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Mille orti in Africa

Vademecum

Photo Paola Viesi

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Sommario
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Questo vademecum illustra la filosofia e gli obiettivi generali del progetto e comprende una serie di suggerimenti e indicazioni pratiche.

I mille orti saranno modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realt (ambientali, sociali, culturali) e facilmente replicabili.

Photo Oliver Migliore

1. PREMESSA
1.1 Mille orti buoni, puliti e giusti
In Africa, gli orti possono rappresentare unimportante fonte di cibo sano e unintegrazione di reddito per le comunit locali. Il progetto dei mille orti, in piena sintonia con la filosofia Slow Food, vuole creare, insieme alle comunit locali, modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realt (ambientali, socio-economiche e culturali) e facilmente replicabili. Il progetto prevede la realizzazione di: orti scolastici: coltivati dagli alunni insieme agli insegnanti orti comunitari: gestiti da una comunit, che condivide il lavoro e il raccolto orti familiari: gruppi di orti gestiti da famiglie, che fanno parte di una comunit Lorto Slow Food si sviluppa secondo la filosofia del buono, pulito e giusto. Un orto buono garantisce prodotti freschi e genuini valorizza i prodotti locali salvaguarda le ricette tradizionali produce trasformati di qualit (nelle stagioni in cui ci sono prodotti in eccedenza) Un orto pulito rispetta lambiente gestisce in modo sostenibile suolo e acqua tutela la biodiversit Un orto giusto unesperienza comunitaria, che riunisce generazioni diverse e contesti sociali diversi (insegnanti, studenti, contadini) promuove le conoscenze e le competenze degli agricoltori, in modo da migliorare la loro autonomia e la loro autostima favorisce la sovranit alimentare, dando alle comunit la possibilit di scegliere cosa coltivare e mangiare

SICUREZZA ALIMENTARE / SOVRANITA ALIMENTARE La sicurezza alimentare esiste quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per una vita sana e attiva (FAO, 1996). La sovranit alimentare, invece, il diritto delle persone di definire il proprio cibo e la propria agricoltura, di avere accesso a cibo sano e rispettoso delle culture, prodotto in modo ecologico e sostenibile. Per questo si dice che coloro che sono coinvolti nella creazione del cibo devono tornare a essere sovrani: ovvero decidere cosa seminare nei campi, quali animali allevare, quali tecniche utilizzare. La produzione del cibo deve preservare la salute e rispettare le tradizioni culturali. Deve essere al servizio di una gastronomia viva, che rispecchia la storia e le abitudini di un popolo. Deve rispettare lintegrit ecologica degli ambienti, preservare lacqua e la terra. Solo garantendo la sovranit alimentare, ci si pu mettere in cammino verso il traguardo della sicurezza alimentare. Lapproccio del progetto Mille orti in Africa legato ai principi dellagroecologia. Si basa infatti sulla conoscenza dellagricoltura locale, sullapplicazione di tecniche (tradizionali e moderne) adatte alle diverse condizioni agro-pedo-climatiche, sulla corretta gestione delle risorse naturali (biodiversit, suolo, acqua), sullequit sociale. A differenza dellapproccio agronomico convenzionale, lagroecologia mette in evidenza limportanza della biodiversit, di una corretta gestione di suolo e acqua, dellinterazione tra produzioni vegetali, animali, suolo. Liniziativa rivolta alle comunit di Terra Madre, alle condotte, ai soci Slow Food, e a tutti gli altri soggetti (associazioni, scuole, organizzazioni...) interessati al progetto. Coinvolge tutti gli strati sociali, in particolare piccoli agricoltori, studenti e insegnanti delle scuole e soprattutto le donne, poich spesso sono queste ultime ad avere la responsabilit principale nellalimentazione delle famiglie. Il progetto si sviluppa nei Paesi in cui la rete di Slow Food gi solida: Costa dAvorio, Egitto, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Madagascar, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica, Tanzania, Uganda. Verranno via via coinvolti anche altri Paesi. Oggi in molti Paesi africani esistono numerose organizzazioni (associazioni, cooperative di agricoltori, ong, ecc.) che realizzano orti e diffondono forme di agricoltura sostenibile. Il progetto Mille orti in Africa parte da queste valide esperienze, ne avvia di nuove, mette in rete i soggetti coinvolti e approfondisce aspetti quali la produzione delle sementi o il ricorso a tecniche agronomiche sostenibili.
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1.2 Gli orti come condivisione di esperienze, solidariet, conoscenze


Lorto come un viaggio, si imparano molte cose, anche dai compagni di viaggio: noi stiamo imparando moltissimo dai bambini. John Kyobe, insegnante presso la scuola superiore di Mukuno, Uganda Uno dei punti chiave del progetto Mille orti in Africa lintegrazione tra lesperienza agricola, la condivisione comunitaria e le attivit educative/divulgative. Ogni orto Slow Food non un progetto a s stante, ma si inserisce nella comunit come esperienza di condivisione. Offre la possibilit a diverse generazioni di incontrarsi, di scambiare conoscenze, di rafforzare lo spirito di solidariet e di amicizia. Allo stesso tempo, ogni orto fa parte della rete degli orti Slow Food, che si estende allAfrica intera. La condivisione avviene nelle singole comunit, fra le comunit dello stesso paese, fra quelle di nazioni diverse. I coordinatori nazionali del progetto svolgono un ruolo chiave per assicurare che la condivisione sia totale. Tutte le persone coinvolte nel progetto, dalle comunit ai coordinatori, promuovono la filosofia Slow Food e una produzione di cibo buono, pulito e giusto. Tutte le esperienze e le conoscenze (su sostenibilit ambientale, qualit del cibo locale...) sono messe in rete attraverso seminari regionali, scambi di informazioni, incontri, visite reciproche tra le comunit, ecc.

1.3 Come coinvolgere i giovani partendo dai saperi degli anziani


Se guardiamo alla piramide della popolazione africana, ci rendiamo conto che la maggioranza fatta di giovani. Se non coinvolgiamo i giovani, non pu esserci un futuro per lagricoltura in Africa. Edward Mukiibi, coordinatore orti Slow Food in Uganda

Per anni gli occidentali ci hanno spiegato che tutto quanto facevamo era sbagliato, che le nostre tecniche erano inefficienti, che i nostri prodotti erano da sostituire con colture pi produttive. Ora sentiamo dire il contrario. A Terra Madre stato detto che la nostra storia importante, che dobbiamo recuperare il sapere dei nostri antenati, essere orgogliosi delle nostre radici, coltivare i nostri cereali, la frutta selezionata dai nostri padri. Sono parole nuove per noi. Roger Bello, rappresentante del Camerun a Terra Madre 2010 Facendo lorto i giovani possono imparare dagli anziani come coltivare le variet locali, come porre rimedio a parassiti con rimedi naturali, come conservare le sementi, ecc. Inoltre il progetto d valore al ruolo e ai saperi delle donne, da sempre custodi dellorto e delle ricette tradizionali. I CAMBIAMENTI CLIMATICI E LAGRICOLTURA Lagricoltura sar una delle attivit su cui il cambiamento climatico incider di pi. I cambiamenti climatici si manifesteranno infatti con laumento delle temperature, siccit pi frequenti e inondazioni, mettendo a rischio i raccolti agricoli e il benessere delle comunit che vivono principalmente di agricoltura. In Africa, le zone aride o semi aride diventeranno ancora pi siccitose, mentre nelle regioni equatoriali e in alcune parti del sud il clima diventer sempre pi umido. Lagricoltura anche il settore che pu incidere di pi su questo problema: peggiorando la situazione oppure contribuendo in modo importante alla lotta contro il cambiamento climatico. La deforestazione, la monocoltura, la pratica di bruciare il terreno, luso di fertilizzanti chimici (la cui produzione richiede enormi quantit di combustibili fossili) sono pratiche agricole non sostenibili che liberano grandi quantit di gas nellatmosfera, principale responsabile del cambiamento climatico. Unagricoltura sostenibile, invece, riduce la dipendenza da combustibili fossili (perch evita la chimica di sintesi), trattiene lumidit e lanidride carbonica nel suolo, difende dallerosione e rallenta la desertificazione (grazie alla coltivazione di alberi e arbusti, in particolare leguminose), usa meno acqua, privilegia colture pi rustiche, capaci di adattarsi alla siccit. Unagricoltura sostenibile, quindi, mitiga il cambiamento climatico e difende le comunit locali dai sui effetti.

2. PROPOSTE PER LA CREAZIONE DI UN ORTO SLOW FOOD


Prima di iniziare a preparare un orto, bisogna guardarsi bene intorno. importante osservare per capire dove si pu sistemare lorto, qual il clima, qual il terreno, lesposizione, dove si trova lacqua, cosa cresce sul terreno che si intende coltivare. Losservazione e un po di buon senso sono i punti di partenza per fare un orto Slow Food. Ecco alcune cose da non dimenticare: una vasca o un serbatoio (di cemento, terracotta, plastica) per raccogliere lacqua semi sani, non geneticamente modificati, possibilmente recuperati da altri contadini un pezzo di terra con del buon terreno, senza troppe pietre, esposto al sole per buona parte della giornata unarea per fare il compost, che non deve essere troppo lontana allorto, in modo che si possa trasportare facilmente il compost, ma neanche troppo vicina, perch compost e letame attirano molti insetti; uno spazio per il semenzaio, che deve essere ad almeno 30-50 metri dallorto, in modo che i parassiti presenti nellorto non attacchino i semi; un sentiero per potersi muovere fra i letti dellorto senza calpestarli: nota che il sentiero, nella stagione successiva, pu essere coltivato, permettendo cos di alternare luso del terreno e di non impoverirlo; un recinto per tenere lontani gli animali: si pu costruire con diversi tipi di piante (ad esempio la manioca, che funge sia da recinzione sia da pianta da consumare; il vetivert, utile per tenere lontano insetti nocivi; cactus spinosi, che tengono alla larga le capre; leguminose arboree come la callandria, che produce anche foglie utili come foraggio e legno da ardere), con palizzate di legno, canne di bamb, ecc. Sul bordo degli orti si possono coltivare fiori, per attirare insetti utili per limpollinazione e/o nemici naturali degli insetti nocivi; alcuni cartelli segnaletici in modo che le persone non entrino nellorto inavvertitamente e soprattutto per dare informazioni sullorto Slow Food: sui cartelli si possono indicare il nome della scuola e la filosofia del progetto, si pu spiegare come viene coltivato lorto, si pu segnalare il soggetto che ha dato un contributo per lorto.

Il recinto si pu costruire, per esempio, con piante diverse, legno, canne di bamb ecc. Se il recinto costruito bene, pu anche servire da supporto a variet rampicanti (ad esempio per la zucca, come nella foto)

Due esempi di cartelli

3. PROPOSTE PER LA GESTIONE AGRONOMICA DEGLI ORTI


LA CHIMICA DI SINTESI: PERCH FA MALE ALLE PERSONE, ALLAMBIENTE E ALLECONOMIA DELLORTO Gli orti Slow Food prevedono luso di sostanze naturali, non chimiche di sintesi, per la fertilizzazione e la difesa da parassiti e infestanti. Laddove la chimica di sintesi abbia un ruolo importante nella gestione delle colture, il progetto si porr lobiettivo di accompagnare le comunit per ridurre e, gradualmente, eliminare i prodotti chimici di sintesi. Lo scopo finale, infatti, una maggiore sostenibilit ambientale delle attivit agricole. I prodotti chimici di sintesi sono spesso indicati come soluzione rapida ed efficace per la gestione dei parassiti, la fertilizzazione del suolo ecc. In realt i prodotti chimici di sintesi sono pericolosi e nocivi per le persone, la terra e anche per leconomia dellorto: sono altamente tossici e pericolosi per le persone che li maneggiano e li usano nellorto; per avere gli effetti desiderati, bisogna saper usare i prodotti chimici di sintesi nelle dosi giuste: questo richiede competenze tecniche specifiche e rende i contadini dipendenti dallaiuto di esperti; molti prodotti chimici di sintesi sono altamente tossici e, se non vengono usati nelle dosi giuste, causano gravi danni al suolo, allacqua, al raccolto e a chi consuma gli ortaggi trattati; i prodotti chimici di sintesi possono uccidere tutti gli insetti presenti nellorto, sia quelli nocivi sia quelli buoni e utili per limpollinazione e il controllo dei parassiti; i prodotti chimici di sintesi incidono sulla sostenibilit economica dellorto nel breve termine: sono costosi e richiedono una spesa importante per chi coltiva un piccolo orto; i prodotti chimici di sintesi incidono anche sulla sostenibilit economica nel lungo termine: occorre continuare ad acquistarli ogni anno e possono impoverire il terreno, compromettendo la quantit e la qualit del raccolto e, di conseguenza, il reddito del contadino; nel tempo, riducono la fertilit del suolo e creano dipendenza da quantit sempre maggiori di prodotti chimici di sintesi le stagioni aggressive di alcune zone dellAfrica possono portare alla perdita dei prodotti chimici di sintesi usati nellorto, senza che questi abbiano leffetto desiderato. Al contrario, le sostanze naturali (come quelle ricavate dal vetiver, dai fissatori di azoto, dalla calendula africana, dal letame ecc.): non sono pericolose per la salute del contadino e delle persone che mangiano gli ortaggi trattati;
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sono note da diverse generazioni ed il loro uso un patrimonio della cultura locale; non sono tossiche: al contrario, arricchiscono il terreno, possono purificare lacqua, proteggere il suolo, allontanare parassiti e malattie, migliorare la crescita di piante consociate; non incidono in modo negativo sulla sostenibilit economica dellorto: si trovano in natura o, al limite, devono essere acquistate una volta, perch durano diversi anni e si possono propagare tramite i loro semi. Le sostanze naturali sono efficaci se inserite in un sistema integrato, che preveda anche la rotazione delle colture, le consociazioni e luso prevalente di variet tradizionali (ben acclimatate, pi resistenti alla siccit e ai parassiti).

3.1 Tipo di prodotti


Nellorto si possono coltivare diversi tipi di vegetali: alimentari (ortaggi, legumi, tuberi, frutti) e non alimentari (erbe aromatiche e medicinali, piante tintorie, piante ornamentali, piante utili per il recupero della fertilit del suolo e la gestione dei parassiti, alberi forestali per la produzione del legno, azoto fissatori). Pu essere utile affiancare allorto lallevamento di animali (pollame, conigli, capre, pecore, bovini, suini, ecc.), che si nutrono dei resti vegetali e apportano letame. Nellorto importante privilegiare la coltivazione dei prodotti tradizionali del proprio territorio. Le variet tradizionali sono le pi adatte al clima e al terreno ed esprimono il meglio delle loro potenzialit nel territorio in cui si sono acclimatate nel corso dei secoli grazie allopera delluomo. Per questo sono pi resistenti e richiedono meno interventi esterni (fertilizzanti e antiparassitari). Sono quindi pi sostenibili, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista economico. Inoltre, hanno un ruolo importante per la salvaguardia della biodiversit e per la valorizzazione della cultura e delle tradizioni alimentari delle comunit. Per i prodotti non tradizionali, fondamentale fare scelte ponderate in base alle variabili climatiche (temperatura, piogge, ecc.) e del terreno, cos come ai fabbisogni nutrizionali.

Due esempi di prodotti tradizionali (in Tanzania). Il cartellino indica il nome locale e il nome scientifico della pianta

DEFINIZIONE DI PRODOTTO TRADIZIONALE Laggettivo locale ci dice ben poco sulla storia e sulla tradizione di un territorio. Si possono coltivare localmente variet migliorate, ibridi introdotti di recente e prodotti totalmente estranei alla cultura del posto. Un prodotto tradizionale, invece, ha un forte legame con il territorio, inteso non solo come spazio climatico e ambientale, ma come milieu culturale e storico. Non si tratta dunque semplicemente di un dove, ma di un come: il prodotto parte del tessuto culturale, dove le tradizioni, le consuetudini comunitarie, gli aspetti spirituali o religiosi, le tecniche di coltivazione e trasformazione, le ricette, giocano un ruolo fondamentale, prevalente. Il prodotto coltivato localmente quindi tradizionale solo se fa parte della cultura e della tradizione delle comunit locali. Talvolta larea geografica (origine) di un prodotto tradizionale coincide con il luogo di domesticazione (il caff della foresta di Harenna in Etiopia, ad esempio, tradizionale di questarea ed anche stato domesticato sugli altopiani etiopi), ma di solito i prodotti sono stati domesticati in altre nazioni e continenti e, prima di acclimatarsi in determinate aree, hanno fatto percorsi lunghissimi (ad esempio, il pomodorino menten tradizionale della Guinea Bissau, ma stato domesticato sulle Ande).

3.2 I semi
Lagricoltura industriale si basa su un numero ristretto di nuove variet, spesso ibride, propriet di pochissime multinazionali. Il 90% del mercato mondiale delle sementi di mais e soia, ad esempio, riferito a ibridi controllati da tre multinazionali. Anche in Africa le sementi locali (tradizionalmente autoprodotte) sono gradualmente sostituite da variet brevettate che devono essere riacquistate ogni anno. Si tratta di un fenomeno recente, che rischia di espandersi a grande velocit, condizionando la vita e il lavoro di comunit contadine che per millenni hanno selezionato e moltiplicato i semi sulla propria terra. fondamentale recuperare questo sapere antico: assieme alla terra e allacqua, i semi sono lassicurazione per il futuro dei contadini. In primo luogo, importante recuperare le sementi tradizionali e locali. Ci si pu rivolgere alle banche di semi che si trovano nelle comunit rurali, ai contadini che coltivano e conoscono variet tradizionali, ad istituti di ricerca che proteggono la biodiversit del paese conservando semi di variet diverse. Il semenzaio un vivaio dove, a partire dai semi, si preparano le piante per tutti i tipi di specie da orto. Pu essere composto da una cassetta o da altro materiale di recupero (per esempio contenitori per le uova, bottiglie, lattine, vassoi di polistirolo bucati sul fondo ecc.). Si pu realizzare in qualsiasi periodo dellanno.

Come mostrano queste immagini, il semenzaio pu essere costruito, ad esempio, con un tavolo rialzato riempito di materiale inerte (es. sabbia) e protetto dai raggi del sole e dalla pioggia con una tettoia di legno e paglia 10

Deve essere sopraelevato (la cassetta pu essere appoggiata a qualche mattone oppure posta su un tavolo), per evitare che le radici delle piantine attecchiscano nel terreno sotto il semenzaio. Se si usano cassette di legno o di plastica, bene rivestire il fondo con un tessuto (es. juta) per trattenere la terra e far filtrare lacqua. Il semenzaio riscaldato naturalmente dalla luce solare. Deve essere riparato dalla pioggia o dai raggi diretti del sole con una copertura di foglie, stuoie o altro materiale, fino a quando spuntano le piantine. La terra usata per i semenzai deve essere sana (priva di parassiti e di spore), concimata con fertilizzanti organici, setacciata e unita a sabbia, in modo da favorire un buon drenaggio. La composizione ideale prevede due parti di terra da orto e una parte di sabbia. A seconda della loro tipologia, i semi devono essere sparsi sul terriccio e ricoperti con altra terra (ben setacciata) o interrati leggermente, facendo una leggera pressione con le dita nella terra. Infine devono essere innaffiati a pioggia, per evitare che si disperdano. importante che non siano troppo ravvicinati: le piantine devono avere sufficiente spazio e luce per svilupparsi. Le piantine troppo vicine possono anche sviluppare il marciume radicale. difficile prevedere quanti semi germineranno: dipende dalle propriet genetiche del seme, dal suo grado di maturazione (al momento della raccolta), dalla presenza di malattie, da come stato conservato. La germinazione favorita dalla temperatura (generalmente quella ottimale va dai 18 ai 24C), dallumidit (deve essere costante, ma non eccessiva), dallequilibrio fra luce e ombra (la maggior parte dei semi ama loscurit o lombra, ma esistono eccezioni), dal giusto apporto di ossigeno (che si ottiene interrando solo leggermente i semi o coprendoli con terra ben setacciata). importante tenere da parte almeno met dei semi, in caso di mancata germinazione. Quando nascono le piantine (prima che le radichette comincino a svilupparsi eccessivamente) si procede al trapianto in piena terra. unoperazione delicata, perch le piantine sono molto fragili. Occorre fare il trapianto avendo cura di non spezzare le radici. Appena trapiantate, le giovani piantine devono essere annaffiate. Sarebbe meglio fare il trapianto nel tardo pomeriggio per evitare che la giovane piantina, appena in campo, rimanga al sole per unintera giornata.

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3.3 Rotazione delle colture


Nellorto importante prevedere la rotazione delle colture, evitando di coltivare la stessa specie, per pi anni, nello stesso settore dellorto (esempio: pomodoro su pomodoro). La rotazione importante perch alterna piante che impoveriscono il terreno con piante che lo arricchiscono, migliora la struttura del terreno e interrompe il ciclo vitale dei parassiti legati ad una certa coltura o di alcune erbe infestanti.

Il sentiero pu essere spostato allinizio di ogni nuova stagione, alternando cos luso del terreno. In ogni aiula si coltiva una variet diversa. importante ruotare le variet coltivate in ogni aiuola ad ogni semina. I letti su cui si coltivano gli ortaggi devono essere leggermente rialzati, affinch lacqua non ristagni e non marciscano le radici.

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3.4 Colture consociate


importante associare, nellorto, due o pi colture. Scegliendole bene, si riduce al minimo la loro competizione e si stimola laiuto reciproco fra le diverse colture. Alcune possono fissare lazoto, altre possono attrarre insetti benefici o allontanare quelli dannosi, altre ancora possono fungere da supporto per altre colture (come nel caso di mais e fagioli). Esistono inoltre piante in grado di captare lenergia solare anche se posizionate sotto altre colture: il caso delle zucche, che riescono a raccogliere la luce grazie alle foglie molto grandi.

Due esempi di consociazione

Larte degli orticoltori sperimentare le consociazioni sul proprio terreno, trovando le combinazioni migliori in funzione del clima, della specifica vegetazione, della prevalenza di infestanti e malattie.

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3.5 Concimazione, recupero della fertilit e protezione del suolo


Per risolvere i problemi di perdita di nutrienti, erosione e salinizzazione, possono essere impiegati diversi metodi naturali: Biofertilizzanti: sono fertilizzanti ottenuti in modo naturale. Ricchi di sostanze organiche, migliorano la struttura del suolo, contribuendo a risolvere i problemi di salinizzazione ed erosione, e nutrono le piante. Tra questi: vermicompost: ottenuto da sterco, carta, cartone e residui colturali, grazie allazione dei lombrichi che ingeriscono tale miscuglio, lo digeriscono e lo espellono sotto forma di fertilizzante; compost: ottenuto grazie allazione di microrganismi che metabolizzano rifiuti biodegradabili, residui colturali e di foraggi, sterco, terra e acqua. letame liquido: ottenuto immergendo il letame nellacqua. I biofertilizzanti non sono concentrati come i fertilizzanti minerali: per assicurare un sufficiente apporto di nutrienti e migliorare la struttura del terreno devono quindi essere prodotti in quantit maggiori. Possono essere distribuiti prima della semina o del trapianto delle colture. Per non danneggiare le colture, importante gestirli bene e usarli solo al giusto grado di maturazione. Sovescio: alcune colture possono essere interrate. Nel suolo si decompongono con diversi effetti: possono arricchire il terreno, migliorarne la struttura, interrompere il ciclo vitale di insetti e funghi, ecc. Si prestano al sovescio le leguminose, le crucifere (rafano, senape), le graminacee e le brassicacee (cavoli, ecc.) Pacciamatura: prevede la copertura del terreno con paglia, strame, foglie o altro materiale. Serve a controllare le erbe infestanti, mantiene lumidit del suolo , lo protegge dallerosione, fertilizza il terreno quando si decompone. molto importante gestire bene lacqua, in modo da evitare lerosione del terreno quando piove. Piccoli canali costruiti con mattoni di argilla, per esempio, possono servire ad incanalare lacqua e a raccoglierla in vasche, dove pu essere conservata per lirrigazione.

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3.6 Controllo biologico e integrato di insetti, malattie e erbe infestanti


fondamentale prevenire lattacco di insetti e malattie in diversi modi: mantenere il suolo sano scegliere le colture che si sono adattate al territorio e al clima nel corso dei secoli selezionare semi non infetti e non infestati diversificare le colture dellorto (biodiversit) ricorrere a rotazioni e consociazioni concimare correttamente il suolo gestire correttamente lirrigazione gestire correttamente tempi e spazi per la semina Oltre ai metodi preventivi, occorre fare costanti monitoraggi in campo per individuare eventuali problemi fitosanitari e intervenire tempestivamente con metodi di difesa e lotta contro insetti, malattie, erbe infestanti. Controllo biologico: si effettua usando nemici naturali, che possono attaccare gli insetti nocivi, eliminandoli o tenendone sotto controllo la popolazione. Questi nemici naturali si possono acquistare (prodotti in laboratorio da universit e centri di ricerca) ma, spesso, si trovano in natura. Controllo microbiologico: alcuni formulati batterici (o estratti da funghi) sono nocivi per gli insetti dannosi, altri inibiscono lo sviluppo di microrganismi che causano malattie alle piante. Distribuiti sulle colture come un normale prodotto antiparassitario, sono innocui per luomo e per gli altri animali a sangue caldo (esempi: Tricoderma, Bacillus thuringensis, Bauveria Baussiana, NPV virus, nematodi Stemeumema etc.). Insetticidi di origine vegetale: alcuni prodotti tradizionali - come lestratto di tabacco (contenente nicotina), neem (contenente azadiractina), peperoncino, aglio, zenzero, baobab, ortica, calendula Africana, vetivert ecc. - sono molto efficaci per il controllo di insetti dannosi. Antiparassitari di origine minerale o altra origine: alcuni antiparassitari tradizionali sono a base di minerali - come zolfo, rame, carbonato di calcio, ecc. o di altri prodotti: sapone, olio, cenere, ecc. Trappole: esistono diverse tipologie di trappole, per esempio quelle cromotropiche (che catturano gli insetti attirati da liquidi/superfici colorate), a caduta, con ormoni (per esempio,
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le trappole a base di feromoni femminili servono per catturare i maschi degli insetti dannosi come il fitofago Cylas phormicarus diminuendo il numero di accoppiamenti e la densit della popolazione).

3.7 Proposte per la gestione dellacqua


Una corretta gestione dellacqua fondamentale. Innanzitutto occorre privilegiare le variet pi rustiche, pi adatte al clima e pi resistenti alla mancanza dacqua. Alcuni ibridi sono pi produttivi rispetto alle variet tradizionali, ma richiedono molta acqua. importante seguire le stagioni, senza pretendere di produrre per dodici mesi. Una corretta gestione dellacqua pu allungare la stagione produttiva, ma senza arrivare a situazioni estreme. necessario raccogliere lacqua piovana, creando riserve (contenitori vari: vasche, serbatoi ecc.) da cui si possa poi attingere lacqua per irrigare lorto. Anche la preparazione del terreno ha una funzione importante: gli alberi devono essere piantati in una buca, con un piccolo fosso attorno, che possa trattenere lacqua nella zona dove si trovano le radici. I letti su cui si coltivano gli ortaggi (in particolare quelli a foglia), invece, devono essere leggermente rialzati (di circa 10 cm), affinch lacqua non ristagni e non marciscano le radici.

Due esempi di raccolta dacqua: una vasca e un serbatoio 16 la grondaia) per la raccolta dellacqua piovana dal tetto (tramite

Infine, occorre avere cura nella distribuzione dellacqua. preferibile distribuire, regolarmente, piccole quantit dacqua. Se lorto non grande, si possono usare semplici innaffiatoi. Questi si possono anche ottenere usando materiali di recupero (per esempio, bottiglie di plastica), che devono essere lavate bene prima di essere utilizzate. Altrimenti si pu ricorrere a sistemi di irrigazione localizzata (irrigazione a goccia), realizzabili con tubi di plastica forati (che per costano, non sono facilmente reperibili e si deteriorano rapidamente a causa del sole), ma anche con materiali molto economici, addirittura di recupero. Un esempio di irrigazione a goccia dallalto: bottiglie di plastica appese ad un filo con un piccolo foro che rilascia gocce dacqua la notte non direttamente sulle piante, ma nel terreno fra una pianta e laltra (dove si trovano le radici).

Un esempio di irrigazione a goccia con materiale di recupero

Un esempio di irrigazione a goccia dal basso: unotre di terracotta, una lattina o una bottiglia interrate, con piccoli fori che rilasciano poco per volta lacqua. importante evitare lirrigazione per scorrimento (tramite piccoli canali che distribuiscono lacqua nellorto): infatti, si pu perdere anche il 50% dellacqua a causa della sua evaporazione e del suo assorbimento nel terreno del canale.

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Sono molto utili recinzioni sempreverdi, che ombreggiano e trattengono acqua con le radici. Se realizzate con vetivert, le piante della recinzione hanno anche unutile funzione insetticida. Una o due volte lanno, a seconda dei casi, possibile diluire compost o letame liquido nellacqua, permettendo al terreno di assorbire i nutrienti poco per volta attraverso lirrigazione (fertirrigazione). PERCH BENE EVITARE IL TAGLIA E BRUCIA La pratica di bruciare i terreni prima di coltivarli offre pochi vantaggi e molti problemi. Lincendio della vegetazione aumenta in parte la fertilit del terreno, ma solo temporaneamente, mentre a lungo termine impoverisce il suolo e porta addirittura alla desertificazione, sia negli ambienti tropicali, sia in quelli mediterranei. Negli ambienti tropicali e molto piovosi, gli elementi nutritivi sono conservati nella biomassa vivente. Lincendio: riduce drasticamente gli organismi in grado di assimilare e immobilizzare gli elementi nutritivi in forma minerale causa la perdita di sostanze organiche importanti per la fertilit del suolo, come lanidride carbonica dispersa nellaria durante la combustione altera i rapporti fra mineralizzazione e assorbimento delle sostanze organiche, lasciando nel terreno una quantit eccessiva di elementi minerali. Il risultato immediato un innalzamento della fertilit chimica del suolo, ma lerosione causata dalle piogge tropicali, nel tempo, sottrae allecosistema una parte della materia riducendone la potenziale produttivit. In ambiente mediterraneo avviene lo stesso fenomeno di impoverimento dei terreni, anche se con ritmi meno intensi.

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4. PROPOSTE PER LA GESTIONE ECONOMICA DELLORTO


I prodotti dellorto possono essere destinati a usi diversi: sono risorse alimentari importanti per chi coltiva lorto (consumo familiare) permettono scambi con parenti, vicini, ecc. possono essere cucinati e consumati nelle mense scolastiche possono essere venduti direttamente (freschi, trasformati oppure cucinati sulla strada) nelle stagioni in cui ci sono prodotti in eccedenza, possibile produrre e commercializzare trasformati di qualit (salse, confetture, farine, ecc.) Un uso attento dei prodotti pu anche garantire la sostenibilit economica dellorto nel tempo.

4.1 Proposte per gli orti comunitari


Ci sono diversi sbocchi per i prodotti coltivati negli orti comunitari. In primo luogo, i mercati locali dove le comunit possono vendere direttamente i prodotti freschi. Si possono ideare forme diverse per la vendita dei prodotti. Per esempio, a Rabat (Marocco), diversi orti offrono un paniere di prodotti ogni settimana ai clienti che lo hanno prenotato. In generale, pi facile vendere i prodotti se le comunit e le famiglie li conoscono e li apprezzano. Diverse attivit aiutano a valorizzare le variet locali. Per esempio, alcune comunit organizzano piccoli eventi nellorto: presentano i prodotti e spiegano come possono essere preparati, li cucinano e li assaggiano insieme. Come Slow Food ha gi fatto in Tanzania e Marocco, si possono pubblicare ricettari, strumenti utili per far conoscere i prodotti locali e per invitare le persone ad usarli in cucina. Inoltre, la rete di Slow Food pu dare uno sbocco agli orti comunitari facilitando il contatto con i ristoranti e i cuochi di Terra Madre nel paese, che si impegnano a valorizzare i prodotti tradizionali nei loro men.

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4.2 Proposte per gli orti scolastici


Il raccolto dellorto scolastico pu essere cucinato e consumato nella mensa scolastica o venduto al mercato locale, a seconda delle scelte della scuola. Se il raccolto venduto, i ricavi possono, per esempio, servire a pagare le tasse scolastiche dei ragazzi, ad acquistare materiale per le lezioni, attrezzature per lorto, ecc.

5. PROPOSTE PER ATTIVIT EDUCATIVE


Lorto uno strumento importante per leducazione. Coltivare lorto offre la possibilit, per esempio, di conoscere meglio le variet di ortaggi locali, imparare a gestire il suolo e lacqua in modo sostenibile, diversificare la propria alimentazione, coltivare secondo metodi rispettosi dellambiente. Nellorto si lavora in gruppo e si impara insieme, grazie allo scambio con tutta la comunit. Inoltre, nellorto possono svilupparsi diverse attivit didattiche. Le scuole e le comunit possono organizzare, per esempio, corsi teorici e pratici in cucina, in modo che i bambini e i giovani abbiano modo di conoscere i prodotti locali e le tradizioni alimentari. Si possono anche organizzare degustazioni dei prodotti dellorto, feste e altre iniziative per comunicare limportanza del consumo locale alla comunit intera. Lorto ha stretti legami con la salute delluomo e dellambiente e offre cos la possibilit di sensibilizzare la comunit su temi diversi: il ruolo delle piante medicinali e degli ortaggi freschi nella cura della malaria o delle persone affette da HIV; limportanza di smaltire

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bene i rifiuti per rispettare lambiente fuori e dentro lorto; i rischi in cui si incorre bruciando il terreno prima di coltivarlo e le ragioni per cui si debba evitare questa pratica e cos via. Inoltre nellorto scolastico si possono studiare molte materie, grazie alla sua valenza interdisciplinare: la storia pu essere raccontata attraverso la contaminazione gastronomica, la geografia attraverso lorigine dei prodotti, matematica e geometria sono indispensabili per pianificare lorto e calcolare il valore della sua produzione, mentre imparare una lingua straniera pi facile se si fa riferimento a unesperienza pratica conosciuta. FAST FOOD / SLOW FOOD Il fast food, ovvero il pasto veloce, diventato negli ultimi anni un cibo sempre pi omologato. Se si pensa al fast food, si pensa allhamburger con patatine fritte accompagnati da una bibita gassata serviti nelle grandi catene che si trovano in tutto il mondo. Il cibo servito in queste catene caratterizzato da una produzione, trasformazione e consumo che non valorizzano i prodotti e i sapori locali, proponendo invece un prodotto (ad es. lhamburger) che ha lo stesso gusto in tutto il mondo. Non si tratta solo di appiattire la ricchezza di gusti e sapori locali. Se non si valorizzano i prodotti locali, non si valorizzano neanche leconomia locale e il lavoro degli agricoltori che salvaguardano prodotti caratteristici del paese e spesso unici nel mondo. Inoltre, i fast food sono dannosi per la salute. Sono prodotti generalmente caratterizzati da uninsufficiente qualit e variet di ingredienti, dallabbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccherati e dallinsufficiente apporto di nutrienti importanti (es. sali minerali, amido, fibre e vitamine). La diffusione del fast food corrisponde ad un aumento del diabete, dellobesit, delle malattie cardiache. Slow Food promuove cibo buono e di qualit che valorizza le colture e le culture locali. Secondo Slow Food, il cibo di qualit deve essere: buono: il buon sapore il risultato della competenza di chi produce, della scelta delle materie prime, e dei metodi produttivi che non ne alterino la naturalit; pulito: lambiente deve essere rispettato e le pratiche agricole, di trasformazione, di commercializzazione e di consumo sostenibili devono essere prese in seria considerazione; tutti i passaggi della filiera agro-alimentare, consumo incluso, devono infatti proteggere gli ecosistemi e la biodiversit, tutelando la salute del consumatore e del produttore; giusto: la giustizia sociale va perseguita attraverso la creazione di condizioni di lavoro rispettose delluomo e dei suoi diritti e che generino unadeguata gratificazione; attraverso la ricerca di economie globali equilibrate; attraverso la pratica della solidariet; attraverso il rispetto delle diversit culturali e delle tradizioni.

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5.1 Obiettivi educativi del progetto Mille orti in Africa


Diffondere i principi e le pratiche dellagroecologia Imparare a impostare e coltivare orti che esprimano i valori del buono pulito e giusto Responsabilizzare ragazzi, insegnanti e tutta la comunit allutilizzo attento dei beni comuni come lacqua e il suolo Imparare a ragionare in agricoltura a medio e lungo termine, nel rispetto dei diritti e delle esigenze delle generazioni successive Allenarsi a vedere gli scarti come possibili risorse riutilizzabili, ad esempio per il compost Riscoprire la biodiversit del territorio come elemento per la salvaguardia dellambiente e come fonte di una varia alimentazione durante tutto lanno Valorizzare i prodotti locali e tradizionali, la cultura gastronomica del territorio Imparare a promuovere i prodotti locali sul mercato Imparare a selezionare, recuperare, riprodurre e scambiare con altri contadini i semi migliori dalle proprie piante Costruire una comunit attorno agli orti scolastici, comunitari e familiari Le comunit del progetto 1000 orti in Africa sono formate da coordinatori nazionali, referenti locali, insegnanti, studenti, cuochi, orticoltori, artigiani, fiduciari, detentori dei saperi tradizionali legati a erbe e medicine (ostetriche, guaritori tradizionali ecc.), agronomi, etc. Il coinvolgimento di attori con diverse competenze genera unesperienza produttiva, educativa e di arricchimento personale e culturale. Il confronto e la valorizzazione di professionalit diverse contribuisce a sviluppare il senso di appartenenza ad una terra e ai suoi saperi, nonch a fortificare il senso di autostima. Stimolare la collaborazione sul territorio fra enti, operatori e associazioni gi presenti e attivi sui temi delleducazione alimentare, agro-ambientale e gastronomica Imparare a lavorare in gruppo (a organizzare, gestire, motivare) Promuovere la trasmissione dei saperi dagli anziani ai pi giovani Promuovere atteggiamenti curiosi rispetto al cibo, prima di tutto allenando i sensi Conoscere il cibo nei suoi diversi aspetti, chiedendosi che caratteristiche ha e come viene

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coltivato e trasformato, ci permette di comprenderne le relazioni con lambiente, di capire quale importanza ha per lorganismo e la crescita, per la cultura e lidentit di un popolo Approcciarsi al cibo con piacere Fare conoscere le caratteristiche nutrizionali del cibo e la qualit superiore dei prodotti tradizionali (in termini di vitamine, proteine, sali minerali) Incentivare modelli di educazione basati sullapprendimento induttivo: attraverso losservazione e lesperienza in orto imparo la teoria e capisco meglio i concetti astratti. Sviluppare intorno allorto una didattica interdisciplinare su cibo, cultura e ambiente.

Photo Paola Viesi

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5.2 Un esempio di attivit didattica nellorto


Tratto dal libro Il Piacere dellOrto di Slow Food Editore
Obiettivi: conoscere gusti, usi e abitudini gastronomiche e comportamentali dei membri della propria famiglia attribuire valore simbolico-culturale agli ortaggi

Partecipanti: bambini (et: dai 9 ai 13 anni) Occorrente per ogni partecipante: quaderno o block notes colori Svolgimento: Predisporre, consegnare e spiegare la scheda a partecipanti. Ciascun partecipante user lelenco delle domande per intervistare i suoi familiari, trascrivendo le risposte sul quaderno. Ciascun partecipante completer ogni intervista con: ritratto della persona intervistata; disegno dellortaggio preferito.

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Elenco domande: chi nome ortaggio preferito preferenza - crudo o cotto? ricordo legato a questortaggio quando preferisci mangiarlo? ricetta (ingredienti e preparazione) Un esempio di intervista Chi: il mio pap Nome: Carlo Ortaggio preferito: piselli Preferenza, crudo o cotto?: cotto Ricordo legato a questortaggio: quando andavo a casa del mio amico Mauro Quando preferisci mangiarlo? con gli amici Ricetta: frittata di piselli Ingredienti: 1 etto di piselli, 2 uova, prezzemolo, sale e pepe Preparazione: battete le uova Approfondimenti Una volta composto il ricettario ogni partecipante potr scegliere una ricetta da preparare.

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Photo Paola Viesi

6. PROPOSTE PER LA COMUNICAZIONE


Slow Food svilupper, insieme ai coordinatori africani del progetto, gli strumenti di formazione e di comunicazione pi efficaci per spiegare come si fa un orto buono, pulito e giusto e per raccontare gli sviluppi del progetto Mille orti in Africa. Saranno realizzati e distribuiti nelle comunit: il vademecum tradotto nelle lingue locali (swahili, arabo ecc.) fumetti, poster, foto e disegni illustrativi videoregistrazioni delle attivit svolte nellorto A livello locale, saranno coinvolte le radio comunitarie, le televisioni, i giornali Saranno organizzate feste di inaugurazione dei nuovi orti, che coinvolgeranno le intere comunit. Tutti gli strumenti di comunicazione e gli aggiornamenti saranno pubblicati sul sito della Fondazione Slow Food: www.fondazioneslowfood.it

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CONTATTI UTILI
Costa dAvorio Yeo Yacouba yeoyac@yahoo.fr - tel. +225 07321781 Egitto Aurelia Weintz aureliaweintz@gmail.com Etiopia Tichafa T. Makovere Shumba bog55chimbwa@hotmail.co.uk tel. +251 913544164 Beth Cullen beth.cullen@labatafantalle.org tel. +251 913883164 Ulumma Uke Getu etiopia@cissong.org tel. c/o Enrico Castelli +251 912214133 Guinea Bissau Leandro Pinto Junior coajoq_2000@hotmail.com tel.+245 6623590 Kenya Jane Gathoni Karanja jane_karanja2001@yahoo.com tel.+254 715639223 John Kariuki Mwangi j.kariuki@slowfood.it - tel. +254 712843776 Peter Wasike Namianya penami78@yahoo.com - tel. +254 711 219 873 Madagascar Heritiana Andriamalala tel. +261 327507546 - herinestor@yahoo.fr Mali Ahmed Sekou Tidiane Camara tel. +223 75 280748 - ramacas2@yahoo.fr Mauritania Nedwa Moctar Nech tel. + 222 22306973 - nedwa.nech@yahoo.fr Marocco Lhoussaine El Rhaffari elrhaffari@yahoo.fr - tel. +212 55574497

Mozambico Celeste Elias Zunguza kulima@tvcabo.co.mz - tel. +258 828529670 Senegal Ibrahima Seck iseckman@yahoo.fr - tel. +221 772584098

Philippe Zingan zingan23@hotmail.com - tel. +221 776477541 Sierra Leone Abdul Koroma slafu2011@yahoo.com - tel. +232 76824913 Alpha Sensi alfa.sensi@yahoo.com Musa Tholley tholleym@yahoo.com - tel. +232 76774590 Sudafrica Jeunesse Park park@trees.org.za - tel. +27 117846399 Sithandiwe Yeni sithandiwe@spp.org.za - tel. +27 214485605 Tanzania Titus Kimolo Bwitu bwi285@yahoo.com - tel. +255 713907909 Helen Nguya helennguya@yahoo.com Sandra Gasbarri rucoladoro@yahoo.it - tel. +255 76 60 08 615 Uganda Edward Mukiibi ediemukiibi@gmail.com - tel.+256 753858173

Questi contatti sono aggiornati al 04/2011. Verranno inviati aggiornamenti sui nuovi paesi e contatti coinvolti nel progetto.

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in Africa

Referenti del progetto Mille orti in Africa

in Italia

Ufficio Africa, Slow Food

Coordinamento Serena Milano s.milano@slowfood.it - tel. +39 0172 419625 - fax +39 0172 419725 Responsabili dei progetti Slow Food (per Paese) Michela Lenta m.lenta@slowfood.it - tel. +39 0172 419724 - fax +39 0172 419725 Paesi: Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Mali, Marocco, Mauritania, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Sudan, Somalia
Velia Lucidi v.lucidi@slowfood.it - tel. +39 0172 419 681 - fax +39 0172 419 725 Paesi: Capo Verde, Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Costa dAvorio, Niger, Ciad, Angola, Zambia, Malawi, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia, Swaziland, Lesotho, Sao Tom, Sudafrica John Kariuki Mwangi j.kariuki@slowfood.it - tel. +254 712843776 Paese: Kenya Francesco Impallomeni f.impallomeni@slowfood.it - tel. +39 0172 419712 - fax +39 0172 419725 Paesi: Etiopia, Uganda, Tanzania, Madagascar, Eritrea, Burundi, R.D. Congo, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Camerun, Nigeria, Benin, Togo, Ghana, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Gibuti

Coordinamento del progetto Mille orti in Africa Marta Messa m.messa@slowfood.it - tel. +39 0172 419767 - fax +39 0172 419725 Comunicazione, donazioni e fundraising del progetto Mille orti in Africa Elisabetta Cane ortiafrica@terramadre.org - tel. +39 0172 419756 - fax +39 0172 421293
Ufficio Stampa Slow Food Paola Nano p.nano@slowfood.it - tel. +39 0172 419645 - fax. +39 0172 413640 Ufficio Comunicazione Fondazione Slow Food per la Biodiversit Eleonora Giannini e.giannini@slowfood.it - tel. +39 0172 419767 - fax. +39 0172 419725 Ufficio Educazione Slow Food Annalisa DOnorio a.donorio@slowfood.it - tel. +39 0172419696 - fax. +39 0172419750 Agronomi Slow Food Cristiana Peano (Facolt di Agraria, Universit di Torino) cristiana.peano@unito.it - tel. +39 011 6708660

Francesco Sottile (Facolt di Agraria, Universit di Palermo) fsottile@unipa.it - tel. +39 091 23861200 Paola Migliorini (Universit degli Studi di Scienze Gastronomiche, Italia) p.migliorini@unisg.it - tel. +39 0172458573

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Questo vademecum un punto di partenza e non di arrivo nel percorso verso lorto Slow Food. Lo completeremo insieme ai coordinatori e alle comunit, individuando, in ogni Paese, le pratiche pi adatte alle diverse realt ambientali, sociali e culturali.

Photo Paola Viesi

Appunti

w w w . f o n d a z i o n e s l o w f o o d . i t
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Photo Oliver Migliore

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