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In macroeconomia il prodotto interno lordo[1] (PIL, in inglese gross domestic pr oduct o GDP) il valore totale dei beni e servizi

i prodotti in un Paese da parte d i operatori economici residenti e non residenti nel corso di un anno, e destinat i al consumo dell'acquirente finale, agli investimenti privati e pubblici, alle esportazioni nette (esportazioni totali meno importazioni totali). Non viene qui ndi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi di beni e servizi c onsumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi . Prodotto interno lordo delle principali 5 economie della comunit europea, a parti re dal 1991. In milioni di Euro (o ECU). Dati ufficiali di EUROSTAT. . Indice 1 Definizione 1.1 PIL nominale e PIL reale 2 Principali obiezioni al PIL e alternative 2.1 Indicatore del progresso reale 2.2 Felicit nazionale lorda e Indice di sviluppo umano 2.3 Index of Sustainable Economic Welfare 2.4 Subjective well-being 3 Percentuale annua del PIL in Europa 4 Voci correlate 5 Note 6 Fonti 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Definizione Il PIL pu essere considerato come: la produzione[1],[2] totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei c onsumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quan to componenti del prezzo finale pagato dagli acquirenti); tale ammontare pari al la somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche di attivit economi ca[3],[4] aumentata delle imposte sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, i mposte sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi agl i olivicultori, alle aziende comunali di trasporto, ecc.); il PIL , infatti, il s aldo del conto della produzione; il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle impr ese per gli investimenti; vale infatti l'identit keynesiana Y=C+G+I+(X-M), dove Y il PIL, C sono i consumi finali, G la spesa dello Stato, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni; l'identit vale in quanto la quota del prodot to destinata alla vendita, ma non effettivamente venduta si traduce in un aument o delle scorte, che sono una componente degli investimenti; la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attiv it produttiva si sopportano, infatti, costi per l'acquisto di beni e servizi da c onsumare o trasformare (i consumi intermedi) e costi per la remunerazione dei fa ttori produttivi lavoro e capitale; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori. Il PIL detto interno in quanto comprende il valore dei beni e servizi prodotti a ll'interno di un paese (indipendentemente dalla nazionalit di chi li produce). Pi precisamente (vedi anche il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali), si considera la produzione di beni e servizi: effettuata da operatori residenti, ovvero da operatori che hanno sul territo rio dello stato il centro dei loro interessi, o che compiono operazioni economic

he e finanziarie sul territorio dello stato per un periodo di tempo di almeno un anno; nel territorio economico dello stato, che coincide con il territorio politic o-amministrativo a meno delle seguenti eccezioni: vengono compresi: le sedi all'estero di ambasciate, consolati e basi militari; le navi, gli aerei e le piattaforme galleggianti appartenenti a resi denti; i giacimenti situati in acque internazionali e sfruttati da resident i; vengono escluse le zone franche extra-territoriali concesse come sedi di ambasciate, consolati e corpi militari di altri paesi; viene convenzionalmente compreso il personale di organismi internazional i, quali la FAO, che gode dell'extraterritorialit. Nel Sistema europeo dei conti nazionali e regionali si passa dal Conto della pro duzione al Conto della generazione dei redditi primari ed al Conto dell'attribuz ione dei redditi primari. Il saldo del primo il risultato lordo di gestione (PIL meno redditi da lavoro dipendente dei residenti e meno imposte nette sui prodot ti e sulla produzione), nel secondo si aggiungono al risultato lordo di gestione , tra l'altro: i redditi da lavoro dipendente, questa volta aggiungendo i redditi di lavora tori dello stato all'estero e sottraendo i redditi percepiti nello stato da lavo ratori stranieri; i redditi da capitale netti dall'estero: i redditi da capitale (interessi, d ividendi, fitti di terreni, ecc.) spettanti a residenti, al netto di quelli spet tanti a non residenti. Si ottiene cos il reddito nazionale lordo. Il PIL detto lordo perch al lordo degli ammortamenti (per ammortamento si intende il procedimento con il quale si distribuiscono su pi esercizi i costi di beni a utilit pluriennale, che possono essere di diversa natura). una misura basilare usata in macroeconomia. A partire dal PIL definibile il reddito pro-capite, pari al rapporto tra il PIL e il numero dei cittadini. PIL nominale e PIL reale Come ogni misurazione economica, il PIL pu essere misurato in termini reali o ter mini nominali. Misurare il PIL in termini nominali vuol dire misurarlo nel suo valore espresso in moneta attuale, esprimerlo in termini reali vuol dire depurarlo delle variazi oni dei prezzi dei beni prodotti. Dividendo il PIL nominale per il PIL reale si ottiene un indice chiamato "deflatore del PIL". Il PIL reale, al contrario di qu ello nominale, pu essere confrontato fra anni diversi.[5][6] Da notare che il def latore del PIL misura la variazione dei prezzi di tutti i beni prodotti (siano e ssi beni di consumo o di investimento, siano essi consumati da residenti o espor tati) ed quindi diverso dal tasso di inflazione, che misura la variazione dei pr ezzi dei soli beni di consumo presenti sul mercato interno, compresi quelli impo rtati. Principali obiezioni al PIL e alternative Il concetto di PIL, e anche il modo di calcolarlo, si sono perfezionati nel temp o a partire dalla sua nascita e, nel corso del tempo, il PIL si guadagnato una p osizione di preminenza circa la sua capacit di esprimere o simboleggiare il benes

sere di una collettivit nazionale. Ma non sono state risparmiate al PIL critiche molto dure, anche a partire da un'epoca in cui il concetto non era cos noto e dom inante. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones n i s uccessi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inqu inamento dell'aria, la pubblicit delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le n ostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi tel evisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cr esce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene c onto della salute delle nostre famiglie, della qualit della loro educazione e del la gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesi a e la solidit dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri t ribunali, n dell'equit dei rapporti fra noi. Non misura n la nostra arguzia n il nos tro coraggio n la nostra saggezza n la nostra conoscenza n la nostra compassione. M isura tutto, eccetto ci che rende la vita degna di essere vissuta (Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University) Il PIL tiene conto solamente delle transazioni in denaro, e trascura tutte q uelle a titolo gratuito: restano quindi escluse le prestazioni nell'ambito famil iare, quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del non-prof it) ecc. Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicch entrano a farne par te, ad esempio, i danni provocati dai crimini (riciclaggio di denaro), dall'inqu inamento, dalle catastrofi naturali. In questo modo il PIL non fa distinzione tr a le attivit che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono: persin o morire, con i servizi connessi ai funerali, fa crescere il PIL. Il PIL, come del resto tutti gli altri indicatori, non strumento neutro ma e spressione del paradigma teorico da cui ha origine[7]. L'idea che il PIL sia un numero relativamente poco significativo sempre pi condiv isa. Il dibattito in materia intenso anche a livello istituzionale. A titolo di esempio, il 19 e 20 novembre 2007 si tenuta a Bruxelles la conferenza internazio nale Beyond GDP (Oltre il PIL) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall'OCSE e dal WWF. La conferenza ha richiamato leader politici, rapp resentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni unite con l'obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicato ri pi appropriati per misurare il progresso[8]. Sempre a testimoniare la crescent e attenzione del mondo politico per il tema, il presidente francese Nicolas Sark ozy nel corso della conferenza stampa di inizio 2008, ha annunciato di aver inca ricato tre personalit di alto rilievo, Jean-Paul Fitoussi e due premi Nobel per l 'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. Bisogna cambiare il nost ro strumento di misura della crescita, ha detto Sarkozy, convinto che contabilit n azionale e PIL abbiano evidenti limiti che non rispecchiano la qualit della vita dei francesi.[9] Il risultato del loro lavoro, a capo della Commissione sulla misura zione delle performance economiche ed il progresso sociale un rapporto uscito ne l 2009. Il tema interessa da anni gli studiosi di diversi ambiti della conoscenza. Recen temente si sviluppato un intenso dibattito multi-disciplinare sorto in seguito a ll'evidenza empirica riguardante il diffuso disagio e le sperequazioni esistenti nelle societ a reddito avanzato. Il dibattito ha portato alla creazione di numer osi indici di benessere o di crescita alternativi al PIL. Indicatore del progresso reale Il principale indicatore proposto come alternativa al PIL che tiene conto delle principali critiche poste ad esso, il Genuine Progress Indicator (GPI), in itali ano "indicatore del progresso reale". Il GPI ha come obiettivo la misurazione de

ll'aumento della qualit della vita (che a volte in contrasto con la crescita econ omica, che invece viene misurata dal PIL), e per raggiungere questo obiettivo di stingue con pesi differenti tra spese positive (perch aumentano il benessere, com e quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalit, inquinamento , incidenti stradali). Simile a questo indice esiste un Prodotto interno lordo v erde introdotto da alcune province cinesi. Felicit nazionale lorda e Indice di sviluppo umano Un ulteriore indicatore, alternativo a GPI e PIL la felicit nazionale lorda (FIL) oppure, per valutare la qualit della vita dei cittadini dei paesi membri delle N azioni Unite vi l'Indice di sviluppo umano. Index of Sustainable Economic Welfare Recentemente stata sostenuta la proposta, ideata nel 1989 da Herman Daly e John Cobb, di utilizzare un indicatore alternativo al PIL: l'ISEW. In tale indicatore rientrano non solo il valore complessivo dei beni e dei servizi finali prodotti in un paese, ma anche i costi sociali e i danni ambientali a medio e lungo term ine. In pratica, il calcolo dello sviluppo di un paese non si baserebbe pi soltan to sulla mera crescita economica ma anche su fattori sociali ed ambientali che c onsiderano la soglia dello Sviluppo Sostenibile. A questo riguardo, recentemente stata pubblicata da Donzelli l'analisi condotta dall'Universit di Siena sotto la direzione del professor Enzo Tiezzi: "La soglia della sostenibilit ovvero tutto quello che il Pil non dice". Subjective well-being Un altro indicatore il cosiddetto subjective well-being (SWB), vale a dire la perc ezione che gli individui hanno della propria vita e del grado di soddisfazione c he provano per essa. Questo indicatore della felicit delle persone, per quanto si ntetico, ha il vantaggio d'essere stato rilevato da diversi decenni e in molti pae si del mondo. Studi empirici evidenziano che il SWB stenta a crescere nel tempo in diversi paesi, come il Giappone, o diminuisce, come negli USA, nonostante il reddito pro-capite abbia avuto una evidente tendenza a crescere[10]. Ci costituis ce per gli economisti un paradosso, chiamato paradosso della felicit o "paradosso d i Easterlin", in quanto gli economisti sono abituati a pensare al reddito come a d un buon indicatore di benessere. Tutti gli indicatori esaminati sopra hanno la comune caratteristica di riconosce re la limitata significativit del prodotto interno lordo e la sua inadeguatezza c ome dato espressivo del reale benessere di un Paese. In proposito, esistono tutt avia posizioni pi radicali: quelle di chi reputa che gli indici, ovvero i numeri, s iano ben poco espressivi del fatto economico e del valore. Di qui la scarsa atte ndibilit del PIL e il giudizio negativo sul sistema dei prezzi come sistema esclu sivo di misurazione del valore e sull'economia vista come gara alla conquista di n umeri sempre pi grandi capaci di esprimere solo cifre sempre pi grandi di denaro. Di qui, pi in generale, i dubbi sulla possibilit di quantificare qualunque sia il sistema adottato - la misura di variabili che presentano legami indissolubili co n il tema della qualit della vita, ovvero di sottoporre il valore che ha un senso, non un prezzo a operazioni di misurazione in senso stretto[11]. In realt il probl ema di misurare il benessere nazionale un problema insolubile, in quanto la misu razione del valore non pu essere effettuata su base oggettiva. Il valore, come sp iegato dalla Teoria soggettiva marginalista del valore, viene associato soggetti vamente a ciascun bene dalla capacit che esso ha, nelle intenzioni d'uso del prop rietario, di raggiungere i propri fini personali soggettivi. Rimane perci chiaro che, dacch non possibile misurare oggettivamente n concetti come "valore" e "ricch ezza", n soprattutto "felicit", n "progresso reale", il PIL rimane un indicatore co n scarsissimo senso economico, specie se applicato a gruppi di persone disomogen ei, mentre le soluzioni alternative proposte sono semplicemente arbitrarie e irr ealistiche.

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