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Vademecum
Sommario
1 1 3 3 5 7 8 10 12 13 14 15 16 19 19 20 20 22 24 26 1. 1.1 1.2 1.3 2. 3. 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 4. 4.1 4.2 5. 5.1 5.2 6. Premessa Mille orti buoni, puliti e giusti Gli orti come condivisione di esperienze, solidariet, conoscenze Come coinvolgere i giovani partendo dai saperi degli anziani Proposte per la creazione di un orto Slow Food Proposte per la gestione agronomica degli orti Tipo di prodotti I semi Rotazione delle colture Colture consociate Concimazione, recupero della fertilit e protezione del suolo Controllo biologico e integrato di insetti, malattie e erbe infestanti Proposte per la gestione dellacqua Proposte per la gestione economica dellorto Proposte per gli orti comunitari Proposte per gli orti scolastici Proposte per attivit educative Obiettivi educativi del progetto Mille orti in Africa Un esempio di attivit didattica nellorto Proposte per la comunicazione Contatti utili
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Questo vademecum illustra la filosofia e gli obiettivi generali del progetto e comprende una serie di suggerimenti e indicazioni pratiche.
I mille orti saranno modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realt (ambientali, sociali, culturali) e facilmente replicabili.
1. PREMESSA
1.1 Mille orti buoni, puliti e giusti
In Africa, gli orti possono rappresentare unimportante fonte di cibo sano e unintegrazione di reddito per le comunit locali. Il progetto dei mille orti, in piena sintonia con la filosofia Slow Food, vuole creare, insieme alle comunit locali, modelli concreti di agricoltura sostenibile, attenti alle diverse realt (ambientali, socio-economiche e culturali) e facilmente replicabili. Il progetto prevede la realizzazione di: orti scolastici: coltivati dagli alunni insieme agli insegnanti orti comunitari: gestiti da una comunit, che condivide il lavoro e il raccolto orti familiari: gruppi di orti gestiti da famiglie, che fanno parte di una comunit Lorto Slow Food si sviluppa secondo la filosofia del buono, pulito e giusto. Un orto buono garantisce prodotti freschi e genuini valorizza i prodotti locali salvaguarda le ricette tradizionali produce trasformati di qualit (nelle stagioni in cui ci sono prodotti in eccedenza) Un orto pulito rispetta lambiente gestisce in modo sostenibile suolo e acqua tutela la biodiversit Un orto giusto unesperienza comunitaria, che riunisce generazioni diverse e contesti sociali diversi (insegnanti, studenti, contadini) promuove le conoscenze e le competenze degli agricoltori, in modo da migliorare la loro autonomia e la loro autostima favorisce la sovranit alimentare, dando alle comunit la possibilit di scegliere cosa coltivare e mangiare
SICUREZZA ALIMENTARE / SOVRANITA ALIMENTARE La sicurezza alimentare esiste quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per una vita sana e attiva (FAO, 1996). La sovranit alimentare, invece, il diritto delle persone di definire il proprio cibo e la propria agricoltura, di avere accesso a cibo sano e rispettoso delle culture, prodotto in modo ecologico e sostenibile. Per questo si dice che coloro che sono coinvolti nella creazione del cibo devono tornare a essere sovrani: ovvero decidere cosa seminare nei campi, quali animali allevare, quali tecniche utilizzare. La produzione del cibo deve preservare la salute e rispettare le tradizioni culturali. Deve essere al servizio di una gastronomia viva, che rispecchia la storia e le abitudini di un popolo. Deve rispettare lintegrit ecologica degli ambienti, preservare lacqua e la terra. Solo garantendo la sovranit alimentare, ci si pu mettere in cammino verso il traguardo della sicurezza alimentare. Lapproccio del progetto Mille orti in Africa legato ai principi dellagroecologia. Si basa infatti sulla conoscenza dellagricoltura locale, sullapplicazione di tecniche (tradizionali e moderne) adatte alle diverse condizioni agro-pedo-climatiche, sulla corretta gestione delle risorse naturali (biodiversit, suolo, acqua), sullequit sociale. A differenza dellapproccio agronomico convenzionale, lagroecologia mette in evidenza limportanza della biodiversit, di una corretta gestione di suolo e acqua, dellinterazione tra produzioni vegetali, animali, suolo. Liniziativa rivolta alle comunit di Terra Madre, alle condotte, ai soci Slow Food, e a tutti gli altri soggetti (associazioni, scuole, organizzazioni...) interessati al progetto. Coinvolge tutti gli strati sociali, in particolare piccoli agricoltori, studenti e insegnanti delle scuole e soprattutto le donne, poich spesso sono queste ultime ad avere la responsabilit principale nellalimentazione delle famiglie. Il progetto si sviluppa nei Paesi in cui la rete di Slow Food gi solida: Costa dAvorio, Egitto, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Madagascar, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica, Tanzania, Uganda. Verranno via via coinvolti anche altri Paesi. Oggi in molti Paesi africani esistono numerose organizzazioni (associazioni, cooperative di agricoltori, ong, ecc.) che realizzano orti e diffondono forme di agricoltura sostenibile. Il progetto Mille orti in Africa parte da queste valide esperienze, ne avvia di nuove, mette in rete i soggetti coinvolti e approfondisce aspetti quali la produzione delle sementi o il ricorso a tecniche agronomiche sostenibili.
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Per anni gli occidentali ci hanno spiegato che tutto quanto facevamo era sbagliato, che le nostre tecniche erano inefficienti, che i nostri prodotti erano da sostituire con colture pi produttive. Ora sentiamo dire il contrario. A Terra Madre stato detto che la nostra storia importante, che dobbiamo recuperare il sapere dei nostri antenati, essere orgogliosi delle nostre radici, coltivare i nostri cereali, la frutta selezionata dai nostri padri. Sono parole nuove per noi. Roger Bello, rappresentante del Camerun a Terra Madre 2010 Facendo lorto i giovani possono imparare dagli anziani come coltivare le variet locali, come porre rimedio a parassiti con rimedi naturali, come conservare le sementi, ecc. Inoltre il progetto d valore al ruolo e ai saperi delle donne, da sempre custodi dellorto e delle ricette tradizionali. I CAMBIAMENTI CLIMATICI E LAGRICOLTURA Lagricoltura sar una delle attivit su cui il cambiamento climatico incider di pi. I cambiamenti climatici si manifesteranno infatti con laumento delle temperature, siccit pi frequenti e inondazioni, mettendo a rischio i raccolti agricoli e il benessere delle comunit che vivono principalmente di agricoltura. In Africa, le zone aride o semi aride diventeranno ancora pi siccitose, mentre nelle regioni equatoriali e in alcune parti del sud il clima diventer sempre pi umido. Lagricoltura anche il settore che pu incidere di pi su questo problema: peggiorando la situazione oppure contribuendo in modo importante alla lotta contro il cambiamento climatico. La deforestazione, la monocoltura, la pratica di bruciare il terreno, luso di fertilizzanti chimici (la cui produzione richiede enormi quantit di combustibili fossili) sono pratiche agricole non sostenibili che liberano grandi quantit di gas nellatmosfera, principale responsabile del cambiamento climatico. Unagricoltura sostenibile, invece, riduce la dipendenza da combustibili fossili (perch evita la chimica di sintesi), trattiene lumidit e lanidride carbonica nel suolo, difende dallerosione e rallenta la desertificazione (grazie alla coltivazione di alberi e arbusti, in particolare leguminose), usa meno acqua, privilegia colture pi rustiche, capaci di adattarsi alla siccit. Unagricoltura sostenibile, quindi, mitiga il cambiamento climatico e difende le comunit locali dai sui effetti.
Il recinto si pu costruire, per esempio, con piante diverse, legno, canne di bamb ecc. Se il recinto costruito bene, pu anche servire da supporto a variet rampicanti (ad esempio per la zucca, come nella foto)
sono note da diverse generazioni ed il loro uso un patrimonio della cultura locale; non sono tossiche: al contrario, arricchiscono il terreno, possono purificare lacqua, proteggere il suolo, allontanare parassiti e malattie, migliorare la crescita di piante consociate; non incidono in modo negativo sulla sostenibilit economica dellorto: si trovano in natura o, al limite, devono essere acquistate una volta, perch durano diversi anni e si possono propagare tramite i loro semi. Le sostanze naturali sono efficaci se inserite in un sistema integrato, che preveda anche la rotazione delle colture, le consociazioni e luso prevalente di variet tradizionali (ben acclimatate, pi resistenti alla siccit e ai parassiti).
Due esempi di prodotti tradizionali (in Tanzania). Il cartellino indica il nome locale e il nome scientifico della pianta
DEFINIZIONE DI PRODOTTO TRADIZIONALE Laggettivo locale ci dice ben poco sulla storia e sulla tradizione di un territorio. Si possono coltivare localmente variet migliorate, ibridi introdotti di recente e prodotti totalmente estranei alla cultura del posto. Un prodotto tradizionale, invece, ha un forte legame con il territorio, inteso non solo come spazio climatico e ambientale, ma come milieu culturale e storico. Non si tratta dunque semplicemente di un dove, ma di un come: il prodotto parte del tessuto culturale, dove le tradizioni, le consuetudini comunitarie, gli aspetti spirituali o religiosi, le tecniche di coltivazione e trasformazione, le ricette, giocano un ruolo fondamentale, prevalente. Il prodotto coltivato localmente quindi tradizionale solo se fa parte della cultura e della tradizione delle comunit locali. Talvolta larea geografica (origine) di un prodotto tradizionale coincide con il luogo di domesticazione (il caff della foresta di Harenna in Etiopia, ad esempio, tradizionale di questarea ed anche stato domesticato sugli altopiani etiopi), ma di solito i prodotti sono stati domesticati in altre nazioni e continenti e, prima di acclimatarsi in determinate aree, hanno fatto percorsi lunghissimi (ad esempio, il pomodorino menten tradizionale della Guinea Bissau, ma stato domesticato sulle Ande).
3.2 I semi
Lagricoltura industriale si basa su un numero ristretto di nuove variet, spesso ibride, propriet di pochissime multinazionali. Il 90% del mercato mondiale delle sementi di mais e soia, ad esempio, riferito a ibridi controllati da tre multinazionali. Anche in Africa le sementi locali (tradizionalmente autoprodotte) sono gradualmente sostituite da variet brevettate che devono essere riacquistate ogni anno. Si tratta di un fenomeno recente, che rischia di espandersi a grande velocit, condizionando la vita e il lavoro di comunit contadine che per millenni hanno selezionato e moltiplicato i semi sulla propria terra. fondamentale recuperare questo sapere antico: assieme alla terra e allacqua, i semi sono lassicurazione per il futuro dei contadini. In primo luogo, importante recuperare le sementi tradizionali e locali. Ci si pu rivolgere alle banche di semi che si trovano nelle comunit rurali, ai contadini che coltivano e conoscono variet tradizionali, ad istituti di ricerca che proteggono la biodiversit del paese conservando semi di variet diverse. Il semenzaio un vivaio dove, a partire dai semi, si preparano le piante per tutti i tipi di specie da orto. Pu essere composto da una cassetta o da altro materiale di recupero (per esempio contenitori per le uova, bottiglie, lattine, vassoi di polistirolo bucati sul fondo ecc.). Si pu realizzare in qualsiasi periodo dellanno.
Come mostrano queste immagini, il semenzaio pu essere costruito, ad esempio, con un tavolo rialzato riempito di materiale inerte (es. sabbia) e protetto dai raggi del sole e dalla pioggia con una tettoia di legno e paglia 10
Deve essere sopraelevato (la cassetta pu essere appoggiata a qualche mattone oppure posta su un tavolo), per evitare che le radici delle piantine attecchiscano nel terreno sotto il semenzaio. Se si usano cassette di legno o di plastica, bene rivestire il fondo con un tessuto (es. juta) per trattenere la terra e far filtrare lacqua. Il semenzaio riscaldato naturalmente dalla luce solare. Deve essere riparato dalla pioggia o dai raggi diretti del sole con una copertura di foglie, stuoie o altro materiale, fino a quando spuntano le piantine. La terra usata per i semenzai deve essere sana (priva di parassiti e di spore), concimata con fertilizzanti organici, setacciata e unita a sabbia, in modo da favorire un buon drenaggio. La composizione ideale prevede due parti di terra da orto e una parte di sabbia. A seconda della loro tipologia, i semi devono essere sparsi sul terriccio e ricoperti con altra terra (ben setacciata) o interrati leggermente, facendo una leggera pressione con le dita nella terra. Infine devono essere innaffiati a pioggia, per evitare che si disperdano. importante che non siano troppo ravvicinati: le piantine devono avere sufficiente spazio e luce per svilupparsi. Le piantine troppo vicine possono anche sviluppare il marciume radicale. difficile prevedere quanti semi germineranno: dipende dalle propriet genetiche del seme, dal suo grado di maturazione (al momento della raccolta), dalla presenza di malattie, da come stato conservato. La germinazione favorita dalla temperatura (generalmente quella ottimale va dai 18 ai 24C), dallumidit (deve essere costante, ma non eccessiva), dallequilibrio fra luce e ombra (la maggior parte dei semi ama loscurit o lombra, ma esistono eccezioni), dal giusto apporto di ossigeno (che si ottiene interrando solo leggermente i semi o coprendoli con terra ben setacciata). importante tenere da parte almeno met dei semi, in caso di mancata germinazione. Quando nascono le piantine (prima che le radichette comincino a svilupparsi eccessivamente) si procede al trapianto in piena terra. unoperazione delicata, perch le piantine sono molto fragili. Occorre fare il trapianto avendo cura di non spezzare le radici. Appena trapiantate, le giovani piantine devono essere annaffiate. Sarebbe meglio fare il trapianto nel tardo pomeriggio per evitare che la giovane piantina, appena in campo, rimanga al sole per unintera giornata.
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Il sentiero pu essere spostato allinizio di ogni nuova stagione, alternando cos luso del terreno. In ogni aiula si coltiva una variet diversa. importante ruotare le variet coltivate in ogni aiuola ad ogni semina. I letti su cui si coltivano gli ortaggi devono essere leggermente rialzati, affinch lacqua non ristagni e non marciscano le radici.
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Larte degli orticoltori sperimentare le consociazioni sul proprio terreno, trovando le combinazioni migliori in funzione del clima, della specifica vegetazione, della prevalenza di infestanti e malattie.
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le trappole a base di feromoni femminili servono per catturare i maschi degli insetti dannosi come il fitofago Cylas phormicarus diminuendo il numero di accoppiamenti e la densit della popolazione).
Due esempi di raccolta dacqua: una vasca e un serbatoio 16 la grondaia) per la raccolta dellacqua piovana dal tetto (tramite
Infine, occorre avere cura nella distribuzione dellacqua. preferibile distribuire, regolarmente, piccole quantit dacqua. Se lorto non grande, si possono usare semplici innaffiatoi. Questi si possono anche ottenere usando materiali di recupero (per esempio, bottiglie di plastica), che devono essere lavate bene prima di essere utilizzate. Altrimenti si pu ricorrere a sistemi di irrigazione localizzata (irrigazione a goccia), realizzabili con tubi di plastica forati (che per costano, non sono facilmente reperibili e si deteriorano rapidamente a causa del sole), ma anche con materiali molto economici, addirittura di recupero. Un esempio di irrigazione a goccia dallalto: bottiglie di plastica appese ad un filo con un piccolo foro che rilascia gocce dacqua la notte non direttamente sulle piante, ma nel terreno fra una pianta e laltra (dove si trovano le radici).
Un esempio di irrigazione a goccia dal basso: unotre di terracotta, una lattina o una bottiglia interrate, con piccoli fori che rilasciano poco per volta lacqua. importante evitare lirrigazione per scorrimento (tramite piccoli canali che distribuiscono lacqua nellorto): infatti, si pu perdere anche il 50% dellacqua a causa della sua evaporazione e del suo assorbimento nel terreno del canale.
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Sono molto utili recinzioni sempreverdi, che ombreggiano e trattengono acqua con le radici. Se realizzate con vetivert, le piante della recinzione hanno anche unutile funzione insetticida. Una o due volte lanno, a seconda dei casi, possibile diluire compost o letame liquido nellacqua, permettendo al terreno di assorbire i nutrienti poco per volta attraverso lirrigazione (fertirrigazione). PERCH BENE EVITARE IL TAGLIA E BRUCIA La pratica di bruciare i terreni prima di coltivarli offre pochi vantaggi e molti problemi. Lincendio della vegetazione aumenta in parte la fertilit del terreno, ma solo temporaneamente, mentre a lungo termine impoverisce il suolo e porta addirittura alla desertificazione, sia negli ambienti tropicali, sia in quelli mediterranei. Negli ambienti tropicali e molto piovosi, gli elementi nutritivi sono conservati nella biomassa vivente. Lincendio: riduce drasticamente gli organismi in grado di assimilare e immobilizzare gli elementi nutritivi in forma minerale causa la perdita di sostanze organiche importanti per la fertilit del suolo, come lanidride carbonica dispersa nellaria durante la combustione altera i rapporti fra mineralizzazione e assorbimento delle sostanze organiche, lasciando nel terreno una quantit eccessiva di elementi minerali. Il risultato immediato un innalzamento della fertilit chimica del suolo, ma lerosione causata dalle piogge tropicali, nel tempo, sottrae allecosistema una parte della materia riducendone la potenziale produttivit. In ambiente mediterraneo avviene lo stesso fenomeno di impoverimento dei terreni, anche se con ritmi meno intensi.
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bene i rifiuti per rispettare lambiente fuori e dentro lorto; i rischi in cui si incorre bruciando il terreno prima di coltivarlo e le ragioni per cui si debba evitare questa pratica e cos via. Inoltre nellorto scolastico si possono studiare molte materie, grazie alla sua valenza interdisciplinare: la storia pu essere raccontata attraverso la contaminazione gastronomica, la geografia attraverso lorigine dei prodotti, matematica e geometria sono indispensabili per pianificare lorto e calcolare il valore della sua produzione, mentre imparare una lingua straniera pi facile se si fa riferimento a unesperienza pratica conosciuta. FAST FOOD / SLOW FOOD Il fast food, ovvero il pasto veloce, diventato negli ultimi anni un cibo sempre pi omologato. Se si pensa al fast food, si pensa allhamburger con patatine fritte accompagnati da una bibita gassata serviti nelle grandi catene che si trovano in tutto il mondo. Il cibo servito in queste catene caratterizzato da una produzione, trasformazione e consumo che non valorizzano i prodotti e i sapori locali, proponendo invece un prodotto (ad es. lhamburger) che ha lo stesso gusto in tutto il mondo. Non si tratta solo di appiattire la ricchezza di gusti e sapori locali. Se non si valorizzano i prodotti locali, non si valorizzano neanche leconomia locale e il lavoro degli agricoltori che salvaguardano prodotti caratteristici del paese e spesso unici nel mondo. Inoltre, i fast food sono dannosi per la salute. Sono prodotti generalmente caratterizzati da uninsufficiente qualit e variet di ingredienti, dallabbondanza di elementi fritti, grassi, salati e zuccherati e dallinsufficiente apporto di nutrienti importanti (es. sali minerali, amido, fibre e vitamine). La diffusione del fast food corrisponde ad un aumento del diabete, dellobesit, delle malattie cardiache. Slow Food promuove cibo buono e di qualit che valorizza le colture e le culture locali. Secondo Slow Food, il cibo di qualit deve essere: buono: il buon sapore il risultato della competenza di chi produce, della scelta delle materie prime, e dei metodi produttivi che non ne alterino la naturalit; pulito: lambiente deve essere rispettato e le pratiche agricole, di trasformazione, di commercializzazione e di consumo sostenibili devono essere prese in seria considerazione; tutti i passaggi della filiera agro-alimentare, consumo incluso, devono infatti proteggere gli ecosistemi e la biodiversit, tutelando la salute del consumatore e del produttore; giusto: la giustizia sociale va perseguita attraverso la creazione di condizioni di lavoro rispettose delluomo e dei suoi diritti e che generino unadeguata gratificazione; attraverso la ricerca di economie globali equilibrate; attraverso la pratica della solidariet; attraverso il rispetto delle diversit culturali e delle tradizioni.
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coltivato e trasformato, ci permette di comprenderne le relazioni con lambiente, di capire quale importanza ha per lorganismo e la crescita, per la cultura e lidentit di un popolo Approcciarsi al cibo con piacere Fare conoscere le caratteristiche nutrizionali del cibo e la qualit superiore dei prodotti tradizionali (in termini di vitamine, proteine, sali minerali) Incentivare modelli di educazione basati sullapprendimento induttivo: attraverso losservazione e lesperienza in orto imparo la teoria e capisco meglio i concetti astratti. Sviluppare intorno allorto una didattica interdisciplinare su cibo, cultura e ambiente.
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Partecipanti: bambini (et: dai 9 ai 13 anni) Occorrente per ogni partecipante: quaderno o block notes colori Svolgimento: Predisporre, consegnare e spiegare la scheda a partecipanti. Ciascun partecipante user lelenco delle domande per intervistare i suoi familiari, trascrivendo le risposte sul quaderno. Ciascun partecipante completer ogni intervista con: ritratto della persona intervistata; disegno dellortaggio preferito.
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Elenco domande: chi nome ortaggio preferito preferenza - crudo o cotto? ricordo legato a questortaggio quando preferisci mangiarlo? ricetta (ingredienti e preparazione) Un esempio di intervista Chi: il mio pap Nome: Carlo Ortaggio preferito: piselli Preferenza, crudo o cotto?: cotto Ricordo legato a questortaggio: quando andavo a casa del mio amico Mauro Quando preferisci mangiarlo? con gli amici Ricetta: frittata di piselli Ingredienti: 1 etto di piselli, 2 uova, prezzemolo, sale e pepe Preparazione: battete le uova Approfondimenti Una volta composto il ricettario ogni partecipante potr scegliere una ricetta da preparare.
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CONTATTI UTILI
Costa dAvorio Yeo Yacouba yeoyac@yahoo.fr - tel. +225 07321781 Egitto Aurelia Weintz aureliaweintz@gmail.com Etiopia Tichafa T. Makovere Shumba bog55chimbwa@hotmail.co.uk tel. +251 913544164 Beth Cullen beth.cullen@labatafantalle.org tel. +251 913883164 Ulumma Uke Getu etiopia@cissong.org tel. c/o Enrico Castelli +251 912214133 Guinea Bissau Leandro Pinto Junior coajoq_2000@hotmail.com tel.+245 6623590 Kenya Jane Gathoni Karanja jane_karanja2001@yahoo.com tel.+254 715639223 John Kariuki Mwangi j.kariuki@slowfood.it - tel. +254 712843776 Peter Wasike Namianya penami78@yahoo.com - tel. +254 711 219 873 Madagascar Heritiana Andriamalala tel. +261 327507546 - herinestor@yahoo.fr Mali Ahmed Sekou Tidiane Camara tel. +223 75 280748 - ramacas2@yahoo.fr Mauritania Nedwa Moctar Nech tel. + 222 22306973 - nedwa.nech@yahoo.fr Marocco Lhoussaine El Rhaffari elrhaffari@yahoo.fr - tel. +212 55574497
Mozambico Celeste Elias Zunguza kulima@tvcabo.co.mz - tel. +258 828529670 Senegal Ibrahima Seck iseckman@yahoo.fr - tel. +221 772584098
Philippe Zingan zingan23@hotmail.com - tel. +221 776477541 Sierra Leone Abdul Koroma slafu2011@yahoo.com - tel. +232 76824913 Alpha Sensi alfa.sensi@yahoo.com Musa Tholley tholleym@yahoo.com - tel. +232 76774590 Sudafrica Jeunesse Park park@trees.org.za - tel. +27 117846399 Sithandiwe Yeni sithandiwe@spp.org.za - tel. +27 214485605 Tanzania Titus Kimolo Bwitu bwi285@yahoo.com - tel. +255 713907909 Helen Nguya helennguya@yahoo.com Sandra Gasbarri rucoladoro@yahoo.it - tel. +255 76 60 08 615 Uganda Edward Mukiibi ediemukiibi@gmail.com - tel.+256 753858173
Questi contatti sono aggiornati al 04/2011. Verranno inviati aggiornamenti sui nuovi paesi e contatti coinvolti nel progetto.
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in Africa
in Italia
Coordinamento Serena Milano s.milano@slowfood.it - tel. +39 0172 419625 - fax +39 0172 419725 Responsabili dei progetti Slow Food (per Paese) Michela Lenta m.lenta@slowfood.it - tel. +39 0172 419724 - fax +39 0172 419725 Paesi: Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Mali, Marocco, Mauritania, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Sudan, Somalia
Velia Lucidi v.lucidi@slowfood.it - tel. +39 0172 419 681 - fax +39 0172 419 725 Paesi: Capo Verde, Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Costa dAvorio, Niger, Ciad, Angola, Zambia, Malawi, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia, Swaziland, Lesotho, Sao Tom, Sudafrica John Kariuki Mwangi j.kariuki@slowfood.it - tel. +254 712843776 Paese: Kenya Francesco Impallomeni f.impallomeni@slowfood.it - tel. +39 0172 419712 - fax +39 0172 419725 Paesi: Etiopia, Uganda, Tanzania, Madagascar, Eritrea, Burundi, R.D. Congo, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Camerun, Nigeria, Benin, Togo, Ghana, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Gibuti
Coordinamento del progetto Mille orti in Africa Marta Messa m.messa@slowfood.it - tel. +39 0172 419767 - fax +39 0172 419725 Comunicazione, donazioni e fundraising del progetto Mille orti in Africa Elisabetta Cane ortiafrica@terramadre.org - tel. +39 0172 419756 - fax +39 0172 421293
Ufficio Stampa Slow Food Paola Nano p.nano@slowfood.it - tel. +39 0172 419645 - fax. +39 0172 413640 Ufficio Comunicazione Fondazione Slow Food per la Biodiversit Eleonora Giannini e.giannini@slowfood.it - tel. +39 0172 419767 - fax. +39 0172 419725 Ufficio Educazione Slow Food Annalisa DOnorio a.donorio@slowfood.it - tel. +39 0172419696 - fax. +39 0172419750 Agronomi Slow Food Cristiana Peano (Facolt di Agraria, Universit di Torino) cristiana.peano@unito.it - tel. +39 011 6708660
Francesco Sottile (Facolt di Agraria, Universit di Palermo) fsottile@unipa.it - tel. +39 091 23861200 Paola Migliorini (Universit degli Studi di Scienze Gastronomiche, Italia) p.migliorini@unisg.it - tel. +39 0172458573
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Questo vademecum un punto di partenza e non di arrivo nel percorso verso lorto Slow Food. Lo completeremo insieme ai coordinatori e alle comunit, individuando, in ogni Paese, le pratiche pi adatte alle diverse realt ambientali, sociali e culturali.
Appunti
w w w . f o n d a z i o n e s l o w f o o d . i t
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