatibili con i requisiti minimi suggeriti per i prodotti vernicianti (classe di pericolosit delle sostanze organiche volatili, frasi di rischio associate). 31 Tixotropia: capacit della vernice di restare aggrappata a superfici verticali.

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Essiccazione G Predisporre dei locali separati dalla verniciatura, consentendo una maggiore concentrazione dei solventi e richiedendo quindi un ricambio daria inferiore, compatibilmente con il LEL Ricopertura e impiallacciatura dei pannelli T Utilizzare prodotti collanti a basso contenuto di formaldeide Utilizzare prodotti collanti a basso contenuto di solvente T Richiedere ai fornitori la scheda tecnica e di sicurezza del prodotto collante ai fini G di verificarne la composizione, eliminando le colle (quando possibile tecnicamente) con sostanze organiche volatili appartenenti alle classi I e II (DM 12.7.90), privilegiando le sostanze con TLV pi elevato ed eliminando le sostanze cancerogene, teratogene e comunque con effetti irreversibili per luomo Gestione solventi esausti Predisporre sistemi di deposito del solvente esausto tali da minimizzare G lemissione in atmosfera (per esempio utilizzando contenitori chiusi, possibilmente ermetici) Le apparecchiature impiegate per il recupero dei solventi possono risultare I pericolose in quanto le sostanze impiegate nella distillazione ad alta temperatura sono infiammabili; al fine di limitare il rischio dincendio, verificare la presenza della marcatura CE e richiedere al costruttore dellimpianto una dichiarazione di conformit alla bozza di norma in via di realizzazione allUNI32 Gestione impianti termici G Se vengono utilizzati trucioli di legno nella caldaia, effettuare controlli frequenti sullefficienza di combustione, per ridurre la formazione di incombusti o lemissione di inquinanti (carbonio, ossidi di azoto)
Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Contaminazione del suolo (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Ecotossicit da rilasci nel suolo e sottosuolo (effetto diretto) Deposito dei rifiuti G I luoghi o contenitori di deposito dei rifiuti devono evitare spandimenti sul terreno e possibilmente essere localizzati in aree coperte G Predisporre uno spazio adeguato per la movimentazione degli automezzi nella fase di smaltimento dei rifiuti G I rifiuti pericolosi non devono essere miscelati con quelli non pericolosi Deposito di sostanze pericolose M Verificare lo stato di tenuta di serbatoi interrati, assicurando un adeguato sistema di contenimento di eventuali perdite G Monitorare i consumi di combustibili rispetto ai reali fabbisogni, allo scopo di evidenziare eventuali perdite nella fase di stoccaggio G Stoccare gli oli minerali in aree coperte, in contenitori muniti di sistema di contenimento di eventuali perdite e di etichettatura Altro M Eseguire prove di tenuta delle condotte fognarie G Proteggere (anche recintando e pavimentando) le aree intorno ai pozzi per lacqua, quali potenziali fonti di propagazione di inquinanti nel sottosuolo
32 Al momento non esiste una norma nazionale o internazionale di riferimento; un gruppo di lavoro tedesco ha tuttavia elaborato una bozza di norma europea, approvata dai costruttori italiani pi qualificati, che ne stanno realizzando una specifica nellambito dellUNI (Ente di Unificazione Italiano).

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Tipologia di Aspetto ambientale: intervento Rumore interno, esterno e vibrazioni (G, T, I, M)

Effetti ambientali potenzialmente migliorabili: Disturbi da sorgenti di rumore (effetto diretto) Impianti termici, locali di lavorazione T Provvedere alla insonorizzazione dei locale e/o attrezzature pi rumorose

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SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Scheda 1: I PRODOTTI VERNICIANTI ALLACQUA


Limpiego dei prodotti allacqua rappresenta unalternativa a basso impatto ambientale da prendere seriamente in considerazione. In questi prodotti la parte solvente costituita prevalentemente da acqua e da una piccola percentuale di cosolventi (3-10%). Per questo motivo sono in grado di ridurre notevolmente il problema legato alle emissioni di solvente nellambiente ed alla pericolosit nei confronti delloperatore. Limpiego di prodotti idrosolubili nella verniciatura di mobili per interni ancora piuttosto ridotto, per una serie di motivi legati alle prestazioni estetiche, applicative, allenergia necessaria per la loro essiccazione, alla scarsit di prodotti di buona qualit ed al loro prezzo pi elevato rispetto alle vernici tradizionali. Ultimamente sono per apparsi dei prodotti efficaci, pur con qualche difetto residuo legato soprattutto al sollevamento del pelo e della vena, nonch alla loro adattabilit a cicli industriali. Il passaggio da una vernice al solvente ad una vernice ad acqua non una cosa semplice ed automatica; lutilizzo di vernici idrosolubili richiede infatti una serie di accorgimenti nella preparazione del supporto, nella loro applicazione e nelle condizioni di essiccazione, notevolmente diversi rispetto allutilizzo di vernici al solvente. Molto spesso per lutilizzatore non ne al corrente e quindi il cattivo risultato della verniciatura che ne consegue viene ingiustamente attribuito al prodotto, aumentando quella diffidenza che naturalmente circonda ogni nuova tecnologia. Dato che il prezzo di questi prodotti rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla loro diffusione (il prezzo medio varia dalle 10.000 alle 15.000 Lit/kg), opportuno spiegare la validit di questa soluzione nei confronti di una vernice tradizionale al solvente, comparando due cicli simili. Immaginiamo un pannello verniciato con una buona copertura. Tecnicamente questo si ottiene quando in superficie applicato un film asciutto di circa 80 gr/m2. Immaginiamo di ottenere lo stesso film asciutto di 80 gr/m2 utilizzando una vernice poliuretanica ed una vernice ad acqua con lo stesso residuo solido, pari al 30% (prodotto pronto alluso). Se la vernice che utilizziamo ha un residuo solido del 30%, vuol dire che applicando 100 gr di vernice umida sul pezzo, dopo levaporazione della parte volatile ne rimangono 30. Poich devo arrivare a 80 gr di film asciutto serviranno quindi 266 gr di prodotto deposto sul pezzo (80:30x100). Una buona parte della vernice che viene spruzzata si disperde per nellaria e non arriva sul pezzo (overspray). La differenza tra la quantit di vernice che viene spruzzata e quella che arriva sul pezzo definisce lefficienza di trasferimento di unapparecchiatura. A seconda del tipo di apparecchiatura (aerografo, pompa airless elettrostatico ecc..) avremo unefficienza di trasferimento diversa. Per fare il nostro esempio utilizziamo unefficienza di trasferimento del 60%. Ci vuol dire che per avere sul pezzo 266 gr ne devo spruzzare 443 (266:60x100). Applicando la vernice in due mani ne consegue che ogni volta vengono spruzzati 221 gr (443:2). In qualsiasi prodotto verniciante pronto alluso, tutto ci che non residuo solido solvente, che durante lessiccazione viene immesso nellambiente. Nelle vernici idrosolubili la maggior parte della frazione volatile costituita da vapore acqueo; ricordiamo infatti che anche nelle vernici idrosolubili presente una certa quantit di solventi, nellordine del 3-10%. Nel ciclo al solvente avremo dunque 310 gr di solvente emesso in ambiente per ogni metro quadrato di superficie verniciata, mentre nel caso della vernice ad acqua avremo unemissione di soli 36 gr, con una riduzione quindi del 88%.

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Scheda 2: SISTEMI DI APPLICAZIONE DEI PRODOTTI VERNICIANTI AD ALTA EFFICIENZA DI TRASFERIMENTO


Per efficienza di trasferimento si intende il rapporto tra la quantit di vernice deposta sul pezzo e quella realmente spruzzata, calcolata in termini percentuali. Il valore complementare a 100 dellefficienza di trasferimento definisce lo spreco, quella quantit cio di prodotto che non si deposita sul il pezzo e si disperde nellambiente (overspray). Quindi, se lefficienza di trasferimento di una determinata apparecchiatura del 65% vuol dire che ogni 100 grammi di prodotto spruzzato solo 65 si depositano sul pezzo, mentre i restanti 35 (overspray) si disperdono e vengono quindi sprecati. A parit di apparecchiatura, lefficienza di trasferimento dipende anche dalla forma del pezzo, dai parametri di esercizio dello strumento, quali la pressione e la distanza dal pezzo e da alcune caratteristiche del prodotto, quali la viscosit ed il residuo secco. E chiaro che si avr una minor efficienza di trasferimento verniciando pezzi piccoli piuttosto che un tavolo pieno, come del resto aumenta lo spreco se la pistola viene tenuta troppo lontana dal pezzo o la pressione troppo elevata; per contro, tenendo uguali gli altri parametri, si avr una maggior efficienza di trasferimento con prodotti viscosi a solido pi alto. Per migliorare lefficienza di trasferimento e ridurre limpatto ambientale esistono varie soluzioni: utilizzare pistole misto-aria, HVLP o elettrostatiche diminuire la viscosit dei prodotti vernicianti, aumentando la temperatura del prodotto o la sua diluizione utilizzare un pre-atomizzatore sulle pistole di tipo airless Questultimo accessorio una specie di ugello, che va inserito sulla pistola prima dellugello vero e proprio. Il pre-atomizzatore causa una prima rottura della vernice, per cui lugello poi deve solo rifinire la rottura, riuscendo quindi a produrre una miglior distribuzione delle goccioline di vernice allinterno del ventaglio. Utilizzando il pre-atomizzatore si riesce ad ottenere una buona polverizzazione anche a pressioni pi basse ed una qualit di distribuzione, con una pompa airless, simile a quella ottenibile con una pistola misto-aria. Il pre-atomizzatore deve avere un diametro appena superiore a quello dellugello con il quale viene accoppiato (esempio: ugello 0.009, preatomizzatore 0.010). Le apparecchiature per lapplicazione misto- aria Queste apparecchiature sommano i vantaggi ottenibili dallimpiego di un aerografo a quelli derivati dallatomizzazione con sistemi airless, cercando di superare i difetti intrinseci ai due sistemi. In pratica si atomizza la vernice con un sistema airless (quindi la pompa uguale), ma si migliora la polverizzazione e distribuzione della vernice, portando aria ai lati dellugello secondo lo stesso principio degli aerografi (quindi la pistola diversa). Nei sistemi airless, per avere una discreta uniformit di distribuzione delle goccioline allinterno del getto, necessaria unalta pressione. Il sistema misto aria nato per avere una buona omogeneit allinterno del getto anche con pressioni pi basse e quindi con unefficienza di trasferimento migliore; infatti essendo minore la pressione, e quindi la velocit delle goccioline, si avr un minor rimbalzo della vernice sul pezzo e quindi un minor spreco. I vantaggi di questo sistema rispetto al sistema airless sono: la possibilit di lavorare con pressioni pi basse rispetto agli airless (e quindi con una maggior efficienza di trasferimento) possibilit di regolare il ventaglio in ampiezza, modificando la pressione dellaria ai lati dellugello; in questo modo si pu conformare la larghezza del getto in funzione della superficie del manufatto da verniciare, riducendo quindi lo spreco, in modo molto semplice e pratico produttivit oraria uguale a quella di una pompa airless. Gli svantaggi rispetto al sistema airless sono: minor maneggevolezza della pistola, poich arrivano due tubi maggior costo della pistola.

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Le apparecchiature per lapplicazione a spruzzo con sistemi ad alta efficienza HVLP Le pistole HVLP (High Volume Low Pressure) utilizzano per atomizzare il prodotto un alto volume daria a bassa pressione. Questa riduzione della pressione a 0.7 bar o meno, rispetto ai 2.8-3.5 bar utilizzati per latomizzazione nei normali aerografi, comporta tutta una serie di vantaggi, collegati sia allaumento dellefficienza di trasferimento che al miglioramento della qualit di finitura. Il termine bassa pressione alto volume (HVLP), potrebbe creare limpressione che i consumi daria siano superiori a quelli necessari per i sistemi tradizionali, ma non cos. In realt il termine HVLP non riferito ai consumi, ma alla resa dellaria nellunit di tempo; infatti la minor quantit daria a pi alta velocit (pressione) dei sistemi tradizionali, corrisponde alla maggior portata con velocit pi bassa dei sistemi HVLP. La quantit di prodotto trasportata nellunit di tempo diventa quindi uguale, per la bassa velocit dellaria che veicola la vernice sui pezzi, con i sistemi HVLP riduce il rimbalzo, consente u na maggior penetrazione nelle cavit e una nebbia di verniciatura inferiore. In pratica le pistole HVLP sono quindi assimilabili ai comuni aerografi, ma allinterno dellapparecchio (o in prossimit del calcio, con un particolare accessorio) laria che giunge a pressioni di 5-6 bar viene espansa e portata a pressioni fino a 6-10 volte inferiori. Grazie alla particolare costruzione della pistola, al tipo di ugello e ad una particolare cappa daria, che viene montata davanti allugello per favorire latomizzazione del prodotto, si riescono ad ottenere delle goccioline ottimali, sia come dimensioni che come distribuzione, allinterno del ventaglio di spruzzatura, nonostante la bassa pressione dellaria di atomizzazione. Il sistema HVLP, nato per aumentare lefficienza di trasferimento e ridurre limpatto ambientale della verniciatura, dunque in grado di garantire anche altri vantaggi rispetto ai sistemi tradizionali. Si riduce loverspray dal 50 al 70%. Poich i sistemi tradizionali hanno un overspray dal 45 al 65% del prodotto spruzzato, si pu economizzare sui consumi globali una quantit di vernice attorno al 20 35%. La velocit dellaria molto bassa riduce il rimbalzo della vernice sul pezzo; ci produce una minor nebbia di verniciatura e quindi un ambiente pi sano e minori imbrattamenti delle attrezzature. Bisogna inoltre considerare che la nebbia di verniciatura costituita da goccioline di vernice, che in aria si asciugano e quindi cadono sui pezzi verniciati, dove vengono inglobate dal film ancora umido come corpuscoli estranei. Ridurre la polvere di verniciatura vuol quindi dire avere superfici pi lisce, con meno puntinature. Data la bassa velocit dellaria che trasferisce la vernice, si pu tenere la pistola pi vicina al pezzo (15-20 cm, anzich 20-25 cm) e quindi si ha una maggior precisione di verniciatura ed una maggior deposizione di prodotto. Sempre grazie alla bassa velocit dellaria di atomizzazione, non si hanno turbolenze allinterno del ventaglio di spruzzatura e quindi la distribuzione delle goccioline diventa migliore, consentendo di ottenere pellicole pi uniformi. Aumentando lefficienza di trasferimento naturalmente si riducono gli sprechi di vernice, non solo in termini di minor prodotto consumato, ma anche di minori spese di abbattimento delle emissioni e di smaltimento dei rifiuti (fanghi delle cabine e filtri). Riducendo la velocit dellaria che convoglia la vernice sul pezzo, si hanno minori turbolenze negli angoli ciechi e nelle cavit e quindi si pu ottenere una miglior deposizione in questi punti critici. Gli svantaggi delle pistole HVLP sono: maggior costo difficolt nel combinare il giusto accoppiamento tra la cappa daria, che viene montata sulla testa della pistola, e lugello, in funzione dei tipi di vernice che vengono applicati e dei parametri di spruzzatura difficolt nella conduzione e regolazione della pistola prima di ottimizzarne limpiego impossibilit di impiegare vernici molto viscose. Le apparecchiature per lapplicazione elettrostatica La spruzzatura elettrostatica sfrutta il principio secondo il quale particelle caricate di segno opposto si attraggono, mentre particelle caricate dello stesso segno si respingono. In pratica lapparecchiatura consta di una pompa airless e di una particolare pistola collegata ad un

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apparecchio elettrico. Attraverso diversi sistemi (captazione o induzione), sulla gocciolina di vernice che esce dallugello vengono deposte una serie di cariche elettriche di segno uguale (-). Questo fatto genera due fenomeni, parimenti desiderabili in fase di verniciatura: allinterno della gocciolina si produce una pressione, dovuta al fatto che cariche di segno uguale tendono a respingersi e quindi si ha unulteriore suddivisione della gocciolina. Tale ulteriore atomizzazione indipendente dalla pressione di spruzzatura e quindi si pu ottenere una buona polverizzazione anche a pressioni pi basse rispetto agli altri sistemi menzionati, con un minor spreco dovuto al rimbalzo della vernice sul pezzo inducendo sul pezzo da verniciare una carica elettrostatica di segno opposto (o comunque un minor potenziale elettrostatico), le goccioline di vernice che passano nei dintorni verranno attirate. Si ha quindi un maggior avvolgimento del pezzo, che risulter verniciato anche nella parte posteriore a quella su cui si sta spruzzando la vernice, con conseguente ulteriore riduzione dello spreco. Vantaggi della spruzzatura elettrostatica: miglior atomizzazione della vernice, anche a pressioni pi basse miglior avvolgimento del pezzo, con conseguente riduzione delle spreco maggior capacit di lavoro, poich il pezzo risulta verniciato anche nella parte opposta a quella su cui si indirizza la vernice Svantaggi della spruzzatura elettrostatica: necessit di estrema precisione nella determinazione di alcuni parametri quali la carica elettrica, la pressione di spruzzatura, la velocit dellaria di aspirazione e la distanza della pistola dal pezzo. Se tali parametri non sono perfettamente a punto lavvolgimento della vernice al pezzo diventa molto basso e quindi non si ha pi la riduzione dello spreco i pezzi da verniciare devono avere una struttura geometrica semplice; infatti se ci sono angoli acuti si creano delle zone dombra elettrostatica, che deviano le goccioline, impedendone la deposizione e quindi il crearsi di una pellicola uniforme. Inoltre allinterno di corpi vuoti (punti scatolati) per effetto della Gabbia di Faraday non si genera il campo elettrostatico e quindi lapplicazione diventa inutile difficolt di indurre nella vernice la giusta capacit di trattenere le cariche elettriche. Se la vernice non in grado di trattenere la carica lavvolgimento sar scarso, mentre se verr trattenuta una carica troppo elevata la vernice tender a ritornare al punto dal quale stata spruzzata, depositandosi sul naso delloperatore o sulle pareti della cabina. Per questo motivo lapplicazione in elettrostatico delle vernici ad acqua con sistema manuale molto difficile.

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Scheda 3: SISTEMI DI SPRUZZATURA A CALDO DEL PRODOTTO VERNICIANTE


Con il termine spruzzatura a caldo si intende la pratica di utilizzare la vernice ad una temperatura superiore a quella dellambiente. Spruzzare la vernice ad una temperatura tra i 20 e 30C offre una serie di vantaggi molto importanti: dal punto di vista economico, poich si risparmiano i diluenti dal punto di vista ambientale, poich si riducono le emissioni dal punto di vista tecnico, poich aumenta la qualit del film di verniciatura. Per ottenere tali temperature si pu scaldare la vernice a bagnomaria o utilizzare un preriscaldatore. Il pre-riscaldatore un accessorio delle apparecchiature di verniciatura, che normalmente consiste in un cilindro, allinterno del quale la vernice entra a contatto con uno scambiatore di calore, che la porta alla temperatura desiderata prima di giungere allugello. Si tratta dunque di unappendice di dimensioni molto contenute, che viene applicata tra la pompa e la pistola. Aumentando la temperatura diminuisce la viscosit del prodotto e si ottengono i seguenti vantaggi: riduzione della quantit di solvente necessario per ottenere la giusta fluidit di conseguenza riduzione del pericolo di colature superficie pi omogenea e brillante; per avere una buona brillantezza del film occorre infatti che tutti i solventi siano evaporati prima che l a superficie indurisca, altrimenti si riempir di micro-fori che danno un effetto opaco; con la spruzzatura a caldo non abbiamo questo problema visto che diminuisce la quantit di solventi riduzione dei tempi di essiccazione maggior uniformit del prodotto applicato minor inquinamento, conseguente ad una riduzione nellemissione di solventi. Nellimpossibilit di acquistare un pre-riscaldatore o di poter scaldare la vernice a bagnomaria, si suggerisce comunque di tenere la vernice in un luogo temperato. Unaltra tecnica di spruzzatura a caldo, prevede il riscaldamento dellaria di atomizzazione che arriva alla pistola. Poich dopo latomizzazione le goccioline hanno un volume molto piccolo, lo scambio di calore con laria che le convoglia sul pezzo diventa molto rapido. Utilizzando questa tecnica bisogna impiegare prodotti appositamente studiati; se si utilizza una normale vernice con un normale diluente infatti possibile che le goccioline arrivino troppo asciutte sul pezzo, con conseguenti problemi di bagnabilit, distensione ed aggrappaggio.

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ALLEGATI

TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI ED I SOLVENTI PIU UTILIZZATI

GLOSSARIO

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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pag. I

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TEST DI AUTOCONTROLLO ALLA NORMATIVA AMBIENTALE IN MATERIA DI EMISSIONI IN ATMOSFERA33 IMPIANTI TERMICI
Prosegue a pagina IV Fine della verifica

SI
Lazienda dispone di un impianto termico ? (I)

NO

NO SI

In azienda vi sono altri punti di emissione oltre a quelli relativi allimpianto termico ?

SI
Lazienda tenuta a comunicare alla Provincia le condizioni di poca significativit

Si tratta di un impianto termico inserito in un ciclo di produzione o comunque con un consumo di combustibile annuo utilizzato per pi del 50% in un ciclo produttivo ?

SI NO SI
Limpianto termico , per definizione, ad inquinamento atmosferico poco significativo ? (II)

Gli impianti corrispondono ai requisiti tecnici di dimensionamento previsti dalle normative vigenti ?

(III) SI

NO NO

NO
Viene utilizzato combustibile solido costituito da sfridi di legno trattato e non ?

In tale impianto vengono utilizzati esclusivamente i combustibili consentiti ? (IV)

SI

NO SI Provvedere alladeguamento dellimpianto

Deve essere presentata comunicazione o istanza di autorizzazione alla Provincia per il recupero energetico di rifiuti (V)

Prosegue a pagina seguente

Deve essere richiesta la necessaria autorizzazione alla Provincia (VI)

33

A cura di Franco Giacomin Ufficio Aria, Provincia di Treviso

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pag. II

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Prosegue da pagina precedente

Limpianto ha un rendimento utile ovvero un rendimento di combustione non inferiore ai valori prefissati ? (VII) SI

NO

Viene effettuata periodicamente la manutenzione dellimpianto e viene registrata negli appositi libretti ? (VIII) SI

NO

Lazienda deve provvedere alladeguamento dellimpianto termico alle norme di riferimento

Vengono effettuate le verifiche dellimpianto generalmente allinizio del periodo di riscaldamento ? (IX) SI

NO

Limpianto viene condotto in modo tale che non vengano superati i valori massimi di tempo e durata di attivazione ? (X) SI

NO

SI Limpianto termico ha una potenzialit superiore a 350 KW ? NO Fine della verifica

Il responsabile dellesercizio dellimpianto accreditato ai sensi delle norme UNI EN 29.000 ?

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pag. III

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IMPIANTI ESISTENTI art. 12 D.P.R. n.203/88 -

E stata richiesta lautorizzazione alla Provincia per il proseguimento dellattivit ? SI

NO

Lazienda tenuta a presentare istanza di autorizzazione alla Provincia (VI)

Lazienda ha esclusivamente punti di emissione a ridotto inquinamento atmosferico ? (XI) NO Le emissioni generate dal processo produttivo dovevano essere adeguate ai limiti di Legge ? (XII) NO

SI

Richiedere la necessaria autorizzazione alla Provincia indicando la sussistenza delle condizioni di ridotto inquinamento atmosferico

SI

Lazienda ha provveduto, entro il termine del 31.7.1991, alla presentazione del progetto di delladeguamento alla Provincia ed alla realizzazione dello stesso entro i termini di Legge ? (XIII) SI NO

Lazienda stata autorizzata dalla Provincia alla continuazione delle emissioni in atmosfera ? SI NO

Vengono rispettate tutte le prescrizioni contenute nel decreto di autorizzazione rilasciato ? NO SI

In assenza di autorizzazione lazienda pu comunque operare rispettando i limiti alle emissioni fissati dallo Stato (XIV)

Fine della verifica

Lazienda tenuta ad adeguare le emissioni ai limiti di Legge di riferimento

Lazienda deve provvedere allosservanza delle prescrizioni imposte dal decreto di autorizzazione Ecogestione nel settore legno pag. IV

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NUOVI IMPIANTI, MODIFICHE O TRASFERIMENTO DEGLI ESISTENTI artt. 6 e 15 D.P.R. n.203/88 E stata presentata istanza di preventiva autorizzazione alla Provincia (e in copia al Comune) per la costruzione, la modifica o il trasferimento degli impianti in altra localit? SI E stata ottenuta lautorizzazione preventiva alla costruzione, alla modifica o al trasferimento degli impianti in altra localit ? SI NO Lazienda non pu costruire, modificare o trasferire limpianto in assenza di autorizzazione Lazienda tenuta a presentare istanza di autorizzazione alla Provincia ed in copia al Comune (VI)

NO

E stato comunicato alla Provincia e al Comune la messa in esercizio degli impianti con almeno 15 giorni di anticipo ? SI Sono state effettuate le analisi alle emissioni dopo la messa a regime degli impianti ? SI

NO

NO

Lazienda tenuta allosservanza delle procedure fissate direttamente dal DPR 203/88 e alle prescrizioni individuate nel decreto di autorizzazione

I risultati delle analisi sono stati comunicati alla Provincia e al Comune ? SI Le misure di autocontrollo vengono effettuate con la periodicit prevista dal decreto di autorizzazione ? Ecogestione nel settore legno

NO

NO SI Fine della verifica pag. V

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LEGENDA
(I) Impianto termico: impianto termico destinato alla climatizzazione ambienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici o sanitari o destinato alla produzione di energia per uso tecnologico (II) Impianti definiti al punto 21 Allegato 1 D.P.R. 25.7.1991: ogni unit termica deve avere una potenza termica superiore o uguale a 3 MW se funzionante a metano o GPL, 1 MW per gasolio e 0.3 MW per olio combustibile con tenore di zolfo inferiore a 1% peso (III) Dispositivi di controllo, coibentazione tubazioni, termoregolazione (> 35 KW) (vedere gli artt. 5 e 7 DPR 412/93) (IV) Gas naturale, gas di citt, GPL, gasolio, kerosene con tenore di Zolfo inferiore o uguale a 0.2% peso (vedere lart.8 D.P.C.M. 2.10.1995) (V) Gli artt.31 33 e 57 del Decreto Legislativo 22/97 e lart.4 del Decreto Ministeriale 5.2.1998 prevedono il recupero energetico di rifiuti a base legnosa in un processo di combustione secondo una procedura di autorizzazione, con formale istanza alla Provincia, o con procedura semplificata con comunicazione alla Provincia secondo uno schema elaborato dagli uffici preposti (Ufficio Recupero e riutilizzo rifiuti speciali n. tel 0422/656785) (VI) La modulistica per la presentazione dellistanza di autorizzazione alle emissioni in atmosfera pu essere richiesta allUfficio Aria della Provincia di Treviso. (VII) Allegato E del DPR 412/93: - Rendimento termico utile alla potenza nominale (temperatura acqua 70C) - (100) = (84 + 2 log Pn) % dove Pn = potenza termica nominale - Rendimento minimo di combustione alla potenza nominale - c = (83 + 2 log Pn) % dove Pn = potenza termica nominale (VIII) Per impianti termici con potenza nominale 35 KW libretto di centrale come riportato in Allegato F DPR 412/93 Per impianti termici con potenza nominale < 35 KW libretto di impianto come riportato in Allegato G DPR 412/93 Sui libretti va evidenziato il nominativo del responsabile dellesercizio e manutenzione impianti (IX) Verifiche annuali per generatori di calore con potenza termica nominale 35 KW Verifiche biennali per generatori di calore con potenza nominale < 35 KW (X) Temperatura edifici: edifici abitativi, attivit industriali, artigianali ed assimilabili: 18 C (+2 C di tolleranza) altri edifici: 20C (+2C di tolleranza) Durata attivazione impianti: La provincia di Treviso ricade in zona E, zona per la quale prevista una durata massima di attivazione impianti pari a 14 ore giornaliere nel periodo 15 Ottobre - 15 Aprile (XI) Le attivit a ridotto inquinamento atmosferico che possono interessare le lavorazioni nel settore della lavorazione del legno sono: - Produzione di mobili, oggetti, imballaggi, prodotti semifiniti in materiale a base di legno con utilizzo di materie prime non superiore a 2000 Kg/giorno (punto 6 DPR 25.7.1991) - Verniciatura, laccatura, doratura di mobili ed altri oggetti in legno con utilizzo di prodotti vernicianti pronti alluso non superiore a 50 Kg/giorno (punto 8 DPR 25.7.1991). (XII) Ladeguamento delle emissioni degli impianti esistenti era obbligatorio per le aziende che superavano i limiti minimi fissati dal Decreto Ministeriale 12.7.1990 ed in particolare: Parametro Concentrazione (mg/m3) Flusso di massa (g/h) Polveri (particelle di vernici) 3 (applicazione manuale) / Polveri (levigatura) 10 (verniciatura piana) / Polveri (falegnameria) 50 Superiore o uguale a 500 150 Superiore a 100 ed inferiore a 500 SOV (applicazione) (IA classe) 5 25 (IIA classe) 20 100 (IIIA classe) 150 2.000 (IVA classe) 300 3.000 (VA classe) 600 4.000 SOV (Essiccazione) 50 / SOV (verniciatura piana) 40 g/mq / (gr totali di solvente per mq sup. vern.) (XIII) (XIV) I termini temporali, fissati dal D.M: 12.7.1990, per ladeguamento delle emissioni sono tutti scaduti; lultima data utile era quella del 31.12.1997. I limiti alle emissioni per gli impianti esistenti sono quelli individuati dal D.M. 12.7.1990 e sopra riportati.

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pag. VI

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CARATTERISTICHE MEDIE DEI PRODOTTI VERNICIANTI E DEI SOLVENTI PIU UTILIZZATI


COMPOSIZIONE MEDIA DELLE VERNICI PER LEGNO

Tipologia

Residuo secco 15-22%

Frazione volatile

NITRO

ALCHIDICHE O SINTETICHE O OLEURETANICHE POLIESTERI UV

85-90%

34

2-4% cellosolve acetato 10-12% MIBK(in alternativa acetato di butile) 8-12% isobutanolo 10-14% isopropanolo 10-20% MEK (in alternativa etil acetato) 40-45% xilolo (in alternativa toluolo) 5% solvente dellacceleratore (chetoni o acetati nei quali sciolto il naftenato di cobalto) 95% stirolo

50-85% (velo) 40-55% (spruzzo)


35 36

3-15% stirolo 85-97% acetati e chetoni 15-25% stirolo 70-80% acetone 5% alcool etilico (o metilico) 25-35% xilolo 3-10% acetato di cellosolve (cl. II, sostituibile con etossipropilacetato) 20-30% MIBK (in alternativa acetato di isobutile o di butile) 20-30% MEK (in alternativa acetato di etile) 100% stirolo o solventi fotoiniziatori 100% stirolo o solventi fotoiniziatori 0%

POLIESTERINI A SPRUZZO POLIURETANICHE

80-85%

30-40%

STUCCHI UV FONDI POLIESTERI UV FONDI ACRILICI UV

97-98% 90-95%

37 38

100% (possibile presenza stirolo)

34

45-55% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 10 al 20%, a seconda della tecnologia di applicazione). 35 Il 45-55% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione. 36 45-55% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 10 al 20%, a seconda della tecnologia di applicazione. 37 50-60% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione. 38 50-60% poliestere, il resto stirolo che partecipa alla reazione, ma di cui si perde dal 5 al 10%, a seconda della tecnologia di applicazione.

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pag. VII

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I SOLVENTI PIU UTILIZZATI E LE LORO CARATTERISTICHE DI PERICOLOSITA


SOLVENTI
BUTILGIICOL ACETATO n BUTILE ACETATO ETILE ACETATO ISOBUTLE ACETATO ISOPROPILE ACETATO n PROPILE ACETONE ALCOOL n;BUTILICO ALCOOL ETILIC0 ALCOOL ISOBUTILICO ALCOOL ISOPROPILICO ALCOOL METILICO ALCOOL n PROPILICO BUTILDIGLICOLE 3BUTOSSI-2-PROPANOLO CICLOESANONE DICLOROMETANO DIACETONALCOOL DIFENILMETAN 4,4 DIISOCIANATO
>20%=R23 36/37/38-42/43 2-20%=R2342/43

Xn
12,5-20%=R20/21/22

Xi
>20%=R20/21/2237

CLASSE DM12/7/90 III IV V IV IV IV V

TLV TWA PPM mg/mc 25 150 400 200 250 200 500 50 1000 50 400 200 200 ND ND 25 50 50 0,005 121 713 1440 950 1040 835 1188 152 1880 152 983 262 492 ND ND
100 174 238 0,051

IMPIEGO
Vernici allacqua e nitro, impregnanti allacqua Vernici poliuretaniche Vernici poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Diluente per poliesteri e poliuretaniche + lavaggio Vernici nitro, tinte Tinte Diluenti nitro, tinte Vernici nitro, tinte Svernicianti Vernici nitro, tinte Vernici all'acqua per interni Vernici all'acqua Vernici nitro e poliuretaniche Svernicianti Vernici nitro Catalizzatori per poliuretaniche

R11 R11 R11 R11 R11 R10 R11 R11 R11 R11 R11
>25%=R20 >25%=R20 >20%=R23/25 3-20%=R20/22/23/25 >20%=R36 >20%=R36/38 >25%=R20 >10%=R40 >10%=R36 >25%=R20 36/37/38-42 5-25%=R36/37/3842 1-5%=R42 0,5-2%=R20-42/43 >25%=R20 >0,5%=R60-61 >25%=R1020/21/22

III V III IV III IV NC NC III II III I

ESAMETILEN 1,6 DIISOCIANATO ETILBENZENE ETILGLICOL

I III II

0,005 100 5

0,034 434 18

Catalizzatori per poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Tinte

R11

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SOLVENTI
FORMALDEIDE FTALATI METILGLICOL METIL-n-BUTILCHETONE METILETILCHETONE METILISOBUTILCHETONE METIL 2 PIRROLIDONE METOSSI 2 PROPANOLO PENTAERITR-TRIS (BIS AZIRIDINIL) PROPIONATO RAGIA MINERALE STIRENE TOLUENE TOLUENE-DIISOCIANATO TRIETILAMMINA XILENE

T
>25%=R34-40 R25-34-40-43 >0,5%=R60-61 >25%=R10-2021/22

Xn
5-25%=R20/21/2236/37/38/40-43 1-5%=R40-43 >0,5%=R61-62

Xi
0,2-1%=R43

CLASSE DM12/7/90 II II II

TLV TWA 0,3


0,37

IMPIEGO
Vernici ureiche, colle Vernici nitro

5 20 200 50 100 100 ND ND 20 50 0,005 1 100

16

Tinte Vernici nitro e poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Vernici nitro e poliuretaniche Vernici all'acqua per interni Tinte e vernici all'acqua Reticolante per vernici all'acqua Vernici sintetiche e impregnanti Poliesteri Vernici nitro, poliuretaniche e poliestere Catalizzatori per poliuretaniche Vernici all'acqua Vernici nitro e poliuretaniche

R11 >10%=R40-23 R11 R11

1-10%=R48/20 >20%=R36/37

V IV III
>10%=R36/38 >1%=R43 >20%=R36-38

590 205 400 369 ND ND 85 188 0,036 4,1 434

IV III NC NC III IV I II

>10%=R65 >12,5%=R20-36/38 >12,5%=R20 >20%=R23 36/37/38-42 2-20%=R23-42 0,5-2%=R20-42

R10

12,5-20%=R20/21 >20%=R20/21-38

IV

Ecogestione nel settore legno

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GLOSSARIO
Ambiente: contesto nel quale unorganizzazione opera, comprendente laria, lacqua, il terreno, le risorse naturali, la flora, la fauna, gli esseri umani e le loro interrelazioni. Appassimento: fase precedente allessiccazione, in cui avviene una prima asciugatura del film di vernice applicato. Aspetto ambientale: elemento di unattivit, prodotto o servizio di unorganizzazione che pu interagire con lambiente. Audit del sistema di gestione ambientale: processo di verifica sistematico e documentato per conoscere e valutare, con evidenza oggettiva, se il sistema di gestione ambientale di unorganizzazione conforme ai criteri definiti dallorganizzazione stessa per laudit del sistema di gestione ambientale e per comunicare i risultati di questo processo alla direzione. Diluenti: miscele di liquidi, solventi e non solventi per le resine contenute in un prodotto, aggiunte dallutilizzatore per ridurre la viscosit dei prodotti vernicianti permettendone lapplicazione, e per facilitare la formazione di un film omogeneo, disteso e privo di difetti mediante unevaporazione controllata della frazione volatile contenuta nella vernice. Efficienza di trasferimento: rapporto tra la quantit di vernice depositata sul pezzo e quella spruzzata, espresso in termini percentuali. Lefficienza di trasferimento definisce la resa del sistema di applicazione. Essiccazione: tempo richiesto per lindurimento del film di vernice in condizioni standard. Lessiccazione pu essere di tipo chimico-fisico (quando il film indurisce per semplice evaporazione dei solventi e diluenti, senza che il legante subisca modifiche di carattere chimico) o chimica (quando il prodotto verniciante indurisce per una serie di reazioni, favorite dallossigeno contenuto nellaria oppure da particolari composti chimici, i catalizzatori, con determinati gruppi funzionali presenti nel legante). Il suo valore viene normalmente espresso in termini percentuali e riferito al peso o al volume del prodotto tal quale. Impatto ambientale: qualunque modificazione dellambiente, negativa o benefica, totale o parziale, conseguente ad attivit, prodotti o servizi di unorganizzazione. Leganti: agenti filmogeni che determinano le propriet principali del prodotto verniciante; spesso chiamati polimeri o resine, dai leganti dipendono le seguenti caratteristiche delle superfici verniciate: brillantezza, durezza, resistenza al graffio e allabrasione, resistenza chimica, re-insolubilit, aderenza alla superficie, trasparenza e/o potere coprente, flessibilit, resistenza ai sbalzi termici. La tipologia di legante d il nome al prodotto verniciante (per esempio le vernici acriliche contengono resine acriliche). Miglioramento continuo: processo di accrescimento del sistema di gestione ambientale per ottenere miglioramenti della prestazione ambientale complessiva in accordo con la politica ambientale dellorganizzazione. Ecogestione nel settore legno pag. X

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Obiettivo ambientale : il fine ultimo ambientale complessivo, derivato dalla politica ambientale, che unorganizzazione decide di perseguire e che quantificato ove possibile. Organizzazione: gruppo, societ, azienda, impresa, ente o istituzione, ovvero loro parti o combinazioni, associata o meno, pubblica o privata, che abbia una propria struttura funzionale e amministrativa. Overspray: quantit di prodotto verniciante spruzzata ma non depositata sul pezzo, espressa in termini percentuali (viene anche chiamato nebbia o spreco di prodotto); loverspray dipende da differenti fattori tra cui il sistema di applicazione del prodotto verniciante (per esempio i sistemi a spruzzo si caratterizzano per avere elevati valori di overspray) e la forma e dimensione del pezzo da trattare (lovespray sar maggiore se il pezzo da verniciare ha una forma complessa piuttosto che piana). Parte interessata: individuo o gruppo coinvolto o influenzato dalla prestazione ambientale di unorganizzazione. Pigmenti: sostanze coloranti insolubili, presenti come particelle solide in fase dispersa nei prodotti vernicianti, in grado di conferire un colore al manufatto. Pitture: prodotti vernicianti che contengono pigmenti in quantit tale da nascondere completamente la superficie del supporto trattato ed in grado di conferire un aspetto opaco al prodotto finito. Politica ambientale: dichiarazione fatta da unorganizzazione, delle sue intenzioni e dei suoi principi in relazione alla sua globale prestazione ambientale, che fornisce uno schema di riferimento per lattivit, e per la definizione degli obiettivi e dei traguardi in campo ambientale. Pot life: parametro che indica le ore di vita utile di un prodotto catalizzato, passate le quali non risulta essere pi utilizzabile. Potere filmogeno: capacit di un prodotto verniciante di dare origine ad una pellicola continua sulla superficie del manufatto trattato. Prestazione ambientale: risultati misurabili del sistema di gestione ambientale, conseguente al controllo esercitato dallorganizzazione sui propri aspetti ambientali, sulla base della sua politica ambientale, dei suoi obiettivi e dei suoi traguardi. Prevenzione dellinquinamento: uso di processi, prassi, materiali o prodotti per evitare, ridurre o tenere sotto controllo linquinamento, compresi il riciclaggio, il trattamento, i cambiamenti di processo, i sistemi di controllo, lutilizzazione efficiente delle risorse e la sostituzione di materiali. Prodotto pronto alluso: miscela delle varie componenti richieste per il trattamento verniciante da effettuare (legante, solvente e diluente, pigmenti, diluenti, additivi), ottenuta sulla base del rapporto di catalisi (per il catalizzatore) e di additivazione (per gli altri additivi) suggerite dai fornitori del prodotto. Prodotto verniciante: miscela di prodotti chimici che, applicata su di un supporto, in grado di formare una pellicola solida, dotata di resistenza meccanica e chimica, e di Ecogestione nel settore legno pag. XI

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caratteristiche tali, per quanto riguarda il colore, laspetto ed il tatto, da mutare anche le caratteristiche estetiche del manufatto. Rapporto di catalisi: nel caso si tratti di un prodotto a due componenti, definisce in termini percentuali la quantit del catalizzatore che deve essere aggiunto ad una vernice per ottenere un indurimento ottimale della pellicola. Resa del prodotto verniciante: capacit di copertura del film applicato sulla superficie del manufatto, espressa in gr/m. Residuo secco: la parte solida di una vernice che rimane dopo levaporazione della parte volatile in essa contenuta (solventi, diluenti). S.O.V.: Sostanze Organiche Volatili (solventi) Sistema di gestione ambientale (EMS = Environmental Mangement System): la parte del sistema di gestione generale che comprende la struttura organizzativa, le attivit di pianificazione, le responsabilit, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica ambientale. Smalti: prodotti vernicianti che contengono pigmenti in quantit tale da nascondere completamente la superficie del supporto trattato ed in grado di conferire un aspetto brillante al prodotto finito. Traguardo ambientale: dettagliata richiesta di prestazione, possibilmente quantificata, riferita ad una parte o allinsieme di unorganizzazione, derivante dagli obiettivi ambientali e che bisogna fissare e realizzare per raggiungerli. Vernici: prodotti vernicianti che non contengono pigmenti o ne contengono un quantitativo tale da modificare leggermente il colore al supporto trattato. Viscosit di un prodotto verniciante: resistenza di un liquido al suo scorrimento. La viscosit di un prodotto verniciante indipendente dal residuo secco ed funzione della temperatura.

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RIFERIMENTI NORMATIVI E BIBLIOGRAFICI


Norme utili della serie ISO 14000 Codice
UNI EN ISO 14001 UNI EN ISO 14004 UNI EN ISO 14010 UNI EN ISO 14011 UNI EN ISO 14012

Edizione
1996 1997 1996 1996 1996

Titolo
Sistema di Gestione Ambientale. Requisiti e guida per luso Sistema di Gestione Ambientale. Linee guida generali su principi, sistemi e tecniche di supporto Linee guida per laudit ambientale. Principi generali. Linee guida per laudit ambientale. Procedure di audit. Audit dei sistemi di gestione ambientale Linee guida per laudit ambientale. Criteri di qualificazione per gli auditor ambientali

Normativa collegata al Regolamento CE n.1836/93 EMAS Norma


Consiglio della Comunit Europea Regolamento CE n.1836/93 del 29 giugno 1993 Commissione della Comunit Europea Decisione del 16 aprile 1997 Parlamento europeo e Consiglio della Comunit Europea Decisione del 24 settembre 1998 Commissione della Comunit Europea Proposta del 30 ottobre 1998 Legge 25 gennaio 1994 n. 70

Pubblicazione
GUCE L. 168 del 10 giugno 1993 GUCE L. 104 del 22 aprile 1997 GUCE L. 275 del 10 ottobre 1998

Denominazione
Adesione volontaria delle imprese del settore industriale ad un sistema comunitario di ecogestione e audit Riconoscimento della norma ISO 14001 in conformit del Regolamento CE 1836/93 Riesame del programma comunitario di politica ed azione a favore dellambiente e di uno sviluppo sostenibile Per uno sviluppo durevole e sostenibile Proposta di un Regolamento del Consiglio riguardante la partecipazione delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit Norme per la semplicificazione degli adempimenti, nonch per lattuazione del sistema di ecogestione e audit Regolamento recante norme per listituzione ed il funzionamento del comitato per lecolabel e lecoaudit (Regolamento interno approvato da Ministro ambientale il 22.7.1997) Procedure per laccreditamento, la sorveglianza ed in controllo dei verificatori ambientali Procedure operative e sistema di quote per registrazione siti EMAS Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e delloccupazione in campo ambientale Regolamento concernente la disciplina delle modalit di organizzazione dellAgenzia Nazionale per la Protezione dellambiente in strutture operative

GUCE C.400 del 22.12.1998 GU n.24 del 31 gennaio 1994 GU n. 231 del 3 ottobre 1995 GU n. 166 del 18 luglio 1998 24 giugno 1998 5 novembre 1997 GU n. 239 del 13 ottobre 1997

D.M. 2 agosto 1995 n. 413 modificato dal D.M. 12 giugno 1998 n. 236

Comitato Ecoaudit Comitato Ecoaudit Art. 5 L n.. 344 del 8 ottobre 1997

DPR n. 335 del 4 giugno 1997 GU n. 233 del 6 ottobre 1997

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Ambiente Italia

Bibliografia Titolo Editore Autore


W.M. von Zharen

Anno
1996

Informazioni
Government Institutes, Inc 4 Research Place Suite 200, Rockville Maryland 20850 Federchimica

ISO 14000 Government Understanding the Institutes, Inc Environmental Standards

Linee guida per ladesione PMI operanti al sistema comunitario EMAS Guida per lapplicazione del sistema di gestione ambientale nelle piccole imprese. Settore: industria del legno Manuale per lattuazione del sistema comunitario di ecogestione e audit (CD) Linee guida per lecogestione in conceria Vol. Lanalisi ambientale iniziale Vol. Il sistema di gestione ambientale Guida allapplicazione della norma Uni En Iso 14001 ed introduzione al Regolamento EMAS

Federchimica Autori Vari Certichim IEFE Provincia di Vicenza Ambiente Italia

1995

1996

Provincia di Vicenza Dipartimento Ambiente

ANPA Autori Vari (Agenzia Nazionale per la Protezione dellAmbiente) Unione Autori Vari Nazionale Industria Conciaria

1998

ANPA Via Brancati 48 00144 Roma UNIC Via Brisa 3 20123 Milano Tel. 02-801026 Fax 02-860032 AICQ Piemonte Via Vela 23 10128 Torino Tel. 011-5627271 Fax 011-537964 e-mail aicqpi@alpcom.it FEEM Corso Magenta 63 20123 Milano Te. 02-52036934 Fax 02-52036946 www.feem.it Istituto di Ricerche Ambiente Italia Via C. Poerio 39 20129 Milano Tel. 02.29406175 Fax: 02.29406213 E-mail: ambiente.italia @ galactica.it

1998

Il rapporto ambientale dimpresa. Linee guida per la redazione

AICQ Piemontese ARPA Piemonte Provincia di Torino Fondazione ENI Enrico Mattei

Autori Vari

1999

Forum Rapporti Ambientali

1995

Ambiente Italia (anno Edizioni riferimento): rapporto sullo Ambiente stato del paese

Istituto di ricerche 1995 Ambiente Italia (a 1996 cura di) 1998 1999

Indicators of Sustainable Development Odori e tecniche di emissione Environmental Life Cycle Assessment of products

European Communities C. Bernini

Eurostat Inquinamento R. Heijungs et al.

1997 1998 1992

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Ambiente Italia

A guide to Corporate Environmental Indicators

Federal Env. AA.VV. Ministry, Bonn

1997

Incenerimento di RSU e recupero di energia

C.I.P.A. srl

Impianti di depurazione di piccole dimensioni Scarico controllato di RSU Risanamento di terreni e di sedimenti contaminati Il controllo dellinquinamento acustico e la gestione del territorio Atti convegno Valutare lambiente Il manuale del verniciatore guida alla verniciatura professionale del legno Articoli estratti dalla rivista Professione verniciatore del legno

E de F. Frangipane, M. Giugliano (a cura di) E de F. Frangipane, G. Pastorelli (a cura di) R. Cossu, E de F. Frangipane (a cura di) AA.VV. AA.VV

1995

1993

Federal Env. Ministry, Kennedyallee, 5 Bonn Tel.: ++49/0228/3050 Fax: ++49/0228/3053225 C.I.P.A. srl (Direzione) Via A. Palladio 26 20135 Milano Tel. 02.58301501-28 Fax: 02.58301550 E-mail: cipami@tin.it

1995 1999 1996

Assessorato Ambiente Comune di Vicenza La Nuova Italia Scientifica HB pi.erre Editrice

G. Risotti, S. Bruschi Pierluigi Offredi Paolo Ambrosi

1990 1996 HB pi-erre Via Patti 2 20158 Milano tel 02/39312736 fax 02/33220462 HB pi-erre Via Patti 2 20158 Milano tel 02/39312736 fax 02/33220462 Arianna sas Via Gentilin 4/b Carbonera TV Tel 0422/445208 Fax 0422/445222

HB pi.erre Editrice

Pierluigi Offredi

vari

R.I.T.A. Arianna sas Rassegna Informatizzata Tecnologie Ambientali

Arianna sas

1999

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pag. XV

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