Workshop Internazionale La Produzione in Serra dopo lEra del Bromuro di Metile
Comiso, 1-3 Aprile 2004
Linnesto Erbaceo in Orticoltura
L. Morra Istituto Sperimentale per lOrticoltura, Pontecagnano (Sa), Italia. E-mail: luimorra@katamail.com
Riassunto Viene analizzata la situazione del settore dellinnesto erbaceo in Italia tracciando un parallelo con quanto accade in Paesi dellEstremo Oriente come il Giappone e la Corea del sud. Lanalisi si concentra sulla gamma di portinnesti disponibili, prendendo in considerazione in particolare la situazione del pomodoro, della melanzana e del peperone. Inoltre, vengono fatte alcune considerazioni sulle problematiche vivaistiche legate alla preparazione di piante innestate e sulla necessit di conoscere meglio gli equilibri fisiologici che si instaurano tra portinnesto e nesto.
Parole chiave: portinnesti, vivaismo, melanzana, peperone, pomodoro.
Abstract
Grafting in Vegetable Crops The application of grafting in vegetable cultivation in Italy is analysed in comparison to J apan and South Korea. In those countries the grafting is a very popular technique and hundred of millions of grafted plants are produced yearly, in particular melon, watermelon, cucumber, tomato and eggplant. The approach chosen for this paper, has the aim to point out that grafting could have a role yet largely unexplored in Italy. The main constraints to the development of grafting is represented by the lack of a good range of available rootstocks and by the scarcity of knowledge about the physiological interactions between scions and rootstocks. The acquired experiences in Italy about tomato, eggplant and pepper are discussed. Another part of the work is devoted to the perspectives of development of the nurseries where grafted plants are produced. Actually, in Italy, few nurseries have reached the level of specialisation and organisation needed to produce over one million of grafts for horticultural crops.
INTRODUZIONE Dovendo tracciare un quadro delle opportunit offerte dallinnesto erbaceo sia ai vivaisti che agli agricoltori, ritengo opportuno confrontare brevemente la realt italiana con quella di alcuni Paesi dellEstremo Oriente dove questa tecnica molto affermata. Tale confronto fornir lo spunto per una serie di considerazioni atte a mettere in evidenza i limiti, i vantaggi e le prospettive che linnesto potrebbe avere per gli orticoltori e i vivaisti italiani. In Giappone e Corea del Sud linnesto erbaceo ha cominciato a diffondersi nella pratica colturale sin dagli anni 60. Attualmente interessa un ben definito gruppo di specie ortive anche se le attivit di ricerca si estendono in diverse direzioni. Cocomero, cetriolo, meloni orientali e retati tra le Cucurbitacee e pomodoro e melanzana tra le Solanacee
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sono le ortive pi innestate. Dati statistici relativi al 1992 stimavano una produzione complessiva di piantine innestate pari a circa 650 milioni in Giappone e 336 milioni in Corea. In Italia, nel 2002, stato stimato che la produzione complessiva di piante innestate (incluse quelle destinate al settore hobbistico) abbia raggiunto i 18 milioni di pezzi riguardanti sostanzialmente le stesse specie dei Paesi Orientali. Questo primo raffronto numerico evidenzia in modo chiaro quanto la tecnica dellinnesto in Italia abbia unincidenza modesta e sia appena agli inizi nonostante che il melone innestato abbia avuto sin dalla met degli anni 80 una particolare diffusione in alcune tipiche aree di produzione del Nord Italia. Tornando al Giappone e alla Corea del Sud, in Tab. 1 e 2 sono mostrati i dati statistici aggiornati al 2000 e relativi alla diffusione delle superfici coltivate con piante innestate rispetto alle superfici coltivate per ciascuna specie. Come si vede, le superfici interessate dalle diverse ortive elencate sono di tutto rispetto; in linea generale le Cucurbitacee sono le pi diffuse ed anche le pi innestate in entrambi i Paesi, mentre le Solanacee, in Corea sono scarsamente interessate dallinnesto e, in Giappone, mostrano una significativa diffusione per quanto concerne il pomodoro sotto serra e la melanzana in pieno campo e ancor pi sotto serra. Il peperone, invece, sembra essere interessato da questa tecnica in modo marginale; questo dato non ben comprensibile per mancanza di ulteriori informazioni (Lee, 2003). Ad uno sguardo complessivo evidente che, in questi due Paesi, linnesto rappresenta una tecnica di grande diffusione e affidabilit grazie, evidentemente, ad un progressivo accumulo di conoscenze empiriche e sperimentali. In Italia non sono disponibili dati sulle superfici coltivate con piante innestate ma le indagini condotte in questi ultimi anni presso i vivaisti produttori di piante innestate hanno permesso di seguire il trend di sviluppo. In base ai dati raccolti nel 2002 e pubblicati da Morra et al. (2003), risultato che soltanto languria (oltre 8 milioni le piantine prodotte) ha conosciuto una notevole diffusione finendo col rappresentare la met del mercato professionale delle piante innestate. Il melone (di tipologia retata) con circa 3 milioni di piantine in fase stazionaria, mentre il cetriolo ha una diffusione limitatissima (meno di 50.000 piante). Tra le Solanacee, invece, il pomodoro da mensa sembrava potesse essere una coltura adatta ad una forte diffusione dellinnesto ma i dati raccolti parlano di 2,5 milioni di piante, un numero in regressione rispetto al 2000. La melanzana e il peperone, pur rappresentando potenzialmente dei bacini di domanda di piante innestate, rappresentano una quota della produzione molto bassa con meno di 300.000 piantine per il peperone e circa 400000 per la melanzana. Ci si riferisce a piantine impiegate nellorticoltura professionale senza considerare quelle vendute per lhobbistica che rispondono ovviamente ad esigenze pi legate alla curiosit botanica che alla utilit tecnica. Tutto il settore dellinnesto in Italia riguarda colture effettuate sotto serra fatta eccezione per languria. Nel complesso appare piuttosto evidente che il ricorso a piante innestate, superata una prima fase di interesse per la novit tra il 1997 e il 2000, non in forte crescita; le considerazioni successive cercheranno di mettere a fuoco alcune delle cause di questo rallentamento.
I PORTINNESTI Il primo elemento su cui riflettere riguarda la gamma dei portinnesti disponibili attualmente sul mercato nazionale. Anche in questo caso per comprendere meglio quanto verr detto, preferibile dare unocchiata alle realt di Giappone e Corea.
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In base a quanto riportato da Lee (1994) e Oda (1995) stato possibile costruire la Tabella 3 ove vengono mostrate, per alcune colture ortive, le principali specie impiegate come portinnesti e gli obiettivi che ne motivano luso. In questa tabella non sono state riportate le variet pi usate per ogni specie di portinnesto poich quello che interessa porre in evidenza la notevole diversificazione delle specie botaniche impiegate. Se guardiamo allanguria contiamo sei tipologie di portinnesti atte a conseguire obiettivi diversificati. In Italia, il panorama varietale dei portinnesti per languria fa riferimento fondamentalmente a due tipologie: Lagenaria siceraria e ibridi di Cucurbita maxima x C. moschata. Melone, cetriolo e pomodoro sono innestate anche su portinnesti appartenenti alla stessa specie ma, fatta eccezione per il melone in cui le tipologie usate sono simili a quelle adottate in Italia, per il pomodoro e ancor pi per il cetriolo esiste una gamma diversificata costituita da specie selvatiche. Il pomodoro in Italia innestato su ibridi di pomodoro o su ibridi interspecifici di pomodoro x Lycopersicon hirsutum. Questo secondo gruppo ha progressivamente prevalso sul primo poich si tratta di portinnesti pi vigorosi e capaci di incrementare le rese. Dopo uniniziale diffusione delluso di piante innestate, le stime del 2002 non hanno rilevato incrementi come detto precedentemente. Questa stasi pu essere letta da diverse angolature ma ritengo che abbia un denominatore comune: la variabilit delle interazioni possibili tra portinnesto e nesto. Sono noti, ad esempio, i collassi repentini non parassitari in fase di post-trapianto o di pre-raccolta di variet tipiche come Cuor di Bue, Marmande, Sorrentino, pomodorini tipo cherry innestate su portinnesti come He Man, Beaufort, Energy (Colombo et al., 2003; Minuto e Garibaldi, 2001). E stata segnalata lelevata sensibilit alle tracheomicosi di portinnesti interspecifici resistenti (KNVF, Beaufort, DRO 100, He Man) quando innestati con variet tipiche di pomodoro San Marzano (Bilotto et al., 2003). Di segno contrario , invece, il successo registrato in Sardegna dal Camone innestato su interspecifici come Beaufort e He Man per contrastare il Fusarium oxysporum f.sp. radicis-lycopersici (Sirigu, 2002). Altre prove effettuate in Campania e Sicilia con altre tipologie varietali (Rita, Daniela, Arletta, gli stessi cherry Naomi e Camelia) hanno messo in evidenza che la protezione complessiva delle piante assicurata dai portinnesti ibridi interspecifici accettabile pur essendo stata verificata una sensibilit ai danni da nematodi galligeni superiore a quella di Energy (intraspecifico). Nel complesso le produzioni ottenute con le piante innestate sono state maggiori dei testimoni non innestati in terreni dove sussisteva uneffettiva incidenza di danni parassitari (Colombo et al, op.cit.; Assenza et al., 2003; Morra et al., 1997 e 2000). Concludendo questa disamina appare chiaro che la ricchezza del panorama varietale coltivato in Italia richiede, nel momento in cui si vuole considerare il ricorso allinnesto, una preliminare verifica degli equilibri simbiontici delle combinazioni dinnesto. La melanzana in Estremo Oriente conta essenzialmente su portinnesti selvatici e loro ibridi con la stessa melanzana mentre in Italia ci si attardati per anni a proporre linnesto su pomodoro che presenta notevoli disordini fisiologici di cui si dir pi avanti. Il caso della melanzana emblematico di come linaffidabilit dei portinnesti disponibili sul mercato abbia di fatto bloccato la crescita di una domanda di piante innestate destinate al mercato professionale. Eppure, nel corso degli anni 90, lattivit sperimentale condotta dallIstituto Sperimentale per lOrticoltura (Isport), aveva progressivamente messo in evidenza che linnesto su selvatici come Solanum torvum (uno dei selvatici usati anche in Giappone) e
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S. sysimbriifolium forniva risultati fitosanitari ed agronomici di sicuro interesse applicativo (Morra et al., 1992; Morra et al., 1995; Morra et al., 2000). Tali evidenze hanno poi trovato ulteriori conferme dalle attivit sperimentali intraprese in Sicilia a partire dal 1998 (Serges et al., 2000; Colombo et al., op.cit.). Finalmente, dal 2002 alcuni vivaisti del Sud Italia hanno cominciato a proporre melanzane innestate su S. torvum compiendo uno sforzo per superare le difficolt legate allapprovvigionamento del seme (commercializzato soltanto da una piccola Ditta sementiera siciliana), al miglioramento della sua germinabilit e allallevamento delle piantine. Dati recenti (Assenza, 2004) stimano una produzione di circa 1-1,5 milioni di piantine di melanzana innestate per lannata 2003-2004 in Sicilia. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, lecito attendersi unulteriore diffusione del ricorso allinnesto per la melanzana. Per quanto concerne il peperone, pu essere ripetuto lo stesso discorso fatto per la melanzana. Finora sono stati proposti soltanto portinnesti dotati di tolleraza alla principale avversit tellurica (cancrena pedale da Phythophtora capsici); tali soggetti in terreni fortemente infetti non hanno mai dato buona prova di s. LISPORT, a partire dal 1996, ha sviluppato unattivit di selezione, incrocio e valutazione di portinnesti dotati di resistenza ad almeno due parassiti chiave come la cancrena pedale e i nematodi galligeni del gen. Meloidogyne spp. (Nervo et al., 1999; Strazzanti et al., 2000). Attualmente, sono in fase di avanzata verifica presso diverse aziende capsicole della Campania alcuni portinnesti come Graffito e Gc 1002, che potrebbero rappresentare strumenti affidabili nella gestione integrata del peperone (Morra et al., 2003b; Morra et al., 2003c) . Per chiudere le considerazioni legate alla disponibilit di portinnesti mi sembra essenziale sottolineare alcuni punti critici: 1. Limportanza di una maggiore attenzione da parte della ricerca alla selezione di portinnesti, in particolare riconsiderando la possibilit di attingere a specie selvatiche che rappresentano un interessante serbatoio non solo di resistenze a parassiti ma anche di maggiore capacit di adattamento ad avverse condizioni ambientali (salinit, basse temperature, stanchezza del terreno). 2. Il mantenimento di un approccio monoculturale basato sul ricorso ad un solo portinnesto una strategia perdente nel tempo alla quale andrebbe sempre preferita unalternanza di portinnesti o variet resistenti botanicamente diversi tra loro.
LORGANIZZAZIONE VIVAISTICA Un secondo elemento di riflessione dato dallevoluzione tecnologica dei metodi di allevamento e innesto in vivaio. Il livello organizzativo dellattivit vivaistica contribuisce alla determinazione del prezzo delle piantine innestate. Proprio il costo, in media sempre superiore a 0.60 , uno dei punti critici sui quali lagricoltore decide la convenienza allimpiego di piante innestate. Il prezzo finale composto, principalmente, dal costo dei semi dei materiali da impiegare come portinnesti e come nesti; limpiego di materiali ibridi o di variet standard ha evidentemente un peso diverso sullentit di questa quota. Laltra componente principale che determina il prezzo finale la manodopera. Una delle fasi a pi alta richiesta di manodopera rappresentata dallesecuzione dellinnesto e dalle successive operazioni di scacchiatura dei ricacci del portinnesto sulla pianta innestata. Ebbene, in Giappone e Corea come anche nel Nord Italia prevalsa nei
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primi anni di uso delle piante innestate la tendenza allautoproduzione da parte degli stessi agricoltori. La programmazione delle semine di portinnesti e nesti (che spesso vanno sfalsate), lalta richiesta di lavoro ed attenzione in tutte le fasi di allevamento e innesto, hanno determinato uno spostamento verso i vivai specializzati della produzione di piante innestate. Non solo, la tendenza che si pu cogliere in Italia di una forte concentrazione della attuale produzione in pochissimi vivai che si sono dotati di strutture dedicate alle specifiche esigenze della gestione di cicli di produzione di piante innestate. In altre parole, il vivaio che produce piantine da orto e, collateralmente, un modesto numero di piante innestate (non oltre 400.000 unit) ha futuro solo se si accontenta di produrre principalmente per il settore hobbistico. Chi vuole specializzarsi deve, prima o poi, invertire le priorit produttive aziendali: piantine da orto o ornamentali troveranno posto nelle fasi libere dai cicli produttivi di piante innestate. Ovviamente, queste scelte sarebbero accelerate se la domanda di piante innestate aumentasse considerevolmente aprendo pi ampi spazi allingresso nel mercato di nuovi vivai specializzati. Un indice di questo salto di specializzazione dellattivit vivaistica rappresentato dalla ricerca e dalla adozione di macchine in grado di agevolare o automatizzare le operazioni dinnesto in modo da aumentare la produttivit oraria della manodopera, la produttivit aziendale e diminuire il costo delle piantine. Il solo costo di queste macchine , al momento, tale che solo un vivaio che intende lavorare principalmente sullinnesto pu pensare di poterlo poi ammortizzare. A questo punto, di nuovo utile guardare a ci che sta accadendo nei Paesi dellEstremo Oriente con i quali stiamo facendo una sorta di confronto a distanza. Dal 1986 sono state intraprese ricerche per la messa a punto di sistemi meccanici dinnesto. Dal 1996 pi di 10 societ hanno sviluppato e brevettato sistemi di innesto semiautomatici o automatici. La distinzione tra i due sistemi comprensibile tenendo presente la sequenza delle operazioni effettuate: 1- modalit di fornitura delle piantine (portinnesti e nesti); 2- modalit di movimentazione delle piantine; 3- taglio delle parti vegetali non necessarie; 4- modalit di fornitura dei mezzi di fissaggio (colla, aghetti, mollette, anelli di lattice); 5- fissaggio di nesto e portinnesto; 6- rimozione delle piante innestate ed eventuale loro ripicchettamento. Se la fase numero 1 e quella numero 6 richiedono lintervento di operai, il sistema semiautomatico, in caso contrario completamente automatizzato (Kurata, 1994; Suzuki et al., 1998). Lee (2003) riporta che la produttivit di un cantiere di innesto varia dalle 1.000 piantine per operaio al giorno in caso di innesto fatto a mano, a 600 piantine allora in un cantiere di 2 operai che impiegano una semplice macchina semi-automatica, a 600-1200 innesti allora con limpiego di macchine completamente automatizzate. In questultimo caso, per, necessaria la massima uniformit delle piantine da innestare per ottenere una buona efficienza del processo (riduzione di scarti e mancati attecchimenti). Queste brevi informazioni evidenziano, ancora una volta, linteresse tecnico- scientifico ed economico che pu girare attorno allinnesto. In Italia, alcuni grossi vivai stanno provando delle attrezzature meccaniche allo scopo di aumentare le potenzialit produttive evidenziando cos il dinamismo del settore che sta cercando di acquisire in tempi rapidi il know-how necessario per produrre piante innestate in modo efficiente.
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LA FISIOLOGIA DELLE PIANTE INNESTATE Le ricadute di una migliore comprensione circa le interazioni fisiologiche tra portinnesti e nesti, a seconda della specie ortiva, hanno una portata estremamente concreta. Alcuni esempi chiariranno questa affermazione. Limpiego di combinazioni dinnesto incompatibili stata motivo di forti delusioni e perdite economiche per quanti ne hanno fatto esperienza. Il caso della melanzana forse quello per il quale sono state raccolte pi osservazioni fino ad ora ma anche per il pomodoro sono state fatte numerose segnalazioni in questi ultimi 2-3 anni e segnalazioni contrastanti , ancora pi recentemente, cominciano ad essere fatte anche per languria. Andiamo per ordine. Fino ad oggi lunica teoria che ha cercato di fornire un quadro interpretativo dei fenomeni fisiologici legati allinnesto di due piante diverse risale al 1959 ed del francese L. Daniel. Secondo questa teoria una simbiosi equilibrata tra portinnesto e nesto dipende da variazioni quantitative dei flussi nutritivi provenienti dalle radici e dallapparato fogliare. Tali flussi sono influenzati da alcuni fattori ambientali quali temperatura dellaria e del terreno, fertilit chimica e salinit del terreno, concimazione e irrigazione. Quando la capacit di assorbimento radicale superiore alla capacit di consumo della parte aerea si creano degli squilibri. In caso contrario, un difetto nutrizionale determiner scarsa crescita, lindebolimento e la morte della pianta. La melanzana innestata su pomodoro ha manifestato alterazioni fisiologiche imputabili sia ad eccessi di alimentazione dalle radici sia a difetti di alimentazione delle radici da parte dellapparato fogliare (Morra e Bilotto, 2002). Nel caso del pomodoro da mensa, innestato su portinnesti ibridi di pomodoro o ibridi di pomodoro x L. hirsutum (gli stessi usati per la melanzana), con laumento della diffusione dellimpiego di piante innestate, sono aumentate anche le segnalazioni di collassi improvvisi di piante sviluppate in modo apparentemente normale ed appena entrate in fase di fruttificazione. In genere queste segnalazioni hanno riguardato piante innestate con variet tipiche della tipologia Marmande, Cuor di Bue, Sorrentino tutte caratterizzate da frutti grossi e costoluti e sono state fatte in Sicilia, Liguria, Sardegna, Campania. Anche in questi casi, purtroppo, molti agricoltori hanno patito danni per la mancanza o la diffusione intempestiva di queste notizie. In generale, con laumentare dellimpiego di piante innestate (sta accadendo anche per languria che finora ha conosciuto un notevole successo) cominciano a comparire situazioni colturali di difficile interpretazione, che sembrano legate a disordini fisiologici pi che a fatti parassitari. Ed in presenza di queste situazioni che diventa evidente la scarsit di conoscenze che dovrebbero essere fornite dal mondo della ricerca. Al momento, solo in Campania e Sicilia sono condotti con una certa continuit campi dimostrativi, a cura dei Servizi di assistenza tecnica regionali, con la finalit di validare le soluzioni dinnesto pi affidabili.
CONCLUSIONI Le considerazioni che ho voluto discutere in questo articolo hanno avuto lobiettivo di fondo di far comprendere che le potenzialit di fondo dellinnesto erbaceo nellorticoltura italiana, specie sotto serra, sono ancora largamente inesplorate. Una pi consistente attivit di ricerca in campo genetico, agronomico, ecofisiologico potrebbe supportare meglio la diffusione di una tecnica che non pu semplicisticamente essere ridotta ad un assemblaggio di parti di piante diverse. Una pianta innestata funziona secondo modalit nuove e il fatto che la variet innestata produca i frutti che ci aspettiamo
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non significa che lo faccia come se crescesse sulle sue stesse radici. Gli stessi frutti possono subire delle modificazioni di pezzatura o di sapore a seguito dellinnesto. Pi le piante innestate vengono usate in ambienti pedoclimatici diversi e secondo tecniche colturali diverse, pi aumentano le possibilit di trovarsi di fronte a risposte inattese. Le evidenze raccolte sembrano indicare che linnesto su portinnesti vigorosi pu produrre un insieme di vantaggi che vanno dallaumento di produzione, al prolungamento del ciclo colturale, alla resistenza verso i parassiti chiave della coltura. Languria innestat su ibridi di zucca o su Lagenaria e la melanzana innestata su S. torvum rappresentano buoni esempi di quanto affermato. Inoltre, da tener presente unaltra ricaduta positiva dellinnesto quale strumento per ridurre gli input chimici alle colture. Infatti, proprio in presenza di apparati radicali pi vigorosi diventa opportuno ridurre gli apporti idrici e le concimazioni per evitare spinte vegetative eccessive. Nel complesso linnesto pu rappresentare, a seconda dei casi specifici, uno degli strumenti per costruire unalternativa al bromuro di metile. Ho detto uno degli strumenti non lunico o il principale poich mi sembra che solo loculata integrazione con altre tecniche come, elettivamente, la solarizzazione possa permettere di gestire in maniera nuova la fertilit integrale del terreno.
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Tabelle
Tab. 1. Incidenza percentuale delle superfici coltivate con piante orticole innestate sul totale ripartito tra pieno campo e serre in Giappone nel 2003 (da Lee, 2003). Tab. 1. Total area grown with grafting plants and its percentage respect to the total crop area in Japan, divided for open field and greenhouse. (from Lee, 2003).
(1) principalmente peperoni dolci; (2) dati non disponibili.
Tab. 2: Incidenza percentuale delle superfici coltivate con piante orticole innestate sul totale ripartito tra pieno campo e serre in Corea del Sud nel 2003 (da Lee, 2003). Tab. 2. Total area grown with grafting plants and its percentage respect to the total crop area in South-Korea, divided for open field and greenhouse. (from Lee, 2003).
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Tab. 3. Principali specie di portinnesti usati in Estremo Oriente e obiettivi per cui sono impiegati ripartiti per coltura. Tab. 3. Main rootstocks species used in East Asia and main reasons for their use, divided for crop.
Coltura Specie di portinnesto Obiettivi Anguria Lagenaria siceraria Ibridi interspecifici Benincasa hispida Cucurbita pepo Cucurbita moschata Sicyos angulatus Resistenza alla fusariosi, promozione della crescita, tolleranza alle basse temperature, tolleranza alla siccit, appassimento per disordini fisiologici Cetriolo Cucurbita ficifolia Ibridi interspecifici F1 di Cucurbita maxima x C. moschata Cetriolo (Cucumis sativus) Resistenza alla fusariosi e alla Phytophthora melonis, tolleranza alle basse temperature, vigore, fusti monostelo Melone Melone (Cucumis melo) F1 di Cucurbita maxima x C. moschata Resistenza alla fusariosi, vigore Pomodoro Pomodoro (Lycopersicon esculentum) Lycopersicon hirsutum Lycopersicon pimpinellifolium Resistenze a fusariosi, verticilliosi, radice suberosa, nematodi galligeni, avvizzimento batterico da Rawlstonia solanacearum Melanzana Solanum torvum Solanum integrifolium Ibridi di melanzana x Solanum selvatici Resistenze a fusariosi, verticilliosi, nematodi galligeni, avvizzimento batterico da Rawlstonia solanacearum, vigore, tolleranza alle basse temperature