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` degli Studi di Trieste Universita

Facolt` a di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Fisica

Tesi di Laurea

Confronto tra dati sperimentali e simulazioni Monte Carlo del calorimetro elettromagnetico dellesperimento CMS

Relatore: Dott. Giuseppe Della Ricca

Laureando: Giacomo Snidero

Anno Accademico 2006-2007

Indice
Introduzione 1 Lesperimento CMS 1.1 Lacceleratore Large Hadron Collider . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Lesperimento Compact Muon Solenoid . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 Il calorimetro elettromagnetico ECAL . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Analisi dei dati 2.1 Schema sperimentale del fascio di test . . . . 2.2 Simulazioni Monte Carlo di ECAL . . . . . . 2.3 Selezione degli eventi ed analisi dei dati . . . 2.4 Confronto tra i dati sperimentali e simulati . 2.4.1 Contenimento dello sciame in funzione 2.4.2 Contenimento dello sciame in funzione Conclusioni Bibliograa Ringraziamenti v 1 1 4 6 13 13 14 15 20 20 23 27 29 31

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dellindice eta dellenergia .

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iv

INDICE

Introduzione
Questo lavoro si inserisce nella fase preliminare al funzionamento vero e proprio dei pi` u recenti rivelatori di particelle costruiti al CERN di Ginevra. In particolare, tratta il confronto tra dati raccolti mediante fasci di test e dati ottenuti dalle simulazioni Monte Carlo del calorimetro elettromagnetico dellesperimento CMS. La verosimiglianza delle simulazioni ` e una necessaria verica per stimare lesattezza della ricostruzione degli eventi a partire dalla risposta elettronica che essi generano nel rivelatore, in altre parole il suo corretto funzionamento. Il lavoro ` e diviso in due parti. Nella prima si introduce lacceleratore LHC presso il quale ` e collocato lesperimento CMS; di questultimo si descrivono schematicamente le componenti principali e pi` u specicatamente il calorimetro elettromagnetico. Nella seconda si delinea brevemente lo schema sperimentale del fascio di test e si accenna alle simulazioni Monte Carlo, per poi trattare lanalisi dati: il campione dei dati utilizzato, il suo processamento no al confronto vero e proprio. Si conclude con un conciso commento sui risultati ottenuti.

vi

Introduzione

Capitolo 1

Lesperimento CMS
1.1 Lacceleratore Large Hadron Collider

Il Large Hadron Collider (LHC) ` e il nuovo acceleratore di particelle costruito presso il CERN (Conseil Europ` een pour la Recherche Nucl` eaire) di Ginevra, che entrer` a in funzione, secondo le attuali previsioni, a giugno 2008. Esso ` e stato costruito con lo scopo di esplorare la sica delle particelle elementari alla scala energetica del TeV, per investigare sui molteplici aspetti lasciati irrisolti dallinsieme delle teorie che racchiudono lattuale conoscenza delle particelle subatomiche e delle loro interazioni (Modello Standard ), ed in particolare: lorigine delle masse delle particelle elementari, ipotizzata mediante il meccanismo di Higgs e la relativa particella di Higgs ; una descrizione unicata delle quattro forze fondamentali e la natura della materia oscura indicata dalle osservazioni cosmologiche, entrambe ipotizzate attraverso le teorie Supersimmetriche (SUSY) e le relative particelle supersimmetriche ; la motivazione dellasimmetria tra materia ed antimateria nella composizione dellUniverso, relativa alla scomparsa dellantimateria durante levoluzione di questultimo; la materia subnucleare non connata allinterno dei nucleoni, nello stato chiamato Quark Gluon Plasma (QGP), del quale ` e supposto essere stato composto lUniverso nei primi istanti dopo il Big Bang. LHC ` e un collisore circolare, costruito nellanello sotterraneo che ospitava precedentemente lacceleratore LEP (Large Electron-Positron collider), in un tunnel lungo circa 27 km e profondo mediamente un centinaio di metri, situato al conne tra Svizzera e Francia nei pressi Ginevra (gura 1.1). 1

Lesperimento CMS

Figura 1.1: Vista aerea dellarea nei pressi di Ginevra che ospita lanello di LHC.

Un collisore ` e una macchina acceleratrice in cui particelle cariche vengono fatte circolare in tubi a vuoto guidate da diversi dispositivi elettromagnetici, per essere quindi fatte collidere al ne di studiarne le interazioni. Lanello acceleratore ` e costituito da due tubi sicamente separati, nei quali verr` a creato uno stato di ultra-alto vuoto corrispondente ad una pressione di circa 10 13 atm. In essi verranno iniettati due fasci di particelle, dopo essere stati precedentemente accelerati dalle altre macchine presenti nel centro di ricerca. Entrambi i fasci saranno composti da protoni o da ioni pesanti (ad esempio di piombo), che percorreranno lorbita in direzioni opposte con unenergia di 7 GeV per i primi e di 2.76 GeV per nucleone per i secondi, corrispondenti ad un energia nel centro di massa di 14 TeV per due protoni e di 5.5 TeV per due nucleoni. I tubi a vuoto, per buona parte della circonferenza, si trovano allinterno dei dipoli magnetici principali, i quali, producendo un campo magnetico di 8.4 T con verso opposto nei due tubi, ne curveranno i fasci alla traiettoria circolare (gura 1.2). Un campo molto intenso ` e necessario, cos` come lampio raggio dellanello acceleratore, per ettere la traiettoria di particelle con energia elevata. Il campo sar` a generato da una corrente di 11.7 kA che uisce in avvolgimenti di cavo di superconduttore, i quali, opponendo una minima resistenza, permetteranno di dissipare poca potenza. Essi per` o necessitano di una temperatura di lavoro pari a 1.9 K, la quale verr` a mantenuta dal sistema criogenico che fa uso di elio superuido come liquido refrigerante.

1.1 Lacceleratore Large Hadron Collider

Figura 1.2: Interno del tunnel sotterraneo di LHC e dipoli magnetici principali che circondano i due tubi a vuoto. Percorrendo unorbita curva le particelle perdono energia emettendo fotoni (radiazione di sincrotrone), perci` o necessitano di essere continuamente riaccelerate per mantenere costante la loro energia. Questo compito sar` a svolto dalle cavit` a acceleratrici a radiofrequenze (RF) disposte periodicamente lungo lanello. Per poter sfruttare questo meccanismo, le particelle in un fascio devono essere ripartite in pacchetti (buches): riferendosi ai protoni, che per primi verranno utilizzati allaccensione del rivelatore, ciascun fascio conterr` a circa 2800 pacchetti da 100 miliardi di particelle ognuno, distanti approssimativamente 7 m luno dallaltro. In specici punti dellanello chiamati punti dinterazione, i pacchetti dei fasci provenienti dalle opposte direzioni verranno focalizzati dai quadrupoli magnetici, ed indirizzati luno contro laltro in ununica camera a vuoto. Questo processo, chiamato bunch crossing, avverr` a ogni 25 ns e provocher` a in media 20 collisioni tra due protoni (eventi) che genereranno circa 1000 particelle secondarie. Corrispondentemente in un intervallo temporale di un secondo si conteranno approssimativamente 30 milioni di bunch crossings che produrranno 600 milioni di eventi. Lenorme tasso di eventi, o in altri termini lelevata luminosit` a dellacceleratore dellordine di 1034 cm2 s1 , ` e richiesta dal fatto che gli eventi interessanti, come la produzione di nuove particelle, sono previsti essere molto rari. Nei quattro punti di interazione sono costruiti altrettanti esperimenti (rivelatori) che sfrutteranno lacceleratore per diversi obiettivi di studio:

CMS: si propone di indagare vari aspetti della sica delle particelle elementari. In particolare sar` a possibile cercare la particella Higgs in tutto lo spettro di massa ` previsto dalle attuali teorie e le nuove particelle predette dalle teorie SUSY. E un rivelatore desplorazione, nel senso che ` e stato progettato per essere sensibile ad un ampio spettro di processi sici e quindi per massimizzare le potenziali scoperte.

Lesperimento CMS

ATLAS: ha gli stessi scopi di CMS, ma ` e realizzato con diverse soluzioni sul piano tecnico. ALICE: ha come obiettivo lo studio delle interazioni di ioni pesanti ultrarelativistici ad unenergia nel centro di massa nucleone-nucleone di 5.5 TeV. Lo scopo principale ` e lo studio e caratterizzazione di una eventuale transizione della materia subnucleare allo stato di QGP. LHCb: ` e dedicato allo studio della violazione della simmetria Carica-Parit` a (CP) nellinterazione delle particelle contenenti il quark b (bottom), indizio per la spiegazione dellasimmetria nella presenza di materia ed antimateria. Data la grande quantit` a di particelle provenienti di punti dai interazione e lalto rate di eventi, le caratteristiche generali richieste a tutti gli apparati rivelatori sono: ecienti sistemi di trigger (selezione on-line degli eventi interessanti), elevata granularit` a (cio` e segmentazione dei rivelatori), alta risoluzione temporale e resistenza ad intensi livelli di radiazione per lunghi periodi.

1.2

Lesperimento Compact Muon Solenoid

Lesperimento Compact Muon Solenoid (CMS) ` e un rivelatore multifunzione [1], posto nella caverna sotterranea scavata lungo lanello di LHC nei pressi di Cessy, in territorio francese. Sfrutter` a i fasci di LHC per esplorare la sica di: Higgs: la particella di Higgs ` e prevista del Modello Standard, ma nora non ` e stata rivelata. La teoria e gli esperimenti portati a termine no ad oggi indicano un limite superiore di circa un TeV alla sua massa. Lesperimento si propone di vericare lesistenza della particella, secondo i tre canali di decadimento ipotizzati come principali, a seconda della sua eettiva massa: 1. Higgs 2 fotoni (MH < 140 GeV); 2. Higgs 4 leptoni (140 < MH < 700 GeV); 3. Higgs 2 leptoni + 2 jets adronici (MH > 500 GeV). Supersimmetrie: le teorie SUSY predicono che ogni particella conosciuta abbia un corrispondente partner con massa nella scala del TeV. Lesperimento si propone di indagare lesistenza di tali particelle ed i loro spettri di massa. Violazione di CP: la violazione di CP ` e stata scoperta nella piccola dierenza tra i rate di decadimento del mesone K 0 e della relativa antiparticella. Lesperimento si propone di misurare questa dierenza per le particelle contenenti il pi` u pesante quark b. Il rivelatore CMS circonda completamente il punto di interazione situato al suo centro, presentando una struttura cilindrica (barrel) chiusa alle estremit` a da due

1.2 Lesperimento Compact Muon Solenoid

tappi (endcaps). Le sue dimensioni sono di 16 m di diametro e 21 m di lunghezza, per un peso di circa 12 500 tonnellate. Al suo interno, il rivelatore ` e suddiviso secondo una struttura a strati in diversi sottorivelatori, progettati per adempiere un ruolo specico nellidenticazione delle particelle e nella misura delle quantit` a siche in gioco. Procedendo dallinterno verso lesterno, CMS ` e composto da:

Figura 1.3: Schema della struttura del rivelatore CMS che mostra la suddivisione nei vari sottorivelatori.

Tracciatore
Il tracciatore (TRK) circonda la camera a vuoto del punto di interazione. Ha il compito di determinare la traiettoria delle particelle cariche prodotte nelle collisioni, il loro impulso attraverso la curvatura subita dal campo magnetico generato dal magnete di CMS, ed i vertici di decadimento primario e secondari. Esso ` e composto da diversi tipi di dispositivi al silicio: pi` u vicino al punto dinterazione si trovano il pixel detector, costituito da piccolissimi rettangolini per distinguere singole particelle anche in presenza di un usso molto intenso; pi` u esternamente sono poste microstrips di lunghezza crescente con il progressivo diminuire del usso di particelle. La principale caratteristica ` e lalta risoluzione in momento per particelle altamente energetiche.

Lesperimento CMS

Calorimetro elettromagnetico
Il calorimetro elettromagnetico (ECAL) misura lenergia depositata dalle particelle che hanno interazioni elettromagnetiche con la materia: tipicamente elettroni ` costituito da cristalli scintillatori di tungstenato di piom(positroni) e fotoni. E bo (P bW O4 ), nei quali elettroni e fotoni vengono assorbiti generando sciami di particelle elettromagnetiche, i quali, loro volta, producono un segnale misurabile. La principale caratteristica ` e lottima risoluzione in energia assicurata dai cristalli scintillatori utilizzati.

Calorimetro adronico
Il calorimetro adronico (HCAL) misura lenergia e la direzione delle particelle che interagiscono con la materia per interazione forte: protoni, neutroni, pioni ed altri adroni. Come materiale assorbente che produce lo sciame ` e stato usato il rame, inframmezzato da piastrelle di scintillatore in cui viene generato il segnale misurabile. La sua principale caratteristica ` e lermeticit` a, assicurata dalla congurazione geometrica attorno al punto dinterazione.

Magnete
Il magnete provvede a generare il campo magnetico di circa 4 T necessario alla misura del momento delle particelle cariche altamente energetiche. La congurazione solenoidale adottata permette di usare una bobina di materiale superconduttore pi` u piccola rispetto a quella toroidale, rendendo pi` u compatto il rivelatore. Inoltre un campo solenoidale orientato lungo lasse del fascio consente una pi` u semplice misura dellimpulso.

Rivelatore di muoni
Lapparato per rivelare i muoni ` e il pi` u esterno ed esteso dispositivo dellesperimento, e consiste di quattro strati di camere per la rivelazione dei muoni intervallate dagli strati di ferro del giogo di ritorno del campo magnetico. La sua principale caratteristica ` e lermeticit` a, assicurata dalla congurazione geometrica attorno al punto dinterazione.

1.3

Il calorimetro elettromagnetico ECAL

Schematicamente un calorimetro ` e un blocco di materia, che pu` o essere diviso in due parti che svolgono funzioni dierenti: la parte passiva, in cui una particella incidente interagisce depositando la sua energia sotto forma di una moltitudine di altre particelle (detta sciame) con energia inferiore, e la parte attiva, in cui una piccola parte dellenergia dello sciame si trasforma in segnale misurabile. Se il calorimetro ` e

1.3 Il calorimetro elettromagnetico ECAL

composto da un unico materiale che ` e contemporaneamente attivo e passivo ` e chiamato omogeneo, mentre se i materiali sono dierenti ` e detto a campionamento [4]. Un calorimetro elettromagnetico ` e un dispositivo costruito per rivelare particelle la cui interazione con la materia ` e di tipo elettromagnetico, tipicamente elettroni (positroni) e fotoni. Per particelle incidenti con energie ben superiori ai 100 MeV, tra i diversi meccanismi dinterazione elettromagnetica con la materia, quelli predominanti sono due: per gli elettroni la bremsstrahlung (frenamento), ossia lemissione di un fotone causata dalla deessione subita dai nuclei atomici del materiale di cui ` e composto il calorimetro; per i fotoni la produzione di coppie elettrone-positrone [4]. In entrambi i casi, dopo linterazione della particella originale, si trovano due particelle ad energia minore che a loro volta interagiscono con gli stessi meccanismi. Considerando tutti questi successivi processi, si crea allinterno del materiale una miriade di particelle secondarie via via meno energetiche, le quali diondendo per piccoli angoli rispetto alla direzione della particella originale, creano un vero e proprio sciame. Esso genera il segnale eettivamente misurabile, per esempio sotto forma di luce di scintillazione (eccitazione degli atomi del materiale) o luce Cherenkov (particelle che viaggiano nel mezzo a velocit` a superiore della luce), attraverso luso di fotorivelatori. Il numero di particelle dello sciame ed il segnale da esso generato, sono proporzionali allenergia della particella originaria. Lestensione longitudinale dello sciame viene misurata in lunghezze di radiazione (X0 ) mentre quella trasversale in raggi di Moli` ere (M ): entrambe le quantit` a dipendono dal materiale considerato. Nel momento in cui lenergia delle particelle dello sciame cala al di sotto di una certa soglia (energia critica), i processi di interazione predominanti cambiano, e lo sciame va progressivamente assottigliandosi no ad esaurirsi, perch e le particelle vengono assorbite dalla materia.

Figura 1.4: Schema e simulazione della produzione e dello sviluppo di uno sciame elettromagnetico generato da un elettrone in un blocco di materia.

Lesperimento CMS

Alla progettazione di ECAL [2] sono state richieste alta risoluzione in energia e buona granularit` a assieme a dimensioni contenute per essere posizionato allinterno della bobina del magnete di CMS. Per soddisfare la prima condizione ` e stato scelto un calorimetro omogeneo, mentre per le altre due esso ` e stato realizzato con cristalli scintillatori di tungstenato di piombo (P bW O4 ). In fase di test, i cristalli di questo materiale sono risultati i pi` u adatti in quanto molto densi (8.3 g/cm3 ), dotati di breve lunghezza di radiazione (0.89 cm) e di piccolo raggio di Moli` ere (2.2 cm). Insieme a tali caratteristiche positive per` o, i cristalli danno un basso segnale in intensit` a di luce di scintillazione e la loro risposta ha una forte dipendenza dalla temperatura. Ci` o ha reso necessario lutilizzo di fotomoltiplicatori e di un eciente sistema di regolazione termica. La struttura di ECAL, analogamente a quella di CMS, ` e costituita da una parte cilindrica (barrel) chiusa alle estremit` a da due dischi (endcaps), come mostrato in gura 1.5. Le dimensioni dei 75848 cristalli scintillatori che lo costituiscono sono dierenti a seconda che essi appartengano al barrel o allendcap, ed il modo in cui essi sono disposti al suo interno varia a seconda della posizione (gure 1.6 e 1.7). Risulta perci` o conveniente descrivere separatamente le due parti ed introdurre nel sistema di riferimento cilindrico, al posto dellangolo azimutale , la coordinata detta pseudorapidit` a, denita come = ln tan 2 e che assume i valori come esemplicato in gura 1.6.

Figura 1.5: Disegno tridimensionale della struttura di ECAL costituita da barrel e endcaps [2].

1.3 Il calorimetro elettromagnetico ECAL

Figura 1.6: Sezione trasversale di un quarto ECAL che mostra la copertura geometrica dei cristalli nella parte di barrel ed in quella di endcap, in funzione della pseudorapidit` a [3].

Figura 1.7: Sezione trasversale di un quarto del barrel di ECAL che mostra la direzione dellasse dei cristalli rispetto al punto di interazione, in funzione della pseudorapidit` a [2].

Barrel
Per ricoprire la regione cilindrica ` e stato scelto di organizzare i cristalli in strutture gerarchiche via via pi` u estese comprendenti un numero sempre maggiore di cristalli: sottomoduli (10 cristalli), moduli (400 o 500 cristalli) e inne supermoduli (1700 cristalli). Tra queste parti, a sostenere il peso dei cristalli, c` e una sottile struttura alveolare in alluminio. In un supermodulo i cristalli sono disposti in una matrice di 85 20. I supermoduli sono 36, per un totale di 61200 cristalli.

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Lesperimento CMS

(a) cristalli

(b) sottomoduli

(c) modulo

(d) supermodulo

Figura 1.8: Componenti della struttura del barrel di ECAL. I cristalli sono sagomati a forma di piramide tronca a base quadrata, in modo da sottendere al medesimo angolo solido sia con la faccia interna (22 22 mm2 ) che con quella esterna (26 26 mm2 ). Essendo lunghi 230 mm, corrispondenti a 25.8 X0 , essi garantiscono un ottimale contenimento longitudinale degli sciami elettromagnetici alle energie di interesse per le collisioni ad LHC. Sulla base maggiore di ogni cristallo ` e montato, come fotorivelatore, un APD (Avalanche PhotoDiode).

Endcap
La parte di endcap di ECAL ` e formata da due dischi identici, ognuno dei quali diviso in due parti (Dee) da 3662 cristalli ognuno, raggruppati in unit` a meccaniche di 5x5, per un totale di 14648 cristalli. Anchessi a forma di piramide tronca, sono per` o leggermente pi` u larghi (rispettivamente 28.62 28.62 mm2 e 30 30 mm2 ) e pi` u corti (220 mm pari a 24.7 X0 ) di quelli del barrel. I fotorivelatori utilizzati in questa parte sono VPT (Vacuum PhotoTriodes). Inoltre, di fronte al calorimetro,

1.3 Il calorimetro elettromagnetico ECAL

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sono posizionati due strati di piombo intervallati da strip di silicio che svolgono il ruolo di preshower, ovvero innescano lo sciame elettromagnetico per contribuire allidenticazione di fotoni provenienti da pioni neutri.

(a) unit` a meccaniche dei cristalli.

(b) Dee in fase di assemblaggio.

Figura 1.9: Componenti della struttura dellendcap di ECAL.

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Lesperimento CMS

Capitolo 2

Analisi dei dati


Lo scopo dellanalisi ` e un confronto tra i dati sperimentali della risposta di ECAL ad un fascio di test, ed i dati ottenuti dalle relative simulazioni Monte Carlo del rivelatore. Tale confronto ` e necessario per stimare la capacit` a di ricostruzione degli eventi che lesperimento si propone di studiare. Ci` o signica saper risalire dalle informazioni digitali che costituiscono la risposta dellelettronica del rivelatore CMS, alle ` necessario per questo conoscere il pi` particelle che le hanno generate. E u accuratamente possibile tutti processi sici che possono avvenire nel rivelatore, e la sua risposta ad essi. Questa conoscenza viene vericata simulando la risposta elettronica del rivelatore ad un evento noto per confrontarla con quella misurata sperimentalmente con fasci di test. Infatti, quanto pi` u verosimilmente si ` e in grado di simulare il funzionamento del rivelatore, tanto pi` u approfonditamente lo si conosce in tutti i suoi aspetti.

2.1

Schema sperimentale del fascio di test

I dati sperimentali sono stati raccolti durante lestate 2006 alla linea di test H4 nellArea Nord del CERN. Il fascio di test utilizzato era costituito da elettroni con energie comprese tra 20 e 150 GeV, ottenuti a partire da un fascio primario di protoni di 450 GeV in uscita dallacceleratore SPS (Super-Proton-Synchrotron). In particolare i protoni incidevano su un bersaglio primario dopo il quale, tra tutti i possibili prodotti, venivano selezionati solo quelli neutri (, K0 , 0 ), i quali, attraversando un secondo bersaglio, davano origine agli elettroni. Successivamente un selezionatore in impulso provvedeva a far giungere allarea di test H4 solamente elettroni allenergia desiderata. Passando attraverso una sottile parete plastica, gli elettroni uscivano dal tubo a vuoto e, dopo un breve percorso in aria, attraversavano un odoscopio per incidere inne su un cristallo del supermodulo testato. Lodoscopio era formato da due stazioni distanti 2.5 m, ognuna composta da due tti piani 30 30 mm2 di bre ottiche, disposte verticalmente in uno e orizzontalmente nellaltro, le quali emettevano un 13

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Analisi dei dati

segnale nel momento in cui un elettrone transitava attraverso una di esse. Questo strumento consentiva di individuare un sistema di riferimento per il punto di impatto delle particelle sui cristalli. Il supermodulo invece era montato su una particolare piattaforma meccanica, che permetteva di traslarlo e farlo ruotare di piccoli angoli. In questo modo, gli elettroni lo colpivano con la stessa direzione che avrebbero avuto se provenissero dal punto nominale dimpatto in CMS. Nei campioni di dati considerati, il supermodulo veniva fatto muovere orizzontalmente dopo un certo tempo, in modo che il fascio colpisse diversi suoi cristalli.

Figura 2.1: Tubo di fascio, odoscopio e supermodulo montato sulla piattaforma meccanica nella zona di test H4.

2.2

Simulazioni Monte Carlo di ECAL

Nel senso pi` u generale del termine, una simulazione Monte Carlo (MC) ` e una tecnica che fa uso di numeri casuali per studiare sistemi complessi e/o intrinsecamente probabilistici. Per quanto riguarda la sica delle particelle e nel caso specico di ECAL, la simulazione Monte Carlo riproduce la risposta del rivelatore al passaggio delle particelle. Per questo genere di studi ` e stato sviluppato, appositamente per lesperimento, il software di simulazione e ricostruzione CMSSW, basato sul pi` u generale software GEANT4 (GEometry ANd Tracking). Esso ` e dotato delle seguenti componenti: geometria: analizza la disposizione geometrica di tutte le parti dellintero rivelatore e considera come questa pu` o inuenzare il percorso delle particelle che lo attraversano; tracciamento: simula mediante campionamenti di numeri casuali il passaggio delle particelle attraverso la materia (materiali attivi/sensibili, materiali passi-

2.3 Selezione degli eventi ed analisi dei dati

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vi, supporti meccanici) e considera le possibili interazioni o decadimenti delle particelle; risposta dei rivelatori: registra quando una particella passa attraverso i volumi di un sottorivelatore e la sua risposta. Generare la simulazione Monte Carlo signica immettere in CMSSW una serie di informazioni come parametri geometrici, tipi di interazioni, sezioni durto, rumore dellelettronica, che descrivono i processi sici che avvengono nel rivelatore.

Figura 2.2: Visualizzazione graca della simulazione dello sciame elettromagnetico generato da un elettrone nei cristalli di ECAL.

2.3

Selezione degli eventi ed analisi dei dati

I dati sperimentali ottenuti col fascio di test e quelli simulati con il metodo Monte Carlo sono del tutto simili, sia nelle informazioni contenute, sia nel formato dei les su cui sono scritti. Per limmagazzinamento dei dati sono state utilizzate apposite librerie del linguaggio C++ raccolte nel software ROOT, creato al CERN per gestire nel modo pi` u congeniale grandi moli di dati, sia per quanto concerne lanalisi numerica, sia per quanto riguarda la creazione di istogrammi o graci. Le variabili registrate per ogni evento considerato sono: run: numero identicativo del campione in esame; event: numero di eventi registrati nel run; xtalEta, xtalPhi: coordinate in ECAL del cristallo (xtal) sul quale ` e indirizzato il fascio di test. In questo caso non indica la pseudorapidit` a denita precedentemente nella sezione 1.3, ma un indice intero variabile tra 1 e 85 dato ai cristalli appartenenti al supermodulo, che indica la loro posizione nel barrel di ECAL allo stesso modo della pseudorapidit` a in gura 1.6 (in altri termini ` e un cambio di scala per riferirsi al supermodulo);

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Analisi dei dati xtalSM: numero del cristallo sul quale ` e indirizzato il fascio di test; amplit: vettore a 49 componenti, contente lampiezza del segnale prodotto dallo sciame e rilevato dai fotorivelatori, in ogni cristallo della matrice 7x7 con al centro il cristallo colpito. Lunit` a di unit` a di misura ` e quella dellelettronica ADC (Analog to Digital Converter); hodoX, hodoY: coordinate dellelettrone del fascio individuate dal secondo piano dellodoscopio (hodo), in millimetri e riferite al centro del piano; hodoQualityX, hodoQualityY: qualit` a del segnale emesso dalle bre ottiche dellodoscopio al passaggio dellelettrone (ad esempio la particella potrebbe transitare tra due bre, le quali entrambe emettono un segnale, diminuendo laccuratezza della misura); hodoSlopeX, hodoSlopeY: pendenza della retta corrispondente alla traiettoria dellelettrone, ricavata dai due punti registrati dai due piani dellodoscopio; tbMoving: indica se la piattaforma si stava muovendo durante limpatto, a causa di vibrazioni o perch` e si stava cambiando il cristallo su cui indirizzare il fascio;

Da tutte queste quantit` a ottenute per tutti gli eventi, deve essere estratta linformazione utile per il confronto vero e proprio. Per questo i les vengono processati attraverso un programma C++ appositamente scritto, schematizzato nei seguenti passi: 1. Selezione degli eventi avvenuti in situazioni adatte e senza malfunzionamenti di qualche parte dellapparato: problemi nella risposta dei fotodiodi dovuti a rumore (selezione sulle variabili contenute in amplit), traccia lasciata sullodoscopio non rilevata con precisione (selezioni sulla variabile hodoQuality) o troppo inclinata nel colpire il cristallo (selezioni sulla variabile hodoSlope) e piattaforma in movimento durante limpatto (selezioni sulla variabile tbMoving). Questa selezione ` e importante per avere un campione di dati aetti il meno possibile da errori sistematici che possono compromettere la validit` a dellanalisi. 2. Primo tentativo per la ricerca del punto di massimo contenimento per ogni cristallo colpito dal fascio. Questo punto ` e individuato dalle coordinate (x,y) segnate dallodoscopio per le quali si registra la massima energia depositata allinterno del cristallo colpito dal fascio. Riferendoci allistogramma 2.3 (a), si tratta di trovare le coordinate hodoX e hodoY relative ai valori massimi di amplit, che indica in questo caso lenergia del cristallo colpito dal fascio. Il punto di massimo contenimento ` e un riferimento sul punto di impatto degli elettroni sul cristallo, oggetto di successive selezioni degli eventi.

2.3 Selezione degli eventi ed analisi dei dati

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Per trovare le sue coordinate si segue la seguente procedura: si proietta listogramma tridimensionale in due istogrammi bidimensionali relativi alle due coordinate spaziali (gura 2.4 (a)) e si selezionano gli eventi in base alle coordinate misurate dallodoscopio come in gura 2.3 (b), in rettangoli 7 10 mm2 centrati in (0,0), che ` e la prima stima delle coordinate cercate.

(a) Istogramma tridimensionale dellenergia depositata nel cristallo centrale (amplit) in funzione di delle coordinate odoscopio (hodoX e hodoY).

(b) Istogramma bidimensionale delle coordinate registrate dallodoscopio. I rettangoli si riferiscono alle selezioni per il primo tentativo della ricerca del punto di massimo contenimento: rosso per allistogramma in y e quello blu per quello in x.

Figura 2.3: Istogrammi relativi alla ricerca del punto di massimo contenimento. In seguito, per entrambe le coordinate, viene ricavato il prolo dellistogramma, ovvero viene calcolato il valore medio dellampiezza per ogni canale. Dopo aver scartato i canali con meno dell85% dellampiezza, viene eseguito un t con un polinomio di secondo grado (gura 2.4 (b)). Le coordinate (hodoX,hodoY) a cui corrisponde il massimo delle funzioni di t sono le coordinate (x,y) del punto di massimo contenimento. Si eseguono i t piuttosto che considerare direttamente i massimi degli istogrammi, dal momento che in questo modo il risultato ` e meno condizionato dalle uttuazioni statistiche, poich` e si sfrutta linformazione di tutti gli eventi selezionati sul cristallo colpito, piuttosto che quella di un solo canale. 3. Seconda ricerca del punto di massimo contenimento. Essa viene eettuata con la stessa procedura ma rigettando i cristalli per i quali il primo t non ` e giunto a convergenza, e selezionando gli eventi in un quadrato 3.5 mm attorno al punto appena trovato per entrambi gli istogrammi. Le coordinate cos` trovate sono quelle del punto di massimo contenimento. 4. Selezioni nali degli eventi per il confronto, in un quadrato 2 mm attorno al

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Analisi dei dati

(a) Istogramma bidimensionale dellenergia depositata nel cristallo centrale (amplit) in funzione della coordinata x odoscopio (hodoX).

(b) Prolo dellistogramma (a) e relativa funzione di t.

Figura 2.4: Ricerca della coordinata x del punto di massimo contenimento. punto di massimo contenimento, per ottenere eventi che generano sciami con contenimenti simili nei cristalli considerati. 5. Intercalibrazione della risposta dei cristalli. Seppur costruiti nel medesimo modo, essi presentano piccole dierenze nella risposta in intensit` a della luce di scintillazione per medesimi eventi. Considerazioni analoghe possono essere fatte per i fotorivelatori APD, che possono avere guadagni leggermente diversi. Per questo motivo, elettroni incidenti con le stessa energia su diversi cristalli possono generare dierenti risposte nelle energie registrate. Questo effetto viene corretto moltiplicando il segnale di ogni cristallo per un opportuno coeciente di intercalibrazione. 6. Creazione degli istogrammi relativi alle quantit` a E1 , E9 , E25 , E49 che rappresentano lenergia dello sciame elettromagnetico depositata rispettivamente nel cristallo colpito e nelle matrici 3x3, 5x5, 7x7 attorno ad esso (contenimenti nelle matrici ENxN ). Queste quantit` a ed i loro rapporti E1 /E9 , E1 /E25 , E9 /E25 , E1 /E49 saranno loggetto del confronto fra i dati in esame. Il valore di queste quantit` a` e il massimo della funzione crystalball (gaussiana con coda polinomiale) ottenuta dal processo di t agli istogrammi (gura 2.5).

2.3 Selezione degli eventi ed analisi dei dati

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(a) E1

(b) E9

(c) E25

(d) E49

(e) E1 /E9

(f) E1 /E25

(g) E9 /E25

(h) E1 /E49

Figura 2.5: Istogrammi e relative funzioni di t delle energie (a,b,c,d) depositate nel cristallo colpito e nelle matrici 3x3, 5x5, 7x7 attorno ad esso (contenimenti nelle matrici ENxN ) e di alcuni rapporti di queste quantit` a (e,f,g,h), per il campione sperimentale.

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Analisi dei dati

2.4

Confronto tra i dati sperimentali e simulati

Confrontare dati sperimentali e simulati di ECAL signica studiare le caratteristiche degli sciami elettromagnetici che si sviluppano in esso, in funzione del tipo di eventi che li hanno generati. In particolare, in questo lavoro, la caratteristica considerata ` e il contenimento dello sciame elettromagnetico nei cristalli, in funzione dellindice del cristallo colpito e dellenergia del fascio incidente. Come gi` a accennato nel paragrafo precedente, il contenimento ` e la quantit` a di energia dello sciame depositata in uno o pi` u cristalli. Per dare unidea dei valori dei contenimenti nelle matrici ENxN , se la particella entrante nel calorimetro incide su un cristallo nei pressi del punto di massimo contenimento (lievemente dierente dal centro della faccia del parallelepipedo del cristallo, dal momento che lasse dei cristalli non ` e orientato verso punto di interazione di CMS, gura 1.7), in esso ` e contenuta una percentuale maggiore dell80% lenergia dello sciame, mentre la restante parte si deposita nei cristalli vicini. Se si considera la matrice 3x3, 5x5 e 7x7 attorno al cristallo colpito, il contenimento diventa rispettivamente circa il 97%, il 99% e quasi il 100%. Per i successivi graci i dati sperimentali sono stati calibrati, ossia i valori in ADC sono stati convertiti in GeV, secondo il coeciente di conversione 1 ADC = 0.035 GeV. Per i dati provenienti dalle simulazioni, questo coeciente ` e stato ssato arbitrariamente in modo da poterli confrontare, nello stesso graco, coi dati sperimentali.

2.4.1

Contenimento dello sciame in funzione dellindice eta

Per il primo tipo di confronto sono stati compresi i dati di qualche decina di cristalli con compreso in tutto il range ed unenergia del fascio incidente di 130 GeV. Studiando gli andamenti dei contenimenti nelle matrici ENxN si osserva che: Per i valori pi` u bassi di , il valore di E49 per dati sperimentali supera lenergia del fascio incidente per circa il 0.5%. Questo eetto ` e dovuto al fatto che il coeciente di calibrazione utilizzato che ` e corretto solo per cristalli che si trovano nel centro del supermodulo, del quale non sono state considerate correzioni in questa analisi. Landamento dei dati sperimentali ` e maggiormente ondulato a causa delle lievi dierenze di risposta dei cristalli, nonostante lintercalibrazione. Nelle simulazioni i cristalli sono tutti esattamente uguali, perci` o questo eetto non si verica. In particolare il punto 2 in gura indica un lieve picco a = 12 che ` e presente per ogni matrice considerata. Questo eetto ` e dovuto allintercalibrazione di questo cristallo che misura un energia maggiore, la quale si somma poi in tutte le matrici. Gli avallamenti (< 1 %) indicati in gura dal punto 3, corrispondono ai cristalli con = 45 ed = 65 che si trovano ai bordi di un modulo. In queste posizioni del supermodulo, fra i cristalli componenti le matrici sono presenti le

2.4 Confronto tra i dati sperimentali e simulati

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MatrixEnergyVsCrystalEtaIndex
matrix energy (GeV) 130
2

125 120 115 110 105 100 0

DATA_E1 MC_E1 DATA_E9 MC_E9 DATA_E25 MC_E25 DATA_E49 MC_E49

10

20

30

40

50

60

70

80

Figura 2.6: Contenimenti nelle matrici ENxN in funzione dellindice del cristallo colpito.

lastre della struttura di sostegno separanti i moduli, nelle quali una parte dello sciame si sviluppa senza essere rilevata. Anche ad = 25 si presenta la stessa situazione, ma in questa regione del graco non ci sono punti per vericare lo stesso eetto. La simulazione riproduce correttamente questo aspetto. I valori di E25 ed E49 tendono lievemente a diminuire al crescere di . Questo andamento ` e dovuto alla direzione dellasse dei cristalli non ` e orientato verso punto di interazione di CMS (gura 1.7). Questo porta ad un deposito dello sciame lievemente maggiore (< 1 %) al di fuori della matrici 5x5 e 7x7. La simulazione riproduce correttamente anche questo eetto. Considerando lintero range di , la distanza tra gli andamenti dei dati sperimentali e simulati aumenta di circa l1% da E49 a E1 di circa l1%. Prendendo a riferimento E49 e considerando che in entrambi i casi lo sciame sia contenuto in questa matrice quasi totalmente, questa discrepanza implica che lo sciame simulato ha un estensione laterale maggiore rispetto a quello reale, perch` e

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Analisi dei dati deposita meno energia nel cristallo centrale, colpito dalla particella, che nei cristalli adiacenti.

RatiosVsCrystalEtaIndex
matrix energy ratio 0.98

0.96 0.94 0.92 0.90 0.88 0.86 0.84 0.82 0.80 0.78 0 10 20 30 40 50 60 70 80
2 3 3
DATA_E1/E9 MC_E1/E9 DATA_E1/E25 MC_E1/E25 DATA_E9/E25 MC_E9/E25 DATA_E1/E49 MC_E1/E49

Figura 2.7: Rapporti fra contenimenti nelle matrici ENxN in funzione di del cristallo colpito. Studiando gli andamenti dei rapporti fra i contenimenti dellenergia nelle matrici ENxN si pu` o osservare che: Il punto 2 in gura indica che leetto del coeciente di calibrazione da perfezionare a = 12, nei rapporti viene compensato, perch` e leccesso di energia rilevata dal cristallo viene sommata sia al numeratore che al denominatore del rapporto, ed essendo piccolo rispetto ad essi non genera eetti visibili. Il punto 3 in gura indica i cristalli che si trovano ai bordi di un modulo, e, poich` e le matrici E9 , E25 ed E49 perdono un po di energia, i tutti rapporti hanno un lieve picco ( 1%). Per E9 /E25 non ci sono eetti in quanto vale la considerazione al punto precedente. La simulazione riproduce questo andamento.

2.4 Confronto tra i dati sperimentali e simulati

23

Poich` e gli andamenti di E25 ed E49 decrescono per la dierente inclinazione dei cristalli al crescere di , tutti i rapporti tranne E1 /E9 invece crescono (< 1%). La simulazione riproduce questo eetto. Considerando lintero intervallo di , gli andamenti dei rapporti di E1 /ENxN per dati simulati sono inferiori di circa il 2% rispetto ai dati sperimentali, mentre nel rapporto E9 /E25 la dierenza ` e circa l1%. Questa distanza tra gli andamenti dei dati sperimentali e simulati conferma che lo sciame simulato ha unestensione laterale maggiore rispetto a quello reale.

2.4.2

Contenimento dello sciame in funzione dellenergia

Per il secondo tipo di confronto sono stati utilizzati i dati relativi a tre cristalli con dierenti. I campioni simulati provengono inoltre da una diversa simulazione Monte Carlo. Le energie delle matrici ENxN sono normalizzate allenergia del fascio incidente, per una migliore interpretazione dei graci.

MatrixEnergyVsBeamEnergy
matrix energy / beam energy 1.00

0.95
DATA_E1

0.90

MC_E1 DATA_E9 MC_E9 DATA_E25 MC_E25

0.85

0.80 20 40 60 80 100 120 140 beam energy (GeV)

Figura 2.8: Contenimenti nelle matrici ENxN in funzione dellenergia del fascio incidente.

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Analisi dei dati

Studiando gli andamenti dei valori dellenergia delle matrici ENxN si pu` o osservare che: Per le energie pi` u basse E25 dei dati sperimentali supera lenergia del fascio incidente per circa il 0.5%. Questo eetto ` e dovuto al fatto che il coeciente di calibrazione della risposta dei cristalli subisce piccole correzioni per basse energie, che non sono state utilizzate in questa analisi. Al crescere delle energie, decresce di circa 1% il contenimento di ogni matrice ENxN . Questo eetto ` e dovuto allaumento dellestensione laterale dello sciame con lenergia della particella incidente. La simulazione non riproduce questo andamento per basse energie. Considerando lintero range dellenergia del fascio, landamento di E25 ` e maggiore nei dati sperimentali mentre quello di E1 ` e minore. Ci` o indica che lo sciame elettromagnetico simulato con questa seconda simulazione ` e invece pi` u stretto di quello osservato sperimentalmente.

MatrixRatioVsBeamEnergy
matrix energy ratio 0.98 0.96 0.94 0.92
DATA_E1/E9

0.90 0.88 0.86 0.84 0.82 0.80 0.78 20 40 60 80

MC_E1/E9 DATA_E1/E25 MC_E1/E25 DATA_E9/E25 MC_E9/E25

100 120 140 beam energy (GeV)

Figura 2.9: Rapporti fra contenimenti nelle matrici ENxN in funzione dellenergia del fascio incidente.

2.4 Confronto tra i dati sperimentali e simulati

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Studiando gli andamenti dei rapporti fra i contenimenti dellenergia nelle matrici ENxN si pu` o osservare che: Dal graco precedente, al crescere dellenergia il valore del contenimento di ogni matrice ENxN decresce dello stesso valore assoluto, perci` o i rapporti crescono (< 0.5%). A parte le basse energie, landamento ` e seguito dalla simulazione. Considerando lintero range dellenergia del fascio, gli andamenti dei rapporti dei dati simulati sono maggiori di quelli sperimentali (< 0.5%). Ci` o conferma che lo sciame simulato con questa seconda simulazione ha un estensione laterale maggiore rispetto a quello misurato sperimentalmente.

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Analisi dei dati

Conclusioni
Al ne di vericare ulteriormente le considerazioni a cui si ` e giunti, lanalisi ` e stata ripetuta cambiando le selezioni degli eventi in diversi modi: selezionando un numero maggiore di eventi attorno al punto di massimo contenimento con una meno stretta condizione sul punto di impatto, aumentando in questo modo la statistica ma introducendo una maggiore uttuazione dei contenimenti ENxN ; selezionando un numero minore di eventi attorno al punto di massimo contenimento con una pi` u stretta condizione sul punto di impatto, diminuendo la uttuazione dei contenimenti ENxN ma avendo un campione pi` u povero di eventi; selezionando un numero minore di eventi richiedendo selezioni pi` u strette sullodoscopio, avendo un campione meno aetto da errori sistematici dovuti alla strumentazione ma pi` u povero di eventi; Nel primo caso gli andamenti non cambiano, a meno di dierenze dellordine dell 0.1%, indicando la validit` a dei risultati presentati precedentemente. Nel secondo e nel terzo caso il numero di eventi del campione considerato diviene troppo basso, perci` o nascono maggiori problemi di convergenza nei t per la determinazione del punto di massimo contenimento ed agli istogrammi dei contenimenti o dei loro rapporti. In generale dunque, c` e un ottimo accordo tra i dati sperimentali presi coi fasci di test ed i dati di entrambe le simulazione Monte Carlo considerate, che mostrano dierenze nei contenimenti nelle matrici ENxN e dei loro rapporti di circa l1% o inferiori. Inne lo studio degli istogrammi relativi ai contenimenti ed i loro rapporti (gure 2.5) suggerisce un ulteriore sviluppo del confronto dei dati considerati, volto allo studio delle code non gaussiane nelle distribuzioni di queste quantit` a.

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Conclusioni

Bibliograa
[1] CMS collaboration, The Compact Muon Solenoid - Technical Proposal. CERN/LHCC 94-38, (December 1994). [2] CMS collaboration, The Electromagnetic Calorimeter Project - Technical Disegn Report. CERN/LHCC 97-33, (December 1997). [3] CMS collaboration, The CMS experiment at the CERN LHC. subm. to the Journal of Instrumentation (JINST), (Jan. 2008). [4] W.-M. Yao et al., Passage of particles through matter. J. Phys. G 33, (2006).

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BIBLIOGRAFIA

Ringraziamenti
Al conseguimento di questa laurea, traguardo della mia vita di studente universitario, desidero ringraziare: la mia famiglia che, sopratutto negli ultimi tempi e prima di ogni altro, mi ha voluto bene e sostenuto nel raggiungere questa meta; gli amici vecchi e nuovi, i miei compagni di corso che mi han fatto compagnia durante questo periodo trascorso in Universit` a; le persone che mi hanno insegnato qualcosa nello studio della Fisica, in particolare: A.Peronio, P.Giglioli, G.DOdorico, D.Montanino, D.Tavagnacco, M.Olivo; i docenti dei quali ho potuto ammirare la passione ed il cuore per il loro lavoro.

Giacomo Snidero, 10 marzo 2008.

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