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UMANESIMO GIURIDICO (PRIMO CAPITOLO) TRA RATIO E AUCTORITAS In relazione all'idea di ordine giuridico si considera la compilazione giustinia nea

come un diritto storico e non come un complesso normativo viggente. Il diritto umano mutevole, si rinnova incessantemente e non sempre il C.J. si po teva adattare ai tempi presenti, conteneva per capisaldi fondamentali del diritto. E' chiaro che cambiando la storia dell'uomo, le relazioni di vita d evono nascere regole differenti per cui l'esigenza di ordine che prima era soddisfatta dal C.J. doveva ora essere nuovamente ricercata.anche tra gli umanis ti si discuteva sulla maggiore o minore importanza della giurisprudenza nei confronti della medicina, delle scienze naturali o della filosofia. Sicuramente fu detto che occuparsi di diritto era un impegno nobile perch ci si interessava all'uomo e alla sua vita organizzata secondo leggi. Come diceva L.B. Alberti era necessario dare importanza ai principi stabiliti e alle regole su c ui basare le relazioni umane, egli diceva:"l'uomo nacque per essere utile all'uo mo".

BUDE' 1468 (pag. 12) .... pi che un giurista, era un letterato, un grammatico. Egli vedeva il diritto come un qualcosa di essenziale nei legami sociali ma soprattutto affermava che b isognava guardare al presente. Le sue, ANNOTATIONES IN PANDECTAS fu una miniera a cui attinsero tutte le generazioni successive. Bud criticava la compilazione gi ustinianea perch conteneva regole disperse e non ordinate, per cui egli proponeva la riformulazione del diritto. Per quanto riguarda i contenuti egli diceva che era necessario attingere al C.J. (digesto e codice) tenendo per conto dell'interp retatio dei giuristi. Bud raccomandava logica nella ricerca soprattutto ricercand o quei precetti che fossero ancora in uso e soprattutto equi.

LAGUS 1500 (pag.14 giurispudenza tedesca) .... nell'area tedesca troviamo il giurista tedesco Lagus che affermava che era necessario fare un quadro generale del diritto per poi comprendere il particolar e. non bastava individuare i precetti naturali ma bisognava anche vedere come qu esti precetti diventavano giuridicamente obbligatori. Per fare ci quindi era nece ssario avere difronte a se tutta la materia per poi comprenderne le singole part i. Egli distingueva da un lato i principi del diritto e dall'altra la disciplina viggente. I primi riguardavano il perch si obbligati dal diritto, la seconda era l'analisi delle varie forme degli istituti giuridici. Egli affermava che non po teva essere un privato a riordinare il diritto, ma ci poteva accadere solo con le supreme autorit (maximi principes). sin dal primo 500 veniva sollecitata una ini ziativa sovrana affinch venisse composta una commissione di periti per ridurre i l diritto in un solo compendio ed assicurarne il suo ordine. Lagus per quanto ri guarda il diritto naturale distingueva tra IUS NATURALE PRIMAEVUM (che deriva da ll'istinto naturale, e quindi comune a tutti gli animali ed corrotto dal peccato originale) e dallo IUS NATURALE SECUNDARIUM (ispirato da Dio ma colto dalla rag ione umana). Questo secondo diritto, comune a tutti gli uomini, veniva chiamato dai romani ius gentium, ma poteva anche chiamarsi ius divinum (anche tutto ci che era concepito dalla ragione dell'uomo era chiamato ius divinum).Il rapporto Dio -uomo era mediato dalla ragione umana, per cui il giurista riteneva che l'ordine del diritto, in quanto tratto dalla ragione umana, fosse compimento dei disegni divini. Deriva da ci un parallelo fra il Decalogo e le regole umane. Riguardo al diritto positivo Lagus divideva la materia non in 3 parti (personae, res, actio nes), ma in 6 parti in cui venivano compresi tutti gli istituti giuridici.

BODIN 1529 (pag.19 la lezione metodologica di boin) .... la questione del metodo fondamentale perch alla base del come costruire il n uovo diritto. ------- Il giurista Zasius era contrario alla ricerca del metodo perch inutile. E ' ancorato ancora al corpus giustinianeum. E' inutile perch i rapporti umani sono talmente complessi che assurdo costringerli in un sistema di concetti. Torniamo alla necessit dell'ordine del diritto. Il logico matematico Pierre de la Ramee, affermava che il metodo fosse quello di mettere ordine con un processo deduttivo muovendo dal generale al particolare.----BAUDUIN 1520 & BODIN 1529 (pag.20) .... di Bodin l'opera la Methodus. Entrambi affermavano che era assurdo limitare lo studio del diritto solo a quello romano. Ogni popolo attraverso la propria v olont creava proprie istituzioni e proprie norme per cui era necessario studiare tutti i fenomeni che si sviluppavano nel tempo e nello spazio in quella data naz ione. La storia dell'uomo e quindi storia del diritto poich l'uomo pu vivere raggi onevolmente solo in una struttura con istituzioni e regole. Bodin affermava inol tre che era la scienza politica e non la giurisprudenza a dettare le regole. La giurisprudenza era quindi una particula della scienza. Nella Methodus Bodin affe rma che quotidianamente sorgono nuove leggi ed compito del giurista trovare con la ragione, con la Methodus, gli elementi del reale e disporli in ordine.

CONNAN 1508 & DONNEAU 1527 (pag.23 sistemazioni privatistiche) .... la necessit dell'ordine sentita anche da Connan e Donneau che sono i rappres entanti della corrente sistematica. Connan era un magistrato che scrisse i comme ntarii. Donneau era un maestro della scuola di diritto francese e insegno per tu tta la vita. I Commentarii di entrambi sono sistemazioni sistematiche di diritto privato. Secondo loro il diritto doveva rispecchiare l'ordine naturale delle co se e quindi anche la sua trattazione doveva rispettare questo ordine. Per cui la sequenza prevedeva l'esposizione delle regole, la definizione degli istituti e l'articolazione delle regole stesse. Le due opere volevano essere espressione di ragione e quindi la loro fonte era la Ragione e non pi l'antico corpus di leggi. Per connan e Donneau era sistemabile solo il diritto privato poich solo il diritt o privato espressione di natura e di ragione. Il diritto pubblico non sistemabil e perch legato, alle contingenze e alla volont delle parti. Per Donneau comunque i l diritto pubblico era pi importante di quello privato perch il bene della collett ivit era preferibile a quello individuale. CONNAN (in particolare) .... per Connan la fonte del diritto la natura umana, egli parlava di uno ius ge nerale (vivere onestamente), diritto e ci quindi attiene alla morale e poi a uno ius speciale che affermava di non ledere ai diritti altrui ed a dare a ciascuno ci che gli spetta. Lo ius generale si riferiva a regole di condotta morali, lo iu s speciale conteneva i veri precetti giuridici perch riguardava i rapporti fra in dividui. Connan parlava di precetti immutabili (diritto naturale in senso strett o) e poi di norme che sono il prodotto del volere umano, quindi flessibile e mut abile. DONNEAU (in particolare) .... per Donneau il centro della sua trattazione era rappresentato dall'individu o e da ci che giuridicamente gli si riferisce. Per Donneau l'ordine naturale era sinonimo di ragione e anche se in parte ci si poteva rifare alla compilazione gi ustinianea. Per conoscere tutto il diritto era necessaria l'ars iuris, cio la cap acit di mettere in ordine il C.J.. Da questo concetto di afferma che solo il giur ista sa cogliere la recta ratio della natura delle cose.

HOTMAN (pag.35 il manifesto di Hotman) .... per conoscere la propria civilt necessario lottare contro l'ignoranza, padro neggiare le lingue e conoscere la storia antica. Accanto a queste motivazioni tr oviamo una rivoluzione che da una svolta alla storia: la scoperta della STAMPA. Attraverso essa si rende possibile la diffusione di testi su vasta scala e diven ta uno strumento per far conoscere le leggi a vari strati del tessuto sociale. L a stampa fu veicolo di libert, strumento di diffusione e da la possibilit di scriv ere testi giuridici. Attraverso la stampa tutti gli atti pubblici e privati veni vano scritti chiaramente e non era necessaria la interpretazione. Nel 1524 nasce HOTMAN, la sua opera l'Antitribonian. Il suo intento era quello di considerare l'utilit dello studio dei testi giustinianei come se fossero una raccolta perfett a per poi subito dopo rilevarne i difetti. L'opera dapprima appare disordinata e invece in seguito mostra un inaspettato rigore di costruzione (metafora: il med ico studia il malato e di volta in volta gli prescrive la cura adatta; cos il leg islatore che cura il benessere del corpo sociale deve disporre la legislazione a ppropriata). L'Antitribonian riconosce l'autonomia del diritto francese da quell o giustinianeo. Hotman critica triboniano, giurista bizantino di circa 1000 anni prima, ed anche la giurisprudenza medievale, Hotman afferma che il C.J. non sta to male interpretato, corrotto, dall'interpretatio ma vi erano proprio dei vizi intrinseci. Per questo motivo Hotman proponeva una codificazione e quindi un lav oro di riduzione del C.J.. Egli avrebbe voluto una commissione che selezionasse e raccogliesse il materiale normativo, sia dai testi giustinianei, che dalla fil osofia, che dai principi naturali delle genti. Per lui si poteva anche seguire i l diritto giustinianeo, ma che fosse aderente alla monarchia francese. Secondo l ui la riforma del diritto doveva farlo il sovrano. ANCHE PER BODIN IL SOVRANO DOVEVA ESSERE L'ELEMENTO ORDINANTE Nel 1576, 10 anni dopo della Methodus, Bodin pubblica la republique. Secondo Bod in il punto di partenza che bisogna dividere il pubblico dal privato e c' predomi nanza del pubblico sul privato. Lo stato nasce perch ci sono gli individui e le l oro propriet da individuare. Ma questi sono sempre in lotta tra loro, a cominciar e dalla famiglia stessa, che il nucle base della vita sociale, Bodin per affermav a che i privati non familiari fra loro possono fermare uno stato purch ci s ia un potere sovrano. Bodin definisce le stato come il GOVERNO GIUSTO CHE SI ESE RCITA SU DIVERSE FAMIGLIE E SU TUTTO CIO' CHE ESSE HANNO IN COMUNE. Quindi acca nto al concetto di stato troviamo i concetti di famiglia, sovranit e beni comuni. Per Bodin lo stato ha bisogno di regole e la sovranit il potere assoluto e perpe tuo verso i sudditi. Per fare ci per necessario conoscere le leggi. Bodin accanto alle leggi parla anche di consuetudine. Questa aveva vigore per tolleranza del s ovrano, ma una legge poteva abbrogarla. Nel potere di dare le leggi era compresa anke l'interpretazione per arrivare ad una giustizia "armonica". Il sovrano ha potere ma anche limiti, i limiti vengono posti al sovrano dalle leggi divine e d alle leggi fondamentali. Il limite che deriva dalle leggi divine consiste nel di vieto per il sovrano di incidere nella pi intima sfera dell'uomo. Il limite dato dalle leggi fondamentali il divieto per il sovrano di intervenire sulle leggi ch e riguardano la struttura del regno e la successione al trono. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GIUSNATURALISMO (SECONDO CAPITOLO) Giusnaturalismo= dottrina filosofico giuridica che sostiene l'esistenza di un di ritto naturale anteriore ad ogni norma di diritto positivo e allla stessa istitu zione del contratto sociale. Diritto positivo= insieme di norme giuridiche in vigore in un dato momento in un determinato stato.

UGO GROZIO 1583 ....Uno fra i principali giusnaturalisti Ugo Grozio 1583 impegnato nella vita po litica ed intellettuale. Il suo capolavoro De Iure Belli ac Pacis. Questo giuris ta olandese affermava che per conoscere il diritto si poteva procedere per due v ie: 1) attraverso una "retta deduzione dei principi naturali"; 2)attraverso la r icerca della prova del consenso. La prima, attraverso un procedimento a priori, serviva a rivelare il diritto naturale; la seconda, con un procedimento a poster iori, a ricostruire il diritto delle genti. Grozio voleva studiare il problema della regolamentazione delle controversie in una societ che non ordinata dallo ius civile: una societ in cui c' solo lo ius natu rale. Per Grozio il diritto fondamentale quello naturale che deriva dalla ragion e dell'uomo. Dato questo fondamento umano, Grozio arriva a dire che il complesso del diritto naturale esisterebbe anche se non esistesse Dio. Poich il diritto na turale immutabile, secondo Grozio pu essere ordinato in un sistema a differenza i nvece del diritto positivo che cambia continuamente. Grozio nelle sue trattazion i si interessa a qualunque specie di controversia e per "guerra" non intende sol o lo scontro fra stati ma qualunque tipo di conflitto fra soggetti. Secondo Groz io i principi basilari del diritto naturale erano l'obbligo di rispettare la pro priet altrui e quello di risarcire i danni arrecati colposamente. Grozio divide n ettamente il diritto delle genti che deriva da una comune utilit, dal diritto nat urale che deriva dalla ragione dell'uomo. Il testo De Iure Belli ac Pacis costit uisce la parte generale della materia privatistica, di quella pubblicistica ed a nche del diritto internazionale. Grozio si interrogava anche sul fondamento del diritto punitivo e sosteneva che 1) la vendetta contro la ragione e quindi illec ita; 2) che la pena deve essere utile; 3) la pena deve essere proporzionata al c rimine; 4) deve prevalere lo spirito di tolleranza.

HOBBES 1588 (pag.180 stato artificiale di hobbes) .... La sua idea era che la politica essendo stata creata dall'uomo fosse sogget ta ad una dimostrazione. Hobbes affermava che nella realt esistono solo corpi sin goli ed individuali per cui spost la sua analisi verso l'uomo e le sue passioni, per cui per conoscere la societ umana che un prodotto delle singole volont (contra tto sociale) occorreva studiare come l'uomo arrivasse ad esprimere la volont. L'o pera fondamentale di Hobbes il Leviathan 1651 (Leviatano= mostro marino che nell 'antico testamento in Giobbe 41 spesso associato al diavolo). In Hobbes il Levia tano l'immagine dello Stato visto come un grande corpo le cui membra sono i citt adini. Al centro del sistema di Hobbes c' l'uomo cos come per cui viene esaminato l'uomo dotato di sensazioni, di memoria, di prudenza e di raggione. I suoi desid eri e le sue avversioni vanno ricercate nella volont. Per Hobbes l'uomo mosso dal desiderio da ci che buono e chiaramente rifugge da ci che cattivo, secondo una va lutazione soggettiva quindi che non parte dalla natura stessa delle cose. Il giu dizio di buono/cattivo in continuo movimento e la felicit secondo Hobbes consiste nel continuo passaggio del desiderio da un oggetto all'altro tendendo sempre ad un bene futuro fino alla morte. Per ottenere il bene l'uomo fa uso del proprio potere naturale (forza e bellezza) o del proprio potere strumentale (ricchezza , fama). Questo desiderio perpetuo non cessa mai e quando si hanno dei beni nel p resente se ne cercano altri. Ora poich gli uomini potenzialmente sono tutti ugual i tutti vogliono conseguire gli stessi fini stando sempre in competizione fra di loro. Tutto ci genera rivalit e guerre. L'uomo vive in condizione di guerra. In q uesto stato domina la paura perch secondo il diritto naturale ognuno ha la libert di usare i proprio poteri anche a costo della vita dell'altro. Per evitare tutto ci necessario quindi per il raggiungimento della pace e ci pu accadere soltanto co n la costituzione di un potere visibile a cui tutti sono soggetti: LO STATO. Gli individui stringono allora un patto sociale con cui si rinuncia al diritto arti

ficiale e si istituisce lo stato, cio un uomo (ma anche un Dio) artificiale, una persona unica che li costringa all'obbedienza con qualunque mezzo utile, anche la forza. Il patto cos ipotizzato:" do autorizzazione e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest' uomo, o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che tu, nella stessa maniera, gli ceda il tuo diritto e ne autorizzi tutte le azioni ". Per i sudditi il patto irrevocabile, il sovrano invece non vincolato. Le leggi s ono quindi i comandi di chi ha il potere e ad esse bisogna obbedire non solo per il loro contenuto ma per la volont di chi le ha emanate. Il potere del sovrano i ndivisibile, irrevocabile ed assoluto e ne consegue quindi che per Hobbes non c' differenza tra monarchia e tirannia giacch quest'ultima solo il nome dato da colo ro che sono scontenti della monarchia. (LEGGI PARTE PICCOLA PAG.187-188) Per Hobbes che umanizza la politica, lo stato-leviatano lo stato del calcolo e d ella ragione. In oltre Hobbes per evitare uno stato nello stato teorizza il cont rollo dell'istituzione ecclesiastica e del culto pubblico. Non determina per una separazione netta fra sfera civile e sfera religiosa ma afferma che ogni infrazi one della legge del sovrano costituisce peccato mentre non ogni peccato una viol enza della legge civile. Per quanto riguarda la legalit per Hobbes costituisce re ato solo la condotta espressamente vietata da una legge del sovrano in vigore pr ima dell'azione. Hobbes vuole leggi chiare per cui il giudice non essendo tecnic o deve usare il buon senso e normali capacit logico interpretative per applicare le norme. Per Hobbes conta solo assicurare il bene dello stato che coincide con il bene del corpo sociale.

PUFENDORF 1632 (pag.196 il volontarismo moderato di Pufendorf) .... questo giurista sassone considerava solo queste regole che regolavano la vi ta terrena e quindi le azioni percepibili con i sensi. Riconoscevano una certa u tilit della compilazione giustinianea perch conteneva molti principi generali. Att ribuiva grandi meriti a Grozio per aver distinto i diritti naturali da quelli st orici. La sua maggiore opera De Iure Natura et Gentium. Pufendorf negava la teor ia delle idee innate e rifiutava il criterio del consenso delle genti affermato da Grozio (Grozio diceva che dal consenso delle genti a posteriori si arriva al diritto). Secondo Pufendorf ci non era valido perch l'esperienza mostrava che le l eggi naturali erano pi spesso violate e non rispettate. Nella sua opera distingue tra enti fisici ed enti morali. Gli enti fisici dipendono dalla creazione e com pongono l'universo. Anche l'uomo un ente fisico ma avendo intelletto e volont pu v ariare all'infinito le proprie azioni. Gli enti morali invece sono i modi che l' uomo applica orientando il proprio agire ed usando la propria libert. Gli enti mo rali suppongono uno status di esistenza e suppongono persone a cui si riferiscon o (persone morali). Queste persone vengono divise tra semplici e composte. Quell e semplici possono essere pubbliche o private. Le persone composte nascono dall' unione di pi persone semplici in modo che la volont e come se fosse di un unico so ggetto. La tendenza ad unirsi fra gli uomini non deriva da un istinto naturale ma deriva dal voler ottenere un proprio utile. Secono Pufendorf le leggi naturali (conser vazione della vita della libert delle relazioni umane prescrivono di rispettare l e persone e la propriet e anche di favorire i vantaggi degli altri. Trasferendo q uesto discorso alla politica Pufendorf traccia uno schema. Alla base c' sempre un contratto di unione seguito da una decisione sulla forma di governo da adottare e poi c' un contratto di sottomissione a questo governo. Il primo accordo trasfo rma l'insieme degli individui in un unico populus e nasce quindi lo stato a cui tutti devono ubbidire: questo lo stato politico di Pufendorf. Mentre per Hobbes il sovrano non era vincolato, nella dottrina di Pufendorf anche il sovrano vinco lato da questo stato politico. Secondo Pufendorf diversamente da Hobbes non lo s

tato a decidere ci che bene da ci che male, poich ci gi stabilito dalle leggi di n ra: lo stato si limita solo a garantire il rispetto anche attraverso forme di co ercizione. Caratteristica della legge che essa il potere di chi detiene il coman do.

LEIBNIZ 1646 (pag.209 il giusnaturalismo cristiano di Leibniz) .... per Hobbes e Pufendorf tutto viene deciso dalla volont del superiore. Leibni z afferma che tutto parte dalla ragione. Fisico, matematico, filosofo e storico fu un grande giurista. La sua opera maggiore Nova Methodus (1667) parla dell'ins egnamento del diritto e della formazione del giurista. Liebniz criticava la disp osizione dei compilatori giustinianei e tracciava anche le principali prove dell 'ordinamento del diritto precedentemente tentate. Egli dichiarava che la giurisp rudenza era una disciplina simile alla teologia. Per lui non c' separazione tra d iritto e teologia, poich la teologia una specie di giurisprudenza considerata uni versalmente. Secondo Leibniz bisognava disporre in forma nuova il C.J. mostrando le relazioni e le successive articolazioni. Leibniz distingue la jurisprudentia in 4 parti, 2 pratiche (didattica e polemica) e 2 teoriche (storia ed esegesi). Leibniz parla di disordine del corpus giustinianeo e propone quindi un novum co rpus che avesse come requisiti completezza, brevit, chiarezza e sistematicit. Rigu ardo la concezione del diritto Leibniz parla di diritto diviso in 3 gradi, il pr imo era quello del diritto stretto (diritto di fare la guerra e la pace). Il sec ondo grado era quello dell'equit (mantenere un'armonia tra le cose es. non usare imbrogli nella conclusione dei contratti approfittando della buona fede dell'alt ro). Il terzo grado era quello della volont del superiore che si realizza nella g iustizia universale e nel precetto della pietas. Riguardo a Dio, Leibniz diceva che era l'autore del diritto naturale che per non era conseguenza della sua poten za volitiva ma della sua saggezza. Le regole dell'equit e del giusto risultavano da ragioni eterne e Dio non poteva volerle diversamente. Per Leibniz il diritto naturale riguardavano la vita terrena ma anche gli atti interiori dell'uomo. Lei bniz desidera sistemare il diritto perch tende a cercare regole certe di conviven za e parlava di quattro concetti fondamentali (persone,cose atti e diritti) anal izzati nelle loro varie combinazioni. L'elaborazione di questi concetti era semp re condotta con la consapevolezza che il codice perfetto attraverso il quale i s ingoli avrebbero dovuto individuare le regole da applicare, non apparteneve alla realt. THOMASIUS 1655 (pag.221 svolta illuminista nell'opera di Tomasius) .... secondo Thomasius le obbligazioni morali erano imperfette perch non si potev ano costringere con la forza a differenza di quelle giuridiche. Per Thomasius a lcune azioni non ricadevano sotto le leggi del diritto positivo e neanche nella sfera della morale individuale ma riguardavano la morale sociale, questa sfera e ra quella del decorum. I fondamente del diritto naturale e delle genti erano ded otti dal senso comune. L'opera di Thomasius, Fundamenta Iuris Naturae et Gentium , era diretta a distinguere i principi dell'onesto, del giusto e del decoro. I p rincipi direttivi delle azioni umane era la volont e non l'intelletto. Il punto p rincipale del sistema tomasiano consiste nell'analisi delle finalit delle azioni umane. Il comportamento dell'uomo andava dal tendere al sommo bene (raggiungimento dell a pace interna) al minacciare il male massimo. Tra i due poli ci sono 3 tipi di azioni medie: 1) quelle che mirano al bene superiore e che riguardano la morale individuale (onestum); 2) a conseguire il bene minimo, rivolte a mantenere ordin ate le azioni civili (iustum); 3) assicurare il bene medio per acquistare il ben e altrui (decorum). Thomasius individuava come norma fondamentale del diritto na turale il principio per il quale bisogna fare tutta la vita felicissima e quindi evitare tutto ci che rende infelici. Riguardo la legislazione e le riforme da fa re per il processo, Thomasius diceva che bisogna dare al legislatore nuove diret tive: - dotare lo stato di poche leggi, generali, semplici, brevi, scritte in li

ngua volgare, prive di contraddizioni e munite di sanzioni contro gli atti antig iuridici. Bisognava utilizzare per la stesura con laboratori prudenti e non mina cciare pene che non si potevano applicare. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ILLUMINISMO E DIRITTO (SETTIMO CAPITOLO) Solo in alcuni ambienti illuministi si trova l'illuminista con formazione giurid ica, molto spesso per si ha a che fare con non giuristi. Per il diritto le idee i lluministiche sono state apprezzate in quanto idee fondamentali come diritto nat urale certezza del diritto, svalutazione della consuetudine. In modo opposto le idee illuministiche sono state anche accusate di astrattezza perch fondate su una razionalit che non badava alle differenze reali. Il pensiero illuministico entra va nella politica poich si ha grande organizzazione della vita organizzata dell'u omo. Poich si parlava di rifondazione della legislazione cio nuove norme ci si chi edeva su a quali cose il diritto dovesse dare maggiore importanza, al centro del l'interesse c' sempre l'uomo. MONTESQUIEU 1689 (pag.397 lo spirito delle leggi di Montesquieu) Alla fine del 1500 il ministro di Luigi XIII, il cardinale Richelieu diceva che anche se le leggi fossero state imperfette i pubblici ufficiali avrebbero potuto compensare le imperfezioni. Al contrario leggi perfette sarebbero state inutili in mano a magistrati incapaci. E' meglio vivere sotto un buon principe che sott o una buona legge. All'inizio del 1700 si ha una svolta con Montesquieu (Charles Louis de Secondat) che con la sua opera LO SPIRITO DELLA LEGGE da una grande sv olta sull'aspetto giuridico. L'opera ebbe grande successo e parlava di scienza d ella politica e del diritto. Montesquieu non voleva occuparsi delle leggi ma del modo in cui comprenderle ricercando le cause, per lui "le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose" (vedi Boudin). Montesquieu con siderava le leggi come espressione di equit anteriori al diritto positivo. Le leg gi erano molteplici (politiche, civili, domestiche) e non dovevano confondersi f ra di loro. La legge la ragione umana in quanto governa tutti i popoli della ter ra. Egli parla di principi universali e particolari; di principi universali di d iritto (perch razionali) e di specificazioni particolari (perch proprie di ogni or dinamento) ci che pu valere in una nazione non detto che pu valere per le altre. Mo ntesquieu distingue 3 specie di governi, repubblicano, monarchico e dispotico. L a natura repubblicana aveva come norme fondamentali quelle sulle elezioni e sull modalit di fare eseguire le leggi; la natura monarchica si fondava sul governo d i uno solo e su un deposito di leggi; la natura dispotica comportava un governo privo di limiti delegato ad un visir (primo ministro). Ognuna delle tre specie d i governo veniva mossa da un principio particolare, da una specie di molla che l a faceva agire. Per la repubblicana era al virt, per quella monarchica era l'onor e, per quella dispotica era la paura. Per Montesquieu la forma repubblicana era adatta a territori ridotti, la monarchia invece per territori pi grandi e con org anizzazioni complesse. Egli affermava che la forma monarchica aveva bisogno di l eggi complesse perch doveva tener conto delle distinzioni sociali e dei privilegi collegati ad essi, e poi riteneva che i giudici dovevano emettere sentenze con giudizio ponderato. Tutto ci nel pieno rispetto della libert e il Montesquieu affe rmava che la livert era "il diritto di fare tutto ci che le leggi permettono". Per Montesquieu ci sono inoltre 3 generi di poteri: 1) legislativo; 2) il potere es ecutivo delle cose che dipendono dal diritto delle genti (curano i rapporti este rni); 3) il potere esecutivo delle cose che dipendono dal diritto civile (questo viene anche detto potere giudiziario) [per distinzione pag. 404-405]. I 3 poter i dovevano andare aventi di comune accordo. Montesquieu distingueva 4 categorie di azioni criminose: offesa alla religione, offesa ai costumi, offesa alla tranq uillit e offesa alla sicurezza dei cittadini. Montesquieu affermava che solo le a zioni esterne e non le intenzioni o le parole, potessero essere perseguite. Per

Montesquieu le leggi dovevano essere concise, scritte in modo chiaro, e comprens ibili a persone di mediocre intendimento. PILATI 1733 (pag.411 l'onda lunga dell'umanesimo ed il nuovo spirito illuminista : le idee di Pilati) .... Pilati giurista trentino nella sua opera "Ragionamenti intorno alla legge n aturale e civile" afferma che necessario che le leggi romane vengano abolite per farne altre nuove pi semplici e pi naturali. Egli proponeva di individuare fra le leggi antiche qualche norma che potesse essere ancora utile per poi raccoglierl e in un codice con l'aggiunta di altre norme. Per Pilati il diritto romano era u n ammasso di frammenti inservibile perch riferto ad una societ antica. Le nuove so ciet con tutti i loro cambiamenti hanno bisogno di leggi differenti. Per Pilati b isognava avere un numero giusto di leggi scartando il superfluo. Egli distinguev a l'ambito privato da quello penalistio. PIETRO VERRI (1728) (pag 417 programmi di sistemazioni giuridica) .... altri illuministi si impegnarono su altri temi: la critica alle leggi di gi ustiniano, il problema dell'interpretazione o discussione su provvedimenti come la tortura o i federcommessi. Pietro Verri (1728) membro del quotidiano lombardo "il caff" secondo lui bisognava affrontare diversamente le questioni della finan za, del commercio con una mentalit riformatrice. Nella sua orazione panegirica s ulla giurispruenza milanese Verri metteva a confronto un magistrato della vecchi a tradizione e le scienze moderne come simbolo di novit.Verri distingueva tra la funzione della legge e quella del giudice. Per lui la legge era un ordine del so vrano a cui i sudditi erano sottomessi, invece il giudice doveva essere servo de lla legge e semplice esecutore di essa. Quindi per Verri "interpretare" voleva d ire sostituirsi a chi ha scritto la legge e farla eseguire alla lettera. Verri a nche cosciente che un sistema di legislazione non poteva avere norme per tutti i casi, e bisognava sempre scegliere il male minore. ALESSANDRO VERRI (pag. 421) .... affermava che c'era necessit di un codice generale e costante. Le particolar it, i dettagli venivano sostituiti con l'universalit ed una pi ampia veduta. Quindi leggi pi semplici ma pi generali. Egli poponeva di restringere i confini della li bert dell'uomo cos da renderla pi sicura. FISIOCRAZIA E DUPONT - FISIOCRAZIA E RICERCA DELL'ORDINE:PROPRIETA' E DIRITTO NA TURALE E L'ORDINAMENTO COME STRUMENTO DELLA SUA TUTELA (pag.423) .... i modelli di riordinamento a cui guardavano gli illuministi si fondavano su l primato della legge. Quando si parlava di bisogni dell'uomo a cominciare da qu ello vitale dell'autoconservazione, l'attenzione andava alle leggi naturali ed a lla circolazione della ricchezza, elemento necessario per la sicurezza dell'uomo . Ecco che nasce l'economia politica. Propriet, libert e sicurezza erano espressio ni di un ordine naturale in cui l'uomo era incastonato. Per i fisiocrati (Fisioc razia= dottrina economica nata in Francia nel XVIII secolo secondo cui l'agricol tura e la vera base di ogni altra attivit economica). Esponente della fisiocrazie e Dupont (1739), secondo lui l'oridne naturale era impresso da Dio, tale ordine comprendeva tutti i beni fisici. Secondo quest'ordine l'uomo deve fare tutto ci che gli vantaggioso per provvedere alla sua conservazione. Ma poich ci devono farl o tutti i singoli uomini, dovendosi rispettare l'uno con l'altro, devono creare un ordine naturale sociale, quindi non pi regole arbitrarie. La condizione natura le una condizione felice ma non dura perch i frutti spontanei risultano insuffic ienti. E' quindi necessario istituire la propriet fondiaria per incrementare la c oltura della terra.

J.J. ROUSSEAU 1712 (pag.433 l'architettura della sovranit e dei diritti in J.J. R ousseau) .... distante dalla politica per cui le sue idee sul cittadino sono assolutament e indipendenti. Egli colloca sempre l'individuo in una societ organizzata. Second o J.J. Rousseau i vizzi del cuore umano non sono naturali: l'uomo selvaggio iniz ialmente aveva poche passioni ed agiva secondo i bisogni essenziali per cui la s ua condizione naturale era normale. Le vere disuguaglianze erano il prodotto del le sue passioni ed erano state messe dall'uomo nella societ civile. J.J. Rousseau distingue 3 stadi, nel primo l'uomo guarda esclusivamente al proprio interesse, indipendentemente dagli altri, nel secondo l'uomo incomincia a rapportarsi con gli altri e si cominciano a formare idee di convenienza di giustizia e di ordine . Nel terzo gli interessi particolari entrano in conflitto ed ognuno trova il pr oprio interesse nel male altrui. Tutti fingono di sacrificare i propri interessi a quelli della collettivit; in realt ognuno vuole il bene pubblico solo quando si accorda con il proprio privato interesse. La societ civile nasce nel momento in cui l'uomo recinge la propria terra, esclude gli altri ed afferma la propriet. Co nseguenza di ci furono disordini e guerre. Gli uomi si rendono conto che l'unica possibilit di sopravvivenza la creazione di ordinamenti di giustizia e di pace a cui tutti devono conformarsi potenti e deboli. Questa fu per J.J. Rousseau l'ori gine della societ in cui gli uomini, credendo di assicurarsi la libert corsero inc ontro alle loro catene. L'uomo quindi allo stato naturale buono, solo nella soci et civile diventa cattivo. Per non avere uomini cattivi bisogna prevenire i vizi e non farli quindi nascere. L'unione fra gli uomini, cio il contratto sociale era un atto con il quale veniva meno la libert naturale, si acquistava la libert civi le ma limitata dalla volont generale. La volont generale infatti serve per l'inter esse comune ma inevitabilmente limita la libert personale. J.J. Rousseau infine a fferma che una vera democrazia non potrebbe mai esistere, ma nonostante ci una gu ida per le azioni quotidiane. BECCARIA 1738 (La svolta dell'illuminismo nel diritto penale) .... giovane intellettuale milanese, che si interessa di diritto criminale. Vers o la fine della sua vita fu membro della giunta per la correzzione del sistema g iudiziario. Scrive DEI DELITTI E DELLE PENE (1763), che riguarda il sistema pena le. E' l'opera manifesto dell'illuminismo lombardo. Beccaria non fa solo da stes ura materiale dell'opera ma dispone logicamente tutte le sue tesi deducendone po i le conseguenze. L'opera nasce per la giustizia criminale in Lombardia, riguard a la tortura, la pena di morte e le esortazioni a mitigare le pene. La novit che riesce a raccogliere tanti motivi all'interno di una unica proposta rigurdante l 'intero sistema penale. Egli non propone solo un nuovo ordine, ma ne disegna le linee fondamentali. Era necessario proporre riforme e lui si rivolgeva direttame nte al legislatore. La parte critica verso le fonti e la giurisrudenza era conte nuta in uno schizzo che si intitolava:" A CHI LEGGE". Secondo Beccaria tre fonti regolavano la condotta umana ( la rilevazione, la legge naturale e le convenzio ni fra gli uomini) ed egli dichiarava di occuparsi unicamente dell'utile o del d anno che derivava dalla societ, dall'azione dell'uomo. Al centro della riforma c' la considerazione di Beccaria c' l'uomo e non lo stato. L'uomo mosso dalle passio ni rifugge dal dolore e cerca il piacere, la sua azione diretta a raggiungere la felicit. Per Beccaria gli uomini indipendenti "si unirono in societ stanchi di vi vere in guerra e di godere una libert fasulla". Costituire la societ politica vole va dire sacificare una parte della libert originaria, affinch per la parte restante di libert fosse sicura. La sovranit quindi era la somma di queste piccole porzion i di libert sacrificate dall'uomo, la cui somma era quindi la volont generale di c Beccaria guardava al contratto sociale come presu onferire un potere al sovrano. pposto logico. Il sovrano aveva il potere di fare leggi e minacciare le pene, se condo i limti del patto sociale. Per beccaria le leggi dovevano essere lo strume nto per ottenere la massima felicit divisa per il maggior numero di persone. NON VI E' LIBERTA' OGNI QUAL VOLTA LE LEGGI PERMETTONO CHE IN ALCUNI EVENTI L'UO MO CESSI DI ESSERE PERSONE E DIVENTI COSA. Il progetto di Beccaria partiva da 4 postulati:

1)Riserva di legge. Partendo dalla separazione della morale da diritto Beccaria affermava che solo la legge del sovrano pu stabilire i comportamente da vietare e la legge deve essere chiara, precisa e generale ed uguale per tutti. Doveva ess ere stabile , cio egli parlava di un codice fisso di leggi. 2) Subordinazione del giudice alla legge. Il magistrato doveva accettare i fatti e controllare se il comportamento dell'imputato rientrava in una categoria di r eati. 3) Presunzione di innocenza. Si parte dal principio che l'individuo sia innocent e e le sue azioni lecite. 4) Funzione utilitaria, mitezza e certezza della pena. La pena non ha funzione d i espiazione, serve invece a non far commettere ulteriori reati e, in qualit di e sempio, deve distogliere i cittadini a contravvenire le leggi. Da questi 4 principi discendevano delle conseguenze: per beccaria non c'era spaz io per la pena di morte, la tortura, tutto ci che non rispettava la libert individ uale, la pena straordinaria e le grazie. La pena di morte non pu esistere poich quando gli individui hanno sacrificato quel la loro minima porzione di libert, non pensabile che in questa minima parte abbia no compreso la possibilit di essere uccisi per infrazione delle leggi. La tortura tende alla ricerca della prova attraverso la confessione, ma una pena inflitta a chi non ancora dichiarato colpevole e quindi innocente. I diritti individuali non vanno offesi attraverso interrogazioni violente o richieste di giuramenti. L a pena straordinaria irrogata arbitrariamente da un giudice non doveva esistere nel progeto di Beccaria in virt del punto numero 3 (presunzione di innocenza). Il giudice in mancanza di prova di colpevolezza doveva assolvere. Le grazie per Be ccaria erano una sorta di privilegio, ma Beccaria affermava che la cosa doveva e ssere generale e dveva quindi appartenere alla legge. Ricordando in fine che l'i ntero edificio normativo di Beccaria doveva poggiare su leggi chiare, per Beccar ia l'attivit del giudice richiedeva buon senso, per cui al giudice principale dov evano essere affiancati assessori scelti dalla sorte. Egli affermava che il comp ito di una buona legislazione era quello di "condure gli uomini al massimo della felicit o al minimo di infelicit possibile". Per fare ci Beccaria riteneva indispe nsabile l'istruzione e lo stimolo delle opinioni individuali. L'opera scandalizz e fu messa all'indice, ma la sua diffusione fu imponente.

ASSOLUTISMO ILLUMINATO E RIORDINAMENTO DEL DIRITTO (pag.458) Fino ad ora si parlato di illuminismo dal punto di vista degli intellettuali, or a vediamo dal punto di vista dei governi (parleremo di quello prussiona e quello austriaco). Vi la volont di potenziare l'esercito e di formare la legislazione. Nascono le sc ienze camerali (si riferiscono alla finanza pubblica. Cameralismo= il complesso dei principi che regolavano le finanze e l'amministrazione degli stati tedeschi ed austriaci nel secolo XII e XIII). Bisognava rendere pi funzionale le strutture gi esistenti ma ancor di pi costruire nuove basi su cui lavorare. Il dato pi impor tante l'intervento dello stato accentratore di un potere su di se con l'obiettiv o di perseguire il benessere dei sudditi. Questo il motivo per cui necessario co struire apparati efficienti con proposte valide. Era necessario quindi procedere verso un ordine che significava: 1) rendere certi i diritti; 2) cogliere il leg ame fra i bisogni della societ ed i provvedimenti da adottare; 3)lottare contro i privilegi (ridurre la sperequazione:maggior omogeneit nella distribuzione delle ricchezze). Le strade percorse dal 1740 in poi da Federico II in Prussia e da Ma ria Teresa in Austria va sotto il nome di assolutismo illuminato. Portavoce dell 'intellettualit prussiana Christian Wolff, autore di una sistemazione del diritto naturale, secondo lui lo stato doveva provvedere al benessere dei cives e a que ste finalit era subordinata la libert individuale. Egli voleva preparare una strum entazione logica per i processi di codificazione. Da ci derivava una serie di pro vvedimenti che, in un processo, prescrivevano l'obbligo della motivazione e proc edure di contraddittorio. In particolare il settore delle procedure (complesso d elle norme da seguire nello svolgimento di un procedimento giudiziario o amminit

rativo) era all'attenzione dei governi che lo consideravano separatamente dal di ritto in se.

LA CODIFICAZIONE IN PRUSSIA: DA FEDERICO II AL LANDRECHT DEL 1794 (pag.465) Riguardo la codificazione l'iniziativa fu presa in Prussia da Federico II che af fid i lavori al giurista Samuel Von Coccey. Secondo Federico II il legislatore do veva intervenire per evitare inconvenienti nell'ambito del sistema giuridico ma solo quando ci era indispensabile in vista del bene comune. Per egli l'uomo profo ndamente legato alle consuetudini per cui era pericoloso introdurre nuove leggi. Il re ed il suo ministro (Coccey) erano convinti che la riforma della giustizia dovesse dare la precedenza al diritto processuale e all'organizzazione giudizia ria. Ci fu separazione delle attivit giudiziarie da quelle amministrative e si pr eoccupava di colpire con norme precise la corruzzione. Favor inoltre la soluzione conciliativa per questioni di minore entit (istituzione dei giudici di pace). Bi sognava terminare il processo entro un anno ed amministrare la giustizia a presc indere lo status di ricchezzo o di povert. Il risultato non fu centrato in pieno per varie cause: la prolissit di Coccey, l'utilizzo di termini latini e la normat iva non sempre applicata anche dallo stesso Federico II. In seguito nel 1781 Fed erico II promuove un nuovo provvedimento in campo civile. La riforma affidata se mpre a Coccey che pubblica il PROJECT tra il 1749-1751. L'opera era scritta in t edesco, divisa in 3 parti: 1)leggi in generale e diritto delle persone; 2) diri tto delle cose e diritti reali; 3)obbligazione e diritto penale. Quest'opera mir a ad un diritto certo, partendo dai principi generali e deducendo le conseguenze : questi principi si trovavano nel diritto romano, bisognava soltanto metterli " in arte e sistema". Coccey diceva che queste erano le direttive del re, fa merav iglia pensare che un re prima ordina di sistemare i diritti del paese e poi si r if per al diritto romano. Le incertezze non derivavano solo dal Corpus Iuris roman o ma anche da un preteso diritto tedesco, entit immaginaria con origini vaghe. Pe r Coccey il diritto era solo quello posto dal sovrano. Le nuove leggi dovevano e ssere espressione del potere del sovrano che doveva esserela fonte principale. I l diritto romano doveva essere abbrogato in quanto tale. La giustizia doveva far godere a ciascuno il proprio diritto in conformit alle proprie leggi: non c' diri tto al di fuori della legge del sovrano. Lo stato ha il ruolo di guida. Questo p rogetto di Federico fu accantonato per tempi migliori ed il periodo decisivo per la codificazione prussiana ricominci nel 1780. Si giunse quindi all'emanazione d ell'ALR (diritto territoriale generale dello stato prussiano). Comunque il primo progetto apparve troppo lungo, infatti la raccolta conta circa 20.000 paragrafi con una introduzione e poi due parti. Il punto fondamentale la centralit dell'in dividuo-persona: una concezione astratta di uguaglianza senza distinzione di con dizione, rango ed origine (dico astratta vista la definizione di ceto, secondo c ui le persone vengono considerate in forza della loro nascita). Spesso si dice c he l'ALR si ha un compromesso tra ceti e monarchie .

ESPERIENZA AUSTRIACA DA MARIA TERESA A GIUSEPPE II (pag.481) 1749 Maria Teresa con una riforma del 1749 proclam la separazione della giurisdizione dall'amministrazione come requisito necessario per uno stato moderno. Fece ci per ch voleva liberare l'amministrazione dalle pastoie del diritto viggente cos come e ra applicato dagli organi giurisdizionali. A tal fine vennero abolite le due can cellerie (boema ed austiaca), e fu istituito un supremo dicastero di giustizia. Pi tardi fu creato un consiglio di stato con a capo un cancelliere che affiancava la monarchia nella riforma. Maria Teresa voleva per la giustizia e per l'ammini strazione uno ius certum, si parl di Codex Theresianus in cui ci fu fusione fra c onsuetudini e diritto comune. Dopo Maria Teresa sotto il nuovo monarca Giuseppe II vennero promulgati due complessi normativi che riguardavano le procedure ed e man anche un codice penale. Questo era fondato sul principio di legalit, si dirigg eva ad un soggetto unico di diritto, vincolava il giudice alla legge e stabiliva

il principio di responsabilit personale. La materia civilistica fu riformata sop rattutto in materia matrimoniale, in materia di propriet immobiliare. Neanche Giu seppe II riusc a varare una codificazione civile complessiva ma ne fu alle soglie .

LE RIFORME IN ITALIA ALLA FINE DEL 700: LA "LEOPOLDINA, I CODICI DI PROCEDURA, I L PROGETTO DI CODICE PENALE IN LOMBARDIA (pag.491) In Italia abbiamo la raccolta normativa promulgata da Pietro Leopoldo nel Grandu cato di Toscana, la cosiddetta "Leopoldina" (1786) che ebbe come modello Dei Del itti e delle Pene di Beccaria. Si tende a riconoscere nel testo Leopoldino un co dice di procedura penale moderno, una codificazione illuministica legata. Voleva proporre un sistema fondato su pene pi dolci, proporzionate ai reati. Il testo a rticolato in 119 paragrafi che riguardano vari aspetti, ne analizziamo uno per v olta: 1) REATI: la disciplina contenuta dal paragrafo 60 al 109 che sono con una speci e di parte speciale del diritto penale. Il reato indicato solo col nomen iuris e si pu trarre una distinzione tra delitti e trasgressioni. Si parla di delitti co ntro la regione, contro lo stata, contro la giustizia. 2) PENE: il fine della pena era impedire che il colpevole dei pi gravi reati ne p otessero commettere degli altri. Da qui l'abolizione della pena di morte ritunut a meno efficace di un castigo, che facesse sentire durevolmente i suoi effetti. 3) PROCEDIMENTO: essa iniziava sempre in seguito a querela scritta della parte o ffesa e manteneva la centralit della scrittura. Questa la parte pi innovativa dell a riforma: abolizione della tortura, diritto di un difensore d'ufficio, imputato non pu essere sottoposto a giuramento, umanizzazione delle condizione di detenzi one in attesa della sentenza. Si diceva inoltre che una volta espiata la pena il condannato aveva diritto ad essere reintegrato a pieno titolo nella societ. Il g iudice doveva pervenire alla sentenza con l'aiuto di elementi ricavabili da altr e fonti. Al centro della Leopoldina non c'era la legge ma il giudice. In Lombardia invece Giuseppe II promulg il REGOLAMENTO GIUDIZIARIO CIVILE e LA NO RMA INTERINALE DEL PROCESSO CRIMINALE (1785/1786). L'idea era di estendere in Lo mbardia la normativa austriaca. Il compito fu affidato Karl Anton Martini, giuri sta trentino. Il regolamento era modellato sull'ordinamento generale di procedur a civile austriaco del 1781. Questo regolamento potenziava il ruolo del giudice. Quanto alla norma interinale, questa era provvisoria in attesa dell'estensione del codice penale al territorio lombardo. La norma interinale, come affermava il suo ideatore Martini era uno "stralcio" della costituzione teresiana. Essa espr ime le vedute assolutistiche dell'imperatore ed abroga la normativa preestinte e d afferma il principio di subordinazione del giudice alla legge. Dopo Pietro Leo poldo, diversa la politica di suo fratello Leopoldo II, egli voleva arrivare ad una riforma della legislazione lombarda: voleva un complesso legislativo conform e "all'indole ed al costume odierno della nazione". Leopoldo II elimin la distinz ione tra delitti criminali e diritti politici che era stata adottata nel codice "Giuseppino". Veniva affermato il principio che non era imputabile la semplice d isposizione d'animo a delinquere ma solo gli atti esterni. Il giudice doveva ten ersi letteralmente alla legge entro certi limiti. C'era anche una parte speciale per i diritti contro lo Stato, contro la persona e contro il patrimonio. Il tes to era di alto livello.

FILANGIERI 1753 (pag.510) .... agli inizi degli anni '80 pubblica, LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE, e d una s volta dando nuovamente importanza alla centralit del diritto. Napoletano, si dedi c agli studi giuridici senza mai laurearsi. Propose un sistema muovendo da princi pi ed articolandosi per materia. Una maestosa architettura animata dal desiderio di riformare la societ. 1) PROBLEMA DELL'ORDINE E RUOLO DELLA LEGGE. Tutta l'opera propone di riorganizz

are la societ e la legislazione lo strumento fondamentale. Il suo punto di parten za era la constatazione che ogni programma di riforma comincia in quelle date co ndizioni, e tutto va visto nel quadro del tempo in cui si vive. Per Filangieri l a scienza della legislazione era l'insieme delle norme che la ragione e l'esperi enza umana proponevano alle nazioni civili, ma anche le regole necessarie per po ter legiferare. Filangieri diceva che "niente impossibile ad un saggio legislato re", e riteneva anche che non bisognasse riferirsi ad un campo ideale ma tutto d eve trarre spunto dalle azioni del quotidiano. Il sistema di Filangieri era fond ato sui principi della libert economica, dell'uguaglianza giuridica e della propr iet. L'obiettivo dell'uguaglianza era forse impossibile da realizzare ma occorrev a assicurare una distribuzione delle ricchezze, per cui "il tutto fosse nelle ma ni di molti". Riguardo alla propriet era il fulcro dei rapporti civili, e lei che genera il cittadino proprio per le sue qualit di stabilit e sicurezza che porta c on se. Filangieri vuole quindi liberarsi dai vincoli feudali, per cui diceva: "t rasformare i feudi in propriet, abolire le primo geniture e i fedecommessi, promu overe un equa distribuzione delle terre, riformare le imposte rendendo sopportab ile il carico fiscale. 2) QUESTIONE DEL COSTITUZIONALISMO. Per Filangieri " l'ordine politico di uno st ato determinato dalle fondamentali leggi". Per fondamentali leggi Filangieri int endeva "la ripartizione delle diverse parti del potere",le prerogative delle div erse classi del corpo sociale, i diritti e i doveri che derivano da questo ordin e. Quanto alla sovranit il suo titolare era sempre il popolo, che per delegava ad una autorit che lo amministrava. 3) LA QUESTIONE PENALE. due erano gli obiettivi di Filangieri: I)trovere un metodo di procedura semplice e possibile; II) Esaminare le pene con proporzione di qualit e grado. Filangeri parlava di accusa, istruttoria, prove, difesa dell'accusato, struttura giudiziaria e sentenza. L'atto di ACCUSA doveva garantire la mancanza di calunnie e aprire un contraddit torio tra accusato ed accusatore; nell'ISTRUTTORIA l'intimazione all'accusato do veva essere pubblica e con comunicazione delle prove raccolte. Il luogo di reclu sione per l'imputato doveva essere distinto e pi favorevole rispetto alle carceri . Rigurdo le PROVE si scaglia contro la tortura e secondo lui il giudice poteva condannare solo se aveva la certezza morale di colpevolezza che doveva accompagn arsi con criteri legali di prova. Se c'era solo una delle due il giudizio era so speso in attesa di altre indagini. La mancanza invece di entrambe le prove impon eva l'assoluzione. Per la DIFESA occorreva accordare all'accusato tutti i mezzi possibili di difesa. Per la struttura giudiziaria Filangieri suggeriva che in og ni provincia venisse nominato un preside che conosciute le accuse vigilasse sull a procedura e facesse eseguire la sentenza. Doveva anche compilare un albo dei g iudici scelti fra cittadini onesti e con un minimo di et (giudici del fatto).Per quanto riguada la sentenza derivava da 4 giudizi: i primi 3 emessi dai giudici d el fatto e l'ultimo da quello del diritto. La sentenza aveva 3 esiti possibili: assoluzione, dichiarazione di incertezza (in cui l'accusato riacquistava la libe rt, ma poteva essere sottoposto ad altro giudizio se venivano presentate nuove pr ove), oppure dichiarazione di condanna definitiva per cui non c'era appello. L'i ntento di Filangieri richiama quello di Pietro Verri. Entrambi vogliono dominare la vastit della materia, mettendola in ordine e raggruppando le azioni dell'uomo rilevanti penalmente. Si distinguevano fra pubblici e privati ed erano divisi i n dieci classi in relazione al bene leso. Per Filangieri il delitto era una rott ura dei patti sociali, era definito la "violazione della legge accompagnata dall a volont di violarla".

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