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DI
DA CARLO AMATI
PROFESSORE ARCHITETTO
MEMBRO
DELLA
DI
VARIE ACCADEMIE
E
D'
COMMISSIONE
DI
ORNATO PUBBLICO
MILANO.
TOMO
PRIMO.
MILANO
COI TIPI DI
GIACOMO PIROLA
MDCCCXXIX.
Research
Library,
Institute
http://www.archive.org/details/dellarchitettura01vitr
A SVOI CONCITTADINI
.
PROTEGGITORI E CVLTORI
. .
ED
AGLI STVDIOSI SVOI ALLIEVI
.
.
CARLO AMATI
.
PROFESSORE ARCHITETTO
.
La presente Opera
Legge,
NOTIZIE PRELIMINARI
ALL'OPERA
DI VITRUVIO.
ci'
ordinario
da chi
di
modo
quale
si
contemplano quegli
l
scrittori:
ma
il
quale possa
scrit-
Pu dunque
come uno dei
tura,
come sommo
logico,
come
pu
considerarsi, se
come
istitutore, il
primo ed
il
seguiti
dappoi da pi
il
di leggerlo
ed
imitarlo
non
VI
solo
come
trattatista
di Architettura,
,
ma
eziandio
dottissimo
come
,
aureo secolo
come
e di
alto
grado di per-
tissima.
I monumenti da
grandiosi
gloria:
scritti
ma
loro
i loro
precetti
massime intorno
se queste
le
forme e
state
le
non fossero
da Vitruvio
dedusse poi
regole
ed
precelti:
il
die pu riguardarsi
sulla scienza
,
come un primo
estetica
;
sfrzo dell'
umano ingegno
la
la
alla
spiega-
zione del Codice Vitruviano; per la qua! cosa fu da loro designato il Barozzi da \ignola a
, ,
VII
mai
co loro
scritti
comunicate.
la
Basta esaminare
precetti di
una scienza
,
die egli
il
primo
e per la
tutto il
il
Barbaro , studiare
Non
medesimoJ
ovvero
i
dell Architettura ,
i
come
poemi:
non essendo questi da se manifesti , e neppure esposti e chiari i nomi nella pratica e nella consuetudine , vaglie
altres riescono le scritture
de precetti , se non
si
si restrin-
gi
dichiarano
Comprendeva
egli
pure
ed oscure per
sopra
tutto
musica oscura e
difficile
la lingua
greca: e , volendone
))
dovremo anche
servirci di parole
greche
(i).
Quindi
:
studiossi di accoppiare la
non possumus
est
rerum copia
sine
nomine
appellatonibus signare
alienis
accommodatis utmur.
, ,
TI II
le
da
leggitori;
ed
ordinolle in
modo
u le per
Sorprendente quindi
i
ed
esposte
Romani
arte
uomini
i
umano
sulle cose
e su
loro
piantare
le
fondamenta
in
le tre
,
la loro origine
avvenute mutazioni;
la
il
modo
de
,
di edificare doricamente.
Passa poscia al
ed
monia de bagni ,
delle palestre
e quindi ragiona
l
de porti
delle
acqua ,
la
medesime,
gressione
ec.
Ognuno vede
delle
in questo prospetto
;
pro-
ragionata
idee
vede
la
creazione del
in appresso
metodo
in
una materia
affatto nuova,
metodo che
IX
vede infine
portata al
applicata
ad una
si e
grande
detta Ideologia.
come Fisico e come Naturalista: merito non bene, come doveasi , da taluni apprezzato. Non trovasi in esso , come
devesi considerare
il
Ora
merito di Vitruvio e
riore ,
incerti
il
pi delle
od
perche trovati in
da queste
lo
chitettura,
luoghi sani, e
osservisi
potrebbefisico
Citt;
quindi scende a ragionare dei mattoni, e della loro composizione , dell' arena, della pozzolana, delle cave dove
si tagliano
le pietre,
simili oggetti:
su
maggiori lumi
scientifici eglino si
le
diverse specie e
variet
effetti
qui
si arresta
la scienza o
la perizia
delle
cose
secondo
e colla salubrit
muraglie e
le volteil
modo
come
tratta
con pi dottrina di
qualunque
scrittore
l'ostro o
porpora,
il
artifziali, e final-
mente di
tutti
acque medesime,
delle
acque calde, e
acque,
ec.
da
esso comunicate.
Non
si
forse
nemmeno
matematicite.
Sembra fino
impossibile die
quell'
uomo
XI
in
Roma
(del che
si dira
In
tutta
V opera
si
scorge
V uomo
Vili.
acque, e
coli'
da Archimede
della
statica
rinvenuta per l'ombra dei raggi del Sole , del corso del
gnomoni
ed
annunziano
mente raccogliersi da
pi risplende nel
libro
tulli i
suoi
scritti:
procedendo
comincia
ad
cosa macchina,
delle
ed
in
macchine
come tradusse
il
XII
per
macchine
a
colle quali
pesi medesimi
s 'innalzano , del
modo
e circolare che
si richiede
macinare
elline
il
grano, della
l\
vite idraulica,
,
e di altre
mac-
per innalzare
fiato agli
modo
in
Una
viag-
un carro o
la
una nave , e
tutta
finalmente
uvea sviluppata
quella delle
si
baliste
la
che
trarre
dove-
le
tempre perfino
,
e. le
caricatili e
delle
baliste e
catapulte
,
non die
lutti i
mezzi di oppugnare
dell'ariete.
difendere
De-
gno
ed
in
dei .pesi
che potuto
stati
estenderne
imo
per
stilo
effetto
ciliare
regole
ed
precetti di lui
siili' Architettura
in generale.
Siamo ora condotti dalla naturale progressione di questo preliminare ragionamento a considerare Vitruvio come
XIII
sommo
il
artisti,
fondatore della
,
d' onde
ri-
buon gusto
pel fausto
tutto
Occidente.
le
Dopo
le
mate-
leggi intorno al
delle
damenta
addit
Templi, e ne
modo
Pronai e dei
Peristili, delle
di-
Quindi passando ad
altri oggetti
parl,
come gi
si disse,
Fasi armonici,
le
misure e
le
pro-
',
dei Tri-
loro
convenienti dimensioni
delle
Sale
XIV Egizie e di quelle de Greci, dei luoghi proprj degli edifzj privati e
dei ter-
case medesime.
Chiunque
minare su
starsi
lo
si accinto
a scrivere
dell' Architettura
le
dopo
neppure dal di
tre
importantissimi
die costituiscono ciascuna fabbrica perfetta sedi lui ammaestramenti ; e parlando della Basilica
edifzio di
condo
di
P itru;
Si dolse
,
il
Serlio
della
licenza
degli Architetti
romani
ed
il
Milizia 7 tra i
osservando ancora O dal lato della morale, idi Zia aggiunto * DO die uno dei principali pregi dell'opra sua sta nella qualit
dello
spirito
e del
Ardiiletti.
L' Alberti
si dolse delle
ma
riconobbe
V opera sua
era
l'
XV per avventura nel naufragio di tante altre fosse rimasta superstite, e, parlando del moto, e, com'egli dice, elei
miracoli delle acque,
trov che
il
relative notizie.
Alcuni
difetti,
come dice il citato Milizia , sono state in Vitruvio osseivate: ma, come bene quello scrittore riflette guai opera
,
umana
debbono
vio
Due
cose
se
non
il
proprio ingegno
ed apriva
egli stesso
il
primo
egli stesso
Romani
i
tanto
si e
quali
Non
il
Ad
il
onta pure
solo codice
completo di Architettura die degli Antichi sia a noi pervenuto; e gli scrittori
anch' essi che quest opera poteva dare un idea vantaggiosissima non tanto dell' ingegno del suo Autore , quant' anche
della nobilt del suo carattere e dei suoi sentimenti. Tutte
quindi
le
il
Trattato Vitruviano,
XYI
il
del secolo
XVII, come
lo
Sdop-
ed
altri, si
Romani artisti coi termini dell' arte, non impugnarono tuttavia giammai il merito delle sue dottrine, anzi lo riguardarono mai sempre come V unico
legislatore dell arte vastissima di edificare;
fio
ed
il
Morcho-
lo
disse
scrittore
latino
delF et
dell'
oro ? ed
uomo
Una prova
traduzioni
dell'
tutte le
Opera sua
in
tutte
le
lingue
nei
si
(i).
che
si
dovea ,
in ci
si di-
Giovanni Sulpizio 5 poco in addietro conosciuta oltremonti, cosicch il Mrchofio- il Funcio ed altri, credettero edizione principe quella dell' anno
i
^g6 pubblicata
soltanto
la
in Fi-
prima
con data.
in
la
Fu
ed
per
prima
volta si pubblic in
Milano
la
traduzione Ita-
liana,
ed
al popolo Milanese
si attribuiva
a quest'
opera
(
i
riveduta altres
da Benedetto Giovio 5
I.
da Mauro
I.
Utini.
XVII
le
versioni di Luzio
le
Ducom-
edizioni di Aurelio
i
si
Germania
verso la
XV
le
poco dopo
duzioni
Italia
l
la
meta di esso gi
erano vedute
tra-
Tedesca. Pi volte fu ripetuta in edizione coi commenti del Barbaro ; e colle note
Francese e
del Filandro
e intanto
,
Francia
in latino
da
in
Germania
ed
il
De
Amsterdam
la ver-
in
Francia
sime
si succedettero si
edizioni; e Trattati
,
di Vitruvio
videro Spaglinoli
Inglesi
Portoghesi
in
Augusta
il
P itruviano fi pure,
anche
la
il
quale diede
alcune note.
Dopo V edizione
,
del Volgarizzamento col testo latino, anche con nuovi commenti, del Marchese Galliani
sembr che
in tutta
V Eu-
ropa
si risvegliasse il
XVIII
1807 a Lipsia
1
Schneider; e
1
gV In*
glesi, oltre
ai edizione
due volumi
il
Baldi
si
il
occuparono
il
Salmasio
Baldas-
Tolomei,
il
Manclerc,
il
il
Bertano,
il
Salviati,
il
sare Peruzio,
Daret,
il
,
Rusconi, Z'Ortiz,
ec.
ec.
,
Fea,
lo
il
Weidlero
il
Vredeman
quali
tutti
ri-
in
mezzo
alle sue
grandiose
il
ed economiche di far
risorgere
non
tra-
Tanto grande
infine
fu
la
venerazione di tutte
Ingo Jones
appellavano
il
il
si
occuparono
alcuni
lettera
scritti
Dalla
il
Trattato
di Vitruvio
in
lo
XIX
Alighieri discendente di
Dante
III. lo
assicurando
lo
egli
non conosceva
al-
commenti Vitruviani di Bernardino Menila; e Celio Calcagnili^ in un epistola diretta a Giacomo Zieglero, d
somme
le
come di fondatore
quali , die' egli,
per
le
La prima,
i
coni' egli
esprime,
il
poco sapere di
molti,
quali
;
si
vogliono
;
altri
segue
dire,
sofisti
non conoscono
e vantatori
i
il
come
difetti
quali
(2).
dallo
stesso
Altra difficolt
tatis
(1) Raphael Urbinas, iiwenis sumniac boni, sed admirabils ingenti. Hic magnis excel-
omnis
livor absit
Vitr. pag.
25.
Ut virtutibus , facile pie forum omnium princeps seu in t/ieoricen seu in praxin inspicias. Archifectus vero fantae industriae. ut in ca inveniat ac perficiat, quae solertissima ingenia fieri
(2) Anco il Filandro, nella chiusa della sua digressione, riferita dai Poleni e Strati co, voi. IL
I. pag. 120, cos si esprime. JEum autem architectum oportet usu esse peritum et solertem c/ui demere, aut ac/jicere praescriptis vclit. ld-
p.
posse aesperaverunt. Praetermitlo Vitruvium , cjuem ille non enarrai solum, sed certissimis rationibus aut defndit , aut accusai; terni lepide, ut
que
demum
si
lib.
non improbe fi et
V. cap. n }
et
Vitruvius
lib.
Vi. cap. 6.
quod admonet Ut
XX
infine
s
poneva
il
editori e commentatori:
,
come
lo
baro
e prima di esso
v' inser
il
Giocondo ed
Cesariano,
il
quale ultimo
Duomo
,
di Milano;
il
Durammo
il
il
Caporali
il
il
Filandro
il
e, tra pi moderni,
il
Perrault
De
Laet
Galliani,
Newton,
Wilil
Fra Giocondo
Cesariano
Filandro,
il
il
il il
Barbaro,
il
Perrault,
non che
il
Galliani,
il
Newton,
Wlkins ? pi
si
generalmente
non erano
filologici,
gran parte fomiti nemmeno di tutti i lumi che air illustrazione dell' Opera si richiedein
vano.
Quindi
che
alcuni
utilissimo
servigio
in
vero
prestarono
commenti,
ma
non abbastanza
perperam et importune faciunt quidam, qui dimensas aliquot coronices et bases, aut capi tuia, panthei, theatrorum, amphitheatrorum porlicimi, fornicum et therrnarum, in pusilla aedi/i,
f'itruvii nunquam lecti,aut non intellect, praecopta damnat, et ab ejus lectionc arcere, cupit.
cia, aut
ritinti
rationis opera, trans/esed multo malignius suborta paucos ante menses maleferiatorum hominum hacresis, quac
non cjusdem
Legarti prius imperiti et audaces homines , et postea judicent praestetne, pr ciqusquc libidine aedi/icari. Veggas pure ci che dice Scb. Serlio, lib. 111. Auticli. Rom. Teat. Marc.
De
Laet,
il
Rode,
lo
ma
preziosa
4-
degli
ma
i
non
allo
scopo.
E
ed
posciache
V ordine
mento ci ha Jn qui condotti, di una cosa, e nel caso attuale di somma importanza, dee farsi ora menzione ;
ella si che, sebbene questo Classico antico autore,
,
e pi ancora
,
per
abbia ottenuto
bi~
sogno copiosi
egli desso
gV
interpreti
i
ed
commentatori
tuttavia
fra
di una perfetta
le
onde paghe
degli studiosi
riuscir
(1).
possano
brame degli
che
si
sto insigne
per
la
quale
,
si collegassero
per-
lettere
nella
Geometria, nella
Matematica
(1) La recente splendida ed erudita edizione Vitruviana del Conte Strafico e Poleni,e quella non meno magnifica che sta elaborando il dot-
arte di edificare.
XYII
nell'arte
Architettonica,
ed
il
concorso dei
si
non
avranno
mai
edizioni perfette , e
per ogni
Sebbene
il
titolo
vantaggiose , di
scuole
insegnano
e u ci
mancanza
di
Vitruvio
nelV Architettura
,
riuscirebbe
presso a poco
clide nella
tanto
sensibile
quanto
quella
di
Euche
per V Architettura
ci
Bembo
disse
il
Dolce ; per
insegna-
V Eloquenza ;
fatto
cio che:
NelV arte
tutti
Arciitettonica abbiano
considerevole profitto
quelli
cui
gV
sommo Autore:
poici evidentemente
le
appare , die
volle allontanarsi
inevitabili della
da questa
legittima fonte
follia.
sparse semi
decadenza e della
sem-
dedica
all' arte
importantissima di edificare
al
XXIII
io rivolsi
le
da pi anni
del Giodell'
i ).
Fra
ci
da me consultate
e
dello
quelle del
Durantino
Stratico
e Poleni
servirono precipua-
numenti antichi, o
tratte
progressivo degli
scritti dell'
mane
lidare
da me per
la
in luogo,
il
ed
altre della
Ad
oggetto poi
di rendere
tare,
come
si
trovano
nel
Testo
medesimo.
nella
ed
alcune
utile
alla
alla
cui istruzione
lustri e
trovomi
mi
nerosi intelletti
che fornirmi
(i)Il Testo latino colle semplici varianti, preso fedelmente dall'eruditissima e magnifica eili-
soli
cher in volume separato per comodo di quei che. periti della nobil favella del Lazio,
bramassero possederlo.
XXIV
del loro sapere,
fissomi.
ad
oggetto di conseguire
i
V intento pre-
paghi saranno
gioveranno
mie
faticlie
Architettonici
del grande
legislatore
Vitruvio
Vignola ;
Serlii
Pallaclii
Scamozzi,
Per-
non degeneri Jigli di s gran Padre: gloriosi nomi dei quali non die al dente dell' Livi,
meno
mAowe,
DELL' ARCHITETTURA
DI
DIVISIONE GENERALE
DELLE MATERIE CONTENUTE NEI DIECI LIBRI
DI VITRUVIO.
~lr-zX<M^r-~-
Lib,
I.
pubblici.
II.
Dei
Materiali.
III.
privati.
Militare.
PREFAZIONE.
Vaiando
acquistava
i
la
tua mente e
il
('),
o Imperatore Cesare
i
),
nimici,
cittadini
si
dal
timore
veniva
governato
consigli; io
non
ardiva presentare a
Te
con gravi considerazioni, sul dubbio che, trovandoti grandemente occupato , venissi fuori di tempo a frastornarti, onde poi incorressi 1 lo sdegno dell animo tuo. Ma poich mi sono accorto che tu non solamente prendi cura della comune salvezza di tutti , e dello stabilimento de 1 pubblici negozj ma eziandio della comodit degli edifzj pubblici, affinch col tuo favore non solo la Citt sia accresciuta collo Stato, ma che ancora la maest dell Impero ottenga il bellissimo ornamento de pubblici edifzj , perci ho pensato non essere pi tempo di differire a presentare a te, alla prima occasione,
spiegati
, 1 1
me
primieramente perch io era gi cognito al tuo padre, della cui virt sono stato ammiratore. Ma avendo il concilio degli Dei celesti decretata 1* apoteosi di lui , per innalzarlo alle sedi dell immortalit ed essendo nel potere tuo trasferito l impero del padre , il mio medesimo studio, che continua ad avere una costante venerazione alla sua memoria,
questi Trattati.
ci
1 , 1
(i) Gl'Imperatori Romani, bench viventi, si onoravano col titolo di divino , ed anco di Nume (come legge il testo). Non di rado si riscontra nelle lapidi imperiali questo bel saluto: devotvs nv.
miri
maiestatiqve
s
ec.
Ma
il
titolo
di
Nume,
peculiare,
fu
che
In
onorato.
.
ad Caesarern Augustum, avvaArchitectura lib. lora 1' opinione della massima parte de' Commentatori di Vitruvio che questo Imperatore sia stato Cesare Augusto, e non Tito, come erroneamente credette il Perrault. L'essersi poi da Vitruvio. gi vecchio, presentato questo Trattato all'Imperatore alcun tempo dopo che questi ebbe assunto il titolo di Augusto, cio F anno XXVII avanti 1 E. V., lo
comprova la descrizione accurata della basilica Fanense, ove parla Vitruvio del tempio gi innalzato non sunt positae ne ad Augusto. Columnae impediant aspectus pronai aedis Augusti , quae est
,
nvmim
votvm svsceptvm a. plebe narboniensivm in perpetvom. In altra iscrizione presso il Gudio si ha avgvsto excelso ijeo. .Siffatti monumenti furono innalzati ad Augusto
avgi'sti
.
mentre
ri\cva. Il nome di Augusto attribuito a codesto Imperatore, vale lo stesso che /SaoT* (venerabile) in lingua greca. (2) Il vedere costantemente intitolata quest'opera
fino dalla
in
medio
3.
collocata
etc. (lib.
spectans
i.
medium forum
Fig.
aedem
e
Jovis
V. cap.
Tav.
XXXV.
I.
seg.).
Veggasi inoltre
le
3
alla p.
1
PREFAZIONE.
1
da te ora ripete la protezione. Quindi io fili mandato insieme con M. 2 e Gn. Cornelio, ali apparecchio Aurelio ('), e con Publio Numidio delle baliste , e degli scorpioni , ed al riattamento delle altre macchine belliche , e ne ricevei egualmente che essi il soldo , il quale cos come
( )
Febbi da principio me l'hai confermato a titolo di gratificazione, a riguardo 3 che a te ini raccomand. Ed essendo io per quel benefizio di tua sorella assai tenuto, poich per il restante di mia vita non avr timore di verun disagio , mi accinsi a scrivere queste cose per te. E perch avvertii che avevi gi innalzati molti edifcj, e molti tuttora ne edificavi, e che saresti per aver sempre cura in avvenire alle fabbriche s pubbliche che private, a proporzione delle tue grandi intraprese, affinch ai posteri ne rimanesse la memoria, ho scritti questi canoni precisi che ho di gi terminati; ed in
(
modo
che, riflettendovi da te medesimo, potessi giudicare sul merito delle opere fatte innanzi, e di quelle che dappoi verranno effettuate; perciocch 1 in questi Libri ho dichiarato apertamente tutte le regole dell arte.
crede che codesto M. Aurelio fosse il quel M. Aurelio Cotta, che fu Console che Cn. con M. Valerio Messala sotto Tiberio Cornelio poi fosse quello che ebbe la dignit di Augure Dell'impero di Augusto: oppure quel Cornelio China, che sotto il medesimo Imperatore fu Consolo insieme con Valerio Messala Voluso (Excr(i)
Si
mente
e dal
dall'
padre
di
Agembuchio De Dyptic. Brix. pag. 207 ) Walchio (Antiq. Herculan. pag. 5?), si ha:
(
. .
.
cit.
Jo. Poleni, pag. 1 44 V- I- P- !) Leggesi comunemente Mundio: altri leggono Mussidio , e di Numidio, che in sguito si riscontra frequentemente Numidico. Si qui scelta la leVilr.
(a)
FlVIR QVIJJQ. BVFVS L. ANNIVS L. F. MAMMIANVS TBEktrum orchestram v. nvmisivs Knchirzctus. Marcello Venuti, che scrisse su di questa, congettur essere codesto Numisio il qui nominato da Vitruvio, leggendosi in alcuna edizione anche Numisio. (3) Augusto ebbe due sorelle di nome Ottavia, l'ima figlia di Ancaria, che fu la maggiore, e T altra minore figlia di Azzia. La maggiore fu quella siccome la pi bene che raccomand Yitruvio
.
.
zione del Fabrizio. In una iscrizione dell Ercolano riferita dal Muratori (pag. 2021), e pi corretta-
affetta del
i44 e
s.
V.
P.
L).
CAPO
Cosa
sia
I.
V Architettura ,
e conte
debbano
essere
istilliti
gli Architetti.
Architettura 0)
varie erudizioni
,
una scienza
che sono perfezionate dalle arti rimanenti 2 Ella nasce dall' esperienza non meno che dal raziocinio. L' esperienza una riflessione continua e consumata sull' uso , la quale si perfeziona coli' operare sulla materia di qualunque genere, e necessaria giusta l'idea del disegno. Il raziocinio poi quello che pu dimostrare le cose fabbricate, e manifestarle con prontezza, e con le ragioni della proporzione. Per lo che quegli Architetti che illetterati hanno tentato di operare sulla materia, non hanno potuto arrecare tanto di credito alle loro fatiche, s che ne acquistassero fama; e quelli poi che nel raziocinio e nelle sole lettere sonosi fidati, l'ombra, non gi la cosa, sembra che abbiano seguitata. Ma quelli che fondatamente appresero l'ima e P altra, come uomini provveduti d'ogni sorta d'armi, sono giunti assai pi presto a conseguire con riputazione il loro intento. Gonciossiach in tutte le cose, e soprattutto nelP Architettura , sonovi due parti: la cosa significata cio, e quella che significante. La cosa
).
1
significata quella
di
cui
si
tratta
si
la
dimostrazione
ser
delle
esdi
debba
nell'
una
nell' altra
parte
esercitato
professione
Architetto.
Quindi bisogna che egli sia uomo di talento, e riflessivo nella dottrina: perciocch n talento senza disciplina, n disciplina senza talento non possono rendere perfetto un'artefice. Sia perci egli letterato, esperto nel disegno, erudito nella geometria, e non ignorante d'ottica, istruito nell'aritmetica, siangli note non poche istorie, abbia udito con diligenza i filosofi, sappia di musica , non ignori la medicina , abbia cognizione delle leggi dei giurisprudenti, intenda l'astronomia e i moti del cielo; e perch cos abbisogni , eccone qui le cagioni. Egli necessario che l' Architetto sappia di lettere , perch leggendo e notando in iscritto si faccia la memoria pi ferina. In appresso abbia disegno, perch egli sia capace a potere cogli esemplari dipinti mostrare
I.
(i) La voce Architettura ha triplice significato: prendesi per quella scienza che un composto di molte altre, come V Autore l'ha qui definita. II. per quella che solamente si raggira intorno al fabbricare. III. per un pezzo di fabbrica. Avvertasi
come scienza, e non come un'arte semplice, Cio di quelle arti che dipendono, ed hanno connessione colla fabbrica, la quale il principale
essere,
(5)
oggetto dell'Architettura.
8
ogni qualunque forma voglia fare
1
;
CAPO
1
I.
d alcun* opera. La geometria reca poi e in prima ella insegna f uso della riga molti soccorsi ali Architettura e delle seste , coi quali strumenti soprattutto si formano pi facilmente
le
si
conducono
le
linee rette
si
1
livelli
gli
angoli
i
prendono negli
edifzj
si
lumi
calcolano le
dimostrano
(
le
i
metodo aritmetico
si
sciolgono
gna che egli abbia notizia di disegnano nelle opere molti ornamenti, dei quali suggetti debbono eglino, a chi lor ne domanda render ragione perch ve gli abbiano introdotti. Siccome se alcuno avesse, a luogo delle colonne, allogate statue di marmo, di donne vestite di stola , che Cariatidi vengono chiamate , e sopra esse abbia collocati modiglioni e le cornici; cos, a chi ne domandasse, render
,
i
2)
la
citt
i
del
invadere
liberati
Grecia. Quindi
Greci, ottenuta
vittoria, e
gloriosamente
connine consiglio la intimarono ai Cariati. Presa dunque la citt , uccisi maschi , spianata la citt medesima , ne 1 condussero schiave le loro matrone; e non permisero eh elleno deponessero le vesti e gli ornamenti da matrone, affinch non fossero per una volta da grave sola condotte in trionfo, ma , con eterno esempio di schiavit scorno oppresse , sembrassero portare la pena per la loro citt. Pertanto gli Architetti che fiorirono in quel tempo rappresentarono nei pubblici
di
i .
da codesta guerra,
edifzj
ritratti
di
ai
acciocch
passasse anche
Cos'i
pure
di
avendo nel
infinito
memoria della nota pena del fallo dei Cariati. Laconi sotto il comando di Pausania figliuolo di Cleombroto (4), fatto d arme di Platea con poca gente superato un numero
cittadini,
eressero
il
Portico persiano
come per
ed
ivi
memoria
ai
posteri;
collocarono
simulacri degli
gnifica vedere,
visuali.
(0 Questa parola Ottica viene dal greco elio sied la scienza che tratta dei raggi
ba leggere
sopra,
(3)
E troppo evidente che qui nel testo si debmitfinieticis , e non geometrici*; poiche della geometria ne ha 1" Autore gi parlato pi
(?)
Le
i.
I.
Fig.
sono state dedotte dai disegni dell'antico tempio di Minerva Poliade in Atene, ove
3.)
creduto di emendare il Testo. Vcggasi Cornelio Tucidide , Diodoro ; non clic Pausania , (lib. HI. cap. 9) il quale, descrivendo il Foro dei Lacedemoni a Sparta, ove \i hanno la curia del Senato, le residenze degli Efori, o JN'oinoflaci e de' Bidiei, dice - che la cosa pi. nobile del Foro quel Portico denominato Persiano, fatto gi delle spoglie dei Medi, ina che in progresso di tempo lo condussero all'ampiezza attuale, ed al presente ornamento. Sovra le colonne vi sono Persiani in marmo bianco, e tra gli altri Mardonio di Gobria.
si
iNcpote
Pausania fu figliuolo di Cleombroto, e non di Agesipolide, come si legge dal Giocondo, e da atri. Vero per che gli antichi ebbero pi d'un nome, ed anche pi prenomi} e per questa ragione
(4)
Vi scolpita anche Artemisia figlia di Ligdamide gi Regina d'Alicarnasso. La dicono volontariamente unita con Serse ad invadere la Grecia, e che mostrasse calore nel combattimento navale a Sala-
mina
CAPO
I.
barbaro della loro veste, in atto di sostenere rintavolato, acciocch restasse a codesta foggia punita la loro superbia col meritato oltraggio, e perch cos anche gl'inimici abbattuti, pel timore della loro fortezza, si atterrissero,
animati dalla gloria, fossero pronti a difendere la libert. Per lo che da questo fatto ne avvenne che molti collocarono nelle fabbriche le statue persiane per sostenere gli archi-
ed
cittadini
di valore,
adornamenti
(),
tal
suggetto aggiugnessero
decorazioni variati ornamenti di squisito gusto. Vi sono eziandio delle 1 altre storie di simil sorta , delle quali T Architetto debb essere istruito.
alle
non sia arrogante, ma piuttosto manieroso, giusto e fedele, e, ci che magperciocch non pu degnagiormente importa , che egli non sia avaro mente farsi niun opera se non da chi sia sincero ed incorrotto. Non sia ma con gravit egli parziale n abbia V animo dedito a ricevere doni poich questo lo sostenga il proprio decoro col riportarne buon nome
Filosofa poi fornisce
e fa ch'egli
;
1
La
prescrive
la
filosofia.
Tratta
inoltre
cose
la
perch ella contiene molte e diverse quistioni naturali, come anche perciocch nei loro corsi e giri , e nelle accade nel condurre le acque salite dal piano orizzontale, si generano dei venti, or in un modo, ed ora
assai,
;
in
un
altro
se
non
quegli
che
principj
2 (
)
delle e
di
cose naturali.
libri
di
Tesibio
precetti
sia
(
hanno
scritto
,
dei
vero senso
poi sapere
ove non
Archimede 1 e in simili materie , non potr entrare nel loro stato di queste cose dai filosofi istruito. Deve
,
Come
musica 3 ), per intendere le regole della scala armonica, e le ragioni matematiche , ed inoltre per saper dare la giusta carica alle baliste , catapulte e scorpioni (4). Imperocch hanno codeste macchine
la
Veggasi T. I. Fig. 4Di quest autore Vitruvio fa parola nella prefazione del libro VII., e nel capo 12 del libro X. Ella poi erronea la lettura Thesbias d' al(i) li)
1
cuni
(3)
MSS.
Quantunque
a
prima vista possa sembrare grande la differenza che passa tra la potenza e Tobbietto del nervo acustico e l'ottico, pure dnaramente dimostra Vitruvio varie ragioni perch l'Architetto debba sapere di musica. In fatti la musica considera la quantit oggetto universale della scienza matematica , e subordinato all' aritmetica poich ha per oggetto cosa comune ha una differenza fortuita, e fra esse hanno principj presso che comuni. Che ci sia in fatto si osservi che l'aritmetica riguarda il numero semplice, e la musica lo contempla come numero sonoro ed in proporzione. Un antico filosofo lasci scritto che :Musica est quae tribus primariis atque inter se conjunctissimis scicntiis, I/armonica, Rythmica et Metrica t
.
ed altro classico disse che: Musica appelquae Matnematicarum scientiarwn una est. Cosicch la teorica della musica consiste nella speculazione ed investigazione delle proporzioni armoniche dei suoni , e delle consonanze formandone un retto giudizio non per il sensorio ma per la ragione; e cerca coli intelletto 1' essenza delle cose spettanti alla musica, e con ispeculazioni matematiche e filosofiche considera la qualit dei suoni. Se adunque le ragioni matematiche ed aritmetiche sono comuni alla musica, questa lo ben anco necessariamente all' architettura. Il linguaggio della musica si pu applicare a quello del colorito
consistita
latur
ipsa
armonia, sia dal lato della dimostrazione. Chi non conosce di musica pu mettere per avventura in ridicolo le pi palpabili verit. Di codeste macchine belliche se ne parla a (-j) lungo da Vitruvio nel libro X., dal capo i5. fino al termine del Libro. 5
I0 da destra e da
i
LIBRO
sinistra
i
I.
buchi degli unisoni, e vetti, si tirano le corde di budello, attorno le quali non si fermano, o legano, se non quando rendono all'orecchio dell artefice tuoni unisoni ed eguali ('). Perciocch i bracciuoli, che nel tirare
capitelli,
nei
quali vi sono
e nel caricare
l'
si
serrano, quando
si
una
dall'altra
saranno unisoni, faranno torcere dal nei teatri i vasi 2 di metallo , che
( )
cammino
e
i
differenze
Greci
,
di-
stribuiti
la
scena giugnendo a percuotere vasi cos disposti, accrescendosi col rimbombo, perviene pi chiara e pi dolce all' orecchio degli spettatori. Anche nessuno potr giammai formare senza
musiche le macchine idrauliche, n altre simigliami a queste (4). La Medicina poi necessaria a conoscersi per sapere quali siano i. declinamenti del Cielo, che i Greci chiamano Climi, quali arie dei luoghi
le
ragioni
Fuso
delle
si
pu
fare
Bisogna pur ch'ei non ignori le leggi indispensabili per regolare gli ordinar] muri 5 degli edifizj , per riguardo al giro delle grondaje, alle fogne, ed ai lumi. Gli scoli parimente delle acque , ed altre cose simili esser
( )
debbono
gli
di piantare
che non rimangano, dopo effettuale le opere, le liti ai padri di famiglia; ed acciocch, nello stabilire i patti con prudenza, resti assicurato tanto chi d, quanto chi prende in affitto: imperciocch se patti saranno con sapere espressi, rimarranno senza frode gli uni e gli altri 6 ). Mediante poi 1' Astrologia si conosce 1" Oriente , 1' Occidente , il Mezzod*, il Settentrione, e la disposizione del Cielo, l'Equinozio, il
edifzj,
i
(
(i)
si
possono ottenere
(f\)
Tutto
il
libro X.
impiegato a trattare di
di-
corde
corde non siano eguali , come spesse fiate esperimento sul clavicembalo , ed in tal caso i dardi non iscoccherehhero dritti. E duopo dunque intendere che Vitruvio, prescrivendo che le corde di budello siano egualmente tirate dall' una e dall'altra parte, voglia eguali diametri ed eguali lunghezze delle corde, perch non abbiano dardi
ho
fatto
Per muri ordinarj reputo quelli die Vitro? con voce latina dice, communibus. Ogni citt ha in questi muri le sue leggi. In Roma al presente chiamatisi muri comuni quelli che non eccedono la grossezza di due palmi romani d" Architetto. Venivano pure cosi denominati quei muri clic cadevano sid luogo del pubblico e cos anche
(5)
vio
altrove
g'
a de\iare dalla via retta. (a) Della collocazione e distribuzione di codesti vasi tratta l' Autore nel libro V. cap. 5.
(3)
VI. cap. Q ) ei questo e non giammai per muro ilivisorio , il quale lo ha distinto poco sopra
(
lib.
II.
cap.
intende in
8 , e senso,
lib.
col
denominarlo paries
vicini.
Echea
,
Nella
musica
greca codesto vocabolo indica di\ersi suoni, o figure che assembrati generano una grata consonanza all' orecchio degli astanti.
si pu consultare il Tratintorno le servit chili e rustiche, secondo la dottrina pi certa dei Legisti, e specialmente di Bartolomeo Cipolla (in Bergamo, 1786" toni. 2,
(<;)
Su questa materia
talo
in
la.
Pini.
lib.
Vili, pandect.).
CAPO
Solstizio,
il
I.
I I
corso delle Stelle; e chi non sapr queste cose, non potr
neppur sapere come si formino gli orologi. Poich dunque codesta cos degna disciplina viene adornata e ripiena di molte e varie erudizioni , io non penso che taluni possano a ragione
chiamarsi cos di subito Architetti, se non coloro che
fin
dall'et puerile
di
molte scienze ed arti, ghigneranno al pi alto colmo dell Architettura. Recher forse meraviglia agr ignoranti che naturalmente apprendere si possa e ritenere a memoria un cos gran novero di dottrine; ma si creder esser facile a farsi, ove riflettano che tutte le scienze hanno fra loro una corrispondenza e comunicazione: imperciocch la scienza enciclica, ossia universale, . a guisa di un corpo intero, composta da tutti questi membri. Quindi coloro che dalla tenera et apprendono i varj erudimenti di tutte segni di queste e con essi il reciproco rapporto le scienze , imparano e cos poi facilmente sono di tutto eruditi. di tutte le discipline Pizio ('), che fu uno degli antichi Architetti, ed il quale pel primo 2 cos nobilmente architett il tempio di Minerva nella citt di Palazia, disse perci 1 ne suoi scritti, che l Architetto dee poter operare in ogni arte e scienza, pi di quello che fecero coloro i quali colle loro industrie e fatiche hanno condotta alcuna cosa in particolare a somma perfezione. Ma questo per
salendo per questi gradi di dottrine
,
non riesce. Non pu in fatti l Architetto , e non debb essere grammatico come sar stato Aristarco ina non sia senza lettere non 3 ma non ignorante di musica; non pittore musico quanto Aristosseno come Apelle, ma non imperito del disegno; non gi scultore come Mirone, o Policleto ma non ignaro affatto della scultura u finalmente medico come Ippocrate, ma non digiuno interamente di medicina; non eccellente singolarmente in ogni scienza, ma non insciente in nessuna. Imperciocch in tanta variet di cose non possibile che alcuno possa giugnere alle
in
effetto
1
perch appena in poter nostro arrivare ad insoli Architetti non tendere e sviluppare le loro teorie. E non gi che ma anco qiiei possano giugnere ali ultima perfezione in tutte le cose
pi particolari finezze
1
medesimi che in una sola arte s" incamminano non tutti ne riportano il primo posto , ed il pi sublime grado di lode. Se dunque in ciascuna scienza non tutti i rispettivi professori , ma soltanto uno scarso numero 1 di essi nel corso di un secolo sono giunti ali eccellenza, come mai pu un Architetto , il quale debb 1 essere esperto in molle arti ( cosa per s straordinaria e grande), fare che non solo non ne ignori alcuna, ma che
Questo medesimo Architetto che qui Vichiama Pizio nella prefazione del libro VII. lo denomina Fileo o l'uno, o l'altro luogo errato. Al capo 3 poi del libro IV. nomina
(i)
,
(2)
travio
Poleni, not.
(3)
qui primus Prenae. Cos legge il pag. 26. Aristosseno fu discepolo d'Aristotile: scrisse
Pythius
\/[
anche
Piteo
il
quale,
come
egli
lib.
2
i
LIBRO
I.
quali
hanno sopra un
laboriosamente
avvertito
il
non abbia
mano
si
due cose si compone delle opere della Di queste la prima propria di coloro che ed essa riguarda l effetto dell opera; l altra
1 1 1
comune con
ed
e del
ai
,
tutti
dotti
la
questo
del
il
raziocinio.
Cos comune
delle
ai
medici
musici
(')
proporzione
movimento
il
battute
delle
,
vene
moto
dei piedi.
Ma
il
se
occorrer medicare
una
ferita
togliere
ufizio
gli
dal pericolo
un infermo, non
interverr
musico,
ma
sar questo
strumenti pneumatici
musico, non il medico, concerter acciocch T orecchio suo riceva la soavit del
cos
canto.
Con
e
gli
comune
i
il
disputare della
delle
consonanze
in
non
tutte, cosi
muni a
alla
disputarsi.
Ma
portano
quelli
i
perfezione
si
colle
mani
col
lavoro
1
questo
proprio
1
di
sono particolarmente applicati ali esercizio di un arte sola. Sembra aver fatto dunque assai abbastanza colui che di ciascuna dottrina ne conosce mediocremente le parli, e l ordine di esse , e specialmente quelle che sono necessarie per l Architettura; acciocch non rimanga ingannato, n si smarrisca ove gli occorra darne giudizio , o far prova d alcuna di queste cose ed arti. Quelli per ai quali ha la natura conceduto tanto d'ingegno, penetrazione e memoria, sicch possano fondatamente imparare e la Geometria, e l Astrologia, e la Musica e le altre scienze, sorpassano 1 l obbligo d Architetto , e divengono matematici possono perci facilmente disputare a fronte di queste scienze , perch di molte cognizioni scientifiche sono muniti. Ma siffatti genj si trovano di rado: come furono gi un tempo Aristarco Samio, Filolao, Archita Tarentino, Apollonio
quali
1 1
1
Pergeo
quali Cireneo , Archimede e Scopili a Siracusani . hanno lasciate ai posteri molte cose di meccanica e di gnomonica, inventate e dimostrate con ragioni numeriche e con fondamenti fisici. 1 Poich dunque non a tutti , ma a pochi uomini dato l avere que,
Eratostene
sti
talenti
di
e e
uffizio
dell'
sercizio
erudizioni
per
la
vastit
cosa
la
ragione
(i)
cali
(p.
arni ou.)
se
il
medico non ba
l'era volgare.
cognizione della musica, come sapr egli nei suoi medicamenti proporzionare le cose calide con le frigide, secondo i loro gradi? e come potr avere ottima cognizione dei polsi' i quali il dottissimo E10OI0 dispose secondo l'ordine dei numeri musi-
Codesto Erofilo fu i6o anni in circa avanti Veggasene Plinio (lib. XXIX. cap. 4). i Pittagorici che il Ciclo tosse tutto () Opinarono armonia; e per questo dice qui Vitruvio che questa comune ai musici ed agli astronomi. Vcggasene Plinio (lib. II. cap. 2), e lo stesso Vitruvio altrove (lib. V. cap. 6).
.
CAPO
II.
i3
di
dovere,
ma
che mechieggo da
o Cesare, e da quelli che leggeranno questi miei scritti, che m'abbiano per iscusato , se alcune cose non saranno spiegate appunto secondo le regole e Parte dello scrivere, perch non da grande filosofo, n da eru1 dito oratore,- u da pratico grammatico dei pi eccellenti fondamenti dell da Architetto alquanto addottrinato in codeste scienze, ho dato opera a scrivere queste cose. Riguardo poi al nerbo delP arte , ed alla teoria sua propria , prometto , come spero , non solo a tutti quelli che fabbriarte,
ma
cheranno,
ma
ai
dotti
con
il
massimo fondamento.
CAPO
Di
J_j Architettura
di
si
IL
V Architettura.
compone
i
di
si
;
dice Taxis;
Euritmia, Simmetria, Decoro-,, e Distribuzione, la quale in greco delta Oeconomia. L/ Ordinazione una regolata e proporzionata comodit , presa separatamente , per determinare i membri dell' opera ed il paragone univerGreci
di
1
1
chiamano Diatesin
sale
delle
la
simmetria
questa
si
ordina
colla
quantit
che in greco
(
si
dice Posotlies.
dalla
stessa
La
presi
opera
(1) Il ritratto di un vero Architetto delineato da Vitruvio in questo capitolo potrebbe a prima vista sgomentare chiunque accingasi a coltivare degnamente s nobil arte. Presso le et pi erudite sino ai cadere dell'Impero, e dal restauramento delle arti sino a di nostri , la voce Architetto signific sempre Chi crea con giusti raziocinj, dispone, di-
ficazione
sedevano dell'arte edificatoria se non se la quali* Buon nudi Architetto nel diploma. mero di essi , conoscendosi non solo inesperti
rige,
Que-
neh" applicare i precetti dell' arte alle diverse invenzioni e compilazioni dei membri di un edifizio qualunque , ma ben anco stranieri nel maneggio delle seste e delle linee per modulare un semplice stilobate dell'ordine robusto, si appigliarono al savio partito d'intraprendere gli studj regolari dell'
sti diversi
di edificare
i
Architetto
requisiti
diritto
sclamerebbe Vi travio
Architettura civile nelle Accademie delle belle arti, onde meritarsi di portar degnamente il gi ad essi attribuito titolo di Architetto. Sarebbe pertanto
desiderabile; che quelli che intendono di essere legittimameute autorizzati ad esercitare la nobil arte edificatoria, dovessero assoggettarsi ad una regolare disamina ( che comprendesse le materie teorico-pratiche riguardanti la bellezza, la comodit e la stabilit degli edifizj), da prescriversi dalle Conimis-
giorni contro
il
Universit di attribuire nel senso pi esteso il titolo di Architetto civile per l'esercizio della nobil arte di edificare, che tutt' al pi non dovrebbe estendersi oltre quello di Estimatore perito di edigi eseguiti! In fatti l'esperienza ha fatto couoscere nel corso di pi lustri, che molti giovani addottrinati nelle scienze positive, e perci meritamente graduati col titolo d' Ingegnere, non posfizj
modulo
, ,
l^
LlIiUO
I.
La Disposizione
effetto
elegante
opera negli accordi, per cagione della Qualit. Le specie della 1 Disposizione, le quali in greco si chiamano Idee, sono la Pianta, l Alzato, e la Prospettiva^). La Pianta contiene in piccolo Fuso delle seste, e della riga, secondo la quale si formano nel piano delle arce le figure delle Piante.
dell
1
Alzato poi
come
va innalzata, ed
ali*
un disegno
opera futura.
La Pro-
spettiva
il
disegno
corrispondenza di
ombreggiato della facciata e dei fianchi , che colla tutte le linee concorrono ad un comune punto visuale.
dall invenzione.
1
Queste
parti
Il
pensiero una
piena di attenzione, applicazione, e vigilanza, col piacere della 1 1 riuscita felice dell opera proposta. L invenzione poi la soluzione dei problemi oscuri , rendendosene la ragione della cosa nuova scoperta da
riflessione
ima docile
virt
(
2 ).
Godesti sono
1
limiti
della Disposizione.
L
bri
Euritmia
1
3)
elegante
si
comodo
ottiene allorquando
,
altezza
di
detti
:
mem-
corrisponde
tutte le
alla
larghezza
e la larghezza alla
lunghezza
insomma
quando
Cosi la Simmetria (4) un accordo uniforme fra i membri della me1 desima opera , ed una corrispondenza di ciascuno de medesimi , presi separai aniente a tutta la figura intiera, secondo la proporzione che le
,
compete
piede
,
umano
tutte
le
vi
Simmetria
parti
:
tra
il
braccio
il
il
palmo
il
dito
altre
opera perfetta.
primieramente nei templi sacri dalla grossezza delle colonne , ovvero dal triglifo, si prende il modulo; cos anche nelle baliste dal foro , che Greci chiamano Peritreton ; nelle navi dall interscalmio ,
1
i
(i)
Veggansi
le
II., le
comodo
sala,
Simmetria
in
aspetto dell' opera. Il volgo confonde la coli' Euritmia, allorch scorge in una
viale, in
grafia Fig.
che equivalgono ad Icnosezione geometrica i., Ortografia Fig. 2., e Sciografia Fig. 3.
:,
un
in
numero
ed
i
cibi,
dei Venti
di Cereste in Atene, perch l'autore ne parla diffusamente nel cap. 6 del lib. I. La Prospettiva
le
di
cui
questa che la legge prescrive uniformit, corrispondenza e giusta disposizione dei corpi componcnti, siccome che in una facciata vi siano tante fi-
dell'Euritmia. Questa
concorrono al punto visuale. (1) Nel Testo si legge: vigore mollili /cpcrtn,e una simigliante espressione si ha altrove (lib. V.
cap. 7):
nestre da
un
lato
che
dall'altro, e
la
porta nel
mezzo ; da
si
non
sit
viduatus ingenio
mobili.
Non ho
creduto dover esprimere codesta voce in italiano per vivacit s persuaso che codesta vivacit non si fosse costantemente incontrata negli uomini eccellenti : ma che piuttosto siasi in essi ravvisata una tale docilit nel loro ingegno: e pai-mi che tale la voglia Vitruvio nell'Architetto, esprimendosi che questo dee ascoltare talora anche il consiglio degli idioti (lib. VI. cap. ult.). L'Euritmia la corrispondente simiglianza (3)
delle parti fra di
loro
onde deriva
1'
elegante
ed eziandio comodo, per la facilit colla quale ci manifestano tutte le sue corrispondenze, (4) La Simmetra stabilisce i rapporti di quantit , che le parti stesse debbono avere con tutta l'opera, e l'Euritmia le corrispondenze di ubicazione. La Simmetria nasce dalle proporzioni parziali e dalle regole del compartimento proporzionato in tutta l'opera. Cosicch Vitruvio fa consistere la Simmetria nella commensurabilit di tutte le parti coniponenti ad una data, siccome nel corpo umano di tutte le membra al capo ^ e negli ordini al diametro della colonna, al triglifo, come si vedr in appresso.
CAPO
il
II.
l5
in
quale
si
chiama Dpechaice
si
(')
cos
tutte
le
altre
opere da qual-
che
Il
membro
Decoro un riformato aspetto dell'opera, composta di cose approvate con autorit. Questo si ottiene o dalla collocazione , che in greco si dice Thcmatismos 2 , o dalla consuetudine , o dalla natura. Dalla collocazione , quando a Giove fulminante , al Cielo , al Sole , ed alla Luna
(
)
si
fanno
i^li
e senza tetto
(*)
;
perciocch
gli
aspetti
Dei gli reggiamo comparire a cielo scoperto e lucente. A Minerva, a Marte, e ad Ercole si faranno templi dorici ima cagione del loro valore , conviene stabilire perciocch a codesti Dei e per le Ninfe edifzj senza delicatezza. Per Venere , Flora , Proserpina dei fonti, parranno avere qualit propria gli edifzj d'ordine corintio; perch, lavori assai svelti , e adorni di fiori e alla gentilezza di codesti Dei , di frondi e volute , aumenteranno il convenevole decoro. A Giunone , a Diana, a Bacco, ed agli altri Dei di tal simiglianza, si avr riguardo alla se loro si faranno edifzj jonici , saranno proprj , perch via di mezzo
e
effetti
codesti
modificati nella sodezza praticata dai dorici, e nella dilicatezza dei corintii.
consuetudine in questa guisa si manifesta: cio, quando magnifici nell' interno si adatteranno similmente g' ingressi agli edifzj decorosi ed eleganti; che se 1' interno sar leggiadro, e l'entrate al contrario depresse ed improprie , saranno prive di Decoro. Cos parimente
Il
Decoro poi
di
se negl' intavolati e
le
(4)
dorici vi
si
si
scolpiranno dentelli
i
sopra
capitelli
s
si
colonne joniche
la
rappresenteranno
triglifi
trasportando in
diversa specie
,
fatta
un ordine
in
un
altro
di
offender
veduta
indietro
stabilite
consuetudini
primo, se per ogni fonti d'acqua sufficienti, tempio si in quel sito ove deesi stabilire il luogo inaugurato; ed in questo specialmente si abbia riguardo ad Esculapio, alla Salute, ed agli altri Dei, colla
diverse in ciascun ordine.
sar:
medicina dei quali pare che molti infermi abbiano ricuperata la sanit. Imperciocch trasportando i corpi infermi da un luogo infetto in uno
Dpechaice , significa lo spazio eli un cubito. Theniatismos , qui significa Statio , cio il luogo ove si colloca la fabbrica. Il Barbaro traduce Stanza, derivato da Stanziare, Ordinare} il Perrault Stato delle cose, ed il Galiani Statuto. Ih greco Njpetrhae significa allo scoperto. (3) Il tempio Ipetro Decastilo descritto da Vitruvio
(1)
(a)
Allorch egli parla (Vedi lib. IV. cap. i) della compilazione delle cornici dell' ordine corintio , in tende dire per analogia che questa decorazione ha preso dallo scompartimento dei triglifi i modiglioni nel gocciolatore, e nuli" architrave le gocce colle ragioni del Dorico, e dalle regole del Jonico le sculture del fregio, e i dentelli e le cornici} e
cos'i
(lib.
(4)
III.
cap.
-i)
il
capitello
La voce
fu generata codesta
spezie corintia.
Ora
si
cuui altri luoghi nel Testo, ad Epstyliwn, perch evidente che dentelli sono parti proprie della cornice e non dell'architrave. Vitruvio spiega che i membri di convenzione , o di consuetudine . attribuiti a ciascun ordine, debbono serbarsi inviolabihnente alla specie dell'ordine cui appartengono.
i
trasgredirebbero le leggi del Decoro di Consuetudine se rintavolalo proprio dell'ordine Dorico, O Jonico, si sostituisse al sopra-ornato Corintio; giacche esistono si bei modelli della pi splendida
antichit proprj di quest'ordine gentile (Vedi Tav.
it.
A.).
rumo i. salubre, e dando loro Fuso di acque attinte da fonti salubri, si ristabiliranno pi presto. Cosi dovr seguire che la Divinit abbia maggior credito , magnificato per la natura del luogo. Parimente Decoro naturale sar , se lumi dall Oriente nei nelle stanze e nelle biblioteche si prenderanno
i6
1 i
:
richiede
un lume
cresce, ne
non
scema
di
del Sole,
ma
La
e
la
Distribuzione poi
comodo uso
parsimonia della spesa nei lavori , moderata dalla ragione. Questa, si osserver debitamente ove F Architetto non cerchi di quelle cose , le quali non si possano ottenere o mettere in esecuzione senza grave dispendio. Perciocch non in ogni luogo avvi l'arena di cava, n in copia trovasi la pietra , n V abete , n i suoi fusti , e neppure il marmo bens altro nasce in un luogo , ed altro altrove , i trasporti dei quali
:
riescono
difficili
o
1
di
quella
di
mare ben
lavata
di
cava.
Si riparer
il
alla
l
cipresso,
il
pioppo,
olmo
il
1
pino.
Ed
in smagliante
modo
si
spedir
resto.
che ordina diversamente gli edifizj: secondo cio i diversi usi dei padri di famiglia, e secondo la quantit del denaro , o il decoro delle persone d1 autorit (*). Imperciocch bisogna diversamente distribuire le case di citt da quelle ove si depongono i frutti della villa non alla stessa maniera quelle dei negozianti diversamente pei benestanti , ed agiati. Pe Grandi poi , i quali col loro senno governano la Repubblica, si distribuiranno come lo richiede il bisogno; ed in smma qualunque distribuzione di casa dee farsi adattata a ciascuna persona 2
di Distribuzione,
; ;
).
gmtalem; ma
qui si legge ad eleganlac diCodici Vaticani leggono ad eloquentiae dignitatem : onde sembra che alle persone di autorit, quali erano gli uomini del Foro, si dovesse fabbricare con tale particolare magnificenza. (2) A rendere chiara Y intelligenza di queste sei parti dell Architettura che ha qui distinte Vitruvio,
(i)
i
Comunemente
un'Albero^ ed io ho preche riduce l'Architettura a tre riguardi, che sono 1' Onesto, Y Utile, ed il Dilettevole (Vedi pag. seg.), anche l'Albero seguente del March. Galiani, che distingue con chiarezza e precisione i due riguardi che deve avere 1' Architetto: la Sostanza cio, e Y Apparenza.
gl'interpreti
fatto
nehanno
I. n 11.
Colla giusta spesa e collocazione dei materiali j!_!. f>.n. j Colla corrispondenza dei membri al loro uso 1. Colla debita quantit, o sia grandezza: o
2.
a*
. ,
I
e questo o
Distribuzione
I
I
//.
Ordinazione
sia
situazione
///. Disposizione
I.
Apprekza|
'
II.
III.
Colla reciproca corrispondenza nella situazione Colla reciproca corrispondenza nella quantit Colla propriet di ogni parte di tutta V opera
IV. Euritmia.
V. Simmetria. VI. Decoro.
I
i
CAPO
II.
Onesto
Utile.
Sacro. Pubblico.
Privato.
xDlLETTKVOLE
Bont col
fine
adequato
ali
Edificatore
Oresto
in/. .
Rispetto *
Rispetto
all'
.
^^
edificatore
-,
,.
ii
.-
<
.
.
.
<
Detcrminata dal comune parere dei Saeei tcrmin i prudente giudizio dell'Architetto.
e dal
Bont
Economia
Coli'
Utile
Comodit
Disposizione
me
vacue e
solide.
Pianta.
Col disegno
Elevazione.
Profilo.
Uso
sito.
Per rispetto
Per rispetto
alla quantit
11
(
.
Co
la
grandczza relativa
Invenzione
Ideale
. . . .
Fantastica
Composizione
Bont
Bellezza
Figura
l
Colla corrispondenza al genio del luogo, col carattere sodo, delicato e mezzano.
al
Dilettevole
vuotQ
Coli ordine
di
continuit
1
nel tutto
Unit
f
?
Gusto
ia parti
proclucenti e le
n Col
,
ve
prodotte
Pregio del materiale.
LIBRO
I.
CAPO
1
III.
Gnomonica
:
('),
Meccanica.
tratta
La Fabbricazione
situazione
gli
2 ( )
divisa in
due
le
parti
una
delle
quali
3 ( )
;
della
delle
mura
la
di
tutte
opere pubbliche
e
le
il
V altra dichiara
edifizj
privati
(4).
Ma
comodo. Alla
difesa appartengonsi le
mura,
le
torri,
e le porte, ritrovate
mento
dei
templi
ossia
sacri
edifizj
tutti
,
quali sono
altri
porti
,
le
piazze
i
portici
bagni
teatri
passeggi
ed
ancora
medesimi motivi si scelgono tra i queste cose che si hanno a fare deesi aver di
che per
e
,
mira
la
fermezza
il
comodo
la
bellezza.
La fermezza
1
si
conseguir
fondamenta fino al sodo, e fare senz avarizia una diligente 1 scelta dei materiali di qualunque sorta. Il comodo dipender dall esatta distribuzione delle parli delT edifizio senza che resti impedito P uso dei luoghi , ed anzi che abbia ciascuno l aspetto suo proprio e conveniente. La bellezza infine si otterr dalla gradevole ed elegante forma dell 1 opera, e se le misure dei membri avranno le giuste ragioni della simmetria 5
dal calare le
, 1
(
).
CAPO
A
rima
di
IV.
le
mura
di
una
citt,
si
dovr scegliere un luogo d'ottima aria. Questa si ottiene se il luogo sar eminente, non nebbioso, n brinoso, e riguardante gli aspetti del Cielo, n caldi , n freddi , ma temperati ed oltre a ci se si eviter la vici5
(1)
Non
dee
recai"
meraviglia se la
Gnomonica,
Vitruvio annoverata per una delle parti principali dell' Architettura: poich a que' tempi era codesta
(^) Delle Opere pubbliche discorre Vitruvio nei primi cinque libri. Delle Opere private tratta nel VI. libro, (',) Cio dovrebbe dirsi, che la fermezza dell c(.1)
1
una
(a)
delle ispezioni
degli Architetti.
difizio
il
comodo
dalla
Della Fabbricazione
se
Gnomonica
IX
della
ordinazione e dalla disposizione : la bellezza poi dalla euritmia, dalla simmetria e dal decoro j sic-
Meccanica nel X.
come
qui in sguito
si
dichiara.
, ,
CAPO
IV.
IO
Danza
tutina
dei
al
luoghi paludosi. Imperciocch giugnendo alla citt l 1 aria matnascer del Sole , ed uncndovisi le nebbie che sorgono , i fiati
spargeranno
effluvi
velenosi
renderanno pestifero il luogo. Parimente se le mura saranno lungo il mare, e riguarderanno il Meriggio o l1 Occidente , non saranno salubri perch neJT estate V aspetto meridiano al nascere del Sole si riscalda, e al meriggio infuoca. Similmente quello che riguarda il Ponente al nascere del Sole s intiepidisce, al mezzo giorno si riscalda , la sera diviene cocente. Dalla mutazione adunque del caldo e del freddo divengono viziati corpi che abitano quei luoghi. Questo si pu anco osservare nelle cose inanimate: perch nelle cantine coperte (') nessuno vi apre i lumi da Mezzogiorno , o da Ponente , ma bens da Settentrione; non ricevendo questo aspetto in nessun tempo mutazione, ma essendo anzi costantemente fermo ed immutabile. Perci anche granaj che riguardano il corso del Sole vanno subito a cambiare di bont; e le vivande e le frutta , che non si pongono a queir aspetto del Cielo opposto al corso del Sole, non si conservano lungo tempo. Perciocch il calore , se molto cuoce , continuamente sottrae alle cose la consistenza ,
sopra
i
le
colla
ferro,
pure arroventato nelle fornaci dal fuoco si ammollisce in guisa, che facilmente si piega a formare qualunque specie di figura e questo medesimo gi ammollito , e rovente se scintili g neir acqua fredda si l'indura, e ritorna ali1 antica propriet. Si pu ancora riflettere che sia cos, dal vedere che ncll" estate non solo nei luoghi contagiosi, ma anche nei salubri , tutti i corpi pel calore diventano deboli e d inverno anco luoghi pi pestiferi diventano salubri, perch
,
quale
bench
di
-1
col
freddo
quei
si
fortificano.
ai
luoghi freddi
caldi
Egualmente corpi quali si trasportano dai non si possono mantenere anzi si corrompono
i i ,
ma
che dai luoghi caldi si trasportano sotto le regioni fredde del Settentrione, per la mutazione del luogo non solo non patiscono, ma anzi acquistano robustezza. Per la piai cosa sembra che nel situare le mura
quali possono spargere su da quegli aspetti corpi degli uomini vapori caldi: perciocch tutti corpi sono composti degli elementi che i Greci chiamano Sticliia 2 , e questi sono Fuoco , Acqua Terra, ed Aria} e dalla mescolanza di questi, con un naturale tempera-
bisogni
guardarsi
gli
animali del
sovrabbonda
fra
gli
elementi
il
(1)
Con ragione
di
coperte, perch
animati, pei-ch questi convengono al suo ragionamento. DegF inanimati , ed in ispecial modo di
quelli
in
e scoperte.
(1)
Veggasi Plinio (lib. XIV. e. 21). Qui Vitruvio parla soltanto degli elementi
nell'
Architettura, ne parla
tutto
libro II.
30
i
LIBRO
I.
fuoco, questo col suo calore opprime e distrugge tutti gli altri. E questi (filali si cagionano dal Cielo riscaldato da certe parti, sono quei danni
(piando s'insinua nelle vene per i pori aperti pi calore di quello che comporti per le mistioni il naturale temperamento di un corpo. Parimente
se
gli
i
vasi
sanguigni
per
1'
acqua
insinuatavi
siansi
s'
Fenduti
disuguali
altri
elementi,
si
come
gli
corrotti
:
da 11 umido,
s'
(Iella
mistione
disciolgono
quindi anche
umidi trasportati dai venti e dalle aure. Non meno ancora col crescere e collo scemare che fa in un corpo il naturale temle parti terree peramento d' aria o di terra, patiscono gli altri elementi crescono per la ripienezza dei cibi; le aeree per la corruzione dell' aria. Ma se qualcuno voglia pi accuratamente, e, come suol dirsi, toccar ci
nel raffreddarsi per
:
1
con mano, consideri ed avverta alla natura animali terrestri, e cos ben comprender Imperciocch di tutt altra composizione
1
e degli
ed altra di gran lunga da questi quella dei terrestri. Gli uccelli hanno poco di terra, e d'acqua meno, di fuoco mediocremente, e molto d'aria; perci, come composti di elementi leggieri, pi facilmente si sollevano in aria. Ma la natura acquatile dei pesci (perch hanno mediocre fuoco, e sono formati di molt'aria e terra, e pochissim' acqua) fa che tanto pi facilmente si conservino ncir umido , quanto meno hanno nel corpo dell'* elemento dell'acqua; sicch trasportati in terra perdono a un tempo ed acqua e vita. I terrestri parimente, perch fra gli elementi partecipano temperatamente d'aria e di fuoco, poco hanno di terra, molto per d'acqua; e perch abbondano in essi molte parti umide, non possono vivere molto dentro 1' acqua. Che se dunque sta cosi come abbiamo detto, e coi nocorpi degli animali (') esser composti degl' instri sensi ci assicuriamo
dei pesci,
i
dicati
come
quelli patiscono e
;
muojono,
ha dubbio che non sia d' uopo usar tutta la diligenza nello scegliere gli aspetti temperatissimi del Cielo, giacch nel piantar le mura deesi primieramente aver riguardo alla salubrit dell'aria. Pertanto io reputo doversi scrupolosamente nostri maggiori, dovendo aver sempre di mira gli usi antichi: imperocch sacrificar animali che pascevano in que' luoghi ne' quali volevansi erigere loro fegati quali se a o citt o accampamenti 2 , ne osservavano prima giunta apparivano o lividi o viziati, uccidevano tosto altri animali, e dubitando quelli esser infetti o di malattia o per causa de' pascoli quando ne avevan molti sperimentati , ed .accertatisi della sana e soda natura de' fegati , a cagione dell' acqua e del pascolo , ivi fermavano gli
o
per
soverchio
per
la
scarsezza di
questi
non
v'
(i)
Vitruvio seguiva
come
(>)
lo dimostra questo
Ha
qui
dello
CAPO
alloggiamenti.
IV.
2
,
Se poi
1
gli
rinvenivano
1
difettosi
argomentavano del
pari
che pestifera esser dovesse in qne luoghi anche pe' corpi umani la quae dell' acqua , e perci passavano oltre e mutavan paese lit de" cibi
1
la
salubrit.
Ma
terre
,
che
si
dai
pascoli
dai
cibi
si
conoscano
dalle
le
propriet sane
dei
delle
, che fiume Potereo , il quale ivi fra le due citt di Gnoso e di Cortina (') perciocch a destra ed a sinistra del fiume si pascolano gli animali ma quelli che si cibano presso Gnoso patiscono di milza e quelli poi dall'* altra parte presso Cortina non mostrano siffatta infermit.
pu argomentare ed intendere
al
:
campagne
Cretesi
sono intorno
Onde
la
investigando
medici
gli
1
tal
quale,
mangiandone
mali
di
milza
tal
me-
Da ci si pu dedurre, che dicamento dai Cretesi detto Asplenon dal cibo e dall' acqua rendonsi le propriet dei luoghi o pestifere , o
salubri.
Parimente se vi saranno luoghi fabbricati per entro le paludi, ma che queste siano lungo il mare , e riguardino il Settentrione , o fra Settentrione ed Oriente , ed abbiano pi alto il livello che non il lido sommamente ragionevole sembrer la scelta di tal situazione poich collo scavare dei fossi si d all' acqua lo scolo nel mare: anzi il mare gonfiato 1 dalle tempeste rigurgita co suoi moti le soverchie onde nelle paludi, e mescendovisi l acqua amara, fa che non vi nascano animali palustri di nessuna specie, e quei che dai luoghi superiori nuotando giungono vicino al lido, vi muojono per la insolita salsedine. Possono di ci somministrar ini esempio le paludi Galliche, d'intorno ad Aitino, a Ravenna, ad Aquileja, e ad altri Municipi che sono in questi luoghi vicini alle paludi, quali, per le addotte ragioni, sono oltremodo salubri. Ove poi le paludi siano in basso fondo e non abbiano scoli n per fiumi n per fossi , come sono le Pontine , stagnando s" imputridiscono , e vi esalano vapori pesanti e
;
1
Anche nella Puglia l'antica citt di da Diomede reduce da Troja, o, come altri
pestiferi.
che
gli
infermit
blico
ricorsero finalmente a
Marco
da cui
in
nome pub-
gliore
le
domandatolo , ottennero che cercasse , e scegliesse un luogo mionde edificarvi nuova citt. Allora egli senza indugiare, prese in pria opportune misure, comper in un luogo sano lungo il mare un podere, richiese al Senato ed al Popolo Romano, che gli permettessero di tra-
Ora diconsi Ginosa e Goitimi. Turnebo crede Potereo esser il Catarratto di Tolomeo ma no: 1 che questo al Sud, quello corre ali Est.
(1)
il
:
(2)
Anche presso
Latini splen
del
pari che
Quest'erba poi in lingua raba si e giova ai mali di Milza: vien , detta anco Discolopeiulria , pereb assomiglia un verme che porta questo nome.
eliiama Citracca
22
LIBRO
I.
mura, e distribu le aree assegnandole a ciascun cittadino pel prezzo di un sesterzio. Ci eseguito, apr la comunicazione fra il lago ed il mare, e form del lago un utile porto
sportarvi la citt; della quale dispose le
per
la
citt.
Cos ora
1
Salapini,
discostati
pi di quattro
sano.
CAPO
JL/appoich dunque con
nella situazione delle
V.
,
e delle torri.
queste
e
si
cautele
si
sar
ricercata
la
salubrit
mura,
il
saranno
le
scelti
per nudrire
citt;
la
popolazione, ordinate
porto siansi
faranno
le
strade, e trovata la
facili
commodit
i
dei
alla
resi
dal
mare
trasporti
in
fondamenta
al
mura
1
questa
fondo, se pur
quanto parr necessario a proporzione della grandezza dell' opera, ma di grossezza maggiore 2) di quella dei muri che si dovranno fare sopra terra, e si riempiranno di materia la pi forte. Le torri parimente debbono sporgere in fuori dalla parte esteriore delle mura, acciocch se mai volesse il nemico venire da vicino ad assaltare il muro, venga egli ferito coi dardi a destra e a sinistra dalle aperture la(
terali
delle torri.
E massimamente
il
deesi
il
aver
cura
d'
1
che non
delle
sia
agevole
ravvicinarsi
ad abbattere
;
muro,
in
quale anzi
aver siano
tura
,
dei
traripamenti
e
a
fare
modo
3 ). (
che
g ingressi
non
diritti,
ma
rivolti
il
sinistra
il
riguarder
muro
Perciocch tale essendo la sua strutlato destro degli aggressori, il quale non sar
essere quadrata,
difeso
dallo scudo.
della citt
La forma
non deve
n con angoli
acuti,
ma
vada circolando (4), acciocch sia il nemico da pi luoghi scoperto; imperciocch in quelle mura, nelle quali sporgono molti angoli acuti, riesce malagevole la difesa, perch l* angolo ripara pi il nemico di quello che il cittadino.
1
(i) Diccsi qui nel Testo quatuor mllibus passibus, per quatuor mllibus passuum ; pu darsi che sia menda degli amanuensi. Lo Schneider legge qua-
sovrasta,
come
al lib.
VII. cap.
2. istruisce:
pr am-
Nulla dicesi da Vitruvio n qui, n altrove, il fondamento sotterra debba essere pi largo del muro che sopra devesi fabbricare : n gli Architetti in questo sono d'accordo. Sembra che egli, ove ne parla, lo rimetta al giudizio del(2)
di
quanto
(Tav. III. Fig. 1 ) sono delineate (3) Le strade a sinistra degli aggressori, perch gli obbligavano, se volevano entrarvi, a volgersi col lato destro ai difensori, eh' era il loro lato non ricoperto dallo
scudo.
(.j)
XX
T Architetto, e lo riferisca all'altezza dell'edilzio ex amplitudine opcris , alla qualit dei materiali ed in ispecial modo alla quantit di terreno che
non quadrata, nec procurrentdnis angulis , sed circuitionbus : cio: non con mura tortuose, e nemmeno in forma quadrata ma sibbene che si aeco,
CAPO
V.
si
La
larghezza poi
a
del
debba
far tale
che
incon-
camminarvi sopra gli uomini armati , possano passar oltre senza che Timo impedisca P altro ('). Indi in tutta la larghezza del muro siano attraversati pali d ulivo abbrustolati 2 ), quanto pi stretti si postrandosi
1
(
sano, acciocch
ambedue
,
le
fronti
del
questi pali,
come con fermgli abbiano eterna durata: perciocch non pu nuocere n intemperie n tarlo n vetust
,
a questo
legname
stia
ma
o che
immerso nelP acqua, resiste eternamente servibile senza Sicch. non solo le mura, ma anche le fondamenta, e qualunque
si
dovranno
le
Le
poi
fra
torri
debbono
1
essere
,
tali
parte del
muro,
difensori la taglieranno
-,
e se celere sar
P esecuzione,
impediranno al nemico il penetrare nelle altre parti delle mura e delle torri, se pure non si volessero precipitare. Le torri dunque debbono formarsi o rotonde o poligone , poich le quadrate sono pi presto fracassate dalle macchine, rompendosene gli angoli per le percosse degli arieti ma nelle figure rotonde non possono nuocere, perch le pietre fatte di forma conica vanno spingendo verso il centro (4). E se alle fortificazioni delle mura e delle torri si aggiugneranno terrapieni , saranno oltremodo pi sicure, perch n gli arieti, n le irline, n altre macchine potranno in alcun conto offenderle. Non si dee peraltro in ogni luogo alzare codesto terrapieno , ma bens solo ove di fuori dal muro vi fosse un luogo eminente , dal quale si potesse per terreno piano andare ad oppugnar le mura. In questi luoghi perci si hanno prima
5 i
fare
fossi
larghissimi
profondissimi
indi
calare
le
fondamenta del
(1)
Sembrami che
sopra
le
dovendo
soldati
armati
incontrarsi
mura
senza impedirsi, e che dinanzi alla parte esteriore verso la campagna debba rimanervi il parapetto a merli. Codesta larghezza del parapetto non deve occupare la grossezza del muro inferiore. E quan-
Sant'Andrea, e chi anche diversamente gli ha intesi. La Figura cjui recata in disegno potr mo(3) strare quanto da Vitruvio viene detto (Tav. III.
Fig. 2), colla
relativa
spiegazione contrassegnata
con
(4)
lettere.
Il
tunque Yitrm io non faccia qui menzione dei merli, pure altrove (lib. X. e. ult.) dice che questi merli, da lui chiamati pinnae , furono dagli Antichi usati. sono d' accordo g' interpreti nel darci >) Non
(
fatto
in
poich
taluno
gli
ha disegnati
paralelli
talaltro
al di fuori che al di dentro, cio a simiglianza dei conj d'un arco \ perch gran massa della terra controspinge agli urti delle macchine belliche: ci che non succede nelle strutture rettangole (Vedi Fig. 2 e 3 Tav. III.).
, ,
2.|
I.lllRO
I.
muro
fino
al
fondo dei
fossi
che possano
sicuramente reggere il terrapieno. Parimente dalla parte di dentro di codesta sostruzione dee costruirsi un altro fondamento distante assai da quello esteriore, per modo che possano sopra la larghezza di quel terrapieno stare
a
si
difendersi
soldati
schierati,
come
in ordine
cos'i
di
.
battaglia.
Quando
poi
saranno
fatte
codeste fondamenta
a
quelli
distanti
ve
ne vogliono delle
il
altre
frammezzo
simili
1
con denti
esteriore
che concatenino
cos
fondamento
il
coli" interiore.
E quando
sar
operato allora
gran
in piccole porzioni, e
non premendo
abbiano a fabbricare e condurre a termine le mura non si pu determinare, perch non in ogni luogo si possono avere quei materiali che si desiderano: ma, secondo si ritrovano, bisogna usare, o pietre quadrangolari , o selce , o cemento , o mattone cotto o crudo 2 luoghi possono avere il muro fatto di mattone Imperciocch non tutti
).
cotto
n
in
in
abbondanza
:
come
si
Babilonia
ma
e
di
arena
alcuni
di
difetto.
CAPO
VI.
le
mura.
Innalzate tutto
interna
strade
(4)
ali"
,
intorno
la
le
mura, rimane ad
delle
effettuarsi
,
la distribuzione
del
suolo
gli
direzione
Cielo.
piazze
non che
dei
capi delle
giusta
si
aspetti del
Saranno ben
i
ove
sensatamente
penser a riparare
quali se
sono freddi, offendono; se caldi, viziano; se umidi, nuocono. Per la qual cosa sembra che si debba sfuggire codesto difetto, avvertendo bene che non avvenga quello clic suole avvenire in molte citt; come fra queste Mi-
fi)
Discordano
g'
lo
denti
VI.
cap. 9) usa una simigliane espressione, parlando in generale delle fondamenta degli edifizj (Tav. III. Fig. 3).
(a) Presso gli Antichi fu molto in uso V opera detta laterizia, ossia di mattoni crudi. Vitruvio ne farla al cap. 3 e al cap. 8 del lib. II., e altrove:
se ne parla anche altrove (lib. Vili. cap. 3), dicendo che Semiramide costru con esso le mura di Babilonia. Il testo ha Angiportus , il quale propriamente significa Via stretta e tortuosa , che sia senza uscita. Qui per pu anco significare Capo-strada.
{.',)
CAPO
tilene
nell" isola
,
1
VI.
25
di
Lesbo
situata
la
quale
fabbricata
con magnificenza ed
,
eleganza
soffia
ma non
la
si
Austro,
con discernimento. In questa citt (filando gente s'inferma; quando Maestro, tossono e colla Tra5
montana
resistere
rimettono in salute:
del
ma
non
altro
per Y intensit
freddo.
Imperciocch
il
vento
pu non
si
che infonda (T aria che corre con indeterminata sovrabbondanza di motto. Egli si genera quando il calore urta sulf umido , perch la violenza del calore estrae a l'orza il soffio del vento. E che sia cosi, si pu ravvisare dalle Eolipile (') di rame , perch colle artificiose invenzioni delle cose possiamo accertarci della verit delle cause divine , e delle arcane opecon un razioni del Cielo. Fannosi le Eolipile come vasi di rame vuoti buco strettissimo, pel quale si mette dentro Y acqua: indi si pongono al ma subito che e prima di riscaldarsi non spirano vento alcuno fuoco incominciano a bollire formano un soffio violento contro il fuoco. Cos da una piccola e brevissima sperienza si possono conoscere e giudicare del Cielo , e dei grandi ed incomprensibili propriet della Natura le Venti. Se i Venti adunque si sapranno tener lontani , non solo diverr salubre il luogo pei corpi sani , ma anche se per altra cagione per avventura deriveranno delle infermit, le quali anco in altri luoghi parimente sani si hanno a curare con medicina contraria, in questi si saneranno pi presto , a cagione del temperamento procurato nel riparare ai \ enti. Le infermit, che difficilmente si sanano nei luoghi sopraddetti, sono queste:
, ,
;
la
corizza
artriG.de
(*) ,
la
tosse
la
plcuritide
si
la
tisiciezza
lo
sputo
ma
sono prodotti dal freddo; secondo, perch dopo che sono le forze dei corpi loro indebolite dal male, Y aria agitata dal moto dei Venti sempre pi esinanisce ed estrae il succo dai corpi patiti , e li rende pi deboli. Come ali incontro f aria mite e grossa la quale non esposta a tutti i Venti, ri a spessi flussi e riflussi, e sta in quieto riposo, confacendosi quali sono per queste alle loro membra , li nutrisce , e risana quelli cause avviluppati nelle infermit. Piacque ad alcuni che Venti non fossero che quattro: il Levante, dall' Oriente equinoziale: Y Ostro, dal Mezzo-giorno: il Ponente, dall'Occidente equinoziale: la Tramontana, dal Settentrione. Ma quei che n$ hanno fatta
1 i i
1
ricerca
pi
diligente
ne stabilirono
otto
tra
questi
principalmente
(1)
giorni la dottrina che qui di passaggio viene inclicata da Vitruvio sulla veemenza del vento che si
di metallo o di ^etro chiusi intorno, fuorch hanno un picciolo foro per infondervi dell acqua. Quindi accostato il vaso al fuoco allorch l' acqua incomincia a bollire , esce
genera dal calore allorch spinge sul fluido! Plinio, al lib. II. cap. 54, enumera molte origini de' Venti,
oltre quella delle Eolipile.
(2)
ri-
con impeto dal foro o cannello il vapore come il vento. Quanti vantaggi non ha prodotto a nostri
1
portata dal Poleni (Exercit. Ftruv. secunrhie } pag. iac). Utini i8?.5).
7
l6
Andronico Cirreste
plare
,
LIBRO
('),
il
I.
quale
di
eziandio
Fabbric
2 (
) ;
in
forma ottagona ed in ciascuna faccia dell'ottagono fece scolpire l'immagine di ciascun Vento 3 ), dirimpetto al suo proprio soffio. Sul vertice poi della torre adatt una tal forma di meta lavorata in marmo, sopra della quale colloc un Tritone W) di bronzo, che stendea colla destra una verga, in modo tale assembrato, acciocch dal Vento fosse rivolto intorno, e fermandosi dirimpetto al soffio, tenesse V indice verga sopra l'immagine di quel Vento che soffiava. I Venti dunque cosi sono situati Scircco , fra Levante ed Ostro dall' Oriente jemale Libeccio-', fra Ostro e Ponente, verso il Ponente iemale: Maestro, fra Ponente e Settentrione: Greco, fra Settentrione e Levante. Cos pare che a questo modo abbiasi da esprimere per bene intendere il numero , nomi e le parti d'onde spirano i regolari Venti (^).
una
torre
di
marmo
Questi, che Vitfuvio rpii chiama Cyrrhestes , Vairone [De re rustica lib. III. cap. 5) detto Cyprestis ; In eodem hemispherio medio circum cardi(i) ila
ut At/ienis in horolo-
gio , quodfecit Cyprestis. Giovanni Potter [de Arciaeolog. Gracco., lib. I. cap. 18, voi. 2) (e voi. IV. Iib. IV.
1
plum
Gronovii, T/ies. Graec. antia. voi. 12) scrive: Te/octo ventorum a Pausatila omssum Eorwn ritmino grandioribus graecis litici is superscripta erant
.
in seguo di freddo, e tiene un vaso supino. VI. Zefiro, ossia Occidente, rappresentato giovane, nudo nel petto e nelle gambe, e che porta fiori nel mantello, esprimendosi con ci esser egli vento piacevole e soave. NegP Inni che vanno sotto nome d'Orfeo, l'aura di Zefiro detta KCVOonTepoc di penne leggiere; ed i sofij dell'Austro
mantalo
sequenza:
(SIdron),
K.AJKIA2 (Caecias).
EYPO^ (Eurus), AIIHAIfTH2 (Apeliotes), BOPEAZ (Eoreas), ZKIPQN Z$TP02 (Zephrrus), NOTOI (Nols),
\1W (Libs). Stando poi alla lezione Cyrrhestes di Vitruvio, si potrebbe congetturare che quest'Andronico fsse o di Cirro, citt della, Siria:, di
sono delti w.tji rtrs.pyea<ji di ali veloci. Si consulti ancora Ovidio (Met. I. 264. VI. 704, epist. XI.), Silio Italico (IV. 124. VII. 253), e Claudiano (de Rapt. l'roserp. I. 71). VII. Austro un giovane alato che rovescia un vaso d' aequa segno di vento piovoso. Vili. Garbino e un giovane alato che porta in mano un tale ornamento che si appendeva alla
t ,
dira,
(2)
citt
il
,
torre
poppa
dicevasi in greco)
riportala (Tav. II.) siccome ella nell'opera che ha per titolo: Jlie Antiquities ofAthent, w,.
da Vitruvio
muniti
dell'
Latin
I.
(London 1763
(3)
p.
le
J.
Stuart).
ci
seguenti,
Monsieur
Roys
ha descritto
figure di
sono state espresse. Ma M. Stuart ne d per una dimostrazione assai pi soddisfacente, da cui lio dedotto la seguente spiegazione. Pu vedersi anche lo Spouio nel suo viaggio (toni. II. '76), ed altri viaggiatori.
I.
Vrcro
Septe/Urio
BOPEA2
KAIKIA2
Lo Scirocco
II
viene effigiato
come un vecchio
la
alato.
IL
figura di
ripiefrutti.
AIIHAIi'HLSJSrt. Levante. Sud-Est. Scirocco. EXPO! Sud. Ostro. NOT02 Sud-Owest. Garbino. API VI. Africus Owcst. Ponente. VII. Favonius ZE4TP02
Vili.
un giovane alalo, che porta nel suo mantello gato dei pomi granali, ed ogni altra specie di
Camus
vel
per dimostrare che codesto vento rende fertilit. III. Il Greco Levante sialo scolpilo come uu vecchio barbuto, il quale regge colle sue mani una
conchiglia marina.
IV.
Nord-Owest. Maestro. 2KIPGIS un autore moderno di questa idea di Andronico: a Ma, quel Tritone lass sta osi hene come in mare? Oltre poi die codesta
Corus
(1)
Ebbe
a dire
La Tramontana,
(di'
posta a sinistra di
Venti,
\i
aveva in cia-
Maestro, viene rappresentata come un vecchio barbuto, che porla alle gambe gli stivaletti, in atto di soffiare velocissimamente, ed ha indosso un mantello con cui si cuopre la faccia per difendersi
dal
freddo.
\
.
Maesti'O ha pure
gli
stivaletti
ed am-
scheduna faccia un orologio solare, i quali, l'uno doj dopo L'altro, mostravano le ore. Fig. 4 Tav. Iti. si veggono distinti gli (:>) Nella otto Venti con lettere tonile majuscole. Gli altri Velili secondari co uonii Ialini sono notali con caratteri piccoli tondi, e con cor.' ivi quelli coi nomi italiani.
'
CAPO
VI.
La
modo
un piano
sicch
di
marmo
di
a livello:
oppure
,
in
quel sito
spiani, e
livelli
si
mezzo
in
perfetto
piano
sopra
traprenda, e
neU estremit
dell
ombra
dello
1 Indi fermata una punta delle seste nel centro, e coli altra distesa al segnato , ossia colf intervallo di quanta la lunghezza dell 1 ombra
punto
dello
un cerchio. Si osservi parimente dopo mezzo giorno l ombra di questo gnomone, che va crescendo e subito che toccher la circonferenza del cerchio , s che sia l ombra isomeridiana eguale a quella della mattina , ivi si segni un punto. Facciasi dappoi centro in ambidue codesti punti , e si descrivano due curve che
,
gnomone
girinsi
le
seste
descrivendo
intersechino
e per
una
sta
linea retta,
punto prolungandola
il
d"
intersezione
1
si
tiri
al
centro
di
mezzo
la
indicher
la
Meridiana e
di
il
Settentrione.
,
Ci
fatto
fatto,
si
prenda
in
de-
cimasesta parte
ov'ella
tutta la circonferenza
si
centro
quel
i
punto
da
di
tocca
la
Meridiana,
:
segnino
dalla
in
essa circonferenza
di
punti
destra e da sinistra
cio tanto
parte
Mezzogiorno
si
quanto
alla
Settentrione
quindi
per
questi quattro
1
punti
tirino
fino
cir-
conferenza
si
le
1
linee, le quali
s
1
avr
altre
un
le
sei
tre
a destra
tre
sinistra
simili
alle
altre
dehbonsi distribuire in tutta la circonferenza, in modo che nella figura siami disegnate otto parti eguali per gli otto Venti. Dappoi come sembra
,
doversi
fare
si
dirigeranno per
,
gli
angoli
fra
le
e de
si
capi
delle strade.
Ed
in
questo
piazze
modo
e
1
con
fatta
distribuzione
abitazioni
si
dalle
saranno
entrando
spazio del Cielo, e con violenza soffiando frequentemente, restringendosi nelle imboccature dei capi-strada, si aggireranno con maggiore veemenza.
Per
che debbonsi le strade volgere ali opposto della direzione dei Venti, acciocch sopravvenendo questi alle cantonate delle isole, si frangano, e
lo
ribattuti
ne vengano
dissipati.
nomi
dei Venti,
come da
ma
se rifletteranno
che
il
giro
horam
Testo ha: Hnjus antemeridianam circiter Per conciliare quest" apparente discordia con la traduzione deve considerarsi il giorno diviso in 12 ore diurne ed altrettante notturne, e tanto le une che le altre composte di 6 ore ante(1)
11
quinterni.
meridiane e G pomeridiane. Pel quale computo sar agevole il comprendere che Fora quinta antemeridiana, anzich cinque ore prima del mezzo "iorno dehba intendersi un' ora prima ; cio cinque ore i
trascorse precedenti
il
mezzo giorno.
a8
della Terra secondo
ziale,
il
LIBRO
I.
le
ombre
dello
gnomone equino-
mediante f inclinazione della sfera, in trovato da Eratostene Cireneo, con dimostrazioni matematiche e regole geometriche, essere di duecento-cinquanladue-mila stadj , i quali fanno trentuno-milioni-cinqiiecento-mila
;
passi
e
,
che
V ottava parte
di
codesto giro
eh*
occupata da ciascun
non meno di tre-milioni-novecento-trentasette-mila-cinquecento passi ('), non dovranno meravigliarsi se, scorrendo per grande spazio un medesimo Vento col suo declinare e col fare ritorno variamente egli
Vento
,
si
trasformi.
che a destra ed a sinistra dell' Austro, sogliono spirare Austro terzo sopra Scirocco, ed Austro terzo sopra Lebeccio. Intorno al Lebeccio, Lebeccio terzo sopra Ostro , e Lebeccio terzo sopra Ponente. Intorno a Ponente , Ponente terzo sopra Lebeccio , e nei tempi proprj Ponente e terzo sopra Maestro. A" lati di Maestro , Maestro terzo sopra Ponente Maestro terzo sopra Tramontana. Intorno a Tramontana , Tramontana terza sopra Maestro , e Tramontana terza sopra Greco. A destra ed a
Quindi
Greco, Greco terzo sopra Tramontana, e Greco terzo sopra Levante. Intorno al Levante, Levante terzo sopra Greco, ed in tal tempo determinato Levante terzo sopra Scirocco. Scirocco nel mezzo, fra Scirocco terzo sopra Levante e Scirocco terzo sopra Ostro. Sonovi oltre a questi molti altri nomi, ed altre direzioni di Venti, tratte o dai luoghi oltre o dai fiumi , o dai turbini che derivano dai monti. Come anche
sinistra di
, ,
ci
quelle
egli
i ,
aure mattutine
in
le
le
quali
parti
sorgono
al
,
nascere
del
Sole
,
i
(mando
vapori
,
mettendo
,
moto
dall'*
sotterranee
quali
cacciati
si
le
dopo
il
una specie di Scirocco ed il quale, per la cagione che si genera dalle aure, sembra perci che fosse dai Greci detto Euros. Si argomenta eziandio che Greci chiamato il d seper cagione di quelle aure mattutine abbiano quali negano che Eratostene abbia guente Aurioii. Sonovi poi alcuni potuto cogliere la giusta misura della circonferenza del globo terrestre
i
ma,
sia
ella
non
sia
giusta,
dei
non
luoghi
lascia d'essere
1
Venti che se d onde spirano dunque ci vero , sar anco verissimo che non ogni Vento abbia la medesima ma chi maggiore e chi minore violenza. E perch pi facilmente s* intendano queste cose , da noi con molla brevit spiegate, mi sembrato bene porre alla fine di questo Libro due figure, o, come dicono Greci, Schemata : una delle quali sia in guisa delineata, che mostri Venti regolari e l'altra il luoghi ove spirano
scrizione
sul
ripartimento
(1)
misura della Terra stata dagli Il Filandro ei attribuisee diversit dei passi perch vi furono passi di ;
la
Variamente
due piedi,
di ciucjiu,
di
e
due
di sei.
mezzo,
stadio
di
tre, di quattro,
Lo
era di passi
125,
come
si
CAPO
VI.
29
a*
modo come
trarie
si
ripari
alla
loro violenza, ed
direzioni
(')
Mezzo-giorno cada in B, e dal centro A aperte le seste alla distanza B, dove termina Y ombra, si formi un cerchio. Riposto lo gnomone ove fu dapprima, si aspetti che T ombra di esso si scemi, e che di nuovo riesca Y ombra dopo Mezzogiorno , e giunga ad essere eguale a quella della mattina, toccando cio nonendo allora le seste la circonferenza nel punto segnato colla lettera C ne centri B e C si descrivano due curve, che s* intersechino in D. Dappoi nel punto d" intersecazione D , e pel centro , si conduca una linea fino alle estremit contrassegnate colle lettere E ed F. Questa linea sar la Meridiana , che mostra il Mezzogiorno e la Tramontana. Indi si
Tav.
III.
Fig.
prenda colle seste la decimasesta parte di tutta la circonferenza, e fatto ove la Meridiana tocca la circonferenza , questa si segni centro in E parimente dal ed H alla destra ed alla sinistra , ove sono le lettere punto F si trasporti a destra e a sinistra e siano segnate le lettere I a R, e da H ad I , si tirino linee che passino pel centro. e K. Da ed H sar del vento Austro, e della parte di MezCos lo spazio fra zogiorno; e quello parimente fra I e K sar della Tramontana. Il resto si quelle verso divide ugualmente in tre parti a destra , e tre a sinistra da Oriente, ove sono le lettere L ed M, e da Occidente , N ed O ad O, e da L ad N, tirate le linee in croce, queste divideranno la circonferenza con otto 2 spazj eguali di Venti. Delineata codesta figura, si porr in ciascun angolo dell'ottagono, cominciando da Mezzogiorno, fra Scirocco ed Austro, la lettera G: fra Austro e Lebeccio, H: fra Lebeccio e Ponente, N: fra Ponente e Maestro, O:
,
(1)
Veggansi
).
le
III.
Fig.
4 e 5
11011
figure
dimo-
il
ma
mancano pur
quelle
vuole che il Greco Anassimandro fosse primo inventore del Quadrante solare ma altri pretendono che codesta invenzione debbasi al suo poich questi ne present discepolo Anassimeno sino dal 5yo avanti 1' E. V. alla pubblica vista
Plinio
5
,
del libro III. della fusellatura delle colonne, degli scannili impari, non che della \oluta del capitello Jonico alla fine del libro V. la Tavola d' Aristosseno intorno all'Armonia: alla fine del libro Vili. la figura del Corobate per la livellazione alla fine del IX. la duplicazione del Quadrato, e la regola per le Scale: e finalmente alla fine del X. la maniera di formare la Chiocciola per derivare 1" acqua. Queste figure sono state da me
: :
1'
ai
Babilonesi
Gnomonica, od Oroscopia,
orologi solari } mentre si conche il caldeo astronomo Bcroso portasse quest arte ai Greci 6^o anni prima dell' E. V. e che circa 5o anni dopo codest' epoca la
ghietlura
perfezionasse Anassimandro, coli' applicare allo Gnomone, o Quadrante solare, l'ago col quale vengono
(Veggasi Costruz. Geomet. dell orolog. solare di Giov. Astolfi. Milano, i8a3). Si potranno inoltre consultare intorno gli orologi degli Antichi, Pali.
sibile.
Jiutil.
Suini.
La ere.
i5.8i,
in
Casaub. in At.
stoph. Clcw.
ces lib.
Solino: Chri-
Bamberg.
Romae
Gnomoni-
esattamente determinate le ore. leg(a) Eravi (fui menda nel Testo Vitruviano, gendovisi XII. invece di VIII. } su di che avverte il Filandro, che gli Antichi notavano l'otto di quemal inteso dagli amasta guisa 1IX. , il quale nuensi , venne da questi cangiato in XII. (Vedi nota Polen. lib. I. cap. 6. pag. 97).
,
octo.
OO
fra
LIBRO
I.
Maestro e Tramontana, R: fra Tramontana e Greco, I: fra Greco e Levante, L; e fra Levante e Scirocco, M. Ci latto, fra gli angoli dell ottagono e cosi si condurranno otto (') divisioni pongasi la squadra O A H,
1
KAN,
di
piazze e di capi-strade.
CAPO
J_/istribuiti
VII.
Foro, e degli
per situarvi
il
Foro si sceglier vicino al porto; ma se sar dentro terra , sar nel mezzo della citt. Per gli edifizj sacri, specialmente di quegli Iddi 1 ne quali sembra riposta la tutela della citt, come Giove, Giunone e Minerva, debbonsi eleggere i luoghi pi eminenti, d^onde si scuopra la maggior parte delle mura. A Mercurio nel foro , oppure , come anche a Iside e Serapide , nell emporio 2 Ad Apollo ed a Bacco presso il teatro. Ad Ercole presso il circo , allorch non vi fossero dentro la citt n Ginnasj 3 ), n Anfiteatri (4). A Marte non entro la citt, ma nel campo; e cos a Venere presso il porto. Questo si trova anche stabilito nelle istituzioni 5 dell aruspicina etnisca: che i templi cio di Venere, di Vulcano e di Marte, si abbiano ad innalzare fuori delle mura; e questo perch non
1
(
).
madri di famiglia la Libidine venerea ed allontanata dalle mura la potenza di Vulcano colle preghiere e coi sagrifizj , restino le abitazioni libere dal timore dell incendio. La deit poi di Marte essendo riverita fuori delle mura della citt, non vi saranno tra 1 cittadini discordie civili, ma anzi sar quella difesa dai nemici, e salvata dal pericolo della guerra. Parimente a Cerere si destina un luogo fuori di citt, perch la gente non debba andarvi senza occasi
addimestichi dentro
;
la
citt
coi
giovani
colle
(i) Replica qui Vili-m io ci che ha ditto innanzi: con questo (li pi, clic ora contrassegna con
ri
Ugno cardinum
/
singiilo-
n
>
rum
versatili
suspensa libramento
in
quibus
uin-
lettere
la
trisque antimeridiano
ter sese aversis
,
nota del Galiani, pag. /fo, sulla posizione della squadra per la direzione delle strade, onde tenere
riparata
la
ne nvicem obstreperent seenne: postremo , ut contra starent jam die discedenlibus tabulis, et conubus in se
repente cireumactis
(i) Emporio significa Piazza, o Mercato, ove convengono mercatanti colle merci per esitarle.
i
(3)
al lib.
(4)
Vitruvio fa
coeuntibus faciebat yjmp/ut/ieatrum ". (j) Gli Aruspici erano Sacerdoti che esploravano le viscere delle vittime. Catone diceva cW ei non sapeva comprendere, come gli Auguri e gli Aruspici
incontrandosi
larsi
fra
,
loro
non avessero
la
a smasceldelle loro
gli Anfiteatri.
Plinio cos scrive al lib. XXXVI, cap. i5, sulla struttura de' medesimi: u Curio Theatra duo
dalle
risa
conoscendo
vanit
istituzioni.
CAPO
sione
,
vii.
ma
solo
quando occorrer
pei
sagrifizj
(?) ;
5i conciossiach codesto
luogo debbe essere custodito con iscrupolosa castit e purit di costumiAgli altri Iddi debbonsi distribuire le aree adatte ai templi pel comodo
dei
sagrifizj
(
2 ).
di
edificare
sacri
Templi,
Libro
,
porger
le
regole
nel
terzo
quarto
sembrato
di
dover prima
gli
trattare
preparare per
edifizj,
le propriet, e
quale
il
loro
uso , e quinci partitamente in ciascun Libro passer a dimostrare della misura degli edifizj , degli ordini , e di ciascuna specie di proporzione.
(i)
Plinio
il
giovane
(lib.
IX.
cp.
3g) fece
ri-
storare da Mustio Architetto un tempio di Cerere, eh' egli aveva nei suoi poderi ilei Tiferno. L' e1 logio, breve ma grande, eh ci fa di codesto Architetto
,
aiti soles
locorum
tempio di Marte nel Foro di Augusto; e quello di Venere nel Foro di Giulio Cesare. Altri Tempj di Dei malefici si osservarono anche dentro la Citt: come quello di Vulcano, della Mala Fortuna, della Febbre, della Pigrizia, ec. alcuni de' quali in vero
-,
perare.
()
vide in
Roma
il
furono originariamente innalzati fuori delle mura, ma in sguito, essendosi queste ampliate, vennero ad essere compresi nella Citt.
FINE
DELL' ARCHITETTURA
DI
, ,
PREFAZIONE.
JJiuocrate (') Architetto, confidatosi nei suoi pensamenti e nel suo ingegno , allorch Alessandro impadronivasi degli altrui doniinj , si dipart dalla Macedonia per andare ali esercito , desideroso di ottenere la protezione reale. Nel partirsi della patria port seco lettere commendatizie 1 di congiunti ed amici ai primi Signori ed a porporati di Corte per essere pi facilmente introdotto ed essendo da questi cortesemente accolto
1
:
chiese
Fattagli
loro
di
opportuno.
presentato ad Alessandro. tardavano per molto aspettando il momento ci promessa , Dinocrate allora , sembrandogli essere da quelli schernito ,
d* essere
al
pi
presto
possibile
trov di per s
1"
di
belle fattezze e
,
di
somma
vesti
gravit
onde
in
tai
doni
il
della natura
deposte
il
le
proprie
nelF alloggio
capo con frondi di pioppo, copr la spalla sinistra d'una pelle di leone, e, tenendo una clava nella destra, s'incammin verso il tribunale ove il Re amministrava giustizia. Tal novit, oltrech gli sguardi del popolo, quegli pur gli attir di Alessandro, il quale meravigliandosi diede ordine che se gli facesse largo acciocch si accostasse, e tosto domandogli chi egli fosse. Cui egli rispose Sono t)inocrate Archiuntosi d*% olio
corpo, e coronatosi
Macedone, che ti reco progetti e idee degne del tuo nome. Io ho modellato 2 il monte Ato (^ in figura d' una statua virile nella cui mano sinistra ho espresso una grandissima citt, e nella destra una tazza
tetto
(
)
Variamente viene chiamato dagli Autori queDinocrate. Plinio e Solino s" accordano con Vitruvio: Plutarco nella vita di Alessandro Io chia(i)
pur
sto
ma
Stasicrate : Strattone ed Annidano lo dicono Chnocrate , e Chiromocrate : Giustino (lib. 12) e Trogo Pompeo, Cleomene. Ma ci non dee recar meraviglia, non incontrandosi d'ordinario negli Scrittori maggior discordanza, oltre quella appunto propr) de' person ali geog rafie
i
modelli delle loro fabbriche. I giornalieri provano ad evidenza la necessit del disegno scenografico e dei modelli in rilievo, non solo per le invenzioni complicate, ma ancora onde porsi in grado di mostrare ai committenti d' ordinario poco istrutti nelle geometriche
essi
i
ufficj
dell'Architetto
precisioni,
possibili
andamenti
dell' edifizio.
Na-
(2)
Usarono anche
gli
Antichi
modelli. Plinio
(lib.
\XX\
si
^
lao
altri
cap. 45) dice che i modelli d'Arcesivendevano a pi caro prezzo delle opere digli
.
scono inoltre frequentissime circostanze in cui l'inventore difficilmente sa sviluppare e rettificare la propria fantasia senza il soccorso de modelli medesimi massime allorch trattasi di armature di
1
:
tetti
(3)
e
11
simili.
lo
scultore
Plasmitele
il
non
iva
monte Ato
di
nella
Macedonia chiamasi
vi
al
sono 24
Mo-
argomentare che
talvolta
gli
Architetti
facessero
Monaci
Greci.
56
che riceve
1
PREFAZIONE.
l
i
fiumi che sono in codesto monte, per quindi acqua di tutti trasfonderla nel mare. Piacque ad Alessandro Pidea di tal modello, e tosto domand se v* erano intorno campagne che potessero provvedere di gli ina avendo riconosciuto clic non vi si potevano traviveri questa citt io considero , o Dinocrate , 1' eccelsportare se non per mare , disse lente composizione di questo modello, e me ne compiaccio; ma rifletto, che se alcuno conducesse in questo luogo una colonia, egli non altro che biasimo riportarne potrebbe. Imperciocch siccome un bambino nato di
:
:
fresco
non pu
alimentarsi senza
il
latte
della nutrice
e
-1
nemmeno
giu-
gnere ad innoltrarsi pei gradi dell'et; cosi avviene ad una citt la quale, senza campagne e senza abbondanza di frutta che vi s introducano , non
mancando al popolo la copia delalimento. Pertanto siccome io stimo buona l'idea, sebbene giudichi riprovevole il sito, cos ti voglio meco per valermi della tua industria. da quel punto in poi stette Dinocrate appresso il Re e lo segu fino in Egitto. Ove Alessandro avendo ben considerato un porto sicuro per natura, una piazza mercantile di grande traffico, le campagne dintorno per tutto V Epu crescere n mantenersi popolata
1
l'
gitto
abbondantissime
di
biade , e
nome
si
dovesse chiamare
Alessandria. Dinocrate dunque giunse a tale grandezza, merc V avvenenza e la dignit di sua persona. Ma quanto a me, o Imperatore, la natura non
mi ha concesso grandezza di persona, l'et ini ha deformato il volto, e sicch non essendo accompagnato le infermit mi hanno tolte le forze da alcuno di codesti pregi, non mi rimane che il solo mezzo del sapere e di questi scritti, onde meritarmi, siccome spero, la tua protezione. Or avendo nel primo Libro descritto runici o dell Architetto ed esposte le definizioni dell'arte, non che discorso delle mura, e delle distribuzioni delle aree dentro le mura medesime; vorrebbe or l'ordine che si trattasse e con quali propordei pubblici e dei privati edifzj dei sacri Templi zioni e simmetrie debbansi questi erigere. Ma non ho stimato conveniente lo entrare tosto in materia, se prima non abbia trattato della quantit e
; 1
qualit dei materiali che debbonsi radunare per la costruzione dei detti edi-
che hanno collocati in opera ed oltre a ci se pria non abbia detto alcun che intorno agli clementi dei quali composta la loro natura. Prima per di accignermi a spiegare queste propriet naturali, premetter in qual maniera abbiano avuto prinfizj
,
come anche
cipio
zioni:
le
ragioni
dell' edificare,
le
loro
inven-
seguendo in ci le orme delle cose antiche e della natura, e di quegli autori che hanno lascialo in iscritto f origine del vivere civile, e le ritrovate invenzioni. Eccomi pertanto ad esporre tutto ci in che da essi io sono stato addottrinato.
3y
CAPO
Della
vita de'
I.
primi uomini, e de' prncpj del vivere umano: delle case , e degli accrescimenti delle medesime.
"li
uomini
nei
(')
al
pari
selve
vi
menavano
i
loro
i
vita
nu-
un certo luogo,
scossi
folti
alberi
rami, eccitarono fuoco: quindi, atterriti dalla veemenza della fiamma, gli uomini che vi erano intorno si posero in fuga. Ma dappoi cessato il rumore, ed accostandosi pi da presso, conobbero essere questo fuoco di grande utilit per i loro corpi
e dai turbini, e stropicciandosi tra loro
merc il suo temperato calore; e per conservarlo aggiungendovi legna, col vi conducevano degli altri uomini, e, coi cenni additando, mostravano loro qual utile ricavar poteasi dal fuoco. In codesto congresso d'uomini emet1 tendosi da essi, in una od in altra maniera, de suoni orali, colla giornaliera
frequenza, cos
come
frequentemente nominando le cose, con esito favorevole, cominciarono a caso a parlare, e cos formarono fra loro il linguaggio. Essendo adunque incominciate col ritrovamento del fuoco a nascere fra gli uomini convitti , e raccogliendosi le adunanze , le congreghe ed molti in uno stesso luogo , perch avea loro la natura conceduto il
in progresso pi
-
dono a boccone,
,
di
poter
camminare
diritti
non
Mondo
e delle
Stelle, ed
maneggiare agevolmente colle mani e colle articolazioni tutto quello clie volevano cominciarono alcuni di codesta societ a farsi ricoveri di fiondi, altri a scavare spelonche sotto monti, e taluni, imitando 1 la struttura de nidi delle rondini , a fare di fango e di virgulti luoghi sotto cui potessero ricovrarsi. Indi facendo attenzione sulle opere altrui , ed aggiugri endo alle proprie idee altre cose nuove, di giorno in giorno andavano migliorando le abitazioni. E per essere gli uomini per natura imitatori e docili, gloriandosi del continuo per le loro invenzioni, dimoinoltre
il
; i i i
stravano
a
gli
1
uni agli
,
altri
gara
g*
ingegni
andavano
alzati
1
di
loro
in-
tendimento.
In
sul
principio
virgulti
de tronchi biforcati
altri
li
interposti
loto
2)
muri con
terra dissec-
(i)
dell"
umana
principi
societ
quali
egli
qui
li
descrive, e
come replicatamente
come
peraltro vero
che
rozzi
suoi
u parla nel principio del libro IV. i. (*) Vcggasi la Tav. IV. Fig.
58
cate
,
LIBRO
II.
concatenandole con legnami , e , per ripararsi dalle piogge e dal caldo, facevano il di sopra di canne e frondi: ma perch queste abitazioni in tal guisa coperte non potevano resistere alle intemperie jemali, le fetetti inclinati , davano scolo cero acuminate , e cos , coprendo di loto alle acque (0. Glie codeste cose abbiano avuta origine da quanto or si
i
descritto, lo
in
al-
cune straniere nazioni si fabbricano case di queste materie: come nella GalPortogallo e nella Guascogna , ove iabbrieansi lia , nella Spagna , nel con assicelle di rovere e paglia. I Colehi poi nel Ponto , per P abbon1 danza delle selve , abilano in chiuse formate da una catena d alberi piantati in terra, da destra e da sinistra spianati per diritta linea, e con tal distanza Ira essi , quanta ne comporta la loro stessa lunghezza. Sopra alle estremit di detti alberi ne pongono poi a traverso degli altri, quali racchiudono tutto lo spazio di mezzo destinato air abitazione. Indi con de travi alternativi collegando tutte e quattro le cantonate , e formuri d1 alberi, situando questi a piombo sopra mando in questa guisa li portano all' altezza delle torri e gP interstizj che rimang infimi gono frammezzo la grossezza de" legni, "li turano con delle schegge 2 e fango. Allo slesso modo formano i tetti: attraversando i travi gli addossano alle estremit delle cantonate , andandosi quelli a ristringersi di grado in grado verso il vertice. Cos da quattro lati si alzano al mezzo tetti a foggia di mete , le quali, coperte di frondi e di loto , formano 1 3 ali usanza barbara i tetti delle torri testugginati piali Ma Frigii, sono abitatori di luoghi campestri , non avendo legnami per mancanza 1 di selve , scelgono de monticeli! naturali , e votandoli nel mezzo , ed aprendovi delle comunicazioni , vi fanno que^ commodi che permette la natura del luogo al di sopra per, legando insieme le cime de fusti vi compiscono le mete e coperte queste di canne e paglia, ammassano
, i 1
i
).
poi sopra
le
abitazioni grossi
mucchi
,
di
terra
(4).
Con
P
questa specie
estate.
di
freschissime
Alcuni
co-
prono
capanne di alga palustre. E cos in altre nazioni ed in alcuni paesi si compiscono le case , a un di presso , con simigliami disposizioni. Anche in Marsiglia possiamo osservare tetti, non di tegole, ma di terra impastata con paglia. Serbasi tuttora in Atene P Areopago coperto di loto , come monumento di antichit. Anco nel Campidoglio possiamo istruirci de costumi dell'antichit, e additare la casa di Romolo nella Rocca Sacra essere coperta di terra e paglia. Sicch , con questi esempj ragionando , possiamo giudicare che tali siano state le prime inle
loro
(1)
(>)
a.
La voce
di
Sc/iidia
,
crederei
al
poter
di
intenderla
Schegge
legname
i
perch
lih.
pure, essendo a quattro acque, imitavano la testugghie (Tav. IV. Fig. 3). abitazioni de' Frigii alla Tav. IV. (|) Veggansi le
Fig. ^
e 5.
denomina Assulae
(3) I tetti
Frammenti
marmo.
CAPO
I.
venzioni degli
edifizj.
Ma
,
39 mano, gli
accadde
uomini
li
1
perfezionarono
colla
industria esercitando
il
loro talento e
ed aggiugnendo anche
altri
lo studio,
,
che taluni
artefici.
applicati
si
professassero
primi principj , e la natura non Essendo dunque stati questi solo avendo adornato gli uomini de sensi, come gli altri animali, ma ben anco dotato le loro menti della facolt di pensare e ragionare , sottoponendo al loro dominio tutti gli altri animali dall' ora in poi, dalla fabbrica
1
degli
edifizj
si
avanzarono
di
grado
si
in grado
alle
altre
arti
dottrine
poi incoraggiati dalle acquisite istruzioni, ed antiveggendo che dalla variet delle arti nascono maggiori cognizioni , cominciarono a perfezionare, non
pi capanne,
e coperte di
ma
mura
di
legname
fa-
regole certe; e dappoich osservarono che co* suoi parti la natura largamente
somministrava e legnami, ed ogni sorta di materiale da fabbrica, perci, fattane provvista, ne fecero uso, e dappoi con Parte affinati giunsero a farne eziandio degli ornamenti di piacere per V eleganza del vivere umano.
Tratter
ornai
pertanto
come mi
fa
,
concesso
1
di
quelle
cose che
ed intrinseco valore. Che se poi volesse alcuno impugnare l ordine di questo Libro, stimando che si dovesse collocare pel primo , perch non pensi che io abbia errato , eccone la ragione. Scrivendo io nel primo Libro dell' Aratte
sono
chitettura in generale,
trine ella
ho stimato
specie, e
ci che
trattato
richiede sapersi da
1
un
Architetto.
Dunque
se
de*'
del loro
dei materiali,
origine dell'
Architettura,
ed il modo come sono state le medesime avanzate, migliorate, e gradatamente condotte alla presente perfezione. Egli adunque palese che, secondo l1 ordine, questo era il luogo del presente Libro (0.
principj
delle
ma
fabbriche
(1)
Fuor
di
proposito
da qualche autore d" Oltremonti, tacciato di poco ordine. Abbiane piuttosto colpa, ove mai ci fosse, chi lo ha diviso in Capi con poca avvedutezza per cui a prima vista vi apparisce quel poco ordine che a torto si pretende in tutta l' opera. Per esempio potrebbe ad alcuno sembrare fuor di luogo 1' aver Vitruvio descritto minutamente nel lib. III. le simmetrie dell' ordine Jouico prima di quelle comprese nel successivo lib. IV. dell'ordine Dorico, che elementarmente lo dovrebbe pre:
Ma se riflettasi che i precelti attribuiti alordine Jonico debbono servir di base a fissar le regole anche del Dorico, non che del Corintio, agevolmente si comprender che quell Ordine robusto (il Dorico), essendo vincolato da alcune particolari proporzioni pel compartimento de* triglifi e delle metope nell'intavolato, doveasi trattare dopo del Jonico, il quale, siccome Ordine medio, concedere.
l'
tiene
altri
alcuni
precetti
generalizzabili
lib.
eziandio
3.
agli
dell'
IV. cap.
ordine Dorico.
fi
Q
ora sul
LIBRO
II.
Ritorner
atti
proposito
render conto
che siano stati generati dalla natura, e con crual mistura di elementi sia temperato il loro sicch io sia chiaramente inteso da chi legge. Imperciocch composto ninna specie di materiali , di corpi , o di cosa alcuna , non si pu gene possono assoggettarsi alP nerare senza la mescolanza degli elementi intelletto, n altrimente le cose naturali possono con efficacia spiegarsi, ove non si dimostrino con sottili ragioni le cause le quali, secondo gP ina
cos.
CAPO
Degli elementi delle cose, giusta
II.
opinione
d Filosofi.
X alete
di
in
Acqua
fosse
1
P elemento
scritti
tutte
1
le
cose.
d"
Efeso,
il
fu da Greci
chiamato Scotinos, cio tenebroso, volle fosse il Fuoco. Demonostri chiamano crito, ed appresso a lui Epicuro, tenne per gli Atomi; che 1 Corpi insecabili, o indivisibili. La Dottrina poi de Pittagorici aggiunse ali acqua ed al fuoco, PAria e la Terra (0. Democrito per, bench non abbia specificato con proprio nome queste cose , ma soltanto abbia proposto i corpi indivisibili, pure sembra che abbia detto lo stesso: perch quando quelli sono separati non soffrono n danno a n alterazione, u si divi1 dono in parti, ma ritengono eternamente un infinita solidit. Perch dunque sembra che dalP unione di questi atomi si formino e nascano le cose
i 1 (
)
tutte, e queste
infinite specie,
ho
sti-
mato perci necessario trattare della loro variet, delle differenti propriet, acciocch, ese de^li usi non che delle qualit che hanno negli edifizj sendo cosi note non errino quelli che si dispongono ad edificare , ma
;
proveggano materiali
atti
(i) Yitruvio non decide qual opinione di codesti Filosofi: ma, tutti e quattro gli elementi, si per Pitagorico:, e nel proemio si rende pi manifesto.
fosse
la
migliore
il Filandro qui hanno legunleggendosi in altri codici laeduntur , parmi che il senso vada meglio traducendo non soffrono danno , d'i quello che non si raccolgono, come
(2)
Il
Giocondo ed
tur:
ma
hanno
inteso
il
Barbaro ed
il
Galiani.
CAPO
III.
41
CAPO
De' mattoni
III.
enidi.
si
,
hanno
a for,
mare.
Non debbono
questi
essere
formati
di
di
terra
arenosa
pietrosa
dalle piogge su
per
si
le
pareti
('*)
si
spolverizzano
vi
(')
stemperano
la
paglia
che
vi
per V asprezza. Si hanno perci a fare di 3 terra bianchiccia cretosa , o rossa , ovvero di sabbione maschio imperciocch con queste specie di terra, per la loro pastosit (4), hanno con-
mescola
non
fa
lega
non riescono
:
con facilit. Si debbono poi formare di primavera, o di vadano seccando di grado in grado imperocch quelli che si apprestano nel solstizio sono difettosi, per ragione che, cotta dal Sole con veemenza
la
scorza
superficiale
:
li
parere
secchi
ma
si
internamente
,
poi
non
sono
parti
asciutti
onde
i
in
appresso asciugandosi
,
i
ritirano
fendonsi
quelle
mattoni cos screpolati diventano deboli. ed Sopra tutto per pi buoni saranno quelli formati gi da due anni; perciocch non si possono prima di questo tempo seccare interamente. Quindi
che quando si adoperano freschi, e non bene stagionati, se vi si sovrappone rintonaco, duramente assodato che questo sia, i mattoni nel ritirarsi non possono conservare la medesima altezza dell* intonaco, e, smossi per codesto ritiramento, si distaccano. L incrostatura dunque restando separata cos dalla fabbrica, e non potendo reggersi di per s per la sottigliezza, si rompe, e forse con questa contrazione va anco a soffrirne lo
stesso
se
muro. Perci
gli
Uticesi
,
nel costruire
1
le
pareti
non adoperano
,
non
ed allorch
Mattoni
si
Greci
dicono Didoroni 6 ),
rono
avveniva perch gli Antichi usamattoni crudi , formati come qui dice Yiti'uvio i quali lasciavansi asciuttare per alcuni
(1)
i
,
Questo
avvengono fenditure.
sono i () I mattoni di cui parla qui Vitruvio crudi ; e quando volle indicare i cotti , scrisse laterem coctum. (fi) Non parla qui Vitruvio della grossezza dei mattoni, la quale non sar stata minore della quinta parte d'un piede , non per mai di forma cubica, siccome ce 1" hanno alcuni interpreti delineata. Veg-
anni.
(2) Antichissimo fu l uso presso gli Egiziani mescolar la paglia nel lavorare i mattoni, come ha dalla Scrittura Sacra (Exod. e. 5 v. j). (3)
1
di
si
Plinio cap.
tratta
di
varie
specie
di
creta (lib.
e nera.
Il
XXXV.
rossa,
crede che Sabulo sia il Sabbione maschio, il quale serba in s mescolata una certa pinguedine cretacea trattabile e duttile a guisa
Baldi poi
,
pentadoro
della cera.
(4)
Si
conosce la pastosit
(levita*)
della
creta
della Tav. IV. dinotanti A il mattone di cinque palmi B il suo mezzo mattone C il tetradoro , cio mattone di quattro palmi e D il suo mezzo mattone ossia didoro, cio di due palmi.
gausi
le
figure
cio
/2
i
LIBRO
II.
nostri, lungo un piede e largo mezzo: le ed quello che adoperano Greci, uno il Pentadoron, e l altro altre due colle quali fabbricano Greci il palmo, perch clown in greco Tetradoron. Down poi chiamano il chiamasi il dare in dono, e ci che si d portasi sempre col palmo della mano. Pcntadown perci si chiama il mattone largo per tutti i lati cinque palmi , tetradoron quello di quattro. Le opere pubbliche si costruiscono di pentadori, di tetradori le private. Si fanno oltre questi anche mezzi mattoni ('), e s gli uni che gli altri si adoperano facendo un fdare 2 di mattoni da una parte, ed uno di mezzi mattoni dall1 altra: cos alzandovi da una parte e dall altra a livello le due facce di muro, si collegano
1 i i
i
esse
mezzi
mattoni
cos posti,
venendo
vi
mezzo sopra
le
connessioni,
recano da
Pitone, ove
ambe
i
le
parti
sodezza ed eleganza.
mattoni, quando sono formati e gi secchi, gettati neir acqua galleggiano. Sembra che il potere sostenersi sull'acqua avvenga, per-
ch
la
terra
della quale
1
sono formati
punto d umore. Essendo adunque quella terra di propriet leggiera e rada , n concedendo che vi penetri P umido, qualunque ne sia la mole, costretta dalla sua natura, come la pomice, a sostenersi sull acqua. Perci sono questi mattoni di grandissimo uso, s perch non riescono pesanti nelle fabbriche, si perch, latti che sono, non si alterano per le intemperie de* tempi.
rassodata che
dall' aria
non
riceve
attrae
CAPO
IV.
Dell" arena.
(4)
convien pria
fare
la
1
di tutto aver
cura
di trovare
buona per
calce
Le
sia
la
me-
nera,
(1)
quali erano la
met
forma quadrata. Erano perci i Semilateri di forma quadrilunga e non triangolare come hanno immaginato il Barbaro e Leon Batt. Alberti. Dei mattoni tagliati sulla diagonale del quadrato non si trova sinora esempio alcuno
, ,
negli edifzj
(a)
di
tutta l'antichit.
IV. Fig. 6) () La figura qui dimostrala (Tav. dar pieno schiarimento a quanto ha inteso di dire Vitruvio. Nel porre poi in opera i mattoni deesi avere l'avvertenza di collocarli come stavano distesi nell'aja, onde insulti maggiore consistenza. (j) Cemento nome generico, per indicare Ogni sorta di pietre piccole. Vitruvio parla del cemento
.
questo passo Vitruviano si ha la differenza tra ohorion ed orda. Questa seconda voce indica la Fila orizzontale che si fa dei mattoni ; e chorion significa il Complesso delle file che si alzano verticalmente 1" una sopra l'altra. Onde qui si traduce ordo per Filare di mattoni, e choria per Ordini verticali di codesti mattoni.
Da
al
lih.
(.))
I.
cap.
5,
lib.
IL cap. 8, e
lib.
VII. cap.
i.
Sebbene indistintamente
so gli Autori trovisi usala calce e calcina, qui nonostante ho creduto utile il distinguere queste due voci, usando calcina quando senza mescolanza d'arena: e calce quando con questa mescolata:
nel qua! ultimo caso dicesi anche malta.
CAPO
la
V.
4->
Di tutte queste la migliore sar quella che, strofinata fra le mani, scroscia, perch ([nella che contiene qualit terree non ha quest'asprezza; oppure che, se sar gettata in un panno bianco, indi crollata e gettata via, non V imbratter, n vi lascer terra. Ove poi non si trovassero cave d arena, allora si dee raccoglierne dai fiumi, o cernerla dalla gliiaja grossa. Pu anco servire l'arena che si prende questa per nelle costruzioni ha il difetto che diffidal lido del mare cilmente si dissecca; oltre di che non si possono in seguito caricare muri , se non si lasciano di mano in mano riposare , u questi possono reggere le vlte. Ha ancora quest altro diletto F arena del mare, che, intonacandovi muri, caccia fuori della salsedine ('), per cui si discioglie T intonaco. Quella poi di cava fa seccare la muratura assai pi presto, resistono g intonachi, e mantengonsi le vlte, massime se cavata di recente: perciocch se dopo cavata si faccia stare molto allo scoperto, il Sole, la Luna e la brina la stemperano, e la fanno terrosa; ed avviene, cos adoperata, che le pietre, non potendo far presa, sdrucciolando cadano, onde muri cos'i costruiti non possono sostener peso. Quantunque per T arena fossile cavata di recente sia di tanta bont per la fabbrica,
bianca,
la
rossa,
ed
il
carbunculo.
-1
pure
carsi
ella
non
servibile per
non pu per
1
)
la
senza fare delle crepature. Quella poi di fiume, a cagione della sua
,
di
smalto
CAPO
-tessendo cos spiegate
le qualit dell
(
V.
Della calcina.
quale dev" essere formata di pietra bianca, o selce, cotta: e quella che sar di pietra densa, e della pi dura, riescila 1 migliore per la fabbrica , sebbene per l intonaco sia migliore quella di
ligenza riguardo alla Calcina
3
),
la
pietre
spugnose
M).
(1) Giova molto, prima di adoperare l'arena marina, lavarla con l'acqua dolce, facendola pi volte passare per essa, o esporla per qualche tempo a
continue piogge. Tutte queste avvertenze per non sono sufficienti volendosene servire per g' intonachi. quale signinum (7) Il testo ha: itti signiiium ; il era Opera fatta con mattoni pesti e calcina, cio un lastrico, o specie di mosaico. Plinio ne tratta al lih.
XXXVI. cap. 25} e Vite, al lib. Vili. cap. ult., in cui commenda Fuso del Signino per le conserve d" acqua.
(3)
Tutte le pietre su cui agisce 1' acqua-forte e produce effervescenza sono atte a fare calcina. Codeste pietre si denominano calcari. Quanto pi sono le medesime dure e pesanti altrettanto migliore il risultato della calcina. Il metodo proposto da M. De Buffon per cuocere la pietra calcare, col mezzo di forni chiusi, andrebbe promosso per ottenere il duplice scopo dell' economia e della bont della calcina. Plinio asserisce che una
(4)
,
vi
Vedi
la
Nota 5
al
Capo precedente
sulle voci
non
Calce e Calcina.
h'Sge antica vietava l'uso della calcina, se questa era estinta gi da tre anni. Veggansi le Note ai capitoli 1 e 2 del lib. VII. sulla calce degli smalti.
AA
LIBRO
II.
1
Spenta che sar, si far rimpasto della medesima coli arena, in guisa che v abbia una parte di calcina con tre di arena , se sar di cava ma essendo questa la giusta procon due parti se di fiume , o di mare porzione (Iella mistura. Che se nell arena, di fiume o di mare, vi si aggiunger una terza parte di mattone pesto , e passato pel vaglio , diverr la calce di migliore riusci la e forza. Il perch poi faccia stabile muratura la calcina mista d" acqua e di arena, questa sembra che sia la ragione: cio T essere le pietre, come tutti gli altri corpi, composte an1 onde quelle che hanno maggior porzione d aria sono ch' esse di elementi tenere, molli sono per Tumido quelle d'acqua, dure quelle di terra, assai fragili quelle di fuoco. Da ci nasce che se codeste pietre prima di cuocersi minutamente si pestassero, e mescolandole coli" arena si adoperassero nella fabbrica, in niuna maniera la fortificherebbero, n la potrebbero reggere. Ma dappoich queste medesime pietre, gettate nella fornace, avranno
1
; ;
perduto per
estratti
la
veemenza
del fuoco
il
che conteneansi nel corpo della pietra, e restandovi solo rinchiuso il calore , tuffata che sia quindi nelT acqua, per 1 essa pi che pel fuoco ripiglia vigore ('), e bolle per Tumido che penetra ne vuoti pori; e raffreddandosi scaccia dappoi dal corpo della calcina T ardore.
e
Tumido
aria
OiuT che
conservino
sottratte
le
pietre cavate
di
dalla fornace
,
non conservano pi
si
-1
il
,
peso che
avevano prima
la
esservi
gettate
,
ma
pesandole
trover che
sebbene
stessa
mole
parte
1
della
terza
nondimeno per mancanza d umido vengono in circa di peso. Essendovi adunque questi
vi
ivi
fa
lega, e seccan-
ferma e solida
la
fabbrica.
CAPO
Avvi
VI.
Della pozzolana.
ancora un'altra specie di polvere 2 che fa naturalmente effetti me1 1 1 3 ravigliosi. Si trova essa ne contorni di Baja, e ne tcrritorj de municipi che sono intorno al Vesuvio; la quale mescolata con calcina e pietre, reca fermezza non solo ad ogni specie di fabbriche, ma particolarmente assoda
( ) ( )
(i)La lezione seguita dall'Orsini prius quarti eaeat \>im recipit, ritintala dal Poleni, che vi , sostituisce priusquam ex igni vini recipit} sulla quale variante si eseguila la traduzione. (a) Ella detta pozzolana da Pozzuoli, citt non molto lungi da Napoli perch la prima cava fu
ignis
.
nelle vicinanze di questo luogo. Plinio fa menzione di codesta arena nel lib. XXXV. cap. i 3; e Seneca
(Quaest. ruttar,
lib.
III.)
cos
si
esprime: Puleola-
nus pulvis
(3)
si
aquam
attigit ,
saxum jh.
intende Vitruvio
Er-
colano e Pompei.
CAPO
VI.
4^
1 quelle moli che si fanno in mare sott acqua ('). Sembra che questo av1 venga perch sotto que monti e quelle terre s* incontrano spesse sorgive d* acque bollenti , le quali non vi sarebbero se non vi fossero sotto oV gran fuochi ardenti di zolfo, di allume, o di bitume. Conciossiach
il
fuoco interno e
la
,
vampa penetrando
ed
il
pei
meati
2 (
bruciando
e
rende
tufo
che
ivi
nasce
arido
senza umido.
Quindi dunque che quando queste tre cose ), le quali sono state nella medesima maniera formate dalla forza del fuoco vengono ad essere mescolate tutte insieme, ricevendo con celerit Tumido, si rassodano tanto che non le pu disciogliere n P onda , n qualunque impeto d1 acqua. Ma che in que luoghi vi siano fuochi si pu anco dimostrare da questo, che ne" monti di Clima e di Baja vi ha delle grotte cavate per uso di stufe nelle quali il grande vapore che esce dal fondo trafora per la veemenza del fuoco quella terra donde poi uscendo sorge in que' luoghi , i quali sono perci di sommo uso per sudare. Si racconta pure essersi anticamente acceso assai fuoco entro il monte Vesuvio , il quale
-1
1
emanando
quella
materie
ignee
die
guasto
alle
,
pietra
che
1
ora
si
chiama Spugna
sorta
di
all'
).
che
lit
;
sia
tanto
pi che
i
siffatta
spugna
che
ivi
si
cava
non
si
trova gi in tutti
luoghi,
ma
solo
Catacecaumene (4), ed in altri luoghi ove abSe dunque in questi tali luoghi si rinvengono
,
d acque bollenti,
stati
e se avvi
memoria
da tempo antico de Vulcani in quelle campagne , sembra che non possa pi dubitarsi aver la violenza di que* fuochi estratto da quel tufo e da quelle terre V umido, siccome avviene alla calcina nelle fornaci. Prese dunque insieme cose dissimili e diseguali , e fattane una massa, ne segue che, essendo asciutte dal fuoco, ed imbevute ad un tratto
essere
1
di
acqua
ivi
nascoso
vengano a con-
un medesimo
Rimarr forse desiderio di sapere, perch, trovandosi anche nella Toscana frequenti sorgive d acque calde , quivi non si generi altres codesta polvere, per la quale s* induriscano nella medesima maniera le fabbriche fatte 1 sott* acqua? E perci prima d intendere la richiesta, mi semiirato dover dire su di ci come io la penso. Non in ogni luogo, o clima, nascono le medesime specie di terra, o di pietra: ma ove sono terrose, ove sabbioNe pai-la di nuovo Vitruvio al capo 12 del V. Queste tre cose sono: la pozzolana, la cai(>) cina ed il tufo. Vedi Plinio (lib. XXXV. cap. i3). di Vitruvio da altro di (3) Da questo passo Strabone (lib. V. ) e da uno di Tacito (Ist. lib. I. ) sappiamo che il Vesuvio gitt fuoco molto
(1)
libro
terribile
sotto
e
Ercolauo
non
si
forse
dagli
antiebi
Questa voce
significa
Pomice: Prodotto
di
eruzioni vulcaniche.
AQ
specie
climi.
il
LIBRO
11.
insomma
1
diverse, e di
5
disegnali,
come
Meglio poi ci si comprender, osservando clic in que luoghi ne quali monte Apennino passando per l'Italia circonda la Toscana, si trova quasi
tulli
1*
in
arena
di
cava;
ma
dalla parte se
poi dello
stesso
Apennino che
ne trova punto ('). Cosi nell* Vcaja, nell" Asia, e generalmente di l dal mare, se ne ignora perfino il nome. Non luoghi dunque, ove bollono sorgenti d acque calde, che in tutti sibbene tutte le cose si trosgabbiano a trovare le medesime comodit vano dalla natura separatamente prodotte, non secondo il desiderio degli uomini, ma a caso. Ove dunque i monti non sono terrosi, ma hanno le qualit della pietra, ivi la forza del fuoco, passando per i meati di essa, infiamma quella materia , e brucia quella parte che molle e tenera, e lascia quella eh dura. Quindi la terra della Campania bruciata diventa
riguarda
il
1
i :
cenere, e nella stessa guisa quella della Toscana diventa carbone. Ambedue codeste terre sono ottime per le costruzioni, ma una buona negli edi-
anco nelle fabbriche marittime; poich ivi la qualit della materia pi tenera del tufo, ma pi dura del terreno: onde bruciata dalla violenza del fuoco di sotto , si genera poi in alcuni luoghi
fzj
terreni, V altra
CAPO
H, _o
1
VII.
ed ho detto quali forze abbiano. Or V ordine esige trattarsi delle Petraje. dalle quali si cavano gran copia di pietre quadrate , e di sassi per fornirne le fabbriche. Di queste poi se ne trovano di assai diverse qualit: imperocch ve ne ha talune molli, come lo sono intorno a Roma le Rosse, le Palliesi, le Fidenate, le Albano; avvene altre di mezzana qualit, come sono le Tiburtine, le Amiternine, le Soratane 2 ), ed altre di questa specie; alcune altre ve ne sono dure come le selci. Sonovi ancora di molt" altre specie, come il tufo nero e rosso della Campania; e nell Umbria nella Marca d'Ancona, ed in Venezia la pietra bianca, la quale fin
(
(i)
ila
come
sono
lo
Sca-
mozzi ed
{>)
il
Filandro.
Fidena, da Albano, da Tivoli, da Ainiterno , da Fra queste la pi pregiata \a.Tiburtina, pi grandiosi Rodella cpial pietra sono costrutti mani edifcj quali sono il Teatro di Marcello
Soratte.
i
:
Cos denominate da' luoghi, pi o meno prossimi a Roma, ove produceansi. Le fiosso e le Pailiesi
Sepolcro di Bibulo, il Tempio della Fortuna Virile, cinque ponti sul Tel'Anfiteatro Flavio,
vere, ec. ec. ec.
il
sono
di
perduta origine:
le altre poi
derivano
,
,
CAPO
Vii.
47
(0.
anco
molli
si
Ma
tutte le
specie
si
scal-
e, se siano
coperto,
(1) Per notizia degli studiosi enumerer qui alcune Pietre, o Marmi, di cui Vitruvio non fa menzione. Lo Scamozzi principalmente ne parla al lib. VII. cap. 4 e se S- della P. II. Vedi Plinio, Strabone Pausania ec.
. ,
Marmi degli
Affricano. E macchiato con bianco pallido, che tende al colore di carne , e talvolta alquanto sanguigno , con vene molto minute scurette e nere serpeggianti. Roma ne abbonda, e due colonne ne esistono nel portico Vaticano. Alabandico, o Milesio. di tinta nera, e piuttosto tendente al purpureo cupo. Viene cos denominato dalla citt di Alabauda nella Caria ove si
estraeva.
Alabastiute.
Marmo
si
sua denominazione dalla citt di Alabastro nella Tebaide. Codesto marmo era tenuto in gran pregio^ e si adoperava per impellicciature dei pala
Trae
grandezza delle sue macchie sono incerte e Codesto marmo era tenuto in gran pregio e se ne formavano colonne. Plinio Ceeilio (lib. V. ep. 6) rammenta che quattro colonne di marmo Caristio ornavano lo stibadio della sua villa in Toscana:, e si potrebbe credere che questo marmo sia Verde antico tanto da noi stimalo, come lo fu il in Atene, ed in tutta la Grecia ed altrove. Si conghie ttura che l'origine della sua cava rimonti fino a' tempi di Senofonte, il quale fior Tanno III. dell'Olimpiade XCV. , negli anni del Mondo 355o. Chebmite. Era questo marmo d'un bianco come 1' Avorio. Il sarcofago che serv per seppellire Dario Re di Persia era di codesto marmo. Chio. Era macchiato di pi colori con del e la sua nero. Si estraeva nell' isola di Chio cava fu scoperta nell'anno IV. dell' Olimp. XCIV. Conciute. Cos si denominava perch trovavasi i-to di conchiglie coperto chiglie marine, e la sua tinta era di un bianco nobile. Si crede pure che ve ne fosse
e la
varie.
, ,
uno conchiglialo
di colore rosso.
l'
Avorio ^ e
si
vimenti di lusso, e per vasi da conservare unguenti e profumi. L'Alabastro trasparente di Cappadocia era perci detto Pietra si adoperava per finestre
:
speculare.
Vedi Plin. lib. XXXVI. cap. 22. Arabico. Supera in lucidezza il marmo Pario ed in bianchezza somiglia all'Avorio. Egli assai
pesante, e Arabia.
si
crede che possa trarre tale denominazione dal fiume Coralio che ha origine dalla Frigia. Si chiama anco Scingano: e non se ne trovano massi pi grandi di due cubiti.
Cioceate.
Aveva un colore
pallido tra
il
flavo
ed
il
Muza
nell'
e se ne facevano statue.
Docimeno
tiformi.
o Sinadico.
Atracio. Misto d' un verde somigliante allo Smeraldo , di bianco ed alquanto di nero. Si cava nei campi e nei monti dell' Atracia.
ossia Cipollino. Cos denominato , rinvenuto e posto in uso a' tempi di Augusto. Egli somiglia all' O/ite, ma ha di singolare che formato a grandi onde bianche, sfumate di verde pallido a colore di cipolla o d" acqua marina. Le colonne del tempio di Antonino e Faustina
Augusto
Questa cava somministr de'massi per formare colonne, e la sua denominazione deriva dalla citt di Docimio nella Frigia.
Efesio.
edificalo
il
perch
fu
di
codesto
marmo
e pro-
famoso tempio di Diana in Efeso. Vitruvio racconta (lib. X. cap. 7) che Pissodoro pastore ne scoperse la petraja, e Scopa ne lavor le colonne tutte di un sol pezzo. Eginetico. Serviva per fare colonne, e si eisola annoverata fra le Cicladi. straeva in Egina
,
Basalte, o Etiopico. difficile il poterlo trattare coli' acciajo per la sua durezza. Codesto marmo
di colore ferreo ; e si estrae dai monti dell'Arabia pi-esso Siene , ed anco in Etiopia. Neil" Egitto avvi una piramide di questo marmo. Chiamasi anco
Elefantino. La cava di questo marmo era presso la citt di Siene, e cos denominavasi perch poteansene tagliare smisurati massi. Eracleo. Si cavava in Eraclea citt in Caria presso Efeso. Vitruvio ne fa menzione al lib. X.
cap. 7.
3Iarmor Luculleum.
BosFOiuco.
interpostivi
dei
Fellense.
Marmo
pezzi bianchi a guisa di tasselli. Codesto marmo forse il pi costoso. Ora ignoto in qual parte
della Tracia fosse la cava.
che
si
estrae dal
...
della
Broccatello.
presso Adrianopoli.
Caristio.
Marmo E misto
greco
che
si
estraeva
gri-
di picciole
macchie
isabelle.
di Caristo nell'
Traeva tale denominazione dalla citt Eubea. E misto di verde oscuro con un verde di erba pi o meno forte. La forma
Fengite. Era di fondo bianco con vene gialle, durissimo, rilucente e diafano. La cava fu scoperta in Cappadocia sotto l'impero di Nerone, e se ne fecero colonne. Giallo antico. Se ne trova di pi specie, cio: tra il bigio e tan, detto Isabella, senza vene. Dorato croceo a colore di zafferano, che si estraeva
dalle
latomie
Macedonia
i.irmo
;
ii.
ma
in
quelli
allo
si
scoperto ed
all'
aria
offese
elo
dalle brine,
le
si
stritolano e
riducono in polvere:
si
come
an-
cora lungo
disfanno, e
non
colonne della crociera del tempio Vaticano sono Pieinisco, ossia Giallo antico questo marmo. Li-ceciato tendente all'isabella, venato di bianco^ e le colonne principali che decorano l interno del
e le di
pero di Vespasiano fu sculto di codesto marmo il meraviglioso simulacro del Nilo con sedici putti
all'
intorno.
Panteon a Roma sono pure di questo marmo. Granito d'Egitto, o Sienite, sparso di piccole macchie di colore rosso violetto con miche
ed altre anticaglie di Roma sono di siffatto granito. Quello Orientale non differisce dall' Egizio fuorch nel colore, che bianco e nero. Si cava in Siene. Greco. Chiamasi cosi quel marmo che ha il colore di un bianco pallido, con vene bigie serlucenti. Tutti gli smisurati Obelischi
, ,
Pario. Anacreonte Tejo fu il primo scopritore questo marmo, il quale si estrae dall isola di Paros , ed anco da altre isole dell' Arcipelago. Pauda sania rammenta molte statue sculte da Fidia Pressitele , da Alcamene e da altri con questo marmo. Esso della pi vaga bianchezza, suscettibile di un bel pulimento , e di una durezza mediocre , per cui ha le qualit proprie per tutte le opere di
di
,
scultura.
Era in s grande riputazione , che d' costruivano tempj, altari, e si scolpivano statue non solo in Atene, ma in tutta la Grecia. Esso era candido, e si estraeva dal monte Inietto d' Atene. Jallense. Si estrae in Jasso isola della Caria, ed di un fondo bianco livido con vene obblique e sanguigne.
Imezio.
si
esso
Pentelico. Marmo bianco che si estrae da" monti Pentelii della regione Attica. Biza ne fece e form con esso le tegole e le cola scoperta lonne del famoso tempio di Giove Olimpio le quali
,
.
cose furono
abbellire
dalla
il
trasportate a
Roma
Numidia, dall'Egitto e dall'Arabia. Avvene una specie di colore rosso cupo come la feccia del vino, con macchie minute di bianco: una seconda
specie assai pi rara avvene di colore grigio con vene e macchie bianche: ed una terza mista di ver-
Jerapolitico. Marmo di varj colori, del quale facevano tavole e colonne. Lacedemonio. Marmo finissimo di color verde. Laconico. Di macchie pi o meno nere, con fondo venie pallido. Lesbio. Si cavava nell'isola di Lesbo, ed era di un bianco livido. La sua grana pi grossa
si
dastro e di nero ancor pi rara. Porino. Esso di colore e densit simile al Pario , ma per ha la particolarit di essere leggiero quanto il Tufo. Se ne fece uso per fabbriche, per statue, e per le colonne del tempio di Giove nell' Elide sull" Alti. Un corpo con piccioli interd' onde stizi come il tufo si dice in greco Poro derivata la denominazione a questo marmo di Porino (Vedi Paus. lib. V. cap. io). Proconnesio. Il fondo candido con vene nere, le quali hanno il loro corso diritto , obbliquo . ed anco ritorto. Chiamavasi pure Cziceno , perch in Cizico le opere pi sontuose si fabbricavano con questo marmo : ed era in tanto pregio , che con esso fu edificata la regia di Mausolo. La cava era nel Proconneso , isola della Propontide. Rosso antico. Era di due specie. Una presentava un rosso generale corallino , della quale esiste una Lupa nella villa Borghese a Roma: l'altra ha il fondo rosso sparso di vene bianche ed
_,
Lirico.
Di questo
marmo
era
adorna
la bi-
ed
Ginnasio con cento colonne. Limo. Era questo mischiato di rosso pallido; ed eravi un altro Lidio nero, detto Paragone. Melio. Di colore giallo. Si estraeva dal monte
il
Acinto.
ed
simile
all' Ofite.
si
cava
Molossio. Era macchiato con variet, e si estraeva nell" Epiro ove dicesi Molosso. Obsiiuano. Cos chiamasi , poich questo marmo fu trovato ila Obsidio nell' Etiopia.
Ofite. E simile nelle macchie al Serpentino. 'Ne ne avea ti tre sorta. I. Trattabile e candido. II. Nericcio e duro. III. Cenericcio con picciole macchie di puntini. Si estraeva in Egitto, e si
I
Sinadico. Si assomiglia
all'
alabastro.
e
TrovaAsia
sene la petraja
in
al
Minore vicino
Siracusio.
citt di
la
nell'
chiamava
.
Ofite dalle
macchie
di
serpenti.
Siracusa
,
petraja
marmo si fabbric la qual epoca ne fu scoperta e ci accadde l'anno IV. dell' OlimCon
,
alla
padocia e fu trovato a' tempi del Re Archelao. Paonazzetto. di fondo bianco macchiato di
violetto.
.Nel
piade XI. Sirena , detto da noi anco Porta santa. sparso di grandi macchie bianche con vene grigie,
gialle
di codesto
marmo.
e rossastre.
Serve per confronto dei metalli. Esso durissimo e di un nero morato. Sotto l' im-
Parac.one.
Stellaria.
Ha
il
fondo
gialletto
grigio,
ragdi
CAPO
vii.
49
reggono neppure alle estive perturbazioni del mare. Le Tiburtine per, e quelle che sono della slessa specie, resistono a tulio , s al peso , s ancora alle ingiurie del tempo, ma non sono sicure dal fuoco: poich
codesta specie di marmo si pu riferire detto Castratane } che di un giallo pallido con alcune picciole brecce giallognole variamente
stelle.
il
alla
cera.
Oltre
il
bianco
se
cos'i
vene rosse,
tognini: dei
nati
,
gialle,
fioriti,
che rassomigliano a Ghiocciolette miste con madreperle: quindi viene appellato Lumachvllo. Tasio. Era di un bianco pallido. Si estraeva in Taso una delle isole Cicladi. Ln piramide di Cajo Cestio in Roma di questo marmo. La scoperta di questa cava rimonta a' tempi di Papinio Stazio che fior sotto Domiziano. Tauromenitano. Cos viene denominato da Tauromenio, che situato fra Siracusa e Messene. Tebaico. Sparso di nero, ed anco con alcune
scherzate
,
,
quelle
fasce } e dei pecorini rassomiglianti nuvolette rossastre , che al tramontare del Sole rassembrano tante pecorelle. Se questo marmo poi Orientale costa tre quinti di pi dei sopraddetti.
ed
bruno misto di vene serpeggiato a foggia di carte geografiche: il violetto ondato e trasparente: ed il lloquebrue ,
L'Alabastro Montauto
grigie
gocce d'oro. Si estrae in quella parte dell Aifrica addetta ali Egitto. Tenario. Codesto marmo era di colore giallo,
1
che si cava nella Linguadoca, ha il fondo di grigio scuro con grandi macchie di rosso bruno. Bradiglio di Carrara. Colore bigio con vene bianche pallide, pi o meno scure, sfumate. Il Bra,
estraeva nel Tcnaro, promontorio di Sparta. Vi aveva anco di quello tutto nero, ed era tenuto in molto pregio per costruire colonne. Un altra
e
si
1
sorta ancora ve ne avea di color verde, che si estraeva in Isparta nel monte Taigeto. Fu scoperto
udranno
IV. dell'Olimpiade CX1V. Tessalico. Era questo marmo di color verde. Tiberiano. Le macchie bianche di questo marmo
diglio di Torino differisce da quello di Cai-rara nelle vene che sono a strisce, o picciole fasce. A Musso sul lago di Como si trova di consimile marino. Basalte. Fondo bruno chiaro con piccole macchie grigie delicatissime. Il pi vistoso il Verdastro e riceve il metallo come il Paragone. Bianco e nero, differisce dall'antico, perch il suo bianco confuso con minute vene spruzzate
,
nel nero.
erano rivoltate in s stesse, come se fossero tanti peli canuti sopra un fondo nero, o morato, o, come alcuni vogliono, di color verde cupo con puntine bianche e chiare a foggia di carnei. Cavossi nell Egitto per ordine dell'Imperatore Tiberio, da cui ebbe tal nome. Tirio. Bianco marmo , e si cavava nel monte Libano. Si pu credere che questo sia il marmo pi antico che siasi estratto dalle petraje} poich con esso fu- edificato da Salomone il tempio di Gerusalemme negli anni del Mondo 2917. Appellasi poi Zi'nb da Tiro citt della Fenicia, cui domina il monte Libano. Thagurio. Di codesto marmo si fa menzione da Plinio- ( lib. III. 22). Veggasi inoltre Biagio Cariofili De atitiquis marmoribus ( Trajecti ad Je1
:
Broccatello
sai
di
as-
macchie sono di giallo, rosso e grigio. Quello di Francia ha macchiegrandi con alcuni fili rossi, ed avvene anco di quello con occhi di pernice. Diverse altre specie di Broccapregevole.
tinte delle sue
tello
si
Le
CoTANLLLO. Ila
stri-
sce bianche olivastre, e con alcune macchie scure. Si cava in Sabina presso
il paese appellato Cotanello. Diaspro ih Sicilia. Differisce dall" Orientale, il quale appartiene alle pietre dure, e non fa effervescenza cogli acidi. La vivacit dei colori del Dia-
spro antico di Sicilia lo distingue dal moderno. Questo misto di rosso bruno di bianco , e d' isabella con macchie grandi quadrilunghe.
le
num
1743).
Brecce antiche avvene una mista di macchie rotonde di diversa grandezza, e di colore rosso, turchino, bigio, bianco e nero: un'altra breccia d'Italia si trova pur mista di bianco, nero
Tra
le
Giallo di Siena. Varia soltanto dall'antico pelsue macchie verdette. Granito. una mistura minuta di macchiette
e grigio.
Marmi moderni
Alabastro. Se ne trova di diversi colori. E e la sua trasparenza maggiore in , ragione della sua bianchezza. La sua specie si distingue in Orientale e Comune. L' Orientale preferibile per la durezza, per la finezza, per la nettezza , e pei colori pi vividi. 11 Comune si cava in molte parti , principalmente del bianchissimo a Volterra in Toscana. Questo nel ricevere il pulimento appare come untuoso , e rassomigliante
poco duro
nere, cenerine, bianche e verdastre, e vien detto Granito bianco. La sua cava trovasi presso il Lago Maggiore, e da essa si sono estratte le grandi colonne per la riedificazione della stupenda Basilica di S. Paolo fuori di Roma. Il Granito rosso di Baveno, pure sul Lago Maggiore, riceve un bellissimo pulimento e lucido come il bianco. Se 11' estraggono massi di straordinaria grandezza, come sono, fra tant' altre, le due colonne nell' interno della porta maggiore del Duomo di Milani;. Lapislazzolo , o Lapislazzuli. Non trasparente ma molto duro per cui riceve un bellissimo lucido. Il suo colore pi o meno ceruleo, misto di turchino cupo con alcune venette e pun, ,
10
5o
LIBRO
II.
subito che ne sono tocche, scoppiano e si scheggiano, essendo per na1 turale temperamento scarse d umido , ed aventi poco di terra, e moltissimo di
fuoco
aria
ond
ma
prendono per oro si gialli e lucenti , che che possono essere pirite gialla. Il Lapislazzolo Occidentale clic si cava in Europa , non preferbile all' Orientale che trovasi neh" Asia e ncir Affrica , perch pi unito pi compatto e pi vistoso. Coi frammenti di questa pietra pi o meno azzurri si ottiene una graduazione di tinte
tini
Verde. Pi o meno forte, di color verde, e venato di bianco, se ne trova a Carrara, a Firenze, a Prato , ed a Verallo. L antico il pi abbondante di Verde-cupo, che non tutti i Verdi-misti moderni.
1
azzurre di Oltre-marino. Luzzogno. Bianco, e minuto di grana quanto Carrara statuario. Trovatisene cave nella Valle il di Strona , ed in breve distanza v'ha quella del per Sanbughetto. L' impraticabilit delle strade
,
Che
si
circonvicini,
Appartamenti, Altari
Alabastro
di
sono
seguenti:
massi fino al Lago Maggiore, toglie vantaggio di essere posto in commercio , ma il solo pu essere calcinato ad uso locale. Codeste cave ed altre molte furono da me visitate ad oggetto di rintracciar Marmi atti ad alimentare la
trasportarne
i
noce
strisciato.
Alabastro
di
mano d'opera,
pe' grandi
al
lavori eseguiti
sotto
la
i8i3 intorno
la fabbrica
Duomo.
Llmachello. Il suo fondo giallo con macchie bianche , nere e grigie a guisa di lumache. L antico per ha le macchie pi distinte che non quello delle cave moderne d Italia. Musso. Il Bianco cenericcio, ed una specie di Bradiglio a strisce scure, come quello di Torino, si estrae intorno al lago di Conio. Si altera facilmente, e si squama esposto all' inclemenza dei tempi. Cosi il marmo di fabbrica alquanto grosso di grana, ebe si estrae dalle cave di Crevola, bianco pallido con vene ferruginee e scure con pirite lucenti. quelli per Se ne estraggono massi straordinarj cavati alle falde del monte, dopo alcuni anni soffrono, e si decompongono allorch sono esposti alle
:
Bardiglio fiorito, detto Volpino di Bergamo. Di tinta un poco pi chiara di quello Carrarese. Bianco della Spluga. Di tinta lattea. Bottacino di Brescia. Bianco sparso di picciolo vene di rosso. Brambana della Valle di questo nome. Mac,
Diaspro di Besazio. Con macchie rosse, giale bianche. Con questo marmo che riceve un bel pulimento si sono formate otto colonne, di circa cinque metri d'altezza, e trasmesse a Londra per decorazione di un tempio d'ordine Corintio. Altri quattro pilastri Corintii striati dello stesso marmo si eseguiscono inoltre dall' iudustre Pirovano per la
lette
medesima destinazione.
Macchia vecchia Svizzera. Mista di rosso, bianco, con strisce scure. Majolica di Saltri. Bianco di latte con sottili
Nebo-Giai.lo. appellato Porter, perch il fondo nero strisciato di vene e di macchie di un giallo aureo. Carrara, T Elvezia e la Carinola somministrano di siffatto marmo. Ornavasso e Candoglia, detto Marmo di fabbrica 3 bianco venato di un rosso pallido, e cenericcio ferrugineo. Se ne estraggono dei massi stasolido ed eccellente
striscie oscure.
Nero Nero
limento.
di
di
un
bel
pu-
nostro tutto costrutto di codesti) marmo. Di quello d' Ornavasso ne usa anco la fabbrica della Cattedrale di Pavia. Occhio ni pavone. E un misto di macchie rosse, rassomiglianti quella specie azzurre e bianche
tuari.
Il
.
Duomo
Occiuadino di Valcamonica. Fondo nero affumicato con macchiette bianche. Occiuadino di Varena. Nericcio spruzzato di
bianco.
con
strisce nere.
Pietra
pallida
,
si
riceve
Persico. Cos detto per la sua rassomiglianza fiore di persico: ed macchiato di rosso cupo,
giallo e di bianco.
Rosso
d'
tinta
di
Saravezza. E mista di rosso sanguigno, bianco, gialletto . a macchie grandi quadrilateri ed isabelle.
al-
Agata.
Verde
Codesto
il
migliore
macchie
hianco.
verdi
CAPO
VII.
1
5i
acqua,
attivit
il
fuoco penetrando pe" vacui nell interno, e scacciatane colla sua Paria, vi prende l'orza, e comunica alle parti la stessa sua ar1
dente qualit.
sono parimente molte petraje ne 1 confini de* Tarqniniesi , dette Aniziane, e di colore simigliarne alle Albane: il luogo ove queste si tavi
Ma
(').
Queste
hanno moltissime
cere n
e
il
eccellenti
qualit
perciocch loro
del fuoco,
1
vampa
ma
durano lungo tempo conciossiach per naturale temperamento hanno poco qV aria e di fuoco , mezzanamente d acqua e soverchio di terra 1 cos, essendo bene compatte e dure , non le offende l intemperie dell'
:
veemenza del fuoco. Si pu questo specialmente argomentare da que monumenti, che sono presso il municipio di Ferenti 2 ), poich vi hanno delle statue grandi lavorate costrutti di siffatte pietre
aria, e
la
1
(
nemmeno
di
le
come
le
se fatte da
forme da1 getgetti, ritraendone grandissimo vantaggio; che tatori di metalli, per farne se queste pietre si cavassero vicino a Roma, meriterebbero d essere ado-
perate in tutti
lavori
di
getto.
le
Ma
itesi
9
poich
la
od
altre
Roma,
Brecce Moderne.
Bianca.
gio
mista di violetto
di
bruno
e di gri-
R. Accademia Veneta, Zandomeneghi. in Predazzo, valle di Fieme, Titolo Meridionale, nel luogo detto i Cauzoccoli delle coste, le seguenti dodici qualit, Te cave delle quali sono gi in gran parte aperte.
1. Statuario di prima qualit, in grandi masse, candido e compatto, ed eguale in tutto al pi bel marmo Pario. 2. Bardiglio venato , misto di color verde
Ha macchie
di
Grossa.
Sembra formata
di tutti
colori delle
bigio e bianco.
gia
3. Cipollino , con vena di tinta verde gribianca e rossa. 4- Altro Cipollino di colore bigio. 5. Altro Cipollino con strisce verdi, arancie , rosse e bianche. 6. Calcareo venato di spesse linee dolcemente serpeggianti , bianche e gialle. 7. Calcareo bianco con vene azzurre. 8. Altro calcareo di fondo azzurrino. 9. Altro calcareo bigio stratificato in grandi masse. io. Fiammato d'azzurro e giallo, della specie di quelli detti di paragone. 11. Ceruleo, superiore in bellezza a quello delle cave di Carrara. 12. Simile venato bianco ceruleo. J ulsimum, ora dicesi Bolsena. Per (1) L'antico Statotiia veggasi il Dempslero nella sua Etruria Megale. lib. IV, cap. 43. (2) Ferenti, ora dicesi Ferentino , paese dell' antica Toscana presso Viterbo, come pure Bolsena.
,
chino e bianco.
Isabella.
tello
Ha
violetto pallido e bianco. di cavallo sauro Nera. mista di macchie nere con alquanti punti bianchi , e di un grigio bruno. Pirenei (re"). di rosso bruno, intersecalo da
diversi colori.
Salvatehra. Sette-basi.
grigie
e nere.
misto di mac-
Verona
sce violette.
(di).
il
giallo,
Pamandolato,
di
avvi la Breccia
bruna
macchiata
lunghe
stri-
Una
Roma, che
distinte.
si
si
Se
ne tro\ crebbero 1 de moderni assai vistosi, ed in grande copia. In effetto sonosi recentemente scoperte dal R. Consigliere Marzari Pencati, e quindi dal Prof, di Scultura della
Sicilia e nelle altre isole adjacenti, se
5?.
LIBRO
si
II.
pericolo
dovranno preparare
fabbrica
si si
in
questo modo.
Due
1
minciare
la
ma non mai
nell'inverno, e
clic,
lascino esposte cos stese sul suolo air aria aperta: quelle
si
scorsi
due anni,
troveranno viziate
-1
-,
dall'
serviranno per la struttura ne fondamenti e quelle che non saranno guaste, come approvate dalla natura, si potranno adoperare, e resisteranno nelle
E
,
pietra di taglio
ma ben
anco
in
quelle di cementi
(').
CAPO
JLie maniere di murare
;
Vili.
sono queste la Reticolata, la quale ora comunemente in uso e V Antica, che si chiama Incerta. Di queste la Reticolata la pi elegante, ma anche la pi sottoposta a fendersi 3 ), perch non ha n letti stabili, n legature forti: V Incerta poi, sebbene
( )
:
abbia
sassi
posti
gli
uni sopra
gli
altri
legati
alla
rinfusa
(4)
pur
Amrendono la fabbrica, se non bella, bedue queste fabbriche barinosi ad infarcire di pietre piccolissime , acciocch i muri saziati per V abbondanza della calce abbiano maggiore durata: perciocch le pietre che vi si adoperano essendo tenere e porose,
assai
pi soda
della Reticolata.
seccandosi
dissecchi
il
muro
attraggono V
,
metta in abbondanza
s
far
umido della calce la quale se vi si che il muro avendo maggior umido non
, ,
Tumido
far
si
della
si
separa la calcina
onde neppure le pietre possono perci codesti muri debbono invecchiando rovinare. Questo
dalT arena
,
si
scioglie
presa
pu
scor,
gere in alcuni
di
Roma
fatti
di
marmo
pietre
esternamente quadrate
ove
il
di
(i)
Rutilo pubblic
eil
(3)
Con
ziato
utile
sulla
costruire
edifizj
(Vedi Sveton.
taggiosi sono
in sltig-
come pure
assai van-
gli
que
altri
costruzione dei muri , sullo scolo delle acsu i mattoni, sulla calce, su i cementi, ed materiali (Veggasi Plin. lib. XXXIV. cap. i5,
lib.
(a)
XXXVI.
Fra
le
cap.
a3).
varie
.
maniere
si
di
murare
qui da Vitruvio
non
nominate mat-
toni, e, perch egli gi ne ha trattato innanzi (lib. II. cap. 3). qui ne rinnova il discorso, commen-
pure avvi pi ruderi d' essa che delle altre , essendo fortissima a cagione della piccolezza delle pietre , e delP abbondanza della calce. Essa per sugli angoli veniva fermata con gli ordini dei mattoni orizzontalmente disposti od assettati , come vedesi nella Tav. IV. Fig. y. maniera incerta di murare furono an(4) Con la che fabbricate dagli Antichi, con grandi pietroni messi senza calce, le mura di alcune citta} siccome pu scorgersi in Amelia ed in Alatri. Veggasi la Tav. IV. Fig.
8.
dandone
assai
T uso.
capo
di
1
viri.
53
la
tempo snervata
calce,
ed
assorbito
umido da' pori delle pietre, s che queste sonosi smosse, e, scioltesene le commessure , vanno in rovina. Che se non vogliasi incorrere in questo difetto riempiasi a guisa di pile, il vuoto rimasto in mezzo fra le due fronti di pietra rossa lavorata
l
, ,
in
quadro, o
('):
gl'ossi
di
le
selce ordinaria, e
fronti
si
facciano
di
con arpioni
la
ferro
muri con
piombo
letti
nel qual
modo non
verr fatta
fabbrica
alla
rinfusa,
;
ma
i
perch
legata
commessure combaciano reciprocamente, e, tenendo fabbrica, non {spingeranno le fronti esterne, e non potranno far
pile
rovinare
le
Per lo che non da disprezzarsi il fabbricare de 1 Greci. Essi non usano cementi fragili in un muro lavorato, ma quando non vogliono fabbricare con pietre quadrate vi adoperano la selce , od altra specie di pietra dura ordinaria e cos fabbricando , come si pratica pe mattoni legano le commessure con filari alternativi , onde fanno opere per T etemila. Queste fabbriche poi sono di due sorta 2 una si chiama Isodoma, e T altra Pseudisodoma. Isodoma si dice quando tutti i filari siano formati di eguale grossezza: Pseiuisodoma quando gli ordini de* filari siano disuguali. Entrambe queste fabbriche sono assai forti, per la ragione che le pietre, essendo per s stesse compatte e dure, non possono succhiarsi Tumido della calce^ che anzi la conservano per lunghissimo tempo umida, e rimanendo i loro letti a livello ed orizzontali, non ne cade la calce, ed
*
il
muro
collegato
cos
si
conserva sino
alla
pi tarda posterit.
LP altra maniera in uso presso i Greci quella che essi chiamano Emplecton, cio Ripieno, e della quale si servono anche i nostri villici: in
essa
si
puliscono
tali
le
si
fronti
esterne de muri, ed
il
rimanente
I
si
riempie di
pietre
come
due fronti, e nel mezzo gettano alla rinfusa ciottoli e calce, e cos vengono ad alzarsi in codesta fabbrica tre strati, due cio delle fronti ed una di mezzo di riempitura. Non fanno per cos i Greci, ma fabbricano anche il di dentro con pietre spianate, e vanno legando con reciproche morse la grossezza de"* muri
della sollecitudine, alzano
mosi
con
filari verticali le
(i)
Hanno pur
essi gli
piastre di
lib.
piombo lunghe
Queste
(?)
G muro
iso-
di pietra cpiadrata
l'
isodomo
i
il
falso
impedivano che gli nou si frangessero: e con esse vestivano anche i perni di ferro perch la ruggine non gli offendesse. Questa utile pratica di guaren9). orli delle pietre
tire
i
Ili, cap.
domo
il
riempiuto,
NN
diatoni, o frontali,
ossiano le morse nel muro riempiuto O. Questa maniera di murare , detta dai Greci Emplectoti , cio Riempiuto , fu, per le incessanti guerre, suggerita
dalla necessit di costruire o riattare le
sollecitudine. Codesta struttura,
l'erri
di ritegno
nelle
costruzioni
calce
,
allorch
devono essere
tivata e
in contatto colla
da cui ne
al
promossa.
unno n. n- riempiono alla rinfusa il muro , ma in tutta la lunghezza ole' filari con quei loro feditati lo fortificano tutto unitamente per quanto esso per quanto ha mai di grossezza. Oltrech vi vanno framsi distende, e mettendo di quando in quando di questi frontali (da essi detti diatoni)^), che prendono tutta la grossezza da una fronte all'altra, ed i quali, servendo di fortissima lega , rassodano la fermezza del muro.
54.
:
riflettere
su questi miei
scritti, e
scegliere
fabbrica
potr
egli
Imperocch quelle che sono di pietra tenera, e di gentile e belf aspetnon possono restare lungo tempo senza rovinare. Quindi che to questi quando si prendono gli arbitri ad apprezzare i muri comuni non li valutano gi per quanto costarono allorch furono costrutti, ma,
,
(''),
conosciuto per le scritture il tempo dell appalto, sottraggono dal prezzo primitivo f ottantesimo per ogni anno gi scorso , ed ordinano che si giudicando essi che non paghi per codesti muri la somma che resta
;
possano tali fabbriche durare pi di ottant anni. Invece pe" muri fatti di mattoni, purch questi si reggano a perpendicolo, nulla detraggono, e li apprezzano sempre per quel tanto che valevano allorch furono fatti.
1
Perci
si
possono vedere
in
molte
citt, tanto
le
fabbriche pubbliche,
quanto le case private, e fin anco le reali, costrutte di mattoni. In primo luogo dir quel muro in Atene che riguarda il monte Inietto, ed il Pentelese: cos anche in Patrasso le celle ne templi di Giove e di Ercole sono di mattoni, mentre le colonne e gf intavolati del di fuor? sono di pietra. Tal pure in Italia V antico muro di Arezzo di eccellente struttura. Tale presso Traili la casa eretta da Re Attalici, la quale sempre si concede a colui che amministra il sacerdozio della citt. In Isparta da alcune muraglie mattoni, ed incassate furono segate le pitture che v erano, con tagliarvi dentro custodie di legno furono trasportate nel Comizio per onorare V edilit di Varrone e di Murena. La casa di Creso era pur di mattoni , la
1 1
i
quale
Sardiani
dedicarono
di
a"
Cittadini
bisognosi
il
di
riposare
nelf avan-
rimente
la
Reggia
Mausolo
(4)
potentissimo
Re
di Alicarnasso,
i
quantun-
que abbia tutte le parti adorne di marmo Proconnesio, muri non pertanto sono costrutti di mattoni, e mostransi fino a d nostri fortissimi: rintonaco poi cos liscio, che sembra avere un lucido al pari del vetro. N
questo fece quel
Re per
iscarsezza
essendo
egli
ricco
di
entrate
senza
(i)
Diatonos.
Sono mattoni
rosi
chiamati
dalla
loro lunghezza, cio quanto la larghezza del NN. Vedi Tav. IV. Fig. i3.
(>)
muro
quivi
si
medicavano
Veggasi la nota 5. fac. io, del Lib. I. cap. 1, intorno ai muri esteriori. Codesto Collegio nei tempi susseguenti fu ap(*)
C.
in
Roma
3o2.
Da
Vitruvio
erano gi trascorsi
chea cinque
secoli.
capo vm.
55
di
tutta la Caria.
Che
poi fosse
di
si
talento
dir.
di
in materia
egli
di
edifizj,
,
dedurre
si
pu da quanto or
ed avendo ravvisato in Alicarnasso un luogo naturalmente fortificato , opportuno al commercio , e comodo per un porto, ivi edific la sua reggia. Ha quel luogo una curva simigliarne ad un teatro: nel fondo, lungo il porto, situato il Foro (*)*: nel mezzo della precinzione e della curva, verso Palt, avvi una piazza di assai ampia grandezza, alla met della quale il Mausoleo, che per l'eccellenza de lavori viene enumerato fra le sette meraviglie del Mondo. Nel centro della cittadella superiore avvi il tempio di Marte colla sua statua colossale avente 2 ), opera insigne, secondo le estremit di manna, che chiamano acrolithon 3 alcuni, di Telocari ), secondo altri, di Timoteo. Alla estremit del lato destro di sopra sta il tempio di Venere e di Mercurio , vicino al fonte di Salmace (4). Di questo fonte corre falsa presunzione che attacchi il morbo venereo a quelli che ne bevono. Non increscer perci sentire come siasi per il mondo falsamente divulgata codesta voce imperocch non solo non pu essere ci che si dice, che quest'acqua faccia diventare effeminati ed impudichi," che anzi un fonte chiaro e di ottimo sapore. Avvenne pertanto, che quando Melante ed Arevania trasportarono col una colonia da Argo e da Trezene , scacciatine i barbari Cari e 1 Lelegi; questi, fuggiti ai monti ed imitisi, facevano delle scorrerie e de latrocinj, devastando con ogni crudelt que' luoghi. Indi uno di que coloni, conosciuta la bont dell* acqua di quel fonte, e voglioso di trarne guadagno , fabbricowi presso una taverna , la quale provvide d' ogni biquali concorsognevole , e cos esercitandola vi allettava arie" barbari rendovi o ad uno ad uno, od a compagnie, cangiando l'aspro e feroce loro costume , spontaneamente andavano acquistando 1' umanit e la genin
Nacque
Milasi
tilezza
1 de Greci. Queir acqua adunque acquistossi quel nome , non gi per T attacco di quel male impudico, ma per la dolcezza ed umanit
(i)
Vittimo
(lib.
I.
cap. ult.
appunto
istruisce
doversi allogare codesto sito del foro presso al mare. (a) Questa voce acrolithon (cos qui dice 1* Orsini), viene dai commentatori di Vittimo trascurata ^ la quale riferendosi al colosso, non al luogo, a spie-
legno, cou la testa e le estremit di marmo bianco (Paus. lib. VII. e. 8). Fidia lavor cos una statua di Pallade a Platea (Paus. lib. X.)^ ed in Egina eravi pure un'altra Pallade di legno dorato col volto e colle estremit di avorio. Si vede or pure in Roma
nella villa
con termini cbiari. ha bisogno di non poco schiarimento. Trabellio Pollione, parlando di Caipurnia moglie di Tito , scrive cujits statuam , in tempio Generis adhuc vidimus acrolitham ; e semgai-la
:
Pinciana la statua di un
Re barbaro
brami che
traviano
,
il Testo Vigenuina che si dee stabilire. Ella voce composta da iv.^v (acron) cio siinimas, e.rtremus , e da i'-Jc; (lithos) cio lapis, inarmor. Crederei dunque che la btatua potesse essere di qualunque materia, ma che la testa e le
cos
ammendare
si
debba
e questa la lezione
candido marmo. Onde ho aggiunto alla traduzione Vitruviana avente le estremit di marmo, ed in tal guisa sembra che sar ben inteso Vittimo. (S) Forse che codesto Scultore sar quello stesso
da Vittimo altrove (lib. VII. praef.) chiamato LeoPlinio parimente (lib. XXXVI. 5 ) nomina un Leocari scultore sotto il Re Mausolo: e poich non
cari.
si
pu questo credere pu
er-
altre
estremit
di
fossero
di
marmo
cano esempi
statue cos
leggersi in Ovidio
(Metani,
lib.
IV.
fav,
).
56
per cui
si
unno
erano ammolliti
,
ii.
gli
animi
la
di
(jae barbari.
Mi rimane
il
che
vi
sono entrato
compiere
alla
,
descrizione di tutta la
il
citt.
Siccome dunque
avvi
destra
tempio
di
\ enere, ed
parte
uso.
ho qui innanzi
palazzo reale
stra
si
,
descritto
erettovi
il
cosi
nell' estremit
della
sinistra
il
dal
Re Mausolo per
il
proprio
Da
esso
de-
riguarda
loro ed
porto, ed
1
il
ricinto
delle
un
altro porto
n sapere u rimirare quello che vi si l'accia: cos il Re solo dalla sua residenza , senza che alcuno lo sappia , comanda quel che fa d* uopo ai marinari ed ai soldati. Quindi dopo la morte di Mausolo, regnando ArRodiotti avendo a sdegno che una donna avesse temisia di lui moglie, 1 a signoreggiare tutte le citt della Caria, partirono con un armata navale per occupare quel regno. Saputosi ci da Artemisia, ordin che la sua
i
squadra ed i marinari restassero nel detto porlo ascosi, e i soldati della marina pronti . ma tutti gli altri cittadini stessero sulle mura. Quando Rodiotti fecero accostare al porto maggiore la loro flotta bene ordinata . comand che facessero lor plauso dalle mura, e che promettessero di coni
segnare
le navi,
la
citt.
Essendo
sua
quelli
l'atto
entrati
cos dentro le
mura,
lasciate vuote
Artemisia allora
la
porto minore
flotta,
ad un tratto il canale, trasse fuori del ed entr nel maggiore, e sbarcati i soldati ed
aprire
i
marinari, fece condur via in alto mare la flotta de Rodiotti rimasta vuota.
avendo pi luogo a
ritirarsi
presi
in
mezzo
1
furono
nello stesso Foro tagliati a pezzi. Artemisia tosto, imbarcatasi co suoi solportossi a Rodi. I Rodiotti
i
vedendo ritornare
i
le loro navi
capi,
innalz
di
nella
citt
un
due statue
bronzo:
Rodiotti,
una
delle
immagine
i
in atto d'imporre
sommissione
alla
essendo dalla loro religione vietato di togliere g" innalzati trofei ('). circondarono questo sito con una muraglia, dentro la quale, erettavi una guardia ali uso greco , li tennero coperti , acciocch non fossero da nessuno ve1
lluti,
comandarono che questo luogo si chiamasse Abatoi Re di tanta grandezza non isdegnavano il fare Se dunque
e
i
2 ).
le pareti di
le
fiate si
pennetlevano
fin
di
lare, costruirle
non che
si
di sasso
quadrata,
ma
anche
di
marmo: non
istimo che
possano disapprovare
fabbriche
(i)
aneli" essi
Dione (lib. XXXI.) e Senofonte accennano una simile sacra costumanza. ()Abalon significa propriamente Quella parte dei
la
tomba d'Osiride
il
atteso che
Limo ed
deno-
tmpj in cui eia vietato 1 accesso a chiunque, fuorche al Sacerdote. Anco un* isola dell'Egitto nella
difficile
l'accesso,
57 mattoni, purch siano costrutte ben fatte. Ma perch non sia lecito al popolo Romano il farle , ora lo esporr , adducendo le entro Roma cagioni e le regole che inducono a ci praticare. Le pubbliche leggi non permettono che le grossezze de1 muri comuni (0
di
capo vin.
pure gli altri muri si fanno della medesima grossezza , acciocch non rimangano di soverchio ristretti gli muri di mattoni, se non siano di due o tre teste, ma grossi spazj. Ora solamente un piede e mezzo a , non possono reggere pi che un sol palco. Quindi in tanta magnificenza di citt, ed in numero cos infinito di cittadini , bisognando fare innumerevoli abitazioni e non potendo il farne entro Roma quante bastino a s gran moltitusuolo esser capace di dine, la necessit ha obbligato ricorrere al rimedio dell' altezza delle case. Per lo che innalzandosi pile di pietra, o murature di cocci, o pareti di ciottoli , elevate in altezza , e concatenandosi da frequenti palchi , si ottengono grandissimi commodi pe* Cenacoli 3 Cos , moltiplicali palchi ed muri , il popolo Romano viene colf altezza ad avere comodissime abitazioni senza ingombramento. Ora, poich ho detto la cagione per cui non si permettono dentro Roma , a motivo dell' angustia degli spazj ,
siano
oltre
un piede
mezzo,
e cos
).
muri
fuori
di
di
come
essi
il
questi
forti
si
facciano
volendoli
usare
e di lunga durata.
si
muro
e
sotto
tetto
7
far
un suolo
1
di
fabbrica
di
de gocciolatoi come 1 si pratica nelle cornici, ed in questa guisa si riparer a danni possibili: perciocch se mai verranno infrante o slanciate a terra dal vento le tegole 1 del tetto, donde suol colare l acqua piovana, il recinto de 1 cocci impedir mattoni; oltre a che Paggetto de 1 gocciolato] sbalche penetri a guastare zer in fuori dal vivo del muro le gocce, e con questo riguardo si verranno a conservare salde le fabbriche di mattoni. Il conoscere poi quali cocci siano buoni, e quali no per questa fabbrica, non si pu sapere cos di subito: perch se quelli resisteranno su i tetti nelle intemperie dP inverno e neir estate, allora si giudicheranno buoni; imperocch in quelli che non sono di argilla buona , o non ben cotti , scuopronsi colle brine e colle
in circa, co suoi aggetti
i
un piede
mezzo
Veggasi la nota 5 del cap. I. lib. I. fac. io. Non poteva essere composto codesto muro , che di un Didoro in lungo ed uno in largo ; ed il didoro lungo un piede e largo mezzo. Per Diplinti poi e Tripliitii dee intendere Vitruvio Que' muri capaci di contenere nella loro larghezza due o tre mattoni pel lungo. E poi assai palese che egli parla qui dei mattoni crudi, e non dei cotti. di tenere i salotti da mangiare nei (3) L' uso piani pi alti delle case, scorgesi anche nella Villa Laurentina di Plinio il giovane (lib. II, ep. 17), il auale nella torre del suo giardino aveva una loggia estinata a codesto effetto: cio ad uso di triclinio. Si appellavano anco Cenacoli quelle Taberne
(1) (?)
Camerette situate nel luogo pi eminente del Circo, ove elevavasi il porticato. Svetonio (in Aug. cap. 45) ci dice che Augusto andava frequentemente nei Cecenses
nacoli de' suoi liberti a vedere le corse: ipsc Cirex amicoriun fere libertorunique coenacu/is spectabat.
Dione dice lo stesso di Tiberio. Questo nome fu loro attribuito a simiglianza dei Cenacoli delle case dei privati , che erano i Mezzala nella parte
superiore, o\e per lo pi solca dimorare la gente ordinaria ed i liberti, Varrone (lib. IV, cap. 33)
e' istruisce
che
tabant.
Posteci
,
quwn
coeperunt
dieta.
supcrior
donnis
universa
Coenaculum
1
, ,
58
"date
i
LIBRO
difetti;
II.
che non resistono sopra tetti non potranno nemmeno resistere appeso messi nelle costruzioni de** muri. Periodi le pareti, clic reggono il tetto, eseguite con tegole vecchie riusciranno assai
onde
quelli
robuste.
imperocch quanto giovano per la sollecitudine , e per acquistare ampio spazio nel luogo ove si lamio , altrettanto poi riescono di maggiore e pubblico danno , essendo questi facilissimi, come fascine, ad incendiarsi. Egli dunque meglio colla spesa de mattoni essere in isborso , che 1 per risparmio , fare g intelajati ed essere in pericolo. Oltrech quando 1 questi sono intonacati fanno delle fenditure, per cagione de travicelli dritti quali, venendo bagnati, si gone traversi che dentro vi sono disposti: ed asciugandosi poi si ritirano, e cos fiano per l'umido che ricevono allora si fendono gF intonachi. Ma giacch alcuni sono costretti ad usarli,
Intelaiati poi,
GT
vorrei che
nemmeno
fossero
mai
stati
inventati:
cos
di
per
la
fretta
per rimediare
un luogo
fuori
squadro (0 , allora si far in questo modo. Si costruir al di sotto un acciocch non restino offesi dal calcinaccio ( 2 n dal pavimento sodo 1 ed un poco pi alto da essi: poich se mai quegf Intelajati s internino in questo sodo, col tempo vanno a marcire, e cos abbassandosi si piegano, e fan cader poi rintonaco. Ho trattato de Muri ed in generale dell' apparecchio del loro materiale , e delle propriet buone e cattive di questo per quanto meglio ho
, ) 1
1
potuto. Tratter ora del legname per le travature, delle sue specie, e del
modo come
prepari
lo
mostra
la
natura medesima
ac-
CAPO
L
IX.
Del Legname.
Legname
si
ha da
tagliare
al
3 ( ):
principio
dell
Autunno
cio prima
di Primavera no,, perch tutti gli alche incominci a soffiare Favonio beri allora sono pregni, e comunicano tutto il loro vigore alle frondi ed
in (1) Ho creduto meglio attenermi alla lezione pendenti loco deceptio (anzich dissepto , o interceptio , come altri leggono), perch Lenissimo pu darsi che in una stanza, ove per ragion del sito si
fosse fabbricato
cio irrego-
(a) Ogni pavimento, o che sia su di una vlta o su d'un solajo sempre sopra quella o questo a livello il si sparge del calcinaccio, per mettere pavimento, detto il costruire cui si dee su piano Codesto vento suol cominciare circa agli 8 (?>)
,
bisogno d'ingannare rocchio per codesta irregolarit in modo che non si conosca (deceptio)^ ed a ci si rimedia con un unno intelajato che non pregiudica la solidit bench fatto in istrappiombo.
.
Febbrajo, come dicesi da Plinio (13). XVI., cap. a5 ed altrove) circiter fere sextum idus Februarii, e da Vitruvio (lib. IX. cap. 5).
di
CAPO
alle
IX.
5o
:
della stagione, vuoti ed , spossati diventano e deboli rarit umidi, per le dei pori appunto come 1 che non si stimano sani dal tempo del conavviene a corpi femminili, cepimento fino al parto e nemmeno quegli animali , che si espongono in vendita , si assicurano per sani durante la gravidanza , perciocch il
;
frutta annuali.
Essendo quindi
per effetto
che va crescendo dentro il corpo tira a s il nutrimento della sostanza di tutti i cibi, e quanto pi si accosta il parto alla maturit, tanto meno sano il corpo da cui generato. Quindi die , avvenuto il
feto
si
distraeva
in
un
e
altra
specie d1 in,
cremento
piglia
il
restando
,
feto
se
,
lo
si
ri-
corpo
riempiendosi
di
succo
vuoti
larghi
vasi
for-
primiera naturale robustezza. Cos accade negli alberi, quali, nel tempo d'Autunno, maturati gi i frutti, diseccatesi le frondi.
le
:
ed attraendo
in
radici
la
il
si
ristabiliscono,
li
ricuperano
li
f antico vigore
tagli
Il
l''
forza
jemale
diceva.
ristringe
fortifica
legname nel
poi dee
modo
farsi
tempo
maniera
detto di
taglio
in
che
resti
si
acciocch, gocciolali-
done il succo, si secchi. Cos queir umido inutile che vi , uscendone per la spugna (0, non far rimanere dentro di esso putredine, n si guaster il
legname.
getti
Quando
,
si
terra
Che
a
ci sia,
si
pu anche
il
ravforali
visare
negli
il
arbusti:
quali,
quando siano
tempo conveniente
del midollo
presso
durata.
piede, e quindi
quegli
,
incisi,
mandano
allora fuori
so-
verchio e difettoso
Ma
di
umore che hanno, e seccandosi in tal guisa acquistano alberi che non hanno scolo V umido rappigliandosi
, ,
dentro
essi
s"
imputridiscono
e
si
diventano deboli e
difettosi.
Se per-
dubbio che non abbiano ad imputridire ma se saranno trattati detto potranno essere di grande vantaggio negli edifizj , e pretendere
,
alla
vetust.
le
il
Sono poi diversi gli alberi fra loro, e diverse come lo sono la Quercia, V Olmo, il Pioppo,
quegli
altri
il
non
n
fizj
fa
Cipresso, V Abete , e molto adoperati che sogliono essere negli edifizj: perciocch medesimo effetto la quercia e l'abete, n il cipresso e l'olmo;
altri
tutti
gli
le
stesse propriet
,
ma
ciascuna
edi-
prestasi negli
ad uso ed
effetto
un*' altra
specie.
(1) Ogni albero consta di pi parti: prima la Corteecia: poi il Tronco spoglio di essa, clie latinameiite dicesi dolatus, per esser liscio come piai-
lato: lus;
quindi la Spugna, detta pure in latino torufinalmente trovasi la Midolla, che la parte la pi sana del legno.
e
Qo
LIBRO
1
II.
e meno primieramente l Abete , avendo molto di aria e di fuoco assai di acqua e di terra, siccome composto di elementi pi leggieri, non pesante; e per ristessa causa la naturale sua rigidezza tenendolo teso, non cos facilmente si piega sotto il peso , che anzi resta diritto nelle ma perch contiene in se soverchio fuoco , genera quindi e travature nutrisce il tarlo , da cui poscia offeso , e per la medesima ragione facilmente si accende, perch il fuoco penetrando negli aperti pori di questo
legno
abbonda V aria, vi eccita una grande vampa. Di codest' albero per, prima di tagliarlo, la parte eh prossima a terra, ricevendo e liscia per la vicinanza T umido dalle sue radici , risulta senza nodi
,
ne* quali
eh superiore, cacciando fuori da' nodi, per la forza del calore, molti rami, se venga tagliata da venti piedi ali ins, e piallata che sia, a cagione della durezza de* nodi appellasi Justemo,} all'opposto se la parte inferiore sia tagliata e spaccata in quattro ('), gettata via la spugna del medesimo albero, dicesi sapinea, e serbasi allora quel legno pei minuti lavori. La Quercia ali incontro, abbondando soverchiamente di elementi terrei, ed avendo poco d acqua, d'aria e di fuoco, usata sotto terra dura eternae ci perch , avendo scarsezza di pori , ed essendo bene commente patta, ancorch venga bagnata dall acqua non vi pu addentro penetrare
(lucila poi
1
l'umido: che anzi, per ischivarlo e resistergli, si torce, e fa screpolare 1 que 1 lavori ne quali adoperata. L' Ischio poi , perch ha porzioni eguali di tutti gli elementi , di ma se pongasi in luogo umido patisce perch grand uso negli edilizj Tumore, penetrando ben addentro pei pori, caccia fuori e Paria ed il fuoco. 1 Il Cerro ed il Faggio, perch similmente partecipano d acqua, di fuoco e di terra, e mollo pi d'aria, ricevendo facilmente negli aperti pori l'umido, cosi presto pure marciscono. Il Pioppo tanto bianco che nero, il Salice, il Tiglio ed il Vitice, avendo assai di fuoco e d'aria, moderatamente d acqua e poco di terra, ed essendo d' una tempera pi leggiera, pare che riescano ne lavori di meravigliosa finezza; e non potendo essere duri, per mescolanza di terra, sono 1 bianchi per la loro porosit , ed agevoli da lavorarsi per g intagli. L" Alno poi , il quale nasce presso le ripe de* fiumi , e* pare che non 1 pure ha ottime qualit, perch composto di niolt sia legno servibile aria e fuoco, di mediocre terra e di poca acqua. Onde, non avendo in s troppo umido , quando si adopera per le spesse e fitte palizzate sotto le fondamenta delle fabbriche in luoghi paludosi, riceve l'umido in copia per vi dura eternamente maggiore di quello che per natura non ha reggendo ogni qualunque gran peso di fabbrica, e la mantiene senza difetto. Cos quello che non pu durare che per poco tempo fuori della
1
:
(i)
Quattro
il
ili-
lo
interpreta
Tronco
ho
seguito
il
Galiani
quale
tra parti.
CAPO
terra
,
IX.
1
sempre quando resta immerso nell acqua. Si pu ravvisare in Ravenna ('), ove tutte le fabbriche pubbliche e private hanno sotto le fondamenta palafitte di questa sorta. L 1 Olmo poi ed il Frassino hanno moltissimo d* acqua , pochissimo d aria e di fuoco, e temperatamente di terra: si piegano posti in opera, e abbondanza dell 1 umido non hanno forza da reggere al carico, onde per presto si fendono. Ma se sono per la vecehiaja diseccati , oppure che
resiste
1
61 questo
l"
alla perfezione
),
si
estingue allora
e
duri; e nelle
commessure
negli
che hanno, assicurano una forte concatenazione. Il Carpino, nella cui tempera entra pochissimo fuoco e terra, ma moltissima aria ed acqua, non fragile, ma facilissimo a lavorarsi. I Greci, perch di codesto legno ne fanno i gioghi per i buoi, e presso loro i gioghi si chiamano Ziga , appellano perci Zigian anche cotesto legno.
incastri,
per
la pulitezza
meravigliosi
il
Cipresso
3)
ed
umido, e discrete porzioni degli altri verchio umido sogliono in opera fendersi, ma si conservano senza difetti sino alla vecchiezza: perch V umido che emana dal loro corpo di sapore amaro , e per la sua amarezza non vi lascia penetrare tarli n altri animaletti che sono nocivi; e per questa cagione lavori che si fanno di tali legni durano eternamente. Il Cedro ed il Ginepro hanno le medesime buone propriet ed usi e siccome dal cipresso e dal pino si ha la ragia cos dal cedro cavasi Folio che si chiama cedrino, col quale ungendosi qualunque cosa, e specialmente libri, non sono offesi dalle tignuole e dai tarli. Le foglie di questi alberi somigliano quelle del cipresso ed il legname ha la vena diritta. Nel tempio d Efeso la statua di Diana ed i lacunari sono di
i ,
i ;
sono ancora in parecchi templi nobili, affinch abbiano lunga durata. Codesti alberi allignano, pi che in altre parti, in Creta, nell Affrica, ed in alcuni luoghi della Soria. 1 Il Larice (4), che non conosciuto se non in que municipj che sono
lo
1
questo legname,
come
lidi
del
solo
non viene
offeso dai tarli e dalle tignuole, per la grande amarezza del suo sugo,
ma
(i) A' tempi di Yitruvio era Ravenna quasi tutta dentro 1 acqua, com' a un di presso Venezia. A ci che poi Yitruvio dice delle palafitte soggiimgo, che si costuma in Venezia di farle con il faggio verde , il quale s' indurisce sotf acqua di tal maniera che giugne perfino a pietrificarsi. (i) Vorrebbe il Filandro leggere perscctac in luogo di perfecto ; e benissimo pu stare perch gli alberi restando lungo tempo cos tagliati in campagna s' induriscono a perfezione. Imperocch dicendo qui Yitruvio: simid autem vetustate sunt aridae factae intende degli alberi che si seccano naturalmente iu
,
ha poco sopra
espresso:
(3)
si stantes,
et vivac siccescendo.
Plin. (lib.
e lo distingue in
XVI. cap. 33) tratta del cipresso, maschio e femmina, e dice: Cuet
pressus in
in
marem
foeminam
et
separatur.
:
Mas
late
coti-
ramos promittitur
(4)
di(fluidi tur
foemina
tempi di Yitruvio dovette per essere Romani ed impiegato nelle loro fabbriche: poich, al riferire di Plinio (lib. XVI. cap. 3g), l'imperatore Tiberio fece edificare il ponte delle .Naumachie con questa sorta di legname.
i
Dopo
noto
il
larice a'
G2
i-ii. :;<>
ii.
1
nemmeno
fuoca
e
la
abbrucia, n pu ardere da s, se non, a guisa che s inpietra da calcina nella fornace, sia abbruciato con altra legna
si
;
neppure allora prende fuoco, n produce carbone, ma solo lentamente e con lungo tempo si brucia, a cagione della sua tempera scarsissima di fuoco e d'aria: la quale essendo poi maggiore di acqua e terra, perci assai compatto, e non ha pori aperti, pe"' quali possa penetrare il fuoco, che anzi lo rispinge, e fa che non lo possa cos di subito offendere. Pel
suo peso non pu essere galleggiato
su
zatte
eli
dall'
acqua,
ma
il
si
abete.
pertanto
qui
opportuno
sapere
le Alpi,
come
si
sco-
prisse codesto
Quando
nalo
1
il
avendo ordi-
municipi di provvedere i viveri , tra questi eravi un castello forticui abitanti fidatisi nella naturale forbeato, che si chiamava Larigno, 1 onde Y Imperatore tezza del luogo ricusarono di ubbidire ali ordine vi fece marciar le schiere. Dinanzi alla porta di questo castello ergevasi
a"
i
una
torre formata
appunto con
travi
di
con bastoni e pietre rispingere gli aggressori. Ma quando fu ravvisato che essi non avevano altre armi che bastoni , e che per il peso non potevano lanciarli assai discosto dal muro, venne ordinato che si accostassero a quella barricata, portandovi fascine e fiaccole accese. I soldati senza indugio ve ne ammucchiarono delle cataste. La fiamma che bruciava le fascine intorno
incrocicchiati
a guisa di pira,
al
cielo, fece
e
quella
mole
ma
Allora
estinta
cessata
fu
stupefatto
Cesare
nel veder tuttavia intatta () la torre, ordin di fare una circonvallazione fuori
del tiro
de* dardi.
di
i
terrazzani intimoriti
1
si
arrendettero; e richiesti
stati
dappoi
offesi
dal
mostrarono allora codesti alberi, de quali avvi in que* luoghi grandissima abbondanza. Quindi che Larigno chiamasi il castello, e Lanino del pari appellasi l'albero. Questo si trasporta pel Po fino a Ravenna per uso delle colonie di Fano, Pesaro ed Ancona, e degli altri municipi vicini che se vi fosse mezzo di trasportare a Roma il legname di codesto albero e se ne avrebbero grandissimi vantaggi per le fabbriche se non in ogni cosa , almeno facendosi di questo legno le tavole delle grondaie intorno le isole delle case, si renderebbero gli edifizj sicuri dal pericolo della comunicazione degl' incendj 2 , non potendo queste ta:
fuoco,
qui dice Vitrtmo-, e Plinio (lib. XVI. Palladio (lib. XII. in Novcmb. tit. i5), bisogna crederlo esagerato, perch da questo legno,
(1)
Qnanlo
e
selce
,
purificata
jjrima e inondata
d'
cap.
)()).
ria eterogenea, in
una soluzione
d' alcali
ogni matecaustico,
secondo
(->.)
lo
stesso Plinio
si
cio sale che si ricava dal liscivio delle ceneri delle piante abbruciate . quindi, intonacato il legno con
Un Giornale degli Stati Uniti d'America, parlando d una nuova ed interessante invenzione per rendere incombustibile ogni sorta di legname, dice:
t-
questa mistione,
tate a
alla
bramato effetto . Lo due grosse travi, imbiuquesto modo, vennero esposte in un incendio
si
ottiene
il
ne rimasero
illese.
capo vole
x.
65
n ricevere ne produrre
somiglianti a
maneggevole per i lavori riserbati, niente meno dell' abete e tramandano la ragia liquida del colore del miele attico, la quale serve anche di medicamento
le foglie
:
Hanno
codesti
e
alberi
diritto
per
tisici.
Ho
trattato
di
tutte le specie de
natura attribuite,
ad esaminarsi perch non sia cos buono chiama superiore, come lo quello che chiamasi inferiore, il quale di grande uso e durata negli edifizj. Spiegher dunque su di ci come dalla loro difetti , o le loro buone qualit de luoghi sembrino derivare o qualit, acciocch queste cose siano palesi a coloro che amino d* esserne
-1
istruiti
(').
CAPO
Dell' abete di
X.
Apennino.
qua
e di l dall'
mare Tirreno, e si proconfini della Toscana dall'altra. Il giogo poi di questo monte, inclinandosi, tocca verso il mezzo della sua curva le spiagge del mare Adriatico, e ghigne serpeggiando fino allo Stretto di Messina. La sua curvatura interiore adunque, la quale guarda la Toscana perciocch ella continuamente esposta e la Campania , amenissima alla forza de raggi del Sole: la parte poi di l, che pende verso il mare
radici nel
di
om-
brosi, e di
che nascono da quella parte, nutriti dal continuo umido, non solo crescono a smisurata altezza , ma le loro vene anche riempiendosi di soverchio umido si gonfiano, e saziansi a" acqua. Onde quando sono tagliati e puliti, perduta la
interrotti
non
gli alberi
ventano per
la
porosit
deboli
edifizj.
spossati
meno
aver
durata negli
Quelli
tuati in faccia al
duriscono
poich
alberi.
Sole estrae
quelli
non essendo cos porosi, seccati s* innon solamente f umido dalla terra, ma
anche
sodi
dagli
la
Onde
per
densit
che sono in luoghi aperti, essendo pi delle fibre , non avendo larghi pori , e mancando
(1)
Palladio,
(lib.
XII. Nov.
il
tit.
i3): Scnmozzi
(lib.
stazioni degli edifizj, da' quali potr ognuno appieno istruirsi, qualora non bastasse quanto qui
ed altri Trattatisti d" Architettura, o d' Agricoltura, parlano a lungo de" legnami da usarsi nelle co-
ha detto Vitruvio.
g/j
LIBRO
II.
perci d'umido, ridotti che siano in travi puliti, risultano di grande vantaggio e durata. Egli per tal cagione che gli abeti della parte inferiore,
da luoghi aperti , siano migliori di quelli della parte superiore, che vengono da luoghi ombrosi. Ho trattato di quel tanto che, per mio avviso, ho potuto notare dei
siccome
si
trasportano
Legnami
necessarj
per intraprendere
le
fabbriche
mescolanze degli
s*
1 che vorranno porre in opera g insegnamenti da me prescritti , e diversi usi, scegliere i convenienti materiali. E che sapranno, secondo 1 posciach si fin qui trattato del loro apparecchio, ne seguenti Libri si ragioner delle fabbriche medesime: e, secondo che richiede V ordine si dir in prima de* Templi sacri degli Dei immortali, e della loro simi
metria e proporzioni.
FEN'E
DELL' ARCHITETTURA
DI
PREFAZIONE.
il
Il Delfico Apollo per mezzo della sua Sacerdotessa proclam Socrate pi sapiente fra tutti. Di lui raccontasi aver dottamente e saggiamente
i
petti degli
acciocch
1
sentimenti di
(').
esposti
all'
altrui
di
disamina
gli
ognuno non rimanessero occulti, bens E volesser gli Dei che la madre Natura, giusta
si
V opinione
difetti
Socrate,
vedrebbero da vicino
le
virt
potendosi cos sottoporre alla contemplazione deirocchio anco gf insegnamenti delle scienze , ne sarebbero quindi meno
incerte le dimostrazioni, ed
e pi
i
ma
dotti
ed
la
sapienti acquisterebbero
maggiore
Natura non ebbe in siffatta guisa ordinate le cose, ma sibbene come ad essa piacque, avviene perci che non possali gli uomini giudicar con fondamento sulla teoria delle scienze arcane delle arti, per rimaner V ingegno ne loro petti ottenebrato. Cos medesimi artefici, bench si ripromettano del loro senno, pure, se essi non siano ricchi, o se non si abbia contezza antica di loro scuola, ed insieme non abbiano il dono e la grazia della facondia forense, col solo patrimoferma autorit.
posciach
1
i
Ma
di
credito perch
vengano
e
pu questo da noi
fra quali
1
osservare negli
antichi Scultori
Pittori;
eterna la loro
memoria presso
come,
fra
ed altri che si rendettero celebri colf arte loro: avendo conseguito la celebrit per le meravigliose opere che fecero o per grandi Citt, o per Re, o per nobili Cittadini. Ma all' incontro quelli quali, sebben dotati di non minore diligenza , ingegno ed accortezza abbian fatto opere niente meno perfette ed egregie, ma per cittadini ignobili e di umil condizione, non hanno perci conseguito alcuna fama, non gi per mancleto, Fidia, Lisippo,
i
,
(i)
Luciano
nell
il
Ermotimo )
attribuisce tal
sen-
la casa di
tenza a
quale dovendo pronunziar gidizio sul maggior pregio delle opere di tre Numi, dopo aver notato di difetti il toro di Nettuno, e
Momo,
lo disse
Minerva, quanto all' uomo di Vulcano di una finestra nel petto, onde scernervi il vero ed il falso,
mancar
, ,
(38
PREFAZIONE
1
canza di sapere e finezza d'arte, ma perch Fortuna fu d essi nemica; siccome tali sono stati Ella di Atene, Gliione di Corinto, Miagro di Focea, Farace di Efeso, Beda di Bizanzio, ed altri molti. E lo stesso dir
si
1 dee de Pittori
,
fra
quali Aristomene di
Taso
Policlete
di
Atramite
1
Nicomaco, ed
altri,
cui
1
non manc ne
alla
stati
industria,
loro
g
1
intrighi
avversarj
Non
peraltro
da
le
far le meraviglie
ciami sconosciute
" zione, veeeendo OD
virt:
di
ma
per ignoranza, dell arte giacnon puossi che provar altissima indignail
non
rado essere
deviar faccia
il
Se dunque
senno,
le
siccome piacque a Socrate, chiare ed evidenti, non avrebbe luogo n favore, n ambizione; ma con ispontaneit s 1 affiderebbero le opere a coloro quali fossero giunti merc la pratica nelle vere e sode discipline, al maggior grado di sapere. Ma poich tutto ci non nel suo aspetto n chiaro, n palese alla viavveggo prevasta , come diciamo che avrebbe dovuto essere , e ben dotti , non parendomi lere per effetto del favore , pi g ignoranti che conveniente di garrir d ambizione con g ignoranti , mi appago piuttosto render con questi scritti pubblica l eccellenza dell arte mia. Nel primo Libro adunque , o Imperatore , ti ho dichiarato cosa sia quest'arte, quali perfezioni ella abbia in s, e di quali erudizioni faccia mestieri che sia fornito l Architetto: ho soggiunto ancora le cagioni peropinioni, e le scienze arricchite di dottrine, fossero,
i
debba esser perito nelle medesime e colle definizioni e colle di1 visioni ho determinato e distribuito le parti di tutta l Architettura. Dappoi, siccome prima e pi necessaria cosa, ho con ragioni discorso della
ch
egli
;
costruzione delle
mura
della citt
e
i
come
si
,
scelgano
luoghi salubri
1
ho mostrato con figure quali siano Venti luoghi d onde e quali emanino ed ho anche insegnato a fare la distribuzione esatta delle piazze e delle strade dentro la citt, e cos ho compiuto il primo Libro. Nel della loro essenza e del loro uso Secondo ho trattato de Materiali nelle opere e come abbiano dalla natura ricevuta la loro perfezione. In questo Terzo ora tratter de Templi dedicati agli Dei immortali , ed esporr le regole a medesimi convenienti.
i
;
CAPO
I.
G9
I.
CAPO
Della composizione, e simmetria de' Templi, e delle proporzioni del corpo umano.
J_ja composizione
(')
dei
Templi
le
di
cui
La proporzione
(
una corrispondenza a parte per parte de membri, e del tutto insieme in qualunque siasi opera , dalla quale corrispondenza emerge la simmetria 2 Quindi non pu alcun Tempio dirsi bene costrutto, se non abbiavi sim).
si
pu conseguire
se
non
nello stesso
le
Imperocch ha
la
natura
3 ):
composto
la
corpo
umano
della
in
guisa, che la
1
faccia dalla barba fino a tutta la fronte, cio fino alla radice de capelli, la
similmente
palma
:
mano,
dal
dalla giuntura
mezzo ,
altrettanto
la testa
mento
al
cu-
un'ottava,
alle
ed altrettanto dalla nuca: dalla parte superiore del 1 e fino (4) al cucuzzolo una radici basse de capelli una sesta
;
nella
terzo dalle
ed un terzo ancora da questo termine sino alle radici de'' capelli, dove comincia la fronte. Il piede la sesta parte 5 deir altezza del corpo: il cubito la quarta: il petto anche
delle
ciglia
;
(
)
faccia
un
terzo
dai
mento
alle
narici
un
la quarta
6 (
);
membra hanno
eziando
le
loro
corri-
(i)
La composizione non
:
sizione
ella
fino
cucuzzolo.
(5)
1
assembramento
medesime).
E
:
in
somma
il
contrappunto dell Architettura , e dagli artefici si suole esprimere con queste parole che le parti siano ben messe insieme colla dovuta proporzione. La disposizione poi riguarda l' utile. Vcggasi 1" Albero dimostrato in fine del cap. 2 lib. I. che Vitruvio volesse fatto codesto (2) Sembra assembramento di proporzioni con numeri facili, acciocch la differenza che vi ha tra parte e parte possa essere dal giudizio compresa ; a quel modo cio come con assai di e\idenza s'intende la maniera con cui 1' 1 sta ali al 2, al 3: il 2 al 3: , il 3 al 4 il 4 & 1 ^ il 5 al 7 il 7 al 9 5 ed altri simigliane numeri. (3) Veggansi le figure del corpo umano, secondo g' insegnamenti di Vitruvio, alla Tav. V. Fig. 1
1 1
'
se
Si avrebbe potuto credere qui errato il Testo, non avesse Vitruvio altrove ( lib. IV. cap. ) ci raffermato con chiaro argomento. Per quanto diligenza nelle statue greche delsi osservi con
l
Apollo, dell'ntinoo, e dell Ercole, la lunghezza 1 del piede non oltrepassa il settimo di tutta l al7 tezza della figura (Vedi Tav. V Fig. 1 ).
1
.
misura si prenda alle ossa delle (6) Se codesta spalle la cosa sta appunto come dice Vitruvio ma se si voglia intendere che sia presa alle aforse potrebbe riuscire proporzionata per scelle un corpo che avesse, secondo egli vuole, il piede lungo per un sesto dell altezza. Come che codeste proporzioni a noi non vadano a grado , forse dai deci si saranno approvate in uomini forti e ro, : ,
1
busti,
non
gi in dilicati
2 e 3
(4)
rjQ
libro m.
di
spondenze
scultori
celebri pittori
Debbono medesicorrispondenza
mamente
di
membri
tra
de* sacri
Templi avere un
assai dicevole
ciascheduna parte e tutta la loro ampiezza. Il centro parimente, ossia il mezzo del corpo umano, naturalmente Pumbilico; perciocch, ove T uomo si ponga supino colle mani e co" piedi stesi, e, latto centro colle seste nelP umbilico, si descriva un cerchio, toccher esso
misure
colla sua
circonferenza
gli
pu
umano. Imperocch se si prenda la misura dalle piante de"* piedi alla sommit della testa, e si confronti con quella delle sue braccia stese, si trover eguale Taltezza alla larghezza, per P appunto come un quadel corpo
drato rettangolo.
corpo dell'uomo in guisa che le proporzioni delle membra corrispondano al suo tutt" insieme, hanno perci con ragione stabilito gli Antichi, che anche nelle opere perfette ciascun membro debba aver esatta corrispondenza di misura col corpo intiero
la
Se dunque ha
natura composto
il
di
sia.
perci
adunque
siccome
1
in
tutte
le
fabbriche introdussero
Templi
degli
Dei ,
ne" quali
come
tali
biasimi delle
delle
opere.
Che
membra
le
misure
sono il dito, il palmo, il piede, il cubito, e distribuirono codeste misure in un numero perfetto, che Greci chiamano Telos. Gli Antichi poi determinarono per
necessarie
ad adoperarsi
in
tutte
opere:
numero
dalla
perfetto
il
numero
quantit
delle
della
mano: quindi
dalle dita
palmo,
e dal
palmo il piede. Cos ancora a Platone piaciuto di fare perfetto il numero dieci, per la ragione che dieci dita aveva la natura formate in ambedue le mani, e perch era composto questo numero di unit, che Greci chiamano Monades, formanti la cifra X; le quali perci se aumentassero divenendo undici o dodici, ec, non potrebbero pi dirsi perfette, se non quando giugnessero 'alla seguente decina imperciocch tutte le unit non sono che particelle di tal numero.
i
alcune micorpo umano, a fine di farei comprendere che, siccome vi prporzione nelle dette membra riguardo ad esse, e riguardo al tutto: cos risulla perfezione in miegli edilzj i eui membri saranno proporzionati rispetto ad essi, e rispetto al tutto. Chi bramasse erudirsi di tutte le pi minute proporzioni della macchina umana, pu, fra gli altri, valersi del famoso Trattalo della simmetria del corpo umano di Alberte Durer.
(i)
~\
membra
del
voce Schema molto emateria che si tratta pu indicare forma, modo, bellezza, abito, ornato, disegno, o rappresentazione di qualche figura^ o problema col
(2)
Il
significato della
la
steso.
Secondo
mezzo
situazioni per qualche momento. In Musica diconsi Schema le variet che risultano nel!' armonia dalle diverse posizioni dei toni e dei se-
loro proprie
miteni.
, ,
CAPO
I.
H
,
ed effettivamente sostenI divisori di questo nugono che il numero perfetto sia il sei, perch ('), raziocinare sommati eguagliano il numero di mero, al loro modo di a V uno , il diente il due, il semisse il tre, il sei: cosi il sestante besse (che i Greci chiamano Dimiron) il quattro, il quintario (ossia in greco Pentamiron) il cinque, ed il numero perfetto il sei. Cos crescendo nel computo sopra il sei, si aggiugne un sesto 3 ), e si forma il sette (detto in
ali
Matematici
incontro sono
in
quistione
con aggiungervi un terzo, che si dice terziario (4) (in greco Epiitos)^ ed il nove si fonila con aggiungervi la met, che si chiama sesquialtero (in greco Hemiolios). Ove poi si aggiungano due parti che fanno dieci, chiamasi besaltero (in greco Epidimiron): 1 il numero undici poi, perch si fa coli aggiunta di cinque, dicesi quintario (in greco Epipentamiron); ed il numero dodici, perch composto di due numeri semplici, dicesi in greco Diplasion. Similmente perch il piede la sesta parte dell altezza dell uomo, dichiararono codesto membro perfetto, siccome derivato dal sei, che il numero de piedi dell altezza del corpo; ed osservarono pure, che il cubito si compone di sei palmi, che corrispondono a ventiquattro dita. Pare ancora che da ci sia avvenuto, che le citt greche abbiano in costume di partire la dramma in sei parti, a somiglianza del cubito che composto di sei palmi. Imperciocch eglino stabilirono nella dramma sei parti eguali formate di sei pezzi di rame coniati, come sono gli assi, i quali chiamano oboli, ed a somiglianza delle ventiquattro dita divisero ogni obolo in quattro quartucci, da alcuni detti Dichalca, Triclialca da altri. I nostri per , siccome fecero gli Antichi , elessero da principio il numero dieci e stabilirono il denario di dieci assi di rame, e perci tale moneta ha fino al d cl^oggi ritenuto il nome di denario: chiamarono poi sesterzio la quarta parte del denario, perch conteneva due assi intieri, e, pel terzo, la met (Trai asse. Ed accorgendosi dappoi essere egualmente perfetto il sei, e il dieci, gli unirono insieme, e ne formarono uno perfettissimo, che il sedici. 1 Essi poi conobbero che l origine di questo trovato era il piede; perciocch se dal cubito si sottraggano due palmi ne rimangono quattro , quali compongono appunto il piede. E siccome il palmo di quattro dita 5 ),
greco Epliecton):
si
forma poi V
otto
(1)
divisori
:
del
6 sono
l'
sei parti
il
il
dieci,
cio
sot-
lo
sori
Sommati che siano codesti divi2 e 3 , formano 6. (t) L'Asse chiamasi libbra, la quale si divide in 12 once. L'unit di quello dicesi oncia: le due once sestante, perch sono la sesta parte dell'asse:
divide in due.
1
traendo dall'asse il sestante. Deonce l'undici, cio togliendo un'oncia dall"Me. E finalmente V Asse
detto libbra.
alla correzione del Fiquale legge adjecto sextante , invece di adjecto asse, perch con asse s'intende l'intero,
(3)
landro,
cio
(4)
1
le
tre once si dicono quadrante, poicli il tre sta quattro volte nel dodici. Trientc quattro once. Quinquonce, vale cinque. Semis, la met dell'asse cio once sei. Setto/ice, dj sette. Bes, di otto once, perch il duplicato del triente, o la sottrazione di un ti'iente dall' asse. Il dodrante il nove, e
2 once.
La voce
Vittimo
il
altrove (lih. IV. cap. 7). (5) S'intende del palmo minore, perch
1
palino
maggiore aveva 2 dita. Il Filandro ha qui una erudita nota. Vedi Poi. T. III. pag. 22.
n
cos
il
LQUIO
III.
piede ne
lia
sedici:
ed
altrettanti assi
contiene
il
denario
di
Se dunque accordasi che dalle dita dell' uomo siasi dedotto il mero, e che ognuno de* suoi membri preso di per s abbia giusta relazione a tutta la figura intiera, ed a parte a parte, ne segue che ammirar dob1 disegni de templi degli Dei imquali ci hanno dato biamo coloro
1
membri
distri-
buzioni de
membri
si ha V In antis che i Greci chiamano forme loro Naos en parastati 2 ), quindi il Prostilo, V Anjiprostilo , il Perittero , il Pseudo -dittero , il Dittero, e 'Ipetro. La formazione poi di codesti si dimostra nella maniera che segue. Il Tempio sar In antis, ove abbia nella facciata le ante nell'estremit delle pareti che chiudono la cella 3 ), e nel mezzo fra le ante due colonne, ed al disopra allogatovi il frontespizio con quella simmetria che 1 s insegner in questo medesimo Libro (4). Di questo se ne ha V esempio
,
( (
si
compone Y aspetto
delle
ne''
tre
Templi
si
della
Fortuna
delle
),
uno
de" quali
tre
quello
vicino
alla
Porta Collina.
che quello In antis: esso ha poi dirimpetto alle ante delle cantonate due colonne , e sopra avvi rintavolato 6 ed il frontespizio come lo ha quello In antis ; e cos ha pure a destra ed a sinistra nelle voltate il medesimo intavolato. Un esempio avvene ne 1 templi di Giove e di Fauno nell" isola Tiberina. LP Aifprosulo ha le medesime parti del Prostilo; e solo ha di pi le colonne ed il frontespizio anche nel postico (/). Il Perittero quello che ha, cos nella facciata dinanzi come nel poIl
Prostilo
compone
medesime
parti
stico,
sei
colonne, e ne fianchi
8)
modo che
estreme
file
delle
medesime
e cos vi
si
un intercolunnio;
abbia
il
(i)
in sedici assi
1 1
il
Campo
Scellerato
esiste-
a suoi bisogni, ad alzare la moneta, abbassando il peso ali asse. parola greca parastasis corrisponde alle (2) La voci latine lapides ab utroque latore, che in nostra lingua significano pilastri nelle cantonate. Anco il Baldi opina che le parastatae siano una cosa medesima che le ante , cio pilastri quadrati pel *o.stegno.
(3)
vano anticamente tre Templi della Dea Fortuna, cio Foitunae reducis , liberar., etstatae, i quali per avventura diedero motivo a Vitruvio di denominare
luogo ad tres Fortuna*. la voce epstjlia significa Tutto il cornicione del tempio e bench non faccia menzione Vitruvio del frontespizio, non perci deve credersi che non vi fosse (Veggasi Tav. VI. Fig. 2.). Vitruvio poi, al lib. IV. cap. 3, chiama singula epistylia i Pezzi degli architravi che passano da asse ad asse delle colonne, distinguendoli coli' epiteto singula da un lungo tratto d' architrave, Fig. 3. (7) Veggasi Tav. VI. (s) Veggasi Tav. VII. Fig. 1.
un
tal
(6)
Qui
La
figura di questo
Tempio
trovasi delineata
nella Tav.
(4) (5)
VI. Fig.
alla
1.
Cio
lib.
scrive JN'arclini (Roma antica IV. cap. 7), presso la Porta Collina, in oggi
Secondo che
CAPO
I.
7O
tale tempio di Giove pur il pronao, senza per la facciata nel postico, nel tempio dell Ol'atto da Muzio (4). nore e della Virt, presso i trofei di Mario 3 Pseudodittcro poi deesi formare in maniera , che nella facciata e Il
Metello
(0
il
Statore, architettato da
Ermodoro
):
ed in ciascun fianco quindici 5 ), compresovi quelle degli angoli. Quindi le pareti della cella corrispondano dionde nanzi alle quattro colonne di mezzo della facciata e del postico dalle pareti alle file estreme delle colonne vi abbia la distanza di due intercolunni, con di pi la grossezza d'una colonna. Non vi ha esempio in Roma d'un s fatto tempio, ma avvi in Magnesia il tempio di Diana fatto da Ermogene di labanda, e quello di Apolline fatto da Mneste Il Dittero (7) ha pure otto colonne in facciata, e otto nel postico, ma ha all' intorno della cella doppie file di colonne tal il tempio Dorico di Quirino, e lo Tonico di Diana d Efeso eretto da Ghersifrone 8 ).
nel postico abbiavi otto colonne
,
(
(j
).
Ulpetro poi ha
dieci
(9)
(1) Tutti i commentatoli di Vitruvio (mirando a corregger Metello in Megellq) dicono qui che: si ha da Tito Livio che Megello ahbia votato (e chi dice anche eretto) il Tempio di Giove Statore . Rettificando quest'errore (tanto facile a prendersi, ne' nomi proprj da Commentatori e Traduttori de Greci e de' Latini , come si osservato nella Nota 1, alla pvef. del lib. IL), si assicura che T. Livio anzi dice, al lib. X. cap. 36, che fu il Console Marco Attilio Regolo che fece il voto di detto tempio, per la guerra contro i Sanniti: nella quale Lucio Postumio Megello, sebbene collega di lui nel Consolato , non ebbe alcuna parte. in (a) Alcuni col Giocondo leggono Hermodi , luogo di Hermodori: del qual Ermodo per non si trova fatta alcuna menzione , ma bens di Ei 1 1
-
cui abitanti
lib.
VII.
cap.
Clic infatti
Ermogene
ed abbia molto meritato dell'Architettura, da Vitruvio in pi luoghi se ne rende testimonianza. i. (,) Vedi Tav. Vili. Fig. Diana si fa di nuovo (S) Di questo tempio di
menzione da Vitruvio
fa
nella
pref.
del
libro
VII.
XXXVI.
cap.
i4), Io
modoro.'
Chiesa di S. Eusebio fuche ora veggonsi nella piazza del Campidoglio. Si credettero di Mario, ma non v' ha certezza poich la scultura essendo del medesimo stile di quella della Colonna Trajana, gli Artisti e gli Archeologi li credono invece dedicati a Trajano per la attoria Dacia. Vedi lib. VII. pref. in fine, ove parlasi nuovamente di questi Mariani
(i)
In
Roma
presso
la
rono
-,
lungo piedi 4 2 ^ i e lai'g'i 220. Conteneva 127 colonne alte piedi 60'. 36 delle quali erano di un sol pezzo: e forse codeste erano quelle della facciata e dei fianchi. Demetrio Aulisi, sidl' esempio dell'antico tempio dorico di Pesto, pose nella facciata del portico nove colonne per attenersi al numero dispari registrato da Plinio. Sembra per miglior partito seguire il Poleni in una sua erudita Dissertazione (tom. I. part. II. Saggi di Disseti. dell' Accademia Etnisca di Cortona), il quale, a compiere il numero 127, ne compartisce 7 in quella edicola rotonda dietro al sacrario del tempio. Facendosi poi le colonne alte otto diametri e mezzo, esse erano grosse 7 piedi e circa once due , e g' intercolunnj da centro a centro circa piedi 20 onde erano della specie che Vitruvio nominer
:
trofei.
si parla di nuovo da Vi(4) truvio nella delta pref. del libro VII.
qui
in
seguito
sistilo ,
ossia
circa
due diametri.
essere
circa
e
Di questo Muzio
Vero
g'
che,
secondo
dei
le
intercoliinnj
fianchi
(5)
(fi)
Alcuni Testi hanno Mnesilie e Maestrie , ed altri Amnestae ed Amncsthe tutti nomi che non s'incontrano altrove. Si potrebbe meglio congetturare che mentre regnava in Atene il Re Mneste (o Menestco, secondo altri) sia stato eretto il tempio d'Apollo. Quanto poi ad Ermogene, sembra che Vitruvio, colf averne indicata la patria , abbia voluto porre in qualche
lezioni.
,
fig.
2.
mezzo piede pi
del portico:
stretti
della
facciata
ma
forse quelli di
mezzo eran
quivi
pi larghi anche fino a piedi 21. Io per son di parere che Plinio ci abbia dato le misure della lunghezza e della larghezza del tempio, prese dal vivo delle colonne d" angolo da fuori a fuori e non altrimenti dalla gradinata ^ perch cos riesce
,
bene
(<>)
il
computo
degl' intercolunnj.
lo
spaccato Fig.
i3
3.
n^
LIBRO
il
III.
ha due (') ordini di colonne in altezza, discoste dalle pareti in modo che formino un colonrimane scoperto senza tetto, ed ha il mezzo nato in foggia di portico gl'ingressi delle porte da ambe le parti, nella facciata cio enei postico. Jm Roma non ve ne ha esempio; ma avvi bens in Atene il tempio di otto colonne di fronte dedicato a Giove Olimpio 2
Dittero:
nella parte interna della cella
:
come
ma
).
CAPO
J_je
specie
,
II.
3)
de Templi
sono cinque, ed
loro
nomi sono
questi.
Pimo stilo
un poco pi
distanti: Diastilo,
reo stilo , assai allargato, e con colonne straordianche assai pi distanti: nariamente distanti: ed Bastilo, che distribuito con giusti intercolunnj. Il Picnostilo adunque quello in cui V intercolunnio sia largo quanto una grossezza e mezzo di colonna: tal il tempio del Divo Giulio, e quello di Venere nel Foro di Cesarea), ed altri di s fatta maniera composti.
(i)
Si
si
il
primo
il
secondo
^
ordine
non
si
solo architrave,
come
un
limila in quello di Pesto (ipetro esastilo) edili altro rapportato dal Perrault (lib. VI. 4- ^ es tutles Bordeaux). Gli Architetti dell antichit,
1
proporzioni della si servirono di due ordini di colonne, l'uno sopra l'altro: riputando clic, per giugnere a pareggiare 1 altezza del tempio, non si potesse trovare miglior partilo di questo dei due ordini, onde recare sveltezza in un sito assai ristretto. Per essere il tempio di Pesto esastilo cio di sei colonne in fronte, non ha la cella rinserrata da alcuna muraglia, ma il secondo giro delie colonne Separa le ale della cella scoperta, Ira le quali si osservano in pili luoghi dcgl inlercolunnj le piante dei muriccinoli che avranno serinterno scoperto. A Selinunte vito a separare nella Sicilia si sono rinvenuti molti pezzi di Cariatidi alti circa piedi 32, che servivano di secondo ordine nell' interno de! tempio i/tetro.
assai
alle
acconciamente riflettendo
erano quivi magre, e troppo dilicate. (Vedi Pausalib. V. cap. io Elid.). La societ degli Scienziati e degli Artisti francesi che trovasi in viaggio nella Grecia, e precisamente in Olimpia, per rintracciare vetusti avanzi di codesta classica terra ha scoperto con felice successo, dopo alcuni scavi, un tempio che essi credono di Giove Olimpico. Questo monumento ha di lunghezza piedi a4 5 e le colonne ivi trovate hanno 21 piedi di circonferenza, cio circa metri 2, ceutim. a5 di diamenia,
tro. arti
,
nuovo pascolo
ai
(a) Vitruvio la di DUOVO menzione del tempio di Giove Olimpio nella prefazione del lib. VII. Tito Livio (lib. \A. cap. >.!j) discorre ei pur della sua magnificenza: e le colonne di questo tempio, che erano di marmo Penti lieo, furono trasportale in Roma ed impiegate nella riedificazione del tempio di Giove Capitolino. Ei e non mostravano quella bella proporzione con la (piale apparivano in Atene: clic
Dalla distanza che vi ha tra una ed altra (:;) colonna (detta intercolunnio), e dalla differente misura di codesto spazio derivano le specie e le forme diverse degli edifizj o di grave, o di maestoso o di leggiadro e \ ago aspetto. Egli per vero che le accennate larghezze degl' intercolunnj vogliono essere adattate all'uso che far si dee dell' edifizio, ed alla grandezza delle colonne, perch riescano essi comodi, stabili e convenevoli. Veggasi la Tav. X., ove sono dimostrate le cinque specie d intercolunnj, colle corrispondenti elevazioni prescritte da Vitruvio. (1) Chi volesse conghietlurare essere stato il tempio di Antonino e di Faustina (pici magnifico che Giulio Cesare dedic nel Foro Romano a Venere
,
,
di
opinare
di-
anzi,
coni.-
capo
ir.
75
farsi
Parimente
di
cIhc.
il
Sislilo
quello
in
i
cui
pu
delle
il
V intercolunnio capace
siano
eguali
a
([nello
rossezze di colonna, e
plinti
('):
basi
spazio
che
resta
il
fra
due
plinti
tal
Tempio
della
Fortuna E(
ed altri fatti a questa medesima maniera. Ambedue queste specie riescono per difettose pel loro uso 2 ): impegradi per recarsi a fare la rocch le madri di famiglia, qualora salgono non possono passare accoppiate per la strettezza degT interpreghiera colunnj, e sono costrette a passarvi in lila. Oltre di che la veduta delle ed simulacri 3 porte rimane nascosa per la spessezza delle colonne non ricevono lume. Finalmente , per Y eccessiva strettezza rimane impequestre presso
Teatro
di pietra,
dito
Il
il
passeggio intorno
al
tempio.
tal
Diastilo sar quello che possa aver V intercolunnio lauto largo, (pian lo
sia
la
(4);
il
tempio
architravi
di
Apollo e
la
di
Diana.
difetto
che
gli
per
soverchia lun-
spezzano
Arcostili
5 ( ).
possono usare architravi u di pietra u di marmo; ma solo debbonsi porre lunghe travi di legname. L'aspetto per ed loro frontespizj si di codesti templi riesce pesante , tozzo e largo adornano all' uso toscano con simulacri di creta, o di bronzo dorato: tali sono, presso al Circo Massimo, il tempio di Cerere e quello di Ercole eretto da Pompeo e tal anche quello del Campidoglio 6
poi
non
si
).
Ora
pel
si
sia
il
migliore ed
il
pi adatto',
1
Imperocch g intercolunnj di codesta specie si debbono far larghi per due grossezze di colonna ed un quarto ed il solo intercolunnio tanto del mezzo della facciata che
bellezza e la fortezza.
del postico
di
tre
grossezze di colonna
bello
il
1
poich lacendolo
in
fatta
guisa
1'
aspetto
,
sar
g*
ingressi
saranno
la
comodi
senza
alcun
ingombramento
ed
passeggio
attorno
cella
apparir
maestoso.
ora dir Vilruvio che Y aggetto delle basi del diametro della colonna, come in fatti in codesto intercolunnio. 11 Teatro di pietra poi qui ricordato, dee intendersi il Teatro
(1)
Or
e per
un quarto
di
Pompeo.
(2)
Perch codesto intercolunnio abbia a ser\irc all'uso, bisogna che le colonne non siano meno grosse, all'imo scapo, di circa braccia 3 di Milano,
ossia metri
(3) I
chiama anche diastilo un intercolunnio dorico di due diametri e tre quarti. i) Giova l'unire codesti architravi col fregio, e ( farli di tre pezzi, cosicch il pezzo di mezzo abe si giaccia coi lati sopra bia la forma di conio due che gli sono ai fianchi. i
c
(fi)
Plinio (lib.
e
XXXV.
cap.
ci
dice, che
Damo-
centim. 78. templi non avevano d'ordinario alcuna sorta ma ricevevano lume dalla porta : e di finestre perch 1' antitempio era impedito da molte e fitte colonne, \i si ravvisava perci una misteriosa oscu1
scultori in creta,
al
rit, alta
ad ispirare orrore e timore: nelle quali cose dai vulgari Pagani riponevasi la loro piet.
frase intcr(i) Esprimendosi qui Viti mio colla poncre vossumus . insegna sollanto che possa tale misura avervi luogo, e lascia per conio della di-
Circo Massiracconta del tempio d' Ercole presso il medesimo Circo creilo da Pompeo: ed aggiugne che Mirone vi fece la statua d'Ercole. 11 lavoro in creta poi fu proprio dei Toscani. Taziano che lmi ai tempi di Antonino Pi scrive: La Musica, la Poesia, le cerimonie sacre, ci sono state insegnale da Orfeo, e fare di creta dai Toscani . (V. Piranesi, A/ail gnif. di Bum. pag. 3y ).
XXXIV.
cap.
12)
(lib.
IV. cap. 3)
rjQ
LIBRO
III.
proporzioni poi di codesta specie sono queste. Se allo spazio destinato per la facciata del tempio si vorranno porre quattro colonne, si divider esso in undici parti e mezzo, non computandovi n gli orli de" basamenti
Le
vorranno metterne sei, si divider in diciotto se otto , in ventiquattro e mezzo. Di queste parti poi , siano di parti tetrastilo , di esastilo, e di ottastilo, se ne prende una, e questa sar il
n
eli
:
Se
si
Modulo
('),
e di
un modulo debb
scun intercolunnio sar di due moduli ed un quarto eccetto i due intercolunnj di mezzo, s della facciata che del postico, ognuno de' quali L 1 altezza di queste colonne sar di otto moduli sar di tre moduli 2 e cos da codesta distribuzione si avr la giusta misura degli e mezzo intercolunnj e dell' altezza delle colonne di questa specie. In Roma non ve ne ha esempio: ma in Asia avvi nella citt di Teo il tempio di Bacco
(
).
con sei colonne di facciata. Queste proporzioni le ha stabilite Ermogene 3 ), il quale fu anche il primo ad inventare l ottastilo ed il p scudo dittero. Imperocch dal tempio dittero tolse le file di dentro delle colonne in numero d XXXIV , e per tal maniera risparmi spesa e fatica: adendo lasciato d'intorno alla cella un largo spazio nel mezzo da passeggiare; non iscemato nulla per riguardo ali aspetto, non apparendovi la mancanza delle colonne superflue e conservata con tal distribuzione la maest in tutto l edificio. La disposizione infatti delle ale colle colonne intorno al tempio stata ritrovata acciocch l aspetto acquistasse maest per g intervalli (4) che incontransi negli intercolunnj; ed inoltre acciocch, se un improvisa pioggia sorprendesse, ed obbligasse a trattenervisi una grande quantit di popolo , potesse liberamente ricoverarsi e nel tempio e nel largo porticato 1 che avvi d intorno. Siffatti comodi si ottengono soprattutto ne templi pseududitleri. Onde sembra che Ermogene abbia operato con somma, fi1 1 nezza, e con grande intendimento per l effetto dell opera, e che abbia
(
egli
additato
fonti
a cui
attigner potessero
(i)
Qui Vitruvio
piglia pel
Modulo
tutto
il
dia-
metro
della colonna,
ma
mezzo non
altera la
gasi
cap. 3) prende il semidiametro: egli per non l'ha usato per determinare le proporzioni dei piccoli membri, per i quali \a dividendo e suddividendo le parti. Non saprei indurmi a credere che dall' essersi abbandonato codesto sistema di Vitruvio, per appigliarsi al metodo di usare il modulo diviso in particelle, sia derivato il decadimento dell' Archilettura. Direi piuttosto che
il
l' intercolunnio di pi largo di quelli de' lati, che anzi apporta comodit ed eleganza all' opera; e non
(>)
distila.
(Veg-
difetto
non
gi
sibbene per V abuso che di esso metodo si faccia; essendo chiaro altronde e manifesto che quei che V hanno adoperato sono per le loro opere riputali valenti Architetti.
ma
Tav. IX. Fig. i, i e 3). Ermogene si fatta menzione anche al (3) Di capo i. di questo Libro, nota 6 fac. y3. sparita s , usata, come qui, in senso (j) La voce dell'effetto prodotto da' corpi in rilievo, reali o apparenti, vien ripetuta da Vitruvio anco nel lib. VII. cap. 5, ove dice: Itaauc cimi aspectus ejus
omnium
visus.
CAPO
II.
nrj
per un ottavo Nel diastilo si dee dividere l altezza della colonna in otto parti e mezzo, ed una di queste diasi alla grossezza della colonna. Nel sistilo V altezza dividasi in nove parti e mezzo, ed una di queste sia assegnata alla grossezza della colonna. Nel picnostilo dividasi V altezza in dieci parti, e d^una di esse si faccia la grossezza della colonna. L altezza poi della colonna nel tempio distilo si divide, come nel diastilo, in otto parti e mezzo 2 ): con una di queste parti poi si determini la grossezza dell imo scapo 3 ), e cosi si avr paratamente la regola per ciascuna specie 1 d intercolunnj. Perciocch a proporzione clic crescono gli spazi degl 1 intercolunnj , debbonsi ancora crescere le grossezze delle colonne conciossiach, ove ncW arco stilo si facessero alte le colonne di nove o dieci grossezze , elleno apparirebbero sottili e magre , per ragione che l 1 aria, per la soverchia larghezza degl intercolunnj , consuma e scema in appale
Ne
templi areostili
colonne debbonsi
fare
grosse
(')
renza
-1
la
grossezza de fusti:
1
come
1
al
picnostili fosse
bata, atteso
cantoni
a
1
la
frequenza e
alle
il
dunque
1
adattare le simmetrie
specie
Perci anco
debbono avere
sottili.
diametro maggiore
raziocinio
(
per un
1
colonne de cinquantesimo di
le
(4)
aperta
sembrano
Perci col
equilibrano le disugua-
5 ).
ognuna
debbe avere diverse altezze cominciando dai quindici piedi fino a sessanta, siccome egli dimostra in sguito. Quindi che 1" areostilo debbe avere le sue colonne alte
di queste specie
di colonne,
lunnio eustilo, non diversificando dal sistilo che di un quarto del diametro, si pu considerare presso che eguale^ laddove il diastilo, essendo della larghezza di tre grossezze della colonna , differisce dall' eustilo di tre quarti del diametro e perci
:
piedi quindici, e
sette,
g'
intercolunnj
non meno
di piedi
riescano comodi nell' edilizio: che 1 g intercolunnj di tre diametri vogliono le colonne alte piedi trenta, e g' intercolunnj che non passino i piedi dieci. Cos quelli di due diametri ri-
perch
sembra doversi attribuire all' eustilo l'altezza di diametri nove e mezzo, come ha il sistilo, piuttosto che V altezza assegnata al diastilo di otto e mezzo. Nel primo caso sarebbe l'ordine Corintio da usarsi, e non lo Jonico. Veggasi Tav. X. Fig. 3. (3) Scapus, significa la Grossezza inferiore della colonna. Questa voce presa per traslato da' fusti
degli alberi, o dagli steli delle erbe. Vitruvio parla
degli
chieggono
1
g intercolunnj
colonne alte piedi quaranta al pi, e corrisponderanno all' incirca a piedi otto e mezzo. Quelli poi che non hanno maggiore intercolunnio di un diametro e mezzo , avranno le colonne alte al pi piedi sessanta, perch gl'intercolunni sieno capaci di nove piedi, che un' ampiezza ben sufficiente per passarvi comodamente. Le figure delle cinque specie d' intercolunnj sono dimostrate nella Tav. X. Fig. i, 2, 3, ^ e 5. (2) Cosi, dietro l'autorit del Galiani, e d'altri Vitruviani testi, i quali leggono: Eustyli autem aedis columnae, ut diastyli, in odo partes dividatur et dimidiam. Lo Schneider peraltro e la recente Vitruviana Udinese edizione del Poleni leggendo invece (Voi. II. fac. 5o): ut systili, innover partes, ec., mi conferma nel mio sentimento , avvalorato cos dalla loro autorit, e senza esitanza propendo a questa pi consentanea proporzione. Poich l'intercole
scapi
delle
porte
al
lib.
IV. cap. 6.
2.
di
Roma
si
riscontra
diritta,
non
il
precetto di Visulla
ove si conservata la colonna antica: la quale, secondo le misure del Desgodets, pi grossa di quello che prescrive Vitruvio. Difatti ha il diametro maggiore di once cinquantasei e mezzo del piede di Parigi, e le altre non sono grosse che once cinquantaquattro e mezzo: e cos pure le colonne interne del portico sono pi sottili di quelle della fronte. Leggo pi volentieri col Galiani e collo Schneider exaequandum , invece di exequendum. Vitruvio anche altrove (lib. IV. cap. 4) hi caso simigliatile scrive et ita exaequabitur dispar ralione columna(.">)
:
rum
crassitudo.
8 Quanto
i.Nir.o
in.
sommo
scapo, sembra
esso doversi fare colla Seguente regola ('): cio, se la colonna sar da piedi quindici in sotto , si divida la grossezza inferiore in parti sei , e se ne
diano cinque alla parte superiore se la colonna sar fra i quindici piedi venti, Timo scapo si divida in sei parti e mezzo, e si faccia di parti e cinque e mezzo la grossezza supcriore della colonna. Cos in quelle da venti a trenta piedi si divida 1' imo scapo in parti sette , e se ne diano
:
sei
la
al
grossezza
mezzo
il
al
da basso dividasi in parti sette e mezzo, e se ne diano sei ristringimento di sopra. In quelle fra i quaranta e i cinsi
quanta piedi,
parti
1
divida
rimo
si
ristringer a sette
si
sommo
scapo.
cos nella
medesima maniera
determiner
in
proporzione l assottigliamento delle altre colonne, se ve ne fossero delle pi alte. Quanlo a codeste, perch la loro grande altezza fa che la vista s'inganni, guardandole da terra in alto 2 ), per ci che alle loro occhio quello che grossezze si adatta un temperamento. Imperocch indaga la bellezza: onde se non si soddisfacesse al suo piacimento tanto
(
1*'
con la proporzione, quanto con queste regolate aggiunte (le quali appunto temperatamente ingrandiscono quello che sembrerebbe scarso), T aspetto
apparirebbe
poi
si
alla
Come
Greci
faccia
nel
mezzo
della
colonna
3)
-1
quell
aggiunta
che
Yeggasi Tav. XI. Fig. i, a, 3, 4 e 5. Bisogna argomentare che Vitrnvio, dettando Je regole dedotte dall' Ottica per il ristringimento de Insti delle colonne, abbia stabilito per base delle sue speculative osservazioni un punto di vista comune, ed un'eguale distanza tanto per le colonne dell altezza di piedi i5 in sotto, quanto per tutte le altre maggiori che entrano nella gradazione sino oltre i 5o piedi: ed in siffatta ipotesi le proporzioni dal JN. A. prescritte procedono con industre calcolo aritmetico. Poich egli dice: la grande altezza fa che la vista s'inganni, osservandole da terra in alto : hae autem propter altitudinis intervallum
(i) (2)
1
peratitrae
scandentis oculi species adjciwitur crassitudinibus tem?-. Perci prescrvendo egli doversi guar-
colonne siano collocate entro aree spaziose e libere, e da ritenersi sotto un medesimo angolo ottico (per esempiu di gradi 35) le colonne da esso indicate dell'altezza di i5, 20, 3o, 4 e 5o piedi, e queste da situarsi verticalmente al raggio orizzontale dell' asse ottico dello spettatore, in modo che esse colonne alla sommit sieno tangenti all' obbliqua del raggio visuale: egli evidente, che, essendo tutta la serie delle colonne sotto il medesimo angolo, i resultati della diminuzione apparente di ciascuna colonna, dai i5 sino oltre quella di 5o piedi, stanno tutte al diametro inferiore colla stessa proporzione. Poich dimostrato geometricamente , che le corde di tutti gli archi di circolo appariscono
punti delle loro rispettive circonferenze quantunque questi siano pi angoli simili vicini all' oggetto che non lo siano gli altri. Un maggiore sviluppo di questa importante materia ottica mi dilungherebbe dal proponimento
in
tutti
dare dal basso all' alto 3 quanto dica, che la direzione dell'asse ottico dello spettatore obbliqua colla direzione dell' obbietto veduto: ed in tal caso la grandezza apparente di un corpo qualunque sta colla proporzione dell' angolo ottico o visuale , lormato dai raggi trasmessi dalle estremit del corpo stesso ali asse del nostro occhio. E perci cpianto pi diminuisce l'angolo ottico, a misura che 1' oggetto si scosta dal punto visuale, lauto pi piccola appare l'immagine del corpo dipinto sulla retina dell occhio. Dunque quanto maggiore sar l'an.
sotto
dettar brevi note : riserbandbmi in altro lavoro che verte sulla Bellezza dell' Aveliiletlura , a tratdi
voglia
la
panciata
golo ottico, altrettanto minore saia la distanza del coipo veduto: vale a dire che la distanza sta in ragione inversa dell'angolo visuale. se all'opposto si
Ma
moderni Architetti 1 hanno colonne, come usata. Egli vuole che cominci a diminuire dall'imo scapo, e non dal terzo in sopra; e tanto parmi che significhi, dicendo ih mediis columnis: che pressamente ci che avviene fissando all'imo ed al sommo scapo una riga di legno flessibile, che compressa un tantino alle estremit formi una dolce
CAPO
III.
no
e
chiamano Entasi
Libro
CAPO
III.
sodo , seppure esso si 1 trovi, e sul sodo si fabbrichino di quell ampiezza che parr richiedere l opera, di maniera che V area occupata da codesta fabbrica risulti fortissima. Sopra terra si alzino de" muricciuoli su cui poggiar le colonne , di larghezza per ima volta e mezzo (') di quanto debbono esser grosse le medesime colonne, acciocch le parti inferiori siano pi sode delle superiori. Chiamansi codesti muricciuoli Stereobati , dal sostenere che fanno de pesi f aggetto poi delle basi non deve eccedere il sodo. Similmente la grossezza delle pareti superiori devesi regolare alla stessa maniera 2 G 1 interstizj che rimangono fra i medesimi debbono essere occupati o da vlte, o da terrapieno bene battuto , acciocch cosi si tengano raffrenati. Se poi non si trover il sodo, o perch il luogo fosse fino in fondo di terra smossa, oppure palustre, in tal caso si scavi, e si vti 3 ), e vi si faccia una palafitta con pali d^alno, o d" olivo, o di quercia, abbrustolati, ed a colpi 1 di battipalo si conficchino quanto pi vicini si pu , e rimanendovi de
al
1
1
).
curva dal piede sino all'alto: come la concoide jNicomede Y e di Tav. XI. Fig. X. Perci deesi prender regola dal mezzo della colonna onde praticarvi siffatta curva, e che ella sia dolce e propria, acciocch venga con bella grazia scemata: perch, dove essa andasse dall' imo al sommo scapo per linea retta senza alcuna sorta d' interrompimento, che a grado a grado e con garbo 1' allegdi
:
alcune colonne della Basilica di S. Paolo nella Via Ostiense , ora in parte distrutta dall' incendio. (i) Cio per quanto l'aggetto della base jonica, od attica:, ma pel Dorico che non ha base, nulla dice Vitruvio. Egli evidente che facendo T integumento di marmo sopra i pilastrelli che servono di sostruzione alle colonne con base, dove-
di
gerisca
(come
monu-
menti greci,
la
liade in Atene),
vista.
nel tempio di Minerva Ponon produrrebbe all' occhio di clii rimira che un effetto non troppo gradelle alia
fra' ornali
tratto scemata,
vi si
invece, dove la circonferenza ne sia tratto venendo a formare ima linea curva. trova l' interrompimento grazioso che l'alleg-
Ed
S. JMcola in Carceri, ed alle tre colonne del tempio di Giove Statore), clic io riguardo per gli scamilli che indica Vitruvio in questo stesso capitolo.
gerisce. Questa linea curva da Vitruvio chiamata a dj cctio , cio aggiunta 3 oltre ci che era stato usato da alcuni Architetti greci. Pai-miche le colonne dentro il Panteon siano formate come vuole Vitruvio, e non colla pancietta- di cui ve ne ha pochissimi esempli nell'antichit, fra' quali eranvi
Vedi Tav. XII. Fig. 16. '7> 18 la '9: guente Tav. XII. A. fondamenti de' muri siano larghi (>) Cio, che fino all' altezza dei pilastrelli per quanto sono larghi medesimi pilastrelli, e che poi sopra vi s'innalzino le colonne della medesima grossezza. al sodo, ma fino ad una conve(3) Non fino
i
niente profondit.
$0
vani
forte
fra
i
LIBRO
pali,
il
III.
si
riempiano
essi
di
carboni.
Indi
si
riempia
2
)
della
pii Ili
macerie
colonne colle regole dette precedentemente: cio ne' picnostili colla regola de picnostili , e cos nel sistilo , diastilo, ed euslilo , in quella stessa guisa che di sopra si scritto e determinato. Solamente negli arco stili avvi la libert di porle con quella distanza che piace ma ne' templi che hanno i colonnati ali intorno si hanno da porre le colonne in modo, che ne"' fianchi siavi il doppio numero degF interperch cos la lunghezza dell' edifizio colunnj che sono nella facciata 3 Gonciossiach hanno sbagliato coloro sar il doppio della sua larghezza che hanno raddoppiate le colonne , poich egli sembra che vi percorra nella lunghezza del tempio un intercolunnio di pi che non fa d uopo.
i
si
pongano
1
a livello
piedestalli
e sopra
).
debbono sempre
essere disposti di
numero
dispari:
perch cominciando a salire il primo grado col piede destro, questo parimente sia il primo a poggiare sul pavimento del tempio. La grossezza di codesti gradi stimo doversi cos fare: cio che non si debbano porre in opera pi grossi di dieci once n minori di nove perch cos sar meno
;
faticosa la salita.
I
piani
poi
di
essi
gradi
non dcbbonsi
di
si
fare
come sembra
(4).
meno
si
larghi di
un piede
i
mezzo, n pi
due
si
"piedi
Parimente se
il
vor-
ranno
fare
1
Ma
se
d intorno
tempio, cio da
tre lati,
Podio
5
),
questo
si
(1)
La maniera
di far
bene
la palafitta
si
pu
leg-
non
gere nello Scamozzi (lib. Vili, cap. 6). Il medesimo Yitruvio altrove (lib. V. cap. 12), trattando de' porti, ne parla: e, discorrendo dei viali de' giardini 1 (lib. V. cap. 9), dice de carboni ebe attraggono
giammai
quelli
le
misure.
siccome
g'
intercolunnj sono
cos
che fanno maggiormente senso nella veduta, debbono essi addoppiarsi e non le colonne. ci confermano quanto (4) I monumenti antichi
si
il
l'umido. Sopra
la
quanta
la
platea
Yitruvio non abbia mai parlato del castagno, legname die a 1 nostri giorni di grandissimo uso, e specialmente in Roma e col quale rannosi le palafitte.
,
di tutta la pi
splendida anti-
L'uso
ordinario degli Antichi era di fare tutto un piedestallo continuato all'altezza della scalinata, su cui
talora aggettavano in basso-rilievo sotto le colonne
la
1
il
sporgente
l
allorch
si
facevano
tra
uno
l'
superiore di esso : siccome Assisi. Negli ardii trionfali , e simili si impiegato il piedestallo con buon successo. (3) Sembrer forse ebe, per essere l" intercolunnio del mezzo della facciata pi largo degli altri,
,
abbia giustamente il fianco lungo facciata ma questo nulla importa pel colpo d'occhio non pu compiccolo divario , e Yitruvio ha in:
tutto insieme ritenesse una tal simmetria che imponesse gravit maestosa: ed intanto, per salirvi agiatamente, pensarono di riportare altri gradi minori per la met, occupando coi medesimi lo spazio che portava l' ampiezza dell 1 ingresso medio. (5) Il Podio non parapetto di loggia , o di altra parte da afl'acciarvisi: ma bens il basamento, di un edilzio il zoccolo che circonda il pedale uno o pi lati di tutto il fabbricato, sporgendo in fuori come il piede .al coi'po umano. L' essere noto che sopra il podio, o pedale, s' innalzavano i plutei, o parapetti, di legno, di marmo, di bronzo, ed anco di funi (detti questi reticul da Yulpiano). ha dato luogo a tal confusione: quasi che il parapetto si dicesse podio perch serve di appoggio , come viene volgarmente spiegato. Not gi lo Scaligero (Cotijcct. in J^arr. de Ling. lat. pag. 4)> che pes dai Latini si diceva per indicare fondamento o base Greci didi un edifizio, e d' altre cose: come cevano r.c<;, tt'jc;, da cui venuto r.6$icv ed in
si
. i ,
capo
faccia in
in.
i
81
dadi, le corone, e le cimase, con1
modo
co''
clic
zoccoli, le basi,
(')
vengano
Il
membri
del piedestallo
si
eli"
sotto la base
delle
colonne.
maniera che abbia degli sporti pel sar tirato a filo, parr, podio a guisa di scannili dispari ); poich se guardandosi, incavato. Ma come si abbiano propriamente a lare a tal efpiedestallo poi
ha da eseguire
2 (
in
fetto
codesti scamilli
si
disegnata,
nella dimostra-
zione posta alla fine del Libro. Compiute queste parti, si collochino
sta
basi ne'proprj
,
luoghi:
il
la
giu-
proporzione
delle
quali
che
la
grossezza
compresovi
plinto
gico, e forse
il Vossio nell EtimoloPodiare ne' tempi pi bassi. Vitru\ io, fra gli altri luoghi ove parla del Podio, cos dice intorno la scena de' Teatri (lib.V. cap. 7): Seenne longitudo ad orchestrae diametron duplex fieri
Latino Podiuni
come nota
e
Podio
stereobati lauto larghi quanto i plinti colonne, risulterebbero g" interstereobali angusti , cio soltanto di un diametro della colonna. Veggasi Tav. XI. Fig. 7.
gli
rona et deva al
nel
lysi,
ab libramento pulpiti, cum coduodecima orchestrae ; che corrispondel piano praticabile della scena.
1
livello
Capo presente, parlando de Templi, dice: Sin autem circa aedem ex tribus lateribus podium faciendum crit , ad id' constituatur liti quadrile spinte, qui tranci, coronae , Ijsis , ad ipsurn stylobatam
,
E celebre la quistione degli Scamilli agitala (>) dagl'interpreti di Vitruvio. Per maggior chiarezza mi sono determinato ad esporre nelle Tav. XI. e XII. sedici Figure dedotte dai commentar' di Vitruvio. e dai monumenti della pi riverita antichit: fra cui quelle in ispecie marcate Fig. 7, 16, 17, 18, 19 e 20, della Tav. XII., e seg., assoggettate
ta7oni de'
crit
sub columnis
et spiris ,
que era Quel piano che tempio, nella fronte del quale eravi la gradinata, e negli altri tre lati il basamento, o stereobate, su cui s* innalzavano le colonne e l'intavolato. Negli Anfiteatri poi era Quel piano o precinzione al piede delle gradinate ove sedevano gli spettatori e immediatamente intorno l'Arena. Nell'Anfiteatro Fla,
confrontate colle interpretamatura disamina Commentatori, ed esaminate nelle identiche costruzioni antiche, mi hanno fatto convea
,
nire nel giudizio di alcuni chiari interpreti, esser 1 cio, desse l idea de' veri Scamilli impures Vitru-
vio, detto
il
Colosseo,
si
rinvennero
le
imposte dei
rezza de' personaggi distinti che ivi sedevano a goder degli spettacoli. Codesti plutei dovevano essere muniti d' acuti uncini di ferro o di bronzo , per impedire alle bestie feroci che quivi penetrassero, giacch vi si osservano de' fori all' altezza della cimasa, per assicurare g* indicati uncini di metallo. (1) Si considerano nel piedestallo tre parti: l'una delle quali l'inferiore, che si denomina basamento:
l'altra quella di
Ecco la nota che il March. Poleui (rigettando la falsa lezione liti habeat per medium , sola cagione delle controversie, ed attenendosi all'altra uti habeat per podium, suggeritagli dai migliori e pi accreditati codici) dett a fac. 69, voi. IL, per chiarire questa tanto agitata quistione. Lectionem vero per medium immutavimus , atipie per podium
viani.
difficili atqiie
obscuro
commonstrabant , habitti a me est necessaria. Vox enim medium nimis late patet, ac ambigua esse videtur: vox autem podium clarior est; nani quidpiam indicat , quod ad rem
tot libri
emendano , quam
il
detto
mezzo, a cui
si
il
nome
di
Poleni alle
scamillus
gli
tronco, ovvero di specchio; e la terza la superiore , che dicesi cimasa. 11 piedestallo continuato, ossia basamento, del tempio rotondo di Tivoli, e quelli che si ritrovano
in
si
69 e 70, ove (rigettata la latina voce cui egli sostituisce scabellus) cos dice defac.
rappresentati alla Tav. XVI IL, Fig. 3. =r Questo per i scamillos jmpares , cio disuguagliato. Se que-
di
Giove Olimpio,
dentro dal vivo esterno delle basi. Parmi che in questo gli antichi Architetti abbiano avuto riguardo agi' intercolunnj, ed all'altezza de' medesimi piedestalli, perch non avessero una forma assai grave e pesante, e che da ci dipendesse il dare ad essi la larghezza pi in un modo che
un allro. Infatti ne' due test citati ruderi dei templi di Giove Statore, e della Piet a S. Nicola in Carceri a Roma, la larghezza degli stereobati aggettati pochissimo nel basamento non eccede il dia*metro inferiore delle colonne. Forse in tal guisa
iu fu praticato dagli Antichi per lasciare intervalli, o
poggio rimane dene Faustina: in Roma =. La quale opinione del il tempio suo Sangallo avvalora sempre pi la mia, e concorda cogli esempj de' due citati monumenti di Giove Statore e di S. Nicola in Carceri. Un'altra riflessione mi giova qui aggingnere , ed : che, essendo codesta decorazione ne' basamenti a stilobati, secondo i citati
sti
sgabelli
vengano
iu fuori, e lo
Antonino
tempj, posta
vio.
in
egli, coli' usata sua diligenza la descrizione e le redimenticare penetrazione, e gole di que'piccoli risalti ne' basamenti, se tutt'altro si volesse intendere che gli Scamilli?
uno stereobata
e l'altro:
-4
g2
sia
libro
in.
;
e V aggetto , che i Greci diper un mezzo diametro della colonna cono Ecplioraii , ne abbia per un quarto del diametro: onde sar tutta la
base per (ungo e per largo un diametro e mezzo della colonna. La sua altezza, ove sia atticurga ('), si divida in modo che la parte di sopra abbia un terzo del diametro della colonna , ed il rimanente lo abbia il
plinto.
Sottratta
si
divida
il
una delle quali si faccia il toro superiore; e le tre che rimangono vidano per met, s che una sia pel toro inferiore, e Y altra per Greci dicono Trochiloii. e la scozia , che
i
i
di-
listelli
Ma
se
la
base
si
le
che la larghezza della base sia per ogni verso quant il diametro della colonna, con un quarto ed un ottavo di pi; e T altezza della medesima, e cos quella del suo plinto, quanto quella della base attica. Quello poi che rimane oltre il plinto, che corrisponde alla terza parte del diametro
della colonna,
si
divida
in
delle quali
s
che d^ma si faccia e listello, e l'altra rimanga pel cail cavetto superiore co'' suoi astragali vetto inferiore, il quale perci apparir maggiore, poich ha il suo aggetto fino ali estremit del plinto. Gli astragali poi si faranno per un otperiore; e le rimanenti quattro
tavo del
cavetto, e Paggetto
della
un ottavo
collocate
le
basi, debbonsi
sul
del
mezzo
del postico.
staranno in
a sinistra,
fila
colle
Le colonne per di angolo, e quelle che medesime ne" fianchi del tempio, tanto a destra che
3 ) le
riguardanti
modo
listello
(i)
M. Blondel
ha
trovalo le corrispondenze de membri di codesta base Attica co' toni della Musica: i numeri de' quali,
il
tondino ed
il
incominciando dal plinto , si stanno come 20 i5, 13, 10. I listelli poi che dividono il cavetto dai tori rendono il medesimo aspetto che farebbero nella musica le note fuse e semifuse , che passaggi, i quali modulandosi servono a formale con maggior dolcezza rendono sensibili all'orecchi
.
note principali degli accordi. 11 plinto dunque corrisponde al tono mi la: e rapportando questo al toro superiore si ha V ottava. 11 toro inferiore corrisponde al tono la re, e rapportando questo due tori al plinto si ha la aliarla: rapportando poi si ha la quinta. Rapportato il toro inferiore al cavetto si ha la terza minore; ed il cavetto al toro superiore dar la terza maggiore. Osserva poi l'Autore che, aggiugnendo sotto al plinto un zoccolo che abbia di altezza il doppio del toro inferiore si arrecano i modi Piagali } Frigii , Lidii , ed Eolii; e tanto sia dello per erudizione degli studiosi. Yeggasi la figura della base Attica (Tav. XIV. Fig. ). Vitruvio qui senza meno intende, e com()
le
i
, 1
(3) Tratta qui Vitruvio della posizione delle colonne in diversi casi, ma specialmente di quelle del pseudoperttero che sono dimezzate ed immerse nella parete: Columnae quae spectant ad paric.tem. Vedi alla Tav. XXI. Fig. 6, la pianta del Tempio della Fortuna Virile. Marquez (Delle Case lom. arii()9 cap. 3o) sensatamente sviluppa siffatta tic. fac. materia, e coglie appunto (come dopo di lui anco l'Orsini) il vero senso dell' Autore forse pi d" ogni altro interprete. Infatti come mai si potr ottenere perpendicolare al centro B della sommit r asse del fusto, allorch le colonne isolate si rastremano
soltanto verso la fronte, e non verso le pareti della cella col centro di mezzo? e come mai, drizzando le colonne isolale a piombo dalla parte interna del
porticato,
di esse gli
si
vola qui sotto notata, e si scorger che Vitruvio inteso insegnare codesto architet). tonico sconcio (Vedi Tav. XIII. Fig.
non ha giammai
capo
in.
83
e
che
sta
la
piombo,
ristringasi
die
esteriore
proporzione i ristringimenti e la figura d* un ben costrutto Tempio. 1 Situati che saranno i fusti delle colonne, riguardo a capitelli, se sacio , che ranno a piumaccio, si formeranno colle seguenti proporzioni
:
lunghezza e di larghezza per quanto il diametro dell imo scapo, con un decimottavo di pi; e \ altezza , compre1 sovi le volute , per la met della larghezza. Dall estremit dell abaco si
il
loro
abaco
1
si
faccia di
dee ritirare in dentro ('), e tagliare una diciottesima parte e mezzo per determinare le fronti delle volute; e da questi tagli dell'abaco, ove il listello
superiore di esse,
le
si
da tutte e quattro
parti
ove sono
quali
si
le
volute. Tutta
1'
altezza
si
divide in
nove
dell
1
parti
mezzo:
delle
abaco, e delle
altre
otto
che si era calata per gli angoli dell abaco, se ne tirino delle altre 2 ): dappoi ciascheduna di quedistanti per una parte e mezzo in dentro ste si divida in maniera, clic quattro parti e mezzo rimangano sotto l'abaco; ed in questo luogo, che divide le quattro parti e mezzo, si segni il cenilo dell occhio, e con questo centro, con un diametro eguale ad una delle otto parti, si l'ormi un circolo: questa sar la grandezza dellinea
1
1
l'
occhio, in cui
si
tiri
un diametro ad angoli
1
retti
co-
minciando
abaco , in ogni girata di quarta di cerchio si scemi mezzo diametro di occhio, e cos si faccia lincile si giunga alla medesima quarta che corrisponde sotto l abaco 3
dalla parte
superiore sotto
).
Qui Vitruvio prescrive termini ad ambidue che debbono contenere le volute, ed intende che la ceduta di profilo a, b (Tav. XIV. Fig. 3) sia per un diciottesimo e mezzo della lun(f)
i
calcti
Caramuel, ed il Piacenza che particolarmente ne una sensata ed ingegnosa dimostrazione , raggiungono appuntino la mente dell'Autore, e sodfece
ghezza partem
(>)
dell'
,
egli
dice
in
interiorem
Ora
la
sando
toglie la
voce latitudine: cio, che si debba prendere questa parte e mezzo (e, d, Fig. 4) P er diritto della lai-ghezza, ossia della fronte, andando in dentro, vale a dire verso il mezzo del capitello. Se poi questa diciottesima parie e mezzo abbia ad intendersi del
disfanno alle condizioni dal medesimo proposte. Vi1" altezza della voluta sia eguale ad otto diametri dell' occhio : che il centro dell' occhio sia distante dalla sommit del cateto quattro parti e mezzo ; che la voluta debba incominciare dalla parte superiore del cateto sotto l'abaco-, che si debba descrivere per mezzo di quarte di circolo; che ciascheduna quarta di circolo debba scemare mezzo diametro dell'occhio; che la spirale deliba terminare nella medesima litravio prescrive che
nea sotto
diametro della colonna, o della larghezza dell' abaco, o nell'una o nell'altra maniera che si facesse, non vi sarebbe che piccolissima differenza ma sembra che Vitruvio abbia inteso di prendere codeste misure dal diametro della colonna inferiore. (^) Dopo avere attentamente considerati i diversi sistemi praticati per la formazione della voluta Jonel Cesariano, nel Goldman, nel nica, nel Serlio Bertano, nel Perrault, nel Galiani, nel Newton, nell'Ortiz, nello Stratico, e nel Marini (del quale si fatto cenno nella nota dellaprefaz. fac. XXI. )ho ptuto convincermi che il Barozzi da Vignola, il Palladio. lo Scamozzi, il Sahiati, il Dell'Orni. 1' Osio. il
: ,
condizioni,
abaco donde ebbe principio. Queste che mi accingo a brevemente dimostrare, sono osservate nella Tav. XIII. Fig. 2. Calato il cateto dal punto a sotto l'abaco, e
1'
si
quinta parte. Si conduca la linea orizzontale che passi pel centro dell' occhio b. Sopra questo centro b fino ad a risulteranno quattro parti e mezzo delle otto in che fu divisa l'altezza della voluta: quindi dal centro b fino a e quattro delle medesime parti, da b a d tre parti e mezzo, da b ad e tre parti, due parti e mezzo, e finalmente dal centro b ad Si congiungano le rette ac, ed, de,ef, ciascuna
due
parti eguali, in
g,h,
8_|
LIBRO
III.
1
La
delle
nove
il
parti
essere
sotto
l
distribuita:
1
cio,
che
astragalo del
1
sommo
rimanente si dia all' ovolo, abaco, e canale. L aggetto dell 1 ovolo 1 1 ecceder quello dell abaco per quanto la grandezza dell occhio g. I cingoli (') del piumazzo hanno da avere tale aggetto fuori dell' abaco , che,
scapo, ed
posta che sia una punta del compasso in quel centro che segna una quarta 1 1 1 parte del capitello, e l altra punta si stenda fino ali estremit dell ovolo, girandosi la curva, ella determini il contorno d'essi cingoli. Gli assi delle
volute
(
2)
non saranno pi
il
medesime
altezza.
volute avranno
duodecimo
della loro
capitelli di quelle colonne che si faranno Queste proporzioni saranno per di venticinque piedi al pi 3 ). Per quelle che ne avranno di soprappi , 1 tutte le proporzioni si regoleranno nell istessa maniera: poich l'abaco sar lungo e largo quanto un diametro di colonna, ed un nono di pi,
(
affinch,
scemandosi
il
si
avan-
zano in altezza, abbia anche il capitello in ogni sua parte proporzionato accrescimento s di aggetto che di altezza. Come poi si abbiano le volute a descrivere esattamente colle seste, alla line del Libro se ne dar la figura, ed in iscritto la regola di farle. sommi scapi delle colonne non a Compiuti capitelli, e situati sopra filo, ma con uno scompartimento adattato al modo tenuto per le aggiunte
i i
gm
conducano le normali incontrando le diagonali segnate nel quadrato tangente alla periferia dell" occhio ne punti m , n , o, p , determinano i centri de' quadranti ma, ne, od, pe, e cos termina
i, l,
,
da questi punti
si
hn, io, Ip ,
le quali,
in
il
si
e-
modo
di descrivere
restante de'
giri
quarta parte dello spazio che passa tra a, f, sotto 1' si proceda col medesimo ordine tenuto abaco per i centri che servirono a descrivere i segmenti a e, e d, de, ef, ec. E perch la fascia s'ingentilisca ordinatamente andando verso l'occhio, si ritiri verso il centro b , una dodicesima parte da , nel punto che corrisponde alla quarta parte delle , distanze che passano tra m q , q u, u b : cosicch
,
denique in eumdem tetrantem , qui est sub abaco veniate , per adempiere a quest'ultima condizione, e per iscemare con progressiva regolarit e con garbo il secondo e terzo giro della voluta, a' quali propendo, piuttosto che ad un solo giro; per la ragione che deducendo ^ itruvio le sue dottrine dalle descrizioni de' Greci, e da' loro monumenti, sembra pi probabile dovesse egli moltiplicare i giri della voluta almeno a tre (siccome si riscontra nel tempio Ionico a bordo dell' llisso, in quello d'Apollo a Mileto, e di Minerva a Priene non che in (fucilo di Minerva Poliade in Atene, le di cui volute hanno quattro giri), piuttosto che limitarsi ad uno soltanto. Ci posto, dividasi in tre parli equidistanti la linea b m nel quadrato iscritta nell occhio, e cos le altre bri, ho, bp: cosicch tacendo centro nel punto q , e quindi in r , s , t, si descriver il secondo giro} e finalmente co' centri u, x, z,j, si perfezioner il terzo giro della voluta appunto in come vuole Vitruvio. Per descrivere poi la lista della voluta, che la
, 1
4 P el 9, 10, 11 e 12 (come vedesi espresso nella Tav. XIII. rispettivi segmenti Fig. 3), si descriveranno poi
, ,
in
() Sia
volute.
Si
la
le
prenda
la
XIV.
Fig. 5), la quale divisa in due parti eguali dal tondino in su, facendo centro colla punta del compasso
stendendo l'altra sotto l'abaco in h, verr un semicircolo che tocca la punta dell' ovolo in in, e termina sotto il tondino 1. Qui poi Vitruvio per cimatami intende 1 Ovolo del capiin l, e
a descrivere
tello.
(>)
Nel profilo
gli
sono
contrassegnati
Fig. 3 e 6).
(i)
delle
volute n (Tav.
XIV.
e
jonica
le
regolate
co-
da Vitruvio per
lonne dell'altezza da
5 a 20 piedi.
capo
dei piedestalli, dovr corrispondere
in.
85
anche nei membri superiori la simmetria 1 propria degli Architravi (0: la giusta proporzione de quali la seguente. Se le colonne saranno per la minore altezza di piedi XII. in XV.
1
sia
per
la
met
della
grossezza
inferiore
della
d una
piedi
sia
1 ,
di
si
V altezza della colonna in tredici parti, queste sia V altezza dell architrave. Cos se da XX. a XXV. 1 divider l altezza in dodici parti e mezzo , ed una di queste
a
divisa
1
XV.
XX.,
Se
d
di
1
XXV.
parti,
1
ed una
delle
di
queste
2
si
ali
architrave.
XXX. E cos
,
si
divida
in
dodici
proporzione del.le
l'
altezza
colonne
(
colla
stessa
regola
debbonsi ricavare
in
altezze
degli
architravi
).
Imperocch
quanto
pi
alto
la
1
vista
dee guarsi
dare, tanto pi difficilmente essa penetra la densit dell aria: onde viene
debilitata e
1
distanza
dell
altezza
immagini dubbiose delle misure della 1 (mal cosa occorre sempre aggiugnere alla simmetria de membri un properch , o siano codesti situati in luoghi alti , porzionato supplemento oppure di proporzione gigantesca, debbono comparire della dovuta grandezza 3 La grossezza inferiore dell* architrave , la quale posa sopra il
iiell
occhio
).
la
grossezza del
sommo
(
scapo
(4):
la
gros1
Timo scapo
oltre
la
5 ).
La cimasa
,
dell ar-
ed altrettanto ne
dividasi
in
projezione.
cimasa,
dodici
D. Pietro Marquez nel suo Trattato delle case secondo la dottrina ili citt degli antichi Romani, f^itrm'iana, imprende ad illustrare il testo che riguarda gli scannili, recando per esemplare il Colosseo ed altri edifizj, e conchiude intorno al presente testo: che nessuna corrispondenza si ricava dall aggiunta de piedestalli cogli architravi: poich non apparisce se non se una corrispondenza di ordine, in quanto che una parte succede all'altra per compiere, assembrate, un intero corpo di architettura. Se si riguardino dunque i relativi punti col testo risalii degli scannili non hanno che presente i fare, secondo Yilruvio, colla simmetria degli architravi, ne degli altri membri superiori: ciascuno ha le sue proprie simmetrie da lui separatamente collocati insegnate. Difatti dopo aver detto che capitelli, segua nei membri superiori la simmetria i
(i)
1 1 , ,
che non dalla densit dell'adelle figure e delle diminuzione provenga la ria forme degli oggetti veduti da lontano; ma l'impiccolimento risulti soltanto dal raggio visuale: poich quanto pi Y angolo minore tanto pi lontano
di Vilruvio, e vuole
,
obbietto veduto. Ed in vero la quantit frapposta e la densit dell'aere possono influire sul cangiamento del colore effettivo dell" oggetto, ma non
1'
liani
forma o figura del corpo medesimo. Il Gariprende qui il Perrault, e dice: Chi non conosce quanto discorra meglio Vitruvio del Perrault? dottrina di Vitruvio conferma ci che (4) Questa si dimostrato nella Tav. XIII. Fig. 1 , sugli sconci
sulla
che
provengono rastremando
le
colonne
isolate
non mai
e
non
regoli
poich
essi
sono
primi
dei
memre-
superiori
dopo
capitelli.
In
sguiti)
alle
della terza lascia, perch chiaramente egli dice summum ; e codesta regola serve per gli architravi che in altezza non passano il mezzo dia-
sommit
ben si palesa da capitelli Jonici, de quali Vitruvio poco prima ha detto che le loro altezze e gli abachi debbano accremetro della colonna.
1
ci
scersi
qualora
le
si
Tempio
(a)
(3)
dici piedi.
del frontespizio .
3 e 4. Vedi Tav. XV. Fig. 2 Il Perrault diverge da codesta dottrina ottica
i
,
gli architravi nell'altezza a proporzione delle colonne, non debba supnorsi anco un aggetto magloune, giore alle loro cimase ?
86
parti
:
LIBRO
tre
la
III.
delle
quali
ne abbia
1
la
prima
fascia
quattro
la
seconda
cinque
Il
1
pi
('),
alta.
fregio
eh' sopra
un quarto meno
quelle
dell
1
alto
d esso architrave:
essere
ma
se vi
alto
si
un quarto pi
bella
del
medesimo
poi
acciocch
sculture vi
altezza
di
facciano
niello,
comparsa.
La cimasa
sia
un settimo
suo aggetto sia altrettanto. Sopra il fregio si dee fare il dentello alto quanto la fascia di mezzo dell architrave, e Paggetto sia eguale alla sua altezza. L interstizio, che in Greco dicesi Metoche, si ha da spartire in maniera, che il dentello abbia di larghezza in fronte la met della sua altezza, e che il cavo, ove si fa 1 della larghezza della fronte di esso l intersezione, abbia due delle tre parti dentello: il suo cimazio poi sia la sesta parte della sua altezza. Il Gocciolato] o colla sua cimasa, senza la gola, sar quanto la fascia di mezzo 1 1 dell architrave. L aggetto del gocciolatojo insieme col dentello si far eguale allo spazio che corre da sopra al fregio, fino a tutta la cimasa di essa corona. Ed infatti generalmente tutti gli sporti riescono pi grail
1 1
ed
ziosi
allorch abbiano
altezza del
aggetto eguale
2 (
1
ali
altezza.
eh dentro le cornici del frontespizio, si dee comporre cosi: si divida la lunghezza di tutto il gocciolatojo in faccia, da una estremit ali altra delle sue cimase, in parti nove, ed una 1 di queste parti si ponga nel mezzo di codesta lunghezza per l altezza del timpano, il quale corrisponda a perpendicolo sul vivo degli architravi, e del sommo scapo delle colonne. La corona 3 che gira sopra il timpano dee farsi eguale a quella di sotto, che si fa senza cimasa. Sopra le corone del frontespizio si devono porre le siine, che i Greci chiamano E-
),
pitithedas
(4),
alto
un ottavo
quanto
di
la
angoli
5) (
siano
alti
pi del gocciolatojo. Gli acrotcrj poi degli met dell 1 altezza del timpano, e quello di
1
mezzo un ottavo di pi di quelli sugli angoli. I membri tutti, che sono da capitelli in sopra,
e
hanno
a fare
piegati
ponendoci
alla
altezza di ciascheduno
e
1
conciossiach
sar
tirate
dall occhio
parte
inferiore
si
altra
alla
parte
superiore
pi
lunga
quella che
alla
parte
superiore.
Cos
avviene
che
quanto
Veggasi Tav. XIV. Fig. 7. Neil altezza del fregio, supposto ornato, comprende Vitruvio anco la cimasa, poich dopo il fregio parla subito del
(i)
dentello.
(1)
5.
sul
modo
di ornarli
di creta
all'uso toscano, vedi Cap. 2 di questo Libro ove trattasi della specie dei Templi arcostili. (3) Qui corona indica il gocciolatojo. Vedi Tav.
greca Epitithedas , significa Una cosa (j) La voce che sta sopra, siccome qui la gola diritta sta sopia il gocciolatojo del frontespizio, di piccolo piede(5) Acroterium , una Specie stallo innalzato per ornamento sopra il frontespizio, La diversa grandezza dei froiitespizj nei templi esastili, ottastili, e
decastili, ec.
rende inapplicabile la
,
XV.
Fig. 5.
alti la
met
del timpano.
capo
1 1
ni.
87
superiore,
tanto
pi
supina sembri I apparenza dell oggetto. Ma se , come si era detto qui innanzi , si faranno inclinate le parti della facciata , allora appariranno
ed a squadra ('). I canali delle colonne hanno ad esser ventiquattro, ed incavati in modo che, applicata la squadra nel canale, girando si tocchi colle due gambe T estremit del canale da destra e da sinistra e coir angolo ella , possa liberamente girare toccando il canale. La grossezza de 1 pialletti ha da essere eguale ali aggiunta che si fi in mezzo della colonna, come dalla
stare
a
,
('-)
piombo
figura
descritta
si
potr riconoscere.
i
),
hanno a scolpire delle teste di leone (4), distribuite in modo che primieramente venga ciascuna di esse a perpendicolo di ogni colonna, e tulle poi siano situate con eguali distanze fra loro, s che ciascuna corrisponda
alle
si
faranno
di
mezzo
canale, cosicch dalle tegole ricevano l 1 acqua poi saranno massicce, acciocch la copia delle
docce non cada a basso tra gfine quelle teste che sono sopra le n bagni chi vi trapassa colonne, parr che vomitino e rullino acqua dalle loro lanci. In questo Libro ho descritto, quanto meglio ho potuto, la disposi1 zione de Templi Jonici nel seguente tratter delle proporzioni Doriche
dalle tegole
defluisce nelle
;
delle
Corintie.
(1)
in
Codesta regola d'ottica pu talvolta servire un'opera non molto grande, e che sia rimirata
:
perci luogo nelle gole dei frontespizj, ma soltanto nei fianchi ove i tetti vi fanno grondaja.
(4)
dal basso ali" alto in un luogo di fronte , stretto non cos in un' opera grande ed in o racchiuso un luogo spazioso, perch quivi certamente essa non servirebbe, potendo l occhio abbracciare i raggi dell intero corpo. Per tale ragione dagli Scultori .si fanno inclinale le teste delle statue , e le maschere che vanno collocate in alto. Questa inclinazione dei membri architettonici , allorch sono
1 1
Le
cornicioni
Gl'intervalli tra
una ma-
non producono
massimamente i frontespizj, un effetto gradevole. (>) Cio semicircolari. Vedi Tav. XV. Fig. y. Nel Kb. IV. cap. 6 chiama Vitruvio Ancones le Cartelle o Mensole che nelle porte sostengono la soosservati
di
fianco, e
all'osservatore
schera e l'altra erano eguali. Quelle che servivano di deflusso alle acque pluviali dei tetti corrispondevano di contro all' asse di ciascuna colonna. Riferisce il Cupero (net suo Arpocrate , fac. 4q), come gli Egiziani nei bagni , nelle fontane , ed altri ornamenti, per gli scoli d'acque impiegarono teste leonine. Ci forse per alludere al benefizio lor derivante dall' annua inondazione del Nilo, che avviene mentre il Sole dimora nel segno del Leone. I Greci imitarono codesti ornamenti, e, fra gli
in
edifizj antichissimi se ne osservano tuttora Atene nella trabeazione della Torre dei Venti, architettata da Andronico Cirreste (Vedi Tav. XIV. mim. 35 ).
altri
,
pra-cornice.
hi lateribus aedium. Dice ne' fianchi; perch rappresentando siffatte teste di leone le bocche, da dove defluisce V acqua dai tetti non hanno
(3)
,
FUNE
DELL' ARCHITETTURA
DI
PREFAZIONE.
xV vendo
lasciato
considerato, o
e
Imperatore, esservi
stati
molti
quali
tutti
precetti
ma
hanno o non
ho stimato degna
ed utilissima cosa ridurre ornai ad una perfetta disposizione tutto il corpo deir Architettonica scienza , e di andare spiegando in ciaschedun Libro paratamente le propriet di ciascheduna sua specie. Pertanto , o Cesare , ti ho dichiarato nel primo Libro qual debba essere V uffizio e quali le scienze che posseder debbansi dall' Architetto nel Secondo ho parlato 1 1 delP apparecchio de materiali, co quali si costruiscono le fabbriche: dappoi nel Terzo ho insegnato come nelle disposizioni de" sacri Templi abbiavi il proprio genere , e quali e quante siano le diverse loro specie non che quali le distribuzioni proprie in ciaschedun genere. Dei tre ordini poi ho trattato soltanto della maniera Jonica, quella siccome che per 1 la proporzione de moduli riesce pi dilicata. Ora in questo Libro tratter delle regole e della maniera Dorica e Corintia, spiegando tutte le loro
1
differenze e propriet.
92
LIBRO
IV.
CAPO
Dei
Ire
te
I.
colonne Corintie, fuorch ne 1 capitelli, hanno tutte le proporzioni come le Joniche('), ma la maggior altezza de capitelli le rende per quella parte pi alte e pi dilicate: perch l altezza del capitello .Ionico la terza parte della grossezza della colonna 2 ), e quella del capitello Corintio tutta (pianta la grossezza del fusto 3 Perloch avviene che quelle due terze parti di diametro, che sonosi aggiunte ai capitelli Corintii, accrescendone l altezza, producano in esse queir effetto di svelta apparenza. Tutti gli altri membri, che si soprappongono alle colonne, sono nelle colonne Corintie trasportati o dalle simmetrie Doriche, o dalla maniera Jonica;' e perch quest'ordine Corintio non ha avuto genere proprio di cornici, n di altri adornamenti, perci ha preso o dallo spartimento de 1 triglifi modiglioni nel gocciolatojo (4), e negli architravi le gocce colle ragioni del Dorico; o dalle regole del Jonico le sculture del fregio, i dentelli e le cornici e cos da que due ordini , frappostovi il capitello , stato prodotto questo terzo. Quindi dalla diversit delle colonne si sono
1
1 (
).
da Vitruvo stalo detto proporzioni delle colonne Ioniche, si scorger che queste Corintie sono alte nove diametri ed un sesto del diametro all'imo scapo della colonna. Ma piacque agli Antichi di dar ad esse anco maggiore sveltezza, alzandole fino ai dicci diametri, come prescrive Vitruvio pei teatri: e talvolta se ne trovano anche di pi siccome di undici sono quelle del tempio rotondo di Vesta a Roma: e
(i)
Osservando
III.
ci clic
nel
lib.
sulle
altezza del capitello jonico s'intende sempre dal collarino della colonna in sopra, escluse le volute.
(3)
Plinio, su
tal
si
esprime
nel
modo
,
seguente
al
lib.
XXXVI.
eap. 33.
Et
differenta
est
quoniam
,
altitudo
appropriate alla naCorintio: perch quest' ordine in origine non ha avuto ( eccetto il capitello) un genere proprio di cornici, e di altri ornamenti. Che poi Vitruvio intenda parlare pei- aualogia de* membri proprj dell' ordine Dorico e Jonico, basti osservare verso la fine del cap. 2 , lib. L, dove egli ragiona del Decoro, che dice: se negl' intavolati dorici si scolpiranno dentelli, sopra i capitelli e le colonne Ioniche si rappresenteranno i triglifi trasportando in s fatta guisa le cose proprie d' un ordine in un altro di diversa specie , si offender la veduta , essendosi ne' tempi indietro stabilite consuetudini diverse in ciascun ordine . Il cornicione che *si conforma alla mente dell'Autore quello del Prodi
un nuovo genere
cornici
que graciliores videntur. Jonici enim altitudo tenia pars est crassitudinis. Ci che perfettamente corrisponde colla dottrina Vitruviana. (4) Qui 1 Autore ci fa palese che, dallo scompartimento o distribuzione proporzionata e conveniente
del Panteon di Roma , che trovo utile qui dimostrare nella Tav. XVI. A. Fig. !.. insieme alla base delle colonne. Fig. 2, a compimento delle parti primarie che costituiscono Y ordine Corintio , e perch non vi ha 1" intaglio dei dentelli sotto i modiglioni, e perch codesto intavolato sembra
nao
debbano corrispondere a piombo di essi modiglioni nel gocciolatojo e questi modiglioni debbano risultare a perpendicolo degli assi delle colonne. Dalle ragioni dunque attribuite ai membri del cornicione Dorico, re., e dalle regole assegnate alle cornici, ai dentelli ed alle sculture del
dei triglifi,
i
.
originario
realizzato
da Agrippa contemporaneo
di
Vitruvio.
Non
cos
in questa parte dei monumenti delle antichit romane, che gli ornamenti non siano in perfetta corrispondenza fra loro, n li modiglioni lo siano colla met delle
fregio
del
Jonico,
risulta
colonne.
CAPO
I.
f)5
formati tre ordini diversi, chiamati Dorico, Sonico e Corintio: e di questi primo ad essere inventato fu il Dorico. il
Imperocch Doro, figlio di Elleno e della ninfa Orseide, che regn in tutta T Acaja e nel Peloponneso, fabbric in Argo, antica citt, in luogo 1 inaugurato ('), il tempio di Giunone, il quale a caso riusc di quest ordine. Dappoi molti altri templi si fecero nelle altre citt dell Acaja con que1 st ordine medesimo, non conoscendosi per anco le regole delle proporzioni. Ma dopo che gli Ateniesi, per gli oracoli del Delfico Apollo, di comune consenso di tutta la Grecia tradussero nell'Asia tutto ad un tempo
1
tredici
di
tutte
supremo comando
stato
Jone,
1
figlio
di
Xnlo
Apollo questi , trasportate cotai colonie nell Asia , ed impadronitosi de confini della Caria, vi fabbric grandissime citt, come furono Efeso, Mileto, e
quale
era
dalle
risposte
dello
stesso
Minuta (che
dritti
politici
assegnaronsi
1
da
,
.Toni i
ai
Milesii),
Priene,
Samo
Teo, Colofone,
deliberazione
e di Arsinoe,
Clazomene, Lebedo,
distrutta,
e,
e Melete.
venne
di
comune Re Attalo
citt
fu poi
tutte
in
luogo
di
Smirne.
Ora
Cari ed
Jone dissero Jonia tutto quel tratto di paese. Quivi disegnato avendo i luoghi inaugurati da consecrarsi agli Dei immortali , incominciarono a fabbricarvi de templi, ed il primo tempio fu
1
come
primo che videro praticato con quest ordine fu nelle citt de Dori. In questo tempio avendo voluto situare delle colonne, senz averne le vere proporzioni, e ricercando il modo onde formarle s che fossero atte a reggere il peso, e di approvata e bella apparenza a vedersi misurarono la pianta 3 del piede virile , ed aven1 dolo trovato essere la sesta parte dell altezza d un uomo , attribuirono
e lo denomii] arono Dorico; perch
1 ,
( )
codesta
1
colonna, facendola alta per sei grossezze delimo scapo, compresovi il capitello. In questa guisa incominci la colonna Dorica a mostrare negli edifizj la proporzione del corpo virile, non che la fermezza e la venust. Similmente avendo dappoi voluto innalzare un tempio a Diana, ricercando sulle medesime tracce una nuova forma d* ordine , si adattarono
proporzione
alla
l'
(i) Sensatamente dice il Galiani, che qui si debba leggere Junonis tempio , e non templum , perch
cos
per
indicar
Area,
come Tempio.
(2)
cos'i
porta
il
S'intende
la
virile essere
l'Area, o
li
corpo.
Le
co-
q4
alla
1
LIBRO
IV.
la
grossezza
1
delle
co-
lonne per T ottava parte dell altezza, onde conseguire un apparenza pi anco la base ad imitazione della scarpa vi sottoposero ed al svelta capitello aggiunsero le volute, come ricci increspati di capelli pen: ;
invece
delle
di
capelli
al
e
le
con fiondi
loro
fronti
,
e e
fiori
distri-
tronco calarono
glie
basso
le
vesti
:
Cos ritrovarono
di
colonne
altra
figura virile
1
posteri
poi
eleganza
nell acutezza
d ingegno
1
com-
ali
:
altezza della
colonna Dorica sette diametri, ed otto e mezzo alla Jonica il qual ultimo genere, perch i Jonii furono primi a praticarlo, venne perci dei
nominato Jonico.
che chiamasi Corintio, imita la dilicatezza delle vergini, perch elleno per la tenera et sono formate di membra gentili, e quest 1 ordine in effetto non ammette se non pi graziosi ornamenti. La priIl
terz ordine,
ma
di
codest ordine
si
racconta che
avvenisse
in questa guisa.
Una
ammalatasi
essa viveva
e racchiuse in
si
un
cestello le tazze
ed
altre
mentre
(
ed affinch il allo scoperto , lo ricopr con una tegola. Ora tutto il peso del cestello riposando sopra una radice d acanto (*), sovra cui trovossi per avventura situato, e non potendo questa al tempo della primavera alzare per diritto le sue foglie
1
pose sopra
2)
vennero respinti ai fianchi del cestello, ove, crescendo ali ins, e compressi dalla resistenza degli angoli della tegola, venivano costretti a ripiegarsi in que 1 canti che sono ora in luogo delle volute. Quindi Cal1 limaco il quale , per l eleganza e l acutezza del suo ingegno nell arte
gli
steli
(i)
Sembra
debba
,
etila
tantum
in
oblcctamentis ac
deliciis
virgo illa
tradursi tazze
cos
richiedendo il significato delle voci collecta et composita, che seguono- e certamente era necessaria
la
diligenza
di
rimanessero anche le tazze e gli alberelli pi lungo tempo allo scoperto, liti ca permanerent diutius sub divo. Ci peraltro non potea dirsi egualmente delle vivande, le quali in breve dovevano marcire, anco a fronte di qualunque diligenza adoperata per conservarle. Sopra tale argomento riporter la nota del Salmnsio, come viene esposta dal Poleni (voi. II. part. I. fac. 1-^3), a proposito della voce poculis. Pessime ibi legitur poculis. Quod est ridiculum : quasi potexit,
acci
conservandosi
coprire il esso
cestello
tegula
Graccis na.iyvax, vcl Virginis illius Corinthiae joKxc/txa.zc/. cula fuere, ut par est, monilia , annuii, et aliac In loco certe Vitruvii supra id genus nugae citato joculis omnino pr poculis reponendum. Cui Poleni soggiugne: Facile vero non miraremw peril iata fuisse ad monumentum poetila, si sciremus omnia spectantia ad J intera Corinlhiorwn. (2) Pertulit ad monumentum. Strafico nella sua nota (voi. II. pag. i3/f) osserva che dee intendersi: Non sepulchrum a structura elevatimi, ut nominili intellehabuerit.
xerunt
(3)
acanto,
CAPO
di
I.
0,5
(0-,
lavorare in
marmo,
trovatosi
a
la
1
monumento, ed avendo
che
vi
tenerezza delle
foglie
crescevano
l'
una
,
colonne presso
stabil
le
Corintii
La proporzione
coli*
(
cio che
quanto
tanta sia
abaco 3 La larghezza dell" abaco poi sia tale, che la diagonale da an1 golo ad angolo sia pari a due altezze; e cos le quattro fronti dell abaco verranno di giusta ed eguale misura. Codeste fronti debbono essere incurvate addentro da angolo ad angolo per un nono della larghezza (4) La grossezza da basso del capitello sia eguale alla grossezza superiore della colonna, senza per la lista del sommo scapo ed il tondino. La grossezza dell abaco sia il settimo dell altezza del capitello. Quel che rimane al di sotto dell abaco dividasi in tre parti: la prima diasi alle foglie da basso: quella di mezzo alle seconde foglie; e la terza ai gambi, da1 quali nascono le foglie che aggettano, estendendosi verso l abaco: ed uscendo le volute dalle foglie de gambi , si dilatino fin sotto gli angoli di quello. Altre volute minori vi sono, che vengono scolpite sotto a fiori. La grandezza poi de fiori, che sono quattro nel mezzo delle fronti dell 1 abaco , debb 1 essere per quanto grosso l abaco. Con queste proporzioni
; 1 1
dunque avranno
capitelli
Sonovi anche altre specie di capitelli, che si pongono sopra le medesime colonne, chiamati con diversi nomi: pure non possiamo asserire che sostanzialmente formino proporzioni diverse, ed ordine diverso di colonne; che anzi osserviamo che trasportati sono i loro nomi, con qualche cambiamento, da un ordine ali altro: da Corintii cio, da Jonici e da* Dorici; 1 e che le proporzioni de medesimi sono state con pi dilicatezza traspor1 1 1
tate nelle
moderne
sculture
5 ).
Catathecnos , significa Artefice primario. le figure dimostrate nella Tav. XVI. del capitello Corintio di Vitruvio. di Roma antica si (3) Nelle pi vantate opere riscontra il capitello Corintio di una forma pi svelta, cio di un sesto del diametro, oltre la misura dataci da Vitruvio-, ed anche talvolta fu portato a maggiore altezza, siccome sono in Atene quelli della Lanterna di Demostene (Tav. XXII.). Vitruvio dello scantonamento (j) Nulla ci dice che si fa ai quattro angoli del capitello ; e potrebbe darsi che rimanessero acuti, siccome rimi(i) (2)
del timpano
i
Veggansi
quattro
ne' front espizj. L'avere poi faccettati angoli acuti dell' abaco sar probabil-
mente
stata
una conseguenza
dell avere
osservato
che quelle estremit esposte alle intemperie dei tempi non potevano conservarsi lungamente. Cosi coli' avere dato agli angoli maggiore consistenza, riducendoli a piccole facce, si ammendo cotal difetto. qui voglia parlare di (5) Sembra che Vitruvio quei capitelli che. a luogo delle volute, sono figurati con simboli allusivi ad una qualche Deit.
L" ordine
dopo
il
Composito stato praticato dai Romani tempo d' Augusto. I pi antichi capitelli
che
si
ratisi
Atene nel tempio di Giove Olimpio, ed nel tempio rotondo perittero di Vesta. La proporzione di un nono, assegnata da Vitruvio alla
in
in
di quest'ordine,
osservano in
,
Roma, sono
Roma
quelli dell'
riori
al
Arco di Tito vale a dire assai postetempo in cui visse Vitruvio. Che direbbe
curvatura
delle
sponde
all'
corriquattro fronti dell" abaco angolo da esso assegnato per 1' altezza
.
ora poi Vitruvio. se osservasse le irragionevolezze introdotte nei capitelli , abusivamente detti alla
qC
LIBRO
IV.
CAPO
IL
tessendosi qui indietro descritte le origini e le invenzioni degli ordini delle colonne, sembrami non essere fuori di proposito il trattare con lo stesso metodo de loro ornamenti, ed in che maniera, e con quali ele1
menti, e da quale origine siano derivati. In ogni edifizio si colloca nella parte di sopra la travatura , la quale ha diversi nomi ; e siccome sono rispettivi loro usi. Travi perdiversi codesti nomi, cos sono anche diversi ci si nominano quelli che si pongono sopra colonne, o pilastri, o ante.
i
con
quali formansi
il
palchi. Asinelio
al
chiamasi
il
tetto in
se lo spazio
il
molto largo,
a*
il
quale, dicendosi in
(
cima
nome
(
di
Columnae
:
Monachi
a)
e quindi vi
hanno
le
Asticciuole
),
Razze W) ma se lo spazio minore , vi bisogna il solo asinelio. I Puntoni 5 sono quelli clic sporgono fino alle grondaje. I Paradossi 6 venquindi i Panconcelli (') posando sopra i puntoni gono a posare sopra tegoli , sporgendo fuori delle pareti in guisa che le paradossi reggono coprano colla loro projezione. E cos ciascheduna parte serba il proprio luogo, la propria specie ed il proprio ordine. Ora da queste cose e da questi lavori di legname hanno dappoi gli 1 artefici imitata la disposizione nelle fabbriche de sacri Templi colle loro sculture in pietre ed in marini , ed hanno creduto doversi attenere a queste invenzioni. Imperocch gli antichi fabbricatoli edificando in un dato luogo , poich ebbero situali i travi con un capo sulla parete interna e con 1' altro sull esterna, tanto che sporgevano anco un poco in fuori empierono di fabbrica gli spazj tra un trave e V altro , e sopra con pi bella maniera praticarono decorazioni con cornici e frontespizj , segando 1 dappoi tutte le teste de travi che aggettavano a linea ed a piombo delle
e le
)
Bramantesca,
grazie
e
piali
ben lungi
del
dall" imitare
le
ragione che
si
studi
la leggiadria
Corintio, offrono
anzi
fra loro,
modello suggerito dalla natura, e dagf insegnamenti da Vitruvio in questo capitolo dettati.
(i)
Coltimeli
Asinelio.
Untativi finora
praticati
intorno
al
capitello
(->)
(3) (\)
()
(f>)
Calumila Transtra
Caprculi Cantileni
Monaco.
Asticciuole, o Catene.
Comizio, nel tempio di Marte Vendicatore a Roma, e simili), per desiderio di novit, e di estendere il numero degli ordini oltre i tre Greci riuscirono sempre inutili. Infatti, scorrendo la storia delle arti e dei monumenti antichi e moderni, si osserva che il capitello Corintio fu costantemente degradato dalla sua grazia, gentilezza, armonia ed originalit in
, ,
Razze.
Puntoni
Paradossi.
1 empia
Asscres Questi sono
li.
i
(7)
Panconcelli.
nomi
1.
latini
ed
italiani
dei
le-
alla
capo
pareti
:
ir.
07
,
e perch
parve
loro quell
aspetto disaggradevole
vi
i
attaccarono
,
quella foggia
1
che
i
si
l'anno
ora
triglifi
le
tagli
de
travi
coperti
si
non
e
offen-
triglifi
(')
e dagli spazj
trave
trave
metopc
Altri
1
2 ).
dappoi incominciarono in altre opere a sporgere in fuori, a piombo contornando 3 la parte che aggettava de* triglifi, le teste de" puntoni 1 triglifi nacquero dal disponimento de travi, cos dalquindi , siccome l' aggetto de" puntoni stata ritrovata la ragione di fare modiglioni sotto il gocciolato] o. Perci quasi in tutte le opere di pietra e di marmo modiglioni inclinati , perch ella un1 imitazione si formano scolpiti de* puntoni imperocch necessariamente si debbono porre declivi per
1
indicare
glioni
le
grondaje. Questa
nelle
-1
de"
altri
modihanno
detto,
si
ingannandosi, che
ghi
Parte
mai
negli
finestre vi
perch i triglifi mezzi delle colonne, ne' quali luonon permette di praticarvi le finestre imperocch se si facessero, si slegherebbero le aderenze degli angoli
triglifi
:
rappresentino finestre
i
edifizj.
i
Se
poi
si
giudicasse esservi
la
i
stati
vani
delle
finestre
ove
sono
spazj
tope.
triglifi,
sembrerebbe per
fra
i
stessa
ragione
che
5
luoghi
delle finestre
fra
i
che sono
I
dentelli,
quanto quelli
i
triglifi
letti
dei
travi
de" panconcelli
nostri
chiamano Columbaria codesti vani. Cos presso loro lo spazio, osdicesi Metopa. Perci , sicsia T intervallo che fra due letti di travi come quinci* innanzi nelle opere Doriche stato ritrovato 1* uso de triglifi
, 1
de modiglioni, cos parimente nelle .Ioniche la disposizione de* dentelli ha il suo ragionevole fondamento; e nell istessa maniera che modiglioni figurano gli aggetti de* puntoni, egualmente i dentelli Ionici sono un' imie
1
-1
tazione degli aggetti de" panconcelli. Per lo che nelle opere de Greci niuno
1
ha posto
concelli
dentelli
sotto
al
vero che
pan-
puntoni.
Dunque,
1
debbonsi situare sopra puntoni e i paradossi, se nelP imitazione del vero si collocheranno sotto medesimi, ella sar un* opera difettosa. Parimente gli Antichi non approvarono, e non ordinarono nei frontespizi modiglioni ed dentelli , ma vi fecero le cornici semplici (4) per la ragione che
i i i ; i
Vedi Tav. XVII. Fig. 2, lett. A. (2) Metopa. Aedi Idem. B. B. (3) Il verbo Sinuare, usato qui da Vitmvio, senilira indicar una linea serpeggiante con garbo, a guisa
(1)
Trglifo.
(4)
Le
cornici del
frontespizio
della
1
dell'
elegante ed
,
antico
tempio
esastilo
citt
d' Assisi
sono
:
eseguite nel
modo che
,
non
de' contorni
delle
gole
diritta
il
o rovescia
della
che tutti i frOHtespizj de monumenti Greci (Vedi Tav. XV. Fig. 5 e Tav. seg.).
if
q8
puntoni ed
gere verso
inclinati
i
libro
iv.
panconcelli
facciate
le
non possono
i
essere comparliti, e
,
nemmeno
si
spor-
le
dove sono
grondaje.
frontespizj
essi
ove sono
Sicch
nel vero
non pu
fatto
effettuarsi',
nemmeno
(').
ma
collocano
ancorch
in apparenza
Imperocch nel perfezionare quelle cose con una tale specialit, giusta
;
opere
vi
vere co-
solo
quelle
,
furono
approvate
le
quali
di
ne
ra-
gionamenti
zioni
dovendosi
sviluppare
,
verit.
le
ci
hanno
quali
lasciato le simmetrie e
propor-
per
ciascun
ordine.
Dalle
ho
gi
parlato innanzi
degli
ordini
le
.Tonico
Corintio
ora brevemente
CAPO
III.
uopo
costruire
sacri
Templi, perch
,
vi
ed anco Ermogene; poich avendo questi apparecchiata una quantit di marmi per erigere un tempio Dorico al padre Bacco , mut idea e lo lece Jonico. Eppure ci non avveniva perch fosse senza garbo V aspetto, o V ordine, o che non ne fosse maestosa la figura, ma solo perch riesce intricato il compartimento, ed incomoda in opera la distribuzione de" triglifi e delle soffitte 2 ): perciocch debbonsi necessariamente situare triglifi sopra due quarti di mezzo 3 delle colonne triglifi debbono esser che si pongono fra ), e le metope tanto lunghe quanto sono alte. Al contrario triglifi che vanno sopra le due colonne degli angoli si collocano sulle estremit, e non gi sopra
simmetrie. Tali furono Tarchesio
Piteo
(i)
Con questa
sapientissima
dottrina
Vitruvio
cenna
del
stabilisce la sua universale scienza edificatoria. Infa chiaramente comprendere, che ogni parte essenziale dell'Architettura debb' essere consentanea alla ragione e<l alla verit: poich l'arte ha bens il diritto di ripulire originaria rusticit figlia del bisogno e di perfezionare ed abbellire con garbo, grazia e gentilezza, suoi lineamenti: ma inni ha gi quello di distruggere la primitiva
tatti egli ci
1
.
la distribuzione esteriore del fregio Dorico tempio, e con lacunarorum vuol indicare non 1 tanto le soffitte del gocciolatojo, e de modiglioni travi di pietra corrispondenti ove sianvi, quanto
i
ai
triglifi,
co' quali
distribuivasi
i
1'
interna
soffitta
templi di Teseo e di
dalla
le-
zione trigljrphorum et lacunarorum per sostituirvi } (come vuole il Galiani) quella di triglyphorum et metopanitn : poich Vitruvio con trigj p/wrum ac-
Minerva nella rocca d'Atene. Essendo il triglifo largo un modulo, e la co(".) perci il triglifo che cade siili' asse lonna due delle colonne occupa un quarto per parte del detto asse, ossia contro medio s tetrantes, e codeste due quarte parti corrispondono appunto alla met del
,
CAPO
III.
gg
vicine
ai
le
triglifi
degli an-
non riescono quadrate, ma bislunghe di pi (manto la met della larghezza di un triglifo ('). Quelli inoltre che vogliono fare tutte le metope eguali, ristringono gli ultimi intercolunnj per la larghezza di mezzo triglifo. Ma, o che ristringasi la metopa, o P intercolunnio, egli sempre un difetto. Ond** che gli Antichi hanno evitato P ordine Dorico per sacri Templi. fare insegneremo a come richiede P arte ed in quel modo Noi per T 1 da maestri; acciocch se alcuno considerando queche l abbiamo inteso sto metodo volesse usarlo, abbia per dimostrate le proporzioni colle quali possa compiere con perfetta correzione e senza difetti sacri Templi d ori
dine Dorico.
La
egli
facciata del
,
si
debbono disporre
2 (
);
le
colonne, se
in
sar tetrastilo
di
divida in parti
XXVII
quale
se poi esastilo^
XLII
3 ):
una
chiama Etnbates, dalla cui determinazione si fa il calcolo e la distribuzione di tutta P opera. La grossezza delle colonne sar di moduli due: P altezza, comprequeste
sar
,
modulo
il
in
Greco
si
sovi
il
,
capitello,
e
la
di
quattordici
di
(4).
un mo-
due ed un sesto di modulo L altezza si divida in tre parti una ne abbia P abaco con la sua cimasa , P altra P ovolo cogli anelli , la terza il collo 6 La colonna si ristringa secondo le regole dettate nel terzo Libro per le Joniche. L altezza dell1 architrave, compresa la fascia e le gocce, di un raodulo
larghezza
:
(
).
-1
Per consenso degl' interpreti dee qui leggersi non altitudine , siccome comunemente leggesi nel Testo. E anche da intendersi che ove qui si dice or ora diniidia (od emitriglypho) , non esattamente la met, ma bens tanto di meno quanta la diminuzione del sommo scapo della colonna- e poich ella varia, come si detto (lib. III. cap. 2), a proporzione della grandezza della colonna, perci Vitruvio fa uso d'un numero prossimamente certo per un incerto. Se non che, volen(i)
latitudine , e
nella Tav.
degl' intercolunnj
Dorici.
(5)
l'
Il
Perrault
emenda
la
scarsa
larghezza del,
prati-
ne templi d' ordine Dorico Greco, come riscontrasi nel Partenone, nel tempio di Teseo e simili, la quale corrisponde al diametro inferiore della Colonna: in tal caso la metopa risulterebbe precisamente pi larga che alta, quanto appunto la nula di un triglifo, come dice Vitruvio, a proposito della maniera usata ne monumenti della Grecia, ove riscontrai ansi gli accennali difetti. ma il conto (2) 11 testo comune ha XXVIII. chiaro, che dee leggersi XXVII. \ poich sono in
1
:
tutto undici
triglifi,
dieci
metope,
due mezze
XLII.
,
metope
(3)
sugli angoli.
Pel giusto
computo dee
leggersi
ove
Ieggevasi
XLIV. Assicura il Perrault, che egli possedeva un manoscritto in cui appunto leggevansi le divisioni pel Tetrastilo in parti XXVII. e per
,
abaco di codesto capitello Dorico facendola di moduli due e mezzo:, e suppone che qualche antico Testo leggendo latitudo duorum } et moduli S partis , dagli amanuensi la 0' siasi interpretata scxlae quando significava scmissis. Cos si accorderebbe prossimamente co' capitelli Dorici del Teatro di Marleti, b.): ma non cello (Veggasi Tav. XVIII. Fig. avendovi alcun codice che porga quella supposta lezione, ho conservato il Testo qual . Forse Vitruvio assegna codesto aggetto ai capitelli di quelle colonne che non passino l altezza di piedi XV. 5 ma per quelle che la sormontino voglia allargato l'abaco del capitello, com'egli insegna nel Jonieo. I capitelli Dorici delle antichit greche non ebbero mai cimasa sopra l'abaco. Facendosi poi gli anelli all' uso greco sotto l' ovolo possono dare garbo e bastante aggetto, senz'alterare la proporzione qui registrala in Testo (Vedi Tav. XVIII. Fig. e 7). cio Collo. Voce che, Hypotrachelion, per me(6) tafora, si trasporta dal corpo dell'uomo alle colonne:, e cos chiamasi la parie inferiore del capitello dell'ordine Dorico, ed anco del Toscano, che in
i
IOO
dulo
la
(');
LIBRO
la
,
IV.
fascia
le
d un settimo
di
modulo. La lunghezza
1
delle
,
1
fascia
quali
sesto
pendono
-li
romoletto
un
architrave cor-
risponda
al
1*
collo superiore
della colonna.
a porre
i
Sopra
architrave
si
hanno
triglifi
colle
metope,
alti
un mo-
dulo e mezzo, larghi in fronte un modulo, e distribuiti in modo che tanto nelle colonne degli angoli, quanto in quelle di mezzo, siano situati sopra 1 1 due quarti di mezzo delle colonne, e n entrino tre negl intercolunnj
i
di
mezzo
g*
due
negli
il
altri.
Cos
tenendo
al-
largati
intercolunnj di
le
1
mezzo
si
rimarr libero
in
vanno a
stino nel
visitare
La larghezza
de* triglifi
1*
parti,
cinque
delle
quali
re:
altra sia disposta in due met a desila ed a sinistra mezzo, e nel mezzo rimanga una lista che formi la coscia, la quale in greco si dice Meros: a fianco di questa s'incavino due canali con angolo a squadra: e, per ordine, vicino a questi da destra e da sinistra si formino le altre liste, o cosce, ed alle estremit voltinsi due mezzi canali. triglifi, le metope che sono fra essi dovranno esDisposti in colai guisa ser tanto lunghe quanto alte , e negli angoli rimarranno improntate le larghe mezzo modulo. Oprando in cotal modo, si corregsemimetope non che degl1 intercolunnj e delle diletti delle metope geranno tutti
i
('-'-),
soffitte,
le
distribuzioni.
capitelli
poi de*
triglifi
debbono
Sopra
getto
al
le
alti
un
de
sesto di
1
modulo.
si
capitelli
triglifi
dee
collocare
3 (
il
gocciolatojo,
il
cui
ag-
), con una cimasa Dorica una met ed un sesto di modulo disotto, ed una al disopra. Cosi il gocciolatojo sar alto con ambedue cimase per quanto la met di un modulo (4). Nella soffitta del goc-
sar
(i)
(ili
gliori
monumenti
antichi
Dorici
corrispondono
al
metro inferiore della colonna, come fu praticato dai di Greci ne' loro monumenti d'ordine Dorico,
i
carattere energico dell'ordine. La loro altezza era prossimamente di tre quarti del diametro intcriore
della colonna (Yeggasi Tav. XVIII.
Fig.
y
).
L'altezza soltanto di un modulo, assegnala da Vitruvio all'architrave Dorico, si dee intendere pelle
clic
colonne di piedi XV. in sotto: ma per quelle eccedano la detta altezza dovranno in corrispondenza accrescersi le altezze degli archilraxi, come egli e istruisce per 1' ordine Jonico al lib. III. cap. 3. (Vedi fac. 85, e Tav. XV.). i, fac. 99. Pi volte Vitru(>) Veggasi la Dota vio indica doversi fare le mezze metope, agli an1
nel qual larghe mezzo modulo sarebbe conciliabile ci che egli prcscrive, di ritenere cio la larghezza di sotto delarchitrave a piombo del collo superiore della colonna. All'opposto la misura qui stabilita dal N. A. sarebbe conveniente qualora la larghezza di sotto dell' architrave fosse prossimamente eguale al diagoli
del
fregio,
caso
non
aggettavano dal vivo del sommo scapi) de' fusti della colonna quanto era la loro rastremazione (Vedi Tav. XVIII. Fig. 7). Avvi un antichissimo Tempio perittero d" ordine Dorico a Pesto, detto di Cerere, che ha g" incavi pei triglifi sopra i mezzi delle colonne degli angoli, secondo la disposizione qui voluta da Vitruvio; e 1 architrave corrisponde al vivo superiore delle colonne. Quest' forse T unico esempio che riscontrisi ne' monumenti Greci di siffatta distribuzione (Veggasi Delagardettc C. M. Jnt. Paest. Tav. X.). met ed un sesto di (3) Codesto aggetto della modulo preso dall' estremo del capitello del triglifo r, fino a tutta la cimasetta superiore del gocciolatojo u. (Vedi Tav. XVIII. Fig. 4). l'aggiunta di un sesto, (j) Non trovo plausibile
cui
triglifi
gocciolatojo: poiri-
ch perde quel garbo e quella proporzione che sultano seguendo il qui dettato dal X. A.
IOI ciolatojo, a perpendicolo de triglifi e delle metope, si hanno a scompartire le direzioni delle vie , e farvi la distribuzione delle gocce , in guisa che
III.
CAPO
estendano in lunghezza, e tre in larghezza: residui spazj, per essere le metope pi larghe de triglifi, o si lascino piani, ovvero vi si potranno scolpire de fulmini. All' estremit della soffitta del gocsei
di
dette gocce
si
-1
ciolatojo s'intagli
una
le
linea,
('),
come
il
timpano,
1
sime
che noi diciamo Scozia. Tutte le altre parti, ed gocciolatoj, si compiano siccome si
i
si
Queste proporzioni per saranno ordinate nelle opere diastile : ina vorranno picnostile 2 ), e monotiiglife , allora la facciata del tempio
(
se se
sar
tetrastilo
,
si
divida
in
parti
il
XXXII.
innanzi,
vi
e
si
di
XXII modulo
3 (
,
),
se sar esastilo
,
in
parti
col quale
come
si
detto
(4)
ha due metope ed un triglifo e negli angoli nulla di pi vi rimane che quanto lo spazio d un mezzo triglifo. Si aggiunga che nelP intercolunnio di mezzo , che s* incontra sotto la cima del frontespizio , debbonsi contenere tre triglifi e quattro metope, affinch esso offra uno spazio pi largo per comodo dei concorrenti al tempio , e riesca pi maestoso T aspetto per riguardo ai simulacri degli Dei. Sopra capitelli de' triglifi va situato il gocciolatojo con un cimazio Dorico di sotto, e V altro di sopra come si detto innanzi. Parimente la grossezza del gocciolatojo co* suoi cimazj per la met di un modulo. Anche nella soffitta del gocciolatojo a perpendicolo de triglifi , e del mezzo delle metope, si
i
1
hanno
delle
a fare le divisioni
dirittamente
guisa
di
vie,
le
distribuzioni
"occe.
1
Bisogna fare ne fusti delle colonne venti scanalature le quali , se saranno piane, avranno venti angoli; se poi saranno scavate, la loro forma si far in questa maniera. Si descriva un quadrato di lati eguali sulla larghezza della scanalatura, e nel punto di mezzo del quadrato si stabilisca una punta delle seste, e coli altra si formi una porzione di cerchio, che
:
tocchi
gli
si
compresa
le
dalla curva
5)
dal lato
del quadrato;
(>)
ritta
nominandola
come
dine Dorico.
Ma
Testo legge qui: Sjstylon et inonotriglyphon. saggiamente riflette il Perrault clic, in luogo di systjlon , debba leggersi pjcnostylun ; perch T intercolunnio che contiene nel mezzo un sol triglifo di un diametro e mezzo della colonna ossia di moduli tre. (3) Qui il Testo ha avuto bisogno di emenda, do(2) Il
vendosi leggere XXII.. e non XXIII.: e poco dopo XXXII., e non XXXV. Il Filandro ed il Barbaro, forse coir autorit di qualche antico monumento, diedero all' intercolunnio di mezzo due triglifi , e non tre: onde corressero il Testo leggendo XIX. S. in luogo di XXIII., e XXIX. S. invece di XXXIII.
(i)
Vitruvio
denomina singula
epistjlia
pezzi
degli architravi che riposano sopra le colonne da 1 1 un asse ali altro , e li distingue coli epiteto singula
da un corso lungo d architrave posto sopra una serie continuala d intercolunnj. Veggasi Tav. XVII. Fig. 8.
1
(.->)
IQ 2
riguardo poi
nel
le
1
LIBRO
ali
IV.
aggiunta che
si
fa nel
mezzo
della colonna
si
eseguisca
che si detto per lo Jonico ('). E poich si sono prescritte simmetrie per gli aspetti esteriori, s Corintii, come Dorici e Jonici
modo
dovere
ancora
di
spiegare
le
distribuzioni
interne
della
Cella
del
Pronao.
CAPO
JLia lunghezza del
la
le
IV.
e del
Pronao.
Tempio
si
distribuisca in
modo
( )
che
la
larghezza sia
met
della
porte, sia
3)
le
colonne. Se poi
la
Cella sar
XX.
piedi,
si
il
le
quali
separino
pongano due colonne frammezzo ambedue le perci anche tre interportico dal Pronao
:
le
),
ante
le
le
colonne, abbiano
le
chiusure o
di
marmo Che
o
se
di
la
legno
5 (
con
sar
maggiore anche di XL. piedi , si pongano delle altre colonne dinanzi a quelle che sono fra le ante , e queste abbiano eguale altezza che quelle della facciata: ma si diminuiscano le grossezze loro con questa proporzione; cio, se quelle della facciata avranno il diametro per un ottavo della loro altezza , queste F abbiano per un
larghezza
(i)
()
fac. la
pi
floridi
del-
lunghezza
architettura romana. Codesta maniera introdotta nelle ante del Panteon a Roma, le quali non si
Tempio.
Prescrivendo Vitruvio che la lunghezza del Tempio sia il doppio della sua larghezza, evidente che, sottratti cinque otla\i assegnali alla lunghezza della Cella coi muri, rimangono a compimento tre otta\i per il Pronao. Ycslibulo. Allorch 1 templi avevano un solo Pronao dinanzi, risaltava isso maggiore di quando ve ne aveva uno dinanzi, e l'altro dietro: ed in conseguenza vi erano anco due porle: poich lo spazio della Cella essendo inalteraBUe, doveansi dividere i tre oliavi Iella lunghezza di tutto il tempio per assegnarne una meta a ciascuno dei due Pronai (Vessasi Tav.
(3)
sommo
,
M.
Fig.
3).
(4) Codeste ante non avevano nelle opere greche le basi ed i capitelli a quella foggia che ponevano alle colonne; esse per venivano terminale da alcuni corniciame nti. 1/ assimilale gli adornamenti delle ante a quelli delle colonne fu un
ma conservano al diametro inferiore delle coavr dato motivo neir ordine Corintio di lonne agghignere un sesto all'altezza del capitello, oltre quella dettala da Vitru\io per le colonne: poich altrimente sarebbe riuscito il capiteli delle ante non rastremate tozzo e disaggradevole alla vista (Vedi Tav. XIX. Fig. 6). (">) Pluteis marmoreis sive ex intestino opere Jactic. Quivi parlando di chiudere g" inlercolunnj tra il portico ed il Pronao con plutei di marmo o di legno s" intendono essere davanzali o parapetti (Veggasi Tav. VII. lei. A). Si facevano anco talvolta di l'uni, e furono perci chiamali reticuli. Negli scavi fatti a Roma se ne trovarono di bronzo. In Aristide rilevasi che propriamente venivano cos appellati i Cancelli dei luoghi dove si rendeva giustizia: poich anco ne' Pronai de' templi alcune volle soleva amministrarsi ( 'Seggasi nota 5. fac. 80).
all'alto,
del pilastro
il
,
. ,
CAPO
IV.
io5
di
nono.
E
;
cos'i
in
un nono, o
di
un
decimo
perciocch poste
ravviser.
nell" aria
non
ove
si
Che
,
se
mai
si
le
colonne
esteriori fossero
di
XXIV.
(').
scanalature
queste se ne
si
faranno
XXVIII.
ed anco
XXXII
Sicch quello
che
toglie
dal
corpo del fusto se gli accrescer col maggior numero delle scanalature, in maniera che non sar percettibile la differenza. Ed a questa guisa colla 1 disuguaglianza della proporzione de canali si accompagner la grossezza
delle
la la
fer-
mandosi
pi
ed
assai
si
frequenti
termini
diffonde
in
una
prova qualora due colonne di eguale diametro, che r una sia scanalata e V altra no, si circondino con un filo, in modo che il filo vada toccando intorno i canali , e tutti gli angoli de 1 pianctti ancorch le colonne abbiano eguale diametro pure (li coi quali esse
linea pi lunga. Infatti
i
saranno
canali
e
all'
intorno
pialletti
ci
perch
il
giro de
de
1
pi lunga.
Che
se
mai co-
sembrer conveniente, non sar cosa fuor di ragione V or1 dinare ne luoghi angusti e nelf aria racchiusa 2 ), le colonne d una pi dilicata proporzione, mentre abbiamo in ogni caso il rimedio che ci somdesta pratica
,
(
ministrano
le
scanalature.
della
Le
lonne
;
pareti poi
Cella debbono
le
farsi
ante siano
3 (
)
diametri
delle
co-
struttura
si
Se poi di pietra lavorata, o di marmo, sembra che codeste pietre abbiano ad essere assai mediocri ed eguali perch il mezzo delle connessioni delle pietre posando sopra ambedue le met delle altre di sotto, collegandosi render pi stabile e perfetta la fabbrica siccome anco rilievi di calce che aggettano attorno le connessioni e letti, renderanno piacere alla vista con un disegno pi energico e perfetto (4).
colissime.
5
se(1) Codesto sistema di scanalare le colonne condo l'effetto che risulta dalla maggiore o minore forza della luce, per dir cos, a prova, non si poteva eseguire se non (piando drizzate fossero in opera ed ben noto, che gli Antichi terminavano molte cose d ornamento dopo poste alla loro sede.
;
y 1
L'assottigliamento qui proposto da Vitruvio a non rimangono esposte all' aria libera, e per conseguenza non rischiarate che da luce debole, o riflessa, non pu egli averlo de1 dotto che dagli scritti de Greci, e dal confronto oculare de loro monumenti , come riscontrasi nel
(a)
pronao
in
nel
quello
perittero
questo Libro, nao hanno 24 scanalature, mentre quelle di fronte, di maggior grossezza delle interne, ne contano soltanto
()
'.'0.
preposta l'espressione si extructi all'altra Sin autem quadralo saxo , ha creduto senz altro che la semplice espressione di extructi volesse significare ogni sorta di fabbrica ordinaria , che opposta a quelle di pietre quadre. (j) Expressiones deriva da exprimere , e sembrano termini prourj di liquidi. Ma qui , trattando Vitruvio delle muraglie, debbono intendersi Que' filetti di cemento, che risultano (bilie connessioni delle pietre, come dice il Testo, cucimi coagmenta , et cubilia intendendosi per coagmenta le connessioni verticali, e per cubilia le orizzontali: per cui Vitruvio dice graphicoteram delectationem perch questi filetti, tirati diligentemente, rendevano vago
?
,
_,
aspetto.
in Cizico era\"i
Plinio rilevasi (Lib. 36, Sez. 11) che un tempio lavorafe) a pietre quain
dre,
letti
le
cui connessioni
dOro:
(pio
11
omnibus
io4
LIBRO
IV.
CAPO
Del
sito
V.
de Templi
sacri
Templi degl
Iddii immortali
debbono
:
situarsi in
,
modo che
non
vi
siano
ra-
rivolli
a quell* aspetto
ad
1
essi
conveniente
cosicch
se
sia
che nella cella riguardi verso Ponente, acciocgione in contrario, V ch quelli che vanno ali altare per farvi immolazioni , o sagrifzj , guardino Oriente e V effigie che nel tempio. E dovranno del pari esser rivolti non solo al tempio, ma ancora all'Oriente quelli che vanno a far voti agli Dei; onde tanto a" supplicanti, quanto a* sagrificanti, parr che laonde tutti gli altari degli Dei debsimulacri stessi sorgano a rimirarli bono necessariamente anch' essi riguardare P Oriente ('). Ma se ci venisse impedito per la natura del luogo , allora debbonsi 1 rivolgere le posizioni de* Templi, in guisa che da medesimi si scopra la sacri Templi si facessero lungo maggior parte della citt. Cos se fiumi , come lo sono in Egitto intorno al Nilo , dovranno essi , come sembra, riguardare le sponde del fiume. Parimente se saranno presso le
effigie
1
1
1
vie
far
pubbliche
si
passeggieri possano
rimirarli
dinanzi ad essi
dovuti inchini.
CAPO
-Lie regole per le Porte
cio, lo stabilire in
2)
VI.
de*
Templi,
e per
poi
(i)
delle
primo luogo di che ordine hanno ad ed Attico 3 Porte sono: Dorico, Jonico
,
(
generi
).
me
Igino, anlico scrittore agrario, cos si esprinel suo Trattato de limitibus constituendis. :r=
Antiqui Architecti in Occidentali tempia spedare scripserunt : posteci placuit omnem Rcligioncm eo coni'erterc ex qua parte Terra inluininatur. Un antico edilzio Etrusco nel contado perugino a S. Manno,
credulo
ciata
ali"
il
quale disposizione dovette essere portata da un onde negli antichi templi si pratic tutto l'opposto di ci che dice Vitruvio. Veggasi il Calmet nel Dizionario Biblico (Tom. 2), ed anla
rito liturgico:
che
Tempio
della
Luna,
Edif. detto la
questo scritto Lodovico gli Egiziani ed altri antichi popoli fabbricarono i templi colla facciata verso l'Oriente stando rivolti i supplicanti all' Occidente. Quinci reca l'esempio notabilissimo del tempio di Salomone, che avea la facciata volta all'Oriente.
di
, .
Manno,
ec.
Perugia
ijt)')-
Inst. Eccles. fabbricae juata Carditi. Carolum Borromeum. (a) Nessun esempio riscontrasi in tutta l'antichit, n memoria alcuna giunta fino a noi che e" istruisca essersi dagli antichi Creci e Romani pra,
o finestre arcuate.
capitolo, Attico, (3) Qui, ed alla fine di questo s'intende per Corintio. Plinio (lib. XXIII., ed anche XXXVI; ) dice che \i sono le colonne quadre
.
io5 1 Le proporzioni di queste, alla maniera Dorica, vanno considerate ne seguenti termini: cio, che la sommila della cornice d esse porte, la quale 1 al livello colla sommit de* capisi pone al disopra dell architrave, stia
CAPO
VI.
1
1
telli
si
di
La
V altezza del tempio dal pavimento sino ai lacunari (') in parti tre e mezzo , ed assegnandone due parti ali* altezza della luce della porta. Codesta altezza suddividasi poi in
trovi
questo
modo
cio
dividendo
non sono concordi determinazione dell' altezza de" lacunari del vestibulo: poich dalla distanza che passa da questi altezza fino al pavimento, divisa in tre parti e mezzo, nasce la radice da cui derivano le dimensioni della luce della porta e del sopra-ornato : e
(i)
cimasa Dorica, e
eguale
all'
coli'
nella
Ci posto
ri-
mane
tra
fregio
la
sommit
l' ordine un' altezza straordinariamente eccessiva per la cornice che corona la porta. Siffatto stra-
ordinario adornamento
tica
non
fu
,
mai autorizzato da
cio del detto siccome la sua massima altezza sopra-ornato , deve ricorrere a livello della sommit de capitelli cos risulta, al dire del Cesariano del Filandro ed altri, una cornice greve e deforme (Vedi Tav. XIX. Fig. 2). II Barbaro prende la divisione delle parti ( tre e mezzo) dal pavimento alla sommit della trabeazione dell'ordine, per iscemare l altezza della cornice della porta. 11 Poleni. 1' Ortiz ed il Blondel, determinano 1' altezza de' lacunari al disopra de' capitelli de' triglifi. Il Bertano erroneamente spiega dal pavimento sino al vertice del frontespizio cio altitudo aedis per lacunaria. L' Orsini intende u dal pavimento alla sommit della vlta a lacunari della cella j>. Il Perrault ed il Rusconi dal pavimento alla sommit de' triglifi, non compreso 1 il loro capilellon. Codesto il limite de lacunari, a cui mi attenni nella dimostrazione delle Fig. 1 3. e 5. Tav. XIX., sembrandomi la pi consentanea al vero , ed alla mente dell' Autore. A questo limite corrisponde anche il sentimento di Newton, il quale osserva doversi i lacunari del vestibulo
, 1 , , 1 ,
n seguito in pran approvato dalla ragione, n da' precetti stessi del N. A. in tutto il resto delle sue decorazioni architettoniche. Poich egli, sempre coerente ne suoi precetti, c'istruisce che generalmente tutti gli aggetti delle cornici
'
riescono graziosi allorch questi hanno lo sporto eguale all' altezza ( lib. III. cap. 3) . Che questa legge debbasi applicare anco alla cornice che decora la trabeazione della porta Dorica, lo dimostrano ad evidenza le superstiti opere della pi riverita antichit greco-romana.
Le proporzioni
fregio
e la
1'
architrave
il
recornice
divi-
si
conseguiscono regolarmente,
,
ordine
come
riscontrasi nei
Templi
di
Teseo
in
dendo l'altezza che passa dal pavimento ai lacunari in parti tre e mezzo ed assegnandone due e mezzo all'altezza della luce della porta. Nel restante si procede colle medesime suddivisioni prescritte da Vitruvio. che convengono anco alla larghezza degl intereolunnj di mezzo de' Tempj dell' ordine Dorico (come vedesi nella Tav. XVII. Fig. y e Tav. XIX. Fig. Riporter a conferma). zione del mio sentimento ci che scrive in proposito il Newton, nella nota registrata a fac. iq5
.
1
Atene, della Sibilla a Tivoli, di Vesta a Roma, ec. Il Galiani sensatamente osserva che, siccome i lacunari possono essere, ed in soffitta piana, ed in vlta (ad circinum delumbata) , cos l'ampiezza della luce della porta, derivando dall' altezza che rimane dal pavimento ai lacunari , pu risultare
diversa in
voi.
II.
'.
part. I.'Vitr.
Poi. e Strat.
rem
liane
illustrava.
Bina
un medesimo
vestibulo.
della proporzione che da dividersi in parti tre e mezzo sia dal pavimento alla sommit de' triglifi, resta a vedere con quali principi s po ssa deviare alquanto dalla regola registrata nel Testo ( forse alterato dagli amanuensi): quella cio di attribuire due parti all' altezza della luce della porta Dorica delle tre
stabilito
Ora,
per base
l'altezza
'
mezzo sopra
S.
,
indicate
jiortando
si
il
Vitruviano
dime, a dune
vio stabilisce
di quelle
come
in seguito
adducit exempla antiqua ostiorum , in quibus corona kyperthyri aeque, librata est cuni abacis capitulorum. Alterimi est in Dorico Tempio Come , alterimi in r Tempio Sibyllae Tiburlino. f erum in utroque altitudo divisa est in partes tres semis a lacunari ad pavimentimi , earumque duae semis altitudini ostii tributae sunt. Hac recepta mensura ostium prodi t , in quo membra j iurta f itruvianas proportiones disposila, tulliani ab excessu deformitatem inferunt, ac stimma corona acquili/irata prodit cimi abacis capitulorum in pronao. Jfinc in J itruviano textu errorem irrepsisse probabile est, atque loco duae, scilicet partes ex tribus cimi dinndia altitudini ostii tri,
buendae. leendum
est
duae
S.
colonne che saranno nel vestibulo; che 1' altezza dell' arebitrave della porta sia eguale alla fronte dello stipite: che il fregio colla
Le
figure infatti
Ru-
o6
parti dodici,
LIBRO
IV.
cinque e mezzo delle quali si diano alla larghezza della luce, ma da basso; e sopra vadasi rastremando con la seguente regola. Se T altezza della luce sar da piedi sedici in sotto, stringasi per la terza parte dello stipite: se da sedici piedi a venticinque, il di sopra della luce stringasi per La
la
som-
mit
si
ristringa per l'ottava parie dello stipite: per le altre che saranno
,
pi alte
gli
perpendicolo
la
(').
dodicesima parte dell1 altezza della luce , e si ristringa nella parte superiore per la quattordice1 sima della sua larghezza. L altezza dell' architrave sar tanto quanto la cimasa dee farsi per la sesta parte la parte superiore dello stipile dello stipite, e l'aggetto della medesima quanto la sua grossezza: e vi 1 2 s Staglieranno tanto la cimasa Lesbia ), quanto l astragalo. Sopra la ci-
Lo
stipite
fronte
quanto
1
masa
il
fregio, eguale
in altezza ali
architrave, ed
,
cimasa Dorica insieme coli' astragalo Lesbia con Sieguc poi il gocciolatojo colla sua cimasa X agrilievo schiacciato 1 1 getto del quale saia quanto l altezza dell architrave posto sopra ambidue da desila e da sinistra si debbono fare siccome gli stipili: gli aggetti margini lo richieggono (4) e le cimase si uniscono ad unghia. Se la porta avr ad essere .Ionica, 1* altezza della luce si trover nella medesima maniera ma la larghezza come si detto della Dorica 5
in esso
s
incider
la
3 ( ).
rastremazione della luce e degli stipiti conseguiva una tal quale apparente sodezza, per cui andavasi di concerto collo scemamento de' fusti delle colonne, come sembra che Vitruvio intenda accennare con quella regola analoga che egli assegna per la rastremazione delle une e degli altri. Le grandissime porte che oltrepassa(i)
Per
la
gli
stipiti
ed architravi
delle porte
si
coli"
una
vano
i trenta piedi di altezza della luce non si rastremammo come in fatti la gran porta del fan Leon a Roma non ha veruna rastremazione. La pi remota antichit ci somministra esempj di porte
:
e finestre rastremate:, come quelle del tempio di Minerva Poliade in Alene, e la Porta della Torre dei ^ enti di Andronico Cirreste riportata nella Tav. IL. lih. L, e quella nella Camera sotterranea a
Micene: cos la porta e le finestre dell'antico Tempio rotondo di Vesta a Tivoli . non che la porla del Tempio Dorico di Cori sono rastremale. Fra
Architetti moderni che fecero porte e finestre rastremate , si annovera il Sangallo nell' interno del palazzo Farnese a Roma, e nel secondo ordine del palazzo Sacchelli: ed il Palladio specialmente ne us nei palazzi del Chiericato, del Conte Porlo
gli
la
bella
penta rastremata nel fianco del Duomo di Vicenza: ed altre ancora se ne trovano in Padova,
ed
ih
(a)
Verona nel palazzo Torre verso il Corso. La cimasa Lesbia debb" essere la gola rove-
scia, perch codesto membro si riscontra costantemente praticato nelle migliori opere dell'antichit
tondino superiore. Questa cimasa del fregio si ridurrebbe ad un' imitazione modificata della cimasa Dorica de' triglifi, come ho dimostrato nella cimasa del triglifo della Tav. XVTLL Kg. 7. let. A. (f) Crepidines. Cio i margini, le estremit, gli orli. Il Galiani ravvisa, in questa parola di \ iQuelle zanelle da destra e da sinistra detruvio gli stipili, che col loro aggetto si distendono poco pili del piede degli stipili medesimi: e perci, fondato egli sopra esempj di porte e finestre antiche coli" ugnatura , crede che Vitruvio abbia voluto esprimere colla frase in inique la vera forma di codesti incastri. Ma se la luce della porta non devesi rastremare allorch superi l' altezza di 3o piedi, ne addiverr che le ugnature degli stipiti rimarranno sensibilmente fuori del (crepidines) loro vivo inferiore. Perci io sarei d' awiso col folcili che siano Que risvolti della cornice sopra il fregio che vanno a terminare nella parete, congiunti ad unghia. (5) Vedi la nota precedente, che riguarda l'altezza della luce della porta Dorica . a cui mi attenni anco per la proporzione dell' altezza della luce di quella Joniea, rendendosi in tal guisa regolare il sopra-ornato della porla, e consentanea
aggetto
col
. 1
capo
si
vr.
IO"
determiner dividendo codesta altezza in parti due e mezzo, una parte e mezzo delle quali sar la larghezza da basso; il ristringimento poi si far
larghezza dello stipite sia in fronte la decimaquarta parte dell altezza della luce: la cimasa, il sesto della
al di
si
sopra,
come
detto della
1
Dorica.
La
cimasa, dividasi in dodici parti: di tre di queste si formi la prima fascia col tondino , quattro siano per la seconda, e cinque per la terza, e codeste fasce insieme coi tondini vi girino attorno. I soprapporti si faranno simili a quelli Dorici. Le cartelle, ossia le mensole, vengano intagliate, e pendenti a destra ed a sinistra , termila
nando
livello
di
sotto
dell architrave
non compresevi
le
foglie.
('),
Sa-
ranno esse
di
una
e nella
sottili
commetteranno in grossi la duodecima parte di tutta T altezza scapi abbiano ognuno tre di queste dodici
partite
si
Le
per un quarto della parte superiore. modo che gli scapi cardinali 2 siano
( )
della luce.
parti.
riquadri fra
li
La
distribuzione
colle
traverse dee farsi in guisa che, dividendo le altezze delle partite in parti cinque, due parti siano assegnate pel di sopra, e tre pel di sotto. Sulla
met
altre
di
si
il
,
mezzo
ed
si
porranno:
parte della
congiugneranno
in
cima
altre
il
fondo.
La
la
larghezza della
cimazio
sesta
met
pi
si
sesto di detta traversa. Gli scapi che sono davanti, ove le partite chiudono insieme , si facciano aneli 1 essi per la met della traversa.
se
si
un
Che
e
le
3
)
le
altezze
restano
le
medesime
di
solo
alla partita.
(4).
Se poi saranno
quat-
tro partite,
cresce in altezza
esempi delle pi stimate opere dell' antichit. porta di bronzo della chiesa di S. Cosmo e Damiano a Roma , formata colle regole qui dettate da Vitruvio, resta nell'altezza al disotto di due larghezze: e sono\i pure altri esempj di porte antiche anco pi tozze, come quella Jonica del vetusto tempio della Concordia , ora Chiesa del Crocefisso in Spoleto, con cartelle strettissime di fronte ; e di altra perfino quadrata giusta la lapide riferita dal Filandro nelle note a Vitruvio , che doveva servire al recinto del tempio di Giove Serapide a Pozzuoli. Anche le tre porte esterne del Santuario della B. V. presso S. Celso in questa Citt sono prossimamente della proporzione qui voluta da Vitruvio.
agli
(..)
L' antica
XIX. let. n. ce), e le altre Figure che compongono le partite delle porte, cio: Tympanali (Tav.
il Riquadro; Impages , le Traverse; Scapi, gli Scapi; Repluni, la Fascia che copre la divisione delle
nuni,
partite:
:
Pagmentum ,
la
le
partite. Il Poleni
ed
gli scapi cardinali debbono essere la dodicesima parte della larghezza della luce della porta, e non dell'altezza.
Porta commessa in fores : cio (3) Valvatae un solo corpo e che ha un solo scapo cardinale. Le porte valvate si aprivano verso l'esteriore del.
. .
(i)
Io
delle
cartelle di
la
il costume presso i Greci. era vietato codesto uso, poich noto che L. Publicola fu il primo ad ottenere il privilegio di aprire la porta ali infuori (Vedi Tav.
l'
edifizio
i
e tale era
Ma
presso
Romani
secondo prescrive Vitruvio, piuttosto che attenermi all' emenda introdotta dal Poleni nel testo, di due terzi poich risulterebbero esse soverchiamente
,
XIX.
(4)
Fig. 5).
pesanti.
La met
stipite
sa-
Quadrifurcs : cio, Porte di quattro partite, ovvero che ciascuna partita abbia le tavole conduplicabili (Vedi Fig. 3. Tav. citata).
rebbe pi conveniente.
compiono colle medesime proporzioni colle quali si formano le Doriche: se non che negli stipiti si fanno girare attorno le fasce sotto la cimasa, e queste si debbono compartire in modo, che delle sette parli che ha lo stipite senza la cimasa, la prima fascia ne abbia due. Gli ornamenti poi delle partite non si fanno cerostrati ('), ne di due parsi
o8 Le porte Attiche
T
LIBRO
IV.
aprono soltanto al di fuori. Ho esposto per quanto ho potuto le proporzioni che fa dViopo osser1 vare nella costruzione de sacri Templi, giusta le costumanze delle leggi, cos nelle opere Doriche e .Toniche , come nelle Corintie. Ora dir in qual maniera convenga stabilirle nelle distribuzioni dell" ordine Toscano.
tite,
valvati.
3
ma
cio
si
CAPO
I
sei
.1
VII.
luogo
in
in
cui
si
stabilir
,
di
fabbricare
,
il
Tempio
qualora
si
abbia
alla
parti
lunghezza
toltane
una
le
rimanenti cinque
diano
la
larghezza.
La lunghezza
(
sar
per
distri-
parti
dicci
delle quali
ossia
per
le
ale A. A.
che
vi si
vorranno costruire; e
le altre
quattro che
Commentatori di Vitruvio sono diinterpretazione di questa voce. Il Filandro, coli autorit di Plinio (lib. XXI. cap. 3j), dice che cerostratum opus sia un Lavoro di commesso
(1)
Cerostrata. I
1
scordi
siili
1
eseguito d'ossi di corna a diversi colori, alla quale opinione aderisce pure il Barbaro. Adduce egli in
sguito T autorit di alcuni codici (ai quali
si
xd, et transversa ornamenta g h il. suprema portio ab, e f clathris instructa atipie munita, sunt iminobiles ac firmae. ncque volvi possunt aut ulto modo aperiri. Ulne, dici debebant fores clathratae: quamobrem Vitruvius de forium orastatae * e
et
,
,
pcribus proposito
in
loco
verba
is ,
illiusmodi
at-
clathrata.
tenuto
il
non fatte a
gelosia.
Or-
parola greca cemstratos traduce nella nostra lingua, cornuto, e quinci vuole che intendansi
Quelle porli: usate talvolta nell 1 antichit che si alzano a chiudere fino alla met la luce della porta, lasciando il rimanente di sopra aperto per procurare la ventilazione alla cella del Tempio : ed inoltre che il termine superiore delle porte fosse munito di punte metalliche curvale a guisa di corna, ad oggetto d' impedire alle persone che potessero sormontare. Il Poleni opina che la porta del Panteon di Roma (Tav. XIX. Fig. 6) sia quella che rischiari codesto difficil passo di Vitruvio. Ecco come egli si esprime alla i'ac. 220. Alibi quidem visus uni in ostio templi Panthei videre fjuod quaerebam ad explicandum lume difficilem F'itruvi locum. Eo ut ostio hypothyi'on , seti vacuimi ostii est. a 1) e d, suis antepagmentis terminatimi. In co duae. fores quae mobiles et concurrenles in medio junsuntur sunt mo, n p. Rcliijuac vero partes , nimirum pa,
aggiugnendo la Tav. XX. che presenta la porta del Panteon in iscala grande , siccome la pi bella e magnifica che ci rimanga della piii splendida antichit romana. I capitelli de pilastri Dolici, e la cornice superiore li l, sono per opere innovate da" moderni. (>) La necessit di dover compartire pi celle in un tempio solo non fu per altro motivo, se non perch vi si venerassero pi Deit. Dionigi scriveva del tempio di Giove Capitolino in questa guisa:
1
Sono in esso tre celle egualmente distanti e comprese dai lati comuni. La mezzana quella di Giove; le laterali sono, una di Giunone, e l'altra di Minerva, coperte tutte da un medesimo tetto Il magnifico Tempio recentemente disotterralo in Brescia ha tre celle dietro il pronao certamente coperte da un sol tetto. Veggasi la pianta del Tempio Toscano secondo la descrive Vitruvio
, ,
).
CAPO
VII.
IO9
,
rimangono, pel mezzo del tempio. Lo spazio che resta dinanzi alle celle di maniera nel pronao si compartisca per la posizione delle colonne che quelle degli angoli a, a, corrispondano dinanzi alle ante delle pareti b, b, e quivi si stabilisca il loro limite. Le due colonne e, e, di mezzo, di contro alla parete d (che tra le ante b, e passa a traverso pel mezzo del tempio ) siano distribuite in modo che vi abbia sito capace tra le ante e le prime colonne , a, da porvi in fila per lo mezzo altre colonne 1 e, in dirittura de medesimi limiti ('). La loro grossezza da basso sar la settima parte dell' altezza, e Y altezza La grossezza della parte superiore il terzo della larghezza del tempio 2 della colonna si ristringa per un quarto del diametro inferiore. Le loro basi siano alte la met del diametro , ed abbiano il plinto circolare 3 alto la met dell' altezza delle medesime , ed il toro colla lista supe, riore siano (4) di grossezza quanto il plinto. L altezza del capitello sia la met del diametro: la larghezza dell' abaco corrisponda alla grossezza da 1 basso della colonna e l altezza del capitello si divida in tre parti , una delle quali sia pel plinto che fa le veci dell' abaco Y altra per Y ovolo 5 Sopra le colonne si soe la terza pel collo , compresovi il listello quali abbiano Y altezza proporzionata vrappongano travi accoppiati, a que* moduli che saranno richiesti dalla grandezza dell' opera, e codesti travi accoppiati si pongano in maniera, che la loro grossezza sia tanta quanta quella del collo della colonna , ed ambidue essi travi siano uniti con biette e traversi a coda di rondine , in modo che nella commessura vi resti lo spazio di due dita. Imperocch ove si tocchino in1 sieme, non giocandovi l aria per lo mezzo, si riscaldano, e presto s" inIracidiscono. Sopra codesti travi , e sopra le pareti , aggettano i modiglioni pel quarto dell" altezza fi) della colonna alle loro teste poi si
1
).
).
predetta Tav. XXI. Fis. XXXVI. cap. 23) scrive, ch'era costume pi-esso gli Antichi di fare le colonne alte un terzo della larghezza della fronte del tempio, come qui prescrive Vitruvio (Vedi Tav. XXI. Fig. 2). (}) Vi ha qualche esempio delle basi formate in somigliante maniera col plinto circolare. Una ne fu trovata in Alba, negli Equi, fra le rovine d'un tempio toscano (PiranesL della Magri i/c. dell' Archit.). Un'altra si rinvenne nell'agro Perugino (Diss. dell' Accad. di Cort. tom. IX. Tav. VI. pag. 109) dentro un sotterraneo etrusco scoperto Dell'anno 1787, e medesimamente fatto rovinare: desso era compar(')
(2)
v. aS rt
la
Plinio (lib.
scapo nell' altezza assegnata alla base, per l' imo rendere il toro meno massiccio rispetto al plinto che alto la met della base ( Vedi Tav. XXI.
Fi s- 4)-
tito nella
maniera
del
Tempio Toscano
di Vitruvio.
Anco neh'
riltero
le
interno del pronao di un Tempio peDorico-greco a Pesto, trovatisi alcune fra dieci basi, che tuttora occupano la loro primi-
tiva sede, col plinto circolare, toro, e lista, e colle proporzioni dettate da Vitruvio (Veggansi le Antichit di Pesto della Magna Grecia presso il golfo di Salerno, di C, M. Delagardette Tav. X.). listello del(i) Vuole qui Vitruvio includere il
Ne codici si legge liypotrachelio curii apophyPiacque al Filandro di sotituirvi cum astragalo et apophygi , alludendo al collarino della colonna, che ha il listello ed il tondino ^ ma non voglio credere che Vitruvio qui parlasse del sommo scapo della colonna, da lui chiamato (al cap. di questo Lib.) apotliesis , non apophygis (e nemmeno, come legge il Poleni , apophysis): perch apophjed apotliegis dinota 1' imo scapo della colonna sis significa ripetizione, per rispetto all'imo scapo. Crederei perci che qui si volesse da Vitruvio significare il listello, che posto sopra al fregio del capitello si unisce all'ovolo: ed allora sta bene che sia denominato apnjgi , ossia sfuggi mei ito . o termine (Vedi la Figura della base e del capitello. Tav. XXI. Fig. 3 e 4). La voce trajecturae usala qui da Vitruvio (6) spiega assai bene il suo significato cio d' essere
("i)
gi.
IO
LIBRO
gli
IV. si
affinone
zio
,
ornamenti, e
ovvero
i
al
di
sopra
di
fabbrica
,
di
legno,
e
;
pone
in modo che lo scolo delle ale puntoni , e le assi del tetto, compiuto che sia, corrisponda al terziario ('). Ma oltre a ci si fanno anche de" Templi rotondi: di questi alcuni detti ed altri poi monotteri si fabbricano senza la cella col solo colonnato diconsi pertteri , cio, col colonnato intorno la cella. Quelli che si fanno senza la cella hanno la sede della Deit, e la montata ad essi, alta quanto un terzo (2 del loro diametro. Sopra gli stilobati si stabiliscono le colonne tanto alte , quanto il diametro da fuori a fuori degli ultimi aggetti 3
posare V asinelio
de*
basamenti
il
altezza
(4),
com-
presovi
met
(
della grossezza
dell' Archit.
hanno assai aggetto, siccome sono codesti modiglioni sporgenti pel quarto deldella colonna. Questo ingrandimento delle l' altezza
applicala a parti che
dal
Piranesi
Magni/,
) ,
altro esiste in
Roma
Mon-
talto a
grondaje recava quel carattere proprio, e quel fare esagerato della maniera Toscana, che, secondo altrove diceva Vitruvio (lib. III. cap. 2), conveniva a' Templi toscani; et ipsarum aedium species swit varicae , ec. Lo Schneider poi, ed anche lo Stieglilz rifiutano sensatamente la lezione sostituita dal Galiani di latitudinis (adottata anche dal Poleni ) ali antica di alttudinis columnae. Mi sono
, 1
anche determinato ad
aggettare nel fregio le teste de' travi lacunari del portico a gola rovescia, per la ragione che, servendo di sostegno ai mutoli della cornice non dissentono dal carattere dell or1
Termini, somigliantissimi fra loro. In eng' intercolunnj sono serrati con graticci di marmo onde non si rimira quivi la sede della Deit, che da Vitruvio chiamasi tribunal. Codeste sedi per avventura erano formate in quella guisa che si veggono ne' rov esci d' alcune medaglie siccome ve n una della Giunone di Samo nell' Arcipelago. Anche questo tempio di Samo era roed aperto tondo con doppia ala di colonne come ancora era aperto quello di Serapide a Pozzuoli, rimanendo tutt ora il basamento, sopra del quale girava intorno una fila di colonne, ed aveva
trambi,
: , , :
?
dine Toscano, e perch dicendo Vitruvio : Supra projiciantur trabes et supra parietes trajecturae Ito interpretato, che i modiglioni aggettino tanto sopra l'architrave di legname, quanto sopra i muri
. . .
del
fregio
quattro ascese fra gli stilobati sporgeuti dalle basi delle sedici colonne. (3) Qui stylobatas s'intende Basamento (Vedi la nota 2 , fac. 8 ). codeste colonne dovette (4) La proporzione di essere Corintia, poich Vitruvio ne rimette al suo
1
La significazione di codesto terziario, ossia Compimento dello stillicidio, secondo una determi(1)
giugner messe nel campo colla presente considerazione: cio che, determinata la misura della lunghezza delle due ale del tetto, si divida la base di ciascuna ala (stillicidium) in tre parti ed una di queste si attribuisca alla maggiore altezza, o vertice, del letto: cosicch 1 inclinazione delle ale di esso corrisponda ad un terzo. E siccome Vitruvio dopo aver detto, che sopra il timpano (fastigium) si puntoni, e le asse, che ha da posare l'asinelio,
, i
Libro III. per riguardo alle cornici, che si deducono dal Jonico : lo che ci fa palesemente intendere, che non sempre nelle maniere Toscane usaronsi de' rozzi e sodi adornamenti , ma che furono ad esse comuni anche le opere de Greci. Non poi nuovo che Vitruvio desse alle colonne dieci dia1
metri,
guilo
come
nella basilica di
si
fece nel pienostilo (lib. III. cap. 2), e Fano (lib. V. cap. 1), come in se-
vedr.
Quanto
colonne,
egli
da avvertire che ne' Templi rotondi di Roma e di Tivoli, ed in quello di Demostene in Atene si osserva sottratto il plinto: forse perch gli Architetti trovassero in esso deforme la figura non quadrata
i
,
pareggiano V altezza delle cornici del frontespizio, cosi passa quinci a stabilire la proporzione dell'altezza dillo stesso frontespizio perfezionato in ogni parte dicendo , ut stllicidium tetti absuluti tei tiario respondeat (a) La salila che nasce a livello della base degli stilobati e giugne fino al piano del tribunale corrisponde nell" altezza alla terza parte del diametro del tempio. La larghezza del tribunale similmente un terzo di esso diametro (Vedi Tav. XXII.
,
atteso
de' plinti
1'
lati
perch essendo questi ristretti, e rimanendo quelli sollevali dal piano di terra, non v' inciampassero i concorrenti. Aon ci resta esempio del coperto
del
fuor quello test citalo Templi rotondi di Demostene in Atene ( ^ edi Tav. XXIII.), al (piale mi sono anco attenuto per F interpretazione delle voci Flos e Pyramis, che or
di
lai
,
monumento
Fig.
a).
Due
bassi
rilievi
antichi mostrano
ora Vitruvio prescrive doversi pone (Vedi Tav. XXII. fig. 4).
sulla
cupola
CAPO
della colonna (0; ed
il
VII.
che
vi si
sovrappongono, deble
bono
essere
di
quella
grandezza
di
cui
sonosi
date
proporzioni
nel
terzo Libro.
Se poi il Tempio dovr essere perittero, si alzino dal piano due gradi, indi si situi la parete della cella ed il basamento discosta dal basamento una quinta parte alP incirca di tutta la larghezza del tempio , e nel mezzo si lasci il vano per V ingresso. Il diametro della cella , non comprese le pareti che girano attorno , sia quanto alta la colonna da sopra il basamento. Le colonne intorno intorno alla cella si distribuiscano colle solite proporzioni e simmetrie. Nel mezzo si deve porre il cio che la cupola s* innalzi tanto coperto con questa proporzione
:
quanto
ramidc.
Il
il
semidiametro
di
tutta
V opera, eccetto
il
Jrore
la
ossia la pi'
fiore
non compresa
le
piramide, quanto
altre
colonna. Tutte
le
parti
come
sic-
sembra che
si
debbano
si
fare
abbiano
proporzioni
simmetrie
come
di
sopra
detto.
Templi, che, scimene ordinati colle medesime simmetrie, partecipano cionnondimeno delle distribuzioni di qualche altra specie siccome il Tempio di Castore nel Circo Flaminio 2 ), due boschi. Cosi anche pi grazioso quello e quello di Ve-Giove fra di Diana Dea de boschi, per queir aggiunta che avvi di alcune colonne 1 a destra ed a sinistra ne fianchi del pronao. I primi templi che s inSi fanno parimente altre specie di
; (
-1
nalzarono
di
di
di
quello
nel,
Minerva nella
(4).
rocca
d Atene
di
;
),
quello
Pallade
in
Sunio
T Attica
Le proporzioni
altre
medesime
non ve ne ha
;
lunghezze delle celle sono il doppio delle larghezze , e nelle loro dimensioni vi ha egualmente armonia e quelle simmetrie che sogliono esservi nelle facciate , sono trasportate a proporzione anco nei fianchi.
diverse
le
imperocch
Alcuni, prendendo
V adattano
la
anche alle opere d ordine Corintio e Jonico imperocch ove nel pronao sporgono in Inori le ante, in luogo di esse collocano due colonne , che per un tratto di sito rimangono lungi dalla parete della cella, e cosi risultano le opere Toscane mescolate colla maniera Greca.
;
(i) Si gi osservato che Vitrvrvio prescrive l'altezza di uu semidiametro a quegli architravi che sono sostenuti da colonne non pi alte di piedi quindici (Vedi lib. III. cap. 3).
rocca Tarpeja ed
il
Campidoglio
e la
sua statua
era armata di fulmini. Gli Antichi poi denominarono Vejovem qualunque Iddio cui fosse tolta ogni facolt di giovare: e perci veneravano alcuni
Il Circo Flaminio a Roma si estendeva da Caterina de' Funari verso la Piazza Mattei. 11 Cesariano, appoggiato all'autorit di Plinio (lib. XXXVI. cap. i5), ritiene che codesto sia appunto quel Circo che fu innalzato da Cesare, mentre era Dittatore. 11 vocabolo poi Vejovis secondo il detto Cesariano, vale lo stesso che parvi Jovis , o moli Jovis. Questo tempio era presso 1" /sito , fra la
()
altri
S.
("!) Veggasi codesto Tempio nelle pregevolissime opere che riguardano le Antichit della Grecia di Stuart, e Le Roy. Alcuni di codesti Templi furono dal Serbo ('i) e crai Palladio dedotti <la antichi ruderi, non che
effigia!
Architettura.
2
in
LIBRO
IV.
Altri
la cella del
:
addossano agi intercoltmnj levate le pareti, acquistano il sito che si occupava dalle ale del portico e conservando perci le medesime proporzioni e simmetrie, sembra che 1 abbiano inventata un altra specie di figura, che si denominerebbe pseudoperittera ('). Ma queste mutazioni di specie derivano dalle diverse costumanze de sagri fizj imperocch non sono da farsi tutti alla medesima Templi degli Dei , poich cV ognuno diverso il culto ed il maniera
pio,
rimuovono
mura
della cella, e le
temonde,
-,
modo
de"* sagrifizj.
Ho
trie
1
esposto
stati
tutte
le
:
maniere
de" sacri
principi
e le
che
mi sono
insegnati
ho
distinto
con divisioni
ordini,
simme-
de medesimi , e con questi miei scritti ho al .possibile procurato di dimostrare quali Templi abbiano figure dissimili, e quali siano le differenze che li rendono tali. Ora ragioner delle Are degli Dei immortali .
acciocch abbiano ad essere situate in
modo
conveniente
a"
sagrifizj.
CAPO
Del
JLie
silo
vili.
degli Dei.
delle
Are
Are hanno
1
pi basse de"
i
dovranno sempre collocarsi supplicanti ed simulacri che saranno nel tempio, affinch
a guardare verso
f Oriente,
si
sagrificanli,
decoro
di
Are
Dei del Cielo, si e per la Madre 2 Terra ), si collocheranno basse. Cos con queste istruzioni saranno giustificale le idee per le Are da porsi in mezzo a" Templi 3 1 Dimostrate in questo Libro le composizioni de sacri Templi, nel seguente daremo le regole per le distribuzioni delle Opere pubbliche.
; (
1
regoleranno in questo modo: per Giove, e per tutti disporranno alte il pi possibile per Vesta poi ,
).
(1)
Iella
in
Roma
Veg-
e 7).
82, ove Vitruvio parla delle colonne compenetrate nel muro, cio quae spectant
ad
parielem.
(a) II
Barbaro, il Galiani e l'Orsini, in luogo di Madre Terra, hanno la Terra ed il Marc , dietro l erronea lezione di alcuni testi che leggono 'Terme Marique. Ma siccome fra' nomi delle antiche Deit non si legge mai il Mare, bens sempre Nettuno, e d'altronde lo Schneider ed il Poleni, dietro 1' autorit di migliori codici, leggono
1
Matrique Terrae , e cosi anche tradussero il Caporali ed il Durantino (alla Madre Terra) ^ perci a questi mi sono pi volentieri attenuto. Io credo che Vitruvio qui voglia intendere (3) perch v' ha diffedelle Are, e non degli Al lari renza tra le une e gli altri. Diversi autori infatti distinsero l Ara dall'Altare: poich l'Ara era umile ella e secondo 1" opinione di Festo e depressa serviva ai voti, ed alle mere libazioni; mentre
:
1
l'Altare serviva alle offerte delle vittime, e questo veniva collocato in luogo eminente.
FINE
DEI.
LIBRO QUARTO.
DELL' ARCHITETTURA
DI
PREFAZIONE.
copiosi volumi loro precetti , hanno invero procacciato ai loro scritti pensamenti , non che credito grandissimo e singolare. E volesse pur la sorte che eziandio con queste nostre fatiche potessimo Noi diffonderci tant' oltre da poter accrescere riputazione a questi insegnamenti: ma non agevol cosa il riuscirvi, siccome si crede. Perciocch non si scrive d'Architettura nella stessa guisa che scrivonsi le Istorie ed i Poemi. Le Istorie per s medesime allettano
i
i i
i
Vincili
leggitori
coli
nuove
li
e variate cose
li
Poemi
in-
noltre lusingando
leggono,
prestigio del
metro, e
de' versi,
non che
i
come pure
dell'aggiustatezza di corpo e
di
versi.
mera necessit, rendono oscura la loro significazione pel giugner esse nuove ed inusitate. Non essendo perci tai vocaboli n per s sufficienti e chiari, n universalmente conosciuti, se non si ristringano cotesti ampollosi scritti di regole, e se a brevi e ben chiari discorsi non
si
riducano
intricate
dalla moltitudine
delle parole e
dalle soverchie
di-
gressioni, perplesse e
dubbiose rimarran sempre pi le menti de' leggitori. Neil' esporre pertanto termini pi arcani, e le simmetrie de' membri delle opere, ci far con brevit, affinch abbiano senza pena a ritenersi a memoria, e perch anco pi facilmente si possano comprendere. Aggiungasi che, avendo io considerato essere continuamente la Citt occupata in pubblici e privati affari, ho viemeglio giudicato dovermi attenere alla
i
di
riposo,
spedita-
mente leggitori potessero erudirsi. Anche a Pittagora , ed a coloro che hanno seguilo
i
la
setta
di
lui
piaciuto affidare
il
a" libri
le
cubo
di
CCXVI.
versi
vollero
(i)
il
Platone e
:
fctto
il
il
il
mini,
niol-
num. X.
ma
CCXVI.. che
cubo
di VI. Infatti se
si
(5
PREFAZIONE
Il
il
cubo poi
un
sia
poggiasi
i
finch
non ne
mosso
(').
rome sono
an-
tessere che
Egli pgi
sembra
che con codesta similitudine del cubo abbiasi voluto intendere che siffatto numero di versi , in qualunque maniera si appresemi , possa con pi sicurezza e stabilit ritenersi a memoria. Anche comici Poeti della Grecia hanno diviso in parti le loro l'avole, Cori de' cantanti, ed in questa guisa facendo le parti con frapponendovi
i
i
proporzione cubica, procacciano merce codesti intermezzi riposo agli attori. Essendo adunque tali cose da' nostri maggiori osservate, dedotte siccome da naturali principi , e veggendo che quelle che io debbo scrivere riusci-
ranno per molti nuove ed oscure, ho stimato perci doverle esporre entro 1 brevi Libri, s che pi facilmente possano essere intese da leggitori. E perch appunto siano pronte a comprendersi le ho in siffatto ordine disposte, s che non abbia chi le cerca ad andarle separatamente raccogliendo , ma bens le possa avere in un sol corpo diviso in pi Libri; ed in ogni Libro trovare le spiegazioni di ciascheduna specie. Per la guai cosa, o Cesare, avendo esposto nel terzo e quarto Libro 1 le regole de sacri Templi, tratter in questo le disposizioni dei Luoghi pubblici; e primieramente dir come si abbia a formare il Foro, poich
quivi
da' Magistrali
si
amministrano
g interessi
pubblici e privati.
tiplichi
il
VI. in s
e questo
medesimo
mini.
risulta
il
quadrato
di
mano oppur
col frttilo
eh' era
,
XXXVI.,
VI. d
il
XXXVI.
moltiplicato per
una specie
di bussolo
quadrato o cilindrico
come
cubo CCXVI.
Slralico
questo paragrafo di Vitruvio ha potuto coglier nel segno. Ed anch' egli, dopo aver recato alcune inette ragioni del Cesariano ed altre pi sensate, s, ma poco soddisfacenti del Perraull conchiude dicendo: Fortasse Vitruvius non penetrava vera Pytliagorae in hoc praecepta: am
poi
,
Lo
Commentatori
44j) c dal Lambecio (Bibl. Caes. Veggasi la dissertazione del Morcelli Sulle. Tessere degli Spettacoli Romani (Milano. Pogliani 1827), ed hi le copiose annotazioni del
de" Martiri, fac. IV.).
toni.
eh.
dille
Dott. Labus , il quale paratamente trattando Tessere Lusorie, Ospitali, Convivali, Frumentarie, Nummarie, Militari, Comiziali, ce. allega fra
inolf altri anche questo
edam
(i)
cu
doctrna
ad
a/ii/uod
refertur
praeceptum
pr memoria
artificiosa.
Ubi >iint elioni, icsscrac quas in alveo ludentes jaciunt. Le Tessere introdotte qui da Vitruvio per nostri dadi, fare pi chiara l'idea del cubo sono la forma de" quali cubica, e l'uso antiebissi Si giuocava da' Greci e da' Romani, come da noi. s con tre s con due, gettandoli sull alveo, cio
i
detto \ilru\iano:, e mostrando d" ogni Tessera F uso e la specifica differenza, evidentemente chiarisce, per rispetto in ispecie alle Tessere Gladiatorie , clr esse, contro il parere dei pi sentiti Antiquarj erano date come segni, o testimonianze a chi avea, puniceter , gnando, riportato vittoria in que' sanguinosi ferocissimi combattimenti.
.
II
CAPO
Del Foro
I.
e delle Basiliche.
I
i
Greci ordinano
il
assai
vasti porticati,
pietra
di
marmo,
formandovi al di sopra de'' passeggi su i palchi ('). Ma nelle citt d*' Italia non da seguirsi la medesima pratica; poich, per costumanza antica in1 trodottavi da nostri maggiori , sogliono darsi nel Foro gli spettacoli dei Gladiatori 2 Per questo motivo fa cT uopo distribuirvi intorno intercolunnj assai larghi per comodo degli spettatori, e tutt ali intorno sotto i portici situare gli uffizj de banchieri: negli assiti poi di sopra debbonsi collocare 1 le logge, le quali utilmente serviranno pe varj bisogni e per le pubbliche prestanze. La grandezza poi del Foro si dee fare proporzionata alla popolazione 3 , acciocch non ne sia ristretta la capacit per riguardo al bisogno; oppure che per la mancanza della gente non sembri esso deserto. La larghezza poi si determina in modo che , divisa la sua lunghezza in parti tre , ella ne abbia due e cos riuscir bislunga la forma , e comoda la disposizione per la qualit degli spettacoli. Le colonne del piano superiore debbonsi scemare per un quarto (4) delle inferiori, per la ragione che le parti inferiori che devono reggere il peso, hanno ad essere pi robuste delle superiori. Oltre di che bisogna imitare
(
).
come ella fa negli alberi diritti quali sono F abete , il cipresso , il pino ni uno de quali avvi che non sia pi grosso presso le radici e che crescendo non si avanzi neir altezza con naturale e pareggiato ristrio gimento dal piede fino alla cima. Che se la
la
(1)
Veggasi Tav.
XXIV.
Fig.
2 del
Foro
rie
desime, e noa
nel]' altezza.
Devesi per
sempre
Greci.
(>)
Plin. lib.
XIX.
collocare l'ordine pi sodo al di sotto del pi gentile. Si ha da Pausania, clic nel tempio di Minerva
cap.
(3)
Svct.
in C. Cesare.
Nelle grandi citt vi dovevano essere pi Fori (o Piazze), ciascuno de' quali destinato alla vendita di uua specie di mercanzia, o di traffico. Roma in
fatti contava, fra tant' altri, il Boarum,Y Argervtarum, 1" Olitorium, il Piscarium, il Piscatorium, il Ptorium, il Suariuni, ec. Le citt piccole poi avranno avuto uno, od al pi due Fori, in cui alla rinfusa si sar venduto il bisognevole, e si saranno fatti gli occorrenti traffici (Veggasi Tav. XXV. e
erano disposti due ordini l' uno sopra l' alche sopra al Dorico vi era situato 1' ordine Corintio. Varj sistemi furono posti in pratica nella sovrapposizione degli ordini: e, volendo ben anco
Elea
tro
,
vi
seguire la sapientissima dottrina di Vitruvio, quella cio d'imitare la natura degli alberi che dal piede
si
un albero
il
ristringono sino alla cima, si suppose da alcuni solo diviso in pi tronchi, ritenendo che diametro superiore del tronco del primo ordine
sia
XXVI.
(j)
eguale al diametro inferiore del fusto del sce similmente del terzo. In tal guisa ed a all' ordine Dorico lo Ionico ,
Corintio, verrebbe ad essere consentanea e scalare temperamento la dilidelle
vertice
vanno
ristrin-
ad un pareggialo
delle colonne.
gendosi , cos la diminuzione reciproca delle colonne debbesi intendere nella grossezza delle me-
grossezze
, ,
la
regola stabilitagliele
altezze e le grossezze delle parti superiori siano pi. ristrette delle inferiori.
luogo per le Basiliche ( r), le quali vanno annesse ai Fori, conviene sceglierlo nclT aspetto pi caldo , acciocch i negozianti possano nell* inIl
1
soffrire
il
La
loro larghezza
2)
non si far minore del terzo, n maggiore della met della se non nel caso che la natura del luogo lo impedisse
a
(
loro lunghezza,
,
ed
obbligasse
mutare simmetria. Che se il sito della lunghezza sar pi ampio , si porranno nelle estremit le Caldiche 3 ), siccome le ha la basilica Giulia
A. emiliana.
Le colonne
larghi
i
delle Basiliche
5
sembra doversi
fare
portici
mezzo condo
(4).
ed ogni portico sar largo la terza parte dello spazio di Le colonne superiori si faranno pi piccole delle inferiori, seIl
la
le
co-
parimente un quarto meno di quelle superiori ); cosicch le persone che passeggiano sopra palchi della Basilica non possano esser vedute dai negozianti. Gli archilravi poi, i fregi e le comici, si regoleranno giusta le simmetrie dettate nel Libro terzo G \ Avranno eziandio maest e bellezza le Basiliche , qualora siano assimii
(
late
una
io
ne
architettai
diressi
nella co-
lonia Giulia di
modo
eseguite.
Fano le cui proporzioni e simmetrie sono nel seguente La testuggine (7) di mezzo, da colonne a colonne, lunga
(1)
La voce
Casa
Basilica
deriva
dal
Greco,
si-
gnifica
Le antiche
in sguito
costruirono a foggia delle stesse Basiliche con una o pi cappelle, ad imitazione delle Caldaiche indicate qui appresso da Vitruvio. larghezza deve intendersi quella della (2) Per na\e di mezzo solamente, senza comprendervi i portici laterali, e cos prescrive Vitruvio nelle proporzioni degli Atrj. Veggasi la Figura della pianta e della sezione alla Tav. XXX. Fig. i e 2 , e t antecedente Tav. XXIX. che arriva al limite
si
maggiore di
(3)
tre larghezze.
il Filandro la Caldica era il Tribunale ove si amministravano gli affari della moneta o della Zecca. Altri pretendono clic nelle Calcidiche si battesse la moneta; e ne avvalorano la loro opi-
Secondo
Risulta da queste proporzioni che la lar(4) ghezza da muro a muro della Basilica resta divisa in cinque parti e pi due grossezze di colonna , per le file di esse colonne che dividono le navate. (Vedi Tav. XXX). (5) Esprimendosi qui Vitruvio colla voce item non si dee perci desumere che le colonne del seeond' ordine debbano scemarsi la quarta parte in altezza: questo non potrebbe avvenire che nel caso che fossero d" un medesimo ordine , poich allora solo sarebbe vero che elleno si scemerebbero, s in grossezza clic in altezza, il quarto} e poi chiaramente egli si spiega, dicendo che si debba usare le regole assegnate per la sovrapposizione dell' ordine nella costruzione del Foro.
,
nione per la derivazione della voce greca Chalcos Rame, ed Oecos , Casa. Io ritengo che i due luoghi
ai
Qui Vitruvio non sembra voglia escludere (<>) alcuna parte delle trabeazioni che ricorrono sopra i due ordini anzi avvalora il suo genio col richiamare P osservanza delle regole da lui prescritte
,
fianchi del tribunale dell' antica Basilica di Pompei sieno le Calcidiche accennate qui da Vitruvio.
nel
lib.
III.
Queste doveano comunicale immediatamente col tribunale perch ivi negozianti adempiessero le decisioni ('manale dai giudici. Vedi la pianta della Basilica di Pompei da me pubblicata nelle .Vnticli. di Milano (Tav. VII.), che qui si unisce anco per
i
(Tav.
XXVII. e XXV
III).
Testuggine significa il Tetto a quattro ale, che copre il corpo principale della Basilica. Verso la fine del Lib. X. parla Vitruvio di un istrumento bellico portato da ruote, che appellatasi anche Testuggine. Esso era largo per ogni verso piedi a5, e superiormente le quattro ale si ristringevano fino al vertice a guisa di piramide.
(7)
capo
piedi
i.
CXX.
e
le
e larga
LX.
Il
il
muro
di
cio
tutta
colonne,
l'altezza,
largo piedi
XX. Le colonne,
i
le
quali
occupano
e V.
(')
intiera
compresovi
capitelli,
hanno
piedi
i
L.,
grossezza.
pilastri
che
due e mezzo, e grossi un piede e mezzo, palchi del portico. Sopra questi quali reggono i travi che sostengono i si alzano altri piccioli pilastri, che sono alti piedi XVIII., larghi piedi travi , che sostendue e grossi un piede e questi parimente reggono 1 quali rimangono perci pi bassi gono i puntoni ed il tetto de portici, della testuggine. Gli spazj degr intercolunnj , da sopra pilastri fin sotto gli architravi delle colonne, vi si sono lasciati per introdurvi la luce. Nella larghezza della testuggine vi sono quattro colonne tanto a destra che a sinistra, comprese quelle degli angoli nella lunghezza, sul lato immediato al Foro, con quelle delle cantonate, ve ne sono otto 2 ): nel lato opposto poi, con quelle delle cantonate, ve ne sono sei; poich le due colonne di mezzo in questo lato non vi sono state poste , per non im1 pedire l aspetto del pronao del tempio di Augusto, il quale situato nella mezzana parte del lato ( ossia parete della Basilica ) che riguarda a mezzo il Foro , e verso il Tempio di Giove. Dentro poi quel Tempio di Augusto vi ha il Tribunale in forma di semicircolo scemo 3 ), che largo
sono
alti
piedi
XX.,
larghi piedi
in
facciata piedi
i
XL\I.
e la di
cui
curvit
s*
interna per
XV.
piedi
perch negozianti che sono nella Basilica non abbiano a disturbare coloro che stessero in colloquio co' magistrati. Sopra le colonne vi sono i travi concatenati fra loro, composti di quattro legni grossi due piedi V uno (4). Questi travi, giunti che sono alle terze
ci
1
dal greco e siPrestare ajuto , e Fai- sostegno da qualche lato. Secondo il Baldi le Pai-astate sono la medesima cosa che le Ante cio Pilastri quadrati , ed anche Piedritti a fianco di
(1)
,
,
Parastatae.
anche
lo
il
il
Poleni
Stratieo e
colonne per sostegno degli archi. ri(2) Tutti g' intercolunnj di codesta Basilica sultano eguali , toltone i due di mezzo de lati minori , che sono pi spaziosi ; e perci Vitruvio prescrive gli architravi di legno composti di quattro travi, sulle basi da esso indicate per g intercolunnj areostili (Veggasi Tav. XXVI. Fig. 2). In questa Figura ho dimostrato in grande le parti sode indicate da Vitruvio per la struttura della sua Basilica di Fano , all' oggetto di far comprendere che queste parti predispongono ad una decorazione delle pi sfarzose e regolari. (3) Codesto Tribunale era un segmento di circolo, come rimirasi nelT antica Basilica di S. Paolo fuori delle mura di Roma. Era anche costume d' ammi1 nistrare la giustizia ne templi per cui quivi an, cora trovasi il tribunale. f Alcuni codici, in luogo di quatuor tignis, leg( \) gono tribus tignis, alla qual lezione si attenuto
1
1
F altezza geva quattro travi e non tre, sia per la regolarit della costruzione , sia per legge di solidit. Codesti travi erano accoppiati insieme, e corrispondevano alla larghezza del diametro superiore della colonna. I pilastretti poi occupavano 1' altezza del fregio, il quale era meno alto dell architrave per la quarta parte, e quindi reggevano i travi everganei accoppiati, su i quali riposavano le aslicciuole, 1 o catene, e tutta l armatura della testuggine. La descrizione poi che Vitruvio porge di codesta sua Basilica fa chiaramente comprendere che egli si prefisse di mostrare tutto ci che riguarda
vero
1
e disposizione de corpi sodi, tralasciando ogni notizia sopra le parti ornamentali , e perfino sopra la specie dell ordine impiegato nelT interno dell edilizio. Ma se si vorranno raffrontare i metodi praticati nelle opere dell' antichit cogl' insegnamenti di Vitruvio, per decorare
la distribuzione
1 1
convenientemente lo scheletro da esso descritto, si scorger ad evidenza che le colonne alte dieci
diametri richieeeono l'ordine Corintio; e
la dis p-
2O
LIBRO
V.
colonne, che sono nella parte intema, rivolgono verso le ante, le quali dal pronao vanno innanzi da destra e da sinistra col muro fino a toccare
il
semicircolo.
Sopra codesti
lastri
travi,
alti
di
sostegno,
sonovi disposti de pipiedi tre, e larghi per ciascun lato piedi quattro;
capitelli,
a perpendicolo
de
-1
sopra de' quali sonovi intorno intorno posti insieme due travi, grossi ciascuno due piedi ('); ed oltre a ci su di questi sono collocate le asticciuole colle razze
pareli
(
2 ) alla
dirittura
delle
colonne
),
sopra
le
ante e le
che sostengono un tetto pel lungo della Basilica , ed un altro dal mezzo di questa fin sopra il pronao del Tempio. Cos da 1 questa , a loggia di pettine (4) , duplice disposizione de frontespizj nelP alta testuggine 5 ), che apparisce s nel di fuori che nel di dentro della Basilica, si ottiene un grazioso aspetto. Oltre di che V avere risparmiati la distribuzione de plutei , non che le gli ornamenti de' cornicioni , e
del pronao
,
(
-1
1 colonne del second ordine, scema la molestia in un" opera che costerebbe molta fatica, e sottrae una gran parte del capitale per la spesa: siccome travi della teal contrario ridotte le colonne a tutta altezza fin sotto stuggine, sembrano accrescer magnificenza al dispendio, e maest all' opera.
1
tetto
indicano
esclusi-
testuggine
cio sul
piombo
delle colonne
la sti-
vamente lo scomparto de' lacunari in piano, e uon mai la volta curva. (Vedi Tav. XXVI. Fig. 1,2, 3. 4 e 5, per maggior dilucidazione della materia). (1) Il Testo qui legge: Supra eas ex duobus ti-
mai
massime
ordine pro-
gna
lo
ewrganeae
ganei, ossia radice del tetto , sopra i quali a dirittura delle colonne debbono giacere le asticciuole o catene de' cavalietti (Veggasi Tav. XXVI. Fig. 2,
lett.
(4)
Latini dal solo Vilrmio usato, merita qui riferirsi il parere di alcuni Commentatori. Il Filandro (seguito dalla maggior parte deStralico)
fra'
gl'
e,
e.)
Que
travi die
poco sopra
in-
Vilrmio ha
vocabolo everges Marquez (Case di cilt degli antichi Romair , cap. 3j) molto si dilunga sulla spiegazione di questo vocabolo, e concliiude dicendo essere trabes transversae quae supra parietali exteiidimtur , coronis nsistunt, et contignationem sustiiient , projecturamque ex muro liabent. E quanto ali" etimologia, non dal Greco ma dal Latino ci la deriva, cio dal lat. verbo evermeglio che evergere . quasi evergentes , per cui ganeae. dirsi dovrebbe aergeneac. Anche Leon Bat'
,
Alcuni testi , in vece di pedinata dispositio , leggono nata dispositio , per cui l' Orsini traduce creata. Anche il Galiani nel suo testo ha nata, ma ne ha dimenticata la versione. Io ho seguito il quale, oltre a migliori codici da cui il Poleni ha tratto pcctinata, adduce a confermazione il seguente passo di Festo Pedinatimi tedimi dicitur a similitudine pcctinis in duas partes daexum , ut
1 , :
tista Alberti
ricorda nel
lib.
III.
cap. 12 le cautele
testudinatum in quatuor. Anche in Plinio (lib. XXVIII. digitis pectinatim inter se implecap. 6) leggesi xis. E lo stesso Yitruvio (lib. I. cap. 5) ha detto: Fundanicnta .... pectinatim disposita, quemadmodum seirae dentes solent esse , colloccntur. Per le quali parole pedinata e pectinatim sembra che cjui per similitudine , comparare i doppj lronvoglia tispizj incrocicchiati al mezzo della testuggine, alle mura della citt costruite a foggia de' denti di una
: ,
sega.
(.">)
Usasi qui da Yitruvio la voce capreoli, per cantileni y ossiano i puntoni. Le asticciuole occupammo parte dell' altezza della cornice, e cosi serenano alla regolare struttura de lacunari. (3) Alcuni codici leggono cantra zophoros , invece di contra corpora cohunnaruni. Quest'ultima lezione sembrandomi quella che identifica la precisa situazione de' sostegni destinali a reggere il carico della
(>)
1
Chiamasi Testuggine
f tta,
il
tetto a quattro
ale, e
come
Ed
come mai
potrebbe reggersi una vlta sostenuta da colonne, senza avere la dovuta resistenza a' fianchi, e come affidarla sopra travi? Della ingegnosa costruzione di codesto tetto veggasi la pianta e 1' alzata della basilica di Fano (Tav. XXV. e XXVI.).
121
CAPO
Dell' Erario
,
IL
elei
Carcere e la Curia, si hanno a congiugnere al Foro('), in maniera per che la grandezza e la proporzione di quelli corrispondano a quelle di questo. Ed invero deesi sopra tutto, e principalmente la Curia, edificare come si conviene al decoro del municipio, o citt che siasi. Se
J_j Erario,
il
forma quadrata , a quanto avr di larghezza si aggiunga la met, e con questa misura si determini la sua altezza 2 Che se invece sar bislunga, si uniscano insieme la lunghezza e la larghezza, e la met
ella
sar
di
).
di
codesta
somma
si
dia
all'
Oltre a questo,
cornici
,
a
di
mezz
-1
si
hanno
a tirare
intorno
vi
si
,
intorno
o
di
le
,
quali ove
non
in
facessero, la voce
dissipandosi
dagli
ascoltatori;
allora,
orecchio in-
al
11 costume di congiugnere questi tre edifcj Foro venne scrupolosamente osservalo dagli antichi Romani. E noto che l Erario esisteva nel
fi)
1
di Saturno presso al Foro. 11 Carcere (secondo Vairone cosi detto a coerecndo) sappiamo da T. Livio (lib. I. cap. 33) che venne da Anco Marzio ad terrorem increscentis audaciae eretto nel bel mezzo della citt, imminente anch'esso al Foro: il quale per un sotterraneo aggiuntovi da Servio Tullio si disse dappoi Tulliano (Veggasi la terribile descrizione lasciataci del medesimo da Calpurnio Fiacco e da Sallustio). Finalmente che la Curia Ostilia fosse pur essa contigua al Foro si ha dalla
, ,
Tempio
Miloniana orazione di Asconio. La ragione poi per cui 1' Erario teneasi entro qualche tempio , cos viene indicata dal Frankestemio ( Syntagiu. de Aerar. Pop. Rom. Obs. I.): quod tutissimus erat templi mons et conspicuus , adversus iuiurias hostium visidiasque provida naturae marni situane munitus. Non per noto qual fosse presso i Romani la struttura dell'Erario. Quanto al Carcere, dice Aulo Gellio (Noct. Att. lib. VI. cap. \<$) che a tre usi venn esso destinato: i. ad infliger pena puramente correzionale per colpe non gravi: a. acciocch si rispettassero e temessero i Magistrati, onde non ne avesse a seguire o il disprezzo inverso i medesimi o 1' avvilimento della loro dignit ; e 3. per infliger esemplari punizioni affinch spa1 , ,
malvagi dall' aspetto della pena, si tratcolpe che aveanla meritata. Ma si dell" Erario che del Carcere nulla pi ne dice Vitruvio fuorch fossero contigui al Foro. Della Curia poi non porge che alcuni precetti : e perci non sar discaro aggiugner qui alcun che sull' oligine e l uso della medesima. Per Curia s intese 1 da principio Quel luogo ove d ordine di Romolo solca il popolo adunarsi, onde consultare sugi' interessi dello Stato: riguardata bentosto qual Luogo sacro , avendo lo stesso Romolo ad ogni Curia o Trib assegnato gli Dei che aveansi a venerare, i 1 luoghi ne quali venerarli, e le spese con che venerarli. Finalmente si disse Curia anche un edificio, o Tempio, dove solca il Senato adunarsi pe' del qual genere fu appunto la pubblici negozj Curia Ostilia edificata da Tulio Ostilio. (>) Codesta altezza altrove da Vitruvio (lib. VI. cap. 5) si rende comune ad ogni stanza quadrata. In oggi sarchile dessa una proporzione esagerata. L Erario introdotto da Newton nel suo piano
ventati
i
tencsser dalle
del
scrizioni volute
seguendo le preda Vitruvio riguardo ali altezza , sorpasserebbe di molto quella della basilica: ed in
Foro
uno sbilancio nelle parti corrispondenti del fabbricato, ed una patente trasgrestal guisa risulterebbe
22
LIBRO
V.
CAPO
Del Teatro,
e
III.
Foro, si ha dappoi a scegliere il luogo pi salubre 1 che fia possibile pel Teatro ('), ove ne giorni delle leste degli Dei immortali pubblici spettacoli e ci si eseguila giusta le regole soglionsi godere descritte nel primo Libro intorno la salubrit dell aria che si ricerca nel situare una citt. Perciocch coloro che vi siedono a goder gli spettacoli insieme colle loro mogli e figliuoli, sonovi trattenuti dal diletto ed loro corpi stando perci immobili, pel piacere che ne provano, hanno 1 pori dilatati, ne quali penetrando le aure che soffiano, ove mai queste derivassero da luoghi o palustri o contagiosi, infonderebbero aliti nocivi ne corpi perci se con ogni diligenza si far la scelta del luogo pel Teatro, si eviteranno codesti difetti. Deesi ancora provvedere che sia diperciocch ove il Sole dominasse tutta la rofeso da Venti Meridionali tondit della cavea , F aria rinchiusa entro il suo giro non avendo forza onde agitarsi e posta lentamente in moto , riscaldasi perfino a divenire 1 infuocata; onde brucia, concuoce, e menoma Tumido da corpi 2 ). Per
Situato
clic
sar
il
(i) La voce Thcatrwn viene dal greco Ss.doiJ.ax teaomai ) , cio , rimirare , contemplare. Codesto luogo, destinato dagli Antichi ai pubblici spettacoli, avea la forma di Circolo, o di Semicircolo. La parte pi bassa del teatro era l'Orchestra, cosi delta in greca lingua da pyic\j.y.i [orcheomai). cio sahare, perch ivi danzavano i Cori. L'orchestra era di figura semicircolare , a cui d1 intorno s' innalzava una Scalinata (gradatio)^ ove stavano a sedere gli spettatori. A questa gradinala s interponevano uua o pi precauzioni, dette Strade o Corridori, in ragione della vastit del teatro. Un porticato a colonne coronava tutto in giro l' interno del teatro. Non vi avea perci di coperto a tetto in questi edifizj che portici e la scena: oude gli Antichi erano obbligati a sviluppare sopra la cavea del teatro alcune tende o vele (vclarium)^ sostenute da alberi o da corde, per difendere gli spettatori dall' ardore del Sole. Ma siccome codesti velar] non impedivano il calore cagionato dalla respirazione di di persone : cosi asi numeroso assembramento veauo anche la cura di temperarlo con una spe.
ricadeva in forma di rugiada nella cavea. siccome quest acqua si eleggeva odorosa e grata, cos essa serviva non solo a produrre una piacevole frescura , ma a diffondervi pure un soave odore. Forse per siffatta ragione fu introdotto nei
dificio
,
teatri
marmo
romani un numero prodigioso di statue di e di bronzo, che divenivano non solo un oggetto di lusso e di ornamento ma aucora una
,
sorgente
di
delizie
XXXVI.
,
cap. i5),
che, mentre
Siila
,
era
Edile
tre
vi
avevano
dico Pompeo
fu
il
pri-
mo
ad introdurre nel suo teatro siffatta irrorazione, (.mie scemare il calore. Per lo che ottenere, faeeano salir sopra portici una gran copia d acqua col sussidio di macchine in allora usitate, la quale poi,
1 i
col
mezzo
di
una moltitudine
di
piccoli
canali
1'
De' Teatri coperti si hanno pochi esempi nell" Fra questi avvene uno a Pompei, ove leggesi un'iscrizione che dice, che i Duumviri Cajo Quinzio della trib Valeria e Marco Porzio, con Decreto dei Decurioni assegnarono la mercede per edificare il teatro coperto . Codesto teatro era illuminato dalla luce del giorno fra una colonna e 1" altra del portico sopra le gradinale , poich gli Antichi non usavano illuminare le rappresentazioni teatrali con lumi artificiali. Filostrato parla d' un teatro coperto, che esisteva in Corinto; e Plinio ricorda che 1' Architetto Valerio fu il primo a coprire un teatro in Roma. Veggasi 1' Esercitazione VI. Vitruviana del C. Sim. Stratico voi. III. p. I., Ove trattasi diffusamente sul Velario che usavano
(')
antichit.
spilli
coronavano
e-
gli
Teatri e
gli
Anfiteatri.
capo
la
in,
19.3
qual
cosa
volendosi
1
i
evitare
principalmente
,
codesti
i
incomodi
deb('):
bonsi sfuggire
scegliere
salubri.
La
fondamenta sar
farli
montuosi
ma
gli
se la necessit obbligasse a
in
luoghi piani, o
paludosi, allora
assodamenti e le sostruzioni si faranno colle regole che abbiamo esposte nel Libro terzo sul proposito delle fondamenta de 1 sacri Templi. Sopra le fondamenta incominciansi dalla sostruzione le gradinate, o di pietra
ovvero
di
ali
marmo. Le
1
precauzioni
teatro,
e
proporzionato
altezza del
3)
sembra doversi
:
fare in
imperocch
(4)
in alto la
ove voce,
1
si
di
modo
chio
il
suono
gli
delle parole
giugner distinto
5) (
ali
orecdette
1
ultimi
sedili
al
di
sopra
dal
delle
precinzioni.
Insomma
la
una timo
che
angoli de gradi
primo
ali
ul-
e per tal guisa non rimarr impedita la voce. , Bisogna eziandio distribuirvi molti ed ampj ingressi
i
disposti in
modo
dove
superiori
diritti,
non
senza
si
congiungano con
g"
inferiori
il
ma
si
in
ogni
siano
rivolte ( G ), affinch
quando
popolo
licenzii dagli
(i)
Alcuni
avanzi
che
tuttora
rimangono
,
del
disul
scale che
l'
conducono
al
il
diruto teatro al di l dell' Adige in Verona mostrano che i gradi erano fondali in parte
monte}
in
egli
disegno dal Serlio (Arcliit. lib. III.) dove, dice, l'ingegnoso Architetto si accomod del monte per una parte de' gradi } e fece nel piano la piazza del teatro, la scena, e gli altri edificj pertinenti a tal bisogno . I Greci ben anco si giovavano dei delivj sinuosi de' monti per costruirvi i gradi de teatri come si rileva dagli avanzi eli quello di Esculapio in Epidauro, di quello a Siracusa ed a Giannina neh' Albania. (a) Lapideis et marmoreis. Intendasi qui et per aut. Gli scaglioni o gradi da me misurali nell'An1
:
Il Galiani e 1' Orsini (4) Repellent et rejicient. interpretano repellere per riflettere o ripercuotere. Io ho creduto servir meglio al concetto dell' Autore , dicendo allontanare anche giusta il Durantino che legge scacceranno : poich la riflessione o
,
ripercussione
producendo V
e fletto
a render la voce pi sensibile, contro 1' idea qui espressa da Vitruvio. adottata (5) Preferisco alla lezione in sedibus suis dal Poleni, quella di in sedibus sunimis , che hanno
,
il
Galiani e lo Schneider,
come pi adatta ed
che, se
le
e-
fiteatro di
Pompei
somministrano un esempio
nella
di
Qui
fa
d'uopo
riflettere
gradinate
comodo
e di ricchezza
struttura
(Vedi Tav. XXXI. Fig. i). cunei, (3) Le precinzioni che si lasciavano fra o gradi del Teatro, erano Corridori, o Strade che seguivano 1' andamento della curva del teatro medesimo. Codeste precinzioni agevolavano 1' ingresso e l uscita da' vomitorj e servivano di demarcazione
i 1 ,
pe' diversi
Leon
B. Alberti
teatri
altezza poi del fianco della precinzione nasce da s, cio, come dice Vitruvio , dalla corda
tesa che deve toccare tutti
sedili
gli
angoli
de' gradi o
salita
delle
gradinata sorpassava per la met o per un terzo piano intorno al teatro, in quesf ipotesi le scale per salire ai gradi ed al portico potevano concertarsi senza rivolte, come qui ordina Vitruvio. Infatti il fondo della cavea del vasto Anfiteatro di Pompei essendo assai pi basso del piano esterno che circonda il teatro , non vi abbisognavano perci se non che salile o scale diritte e senza rivolte: la qual cosa non sarebbe stata eseguibile neh' Anfiteatro Flavio , e nel Teatro di Marcello a Roma neh" Arena di Verona, e simili, che sorgono da pianure presso che orizzontali.
la
il
,
1^4
spettacoli
le al
1
LIBRO
V.
uscite divise e
compresso , ma trovi per ogni dove senza impedimento. Si dee anche aver diligente riguardo
la
folla
luogo, acciocch
intorno:
lo
voce non
avvenire
1
vi
si
perda,
si
ma
l'
che
il
potr
se
avr
resti
impedito
rimbombo. La voce
coir urto
:
la
un
fiato
si
rende
suo moto circoappunto come quando gettato un sasso nelP acqua lando con infiniti giri tranquilla , si veggono ivi nascere innumerabili circoli delle nde , che slargandosi, quanto pi dal centro si dilungano, tanto oltre si diffondono, purch non vengano rattenute da qualche intoppo, o dalla strettezza del luogo , che lor non lasci terminare V ondeggiamento e perci le prime
sensibile air udito
dell' aria,
quale riceve
rimanendo rattenute dagl intoppi, ripercuotendosi interrompono gli ordini 1 circolari delle altre che seguono. Non altrimenti la voce muovesi anch essa circolarmente , con questa differenza che nell" acqua circoli muovonsi orizzontalmente in un piano , ma la voce si propaga tanto in lunghezza che in altezza gradatamente. Laonde, siccome accade nelle gradazioni delle nde, cosi ancora nella voce, se non vi abbia alcun intoppo che ne trattenga la prima , questa non disturba la seconda , u le altre successive ma tutte senza rimbombo (') giungono egualmente ali orec1
Perci
fezione
gli
Architetti antichi
seguendo
la
le
orme
della natura
consi-
colle regole
matematiche
il
modo
di
far
qualunque voce air orecchio degli astanti. Perlocn , siccome menti da fiato, siano essi costrutti di lamine di metallo, ovvero
si
istru-
di
1
corno,
per
perfezionano
1
al
paro
1
di
quelli
stati
a ( )
de" suoni,
cos
coli"
Armonica sono
la
ritrovati
Antichi
mezzi
sicuri
accrescere
voce ne
teatri.
ed il Galiani nella lezione (\) Segno il folcili ne resonantia } anzich sua resonaiitia , come legge il Barbaro, seminandomi clie meglio si esprima dicendo senza rimbombo (cio di confusione), che non colla propria risonanza. (i) La voce Diesi, usata' qui da Vitruvio , deriva
dal greco
l'oggetto primario che riguarda la diesi, cio. Ir trasmissione armonica della voce all' orecchio degli
suoni;
Vitruvio
duerni che significa trasmettere. Perci paragona il perfezionamento degl istrumenti da fiato a quelli da corda, per conseguire
1
Galiani l' Orsini traducono nettezza de' questa frase non raggiugne la mente dell' Autore . quella cio di ridurre chiare ed armoniche le voci che si diffondono. Ad ogni modo per , a detta anche del Poleni e dello Stratico questo uno de' pi difficili passi di Vitruvio.
astanti,
ti
ma
, , ,
ia5
CAPO
Armonia
discorso
,
IV.
Dell' Armonia,
()
la
ella
oscura e
difficile,
spe-
mente
io
Greci , non avendovi per cotai vocaboli la latina pronunzia. Pure, quanto mai pi chiarapossa, ne trarr materia dagli scritti di Aristosseno ( 2 ), riportando
dovremo anche
(i) La voce Armonia deriva dal greco Harinos che significa Unione. Dagli antichi scritti che ci restano si deduce che 1' Armonia Quella parte che ha per oggetto la successione conveniente de' suoni, la quale essendo ora grave , ora acuta , attesa 1' opposizione di queste due parti , si chiama ritmica e metrica , ed ha corrispondenza col ritmo e colla misura. Il celebre P. Martini guidato da esperienza dilieata e certa pi degli altri scrittori che lo precedettero dimostra convincentemente nascere 1 Armonia dalla Melodia. Alla quale sentenza accede altres M. Rameau nella sua Teorica. celebre (2) Aristosseno di Taranto in Calabria
, , .
Tolomeo
scritti
tri
al
dire
di
Porfirio,
1
raccolse
ne' suoi
pi filosofico scrittore in varj punti si renda inintelligibile ed in altri ( eh' peggio) passi da ragionamenti e dissertazioni a sogni e follie. L' idea che i Greci aveano dell' arte musica presa nel senso pi esteso , comprendeva le tre pro-
dotto,
pi preciso, ed
;
il
in siffatta materia
quantunque
Danza,
e del
Canto:
,
dall'
Alcibiade di Platone
fior circa tre secoli prima dell" Era volMeursio diede alla luce con note alcuni Elementi Armonici rimasti soltanto fra le molte opere composte da Aristosseno. Onde non riuscir discaro ai leggitori trovare qui alcun che sulla Musica antica de' Greci. Generalmente si crede che Pitagora
Filosofo
dal distinto ragguaglio che porge Ateneo dell antica musica degli Arcadi. Or se i Greci portarono a s allo grado tutte le arti e le scienze, a qual
gare.
perfezione non avranno ancora condotta la Musica ? Dicansi pure mancanti e ristretti i loro istrumenti , e credasi semplice e piana la loro melopea ma la fina, energica ( dice il chiarissimo Audres), animata e perfetta esecuzione e quella che d valore
,
le teorie
Egitto portasse in Grecia le ragioni musicali e del suono. Aristosseno , Euclide, Nicomaco, Aristide, Democrito, Tolomeo. Plutarco, Gaudall'
,
al
denzio, Alipio
assai
canto, ed al suono, che compensa qualunque ed pregio degf istrumenti e della composizione quella in fine che costituisce la perfezione dell' arte musica. I Greci risguardavano la Musica qual fondamento e parte essenziale secondo Quintiliano
, ,
voluminosa biblioteca della musica greca. Aristosseno ed Euclide per non molto pi insegnarono che nomi e definizioni musiche. Nicomaco il solo fra i molti scrittori della musica Pitagorica che siasi conservato } ma egli altro non
, ,
reca tranne vani confronti delle voci e degli astri, ed insignificanti calcoli delle ragioni de' suoni. Leggesi in Quintiliano
mio
che Aristide , al dire di Meiboraccolse ne' suoi tre libri sulla musica quanto gli Aristossenici insegnarono sulla teoria risguardante quest'arte, e quanto tutta l'antichit fantastic
,
e la
egli
un'educazione virtuosa, perch era annessa alla Filosofia, alla Morale ed all' Eroismo. Con ottima ragione pertanto, allettati dal magico potere della medesima e dall' impegno d" ingentilire i costumi non isdeguarono e renderli pi puri ed amabili Filosofi Lein ogni tempo di apprenderla Eroi gislatori e Monarchi. Infatti Pericle, Epaminonda, Socrate, il grande Alessandro, Sotero , Lisia, il magno Alcide e Tolomeo Aulete sapevano la Musica. Platone dalle leggi de' suoni deriv quelle che nella sua Idea di un' Ottima Repubblica , temperando ogni ordine di cittadini, formavano come
di
,
un semplice
mode-
gli
d qualche idea pi distinta del musica greca, che altri scrittori Greci non fanno ; ma gran p arte della sua opera si perde in vane dottrine dell' armonia dell' anima, dei paragoni dei polsi coi ritmi e di altre simili superfluit, che poco o nulla interitmo,
e
animo colla stessa proporzione colla quale l'ima, la media e la somma corda, rispondevansi nella cetra. Radamanto prima, e quinci Minos ingentilirono i selvaggi Irrocchesi, e
regolarono
i
loro costumi e
a
la
loro
musica
sul
modello
gizia.
ETi-
Oro cant
col
suono
arte-
moteo
modo
9,6
LIBRO* V.
sua Tavola (.0 , e descrver le perfezioni alle quali possono giusuoni, acciocch quegli che con maggior diligenza vi applicher. gnere la possa anche pi agevolmente apprendere.
qui
la
i
plac sostituendo il sedizione nata in finch, Magistrato, dal non sedarsi pot [sparta al dire di Plutarco e Suida il poeta, non giunse
di
Alessandro
tosto
lo
seguenti
si
nomi
il
:
ai
modo
Dorico.
La tumultuosa
cantare nel luogo pubblico del loro congresso. E Tirteo il poeta, avendo cangiato a tempo il modo Lidio nel Frigio, ser\
Terpandro a suonare
Proslambanomcnos , Prossimo al Supremo Lichanos , Distante, o Indice Mese, Mezzana: Paramcsc , Prossima alla Mezzana Trite, Terza: Parartele, Penultima ; e Note, Ultima. La Musica moderna ha indicato questi suoni
unisce
significato italiano.
, :
Aggiunto
Hjpatc Supremo
:
Parhypate
di tromba guerriera per eccitarli spontaneo del sangue e della loro vita per l onore e pel bene della patria, mentre stavano sul momento di perdere mia battaglia conMa per tornare a Pitagora di tro i Messeni. cui si fatto cenno sul principio di questa Nota, da essolui porse le ragioni e Le teorie musicali
Lacedemoni
sacrificio
1
colle lettere
dell"
:
Alfabeto
distinguendoli
;
coi se:
al
guenti
nomi
:
A la mi
;
:
re
Y>
fa ut
D De
;
la sol re
E E la
si
Be mi ; C mi ; F Fa
: :
Ce sol
;
ut
sol re ut
e quindi
ritorna da capo,
-^zz
La
qual nomenclatura, giusta il sistema Francese, adottato anche in molte scuole d'Italia, viene pi bre-
vemente con
riducessero mai a quel notissimo racconto dei tre martelli di vario peso che egli incontrossi ad udir percuotenti sopra un incudine
tate in Grecia,
si
1 ,
Do
Re.
1'
accordo
di
3.
;l
5. a
ed
8.-'
om,
cnettendo l' indagare se tal teoria sia propriamente o gratuitamente ad esso attribuita di Pitagora giovi per dimostrarne la falsit e F insussistenza con la semplice e naturale considerazione, che la diversit del suono deriva dal corpo percosso, s,
.
:
Mi Fa
Sol
Elami Faut
Gesolreut
La
Si
Alamir
Bem
:
ma non mai
pure
una campana con quanti mai pi o meno grossi battagli, ne proverranno, si, varj suoni pi o meno
di un sol tono. Come al contrario pi campane di varia dimensione con un sol battaglio, che, quante son campane, tanti pur ne proverranno toni diversi. Ma. nella natura delle cose umane che siano pi facilmente e
forti
,
ma
tutti
percotansi
ciecamente quelle credute che pi hanno dello stravagante e dell' impossibile. (i) La Tavola di Aiistosseno, smarrita ne' libri di Vitruvio, variamente viene supplita da suoi Commentatori. 1 principali Trattatisti della Musica an1
sono stati, fra gli antichi, Zarlino Giuseppe Armonie., Venezia i5(io), Andrea Angelini Contempi (lslit. di Musica, Perugia i5c)5), Lemme Piossi (Sistema Musico, Perugia 1660 in /\.)^ e, fra" moderni. Martini Gio. Battista (Stinta della Musica, Bologna 1754). Siccome per trovo che, sovra ogni altro, ha l'Angelini pi chiaramente esposto il suo sistema de Tetracordi , mi sembrato perci doverlo qui riportare, nelle seguenti tre Tavole, nelle quali si comprendono tre generi, Diatonico , Cromatico , ed Enarmonico. Per quella poi di Aristosseno, secondo fu sistemata con chiarezza e precisione nell'opera Yitruviana dal Perrault, Vedi Tav. XXXII. Gli antichi Greci diedero ai diversi suoni
tica
(lslit.
1
avvertendo che la prima di dette sillabe vien dai Francesi detta Ut, cangiata dagl" Italiani , per miglior facilit di pronunzia, in Do; siccome per evitare il doppio Mi, hau cangiato V ultima in Si. Il segno dicesi Diesis cromatico, e dinota intervallo crescente di mezza voce, ossia Semitono. Il segno X dicesi Diesis enarmonico , e dinota Intervallo crescente di quarta di tono . cio la met I quali due segni peraldi pii del precedente. tro giovi sapere che, sebbene cos ora dai Molo sono per a rovescio adatto derni adoperati dell'originaria loro istituzione: essendo essi invece loro stati ideati , come chiaramente dimostra la figura, il a dinotare il Semitono, cio il 'fono diviso in due intervalli : ed il $$<. a dinotare la Quarta di tono, cio il Tono diviso in quattro intervalli.
&
tre
I numeri apposti a ciascun nome antico nelle Tavole seguenti indicano le corrispondenze de' suoni. Le lettere majuscole dimostrano gli anla mi re, , Be mi , ec. zidetti nomi moderni, cio Le lettere minori indicano i suoni situali nei di, ,
versi
spazj
ella
e
i,
righe.
La
b. &,
che B significa B mi quadro; ed il b in carattere tondo, e l'altro h in corsivo, indicano, il primo, il b mi posto in diverso spazio, e l'altro, il b molle parimente collocato in ispazio
diverso.
CAPO
IV.
2'
TAVOLA.
I.
().
Mese
tono
Lichanos
Tetracordo Diatonico
tono
Parhypate
Hcmiton
Hypate
Col procedimento del Tetracordo si compone questo sistema compreso dalla consonanza Disdiapason ; ed d quale si chiama Immutabile , Pitagorico , Diatonico , e Massimo.
,
23o4 Nete-hyperbolaeon
tono
aa
2592 Paranete-byperbol.
Tetracordo liyperb.
tono
g
f
2976 Tritc-hyperbolaeon
semit.
3072 Nete-diezeugnemon
tono
3456 Paranete-diezeug.
tono
d
e
3456 Nete-synemmenon d
tono
3838 Trite-diezeug.
Tetracordo diezeug.
semit.
3888 Paranete-synemm.
tono
e
)
Tetracordo synemm.
4096 Paramese
tono
b
a
4^4
Trite-synemm.
semit.
b
a
4608 Mese
4 6 8 Mese
G
F
Tetracordo meson
5832
Parli ypate-meson
semit.
6i44 Hypate-meson
tono
6912 Licbanos-hypaton
tono
D
C
B
7776 Parbypate-bypaton
Tetracordo bypaton
<
semit.
8192 Hypate-hypatoii
tono
9216 Proslambanomenos
(1)
Si
,
toni
denomina Diatonico , perch procede per perch n copioso. Gli Antichi ammet1
tevano queste sole consonanze , cio Diapason Diapente e Diatesscron. Dividevano essi il Diapason in quinta e quarta : la quinta era inferiore , e la quarta superiore. Ma allorch facevano la divisione armonica, o ritmica, la quarta avea la posizione inferiore. Per tal guisa tutta la loro musica era
compresa nei numeri 12, 9, 8, 6: quindi dal 12 ali 8 avevano la quinta, dall 8 al 6 la quarta, dal 2 al 9 ancora la quarta, e dal 9 al 6 la quinta. Conoscevano pure il tono maggiore dal g all' 8
1 1
tre divisioni
128
LIBRO
V.
TAVOLA
II.
(i).
Mese
etracordo Cromatico
CAPO
IV.
129
(.).
TAVOLA
III.
Mese
ditono
Lichanos
Tetracordo Enarmonico
,1,
tesi
Parhypate
X E
diesi
Hypate
si
dalla
consonanza Disdiapason.
a3o4 Nete-hypei-bolaeon
ditono
aa
f
e
2996 Paranete-hyperb.
diesi
Tetracordo hyperb.
2994 Trite-hyperbolaeon
diesi
3o72 Nete-diezeugmenon
dilono
3.jjf>
Nete-svnemm.
3888 Parancte-diezeug.
diesi
di tono
Tetracordo diezeug.
3992 Trite-diezeug.
X
diesi
B
b
4^7.4 Paranete-diezeug.
diesi
4096 Paramese
tono
Tetracordo synemm.
4608 Mese
di tono
449' Tritc-synenim.
diesi
5832 Lichanos-meson
diesi
^6uS Mese
Tetracordo meson
5988 Parypate-meson
E E
diesi
6i44 Hypate-meson
dilono
7776 Lichanos-liypaton
diesi
7984 Parypate-hypaton
Tetracordo liypaton
diesi
8192 Hypate-hypaton
tono
qii6 Proslambanomenos
Enarmonico, o dall'essere abbon(1) E detto dante di minimi intervalli:, ovvero dall'aumento ebe prende il suo ditono , separandosi da brevi ed angusti spazj oppure per essere congiunto, e quasi inseparabile per le due diesi. Macrobio (Somn. Scip.) dis.se che questo genere di musica antica fu tralasciato propter nimiam suam dijjicidtatcm. Plutarco attribuisce l' invenzione del genere Enarmonico ad Olimpio Frigio: il qual genere risulta da una divisione particolare del Tetracordo ( ossia quattro cor:
secondo la quale l' intervallo che si trova tra Lichanos o terza corda, e la Mese ossia la quarta, ella di un ditono cio di una terza maggiore , non rimanendo per terminare il tetracordo al grave die un semitono da dividersi in due intervalli^ vale a dire dalla Hypate alla Parhjpate e dalla Parhypate alla Lichanos. Aristide e Quintiliano sostengono che , fra Ire generi della musica. 1' Enarmonico sia il pi dolce.
r/e),
la
20
5o
si
LIBRO
V.
si
La voce, allorquando
grave; e
si
fa
acuta,
ed ora
1 1
due modi: uno quando ha effetti continuati, l altro quando gli ha discreti, o distanti ('). La voce continuata non si ferma ne che anzi forma le cadenze insensibili , ma n in luogo alcuno liliali
agita
in
. ,
mezzo
di
si distingue n rendo diciamo: sol, lux, Jlos. dove comincia n dove finisce la voce, n all' orecchio apparisce che siasi 1 dessa mutala da acuta in grave, n da grave in acuta. Tutt al contrario avviene quando la voce si muove per distanza; perciocch, piegandosi allora con le mutazioni, si ferma nel finale di qualche suono, e quinci in
1
allorch
discor-
quello di un altro; e col far ci in alto e basso, spesse fiate appare incostante
1
ali
udito, siccome avviene nel canto, ove col piegar della voce for-
miamo
ella
i
quando
de"*
si
conosce dai
distinti
finali
voce viene girata con intervalli, suoni donde comincia e dove finisce;
la
si
oscurano dagl1 intervalli. Greci generi 3 delle modulazioni: il primo quello che Tre sono chiamano Armonia, il secondo Croma, il terzo Diatono. La modulazione Armonica stala immaginata dall' arte, e per questo il suo canto ha maggior gravit, e sommo pregio. La Cromatica, per la gentilezza e frequenza de toni reca pi soave diletto. La Diatonica poi , per esser naturale
suoni di mezzo poi, quantunque chiarii 2 ),
i
( )
(4);
perch
diesi.
il
tetracordo
diesi -
diesi.
La
la
entrano due
ordine due
un
sono due
considerata nella Mula scienza matematica, e la quale consiste nella continuazione, grandezza ed estensione delle sue parli. La quantit naie consiste nella disgiunzione discreta poi, la delle sue parti, ha il proprio suo essere dalla mol(i)
La quantit continua
in
sica
acumcn, contrario modo, per hemitonium, et hemitonium, et trihemiloniuni. I/armonia in gravem sonimi descendit per ditonum, et diesili, et diesin; in acumcn vero 'con tra ascenda per diesin. et diesili ,
et
1
<
titudine delle
incommedesime posti analmente sono quelli che, riguardo al suono cio fondamentale noi diciamo andare per salti di quarta, quinta, ed ottava. (>) 11 Galiani in luogo di valentia inteivallis legge uremia inteivallis. Nessun codice offre questa leparti. G' intervalli
, ,
zione.
(">)
Ci che
gli
tre sono i Generi nella Musica Cromatico ed Enarmonico , le di cui progressioni sono varie fra loro, perch (cosi egli prosegue) Ex bis Diatonum modulamur , ab acuto versus grave per tonimi et hemitonium : ci tonimi tcuiin n gravi acutum versus per hemitonium } et tolium , et tonimi. Cliroma in gravem sonimi lujcrtur per ti-{hemitonium , et hemitonium3 et hemitonium.'
.
che posizioni di \oce, e variano al variare di quesla. La distanza Ira una posizione e un'altea, ossia fra suono e suono, dicesi intervallo. L' intervallo principale che da regola agli altri, dicesi tono. Questo ne ha de' minori , che sono il semitono, cio mezzo tono, la diesi, che una quantit di tono, ed il Ircmitono. il ditono poi consta che un tono e mezzo 7 di due toni. La progressione de suoni successivi che fra noi dieesi Scala musicate, presso i Greci chiamavasi Tetracordo , il quale era una progressione di quattro suoni successivi e determinati sopra quattro corde di uno strumento musicale. Secondo poi i diversi intervalli che assumevausi per quattro suoni, ne' quali la quarta era formare divisa, risultavano ben anco diversi i generi dei Tetracordi. Questi generi nell'armonia sono fra loro
(i)
:
come
suoni che
compongono
le
quarte.
CAPO
toni
IV.
i3.
che un semitono, compisce V intervallo del suo tetracordo. E cos ogni tetracordo in ciascheduno dei tre generi viene ad essere pareggiato con due toni ed un semitono. Ma quando tetracordi si considerano separatamente ne'' termini di ciascun genere, alcontinuati,
ed
il
terzo,
lora
vi
intervalli.
1
Ha dunque
e
1
la
de toni,
de semitoni
de" tetra;
ha
definite
le
con certe modificazioni di distanae praticate dagli artefici che fabbricano gli organi
qualit
dalla natura,
si
le
(0,
siccome cose
I
gi
stabilite
a"
me-
conviene.
Suoni, che in greco diconsi Phthongi (ital. Ftongi), in ciascuno de' tre otto de"* quali sono in tutti e tre generi perpetui generi sono diciotto 2
(
)
:
{>.)
11
Orzatici nel
i<,
C. Lichanos-hyp. cromatico
pare che facessero distinzione tra quelli che dall'artefice ripetono l'armonia e 1* intonazione, da quelli che l una e l'altra ricevono dalla mano del suonatore. Bench gli Antichi chiamassero Organa
1
E. Hypate-meson F. Parhypate-meson
$$$.
F.
a.
Lichanos-ineson crom.
Mese
Trite-syneinmenon Paranete-synemm. crom.
b.
tanto
tili
,
gli
come
tensili e pulsa-
b.
dei
A.
B.
e.
Nete-synemmenon
Paramese Trite-diezeugmenon
Par;
-di ez.
primi, come sarebbe il Calamo Pastorale la Tibia semplice, doppia e utiicolare, la Siringa, V Organo Idraulico, e simili. Di quest'ultimo dice S\ ctonio che Nerone soleva gran parte del giorno per Organa hjdraulica novi et ignoti generis circumducere (In Ner. e. 4 ) Veggasi Meibomio , Antquae Mued il Bianchini, De Tribus generisicete Scriptorcs bus lnstrumcntorum. (i) I Phthongi , cio i Suoni della Musica armonica sono inuumerabili ma codesti loro infiniti modi sono stati determinali a diciotto in ciascun genere, come >i dimostra nella seguente Tavola.
'
,
*
e.
f.
crom.
Nete-diezeugmenon
*
X
A. Proslambanomenos
B. Hypate-hypaton
b.
G
X
X
A. Proslambanomenos
b.
E. Hypate-meson E. Parbypate-meson
F. Lichanos-meson enarm.
a. a.
Hypate-hypaton
C. Paihypate-hypaton
Mese
D. Lichanos-hypaton diatonico
E. Hypate-meson
F. Parhypate-meson
G. Lichanos-meson a. Mese.
b.
diat.
X
diat.
Trite-synemmenon Paranete-synemm. enarm. . Nete-syneinmenon B. Paramese b. Trite-diezeugmenon e. Paranete-diez. enarm. e. Nete-diezeugmenon e. Trite-hyperb. enarm. f. Paranete-hyperb. enarm.
b.
Trite-diezeugmenon
Paranete-diezeug. diat.
d.
e.
f.
Nete-diezeugmenon
Trite-hyperbolaeon. Paranete-hyperbolaeon
1'
aa. Nete-hyperbolaeon. (Veggasi Tav. XXXII). Avvertasi per, che naturalmente soltanto nelEnarmonico i suoni sono diciollo ma negli al:,
g.
diat.
tri
aa.
Nete-byperbolaeon
SUONI DEL CROMATICO
enumerazione artificiosa poich nel Diatonico sono sedici, essendo una sola e la stessa corda tanto la Parancte-sjnemmenon , e la
la
:
due generi
Trite-diezeugmenon ,
come pure
la Nete-sj
nemmenon
Cromatico poi sono diciassette, poich la Puranele-synemmenon , e la Paramele sono anch' esse una sola e la stessa corda.
e la Parancle-diezcugmcnon. Nel
. .
5o,
i
BRO
V.
c stabili;
^manenti
o
dieci,
solendo
Stabili
per-
sono quelli che, posti fra mobili, 1 conciuneono un tetracordo coli' altro, e, con tutta la differenza de generirimangono sempre ne* medesimi luoghi e vengono cos denominati: Proslambanomenos , Hypate-hypaton , Hypate-meson , Mese, Nete-synemmenon Paramese, Nete-diezeugmenon, Nete-hyperbolaeon (').
ci
mobili,
vaganti.
Gli
Mobili poi sono quelli che. distribuiti in ogni tetracordo fra gF immo1 loro bili, mutano luoco secondo la diversit de ceneri e de* luoghi: ed nomi sono questi: Parhypat&hypaton, Lichanos-hypaton, Parhypate-meson
I
1
Lichanos-meson , Trite-synemmenon , Paranete-synemmenon Trite-diezeugmenon, Parancte-diezeugmenon , Trite-liyperbolaeon , Paranete-hypcrbolaeon 2 perch son mobili , ricevono in ogni genere diverso Questi dunque
.
(
).
valore, avendo gF intervalli e le distanze crescenti. Cos \\ Paritypat nel genere armonico distante d\Y Hypate una diesi: nel cromatico , cambian3 Il Liclianos dosi, distante un semitono; nel diatonico poi un tono 1 che chiamasi armonico, distante dall Hypate mezzo tono; nel cromae nel diatonico perfino a tre. Cos avanzasi a due mezzi toni tico stante le traslazioni che soffrono in ogni genere , formano dieci suoni
(
).
Ire
varie modulazioni.
Tetracordi sono cinque: il primo, eh il pi grave, dicesi dai Greci HypatonUi)'. il secondo, eh*' quello di mezzo, chiamasi Meson : il terzo eh*
i
1
Ma
il
congiunto, nominasi
Synemmenon
il
malo Diezeugmenon ; ed il quinto perch acutissimo, dicesi Hyperbolaeon. Le Consonanze che naturalmente V uomo pu modulare, e che da* Greci diconsi Sinfonie, sono sei 5 ): Dialessaroii , Diapente, Diapason, Diapason
(
(1)
In italiano
,
si
Aggiunto
Primo
Plinio
dei mezzi
zano
Fig.
Ultimo dei congiunti , Presso al mez, Ultimo dei disgiunti, Ultimo degli eccellenti. Veggasi per maggiore intelligenza (Tav. XX\II.
Mezzano
,
Perrault ed il Galiani, in il diatono vero tonimi, leggono in diatono quoque hemitoniuni. Il Poleni peraltro ed il Newton provano con \ alide ragioni doversi attenere alla
(3)
Il
,
Meihomio
in
luogo
di
prima lezione.
(1) L'epiteto d hypaton, cio supremo, sembrerebbe non convenne a questo tetracordo che in posizione li voce e 11 Antichi i bs de' MoFormavano la scala de' suoni al conica derni , segnando i pi gravi sopra , invece che sotto : bench qui si veggano segnati nella prima Tavola con quell' ordine che gli ha posti 1' autore Angelini Bontempi quivi citato. La Scala degli Antichi non arrivava che a due ottave ; e perci dice Vitruvio che le consonanze sono sei, perch di tante e non pi erano capaci quelle due ottave. Le suddette voci greche poi corrispondono nella nostra lingua alle seguenti. DiaDiapente, Quinta: Diapason, tessaron , Quarta Oliava: Diapason con diatessaron , Quarta sopra l'ottava: Diapason con diapente, Quinta sopra l'ottava: Disdiapason, Ottava dell" ottava. Se per ben si considerino, anzich sei, sono soltanto tre consonanze: non essendo le tre ultime che una ri,
sistema di Avistosseno, esposto dal Perraull, nella Tavola che racchiude la massima parte di quelle cose che nel testo di Vitruvio riguardano la Musica antica. Codesta Tavola chiamavasi dagli Antichi Diagramma. Essa presentava all' occhio l'estensione generale di tutti i suoni di un sistema
1)
il
,
o ci che presso noi si dice Scala gamma , Tastiera. Nella bihliotcca de Cisterciensi di S. Michele di Murano presso Venezia trovasi un codice originale del secolo XII. o XIII.. nel quale si osserva aggiunto un Trattato o Commentario di Arislosseno inedito, e diverso da quello che corre
1
(:">)
sotto
dirsi
il
nome
di questo autore.
materia vegga l Appendice del toni. V. Traduz. de' Viag. d' Anac. in Crcc. (a) Codesti si esprimono in italiano come segue: / icino al pi imo de' primi Indice dei primi, nino id pi imo dei mezzi. Indice dei mezzi, Terzo dei congiunti. Presso l'ultimo dei congiunti, Terzo dei disgiunti, Presso all' ultimo dei disgiunti, Terzo digli eccellenti , Presso all' ultimo degli eccellenti.
su
questa
all'
oliava sopra.
capo
v.
,
55
Desse perci poich hanno avuto il nome dal loro numero essendo la voce situala in quella perfezione a cui pu arrivare un suono se nel cangiamento che fa modulando ghigne al quarto suono, chiamasi Diatessaron; 1 se gi gne al quinto , Diapente ; se ali ottavo , Diapason ; se ali ottavo e mezzo Diapason e diatessaron ; se al nono e mezzo Diapason e diapente; se al decimo quinto , Disdiapason. Imperocch fra due intervalli tanto di suoni di corde che di posizioni di voce, non possono darsi consonanze sia nella terza , che nella sesta e nella settima : bens soltanto , come si detto innanzi, il Diatessaron ed il Diapente (cio la quarta e la quinta), e queste ripetute fino al Disdiapason (cio sAV ottava dell* ottava) formano le giuste consonanze naturali della voce: le quali consonanze 1 nascono dall1 unione de suoni , che accennammo dirsi in greco Phthongi.
con diatessaron
,
Disdiapason.
,
CAPO
De* Vasi del
V.
teatro.
Ljon
tiche,
si si
le
dedotte
da
regole
matemae
i
capacit
del Teatro;
del Diatessaron
maniera, che ad un tocco (') rendano suoni del Diapente, e cos di sguito fino al Disdiapason. Fordi
fra
i
mate poscia
parete, e
si
le
Celle
sedili
del teatro
vi
si
debbono disporre
in
non tocchino
alcuna
rimanga intorno intorno, e per di sopra, dello spazio vuoto: pongano anche riversali, ed abbiano, dalla parte che riguarda la scena,
i
sottoposti cunei
celle
vi
si
non meno
aperti
e
alti
di
,
mezzo piede;
sopra
di
i
nella
1
fronte di queste
inferiori
,
lascino
di
de
-1
fori
1
letti
de gradi
2 ). (
della
lunghezza
si
due piedi
ai
dell altezza
si
;
mezzo piede
in
:
Quanto poi
luoghi ne quali
3) (
dovranno porre
cio
se
il
che codesti, vasi si suonassero con martelli come alcuni supposero , ma bens sperimentavansi co' martelli se rendevano il tono che si bramava. Dessi erano in forma di campana, e di grandezza diversa. Io lio pi volte sperimentato sul clavicembalo, clic le corde per diapason oscillano, e tramandano la loro voce senza essere tocche da corpo alcuno, o dai martelli della tastiera, allorch con un altro istrumento si vibra una voce qualunque , che sia perfettamente consonante colle rispettive ottave del cla\ icembalo. Cosi atra risultato la riverberazione della voce di que1 vasi, o campane, ne' teatri, qualora per toni musicali fossero portali a tale perfezione di consonanza da produrre F oscillazione, e recar con essa, per cos dire, dolci vibrazioni all'orecchio
(i)
Non
,
gi
Fig. 3.
vasi
sonori de teatri.
(>)
Yeggansi
le
dimostrazioni
3 e 4.
delle
Celle
alla
Tav.
(3)
XXXI.
Le
se
Fig.
Celle delle
essere
delle
situate
non nel
dei
muri
verticali
precinzioni: poich se
o sedili, come ha seguenti difetti , gure 2 3 e 4-i deriverebbero cio: che la voce originale del cantante, o di un istrumento, non potrebbe gnagnere liberamente ai fori delle celle alvasi sonori, per essere impediti lorch siedono gli spettatori che i vasi corrispondenti all' Hypaton gravissimo, ed al Mese medio, che devono essere di grande ampiezza per corrispondere al tono, non capirebbero nelle celle , ed in fine che
, i
i : -
/.
LIBRO
si
V.
ampiezza,
nata
loro
le
destini
il
giro
delle
di
,
celle
alla
met dell'altezza
e
l'alte
,
della
gradifra
si
quali
saranno tredici
intervalli
numero,
vlta,
di
distanti
per dodici
eguali
cui
i
innanzi
primi nelle suonano il Nete-hyperbolaeon, si situino per secondi celle che sono alle due estremit del giro d ambe le parti terzi. presso ai due ultimi suonino il Diatessaron al Nete-diezeugmenon: Diatessaron al Paramese: i quarti, il Diapente al Nete-sjnemmenon : il sesti, il Diatessaron air Hypate-meson. In quinti, il Diatessaron al Mese; ed mezzo awene uno, che il Diatessaron ali Hjpate-liypaton. Cosi con tal espediente la voce partendo dalla scena, come dal suo centro, si spande intorno , e percuotendo la cavit di ciaschedun vaso , produrr un suono crescente in chiarezza , ed una conveniente armonica consonanza.
parlato, e che
:
Ma
si
se la vastit del teatro sar grande, allora l altezza della gradinata divida in quattro parti, affinch possali praticarvisi tre registri di Celle
collocate a traverso:
il
uno de
Il
si
-1
quali per
,
primo
detto
armonici
di
siccome
, i
qui
pel
teatro
piccolo. In
quello
mezzo
primi vasi in
ambe
avranno il suono Hjperbolaeon cromatico ('): i secondi appresso quelli, il Diatessaron al Diezeugmenon cromatico: i terzi, il Diapente al Sjnemmenon quarti il Diatessaron al Mese cromatico: i quinti, il Diacromatico 3 ): 1 tessaron ali Hypaton cromatico; ed i sesti, il Paramese, il quale accorda con
(
la
Fig. i) che
direzione de' raggi della voce A B (Tav. XXXI. parte dalla scena, non potrebbe giugnere direttamente al labbro de' vasi, onde ottenerne il rimbombo , se non si collocassero nel muro espresso nella succitata Figura.
(i) Con queste voci Hjperbolaeon, Diezeugmenon, ec, Vitruvio nomina Tetracordi, e non gi forse gli ha per brevit tralasciati, e cos i Suoni pu credersi , poich rimette qui appresso i leggitori alla Tavola di Aristosseno. Seguono pertanto toni che formano il registro in codeste Tavole , ed Armonico, per le posiCromatico Diatonico,
i
:
Registro "
HHt ~
*~. *~.
3 4 5
Cromatico
S- x.
zioni de
vasi.
Registro
^7^^?^?^^^
SU
9.
<j
5 6
5 | 3
su
-----
su
i
t/i
t/i
er
f
n
re
e 3 er ero
,
re
re
)
su ! 2 3 3 O
i "3 3
B
a. =r
5 2
a
O 3
3 2
* I S " a
J il I S
CAPO
V.
35
V Hyperbolaeon cromatico
In
in
in Dintessaron. di
collocare, poich
non
avvi
alcun suono
di
cromatico,
celle
il
genere consonanza.
Nella pi alta divisione poi del registro de" fori, cominciando dalle primo
due estremit del giro, si pongano per primi crue'vasi del suono Hyperbolaeon diatonico nei secondi il Diatessaron al Dezeugmenon diatonico: nei terzi il Diapente al Synemmenon diatonico: nei quarti il Diadelle
i
:
Hypaton diatonico; e nei sesti il Dyalessaron al Proslambanomenos. In mezzo il Mese, il quale accorda in consonanza di Diapason col Pro stai nb anomeno s , e di Diapente coir Hyperbolaeon diatonico. Che se alcuno volesse con ispeditezza ridurre
tessaron al
Mese diatonico:
nei quinti
il
Diatessaron
ali
perfezione codeste cose, osservi alla fine del Libro la Tavola disegnata
della Musica,
formata con gran sapere e fatica colle divisioni generali de" toni. Quindi chi porr attenzione a queste regole, s riguardo alla natura della voce, che al diletto
colle regole
ci
(')
1
quale
ha
lasciata Aristosseno
degli
ascoltanti,
teatri alla
miglior perfezione.
Per avventura potrebbe dirsi da taluno, che in Roma si sono eretti in ogni anno molti teatri, eppure in nessuno di essi venne osservata alcuna di Ma in questo avrebbe errato , poich tutti siffatte pratiche. teatri pubblici sono costrutti di legname onde vi sono molti intavolati che necessariamente rimbombano. Ci si pu anche ravvisare quando cii
:
taredi
vogliono cantare su
toni
acuti delle
teatri
,
della
della
solidi
scena
loro
,
cosicch
di
,
coir aiuto
*i
voce.
Ma quando
cementi
,
risonanza
materiali
di
cio
mai risuonare
che non possono allora necessario usare quelle regole che si sono qui
di
pietre
marmo
2 (
innanzi dichiarate.
Che
se
poi
si
ricercasse
1
in
qual teatro
siansi
eseguite
siffatte
cose
da poter mostrare, ma sibbene in alcune contrade; d Italia, ed in molte citt della Grecia: in prova di che troviamo scritto che L. Mimmi io avendo smantellato il teatro di Corinto, trasport a Roma vasi che vi erano di bronzo, il qual bottino
certo clie
non ne abbiamo
,
qui in
Roma
,
ei
(i)
noia
fac.
3-j.
di
il
pi antico
sia
stato
(a)
Romani coltrassero
le
tempo Teatri
tacoli.
legno, tutte
quello di
si
Pompeo, evidentemente dimostra che di questo non d'altri egli parla. Da Dione lib. XIII.
raccoglie che codesto teatro fu dedicato
l'
anno
Si costruirono quindi de
di Vitruvio
teatri
versatili.
A'
tempi
altro
sembra non
esistesse
in
Roma
Pompeo, po-
Augusto^
Roma,
tal
il
tecedente
dum
Ora
est
coli'
chitettura, cos avr egli mirare co'proprj occhi il detto teatro di pietra.
56
citt,
vi
LIBRO
V.
in
piccole
i
praticarono
;
creta,
CAPO
J_ja forma poi del
VI.
Teatro si dee fare in questo modo. Determinata che sia la grandezza della cavea , e stabilito il centro nel mezzo , vi si descriva intorno la circonferenza, dentro la quale si delineeranno quattro quali tocchino triangoli equilateri (') ed equidistanti coi loro vertici 2 ), la circonferenza del circolo descritto; al modo appunto che gli Astrologi dodici Segni celesti atteso la convesogliono praticare nel descrivere nienza che la Musica ha co Pianeti ( Di uno di codesti triangoli si prenda quel lato che sar pi prossimo alla Scena , in quel luogo ove taglia la circonferenza del circolo , ed ivi
(
).
appunto si stabilisca la fronte della detta scena. E dal centro di esso circolo si conduca una linea paralella a codesta fronte , la quale separi il palco
del proscenio
dalT area
dell'
1
il
palco riescila pi
presso
i
poich lutti gli che non quello de" Greci mani agiscono sulla scena (4); e nell" orchestra sono
vasto
1
attori
i
Ro-
(i)
poi,
ch Vitruvio ha detto
ima
circinatione ,
non come
(Veggasi inoltre Dom. Aulisj De. Hartnonia Timaica. JVapoli t)C)4 ) ^'' Antichi ragguagliarono un istrumento ettacordo , cio di sette corde , ai
1
interpretarono il Cesariano, il Caporali, il Barbaro, ed altri: conciossiach Vitruvio determina il diametro minore, ossia il raggio della cavea, come il
perch cosi richiede il dal diametro dell orchestra debbansi anche stabilire le grandezze reali del teatro. Bisogna qui perci distinguere due sorta di diametri nell orchestra cio il maggiore, che il diametro del circolo; ed il minore, che il semidiametro ossia la lunghezza dell' orchestra. Il teatro di Marcello in Roma, il ([naie dovette essere dilla massima grandezza, aveva il diametro maggiore di piedi CXC1Y. Vedi Serlio Kb. III. fac. 43, ove parla del teatro di Marcello. (2) Vale a dire, che la circonferenza sia di\isa
,
nomi: La Uypate rifeLuna: la Parhjpatc a Mercurio: V Hypcrparliypatc a Venere, e cos il Lichanos : la Mescili Sole: la Paramesc a Marte: la Parane-te a Giove; ed il Nete a Saturno. Anco l Architettura concorre coli* Astrologia e la Musica nel determinare le proporzioni degli edifizj. usando le figure geometriche, siccome ha fatto Vitruvio ne' teatri; e ci, a detto di lui (lib. I. cap. 1), avviene perch omnibus doctrinis multac ics, vel omnes commuiics sunt. Anche colla Fisica e la Matematica pu l Architettura aver relazione, usando la Parabola e l'Iperbole.
sette Pianeti, coi seguenti
rivasi alla
1
(j)
tutti gli
Suonatori avranno dunque avuto un luogo appartato sul Proscenio; non avendo lposcenio , il Latini usato
i
1
dai
ertici
dei triangoli
equilateri
1
in
dodici
parli
quale
presso
Greci
ira
il
Luogo
la
destinato
alle
equidistanti.
(3) Questo confronto dell Astrologia (o modernamente astronomia) colla Musica, si gi accennato da Vitruvio (lib. I. cap. Fu creduto da ). Pitagora che Cieli procedessero nei loro movimenti con 1* armonia della Musica.il/unc/ui7i ipsuni
i
sinfonie.
voce Scena in
quam
postea
lib.
sii. 1.
luogo di Proscenium. I teatri antichi di Pompei e d Ercolano hanno l'altezza del piano del proscenio, verso l'orchestra, decorata di alternate edicoletle rettilinee e cur\e a guisa di nicchie. Codesti monumenti sono per avventura i soli che possano apprestar lumi importanti sulla materia che riguarda la Scena degli antichi teatri.
capo
sedili
vi.
de' Senatori
1"
altezza poi
di
questo
palco
nell
1
non
sia
piedi
visare
cinque
i
acciocch quelli
di
tulli
gli
che
I
siedono
orchestra
^esti
allori.
Cunei
(') ,
ove
siedono
gli
spettatori
nel
goli,
teatro,
i
angoli
oV
trian-
toccano la circonferenza , servano a dirigere le 1 scalinate clic s innalzano frammezzo cunei, fino alla prima precinzione: al disopra poi le scalinate, poste in modo alternativo, {man s che il mezzo de* cunei superiori corrisponda alle scalinate inferiori. Queste scalinate saranno al basso in numero di sette, ed rimanenti cinque punti
(riiali
della
della
periferia
in
il
distribuiranno
faccia
la
1*
debbe avere
additeranno
porla reale:
luogo
alle
porte delle
punto di mezzo due punti da destra e da sinistra foresterie e gli ultimi due riguaril
cui
deranno
gli
passaggi
clic
(').
gradi poi
ove siedono
la di
non siano alti meno larghezza de" medesimi non sia due 3
spettatori
(
venti digiti,
i
ne pi
e
di
ventidue; e
.
oltre
due
piedi
mezzo
n meno
).
(i)
Cunei
gli
si
chiamavano
I
gli
vano
divisi
spettatoli.
vano che
centro dell' orchestra, formavano appunto la figura coni. Codesti ordini di sedili, in siffatta guisa ripartiti, servivano a distinguere quella parte che occupavasi dai Magistrati, e perci detta Bidcutco.t , da quella dei Giovani detta Ephebeos , e da quella destinata ai Cavalieri ed al Popolo. Discuneato perci dicevasi Colui che era espulso dal
di
assai antica.
M.
il
piede antico
teatro.
(>)
La
XXXIII.
Fig.
appoggiata agli studj da me sugli avanzi del Teatro di Marcello , dispofatti stevi le parti in modo che corrispondano ai precetti di Vilruvio. Ilo creduto pur conveniente, per la migliore intelligenza della materia, di recare nella Fig. 4 i vestigi della Scena, del Proscenio, del Postscenio, e delle Cantonate del surriferito Teatro di Marcello come riscontransi intagliati ne' marmi antichi della pianta di Roma, da me osservati nella parete dello scalone del Museo Capitolino , ed illustrati dal Bellori. Codesti frammenti formavano parte del pavimento del Tempio di Romolo, ora Chiesa di S. Cosmo e Damiano al Foro romano. Nella Tav. XXXIV. poi, Fig. , 2 e 3 sono dimostrali: i. lo spaccato per il lungo, coi porticati dietro la scena ; 2. il prospetto della scena j 3. il fianco esterno che corrisponde anco alla met
che qui
ad undici pollici del piede reale di Parigi. Questa misura di undici pollici eguaglia once sedici di passetto, come effettivamente quello dei Campidoglio. Nel profilo qui delineato per esempio (Tav. XXXI. Fig. '2) ciascun ordine di sedili rimane diviso in dicci parli, ed ogni parte, essendo la larghezza d'un grado, si stabilita larga due piedi e quattro digiti. L altezza del fianco
di sedici digiti sia eguale
1
della precinzione, o strada, debb' essere analoga all' altezza de' gradi. Avendo dunque determinata la
larghezza di un grado di piedi due e quattro digiti, e l'altezza di piedi uno ed un quarto, codesta ragione sar come 36" a 20. Vitruvio (lib. V. cap. 4) la vuole regolata da una linea retta che toc-
non resti impedita la voce (Vedi Tav. XXXI. Fig. 2): ma egli non prescrive alcuna misura per la larghezza
chi tutti gli angoli de' gradi, perch
di codesto ripiano o
(Arcb.it.
lib.
strada. Leon-Battista
Alberti
che il ripiano sia il il quale perci nell" esempio della suddetta Fig. 2 sarebbe di piedi quattro ed otto digiti. Adunque facendosi 1' ana-
VJII.
cap.
della
logia 36:
20:
72: ^o
sar
digiti.
alto
il
fianco
del
piede antico, adoperalo qui da Vilruvio, era partito in sedici digiti, ossia once, ed era quello
(1) Il
21
38
LIBRO
V.
CAPO
Del Portico
,
VII.
Teatro.
il
quale poggia
al
sommo
a livello
edifzio
non
altezza cui
ghigner pi presto.
(')
dell* orchestra,
si
dagl ina
1
gradi
per
diritto
alla
scena
,
con
1
questa misura
taglino
g
piombo T
gressi
;
estremit
della
il
Scalinata
ivi
d"
ogni intorno
i
ove
vanno
(
in-
dovran collocarsi sopralimitari de*' me2 ). (piali avranno per tal guisa convenevole altezza desimi ingressi , La lunghezza della Scena dee l'arsi il doppio del diametro dell' orcheL 1 altezza del piedestallo da sopra il livello del palco (4), insieme stra 3 eolla sua cimasa e base , sia la duodecima parte del diametro dell' orSopra del piedestallo vanno poste le colonne , alte , con le chestra 5
e
dove cade
i
taglio
).
).
basi
ed
i
1
capitelli
la
quarta
parte
il
del
medesimo diametro. L*
dell
.
intaIl
quinto
altezza
la
delle
colonne.
alte
cimasa
sia
met
del
piedestallo
\
siano
un quarto meno
'
Per diametro dell orchestra qui dee intendersi il diametro minore, eio la distanza che dal centro passa alla circonferenza. Vitruvio da codesto diametro regola le sezioni da farsi nella gradinata, per praticarvi gl'ingressi e le porte che introducono nell orchestra ma per regolare gli ordini della scena debbesi usare il diametro mag(i)
1
:
che le colonne del. se(6) Dicendoci Vitruvio cond" ordine sono alte un quarto meno di (fucile di sotto, e cos pure quelle del terzo; egli evidente che debbano esse regolarvi come si detto del Foro,
perch siano un (piarlo meno grosse delle (Veggasj la noia fac. 117, e la noia 5
j
inferiori.
faq.
118
del cap.
I.
di questo
1
medesimo Libro),
[lo
intro-
come qui
prescrive Vitruvio.
(>) Codesti sono alti piedi io. eh* la sesta parte del minore diametro dell'orchestra. Dessi vengono regolati dagli angoli de triangoli iscritti nel cerchio dell' orchestra, 2. come dimostrasi nella Tav. XXXIII. Fig. sar lunga piedi 120, l'orchestra dunque Se (3) come nella qui delineata Tav. XXX1U., la scena
tagli,
risulta della
(o. lunghezza di piedi ci nolo se il palco degli antichi stesse Non (4) in pendenza, come sono i palchi de" moderni teatri. Non facendosene parola da Vitruvio, da sup<
le Cariatidi, non tempio greco di Selinunte in Sicilia, del Panteon a Roma, ed altri: e pi ancora mi sono indotto a silfatta decorazione per le testimonianze che si hanno da Plinio circa il ninner straordinario di statue di bronzo o di marmo, che s" impiegavano per ornamento de teatri (Vedi nota fac. 122). Volendo stabilire regolarmente la pianta e le elevazioni dei teatri antichi, importa per primo elemento il descrivere l'orchestra: e attribuire al suo intero diametro la
dotto
al
terz
mancando esempj
porsi che fosse in piano. ('.) 11 piedestallo in questo luogo viene denominato
Da
codesto
diametro
poi
si
deducono
le
altezze
Potlium , forse perch non \i ha piedestallo isolato, fuorch dove hanno luogo le e perch continua porle della scena. Desso alto piedi dieci, che corrisponde al terzo dell'altezza della colonna, che di ledi trenta, ed ha la figura di un basamento.
,
o due o tre che si vogliano: e questi ordini indicano il numero, e la dimensione de" gradi e de sedili, e l'altezza del portico superiore, che risultano appunto entro que'
degli ordini della scena,
1
limili
CAPO
di
VII.
1
co suoi adornamenti un quinto della medesima colonna. Cos parimente ove occorresse porvi il terz 1 ordine, il piedestallo corrispondente sar allo la met di quello del second 1 ordine, e le colonne ancora il quarto meno alte di quelle dell1 ordine di mezzo; e
di
quelle
sotto
1"
intavolato
parimente Y intavolato di esse colonne avr un quinto della loro Non possono per le medesime simmetrie corrispondere in tutti
alle
altezza.
i
teatri
dee l'Architetto avvertire a quelle proporzioni che sono da seguirsi per ottenere la simmetria, ed attenersi a quelle regole colle (piali conviene modificare le misure per conformarsi alla natura del luogo, ed alla grandezza dell 1 opera. Imperocch sonovi alcune parti le quali indispensabile tenerle sempre della mede-
medesime
ma
in
un
uno grande,
plutei,
i
e ci
gradi,
ripiani,
vi
passaggi.
di
scale,
tribunali
('),
ed
altre
cose che
dalla
occorrono
lare.
nelle
quali
necessit costringe
allontanarsi
solila
simmetria
per
ed altre cose necessarie per la fabbrica , il togliere e f aggiugnere alcun poco, purch ci non si faccia capricciosamente, ma bens con giudizio, non sar giammai fuor di proposilo: ma perch ci avvenga dovr V Architetto esser esperto , n privo d' imma,
,
man-
legname
ginativa
e
la
Anco
sia
(
Scena avr
le
la
porta di mezzo
ornata a guisa di Aula reale: a destra ed a sinistra saranno le Foresterie 2 ), ed appresso a queste luoghi destinati per le Decorazioni; quali
i
dai
Greci chiamansi Pcriacli, perch in essi stanno le macchine triangolari che si girano 3 , aventi ciascuna tre specie di decorazioni diverse , le quali, o cambiandosi il soggetto dell opera, o giugnendo gli Dei accom( )
si
aspetto
decorazione. Appresso questi luoghi seguono poi gli angoli delle cantonate che sporgono innanzi ove sono gP ingressi di fianco pe 1 quali si
,
entra nella Scena, fingendo venirsi per l'uno dal foro . e per
1'
altro dalla
campagna
(4).
(i) Pel Tribunale dovrebbe intendersi il Tintele, parte del teatro greco, siccome lo chiama Polluce, pjjfjuxri evaa, aut trillimeli quoddam est. i Latini non
ebbero alcun bisogno di questa parte, poich facevano tutte le azioni sul palco, il quale era assai ampio poteva piuttosto presso di loro essere un pulpito, ove stesse l'Annunziatore degli spettacoli. (>) Le porte Ospitali erano quelle che succedevano immediatamente presso la porta regia di mezzo. Esse erano ornate per di dentro a guisa di case destinate per alloggio de 1 forestieri. Allorch si recila\a la Tragedia, la porla destra soltanto spet:
per essere rimirati da tutto il teatro, dovettero essere posti in facciata, e lungo la fronte della scena e saranno anebe stati assicurati al piede ed alla sommit pereb non impedissero gV ingressi alle cantonate. Ancbe addentro g ingressi medesimi delle cantonate dovevano aver luogo distinte decorazioni siccome accenna Polluce. Codeste macelline triangolari portavano in ogni faccia una dipintura diversa, per mutare la scena, a norma delle
1
tava ai forastieri.
(3)
circostanze della rappresentazione. Pare die codesti ingressi delle cantonate (i) servissero agli attori per entrare in iscena come , Vidimo e Polluce si esprimono: il primo dicen-
do
ha a foro
altera
i4o
LIBRO
V.
CAPO
Delle
Ire
Vili.
una , che si dice Tragica , V altra _Lje specie delle Scene sono Ire Comica, e la terza Satirica. Gli ornamenti di esse sono fra loro diversi,
:
e formati
di
con
differente
compartimento
perch
le
tragiche
sono adorne
:
le comicolonne, frontespizj e statue, ed altri simili ornamenti regj che poi rappresentano edifizj di persone private , con logge sporgenti , e 1 le satriche fifacciate disposte con finestre ali uso de comuni edifizj
1
:
alberi,
cose campe-
stri,
ad imitazione de paesi dipinti. Ne" teatri Greci 1 ) non debbono farsi tutte le cose con le medesime redole e primieramente, ove i Latini nella pianta della cavea descrivono 1 quattro triangoli equilateri , i Greci vi descrivono tre quadrati , che co
1
loro
angoli
toccano
la
periferia
dalla
banda
ove
si
vuole
stabilire
la
scena, prendesi il lato d' un quadrato che seghi la circonferenza del circolo, e da questo lato in fuori si stabilisce il termine del proscenio, e di
qua grugnendo
all'
estremit del
circolo tirasi
paralella
a questa del quadrato, nella quale vien determinata la fronte della scena. 1 Pel centro dell orchestra , di prospetto al proscenio, tirasi una linea paralella
alla
,
Ja
(piale
prolungata
del
sino
alla
,
circon-
ferenza
ed a
destra
sinistra
nelle
centri.
estremit
sernicircolo
1
forma
a
si-
nel
centro
3
)
colf intervallo
altro
ex agro ,
Ingressuum porro dexter quieter ex urbe ducit : qui vero aliunde pedites veniwvt , juxta alternai ingrediuntur. Si vegga la spiegazione delle parli del teatro nella Tav. XXXIII.: cio il palco, la scena ed il proscenio, i luoghi delle macelline versatili (detti Pele foresterie, gl'ingressi alle cantonate, il riacti) postscenio, l'orchestra, i ripiani della gradinata,
zza;
,
1'
altro
e porta , aut
ma grandezza quello degli Arcadi a Megalopoli pel merito delle proporzioni e della hellezza, ehi degli architetti potr gareggiare degnamente con Policleto? ed appunto Policleto fu l'artefice tanto di questo teatro che dell'edilizio rotondo)'. Quepoi era 1' Odeo fatto innalzare da Test edifizio mistocle presso del teatro, anco per dare ricovero
:
il
portico superiore
(1)
di
Per esempio de" Teatri greci ho preferito quello Epidauro (Tav. XXXV. Fig. 2), come il meglio
teatro medesimo dalla parte sicome qui appresso dice Vitruvio: et exeuntlieatro sinistra parte Odcum.
conservato, per chiarire gli usi e le proporzioni descritte qui da Vitruvio. E per maggior erudizione degli studiosi ho creduto hene aggiuguere in fine di questo Lihro alcuni cenni di Polluce su i Teatri greci, con le note dell' Orsini. Oltracci ecco quanto ne dice Pausania ( cap. 27. La Corinzia): Gli Epidauri hanno nel sacrato 1111 teatro degnissimo di essere ammiralo. Certo che i a parer mio teatri de' Romani superano neh' ornamento di gran lunga mie1 d ogni altra parte del Mondo ed in
, .
(->) Per intendere questo passo di Vitruvio, bisogna supporre clic la parte destra ove si pone (Tav. XXXV. Fig. ) sia la parte il compasso in quale viene a dilatare destra dello spettatore il in 2 nella il compasso al punto opposto che sta di lui parte sinistra. Ma quando dice Vitruvio che
1
si
indelibano girare le seste alla destra pai-te tende allora la destra della scena, e del suo proscenio; cio da 2 in 3, che per lo spettatore re,
sta
alla
sinistra
di
lui.
In
somma
1'
orchestra del
e.
1.2, prendo
capo vm.
nistra, formasi
la
una curva
alla
punta delle seste nel centro a sinistra, coli intervallo fino ali altro cen1 si conduce un altra curva alla parte sinistra del proscenio. tro a destra Cos da questa descrizione, fatta con tre centri, risulta che Greci hanno V Orchestra assai ampia, la Scena pi lontana, e pi ristretto il Pulpito, da essi denominato Logeion. Pertanto presso di loro gli attori tragici ed comici recitano sulla Scena , ma tutti gli altri attori agiscono nell Orchestra. Sicch in greca
, i
i
favella
ni elici.
hanno
essi
diverso
nome
gli
uni
diconsi Scenici, e
gli
altri
Ti-
dodici
1
La
fino
scalinata
1
essere
i
meno
2 (
)
di
piedi
dieci
n pi
di
sia
cunei
della
prima precinzione
diretta agli
mezzo
,
i
de cunei
ultimo ripiano.
Che
e
Qualora
rose
,
siansi
colla
maggior cura
diligenza
sviluppate tutte
queste
anche pi diligentemente si deve considerare che il luogo sia favorevole perch soavemente vi posi la voce , e perch ripercossa non abbia a riportare ali orecchio significati vaghi ed incerti. Sonovi inquali impediscono fatti naturalmente alcuni luoghi moti della voce: tali Dissonanti, che in greco chiamansi Cateciuntes : sono Circonsonanti, Risonanti, che appellansi Antechuntes; ed che diconsi Perichunles (4): Consonanti , che nomansi Sinechuntes.
allora
, 1
i
a ferro di cavallo. contrassegnate con lettere nella pianta del teatro greco, sono ( Tav. XXXV. Fig. i): a, l' Orchestra: h } P Iposcenio: e, ilTimele da Vitruvio detto Lo g um , ossia Altare di Bacco, ove stavano mimi ed i suonatori: d, i Gradi detti da Polluce Caronj : e , il Proscenio ossia Pulpito:/', la Scena
la
parola greca
gnificare
i
xeoxt'^a.;
nel
Le
parti
ha
interpretato.
(Monie.nari } Teatr. Olimpie, fac. 5t). (;s) Codesto sistema di alternare le salite delle scale da una precinzione all'altra, fu da Vitruvio
gi prescritto nel teatro
propriamente delta Luoghi delle Macchine g, versatili per le tre specie di scene, detti dai Greci Periacti: h, il Postscenio: i, le Scale per introdurre le Furie sotto al palco: ni, g Ingressi alle n , le Amhulazioni coperte dietro la cantonate
:
studj
fatti
dal diligentissimo
(Ant. d'Atene, Lond. [826) sopra i ruderi de teatri Greci, ho potuto scegliere per esempio di codeste
vaste opere la figura di
quello
d'
Epidauro
non
scena.
(i)
Il
,
dodici
alto di
laddove il Romano non poteva essere pi cinque piedi. La ragione evidente: poich nell'orchestra del teatro Romano \i erano i sedili distinti per i Senatori, e perci la visuale per gli spettatori dettava quell'altezza di piedi chial contrario nell'orchestra Greca, o\e non que entravano spettatori, ma bens attori appartenenti alla rappresentazione, potevano il Pulpito ed il Proscenio essere portali all' altezza da dieci fino
:
che quello dal suddetto compilato sugli avanzi anlichi. In questi, come negli altri, osservasi che le scale intermedie ai cunei, o sedili, della prima alla seconda precinzione , continuavano col medesimo raggio fino al portico superiore ai sedili ^ ed i clinei fra le superiori precinzioni erano divisi da altre scale, che egualmente ascendevano fino alla sommit de 1 sedili col raggio comune alle altre. Risulla da ci, che le scale fra i sedili ne' teatri Greci abbondavano assai pi che in quelli all' uso Romano (Vedi Tav. XXXV. Fig. i^ e l'alzata, Tav.
XXXVI.).
(4) 11 Galiani ed il Durantino traducono circonsonanti la voce pericliuntes , perch deriva dal greco peri, che significa intorno, e da chc , che vale
dodici piedi.
di)
d conto dei Cunei del teatro gl'eco, che pure sono parli essenzialissime: egli per ha preso abbaglio, perch la
L' interprete di Polluce
ci
non
risuonare.
LIBRO V. il 14 Dissonanti sono quelli in cui la voce antecedente elevatasi in allo rimanendo impedita da' superiori corpi resistenti , rispinta nel retrocedere 1 a basso, impedisce l elevazione alla voce conseguente. Circonsonanti sono
.
1
quelli
voce costretta a girare attorno si dissipa in mezzo, ed ivi ultime cadenze, restando cosi dubbio il sisi estingue senz articolare le gnificato delle parole. Risonanti sono poi quelli allorch percuotendo la voce in un corpo sodo, ella retrocede colle ultime sillabe, cosicch odansi dall orecchio le parole duplicate. Consona/iti infine sono quelli
ove
la
1
1 ne quali
la
voce ajutata
da basso
saliscc
con aumento
nella
ghigne
dei
al-
l'
orecchio con distinta chiarezza delle parole. Cosi dunque facendosi matura considerazione
sar
scelta
luoghi
si
prudentemente riparato
ali
effetto della
teatri.
Le
saranno si che incontransi nel disegnare codeste ligure Greci per loro uso le formano gi fin qui osservate: vale a dire, che Latini co triangoli equilateri. Chi adunque sapr valersi eoi quadrati, ed
diversit poi
i 1 i
di
ai
CAPO
De'
Porticati,
JL
IX.
la
Scena.
Porticati
hanno
1
a farsi
dietro
della
gli
Scena
acciocch
,
se
improvvisa pioggia
fuori
interrompessero
\
spettacoli
abbia
cY
il
del
vi
si
teatro
ricoverarsi
ed oltracci saranno
che
i
possano apprestare
di
Portici
Pompeo,
,
e tali
e
Eumene
2 ).
il
Tem-
pio del
T Odeo (^ che incontrasi a sinistra nell* uscire dal teatro; il quale fu in Atene ordinato da Temistocle (4) con marmoree spoglie de* Persiani colonne , e coperto di alberi e di antenne di navi
padre Bacco
,
:
(1)
Generalmente
il
le
edizioni ed
codici leggono
lo se-
essendo
edifizj
.
noto che
tra
Eumene
saranno
abbell
stati
quali
Polcni, il quale, dietro migliori testi, legge queste ultime parole ad comparandum. E qui vuole Vitruvio che spaziosi portici servano non solo pel ricovero degli spettatori, ma ben anco perch vi sia la capacit necessaria per le macchine teatrali. In fatti, considerando la moltiplicali e la grandezza di esse macchine, come vengono descritte dal ricordato Polluce, era d'uopo comprendervi tutti quanti gli apparati scenici, i quali, secondo l'orarne dei Cori e delle Scene, si andavano a cambiare. (1) 11 testo qui ha portcus Eumenicae: ma non riscontrandosi presso alcun Autore codesto Eumenii.0 , potrebbesi leggere Eumcniac , ossia Eunicnis;
rammenta
Vitruvio.
Odeo deriva
carilo, o
fica
dalla voce greca ode che signicanzone. Era desso un Luogo, o picsul teatro,
da cantarsi poi
le prove della musica ed alle disfule musiche. Ollie quello di Temistocle in Atene, erauvene quattro ambe in Roma: uno fatto da Domiziano, di cui parla Svetonio: il secondo neh" Aventino: il terzo ira il Palatino ed il Celio alla Meta .sudante ; ed
il
quarto non lungi dal Teatro di Pompeo. per consenso di tutti gli antichi codici. (4) Cosi, Ed infatti fu Temistocle quegli che in navale conPersiani. Il Galiani a Salamoia hanno Pericle. testi, altri secondo l'Orsini,
flitto
vinse
CAPO
IX.
i/p
ma
essendo stato questo incendiato nella guerra Mitridatica, fu dappoi riedificato dal Re Ariobarzane. In Smirne avvi lo Stratonicco ('); e presso
i
Traili
a
aggiravansi
porticati
dall'
una
i
altra
banda sopra
dintorno
ai
lo
stadio,
foggia di quelli della scena; del pari clic in ogni altra citt, ove stani
ed ai passeggi, quali, come sembra, debbonsi collocare in maniera clic ab2 corsi doppj le colonne esteriori biano poi saranno Doriche , in un cogli architravi ed altri adornamenti , perfezionati giusta le proporzioni
ziarono
porticati
teatri
i i
:
dell'
ordine Dorico.
larghezza del porticato sembra che abbia ad essere tale, cio, che
1'
La
quanta sar
di
altezza delle
di
colonne
esteriori,
di
tanta
distanza
sia
dall''
imo
fuori
a quelle
1
mezzo, ed
i
altrettanto
da quelle
passeggi di codesti portimezzo alle pareti che serrano all' intorno cati. Le colonne di mezzo si pongano un quinto pi alte delle esteriori 3 ma saranno d'ordine Jonico o Corintio. Le proporzioni poi di codeste colonne non saranno le medesime che ho date, trattando de' sacri Templi; perciocch altra debb essere la sodezza de' templi degli Dei immor(
)
tali,
ed
altra
la
opere.
Quindi che, se le colonne saranno d" ordine Dorico, la loro altezza, compresovi il capitello, sar divisa in parti quindici, una delle quali servir per formare il modulo, che sar quindi il regolatore di tutta V opera; facendo la grossezza (4) della colonna all' imo scapo di moduli due, 1* intercolunnio di cinque moduli e mezzo. L" altezza della colonna e sar di quattordici moduli senza il capitello e di un modulo V altezza di esso capitello e la sua larghezza di moduli due ed un sesto. Le modanature del rimanente dell' opera si faranno siccome su Templi
1 1
stato
Se poi
base ed
il
colonne
si
faranno Joniche,
si
divida
di
il
mezzo:
una
queste facciasi
la
rilo^ e
Stratoniceum 3 deriva dal greco Stratos, eserda nice, vittoria, Era questo un luogo ove si radunavano i soldati, ovvero dove si riponevano le spoglie tolte a' nemici. Seguo il Poi eni. il quale allietisi a Stratoniceum , di cui nemmeno garantisce
(1)
la
le-
/.ioni
quali Strategcum
seguila
XXXVII. ), ben dimocolonne vanno innalzate sopra stilobati a guisa di scamilli i per sostenere le travature del lacunare ed il colmo del tetto dei porticati: per la qual cosa codeste colonne medie in certo qual modo si assomigliano a quelle clic rimiransi nel Propileo di Atene, clic poggiano pure
elevazione, qui recate (Tav.
.strano clic codeste
,
Columnas
exterores.
indica le
di
,
fuori
muri del recinto de' passeggi scoperti come taluno ba interpretalo: poieb pi avanti \uole ebe gli spa/.j scoperti nel mezzo de" porticati siano adomi di \crzure, die giovano alla vista anco di
passeggia ne" portici. (s)Parmi che la lezione vada bene dicendosi quinta parte, e non mai decima quinta, come ojiina il Perrault. Le figure della pianta in grande e della
cili
sopra dadi o plinti a guisa di piedestalli. La pianta generale dei porticati dietro la scena trovasi nella Tav. XXXIII. congiunta a quella del teatro Latino, Vitruvio fin a que(i) Egli da avvertirsi, che sto punto ha sempre denominala la misura dell' imo scapo della colonna colla voce crassitudo , e non 1" ba mai detta latitudo; onde manifesto essere erronea la correzione fatta dal Galiani alPaggetto dei modiglioni del tempio Toscano (lib. IV. cap. 7) di latitudini* in Luogo di altitudini*.
I.IRRO
V.
col plinto si far di mezzo diametro: mossezz a della colonna, e la base o 1 si faccia nell istessa maniera che si descritta [a forma per del capitello si sar Corintia far il fusto e la nel Libro terzo. Se poi la colonna
.
base
come
nella
Ionica
il
capitello
giusta
le
Li-
bro quarto; e quanto all'aggiunta nel piedestallo (la quale si fa con gli Scannili impari (0 ), reggasi la descrizione dettata superiormente nel Libro
1
tei/o.
,
Gli
si
architravi
infine,
le
cornici,
tutte
le
altre
,
parti
del-
l'
ordine
delle
colonne
secondo che
i
si
ne passati Libri dimostrato. 1 porticati, Gli spazi poi che rimangono ali aria, scoperti nel mezzo fra debberai adornare con delle verzure, per esser queste assai salubri in simili passeggi scoperti. E primieramente perch giovano agli occhi; concios1 siach T aria sottile vieppi rarefatta dalle verzure , e che s insinua nel
si
corpo che
ristretta,
esercita nel
moto,
toglie
Tumore
grossolano, lascia
la
pupilla
perci rende la vista pi sottile ed acuta. Oltre di che col riscaldarsi che fa il corpo nel passeggio, l'aria, succhiando gli umori dalle membra , ne scema la pienezza, e ne assottiglia la grossezza, dissipando
e
soverchio di quanto pu reggere il corpo. Che questo cos avvenga si 1 pu dedurre dall osservare che, ove siano fonti d'acqua al coperto, od altre acque sotterra anco in abbondanza, non vi si ravvisano sorgere vail
ne 1 luoghi scoperti . al 1 levarsi del Sole , tosto cb egli tocca co' suoi raggi la Terra , attrae dai ed anche queste condensate le solluoghi umidi e paludosi le nebbie leva in alto. Se dunque con tutte queste ragioni si dimostra che P aria 1 ne 1 luoghi aperti succhia da corpi gli umori i pi cattivi, in quella fogcredo che gia che dalla Terra si vedono dal Sole attrarre le nebbie
pori nebulosi
,
ma
ali
incontro nelle
pianure
da porre in dubbio esser necessario seggi a cielo scoperto di ampia grandezza , e ha di pi dilettevole.
non
sia
lo
stabilire
di
nelle citt
tutto
ci
pasvi
forniti
che
si
il
Perch poi questi passeggi si mantengano sempre asciutti, e senza fango. votandone far in questo modo. Si cavino quanto pi si pu sotto
,
terreno
e vi
si
facciano da destra
da
sinistra
cloache
di
fabbrica
muri delle medesime, che riguarderanno il passeggio, vi si vadano murando de 1 tubi inclinati dal colmo in modo che sbocchino nelle cloache. Compite che siano quest opere si riempiano gli spazj con carbone, e sopra vi si spiani egualmente il passeggiato con sabbione: onde, avendo
e ne"
1
per loro natura i carboni delle porosit, e stante Y apparecchio fatto de tubi verso le cloache, desse riceveranno le acque per quanto abbondanti mai siano , ed in codesta guisa compiuti i passeggi rimarranno bene asciutti
senza umidit.
fac.
e.
jamento
\i
fatti
z 45 ha inoltre di pi. che, siccome nostri maggiori edificarono sifluoghi anche nelle citt, onde servissero di deposito per le cose le
i
CAPO
x.
pi necessarie: quindi , che, in caso di assedio., tutte le cose riescono facili a provvedersi, tranne la legna: imperocch il sale con facilit poco tempo prima vi si pu portar dentro le biade , o dal pubblico o da'
:
radunano, ed ove manchino vi si ripara con l'erbe, con la carne , ovvero coi legumi le acque si hanno o collo scavare nuovi pozzi, o con raccogliere quelle che colano da tetti per le improvvise piogge. Ma le legne, che sono altres necessarie per cuocere cibi, riescono di difficile e molesto apparecchio; poich vi vuol tempo a condurle, e se ne consumano ad abbondanza in siffatti tempi. Allora appunto si aprono codesti passeggi, e se ne assegnano le rate per trib a tanto per testa. Cos da queste ambulazioni scoperte ci derivano due cose ottime: f una la sanit in tempo di pace, P altra la salvezza in tempo
privati,
assai
presto
si
bisognerebbe erigere le fabbriche di questi passeggi non solo presso la scena del Teatro, ma eziandio presso tutti Templi degli Dei, imperocch sarebbero di sommo vantaggio alle citt. Sembrando che queste cose siano state da noi cos abbastanza dichiarate, passeremo ora a dimostrare la disposizione de1 Bagni.
di
,
i
guerra.
Atteso
dunque
tutte
queste ragioni
CAPO
X
rimieramente
si
X.
luogo pi caldo che si pu , riparato cio dal Settentrione, e dalP Aquilone; e le stanze de 1 Bagni caldi
il
ha da scegliere
il
Ponente jemale. Che se poi la natura del luogo vi ostasse in ogni modo, P abbiano da Mezzogiorno giacch il tempo di lavarsi viene specialmente stabilito dal mezzod (') alla
e
tepidi
debbono aver
lume
in
faccia al
(i)
ad vesperum
1
est
ognun sa eh era quasi comune presso Romani 1" uso del bagno pria di mettersi a tavola, e che il tempo del bagnarsi era sempre dopo il mezzod circa la nona ora. Cicerone descrivendo un desinare fatto da Cesare verso la met di Dicembre, nota che post horam Vili, in halneum unctus est, accubuit et edit et bibit d&e&s et
constitutuin , dice Vilruvio: e
,
ET
di
EPVLATI
SVNT
curioso
dagli
come Museo
IN
PRAEDIS
VER/
'
LEGIANNI
jucunde (ad Attic. lib. .3 ep. 5a); Plinio il giovane racconta che n suo Spunnna soieva entrare nel bagno Meme bora nona, aestate bora octava , lotus accubat et paulisper cibum diffrt (Epist. lib. 3, num. i): Marziale: Lotus nobiscum estbilaris, cocnavit et idem (Epigr. lib. 6, num. 53 ) ; e negli atti Arvalici presso il Marini si legge, che POST
.
:
baLWEYM
omNIA
MORE
VRBICO
COMMODA
LAVAT PRAESTANTVR
L' usanza urbana qui accennata la Romana sicuramente , ed probabile che riferiscasi all'ora del bagnarsi; sapendosi da Tertulliano che in alcune
colonie
chiudevano i bagni in quell'ora in cui aprivano. Vedi il Marini 1. e. fac. 53a^ Schiassi, Guida al Mus. di Bologna, fac. 45.
si
Roma
si
j/fb
LIBRO
V.
parimente aver di mira che siano uniti e rivolti verso i meBagni caldi, tanto quelli delle donne, che quelli degli uodesimi aspetti mini; perch cosi potr loro essere comune 1" uso delle acque riscaldate
sera;
e
deesi
dalla
I"
medesima
1"
stufa.
Sopra
1'
la
stufa
(')
vanno poi
situati
tre vasi di
rame:
altro per la tepida, il terzo per la fredda; e acqua calda, debbonsi situare in maniera ch'entri in quello dell'acqua calda tant* acqua e della fredda nella tepida pariquanta ne uscir della calda tepida mente altrettanta ('); mentre il medesimo fuoco riscalder le vlte delle
uno per
fornacette.
pavimenti delle stanze calde, ancorch siano fabbricali sopra vlte, pure si hanno a lare nel seguente modo. Prima vi si ammattoni il suolo
I
con tegole
della
d"
un piede
contro
la
mezzo
detta
ed
il
tutto
pendente verso
la
bocca
stufa; sicch
bensi
discenda
si
giore attivit
diffonder
1
il
ammattonato si alzino de pilastretli con mattoni di ott once, ed in modo contigui T uno ali* altro, che sopra di essi vi si possano collocare tegole di due piedi. L* altezza dei medesimi sar di due piedi, e dovranno mudetti mate sopra vi si posino rarsi con creta impastata con capelli 3 quali reggeranno il pavimento toni di due piedi,
;
).
Di
tali
si
le
migliori
si
saranno quelle
di
fabbrica:
ma
se
vorranno
;
lare
di
si
tavole, queste
far
in
creta
de* vasai
lo
che
pocaustum ed Hjpocausis
vocaboli leggonsi qui in Vitruvio ffy, su i quali discordano alcuni interpreti. Il Filandro ed il Poleni gli hanno ?hj per sinonimi (Vedi ediz. Udin. lac. 1^9. e
(i)
:
Due
ma
anco
ed
le
il
boccile di alcuni
codeste
,
camere.
or
E
ora
da
si
notarsi
fa
poi che
,
pilastretti
.
de' quali
la
Quindi secondo il Poleni l'Ipocausto (v Y Itre pocausi) una Fornace su cui sono disposti vasi: frigidario, tepidario, e calidario} e secondo il Filandro anche una Fornace fatta a vlta con fuoco per isealdar 1" acqua. Lo Strafico ei pur lo dice un t'orno per lo stesso Oggetto. Lo Sehneider al contrario distingue i detti vocaboli , dicendo mi Tom. II. a lac ,'t-jG: Hjpocaustum est ipsum Sudatoriuni } auod vaporatur ex Ih pacami ; ed a Hypocausis est Lotus ubi ignis succendifac. 38!5
i43).
i
:
faceva perci
nella
succenso vaporata et calefacta. Io non propendo a lai distinzione: ed inclino a credere che I' Ipocausto l'osse un Luogo sotterraneo
Cella
igne
con fornello o stufi per riscaldare i bagni: ossia una Fornace sotto il pavimento della stanza fatta a vlta pei' la sudazioiie, il iuoco della qual Fornace giovar dovea col Laconico a riscaldare la stanza medi sima. Tuli" al pi terr clic Y IpoCdUSl indielu la fiocca od il principio della fornace: in servigio della quale aveanvi altres dei Semi delii Fornacarii. 11 pavimento poi della detta
Fornace dovette essere
immediatamente sotto questo pavimento. (>) La comunicazione dell'acqua ne" vasi, secondo l'idea del Giocondo, del Durautino, e di altri (Tav. XXXVIII. Fig. ), non raggiugne lo scopo proposto da Vitruvio: quello cio di somministrare alla bameno calda in ragione delle gnarola T acqua pi occorrenze. Poich te atipie dei due vasi superiori, dovendo passare in quello dell' acqua calda non pu a meno che non ricevano un grado eguale di calore come se fosse un solo recipiente. Sembra dunque che Y acqua si sar somministrata ali alveo, o bagnarola, con tubi divisi dai primi A. B. C. (Fig. 1): cio uno per l'acqua freddai)., l'altro per
1 .
la tepida E., ed il terzo per la calda F. . i quali tubi saranno stati muniti di chiavi, o valvole, alle
loro bocche
onde regolare
il
bagno
norma
de'
pendio, affinch
la
fiam-
Sopra codesto pavimento vi voleva un lagrosso alquanti pollici perch mosaico fosse moderato il calore assai soverchio.
(3)
,
.
CAPO
di
X.
l47
al
ferro
e queste
:
piegate in arco
si
affidino
tavolato
si
ferro
spessissimi
di
1
che
delle
i
ed in tal maniera compiasi tutta la vlta affidata su Le commessioni di essa si appianeranno con creta impastata con ferri. la parte di sotto poi che riguarda il pavimento capelli (0 prima va intonacata con mattone pesto e calcina; indi si tiri a pulimento, o con gesso , oppure con intonaco di calcina ed arena. Le camere di codesti Bagni caldi saranno altres di miglior uso. ove le loro vlte si facciano vapori innalzati dal calore non potranno allora pedoppie; perciocch netrare nel tavolato e farlo tarlare, ma si dissiperanno fra le due vlte. I Bagni, per quanto sembra, debbono farsi grandi proporzionatamente al numero delle persone; e la loro l'orma sar questa. Dalla lunghezza, sottragga il terzo ed il rimanente si dia alla larquanto ella sia si 1 ghezza, senza contarvi la Sco la (2 d intorno al labbro ed all' alveo. In ogni modo il vaso dee avere il lume dall' alto acciocch V ombra delle persone che vi stanno dentro non impedisca la luce. Le Scole de" labbri hanno da farsi ampie, affinch quando primi avranno preso il loro posto, gli altri che rimangono intorno ad osservare possano starvi in piedi comodamente. La larghezza poi dell 1 alveo 3 tra il muro ed il parapetto non ha d essere meno di piedi sei , sottratti due piedi che vanno octegole
:
dal cuscino.
il
Laconico
(4)
ed
il
primo
;
avr tanto di larghezza, quanto sar alto fino alla base dell emisferio
nel
mezzo
dell emisferio vi
si
lasci
un pertugio
dal
o meglio con peli di bestie, resiste all'ardore del fuoco assai pi che colla paglia. Io ho praticato in alcune circostanze di far impastare la creta con paglia per fare mattoni ad uso delle vlte; perch nel cuocere, abbruciandosi la paglia, lascia il mattone spongoso, e riesce in opera non solo concatenato per lo cemento che s' insinua reciprocamente ne' mattoni, ma risulla ancora leggiero ed ottimo per la costruzione delle vlte di grandi dimensioni. (>) Bench la voce Scbola (in greco -xcAr; ) significhi otium , vacato, mora, ec, pure avverte Festo che appo i Latini Scholae dictae sunt non ab olio et vacatione orimi , sed quod, ceteris rebus omissis , vacare libcralibus studiis pueri debent, e parla di mie1 Luoghi ove scienze ed arti si apparano. Ma questa voce fu usata anche con altri significati, e la Scola nei bagni fu dal Filandro creduta un Edificio ampio intorno al vaso del bagno, ove trattenevansi a vedere quelli che aspettavano le persone che prime avean ivi occupato il loro posto: il Baldi lo vorrebbe un Luogo con portici. Pi e pi volte nelle antiche iscrizioni trovatisi menzionate le Sebolae , e per esse dobbiamo intendere (pie" Luoghi
(1)
La
creta
impastala
con capelli,
dove i Collegi ed i Corpi dell Arti si radunavano, Veggasi il Reinesio, CI. I. num. 273: Doni, CI. II. num. 71- Muratori, fac. 565: Morcelli, de Stilo
,
fac. 84. Alveus. Il Galiani conghiettura che l'Alveo fosse il Luogo ove sedeva la gente gi nuda e baguata, o per farsi stregghiare, o per farsi versare
J/iscr.
(3)
addosso
accpie
dell"
che
\i
Fig. 3).
(4)
ove c'istruisce del modo di costruire una piccola fornace, o torricella, che termina in emisferio, per formare il nero di fumo. Egli cos detto perch forse gli Spartani, o Laconi, ne fecero uso. Era perci nel Calidario, o Sudatorio, parte pi alta della stufa, cio superiore all'Ipocausto. Veggasi nel capo seguente spiegata la Tav. XXXV1I1. della dipintura antica delle Terme di Tito, che serve in parte ad illustrare quanto Vitravio dice su i Bagni. Veggasi anche quanto dice G. Batt. Zannoni su Bagni degli Antichi. conico
i
,.
1^,S
LIBRO
di
V.
scudo
rame''),
il
ed abbas-
sandosi, determiner
grado
di calore
allineile le fiamme si diffondano egualmente dal debba l'arsi rolondo suo mezzo, e cos la forza del calore possa spandersi all'intorno della sua
curvit.
CAPO
\.
XI.
di
moda
2 (
),
Italiana
e
opportuno
di
trat1
tare
dimostrare
come
esse
da'
Greci
costruiscano.
si
fanno
porticati in
ed in maniera che abbiano il passeggio tu tf intorno pel tratto di due stadj il quale dai Greci appellasi Dmlonfi). Tre di questi porticati si dispongono
semplici
;
ma
il
ali
debb
esar-
Chpcus aeneus. Era uno Scinto di rame, o di alla sommit della vlta emisferica del Laconico, il quale alzato od abbassato col mezzo di catene, o fermgli, regolava il grado del calore nel Sudatorio. Sembra quindi naturale che si saranno usali tutti i mezzi onde in(i)
pio dello stadio } cio dalle carceri alla meta , e quindi da questa a quelle. Pausania nel lib. V. paragona il Diaulo alla maniera antica di scrivere,
delta Bustrophedon , presa dai solchi che fanno i buoi arando. Il Galiani dice che lo stadio un nome che denota una lunghezza di iao passi; e 1 interprete di Aristofane dice: iivhs nomine , locwn intelligit duo stadia continentem, aut ducentorum cubitarum
tercettare la comunicazione
immediata
dell'
interno
per esclu, der il fumo. In tale ipotesi opinerei clie F apertura alla sommit del Laconico dovesse ali* intorno esser ermeticamente chiusa da una cassa cilindrica di metallo a a (Tav. XXXVJII. Fig. () ) pendente verso la base dell1 emisferici l>b: cos che, dovendo pendere lo scudo mobile di rame e , secondo prescrive Vitruvio, dall'apertura nel mezzo dell" emislerio del Laconico mediante 1" abbassamento o l'elevazione dello scudo nella lunghezza della cassa dovea derivarne perci la maggiore o minore intensit di calore nella stanza del sudare, rimanendo cos esclusa la molestia del fumo. (a) (ili esrcizj che si praticavano dai Greci, e quindi da Romani nelle Palestre, eiano: Corse a
,
mensuram.
M. le Roy (Antich. della Grecia) con molto ingegno ed erudizione deduce dai passi d Omero, di Snida Pindaro e Pausania , che lo stadio semplice di (ioo piedi (Vedi Tav. XXXIX. Fig. era disposto in maniera, che correndone 1 atleta 3oo arrivava alla meta a; ed ivi voltando correva gli altri 3oo per ritornare oud" era parti!;), cio alla linea b ,c. Clic siccome i 6oo piedi dello stadio Olimpico si correvano col girare dalla linea alla meta
.
i )
viceversa
si
cos
6i5
e
piedi
altri
dello
stadio
dalla
Italico
(Fig. a)
sino alla
alla
meta a,
l>
di
3ia
\f%
mela
si
piedi:
di
Pugne
di
lotta,
linea
della partenza.
Allo stesso
modo
suono, di canto, di ballo, e di sapienza. Grandi apparecchi si faceano dagli Atleti per riuscire vincitori. Svetonio riferisce che augusto visitando l' isola di Capri, fu mollo soddisfatto di trovarvi la Palestra , e si dipugni e
di palla: e
Dispute
di
correvano i ooo piedi dello stadio Pitico (Fig. 3), percorrendone 5oo lino alla met, ed altrettanti dalla met alla linea della partenza. \ eggasi anco il Marquez, Eserc. sopra gli spett. degli antichi,
fac.
lett
di
E-
febei,
cui
dispens e toghe, e
.
pallj
corone in
copia grai
deriva da dis, due volte, ed aylos, (3) Diaulon lungo passeggio. Significa questa voce il Corso dop-
che con quella de' piedi e delle tese di Parigi , potr ricorrere all'opera delle Misure itinerarie di
JNl.
d'
Anville
fac.
70.
CAPO
XI.
i4.9
Ne'
tre
(')
porticati
gli
ove
Filosofi,
,
semplici dbbonsi situare Esedre, ampie con sedili, Oratori, e tutti gli altri che si dilettano degli studi,
sedendo , disputare. possano Nel porticato doppio poi dbbonsi situare le seguenti parti: cio nel mezzo T Efebeo, che consiste in un1 esedra molto ampia con sedili la quale sia lunga un terzo di pi della sua larghezza: a destra il Coriceo 3 del bagno, e quivi accanto il Conisterio (0: nell'angolo del porticato, il Bagno freddo, da Greci denominato Lutron 5 ): a sinistra poi della gran sala P Eleotesio 6 ); ed immediatamente appresso il Frigidario, dal quale si passa al Propnigeo (7), eh appunto nella voltata del porticato. Qui appresso dovr situarsi, ma nella parte pi addentro dirimpetto alla stanza del Frigidario, la Stanza a vlta per la sudazione , lunga il doppio della sua larghezza; la quale abbia ne cantoni da una parte il Laconico, formato nella maniera detta innanzi e dirimpetto al Laconico il Bagno caldo 8 I porticati poi dentro la Palestra debbono essere distribuiti esattamente, secondo la re('-'),
(
)
-1
-1
).
Al
lestra
di
,
fuori
si
disporranno
altres
tre
porticati
uno
ali
ed
altri
due
destra
ed
a sinistra,
guisa di
Alcuni leggono intus, e non in trbus. A me perch Vitravio qui parla assai chiaramente, distinguendo le parti che vanno collocate ne porticati semplici, e quelle che dbbonsi disporre nel doppio. Fra questi porticati semplici colloca le Esedre. Queste Esedre erano Luoghi da sedervisi per ragionare e per me(1)
.
I filosofi antichi, i sofisti ed i retori, solcano tenervi le loro conferenze e dispute. Vitruvio (lib. VII. cap. 9) parlando del cinabro, dice che nelle stanze mantiene il suo colore senza difetto ma ne luoghi aperti, come sono i peristilj, le esedre , e simili, ove giungono il Sole e la Luna a far penetrare i loro raggi quel luogo percosso da questi annerisce. Cicerone {De nat. Deor. i ) dice che Y esedra un Luogo dove faceasi crocchio al mezzogiorno. Per la figura della Palestra mi sono attenuto in parte alla disposizione fattane dal Newton, sembratami quella che raggiugne meglio la
ditare.
mente
(1)
di
Vitruvio (Tav.
XXXIX.).
Efebeo. Luogo nella Palestra, od Esedra asgrande con sedili ove i giovanetti apprendevano i primi rudimenti della ginnastica. detto anche (3) Coriceo. Spogliatoio del bagno Apodyterion. si conservai a la pol(\) Conisterio. Luogo ove vere, della (piale facevano uso lottatori. (5) Frigidario , denominato da Greci Lutron , cio
sai
, ,
acqua. Ilypocausis o di Praefurnium cos'i il Galiani. Invece il Marquez crede che Propnigeum sia la Stanza presso il bagno caldo per riporvi gli abiti. Il Filandri ed il Grapaldo dicono: Propnigeum suffcatorium hoc est Locus ubi ignis praeclusus acstuat, et praefurnium significai (Vedi nota 1 fac. \'\G). ritro(8) Veggasi nella gi citata antica pittura vata nelle Terme di Tito (Tav. XXXVIII. Fig. .5) 1. la fabbrica della fornace; 2. il vaso di ramideli' acqua fredda ; 3. quello dell acqua tepida 4. quello della calda ; 5. le fornaci ; Ci. il bagno caldo; 7. la stanza del sudare; 8. il laconico; la stanza delle g. il tepidario; 10. il frigidario; 1 unzioni; dopo le quali cose probabilmente avr dovuto seguile donne. Il Mer2. il bagno per le curiali (lib. I. io de Gymn.) distingue il labbro, (tav. XXXVIII. Fig. 5 ), reossia la bagnarola putatala il bagno mobile, dallo stabile di fabbrica, nel quale eravi 1' alveo b , intorno a cui stava il parapetto a. a (Fig. 3), la scola e, e presso la
1'
fuoco per riscaldare la stanza del bagno e In questo senso poteva essere sinonimo
:
d'
fossa lo scalino
Bagno freddo.
(fi) Eleotesio. Luogo, o Stanza delle unzioni , o per ungersi prima d intraprendere la lotta 5 ed anco per medicinali prima di andare nel bagno. Plinio Gel. (lib. 2 ep. 17) lo chiama Unctuarium. Propnigeo. Stufa o Forno ove si faceva (:)
1 ,
nel e. Se tutto ci non apparisce disegno della pittura delle Terme di Tito, sar stato probabilmente figurato nella parte che manca dell'altra mela del medesimo dipinto. Ho creduto anche bene aggingnerc il profilo in iscala grande della sponda, sedile e gradino con canaletto (Fig. 4), come esiste assai ben conservato in una stanza d' angolo ( Fig. 3 ) del fabbricato che circonda il tempio di Giove Serapide a Pozzuoli. In questa stanza del bagno non esistendo la bagnarola stabile, si sar praticato il labbro come in iV(Fig. 5). Le due sponde esistono in a fianco della porla z.
XX
5o
:
i.nmo
v.
doppio, e d'una larghezza molto ma in guisa che tanto dalla banda della ampia parete, quanto da quella delle colonne vi abbia mi marcia-piedi a fog(inolio
si
far
non meno largo di piedi dieci; e lo spazio di mezzo sia nel quale discendasi dal marcia-piedi per profondato un piede e mezzo due scalini. La superficie poi del detto sfondato non sar larga meno
gia
di
viottolo,
Cos le persone , che vestite passeggino intorno per margini, non verranno molestate dagli Atleti che ivi si esercitano. Code1 sto portico ci li amasi da Greci Xistos , perch quivi gli Atleti esercitano al
di
piedi
dodici.
coperto
la
Panni poi che codesto Sisto deliba formarsi a questo modo ('): cio, boschi, ed i platani, due porticati vi debbano essere piantati che fra e che in questi boschi tra gli alberi sianvi de" passeggi , ed in essi de" luoghi di riposo costrutti ad opera detta signina 2 Vicino poi al Sisto, ed al Greci chiamano doppio porticato, vanno ordinati passeggi scoperti, che nostri li dicono pure Sisti ; ne" quali nella stagione Peridrornidas , ed loro ginnajemale, quando il cielo sereno, gli Atleti portansi a fare
i
i
1
).
stici
vi
esercizj
vi
modo che
possa stare agiatamente un buon numero di spettatori a vedere le pugne dei detti Atleti. Ed ecco esposte cos le regole necessarie, onde distribuire con comodo tutte quelle parti che sembrano occorrere dentro la citt.
CAPO
De
Porti, e del
XII.
modo
N,on
si
di
ragionare intorno al
comodo
de" Porti,
mostrando come in essi abbiansi a render sicure le navi dalle procelle. Se questi saranno in luogo disposto dalla natura, e che abbiano massi elevati, e gomiti projetti, e che nel loro mezzo abbiano seni, e piegature,
come
taggi.
porta
la
al
i
Imperocch attorno
il
potranno costruire
1
senali; e da questi
passaggio
3 ).
a"
poi
si
debbono
le
erigere le Torri,
quali
si
di
mac-
chino tirare
catene
(i)
Qui Yilrmio
scoperto.
allo
(a)
con mattoni pesti e calcina. Plinio. lib XXXYI. a5 5 la denomina un Lastrico: e Vittimo, trattando de pozzi nel seg. lib. Vili. cap. 7, commenda
cap.
1
uso del Sigiano. Egli ne ha parlato anche al lib. cap. l\. (Ycggasi fac. 4^, not 2 )(3) Sembra che Vitruvio, quando scrisse quest'Opera, non avesse altra cognizione del Porto d'Ostia oltre il progetto meditato da Cesare, come abbiam da Plutarco nella \ita di lui. Claudio, pi ostinato
1"
II.
CAPO
XII.
Ma
non
avr
di
il
riparare
le
navi
modo
di
supplirvi.
lo
impedisca,
('),
ma
in
stazione o spiaggia adatta, allora dall' altra o con fabbriche, o con forti
mura
si
compieranno
1
bracci in fuora
ed
modo
,
si
former
il
rinchiudimento a
porti.
si
Le fabbriche
farle di
1
poi che
hanno
si
piantare
in
mare
egli
spediente
in tutti e
si
Clima ed
che vi una di questa. Indi nel luogo che si era determinato si caleranno nelT acqua casse assicurate fortemente con grossi pali di quercia conficcativi d'intorno, e ben bene concatenate. Va dipoi spianato, e ben purgato per via di zatte e nettato] 3 il fondo che sott acqua e vi si gettino dentro, a quella maniera che precedentemente si detto, materiali finch si riempia di fabbrica tutto il vuoto che di pietre e di calce
mescoli colla calcina, in
1
(
)
modo
vi
ha
nelle
dette casse.
1
lo
hanno
non venisse l'atto di tenere ferme le congiunte casse in luogo troppo esposto all' aperto mare ed all' impeto delle onde, allora sulla terra ferma, ossia sulla spiaggia si formi un letto il pi forte che fia possibile ma
se
1
Ma
rimanente che dalla parte del lido sia in pendenza. Indi nella parte appresso air ac1 qua, ed a fianchi di codesto letto si formino all' intorno ripari grossi un piede e mezzo all' incirca , alzati fino al livello del piano gi descritto.
livello
il
1
meno
,
suo impegno di vincere qualunque ostacolo presa occasione da una terribile mancanza di grano in Roma, e perch le barche in inverno non polenel
Senatus -Consulto, feggesi medaglia quello di Ostia di cui T antico Scoliaste di Giovenale: Trajanus portimi Ane
PORTVM TRAIANI
sulla
appunto
si
anim ad
quest'idea colossale e l'ottenne (Dione lih. LX. 3 11. Svet. in Claud. e. 20). Tanto , vero che spesso le difficolt sono immaginarie non reali:, prevenzioni non difficolt. Ei fece un pollo. cui non potrebbero fare il simile tutte le potenze Cristiane, come diceva Lazaro Bonamici, presso T Eichovio dopo averne esaminate le mine (Piti.sc. Lex. Antiq. V. Portus Host.). Nerone, succedutogli nell' impero, se ne appropri il merito, forse per avervi egli data l ultima mano. Opus istmi itnmensis sumptibus stetit , Claudii tumcn honorem sibi vindicavil Nero , qui forte, si quid residui operis crai , perfecit, dice l'Eckhel (D. N. tom. VI. fac. 277): e medaglie ci sono agli ntiquarj notissime col nome e l effgie di Nerone nel diritto e il porto d" Ostia nel riverso. Medaglie per vi sono eziandio di Trajano che d" un porto da lui costrutto favellano e ne recano il disegno. Tre sono i porti che a questo imperatore si possono attribuire quello di Chitavecchia, di cui scrive Plinio il gio\ane: habebit hit portus etiam tiomen auctoris (lib. VI. ep. 3i):
1 1 .
:
tiorem sui nominis ferit (ad Satyr. XII. v. 76, 77): finalmente quello d'Ancona, attestato da quest1 iscrizione
in
Grutero
(fac.
2,^7,
ti)
PROVIDEN
TISSIMO
PRINCIPI
QVOD
REDDIDERIT.
,
dicesi ancora.
Codesti bracci sono quelli che si chiamano Moli. Di questa pozzolana si parlato nel lib. II. cap. ti. Fa meraviglia che Vitruvio non abbia mai detto parola della pozzolana che cavasi nella cam(i) (2)
pagna
(3)
di
Roma.
translillis , quasi come diminutivo di transtra; cio che, stando gli uomini sopra travicelli, o zatte. cavino l'acqua dalla chiusa.
. ,
-.,
riempiasi di arena, e si eguagli limane in ripari. Dipoi sopra codesta spianata si alzi una al piano del letto, ed a" che si sar stabilita: il che fatto, si pila (') cosi rulla di quella grandezza e dopo si tagli quel lasci ben seccare pel corso almeno di due mesi riparo che sostiene l arena. Cos dissipata che questa sia dai flutti cadr bracci e con codesto modo si potranno prolungare in mare la pila dcnlro mare, per quanto sar opportuno.
e
quella
parie
che
unno pendio
v.
non
si
si
far
come
seme. Si conficcheranno nel luogo stabilito doppie casse ben congiunte con tavole, e ben incatenate, e fra le dette due casse si calchi della creta 3 Quando si sar ben calcata dentro corbe 2 fatte di Sala palustre (
(
).
(.)
Pila.
Questa voce ha
significa
diversi significali.
Sedi
condo Virgilio
zio
vale
Pilone
Pilastro.
Pozzuoli ho potuto ammirare gli avanzi del pi superbo porto d" Italia, che da taluno si crede opera de" Greci. Questo porto era di tale vastit che giugneva fino a Tripergole. Il suo superbo molo era formato di venticinque vasti archi, surre Iti da tante pile a guisa di ponte. Questa leggiera ed ardita costruzione ad archi ha molti vantaggi sopra i moli continuali senza vacui: poich impedisce 1' ingombro o riempimento del porto,
qualsiasi materia.
bastimenti spezzando l' impeto dell" onde minora d assai la sjiesa. Due iscrizioni rinvenute in quell' acque ci fanno sapere che 1' Imperatore Adriano avea promesso a quella Colonia di far ristaurare codesta magnifica opera (della quale non rimangono ora che tredici archi), e che il figlio adottivo di lui, Antonino Pio, fece eseguire il ristauro. Riferir quella che leggesi ali" ingresso di Pozzuoli, e che mostra la gratitudine dei Puteolani
salva
e
i
verso
il
magnanimo
ramente magnifica.
IMP
DIVI
CAESAR
DIVI
IIADRIANI
FIL
DIVI
TRAIANI
PARTICI
NERVAE PRONEPOTI HADRIANO ANTONINO AVG PIO PONT MAX TRIB POTEST COS P COLONIA FLAVIA AVGVSTA PVTEOLANOR QVOT SVPER CAETERA BENEFICIA AD HVIVS ETIAM TVTELAM PORTVS OPVS
NEPOTI T AELIO
PILARVM
VIGINTI
NOVEM
:
CVM
LARGITVS
l
EST
(a)
Varia
1
alcuni leg-
Plinio diconsi parietes intergerini que" muri che inter gerunt, cio
gono mervnibus ed altri peronibus , vocaboli indicanti que Sacchi volgarmente detti J'olparc o Volparoni , con cui formatisi le arginature de' fiumi, (jiu. Battista Pio. critico di non piccolo pregio (Adnot. post Sylog. IH. cap. 53), cos legge questo
.
nent.
che fenati onera, od onera sustiParimente con Plinio corregge beronibus, inid consequutus est Ctesiphon vece di meronibus: beronibus arena plen, molli pulcino, super capita columnarum exaggerato paulatim exinaniens ab imo,
luogo
di A itruvio:
:=
ut sensn totum in
colle
sederei
(lib.
XXX"\
I.
eo loco qui fnitus erit conslituanlur , et in terger inis e creta beronibusque ex uh a palustri factis calccntur cz ; poich cos egli dice d" aver trovato in un antico codice Manto>ano. Osserva egli poi che da
cap.
(3)
).
Ulva. una sorta d' erba detta Sala, dell. quale disseccata s' intesse il sedere della seggiola e si vestono i fiaschi di vetro.
CAPO
anzi assai
si
XII.
55
('),
densamente ammassata,
e
si
allora
e timpani
luogo circoscritto dalle dette casse , ed ivi si cavino le fondamenta. Se il fondo terroso si cavino fino al sodo , e siano pi larghe del muro che vi si dovr costruir sopra , e si lascino bene asciugare: indi si riempiano di fabbrica con piccole pietre, calcina
vuoti
,
dissecchi
il
ed arena.
palafitta
di
Ma
con
i
i
se
pali
il
fondo sar
di
1
terreno fangoso
1
allora vi
si
faccia
la
abbrustolati
1
d"
alno, o
1
ci
carboni
fonda-
muri de" Teatri. Dipoi s" innalzi il muro con pietre riquadrate, e collegate quanto pi al lungo si pu , affinch specialmente le pietre di mezzo con codeste connessioni restino ben salde. La parte interiore
menti ed
di
questo
questo
muro
si
e cos
modo
vi
Compiuto
si
dispongano soprattutto ali aspetto di Settentrione , perch l aspetto di Mezzogiorno genera pel caldo putrefazione, tarli, vermi, ed altre specie d 1 animaletti nocivi , che vi si nutriscono e mantengono. In queste fabbriche non dee adoperarsi legname pel pericolo degP incendj. Le loro grandezze non si possono con precisione determinare , ma debbono farsi a misura delle maggiori navi per modo che se occorresse tirar queste a terra abbiavi luogo capace per contenerle. In questo Libro ho trattato della maniera di situare, e rendere perfette quelle cose che ho potuto sovvenirmi essere necessarie nelle citt pel vantaggio de'' luoghi pubblici. Nel seguente ragioner de* comodi, e delle simmetrie degli Edifizj Privati.
:
1
(1)
Di codeste Macchine
si
11
ia.
FINE
APPENDICE
ESTRATTA DAL LIBRO
IV.
CAPO
XIX.
DI GIULIO
Vedi nota
POLLUCE
i
,
>
Fornice ('), il Taglio ), ), la Scena, P Orchestra, il Palco, il Proscenio, il Parascenio (4), e P Iposcenio 5 La scena ella certamente il luogo proprio degP Istrioni, ma nelP orchestra sta il Coro , ove il Timele 6 , il quale ha figura di altare , o di tribunale. Dentro la scena poi , in l'accia alle sue porte avvi situata
le
Ara
parti
clic
(
si
numerano
(
la
Porta,
il
3 (
).
(i)
signi-
ficali
direi e
che
egli
intendesse
le
Vlte
degli
fonie,
siccome col nome di Porta possono intendersi Quelle porte suntuose , delle cjuali veniva adorna la scena. (i) Mi parrebbe che con questa voce Taglio si volesse da Polluce alludere a quanto diceva Viinferiorcs sedes praccidantur , et quac praetruvio
anditi
delle scale:
Iposcenio era il Luogo destinato per le non menzionato da Vitruvio. Ateneo (lib. scrisse: cs Quamobreni Asopodorus Pldiasius
(.'i)
Li"
sini/f)
tibi-
ciric ,
magno plausu
Si vegga
il
tus
il
=.
Casaubono
il
cisio
fuerit
si
ibi
constituantur
itinerum
supercilia.
Si
dinata
citato Boiudin, il quale alloga 1' Iposcenio tra palco e 1' orchestra , luogo comodo per servire con gli strumenti musicali, tanto per gli attori, che per ballerini. (<>) Il Boiudin vuole che il Timele sia un Sito quadrato, a guisa di altare, appoggiato al proscenio: era
i
onde cotesto
caso
si
non
vi
avesse
luogo.
In
tal
questo
scrisse:
il
potrebbe supporre voglia intendere la Cinta, detta da Vilruvio praecintio , per cui si taglia in un cerio modo 1" ordine de' gradini. del capo VIII. Si avvertito nella nota (?) dir. i4i))Chc l'interprete di Polluce ha qui preso abbaglio, e che doveva tradurre Cunei, e non Cul?.
= T/iimele
=. Ne
est locus in
bistriones
dove
mina.
qua stantes in agris canebant, cum in ordine ipso, in quo nunc est, Tragoedia nondiim digesta cssct. Ab ea mensa Tbimele tbeatri dieta est, quod in ea sacrijica dividcrentur =. Le Are poi, eh' erano in questo luogo furono di Bacco e di
mensa
est, in
menzione del Parascenio. Arpocrazione nel Lessico dice =: Parascenum loctis ina scenam preparando certamini aestinatus ==:. Esichio lo chiama =: aditus ad scenam. =. Il Boindin (Diss. del teat. Meni, di Trcvoux , toni. III. fac. 85.) lo pone dietro la scena pel vestiario de(;)
Vilruvio
non
fa
gli
parte
delle
macchine per l'uso del teatro. Vitruvio lo comaccenna con quelle parole (lib. 5 cap. f)): binane laxamentum kabeant ad comparandum.
Apollo, numi tutelari del teatro. Si vegga il Bulcngero nel suo Trattato [de Theatr. lib. I. cap. 26). Il Boiudin lo vuole alto piedi cinque dal piano dell'orchestra, citando Vitruvio: ma io non so trovare ove questi lo dica. Leggo bens che Lodovico Vives, nelle note che ei fa al Libro VI. di S. Agostino, della Citt di Dio, scrive: =z Erat et orchestra senatorum Incus , in qua pulpitum quinque pedibus altum, quod Graeci Thymelem aicebant, et Logeum, in quo chorus tragaediarum saltabat =.
APPENDICE
55
(quando il soggetto lo richiegga) Fara, e la mensa detta sacra, sulla quale pongonsi le ghirlande ('), di cui suole ornarsi alcun Sacerdote che debba vaticinare , ed intonar g" Inni al Coro. Bisognava poi inoltre che l iposcenio fosse adorno d immagini 2 e che stesse posto di contro al palco, ed alquanto pi basso di colonne del medesimo. Neil estensione della scena vi sono compartite tre porte ma quella 3 ed a tenore delle opere di mezzo ha sembiante di regia abitazione , da recitarvisi vi si figura al di dentro od uno speco , od un dignitoso dico , si continua per fino che siasi palazzo. Con tali rappresentazioni compiuto il primo Atto. Riguardo poi alla porta eh" sulla destra della serve essa per fare una digressione all' Atto secondo scena rappresen1 nella porta eh dalla banda sinistra della tando un qualche viottolo: ma scena, non vi si rimira che od una tal maschera di pochissimo riguardo, od un tempio abbandonato , oppure rimane vuota affatto. Parlando poi del rappresentare una Tragedia, avvi nella porta a dritta un albergo, e nella porta a sinistra il carcere. Ma recitandosi la Commedia, vi si rimira una trabacca, una casa addobbata con tappeti, ed avvi anco la stalla de" giumenti, le cui porte sembrano cos spaziose, che capaci siano air ingresso ed alla pompa delle carrette. Del rimanente quando si rapla trabacca fu trasmutata in una presentavano le Acestre di Antifane
1
de 1 giumenti.
che occupano la parte di mezzo della cio una per banda , nelle quali sono scena , avvene due altre ancora ordinate quelle macchine versatili, che fanno le mutazioni della scena (4). In quella a mano diritta si rappresentano fabbriche , ed altro che sia fuori di citt: ma in quella a mano sinistra apparisce che ella conduca fuori della citt, e specialmente verso il porto, da dove appajono gli Dei del mare, e tutte quelle decorazioni che non si potrebbono per via di macchine in vermi modo reggere. Girandosi poi codeste macchine versatili per farne mutazione di scena, si scorge un aspetto e mutazione di luogo alternativo. Quanto agr ingressi, in quello della parte destra sembra vedersi la via che conduce dalla campagna, dal porto, ovvero dalla citt; e da quello dell opposta parte che vengano da fuori, ed entrino le genti a piedi.
Oltre alle due anzidette porte
:
(i) Fu costume degli Antichi 1" offerire corone sopra gli altari. Plauto (Asili, act. 4- se. Timi ) si coronas .... iusserit ancillam ferve Veneri =.. Lo
i
vansi nel tablino. o nell'atrio della casa): oltre i 1 ritratti de Cesari , di marmo e di metallo ed ali,
stesso (Aul. oct. 2. se. 5) Ilasce coronas floreas haec imponantur in foco riostro lari =^. Ed Ovidio
(Eleg.
/.
3.
Trist.)
(2)
Fumida cingatur florenlibus ara coronis. Le immagini qui rammentate da Polluce po1
de famosi sonatori di strumenti musicali. Gli Antichi ebbero varie sorta di ritratti: cio degli Dei, degli antenati (detti irnagines rnajontru , eh erano fatti di cera , e ripouei
terono essere
ritratti
adorni di loje. (3) Polluce qui va d' accordo con Vitruvio. (j) Vitruvio parimente ha parlato di codesti prismi triangolari, adatti a fare le mutazioni di scena. \ eggasi il Danti alla fine del commento alla prima regola del Yignola. leggasi altres l'opera interessante su i Teatri antichi e moderni del eh. Dott. Giulio Ferrarlo , con eruditissime note dell' Architetto e Pittore scenico Paolo Landriani. Milano i83o. fedi anche nota Uh. VII. cap. 5 verso la fine =.
ci e
56
per
tra
APPENDICE
altro
ricini
eli
Sonori
aditi
a*
quali
da essa
si
monta
cio
al
Quindi
parti
clic
([nella
la
),
e di pi la specula,
la
(4),
muro,
torre
la
specula direttrice,
la
torre fulle
sede
,
degli
Dei,
,
la
le
1
gioite
mac-
tappeti,
il il
il
semicircolo
lo strojo
anapeismi.
a
la
Sopra
adatta
e
pegma
trono
;
poi
egli
erri
come un
a
scala
in dritta
si
linea
cui
si
,
serre
coprire
ci
che
opera
;
quanto nelle abitazioni si maneggia con segretezza e la roce medesima colla quale viene nominata codesta macchina e indica cosa che girasi intorno ad un bilico; poich la macchina sulla quale si fa girare il pegma chiamasi in greco EavxXipa: ed il farne uso interessa che si adoperi in ciascuna porta e casa che abbia luogo nelle decorazioni. E questa quella macchina su di cui appariscono gli Dei, e querale a dire i Bellerofonti , ed Persei. gli eroi che rolano per V aria Godesti rengono introdotti, come dicesi, da alto sulla scena, e rerso il lato sinistro. Questo quanto rienc ordinato nel rappresentare la Tradentro
scena
Commedia, questa tal macchina porta il nome di crude , conciossiach ella abbia la figura d un Jico ; perciocch dagli dir altro dell' essostro, poiAteniesi il Jico nomasi KpcuJ?/. Dunque non ch rien considerato per una macchina, come gi dissi, simigliali te al pegma. La specula poi stata apparecchiata, affinch, come da vedetta, si facgedia
:
ma
trattandosi della
guarda-corpo.
per poter os-
al
muro
la
torre,
dessi
sono
fatti
parimente la specula direttrice abbastanza ne palesa per s medesima qnal sia per essere la sua funzione. Non rade rolle le ordinazioni dispongono che in un palazzo regio 5 siccome , a modo di esempio , siavi la sala de" conriti a due ordini rappresentandosi V Antigono in Cartagine, acciocch questi dal secondo
servare
dall'
alto
cos
ordine osservi
il
di far
vedere messo in
(1)
sto Castelli di
ed
u.%
Pernii erano certe Macelline alte, o piuttolegname, usati dagli Antichi ne" teatri anfiteatri e tal voce viene dal greco r.r,yvvtu
I
:
(4)
cos
il
quale resta
cio figo, compiuto; e nelle vecchie glosse xrr/s" interpreta per confi.vum. Questa voce stata
adoperata in senso diverso, come credo che diverso ne sia stato 1' uso. Marziale nel principio del suo libro (Epigr. a) ci dice, die nella Via Sacra ne' (piali, secondo g" inesistevano codesti pegmi terpreti, i gladiatori vi facevano de' giuochi.
,
chiama anche Geranio. Questa macchina viene mediante un gran timpano mosso da un nonio che lo va co suoi passi premendo mentre
girata
, 1 ,
Et crescunt media paginata celsa via. L' Essostro fu detto anche Enei duina , ed era un Luogo costruito con alcuni legni, dove si fermavi il trono. (3) La Specula , il Muro, la Torre, chiaro che
()
fune che tira il peso si avvolge intorno l'asse. Cosi rappresentasi in un aulico basso rilievo ch'esiste in Capua. 11 Mazzocchi lo pubblic e 1" illustr diffusamente nel suo Anfiteatro di Capua (fac. i58). Winkelmann ne riporta la figura (Del Dseg. tom. 32. III. Tav. XIII. ) , ed il Rusconi a fac. due ordini viene (5) Codesta maniera di Sale a descritta anche da Vitruvio (lib. VI. cap. 4): ed ella
la
1
era di
moda
XLVI.
Fig.
e 2).
fossero
al
Luoghi
come sembra
Bulengero.
APPENDICE
l57
tegolo. Peraltro nella
isccna
un
un
Commedia,
ordinando
introducono alcuni mezzadi per avere V oc1 chio alle occorenze , o ad osservare ali ingi una vecchiccia femmina. In quanto poi alla inacciaila fulminante col fragore del tuono , anch' ella macchina versatile, e di maestosa altezza ; e pel suo effetto bisovi
s*
macchine,
gna che nella parte di dietro al di sotto della scena vi siano allogati vasi di rame con delle pietruzze dentro, quali, scossi che siano, dirocciando pe vasi le pietruzze , imitino il fragore del tuono. Ma dalla sede degli Dei, la quale sormonta la scena, appariscono gli Dei, come sarebbono per appunto Giove con tutti quelli che lo corteggiano. Inoltre la grue una tal macchina clic opera in alto, ed assai asiccome fu messa in uso rapdatta pel ratto di un qualunque corpo presentandosi T Aurora che rapi il corpo di Meninone. Le macelline poi pensili non sono che funicelle raccomandate in alto sopra la scena , e contrappesi , sostengono in aria gli Eroi e gli Dei , in che , mediante guisa che pajano volarsene all' aria. I tappeti erano tele, o tavole dipinte per V uso delle rappresentazioni, le quali venivano raccomandate alle macchine versatili , per cambiare la rappresentando monte , marina , fiume , od altro che occorresse scena per le mutazioni di quella. Il semicircolo (') poi cos venne denominato egli per ha luogo pi da vicino all' orchestra, dalla figura sua medesima e serve per le decorazioni , rappresentando co suoi varj pezzi una lontananza di qualche luogo della citt , ovvero la marina colle persone che 2 vi vanno a nuoto. Cos anche lo strojio il quale contiene gli Eroi ), annoverati tra gli Dei , i quali perirono in mare od in guerra. ncora sonovi i gradi, denominati caronti, allogati lungo sedili del teatro e da questi escono le ombre degli estinti. Ma gli anapeisini 3 rii
-1
-1
manevano mine od
,
il
trapasso
del
ful-
le
che con pari velocit dovesse riguardarsi. Infine presso scale da sotto la scena avvi la Buca, per dove s' introducono le Furie.
La
posero sotto una specie
piedi certe linee
di
di
ragione per cui questa decorazione doSemicircolo , seuihrami desunta dalla prospettiva ottica } per cui ci viene dimostrato che il vedere nostro sia in figura di cono, il cui vertice nell'occhio di chi rimira e la sua hase neir oggetto rimirato. Questi pezzi di decorazione certamente dovettero porsi in que" luoghi accennatici da Vitruvio, detti in greco tiepixu(1)
perch questi, com'egli dice, erano destinati decorazioni ad orrmtus comparata z=z. Dicendoci Polluce che lo Strufio conteneva (>.) come il pieno coro di Eroi deificati, sembra che
tevz
,
per
le
fosse
una
si
tal
sorta di
Macchina,
le
come
a'
nostri
:
Deit sulle nuvole ma altres certo dalle antiche pitture de' vasi che gli Antichi, come ha notalo il Passeri {della Pittura degli Etruschi), per porre in alto g' Iddii non ebbero mai ricorso ai massi delle nuvole 5 ma li
giorni
rappresentano
che servono loro di usata in siguificato di Corona, e di Fascia: ond' da pensare che si rappresentassero gli strof'j in una tal qua] maniera come ne' vasi etruschi si veggono immaginati , e che il Scmistrofio si usasse quando uno solo, o non molti degli Dei dovessero entrare in funzione. il Boindin , che gli Anapeismi erano (3) Scrive Corde Ruote Contrappesi , ed altri ordigni che usavansi nelle macchine. Ma faceva d' uopo che per rappresentare ci che accennasi da Polluce avessero codeste mai (bine l'accelerazione di moto: lo che pu succedere quando la potenza si pone nel luogo dove dee sospendersi il peso, cio al braccio pi corto della leva 5 onde in tali casi bisogna raddoppiare e triplicare la forza movente.
globetti
piano.
La voce
Strofio
viene
INDICE
De
Capi di questo Tomo Primo.
Fac.
n
ni
>?
5
n
1
Cosa
sia
V Architettura,
come debbano
Architetti
-<>
IL
III.
Di
Architettura Architettura
>>
dell'
>>
18
id.
.
.
V. Della costruzione delle mura, e delle toni VI. Della distribuzione e situazione delle fabbriche, dentro
.
le
>>
22
mura
>>
i\ 5o
Libro Secondo
Prefazione
Gap.
I.
>>
35
-j
Della
vita
:
de* principi
del
vivere
li>>
mano
>>
delle case
medesime
>>
4o
4
1
>-
>>
V. Della calcina
VI. Della pozzolana
42 45
>>
>>
44
\G
5?.
"
>>
di pietra
murare
dell'
"
>>
Ap cimino
58 63
Libro Terzo
Prefazione
Cap.
n
I.
Fac.
,
6n
e delle
pro>>
6g
n/
79
Libro Quarto
Prefazione
Cap.
I.
Dei
tre
Pronao
.
V. Del
sito
....
Del
sito
delle
Are
degli
Dei
T.
TAVOLA
DESCRIZIONE
I.
DELLE
Cap.
I.
CARIATIDI
Lib.
I.
fac. 8.
Fig.
Fig.
i.
2.
Fig.
3.
Fig. 4-
Veggasi
la descrizione,
TI
*1
non
Booa
TAVOLA
Lib.
I.
II.
Cap. Il.fac.
14.
Fig. Fig.
1.
2.
Fig.
Fig.
3.
4-
leggasi
c/te
la
descrizione
della
lib.
porge Vitruvio al
cap. 6. Jac.
26.
T.i
P-4.
Metri fHWJ
1
fe
dieci
,
TAVOLA
Fig.
I.
III.
DI
AA.
BB.
Muro
semplice.
terrapieno.
Muro con
XX.
Strade e porte a
mano manca.
Fig.
" e
\
\
MURO
Lib.
I.
Cap. V.fac. 2 3.
A.
BB.
CC.
Muro
semplice.
DD. EE.
FF.
Muro
interiore tagliato.
Ponti levatoj.
GG.
Mura, che,
le
muraglie A. H.
interne.
e
HH.
leggasi al
roni
,
Mura
lib.
VI
spe-
4-
I.
cap.
6 fac. 26
27.
Fig-
5.
PIANTA
DI
Veggasene
la
lib.
I.
(>.
fac. 29.
Tin
"E
tc
PONENTE
/7 )!f
o^j-(9
ttaxsnr
>
in
TAVOLA
1
IV.
Lib.
IL
Cap. I.fac.
Z-j
38.
Fig.
i.
fango.
Fig.
Fig.
2.
3.
Fig.
e
5.
>
Abitazione de'Frigii.
se. 5-
due palmi.
mezzi mattoni.
Muro combinato
E. Corsi di mattoni.
F.
di mattoni intieri e
Fig.
Fig. Fig. Fig. Fig.
Fig.
7.
8.
Opera Incerta.
Quadrata.
9.
G
H
I
10.
Isodoma.
11.
Pseudoisodoma.
Reticolata.
7.
L
AI
Fig.
Fig.
12.
Riempiuta.
i3.
N. Diatoni nel
muro riempiuto O.
TIV
Fi.
F.4
F. a.
7.
TAVOLA
Y.
Fiq.
1.
Corpo umano
del Vinci.
secondo un disegno
a
h.
a.
Altezza, dal
mento
alla
'fio-
b.
Palma
della
mano,
mezzo,
'/lo.
e.
e.
cocuzzolo,
'fio.
il.
d.
Nuca
dalla
'fs.
e.
e.
Altezza, dalla parte superiore del petto alle radici basse de' capelli,
dalla
'/>.
f.
f.
parte superiore
del petto
fino alla
sommit
della
testa,
fi
o poco pi.
j
g.
li.
h
i
dal
mento
alle
narici,
fi
dalle narici al
mezzo
delle
alla
'fi
della faccia.
i.
egualmente dalle
l
ciglia
'fio.
secondo
il
Testo.
lungo
'Ji.
'fi
o.
p. Cubito,
r.
ij.
mammelle
al
cocuzzolo,
t ; 'fi
ed
altret-
s.
Umbilico
lo fi
>
Fig.
2.
Corpo umano,
H
gambe
distese, le cui estremit toc-
Corpo supino
cano
gli
colle braccia e
z <
PIEDE
Sicilr
',.
R O
Semipe.i
6.
SexlBTae 6.
Scropula 24.
Inda,
i.
Sextans,
2.
Quadrans ,
3.
Trens , 4-
Quincunx,
5.
T.
-V.
TAVOLA
Lib. III.
VI.
fac. ns.
Gip.
I.
Fig.
I.
DEL TEMPIO
I.\
ANTIS.
Fig.
2.
E CORRISPONDENTE
ALZATA
la
Cella.
E. Frontespizio.
F.
Due colonne
fra
pilastri
del
Tempio
in Antis.
alle
ante.
Fig-
3.
H. Postico, ossia
il
dietro del
Tempio.
d'indicazione anco
Le
Tcmpj serviranno
non
se ci
p seguenti
Tempj
>
cosicch non
si
tioter se
IVI
Fi.
F.2.
%%%%#%%%%%%
;
F.3.
IH
.
m
j
A
li
m IH
:
Hi
TAVOLA
Fig.
1.
VII.
HI. Cap.
I.
G. G. Due colonne
li
alla
teste
muro (Vedi
A. Plutei di
marmo,
o di legno,
72, e nota 5
fac.
102.
Fig.
2.
Fi.i.
F.
-t-H
i-r-t-H
ut
TAVOLA
Fig.
I.
Vili.
7 3.
Fig. 2.
I.
I.
Peristilio interno a
due ordini
nell' altezza
della Cella.
tetto.
Fig. 3.
T.VUI
l'I.!.
F. 2
"
!__J
o
l
lm
-J
TAVOLA
IX.
INTERCOLUNNJ EUSTILI
1
Fig. Fig.
Fig.
I.
tetrastilo
divisa in parti
'/_,
2.
18.
3.
di diametri
'/,
ma secondo
9
'/,.
la
lezione
fac.
5o)
di diametri
(Veggasi nota 2
77).
TIX.
Fjgi.
-i
{"i
F.2
J J
1 t
iS (fnmti'/rr
F.3.
,ui
. .
. .
TAVOLA
DELLE CINQUE SPECIE
Lib. III.
D*'
X.
LNTERCOLUN.NJ
Fu
1.
Fu
Fi,
?J
di
3 4
;J
distilo, di
diastilo,
di
un quarto.
j7
diametri.
spaziosi,
Fi
j.
areostilo
che ec-
cedono
Le
elevazioni de medesimi
corrispondono
,
alle
proporzioni
asse-
cio
Diam.
Picnostilo
Sistilo
1.
>/*.
io.
/a.
2.
/..
9-
Eiistilo
2.
98.
A
l
Diastilo
3.
nota
2.
-/a.
8.
eggasi
fac
77
TX
"
:>i
M-
-y
rt
Li
Fig.i.
Dumi. i j
F.2.
F.3.
+^H
F.5.
Dtm. 3
TAVOLA
XI.
1
COLONNE
IH.
cap.
H.fac.
78.
Diam. inferiore
diviso in
Rastremazione
Fig.
1.
da piedi i5 in sotto
i5
a a
a
12
2.
20 3o 40 5o
delle
i3
,,
y
3
3.
20
i4
45.
3o
4
Entasi de
1
i5
colonne
fac. 78. 16
Fig.
Fig.
X.
fusti
DEGLI
SCAMILLI
Lib. III.
Fig.
Fig.
6.
Stilobate che
Stilobati
liani
si
osserva in Atene.
di
7.
guisa
Scamilli ; secondo
1
il
Filandro ed
il
Gadella
come
Stilobate o Scamillo
9.
Prima idea
timpani
}
degli
Scannili a
guisa
di
aggiunti sopra
il
Fig.
io.
sopra
la
cimasa degli
Stilobati.
Fig.
1.
ai capitelli, giusta
(Vedi Poi.
nnili
e Slrat.
voi.
I.
part.
I.
fac.
Impares Vitrw.').
T.XI
"i
Fig.X
Fi-i
F.3
F.4
F. 5.
^#_
F.6.
F.8.
~r
TAVOLA
Fig.
12.
XII.
Il
non
12
se
pani nelle fronti degli Stilobati, e nell'omissione de' mezzi balaustri ne'
fianchi de'
medesimi
Stilobati.
Fig.
i3.
Tempio
ottastilo,
corrispondente alla
fac.
non diverge da
mezzi balaustri
innestati ne' fianchi degli Stilobati siano gli Scamilli impares Vitruviai,
e
agi'
intercolunnj
e le
diastili.
Fig.
i/f.
Modo
le
d'innalzare le fondamenta
sostruzioni
fac.
Tempi
secondo
60).
Fi".
i5.
Stilobati.
(V. Rusc.
61).
La forma
del
coli'
bati
nella Fig.
i5. del
come
si
osserva
negli
avanzi
Anfiteatro Castrense a
Roma.
Fig.
16.
Elevazione del basamento delle tre colonne del Comizio nel Foro Romano,
collo scavo pocanzi eseguito sino alla profondit de' zoccoli degli Stilobati,
che
io
riguardo per
la
gli
eziandio
ed anco per
Fig.
17.
invenzione.
e del rivestimento di
marmo
rinvenuto nello
aggettano dal
millim. 23.
Fig. 18.
S.
Nicola
in
Carceri
Roma,
basamento.
Fig.
19.
Pianta corrispondente
Profilo del
all'
18.
,
Fig. Fig.
20.
21.
basamento
dell antico
1
coli'
o Scamilli.
a
Basamento
Terracina, con
basi dell'ordine,
come
si
osser-
vano
praticati nel
Tempio
,
della
Fortuna Virile a
Lanterna
di
Roma (Vedi
in
Tav.
XXI.
Fig.
7 )
nelT antica
Demostene
Atene
r.xa.
TAVOLA
XII. A.
fac
Fig.
i
.
79-
Foro Romano.
alcuni anni
la S. S.
Fig.
2.
coli'
fattisi
sono da
S.
E.
il
sig.
ne quali
reggevano
cui
si
si
scopersero
sostruzioni del
e
muro
ali"
della Cella, e
murielle
;
le
quello
angolo
del
postico
per
pot conghietturare
che
il
Tempio
stilo.
La gradinata
di fronte
ha 27 gradi, e quelle
a.
,
ne
contano
ciascuna
dello
1'
14? compresi
avente
ripiani a.
gli
quali corrispondono
e.
all'altezza
stereobate
Scamilli impari
e, da me
misurati nel-
anno
1819;
nell'anno
182S,
a
il
sig.
Roma, mi somministr
tali
tanti
elementi dedotti dai ruderi rinvenuti negli scavi, che poterono servirmi
alla
modo
interessano la
le
ma-
teria
Le
lettere
1'
b. b.
celle, o edi-
cole, tra
transi
uno
stilobate e
altro a
piombo
e
gli
de muri laterali
a
non che
indizj
lettere
rasa pietra.
Le
indicano
le
basi
nella
primi-
Fig
Fig.
3.
Tempio
coi
le
gradinate.
4-
Fig.
5.
dedotte da fram-
menti di cornici
di
marmo
vano tuttora
1'
originaria locazione.
La
scala
de' alle
metri segnata
serve per
le
Fig.
la
scala
corri-
sponde
Fig
3 e 4; e la scala
a
Jl
io,
3Sa
i30
3
F.2.
CI
'ZJ
m
++llf'/l
"
/<
,.,,
J f s
F. 5
JI/.J20
<
J6
1
xe.so
qwiut
i5
Metri
Jfi/
2.5i>
/JO
1O0O
TAVOLA
Fig.
I.
XIII.
ESTREMANDO
E
IlI.Jac
82.
A.
B.
all'
imo-scapo.
alla
sommit
tale
colonne
ed in
ipotesi
la
rastremazione esteriore
inferiore
,
risulta
il
diametro
di
se
non
si
voil
cadere
nell' altro
difetto
la
fare
dittico
il
fusto
verso
sommo-scapo C. leggasi
Kitruvio.
Fi g-
2.
VOLUTA JONICA
Lib. III.
f>g-
3.
IN
ISCALA MAGGIORE.
XV.
F. 5.
TAVOLA
Lib.
XIV.
HI
Fig.
1.
BASE ATTICA
N.
.,
Fig.
5.
sezioni:
Plinto.
DELLE VOLUTE
77
11.
Toro
inferiore.
CON LA DIMOSTRAZIONE
DEL CINGOLO
//.
^
..
12.
Scozia, o Cavetto.
1)1.
p.
i3.
Toro superiore.
Fig.
6.
Fig.
2.
BASE IONICA
Fig.
7.
TRABEAZIONE IONICA
i4-
Astragali.
SECONDO LE PROPORZIONI
DI
UNA COLONNA
DELL* ALTEZZA
PIEDI
DA XV. A XX.
Fig.
3.
85
86.
i5.
16.
Cingolo.
Piumazzo.
Assi delle volute.
N.
26.
Fascia
inferiore
dell"
archi-
trave.
17.
18.
Cimasa del
capitello.
,,
..
28
20.
superiore.
..
Cimasa
dell"
architrave.
Fig.
4.
19.
Astragalo.
.,
3i.
Cimasa del
fregio.
20. Ovolo.
Canale 21. Incavo,
della voluta.
.,
.,
dentelli.
.,
;,
Sima
Gola
le
diritta
che
corona
cornici in pen-
TAVOLA
1
XV.
HI. fac.
85.
Fig.
i.
Da
piedi
XLI.
XV
f
2
Fig.
Fig.
XV.
XX
XXV
XXX.
/,6
Dell'alt, della colonn
XX.
?fs)
. .
Fig.
xxv.
*f
Fig. 5.
a.
Timpano
alto la
nona parte
e.
e.
Sime
del frontespizio.
d.
d.
e.
Acroterio di mezzo.
Fig
6.
DELL'*
fac. 87.
Fi g-
T-^Y
E 4
F. 3.
Kg.
TAVOLA. XV.
DE FRONTESPIZJ
Lib. III.
1
A.
Fi^.
Fig.
i.
Frontespizio del
Tempio
di
Minerva in Assisi,
coli intavolato.
2.
b.
Fig.
3.
d.
T. j
Afg
F. 2
F.
.3
TAVOLA
XVI.
CAPITELLO CORINTIO
PIEDI,
COLLA RASTREMAZIONE
LI Vi3-
<j5.
Fig. Fig.
i.
2.
Fig.
Fig.
3.
4-
Sezione
alla
met
Fig.
5.
Primo ordine
delle foglie.
delle
foglie.
b.
Secondo ordine
e.
Gambi,
o Steli.
1
d.
Foglie de caulicoli.
e.
gli
f. Abaco.
g.
h.
i.
Corbello
ora detto
Campana
del Capitello.
/ superbi
il
subria
Marchese
pregele
Luigi Cagnola
fra
le
altre
volissime sculture,
belle tra noi.
Arti
T.
KM
'ig
K 5
4-
TAVOLA
XVI. A.
ORDINE CORLNTIO
Lib.
IV. Cap.
I.
fac. 92.
Pig.
1.
Fig.
j.
BASE
T./rt'A.
T^r^7~
^^^A^
'
F.
C=
Pu 3
+
TAVOLA
XVII.
IL
LEGNAMI COMPONENTI
Lib.
TETTO
e 97.
Fig.
N.
Columcn.
Collimila.
Asinelio.
>}
2.
Monaco.
Asticciuole
,
3.
Transtra.
Capreoli.
Cantheri.
o Catene.
45.
Razze.
Puntoni.
Paradossi.
6.
Tempia.
Asscres.
7.
Panconcelli.
Fig.
2.
A.
B.
Trygliphus.
Triglifo.
Opa.
MetopE
Fig.
X\1l
Fa
F.3
l'I
i
I
__!_
Vi
r-l
!
I 1
I I
I I
4^+
:.
'<
,
j
| |
|,,
TAVOLA
XVIII.
ORDINE DORICO
IV. Gap. IH. fac. 99
il
Lih.
e seguenti.
a. a.
Testo.
b.
Moduli 2
et scmissis
alsextae.
Fig.
1.
TAVOLA
1
XIX.
PORTE DE TEMPLI
Lib.
Nota
e seguenti.
Fie.
i.
Porta Dorica,
coli' altezza
fin sotto
lacunari
fx delle
desima.
a.
Cornice a
livello
b.
e.
d.
e.
Scapi cardinali,
f
\/
due
partile.
f.
Traverse larghe
del riquadro.
g.
la
h.
i.
Fig. 2.
il
Testo Vitruviano
ai
cio
* dal pavimento
lacunari.
Fig.
3.
la
107.
/.
ni.
le tavole
n.
o.
Fig. 4Fig. 5.
il
Testo.
1.
Vedi Fig. Porta Attica, o Corintia, colla proporzione della porta Dorica.
p.
Fig.
6.
108, Nota
1.
TAVOLA
XX.
DI
ROMA
i.
Fig.
Fig.
i.
2.
Fig.
3.
capitelli
e la
zioni moderne.
Le
stabili
bronzo, e di-
d Ercolano
Pompei.
,
(leggasi Winckelmann
TAVOLA
XXI.
TEMPIO TOSCANO
Lib.
e.
seguenti.
Fig.
Pianta del
Tempio Toscano.
A A.
B.
Fig. 2. Fig.
Facciata del
Tempio Toscano.
Pianta del
Tempio pseudoperittero
e
della
Fortuna Virile in
Roma. Fac. 82
Fig.
7.
112.
e base delle colonne.
Profilo del
TAVOLA
XXII.
TEMPLI ROTONDI
Lib.
m.
Yig.
i.
Pianta del
Fig.
2.
b.
e d.
e.
Fiore.
f. Piramide.
g.
Tolo,
ossia Cupola.
Fig.
3.
Pianta del
Tempio rotondo
Perittero.
Fig. 4-
T.
XXI [
V.
TAVOLA
XXIII.
IN
MONUMENTO ROTONDO
DETTO LA LANTERNA
nota 4; fac.
DI
ATENE,
DEMOSTENE
io.
Fig.
i.
Fig. 2.
Fig.
3.
Fig. 4-
Spaccato.
TAVOLA
XXIV.
,1
V. Cap.
I.
jac.
a-,
Fig.
i.
formati
in
modo
da
b.
Doppj ed
assai
ampj
porticati.
Fig.
2.
con
la
TAVOLA XXV.
FORO, CON TUTTI
Lib.
I
V. Cap
I.
IL
fac.
117 e seguenti.
Fig.
1.
Foro Romano.
a.
Ingressi al Foro.
b.
e.
Fig.
2.
a colonna piedi
muro
alle
e.
Fig.
3.
Tempio
/.
g.
di Augusto.
Fig. Fig.
4
5.
Tempio
di
Giove.
si
depositava
la
Luoghi
Carceri.
attinenti
all'
Erario.
Fig.
(5.
i.
Fi.
7.
Curia
ossia
Luogo ove
pubblici
si
radunavano
Senatori ed
Magistrati per
trattare
affari.
/.
Luoghi appartenenti
alla
Curia.
1TTTTTT T TTTTT1
TVT .lllllli
.
itTTTT?TTTTTlg
ni
TT-I-T-1MA't-.t/ti
f /i
[jrrrrru
M
e
i
i
i
/*><>,/<
/{,
ltt/U
<l/lf
j,
TAVOLA
SPACCATO DELLA BASILICA
E
DI
,
XXVI.
.1 DEL TEMPIO D AUGUSTO
,
Lib.
V. Cap.
fac.
1
1
e seg.
Fig.
Fi",
1.
2.
Dimostrazione in
Testuggine.
a b e
iscala
la
42.
d
e
o Catene.
1
f
g
h
Fig.
3.
ed
Panconcelli.
alti
/2
grossi
j
piedi
alti
Ji.
Fig.
4-
Pilastri
superiori,
piedi
2, grossi piedi
1.
Fig.
i>.
Fig. 6.
tolti
il
Portico inturno
la
Basilica, ed
Tempio
di Augusto.
XX VII
Basilica
<u
Foro rompe
al
Utill.llf
i;iut/i tv
'2.
otte
.<<</,/ ,///,' I
Jc-il/r /itr
il
I
il. i,
;//,/,/(
,11
fu /l tilt'
tirata
i
3.
,/i
nie%Co
,/,
ita
Ha, 'ni
">
a
. ,
fi
'
'
)U //,; 1 f //fl-U/ili,
1
/ tirila l;i.iilit\r
:
(
.
'<n
frr
cA
trulli
zi i
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/ifi'/.i/i
ft-m/'il
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i/i/ai'/ia ai
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Yen
,-/',-
/>tii//i
;
<!
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t/.'
/itii.''jiic i/ifai'/ia
ai
t>
fai't
( riitVtritvir
Jldl
_l9/'
MIM
St&tratuMiz.
../-'
'
M\4
f
.1
TAVOLA
BASILICA
,
XXIX.
Fig.
i.
il
lano,
Tav. II. P.
2.
Pirotta,
a
b e
Peristilj.
Apside
giudici.
1
peristilj.
al
Foro.
Fig. 2.
T.
XXIX
?-.
[::3f-"3k
!
!
V;
:
i
TAVOLA XXX.
BASILICA
Lb.
Fig.
i.
a
b e
Corpo
mezzo
della Basilica.
di
mezzo.
Tribunale.
Calcidiche.
d
e
Scale che
conducono
ai
f
Fig.
2.
Lacunari.
il
Apside.
T XXX
'2
TAVOLA
XXXI.
V. Cap.
III. fac.
i23
e seg.
Fig.
i.
alla
seconda
vi
alla terza,
Gradinata,
di cui angoli
all'altezza
sono tangenti
alla
retta
D.
ab Piecinzione
della
met
,
della Gradinata.
e raggi
Scena.
Fig. 3.
33
).
d Cuneo,
e
alto
Vaso rovescio
nel fianco
verticale
della precinzione
alti
mezzo
alti
digiti, ossia
once, 20,
e lar-
{Vedi fac.
3^
).
Fig.
4-
Vaso riversato,
e sostenuto
meno
alti di
mezzo
piede.
TAVOLA
XXXII.
IL
SISTEMA DI ARISTOSSENO
1 ;
e seg.
si
generi
il
medesimo
luogo.
i
Suoni che
1
si
dicono mobili
da Aristosseno.
quali
non
si
T XXXII
TAVOLA
Vi
DI
l.llv
ARISTOSSENO
V.
<;\|>.
>.
En armonico
T l\V.
GENERI.
Cromatico
Diate
R>
i<f
XV
Xl\
.Vele
iperbole*
/^
Partvtete [perofeo
i"
XIII
Tre Iperbole*,
o
Jvfe
V'
rj
XII
Ncte Di&sMtuimerw
Smttimene
XI
\V:
D
t-
//
Paraneve- Die-xeu^meno
Para/lete
fm&nmerw
X
JX
io
A?
/'///-
Diex&iameno
/^v/V-
Swmmeno
,y
^
<>-
7i
Para/netta
Mese
l.trwio Me<FO
ik
vii
A
e.u'/reii/
Partpaie Meso
VI
.3
fpae
,/w
Metto
V
IV
J.
D
_
Lwojio
//>tit<>
/_
3 _
/.A,-,,//-,-
Paripate [pafo
m
n
I
e.n,/fl
pate /palo
n
-V
,,
Pr&slamianomeno
o
m
IV
Ipato
lamire
CINQUE
Meso
Sinemeno
t-t'itt/ii/nti
Diezeug: Ipcrboleo
TETRACORDI
meno
Di-tgiun to
ircutr--
TAVOLA
XXXIII.
TEATRO LATINO
Lib.
e seg.
Fig.
i.
a
b e
all'
Orchestra.
'/(,
d
e
/'
basso circonda
teatro.
Prime
salite
delle scale
1
che conducono
ai
Vomitorj, ed
alle
precinzioni
Fig.
2.
120.
g
h
gli
indicazione
3g Celle de
digiti
vasi armonici.
alti
4 j ossia
40
ed
digiti
20.
i /
detti Vomitoli.
Portico
tutt'
m
11
gli
attori rap-
presentavano
dell'altezza di piedi 5.
le
Macchine versa-
per
il
le
luogo
su
i
tempo
triangoli versatili,
od anche sopra
telaj
le
scene.
Postscenio.
Scale
di
comunicazione
all'alto
co' piani
superiori
della
Scena
col Portico
che circonda
r
non
otterrebbe
Foro, o dalla
di
vi
venire dal
sia
il
gran
Macchine
versatili di
.
le
tre specie
di
Scene
cio
Comica
t
Tragica
Satirica
Portico dietro
la
scena.
Fig.
3.
11
Portici a doppj corsi dietro la Scena, per ricoverare gli spettatori del teatro
in caso d'
all'
appa-
rappresenta-
Eumene
in Atene, ed in
i
Roma
Pompeo rammentati da
nella
esistono tuttora
portici a
Pompei
Vedi
Tav.
XXX VII.
le
T.
XXXIII
TAVOLA XXXIV.
ALZATE DEL TEATRO ROMANO
Lib.
3j
e seg.
Fig.
della
Scena
Scena
medesima.
Nelle Celle della precinzione pi bassa
si
collocheranno
del Cromatico
;
Armonico:
nella precinzione di
mezzo ;
e nella pi alta,
del Diatonico.
Fig.
2.
Vcggasi
terz
la
nota Qfac.
38
illustrazione di
un prezioso marmo
Cariatidi
,
greco nel R.
eh. Prof.
Fi<r.
Museo Borbonico
rappresentante
:
due
del
Giuseppe M. Parascandolo
Napoli 1817.
3.
Fig.
4-
marmo
,
dell'
antica pianta di
e
il
Roma, che
rappre-
Scena
in
il
Proscenio
le
Cantonate
di Marcello
Roma.
n^s'
TAVOLA XXXV.
TEATRO
Lib. V. Cap.
GRECO
e se 5'
Fig.
i.
a
b
e
Orchestra.
mimi ed
suonatori,
quali
chiama vansi
Tanelici.
Timele
d
e
o Pulpito.
f
g
i
Scena
propriamente detta.
versatili
Macchine
Postscenio
per
le
ove
si
riponevano
e le decorazioni.
che conducono
al
vi
n
o
la
scena.
p
q
Fig.
a.
la
sommit
delle gradinate.
che
TAVOLA XXXVI
PARTI
IN
IN
EPIDAURO
4o
e seg.
Fig.
i.
a b e
Precinzione.
Cunei
o Sedili.
tra
i
cunei.
d Sponde
Fig. Fig.
Fig.
2.
3.
Fronte de'
4-
collocava
sull'
Iposcenio.
T.
-\XXYI
uu
TAVOLA
XXXVII.
Fig.
i.
la
Scena.
alte
a
b
C
Peristilio
d'ordine Dorico
,
colle
colonne
alte
moduli
io.
l
i5.
Peristilio Corintio
colle
colonne
,
diametri
di
Stilobati a
guisa
di
Scannili
dell' altezza
/s delle colonne
d
Fig.
2.
Scena.
Piano a
livello del
Colonne Corintie
ordine Dorico.
di
mezzo
..A i 't=LtLS=[
^
41
TAVOLA
DISPOSIZIONI
E
XXXVIII.
PARTI DE BAGNI
1
Lib.
e seg.
Y'g.
i.
A,
tepida
B,
e calda
C, secondo
il
Giocondo,
Durantino
ec.
coli'
pjfr.
Vasi,
come
sopra,
E, F, per regolare
,
il
grado di
fac.
if.
il
tem-
non
vi
ha
la
bagnarola.
a a
Parapetto intorno
Alveo.
Scalino.
al
labbro stabile.
bb
e e
d
e
Bagno,
Scola.
Labbro
stabile.
Vedi
le
147 e seg.
f
e
Sedile di
marmo
pareti,
come
trovasi a Pozzuoli.
XX
]0j,r.
marmo
marmo
ai lati
della porta Z.
;
sponda
il
di
rappresentante un Delfino
del
sedile e
Terme
di Tito a
Roma.
Vaso
di
Hjpocaustum
Bagno caldo
,
ossia le Fornaci.
colla
6
n
Bagnarola mobile N.
;
Concamerata sudatio
Laconicum;
Tcpidarium ;
Frigidarinm
Eleothesium
Clipcus:
Il
Laconico; cio
Tepidario,
Frigidario.
all'
Ipocausto.
g
io
1
1
Il
;
11
La Stanza
delle unzioni.
di
12
Lo Scudo mobile
Vedi nota
1
il
far sudare.
fac.
i3
Fi".
6.
Stregghia ricurva, che usavasi dagli Antichi per pulirsi nel bagno.
Laconico
colla
cassa di
citata
1
,
rame
fac.
e.
(Vedi nota
\'\"
48J
TXXXVD3
TAVOLA XXXIX.
PALESTRA E
Lib.
SISTI
V. Cap. XI.
148
e seg.
pj
Fig.
Fi,,.
600 piedi
3
Erculei.
Vedi nota 2,
ivi.
2.
3.
eguali a
eguali a
600 Olimpici.
5oo Olimpici.
di piedi
600
Pitici
Fig.
4.
Cortile
o Chiostro quadrato.
Portici semplici di
due
stadj
1'
di giro.
Porticato doppio
che ha
,
Esedre con
renze e
sedili
ove
Filosofi
Retori ed
,
Sofisti
tenevano
le
confe-
le
dispute.
Fedi nota
fac.
49.
giovanetti che apprendevano
Efeheo
gli
sedili,
pei
6
7
cio
la
9
10
1
Coriceo
12
Propnigeo, o Prefurnio.
Stanza
fatta
i3 i4
i5
iti
Laconico, o Stufa.
Bagno
caldo.
i"
ove
gli
neh" inverno
18
19
20
allo
scoperto, per
gli esercizj
emale, quando
21
Stadio per
gli
pugne
degli Atleti,
spettatori.
T XXXIX
V Lg
3oti
I
/ini!
V 2
.1/7
,
"'''
K 3
~\
'
**
1
(W
/V/.v
rax:in.j +-I
il
ftti
m%
T^
&
WS
'"SS
SU
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KG
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kl<
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