Sei sulla pagina 1di 3

ARPA Rivista N.

3 maggio-giugno 2007

Sono quattro le centrali nucleari dismesse in Italia


La protezione dalle radiazioni della popolazione, dei lavoratori e dellambiente sempre stata il primo obiettivo nellimpiego pacifico dellenergia nucleare. A Trino, Caorso, Latina e Garigliano sono localizzate le quattro centrali nucleari costruite nel nostro Paese, oggi in fase di smantellamento. La propriet e le responsabilit relative alla gestione e al decommissioning sono affidate a Sogin, societ pubblica appositamente costituita nel 1999. Sogin ha anche la responsabilit degli impianti di ricerca del ciclo del combustibile nucleare di Saluggia, Casaccia e Trisaia, di propriet Enea, e dellimpianto di fabbricazione di Bosco Marengo.
Sogin attualmente lunico gestore italiano di impianti nucleari afferenti al settore energetico e detiene, dallepoca della sua costituzione (1999), la propriet e le responsabilit relative alla gestione e al decommissioning delle quattro centrali nucleari italiane ex-Enel (Trino, Caorso, Latina e Garigliano). Recentemente (2003) Sogin ha acquisito inoltre la responsabilit relativa alla gestione e al decommissioning degli impianti di ricerca e industriali operanti sul ciclo del combustibile nucleare: gli impianti Enea di Saluggia, Casaccia e Trisaia e limpianto ex-FN di Bosco Marengo. Secondo le valutazioni condotte dallUnscear (tabella 1), la produzione di energia nucleare forse fra le attivit antropiche quella nella quale si producono i maggiori quantitativi di radioattivit. Prescindendo dallesposizione associata allindustria estrattiva del minerale uranifero (non presente in Italia), i processi di produzione del combustibile nucleare (presenti in passato in Italia presso gli impianti Enea di Saluggia, Casaccia e Trisaia e presso limpianto FN di bosco Marengo) danno origine a limitati scarichi aeriformi e liquidi. La fase successiva quella dellutilizzazione nelle centrali nucleari (entrate in esercizio in Italia a Trino, Caorso, Latina e Garigliano). Durante lirraggiamento nei reattori, nel combustibile si accumulano sostanze altamente radioattive, che restano tuttavia confinate allinterno degli elementi di combustibile. Il funzionamento del reattore produce inoltre lattivazione dei materiali strutturali e dei fluidi di processo. Per tale motivo le operazioni di routine connesse con lesercizio di un impianto nucleare (purificazione dellacqua di ciclo e di processo, manutenzione degli impianti) generano materiali ed effluenti radioattivi la cui variet, quantit e tipologia possono variare anche notevolmente da impianto a impianto. Dopo essere stato utilizzato nel reattore, il combustibile irraggiato immagazzinato temporaneamente nelle piscine di decadimento esistenti presso le centrali, per essere successivamente avviato a un deposito di stoccaggio o in alternativa a un impianto di ritrattamento. Il ritrattamento (processo mai attuato in Italia su scala industriale) produce effluenti a bassa attivit, rifiuti solidi a bassa e media attivit e rifiuti solidi ad alta attivit condizionati in matrici vetrose. Questi ultimi sono tuttora stoccati nei depositi temporanei asserviti agli impianti esteri di ritrattamento nei quali stato processato il combustibile utilizzato in Italia. LA
RADIOPROTEZIONE

tutte le principali normative nazionali e internazionali, e fra queste quella italiana. Lintervento operativo della radioprotezione si attua a diversi livelli, che riguardano da un lato il monitoraggio dellambiente e della popolazione e dallaltro la sorveglianza degli impianti, delle apparecchiature e dei lavoratori potenzialmente esposti. I principali livelli operativi sono i seguenti: - acquisizione dei parametri ambientali necessari per garantire il monitoraggio continuo delle condizioni dellambiente e dellesposizione della popolazione - emanazione di specifiche per la progettazione di impianti e apparecchiature che possono comunque essere fonte di esposizione - verifica delle condizioni di sicurezza di impianti e apparecchia-

ture in fase di realizzazione e di collaudo, con lobiettivo di minimizzare il rischio per i lavoratori e la popolazione - controllo periodico della sussistenza delle condizioni di sicurezza di impianti e apparecchiature durante tutta la loro vita utile - delimitazione e sorveglianza delle zone ad accesso controllato, con definizione e applicazione degli accorgimenti da adottare per accedervi e permanervi - monitoraggio individuale dei lavoratori e delle persone in genere potenzialmente a rischio di esposizione alle radiazioni - diffusione della cultura della sicurezza e dellinformazione, allo scopo di sensibilizzare e orientare il comportamento dei decisori, dei lavoratori e del pub-

Tab.1 Impegni di dose collettiva derivanti dalla produzione di energia elettronucleare (Fonte: Unscear, 1999)
SORGENTE Componente locale e regionale a breve termine (1-2 anni) Industria mineraria e di lavorazione del minerale Fabbricazione del combustibile Operazione del reattore Ritrattamento del combustibile irraggiato Trasporto Totale (arrotondato) Componente globale a lungo termine (integrata su 10.000 anni) Estrazione e lavorazione del minerale (rilasci in 10.000 anni) Confinamento geologico dei rifiuti del reattore Radioisotopi dispersi (ritrattamento e stoccaggio di rifiuti solidi) Totale (arrotondato) 150 0,5 50 200 1.5 0.003 1.3 0.25 0.1 3 Impegno di dose collettiva efficace (Sv-uomo/GWa)

OPERATIVA

Il quadro di riferimento concettuale e metodologico proposto dalla Icrp costituisce la base sulla quale le organizzazioni intergovernative internazionali sviluppano i criteri guida della radioprotezione con riferimento alle diverse applicazioni, fra le quali la produzione di energia nucleare. Le linee guida cos emanate sono quindi trasferite nelle normative e nelle regolamentazioni internazionali e nazionali. La cosiddetta radioprotezione operativa, ha sviluppato e affinato nel tempo le metodiche che stanno alla base del complesso sistema di protezione messo a punto dallIcrp con la pubblicazione n. 60 (1990) e recepito in

Speciale radioattivit

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

Tab.2 Centrale di Caorso. Limiti di dose previsti per la zona sorvegliata e per la zona controllata
Limite di equivalente di dose Globale Efficace Cristallino Pelle (*) Mani, avambracci, piedi e caviglie Zona sorvegliata (mSv/anno) 1 1 15 50 50 Zona controllata (mSv/anno) 6 6 45 150 150

(*) Se l'esposizione risulta da una contaminazione radioattiva cutanea, tale limite si applica all'equivalente di dose medio su qualsiasi superficie di 1 cm2.

patura dei livelli di radiazione presenti nelle aree di impianto, eseguita periodicamente, comprende per ciascuna di esse il rilievo di due valori di intensit di esposizione: - intensit di dose ambiente: misura presa a 1 m dal pavimento in punti prestabiliti e rappresentativi del rateo di dose medio presente nellarea - intensit di dose massima: misura presa nel punto in cui si registra la massima intensit di dose nellarea In alcuni locali particolarmente rilevanti si registra anche una intensit di dose di riferimento impianto, sul componente interno allarea pi rappresentativo. Con riferimento alla centrale di Caorso, nelledificio reattore si registrano ratei di dose ambiente relativamente elevati (tra 50 e 100 Sv/h) nel drywell e in alcuni locali del sistema clean-up. Dosi superiori sono presenti in locali normalmente non accessibili, in presenza di resine attive (separatori di fase clean-up) o sorgenti particolari (schermi TIP). Le dosi massime si registrano su tubazioni ubicate nel drywell e nei locali clean-up. In altri locali

blico in condizioni normali e di emergenza. CONTROLLO


DELLE DOSI

OCCUPAZIONALI

In attuazione dei principi della radioprotezione operativa, ai fini del monitoraggio radiologico dei lavoratori, gli impianti nucleari italiani sono caratterizzati dalla presenza di aree nelle quali pu essere possibile lesposizione alla radioattivit. Ad esempio, limpianto di Caorso suddiviso in due zone distinte: - zona sorvegliata (ZS): ogni area dellimpianto in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dallesperto qualificato, sussiste per i lavoratori il rischio di superamento di uno dei limiti di dose indicati nella tabella 2 (seconda colonna), ma che non debba essere classificata zona controllata; in zona sorvegliata viene svolta la sorveglianza fisica della protezione dalle radiazioni ionizzanti. - zona controllata (ZC): ogni area dellimpianto (in zona sorvegliata) in cui sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dallesperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno dei limiti di dose indicati nella tabella 2 (terza colonna); in zona controllata viene svolta la sorveglianza fisica della protezione dalle radiazioni ionizzanti. Il controllo delle dosi occupazionali effettuato attraverso le metodiche classiche previste dalla radioprotezione operativa e incorporate nelle prescrizioni di esercizio, che vanno dalluso di indumenti a perdere (DIP) e del

dosimetro personale, alla misura di contaminazione superficiale (contaminametro), alla misura di contaminazione interna (controllo degli escreti) al total body scanning (WBC). CARATTERIZZAZIONE
RADIOLOGICA DEGLI IMPIANTI

Per meglio rispondere alle esigenze della radioprotezione collegate alle attivit di decommissioning degli impianti nucleari italiani, Sogin ha avviato nel 2000 un programma di caratterizzazione radiologica degli impianti, principalmente al fine di valutare le dosi occupazionali previste per ciascuna fase di attivit. La map-

queste sono dovute generalmente a hot-spots (p.e. tubazioni drenaggio). A titolo esemplificativo, in figura 1 riportata le mappa di caratterizzazione relativa alla sezione delledificio reattore a quota 61. Nelledificio ausiliari i ratei di dose pi elevati sono dovuti alla presenza di resine attive in serbatoi ubicati in locali normalmente non frequentati. Tale situazione, cos come in generale in tutto il radwaste di centrale, destinata a modificarsi sensibilmente a seguito dello svuotamento e decontaminazione di serbatoi e tubazioni. Negli edifici turbina, annex e offgas i ratei di dose ambiente sono molto modesti, inferiori a 0,1 Sv/h. Anche le dosi massime non eccedono 100-150 Sv/h e sono dovute in gran parte a materiali estranei a tali edifici (p.es., componenti provenienti dalledificio reattore). Nei depositi dei materiali radioattivi lunica sorgente rappresentata dai rifiuti stoccati. CONTROLLO
EFFLUENTI DEGLI

Lo scarico nell'ambiente di effluenti liquidi e aeriformi provenienti da un impianto nucleare

Fig. 1 Centrale di Caorso. Mappa di radiazione relativa alla sezione delledificio reattore a quota 61.

ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007

regolamentato da apposite prescrizioni tecniche che, attraverso la cosiddetta formula di scarico autorizzata, limitano la quantit di radioattivit scaricabile su base annuale, trimestrale e giornaliera. Gli effluenti provenienti da un impianto nucleare sono suddivisi in liquidi e aeriformi, e per essi le norme di esercizio prevedevano lapplicazione di due diverse formule di scarico, fissate in modo tale da non consentire il superamento di prefissati valori di equivalente di dose ai gruppi critici di popolazione. Gli effluenti liquidi sono costituiti essenzialmente da: - liquidi provenienti dal circuito primario, dai drenaggi delle apparecchiature e dai controlavaggi dei filtri (trattamento condensato, clean-up, piscina del combustibile)

- liquidi provenienti dal drenaggio dei pavimenti, dai drenaggi del laboratorio chimico caldo, dallofficina calda e dalla lavanderia. Questi effluenti sono raccolti in serbatoi di stoccaggio separati e sono trattati in modo differenziato al fine di ridurre al minimo la radioattivit scaricata nellambiente. Ci consente da un lato il recupero di buona parte dei liquidi trattati, dallaltro di adottare il sistema di purificazione pi appropriato per ogni tipo di fluido per limitare i rifiuti secondari prodotti dal trattamento. Dopo il trattamento questi effluenti sono trasferiti in serbatoi di campionamento, analizzati, reintegrati nel processo o scaricati nel rispetto della formula di scarico. Gli affluenti aeriformi sono costi-

Centrale nucleare di Caorso, Piacenza (in fase di decommissioning)

tuiti, in linea di principio, dalle seguenti componenti: - aria di ventilazione degli edifici (reattore, turbina, trattamento rifiuti radioattivi) - incondensabili (aria, gas radiolitici, gas di fissione e di attivazione) estratti dallacqua di ciclo. Prima dellimmissione nellatmosfera, questi scarichi venivano monitorati in continuo con strumentazione appropriata per garantire il rispetto dei limiti giornalieri, mentre per il bilancio trimestrale e annuale venivano effettuati campionamenti con successiva analisi in laboratorio. Attualmente lo scarico degli incondensabili nullo (in seguito alla fermata degli impianti) mentre laria di ventilazione invece liberata nellambiente attraverso i camini degli impianti, previo controllo radiometrico. Lo scarico degli effluenti delle centrali nucleari italiane non ha mai superato (anche durante lesercizio) una limitata percentuale delle quantit consentite dalle formule di scarico autorizzate, mentre a decorrere dalla fermata degli impianti lentit degli scarichi si praticamente azzerata. L'impatto radiologico degli impianti Sogin continuamente sorvegliato mediante una rete di sorveglianza radiologica integrata da stazioni meteorologiche. La ripartizione dei punti di misura che fanno parte della rete tale da fornire unimmagine significativa dello stato della radioattivit nella zona circostante ciascun impianto. La frequenza delle misure fissata dalle norme di sorveglianza in vigore. La rete di sorveglianza com-

Tab.3 Reti di monitoraggio ambientale. Matrici controllate, frequenza di campionamento, frequenza e tipo di misura
Campione Frequenza prelievo Frequenza misura Settimanale Aria Continua Mensile Mensile Latte Trimestrale Foraggio Semestrale Semestrale Insalata Semestrale Mais Pomodori Carne Annuale Annuale Annuale Trimestrale Pesce Semestrale Acqua di fiume o di mare Semestrale Mensile Continua Mensile Trimestrale Acqua potabile Semestrale Sedimenti Terreno Uova Dosimetri TLD (esposizione) Semestrale Semestrale Trimestrale Bimestrale Continua Fallout Mensile Beta totale Semestrale Semestrale Semestrale Trimestrale Bimestrale Mensile Cs137 Spettrometria Spettrometria Spettrometria Intensit di esposizione Spettrometria Trimestrale Cs137 Spettrometria Sr90 Spettrometria Semestrale Annuale Annuale Annuale Trimestrale Trimestrale Semestrale Semestrale Trimestrale Tipo di misura Beta totale Spettrometria Sr90 Spettrometria Spettrometria Sr90 Spettrometria Spettrometria Spettrometria Spettrometria Spettrometria

prende una rete di rilevamento del livello di esposizione ambiente, stazioni di misura fisse di campionamento dellaria, stazioni di controllo delle condizioni meteorologiche e prelievi periodici di campioni ambientali nell'ecosistema terrestre e acquatico. A partire dal 2004 la rete di monitoraggio ambientale stata ulteriormente integrata da Sogin attraverso lacquisizione di una serie di laboratori mobili attrezzati su camper. La rete di rilevamento dell'esposizione comprende punti di misura equipaggiati con dosimetri integratori di dose. La scelta dei punti di misura normalmente eseguita prendendo come riferimento le direzioni preferenziali del vento in prossimit dellimpianto e la posizione dei centri abitati pi vicini. Le stazioni fisse sono situate intorno allimpianto, a una distanza in linea d'aria compresa fra qualche centinaio e qualche migliaio di metri. In queste stazioni si effettua la misura in continuo della radioattivit ambiente e laspirazione dellaria su filtri per misure periodiche in laboratorio. I dati radiometrici delle stazioni fisse e delle stazioni meteorologiche sono comunicati periodicamente allApat e ai centri specializzati delle Arpa competenti per territorio. I campioni ambientali da analizzare in laboratorio sono prelevati in diversi punti di misura, conformi alle richieste dettagliate nelle norme di sorveglianza (tabella 3), inglobando tutti gli ecosistemi. Ugo Spezia Sogin, Societ gestione impianti nucleari - www.sogin.it

ARCHIVIO ARPA SEZ. DI PIACENZA

Potrebbero piacerti anche