Alessia Cerqua*
*Architetto, Dottore di Ricerca in Progetto Urbano Sostenibile, Università degli Studi Roma Tre, dipartimento di Studi Urbani
Abstract
Il concetto di “territorio” ha subito negli ultimi decenni, una trasformazione radicale: da risorsa
materiale suscettibile di sfruttamento, spazio controllabile ove le diversità sono viste come
resistenze alla trasformazione, si è giunti ad una interpretazione in cui è riconosciuto il carattere
relazionale e incerto proprio di un sistema complesso. Di conseguenza, la pianificazione esige
nuovi approcci: la sfida della complessità, come ricorda Morin, può essere affrontata con
successo tramite una maggiore complessità, ovvero una maggiore ideazione di risposte multiple
ed intelligibili. Si vuole quindi proporre una riflessione sulle possibili evoluzioni della
pianificazione, intesa sia come strumento di apprendimento delle dinamiche evolutive dei sistemi
territoriali - capace di focalizzarsi sulle interazioni tra/nelle componenti (ecologiche, economiche,
sociali,..) piuttosto che su classificazioni gerarchiche - sia come percorso ad alta valenza sociale e
politica, in grado di individuare azioni volte a concordare soluzioni tra i soggetti che
interagiscono nel processo di piano.
1
Ci si riferisce in particolare alle ricerche svolte nel corso del dottorato di ricerca in Progetto Urbano Sostenibile, XVII Ciclo,
Università degli Studi di Roma Tre, svolte sotto la guida del Prof. Alessandro Giangrande.
2
Strategic Choice è un approccio alla pianificazione che costituisce l’esito di ricerche ed esperienze sul campo attivata a
partire dagli anni ’60 nell’ambito della scuola di ricerca operativa di Londra (IOR).
pianificazione. L’efficacia del processo è valutata non dal grado di conformità tra prescrizioni ed
attuazione, ma dalla capacità di agevolare le scelte, di adattarsi alle trasformazioni e di gestire le
incertezze intrinseche nei processi decisionali (Giangrande 1999). La pianificazione quindi è intesa
come un processo di scelta strategica, dove ogni decisione è presa in condizioni di incertezza ed in
situazioni spesso caratterizzate da carenza di risorse e conflitti di interesse. In tale concezione, il
conflitto diventa risorsa, capace di fare emergere punti di vista differenti: rappresenta quindi uno
strumento per costruire nuove relazioni e identità, per implementare pratiche e possibilità, per
aiutare le persone a diventare “attivi co-costruttori delle proprie realtà” (Maciocco 2005)
L’incertezza assume un ruolo fondamentale nella strutturazione del processo di scelta strategica:
sono individuati tre tipi di incertezza che, per la loro natura e per le loro interrelazioni, delineano il
carattere di complessità irriducibile delle scelte medesime: incertezze relative alla conoscenza del
contesto fisico ed ambientale (UE, Uncertainties about the working Environment); incertezze
relative alle relazioni tra i differenti campi di scelta ed i diversi processi di decisione (UR:
Uncertainties about Related decisions); incertezze relative alle politiche, ai sistemi di valore in base
ai quali valutare le scelte (UV: Uncertainties about guiding Values).
Una delle principali caratteristiche di Strategic Choice riguarda il carattere incrementale e continuo
della pianificazione, intesa come procedura in cui le differenti fasi di costruzione delle decisioni e
delle opzioni progettuali interagiscono tra di loro in un processo non lineare.
I quattro cicli operativi di Strategic Choice - articolati nelle modalità strutturare, progettare,
confrontare e scegliere - non sono ordinati in rigide sequenze temporali, permettono piuttosto di
costruire un processo di pianificazione aperto e flessibile, che prevede la possibilità di riformulare
i problemi e tornare su scelte già individuate, di confrontare e scegliere anche retroattivamente le
opzioni progettuali, modificandole secondo gli elementi di complessità e novità che emergono nel
corso del processo decisionale. Tali modalità non corrispondono a step procedurali da percorrere
in rigida sequenza: piuttosto, il passaggio da una modalità operativa a un'altra deriva dall'esigenza
di acquisire le informazioni ritenute più rilevanti nelle differenti fasi del processo.
Nella modalità strutturare, viene articolato il complesso delle problematiche (aree di decisione) ed
identificate le loro interrelazioni: ogni area di decisione rappresenta uno specifico problema da
risolvere, e si configura non come esito di un processo decisionale, ma come ambito nel quale
inquadrare le differenti possibilità di progetto. Le aree di decisione possono riguardare diverse
tipologie di problemi (dai generali a quelli più specifici), che si presentano alle differenti scale,
legate a tempi di progettazione differenti e che coinvolgono differenti attori; la lista delle aree,
inoltre, è aperta e può essere aggiornata durante il processo di approfondimento delle conoscenze.
Le interrelazioni tra le aree di decisione, (legami di decisione), formano il grafo di decisione,
ovvero l’identificazione delle connessioni tra i differenti elementi che compongono un problema
complesso. La definizione dei fuochi del problema - ovvero gruppi di aree di decisione fortemente
interrelati che è possibile analizzare provvisoriamente come sottoproblemi separati per una
conoscenza maggiormente approfondita – rappresenta il passaggio dalla modalità strutturare a
quella progettare.
Nella modalità progettare sono individuate alcune soluzioni alternative (opzioni) per ogni area di
decisione ed identificati i legami di incompatibilità tra di esse, dalla cui analisi è possibile
individuare i possibili insiemi di soluzioni mutuamente compatibili.
Nella modalità confrontare sono definiti i criteri di valutazione delle opzioni, e quindi identificata
una prima gerarchia di preferenze: attraverso i criteri scelti si procede al confronto tra azioni
alternative, secondo parametri di valutazione di tipo qualitativo e quantitativo, considerando
inoltre non solo gli effetti diretti, ma anche le conseguenze indirette, spesso difficilmente
quantificabili, dei differenti corsi di azione. Sono così evidenziati i vantaggi e gli svantaggi delle
differenti ipotesi progettuali. La metodologia di valutazione adottata si basa su indicatori in grado
di interpretare l’identità complessa del territorio, attraverso la comprensione delle relazioni tra
struttura ambientale e organizzazione socio economica, delle interconnessioni esistenti tra
l’ambiente costruito, il paesaggio e il sistema di valori delle comunità, delle relazioni interne e
degli scambi con l’esterno. In tale ottica, la valutazione non si configura come tecnica per scegliere
la soluzione migliore tra le possibili alternative, piuttosto rappresenta uno strumento di
conoscenza, progetto, e riflessione critica riguardo le possibili trasformazioni.
L’ultima fase, (scegliere) riguarda l’esplicitazione dei dubbi e delle problematiche emerse durante
il processo progettuale. Si costruiscono quindi gli schemi di azione, selezionando gli schemi di
decisione relativi alle aree di decisione ritenute prioritarie per importanza ed urgenza.
Il prodotto principale del processo progettuale è il pacchetto di prescrizioni (o progress), che
sintetizza i risultati visibili del processo: le azioni da attuare subito, le azioni da intraprendere per
ridurre le incertezze, le decisioni da differire nel tempo, le azioni da attuare in sostituzione di
quelle stabilite nel caso di difficoltà non previste. Tuttavia assumono particolare rilevanza anche i
risultati invisibili come il miglioramento dei processi di comunicazione tra gli attori che può
derivare da una maggiore comprensione dei sistemi di valori, delle modalità di lavoro, delle
pressioni e dei vincoli ai quali anche gli altri attori del processo sono soggetti.
I processi di negoziazione, dialogo ed interazione attiva tra i differenti soggetti, insiti nella
procedura proposta, assumono fondamentale importanza: rappresentano infatti non semplicemente
una possibile risposta alla necessità di superare i limiti della razionalità urbanistica tradizionale,
ma pongono le basi per una profonda trasformazione epistemologica della pianificazione stessa.
L’interazione tra i differenti attori, il coinvolgimento nelle pratiche di pianificazione, può ottenersi
solamente se le occasioni di confronto e integrazione tra sapere tecnico e pratiche comuni, non
sono saltuarie, ma diventino elemento costitutivo delle pratiche di pianificazione: in tale contesto,
l’impegno del planner, nel confrontarsi con forme di razionalità, conoscenze e sistemi di valore
differenti, è orientato verso l’esplorazione delle condizioni che favoriscono la cooperazione tra i
differenti soggetti: la progettazione in tal modo è intesa non solo come pratica che dà forma al
contesto territoriale, ma anche come pratica di costruzione di senso.
Nell’ambito delle ricerche svolte sotto la guida del Prof. Giangrande, nel corso di Dottorato in
Progetto Urbano Sostenibile, (Università degli Studi di Roma Tre), si è sperimentato il metodo
Strategic Choice al fine di individuare i possibili scenari di trasformazione del territorio della
laguna di Venezia.
Il sistema territoriale veneziano è stato scelto in quanto emblematico della realtà attuale: la
compresenza di terra ed acqua e di funzioni potenzialmente in conflitto connesse al loro utilizzo,
rende improbabile ogni approccio riduzionista e costringe a considerare la complessità del contesto,
delle azioni da svolgere e delle decisioni da prendere.
I numerosi fattori di incertezza, relativi, ad esempio, all’assetto naturalistico (si pensi ai numerosi
dibattiti in atto relativi alla questione della subsidenza e delle maree anomale, alla identificazione
della Laguna come singolo ecosistema o sistema complesso di ecosistemi tra loro interagenti), alle
questioni gestionali (quali la molteplicità di attori coinvolti nel coordinamento della pianificazione
locale), a fattori socio – economici (il destino del petrolchimico in una ipotesi di società futura no-
oil, la monocultura turistica, eccetera), rendono necessario l’utilizzo di una metodologia progettuale
che metabolizzi da subito le incertezze intrinseche della realtà in cui si va ad agire.
Le analisi condotte sulle specificità del sistema territoriale, il riconoscimento dei punti di forza e
debolezza, l’osservazione di alcuni fenomeni relativi all’andamento economico ed alla
organizzazione sociale, hanno portato alla identificazione delle principali problematiche, (aree di
decisione) caratterizzate da particolare urgenza ed importanza, per le quali sono state individuate
differenti opzioni di scelta.
L’articolazione in fuochi, (sotto insiemi di aree di decisione tra loro interrelati) ha permesso
l’analisi delle strategie relative a differenti ambiti tematici, al fine di individuare un modello di
sviluppo che favorisca l’attuazione di scenari evolutivi dinamici. I principali fuochi individuati
sono:
1) La salvaguardia ecologico ambientale dell’ecosistema lagunare, che aggrega aree riguardanti le
problematiche della salvaguardia ambientale e della manutenzione dell’ecosistema lagunare.
2) Lo sviluppo socio economico delle aree di gronda, relativo alla attuazione di provvedimenti
diretti a rivitalizzare le aree di gronda sotto il profilo sociale ed economico e a regolarne lo
sviluppo.
3) Lo sviluppo urbano di Marghera, relativo alla riqualificazione della Municipalità di Marghera,
con particolare attenzione alle modalità di collegamento con Venezia e Mestre
4) Porto Marghera ed il petrolchimico, relativo al possibile assetto dell’area industriale, analizzata
nelle sue connessioni sia con la città storica e con il nucleo urbano adiacente della città giardino.
5) La città storica, relativo ai provvedimenti diretti a rivitalizzare la città storica sotto il profilo
sociale ed economico, al suo ridisegno funzionale, al miglioramento del sistema dei collegamenti e
dell’accessibilità, alle decisioni da prendere per compensare le conseguenze negative del turismo.
Al fine di individuare uno scenario di trasformazione orientato verso la sostenibilità del territorio,
sono stati utilizzati criteri di valutazione di carattere multidimensionale, relativi alle varie
declinazioni della sostenibilità: socio-economica, (intesa come possibilità di attuare strategie di
intervento riferite all’uso appropriato delle risorse locali, alla capacità di superamento della crisi
economica ed occupazionale), territoriale, (intesa secondo la definizione di Magnaghi, quale
capacità di un modello insediativo e delle sue regole di produzione di promuovere processi di
riterritorializzazione), ed ecologico-ambientale, (quale capacità delle scelte progettuali di consentire
la valorizzazione e la salvaguardia degli ecosistemi naturali e delle risorse primarie presenti).
Bibliografia principale:
Cerqua A. (2008) Complessità ed incertezza nella pianificazione: un approccio interdisciplinare per la
comprensione delle dinamiche territoriale, Aracne Ed., Roma.
Cerqua A., (2007) Imparare ad apprendere. Strategie di pianificazione nell’epoca della complessità,
AreaVasta n.12 – febbraio 2007
Cerqua A., Giangrande A., (2006) Pianificare nella città contemporanea, in Urbanistica Informazioni n.
208/2006.
Cerqua A., Giangrande A., (2006) Tra piano e progetto: un processo di scelta strategica per la città
contemporanea, in “Atti del Convegno Nazionale INU Urbanistica & Architettura, Genova, 22-23 giugno
2006.
Friend J.K., Hickling A. (1987), Planning under pressure: The Strategic Choice Approach, Pergamon Press,
Oxford.
Friend J. K., Jessop W.N. (1969), Local Government and Strategic Choice, Pergamon Press, Oxford.
Maciocco G., Pittaluga P. (2005), Immagini spaziali e progetto della città, Franco Angeli ed., Milano
Morin E. (1977), La Méthode: La Nature de la Nature, ed. du Seuil, Paris (Trad. It. Il metodo, Feltrinelli,
Milano).