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Nubifragi e rischio idrogeologico: il ruolo della memoria

Alluvioni torrentizie e fluviali causate da eventi estremi di precipitazione atmosferica sono una norma anche per lItalia, a causa della sua geomorfologia vivace, dei bacini idrografici assai frammentati, e dei ripidi versanti che convergono in piccole e strette pianure. Labbondanza di rocce recenti e incoerenti che prevalgono nella penisola e in Sicilia, e rivestono anche la Sardegna, caricano di fango le acque dei nubifragi, innescando colate impetuose contro cui non c difesa. Per le alluvioni si conoscono ritmi di occorrenza undecennali, secolari, plurisecolari e millenari di precipitazioni estreme e piene conseguenti che possono aver luogo anche nellintero Paese. il caso delle alluvioni del Polesine !"#$"% e della &alabria meridionale !"#$"%, o del Piemonte !'(((% e della &alabria orientale !Soverato% !'(((%. Se guardiamo le cronache dellultimo ventennio, in Italia avviene una alluvione disastrosa !con oltre decine di morti e gravi danni% ogni due anni in media. Se applichiamo il filtro della storia, i ritmi menzionati sopra, con molte deviazioni, si concretizzano. istruttivo ricordare che )irenze, prima della memorabile alluvione del "#**, era stata sommersa nel "+,, !allapice di uno dei migliori governi mai sperimentati, il -randucato%, e nel ".../ Pisa nel "000, "*+(, e ""*0/ 1essina, prima del '((#, anche nel "0*./ Palermo nel "$$0/ il Polesine, prima del "#$", anche nel ""$', e #$(. Il riscaldamento globale quindi centra poco, o meno di altri fattori !se vero che gi2 nel "+*" in Sicilia viene descritto un tornado%. Se torniamo allultimo secolo, le aree alluvionate si ripetono con monotonia3 Piemonte, -enova, Salernitano, coste di &alabria, Pianura Padana. Anche lelenco fa capire che il fattore principale di evoluzione disastrosa, con morti e danni, a seguito di precipitazioni non solo eccezionali, ma anche semplicemente intense, da ricercare nelleccesso di urbanizzazione e nel disordine con cui avvenuta, sia dove operano le mafie, sia dove, almeno tempo fa, non operavano. 4on basta essere architetti per fare un buon piano di urbanizzazione, e neppure essere ingegneri per costruire capannoni industriali sicuri. 4on basta avere eccellenti servizi geologici regionali se poi gli uffici di programmazione e di controllo delle stesse regioni !guidati, ovviamente da architetti% non ne utilizzano le cartografie e i rilievi. 5utti i corsi dacqua italiani !fiumi, torrenti, rii, canali, scoli% almeno una volta per secolo escono dal loro alveo di piena. Se abbiamo tolto loro le aree fisiologiche di esondazione, le famose golene, per fare posto a fabbriche e case !con tanto di licenza edilizia%, come potremo lamentarci6 I fiumi, lo sapeva bene Luigi )erdinando 1arsili a fine

Seicento, sono quasi organismi viventi. Se li soffochiamo, siamo noi ad avere fatto il passo decisivo verso il disastro. Prima o poi arriver2. Si immagini quello che accadr2 dove la licenza edilizia non cera. &apit7 a Soverato, lultima perla dello Ionio in &alabria. Il camping aveva le insegne e i posti in alveo, alla confluenza di tre fiumare, secche per gran parte dellanno e talora per molti anni successivi, ma turgide di falde di subalveo, sotto i poderosi ghiaioni, pronte a esplodere in un muro dacqua e ghiaia in moto verso mare e che tutto travolgono, nella congiuntura meteorologica sfavorevole. 8ualcuno incolpa delle alluvioni labbandono della montagna. vero il contrario.

Linsediamento eccessivo nel passato abbatteva i boschi a favore dei seminativi, tagliava gli arbusti, favoriva lerosione del suolo e lo impoveriva. Labbandono postbellico della montagna ha prodotto una espansione forestale naturale imprevista, e stabilizzato molte pendici. sommersi dalla vegetazione. Per difendersi dalle alluvioni ci sono due soli rimedi efficaci, di tipo preventivo e educativo. !"% ripristinare gli spazi fisiologici di tutti i corsi dacqua, con adeguate casse di espansione e laminazione delle piene, abbattendo ledificato che si trovi sulle aree inondabili !da determinare non a tavolino ma sul campo con analisi geologica specifica%/ !'% ripristinare la memoria delle passate alluvioni e farne oggetto dei progetti didattici delle scuole locali e dei piani di protezione civile territoriale. Per fare tutto ci7 non bastano ingegneri idraulici, che debbono avere pi9 voce in capitolo degli architetti del paesaggio. :ccorrono al vertice della piramide i geologi, i soli a possedere le competenze per impostare sperimentalmente il problema, e la mentalit2 adatta a percepire immediatamente le trasformazioni temporali storiche e preistoriche del territorio. A proposito di geologi, e dei loro cugini geofisici della 5erra solida, la recente riforma universitaria -elmini e la sua applicazione ancor pi9 limitativa adottata da molti rettori stanno provocando una vera moria di ;ipartimenti di Scienze della 5erra !e dizioni geologiche analoghe%. &he questo possa avvenire in paesi non montuosi e privi di rischi geologici, dispiacer2, ma non troppo grave. 1a che questo avvenga in un Paese geologicamente giovane e pericoloso come lItalia !vulcani, terremoti, alluvioni e frane, appunto%, pi9 che un controsenso una idiozia. &he poi avvenga in milia<=omagna e a >ologna, dove nel "*(. ?lisse Aldrovandi ha inventato la stessa parola geologia, emblema di disfatta culturale, prima che disciplinare. ?na vergogna. ntro i prossimi cinquantanni, mantenendosi le condizioni attuali, i calanchi dei colli bolognesi scompariranno,

@a rapidamente modificata la norma che richiede almeno ,( o ,$ docenti per costituire un dipartimento !che ha autonomia di ricerca e di collaborazione col mondo produttivo%. Anche perchA alcuni dei migliori dipartimenti di Scienze della 5erra del mondo di docenti ne hanno solo .( o .$. Lo stesso discorso vale a livello nazionale per larea disciplinare &?4<(, !geologi e geofisici appunto% che per essere numericamente la pi9 piccola in Italia rischia la cancellazione nella mente di qualche riformatore pseudo<illuminato. &ome se fosse il numero il criterio di valutazione della qualit2 di unarea e della sua necessit2 per le esigenze vitali del Paese. 8uella cancellazione va evitata, senza alternative, se vogliamo avere qualche prospettiva di mitigare in futuro prossimo i gravissimi rischi geologici del Paese Italia, e ridurre il pesantissimo drenaggio di risorse nella rifusione di danni e vittime nellemergenza. Infine c un problema spinoso di comunicazione del rischio e di allertaBallarme alle popolazioni. 4on assolutamente semplice. Soprattutto in caso di alluvioni torrentizie !piccoli bacini imbriferi per intense precipitazioni%, nonostante i progressi nelle previsioni meteorologiche e nei relativi allarmi. 8uando ero ragazzo, al mio paese, il miglior allarme per incendi e terremoti erano le campane. In attesa che la Protezione &ivile 4azionale inventi un allarme sui telefonini, c un problema di allerta decentrata. Ca ragione -abrielli a invocare la resilienza nelle popolazioni colpite. In parole semplici Daiutati che il &iel taiutaE !con la Protezione &ivile al posto del &ielo% o Ddatti da fareE. 1a senza lunga e costante azione educativa, in gran parte dItalia la resilienza non si svilupper2. sempre solo colpa di qualcun altro. -ian >attista @ai 1useo -eologico -iovanni &apellini

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