LA NEGATIVITA MORALE
1. Premesse
Al termine del cammino riflessivo sulla moralit cristiana, che si cercato di cogliere n ella dinamica positiva dei suoi elementi fondamentali, non poteva mancare una riflessione su una realt, quella del male, che triste ed innegabile esperienza della vita e della storia delluomo e del cristiano, dellumanit e della Chiesa.
I contemporanei del cristiano hanno una memoria fatale per la sua lunga storia; una memoria migliore della sua, di lui, il cristiano, che oggi vorrebbe partire da zero ed essere moderno tra uomini moderni. Gli altri non si sentono necessariamente onerati, o ben poco, da una tradizione: i morti hanno avuto la loro responsabilit, noi abbiamo la nostra. Ci che essi hanno fatto con la loro non ci riguarda. Anche il protestante si sente poco onerato dai primi quindici secoli cristiani: videant consules, cio i papi. Per il cattolico questa storia non pu essere respinta; il suo principio cattolico della tradizione, comunque sia inteso, glielo vieta; la stessa Chiesa, alla quale egli si sottomette, ha fatto o permesso cose che oggi non si possono pi approvare. Ci pu essere messo in conto dellevoluzione della coscienza dellumanit, ma quante confusioni ne derivano tra profano e sacro! Egli stesso inserito in questa tradizione e deve, volente o nolente, assumere la sua parte di responsabilit. ... Ci che sotto i papi medioevali sembrava ammissibile, forse persino comandato, se lo poniamo direttamente tra il nudo vangelo e la nostra coscienza odierna, appare come del tutto imperdonabile, addirittura come peccato grave. In ogni caso come qualcosa che contraddice direttamente allo spirito ed al comandamento di Ges Cristo. Battesimi coatti, tribunali dellInquisizione e autodaf, notti di s. Bartolomeo, conquiste di continenti stranieri col ferro e col fuoco per portarvi, in occasione di uno sfruttamento brutale, anche la religione della croce e dellamore, ingerenze indesiderate e del tutto stolte in problemi dellavanzante scienza naturale, bandi e scomuniche da parte di unautorit spirituale che agisce e vuole essere riconosciuta come politica: cose penose senza fine. Non piacevole dover far fronte ad una simile eredit, di cui si vedono chiaramente i clamorosi errori. Ma se la cosa devessere gi umiliante, sar pi giusto, quando non si pu fare una difesa, non scagliare ancora pietre. ... La solidariet del cristiano odierno con i morti gli accolla penitenze per errori passati, che egli dovrebbe saper portare non solo di malavoglia, ma con pazienza e, nascostamente, persino con gratitudine; chi sa, come egli, posto nel sec. IX o XIV, si sarebbe comportato? 1
Accanto ai mali provocati da eventi naturali che trovano impotente luomo, altri conseguono per sua libera induzione, sono da lui inflitti a s e agli altri e rappresentano la parte pi cospicua, pi amara e meno accettabile per tutti, proprio perch evitabili. Il pensiero corre immediato alle popolazioni che vivono al di sotto della soglia di sopravvivenza, alla vasta gamma delle violenze sociali, delle guerre intestine, del terrorismo ideologico, allemarginazione e alla delinquenza organizzata, alle crescenti ricadute dello sfruttamento ambientale, ai vincoli sempre pi opprimenti della comunicazione sociale, alle strutture di peccato divenute mentalit e consuetudine, tutte manifestazioni dolorosamente coerenti col disprezzo della dignit della persona umana, verso le quali si solleva sempre pi spesso e giustamente la coscienza critica e talora impotente dellumanit in quanto tale, a prescindere dalle singole culture e religioni.2 Il male tuttavia non solo al plurale, riguarda e coglie anche i singoli nel vissuto della malattia cronica e terminale, nel disagio psichico delle nevrosi e delle psicosi, nella precariet sociale delle nuove povert, nelle criticit esistenziali dellangoscia e dellabbandono, della depressione e della paura. Esso poi non solo nellordine fisico o psichico, ma lo in quello spirituale. Vi sono malattie proprie dello spirito. Si pongono lancinanti interrogativi e acute sfide
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BALTHASAR H. U. VON, Chi il cristiano?, Brescia, Queriniana 1965, 12s. Cfr. Il fascino del male, Concilium 34 (1998) 1; Il male oggi e le lotte per essere umani, Concilium 45 (2009) 1.
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alla praticabilit di un ideale di vita buona,3 che assumono le forme del radicale pessimismo e della cupa disperazione, dominate dal pensiero dellinevitabilit del male proprio e altrui: ci si inganna da soli e da soli ci si imprigiona e la vita diventa unangoscia, da mascherare. Nella manualistica, classica la collocazione finale del tema e qui viene rispettata non perch le si riconosce una funzione sintetica o culminante, ma solo perch asseconda la strategia di favorire una sua pi pertinente identificazione e trattazione, in successione e al seguito della presentazione di una solida e positiva consistenza morale. A maggior ragione quindi esclusa la sua centralit nella vita morale, specialmente se cristiana, ed anche nella rispettiva scienza, specialmente se teologico-morale. E tuttavia, ci premesso, subito da aggiungere che proprio la teologia morale, nel passato e purtroppo per certi ritorni anche nel presente, ha conosciuto una figura che, coniata in stretta correlazione col ministero delle confessioni, di fatto la focalizzava pi sul negativo che sul positivo e la concepiva pi applicata nella ponderazione e nella suddivisione delle azioni peccaminose che nella delineazione e nellarticolazione di una vita buona e virtuosa, per la quale fu invece stabilita la competenza della teologia ascetica e mistica - oggi teologia spirituale - ratificando cos, forse al di la delle intenzioni, una separazione che stata ed veramente gravida di problematiche conseguenze.4 Contestualmente, si introdusse anche una marcata differenziazione in quella che oggi giustamente ritenuta luniversale e comune vocazione alla santit di tutto il popolo di Dio, in base alla quale si operava la netta distinzione tra i semplici cristiani e i membri dello stato ecclesiastico e religioso, su cui si ricalcava una differenziata competenza, da una parte della teologia morale, prevalentemente rivolta ai primi, impegnati per lo pi nellevitare i peccati, e dallaltra della teologia ascetica e mistica, rivolta ai secondi, dediti al perseguimento della perfezione evangelica. 5 Riprendendo il discorso dopo questo opportuno inciso storico, ben vero, infatti, che la pratica del bene include lesclusione del male, ma ad essa certo non si limita, anche perch se irragionevole pensare il perseguimento del primo con la collaborazione del secondo, lo ancor di pi pensare di poter assicurare lesclusione del secondo senza la promozione del primo. Inoltre, la connotazione propria del bene e del male morale li pone in radicale contraddizione e in secca alternativa, e tuttavia entrambi restano suscettibili di definizione solo in riferimento ad una comune griglia interpretativa, ad uno stesso codice etico, di cui rappresentano polarmente la conferma o la smentita, in stretta corrispondenza biunivoca, per cui sotto uno stesso riguardo al bene corrisponde il male e viceversa ed il male risulta carenza di bene, o meglio carenza di desiderio di bene. Ovviamente, viene ad essere coinvolto, senza eccezioni, tutto loperabile e il fattibile umano, per cui tutto ci che luomo opera o fa, lo opera o lo fa in bene o in male, senza eccezioni. Nello svolgimento che seguir, si terr presente questa griglia interpretativa nella sua articolazione morale e teologica, nella distinzione e nella correlazione delle due dimensioni. In continuit con il percorso induttivo che la nostra riflessione ha finora avuto, consono soprattutto alla finalit didattica e comunicativa che lo motiva e lo sorregge, si muover dallhumanum per accedere al christianum, dalletico per accedere al teologico. Ma lecito anche il percorso inverso, indicabile come deduttivo, anzi, a ben pensarci, solo premettendo questultimo il primo pu avere plausibilit ed evitare derive ed equivoci.
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Cfr. P. RICOEUR, Finitudine e colpa, Bologna, Il Mulino 1970; ID., Il Male. Una sfida alla filosofia e alla teologia , Brescia, Morcelliana 1993; Bene, Male, Libert. Almanacco di Filosofia 99 , Milano, Mondadori 1999; A. BADIOU, Letica. Saggio sulla coscienza del male, Parma, Pratiche 1994. In chiave anche ecumenica: J-D. CAUSSE, Le mal, la faute, le pch, in J-D. CAUSSE - D. MLLER [dd.] Introduction lthique. Penser, croire, agir, Genve, Labor et Fides 2009, 259-282. 4 Qualcosa di pi al riguardo, anche da un punto di vista bibliografico, in: P. CARLOTTI, Laltezza della vocazione dei fedeli in Cristo, Roma, LAS 2008. 5 Nella storia della santit cristiana chiaramente constatabile questa differenziazione: la grande maggioran za dei santi e delle sante sono ecclesiastici o religiosi e religiose. Cfr. VS, 18: Questa vocazione allamore perfetto non riservata solo ad una cerchia di persone. Linvito... riguarda tutti.
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1.1. Alcune distinzioni preliminari Oggetto di questo capitolo finale non il male ontico o premorale, neanche inteso come semplice limite creaturale, non neanche la sua spiegazione teologica, ma il male morale, cio il male che consegue da un soggetto volontario e libero. scontata la loro correlazione, per la quale il secondo facilitato ma tuttavia non determinato dal primo, che a sua volta consolida ed estende il secondo. Il male del mondo, teologicamente il peccato originale originante e originato nel singolo, non sopprime la sua libert, anche se la influenza notevolmente. Nel mantenimento della distinzione sta e cade semplicemente la libert delluomo e se non fosse possibile fondarla - come fortunatamente -, sarebbe necessario postularla, sarebbe la vita delluomo a richiederla. Il riferimento teologico introdotto permette di riallacciarsi ad una seconda distinzione tra il male morale, come nota tipica delluomo, e il peccato, come sua lettura religiosa, qui offerta in quanto cristiana. scontata la loro correlazione e, secondo il modello finora applicato dello specifico cristiano delletica cristiana, possibile affermare che il peccato implica sempre il male morale, ma non viceversa e che comunque rispetto ad esso ulteriore. opportuno ricordare da differenza tra il male morale e il male giuridico, che attiene a formalit epistemologiche diverse e connota maggiormente in senso normativo il secondo, colto per lo pi come violazione e trasgressione della legge. Unaltra distinzione opportuno qui menzionare ed quella che concerne loggettivit del male morale rispetto alla soggettivit della colpa individuale, questultima configurata al seguito di una ineludibile responsabilit personale. Come il bene anche il male definibile solo in relazio ne alla persona umana e cristiana ed qui che lesperienza della colpa dischiude alle ulteriori decisioni del pentimento o del non pentimento e agli ulteriori processi della conversione o dellostinazione. Inoltre, nellesperienza della colpa morale individuale - indicata talora come senso del male e/o senso del peccato - soprattutto nella nostra epoca, si individua e si distingue ulteriormente un vissuto psicologico - il cosiddetto senso di colpa, che concerne il mondo delle pulsioni, delle passioni e degli affetti, a livello conscio ed inconscio, oppure anche sociologico, che concerne la valutazione e il giudizio sociale del male.6 Il male morale viene classificato anche come esterno o interno, a seconda se verificabile o meno con una precisa esternalit operativa oppure se rimane nel pensiero o nel desiderio, ricordando che anche il male pi intimo e segreto ha inevitabili transitivit esteriori. Esso poi si classifica anche come carnale o spirituale, a seconda se della natura del bene che viola, come ad esempio il caso della lussuria o della superbia. Ed infine il male pu essere commesso oppure omesso. 1.2. Le ricadute empiriche del male morale Esattamente questultima distinzione introduce il discorso sulle dimensioni del male morale, per lo pi a livello empirico e descrittivo. Il male morale ha risvolti precisi a livello fisico e biologico, particolarmente delicati e differenziati. facilmente ammissibile che la sregolatezza spirituale determini talora disagi o malattie fisiche e psichiche. Classico il caso delle cosiddette malattie psicosomatiche, come pure recentemente il caso della depressione, la cui origine fatta risalire da alcuni proprio al crescente distacco tra la vita individuale e la vita morale, la cui consapevolezza sarebbe sempre pi difficilmente tollerabile e quindi gestibile dallindividuo. Tuttavia il male fisico pu conseguire per cause semplicemente naturali o anche a seguito di una strenua ricerca del bene e quindi la sua presenza - come del resto il testo biblico neotestamentario conferma - non tassativamente rivelativa del male morale. Anzi talora il male fisico pu essere positivamente provocato per
Cfr. W. KORFF, Le aporie di una morale senza colpa, Concilium 6 (1970) 1068-1090; J. COLETTE, La pcheresse et le pardon, Revue des Sciences philosophiques et thologiques, 86 (2002) 185 -203.
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favorire la purificazione o la promozione del bene, come alcune pratiche ascetiche - non per le mutilazioni - attestano. Particolarmente degna di stima la costanza e la perseveranza nel bene in presenza di handicaps fisici e psichici. Un senso psicologico7 di colpevolezza in genere accompagna la colpa morale, ma potrebbe non coincidervi o aversi in modo indipendente o avvenire in maniera inadeguata o sproporzionata e mancare cos di stabilire una corretta e sana corrispondenza. Si pu essere molto dispiaciuti o addirittura afflitti per ci che non male o non lo in modo grave, e non esserlo per ci che lo e lo in modo grave. Il dispiacere e lafflizione possono poi avere una motivazione scarsamente morale, per cui si rimpiange piuttosto il danno che il male intervenuto. Il senso di colpa lasciato a se stesso, cio non letto razionalmente o teologicamente, cieco e incorre nelle dinamiche proprie della colpevolizzazione, cio un modo insano, perch in fondo irragionevole e immorale, di vivere la colpa. Naturalmente si pu dare il dispiacere e lafflizione per ci che male e per motivi squisitamente morali e allora possibile vivere in modo umano e morale la colpa e risanarla, venirne a capo ed uscirne con un processo di pentimento e conversione. Anche qui si profila la genuina prospettiva delleducazione morale che abilita a vivere in modo morale lesperienza individuale del male e della colpa.8 Parallelo a quello psicologico vi un senso di colpa sociologico che scaturisce dal peso sociale che grava sullindividuo a causa della sanzione pubblica che lo ha colpito e per esso, come per il precedente, si hanno da registrare le stesse evenienze, di difformit e conformit morale. Talora particolarmente crudo e ingiusto lo stigma sociale che condanna senza remissione e speranza e proprio per questo finisce per provocare la persistenza e lincremento del male morale, ci che si potrebbe e quindi si dovrebbe invece evitare. Tra gli ostacoli che la pratica del bene incontra vi lassenza di fiducia altrui, socialmente amplificata, strutturata ed avvallata, intessuta di giudizi sommari, preconcetti ed interessati, talora impliciti e soggiacenti, che arrivano fino a sfruttare la debolezza del colpevole per renderlo, anche col ricatto, dipendente e connivente. Questa logica e dinamica non ovviamente nel segno della liberazione ma della schiavit morale.9 Pi ampia e consistente di quella sociale dimensione antropologico-culturale del male morale. Finora non si conosce alcuna cultura umana, estinta o vivente, che non abbia posseduto o possegga categorizzazione di comportamenti accettati e lodati o rifiutati e riprovati, attestando cos in modo incontrovertibile la diffusione universale, a livello sincronico e diacronico, di una germinale nozione di bene e di male, con la quale si conferma contestualmente anche lesperienza della libert delluomo, senza la quale non avrebbe appunto alcun senso porre e far valere questa alternativa binaria. Non si d nessuna cultura per la quale sarebbe semplicemente indifferente rubare o non rubare, mentire o non mentire e il fatto che non tutte le culture considerano male o
A questo proposito indicativa lintera opera di E. Drewermann. Indicativamente cfr. E. DREWERMANN, Psicanalisi e teologia morale, Brescia, Queriniana 1992. Cfr. anche: P. CARLOTTI, Eugen Drewermann. Alcune considerazioni teologico-morali, in G. COFFELE [ed.] Colloquio su Eugen Drewermann, Roma, LAS 1994, 55-90; B. HIDBER, Il potere del male e la responsabilit dell'uomo. Presentazione critica di alcuni saggi fondamentali delle scienze umane moderne , Studia Moralia 19 (1981) 103-132. 8 Cfr. Il perdono e la colpa, La Scuola cattolica 122 (1994) 4; G. MANZONE, Senso di colpa, Rivista di teologia morale 30 (1998) 143-154. 9 Cfr. P. CARLOTTI, Senso di colpa senso del peccato? Spunti di etica cristiana , Rivista liturgica 98 (2011) 117: Del resto il senso del peccato non colpevolizzazione n psichica n sociale, cio non implica lo sfruttamento della colpa come momento di oppressione del colpevole, per instaurare nei suoi confronti una sudditanza discriminatoria o una dipendenza interessata. Il malvagio utilizza la colpa per legare il colpevole al carro del male, il buono esperisce la colpa per liberare il colpevole e gratuitamente restituirlo a se stesso e alle comunit di appartenenza. Talora nelle relazioni interpersonali, comunitarie e sociali possono avvenire fenomeni di colpevolizzazione sommaria, indegni della dignit delluomo e a maggior ragione del cristiano: a questi fenomeni occorre non partecipare ed anche resistere, per il bene di chi il pi debole dei deboli, cio il colpevole, che se merita punizione, la merita in modo umano. E quindi, oltre che ad educare ad una cultura personale del male, cio oltre che a d apprendere personalmente a venire a capo col male personalmente compiuto, urgente anche formare una cultura sociale del male, che evitando sia una tolleranza disimpegnata e qualunquista - talora anche verso comportamenti molto gravi e lesivi - sia un rigorismo irreale ed esagerato - talora espresso proprio per azioni irrilevanti e marginali - promuova invece un equilibrato senso sociale del male, a cui si possa attingere con facilit.
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bene le stesse cose - basti pensare alla guerra santa, alla tortura, ancora lecite per alcune e non pi per altre - non invalida ma convalida questo risultato, che a sua volta ammette cos anche la propria precariet e propizia un discernimento pi puntuale di indole etica. La logica che presiede alla veloce presentazione di queste diverse letture empiriche del male morale non fa che riproporre, nel caso particolare, quanto si gi avuto modo di esprimere, in particolare nel primo capitolo, circa la loro necessit e la loro non-sufficienza per una prospettiva teologico-morale. indubbio che la loro considerazione qui solo indicativa se non simbolica, ma rispettosa della competenza altrui, a cui di rimanda per pi esaustive indagini, per altro sempre molto interessanti.
2. Il male morale
La riflessione, dopo alcuni preliminari, si addentra pi decisamente nel tema del male morale, qui colto come questione antropologica prima ancora che come questione teologica, la cui risonanza ed implicanza non mancher di farsi sentire. Si lascia naturalmente lassetto descrittivo per accedere a quello interpretativo-pratico. 2.1. Il male morale e la sua trascendenza Come il bene cos anche il male esperienza delluomo in quanto tale e quindi di ogni uomo. Esso definibile procedendo dallidentit delluomo stesso: il male inerisce allhumanum. Questa dimensione oggi da recuperare, a fronte del forte processo di teologizzazione subito nel passato e oggi certo allentato dallincalzare dei processi della secolarizzazione e del pluralismo. Il motivo di questo recupero tuttavia squisitamente teologico e tende allapprontamento di una sana teologia, che non disperda o riduca il suo referente antropologico. Per questo in modo molto profondo e oggi opportuno il teologo-morale Tommaso dAquino afferma:
Dio non da noi offeso, se non da ci che compiamo contro il nostro stesso bene. 10
E daltra parte, in ogni sua decisione, soprattutto quella negativa e quella globale, luomo fa esperienza di non bastare a se stesso e confessa il limite proprio e del mondo, e nella carenza di s si dischiude una trascendenza, in definitiva, uninvocazione di pienezza e di autenticit, tanto pi necessarie quanto pi indisponibili, uninvocazione prossima al discorso religioso, dalla cui coerente radicalizzazione emerge lestrema convenienza del Dio cristiano.
Nella colpa luomo sperimenta oggi di essere molto pi profondamente minacciato: egli qui direttamente trascinato nel groviglio inestricabile costituito dalla sua libert, dalla sua impotenza, dalle sue esperienze-limite fisiche e psichiche, da desideri irrealistici e da un autoriferimento calcolato, ma anche dalla distruzione ostile da parte di altri, dallo stato di abbandono e dalla paura. E dove mai se non qui, per non disperare di fronte a questa spaventosa e paradossale esperienza, egli ha bisogno di aiuto, di un aiuto che si oppone al disordine subito e colpevolmente provocato, di un sostegno incoraggiante in mezzo ad una perdizione disorientata ?11
La discontinuit religiosa col male morale si ripercuote anche sui sensi di colpa, con il collaterale e inatteso aumento del loro numero e con la scadente qualit del loro vissuto, impregnato talora da profonda angoscia, perch ritenuto senza possibilit di remissione. Ritorna qui acuta e sfidante la domanda del testo biblico: Chi pu perdonare i peccati, se non Dio solo? (Mc, 2,8) Chi
Loriginale latino : Non enim Deus a nobis offenditur nisi ex eo quod contra nostrum bonum agimus (Summa contra Gentiles, III, 122). 11 Cfr. J. RMELT, Etica cristiana nella societ moderna. 1. Fondamenti, Brescia, Queriniana 2011, 166s.
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pu restituire ad integrum la devastazione introdotta col male? Luomo senza Dio rimane solo con la sua colpa e il suo male.12
Chi sa di essere accettato sa resistere, sa tenere una distanza critica da se stesso senza darsi per vinto. Le negativit insostenibili e i circoli viziosi ineluttabili vengono infranti, il pensiero di Dio agisce nel pi profondo liberando e consolando, ma non minimizza la colpa o dispensa dallimpegno.13
2.2. Il male morale e la sua definizione Anche da un punto di vista umano, potremmo affermare che il male morale consiste in unopzione fondamentale negativa, che si ha quando la persona liberamente e consapevolmente rinuncia a decidere ed operare il significato di se stessa, cio rinuncia semplicemente a se stessa, in genere in ambiti operativi e comportamentali di spiccata rilevanza e gravit. Lagire umano, sia buono sia cattivo, rimane nelluomo che lo attua ed ha un potere identificativo decisivo ed elevato per il profilo di ogni persona, che risulta essere ci che liberamente si decide e decide, tanto da poter essere indicata come persona buona o persona cattiva. Infatti lidentit personale non sarebbe tale se fosse solo un dato e non una scelta, essa si forma e sussiste solo quando la persona come tale vi coinvolta e questo avviene nel quotidiano decidere in cui la persona diventa, col proprio agire e solo con esso, il genitore di se stesso. Lautoplasmazione etica del soggetto agente pu assumere una duplice direzione, positiva o negativa. Il male morale il decidersi della persona come persona cattiva, in contraddizione con la verit morale. Lopzione fondamentale anche negativa si sostanzia e si esprime in una operativit singolare di maggiore o minore rilevanza, in atti singoli che procedono con diversa intensit razionale e decisionale dal soggetto personale che li pone. Questo soggetto agente ad alta integrazione, a cui non si addice una spiegazione inadeguata della relazionalit che collega il proprio s al proprio agire, come sarebbe quella per cui lopzione non troverebbe mai riscontro in precise azioni concrete oppure quella per cui qualsiasi azione concreta sarebbe in grado di indurre un capovolgimento di opzione. un atto consapevole, libero e grave quello per cui lopzione fondamentale del peccatore si intristisce interiormente, si atrofizza e cambia da positiva a negativa ponendo un atto morale cattivo, un atto che ricapitola il decadimento biografico personale, come K. Demmer con penetrante lucidit ha messo in evidenza.
Un peccato mortale non capita improvvisamente come un f ulmine a ciel sereno, ma si prepara per vie diverse e sotterranee. Ci avviene attraverso un silenzioso svuotamento dellopzione fo ndamentale: se per lungo tempo non le vengono somministrate energie nuove, ecco che allora si affloscia su se stessa esausta. 14 Ne consegue quindi una crisi esistenziale dagli effetti paralizzanti percepibili ovunque: si disattendono le esigenze delligene mentale e si pattuisce tacitamente con progetti di vita alternativi, diventando cos vittime del proprio non dominato mondo interiore di pensieri e di sentimenti che alimentano una scissione permanente. Si esercita una previdenza manchevole sulle molteplici costellazioni occasionali della vita. Lapparenza affascina di pi dellideale Cfr. P. CARLOTTI, Senso di colpa senso del peccato?, 118: Chi pu fare giustizia ad un bambino che ha passato gran parte della sua brevissima vita in un cassonetto delle immondizie? Pu luomo rendergli giustizia? E se no, pu tutto questo finire semplicemente cos, senza che questa radicale incapacit scuota la vita di tutti? In altre parole, possibile continuare a vivere senza credere che ci sar giustizia e che ci sar per tutti? Non forse solo Dio che pu garantire unautentica giustizia? Eppure la vita umana senza la fede nel compimento della giustizia impensabile, tanto ci familiare il pensiero opposto. Essa sarebbe anche impossibile, perch saremmo privati della motivazione fondante del nostro operare. Laporia in cui un desiderio di giustizia, tanto insopprimibile quanto irrealizzabile, sortisce, invoca leterno di Dio, senza deresponsabilizzare per il presente con deleghe frettolose. Siamo certamente qui di fronte ad una delle pi forti aporie dellesperienza e della responsabilit morale, che vincola alla realizzazione della giustizia un uomo, che pi avanza nella vita pi capisce che il solo suo sforzo non gli dar ci a cui tende. Esso allora non forse inutile? Non siamo forse di fronte ad unaporia nata a seguito di un pensiero insufficiente, che esige una radicale revisione? Rivedendo il pensiero, non sar forse il caso di ammettere che lo sforzo delluomo al tutto di s, acquisisce il significato di uninvocazione pratica permanente? 13 K. DEMMER, Fondamenti di etica teologica, Assisi, Cittadella 2004, 388. Cfr. anche: S. BASTIANEL, Il Male morale: persona e storia, in G. L. BRENA [ed.] Mysterium iniquitatis. Il problema del male, Padova, Gregoriana 2000, 33-57. 14 K. DEMMER, Fondamenti di etica teologica, 324.
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legato alla realt, e si diventa vittime di un autoinganno proveniente dallautofascino incontrollato. La menzogna esistenziale esprime in modo preciso la fattispecie. La nota dominante non data dalla consistenza unificante ma dalla distrazione disordinante. Non si pi padroni della propria storia individuale, ma vittime.15 La colpa determinante non dipende da un atto singolo, ma da tutta la storia precedente. 16
Come il bene, anche il male morale da occasionale e comportamentale pu diventare abituale ed attitudinale e allora la pratica virtuosa diventa viziosa e il profilo personale, il modo di essere e lo stile di vita tendono al negativo e volgono al peggio. Come il soggetto buono, anche il soggetto cattivo conosce una progressiva capacitazione o decapacitazione dalla costanza o dallincostanza nel bene o nel male. Nessun agire umano ininfluente o neutrale per luomo, n lo lascia inerte, ma invece lo costruisce sempre in bene o in male. 2.3. Il male morale e le sue dimensioni e conseguenze Nel delineare le dimensioni e le conseguenze del male morale, come si preannunciato, utilizziamo la stessa griglia antropologica approntata per la delineazione di un ideale di vita buona e riuscita, in particolare tematizzando la capacit di s del soggetto, la sua relazionalit, la sua unit e la sua trascendenza. 1. Definendo la persona umana come un soggetto capace di s lo abbiamo pensato come un soggetto capace di autocomprensione e di autodeterminazione, titolare di ragione e di volont, autore, attore e quindi responsabile della propria vita. Il male morale inizia nel soggetto e lo colpisce in quanto soggetto razionale, cio in ci che lo specifica come umano, come animal rationalis. nel pensiero che muove i primi passi una progettualit negativa ed alla luce della ragione che essa si rivela come irrazionale e illogica. Il male sempre contro natura, contro natura umana, cio contro ragione. Ne consegue che la ragione resa familiare con il non-senso, pu stentare a ritrovare un suo valido e consistente esercizio, che eviti contraddizioni e incompatibilit, fallacie e parvenze, e pu anche finire per mancare di cogliere la realt nella sua verit, in aspetti globali o parziali. Si rivela proprio cos la natura del male come menzogna ed inganno, meglio come autoinganno. Lo stesso sistema regolativo della persona umana subisce alterazioni, per la connessione che lega intelligenza e volont. Infatti, questultima moss a dallintelligenza cos come essa di fatto nel singolo ed unintelligenza negativa non pu che sollecitare verso il negativo. La conseguenza un soggetto personale non referenziale e dialogico, ma autoreferenziale e monologico.17 Il male morale colpisce il soggetto in quanto soggetto volontario, esattamente per il fatto che la volont vuole il male, cio la propria autodistruzione, che la peggiore tra le immaginabili proprio perch ha il consenso e la deliberazione del soggetto. La conclusione che la volont cessa semplicemente di volere e siccome
per essere luomo ha necessit di volere e per davvero volere ha necessit di volersi,18
la sospensione della volont ratifica della rinuncia a se stessi. Il s allora viene plasmato non dal s ma da altro da s, da mozioni pulsionali e da movimenti esterni. La figura personale che ne scaturisce nel segno delleteronomia e non dellautonomia, il soggetto abbandona la sua
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Ib., 391s. Ib., 334. 17 Commenta bene questa prospettiva la espressione di M. Lutero (1483-1546) che descrive in molti passi il malvagio come colui che incurvato su di s. Et hoc consonat Scripturae, Que hominem describit incurvatum in se adeo, ut tantum corporalia sed et spiritualia bona sibi inflectat et se in omnibus querat ( M. LUTHER, Epistula ad Romanos, 8, cor., in Werke. Kritisch Gesamtausgabe [Weimarer Ausgabe] (WA 56, 356, r. 7). 18 G. ANGELINI, Il male e la colpa. Dalla teodicea alla considerazione morale , Teologia 30 (2005) 316-344, qui 333.
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vocazione allautodeterminazione e si lascia semplicemente determinare non importa come e dove. Il soggetto non fa ci che vuole come dovrebbe, ma fa ci che non vuole. Se, come abbiamo appena osservato, lintelligenza illumina la volont, questa a sua volta dirige lintelligenza, che cos viene posta al servizio del male da una cattiva volont. La conseguenza un soggetto personale non unitario ed integrato, ma diviso e disintegrato. Come il bene, anche il male non solo pensiero o solo volont, ma anche sentimento, senza arrivare per questo alla devoluzione emotivista o sentimentalistica. Il male, come il bene, si sente ed carico emotivamente. Proprio a questo livello considerevole il fatto che la tradizione morale cristiana, ma certamente non solo, parli di suggestioni del male, unonda lunga emotiva ed affettiva che si riversa sulla persona, oltre il suo posizionamento razionale. Il classico risvolto emotivo del male, universalmente attestato, lesperienza del rimorso, cio del morso doloroso della coscienza morale che fa sentire alla persona interessata la sua trasgressione morale. esperienza insopprimibile e, seppur dolorosa, salutare, perch denota il disagio profondo e allerta la persona della sua connivenza col male, cio con ci che la spersonalizza, preludendo allesperienza altrettanto affettivamente carica del pentimento. Infatti, proprio del pentimento classica unaltra esperienza, quella delle lacrime di gioia a cui talora si giunge per il divario sanato, quando la persona con sorpresa benefica si ritrova a casa propria nella propria vita, in sintonia con s stessa, dopo una profonda e dolorosa lontananza nella terra di Nod, nella terra di nessuno, biblicamente il misterium iniquitatis. 2. La persona stata poi indicata come un essere costitutivamente in relazione, sopratutto a livello interpersonale, ma non solo, anche a livello interspecifico. Il male morale rende difficile la vicendevole intesa e la convergenza delle volont tra soggetti razionali Le relazioni cambiano di segno e si incurvano, diventano, in diverso modo e con diversa intensit, autoreferenziali. Lalterit dellaltro non accolta come via ineludibile dellidentit personale, invece sentita come estranea od ostile e quindi strettamente omologata e ricondotta a s, nel segno deleterio della funzionalizzazione, strumentalizzazione e cosificazione, una deficienza che ridonda poi nellintera biosfera. Laltro non riconosciuto come un soggetto libero capace di dirsi, ma detto e reso variante dipendente di s, ricondotto nella logica dellinteresse proprio: laltro del medesimo o d el totalmente altro, ma non laltro dellaltro e laltro di s, soggetti liberamente riconosciuti e riconoscenti. Il male introduce un malessere e un disordine sociale capillari e diffusi. Risvolto particolarmente lancinante la strutturazione sociale - complessa e globale - di relazionalit moralmente scadenti o negative, con il loro alto e tragico potere di costante replica e di nuova induzione. ci che in ambito teologico-cattolico ha preso nome come strutture di peccato.19 Come il bene cresce ed attiva una rete di solidariet allinterno della quale i singoli progrediscono, cos anche il male pu crescere e attivarsi in una rete di connivenza, sotto il cui peso i singoli talora soccombono. Non difficile raccogliere qualche esemplificazione - per altro gi sopra iniziata nella gestione tirannica dellautorit politica, nellimpostazione parossistica del profitto economico, nella violenza strategica delle relazioni globali e locali. Sono attivi e diffusi forti corporativismi e lobbies ostinate, indifferentismi profondi e tenaci pregiudizi che costituisco il si impersonale e burocratico delle convivenze cosiddette civili. Il peccato in primis della persona e solo per analogia della societ. Lesistenza del peccato personale non semplicemente giustificato dalla presenza di quello sociale, anche perch alle sue origini. Le strutture di peccato non sono una fatalit, in quanto originate dalluomo possono essere fatte oggetto da parte delluomo di unazione controfattuale che porti alla loro soppressione o alla loro riforma. In modo particolare letica cristiana ha sempre selezionano molto accuratamente
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S. BASTIANEL [ed.] Strutture di peccato. Una sfida teologica e pastorale, Casale M., Piemme 1989; J. H. MCKENNA, The Possibility of Social Sin, The Irsh Theologcal Quarterly 60 (1994) 125 -140; M. NEBEL, La catgorie du pch structurel. Essai de systematique, Paris, Cerf 2006; K. HILPERT, Peccato/Peccato sociale, in P. EICHER [ed.] I concetti fondamentali della teologia, Brescia, Queriniana 2008, 3: 297-310.
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le rispettive forme culturali e sociali e quando non ne ha trovate di adeguate, o le ha rifiutate ex professo o le ha progressivamente create ex novo o le ha riformate lenendo la loro criticit e potenziando la loro validit. Il male morale anche favorito dallassenza di comunit di buoni e di virtuosi, cio dallassenza di una rete di relazioni umane educativamente positive e moralmente eccellenti, al cui interno si conservi e si promuova un profilo teorico e una condotta pratica del bene e della virt. Leffettiva disponibilit e leffettivo incontro con queste comunit, patrimonio di pensiero e di vita, non solo auspicabile, ma necessario alla vita buona e virtuosa delluomo.20 E tuttavia anche chiaro che mai sar possibile avere un ambiente umano completamente in sintonia con lideale buono e virtuoso ed quindi gioco forza che il singolo soggetto si attrezzi, si capaciti interiormente alla pratica virtuosa in situazione di discontinuit o di contrasto. La persona possiede la capacit di sottrarsi allinflusso negativo, anche pesante, della rete relazionale e sociale in cui inserito, solo tramite la promozione del bene. 3. Luomo poi uno in se stesso, uno di anima e di corpo. Il male morale colpisce questa unit, la disgrega e la dissocia, inducendo un malessere nel fisico e nello psichico, di cui talora sono manifestazione alcune malattie, per esempio quelle psicosomatiche. Ma col suo corpo luomo inevitabilmente inserito nella biosfera. Sempre pi evidente emerge la connessione tra lecologia ambientale e lecologia umana, cio la consapevolezza che il deterioramento della natura dipenda dal modo con cui luomo la abita, un modo che ha diretta valenza morale.21
Alla moria dei boschi risponde tutta una serie di nevrosi psichiche e allinquinamento delle acque un modo nichilistico di avvertire la propria esistenza da parte di tanti abitanti di citt massificate. Cos la crisi che noi sperimentiamo non soltanto una crisi ecologica n risolvibile solo per via tecnica. Uninversione nel campo delle convinzioni e dei valori fondamentali qui altrettanto necessaria quanto quella che dovrebbe imporsi nel modo di concepire e vivere la vita.22
La logica del profitto ad ogni costo induce lo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali entro il proprio spazio generazionale. 4. Luomo infine un essere che in se stesso sperimenta unulteriorit rispetto a se stesso, si trascende. Il male morale lo induce a bastare a se stesso e a realizzarsi con la propria carenza eretta ad esclusivo punto di riferimento. Lidealit viene drasticamente ricondotta al dato di fatto e la
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Infatti, se questo compito dovesse essere preso in carico da ogni singolo uomo, partendo da zero, risulterebbe troppo gravoso, sarebbe molto esposto al rischio, allinsuccesso, durerebbe forse oltre la normale durata della vita. Infatti, la vita una sola e finisce; per non perderla occorre che tu ne disponga prima che il tempo te la porti via e il disporre di un abbozzo di progetto esistenziale, in questottica, determinante, anche se oggi forse ...la vita pensata e poi anche vissuta come una possibilit sempre aperta e senza scadenze, senza morte. G. ANGELINI, Le et della vita e la figura delluomo, Teologia 32 (2007) 168. Uno dei filoni della psicologia morale contemporanea il social learning sottolinea la rilevanza dellimitazione, cio per lesposizione costante di un soggetto ad una fonte significativa di comportamento, di cui si in grado di evincere il senso, di interiorizzarlo e di applicarlo in un contesto situazionale e temporale diverso. Anche la filosofia morale, col dibattito communitarians e liberals, conferma questa limportanza di questa dimensione. Cos A. MacIntyre: Ogni morale sempre legata in qualche misura a una di mensione socialmente locale e particolare, e che le aspirazioni della morale della modernit a ununiversalit affrancata da qualsiasi particolarit unillusione. ... non c nessun modo di possedere le virt se non come parte di una tradizione in cui es se e la nostra comprensione di esse ci vengono tramandate da una serie di predecessori, nella quale le societ eroiche occupano il primo posto. A. MACINTYRE, Dopo la virt. Saggio di teoria morale, Milano, Feltrinelli 1988, 155s. Cfr. anche ID., Whose Justice? Which Rationality?, Notre Dame, Notre dame University Press 1988, 398: Genuine intellectual encounter does not and cannot take place in some generalized, abstract way. The wider the audience to whom we aspire to speak, the less we shall speak to anyone in particular. ID., Animali razionali dipendenti. Perch gli uomini hanno bisogno delle virt, Milano, Vita e Pensiero 2001. Cfr. anche CH. TAYLOR, Let secolare, Milano, Feltrinelli 2007; ID., Radici dellio. La costruzione dellidentit moderna , Milano, Feltrinelli 1993. 21 Cfr. P. CARLOTTI, Il gemito della creazione. Per unetica teologica della creazione nuova , Sal. 71 (2009) 521-552. 22 J. MOLTMANN, La giustizia crea futuro. Una politica ispirata alla pace e un'etica fondata sulla creazione in un mondo minacciato, Brescia, Queriniana 1990, 77.
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realt cos com e non come dovrebbe essere diventa lideale generatore e regolativo. La tensione verso lottimo e il meglio si affievolisce e cessa, luomo si incurva su di s e si sazia di s, accontentandosi di quello che . Leterno rimane opaco nel tempo e il tempo non pi trasparente alleterno. Il progressivo sfinimento dellulteriorit oscura il discorso religioso, la cui rilevanza diviene ipotetica e la cui accoglienza facoltativa. In questottica di apertura teologico-naturale, che ritiene impraticabile unetica etsi Deus non daretur, oggi comunque difficoltosa, 23 mi sembra pertinente accostare alla concezione del male morale la definizione classica di peccato, che espressa da Agostino24 stata ripresa costantemente nella riflessione tradizionale, ivi incluso Tommaso dAquino.25 Anche il male morale, seppur con modalit e consistenza diversa dalla lettura teologico-rivelata, pu essere compreso e vissuto come
aversio a Deo et conversio ad creaturas un volgere le spalle a Dio e rivolgersi alle creature,
Ritroviamo qui la prospettiva di unetica teleologica e della virt, che tesa al conseguimento di Dio come fine ultimo, bene incommensurabile sostituito e scambiato con alcuni molto commensurabili. Il male morale consiste nel volersi separare dal fine generatore e promotore della vita delluomo. La pratica del male diviene viziosa: cessa di essere comportamento periferico ed occasionale e diviene atteggiamento radicato e permanente; diviene sempre pi facile e semp re pi gratificante compiere il male. Per lunga e consolidata tradizione, anche teologica, i vizi sono i seguenti: la superbia che li genera e li coordina, cio il desiderio di sopraffazione e di essere superiore allaltro; lavarizia, la lussuria e la gola, o il desiderio incontrollato di beni materiali, di piacere sessuale o gastronomico: lavere che arriva a costituire lessere delluomo; linvidia o la tristezza per il bene altrui; lira o il desiderio irrefrenabile di vendetta, laccidia o il torpore inerte nella vita buona. possibile, anche in teologia, unottica deontologica per letica che definisce il male come violazione della legge e quindi come disobbedienza. Anche qui con Agostino e Tommaso 27 possiamo individuare il male in
ogni azione, parola o desiderio contro la legge eterna.28
Siamo di fronte ad espressioni massime dellincurvatura egotica ed autoreferenziale delluomo su se stesso, tanto pi problematica quanto pi concernente la radicalit della propria identit.29
K. DEMMER, Fondamenti di etica teologica, 388: Anche chi dice il proprio mea culpa fa fatica a stabilire un rapporto con Dio: la colpa per lui non equivale al peccato, le dimensioni etica e religiosa rimang ono slegate tra loro La verit che il peccato offenda addirittura la santit di Dio fatica ad essere colta; un deismo implicito domina il campo determinandone il clima spirituale. Cfr. anche: A. AUER, Ist di Snde eine Begleidigung Gottes?. Zur theologischen Dimension der Snde, Theologische Quartalschrift, 155 (1975) 53-68. 24 AUGUSTINUS, De libero arbitrio, I, 6. 25 S. Th., III, q. 86, a4 ad 1; II-II, q. 118, a.5; I-II, q. 71, a.6. Cfr. TH. DEMAN, Pech, in A. VACANT - E. MONGENOT - . AMANN [dd.] Dictionnaire de thologie catholique contenant l'expos des doctrines de la thologie catholique leurs preuves et leur histoire, Paris, Letouzey et An 1933, 23: 140-275; GB. SALA, Das Bse und Gott als Erstursache nach dem hl. Thomas von Aquin, Theologie und Philosophie, 77 (2002) 23-53; B. WELTE, Sul male. Una ricerca tomistica, Morcelliana Brescia 2008. 26 AUGUSTINUS, De civitate Dei, 14, 28. 27 S. Th., I-II, q. 71, a.6. 28 AUGUSTINUS, Contra Faustum Manicheum, 22, 27. 29 Cfr. L. MELINA - J. NORIEGA - J. J. SOBA PEREZ, Camminare nella luce dellamore. I fondamenti della morale cristiana, Siena, Cantagalli 2007, 453s: Bisogna chiarire per che la malvagit stessa, dovuta alla separazione da Dio,
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Proprio qui il terreno propizio per un congiungimento col momento propriamente teologicopositivo. 2.4. Il male morale e le sue collaborazioni La convergenza delle volont oltre che in positivo verificarsi anche in senso negativo. Si ha allora una connivenza, una collaborazione nel male, a cui la riflessione etica ha costantemente dedicato specifica attenzione e cura, per poter offrire un puntuale discernimento circostanziale. Propriamente, si d collaborazione al male altrui quando vi si partecipa intenzionalmente: la collaborazione formale, sempre e comunque immorale e quindi da evitare sempre. Non sempre si pu impedire che altri compia il male, ma sempre si pu astenersi dallacconsentire o dal parteciparvi, anche perch la costrizione ad operare o a collaborare malamente non sussiste, a meno che non ricorrano i condizionamenti di cui nel precedente capitolo si detto. Si ha la collaborazione formale quando si consiglia o addirittura si incita un altro a compiere il male: si condivide la sua stessa intenzione negativa, anche se materialmente non si opera il male consigliato ed anche se il consiglio risulta ininfluente sulla decisione cattiva un terzo autonomamente compie comunque.30 invece collaborazione materiale quella che non condivide lintenzione negativa altrui e non vi concorre, ma tuttavia offre, solo materialmente, un certo contributo alla sua esecuzione. A certe condizioni oggettive di ragione proporzionata, essa moralmente lecita, ma senza di esse, essa pure immorale ed illecita. il classico caso dellinserviente che svolge la sua mansione in una clinica abortiva. In questo caso, la ragione proporzionata potrebbe consistere nel fatto che il lavoro lunica fonte di sostentamento oppure nellintento di svolgere unazione di contenimento del male e di promozione del bene possibile o altro ancora. Per indicare dei criteri intermedi con cui poter individuare la collaborazione formale si suole anche distinguere tra collaborazione prossima e remota, necessaria e contingente. prossima quellazione che appartiene allazione principale negativa, per esempio nelladulterio lessere partner sessuale. necessaria quellazione senza la quale lazione principale negativa non pu aver luogo, per esempio lanestesia in caso di aborto. Ne scaturisce un criterio orientativo che tende a considerare collaborazione formale lazione prossima e necessaria, anche se ricorrono evenienze che non lo confermano.31 Le collaborazioni finora delineate possono essere definite collaborazioni positive, in quanto si coopera ponendo in atto unazione. Si pu per dare una collaborazione formale negativa, quando si omette unazione a cui si tenuti. Questo avviene quando sussiste un preciso dovere di intervento, che sempre presente nel caso dei cosiddetti crimina graviora, quellambito operativo delittuoso che riguarda la soppressione della vita umana. Per esempio, di fronte ad una donna che manifestasse, in sede pastorale o addirittura ministeriale, la volont di abortire, sussiste il dovere di esprimere apertamente il proprio dissenso,
non causata per aver scelto questa separazione come oggetto intenzionale diretto, ma perch luomo si rivolto verso un bene, in modo da rifiutare il piano di Dio su di lui. La separazione da Dio non loggetto dellatto, ma una delle sue dimensioni consentite dalla volont umana. 30 Peggiore il caso di chi si serve di altri per fare il male e restare, come si suol dire, con le mani pulite, forse, ma non certo con il cuore. Occorre essere accorti per sottrarsi al tentativo di strumentalizzazione negativa che altrui possono perpetrare nei nostri confronti a nostra insaputa. 31 il caso, per esempio, di un coniuge che permette allaltro di usare preparati contraccettivi per evitare il male peggiore di una sua possibile infedelt coniugale. Il coniuge onesto non compie il male, ma solo offre una collaborazione prossima, che qui moralmente lecita in ragione proporzionata della grave prospettiva che si delinea. Qui lazione pur essendo prossima non individua tuttavia una collaborazione formale: infatti il coniuge onesto non vuole un atto coniugale contraccettivo, solo lo tollera per evitare mali peggiori. Daltra parte, come abbiamo visto, il consiglio del male non collaborazione prossima, in quanto potrebbe essere ininfluente sulla scelta altrui e tuttavia collaborazione formale perch condivide la prospettiva negativa.
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perch lazione concerne la violazione di una vita umana. Lastenersene delinea una collaborazione al male altrui in senso appunto negativo, perch si omette di adempiere il dovuto. In questo caso si collabora formalmente al male altrui, condividendone lintenzione negativa, cio come se si commettesse in proprio un aborto. Qualora il male non sia dei pi gravi, cio non riguardi la vita umana, non sussiste lobbligo di esprimere dissenso e quindi se lo si tralascia o lo si differisce, talora anche per una delicata gradualit di opportunit pastorale, non si collabora formalmente al male altrui. E tuttavia occorre ricordare che potendo32 impedire o anche solo ostacolare il male che altri intendono compiere, specialmente se colpisce gravemente nella vita persone innocenti e indifese, sussiste un dovere morale di intervento: il mancato intervento connivenza e collaborazione col male altrui. Il lasciar uccidere una persona potendo impedirlo o il non soccorrerla potendo salvarla, un omicidio. E daltra parte talora si delineano situazioni veramente tragiche, in cui talora si costretti ad assistere impotenti al compiersi del male, anche grave. Corollario di quanto appena enucleato la considerazione del peccato sociale e delle sue strutture, col loro alto potenziale di dominio negativo. Il villaggio globale ci racchiude e ci coinvolge sempre di pi in un unico sistema, al cui potere difficile sottrarsi. I semplici gesti della vita quotidiana ne sono inevitabilmente segnati. Talora siamo resi collaboratori inconsapevoli o materiali di dinamiche tuttaltro che positive - talora raccomandate come necessarie o indicate come inevitabili -, che eccedono la possibilit di coscientizzazione, di contrasto e di resistenza del singolo. Il male per ha unirriducibile valenza personale e quindi unirriducibile consistenza volontaria: nessuno pu fare il male nonostante se stesso, nessuno vi costretto, anche se vi sono mali, per esempio quelli sistemici, su cui possibile incidere, ma solo in modo organizzato e in rete positiva. Lazione sociale di ogni credente, anche se non sopratutto nella piccolezza del quotidiano, quindi differenziata. Di fronte a mentalit e a dinamiche strutturate di grave peccato, possibile solo il rifiuto ex professo, qualunque siano le conseguenze, perch la conseguenza della loro accettazione di gran lunga peggiore di tutte, perch incide in profondit sul patrimonio morale di ogni persona e quindi della societ. Ma lazione non pu essere solo al negativo, non pu comportare solo una pars destruens, ma anche una pars construens, che si esplica nella formazione creativa di logiche e dinamiche strutturate di qualificato bene comune. Vi poi una zona grigia intermedia in cui lintervento assume la prospettiva del graduale perfezionamento, lenendo le dimensioni pi problematiche e rafforzando quelle pi promettenti.33 2.5. Il male morale e la sua riduzione In questa unit riflessiva pertinente ed utile un cenno alla classica dottrina del male minore, che appartiene alla pi generale gradualit, con cui il soggetto morale per gradi si abilita a compiere il bene e a divenire una persona buona. In questo cammino, il singolo pu attraversare vissuti personali molto degradati e condizionati, in cui la pratica del bene, non di per s, ma al momento e per specifici comportamenti, gli immediatamente impossibile. Ci che invece possibile la riduzione del male. Questo debole segnale lunico modo in cui quel preciso soggetto pu
Occorre ben valutare se effettivamente si dia questa possibilit, per evitare di creare mali peggiori senza risolvere quelli presenti. 33 A questo proposito la Caritas in veritate di Benedetto XVI ha offerto spunti veramente interessanti, arrivando a parlare del voto del consumatore, cio del fatto che il consumatore nel modo con cui compra pu esprimere un consenso o un dissenso ad alcune scelte economiche e finanziarie. Cfr. P. CARLOTTI, Carit, persona sviluppo. La novit della Caritas in veritate, Roma, Las 2011. Cfr. anche: L. MELINA, La cooperazione con azioni moralmente cattive contro la vita umana, in R. LUCAS LUCAS - E. SGRECCIA [edd.] Commento interdisciplinare alla Evangelium Vitae, Citt del Vaticano, LEV 1997, 467-490; J. H. RUBIO, Moral Cooperation with Evil and Social Ethics, Journal of the Society of Christian Ethics 31 (2011) 103-122; S. BASTIANEL, Strutture di peccato. Una riflessione teologicomorale, in: S. BASTIANEL [ed.] Strutture di peccato. Una sfida teologica e pastorale, Casale M., Piemme 1989, 15-38.
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impegnarsi ad essere diverso da quello che ed esprime la propria volont di bene, operando il suo possibile.34 Naturalmente occorre anche tener presente la volont di autogiustificazione che luomo pu coltivare di fronte al male da lui compiuto, che sovente si esprime in una certa deresponsabilizzazione, in base alla quale si tende a considerarsi consapevoli e liberi solo compiendo il bene e mai compiendo il male. Un soggetto che facilmente si ritiene deresponsabilizzato finisce per non realizzarsi come persona e di rimanere a livelli immaturi ed infantili. E tuttavia la presenza di effettive dipendenze va opportunamente considerata per il soggetto interessato, per evitare che sia fatto oggetto di uninterpellanza morale irrealistica, che genera disaffezione e disamore. Non sempre si pu quel che si deve, allora per si deve sempre quel che si pu. poi ovvio che la dottrina del male minore non certo applicabile in modo generalizzato, quasi che per chiunque sarebbe sempre lecito scegliere tra due mali, che invece vanno rifiutati entrambi da un soggetto consapevole e libero, che sa che solo il bene promuove la persona. Essa invece applicabile solo per un soggetto gravemente condizionato nella sua libert decisionale. 35
3. Il peccato
Dopo aver indagato la dimensione morale si accede ora a quella teologica del male che permette di parlare di peccato. Le due dimensioni e le due categorie non sono semplicemente da giustapporre ma da integrare, e da integrare secondo un sano modello relazionale e cio senza che il loro vicendevole rapporto risulti di detrimento alla loro rispettiva identit, ma ne rappresenti invece la promozione e il potenziamento. Lintervento specifico della fede del credente cristiano attiva il rapporto con il Dio di Ges Cristo e dischiude cos la pertinenza della lettura teologica. Anche qui, come gi per lantropologia teologica e teologico-morale, si propone una chiave cristologica ed anche un itinerario cristologico per evidenziare la connessione dei misteri cristiani. Sar come ripercorrere al negativo il cammino gi percorso al positivo, come del resto appena avvenuto per la visione antropologica filosofica. Questo metodo, riproponendo un costante approccio ermeneutico, come gi riuscito conveniente ad una spiegazione unitaria e non frammentata della vita cristiana, cos altrettanto pu esserlo per la sua negazione. Per un approccio biblico al tema si rimanda al capitolo terzo.36 3.1. Il peccato e la sua definizione In sintonia - ed anche ricapitolando - con quanto siamo venuti finora dicendo, il peccato male morale e quindi lo implica, quindi una scelta radicale di vita, un cambio in negativo dellopzione fondamentale, concretizzata in quellatto in cui lindividuo raccoglie una sedimentazione negativa progressiva e continua, una disattenzione permanente della qualit della propria vita morale, che ne determina il collasso e la rottura. un atto particolarmente consapevole, libero e grave:37 il peccato mortale, il peccato in senso vero e proprio.38
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Cfr. S. BASTIANEL, Come reagire al male? La risposta cristiana, Humanitas 59 (2004) 298-319. Cfr. F. FERNNDEZ-SNCHEZ, Principio e argomento del male minore, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA [ed.] Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche, Bologna, EDB 2003, 725-736. 36 Cfr. tuttavia: A. MATTIOLI, Linquietante mistero del male. Idee e prospettive della Bibbia , Roma, Citt Nuova 1994; Peccato e peccati alla luce del Nuovo Testamento, La Scuola Cattolica, 106 (1987) 3-4. 37 Altro problema spinoso consiste nella determinazione dei criteri con cui stabilire la gravit di un atto. Cfr. E. GENICOT - I. SALSMANS, Institutiones Theologiae Moralis, Brugis, Descle de Brouwer 1951, I: 155: Quodnam autem obiectum sit in se grave, non mediocris labor est determinare. I due Autori distinguono un criterio estrinseco che consiste nel giudizio esplicito della S. Scrittura, della Tradizione, del Magistero e dellopinione dei teologi, oppure un criterio intrinseco che consiste nella valutazione in s dellatto, che risulta grave se contro Dio stesso, la sua realt
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Perch un peccato sia mortale, si richiede che concorrano tre condizioni: peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che inoltre, viene commesso con piena avvertenza e deliberato consenso. 39
Si noti che in questottica riceve rinnovata attenzione e nuova considerazione il peccato veniale,40 detto anche quotidiano, per analogia chiamato anchesso peccato, ma ovviamente in una portata molto diversa da quello mortale, perch diversamente da questo non interrompe la comunione con Dio. Riceve rinnovata attenzione in quanto la peccaminosit veniale della persona
e lordine da lui voluto per luomo, in particolare ci che dovuto al prossimo. Tradizionalmente si distingueva poi la gravitas materiae ex toto genere suo, cio peccati che sono sempre gravi per la loro natura ed erano riconducibili a quelli riferibili alla prima tavola dei comandamenti e - nella seconda tavola - solo al quinto e sesto comandamento. Gli altri peccati riferibili ai rimanenti comandamenti della seconda tavola potevano risultare per la materia o gravi o leggeri ed essere non ex toto ma solo ex genere suo gravi, cio solo quando poteva ricorrere la gravit di comportamento. Esemplificando un furto non sempre di per s grave come una bestemmia o un sacrilegio, ma solo quando la sottrazione indebita danneggia gravemente le vittime, per esempio togliendogli i mezzi di sussistenza. stato tuttavia fatto notare che nel CCC2 lintenzione contraccettiva e la correlata intenzione di fec ondazione artificiale omologa non vengono dichiarate gravi - nonostante in PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale, 2, 4 si affermi La contraccezione si oppone gravemente -, quindi alcuni arrivano a pensare che questa dottrina tradizionale che riteneva i peccati inerenti al quinto comandamento tutti indistintamente gravi, ex toto genere suo, non sia pi ripresa in modo cos stretto. Cfr. anche CCC, 1858 dove sono presenti alcune indicazioni generiche che si rifanno a quanto sopra richiamato. Di seguito alcuni esempi tratti da esplicite affermazioni magisteriali, in casu dal CCC. Tutte le pratiche di magia e stregoneria sono gravemente contrarie (CCC, 2117); Il sacrilegio un peccato grave (CCC, 2120); Lo spergiuro mancanza grave contro il Signore (CCC, 2163). Luccisione di un essere umano gravemente contraria (CCC, 2320); LEucarestia domenicale coloro che non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave (CCC, 2181); Laborto diretto pratica gravemente contraria (CCC, 2322); Leutanasia volontaria gravemente contraria (CCC, 2334); Il suicidio gravemente contrario (CCC, 2325); Lo scandalo costituisce una colpa grave quando chi lo provoca con azione o con omissione deliberatamente spinge altri a peccare gravemente (CCC, 2326). Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori [fecondazione eterologa, ndr.] sono gravemente disoneste (CCC, 2376). Nel CCC, lo stesso giudizio di gravit non viene dato n per lintenzione contraccettiva, n per la fecondazione omologa ,ad essa correlata; cfr. anche: L. CICCONE, La contraccezione materia grave di peccato? Studi Cattolici 40 (1996) 621-627. Tra i peccati gravemente contrari alla castit, vanno citati la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, le pratiche omosessuali (CCC, 2396). CCC, 2400: Ladulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignit del matrimonio. Truccare le scommesse o barare nei giochi costituisce mancanza grave, a meno che il danno causato sia tanto lieve (CCC, 2413); Ladulazione una colpa grave se si fa complice di vizi o peccati gravi (CCC, 2480); Se la menzogna, in s non costituisce che un peccato veniale, diventa mortale quando lede in modo grave le virt della giustizia e della carit (CCC, 2484) Linvidia quando arriva a volere un grave male per il prossimo diventa peccato mortale (CCC, 2539). 38 In passato, nella prassi confessionale, il peccato mortale veniva determinato praticamente solo dalla gravit della materia, perch gli altri due criteri, la piena avvertenza e il deliberato consenso, venivano di fatto dati come sempre presenti e verificati. Questo comportava il risvolto positivo della forte responsabilizzazione del soggetto morale, che non vi veniva facilmente esonerato, ma anche un tendenziale materialismo nel concepire il peccato mortale, oltre che una sua marcata ed impropria inflazione, che purtroppo ha caratterizzato la vita ecclesiale nel recente ed immediato passato. 39 CCC, 1857. Cfr. anche: CCC, 1862: Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso. Cfr. anche: VS, 70: Del resto sia nella teologia morale che nella pratica pastorale, sono ben conosciuti i casi nei quali un atto grave, a motivo della sua materia, non costituisce un peccato mortale a motivo della non piena avvertenza o del non deliberato consenso di colui che lo compie e GIOVANNI PAOLO II, Reconciliatio et Paenitentia, 17: Senza dubbio si possono dare situazioni molto complesse e oscure sotto laspetto psicologico, che influiscono sulla imputabilit soggettiva del peccatore. Ma dalla considerazione della sfera psicologica non si pu passare alla costituzione di una categoria teologica, qual appunto lopzione fondamentale, intendendola in modo tale che, sul piano oggettivo, cambi o metta in dubbio la concezione tradizionale di peccato mortale. 40 Cfr. CCC, 1862 Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso.
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e della persona cristiana, cio laccumulo della precaria o scadente qualit morale della sua quotidianit decisionale, suscettibile di predisporre labbandono del bene e del bene cristiano.41 Questo cambio opzionale non avviene solo allinterno di un orizzonte umanamente istituito, come il caso del semplice male morale, ma allinterno di un orizzonte rivelato, teologicamente istituito. Questo cambio implica un cambio paradigmatico in negativo nella relazione personale con le persone divine del Dio di Ges Cristo, esprimibile, con categorie eminentemente personali ed evangeliche, come offesa e come perdita di amicizia: la chiusura egotica espunge rigorosamente il pensiero di s e la realizzazione di s come dono di Dio, del Dio di Ges di Nazaret. Se il proprium della vita morale cristiana la vita di grazia in Cristo e nello Spirito, la vita teologale e carismatica, il peccato implica il decadimento da questa vita, con la perdita dello stato di grazia, delle virt teologali della carit e della speranza e la morte della fede, ridotta a semplice presenza materiale, ultimo segno dellindissolubile fedelt di Dio. Il peccato per la morte o mortale pu giungere ad avere per specifico oggetto il rifiuto radicale ed estremo di Dio e del suo amore. Questo avviene quando si ritiene il proprio peccato imperdonabile e quindi pi grande dellamore di Dio e ci si preclude la via del perdono e della remissione. E il peccato contro lo Spirito santo (Mc, 3,29).42 3.2. Il peccato e le sue connotazioni teologiche Muovendo, come abbiamo detto, in chiave cristologica per la ricognizione teologica, emerge netto il fatto che il peccato rifiuto del nucleo centrale della Rivelazione cristiana, cio la novit del mistero pasquale. Se il cristiano da questo mistero abilitato a decidersi affidandosi radicalmente allamore, senza la costante paura di perdere qualcosa o addirittura di perdersi, nel peccato esso rimane schiavo di questa paura e con questa giudica insensata e illusoria la pratica dellamore al modo di Dio - cio la carit - e quindi per essa non si spende, anzi ad essa si rifiuta. Si comprende allora come lEucaristia - memoria sacramentale del mistero pasquale -, realmente partecipata solo quando la scelta di vita del fedele coincide con la scelta di vita del Cristo, quando il cristiano fa della sua vita ci che il Cristo ha fatto della sua, un amore incondizionato a Dio e ai fratelli: in ogni altro caso impossibile parteciparvi. Inoltre, la qualit cristiana della relazionalit interpersonale, ovunque e comunque si manifesti, nella chiesa, nella famiglia, nella societ, nella comunit religiosa, viene impedita ab ovo, fin nel suo germinale inizio. Questa dimensione propriamente soteriologica viene completata a livello escatologico e protologico. Il cristiano che pecca mortalmente afferma di bastare a se stesso e si rifiuta di attendere qualcuno, tanto meno il suo Signore. Senza la tensione escatologica linvocazione della realt, propria ed altrui, rimane senza ascolto e la sua opacit senza ulteriorit e senza riscatto. La bont originaria delle creature chiamate allesistenza mediante il Verbo viene misconosciuta e la sua praticabilit quotidiana abbandonata. Nella chiusura pasquale del peccato ha ripercussione trinitaria. Infatti, respinto laffidamento obbedienziale del Figlio al Padre e quindi difetta il riconoscimento della dimensione filiale, lessere figlio del Padre nel Figlio. Inoltre, linabitazione dello Spirito nel cuore del credente si rattrappisce e la vita nello Spirito, la vera legge nuova, viene rattristata. Come il male, anche il peccato ha ripercussioni sociali e ferisce il corpo di Cristo che la Chiesa e ne rallenta il cammino e ne indebolisce lo sforzo per essere trasparenza del suo Signore.
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Qui si propone una divisione bipartita del peccato - mortale e veniale - e non una tripartita - mortale, grave e veniale. infatti difficile individuare il termine intermedio rispetto al fatto che non vi sono peccati pi o meno mortali, ma che i peccati mortali possono essere, questo s, pi o meno gravi. Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Reconciliatio et Paenitentia, 17: La tripartizione potrebbe mettere in luce il fatto che fra i peccati gravi esiste una gradazione. Ma resta sempre vero che la distinzione essenziale e decisiva fra peccato che distrugge la carit e peccato che non uccide la vita soprannaturale: fra la vita e la morte non si d via di mezzo. 42 Cfr. anche CCC, 1864.
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4. Il pentimento e la conversione
Ogni peccato pu essere rimesso fintanto che dura il tempo. Confessione, di tutti i peccati mortali per genere e specie. Il peccatore non perde mai la dignit umana. Prevedibilit della colpa non inficia lautenticit del pentimento Pensieri parole e opere ed omissioni. La dimensione teologica del penditmento
Bibliografia
Il fascino del male, Concilium 34 (1998) 1; Il perdono e la colpa, La Scuola Cattolica 122 (1994) 4; BASTIANEL S., Strutture di peccato. Una riflessione teologico-morale, in ID., [ed.] Strutture di peccato. Una sfida teologica e pastorale, Casale M., Piemme 1989, 15-38; BADIOU A., Letica. Saggio sulla coscienza del male, Parma, Pratiche 1994; RICOEUR P., Il Male. Una sfida alla filosofia e alla teologia , Brescia, Morcelliana 1993; SARMINETO A., El "pecado social", in Verit persona e morale, Roma, Citt Nuova 1987, 441-451.
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