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Centri sociali Teatro e Storia, XX, 27, a cura di Mirella Schino,Roma, Bulzoni, 2006.

Luca Vonella

Tour romano nei Centri Sociali

Lettera

A Roma ci sono almeno una trentina di spazioccupati, tra CSOA (centri sociali occupati e autogestiti) e Squat (case occupate).Ventisette, per la precisione. Tra gli stessi centri sociali ce ne sono divaria natura, da quelli votati alla cultura a quelli che ospitano rave party, da quelli in grado diaggregare centinaia di persone in occasione di concerti con gruppi rock di livellointernazionale, a quelli radicati in quartieri periferici, frequentati perlopida poche persone del luogo, quasi a conduzione familiare.

E un mondocomplicato. E una realt complessa, difficile da descrivere. Forse per ilprossimo numero di Teatro e Storia riusciremo a mettere insieme un primodossier. Per ora, per, vorrei solo raccontare, senza commenti, il nostro primoapproccio, in quanto Scuola Ambulante di Teatro, quando, su sollecitazione delnostro regista, Simone Capula[1] abbiamo cominciato a cercare disponibilitper portare in alcuni di questi spazi ilnostro ultimo spettacolo, su Julian Beck. Forse sembrer un racconto chiuso ins,

Centri sociali autoreferenziale. Ma ho limpressione che, per cominciare a parlare dellarealt di questi spazi, convenga cominciare proprio cos.

L'indicazione diSimone quella di cercare un rapporto con i Centri Sociali, proporre unospettacolo od un seminario in quegli spazi occupati dove il teatro non ci siagi, dove la situazione sia pi al limite rispetto ad altri dove lapossibilit di praticare teatro equivale in sostanza ad un trampolino di lanciofacilmente accessibile per pubblicizzarsi. Telefono al mio amico Alessandro,che ne sa pi di me, pensiamo insieme ad alcuni luoghi romani: Ricomincio dalFaro", Acrobax Project, Auro e Marco, CSOA La Strada.

Passo a prendereAlessandro con l'auto, verso sera. Ci rechiamo a Spinaceto, dove, percorrendoVia Caduti della Resistenza, arriviamo facilmente alledificio dell Auro eMarco-lab 00128.Parcheggiamo di fronte alluscio e incontriamo alcuni ragazzi che parlano fraloro. Vedendoci arrivare ci guardano curiosi, sorridendo e ci chiedono cosa maici siamo venuti a fare l. Gli spieghiamo che lo scopo della nostra visita portare uno spettacolo della Scuola Ambulante di Teatro, Many Loves-a rock dream for Julian Beck; uno di loro si interessa,ci d il numero del suo telefono e rivolgendosi ai suoi amici dice:

Artro che rave,ste iniziative de teatro ce vonno.

Domenica 29maggio, verso sera, mi reco al CSOA LA Strada, al quartiere della Garbatella.Consegno la locandina dello spettacolo ed alcune notizie sulla Scuola ad unodei ragazzi del posto che le raccoglie distrattamente, ha un occhio sui mieifogli e laltro sui risultati delle elezioni comunali. Come molti altri de LaStrada si presentato con la lista Roma Arcobaleno. Mi dice amareggiato chenon andata un gran che.

Il giornoseguente mi reco da solo al Centro Sociale Ricomincio dal Faro, Anche qui,come accade spesso, le assemblee si tengono il luned sera, verso le 22.Ledificio (molto probabilmente un ex cinema) sopraelevato rispetto allastrada, in cima ad una scalinata, come una chiesa o come un faro, perlappunto, mirato su via del Trullo. Aspetto alcuni minuti prima che inizi lassemblea,cos scambio due parole con gli occupanti. C un salto di generazioneevidente: i vecchi, sui trentacinque anni, ovvero coloro che si appropriaronodello spazio una quindicina di anni fa, e i giovani, appena ventenni,impegnati a tenerlo in piedi. La prima volta che ero venuto qui partecipaiproprio con Alessandro ad un piccolo corteo attraverso il quartiere del Trullo,organizzato dal centro sociale per protestare contro un attentato incendiarioprovocato alcuni giorni prima da giovani teppisti della zona, inneggianti alfascismo. Una seconda volta eravamo venuti per il Cineforum, in occasione delquale vedemmo I diari della motocicletta.[2]

Siamo una decinadi persone a riunirci per lassemblea e danno subito la parola a me, lunicoesterno, incuriositi dal mio viso sconosciuto nel quartiere. Gli parlodellintenzione della Scuola Ambulante di realizzare l il nostro spettacolo su Julian Beck spiegando che non si trattadella messa in scena di un testo, ma di uno spettacolo basato sullazionefisica in relazione alla musica, prevalentemente rock, e su testi

Centri sociali estrapolati da diverse fontiletterarie. Non conoscono il Living Theatre, ma si interessano quando spiegoche attraverso lo spettacolo viene affrontato il periodo della contestazionestudentesca del Sessantotto ed il tema della pena di morte negli USA. Uno di loro prende la parola esprimendo lasua contentezza e sorpresa, mi rende noto che nel loro spazio sono solitiorganizzare perlopi Sound System(serate con musica raggae) e Cineforum, raramente teatro. Mi pone infatti un problema: la proposta a suo parereinteressante tanto quanto ostica per la difficolt di aggregare persone delquartiere interessate ad un simile evento. Inoltre c da tener conto che ilFaro rimarr chiuso durante i mesi estivi, tranne qualche serata occasionale aluglio, in cui di solito avvengono feste o concerti allaperto in una piccolazona verde del quartiere. Mi comunicano inoltre che non sono in grado difinanziarci, e che il metodo consueto la sottoscrizione: un prezzopopolare per lentrata degli spettatori, il cui ricavato andr spartito frail centro sociale e la Scuola Ambulante. Per la prima difficolt (la principale) ipotizziamo insieme una serataestiva organizzata allaperto, in concomitanza di un concerto rock, oppure dopolestate, quando lo spazio rientrer pienamente in funzione.

Alcune sere dopomi reco allex cinodromo (dove avvenivano le corse dei levrieri), nella zonaMarconi. Situato a poche decine di metri dalle rive del Tevere, statooccupato nel novembre 2002 ed divenuto quindi Acrobax Project, acrobati sulfilo della precariet. La motivazioneoriginaria per cui ci vado quella di andare a trovare un amico che conoscodagli anni della scuola materna, e che so essere uno degli occupanti. Parliamo,mi corregge con puntiglio chiarendo che loro non sono un Centro Sociale; laloro definizione Laboratorio Occupato Autogestito del PrecariatoMetropolitano. Quando gli chiedo il motivo di questa specificazione mirisponde che centro sociale equivale oramai ad un luogo dormiente, chiuso,riservato agli individui che ci abitano o che lo sfruttano, inattivopoliticamente, mentre loro vogliono essere un laboratorio politico aperto con lesterno. Mi mostra gli ultimi lavorisvolti, le ultime novit: il campo in erba dove prima avvenivano le corse deilevrieri adibito ad una delle attivit principali dellAcrobax, il rugby.Hanno fondato una squadra, gli All Reds che organizza tornei e si appresta,mi dice, ad entrare nellagonismo. Rispetto ai primi anni di esistenza, si inoltre sviluppato lassetto organizzativo. Oltre al collettivo costituitodagli occupanti, impegnato maggiormente nella gestione nellattivit politica,ed al Coordinamento Lotta per la Casa, sono sorti dei collettivi chegravitano attorno al Laboratorio Occupato Autogestito e si interessanosolamente di alcune attivit collaterali: uno il Tunnel, ovvero una salastudio allinterno di una piccola galleria (probabilmente dove prima avvenivanole scommesse) con biblioteca, sala da t, catalogo di film, cd e computercollegati ad Internet; laltro il collettivo teatrale. Capito proprio in unaserata di teatro, che comprende una cena sociale e dimostrazioni libere digiovani aspiranti attori. Le dimostrazioni a cui assisto avvengono in unpiccolo palco in legno, rialzato; sono scenette televisive di cabaret,narrazioni sulla dittatura di Pinochet in Argentina ed un monologo tratto da Dannati di Sarah Kane. Il mio amico mipresenta Sandro, uno dei ragazzi del collettivo teatrale. Gli parlodelliniziativa, lui mi risponde che non ci poteva essere momento migliore perfarla: ora stanno cercando di riunire intorno allAcrobax gruppi, attori echiunque sia interessato al teatro e di costruire uno spazio con i soldi delleiniziative chiedendo fondi al Comune di Roma. Il collettivo si riunisce ognimercoled sera, e si formato nel momento in cui i ragazzi dellAcrobax hannotrovato un tendone da circo abbandonato, che apparteneva ad un teatro diTestaccio e hanno chiesto a chi fosse interessato di gestirvi unattivitteatrale. Sandro ci tiene a ribadirmi che il collettivo organizza, ma non vi nessuna direzione artistica, lui vorrebbe che diventasse un libero accesso perchiunque voglia, senza distinzioni di genere o altro. Lo spettacolo dellaScuola Ambulante, potrebbe quindi rientrare allinterno di un festival estivoche stanno cercando di realizzare, collaborando con altri Centri sociali comeil Vittorio Occupato di Ostia o lAngelo Mai Occupato.

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Quando ci incontriamodi nuovo, oltre allo spettacolo gli propongo un progetto di Simone, unlaboratorio di una settimana con dimostrazione finale. Costatiamo insieme che unimpresa pi complicata, anche economicamente, ma pi interessante dalmomento che lAcrobax si pone come uno spazio riappropriato che vuole ospitaree promuovere relazioni sociali, esperienze di lotta politica, iniziative dicontroinformazione e contro-cultura. Il laboratorio potrebbe dunque essere unasorta di raduno per la cultura teatrale, pratica (training e montaggio) eteorica (filmati, letture). Gli ostacoli, ovviamente, sono nelle finanze:pensiamo a questo proposito alla sottoscrizione in occasione della spettacoloche replicheremmo l, e ad una festa finale con distribuzione di bevande ecibo, oltre ad un contributo dei partecipanti al seminario. Anche lo spazio dilavoro non una cosa semplice da trovare. LAcrobax molto grande ma hapochissimi ambienti al chiuso, nessuno che possa divenire una sala. Facciamo ungiro di perlustrazione: il campo in erba usato per il rugby enorme edispersivo, la sala cineforum piccola, con dei pali di sostegno nel mezzo, ilpalcoscenico in legno anchesso troppo piccolo per il training di unaquindicina di persone, il tendone non ha pavimento e poggia sullasfalto dellastrada. Troviamo per dei tappeti in moquette,che potrebbero essere un comodo terreno su cui lavorare allinterno deltendone.

Torno alcunigiorni dopo con Simone e Cristina, la nostra organizzatrice. IncontriamoSandro, e dopo un sopralluogo Simone ci riferisce che inutile cercare dicircoscrivere una sala laddove non c, e si dimostra invece interessato asvolgere un laboratorio sullo Zio Vanja ambientatonella guerra in Bosnia-Erzegovina.

Quello che successo quando abbiamo portato il nostro spettacolo, in che situazioni cisiamo imbattuti, quel che queste realt ci hanno raccontato di s, cercheremodi raccontarlo pi diffusamente in unaltra lettera, o in una relazione piimpegnativa.

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Luca Vonella

Seconda lettera sui CentriSociali

La piccola storia della Scuola Ambulante di Simone Capula[3] in tour tra i Centri Sociali pu essere fattainiziare con il nostro primo incontro, il 22 giugno 2004, visto che si svoltopresso un centro sociale, la CASCINA AUTOGESTITA TORCHIERA SENZACQUA, a Milano,vicino al bel Cimitero Monumentale. Senzacqua perch il Comune glielha tolta.

Ci siamo seduti attorno ad un tavolo di legno allaperto, ci siamopresentati lun laltro e Simone ha incominciato a spiegarci come avrebbe funzionatola Scuola. Cera una bambina rom che puliva e parlava con Simone, tanto che iomi ero convinto fosse sua figlia. Al Torchiera c una bella sala teatrale in parquet, ci lavorano Alessandra [Pasi](che avremmo nuovamente incontrato a Roma per il progetto su Julian Beck) edaltri gruppi. La sera Simone ci ha invitati alla dimostrazione di unlaboratorio dal titolo La memoria corta cheaveva condotto l per tre ragazzi, lavorando sulle canzoni di Giovanni LindoFerretti e sugli scritti di donne bosniache stuprate durante la recente guerradei Balcani. Abbiamo assistito alla dimostrazione insieme a una cinquantina dispettatori (Simone ci ha anche coinvolti con un ballo a coppie che faceva dacontorno allazione dei partecipanti) e ad uno spettacolo di giocoleria.Ricordo di aver pensato che in qualsiasi centro sociale romano non ci sarebbestata una tale organizzazione e affluenza per il teatro. Mi hanno detto che AlTorchiera dorme un senzatetto ma in quelloccasione non mi capitato divederlo.

Il nostro vero primo incontro con gli spazi occupati, per, ci ha vistidue anni dopo ospiti dellAcrobax (sulla preparazione di questo incontro tiavevo scritto la mia prima Lettera[4]). Prima di arrivarci per ci

Centri sociali sono altri eventi daraccontare. Simone mi aveva chiestoinfatti di tastare il terreno nei centri sociali di mia conoscenza perchvoleva portarci l a provare il nostro spettacolo su Julian Beck, Many loves. Mi aveva raccomandato dicercare situazioni limite: cio non quegli spazi divenuti ormai soltantolocali, gi abituati al teatro. Mi sono interessato a questo incarico per piragioni. Innanzitutto perch alcuni anni prima ero un assiduo frequentatore deiCentri Sociali, per attivit politica e per svago. Pur continuando acondividerne molte posizioni, ultimamente me ne ero un po distanziato.Ritrovare un rapporto, questa volta in maniera propositiva, con uniniziativaculturale, mi sembrava una gran bella occasione. Molto probabilmente mi piacevalidea (un po presuntuosa) di portare ai compagni qualcosa di valido e dicostruttivo. A dire il vero mi sentivo (un po sognante) come il delegato di uncollettivo che, con la cartellina rossa sotto il braccio, solidarizza e stringeamicizie con altri gruppi di militanti.

Torre Maura: preparazione - I primi di settembre del 2006 siamo dunque aLAquila, al lavoro sul nostro spettacolo (uno di noi, Michele, era andatovia). Abbiamo un accordo con lAcrobax per essere da loro il 29 settembre, madecidiamo di contattare anche il TORRE MAURA. Il caso vuole che pochi giorniprima leggiamo un articolo su La Repubblica che lo descrive come un bunkerabitato da black block, immerso nel maredi cemento della periferia est di Roma. Io e Simone, quindi, li contattiamo perposta elettronica. Ci danno la loro disponibilit ad un incontro, e inviamo delmateriale informativo sulla Scuola Ambulante e sullo spettacolo. Non civogliono dare, invece, il loro numero di telefono, cos per accordarcisullappuntamento dobbiamo attendere che siano loro a chiamare. Infine, dopo laloro chiamata, un giorno, terminato il lavoro in sala con tutti gli altri, io eSimone partiamo in macchina, e arriviamo al Torre Maura quando la loro assemblea interna appena cominciata.Ledificio, situato nei pressi della Via Casilina e del Grande RaccordoAnulare, un piccolo parallelepipedo di cemento, con porte e finestre sonochiuse da grate. Bussiamo, poich la grata chiusa; ci apre Luca, il ragazzocol quale abbiamo comunicato via e-mail. I sei occupanti sono riuniti attornoal tavolo della cucina, dove sono sparsi i fogli stampati che gli abbiamomandato. Una di loro, dopo le presentazioni, esordisce dicendo: Noncondividiamo un punto della vostra spiegazione, per cui vorremmo discuterne.Non condividevano il passaggio in cui Simone spiegava che aveva scelto gliallievi, poich presupponeva un atteggiamento autoritario e paternalistico. Iotaccio; Simone risponde affermando che la scelta stata vicendevole, cerca dichiarire cos la Scuola, esponiamo il motivo della nostra scelta diincontrarli. Gli scambi di battute sono per tesi e distanti. In qualche modoSimone arriva a parlare degli anarchici di Rovereto (lui abita da quelle parti)che tempo fa in una loro azione dimostrativa avevano gettato escrementi umaniaddosso ad uno psichiatra. A quel punto si rompe il ghiaccio. Ci offronoliquore al t, fichi secchi e noccioline. Continuiamo parlando del LivingTheatre, che loro ben conoscono per averli visti agire in altri centri socialiromani. Tutti gli occupanti, tranne uno, sono vegani, ovvero non mangianonessun derivato di animale, n latticini, n uova. Quando ce lo spiegano siapre tra di loro un piccolo dibattito sulla composizione cellulare delle alghe:sono da ritenersi mangiabili, o no? Si meravigliano quando diciamo loro chesiamo venuti fin da LAquila solo per incontrarli, e mi sembra che rimangono unpo sedotti dal fatto che alloggiamo tra le montagne. Gli anarchici di TorreMaura, circa dieci, vivono insieme; dormono tutti in questo ex-edificio dellaCircoscrizione che hanno occupato nel 1992. Come si vede dai manifesti appesial muro, sono anti- autoritari, anti-clericali, avversi alla vivisezione, allareclusione degli animali, ad un certo tipo di psichiatria repressiva ed aipartiti politici di ogni sorta. Nel loro sito raccontata la storiadellanarchismo tramite scritti di Bakunin e

Centri sociali Malatesta, e anche la storia delposto, e degli scontri che hanno avuto con la giunta Rutelli, che li ha ostacolati in occasione delGiubileo, e con quella Veltroni, che li ha ripetutamente minacciati disgombero. Una di loro ci fa capire che non dobbiamo aspettarci molto pubblico,poich il Torre Maura frequentato da gente del quartiere. Pensano per dicoinvolgere tramite internet i gruppi di anarchici con i quali sono in contatto.Roberta ci spiega che liniziativa deve essere prima discussa tra di loro,visto che partecipano allorganizzazione. Dobbiamo aspettare la decisionedefinitiva, ma ci sembrano disponibili, ci mostrano la sala per lo spettacolo,dove c una batteria solitamente usata per concerti punk hardcore. Qualche giorno dopo ci comunicheranno il loroassenso.

Acrobax- Il LOA ACROBAX, ex-cinodromo, si trova dove VialeMarconi, attraversando il fiume Tevere, diventa Ponte Marconi. Vi arriviamo lamattina del 29 settembre, con borse e materassi. Circa un mese prima avevano avuto un lutto. Renato Biaggetti, unragazzo, stato accoltellato da due individui nei pressi di Focene, dopo unconcerto sulla spiaggia. Pochi giorni prima del nostro arrivo c stato ilfunerale che la famiglia ha voluto celebrare proprio allex-cinodromo.Luccisione di Renato Biaggetti ha generato una partecipata protesta dei centrisociali con manifesti sparsi nella citt ed un corteo che hanno lanciato unallarme a proposito dellaumento, a Roma ed in Italia, di raduni organizzatilegati allestrema destra e di conseguenti aggressioni.

La nostra presenza deve durare unadecina di giorni, presenteremo Manyloves, e faremo un laboratorio dal titolo Zio Vanja nei Balcani, che terminer con un saggio ed una cenasociale. I partecipanti sono stati contattati da Sandro e Valentina, che sonomembri del collettivo teatrale, ma non occupanti. Con loro abbiamo pattuito, inun incontro precedente, le modalit di pagamento e partecipazione allo spettacoloe al seminario: il primo a sottoscrizione libera, la partecipazione allaboratorio a 20 Euro e la dimostrazione pi la cena a 5 euro.

I primi esseri viventi con i quali entriamo in contatto allAcrobax sono icani, dato che i ragazzi del posto non sono molto avvezzi al saluto. Sono disvariate razze (i cani) e camminano attorno alla stanza dove alloggiamo, comefossero i veri padroni del posto, quel posto dove prima delloccupazione ilevrieri gareggiavano in pista. Il pi pericoloso, al quale gli sconosciuti nondevono dare confidenza, Reddito, un rottweiler bianco e marrone dagli occhiarrossati; poi c Manet nota per la sua ossessione per le pietre, Mostro, unpastore tedesco scuro e grosso, e Jalla, la vera leader, una cagna bianca e soffice, autoritaria, maanche affabile. In un giro di perlustrazione, abbiamo occasione di vedere dovesistemavano i levrieri per le gare con scommesse: una lunga fila di gabbie da 1x 0,5 metricirca.

Alloggiamo nellex serigrafia, una stanza piccola e vuota, fino apochissimo tempo prima del tutto inagibile in quanto occupata per intero dalmacchinario, oramai da tempo inutilizzato ma pesantissimo da spostare.

Centri sociali Iresponsabili avevano promesso di venire a prenderlo col muletto ma fino a duegiorni prima non sera ancora visto nessuno. Cos, lo abbiamo trascinato fuoricon laiuto di Sandro e Valentina, appena in tempo.

Dopo il training mattutino proviamo pi volte lo spettacolo, lo allestiamonella zona centrale, priva di pareti laterali ma provvista di una tettoia.Sistemiamo il nostro pannello con le foto di Julian Beck e Judith Malina, e ciaccorgiamo che va a finire proprio accanto al grande striscione in ricordo delragazzo ucciso. Penso che lo spettacolo, da chi ha voluto, sia stato visto comeun omaggio non solo a Julian Beck.

Lincontro con gli occupanti non avviene fino al momento dello spettacolo enon idilliaco. Infatti, vien fuori che hanno organizzato una cena socialeper sostenere la squadra di rugby in contemporanea con lo spettacolo. Alle 22noi siamo pronti, riscaldati e vestiti. Aspettiamo un po ma il frastuono deicommensali disturba troppo ed il pubblico non c o forse a cena. Sandro eValentina cercano di richiamare la loro attenzione, ma niente, il banchettoprosegue con canti, grida e risate. Simone decide di non fare lo spettacolo enoi cominciamo a disfare la scena. Si fanno vivi alcuni responsabilidellAcrobax. Parlano con Sandro, Cristina, Valentina e Simone; c aria tesapoich alcuni di loro affermano che questo il loro modo consueto diorganizzare i concerti, e che normale, per loro, farli slittare fino a che lacena e le iniziative di finanziamento non sono concluse. Un ragazzo insiste,chiede che lo spettacolo si faccia. Simone acconsente quando gli promettono dirichiamare la gente e farla spostare sulle panchine che abbiamo adibito alpubblico. In poco tempo una cinquantina ed oltre di persone si siede. Corriamoa richiamiamo una delle nostre attrici, Raffaella, che andata al bar conamici, ignara del cambiamento di rotta. Prima e durante lo spettacolo avvertouna forte tensione tra gli spettatori e noi; si percepisce la loro attesa dopoquanto avvenuto. Come se pensassero e adesso fateci vedere!. Per questomotivo andare in scena stato difficile ma anche unesperienza forte.

Unaltra cosa ho notato: in Manyloves, durante la prima parte, ripeto alcuni versi della poesia Il PCI ai giovani! di Pasolini. Mi hacolpito come una medesima frase, ripetuta senza intenzione, assuma un valorediverso nei vari contesti. Ad esempio:

*+ Avete facce di figli di pap./Buona razza non mente./ Avete lo stesso occhio cattivo./Siete paurosi, incerti,disperati/ (benissimo) ma sapete anche come essere/ prepotenti, ricattatoriesicuri:/ prerogative piccoloborghesi, amici/ Quando ieri a Valle Giulia avetefatto a botte/ coi poliziotti/ io simpatizzavo coi poliziotti! *+.

Detto davanti ai ragazzi dellAcrobax diventa un attacco, e unaprovocazione. Alla Casa del teatro, a LAquila, quel verso era un pugno dato avuoto (anche se pur sempre un pugno). AllAcrobax se ne avvertiva limpatto.

Centri sociali Nei giorni seguenti la giornata divisa in due: al mattino lavoriamo dasoli al training, alle danze indiane e ad alcune improvvisazioni che sono poidiventate il materiale per la prima scena della dimostrazione. Facciamo iltraining nello spesso spazio dello spettacolo che non ha delimitazione, per cuic un fastidioso andirivieni e inoltre durante la giornata i cani vi lascianoi loro bisogni. Simone ha assegnato ad ognuno di noi una frase da imparare amemoria; la mia dice: Un gruppo diattori sta passando le sue giornate qui nella citt assediata. Stannopreparando uno spettacolo teatrale per gli abitanti sofferenti di questa cittdistrutta, umiliata.

Per mangiare usiamo la cucina sociale e la sala riunioni. I pomeriggi sonodedicati al laboratorio, e non sono facili. Simone ci divide in gruppi, di ognigruppo responsabile uno di noi allievi. Lavoriamo ad una versione itinerantedello Zio Vanja, nel contestodellassedio a Mostar e della guerra dei Balcani. Il giorno stesso dellarrivoSimone ci aveva chiesto di portare guanti e tuta da lavoro, ci ha mostrato learee possibili in cui aveva previsto di ambientare le scene (che sono tutteallinterno dello stadio, intorno alla ex-pista dei levrieri, ora campo dirugby e calcio) e ci ha chiesto di pulirle da vetri e oggetti contundenti e disistemarle come meglio credevamo. Alcune zone sono disastrate, piene di maceriee oggetti abbandonati. Simone ci mostra il luogo dove avverr la prima scena edin cui agiremo assieme; un angolo abbandonato dove sono accatastati oggettidi ogni genere e che sembra davvero una zona bombardata. Lultima sar davantialla tavola imbandita, dove attori e spettatori uniranno per mangiare assieme.

Ognuno di noi sceglie larea in cui vuole ambientare latto del testo diechov che Simone ci ha assegnato. Il posto che scelgo si trova non lontano daibordi del campo. E un angolo derba, circondato dai rovi; al centro c unalbero. Trovo anche un vecchio passeggino, parte di una vecchia cucina e dellescarpe da bimba che lascio l, come oggetti di scena. Noto ben presto che ipartecipanti al seminario (una decina circa) sono molto pi indisciplinati diquelli incontrati altrove. Alcuni fumano tra un esercizio e laltro, altri siallontanano durante il lavoro per mangiare qualcosa, soprattutto quando siamoseparati in gruppi, forse anche il fatto che non c una sala chiusa afavorire la dispersione; in pi, ci troviamo in un centro sociale, il cheinduce probabilmente i partecipanti al seminario a pensare che non ci sianoregole da rispettare.

La sera, la squadra di rugby si allena, mentre noi gli lavoriamo allenostre stazioni tuttintorno. Non mi sembra che questo crei disagio, soloRaffaella imbarazzata, poich lavora in un punto molto vicino alle docce deigiocatori.

Un giorno, appena svegliati, ci accorgiamo di una crescente tensionegenerale. Arriviamo a sapere che il Centro Sociale ANGELO MAI OKKUPATO statosgomberato mentre era in trattativa col Comune per una diversa assegnazionedello spazio. Alcuni dellAcrobax si sono recati in Campidoglio dove ha luogouna protesta. Capita anche che nei giorni seguenti, ormai abituati a conoscerei visi degli occupanti e dei giocatori di rugby notiamo le visite di alcuniesterni che discutendo si recano pi volte verso larea dove avviene la miascena. Tra di loro riconosciamo Francesco Caruso, leader dei Disobbedientinapoletani e ora deputato di Rifondazione Comunista. Ne capiamo la ragione dopoesserci accorti che la tensione cresce. Aumenta il viavai di alcuni ragazzi chefanno avanti e indietro col motorino. Adiacente allAcrobax c un campo nomadigi stabilitosi da alcuni anni. Nellangolo in cui avviene la scena del miogruppo c un

Centri sociali cancello in lamiera serrato, unico punto di comunicazione colcampo nomadi. Il Comune ha allestito in pochi giorni un Cpt (centro dipermanenza temporanea) usa e getta, destinato a contenere momentaneamente i romper poi rimandarli altrove. Le persone che erano in visita avevano pensato alcancello chiuso come via di fuga per i rom, che si sarebbero potuti rifugiareallex-cinodromo. Ma ora la polizia li sta gi caricando sui loro pullman evediamo salire del fumo dallesterno. A quel punto mi venuta in mente lafrase che Simone mi ha appena assegnato da imparare a memoria.

Desidero che il laboratorio si interrompi, vorrei capire cosa succede esemmai dare una mano. Simone decide di fermarci, e lui, io e Cristina (lanostra organizzatrice) usciamo a vedere. Arriva molta gente da fuori, anche lasquadra di rugby, viene creato un cordone umano per bloccare il passaggio deipullman; quando arriviamo per gi tardi, ci consigliano di rientrare, lapolizia ha imboccato unaltra strada portando con s i rom. LAcrobax invasodi persone, sar per tutta la serata la sede di unassemblea cittadina. Noi,passati alcuni minuti, riprendiamo il nostro seminario, ognuno nella suapostazione. Nella scena a cui partecipo, relativa al secondo atto, miarrampicavo con una scala sullalbero per poi calarmi da una fune. Seduto sulramo, vedo allontanarsi lultimo pullman della polizia.

Torre Maura - Il giorno dopo la dimostrazione finaleallAcrobax ci spostiamo per due giorni al Torre Maura, per una replica di Many loves. Arrivando abbiamoattraversato il quartiere, tappezzato dalle nostre locandine.

Alloggiamo in una piccola stanza con letti a castello, dove dormono ancheuna donna albanese e dei ragazzi baresi, insieme a un cane di nome Malatesta.Uno dei ragazzi, Marco, attivista in un centro sociale della sua citt emembro di un circolo anarchico. Domenica 8 ottobre, al mattino, allestiamo eproviamo lo spettacolo mentre Luca ed altri cominciano a cuocere verdure per lacena vegan, che abbiamo deciso direalizzare per la serata. La notte del giorno prima sappiamo da loro che haavuto luogo un rave a cui hanno preso parte quasi tutti i centri sociali, perricordare il ragazzo dellAcrobax ucciso.

A vedere il nostro spettacolo ci sono una cinquantina di persone, tra cuianche gli occupanti. La sottoscrizione libera ed il Torre Maura ci hariservato la met delle entrate derivanti dalla cena, che a noi della Scuola stata offerta gratuitamente.

Mentre sono in scena vedo dalla finestrella che fa comunicare la sala conla cucina, il viso attento di Luca. Durante la cena Roberta viene a chiedercispiegazioni sulla poesia di Pasolini, che ha sentito come un attacco. Inoltrecontesta le due frasi di Julian Beck perchandiamo a teatro? Per aprire una breccia nella vostra testa e farvi entrareossigeno, per rivitalizzare il cervello e risvegliare il corpo, laconsapevolezza mentale e fisica di quanto ti sta succedendo, si, a te, cheascolti, una cerimonia in cui lattore funge da guida

Centri sociali ..etc che Lorenza(una delle attrici) pronuncia al termine dello spettacolo e crediamo che per gli artisti sia venuto il tempo di cominciare a darela conoscenza e il potere del loro talento ai dannati della terra.. e che riportata anche nella scheda dellospettacolo. Ritiene entrambi le frasi sintomatiche di un atteggiamentodallalto verso il basso, di una presunzione degli artisti nei confronti dellagente semplice. Spieghiamo che non quello il nostro approccio, che il registaha scelto di far udire solo le parole di Julian Beck e di Pasolini, indicativedel contesto storico, politico e teatrale. Roberta dice di non essere daccordosul ruolo autoritario e decisionale dei registi in genere.

Ci fermiamo a parlare con Luca ed un altro ragazzo del Torre Maura,parliamo di tante cose e il discorso termina con un quadro della Cina comeprossimo dominatore delleconomia mondiale.

Inizio del secondo giro - Il secondo giro nei centri sociali avviene apartire dal 24 novembre 2006 e prevede repliche in quattro luoghi diversi. Neigiorni precedenti, a gran velocit, ho preso contattati con pi persone, cercandodi accordarmi con loro su dei punti fondamentali indicatimi da Simone: noioffriamo lo spettacolo e la proiezione del film Zero in condotta, di Jean Vigo, in cambio chiediamo uno sforzo organizzativo per fare s che si riesca acoinvolgere un po di gente. Abbiamo bisogno di rientrare almeno per le spesedel viaggio. Chiediamo anche un posto dove dormire e una cena per la sera dellospettacolo.

Mi rivolgo a LA STRADA ma non accettano iniziative prima del gennaio 2007.Ritorno al CSOA RICOMINCIO DAL FARO ma non si ricordano nemmeno della miavecchia proposta e non sembrano interessati. Uno di loro mi dice che il Livingl c stato, e che a lui non sono piaciuti affatto. Chi sembra interessato,dai primi contatti per posta elettronica, invece il SANS PAPIER, un ex-barrecentemente occupato da ragazzi della mia generazione. Si trova a Via CarloFelice, a pochi metri da Piazza San Giovanni in Laterano. Oltre allexbar, stato occupato un intero palazzo dove alloggiano tutte persone straniere. Iragazzi del collettivo sono molto interessati e disponibili, ci accordiamo sututto ma c un problema irrisolvibile. La sala, una stanza vuota con pavimentoin mattonelle, stretta. La misuro e la rimisuro ma mancano 40 cm. Cristina, giunta aRoma per aiutarmi nel mio giro per le assemblee dei centri sociali, mi convinceche bisogna desistere: lo spettacolo, l, proprio non entra.

Un marted sera invece mi reco allEX-SNIA VISCOSA, una ex-fabbrica su ViaPrenestina costituita da due grandi edifici. In riunione mi chiedono ilcontenuto dello spettacolo; glielo spiego ma non sufficiente, chiedono dipoter vedere il dvd dello spettacolo e di conoscere i testi. Rimango un posorpreso dalla richiesta, cos, senza assicurar loro nulla, rimando ad unprossimo incontro per aggiornarci. Telefono a Simone e gli riferisco lafaccenda, sapendo che Lorenza possiede una registrazione video di una replica aLAquila. Mi dice che non se ne parla, se vogliono ospitarci devono darcifiducia, che siamo disposti a discutere del contenuto dello spettacolo dopoaverlo mostrato, ad aprire un dibattito con il pubblico, ma non farcicontrollare preventivamente. Vado allassemblea de LA TORRE, nel quartiere diCasal de Pazzi. Una

Centri sociali numerosa riunione seria e sofferta, sintomo di un delicatomomento. Assisto interventi in cui si discute del problema col Sindaco. Einfatti prevedibilmente alle porte (nel clima dello sgombero dellAngelo Mai)una scelta forzata indotta dalla pressione del sindaco Veltroni:normalizzazione (con riconoscimento e controllo da parte del Comune) osgombero forzato. Silvio, un ragazzo del posto, molto interessato al nostroprogetto, ma nei giorni a venire mi comunica che per loro non il momento diospitare gruppi di teatro.

LAURO E MARCO, precedentemente contattato mi fa sapere che al momentostanno compiendo dei lavori, per cui tutto da rimandare.

Coloro con i quali ci accordiamo sono il LAURENTINO38 SQUAT, il CORTOCIRCUITO, lo SPARTACO e lEXLAVANDERIA.

Laurentino38- La prima tappa al LAURENTINO38, che ci ospiter a dormire per tutta la duratadella nostra permanenza a Roma. Si trova nel quartiere omonimo, chiamato anchei ponti, perch formato da palazzi situati alla destra ed alla sinistra diVia Ignazio Silone, e collegati da una serie di undici ponti. Il quartiere erastato progettato dallo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), volutodallallora giunta del PCI degli anni 79-80. I vari ponti avrebbero dovutofavorire il collegamento tra gli abitanti, ed erano stati previsti molti spaziin comune, per favorire la socializzazione. Di fatto con il passare degli anniquesto quartiere non stato dotato di servizi ed ora sporco, degradato emalfamato. Il centro sociale allinterno di uno dei due pilastri del 6 pontee si estende per quattro piani in altezza, collegati da scale a chiocciola.Allultimo piano ci sono cucina sociale, birreria, palestra e un lungocorridoio che porta agli appartamenti degli occupanti. In uno dei pianiinferiori c la sala concerti, al momento piuttosto in disordine.

Arriviamo la mattina del 24, dopo giorni di prove.

Avevo parlato alla loro assemblea, insieme a Cristina, ed ero in contattocon Miriam, una vecchia conoscenza di quando, circa sei, sette anni fa, facevoparte insieme a lei del Collettivo Hazet36 (il nome veniva dalla chiave ingleseche gli operai di una volta usavano nei cortei per darla in testa aipoliziotti). Nelle riunioni si parlava dellazione (violenta o di sabotaggio)come unica pratica di lotta politica e della vita di strada come principalefonte desperienza. Miriam mi ha consigliato di incontrare Maria Carla, unaragazza che lavora al Centro Diurno. I pazienti (tutte persone con problemimentali) del centro praticano teatro con due registi e una volta, in occasionedi uniniziativa del centro sociale in strada, hanno mostrato il lorospettacolo al quartiere. Propongo la cosa a Simone che mi d lassenso.Parlando con Maria Carla pensiamo quindi ad un incontro tra noi e loro:inizialmente lidea era semplicemente di invitarli al nostro

Centri sociali spettacolo, ma poici organizziamo per una mattinata di lavoro insieme, in cui, a turno, Simone ela loro regista, dirigeranno i ragazzi del Centro e gli Ambulanti.

Ci incontriamo alla rotonda, che un esempio di quegli spazi pensati perlaggregazione degli abitanti del quartiere, e che ora ospita ancheunassociazione culturale. I ragazzi del Laurentino hanno chiesto che ci siaprestato per la giornata. E una sala di forma circolare, con pavimento inlegno e con un telo bianco per le proiezioni.

Una ragazza del Centro Diurno nervosa e preoccupata. Racconta che in queigiorni in atto labbattimento del 10 ponte, sulla base di un progetto delComune di riqualificare larea. La riqualificazione consiste nellapertura dinuovi negozi e di un centro commerciale.

Svolgiamo con la regista alcuni esercizi di rilassamento, per suddividereluso del corpo, poi ci dividiamo a coppie per trovare relazioni luno conlaltro. Con Simone lavoriamo sulla musica e su esercizi di gruppo.

Alla fine prepariamo la scena per lo spettacolo, poich qui che lofaremo. Lorganizzazione dello spettacolo, anche stavolta, non va come avrebbedovuto: Robertone, uno degli occupanti, con il quale mi ero messo daccordo, miriferisce subito che non hanno potuto distribuire le locandine; anche gli altrisi rivolgono a noi come dispiaciuti per non aver fatto abbastanza.

Allora di inizio dello spettacolo ci ritroviamo soli; gli occupanti sonoin ritardo per aprirci, e non trovano il proiettore. Arriva una decina dispettatori, tutti occupanti del Laurentino. Durante la replica faccio un erroretremendo: ripeto due volte la stessa battuta (che una domanda). Sembra quasiuna cosa voluta, come se il mio personaggio fosse uno stordito. Simone mi dicedi smetterla di preoccuparmi dellaspetto organizzativo e concentrarmi su ciche ho da fare come attore. Ma non facile, mi sento deluso e responsabile. Misorprendo quando, tornati al Laurentino38 er Biondo, un occupante della primagenerazione, dice di condividere la poesia di Pasolini. Detesta quei giovaninullafacenti di sinistra capaci solo di drogarsi e ascoltare musica techno. Io e Simone, rimasti a berespumante di marca insieme a lui e agli altri, condividiamo la sua opinione. Cidice fieramente, mentre mangia pasta al tonno da una ciotola con su scritto ilsuo nome, che se trova uno spacciatore al centro sociale lo prende per il colloe lo butta dal ponte. E un ragazzo dal corpo massiccio, fa il muratore. Hamolte conoscenze in comune con Simone tra gli squat di Torino.

Alloggiamo nella stanza di Miriam, che partita qualche giorno fa per laNuova Zelanda. Lappartamento proprio sopra il ponte, sotto di noi scorronole macchine e davanti a noi si apre la vista di un paesaggio fatto di palazzi,strade e sterpaglie. Mi colpisce il fatto che i ragazzi del Laurentino quandoci mettono a disposizione gli spazi non lo fanno come ne fossero i padroni, masemplicemente i responsabili: ospitarci sottinteso.

Centri sociali

Corto circuito - Il giorno seguente, un venerd, siamo al CORTOCIRCUITO, una ex-scuola statale, nella zona di Lamaro Cinecitt occupata dal1990. Conoscevo questo posto perch fino a poco tempo fa cera la sede di YABASTA!, un movimento italiano in appoggio dellEZLN (Esercito Zapatista diLiberazione Nazionale); ora c stato un distaccamento del gruppo romano.

Ci sono almeno due edifici ed un campo di calcio, allinterno di uno spazioallaperto con piccole giostre e panchine. Nessun occupante dorme qui.Allinterno di uno degli edifici, c una grande stanza con losteria, e una cucinache sembra di un ristorante. E affollata da un centinaio di persone, traragazzini e adulti, che si svagano rumorosamente. Appena arrivati, il cuoco cichiede le ordinazioni per la cena, sono esposti polli arrosto e filetti dimanzo. Qui non sono vegani. Accanto c la sala dove dobbiamo allestire Many loves, che in genere funge dalaboratorio per attivit ricreative di bambini rom.

Pochi minuti prima dellinizio entra un uomo sulla sessantina, con capellilunghi grigi, occhiali da vista, ed una bustina di plastica contenente urina,legata alla vita. Prima si cambia i pantaloni poi, non appena sente la musicaintroduttiva dello spettacolo (un raga con il sitar di Ravi Shankar) comincia aparlare in maniera scollegata dellisola di Goa, di LSD e di feste. Dun trattoprende la nuova e preziosa chitarra di Enrico, uno degli attori, accuratamentedisposta per la scena dinizio, e la suona cercando faticosamente di imitare ilmelodioso strumento indiano.

Allora prevista, con la chitarra tornata al suo posto, siamo pronti.Silvia (lunica persona del Corto Circuito con la quale ho avuto contatti),annuncia allosteria che lo spettacolo sta per iniziare. Alcuni ragazzi siaffacciano per vedere ma poi si allontanano, altri entrano e poi fanno dietrofront. Rimangono quattro ragazze ed una signora ad assistere allo spettacolo.Al termine proiettiamo il film nellosteria, ma il chiasso della sala nonpermette quasi a nessuno dei presenti di accorgersene. Mentre cominciamo arilassarci e a mangiare, una baraonda di ragazzi irrompe nella sala adiacente,dove abbiamo lasciato la scena montata. Ci precipitiamo per recuperarli, mentreci offrono dolci alla marjuana. Simone, Enrico ed io, accompagnati da Silvia,andiamo a visitare la Palestra popolare di arti marziali. E molto attrezzatae ben messa. La ragazza ci spiega che stata realizzata con i finanziamentidel Comune. Gli occupanti del Cortocircuito sono legati ad ACTION, un movimentoromano di alcuni centri sociali che hanno scelto il dialogo con le Istituzioni,il riconoscimento di progetti e si sono candidati alle ultime elezioniamministrative.

Centri sociali Csoa Spartaco - Sabato 26, nel pomeriggio, giungiamo al CSOASPARTACO che prende il nome da una delle vie limitrofe. Dista poche centinaiadi metri dal Corto Circuito. Dei ragazzi, alcuni universitari di Tor Vergata,nel 1999 hanno occupato questi locali abbandonati della CGIL. Il posto non grande, c una sala con tavoli, sedie ed angolo bar, la sala concerti, uncortile ad una stanza per le riunioni. Scopriamo, parlando con uno deglioccupanti (che anche in questo caso non alloggiano qui) che sono legati ancheloro ad ACTION ed alla Lista Roma Arcobaleno, alcuni provengonodalloccupazione del Corto Circuito.

Incominciamo lo spettacolo, non appena una trentina di ragazzi e pocheragazze si sono seduti al loro posto. Ci accorgiamo ben presto che non sarsemplice portare a termine lo spettacolo. I ragazzi sono molto rumorosi, forsein preda ai fumi dellalcool o dellhashish. Devo premettere che alliniziodello spettacolo tutti noi attori siamo seduti tra il pubblico. Diego, ilragazzo con il quale ho parlato per organizzare il nostro arrivo, comincia afarmi domande a spettacolo gi iniziato. Mi chiede se non abbiamo freddo, mioffre una canna. Io faccio cenno di no col capo. Durante la prima scena, che comica, partecipano con scherni. Commentano ad alta voce quando Enrico punta lapistola al pubblico o rispondono alla mia battuta: Ma no, Tiresia maschio,non femmina dicendo: Si, comAgrippina!. Forse intendevano Agrippa. Nellascena in cui io, Lorenza e Raffaella ci togliamo i vestiti partono fischi diapprezzamento (rivolti alle ragazze); a me tirano gi le mutande, scoprendo ildi dietro. Quando per gli mettiamo davanti i condannati a morte, con i loronomi e le foto, si crea un silenzio assoluto, il gelo.

A fine spettacolo ci riuniamo, Simone ci rimprovera per non aver mantenutola concentrazione. A me venuto subito in mente il teatro elisabettiano,ricordando un film sull Enrico VI diLaurence Olivier, visto alluniversit. Nel film lo spettacolo andava avantimentre gli spettatori popolani schernivano gli attori interrompendoli, ridendo,commentando a gran voce. Ma forse lesperienza allo Spartaco pi vicina aquelle familiari al Living Theatre: fare teatro in posti e contesti nonsolitamente adibiti ad esso.

Ex-lavanderia - Lultima fermata di questo piccolo tour allEX-LAVANDERIA, un padiglione dellexmanicomio, ora Ospedale S. Maria dellaPiet, a Roma nord-ovest, nei pressi di Via Trionfale. Pur avendo avuto inizionel 1999, ascopo abitativo, questoccupazione stata poi rivendicata dagli occupanti peruno scopo socio/culturale, ed stato chiesto il completo riconoscimento daparte della Regione Lazio sulla base della Legge Basaglia, che prevede lapresenza di un Polo Culturale allinterno degli istituti sanitari. Il parco incui si trovano i padiglioni un giardino rigoglioso, con panchine ed unagrande fontana. Si respira aria buona. Nellincontro precedente al nostroarrivo gli occupanti mi hanno subito avvertito che per motivi di coerenzanessuno dei musicisti o teatranti che si esibiscono riceve un compenso. La salaprove, che molto ben attrezzata, va pagata con una sottoscrizione di due euroa persona. Per, sapendo che veniamo da diverse parti dItalia, sono disposti araccogliere i soldi per le nostre spese di viaggio con una cena sociale. Cipropongono di trasmettere il film di Vigo alle 17.30 e di fare immediatamentedopo Many loves. La ragione diquestorario, mi dicono, viene dal fatto che dopo le 18.00 lospedale chiude icancelli e i vigilantes non farebbero entrare gli spettatori.

Centri sociali

Arriviamo di mattina, per avere il tempo di montare con calma. Lo spaziodisponibile su due piani, ampio e arredato con sculture e lampadari.Prepariamo lo spettacolo al piano di sopra. E una grande sala vuota, conunimpalcatura rettangolare, e con scalette e tavole per camminarci, doveoriginariamente venivano appesi i panni. Sistemiamo gli oggetti, la scenarisulta circondata dalla struttura in legno ed pi semplice montare ilpannello e le luci. Ci offrono il pranzo comunicandoci che per problemi interninon hanno organizzato n la cena n la sottoscrizione. Dopo aver distribuitoinsieme ad alcuni di loro i volantini in giro per il parco ci rechiamo in salaper riscaldarci. Arriva Franco Ruffini, per vedere lultima versione di unprogetto (quello su Julian Beck) nato su una sua proposta allUniversit diRoma Tre. Mezzora prima dallora di inizio dello spettacolo veniamo a sapere checi sono problemi tra occupanti e vigilantes. Cos, su proposta di Lorenza,andiamo a vedere, per capire cosa sta succedendo. Alcuni ragazzidellex-Lavanderia discutono con i vigilantes, che non fanno entrare la gente.Difatti sono le 18.00, e i guardiani si appellano alle regole che gli sonostate date. Uno dei ragazzi sostiene che gli orari di chiusura sono statistabiliti solo dopo la loro occupazione. Lo spettacolo, insomma, lo presentiamoa Franco Ruffini, unico spettatore insieme agli occupanti. Al termine ci ha stretti in un abbracciodicendo: Bisogna avere calore per fare uno spettacolo in una stanza gelida econ quattro spettatori. E stata lultima replica di Many loves.

Ultimo incontro - Lultimo incontro con i centri sociali di cuiti posso raccontare avvenuto questanno in aprile. Avevamo ripreso da qualchemese i contatti con il Laurentino 38 e con lAcrobax, dove avevamo intenzionedi provare la versione itinerante dello ZioVanja. A causa di gravi problemi familiari, Simone, non poteva pi venirecon noi. Abbiamo deciso per di stare lo stesso alcuni giorni al Laurentino38per non interrompere il training e per provare alcuni punti dello spettacolo incui ci sentivamo ancora imprecisi. Mancava poco alla prima dello spettacolo alFestival di Bergamo. Parlare di quei giorni difficili forse inutile perch iproblemi del gruppo hanno preso il sopravvento su tutto il resto e credo chequesta non sia la sede giusta per esporli. Penso che valga la pena perraccontarti come andata la riunione alla quale siamo andati io e Cristina perchiedere la loro ospitalit. E stato a marzo, e in quei giorni la poliziadanese aveva sgomberato il CS Ungdomshuset, un centro sociale anarchico diCopenaghen. Questo aveva scatenato la reazione di moltissimi giovani danesi,che si erano scontrati per giornate intere con la polizia, e aveva suscitatosolidariet in Europa e in Italia. E stato largomento pi trattato durantelassemblea. I ragazzi hanno parlato di come rendere visibile nel quartierequei fatti, esponendo il loro appoggio agli anarchici di Copenaghen. Hannoinfine deciso di attaccare dei manifesti per strada. Poi hanno affrontatoproblemi interni, pianificando lavori da fare per aggiustare alcune porte ediscutendo sulla maniera di svolgere le riunioni. Io e Cristina abbiamoassistito per tre ore allassemblea. Pensavamo che ci avrebbero dato la parola,ma poi abbiamo capito che la riunione non era strutturata da nessuno, e cheognuno era libero di intervenire (ovviamente senza sovrapporsi) quando voleva.Cos il mio intervento stato lultimo. Gli occupanti ci hanno dato la loropiena disponibilit per lalloggio, e ci hanno offerto la loro palestra perpoter lavorare.

Centri sociali Credo che si capisca da questi resoconti che in questo viaggio nei centri socialiabbiamo incontrato spesso molte difficolt e poca sobriet. Forse pocorispetto. Soprattutto nel secondo giro, spesso mi accorgevo che eravamo statiinvitati senza un vero interesse. Forse avremmo potuto prevedere questedifficolt. Ma forse fare teatro nei centri sociali pu servire a fare in modoche queste due realt si conoscano meglio. Secondo me ne vale la pena. Da quelche ho visto ci sono tuttora incomprensioni e pregiudizi. Reciproci.

Andando via dallultima riunione al Laurentino 38 ho avuto diversesensazioni. Ne ero rimasto quasi affascinato, ma allo stesso tempo mi sembravadel tutto inutile. In effetti da un certo punto di vista sembra folle pensare aventi ragazzi che per tre ore discutono su come trasmettere alla gente delquartiere del Laurentino, che ha gi veramente molti problemi di suo, lasolidariet per gli anarchici di Copenaghen. E poi su come organizzarsi permettere a posto lo stipite di una porta. In quanti avrebbero letto i loromanifesti, e in quanti se ne saranno interessati? Credo per che quel lavorareassieme quel perdere tempo assieme sia una delle motivazioni che mi spingonoa fare teatro e lo sento come il punto in comune che la Scuola Ambulante ha conloro. Uno solo, ma secondo me non da poco. Quella assemblea e quellediscussioni al Laurentino mi sono sembrate certamente un niente rispetto a comevanno le cose, ma allo stesso tempo le avvertivo come benefiche perlecosistema e preziose come lo sono le cose rare. Quando li ascoltavoorganizzarsi per i manifesti mi domandavo per chi tutto questo?. Per chi lofa e per quei pochi che lo vedono. Come il Laurentino del resto: non molta lagente che lo frequenta, ma per quei pochi essenziale. Poi mi venuta inmente unaltra risposta, pensando ad una frase che dice spesso Simone, e che alui diceva il suo maestro: E per gli di.

In AAVV, Teatro e Storia, XXI, 28, Roma, Bulzoni,2007, pp.

Centri sociali [1] Simone Capula, regista edirettore della Scuola Ambulante di Teatro. La Scuola Ambulante di Teatro nata nel settembre 2004 sulla base di unaidea di Simone Capula, e comprende attualmente Lorenza Ludovico, Enrico DAmario, Raffaella Di Tizio, studenti dello S.P.A.M.S. (Corso di Laurea inStoria e pratiche delle arti, della musica e dello spettacolo) di LAquila; LucaVonella, studente del D.A.M.S. (Discipline delle arti musica e spettacolo), diRoma. Cristina Ricchiuti, di Torino, incaricata della parte gestionale, eSimone Capula. La Scuola ambulante ha intrapreso (e tuttora continua acompiere) un percorso formativo praticoteorico dattore coinvolgendoallinizio sei allievi ed unorganizzatrice, provenienti da diverse parti econtesti dItalia. La Scuola svolge la sua attivit spostandosi ed incontrandogruppi teatrali (da cui riceve lezioni pratiche), professori universitari (cheoffrono lezioni teoriche) ed altri allievi (ai quali offre seminari pratici).Il gruppo porta avanti collateralmente la costituzione di un proprio training e la lavorazione per gli spettacoli.

[2] The Motorcycle Diaries, Argentina, Cile, Per, Usa, 2004, regia diWalter Salles.

[3] La Scuola Ambulante diTeatro nata nel settembre 2004 sullabase di una idea di Simone Capula, e comprende attualmente Lorenza Ludovico, Raffaella Di Tizio, Luca Vonella, Cristina Ricciuti (incaricatadella parte gestionale), e Simone Capula, regista. La Scuola ambulante haintrapreso (e tuttora continua a compiere) un percorso formativopratico-teorico dattore coinvolgendo allinizio sei allievi eunorganizzatrice, provenienti da diverse parti e contesti dItalia. La Scuolasvolge la sua attivit spostandosi e incontrando gruppi teatrali (da cui ricevelezioni pratiche), professori universitari (che offrono lezioni teoriche) ealtri allievi (ai quali offre seminari pratici). Il gruppo porta avanticollateralmente la costituzione di un proprio training e la lavorazione per glispettacoli

*4+ Luca Vonella, Tour nei Centri Sociali, Teatro estoria, n. 27, 2006.

Simone Capula http://www.teatroacanone.it/documenti.html

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