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anno 1 numero 4

L ALTRA AMERICA
LALTRA AMERICA INTERVISTA A FABRIZIO DI ERNESTO GEOPOLITICA AGAINST NWO! VERITAS VOS LIBERAT AL CONFINE DELLIPOCRISIA

Malvinas, giugno 1982 - gli elmetti dei |novembre-dicembre 2| LOTTA EUROPEA 2012 soldati argentini caduti combattendo lesercito britannico

SOMMARIO

EDITORIALE 4| Laltra America RISIKO! 9| Against NWO! 11| Le infinite risorse sudamericane 15| Viviremos e venceremos

15| #8N 17| Malvinas volveremos VERITAS VOS LIBERAT 19| Al confine dellipocrisia RITORNO AD ITACA 21| La ragione della mia vita 24| Apocalypto

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LOTTA EUROPEA
Segreteria di redazione Via Ottaviano 9 00192 Roma email: lotta.europea@gmail.com lottaeuropeaprati.blogspot.com novembre-dicembre 2012|LOTTA EUROPEA|3

EDITORIALE

a alcuni anni il continente sudamericano, resosi sempre pi autonomo dallegemonia statunitense, lo scenario di alcuni dei pi interessanti esperimenti politici e sociali del nostro tempo ed , al tempo stesso, divenuto centro nevralgico dei principali movimenti geopolitici. Tale laboratorio politico non pu che costituire un modello ed un pungolo per unEuropa sempre pi chiusa in s stessa e destinata a perdere qualsiasi ruolo da protagonista nello scacchiere internazionale. Per far luce su queste tendenze e per rimanere aggiornati su una situazione in continuo mutamento,Lotta Europea ha incontrato Fabrizio di Ernesto, giornalista e saggista, autore, tra laltro, de Lalba del nuovo mondo. Come il continente Indio-Latino ha smesso di essere il giardino di casa degli Stati Uniti. Lotta Europea: Che il Sud America non sia pi il giardino di casa degli Stati Uniti ormai cosa risaputa ai pi, ma cosa cambiato negli ultimi anni a seguito della crisi finanziaria che ha scosso nel profondo le economie di tutto il mondo occidentale? Paesi come il Brasile (o il Cile o anche, in misura minore, lArgentina) negli ultimi anni sono riusciti a ridurre il 4|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 proprio indebitamento pubblico, ad accumulare riserve di valute straniere forti e finanche a conquistare nuove quote nel FMI internazionale misurate nei cosiddetti diritti speciali di prelievo: sembra quasi che tali paesi, da debitori che erano ancora pochi anni fa, possano essere ora i creditori di un Occidente sempre pi in affanno. Siamo davvero alla fine di un ciclo economico e politico, che segner la fine della supremazia degli Stati Uniti e il sorgere di nuove potenze regionali in un orizzonte sempre pi multipolare? Fabrizio Di Ernesto: La differenza principale rispetto al passato rappresentata da una nuova classe dirigente meno propensa a fare gli interessi degli

LALTRA A INTERVISTA A FAB

AMERICA BRIZIO DI ERNESTO


Usa e delle lobby legate a Washington e pi attenta a tutelare i propri concittadini e a garantire la crescita del proprio paese. Rispetto al passato questi nuovi governanti si pensi a Lula in Brasile, Chavez in Venezuela e Morales in Bolivia hanno iniziato a sfruttare al meglio le tante risorse energetiche del sottosuolo sudamericano, facendo s che i ricavi del commercio di petrolio e gas fossero reinvestiti in progetti interni che favorissero loccupazione e di pari passo la crescita politica e sociale dei propri territori. Questa accresciuta ricchezza ha permesso loro di contribuire maggiormente al bilancio di quegli organismi come il Fmi dove la ricchezza lunica cosa che conta e di acquisire, conseguentemente, maggiore potere contrattuale. Rispetto a dieci o a quindici anni fa, oggi c sicuramente una diversa redistribuzione della ricchezza mondiale. Basti pensare che il famoso G8 che comprendeva la maggiori economie mondiali, rappresentazione di un mondo sostanzialmente europacentrico dominato dagli U.S.A., stato sostituito dal G20 dove ricoprono un ruolo di primo piano paesi che fino a pochi anni fa erano considerati appartenenti al Terzo Mondo, come lIndia, la Cina o il Sud Africa, e paesi latinoamericani, come il Messico, il Brasile e lArgentina. Siamo effettivamente di fronte ad una nuova stagione politica ed economica, ma temo che la supremazia statunitense durer ancora per molti anni. Gli U.S.A., infatti, non solo dispongono di un sottosuolo molto ricco, ma hanno anche creato tutta una serie di stati vassalli/alleati pronti a garantirne il ciclo economico, tramite le importazioni di prodotti finiti o la vendita a prezzo di favore di materie grezze. Rispetto ai suoi competitori, Washington pu inoltre contare su di uneconomia mondiale tutta basata sulla loro divisa nazionale, di cui possono aumentare o diminuire il valore secondo i bisogni del momento. Sappiamo bene come gli Stati Uniti hanno chiuso la bocca a tutti coloro che
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negli anni passati hanno chiesto o provato a vendere il proprio petrolio in euro. L.E.: A proposito di crisi finanziarie, tutti ricordano il crac argentino della fine del 2001 e probabilmente conoscono il ruolo determinante giocato dal FMI. Cosa possiamo imparare in Europa dalla crisi di allora riguardo la crisi di oggi? Cosa dalle soluzioni intraprese da Buenos Aires (o anche da Caracas) per rilanciare la propria economia (pensiamo soprattutto alle nazionalizzazioni messe in campo specialmente in ambito energetico) F. D. E.: La crisi economica che da quattro anni sta mettendo in ginocchio lEuropa ha molte analogie con il crack argentino, entrambi causati dai prodotti finanziari e dalla speculazione della grande finanza internazionale. Paradossalmente a salvare lEuropa stato proprio leuro, il cui crollo avrebbe avuto effetti devastanti su tutta leconomia europea e messo a dura prova anche quella statunitense. Non a caso, alla fine stata sacrificata la sola Grecia, uno dei paesi pi poveri dellintera zona euro, mentre lItalia, che pure ha dovuto subire numerose politiche ultraliberiste, e la Spagna sono state in parte risparmiate. La lezione sudamericana potrebbe insegnare molto agli europei per non sarebbe del tutto praticabile 6|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 nel vecchio continente. In Sud America ogni paese ha scelto la propria strada per crescere: Venezuela e Bolivia hanno puntato tutto sul socialismo del XXI secolo, lArgentina tornata a vivere grazie al peronismo dei coniugi Kirchner, il Brasile ha puntato su un liberismo tutto sommato moderato ma che alla prova dei fatti ha dato risultati eccellenti, mentre il Paraguay in soli quattro anni passato dallessere uno dei paesi pi poveri della regione ad uno dei pi avanzati grazie ad un liberismo portato alle estreme conseguenze. Quasi tutti questi paesi, inoltre, hanno puntato tutto o quasi sulle ricchezze del sottosuolo: al contrario, lEuropa, tranne poche fortunate eccezioni, non ha risorse energetiche da gestire e vendere. A frenare la ripresa del Vecchio Continente, inoltre, contribuisce anche la struttura dellUnione Europea, nata non come organizzazione politica ma come unione economica e finanziaria basata su quegli stessi principi ultraliberisti che ne stanno determinando il collasso. A mio parere, per le nazioni europee le uniche due ricette per riprendere la crescita economica sono, da una parte, quella di dar vita ad una alleanza pi politica e soprattutto pi flessibile da un punto di vista economico e finanziario, dallaltra, la reintroduzione delle varie divise nazioni, pur permettendo la doppia circolazione: in un sistema economico internazionale basato sul dollaro, se si abbandonasse leuro e si tornasse sic et simpliciter alla lira, infatti, si provocherebbe una svalutazione ed una inflazione record che finirebbe per affossare il nostro paese. L.E.: Vista la debolezza cronica dellEuropa, incapace di ritagliarsi uno spazio autonomo di manovra e di parlare ad un sola voce nei conflitti economici e politici internazionali, sembra che il Pacifico sia destinato a surriscaldarsi e a diventare nodo geopolitico cruciale e scenario dei pi importanti conflitti futuri. I patti bilaterali e gli accordi commerciali siglati dai paesi latinoamericani con la Russia e con la Cina ne sono la testimonianza pi lampante. LEuropa destinata a svolgere un ruolo di osservatrice passiva? In parte vale quanto gi detto prima. Oggi lEuropa, ancora astratta a livello politico, non pu risultate credibile a livello internazionale. Per quanto possa

essere difficile far coincidere gli interessi politici e strategici di 27 paesi diversi, a Bruxelles nulla viene fatto per superare questi ostacoli. una costatazione che il mondo non pi europacentrico e che Russia e Cina stanno tornando a minacciare la superiorit politica, economica e militare degli U.S.A. In uno scenario del genere, lEuropa deve decidere al pi presto cosa fare per non diventare il Terzo Mondo. Attualmente non solo siamo di fronte ad una Europa a due velocit, ma la Germania, che ha assunto la guida politica ed economica della regione, non si preoccupa, forse anche giustamente, di fare gli interessi di tutta lEuropa, ma unicamente quelli del proprio paese, togliendo cos alla UE ulteriore importanza e rappresentativit. Alla stato attuale il Vecchio continente pu tornare a primeggiare solo tirando dalla propria parte la nuova Russia di

Putin, che non a caso gode di una cattiva stampa nel cosiddetto Occidente. Guardando ai fatti italiani, lampante che la caduta di Berlusconi nel 2011 sia, in parte, dovuta alle sue frequentazioni con personaggi come il defunto leader libico Gheddafi o Putin stesso, con i quali aveva impostato delle politiche atte a rendere lItalia pi autonoma sullo scenario internazionale. Se vero che Putin inglobato nella UE farebbe gli interessi della Russia e non quelli di tutta la Ue, indubbio che Bruxelles ne trarrebbe vantaggio da un punto di vista energetico ed inoltre si verrebbe a creare una unione che anche numericamente potrebbe competere con i mercati cinese ed indiano. Allo stato attuale per manca a livello europeo una classe poli-

tica disposta a scommettere politicamente, e non solo finanziariamente, sulla UE. A medio termine il destino di questa Europa appare dunque segnato: lento ed inesorabile oblio a tutto vantaggio delle potenze emergenti, a completamento di un percorso iniziato allindomani della II Guerra mondiale quando gli Usa ne hanno fatto il possibile campo di battaglia per una eventuale guerra contro lURSS ed il terreno della propria sperimentazione politica. L.E.: Passiamo a ragionare sul breve periodo. Le condizioni di salute di Chavez peggiorano di giorno in giorno ed egli stesso ha aperto alleventualit che nel 2013 non sia pi il presidente del Venezuela. Cosa rimarr

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EDITORIALE|LALTRA AMERICA
del chavismo e pi in generale del nuovo Sud America dopo che anche Castro ha dovuto abbandonare la scena? Ci sono possibilit per una continuit politica o, come ci ripetono costantemente i media nostrani, i due governi non hanno seguito tra le masse e assisteremo ad un tanto agognato (da Washington) regime change? lano che pregava per la salute del presidente, segno che nel paese lopera riformista di Chavez molto apprezzata (dubito che in Italia vedremmo le stesse scene per Monti!) ma il suo seguito costituito principalmente dalla parte pi povera della nazione, quella che maggiormente ha beneficiato delle sue politiche sociali. Gli antichavisti sono invece la la caduta di Chavez potrebbe determinare uno stravolgimento vero e proprio che alla fine cancellerebbe quanto di buono e socialmente avanzato fatto da Chavez in tutti questi anni. Per sapere come evolver la situazione ora bisogner aspettare per almeno altri tre mesi. Secondo larticolo 231 della Costituzione venezuelana, infatti, Chavez, non avendo potuto giurare entro i termini previsti, potr farlo davanti al Tribunale supremo della Giustizia in una data non specificata. Lassenza temporanea diventerebbe per definitiva dopo 90 giorni di ulteriore assenza (quindi il prossimo 10 aprile) prorogabili una sola volta. A quel punto, larticolo 233 della Carta venezuelana prevede il passaggio dei poteri ad interim al presidente dellAssemblea nazionale e la convocazione di nuove elezioni entro 30 giorni. In questo periodo Nicolas Maduro, successore designato dallo stesso Chavez, dovr almeno convincere i vertici del partito e della societ venezuelana di poter seguire le orme del suo maestro, anche se potrebbe non essere facile resistere agli assalti di poteri forti estranei al Paese, specie senza avere al proprio fianco luomo che ha saputo guidare la rinascita indio-latina.

Hugo Chavez e Nicolas Maduro


F. D. E. Il futuro del Venezuela una grande incognita. possibile un chavismo senza Chavez? Mentre in Russia Putin ha allevato al suo fianco il fido Medved, con il quale da anni scambia gli incarichi di presidente e premier, luomo forte di Caracas ha attratto molte persone intorno alla sua figura, ma non ha mai voluto avere un delfino al suo fianco. Solo recentemente emersa la figura di Nicolas Maduro, ma difficile oggi dire se questi alla lunga sapr reggere il confronto con il suo maestro. Nei giorni scorsi le televisioni italiane hanno dovuto mostrare le immagini del popolo venezue8|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 i ricchi, coloro che hanno perso il potere che detenevano precedentemente, quelli penalizzati dalle tante nazionalizzazioni operate dal governo: questi per sono anche quelli che in caso di fine del chavismo potrebbero meglio (e prima) degli altri organizzarsi per recuperare il potere, magari con lappoggio di agenti della CIA infiltrati e pronti ad operare. Se a Cuba per il momento il passaggio di potere per linea orizzontale tra i due fratelli Castro non ha prodotto grandi rivoluzioni (anche se in parte c stato un allentamento dei dettami comunisti ed una timida apertura allesterno), in Venezue-

RISIKO!

AGAINST NWO!
ederazione Russa, Repubblica Popolare Cinese e Repubblica Islamica dIran da anni ormai possono essere considerate alleate e partner sia per le alleanze condivise (Armenia, Tagikistan, Bielorussia e Venezuela solo per citarne qualcuna), sia per quanto riguarda la loro opposizione allespansione americana nelle diverse aree di influenza: Asia orientale e Pacifico, Vicino Oriente, Europa Orientale. novembre-dicembre 2012|LOTTA EUROPEA|9

RISIKO!|AGAINST NWO!
Lalleanza, ovviamente, pi che su motivi ideologici e/o culturali, si basa su una situazione geo-strategica ben definita: per questo motivo che, per contrastare il blocco occidentale, possono essere annoverati nel medesimo gruppo economicostrategico anche stati appartenenti a tuttaltro orizzonte geografico, quali il Brasile e Cuba. Il primo, considerato lottava economia del mondo, annoverato tra i BRICS insieme a Russia, India, Cina e Sud Africa, paesi con i quali ha intessuto alleanze per partecipare alla creazione di un nuovo ordine politico ed economico mondiale, dove il dollaro avr meno peso e le transazioni internazionali saranno effettuate nelle rispettive valute nazionali. per questo motivo che dal 2009 la Cina il primo partner commerciale del Brasile, posizione ricoperta, nel decennio precedente, dagli Stati Uniti. Diversa la situazione di Cuba. Nonostante la guerra fredda sia finita da oltre ventanni, lisola caraibica destinata a rimanere ancora unossessione per Washington. Dopo Caracas, Pechino il secondo partner commerciale di LAvana: per la Cina il rapporto con Cuba vantaggioso sia dal punto di vista economico (da Cuba proviene non solo lo zucchero servito sulle tavole dei cinesi, ma anche il nichel impiegato nelle industrie, mentre sono in fase di sviluppo possibili affari in campo energetico tramite la raffineria di Cinefuegos), sia dal punto di vista politico, in quanto lisola, memore dei comuni trascorsi comunisti, appoggia la Cina su tutte le situazioni pi scottanti (dalla sovranit di Taiwan allindipendenza del Tibet al rispetto dei diritti umani). Con le dovute differenze Cuba rappresenta dunque per gli USA quello che Taiwan per la Cina: unisola dal valore prettamente simbolico, protetta dal principale rivale internazionale. In un orizzonte geopolitico sempre pi multipolare, gli Stati Uniti altro non sono che un gigante dalle gambe di argilla destinato a collassare sotto il proprio peso: lEuropa, come sempre, sta a guardare, incapace di smarcarsi dal partner atlantico e di prendere una propria autonoma posizione strategica, che se non quella di Washington non e non pu essere la stessa dei paesi latinoamericani n tanto meno quella cinese. Anche se il nemico lo stesso, da Europei, la nostra guerra unaltra. In basso - Hu Jintao e Raul Castro durante la visita della delegazione cubana a Pechino lo scorso luglio

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LE INFINITE RISORSE SUDAMERICANE

entre la nostra Europa viene svenduta al miglior offerente, con i processi di liberalizzazione con i quali si tenta di rispondere alla crisi finanziaria che ha oscurato il Vecchio Continente, i paesi sud-americani stanno risorgendo con delle politiche antimperialiste, per riprendere ci che hanno perso durante il loro trascorso collasso finanziario: la sovranit e lindipendenza energetica. Seguendo la scia del presidente Hugo Chvez, che per primo ha nazionalizzato gli assets venezuelani della potente compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil,

anche Argentina e Bolivia hanno infatti rivendicato il controllo delle proprie risorse. Per prima Cristina Fernndez de Kirchner, presidente argentino, ha nazionalizzato, con il voto favorevole del parlamento, la YPF (Yacimientos Petrolferos Fiscales), una delle maggiori compagnie petrolifere della nazione, fino ad allora controllata dalla Repsol, compagnia spagnola. Un atto di coraggio che ha suscitato lira di Bruxelles, che, per proteggere la societ spagnola, ha approvato una risoluzione per prendere le misure necessarie.
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RISIKO!|LE INFINITE RISORSE SUDAMERICANE


Fatto sta che la presidenta neoperonista ha centrato il punto: qualsiasi nazione ha il diritto di sfruttare le proprie risorse per diventare competitiva e per sanare la propria economia. Per queste dichiarazioni coraggiose, cui ne sono seguite di ben pi ruggenti, il Fondo Monetario Internazione, non ancora sazio dei soldi ricevuti per il prestito dato nel momento di crisi, non fa che osteggiare la politica argentina. Inoltre questa nazionalizzazione,oltre a rappresentare unimportante virata dalla rotta gi tracciata della globalizzazione e del libero mercato, stata in un certo senso anche una mossa simbolica e di speranza perch nel passato la YPF gi stata la prima societ petrolifera di Stato nel mondo. A seguire, anche il boliviano Evo Morales, continuando la sua politica che dal 2006 ha fatto diventare statali almeno 20 imprese del settore energetico e di telecomunicazioni, ha nazionalizzato la compagnia di trasporti elettrici spagnola TDE, con le stesse motivazioni argentine, ovvero che non vi erano sufficienti investimenti. A differenza della Kirchner, che ha espropriato le quote della Respol lasciando i spagnoli a bocca asciutta, Morales ha per promesso di pagare le quote con le quali ha estromesso gli spagnoli, incamminandosi quindi su una strada meno accidentata. I nostri governi, invece, in assenza di giacimenti di idrocarburi, liberalizzano le grandi imprese statali, dandole in mano ai privati, amministratori molto pi ricchi dei nostri malridotti stati. Quali i risultati? Lo vediamo tutti i giorni: licenziamenti e cassa-integrazioni, tagli ai servizi, smantellamento dello stato sociale, cristallizzazione della crescita economica. Quello che ha capito lArgentina, reduce da una crisi per vari aspetti simile alla odierna, invece la necessit di recuperare il controllo delle proprie risorse e delle proprie ricchezze: in una parola, del proprio futuro. I Paesi Latini stanno dimostrando che c unaltra possibilit, unaltra strada, per cercare di ricostruire una propria economia, per far mordere la coda ai finanzieri ed alle grandi compagnie che monopolizzano un mercato tuttaltro che libero. Le risorse del paese non devono servire a riempire le tasche dei grandi capitalisti, ma a dare da mangiare a chi quella terra lha lavorata ogni giorno, a chi nei giorni di festa, con un salario minimo e dei straordinari ridicoli, andato a garantire i servizi per tutti i cittadini, per la comunit. Loro sono i veri eroi del nostro secolo, per loro bisogna lottare. Il popolo di Buenos Aires durante i festeggiamenti in seguito alla nazionalizzazione di YPF

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VIVIREMOS E VENCEREMOS

ello scacchiere geopolitico internazionale esistono ancora stati sovrani che combattono contro la politica imperialista di Washington, liberi dalla scure del Nuovo Ordine Mondiale: il caso, tra gli altri, del Venezuela e del suo presidente Hugo Chvez. Dal 1998, anno della sua elezione, lobiettivo del suo Socialismo del XXI secolo non mai stato nascosto: rompere legemonia a stelle e strisce in quello che ancora era il giardino di

casa degli Stati Uniti, lAmerica Latina, e fare del suo paese una potenza regionale tramite lo sfruttamento delle materie prime presenti nel territorio. Un cammino percorso sulle orme di Simn Bolvar, combattente venezuelano che pag con la vita la sua fede nellindipendenza dei popoli sudamericano. Un esperimento riuscito. Sintetizzando la questione nazionale con la riappropriazione della Sovranit ed affrontando la questione sociale, non con la lotta di classe, ma con

il sacrificio comune nazionale che ha unito assieme le forze agricole, produttive, militari e politiche del paese, riuscito a rendere dignit ai cittadini di Caracas. Nel 2004 Chvez, assieme a Fidel Castro ha dato vita ad un progetto chiamato ALBA, Alleanza Bolivariana dei Popoli della Nostra America, a cui hanno in seguito aderito anche la Bolivia, il Nicaragua, lEcuador ed alcuni altri stati insulari caraibici: progetto antitetico ai meccanismi
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RISIKO!|VIVIREMOS E VENCEREMOS
dintegrazione proposti da Washington ed incentrati sul libero commercio di stampo U.S.A., lAlba si basa al contrario sulla condivisione delle strutture di stato sociale e sulla assistenza economica. Il Venezuela il primo paese al mondo per riserve accertate di petrolio ed stato proprio loro nero la leva con cui Chvez ha potuto conservare lindipendenza e la sovranit del paese. Almeno fino al 2009, lannus horribilis delleconomia americana che ha causato il crollo delle esportazioni verso Whasington (con cui Caracas continua comunque a fare affari), grazie allexport di petrolio a prezzi stracciati Chvez ha potuto finanziare misiones in patria e allestero, tramite PetroCaribe e PetroSur. Principale beneficiario di questa politica energetica certamente LAvana, che continua tuttoggi a ricevere ingenti quantit di petrolio a prezzo scontato in cambio della propria fedelt al progetto, il miglioramento dellassistenza sanitaria e il potenziamento delle infrastrutture. In questottica, sfumato il pi ambizioso dei progetti del Presidente paracadutista: il Gasdotto del Sud, nelle intenzioni destinato a raggiungere la Patagonia, integrando gran parte dei paesi sud americani, avrebbe realmente reso il Venezuela il faro della rivoluzione sud americana, allacciando alla propria rete di fedelt politica la maggior par14|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 te dei paesi latino-americani. Le conseguenze dellattuale crisi finanziaria internazionale, per, si sono fatte sentire anche in Venezuela: nel 2009 e nel 2010, il paese ha vissuto una fase di forte recessione (rispettivamente, -3,2% e -1.5%), dalla quale solo oggi si sta faticosamente risollevando. Se la crisi pesa eccessivamente su tutte le maggiori economie del globo, a Caracas pesa il triplo in quanto ha comportato il crollo della domanda di acquisto di petrolio. Non un caso quindi che il nuovo Venezuela Bolivariano abbia attirato su di s tanto lattenzione e lammirazione di quanti, nelle diverse aree del pianeta, si oppongono allegemonia a stelle e strisce (dalla Russia sono arrivati gli armamenti, dalla Cina e dallIran soldi e cooperazione), quanto, allo stesso tempo e per gli stessi motivi, gli strali dellOccidente politically correct. Una campagna mediatica e diplomatica contro il presidente venezuelano che ha subito una brusca accelerazione dal giorno dellelezione alla Casa Bianca del premio Nobel per la pace 2011 Obama, il presidente coloured venuto da cielo in terra a miracol mostrare (o per lo meno cos cantato dai suoi aedi nostrani). Nonostante lodio dei democratici di tutto il mondo e nonostante i suoi malanni fisici che lo hanno costretto a defilarsi parzialmente dalla politica internazionale oltre che da quella interna, il Presidente ha vinto ancora le ultime elezioni con oltre il 54% dei consensi per proseguire il sogno Bolivariano. La progressiva nazionalizzazione delle banche e delle risorse fondamentali e strategiche ha permesso di finanziare nuovi programmi sociali, dalla costruzione di alloggi popolari alla modernizzazione delle infrastrutture, dimezzando il numero dei poveri, aumentando il salario minimo dei lavoratori dipendenti e potenziando la cultura tramite l istruzione gratuita e le borse di studio. Allineandosi costantemente al fianco di Putin, Ahamadinejad e Assad, schierandosi ripetutamente a favore della sovranit degli stati schiacciati dagli esportatori di democrazia, Chvez, forse ormai vicino alla morte, si reso esempio e quasi simbolo di lotta contro le logiche oscure del Nuovo Ordine Mondiale.

e rivoluzioni colorate, le varie esperienze della cos detta Primavera Araba e, da ultimo, le situazioni creatisi in seguito alla crisi in alcuni paesi europei hanno dimostrato che esiste una legge nella geopolitica mondiale: se un governo si azzarda a non rinunciare alla sovranit del proprio paese e a non chinare la testa dinanzi alle pretese dei padroni del mondo, presto ne paga le conseguenze. Conseguenze che possono essere di natura economica, e la nazione si trover allora screditata sui mercati e finir sullorlo della bancarotta, o di natura politica, e si assister dunque ad un proliferare di movimenti che scuotono le piazze. LArgentina della presidente Kirchner ha subito un attacco su entrambi i fronti. Negli stessi giorni in cui il paese vedeva crollare il proprio rating nelle valutazioni di Fitch ed il Fondo Monetario Internazionale alzava la voce minacciando sanzioni, a novembre nasceva a Buenos Aires un movimento di piazza antigovernativo, chiamato 8 Novembre (abbreviato in 8N), che riusciva a radunare folle di migliaia di persone, scese in strada per manifestare contro la presidenta de la Nacin. Questo movimento, anche ad una rapida occhiata non molto diverso dai tanti che hanno scosso i governi filorussi dellEuropa orientale, ha immediatamente trovato lappoggio del Grupo Clarn, editore, fra laltro, dellomonimo giornale da mezzo milione di copie vendute ogni giorno, schierato da sempre su una linea antiperonista (oltre che di alcuni giornali locali, di settimanali, radio e televisioni). Grazie alla copertura mediatica offerta dal gruppo, la notizia della protesta arrivata in Europa, dove stata ripresa
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#8N

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da alcuni quotidiani autorevoli, come il Guardian, che non hanno mancato di sottolineare, come ormai usuale in queste circostanze, lassoluta importanza che hanno avuto i social network nellorganizzazione e nel coordinamento di questa protesta. I dubbi sulla sincerit di queste contestazioni di piazza per sono molti. La fonte sicuramente non delle pi imparziali, essendo questo gruppo editoriale di propriet straniera ed essendo, sopratutto, legato alla Goldman Sachs, la grande banca daffari americana che troviamo coinvolta ormai in ogni pagina della storia della attuale crisi economico-finanziaria. Inoltre queste notizie sono iniziate a circolare alla vigilia dellentrata in vigore di una legge antitrust che avrebbe dovuto portare allo smembramento dello stesso gruppo Clarn e alla messa allasta, da parte del governo, di alcuni rami aziendali: un progetto poi abortito per lopposizione di una corte dappello che ha salvato in extremis, almeno per il momento, leditore. Insomma, non difficile pensare che i media legati a Clarn abbiano appositamente gonfiato cifre e notizie, nel tentativo di confutare il consenso della presidente neoperonista e di consegnare allestero una visione distorta del suo governo, cos sgradito ai grandi manovratori della finanza internazionale. Quando si parla di movimenti di piazza in Argentina, la men16|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 te non pu che tornare a quei giorni del 2001, quando migliaia di argentini, ridotti alla fame dallusura internazionale e dalle politiche capestro del FMI, si scagliarono nelle strade per sfogare la propria rabbia e placare la proprio fame. Fame di giustizia, oltre che di cibo. Ma questa volta diverso: il nemico del 2001 lo stesso soggetto che oggi fomenta la piazza contro un governo colpevole solo di aver immaginato unArgentina libera dagli interessi internazionali e padrona del proprio destino.

MALVINAS
l 2 aprile 1982, alle ore 9:30 del mattino, Rex Masterman Hunt, governatore inglese delle isole Malvinas, offriva la resa al contrammiraglio argentino Busser, responsabile dello sbarco della Armada Argentina nellarcipelago: 12 ore e mezza di ostilit avevano messo fine a centoquarantanove anni di dominio coloniale britannico. Una vittoria solo momentanea perch gi il 20 giugno il Regno Unito recuperava i territori perduti solo 74 giorni prima. Nellaprile del 2012, nel trentesimo anniversario dellinizio della guerra, davanti allambasciata britannica a Buenos Aires, sassi e molotov sono volati

VOLVEREMOS!
contro le forze dellordine, ricordando al mondo, se mai lo avesse dimenticato, che las Malvinas son Argentinas e che il possedimento inglese costituisce una illegittima colonia fuori tempo massimo, il residuo di unepoca finita da tempo. A scaldare gli animi non sono state tanto le nuove rivelazioni sui fatti di allora (la Francia avrebbe aiutato concretamente la Gran Bretagna fornendole informazioni e e strutture militari; nel 1974 Londra avrebbe proposto a Juan Domingo Pern una amministrazione condivisa per le isole), quanto piuttosto la situazione economica e politica attuale che vede la presidentessa Cristina Fernndez de Kirchner rieletta a furor di popolo grazie agli ottimi risultati che il suo governo pu vantare, ancora pi sorprendenti se relazionati al crac di dieci anni fa: dopo la Cina e lIndia, lArgentina oggi il terzo paese al mondo per ritmo di crescita con tassi di incremento del PIL che vanno dal +8,9% del 2011 al +5% del 2012 (mentre i salari reali sono addirittura cresciuti del 32%). Nonostante queste cifre, lonnipresente Goldman Sachs, il settimanale londinese Economist (sempre pronto a dare patenti di fit e unfit agli uomini di stato degli altri paesi) e la presidennovembre-dicembre 2012|LOTTA EUROPEA|17

RISIKO!|MALVINAS VOLVEREMOS!
tessa brasiliana Dilma Roussef hanno lanciato un allarme riguardo leconomia di Benuos Aires e la sua inflazione che non sarebbe al 10% come rilevato ufficialmente dallistituto nazionale di statistica (un tasso alto, ma pur sempre accettabile per una nazione che al contempo cresce cos tanto), bens oltre il 20% (24% secondo la banca daffari), accusando la Kirchner di aver truccato i dati. Anche gli Stati Uniti si sono mossi, avendo comminato una sanzione a Buenos Aires, applicando nuove tariffe alle importazione ed escludendola dal Sistema generalizzato di preferenza: il motivo il rifiuto argentino di pagare ai gruppi Azurix y Blue Ridge i 300 milioni di dollari decisi da un arbitrato internazionale, avendo richiesto un nuovo giudizio nei tribunali argentini In un clima simile, tornato prepotentemente al centro del contenzioso la questione delle isole Malvinas, che hanno recentemente acquisito nuovi e pi interessanti contenuti economici e strategici da quando le prospezioni geofisiche hanno rilevato un tesoro tra i 16 e i 60 miliardi di barili di petrolio. Risorse che naturalmente fanno gola a tutti e che hanno spinto la Desire Petroleum ad avviare un programma di perforazioni che viola gli accordi sul mantenimento dello status quo: evidente la pretesa inglese di sfruttare in forma unilaterale e illegittima risorse naturali appartenenti alla Repubblica Argentina (queste le parole della Kirchner). per questo motivo, per rendere pi difficile e pi costosa lesplorazione delle risorse petrolifere isolane che, al di l delle divergenze ideologiche, la Kirchner riuscita a convincere i partner del Mercosur e poi tutto il Sud America a porre lembargo alla ventina di navi battenti la bandiera delle Falkland. Una mossa poco pi che simbolica, vista la scarsa consistenza numerica della flotta dellarcipelago, che ha per raggiunto il suo obiettivo: se il ministro degli Esteri argentino dalle colonne del Times ha chiesto lapertura di un negoziato, il premier Cameron, con una invidiabile faccia tosta, ha accusato lArgentina di colonialismo e ha rilanciato il progetto del 2005 di costruzione di un aeroporto a SantElena per farne la tappa di appoggio di un ponte aereo tra la madrepatria e larcipelago. Un impegno da 300 milioni di dollari che non esclude una peraltro poco probabile soluzione militare della contesa. evidente come il Regno Unito stia guidando una nuova offensiva contro lArgentina, colpevole di essere riuscita a risollevarsi dal crac del 2001 imposto dalla finanza internazionale, affrancandosi dai poteri forti mondiali tramite uno degli esperimenti pacifisti pi radicali di tutti i tempi (cos come lo ha definito il politologo Carlos Escud). Fa paura, infatti, un governo che vuole costringere le multinazionali presenti sul proprio territorio a reinvestire gli utili nel paese anzich ad esportarli; fa paura un esecutivo impegnato in nazionalizzazioni ed interventi statali nella propriet; fa paura unamministrazione che impone alle compagnie petrolifere di aumentare la produzione per abbattere il costo del greggio. Non si muoveranno gli eserciti come 30 anni fa, ma le ferite minacciano di essere ben pi profonde.

La carta geografica delle zone di ricerca di gas e greggio assegnate alle compagnie petrolifere inglesi al largo delle isole Malvinas

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VERITAS VOS LIBERAT

AL CONFINE Q DELLIPOCRISIA

uello che divide Stati Uniti e Messico non solo un semplice confine territoriale: rappresenta soprattutto un crocevia di traffici illeciti, di sogni vani, di speranze mal riposte e di morte. La storia dei messicani che varcano illegalmente la frontiera vecchia, e non differisce in nulla rispetto a quella dei clandestini di ogni parte del mondo: per questi disperati, oltrepassare quella linea equivale a scrollarsi di dosso un passato di miseria per aprire la strada ad una vita nuova e ad un futuro migliore. La realt ci mette poco a mostrare loro la sua vera faccia, ed in poco tempo si vedono stretti nella morsa di un sistema americano crudele che li fagocita ed annienta. Obbligati a scegliere tra una vita da schiavi invisibili e lingresso nella criminalit organizzata, sono in molti ad optare per la seconda, andando a rimpinguare le fila della gi numerosa ed attivissima malavita ispanica nei sobborghi delle grandi metropoli a stelle e strisce. Di fronte allopinione pubblica mondiale, si costituiscono task force combinate tra i due paesi per impedire il fenomeno della clandestinit di massa e i conseguenti problemi da essa causati, ma la manodopera povera e mal retribuita fa comodo e, soprattutto, sulle scrivanie dei potenti non manca mai la polverina oggetto del contendere. Ogni tanto si annunciano i successi della lotta ai cartelli di narcos e si spettacolarizzano operazioni di facciata, mentre nellombra ci si spartisce la torta. novembre-dicembre 2012|LOTTA EUROPEA|19

VERITAS VOS LIBERAT|AL CONFINE DELLIPOCRISIA


Come al solito lipocrisia domina i discorsi. Anche se gli U.S.A. ufficialmente considerano il Messico un problema, in realt i vicini offrono loro numerosissime occasioni di profitto, favorite dalla facilit con la quale si riesce a far passare di tutto da un paese allaltro, nella maggioranza dei casi attraverso dei tunnel scavati nel terreno (ma i pi fantasiosi sono riusciti anche ad usare delle catapulte). La rotta sicuramente pi agevole rispetto a quelle della concorrenza. La droga la fa da padrona, ma anche il traffico di esseri umani e, soprattutto, quello di armi sono divenuti negli anni dei business da miliardi di dollari. La spirale innescata dallenorme richiesta di sostanze stupefacenti che parte dagli USA (si calcola che i soli Stati Uniti rappresentino il 60% della domanda mondiale): si attiva cos una concorrenza spietata che vede le famiglie messicane pronte a tutto pur di guadagnarsi lesclusiva sullenorme mercato. Per le strade di Tijuana e Ciudad Juarez, sulla linea di confine, ogni giorno si fa la conta dei morti, massacrati in vere e proprie guerre che vedono lutilizzo di arsenali spropositati. La domanda sul dove i messicani acquistino la loro Santa Barbara ci sembra superflua: naturalmente nei liberali, globalizzati e democratici Stati Uniti dAmerica. Ed ecco che il cerchio si chiude: domanda e offerta convergono. Difficile capire quando finisce la criminalit di strada ed inizia quella, ben pi protetta, dei colletti bianchi. eclatante ci che stato scoperto nei mesi passati e che vede coinvolto un colosso bancario di portata mondiale: lHSBC, trovato colpevole di aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari provenienti dal cartello dei narcos messicani. Implicazioni pesantissime, ma ancora nessun processo intentato: la scusa ufficiale quella che indagare i dirigenti finanziari della banca in questo momento porterebbe ad una destabilizzazione del sistema. Come al solito fanno e disfanno a loro piacimento, non curanti della morte e della distruzione che seminano, protetti dalla loro impunit. Nel solo Messico, negli ultimi 6 anni si contano pi di 35mila morti ufficiali. Restano invece incalcolabili le vittime di questo sporco gioco, in ogni parte del mondo. Del resto, gli yankees ce lo hanno insegnato: libero mercato significa libera circolazione di capitali, persone e merci. Di che merci si tratta, a loro poco importa. Il sogno americano continua!

Ciudad Juarez-il cimitero nel deserto a pochi passi dal confine con gli Stati Uniti. Negli ultimi 3 anni ha visto pi di 3000 morti, confermandosi la citt pi violenta del mondo.

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RITORNO AD ITACA

LA RAGIONE

DELLA MIA VITA

n esclusiva, Lotta Europa vi offre la traduzione delle prime pagine de La razon de mi vida, pubblicato da Evita Pern nel settembre del 1951. Scritto nei giorni in cui il cancro le consumava le ultime forze, questo libro trasforma la biografia della primera dama ed il suo incomprensibile sacrificio in un manifesto del peronismo, del quale, nelle righe che seguono (dopo la dedica al marito), individua la ragione profonda dellazione politica: lindignacin frente a la injusticia.

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RITORNO AD ITACA|EVITA
Questo libro scaturito dal pi intimo del mio cuore. Per quanto, attraverso le sue pagine, io parli dei miei sentimenti, dei miei pensieri e della mia propria vita, anche il meno avvertito dei miei lettori non trover in quello che ho scritto altro che la figura, lanima e la vita del Generale Pern ed il mio tenero amore per la sua persona e la sua causa. Molti mi rimprovereranno per aver scritto tutto questo pensando solamente a lui; confesso che questaccusa vera, totalmente vera. Ed ho le mie ragioni, le mie poderose ragioni che nessuno potr discutere o mettere in dubbio: io non ero n sono nientaltro che unumile donna un passerotto in un immenso stormo di passeri mentre lui stato ed il condor gigante che vola alto e sicuro tra le vette vicino a Dio. Se non fosse stato per lui, che discese fino a me per insegnarmi a volare in altra maniera, io non avrei saputo cosa un condor n avrei potuto contemplare mai la meravigliosa e magnifica immensit del mio popolo. Per questo n il mio cuore n la mia vita mi appartengono e nulla di tutto quello che conosco o che possiedo mio. Tutto quello che so, tutto quello che ho, tutto quello che penso e tutto quello che sento di Pern. Ma non dimentico, e non dimenticher mai, di essere stato un passerotto e di esserlo 22|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012 ancora. Se volo pi alto, grazie a lui. Se vado tra le nuvole, grazie a lui. Se a volte quasi tocco il cielo con le mie ali, grazie a lui. grazie a lui, se vedo chiaramente ci che il mio popolo, e lo amo e sento il suo amore che accarezza il mio nome. Per questo gli dedico, integralmente, questo canto che, come quello dei guerrieri, non possiede nessuna bellezza, per umile e sincero, e possiede tutto lamore del mio cuore. ci che sento che da altro. In me, la ragione deve spiegare, spesso, ci che sento; e per questo, per spiegare la mia vita di oggi, cio quello che ora faccio, daccordo con quello che la mia anima sente, sono dovuta andare a cercare, nei miei primi anni di vita, i primi sentimenti che rendono ragionevole, o per lo meno esplicabile, tutto ci che per i miei detrattori un incomprensibile sacrificio e che per me non un sacrificio n tantomeno incomprensibile. Cos ho trovato nel mio cuore un sentimento fondamentale che di l domina in pieno il mio spirito e la mia vita: questo sentimento la mia indignazione di fronte allingiustizia. Da quando ho ricordo, ogni ingiustizia mi fa dolore allanima come se qualcosa mi avesse trafitto dentro. Per ogni et ho il ricordo di una qualche ingiustizia che mi provoc lacerandomi interiormente. Ricordo molto bene che fui triste per molti giorni quando scoprii per la prima volta che nel mondo cerano i poveri ed i ricchi; e la cosa strana che non mi doleva tanto lesistenza dei poveri, quanto piuttosto il sapere che allo stesso tempo esistevano i ricchi. Il tema dei ricchi e dei poveri fu largomento principale delle mie solitudini.

Per trovare la prima ragione di tutto quello che mi sta accadendo ora, devo tornare con il pensiero indietro nella mia vita. Ho detto la prima ragione: sbagliavo. La verit che nella mia vita ho sempre agito spinta e guidata dal sentimento. Oggi stesso, anche se presa dal corso di ci che devo realizzare, mi lascio guidare molte volte, quasi sempre, pi da

Non lho mai detto a nessuno, nemmeno a mia madre, ma ci pensavo spesso. Avevo ancora bisogno, tuttavia, di un ulteriore passo sulla strada delle mie scoperte. Sapevo che cerano poveri e che cerano ricchi; e sapevo che i poveri erano pi numerosi dei ricchi e che si trovavano dappertutto. Avevo bisogno tuttavia di conoscere lulteriore dimensione dellingiustizia. Fino agli undici anni ho creduto naturale che esistessero i poveri e che esistessero i ricchi, finch un giorno ho sentito per la prima volta dalle labbra di un uomo di lavoro che i poveri esistevano perch i ricchi erano troppo ricchi; e quella rivelazione mi impression fortemente. Confrontai quella opinione con tutte le cose che avevo pensato da me sullargomento e quasi di colpo mi accorsi che quelluomo aveva ragione. Pi che capirlo per mezzo di un ragionamento, sentii che era la verit. Daltra parte, gi a quel tempo, credevo pi a quanto dicevano i poveri piuttosto che i ricchi, perch i primi mi sembravano pi sinceri, pi franchi e anche pi buoni. Questultimo passo sulla via della scoperta della vita e del problema sociale lo compie senza dubbio molta gente. La maggior parte degli uomini e delle donne sa bene che i poveri esistono perch esistono i ricchi, ma lo sa insensibilmente e talvolta sembra loro una cosa naturale e logica. Io riconosco invece che lo sco-

prii quasi subito e che soffrii nello scoprirlo e vi dico anche che mai mi sembr una cosa logica o naturale. Nel profondo del mio cuore sentivo, quindi, qualcosa che ora riconosco come un sentimento di indignazione. Non riuscivo a capacitarmi di come potevano esserci persone ricche se ce ne erano di povere n di come il loro desiderio di ricchezza potesse essere la causa della povert di cos tante persone. Da allora, non ho mai potuto pensare a questa ingiustizia senza indignarmi e pensarci mi ha sempre prodotto una rara sensazione di asfissia, come se non poter rimediare al male che vedevo mi togliesse laria necessaria per respirare. Ora penso che la gente si abitui allingiustizia sociale nei primi anni di vita. Persino i poveri credono che la miseria che sopportano sia naturale e logica. Si abituano a vederla o a soffrirla come se fosse possibile abituarsi ad un veleno portentoso. Io, invece, non riesco ad abituarmi a nessun veleno e, da quando avevo undici anni, mai lingiustizia sociale mi sembrata naturale e logica. Questa forse lunica cosa inspiegabile della mia vita; lunica che certamente mi si presenta senza nessun motivo. Credo, quindi, che cos come alcune persone hanno una predisposizione speciale dello spirito per sentire la bellezza come non la sentono gli altri, pi intensamente della massa, e per questo

sono poeti o pittori o musicisti, io abbia, connaturata a me, una particolare predisposizione dello spirito che mi fa sentire lingiustizia in una maniera speciale, con unintensit rara e dolorosa. Pu forse un pittore spiegare perch vede e sente i colori? Pu un poeta spiegare perch un poeta? Forse per lo stesso motivo io non riesco a spiegare perch senta lingiustizia con dolore e perch non abbia mai finito per accettarla come una cosa naturale, cos come la accetta la maggior parte degli uomini. Per, anche se inspiegabile, certo che il mio sentimento di indignazione verso lingiustizia sociale la forza che mi ha condotto per mano, fin dai miei primi ricordi, fino a qui e che questa la causa prima che spiega come una donna che a volte pot sembrare a qualcuno superficiale, volgare ed indifferente possa impegnarsi a realizzare una vita di incomprensibile sacrificio.
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APOCALYPTO
l 2012 finito, ma il mondo ancora qui. La temuta Apocalisse del 21 dicembre che ha fatto vendere giornali, consultare oroscopi, comprare provviste e discutere parrucchiere non c stata. Quelli che la sanno pi lunga di questo enorme carrozzone che si interessa di new age, alieni, santoni e popoli estinti, ti dicono, se hai occasione di parlarci, che ci stiamo preparando per lentrata nellera dellacquario; che i Maya nel loro magico calendario avevano semplicemente previsto una serie di eventi che avrebbe portato a un passaggio cosmico verso un et pi libera e prospera e, pensa un po che strano, finalmente svincolata dal vecchiume del Cristianesimo. Giocchino da Fiore parlava di unEra dello Spirito, che avrebbe seguito le due ere del Padre e del 24|LOTTA EUROPEA|novembre-dicembre 2012

Figlio e in cui finalmente luomo sarebbe potuto essere libero di esprimere il suo essere. Io, per parte mia, ho messo su il the, ho mangiato un pezzo di torta fatta in casa e mi sono guardato Apocalypto. Questo film narra anchesso la fine di unepoca: non quella Cristiana, come profetizzato dai Maya, ma quella dei Maya stessi, inghiottiti dalla loro delirante incapacit di trovare una strada concreta e rinchiusi dentro la loro idolatria omicida e pagana. Mel Gibson, non nuovo a pellicole di nostro gradimento, descrive con maestria, e da un punto di vista decisamente alternativo, quella che era la condizione dei popoli centroamericani giunti sullorlo del loro personale abisso. I costumi e la fotografia del film rendono partecipe lo spettatore, fin quasi a farlo sentire parte in-

tegrante della giungla. La societ descritta preda dellabomino dei sacrifici umani, ovviamente perpetrati dai capi delle pi alte caste sacerdotali Maya ai danni della povera gente, che, con cuore umile, cerca di andare avanti, tentando di provvedere alla vita familiare in modo semplice e in armonia con la natura. Il film, nel suo nucleo centrale, la storia di un inseguimento folle che una sorta di polizia precolombiana compie ai danni di Zampa di Giaguaro, colpevole di aver provato ad interrompere una folle catena di violenza primitiva per salvare la propria famiglia. Compiendo questo gesto, egli non visto come un semplice ribelle, ma come una sorta di gatto nero che come un oscuro presagio ha osato interrompere la ruota dei sacrifici offerti al dio sole e alla madre terra. In realt durante questo inseguimento, ossessivo e implacabile perch sostanzialmente dettato dalla follia, la natura si mostra essere decisamente dalla parte del fuggiasco a scapito delle guardie assetate di sangue, fornendogli molti aiuti e segni provvidenziali, finch non riesce a ricongiungersi alla sua famiglia sana e salva e arricchita di una nuova vita, generata dalla moglie incinta. La simbologia di Gibson tocca qui il suo apice, in quanto il nascituro simboleggia lentrata in una vera nuova era. Latto del parto levento naturale per eccellenza, mistico e concreto allo stesso

tempo e precede lultima scena che consacra lobiettivo controcorrente del regista. La famiglia appena salvata e arricchita dal neonato guarda verso il mare e vede come un miraggio lapparizione dei galeoni spagnoli in arrivo, preceduti dalla Santa Croce che porta la pace nei luoghi pi remoti e abbandonati, dove il maligno trova terreno fertile. Ecco finalmente chiaro lintento di Mel Gibson: smontare una volta per tutte lapparato secondo cui la colonizzazione spagnola e cristiana ha solo portato sangue e morte, come insegnato ai nostri figli nelle scuole europee. Il sangue, quello rituale e magico, abitava quelle terre da molto prima. La nostra civilt vi ha posto un freno, imponendo un ordine. Ha provato a drizzare ci che era sviato e lo ha fatto con le opere, non con gli incantesimi. Ha costruito missioni, non trucidato innocenti. La verit che sono i nostri padri ad aver rifondato quel mondo, non le loro magie ad aver pronosticato la fine del nostro. Forse per

su qualcosa necessario ancora riflettere. Quanto distante la nostra attuale situazione, fatta di aborto ed idoli androgini, di politici orgiastici e omicidi familiari, di usura bancaria e disprezzo di Dio, da quella descritta in Apocalypto? Speriamo di voltarci verso il mare e di vedere anche noi arrivare la giustizia e la pace.

Hernn Corts
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LOTTA EUROPEA
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