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Un passo oltre La crisi della politica la pi evidente, la pi drammatica fra le multiple crisi (finanziaria, bancaria, dei debiti sovrani,

, dellegemonia americana, del progetto di unEuropa unita) che travagliano le vite degli uomini in questo scorcio di terzo millennio. Certo, nellUnione Europea con pi evidenza che altrove. Perch come ricorda Luciano Gallino ne La lotta di classe dopo la lotta di classe [q]uando un primo ministro mi riferisco alle dichiarazioni del francese Franois Fillon nellestate del 2011, echeggiate poi, in autunno, dal presidente Nicolas Sarkozy arriva ad affermare che la Francia si sarebbe battuta per difendere la sua tripla A (il voto pi alto che unagenzia di valutazione possa assegnare alla solvibilit di un debitore, in questo caso un bilancio pubblico), segno che la cultura politica dominante nella Ue ha toccato il fondo (p. 197). Il fatto grave continua Gallino non tanto che non ci sia riuscita, visto che Standard & Poors ha tolto una A alla Francia nel gennaio 2012. piuttosto lossequio che il capo del governo di un grande paese ha rivolto con quella dichiarazione agli enti che il sistema finanziario utilizza nel modo pi spregiudicato per imporre la propria volont ai governi. Mentre i politici europei si perdono in calcoli elettorali e diplomatici ormai superati e si profondono in pensieri di questo tenore, la saggezza convenzionale che informa il povero dibattito pubblico in seno allUnione Europea rischia di essere spazzata via non gi da idee eterodosse ma dalle circostanze. Il concetto di saggezza convenzionale fu per primo introdotto da J. K. Galbraith per indicare non gi ci che vero, ma ci che o sembra accettabile. Non un criterio di verit ma laccettabilit a determinare il successo e, quindi, la popolarizzazione delle idee. Cos oggi, ad esempio, ancora molto diffusa lidea che lausterit nella gestione 1 del bilancio pubblico sia il prerequisito indispensabile, la condicio sine qua non per uscire dalla pi grave crisi degli ultimi settanta anni. Lo afferma con forza il cancelliere tedesco e gli fanno eco gli altri politici europei, in compagnia di molti economisti e osservatori professionisti. Lo affermava pure il Presidente degli USA J. E. Hoover nei primi anni Trenta, quando si trovava alle prese con una crisi di simile portata, e perfino F. D. Roosevelt divenuto celebre in seguito per aver sposato dottrine antitetiche poco prima di succedergli alla presidenza (era il 1932) dichiarava che le entrate devono coprire le spese in un modo o nellaltro. Furono le circostanze a trionfare sulla saggezza convenzionale, non le idee alternative. Solo nel 1936 sette anni dopo il Grande Crollo del 1929! le idee recuperarono il terreno perduto rispetto alla realt, con la pubblicazione del testo di riferimento di quella che sarebbe divenuta la nuova saggezza convenzionale, la Teoria generale delloccupazione, dellinteresse e della moneta di J. M. Keynes. Questo testo gettava nel discredito lantica insistenza sullequilibrio di bilancio in tutte le circostanze e a tutti i livelli di attivit economica (inclusi i periodi di recessione e stagnazione). Divenne tanto convenzionale la saggezza keynesiana che sul finire degli anni Sessanta, per la prima volta, un presidente repubblicano si sarebbe proclamato keynesiano. Ma le circostanze dovevano ancora tornare a minare le certezze (o presunte certezze) acquisite. Una nuova fase di crisi si apriva nei primi anni Settanta. La nuova crisi si presentava affatto diversa dalla Grande Depressione, quando il problema economico si manifest essenzialmente come sottoutilizzo della capacit produttiva e disoccupazione. Ora alla disoccupazione si accompagnava uninflazione galoppante. Le tradizionali politiche keynesiane di rilancio della

domanda non resistettero alla prova dei fatti, rivelandosi del tutto inadeguate ad affrontare efficacemente la situazione. Anche in tal caso, ci vollero alcuni anni perch altre idee prendessero si affermassero come nuova saggezza convenzionale. Quel corpus di idee va generalmente sotto il nome di neoliberalismo. Stabilit dei prezzi, equilibrio del bilancio pubblico, Stato minimo, apertura economica una versione aggiornata, bench non senza notevoli innovazioni, del liberalismo e liberismo classici erano le bandiere della nuova convenzione che avrebbe sorretto la politica economica e la politica tout court durante gli ultimi trenta anni. Seguendo un copione gi scritto, di fronte allultima ed ennesima crisi del capitalismo, la maggior parte dei politici, degli economisti e degli osservatori non ha avuto nulla di meglio da offrire che la stessa ricetta applicata innumerevoli volte, sintetizzabile in un semplice slogan: lausterit di bilancio prima di tutto. lidea che si possa tornare a o continuare come se niente fosse il business as usual, ossia il corso consueto degli affari e della politica, quello convenzionalmente accettato e praticato negli ultimi decenni. Finch le circostanze non sovvertiranno questo ordine di idee, come gi accaduto con altri in passato. Anzi, probabilmente lo stanno gi facendo. In Grecia, il paese finora pi colpito in Europa dalla crisi, i blitz anti-immigrati operati da gruppuscoli di estrema destra e i brutali metodi usati dalla polizia per arrestare gli immigrati stessi sono una logica conseguenza di quelle ricette applicate in maniera insensata. tragicamente logico, infatti, che una folla disoccupata e tartassata e fra poco, forse, affamata se la prenda con gli ultimi arrivati, gli ultimi degli ultimi, quelli che ci rubano il lavoro che non c. Gi i leader di Alba dOro, emergente formazione dellestrema destra greca, propongono treni carichi di immigrati diretti verso la frontiera con la Turchia. Non uno scenario gi visto? Di fronte al pericolo reale che la crisi 2

economica scivoli pericolosamente nella devastazione sociale e da qui sconfini nella sospensione a tempo indeterminato della civilt dobbiamo oggi essere immaginativi e sperimentali. E anticipatori. fin troppo facile prospettare un futuro di perdurante stagnazione economica, catastrofi ambientali sempre pi devastanti, guerre combattute con armi di distruzione di massa. G. Bateson, M. Foucault, G. Anders, D. Harvey, G. Arrighi, N. Georgescu-Roegen e tante altre menti brillanti in diversi ambiti del sapere hanno chiaramente messo in luce ora luna ora laltra ora laltra ancora di queste eventualit. Ma oggi gi il divenire delle circostanze che vi conduce limmaginazione! La probabilit si avvicina pericolosamente alla possibilit delle catastrofi. La politica non pu pi aspettare! Con davanti a noi la prospettiva di multipli disastri che equivarrebbero a consegnare alle prossime generazioni un tetro mondo di sopravvissuti, un mondo come quello disegnato da C. McCarthy in La strada o da M. Haushofer in La parete; e con alle spalle due guerre mondiali e una lunga sequela di crisi economiche degenerate nelle pi violente manifestazioni politiche quali lautoritarismo, la guerra civile o il totalitarismo la politica oggi non ha scuse: deve adoperarsi per anticipare le circostanze. La saggezza convenzionale non adeguata allo scopo; occorre accogliere e mettere in pratica idee eterodosse, eretiche se necessario. Senza dimenticare che la cangiante realt di questo tempo esige che lidealismo si sposi con una buona misura di pragmatismo e flessibilit. Bisogna procedere per tentativi ed errori, coltivando nuove idee, elaborando meglio quelle gi in circolazione, mettendole alla prova e, soprattutto, abbandonando latteggiamento ideologico che ha finora caratterizzato la politica in tempo di crisi.

Da dove cominciare? Due ci paiono le questioni cruciali. La crescita economica capitalistica ha dato a una minoranza privilegiata dellumanit benessere diffuso e crescente mentre la maggioranza della popolazione mondiale non ha visto affatto migliorare le proprie condizioni, che per molti sono addirittura peggiorate , ma al prezzo di unalienazione crescente e di un graduale sgretolarsi del senso, dellidentit individuale e collettiva che molti sociologi hanno ben messo in evidenza (si veda ad esempio R. Sennet, La corrosione del carattere). Sciogliendo o come direbbe Z. Bauman liquefacendo i legami che tengono insieme le nostre societ opulente, queste tendenze mettono in pericolo la loro stessa sopravvivenza. Il secondo problema della crescita economica capitalistica, gi messo in rilevo oltre cinquanta anni fa dal Galbraith de La societ opulenta e, pochi anni dopo, da quellAurelio Peccei che fu promotore del Club di Roma, il paradosso di una crescita che si pretende infinita in un mondo le cui risorse sono finte. Ci sono valide ragioni per dubitare che la tecnologia trovi, e nei tempi e nei modi giusti, risposte adeguate a queste preoccupazioni ecologiste. pacifico che una maggiore regolazione dei mercati, il rilancio della domanda, una massiccia ridistribuzione del reddito e un nuovo ordine politico-economico europeo ed internazionale, per quanto appaiano dal nostro punto di vista idee condivisibili, non faranno granch per affrontare questi due imperativi. Il punto, a ben vedere, quello di trovare risposta a una domanda fondamentale: possibile escogitare e mettere in pratica in tempi non troppo lunghi in maniera tale, cio, da riuscire a gestire le catastrofi che oggi paiono possibili ma che rischiano infine di diventare certezza un capitalismo veramente umano e veramente rispettoso dellambiente? Pu darsi che la risposta sia affermativa, ma concentrarsi solo su una risposta da dentro, che assume il capitalismo come un dato immutabile, 3

rischia di rivelarsi lennesimo esempio di saggezza convenzionale che si avvita su se stessa nel tentativo di trovare soluzioni a problemi da essa stessa causati, finendo per aggravarli. In altre parole, se vero che il problema la stessa crescita economica capitalistica, rilanciare la crescita non un buon modo per affrontare il problema! Se si pu, legittimamente, dubitare di ogni alternativa a questo sistema, per altrettanto lecito dubitare di questultimo. Il capitalismo fa parte della storia, non la fine della storia di questo si pu essere certi. In quanto tale, come minimo si pu affermare che fallibile, imperfetto, non forma il migliore possibile dei mondi e non destinato a durare in eterno. Oggi pi che mai in passato, nulla pu essere lasciato intentato: ci che oggi appare impossibile, bizzarro, antiquato o inattuale potrebbe domani diventare saggezza convenzionale. Ma dopo che le circostanze e il loro carico di tragedie per luomo e lambiente abbiano fatto il loro corso. Perci, a fianco del pensiero e della sperimentazione gi in atto in alcune parti del globo di un capitalismo compatibile con le esigenze delluomo e della natura (che poi la stessa cosa), occorre continuare a pensare e sperimentare alternative al capitalismo stesso. Non ci sarebbe contraddizione, perch i due tipi di pensiero e sperimentazione opererebbero su orizzonti di tempo diversi ma paralleli: il tempo breve (immediato) del riformista per noi corre accanto e non in contrapposizione con quello del rivoluzionario. Non stiamo nemmeno rispolverando contrapposizioni ideologiche che hanno fatto il loro tempo (sinistra vs. destra, liberalismo, vs. socialismo, conservatori vs. progressisti, ecc.). Noi stiamo richiamando gli uomini (dai politici agli accademici, dai manager delle grandi corporations transnazionali ai lavoratori e lumanit tutta) a maturare una nuova coscienza politica, quella dellappartenenza a una comune specie. Concepirci come specie che abita una

casa comune (la terra, lunica che abbiamo) rende immediatamente superati e insulsi gli interessi, le diversit e tutti gli altri motivi dei conflitti che continuano a contrapporre gli uomini. Di fronte alle incombenti catastrofi che caleranno su di noi come specie e non come abitanti di questo o quel paese, poveri o ricchi, bianchi o neri; di fronte al tragico destino comune della nostra specie, pensare allinteresse della propria bottega nazione, etnia, classe e qualsiasi altra categoria politica, socio-culturale o economica non solo ozioso ma anche molto pericoloso. Perch divisi ci esponiamo inermi allineluttabile. il sapersi, il rappresentarsi come portatori di un comune destino che solo ci potr condurre ad affrontare i problemi del nostro tempo e di quello che verr. Saranno le circostanze o le idee a superare lattuale saggezza convenzionale? Non c da sperare che le idee anticipino le circostanze. Tuttavia, nelleventualit remota che si compia la virata necessaria, noi abbiamo voluto fornire qualche traccia da seguire. Non dare nulla per scontato, seguire un metodo sperimentale che non solo tolleri, ma incoraggi la costruzione di alternative e, prima di tutto, adottare una coscienza di specie (e non pi di nazione, di classe o altro). Noi pensiamo che sia soprattutto dallEuropa che debba provenire un messaggio forte in queste direzioni. LEuropa stata negli ultimi secoli fucina di idee che hanno, nel bene o nel male, cambiato radicalmente la vita sulla terra, e non solo per gli europei ma per tutti gli uomini. LEuropa ha oggi lopportunit di trasformare una grave crisi interna in una fucina di idee per affrontare i problemi non solo degli europei ma di tutta il genere umano. Sapr accettare linevitabile declino del proprio ruolo geopolitico ed economico e imporsi invece come attore culturale di primo piano guidando lumanit verso livelli pi alti di consapevolezza? Noi ce lo auguriamo. Per il bene dellEuropa e del mondo. 4

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