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CARTOGRAFIE MORENIANE: PAESAGGI, PONTI DI LINGUAGGI, GEOGRAFIE DI INTENSIT

Spontaneit, Linguaggio, Eteronomia, Molteplicit: riflessioni su alcune linee di fuga del pensiero moreniano

SALVATORE PACE
Lo psicodramma moreniano nasce come linea di fuga forse a causa delle sue radici nomadi tra territori delimitati dalla drammaturgia ufficiale e capitalizzati dallapparato psicoanalista. La sua caratteristica tragica, nellaffidarsi al fare pi che al dire, al flusso creativo piuttosto che allordine drammatico della scrittura, lo sottrae agli apparati di cattura, alla circoscrizione in modelli teorici totalitari, ai giochi della dialettica, alle certezze di metodi e formule. Ma in questa fuga, in questo andare girovago, discontinuo, lo psicodramma si rivela non come produttore di un senso unico logica dellUno ma come creatore di una molteplicit di sensi, di fili di diversa intensit, di paradossi e di linguaggi, che si annodano e si snodano sulla trama della vita. Uno dei modi che il linguaggio ha di seguire il pensiero moreniano nel suo fluire deterritorializzandosi, uscendo dal binarismo concettuale del dentro-fuori, del sopra-sotto, del latente-manifesto, per territorializzarsi in descrizioni cartografie -, in trasformazioni che procedono da una forma ad unaltra, ma solo per passaggi di intensit.

Dejo a los varios porvenires (no a todos) mi jardn de senderos que se bifurcan. Jorge Luis Borges 1,

Vogliamo iniziare citando una frase di Gilles Deleuze e Flix Guattari (2006): Scrivere non ha niente
a che vedere con il significare, ma con il misurare territori, con il cartografare, perfino contrade a venire.. E significativamente allusivo, ma del tutto inintenzionale, che andando alla ricerca dei conflitti dalle radici profonde come fittoni, ci siamo imbattuti in questo notevole enunciato di Rizoma, capitolo iniziale di Mille Piani. Esso rimanda, per connessione ed eterogeneit il modo di avanzare del rizoma, da un punto a qualsiasi altro punto - ad un racconto di F. Kafka, La costruzione della Muraglia Cinese (1998), in cui lautore, per voce di un cronista dellepoca, commentando le condizioni in cui fu realizzata la Grande Muraglia, novella Torre di Babele, sostiene che la sua costruzione non era funzionale perch, pur progettata e nata con lo scopo evidente di proteggere e difendere, si trovava sotto il costante pericolo delle incursioni dei nomadi che, con la velocit delle
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Lascio ai diversi futuri (non a tutti) il mio giardino dei sentieri che si biforcano, Jorge Luis Borges, El jardn de senderos que se bifurcan, 1941, in Ficciones, 1944, Obras Completas de Jorge Luis Borges, Emec Ed., Buenos Aires, 1974, p. 472

locuste, si spostavano in continuazione e conoscevano i progressi dellopera meglio degli stessi costruttori. Il racconto ci parla dellirrazionalit della costruzione, dellincomprensibilit delle intenzioni dei dirigenti, dellincomunicabilit reale tra gli uomini, ma, essenzialmente, di un confronto serrato tra un apparato che cerca con affanno di limitare, di confinare lo spazio, ed un altro, una macchina nomade, che con la velocit delle locuste si muove lungo spazi lisci, aperti, senza limiti. Di tentativi di mappare ci che pu essere solo cartografato (Rolnik, 1999). Perch la mappa la rappresentazione di un tutto statico, immutabile e inalterato. Intanto che la cartografia, diversamente, varia con il cambiare del paesaggio, ne segue i movimenti, gli accidenti, le trasformazioni - mondi che si disintegrano e si riformano. E le teorie, i supposti principi primi per inciso: le radici sono sempre, o dovrebbero esserlo, cartografie, descrizioni di territori che mutano insieme a chi li osserva, che nascono dallo sfaldarsi del sistema-radice, o tra le sue pieghe, per proliferare come radicelle in altre unit, o in pi alte unit.

TUTTO SCORRE COME UN FIUME

La koin moreniana, la communitas, ha ormai acquisito una veste di ufficialit negli ambiti che competono generalmente alla cultura e in modo pi proprio alla produzione scientifica, in tutto il mondo. Ma in quanto modello eterogeneo, difficilmente classificabile in forme assolute, stabili e definitive. Farlo significherebbe ridurla violentemente al letto di Procuste, per amputargli gli arti se troppo lunga, o per stirarla a forza se troppo corta. O seguire il filo dArianna dopo aver ucciso il Minotauro. O affidarci alla sedentariet del dramma, allonnicomprensione della teoria, ai formalismi della tassonomia, obliando la dismisura della tragodia, del canto del capro di Moreno, parente prossimo alla ritualit magica e alle celebrazioni dionisiache. Due ordini di idee ne rendono difficile lortodossia. Uno, di carattere epistemologico, intimamente legato al modo di pensare di Moreno, che non tipicamente radicato nel pensiero greco-occidentale, ma foggiato nellalveo dello spirito ebraico-semita. Laltro, che rappresenta la sostanza, o meglio il catalizzatore, della sua stessa creazione, la spontaneit. C alla base della nostra eredit culturale greco-scientifica una concezione del tempo ciclica, ripetitiva, immutabile ed uniforme (Wenk, 1985). Se volessimo trovarne larch, limmagine primordiale, lo individueremmo nella figura-metafora di Crono, il dio del tempo che divora i suoi stessi figli, il dio che con la falce in mano recide e distrugge ogni cosa. Nello sforzo di ricondurre la doxa a epistme e di arrestare leracliteo panta rei, il tutto scorre il pensiero greco ha dato unimpronta indelebile alla storia del pensiero occidentale, ma ancora una volta, sacrificando il Minotauro. Nella cultura ebraica, limmagine del tempo invece associata a processi di fecondit e di crescita: lalbero che cresce e fruttifica, il grano che germoglia, la donna gravida. Da un canto lidea di uno spazio-tempo passivo, dato definitivo per il pasteggio della riflessione, fuori dalla portata interventista delluomo, e dallaltro la rappresentazione di un continuum spazio-temporale generativo, nel quale luomo - ed anche il dio con cui si coniuga - inserito, parte attiva, e che pu modificare con le sue azioni. In Moreno ci si traduce nella categoria del momento non il creato ma la creazione continua; non il vissuto, ma latto di esistere creativamente - e in una preoccupazione pi per il fare che per il comunicare o dire o scrivere: la conserva culturale. Moreno era, come efficacemente lo dipinge S. Perazzo (1994, p.36), in quanto faceva, un gerundio che creava al di sopra della conserva culturale. Ed il gerundio attualizza sempre il verbo la potenza da cui discende o a cui saccompagna, trascinando i sostantivi nei verbi del puro divenire.
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E propriamente in quanto gerundio, Moreno si bas, nella sua creazione, su un elemento irriducibile ad ogni tentativo di normalizzazione, imprevedibile, incontrollabile, capace di creare eventi che sfuggono ad ogni controllo e previsione: la spontaneit. Un daimon che tinge gli eventi drammatici di un entusiasmo quasi religioso, che dona agli accadimenti quella freschezza inedita, come recita F. Garca Lorca, che hanno le rose appena colte, quellallegria che accompagna, con canti, balli e vino, gli hessed nelle loro preghiere o il furore mistico dei Dervisci nelle loro danze rotanti. Quale letto di Procuste pu arrestarne il flusso? Con quali apparati di cattura? Come ordinarla, incasellarla, inquadrarla ragionevolmente in un modello esclusivo e assoluto? (Sints, 2008, p.59 e sg.).
Eppure lo stesso Moreno definisce la sua creazione come la scienza che esplora la verit mediante metodi drammatici. A quale tipo di scienza allude Moreno? Pensiamo, con Deleuze e Guattari (2006, pag. 543 e

sg.), che Moreno faccia riferimento - di contro alle scienze riproduttive - ai saperi nomadi, girovaghi. Ad un procedimento scientifico itinerante e non ripetente, reiterante, verificabile per deduzione o induzione. La scienza girovaga non consiste nella ricerca di una forma, di una costanza, di concetti o categorie definitive. Essa, ponendosi al crocevia tra scienza ed arte, si affida interamente allintuizione, seguendo flussi di variabili, di singolarit, di problemi pi che di teoremi. La sua missione quella di creare, non di conservare. Di nuovo Erclito e il suo panta rei: seduti sulla riva a guardare fissamente lacqua che scorre o immersi nel fiume, sapendo di non essere bagnati mai dalla stessa acqua? Abbiamo letto e sentito spesso di Moreno come di un pensatore asistematico, incoerente e confusionario. Basta leggere i suoi libri. Un concetto abbozzato, accennato, formulato, interrotto per essere ripreso successivamente, riformulato, contraddetto e rimaneggiato pi volte. Per appurarlo non occorrono grossi sforzi intellettuali, ma ci vuole una vita di sempre maggior pienezza per capire che la sua opera il compito e la missione di tutta la sua esistenza, unopera aperta la cui definizione non mai raggiunta in via conclusiva, ma creata per essere affidata alla continuazione dei suoi discepoli tutti e suscettibile ancora di essere cambiata. Un Dio che ha bisogno degli uomini per continuare a creare.

NON SIATE N UNO N MOLTEPLICE, SIATE DELLE MOLTEPLICIT!

JE est un autre Arthur Rimbaud, Lettera a Paul Demeny, 1871 Il modello scientifico di koin spesso striato da un uso colto, iniziatico del linguaggio. Quando una disciplina definisce il proprio ambito - scrive Ral Sints (2008, p.58) - il proprio territorio, instaura un linguaggio, edita un dizionario [] Linstaurazione di un linguaggio equivale a piantare le palizzate ed i fili spinati che delimitano una tenuta.. Quando io uso una parola dice Humpty Dumpty ad Alice in Attraverso lo specchio magico 2 questa significa ci che voglio che significhi, n pi n meno. La questione , disse Alice, se lei pu dare alle parole tanti significati diversi. La questione , ripet Humpty Dumpty chi che comanda, ecco tutto..

Carrol L., Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio Magico, Newton Compton , Roma, 1995, p.152.

Spesso ci si dimentica che non esiste una lingua universale, omogenea. Nellaccezione moderna di koin convergono tutte le sue stratificazioni linguistiche, dalla lingua dotta, letteraria, artistica, a quella tecnica, a quella burocratica, a quella parlata, compresi i dialetti ed i vernacoli, i gerghi. Non dovrebbe dunque trattarsi di un modello ideologico, ripiegato a sua volta su un sistema di verit indiscusse, sulla rappresentazione di ci che sta al posto dellaltro e lo spiega, ma di un concatenamento di molteplicit variabile, mutevole, nella misura in cui cambiano e si moltiplicano le proprie connessioni. Diremmo, con Deleuze, che non ci manca la comunicazione al contrario, ne abbiamo fin troppa - quello che ci manca la creazione. La capacit di creare. La possibilit di connettere processi, molteplicit, per dar vita a polifonie, a punti di vista plurivoci, diversi e non opposti. Risale ai primi decenni del 900 linteresse di Kafka per lo chassidismo ebraico (Deleuze e Guattari, 1975) caratteristica che lo accomuna a Moreno e a Buber e per la letteratura yiddish polacca e ceca come per altre letterature cosiddette minori. Secondo Kafka 3 queste minoranze letterarie avevano la funzione di veri e propri vettori espressivi dei gruppi minori che, attraverso esse, rendevano possibile veicolare e articolare la loro identit, la loro visione sociale, a margine e attraverso le maglie della Weltanschauung ufficiale. Queste letterature non sono caratterizzate dalla presenza di grandi individualit, di figure di rilievo. Si presentano come prodotto di un processo collettivo, giacch la consapevolezza che ogni opera frutto di una creazione comune, e che non esista la propriet intellettuale cos come viene concepita in occidente, nella natura del pensiero ebraico. Deleuze e Guattari (2006, Introduzione), riprendendo losservazione di prima, ne rimarcano le valenze immediate: la deterritorializzazione della lingua (il linguaggio letterario che non trova spazio nellufficialit, si riterritorializza riappriopriandosi di altri spazi e di altri sensi), lapporto della dimensione individuale nel sociale, lespressione collettiva che rovescia ogni idea di referente globale. In questottica, laggettivo minore con cui si qualificano certe letterature, non le identifica come inferiori, di secondordine, ma d rilievo e valore al potenziale innovatore, alla potenza attuativa e promotrice di ogni piccola letteratura allinterno dellufficialit statuita. Analogo discorso per la lingua. Non si parla di gruppi minoritari linguistici n di restaurazione regressiva del dialetto come lingua nativa. N di opposizione tra identit minoritarie e culture maggioritarie. Non c dualismo manicheista, nessuna ripartizione del mondo tra Bene e Male. La lingua minore si presenta come variazione della lingua ufficiale, uno dei tanti modi di abitarla, di viverla, di parlarla, di musicarla. E ad essa appendice e da essa inscindibile, ne parassita, vive negli interstizi, ai margini, nelle zone di confine. La sola differenza che la lavora, la reinventa, la ricrea, la mette in discussione, sottoponendola spontaneamente e accidentalmente a continue revisioni e rimaneggiamenti.

HO PI DI UNANIMA

Il pensiero di Moreno profondamente solcato dal pluralismo: Se dovessi rinascere ripeteva spesso vorrei farlo come gruppo. Per lui nessun atto concepibile separato dal gruppo. La voce nuova deve venire dal gruppo. Deve essere il gruppo. La parola nuova deve venire dal gruppo. (Moreno 2002, p.41) scriveva nella sua autobiografia. Dai bambini dei giardini viennesi ai suoi discepoli, Moreno amava raccontare storie, aneddoti, raccontarsi e reinventarsi, riprodursi nella sua mitologia, essere uno e molti nello stesso tempo. Cera in lui lurgenza, il bisogno di farsi altro. Il
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Kafka F., Tutti i racconti, Mondadori , Milano, 1998.

bisogno di essere in tanti modi eteronomia - per non dover essere uno solo - ortonomia. Di uscire dallatto biografico per smettere di essere e moltiplicarsi nella leggenda, nel gioco, negli eteronomi, mai uguale a se stesso Moreno figlio, Moreno padre, Moreno profeta, Moreno poeta, Moreno filosofo, Moreno medico, Moreno regista, Moreno inventore, Moreno psichiatra, Moreno sociatra, Moreno Dio, Moreno uomo: chi tra tutti questi personaggi era Moreno? Un altare ad un dio diverso in ogni angolo della sua anima, scriverebbe Pessoa. Per tornare ad essere, pi che mai, se stesso. Forse la maggior difficolt consiste nel voler o dover trovare un modo di pensare e comunicare efficace, che non sia quello singolare, a cui il gruppo non si riduce, o quello plurale, a cui il singolo mal si attaglia. Bisognerebbe esprimere allora i fenomeni nella lingua del paradosso, del pensiero discontinuo, trasversale, una lingua che, scavalcando il sopra ed il sotto, il dentro e il fuori, renda possibile ed abbia ragione di una molteplicit di sensi e di non sensi - e non di sensi unici . Allora, come nella migliore tradizione chassidica, vogliamo chiudere con un racconto 4, ennesima metafora dellincontro moreniano, come con i puntini di sospensione, per concludere e per non concludere.
Cera un rabbino a cui la gente si avvicinava spesso per un consiglio o perch afflitta da problemi. Il suo Gabai, fedele assistente, notando, con perplessa curiosit, che ogni volta che si concludeva il consulto i vestiti del rabbi erano madidi di sudore e completamente stropicciati, gli chiede delucidazioni. Ed il maestro risponde: Immagina, o mio fedele Gabai, una persona che si siede davanti a me per raccontarmi il suo problema. Io sono il rabbino e lui un tale con un problema. Allora io mi tolgo gli abiti e li faccio togliere a lui. Indosso i suoi vestiti e gli faccio vestire i miei, di modo che io possa realmente sapere come si senta e comprenderlo meglio. Infine torno a rimettermi i miei vestiti e gli faccio mettere nuovamente i suoi; in questo modo, torno ad essere me stesso e posso analizzare, con la dovuta distanza e da un altro punto di vista, il suo problema. E lui, attraverso i miei indumenti, potr vedere s stesso. Cos gli avr dato il miglior aiuto e la miglior guida possibili. Potrai vedere, quindi, o mio Gabai, come questo continuo scambio di abiti mi lasci completamente stanco, sudato e stropicciato.

Abraham Tverski, De generacin en generacin, citato da B. W. Nudel, 1994, pag. 30.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Borges J. L., Obras Completas, Emec Ed., Buenos Aires, 1974 Deleuze G. e Guattari F., Kafka. Per una letteratura minore, Quodlibet, Macerata, 1975. Deleuze G. e Guattari F., Mille Piani, Castelvecchi , Roma, 2006. Deleuze G., Logica del senso, Feltrinelli., Milano, 2007. Kafka F., Tutti i racconti, Mondadori , Milano, 1998. Moreno J. L., Il Profeta dello Psicodramma, Di Renzo, Roma, 2002. Nudel B.W., Moreno e o Hassidismo: Princpios e fundamentos do pensamento filosfico do criador do Psicodrama, gora, S.Paulo, 1994. Perazzo S., Ainda e sempre Psicodrama, gora ed., S.Paulo, 1994. Pessoa F., Le poesie di Ricardo Reis, Passigli ed., Firenze, 2005. Rolnik S., Cartografa Sentimental, in La Psicologia Operativa, H.Kesselman, Lumen, Buenos Aires, 1999. Sints R., Psicodrama: la terapia de los dioses caidos, Psicolibros Universitario, Montevideo, 2008. Wenk C. A., Los origenes del psicodrama de Moreno, Tesi di dottorato, Univ. di Belgrano, Crdoba, 1985.

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