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(Reindirizzamento da Lettura e interpretazione della Bibbia) L'interpretazione della Bibbia ha dato luogo a diverse scuole esegetiche, talvolta note a seconda delle regioni geografiche in cui sono sorte o delle lingue con cui venivano scritti i commenti. Nell'ebraismo viene data grande importanza alla tradizione orale, riportata in testi e commenti in un processo continuo di approfondimento. Nella storia del cristianesimo, a partire dagli evangelisti e soprattutto da Paolo di Tarso, sono presenti vari tipi di letture della Bibbia, come quello letterale, allegorico, tipologico o morale.
Per approfondire, vedi Ermeneutica biblica . Indice 1 Interpretazione ebraica 2 Interpretazione patristica (II-VII secolo) 3 Interpretazione alto-medievale (VIII-XI secolo) 4 Interpretazione ortodossa in oriente (XI secolo ad oggi) 5 Interpretazione in occidente: contro le eresie (XI-XX secolo) 6 Interpretazione in Occidente: la scolastica (XI-XV secolo) 7 Interpretazione moderna cattolica (XV-XVIII secolo) 8 Interpretazione contemporanea cattolica (XVIII secolo ad oggi) 9 Interpretazione protestante (XVI secolo ad oggi) 10 Interpretazione islamica (VII secolo ad oggi) 11 Interpretazione dei Testimoni di Geova 12 Note 13 Collegamenti esterni
Interpretazione ebraica
Alessandrina: la scuola esegetica alessandrina rappresenta un punto di contatto del mondo ebraico con quello greco. Il tipo di lettura predominante era quello allegorico, con il quale veniva dato un significato etico e psicologico a molte parti della scrittura, come ad esempio alle leggi rituali. Il maggiore esponente di questa scuola fu Filone di Alessandria, il quale a sua volta venne ripreso da teologi cristiani alessandrini dei secoli successivi. Le diverse scuole talmudiche (halakhah e haggadah) vedi testi sacri ebraici. Esse hanno un forte interesse prevalentemente per la Torah, dato il suo ruolo primario nell'ebraismo, e quindi privilegiano una lettura halakhica (legalista). Salomone Rashi Mos Maimonide
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Scuola cristiana di Alessandria: il maggior esponente di questa scuola fu Origene. Come per l'omonima scuola giudaica ebbe un grande rilievo l'allegorismo e veniva data una lettura tipologica dell'Antico Testamento rispetto al Nuovo, cio gli avvenimenti e i personaggi della Bibbia ebraica erano una figura e una prefigurazione del Nuovo Testamento. Scuola di Antiochia e Sira: in opposizione a quella alessandrina, veniva dato grande rilievo al senso letterale e storico, mantenendo un metodo esegetico sobrio e rigoroso. I maggiori esponenti di questa scuola furono Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Cirro, Giovanni Crisostomo, che divenne patriarca di Costantinopoli, Diodoro di Tarso, Efrem il Siro. Scuola Latina: fra coloro che scrivevano in latino sono da annoverare, tra i maggiori commentatori della Bibbia, Ambrogio, Agostino di Ippona, San Girolamo, quest'ultimo autore anche della famosa traduzione latina della Vulgata.
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Dall'inizio del secondo millennio cambia notevolmente il panorama teologico-sociale. Soprattutto nel sud della Francia e nel nord Italia compaiono le eresie di tipo gnostico, che sulla base di interpretazioni spiritualiste del messaggio dei Vangeli, in particolare Giovanni, arrivavano a negare la bont della materia in genere e delle sue manifestazioni concrete: matrimonio e procreazione, stato e potere temporale, sacramenti e Chiesa, erano tutti visti come frutti malvagi della corruzione del peccato originale. Il perfetto credente, in tale ottica, era l'asceta estraniato dal mondo e contrario alla corporeit, legato spesso a movimenti sociali che potevano sfociare in rivolte sociali contro principi o 'vescovi grassi', come efficacemente sintetizza Umberto Eco ne Il nome della rosa. La Chiesa pertanto, dietro pressante richiesta delle autorit politiche (Roberto II re di Francia, Guglielmo conte di Poitiers e duca di Aquitania, l'imperatore Enrico III)[2], inizia a contrastare la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per evitare gli eccessi gnostici:
Proibiamo che qualsiasi laico possieda i libri del Vecchio o Nuovo Testamento tradotti in lingua volgare. Se una persona pia lo desidera, pu avere un Salterio o un Breviario... ma in nessun caso dovr possedere i libri sopra menzionati tradotti in lingua romanza. (Sinodo di Tolosa, canone 14, 1229, durante l'apice dell'uragano gnostico [3])
Da notare come: la lettura biblica in lingua latina (traduzione della Vulgata) era permessa, pertanto inesatto sostenere che in tale occasione la Chiesa viet la Bibbia; il Sinodo di Tolosa non era un concilio ecumenico, ma appunto un sinodo locale: le sue deliberazioni, tra cui quella sopra riportata, non avevano valenza universale ed eterna per tutta la Chiesa cattolica, ma solo per i territori rappresentati dai partecipanti al sinodo (nella fattispecie, il sud della Francia) e solo per un limitato periodo di tempo (il periodo dell'emergenza gnostica). La Chiesa infatti, in seguito, non si opposta a priori alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma solo a quelle che, a suo giudizio, veicolavano giudizi eretici. Queste le principali traduzioni volgari la cui lettura era permessa ai cattolici: in spagnolo, la Bibbia Alfonsina, dedicata al re di Castiglia Alfonso X e realizzata in epoca pre-stampa nel 1280; in tedesco, una traduzione integrale a cura di John Rellach, pubblicata a Costanza nel 1450; in italiano, la Bibbia del Malermi (1471), ad opera del monaco camaldolese Nicol Malermi, soppiantata poi nel 1778 dalla Bibbia di Antonio Martini; in francese, la Bibbia di Jacques Lefvre d'taples, pubblicata ad Anversa (1523-8); in inglese, la Bibbia di Douai o Reims (1582 NT, 1609 intera Bibbia), tuttora la Bibbia cattolica ufficiale di lingua inglese. Va sottolineato come tali Bibbie cattoliche, che si basavano sulla Vulgata latina e non sui testi originali greci ed ebraici, contenevano numerosi errori sia di stile che di significato originario.[4] Dopo al sinodo di Tolosa, il divieto relativo alla traduzione, possesso e uso di versioni volgari non autorizzate venne ribadito molte volte da singole Chiese locali allorquando si avvertiva il pericolo della diffusione di idee giudicate eretiche. In varie parti d'Europa si verificarono dunque roghi di copie non autorizzate e sanzioni di natura spirituale ai lettori di tali versioni (non sono infatti documentati processi e pene civili ai semplici lettori). Circa gli autori di traduzioni non autorizzate sono attestate solo due condanne capitali, entrambe in Inghilterra, relative a John Wycliffe e William Tyndale. Va sottolineato tuttavia che, per Wycliffe, la condanna a morte per eresia fu postuma (nel 1415 venne riesumato il corpo, sepolto alla morte nel 1384, e ne vennero bruciati i resti),
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e per Tyndale la condanna fu sancita non da un tribunale cattolico ma, nel 1536, da un tribunale inglese, dunque anglicano. Non pertanto corretto, perci, sostenere che la Chiesa cattolica avrebbe ucciso chi traduceva la Bibbia. Durante il XVI secolo compare nel Nord Europa la Riforma protestante, che ha spaccato il mondo cristiano fino ad oggi. Come noto, per Lutero la Bibbia poteva essere letta e interpretata da qualunque cristiano, arrivando alle conclusioni che pi reputava opportune (tale 'libert' ermeneutica ha portato di fatto alla frammentazione della stessa Chiesa riformata). Fu in seguito a tale crisi che si ebbe un pronunciamento ufficiale della Chiesa cattolica con valenza dogmatica, dunque universale ed eterna. In particolare il problema fu affrontato al Concilio di Trento che cos deliber:
Il sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale [...] sa che questa verit e disciplina contenuta nei libri scritti [della Bibbia] e nelle tradizioni non scritte [...]. Seguendo l'esempio dei padri della vera fede, con uguale piet e venerazione accoglie e venera tutti i libri, sia dell'antico che del nuovo Testamento, essendo Dio autore di entrambi [...]. Lo stesso sacrosanto sinodo [...] stabilisce e dichiara che l'antica edizione della Vulgata, approvata dalla stessa chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione e che nessuno, per nessuna ragione, pu avere l'audacia o la presunzione di respingerla. [...] Inoltre stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio [...], deve osare distorcere la Scrittura secondo il proprio modo di pensare (Concilio di Trento, sessione IV, 8 aprile 1546, di papa Giulio III, DS 1501-1508)
Da notare come: non viene espresso un giudizio negativo sulla Bibbia; non viene vietata la lettura della Bibbia, ma solo vincolata alla sua traduzione ufficiale latina; non vengono vietate le traduzioni in lingue volgari per uso personale, che infatti continuarono a circolare liberamente, previa approvazione ecclesiastica.[5] Il divieto dell'uso di versioni non autorizzate della Bibbia viene formalmente sancito nel 1559, quando papa Paolo IV istitu l'Indice dei libri proibiti nel quale erano vietate, fra gli altri testi, 45 versioni della Bibbia e del Nuovo Testamento in lingua volgare di autori non cattolici o anonimi, in prevalenza pubblicate nel mondo germanico, ma anche la traduzione in italiano del veneziano Francesco Brucioli. La lettura di questi testi in volgare non autorizzati era permessa solo su licenza del Sant'Uffizio, e non poteva essere concessa alle donne e a chi non conoscesse il latino. Questa discriminazione ebbe termine cinque anni dopo, il 24 marzo 1564, con il papa successivo, Pio IV, che pur mantenendo l'impianto dell'indice ne allent lo spirito e le norme applicative. Le versioni in volgare, per essere autorizzate, dovevano sottostare a due regole: la presenza di note e spiegazioni approvate dalla Chiesa; la traduzione doveva essere fatta non da copie dei testi originali ebraici e greci, ma dalla Vulgata da Girolamo, che era il testo ufficiale della chiesa latina utilizzato nella liturgia pubblica. Nel 1631, Urbano VII ingiunse a tutti i possessori di copie della Bibbia non autorizzate di consegnarle alle autorit per bruciarle, pena la denuncia all'Inquisizione. Fu solo nel 1758 che furono riviste alcune proibizioni e, in particolare, fu eliminato il divieto di lettura della Bibbia nelle lingue nazionali. Considerando come la Chiesa non viet mai l'uso della Bibbia, anche se ne limit la consultazione alle sole versioni autorizzate, non dovrebbe essere visto come in contrasto con le promulgazioni precedenti l'affermazione del Concilio Vaticano II nel 1965:
necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura. (Dei Verbum 22)
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Secondo altri invece questa affermazione vista come una conversione piuttosto controversa.[6]
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Tale metodo ha evidenziato la natura umana della Bibbia, che va collocata all'interno dei vari contesti storici, sociali, culturali nei quali operavano gli scrittori biblici. Fondamentale appare dunque la contestualizzazione del messaggio contenuto nei vari libri biblici, che sono Parola di Dio, ma pur sempre espressa con parole di uomini. Non dunque fonte di scandalo per i cattolici accorti la constatazione dell'esistenza di contraddizioni o anche falsit nella Bibbia, che alcuni si sono presi la briga di elencare puntigliosamente. Infatti secondo il documento "Dei Verbum" (1965) del Concilio Vaticano II la Bibbia stata scritta nostra salutis causa, per la nostra salvezza: non un trattato di storia, scienza o geografia ma, al pi, un 'prontuario' per conoscere il progetto di Dio sulla storia e sull'uomo, che ha come fine la salvezza della persona. Questa sola la verit che la Bibbia intende trasmettere e che va in essa cercata.
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personale e alle adunanze viene letto e commentato regolarmente un ampio stralcio delle Sacre Scritture. Lo studio biblico si svolge anche con l'ausilio di pubblicazioni basate sulla Bibbia. Secondo la teologia dei Testimoni di Geova, lo studio della Bibbia rappresenta esso stesso un atto di grande devozione nei riguardi di Dio, perch permette loro di conoscerlo meglio.
Note
1. 2. 3. 4. ^ Catholic Encyclopedia, voce Scripture ^ Rino Cammilleri, Storia dell'inquisizione, 1997, ISBN 88-8183-885-0, p. 16. ^ Citato da The Lollard Bible and Other Medieval Biblical Versions, di Margaret Deanesly (1920), pagina 36. ^ Ancora oggi ad esempio la versione della CEI, rifacendosi alla Vulgata, traduce il termine greco agape con carit. Che tale traduzione sia poco appropriata confermato anche da papa Benedetto XVI, che nell'enciclica del gennaio 2006 "Deus caritas est" definisce agape come "l'amore fondato nella fede e da essa plasmato". Vedi Arthur Noble "Pu una Chiesa che ha bandito, bruciato e travisato la Bibbia essersi convertita fino a raccomandarne la lettura?" cit. ^ Suonano pertanto come infondate affermazioni come questa di Indro Montanelli: "da quando il Concilio di Trento aveva formalmente ribadito che il credente non aveva affatto il dovere, anzi non aveva il diritto di leggere e d'interpretare le sacre scritture. Di esse era perfino proibita la traduzione in lingua italiana appunto per riservare al prete il compito di decifrarle. Il verbo doveva restare un'esclusiva di casta..." L'Italia giacobina e carbonara (1789-1831), Rizzoli, 1998, pag 21 ^ Ad esempio Arthur Noble dedica al tema l'articolo "Can a Church which has banned, burned and perverted the Bible now have been converted to recommending the reading of it?" ossia "Pu una Chiesa che ha bandito, bruciato e travisato la Bibbia essersi convertita fino a raccomandarne la lettura?" http://www.ianpaisley.org/article.asp?ArtKey=connell ^ la Bibbia realmente la parola di Dio?, pp.5-189, Watch Tower, 1969 ^ Evoluzione o Creazione, Watch Tower, 1967
5.
6.
7. 8.
Collegamenti esterni
Il cammino cristiano (http://camcris.altervista.org/contrad.html) - Esistono contraddizioni nella Bibbia? (EN) The Skeptic's Annotated Bible (http://skepticsannotatedbible.com/) - Le contraddizioni nella Bibbia Portale Bibbia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Bibbia Categoria: Bibbia Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 8 mag 2013 alle 20:27. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.
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