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IL PAPA E IL VESCOVO
IL PAPA E LA CITT
IL PAPA IN CONVENTO
Effetto Francesco
LEDITORIALE
IL PAPA E I MEDIA
hanno definita la rivoluzione gentile del Papa venuto da lontano. Ma meglio non lasciarsi ingannare dal sorriso e dai modi affabili. Nei palazzi vaticani hanno cominciato a capire di che pasta fatto Papa Francesco. Un carattere forte e deciso, un uomo abituato a comandare e a decidere. Ci che chiede vuole che sia fatto subito e bene. Ascolta tutti, ma fa di testa propria. Dopo una messa nella chiesetta di SantAnna, in Vaticano, i cerimonieri gli hanno suggerito di non salutare tutti i presenti: lui andato in strada con i paramenti sacri ad abbracciare i fedeli. I liturgisti gli hanno suggerito di pronunciare lomelia dallo scranno riservato al Pontefice: lui non si scomposto, si alzato ed andato a predicare dal pulpito. un Papa profondamente diverso dal teologo e filosofo Ratzinger. Semmai ricorda Giovanni XXIII. Papa Francesco ha 76 anni,
di origini italiane, i suoi primi studi sono stati da perito chimico, a Buenos Aires usava la metropolitana, ha snobbato gli appartamenti papali, cucina da solo, va a letto alle 21.30 e si alza alle 4.30 del mattino, ama il tango che ballava con la fidanzata prima della vocazione. Ha fantasia e uno spiccato senso dellironia. Ricorre spesso a colorite espressioni di un dialetto ispanico usato dai portolotti di Buenos Aires. Rivolgendosi ai giovani ha chiesto di non balconear che, nel linguaggio degli scaricatori di porto, significa non stare a guardare alla finestra. Poi si raccomandato di fare ruido, cio di fare casino. Messaggi che hanno spopolato sul web, rilanciando linteresse allessere cristiani,
cosa non affatto scontata in tempi segnati dalla secolarizzazione e dallindifferenza. Papa Bergoglio ha una vasta cultura, ma parla come un maestro elementare che vuole tradurre concetti difficili. Ad esempio, ai preti che si chiudono nella propria dimensione parrocchiale ha chiesto di non perdere troppo tempo a mettere i bigodini alle pecore. In un plenaria con i vescovi romani, a San Giovanni in Laterano, ha detto che bisogna andare incontro alle coppie di fatto e ai divorziati risposati. Di fronte a qualche cardinale sbigottito da una simile apertura ha aggiunto candidamente: Non siamo mica nel Medio Evo eh? Siamo nel 2013. In una messa mattutina a Santa Marta ha invitato i presenti al buonu-
more. Unaltra volta si lamentato per le facce di certi cristiani da peperoncino acido. andato gi pesante anche con le suore e i frati: li ha chiamati zitelloni. La chiave di lettura, forse, pi semplice di quanto certe analisi vorrebbero far credere. Tornando dal Brasile, ha detto ai giornalisti: Dobbiamo essere normali. normale che un Papa salga in aereo con una borsa con lagenda, il breviario, un libro e il rasoio (anche i Papi si fanno la barba!). normale anche che alzi il telefono per chiamare chi gli ha chiesto una parola di conforto. normale che in una societ ci siano i gay e che abbiano dei diritti. normale che le persone si sposino, divorzino e si risposino. normale che la donna abbia parit di ruoli e funzioni. Papa Francesco ha avviato questa conversione alla normalit delluomo e della donna che pensano, vivono, agiscono, sbagliano, cadono e si rialzano.
il Ducato
parrocchie e ci ha dato molti consigli. Poi ci ha parlato dei suoi progetti e delle questioni delicate che ha intenzione di affrontare. Larcivescovo di Milano Angelo Scola ha detto che grazie alleffetto Francesco le confessioni sono raddoppiate. successo anche a Urbino? S anche i parroci della mia diocesi mi hanno detto che sono aumentate le persone che si avvicinano alla confessione, ma gi la visita a Roma ha dimostrato il grande entusiasmo e la grande attesa che i fedeli hanno costruito intorno a papa Francesco. Merito forse anche della strategia comunicativa di Bergoglio? Il papa sta seguendo tutti i percorsi e gli itinerari possibili per far avvicinare la gente alla Chiesa. E la Chiesa dal punto di vista della comunicazione sempre stata puntuale, anzi forse ha anticipato alcune iniziative. Il Papa poi sa trovare il modo adeguato per arrivare al cuore dei fedeli, basti pensare alla domenica della misericordina: il rosario, la medicina che pu aiutare tutti. Quali sono secondo lei le differenze principali tra Bergoglio e il suo predecessore, Joseph Ratzinger? Ogni Papa porta il papato con le sue caratteristiche personali. Benedetto XVI ci aveva abituato al gusto della parola profonda, al pensiero elaborato, al dialogo con le religioni. Purtroppo in questo non stato seguito molto dalle grandi masse, ma chi lo ha ascoltato lo ha anche apprezzato. Papa Francesco si affida di pi ai gesti, alle parole suggestive piene di immagini, parole subito percepibili dalla gente, si lascia guidare dalla semplicit e dallimmediatezza. Ad esempio la frase non lasciatevi rubare la speranza uno slogan immediato che abbiamo ripreso anche noi in occasione della visita in Vaticano. Inoltre, le sue spiegazioni del Vangelo sono semplificate, le omelie ridotte a tre parole. Ricordo quando disse che ad una famiglia per vivere nellamore bastano tre parole: permesso, scusa e grazie. Lei li ha conosciuti entrambi, cosa hanno di diverso? Sono entrambi molto cordiali, solo che la cordialit di papa Francesco pi manifestata, pi espressa. Dei due ho cono-
sciuto meglio Benedetto XVI perch quando ero rettore a Roma ci siamo incontrati almeno sei o sette volte, lho accompagnato negli spostamenti nei vari seminari e siamo stati pi volte a tavola insieme. Posso assicurare che molto pi piacevole sedere accanto a Benedetto XVI che accanto ad altri personaggi importanti. In questi primi otto mesi di pontificato, papa Francesco ha detto che sogna una Chiesa che sia come un ospedale da campo, capace di curare i cuori. Il messaggio stato accolto? Lo stile di papa Francesco cos forte che si comunica facilmente ai preti e ai vescovi. Io percepisco in loro un cambiamento, ma ovviamente non in tutti e non allo stesso modo. Secondo il Papa la Chiesa dovrebbe avere il coraggio di andare incontro anche a chi finora non lha mai frequentata o se n allontanato perch si sentito giudicato. Il riferimento anche alle persone omosessuali e ai divorziati-risposati. Lei cosa ne pensa? Con la frase che il Santo Padre ha pronunciato di ritorno da Rio de Janeiro: Se una persona omosessuale di buona volont ed in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla, intendeva dire che ogni persona deve essere accolta come tale, senza fare categorie o esprimere giudizi che non lasciano spazio alla fiducia e alla speranza. Una cosa fare un discorso teorico sullomosessualit, altra
cosa incontrare la persona concreta. Da parte mia non esprimo nessuna preclusione, certamente cos come c una morale riguardo le persone eterosessuali, c una morale anche per le persone omosessuali. Su questo punto la Chiesa non ha mai cambiato la sua dottrina. E per quanto riguarda i divorziati? Non penso a cambiamenti epocali come la comunione ai divorziati. Ragionando in modo astratto, non sarei daccordo che i divorziati risposati possano fare la comunione perch solo conoscendo concretamente le persone si pu distinguere tra quelli che vivono questa condizione con superficialit e quelli che invece vivono situazioni sofferte. Mi piacerebbe che il Papa pensasse ad una facilitazione nel riconoscimento dellannullamento del matrimonio,almeno per le relazioni pi complicate. Bergoglio ha detto che necessario ripensare il ruolo della donna nella Chiesa. Qual il suo parere? Io credo che ci siano delle sensibilit femminili che potrebbero dare un grande contributo alla Chiesa. Nella mia esperienza di parroco ci sono state alcu-
ne intuizioni, alcuni percorsi e suggerimenti che mi sono stati trasmessi proprio dalle donne. Grazie alla loro sensibilit ho visto le cose in un altro modo e in unaltra prospettiva. Bergoglio ha detto che la pastorale missionaria deve essere essenziale. Lei come prepara le sue omelie e cosa cerca di trasmettere? Io preparo le omelie guardando, pregando e riflettendo sul Vangelo. Cerco di non fare quadri espositivi dottr inali, mi concentro su alcuni aspetti del Vangelo, alcune parole, alcuni atteggiamenti di Ges e faccio delle riflessioni su questo. Credo che la semplicit sia il modo migliore per arrivare al cuore dei fedeli. Quali sono secondo lei gli appuntamenti che attendono Papa Francesco? Non so, siamo molto in attesa. Io personalmente aspetto riforme organizzative della Chiesa, sulla collegialit sia a livello centrale sia a livello delle varie conferenze episcopali. Certamente anche una riforma di alcuni aspetti della dottrina per approfondire il discorso sulla liturgia e per far avvicinare le persone alla comprensione della parola di Dio.
IL PAPA E IL VESCOVO
Parla la citt
racconta Maria Teresa Romanetti. Un Papa eccezionale, un Papa che mi commuove dice Vittorio Marcucci, mostrando le foto di quando anche lui ha indossato gli abiti religiosi interpretando proprio un cardinale nella rievocazione storica della citt. Secondo Piergiorgio Grassi, direttore dellIstituto Superiore di Scienze Religiose dellUniversit di Urbino, papa Bergoglio amato molto perch le persone si sentono ascoltate, accettate, e perch il pontefice si rivolge loro con un linguaggio diretto, semplice e profondo allo stesso tempo, un linguaggio che ricorda da vicino quello del Vangelo, fatto di p a r a b o l e , immagini e metafore. papa Francesco si pone nella direzione del Concilio Vaticano II, confermando la ricerca del dialogo con le altre religioni e con i non credenti. Non viene negata la dottrina della Chiesa - puntualizza il professor Grassi - ma viene posto laccento sullimportanza del Vangelo e della sua annunciazione. Gli interventi che sono in atto, come la riforma della Curia, dello Ior, la ricerca di maggiore spazio per le donne, hanno lo scopo di rendere pi snella e agile tutta la realt della Chiesa. Le novit arriveranno per gradi ma la strada sembra essere delineata molto bene. Le tematiche che da tempo erano rimaste sullo sfondo o in sospeso oggi si stanno affrontando. Credo che lumanit di papa Francesco spiega Grassi - sia dovuta in parte anche allesperienza pastorale molto forte nei barrios argentini di Buenos Aires, che hanno dato allallora cardinal Bergoglio la consapevolezza che il mondo abbia bisogno di una proposta evangelica pi semplice e diretta, ma allo stesso tempo anche pi profonda e irradiante. sicuramente in atto un cambiamento, bisogner vedere fino a che punto si riuscir ad incidere in profondit, avendo ben chiaro che la Chiesa fatta di persone che hanno i loro limiti, le loro difficolt e che devono convertirsi insieme, nel senso di muoversi insieme, verso un obiettivo comune.
il Ducato
Francesco spirituale
I buddisti (pochi) promuovono le sue aperture
STEFANO CIARDI
nche se molti possono pensare che il buddismo in Italia sia una religione solo allappannaggio di qualche personaggio famoso come Sabina Guzzanti e Roberto Baggio, la comunit buddista italiana molto ampia e ha un grande centro proprio a Pesaro. I praticanti di questo centro che accoglie anche alcuni urbinati hanno deciso di fare proprio lappello di Papa Francesco per il digiuno del 7 dicembre a favore della Pace tra i popoli. difcile non essere daccordo con questo papa ha detto Giorgio, il responsabile del centro di Pesaro esprime una spiritualit semplice ma potente, carica di gesti simbolici capaci di arrivare a tutti, sia agli atei che ai credenti di altre religioni. Il Buddismo nasce nel VI secolo a.C. da lontano, in India, sotto la predicazione dellasceta Siddhartha, che assunse poi il nome di Budda, il risvegliato. Dopo una giovinezza spesa nel lusso sotto la tutela del padre si allontan dalla societ per dedicarsi ad una vita di meditazione
solitaria, che interruppe dopo unilluminazione avvenuta sotto un albero di co. Da l comincio la sua predicazione e apr la sua prima scuola, che accoglieva anche le donne. Il Sangha Loka di Pesaro (il luogo dellincontro), nato 15 anni fa con orientamento tibetano, molto aperto al dialogo interreligioso e al rispetto delle altre confessioni. Dal 2005 la comunit di Pesaro ha scelto di aderire alla costituzione di Sangha Rime Italia, rifacendosi alla comunit spirituale sviluppata in Francia sotto limpulso del grande maestro tibetano Kalu Rinpoce e di uno dei suoi principali eredi spirituali, Lama Denys Tendrup. Papa Francesco, grazie al suo modo informale di porsi, apparso subito come un modo migliorare ancora di pi la cooperazione tra le due religioni. Come ha ricordato ancora Giorgio, anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si erano aperti verso il buddismo, ma il nuovo pontece ha una marcia in pi: grazie alla sua grande carica rivoluzionaria, Francesco in grado di mostrare laspetto pi spirituale e umano della chiesa, capace di creare un contatto profondo con tutti.
IL PAPA E IL DIALOGO
Lopinione dellebraicista Cova
M
Qui non riposano gli ebrei
Il cimitero chiuso. Troppi vandali e squilibrati
lle pendici del Monte degli Ebrei, nelle campagne di Urbino, c un cancello di ferro alla base di una collinetta che nasconde un cimitero poco vistoso. Un grosso lucchetto di metallo blocca linferriata su cui campeggia una stella a sei punte: il simbolo, come un guardiano, divide questa parte di mondo da quel nido protetto. Oltre quella stella di Davide rivolta verso Gerusalemme le lapidi sono sparse alla rinfusa e il muschio si ormai impadronito della pietra. Questo luogo in funzione, ma il cancello rimane chiuso al pubblico perch troppe volte i vandali hanno sfregiato le tombe. Ma le visite sono autorizzate ai parenti che vogliono mantenere un colloquio ideale con i defunti. Il cimitero ebraico di Urbino visibile oggi stato edificato nel 1874 nella localit di Gadana, poco lontano da quello trecentesco, abbandonato perch costruito su un terreno troppo friabile. Il numero dei sepolti molto pi alto di quello delle lapidi a causa delleditto contro gli ebrei emanato da Pio VI nel 1775, periodo in cui Urbino era soggetta allo Stato Pontificio: secondo questo editto, in linea con lantisemitismo della Chiesa del tempo, era vietato scrivere sulle lapidi il nome del defunto, in modo che di esso si perdesse ogni traccia. Solo le tombe dei rabbini e dei sapienti erano esentate da questo decreto. Leditto fu emanato negli stessi anni della
Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo e del Cittadino, redatta dallassemblea nazionale costituente di Francia. Mentre nel testo francese cera scritto che lignoranza, loblio o il disprezzo dei diritti delluomo fossero le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, in quello del papa Pio VI si condannavano gli ebrei che facevano cortei funebri ad essere torturati con cera bollente e ad altre punizioni corporali. Il cimitero ebraico di Urbino molto ristretto e le lapidi sono attaccate luna allaltra; una caratteristica tipica dei cimiteri riservati agli ebrei di tutta Europa, costretti a seppellire i propri morti allinterno degli angusti spazi del ghetto. Il cimitero ebraico di Praga ne un famoso esempio: in alcuni punti le lapidi si sovrappongono per nove strati di sepoltura. Quasi nessuno degli ebrei della zona deportati durante la seconda guerra mondiale stato sepolto in questo cimitero, perch in pochi sono riusciti a tornare vivi; la maggior parte sono rimasti inghiottiti dai lager nazisti quasi 70 anni fa. Su una delle lapidi rimasta la piccola immagine di una bambina dai capelli scuri e ricci, contro le regole dei cimiteri ebraici, che vietano lesposizione di foto sulle tombe. lunica fotografia, ma senza nome e con una memoria nascosta. (s.c)
LOSTIA PROFANATA
La predella del XV secolo eseguita da Paolo Uccello uno dei pezzi pi famosi della Galleria Nazionale delle Marche. Pur narrando un tema tipico dellantigiudaismo medievale, esponendolo davanti alla comunit, Federico da Montefeltro intendeva rassicurare gli interlocutori israeliti che i rapporti sarebbero rimasti cordiali per chi avesse rispettato la legge. ll Duca, contemporaneamente, intendeva mostrare fedelt allo Stato Ponticio, ben pi rigido nei confronti degli ebrei.
os e r a luom o p i umile che ci fosse sulla terra. Lo ha detto e scritto Bergoglio in tempi non sospetti, quando viveva ancora in Argentina e operava come vicario nella diocesi di Buenos Aires, mantenendosi in costante contatto con Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico latinoamericano. A suggerirci la lettura del saggio che nato da questo dialogo e a parlarci di come lultimo pontece stia impostando il dialogo coi seguaci dellAntico Testamento Gian Domenico Cova, esperto di cultura e religione ebraica e docente dellIstituto Superiore di Scienze religiose di Urbino: Se possibile segnalare un aspetto che distingua lattitudine di papa Bergoglio da quella dei suoi predecessori, occorre rifarsi al suo precedente servizio di vescovo in Argentina. Ratzinger e Wojtyla sono stati vescovi per pochi anni, mentre il papa, durante il ventennio del vicariato, aveva gi fatto propria la missione di mettersi in relazione con la comunit ebraica che viveva accanto alla sua chiesa di Buenos Aires. Sin dal discorso dinsediamento Francesco ha sottolineato la continuit tra il servizio petrino e lepiscopato romano. Forse dal suo ponticato ci si pu attendere un esercizio esemplare del dialogo ebraico-cristiano, in particolare attraverso la chiesa locale chiarisce Cova sono azioni coerenti non solo col suo passato, ma con quanto hanno fatto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Dal Concilio Vaticano II in poi il dialogo fra cattolici ed ebrei ha seguito una linea costante di approfondimento, smentita solo da alcune smagliature che le due parti hanno sempre dichiarato superate. Lo stesso riferimento ai fratelli maggiori riprende un detto ormai famoso di Giovanni Paolo II. Il professore fa poi un salto indietro di 600 anni, spostandosi a un altro periodo in cui il dialogo e la convivenza fra cattolici ed ebrei fece enormi passi avanti: Non solo qui, ma anche in altre parti dItalia, le comunit ebraiche prosperavano nello spirito di tolleranza tipico del Rinascimento. Il Ducato di Urbino, anche sotto questaspetto, era considerato un modello. Federico da Montefeltro, che govern dal 1444 al 1482, invit gli ebrei a trasferirsi nelle sue terre, permettendogli di praticare liberamente le attivit commerciali e artigianali. Sul nire del XV secolo gli israeliti costituivano un terzo della popolazione della citt. Alcuni di loro sedevano
anche a corte come consiglieri per le questioni nanziarie. Ce lo indicano cognomi di provenienza come DUrbino, Urbini, Cagli, Pergola. Anche Orece e Sarto ricordano loro antichi mestieri. Da kasher, che in ebraico signica conforme e con cui si indica il cibo tradizionale, viene il detto locale en (non ) tant cascirro usato nei riguardi di una persona poco raccomandabile. Ma un dipinto che ancora una volta aiuta a capire la complessit dei rapporti fra la comunit ebraica e quella cattolica. LOstia profanata di Paolo Uccello parte della Pala del Corpus Domini, opera eseguita insieme a Giusto da Gand nel 1467-1468. Il pittore ha rappresentato uno dei racconti pi famosi dellantigiudaismo medievale, ispirato alle vicende di un ebreo parigino, in sei scene divise da rocchi lignei a torciglione dipinti. Il colore dominante il rosso. Nella prima scena ci si trova in un banco di prestito ebraico. Il contesto non cristiano evidente grazie a tre dettagli: lo scorpione sul camino (simbolo dellantigiudaismo), la testa di moro e la stella. Sta avvenendo una vendita sacrilega di unostia consacrata da parte di una donna che riceve in cambio una borsa di denaro. Nella seconda scena, intitolata la cattura dellebreo, si vede linterno della casa dove si sta cuocendo lostia in un pentolino sul camino. Questa, essendo corpo di Cristo, fa uscire sangue, che invade il pavimento e arriva n oltre la soglia dellabitazione, dove un gruppo di persone richiamato allattenzione e tenta di entrare nella casa sfondando la porta. Nella quarta scena, sullo sfondo di un lontano paesaggio campestre, sta per avvenire limpiccagione della donna che aveva ceduto lostia, con la presenza di un angelo che sembra suggerire una possibilit di redenzione. Nella quinta scena, alla presenza di soldati, lebreo, la moglie e i loro due glioletti sono giustiziati sul rogo. Nellultima gli angeli e i demoni si contendono lanima della donna sacrilega, allombra di un altare sotto un abside molto simile a quello della riconsacrazione. Il periodo di prosperit per gli ebrei termin con lannessione del Montefeltro ai territori della Chiesa (1631), a cui segu il progetto del ghetto, istituito ufcialmente due anni dopo tra Porta Valbona e Via Stretta, dove fu costruita la sinagoga, che si trova al numero 43. Entrando dallingresso principale possibile notare sulla parte sinistra una lapide, dove sono incisi antichi caratteri ebraici. C scritto: I Duchi di Urbino diedero generosa ospitalit nelle loro terre agli ebrei altrove perseguitati.
il Ducato
apa Ratzinger ha zappato a fondo, ha tirato su la melma e se ne sentita la puzza. Non sono le parole di un opinionista televisivo ma quelle, pronunciate dietro le inferriate del convento delle Clarisse Cappuccine di Mercatello sul Metauro, di Raffaella, una giovane monaca che vive con altre trenta sorelle a poche decine di chilometri da Urbino. Allentrata del piccolo monastero si viene accolti da una suora alla ruota, il piccolo marchingegno che serve a far passare oggetti dallinterno allesterno e viceversa. la suora a dare al visitatore la chiave per entrare nel parlatorio, una stanzetta arredata in modo essenziale. Una delle quattro pareti occupata quasi interamente da una grata in ferro battuto. Dietro di essa le suore parlano come se quella grata, simbolo di una vita monastica, non esistesse.Il gesto di umilt e rinuncia di Benedetto XVI ha spianato la strada a Francesco: io credo che lo Spirito Santo abbia creato una catena che ci ha portato a questo Papa. Un Papa dallo spirito francescano proprio come loro, le clarisse, monache cappuccine il cui ordine stato fondato proprio dalla compagna spirituale di San Francesco dAssisi, Santa Chiara. Francesco - dice suor Marilena, poco pi di 30 anni e voce potente - ci d speranza in una Chiesa nuovamente umile, semplice e povera, pi vicina alla struttura evangelica, quella voluta da Ges. Non osavo sperare in un regalo cos grande da parte di Dio. Dietro le grate del convento gli occhi delle suore di Mercatello si illuminano nel parlare di papa Bergoglio: Ha fatto di San Pietro una casa per i fedeli che vi si accampano - spiega suor Samuela - per noi religiosi di questo vecchio continente una cosa nuova e sconvolgente: dice basta agli orpelli e alle regalit e cammina con la gente. Noi leggiamo ogni giorno con interesse la predica di Santa Marta (il convento dove ha scelto di abitare papa Francesco, ndr) perch ci da un concreto nutrimento per la nostra vita spirituale, ne parliamo con gioia persino nelle nostre ore libere, a ricreazione. Con la sua coerenza richiama allordine anche noi. La vita delle Clarisse, che aderiscono alla regula monastica del fraticello di Assisi, scandita dalla preghiera: sveglia alle 6,30, poi le lodi, la messa e lesposizione eucaristica, a mezzogiorno lOra Media e poi a pranzo in refettorio, dove una sorella legge i giornali, e cos avanti per tutta la giornata no alla Compieta serale e al silenzio no alluna di notte, ora in cui si recita il Mattutino. in questo tipo di attivit che, probabilmente, sentono di pi lintervento del nuovo pontece: La frase che mi ha colpito di pi nora - racconta ancora suor Raffaella - quella con cui ha invitato noi
Mummie Show
Se il Priore Vincenzo Piccini fosse nato 150 anni pi tardi, probabilmente sarebbe stato un regista horror. stato lui ad avere la macabra idea, nel 1833, di decorare la Cappella Cola di Urbania (oggi conosciuta come Chiesa dei morti) con i corpi estratti dai sepolcri pi vicini. Si tratta di mummie naturali: una speciale muffa contenuta nel sottosuolo aveva prosciugato i corpi salvandoli dalla decomposizione. Alcuni dei cadaveri mummicati sono vestiti con i paramenti della Confraternita della Buona Morte, fondata proprio a Urbania nel 1567. Tra i compiti della confraternita, cerano il trasporto gratuito e la sepoltura dei morti, specie degli indigenti, lassistenza dei moribondi e la registrazione dei defunti in uno speciale libro. Le mummie di Urbania accolgono oggi il visitatore ognuna con la propria storia: dalla giovane donna morta di parto allo sventurato che, si racconta, fu sepolto vivo in stato di morte apparente. (f.c.)
IL PAPA IN CONVENTO
Da sinistra, in senso orario, la Chiesa sotterranea, la biblioteca con libri antichi e il monastero visto dallalto
ASTRAZIONI
avere un intero giorno dedicato al silenzio. Il visitatore non si limita solo a pregare, ma pu dare il suo contributo aiutando in alcuni dei lavori quotidiani come, ad esempio, la cura dellorto e dei giardini. Oltre alle attivit esterne i monaci gestiscono anche un bar e una farmacia dove vengono venduti prodotti naturali. I camaldolesi di Fonte Avellana cercano di diventare una comunit autosufficiente vivendo di ci che producono. Per il momento la cucina ancora affidata a dipendenti laici che ogni giorno preparano un pasto caldo. Il momento del pranzo un rituale che da centinaia di anni si tramanda sempre allo stesso modo: tutti siedono attorno al lungo tavolo in legno del refettorio e davanti a un buon piatto fumante condividono le esperienze della comunit. Molto tempo viene dedicato allo studio e alla scrittu-
ra nelle due biblioteche che raccolgono fino a 30 mila volumi tra libri e riviste. Dove una volta cera lantica foresteria che ospitava i pellegrini, ora si trova la biblioteca intitolata a Dante Alighieri con pi di 7 mila opere che vanno dalla fine del 1700 ai nostri giorni. Al piano di sopra, nella zona di clausura - spiega Graziano Ilari, collaboratore del monastero da pi di 10 anni si trova il resto del patrimonio librario. Questa sezione dedicata ai volumi antichi e uno dei pi preziosi la Bibbia Poliglotta tradotta anche in latino e aramaico. Uno degli elementi che colpisce subito chi arriva a Fonte Avellana che i monaci non indossano labito. Nella regola di San Benedetto cera scritto che il religioso doveva vestire come la gente comune, allepoca infatti tutti portavano la tunica. Oggi invece un
il Ducato
La festa del 25 novembre un modo per rendere il convento parte attiva della citt
Sopra, la ruota di Santa Caterina, dolce preparato dalle suore in occasione della festa del 25 novembre Sotto, alcuni prodotti venduti allinterno del mercatino allestito dalle agostiniane
IL PAPA IN CONVENTO
Accanto, il cortile interno dellex monastero di Montebello, a Isola del Piano
rimi anni Settanta: Tullia, ventenne appena sposata, decide di assecondare il sogno del suo giovane marito, Gino Girolomoni: vanno a vivere nel monastero abbandonato, sopra Isola del Piano, che Gino tanto amava da bambino, un luogo dove vedeva fondersi spiritualit e natura. I primi tempi non sono facili: siamo nei boschi a pochi chilometri dal paese, non ci sono luce e gas e i due riescono a ristrutturare solo una camera. Tutto il resto del monastero comprato da altri privati malandato e spoglio di ogni arredo. Ma viene utilizzato dalla giovane coppia come luogo di incontro e preghiera con i loro amici, cos come avviene anche oggi. Per sostenersi economicamente, Gino e Tullia iniziano a produrre formaggi e a coltivare la terra. Piano piano la giovane coppia ristruttura anche il resto delledificio. Lex monastero si apre ai forestieri, ai quali la famiglia Girolomoni offre ospitalit gratuitamente. Negli anni nasce lidea di rendere questo posto una locanda e un centro di produzione per alimenti biologici, uno tra i primi in Italia. Senza mai abbandonare, per, laspetto spirituale. Cos si consolida il doppio binario seguito dalla famiglia Girolomoni: natura e religione fuse in un unico luogo. La casa di Gino e Tullia diventa anche un posto di ritiro spirituale. Oggi, come allora, molti gruppi di preghiera si riuniscono per alcuni giorni, ritirandosi in meditazione tra i monti e il bosco sopra Isola del Piano. La cooperativa della famiglia ha subito un buon successo. Nasce un pastificio e il monastero si trasforma progressivamente in una residenza per turisti incuriositi dallo stile di vita della famiglia Girolomoni. Si arriva a quello che oggi il monastero di Montebello: una locanda che offre ospitalit e, allo stesso tempo, rappresenta un piccolo e riparato angolo di spiritualit. Circa due anni fa nasce anche, allinterno delle mura, una piccola chiesa dove ogni mercoled viene recitato il rosario e il primo venerd di ogni mese si celebra la messa. La struttura aziendale seppure la famiglia non vuole sentir parlare di una vera e propria azienda si evoluta nel tempo. Ci sono una coope-
rativa e una Fondazione, che prendono il nome della famiglia, Girolomoni. Gli edifici dellazienda sono ora tre: il monastero, una locanda per la ristorazione che si trova a circa 500 metri dal bosco e una vera e propria fabbrica nella quale si producono tutti gli alimenti biologici: dalla pasta allolio, dal caff ai legumi. proprio la presidente della Fondazione, Maria Girolomoni, figlia di Gino e Tullia, appena venticinquenne, a raccontare la storia dellazienda di famiglia e a spiegare come il marchio biologico Alce Nero, noto non solo nelle Marche, sia stato abbandonato dopo unesperienza mal riuscita di collaborazione con unazienda bolognese. Maria non si esime ugualmente dal raccontare come nato questo marchio: Il nome glielha dato mio padre dopo aver letto, su consiglio di un editore fiorentino, un libro intitolato Alce Nero parla, in cui si pu riassumere il suo amore per la natura. Maria sembra emozionata quando racconta la storia del padre scomparso circa un anno fa - e il funzionamento del monastero: Quelle che una volta erano le celle dei frati ora sono stanze attrezzate per gli ospiti e per chi si avvicina a Montebello con curiosit, soprattutto spirituale. Tante sono le curiosit legate alla locanda: Qualche anno fa abbiamo ospitato Vinicio Capossela continua ancora Maria doveva stare qui solo una notte, ma si fermato per pi di una settimana, e in quei giorni ha scritto una delle sue canzoni pi famose, Ovunque proteggi, ispirato da un posto cos affascinante, un monastero arroccato su una collina, intriso di spiritualit, immerso nel verde e che affaccia sul lontano mare Adriatico. Maria guida, solitamente, gli ospiti della locanda nella visita del monastero, quasi completamente ristrutturato dopo oltre quarantanni di lavoro. Oltre alle stanze per gli ospiti alcune delle quali allestite come veri e propri appartamenti con tanto di cucine esistono due sale riunione per ospitare gli eventi e i congressi. Ma anche una sorta di museo agricolo, nel quale sono conservati tutti gli strumenti agricoli tradizionali. Cos la vita dellex monastero di Montebello - propriet di privati da fine Ottocento - va avanti tra convegni, preghiere e routine familiare.
il Ducato
Roberto Olivieri, dalla politica alle losoe orientali, una vita di spiritualit
l silenzio domina leremo di Roberto Olivieri, un uomo di sessantanni con la barba lunga e lo sguardo profondo, che da pi di venti ha deciso di vivere in modo diverso. Per lui leremo immerso nelle colline attorno a San Costanzo anche una casa in cui vive con la moglie Katia, la glia di ventotto anni e una cagnolina bianca. C un crocisso, una statuetta del Buddha e un quadro di Vishnu: la sua casa racconta di una spiritualit originale, lontana da ogni classicazione. Una volta a settimana il casolare di pietra grezza circondato dal verde dei boschi, diventa eremo. I luoghi della sua quotidianit si trasformano in luoghi di meditazione per chi fa parte del Sentiero contemplativo, il gruppo fondato da Roberto e dalla moglie alla ne degli anni 80 dopo aver messo da parte la politica, dallesperienza anarchica a quella breve e deludente nel partito Comunista. Ho sempre saputo di voler vivere in modo diverso. Poi un giorno con mia moglie abbiamo deciso di iniziare questo percorso alternativo. Abbiamo messo da parte i soldi lentamente e abbiamo deciso di comprare questa casa. Io ho smesso di lavorare e mia moglie ha continuato a fare la maestra. Viviamo della sua pensione e delle offerte delle persone che partecipano ai nostri gruppi di meditazione. Alleremo del silenzio si va per colmare un dolore interiore, per dare una risposta alla ricerca di senso o semplicemente per imparare a conoscere se stessi. Come nella tradizione delle losoe orientali ci si siede a gambe incrociate di fronte a un muro, schiena inarcata e occhi aperti, ma la postura sica anche una postura interiore. Bisogna far scorrere tutti i pensieri e le sensazioni che attraversano la mente per poi farle andar via. Si diventa come una porta aperta, il usso di pensieri ci attraversa come la corrente, senza fermarsi. Cos si pu sintetizzare la disciplina dello Zazen, unica pratica ripresa da Roberto da una religione tradizionale, quella buddista. Il mio ingresso nel mondo della spiritualit racconta leremita passato per loriente, ma ammetto di essere stato sempre affascinato dalla gura di Cristo. Mia moglie Katia, invece, ha una formazione cattolica tradizionale. La lunga barba bianca e la mantella nera potrebbero tradire lappartenenza a un monachesimo daltri tempi. Ma la spiritualit di Roberto fuori dai dogmi religiosi. Come ama sottolineare noi percorriamo una strada inesplorata. Le inuenze del Cristianesimo e del Buddismo coesistono in noi come cellule dalle quali scaturisce qualcosa di nuovo. Su questi presupposti si basano gli incontri tra il gruppo del Sentiero e i monaci di Fonte Avellana. Quando veniamo ospitati nel
Roberto Olivieri, 61 anni, vive nel suo eremo da pi di 20 anni con la moglie e la glia
Nel 2008 i bambini delle scuole di Urbino hanno mandato disegni di cibo e tradizioni italiane ai bambini ugandesi. Dalle scuole dellUganda le illustrazioni dei pozzi di Moroto e Kampala sono arrivate sui banchi dei bambini italiani. Qualche anno dopo alcuni insegnanti ugandesi sono stati ospitati dalle scuole materne e primarie di Fermignano e Gadana. In quei tre mesi hanno raccontato ai bambini come vivono i loro coetanei nei villaggi dellUganda e quali difcolt affrontano ogni giorno. Ogni anno i volontari organizzano mercatini di artigianato africano. Con la vendita di presepi, statuette e vasi si nanziano i progetti in Uganda. LAfrica un mosaico di volti, voci, storie che vivono nei ricordi di chi c stato. Scegliere di andarci non facile ma chi parte torna diverso racconta il parroco- Io stesso ho imparato a stupirmi e ad apprezzare le piccole cose. Dallacqua calda al mattino alla automobile . Bianchi e neri in Uganda collaborano, discutono, lavorano insieme. Il mio sogno che un giorno in quei posti possano esserci solo i neri - conclude il parroco- il nostro obbiettivo che la popolazione locale possa non avere pi bisogno di noi e crescere in autonomia. (a.f & m.m.)
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L
I ragazzi della Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Urbino
el panorama delle organizzazioni giovanili presenti a Urbino, la Fuci sembra di gran lunga la pi vivace. Certamente quella pi seguita. Lo si intuisce subito, camminando per Urbino e scoprendo che ogni angolo della citt tappezzato dai volantini delle loro iniziative. Ma lo si capisce ancor meglio quando si incontrano i ragazzi che ne fanno parte. facile essere catturati dal loro entusiasmo. Quando Andrea e Federica, i due nuovi presidenti della Fuci urbinate, raccontano come funziona la federazione si ha lidea di avere di fronte persone adulte pi che ragazzi. In realt non esistono gerarchie - si affrettano a precisare - perch il nostro un lavoro di squadra e dove non arriva il singolo arriva il gruppo. E con 50 tesserati circa il gruppo urbinate il pi numeroso dItalia. Sono ragazzi che vengono da strade e storie diverse, accomunati dalla voglia di stare insieme e dal desiderio di proseguire il proprio cammino spirituale verso una fede adulta. Fin dalla sua nascita, agli inizi del 900, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana ha aiutato gli studenti universitari nella formazione alla politica e alla responsabilit civile. Sempre attenta ai problemi sociali e alla realt del mondo universitario, la Fuci ha offerto durante le due guerre mondiali unalternativa al fascismo utilizzando limpegno culturale come strumento di protesta. Oltre a Giovanni Battista Montini, che prima di diventare Papa Paolo VI fu assistente ecclesiastico nazionale della Fuci, gran parte della classe dirigente della
Paolo VI stato assistente ecclesiastico nazionale Dalle loro le sono usciti personaggi del calibro di Aldo Moro, Vittorio Bachelet e Romano Prodi
avanti i progetti. Per spiegare perch un gruppo di giovani, invece di andare a divertirsi scelga di riunirsi in una comunit per discutere, pregare, confrontarsi e riettere, padre Andrea racconta quello che sta accadendo nella pieve di S. Cassiano. In questa chiesa a qualche chilometro da Urbino, proprio in questi giorni, la Fuci sta vivendo uno degli appuntamenti annuali pi attesi dai ragazzi, la settimana della convivenza. Una volta allanno si trasferiscono tutti in questa pieve, lontani dalla confusione e dalle distrazioni, per condividere la quotidianit e sperimentare la gioia di stare in gruppo. Si mangia, si dorme e si prega a stretto contatto. La mattina la sveglia suona per tutti alla stessa ora e, dopo la preghiera, ognuno libero di tornare ai propri doveri in attesa che arrivi la sera e ci si riunisca nuovamente per stare in compagnia. Dentro queste mura si respira un clima di accoglienza e amicizia e anche questo, in n dei conti, un segno dei tempi: la voglia dei giovani di reagire al momento difcile che sta vivendo lumanit, il bisogno di trovare una strada, quando di strade per i ragazzi se ne aprono ben poche, e quasi tutte sono dirette verso un futuro troppo incerto. Il veicolo che spinge questi ragazzi a percorrere questa strada lentusiasmo. Il loro motore la fede.
a piazza che ospita Palazzo Ducale, dove ogni giorno centinaia di studenti si danno appuntamento per iniziare le loro serate, anche il luogo dove sorge la chiesa di San Domenico. In cima alla scalinata campeggiano due grandi cartelli con scritto Parrocchia universitaria. Sullo sfondo unimmagine della Vergine con il bambin Ges e, accanto, tutti gli appuntamenti di preghiera della settimana, insieme ai numeri di telefono di padre Luca e padre Samuele. Varcato il portone della chiesa, si notano cinque le di sedie di plastica sistemate davanti allaltare e destinate agli studenti che ogni sera alle 19.15 sono invitati a partecipare alla messa. A metter piede in parrocchia per sono una manciata di fedelissimi, sei o sette ragazzi, dieci nei giorni pi fortunati. La domenica diverso racconta padre Luca arriviamo ad avere almeno una ventina di giovani. Venti studenti a messa in una citt che ne conta pi di sedicimila: un dato preoccupante ammette padre Luca questi numeri sono indice di come le nuove generazioni vivono la fede. Padre Luca Gabrielli un sacerdote di 36 anni, originario di San Benedetto del Tronto e a Urbino da mille giorni. Da quando c lui le attivit sono aumentate, ma i numeri stentano ancora a crescere. Lorario della messa pensato a misura di studente, per non intralciare le lezioni. Il luned il giorno delladorazione eucaristica, mentre il marted, dalle 16 alle 19, tocca alle confessioni. Alle 21 la catechesi: Affrontiamo tematiche lette alla luce della parola di Dio spiega padre Luca come la posizione della chiesa nei confronti dellomosessualit. Il marted i ragazzi si trattengono anche a cena al centro pastorale universitario e ogni tanto vengono proiettati dei lm. Francesca Fava allultimo anno della magistrale in lettere antiche e non si mai persa una serata in chiesa: Il bello ma anche il difcile di questa esperienza che ogni volta dobbiamo ricominciare da zero, gli studenti si avvicendano negli anni e il gruppo si rinnova costantemente. Padre Luca e i suoi collaboratori stanno cercando di cambiare le cose, a cominciare dal modo di rivolgersi ai giovani. Non basta un cartello per invitare i ragazzi in chiesa sostiene padre Luca bisogna andare a prenderli per dar loro modo di conoscerci. Ogni mercoled il parroco insieme a una suora va a bussare alle porte dei collegi per incontrare i ragazzi e parlargli delle loro attivit. A ne ottobre, e per il secondo anno consecutivo, si svolta la Festa delle matricole, pensata per dare il benvenuto in chiesa ai nuovi studenti. Padre Luca non si fa mancare neppure un prolo Facebook ed convinto che parlare con i giovani signichi anche usare il loro linguaggio. (v.s)
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il Ducato
hiese di nuovo piene, confessioni in aumento, i divorziati, le coppie di fatto e i conviventi che vogliono i sacramenti perch Papa Francesco per loro chiede accoglienza e misericordia. Leffetto Bergoglio sembra aver travolto i parroci delle diocesi, dal centro alle periferie pi lontane. Ma siamo sicuri che anche a Urbino la vita parrocchiale sia cambiata dopo il suo arrivo? La sua elezione ha portato nuovo entusiasmo e ducia per la Chiesa, ma forse eravamo impreparati confessa don Andreas Fassa, parroco del duomo di Urbino a dare risposte a famiglie ferite o a conviventi senza nuove norme. Naturalmente anche a Urbino i parroci hanno beneciato del nuovo clima pastorale introdotto da Francesco, e anche loro, che ogni giorno hanno il compito di guidare i fedeli di questa piccola comunit, tentano di rendere il messaggio evangelico pi semplice e pi accessibile, adeguandolo ai tempi che cambiano. Il nuovo Pontece parla con un linguaggio semplice e umile, arriva al cuore delle persone, parla di povert e di amore per gli ultimi dice monsignor Ezio Feduzi della parrocchia Cristo Re in Trasanni e questo lo rende diverso dal suo predecessore. Ma in realt piccole come la nostra difcile notare cambiamenti radicali, non mi pare ci sia stato una crescita di presenze nella nostra parrocchia. Francesco fa breccia soprattutto su coloro che si erano allontanati dalla vita cristiana afferma padre Luca Gabrielli della Parrocchia Universitaria - ma qui non sono aumentate le confessioni o lafuenza alle messe. Bergoglio sta dando un volto nuovo alla Chiesa, il volto della misericordia e del perdono di
Monsignor Feduzi: Francesco fa breccia su chi era lontano dalla vita cristiana
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i certo non sar un incontro formale. Ne sono convinti gli scout del gruppo Urbino 1, quando fantasticano sul momento in cui vedranno papa Francesco in mezzo a loro. La prossima estate, infatti, 32.000 scout da tutta Italia, tra cui una ventina della citt ducale, si riuniranno in Toscana per la Route nazionale, un raduno associativo che non avviene da 28 anni. Alledizione scorsa, nel 1986, papa Giovanni Paolo II aveva partecipato. Nulla fa pensare che papa Francesco non venga a trovarci, conda Donatella, capo gruppo di Urbino 1, mentre nella sede in via delle Mura raccoglie le quote discrizione dei ragazzi che parteciperanno alla Route. Finora questo nuovo papa ha mostrato molta spontaneit nei rapporti con i giovani e sa calarsi nel loro linguaggio. Spero che venga e da lui non mi aspetto un discorso convenzionale. Cinzia e Cecilia, di 18 anni, vengono a portare la loro quota. Io sar nel gruppo stampa dellevento, spiega Cinzia, quindi spero di poter vedere Francesco anche da vicino. Per questi ragazzi, e per tutta lassociazione scout, non si tratta di un papa qualsiasi: Parla di povert, semplicit, protagonismo, racconta Donatella, quindi ricalca i principi educativi dellAgesci. LAssociazione guide e scouts cattolici italiani nata nel 1974 dallunione dellAsci, maschile, e dellAgi, femminile, ed la pi vasta organizzazione cattolica giovanile in Italia. Nel territorio ducale, per, i gruppi sono pochi: Cinzia racconta che alcuni ragazzi, per partecipare alle riunioni a Urbino, vengono anche da Fossombrone, perch lunico altro gruppo della zona a SantAngelo in Vado. LUrbino 1 nato nel 1984 e questanno, tra adulti e bambini, ha oltre un centinaio di iscritti. Nella branca dei pi piccoli, dagli 8 agli 11 anni, ci sono 26 lupetti, maschi e femmine. Per loro il metodo scout prevede tanto gioco e divertimento, specialmente allaria aperta, nellambiente fantastico del Libro della giungla di
A Santa Marta vive uno scout honoris causa: si chiama Jorge Maria
Rudyard Kipling. Gli educatori, davanti ai bambini, non si chiamano mai con il loro vero nome: il capo branca il lupo Akela, il parroco lorso Baloo, poi ci sono Bagheera, Chil, Kaa e tutti gli altri personaggi del racconto. La branca successiva quella degli esploratori e delle guide, dai 12 ai 16 anni: a Urbino sono 35. A questa et il clima quello dellavventura, con tante uscite in montagna, fuochi da accendere e tende da montare. A 12 anni, inoltre, si pronuncia davanti ai capi la promessa scout: Con laiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio: per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, per aiutare gli altri in ogni circostanza, per osservare la legge scout. La terza branca quella del clan, in cui rientrano i novizi, i rover e le scolte, tutti adolescenti tra i 17 e i 21 anni. Punti cardine di questo gruppo, che a Urbino conta 25 ragazzi, sono i valori della comunit, del volontariato, del camminare insieme e della fede. Sono loro, i pi grandi, che parteciperanno alla Route del 2014 e che si emozionano a pensare alla presenza di papa Francesco tra migliaia di camice azzurre. Oltre ai bambini e ai ragazzi, lUrbino 1 conta una ventina di educatori dai 20 ai 50 anni che, nei ritagli di tempo tra il lavoro, lo studio e la famiglia, indossano ogni settimana il fazzolettone per trasmettere ad altri fratelli, attraverso il gioco, quei valori dello scoutismo che Bergoglio sembra incarnare. Il nuovo papa di grande esempio per noi, afferma Donatella, e lassociazione si ispira molto agli uomini di fede che hanno un grande carisma nel relazionarsi ai giovani. Di certo ladolescenza un periodo difcile, anche nel campo della ricerca di Dio, ma secondo Cinzia il nuovo papa sembra aver fatto breccia anche nei suoi compagni che sono meno credenti. Certo, c chi pi attratto e chi meno, ma comunque papa Francesco ha fatto riavvicinare i giovani alla Chiesa. Anche chi tra di noi non si poneva il problema della fede, ora spinto a farlo, mentre chi gi se lo poneva, adesso ancora pi convinto.
In alto a sinistra due scout del clan di Urbino 1 A anco, le apostole Tiziana e Janel con un gruppo di studentesse
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il Ducato
ra il 10 agosto 1587. A novantanni dallultimo processo per stregoneria si riaprivano le porte del tribunale arcivescovile di Urbino. Donna Laura, guaritrice di Farneta, veniva formalmente accusata di essere unancella di Satana. La sua storia, dopo quasi cinque secoli, ancora viva. Lha portata a noi una filastrocca che viene ancora insegnata ai bambini: Staccia stacciola: chel bordlac en volg g a scola! Staccia minaccia: la strega i d la caccia! Staccia mineta: la strega di Farneta. La canzoncina nasconde un fatto realmente accaduto e ricostruito pochi anni fa dallo studioso Giovanni Murano nel suo libro La stregoneria nel Ducato di Urbino alla fine del Cinquecento. Limputata, scritto nelle carte del processo custodite nella biblioteca della citt ducale, viene da Cagli e si trasferita insieme alla sua famiglia a Santa Croce di Farneta (Acqua-
lagna). temuta quanto linferno, ma i suoi servigi sono molto richiesti quando malattie e paura varcano luscio delle case della comunit contadina dove vive. Qui tutte le donne che hanno li figliuolini piccoli si sforzano di essergli amiche perch i suoi miscugli di herba dellinvidia, avena, falasco et molte altre herbe officinali sono indispensabili. I suoi rimedi sono lunica cura accessibile nelle campagne, dove non arriva la medicina ufficiale. Se i bambini si ammalano sfamandosi con la terra in mancanza di farina, le madri in preda alla disperazione chiedono aiuto a Laura. E lei, per scacciare il male, imbocca i loro figli con del terriccio trafugato dai sepolcri. Non la Santa Inquisizione a giudicare Laura, ma il vicario apostolico Paolo Pagani. Un uomo di Dio che ritiene attendibili queste mezze verit e pettegolezzi. Rivelazioni, ad esempio, come quelle di donna Giulia, una dei 26 testimoni, che ha sentito dire che la guaritrice fa uso di strani unguenti. E questa per il giudice una prova inconfutabile
della colpevolezza di Laura. Perch le streghe, si sa, songevano e subito andavano a fare qualche malefitio. Si servono di questi balsami ricavati dal grasso dei bambini, raccontano i trattati sulla stregoneria, per trasformarsi in animali e volare cos di notte al sabba per incontrarsi con gli altri seguaci del demonio, scatenarsi in orge e saziarsi con la carne dei neonati. Pagani, vicario e rappresentante della Santa Sede, in missione per conto di Sisto V, animato dal fervore di chi cresciuto allombra del Concilio di Trento. Sa che la caccia al miscredente unoccasione da non lasciarsi sfuggire. Il suo obiettivo seminare inquietudine per raccogliere consenso. Garantire la pace in terra attraverso il controllo della giustizia: unarma politica da brandire nella lotta per il potere, conteso tra principe e papa, tra i magistrati laici del duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, e la Santa Inquisizione che stenta a varcare le mura del Ducato. Il vicario, per meglio destreggiarsi nella battaglia contro linfezione della superstizione,
XVII secolo, e riscopre antichi testi latini e greci dati ormai per distrutti: un letterato pronto a spiccare il volo, che deve per lasciar stare la penna e dedicarsi alla carriera ecclesiastica per volere del padre Carlo. Nel 1670, dopo la laurea in diritto a Urbino, diventa canonico. A 28 anni ricopre la carica di amministratore della diocesi di Rieti; poi approda in Vaticano diventando, in poco tempo, vicario della Basilica di San Pietro e, inne, cardinale. Gli studi urbinati gli permettono di farsi notare: il suo predecessore Innocenzo XII non si fa scrupoli a svegliarlo a notte fonda per chiedere consigli di carattere politico e lo incarica di riformare la struttura dello stato ponticio. Al momento della morte del Papa, Albani solo uno dei tanti nomi in lizza per la successione. Il Conclave iniziato il
9 ottobre 1700, si trascina per pi di un mese senza che il collegio riesca a mettersi daccordo su un nome: a sparigliare le carte e mettere fretta ai cardinali la morte del re di Spagna. Carlo II dAsburgo, morto il primo novembre 1700, lascia un impero immenso ma neanche un erede.Il monarca, su parere di Innocenzo XII (a sua volta consigliato da Albani) aveva deciso da tempo di afdare la corona al duca Filippo dAngi, nipote del re di Francia,.Ma le altre dinastie si sentono defraudate e si prola cos la guerra di successione per il trono spagnolo. Tutti guardano a Roma per capire da che parte si schierer la Santa Sede. La scelta dei porporati ricade proprio su Albani, ritenuto abile diplomatico e temporeggiatore: principi della Chiesa devo-
no per faticare non poco per convincere il designato ad accettare la nomina. Gli urbinati, invece, ne sono entusiasti e, narra la leggenda, piantano un platano per festeggiare levento. Il platano, tuttora visibile in un cortile di Via Valerio, solo il primo di una lunga serie di segni di Clemente XI ancora rintracciabili tra le mura di Urbino. Il pi famoso lobelisco di piazza Rinascimento, trafugato da un tempio dedicato a Iside. Un altro esempio la colonna di San Crescentino davanti a Palazzo Odasi, unara sacricale di epoca romana che sostiene una colonna paleocristina e la statua del protettore di Urbino. Albani, infatti, arriva addirittura a spogliare Roma di alcuni capolavori per trasportarli nella citt natale, nanzia i lavori di abbellimento del
Duomo e del Palazzo Ducale, chiama i migliori artisti per arricchire il palazzo di famiglia, oggi propriet dellateneo. stato senza dubbio un mecenate spiega la professoressa Silvia Cuppini dellUniversit Carlo Bo da ci che ha lasciato si deduce la sua sensibilit artistica. Non era un belluomo, ma era un grande organizzatore. Il suo papato continua la professoressadur ventuno anni, un periodo molto lungo per lepoca. Il grande amore che Albani provava verso la sua citt ha segnato un secondo momento di felicit economica dopo lera dei Montefeltro. Clemente XI ha arricchito Urbino lasciando segni artistici e urbanistici di forte sensibilit contemporanea. Ci sarebbe per unultima eredit nascosta nelle viscere della citt ducale: un leggendario bottino di opere darte al centro di una caccia che dura da anni. C chi dice che si trovi nei sotterranei del Duomo, ma la sua esistenza tuttaltro che provata.
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IL PAPA TEMPORALE
LAURA MORELLI
ino a qualche anno fa 14 fogli A4 non bastavano a contenere lelenco di tutte le propriet della Curia a Urbino. Oggi riuscire a stimare tutta leredit patrimoniale ecclesiastica accumulatasi a partire dal XV secolo unimpresa non facile, ma affermare che la Chiesa possieda mezza citt non forse troppo lontano dalla realt. Al Comune risulta che su 18.432 unit immobiliari (appartamenti, abitazioni, fabbricati, magazzini ecc.) circa 313, l1,70%, sono intestate a Enti religiosi. Pochi, viene da pensare, ma molto buoni se si guardano i profitti. Dei 313 totali, 68 sono luoghi di culto, gli altri figurano quasi tutti al catasto come appartamenti, case, magazzini. Secondo lAgenzia del Territorio il 25% di queste unit, pi di 80 fabbricati, sono intestati allIstituto diocesano per il Sostentamento del Clero di Urbino Urbania SantAngelo in Vado, lente ecclesiastico che pu gestire, sulla carta, tutto quel patrimonio della Chiesa che genera reddito. Molti degli edifici sono in affitto a privati, banche, studenti, negozianti ma soprattutto allUniversit. Alcuni esempi sono la chiesa sconsacrata di San Paolo, di fronte alla facolt di Economia, affittata a un restauratore, il palazzo del Cinema Nuova Luce, di propriet della Curia e gestito da privati e ledificio in via Veneto, prima sede di una banca. Il grosso si trova di fronte al Palazzo Ducale do-
ve molti dei palazzoni sono della Chiesa e dati in affitto allAteneo. In via Piazza del Rinascimento ci sono laboratori e aule dellIstituto di Scienze Chimiche, il Palazzo Petrangolini sede dellIstituto di Lingue, in Piazza Gherardi un edificio ospita la facolt di Scienze Politiche e in via Santa Chiara 27 si trovano i laboratori del Dipartimento di Scienze Biomolecolari. Costo degli affitti: oltre un milione di euro, almeno fino al 2010 e oggi la situazione non dovrebbe essere cambiata. La curia possiede inoltre quasi 200 terreni per un totale di oltre 3500 ettari, la maggior parte data in affitto agli agricoltori di Cia e Coldiretti producendo ulteriore reddito che per diminuito negli ultimi anni. Nel 2010 Giovanni Palazzi, presidente dellIstituto diocesano per il Sostentamento del Clero, raccontava al Ducato che la rendita annuale dai soli terreni era di 300.000 euro per affitti di un massimo di 250 euro a ettaro nelle zone pi redditizie. Prima della crisi il prezzo era ben superiore, circa 650 euro a ettaro. Pi di questo per non possibile sapere: il criterio della trasparenza, tanto ricercato nelle amministrazioni pubbliche, non ancora stato evocato negli stanzoni della Diocesi di Urbino: Palazzi tiene la bocca chiusa e non ha voglia di rilasciare dichiarazioni. Oltre gli sterili numeri, interessante sarebbe anche soffermarsi su chi gestisce concretamente le risorse. lUfficio Tecnico Amministrativo della Diocesi, il quale ha come Responsabile tecnico, nominato nel 2001 dallex vescovo Marinelli, lingegnere Alessandro Cioppi, ex presidente del Rotary di Urbino. Tra le principali attivit svolte dallin-
gegnere ci sono vari restauri di chiese e oratori e il progetto per lallestimento e lampliamento degli spazi del Museo Diocesano Albani. I lavori li ha effettuati la Piquadro societ di ingegneria s.r.l. della quale Cioppi Vice Presidente del Consiglio di amministrazione dal febbraio 2012 e socio al 20%. Unaltra questione che porterebbe a tanti punti interrogativi, senza poi entrare nel merito delle rendite catastali e delle varie tasse sugli immobili che meriterebbero giornate di lavoro a parte.
In alto, la sede di Scienze Biomolecolari Al centro, lex chiesa di San Paolo, adesso usata dallAteneo come laboratorio di restauro In basso: la sede di Scienze Chimiche, anchessa di propriet della Diocesi
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il Ducato
IL PAPA E LA COMUNICAZIONE
ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino "Carlo Bo". Consiglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA; per la Regione Marche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail: redazioneifgurbino@gmail.com Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991
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IPSE DIXIT
na conversazione con i fedeli di tutto il mondo scandita a ritmo di lessico familiare e quotidiano. Bergoglio il Papa dai gesti virali e dalla comunicazione diretta, dal fratelli e sorelle, buonasera alla Misericordina che fa bene al cuore. Papa Francesco si presenta cos come il pi grande comunicatore dellultimo secolo, quasi giocando la partita del confronto con Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. I tempi sono diversi ma soprattutto sono i mezzi a essere cambiati: dove prima cerano solo radio e tv, oggi ci sono social network di ogni tipo e, come sostenuto dal cyber teologo padre Antonio Spadaro in un intervista, Bergoglio non usa i social network ma un social network perch crea eventi comunicativi e dinamici. Un migliore comunicatore. Lapertura comunicativa della chiesa, e il suo cambiamento, sono iniziate con laccount Twitter di papa Ratzinger e Bergoglio, in un certo senso, solo un degno successore, spiega Giovanni Boccia Artieri, professore di Sociologia dei Nuovi Media alluniversit di Urbino. Si tratterebbe quindi di una storia vecchia, che non porta necessariamente a una pianificazione di marketing a tavolino: evidente continua Boccia Artieri che se non cambia il mezzo, la persona a influenzare il tipo di comunicazione. Francesco si fa portavoce della Chiesa in modo scherzoso e provocatorio insieme. uno stile di grande impatto perch pi ricettivo della sensibilit dei fedeli. Ha mostrato maggiore apertura ed per questo che amato dalle persone e soprattutto dai media. La Papadipendenza. Si profila il secondo aspetto della questione: quanto il Papa sembri amare i mezzi di comunicazione (nel primo Angelus ha detto grazie ai media la piazza ha le dimensioni del mondo), tanto i media sembrano essere innamorati del papa: una figura che crea dipendenza spiega ancora Boccia Artieri e il suo uso della comunicazione sapiente, come ad esempio nel caso della risposta a Scalfari: a lettera aperta, ha risposto pubblicamente inserendosi nel piano dei media con forza, ricorrendo a quella che ormai una sudditanza mediatica. Giornali e tv sono ricettivi per tutto quanto riguarda e fa Bergoglio, un Papa che produce appeal nel pubblico, di estrema attualit e crea dipendenza e amplificazione: fornisce tanto materiale per farlo ma altrettanto per creare ragionevoli dubbi nella veridicit del suo personaggio. Anche con Giovanni Paolo II si era vissuta questa de-istituzionalizzazione dei rapporti aggiunge il professore - e lo stesso valso per il cosiddetto effetto Obama. Ora bisogna vedere quanto durer il fattore Francesco, quanto delle sue parole si trasformer in azioni.
Rischio di esagerare. Tanta attenzione mediatica, per, lascia spazio a fraintendimenti o quanto meno a visioni distorte di quelle che sono le vere intenzioni del pontefice: Si rischia di iper interpretare le parole di Bergoglio nella spasmodica ricerca di un cambiamento allinterno della Chiesa: i segnali positivi, ogni parola nuova viene vista in un ottica di esagerazione e la cornice interpretativa condizionata. Bisognerebbe fare una distinzione tra le parole e il contenuto, capire se si tratta di una questione di costume o politica, distinguere tra un editoriale di Gramellini sul Papa e un articolo di un vaticanista. In questo modo, la tanto decantata apertura del Papa al mondo omosessuale, quella dei titoloni e della istantanea diffusione in rete, a unanalisi pi attenta si trasforma nel semplice affrontare il discorso con uninedita naturalezza per le sale del Vaticano: Se una persona omosessuale di buona volont ed in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla, disse Francesco implicando quindi una via di pentimento e costrizione non immediatamente percepita da diversi media. Non ho parlato molto di queste cose aveva aggiunto Bergoglio - e questo mi stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non necessario parlarne in continuazione. Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. La mappatura sociale. Chiama in causa direttamente i fedeli, non solo con lettere e telefonate, ma con il questionario di 38 domande sui temi pi problematici della pastorale familiare, chiedendo di esprimersi, oltre che su pastorale ed evangelizzazione, su contraccezione, coppie di fatto, etero e gay e comunione ai divorziati risposati. Tutto in preparazione del Sinodo del 2014 e tutto consultabile dal sito del Vaticano grazie a unimprovvisa inversione di marcia (inizialmente la diffusione sarebbe dovuta passare solo attraverso le chiese locali, con il compito di diffonderlo in modo capillare). Il social boom. Intanto, i numeri dei media Vaticani parlano chiaro: pi di nove milioni e trecentomila follower per laccount Twitter di papa Francesco; almeno sessanta milioni di persone raggiunte su smartphone e tablet e pi di dieci milioni i navigatori che nelle varie lingue visitano ogni mese le pagine del portale news del Vaticano attraverso Facebook: La Chiesa conclude il professore Boccia Artieri- sempre stata dove stanno le persone ed ora ha capito che se le persone stanno in rete, l che deve agire. E Francesco il migliore per arrivarci: con le sue parole e i suoi gesti, che diventano virali nel senso virtuale del termine e che si diffondono con grande facilit, il miglior testimonial di un brand antico che non cambiato nella sua tradizione ma che sopravvive grazie a un nuovo volto comunicativo.
La vignetta che Sergio Staino ha deciso di dedicare al Ducato per questo numero su papa Francesco
Con le sue parole e i suoi gesti papa Bergoglio il miglior testimonial di un brand antico che sopravvive grazie a un nuovo volto comunicativo
- Buona domenica e buon pranzo - Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco dAssisi - Non abbiate paura della tenerezza - Vorrei adesso a tutti voi consigliare una medicina. Qualcuno pensa, il Papa adesso fa il farmacista? Ma una medicina speciale Si tratta di una medicina spirituale chiamata Misericordina Non dimenticate di prenderla perch fa bene al cuore, allanima e a tutta la vita - Non fatevi rubare la speranza - C chi dice: Ma padre, io sono un benefattore della Chiesa! Metto la mano in tasca e do alla Chiesa. Ma con laltra mano, ruba: allo Stato, ai poveri. un ingiusto. Questa la doppia vita. E questo merita, lo dice Ges non lo dico io, che gli mettano al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.