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Forme di mercato
Che cosa vedremo in questo capitolo? La distinzione tra le diverse forme di mercato. La determinazione dellequilibrio di concorrenza perfetta sia di breve che di lungo periodo. La descrizione del monopolio e la determinazione dellequilibrio. La differenziazione dei beni e la concorrenza monopolistica: determinazione dellequilibrio di breve e di lungo periodo. Lequilibrio in un oligopolio nel caso sia di collusione che di non collusione. Un confronto tra le implicazioni delle diverse forme di mercato sul benessere sociale. Come abbiamo visto nel paragrafo 4 del capitolo 4, i profitti di unimpresa vengono di solito1 massimizzati quando il costo marginale uguaglia il ricavo marginale: CMG = RMG. Non sufficiente. Cosa determina lammontare del profitto ottenuto da unimpresa? Il profitto sar alto, appena sufficiente per sopravvivere, oppure talmente basso da costringere limpresa a chiudere? Il prezzo praticato al consumatore sar alto o basso? In generale, il consumatore trae benefici dalle decisioni dellimpresa? La risposta a queste domande dipende dal contesto di mercato in cui unimpresa si trova a operare. Unimpresa in un ambito fortemente competitivo si comporter in modo piuttosto diverso rispetto a unimpresa che non subisce alcuna concorrenza. In particolare, unimpresa che fronteggia la concorrenza di molte altre imprese sar costretta a mantenere bassi i prezzi e a essere il pi efficiente possibile semplicemente per sopravvivere. Anche se unimpresa avesse solo uno o due concorrenti, la competizione potrebbe essere abbastanza intensa. Le imprese potrebbero spendere molte energie per produrre in modo pi efficiente o per sviluppare prodotti nuovi o migliori allo scopo di conquistare una maggiore quota di mercato. Esse tuttavia potrebbero anche colludere con le imprese concorrenti per alzare i prezzi. Le imprese che non devono affrontare concorrenza (come ad esempio le grandi industrie farmaceutiche) possono avere un notevole potere nel fissare i prezzi; a fame le spese saranno i consumatori, costretti a pagare prezzi elevati. In questo capitolo studiamo diverse forme di mercato, guardando anche alle loro implicazioni sul benessere sociale.

Uneccezione alla validit di questo principio sha nel caso in cui ricavo marginale e costo marginale sono entrambi costanti

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1. IL GRADO DI CONCORRENZA Quanta concorrenza deve affrontare unimpresa? Distinguiamo le forme di mercato in base al grado di concorrenza che si determina tra le imprese; possiamo individuare quattro forme di mercato fondamentali: concorrenza perfetta, concorrenza monopolistica, oligopolio e monopolio. A un estremo, quello del massimo grado di concorrenza tra le imprese, c la concorrenza perfetta caratterizzata da un numero molto elevato di imprese che competono tra loro. Ciascuna impresa cos piccola rispetto allintera industria che non ha alcun potere di influenzare il prezzo. Essa price-taker. Allaltro estremo c il monopolio, nel quale opera una sola impresa che non subisce alcuna concorrenza da parte di altre imprese. Situazioni intermedie sono date dalla concorrenza monopolistica, nella quale diverse imprese, pur avendo potere di mercato, non sono protette da barriere allentrata, e dalloligopolio, caratterizzato da un numero ridotto di imprese, protette da barriere allentrata. Per distinguere pi in dettaglio queste quattro forme di mercato, consideriamole seguenti domande, raggruppate per punti: Il grado di libert con cui nuove imprese possono entrare nellindustria. Lentrata libera o limitata? Se limitata, quanto difficile perle nuove imprese superare le barriere allentrata? La natura del prodotto. Le imprese producono un prodotto omogeneo o c differenziazione di prodotto? Il grado di controllo sul prezzo da parte delle imprese. Limpresa price-taker o libera di scegliere il suo prezzo, e in tal caso, quale sar leffetto delle decisioni di prezzo sui profitti? Questo punto ha implicazioni sul tipo di domanda della singola impresa. Quanto elastica questa domanda? In altri termini, se limpresa aumenta il prezzo, perder: a) tutte le vendite (curva di domanda orizzontale); b) gran parte delle vendite (curva di domanda relativamente elastica); c) solo una piccola parte delle vendite (curva di domanda relativamente anelastica)?

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La tabella 5.1 mostra le principali differenze tra le quattro forme di mercato individuare relative ai parametri pi importanti. La struttura di mercato in cui unimpresa opera ne determina il comportamento. Le imprese in concorrenza perfetta si comporteranno in modo radicalmente diverso dalle imprese monopolistiche, che a loro volta si comporteranno in modo diverso dalle imprese oligopolistiche e dalle imprese che operano in regime di concorrenza monopolistica. Questo comportamento (o condotta) a sua volta influenza la performance dellimpresa: i suoi profitti innanzitutto. In molti casi influenza anche la performance di altre imprese. La condotta aggregata di tutte le imprese di unindustria influenza la performance dellintera industria. A partire dal lavoro di Joe Bain, si pensato allesistenza di una relazione causale che lega la struttura del mercato alla condotta delle imprese e questultima alla performance dellindustria: STRUTTURA CONTINUITA PERFORMANCE Pi recentemente sono stati avanzati dei dubbi sulla natura unidirezionale della relazione e si messo in evidenza come potrebbero svilupparsi delle retroazioni: ad esempio dalla condotta alla struttura. In questo capitolo, studieremo anzitutto le due forme estreme di mercato: la concorrenza perfetta e il monopolio (parr. 2 e 3). Vedremo poi i casi intermedi di concorrenza monopolistica e oligopolio (parr. 4 e 5). Di solito ci si riferisce a questi due casi intermedi con lespressione concorrenza imperfetta. Anche se gran parte delle imprese del mondo reale operano in concorrenza imperfetta, comunque utile studiare i due casi estremi, in quanto forniscono un punto di riferimento per capire la realt economica. Alcune industrie tendono ad avere una forma di mercato simile alla concorrenza perfetta, per cui non sorprendente che anche la loro performance si avvicini ad essa. Altre industrie sono invece pi vicine al monopolio (ad esempio, quando c unimpresa dominante e molte piccole imprese): in questi casi la performance dellindustria assomiglia a quella del modello di monopolio.

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2. CONCORRENZA PERFETTA Cosa succede quando ci sono molte imprese che competono tra loro? Quali sono le conseguenze per i consumatori? La teoria della concorrenza perfetta illustra una forma di mercato estrema: le imprese sono completamente sottoposte alle forze di mercato; non hanno alcun potere di influenzare il prezzo del prodotto; il prezzo a cui vendono determinato dallinterazione della domanda e dellofferta di mercato. 2.1. Le ipotesi della concorrenza perfetta Il modello della concorrenza perfetta si basa su quattro ipotesi fondamentali. Esiste un numero molto elevato di imprese nellindustria. Di conseguenza, la singola impresa produce una quota trascurabile dellofferta totale. Tutte le imprese producono un prodotto identico; in altre parole, il prodotto omogeneo. Gli acquirenti non distinguono tra marche neanche se sono esposti a pubblicit persuasiva. Acquirenti e venditori hanno una conoscenza perfetta del mercato: tutte le informazioni rilevanti sono di pubblico dominio. Esiste completa libert di entrata e di uscita nellindustria da parte di nuove imprese. Le imprese gi operative non sono in grado di impedire ad altre imprese di entrare nellindustria. Tuttavia, dal momento che per fondare una nuova impresa occorre del tempo, la condizione di libert di entrata opera solo nel lungo periodo. Le prime tre ipotesi, se valgono congiuntamente, implicano che nessuno pu influire sul prezzo di mercato. Tutte le imprese e i loro clienti sono dunque price-taker. Tali ipotesi sono piuttosto restrittive e poche industrie al mondo le soddisfano. Alcuni mercati agricoli, forse, si avvicinano al modello della concorrenza perfetta. Il mercato delle patate pu esserne un esempio. Un coltivatore di patate deve subire la concorrenza di un numero talmente elevato di coltivatori che non pu influenzare il prezzo di mercato; c libert di entrata per tutti quelli che vogliano iniziare a coltivare patate; per ogni variet di patate, ciascun coltivatore produce un prodotto virtualmente identico a quello di ciascun altro concorrente; infine, il grado di conoscenza del mercato da parte di produttori e consumatori molto elevato. 2.2. Lequilibrio di breve periodo dellimpresa La determinazione di prezzo, output e profitto nel breve periodo in concorrenza perfetta pu essere ben illustrata in un grafico. La figura 5.1 mostra lequilibrio di breve periodo di unindustria (parte a) e di unimpresa (parte b) in condizioni di concorrenza perfetta. Entrambe le parti del grafico hanno la stessa scala sullasse verticale, mentre gli assi orizzontali hanno scale diverse, in quanto la prima misura la quantit scambiata nellindustria (Q) mentre la seconda si riferisce a quella relativa alla singola impresa (q). La quantit scambiata dallindustria data dalla somma delle quantit scambiate dalle imprese esistenti: Q = qi . Se ad esempio lasse i =1 orizzontale dellimpresa
i =1 m

fosse misurato in migliaia di unit, lasse orizzontale per lindustria dovrebbe essere misurato in milioni o decine di milioni di unit, in base al numero di imprese presenti nellindustria. Esaminiamo ora la determinazione di prezzo, quantit e profitto. 2.2.1. Prezzo Il prezzo (pe) determinato dallintersezione tra domanda e offerta di mercato nella figura Sia. Essendo limpresa price-taker, a questo prezzo ha una curva di domanda orizzontale. Essa pu vendere quanto desidera al prezzo di mercato (pe), ma non pu vendere nulla a un prezzo superiore. 110

Se praticasse un prezzo inferiore a pe potrebbe conquistare lintera domanda di mercato (che non sarebbe comunque in grado di soddisfare) ma si aspetterebbe una reazione immediata da parte delle concorrenti per cui, tenuto conto ditale reazione, non ci sarebbe alcun vantaggio nel ridurre il prezzo rispetto a pe

2.2.2. Quantit Limpresa massimizza il proprio profitto quando il costo marginale eguaglia il ricavo marginale (RMG = CMG), quindi a un output pari a qe nella figura 5.1b. Si noti che, poich il prezzo non influenzato dalloutput dellimpresa, il ricavo marginale uguale al prezzo. 2.2.3. Profitto Se la curva di costo medio (CME) risulta al di sotto della curva del ricavo medio (RME), limpresa otterr extraprofitti. Lextraprofitto unitario in corrispondenza di qe la differenza verticale tra RME e CME. Lextraprofitto totale dunque dato dal rettangolo ombreggiato in figura 5.1b (i profitti unitari per la quantit venduta). Limpossibilit di entrata nel breve periodo giustifica la presenza di extraprofitti in questa forma di mercato. Nel caso in cui tutte le imprese fossero identiche, il rapporto tra Q, e q individuerebbe il numero di imprese presenti sul mercato (n). 2.3. La curva di offerta di breve periodo La curva di offerta di breve periodo dellimpresa, per quantit prodotte strettamente positive, coincide con il tratto crescente (superiore al costo variabile medio) della sua curva di costo marginale (di breve periodo). Perch? La curva di offerta mostra quanto output verr offerto in corrispondenza di ciascun prezzo: mette il prezzo in relazione con la quantit. La curva di costo marginale mette la quantit in relazione con il costo marginale. Ma, dato che, in concorrenza perfetta, p = RAIG e RMG = CMG, p deve essere uguale a CMG al fine di massimizzare il profitto. Per questo la curva di offerta e quella di costo marginale devono coincidere. Ad esempio, nella figura 5.2b, se il prezzo fosse p1, il profitto verrebbe massimizzato in corrispondenza di q1, dove p1 = CMG. Quindi il punto a si trova sulla curva di offerta. Analogamente in corrispondenza del prezzo p2 verrebbe prodotta la quantit di output q2. Anche il punto b si troverebbe sulla curva di offerta, e cos via. Cos, in concorrenza perfetta, la curva di offerta di unimpresa dipende interamente dallandamento dei suoi costi di produzione. Ci ci permette di capire perch la curva di offerta di unimpresa crescente. Dal momento che il costo marginale aumenta al crescere delloutput, sar necessario un prezzo pi elevato per indurre limpresa ad aumentare il suo output. Si noti che limpresa non produrr comunque a un prezzo inferiore al costo variabile medio minimo (cap. 4, par. 4.3.4), in 111

quanto in tal caso certo che, se q> 0, limpresa subir una perdita. In questa situazione la funzione di offerta dellimpresa coincide con lasse verticale (q = 0).

Quale sar la curva di offerta di breve periodo dellintera industria? Baster semplicemente fare la somma delle curve di offerta di breve periodo (e quindi delle curve CMG) di tutte le imprese dellindustria2. 2.4. Lequilibrio di lungo periodo dellimpresa Nel lungo periodo, se le imprese gi operative ottengono extraprofitti, nuove imprese saranno attirate nellindustria. Inoltre, le imprese gi operative potrebbero trovare conveniente aumentare la produzione, dal momento che in unottica di lungo periodo possono variare tutti i fattori produttivi. Leffetto dellentrata di nuove imprese e/o dellespansione delle imprese esistenti comunque un aumento dellofferta dellindustria (illustrato in fig. 5.3a). In corrispondenza del prezzo p1 si ottengono extraprofitti. La curva di offerta dellindustria quindi si sposter verso destra in seguito allentrata di nuove imprese.

Dal punto di vista grafico si tratta di una somma orizzontale, dal momento che sono solo le quantit ad essere sommate.

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Ci a sua volta provoca una riduzione del prezzo. Lofferta continuer ad aumentare e il prezzo a diminuire, finch le imprese non otterranno soltanto profitti normali, cio quando il prezzo diminuisce fino al punto in cui la curva di domanda dellimpresa tangente al punto di minimo della sua curva di costo medio di lungo periodo, che anche punto di intersezione con la curva del costo marginale di lungo periodo: qL quindi loutput di equilibrio di lungo periodo della singola impresa, e pL il prezzo di equilibrio di lungo periodo. Poich la curva CMELP ottenuta come inviluppo inferiore di tutte le curve CMEBP (cap. 4, par. 2), lequilibrio di lungo periodo soddisfa la seguente condizione: CMELP = CMEBP = CMG = RMG = RME Tale situazione descritta graficamente nella figura 5.4.

2.5. Incompatibilit tra concorrenza perfetta ed economie di scala Perch la concorrenza perfetta rara nel mondo reale ammesso che esista davvero? Una delle ragioni pi importanti data dalle economie di scala. In molte industrie le imprese devono essere sufficientemente grandi per poter sfruttare a pieno le potenziali economie di scala. Ma la concorrenza perfetta implica lesistenza di molte imprese, che devono necessariamente essere piccole, spesso troppo piccole per poter beneficiare di economie di scala. Quando una piccola impresa si espande e riesce a fruire di economie di scala in grado di praticare prezzi inferiori a quelli delle imprese pi piccole, costringendole a uscire dal mercato. In tal modo la concorrenza perfetta viene meno. Condizioni di concorrenza perfetta possono quindi permanere a patto che non vi siano significative economie di scala. 2.6. La concorrenza perfetta un bene per i consumatori? Si sostiene generalmente che la concorrenza perfetta sia un bene e che dovrebbe esserci maggiore concorrenza allinterno delle industrie e dei mercati. Analizzeremo pi in dettaglio queste affermazioni dopo aver illustrato anche il caso del monopolio (par. 3.4), ma gi adesso siamo in grado di identificare le principali argomentazioni a favore della concorrenza perfetta. Il prezzo uguale al costo marginale. Perch unevenienza del genere da ritenersi un bene? Per rispondere a questa domanda considerate il caso in cui prezzo e costo marginale fossero diversi. Se il prezzo fosse maggiore del costo marginale, il mercato darebbe alla produzione di unit aggiuntive 113

del bene un valore (p) superiore di quanto non costi produrle (CMG). Si dovrebbe quindi produrne di pi. Viceversa, se il prezzo fosse minore del costo marginale, il mercato attribuirebbe un valore inferiore alle unit aggiuntive del bene di quanto non costi produrle. Si dovrebbe quindi produrne dimeno. Di conseguenza solo quando prezzo e costo marginale sono uguali il livello di produzione quello giusto. E, come vedremo in seguito, solo in concorrenza perfetta p = CMG. Il fatto che le imprese (nel lungo periodo) producano al costo medio minimo e che ottengano solo profitti normali mantiene i prezzi al livello pi basso possibile. La concorrenza perfetta implica la sopravvivenza dei migliori. Le imprese inefficienti, non essendo in grado di conseguire neanche profitti normali, dovranno lasciare il mercato. Tutto ci incoraggia le imprese ad essere il pi efficienti possibile e, quando risulta fattibile, a investire in nuova tecnologia. In generale, possibile sostenere che i mercati di concorrenza perfetta permettono di raggiungere lefficienza economica.

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3. MONOPOLIO Cosa succede sul mercato quando opera una sola impresa? Quali sono gli effetti sui consumatori? 3.1. Cos un monopolio? Questa domanda pu sembrare retorica. La risposta infatti sembra ovvia. Si ha monopolio quando c una sola impresa nellindustria. Lefficienza economica a livello sociale raggiunta quando ogni bene prodotto al costo minimo e quando il consumatore ottiene il massimo beneficio dagli acquisti. Tuttavia, non sempre chiaro quando unindustria debba essere classificata come monopolistica. Dipende dallampiezza scelta per la definizione dellindustria stessa. Ad esempio, unimpresa tessile pu avere il monopolio su alcuni tipi di tessuto, ma non su tutti i tessuti in generale. Il consumatore pu acquistare tessuti alternativi da altre imprese. Unimpresa di trasporti ferroviari pu avere il monopolio sui servizi ferroviari tra due citt, ma non ha il monopolio nel trasporto pubblico su quella tratta. Si pu viaggiare anche in pullman o in aereo, o con automobili private. In una certa misura, i confini di unindustria sono arbitrari. Ci che pi importante per unimpresa il grado di potere monopolistico che esercita, che a sua volta dipende dal grado di sostituibilit del proprio prodotto con i prodotti offerti dalle altre imprese. In molti paesi, la fornitura di energia elettrica avviene in regime di monopolio. Limpresa monopolista non ha concorrenti che possano fornire energia elettrica per lilluminazione e gli elettrodomestici; tuttavia, nel caso della fornitura di energia per il riscaldamento domestico potrebbero esserci imprese concorrenti in grado di fornire energia alternativa quale gas, petrolio e carbone. 3.2. Barriere allentrata Affinch unimpresa riesca a mantenere una posizione monopolistica, ci devono essere barriere allentrata sufficientemente elevate. Esse possono assumere forme diverse. Economie di scala. Se il costo medio del monopolista, a causa dellesistenza di notevoli economie di scala, si riduce allaumentare della sua offerta, possibile che non pi di un produttore sia in grado di rimanere nellindustria facendo profitto. Questo caso noto come monopolio naturale. Tale situazione si verifica con maggiore probabilit quando il mercato servito di dimensioni ridotte. Ad esempio, due imprese di trasporto in competizione tra loro possono valutare che non convenga servire la stessa tratta, mentre una sola impresa potrebbe farlo con profitto servendo lintera domanda. Lerogazione di energia elettrica attraverso una rete nazionale un altro esempio di monopolio naturale. Anche quando il mercato potrebbe sostenere pi di unimpresa, un nuovo entrante potrebbe non essere in grado di iniziare a produrre su larga scala. In tal caso il monopolista che gi gode di economie di scala pu praticare un prezzo inferiore al costo medio di produzione del potenziale entrante, scoraggiandone lentrata. Se invece il nuovo entrante unimpresa gi operativa su un altro mercato, potrebbe essere in grado di affrontare la concorrenza del monopolista e riuscire a entrare nel mercato. Economie di variet. probabile che unimpresa che realizza una vasta gamma di prodotti abbia un costo medio di produzione inferiore a quello dei potenziali entranti. Ad esempio, una grande azienda farmaceutica che produce una vasta gamma di farmaci e cosmetici pu suddividere tra i suoi prodotti i costi di ricerca e sviluppo, di marketing, di magazzino e di trasporto. Tutto ci rende pi difficoltosa lentrata sul mercato a una nuova impresa monoprodotto, dal momento che limpresa esistente potr diminuire i prezzi, causandone luscita. Differenziazione del prodotto e fedelt alla marca. Se unimpresa produce un prodotto chiaramente differenziato da quelli esistenti, e il consumatore associa quel prodotto a una marca, sar molto difficile per una nuova impresa entrare in quel mercato. Nel 1895 lamericano Gillette 115

invent il rasoio di sicurezza che brevett in seguito nel 1904. Anche ora, a distanza di un secolo (con il monopolio legale decaduto da un pezzo), non infrequente sentire chiamare indistintamente tutti i rasoi Gillette, oppure chiamare le penne a sfera Biro, e cos via. Questo tipo di barriera pu operare anche quando il mercato sufficientemente grande da permettere a due imprese di sfruttare le economie di scala esistenti. In altre parole, qui il problema del potenziale entrante non riuscire a produrre a costi sufficientemente bassi, ma riuscire a offrire un prodotto che attiri i consumatori fedeli al marchio della concorrente. Costi inferiori per unimpresa esistente. Un monopolista avr sviluppato competenze nel campo della produzione e del marketing, sar probabilmente a conoscenza delle tecniche di produzione pi efficienti e dei fornitori pi affidabili o pi convenienti, sar inoltre in grado di accedere al credito a condizioni vantaggiose. quindi probabile che operi con costi pi bassi rispetto a un potenziale entrante. Questultimo avr notevoli difficolt a competere con limpresa monopolista e non potr sopravvivere a una guerra di prezzo. Vediamo ora altri esempi di barriere allentrata, basate sulla minaccia credibile di comportamento aggressivo del monopolista nei confronti del potenziale entrante. Propriet o controllo di importanti fattori di produzione. Unimpresa che controlla lofferta di input cruciali (ad esempio, in quanto proprietaria dellunico fornitore di qualche componente), pu non metterli a disposizione dei potenziali concorrenti. A livello mondiale, la De Beers ha il monopolio per quanto riguarda i diamanti lavorati perch tutti i produttori di diamanti commercializzano la loro produzione tramite di essa. Propriet o controllo delle reti di vendita al dettaglio o allingrosso. Analogamente, se unimpresa controlla tutte le reti di vendita possibili, pu impedire ai potenziali entranti di avere accesso ai consumatori. Protezione legale. La posizione monopolistica dellimpresa pu essere protetta da brevetti su processi produttivi, da diritti di autore, da varie forme di licenze e da dazi doganali e altre restrizioni agli scambi. Molti nuovi farmaci sviluppati dalle aziende farmaceutiche (ad esempio quelli antiAIDS) e il sistema operativo Windows costituiscono un esempio di monopolio basato sul rilascio di un brevetto. Fusioni e acquisizioni. Il monopolista pu lanciare unofferta di acquisto sullentrante, scoraggiandone in tal modo lentrata. Tattiche aggressive. Un monopolista pu probabilmente sostenere perdite pi a lungo di un nuovo entrante, per cui pu iniziare una guerra di prezzo, lanciare massicce campagne pubblicitarie, offrire servizi allettanti alla clientela, introdurre nuovi marchi per competere con il nuovo entrante, ecc. Intimidazione. Il monopolista pu anche ricorrere a tutta una serie di minacce, lecite o illecite, per indurre un nuovo entrante a uscire dal mercato. 3.3. Prezzo e output di equilibrio Poich per definizione c una sola impresa sul mercato, la curva di domanda dellimpresa coincide con la curva di domanda dellindustria. Rispetto ad altre forme di mercato, la domanda in monopolio tende a essere meno elastica a ogni livello di prezzo. Se il monopolista aumenta il prezzo, i consumatori non hanno alternative: o comprano a un prezzo maggiore, o rinunciano al prodotto. A differenza dellimpresa che opera in concorrenza perfetta, limpresa monopolistica, variando la quantit offerta, pertanto in grado di influenzare il prezzo. E per pur sempre vincolata dalla curva di domanda: un aumento del prezzo ridurr la quantit domandata, come illustrato dalla curva di domanda decrescente rappresentata nella figura 5.5. Come accade anche in altre forme di mercato, il monopolista massimizza il profitto quando RMG=CMG. Nella figura 5.5, quindi, il profitto massimo quando loutput pari a qm. Lextraprofitto indicato dallarea ombreggiata. Questo profitto tende a essere tanto maggiore quanto meno elastica la curva di domanda (cio quanto pi ripida la curva RMG), e quindi 116

quanto maggiore la differenza tra prezzo (RME) e ricavo marginale. Lelasticit effettiva dipende dal grado di sostituibilit del prodotto considerato con i prodotti forniti da altre industrie.

Ad esempio, la domanda di servizi ferroviari molto meno elastica (e il profitto potenziale maggiore) se non ci sono servizi di autobus sulla stessa tratta. Poich esistono barriere allentrata, lextraprofitto del monopolista nel lungo periodo non viene eroso dalla concorrenza. Lunica differenza tra lequilibrio di breve e di lungo periodo, quindi, che nel lungo periodo limpresa produce quella quantit di output per cui ricavo marginale e costo marginale di lungo periodo sono uguali. 3.4. Monopolio, concorrenza perfetta e benessere sociale Abbiamo visto che un monopolista sceglie un livello di output e un prezzo del tutto diversi da quelli che si determinano in unindustria perfettamente concorrenziale. Confronto sul prezzo e sulloutput nel breve periodo. La figura 5.6 permette di confrontare lequilibrio in unindustria monopolistica con quello di unindustria perfettamente concorrenziale in grado di produrre un bene con la stessa tecnologia e quindi con le stese curve di costo. Nellindustria monopolista si produce la quantit Qm al prezzo pm, in modo che RMG = CMG. In concorrenza perfetta, si produce Qc, al prezzo pc una quantit maggiore a un prezzo inferiore. Ma perch? La ragione che per ciascuna impresa che opera nellindustria ed a questo livello che vengono prese le decisioni il ricavo marginale uguale al prezzo. Ricordiamo che limpresa perfettamente concorrenziale fronteggia una curva di domanda perfettamente elastica, che coincide con la RMG (si veda la fig. 5.1). Quindi produrre dove CMG = R.MG significa anche produrre dove CMG = p. Quando tutte le imprese in concorrenza perfetta si comportano in questo modo, il prezzo e la quantit di equilibrio dellindustria saranno pari a pc, e Qc nella figura 5.6. Ceteris paribus, quindi, i consumatori preferiscono la concorrenza perfetta al monopolio. Prezzo e output ne/lungo periodo. In concorrenza perfetta, la libert di entrata e rode lextraprofitto e costringe le imprese a produrre nel punto di minimo della loro curva CMELP. Ci permette di mantenere bassi i prezzi nel lungo periodo. In monopolio, invece, le barriere allentrata consentono di mantenere gli extraprofitti nel lungo periodo. il monopolista non costretto a operare nel punto di minimo della curva di costo medio. Ci implica che, ceteris paribus, in monopolio i prezzi di lungo periodo saranno pi elevati di quelli in concorrenza perfetta, e conseguentemente la quantit scambiata sar inferiore.

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Ne risulta che i consumatori preferiranno la concorrenza perfetta, mentre per le imprese sar pi vantaggioso il monopolio. Ci sar dunque un conflitto di interessi tra consumatori, favorevoli alla concorrenza, e imprese, favorevoli al monopolio3. Costi in regime di monopolio. Unipotesi cruciale del nostro ragionamento che le curve di costo siano le stesse nelle due diverse forme di mercato. Nel lungo periodo unimpresa che operi in condizioni di concorrenza perfetta per sopravvivere deve usare le tecniche pi efficienti e sviluppare nuove tecnologie ogni qual volta sia possibile. Il monopolista, invece, protetto dalle barriere allentrata, pu sempre ottenere profitti anche se non usa le tecniche produttive pi efficienti. Egli, quindi, ha meno incentivo allefficienza. Per questa ragione, i costi di produzione potrebbero essere maggiori in monopolio che non in concorrenza perfetta. Daltra parte, in monopolio possibile raggiungere notevoli economie di scala collegate alla maggiore dimensione degli impianti, a unamministrazione accentrata e al fatto di poter evitare costose duplicazioni. Se il risultato un costo marginale considerevolmente inferiore a quello di unimpresa che opera in concorrenza perfetta, il monopolio potrebbe anche produrre un output maggiore a un prezzo inferiore. Unaltra ragione che potrebbe permettere a un monopolista di operare a costi inferiori che egli ha la possibilit di impiegare gli extraprofitti in ricerca e sviluppo e in nuovi investimenti. Potrebbe non avere gli stessi incentivi allefficienza di unimpresa perfettamente concorrenziale, ma potrebbe disporre di maggiori risorse con cui tentare di diventare pi efficiente rispetto a una piccola impresa con fondi limitati. Nonostante limpresa monopolistica non abbia alcun rivale sul mercato dei beni, deve guardarsi dal mercato finanziario. Un monopolio con costi potenzialmente bassi e gestito in modo inefficiente potrebbe essere acquisito da unaltra impresa. La concorrenza per il controllo dellimpresa costringe a suo modo unimpresa monopolistica allefficienza: dovr impegnarsi a mantenere elevato il valore delle sue azioni in modo da renderne pi difficile lacquisizione. Innovazione e nuovi prodotti. La promessa di extraprofitti, magari protetti da brevetti, potrebbe incoraggiare lo sviluppo di nuove industrie monopolistiche che producano nuovi prodotti. proprio la possibilit di ottenere tali notevoli profitti che convince alcuni a intraprendere certi tipi di attivit.

Se il surplus del consumatore e i profitti delle imprese sono valutati allo stesso modo nel formare il benessere sociale, si pu evincere (fig. 5.5) che, essendo la perdita di surplus dei consumatori nel passaggio dalla concorrenza perfetta al monopolio superiore al guadagno delle imprese, si dovrebbe preferire la concorrenza perfetta. In monopolio si realizza dunque una perdita secca (dead weight loss) in termini di benessere (cap. 6, par. 2.1.2).

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3.5. Concorrenza potenziale o potenziale monopolio? La teoria dei mercati contendibili 3.5.1. Concorrenza potenziale La teoria dei mercati contendibili, sviluppata da Baumol, Panzar e Willig, sostiene che ci che influenza in modo cruciale la determinazione del prezzo e della quantit non solo la forma di mercato effettiva pi o meno concorrenziale , ma anche lesistenza di una minaccia di concorrenza. Se un monopolio protetto da elevate barriere allentrata ad esempio perch limpresa monopolistica controlla laccesso a tutte le materie prime allora sar in grado di ottenere extraprofitti anche nel lungo periodo senza timore di concorrenza. Se invece un altro soggetto avesse la possibilit di acquisire limpresa monopolistica, questa si comporterebbe in modo pi simile a unimpresa concorrenziale. La minaccia di concorrenza ha un effetto simile alla concorrenza effettiva. Consideriamo ad esempio unimpresa di catering cui venga dato il permesso di gestire le mense di unazienda. Essa ha il monopolio dellofferta di cibo ai lavoratori dellazienda, ma se inizia a praticare prezzi elevati o a fornire un servizio scadente, lazienda potrebbe offrire la gestione della mensa a unaltra impresa. Questa minaccia costringer limpresa di catering a praticare prezzi ragionevoli e a fornire un buon servizio. 3.5.2. Mercati perfettamente contendibili Un mercato perfettamente contenWbile quando i costi di entrata e di uscita da parte di potenziali rivali con la stessa tecnologia del monopolista sono nulli; quindi lentrata pu avvenire molto rapidamente. In tali casi, quando si presenta loccasione di ottenere extraprofitti, nuove imprese entreranno nel mercato, facendo scendere il profitto del monopolista al suo livello normale. La sola minaccia di unevenienza di questo tipo, secondo la teoria dei mercati contendibii, assicura che limpresa gi operante sul mercato mantenga bassi i prezzi in modo da ottenere soltanto un profitto normale, e produca nel modo pi efficiente possibile sfruttando tutte le possibili economie di scala e ogni nuova tecnologia. Se limpresa monopolistica non si comportasse in questo modo, allora si avrebbe lentrata di nuove imprese e la concorrenza da potenziale diventerebbe effettiva. 3.5.3. Mercati contendibili e monopoli naturali Perch allora in questi casi i mercati non sono effettivamente di concorrenza perfetta? Perch continuano a sussistere condizioni di monopolio? La causa di questa apparente incongruenza sta nelle economie di scala e nella dimensione del mercato. A volte, per operare con una scala minima efficiente, limpresa monopolistica deve avere una dimensione sufficientemente grande rispetto a quella del mercato, talmente grande da non poter lasciare spazio a una seconda impresa. Se una nuova impresa entra nel mercato, allora una delle due non sopravviver, perch il mercato non abbastanza grande per entrambe. E il caso del cosiddetto monopolio naturale. Se non esistono costi di entrata o di uscita, nuove imprese, ammesso che ritengano di essere pi efficienti dellimpresa gi esistente, vorranno entrare nel mercato anche se c spazio per una sola di esse. Limpresa monopolistica, consapevole della situazione, sar costretta alla massima efficienza e otterr un livello di profitto non superiore a quello normale. 3.5.4. LImportanza delluscita senza costi Per creare una nuova impresa di solito sono necessarie spese ingenti in impianti e macchinari. Una volta che il capitale stato impegnato, esso diventa un costo fisso. Se questultimo non superiore 119

a quello dellimpresa gi operativa, allora lentrante potrebbe vincere la battaglia; nulla per lo garantisce. Ma cosa significa esattamente vincere o perdere la battaglia? In caso di insuccesso lentrante non potrebbe semplicemente spostarsi su un altro mercato? La cosa non tanto semplice se ci sono ingenti costi di uscita. Questo accade nel caso in cui il capitale investito non possa essere trasferito ad altri usi. In questi casi i costi fissi prendono il nome di costi fissi irrecuperabili (sunk costs). Limpresa che si vede costretta a uscire dal mercato si ritrova con un capitale strumentale che non pu essere utilizzato altrimenti. Questo potrebbe scoraggiarla dallentrare, consentendo allimpresa gi operativa di ottenere extraprofitti. Se invece il capitale strumentale pu essere trasferito, i costi di uscita saranno nulli (o comunque molto bassi) e i potenziali entranti saranno disposti a correre il rischio. Ad esempio, unimpresa di trasporto su ruota potrebbe decidere di aprire lo stesso servizio su una linea gi servita, sulla quale c mercato per una sola impresa. Se lentrante ne esce perdente, potr sempre utilizzare i suoi mezzi di trasporto su unaltra linea, in quanto il loro costo non irrecuperabile. La possibilit di uscire senza sostenere costi incoraggia quindi nuove imprese a entrare in unindustria, consapevoli che, in caso di insuccesso, potranno trasferire il loro capitale altrove, senza comprometterne eccessivamente il valore. Quanto minori sono i costi di uscita, tanto pi contendibile sar il mercato. In tal caso le imprese gi operanti in mercati simili sono in grado di competere veramente con i monopolisti, in quanto, nelleventualit di insuccesso, possono semplicemente trasferire il capitale da un mercato allaltro. Ad esempio, studi sulle compagnie aeree negli Stati Uniti mostrano che lentrata su una particolare rotta potrebbe essere pi facile per una compagnia gi operativa, che pu semplicemente trasferire aerei gi in suo possesso da una rotta allaltra. 3.5.5. Contendibilit e benessere sociale Quanto pi contendibile il mercato, tanto pi unindustria, anche monopolistica, sar costretta a operare in condizioni simili a quelle della concorrenza perfetta. Quindi, se un monopolio opera in un mercato perfettamente contendibile, non solo sar in grado di operare a costi bassi in virt delle economie di scala, ma manterr profitti e prezzi bassi per effetto della concorrenza potenziale.

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4. CONCORRENZA MONOPOLISTICA Cosa succede se ci sono molte imprese concorrenti ma ciascuna di esse cerca di conquistare il consumatore con un particolare prodotto? Pochissimi mercati in pratica possono essere classificati come perfettamente concorrenziali o come puri monopoli. La maggior parte delle imprese compete con altre imprese, spesso in modo piuttosto aggressivo, senza essere necessariamente price-taker; esse hanno invece un certo potere di mercato. La maggior parte dei mercati si colloca quindi in posizione intermedia rispetto agli estremi del monopolio e della concorrenza perfetta: nel regno della concorrenza imperfetta. Come abbiamo visto nel paragrafo 1, ci sono due tipi di concorrenza imperfetta: la concorrenza monopolistica e loligopolio. La concorrenza monopolistica pi vicina alla situazione perfettamente concorrenziale. Si caratterizza per un elevato numero di imprese concorrenti, almeno nel lungo periodo, ognuna delle quali ha per un certo potere di mercato, almeno nel breve periodo; da qui il termine concorrenza monopolistica. 4.1. Le ipotesi della concorrenza monopolistica Il modello della concorrenza monopolistica, dovuto a Chamberlin, si basa sulle seguenti ipotesi: Esiste un numero piuttosto elevato di imprese. Di conseguenza, ciascuna di esse ha una quota piccola di mercato, e quindi le sue azioni non influenza- no le imprese concorrenti in modo rilevante. Ci significa che ciascuna impresa non deve preoccuparsi n delle azioni n delle reazioni delle sue concorrenti: non c interazione strategica tra le imprese (come vedremo in seguito, linterazione strategica tra le imprese invece la caratteristica distintiva comune agli oligopoli). C libert di entrata nellindustria. Se unimpresa volesse iniziare a operare nel mercato, sarebbe libera di farlo. In base a queste caratteristiche, quindi, la concorrenza monopolistica come la concorrenza perfetta. A differenza della concorrenza perfetta, tuttavia, ciascuna impresa produce un prodotto o fornisce un servizio differenziato rispetto ai concorrenti. Di conseguenza essa pu aumentare il prezzo senza perdere tutta la domanda. La sua curva di domanda decrescente, pur essendo piuttosto elastica dato lelevato numero di imprese concorrenti alle quali i consumatori si possono rivolgere.

I distributori di benzina, i ristoranti, i parrucchieri e i costruttori possono essere citati come esempi di imprese che operano in concorrenza monopolistica. Una caratteristica tipica della concorrenza monopolistica che, nonostante nel mercato ci siano molte imprese, ciascuna di esse occupa una particolare nicchia. E particolarmente evidente nel caso della distribuzione al dettaglio. In una citt possono esserci molte edicole, ma ce ne sar solo una in una particolare strada. In un certo senso, ciascuna opera come un monopolio locale: la gente potrebbe infatti essere disposta a pagare prezzi pi elevati per non essere costretta ad andare pi lontano e perdere pi tempo per un certo acquisto. 4.2. Equilibrio dellimpresa 4.2.1. Breve periodo Come nelle altre forme di mercato, anche in concorrenza monopolistica la massimizzazione del profitto implica che CMG = RMG. Il grafico uguale a quello dellimpresa monopolistica, a parte il fatto che le curve RME e RMG sono pi elastiche, come illustrato in figura 5.7a. Analogamente alla concorrenza perfetta, limpresa che opera in condizioni di concorrenza monopolistica pu ottenere extraprofitti nel breve periodo, come evidenziato dallarea ombreggiata. 121

Lammontare dei profitti di breve periodo dipende dai parametri della domanda. Quanto meno elastica e quanto pi spostata a destra la curva di domanda rispetto alla curva del costo medio, tanto maggiore il profitto di breve periodo. Quindi un impresa il cui prodotto sia molto differenziato da quelli dei concorrenti potrebbe ottenere elevati profitti di breve periodo.

4.2.2. Lungo periodo Se le imprese ottengono extraprofitti, nel lungo periodo nuove imprese entreranno nel mercato. Cos facendo, distoglieranno clienti dalle imprese esistenti, facendone diminuire la domanda. Il processo continuer e la curva di domanda delle imprese esistenti si sposter verso sinistra fino ad azzerare completamente gli extraprofitti. Ci sar equilibrio di lungo periodo solo quando non vi saranno pi extraprofitti; in tal caso non vi sar pi incentivo allentrata o alluscita di imprese (fig. 5.7b). La curva di domanda dellimpresa si sposta in pL, dove tangente alla curva CMELP. La quantit prodotta qL, in corrispondenza della quale pL = CMELP e RMG = CMGLP. Per qualunque altro livello di output, CMELP maggiore di p e quindi le imprese subirebbero perdite. 4.3. Concorrenza non di prezzo Uno dei problemi principali del semplice modello della figura 5.7 che in esso le uniche decisioni prese dallimpresa riguardano il prezzo e loutput. Nella pratica, tuttavia, limpresa che opera in concorrenza monopolistica deve anche decidere su altre variabili, quali ad esempio la variet di prodotto o la pubblicit. La concorrenza non di prezzo caratterizzata da due dimensioni principali: sviluppo del prodotto e pubblicit. Lo scopo principale dello sviluppo del prodotto offrire un bene che si vende con facilit, cio un prodotto dalla domanda alta o potenzialmente alta: un prodotto ben differenziato da quelli concorrenti, quindi con una domanda anelastica per lassenza di sostituti. Nel caso di imprese che forniscono servizi, lo sviluppo del prodotto consiste nel tentativo di fornire un servizio che sia migliore, almeno per un sottoinsieme della domanda, di quello dei concorrenti. Lo scopo principale della pubblicit la vendita del prodotto. Tale scopo pu essere raggiunto non soltanto informando i consumatori dellesistenza del prodotto, ma anche tentando deliberatamente di persuaderli ad acquistarlo. Analogamente allo sviluppo del prodotto, una pubblicit efficace aumenta la domanda e rende la curva di domanda dellimpresa meno elastica, in quanto enfatizza le caratteristiche peculiari del prodotto rispetto a quelli dei concorrenti. Lo sviluppo del prodotto e la pubblicit per non soltanto aumentano la domanda per limpresa, e quindi i ricavi, ma generano anche maggiori costi. Qual allora la quantit ottimale ditali variabili, quella cio che massimizza i profitti? Per ogni dato prezzo e prodotto, lammontare ottimo di pubblicit, ad esempio, quello in corrispondenza del quale il ricavo marginale (RMGp), vale a dire 122

lincremento di ricavo dovuto ad un aumento unitario di pubblicit, uguale al costo marginale (CMGp), vale a dire lincremento di costo dovuto a un aumento unitario di pubblicit. Fintantoch RMGp> CMGp, ogni ulteriore aumento di pubblicit far aumentare i profitti. Ulteriori investimenti in pubblicit per condurranno ad aumenti sempre pi contenuti delle vendite, per cui RMG diminuisce, fino a quando RMGp = CMGp. A questo punto non pi possibile aumentare il profitto: esso gi massimo. Questa analisi efficace solo se possibile superare due problemi: leffetto dello sviluppo del prodotto e della pubblicit sulla domanda difficile da prevedere e quindi difficile calcolarne la curva di ricavo marginale; lo sviluppo del prodotto e la pubblicit hanno effetti diversi a diversi livelli di prezzo. Quindi la massimizzazione del profitto richiede una scelta complessa di una combinazione ottima di prezzo, tipo di prodotto, livello e tipo di pubblicit. 4.4. Concorrenza monopolistica e benessere sociale 4.4.1. Confronto con la concorrenza perfetta Spesso si dice che la concorrenza monopolistica produce unallocazione delle risorse meno efficiente della concorrenza perfetta. La figura 5.8 confronta lequilibrio di lungo periodo per due imprese. Unimpresa opera in concorrenza perfetta e quindi ha una curva di domanda orizzontale. Produce q1 al prezzop1. Laltra impresa opera in concorrenza monopolistica e quindi ha una curva di domanda decrescente. Produce un output minore q2 a un prezzo maggiore p2. Unipotesi cruciale qui che entrambe le imprese abbiano la stessa curva di costo medio di lungo periodo CMELP. Data questa ipotesi, possiamo dunque affermare che la concorrenza monopolistica presenta i seguenti svantaggi rispetto alla concorrenza perfetta: in concorrenza monopolistica viene venduta una quantit di output minore a un prezzo maggiore rispetto alla concorrenza perfetta; le imprese in concorrenza monopolistica non producono in modo tale da minimizzare il costo medio di lungo periodo.

Volendo aumentare il livello di produzione per minimizzare il costo medio, le imprese in concorrenza monopolistica vedrebbero ridursi il prezzo pi del costo medio e si troverebbero quindi in perdita. Per questa ragione esse producono con eccesso di capacit produttiva. Nella figura 5.8 questo eccesso di capacit indicato come q1 q2. In altre parole, la concorrenza monopolistica si caratterizza per un numero abbastanza elevato di imprese che producono un livello subottimale di 123

output, e sono quindi costrette a praticare un prezzo piuttosto elevato. Quali sono le conseguenze per il consumatore? Non sempre il prezzo in concorrenza monopolistica tanto pi elevato di quello prevalente in concorrenza perfetta; la differenza potrebbe anche essere molto ridotta. Nonostante la curva di domanda dellimpresa sia decrescente, essa sar elastica nella misura in cui esiste un gran numero di sostituti. 4.4.2. Confronto con il monopolio Le osservazioni sono simili a quelle fatte nel confronto tra monopolio e concorrenza perfetta. Da una parte, in concorrenza monopolistica, la libert di entrata da parte di nuove imprese e quindi lassenza di extraprofitti nel lungo periodo dovrebbe contribuire a tenere pi bassi i prezzi del monopolio e a incoraggiare risparmi sui costi. Daltra parte, il monopolio in grado di sfruttare meglio le economie di scala e di ottenere maggiori fondi per investimenti e per spese di ricerca e sviluppo.

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5. OLIGOPOUO Che cosa succede se poche imprese dominano il mercato? Ci sar concorrenza spietata o collusione? Si ha oligopolio quando poche imprese offrono un determinato prodotto. Ci sono per differenze significative tra i diversi tipi di oligopolio esistenti e tra i comportamenti delle imprese oligopolistiche. Queste ultime possono produrre un prodotto praticamente identico (ad esempio, metalli, zucchero, benzina, prodotti chimici), oppure prodotti differenziati (ad esempio, automobili, sapone, sigarette, apparecchi elettrici). Gran parte della concorrenza oligopolistica in caso di beni differenziati si gioca sulle variabili di marketing. Le politiche di marketing possono essere anche molto diverse da oligopolio a oligopolio. 5.1. Le due caratteristiche principali delloligopolio Nonostante le differenze esistenti tra i diversi oligopoli, due caratteristiche fondamentali distinguono loligopolio dalle altre forme di mercato. Interdipendenza strategica tra le imprese. Poich in oligopolio operano poche imprese, ciascuna dovr tener conto delle altre. Ci significa che esse sono strategicamente interdipendenti: il profitto di ciascuna impresa dipende non solo dalle proprie scelte ma anche da quelle altrui. Se unimpresa cambia il prezzo o le caratteristiche del suo prodotto, ad esempio, o lammontare delle spese in pubblicit, le vendite delle imprese concorrenti ne saranno influenzate. Le altre imprese potranno reagire modificando a loro volta il prezzo, le caratteristiche dei loro prodotti, la pubblicit. Nessuna impresa pu permettersi di ignorare le azioni e reazioni delle altre imprese operanti nellindustria. E quindi molto pi difficile, rispetto alle precedenti forme di mercato, prevedere leffetto di una variazione di prezzo di unimpresa sulle sue vendite; diverse congetture sul comportamento delle rivali conducono a diverse strategie. Anche per questo motivo non c un unico modello di oligopolio ma ne esiste una molteplicit. Barriere allentrata. A differenza delle imprese in concorrenza monopolistica, in oligopolio ci sono barriere allentrata. Esse sono simili a quelle che proteggono il monopolista dalla concorrenza potenziale. La dimensione ditali barriere varia per da industria a industria: in alcuni casi lentrata relativamente facile, in altri praticamente impossibile. Le imprese pongono in essere interazioni strategiche tra loro. Quando vi sono poche imprese a concorrere su un mercato, esse, prima di scegliere le proprie strategie, devono prendere in considerazione quelle messe in atto dalle rivali, perch influenzeranno significativamente i propri risultati economici. 5.2. Concorrenza e collusione Gli oligopolisti possono essere mossi da due esigenze contrastanti: Da un lato, eliminare linterdipendenza strategica con i rivali, colludendo con questi ultimi al fine di massimizzare il profitto congiunto, comportandosi, quindi, come monopolisti. Dallaltro lato, competere con i rivali per conquistare maggiori quote di mercato e quindi conseguire profitti pi elevati. Queste due politiche sono incompatibili. Quanto pi agguerrita la concorrenza tra le diverse imprese per ottenere quote maggiori di profitti, tanto minori diventeranno i profitti totali dellindustria! Ad esempio, unaccesa concorrenza di prezzo pu ridurre drasticamente il prezzo medio dellindustria, mentre una concorrenza sulla pubblicit pu far aumentare i costi dellindustria in modo sensibile. In tutti e due i casi, probabile che i profitti dellindustria diminuiscano. Talvolta le imprese colludono, altre volte no. Guarderemo prima alloligopolio collusivo (sia esplicito sia tacito); successivamente studieremo l oligopolio non collusivo.

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5.3. Equilibrio di unindustria in oligopolio collusivo Quando le imprese oligopolistiche colludono, possono accordarsi sui prezzi, sulle quote di mercato, sulle spese in pubblicit, ecc. La collusione riduce il grado di incertezza nellindustria: riduce la probabilit che avvenga una dispendiosa concorrenza di prezzo o che venga fatta pubblicit comparativa, e quindi riduce il rischio di una drastica riduzione dei profitti. Un accordo formale di collusione noto come cartello. Il cartello massimizza i profitti congiunti dei partecipanti; se partecipano al cartello tutte le imprese dellindustria, allora come se queste, insieme, costituissero un monopolio (fig. 5.9). Uno degli esempi pi famosi di cartello quello dellOPEC, formato dai pi importanti paesi produttori di petrolio e costituito nel 1960. La principale politica perseguita dallOPEC evitare uneccessiva riduzione del prezzo del petrolio, attraverso listituzione di un sistema di quote produttive a carico dei suoi membri. Nella figura 5.9 la curva di domanda di mercato disegnata insieme alla relativa curva RMG. La curva CMG del cartello la somma orizzontale delle curve CMG delle imprese appartenenti allindustria e partecipanti al cartello. I profitti sono massimi in q1 dove CMG = RMG. Il cartello deve quindi fissare un prezzo p1 (in corrispondenza del quale verr domandato un output q1). Essendosi accordate sul prezzo praticato dal cartello, le imprese possono competere tra loro attraverso una concorrenza non di prezzo per ottenere la maggior quota di mercato possibile. Alternativamente, i membri del cartello possono accordarsi per dividersi il mercato. A ogni impresa si pu assegnare una data quota. La somma delle quote deve essere q1. Se le quote eccedono q1, si presentano due casi: a) se il prezzo rimane fisso, rimane delloutput invenduto; b) il prezzo scende. Una volta fissata la quantit che il cartello deve produrre, come verr decisa la quota di ogni singola impresa? Il metodo pi probabile lassegnazione di quote proporzionali alla quota effettiva di mercato che ciascuna impresa aveva prima dellaccordo. In molti paesi i cartelli sono illegali, essendo considerati mezzi per aumentare i prezzi e i profitti dei partecipanti a scapito del pubblico interesse. Quando i cartelli sono vietati, le imprese possono colludere tacitamente mantenendo il proprio prezzo in linea con quello delle altre imprese. In tal modo esse evitano di scatenare guerre di prezzo o campagne pubblicitarie particolarmente aggressive.

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5.4. Collusione tacita Una forma di collusione tacita si ha quando le imprese fissano lo stesso prezzo del leader, che pu essere limpresa pi grande ovvero limpresa che domina lindustria. In tal caso si ha una leadership di prezzo dellimpresa dominante. Alternativamente, il leader di prezzo pu semplicemente essere limpresa che emersa nel tempo come la pi affidabile da seguire, quella che svolge meglio la funzione di barometro delle condizioni di mercato. Questa pratica prende il nome di leadership di prezzo dellimpresa barometro. Leadership di prezzo dellimpresa dominante. Come fissa il prezzo limpresa leader? Dipende dalle sue congetture sulle reazioni delle altre imprese alle variazioni del suo prezzo. Se si aspetta che le rivali aumentino il prezzo nella sua stessa proporzione, allora possibile costruire il semplice modello illustrato in figura 5.10. Il leader ipotizza di mantenere una quota costante di mercato (ad esempio il 50%). Egli massimizza i suoi profitti uguagliando il ricavo marginale al costo marginale. Egli, ad esempio, sa di trovarsi nel punto a; stima inoltre la variazione della quantit domandata in seguito a una variazione del prezzo da parte di tutta lindustria e sulla base di ci Costruisce la sua curva di domanda e la relativa curva RMG. Sceglie quindi di produrre ql al prezzo pl: il punto l sulla sua curva di domanda (dove CMG = RMG). Le altre imprese seguiranno quel prezzo. La domanda di mercato viene rappresentata con Dm; la domanda delle imprese gregarie (follower) viene ricavata in via residuale sottraendo alla domanda di mercato la domanda del leader, cio qt - ql. Questo modello si basa per su unipotesi forte: che le imprese follower vogliano mantenere una quota costante di mercato. In realt possibile che, se il leader decide di aumentare il prezzo, al nuovo prezzo le imprese follower vogliano produrre di pi. Daltra parte, esse potrebbero semplicemente decidere di mantenere la loro quota di mercato nel timore di una reazione da parte del leader, come successive riduzioni di prezzo e campagne pubblicitarie aggressive.

Leadership di prezzo dellimpresa barometro. Una pratica simile pu essere seguita da unimpresa barometro. Nonostante questultima non domini lindustria, il suo prezzo sar seguito alle altre imprese. Limpresa cerca semplicemente di stimare la sua curva di domanda e quella connessa di ricavo marginale assumendo, di nuovo, una quota di mercato costante delle rivali e quindi produce dove RMG = CMG, fissando il prezzo di conseguenza. In pratica, limpresa che svolge funzione di barometro pu cambiare spesso, sia che parliamo di imprese petrolifere, di produttori di automobffi o di banche; qualsiasi impresa potrebbe prendere liniziativa di alzare il prezzo. Se le altre imprese aspettano semplicemente che qualcunaltra prenda liniziativa, la seguiranno rapidamente.

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Altre forme di collusione tacita. Lalternativa allesistenza di un leader riconosciuto la presenza di un insieme di regole che tutte le imprese seguono. Un esempio la pratica di fissare il prezzo in base al costo medio. In questo caso i produttori, invece di eguagliare CMG e RMG, aggiungono semplicemente al costo medio una percentuale prestabilita di profitto. Quindi, se i costi aumentano del 10%, i prezzi aumenteranno automaticamente del 10%. Questa regola particolarmente utile in periodi di inflazione, quando tutte le imprese subiscono aumenti proporzionali di costo. Unaltra regola di comportamento lesistenza di un prezzo considerato come punto di riferimento. Ad esempio, si pu vendere a 9,95, 14,95, 19,95 euro, ecc. (ma non a 12,31, 16,42 020,04 euro). Se i costi aumentano, le imprese praticheranno il prezzo di riferimento immediatamente pi elevato, sapendo che anche le altre imprese faranno altrettanto. Regole di comportamento possono riguardare anche la pubblicit (ad esempio, non criticare mai i prodotti altrui), o il design dei prodotti (ad esempio, i produttori di lampadine si accordano implicitamente nel non produrre lampadine che durino in eterno). 5.5. Fattori che favoriscono la collusione pi probabile che vi sia collusione, sia essa formale o tacita, quando le imprese possono identificarsi chiaramente a vicenda e quando hanno fiducia luna nellaltra. Sar pi facile che le imprese colludano se sussistono le seguenti condizioni: ci sono poche imprese che si conoscono a vicenda; non ci sono segreti riguardo a costi e tecniche di produzione; le imprese hanno tecniche di produzione e costi medi simili, e quindi sono disposte a variare il prezzo nello stesso momento e nella stessa proporzione; le imprese producono beni simffi e possono quindi accordarsi facilmente sul prezzo; c unimpresa dominante; ci sono barriere allentrata e quindi scarso timore di concorrenza da parte di nuove imprese; il mercato stabile. Se i costi di produzione o la domanda dellindustria fossero altamente volatili, sarebbe difficile accordarsi, a causa della difficolt di fare previsioni e per la necessit di rivedere frequentemente i termini dellaccordo. Se il mercato in declino, ciascuna impresa pu essere tentata di tagliare il proprio prezzo per mantenere le vendite; non ci sono leggi contrarie alle pratiche collusive. 5.6. Oligopolio non collusivo: la rottura dellaccordo In alcuni oligopoli, potrebbero non essere presenti fattori che incentivano la collusione. In tali casi, pi probabile che si verifichi concorrenza di prezzo. Anche se c collusione, ci sar sempre la tentazione di tradire, riducendo il prezzo o vendendo oltre la quota di mercato assegnata. Il pericolo, in questo caso, rappresentato dalla vendetta delle altre imprese del cartello e da una conseguente guerra di prezzo, che potrebbe portare lintero cartello alla distruzione. Nel considerare lopportunit di rompere un accordo collusivo, anche se tacito, unimpresa deve chiedersi: a) quanto possibile ottenere senza innescare una reazione delle altre imprese? b) se inizia una guerra di prezzo, riuscir a vincerla? La posizione delle imprese rivali assomiglia a quella dei generali delle armate nemiche. Si tratta infatti di scegliere la strategia appropriata, cio quella che consente di sconfiggere gli avversari. Naturalmente la strategia di unimpresa non deve tener conto soltanto del prezzo, ma anche della pubblicit e dello sviluppo del prodotto. La scelta della strategia dipende: a) dalle congetture dellimpresa circa le reazioni delle altre imprese; b) dalla sua disponibilit a rischiare. 128

La teoria dei giochi studia con approccio formale linterazione strategica tra pi soggetti; attraverso lapplicazione del famoso concetto dellequilibrio di Nash possibile individuare per ciascuna impresa la strategia migliore, data una congettura razionale sul comportamento delle imprese rivali. 5.7. Oligopolio non collusivo: la teoria dei giochi Il caso pi semplice quello di due sole imprese identiche che devono scegliere tra due prezzi alternativi. La tabella 5.2 mostra i profitti ottenibili nei due casi. Assumiamo che entrambe le imprese (X e Y) fissino il prezzo a 2 euro e ottengano un profitto di 10 milioni, per un profitto totale di 20 milioni, come illustrato dal riquadro in alto a sinistra (A). Assumiamo ora che entrambe decidano in modo indipendente di ridurre il prezzo a 1,80 euro. Nel prendere questa decisione, devono tenere conto della reazione della rivale e delle sue conseguenze. Nel nostro esempio ci sono solo due reazioni possibili da parte della rivale: abbassare il prezzo a 1,80 euro o tenerlo al livello iniziale. Cosa far limpresa X? Unalternativa andarci cauti e pensare al peggio: se X tenesse il suo prezzo a 2 euro, Y potrebbe abbassarlo a 1,80. Questo caso illustrato nel riquadro C: i profitti di X scendono a 5 milioni. Se invece X riduce il prezzo a 1,80 euro, i profitti di X scenderebbero, ma a 8 mffioni. In questo caso, quindi, se X fa bene i suoi conti, abbasser il prezzo a 1,80 euro. Si noti che Y far lo stesso ragionamento e abbasser quindi il prezzo a 1,80 euro. Questa politica di adottare la strategia che d il pi elevato esito (payoff) minimo nota come maximin. Alternativamente, limpresa pu essere particolarmente ottimista e ipotizzare che il proprio rivale reagisca nel modo pi favorevole. In questo caso essa sceglier la strategia che le garantisce il pi alto profitto possibile. Nel caso di X sar ancora la riduzione del prezzo, sperando stavolta che Y non riduca anchessa il prezzo. In tal caso ci si posizioner nel riquadro B dove X otterr il massimo profitto possibile, 12 milioni. Questa strategia nota come maximax. Lo stesso ragionamento si applica allimpresa Y: la sua strategia maximax sar tagliare il prezzo sperando di finire nel riquadro C.

Nota: I playoffs sono dati dal negativo degli annidi reclusione. Il numero prima della virgola rappresenta il payoff del ladro A,quello dopo la virgola il payoff del ladro B. 129

In questo gioco entrambi gli approcci, maximin e maximax, conducono allo stesso esito (cio, ridurre il prezzo): esso evidenzia strategie dominanti. In altri termini, tutti e due i giocatori trovano conveniente scegliere quella particolare strategia (ridurre il prezzo) indipendentemente da quanto decide il rivale. Un equilibrio in strategie dominanti anche un equilibrio di Nash. Dato quindi che sia X sia Y vorranno ridurre il prezzo, finiranno con lottenere un profitto inferiore (8 milioni ciascuna nel riquadro D) rispetto a quello che avrebbero ottenuto mantenendo il prezzo al livello iniziale (10 milioni ciascuna nel riquadro A). Quindi sarebbe stato profittevole per entrambe le imprese colludere invece che dar luogo a una guerra di prezzo. Lequilibrio di un gioco in cui non vi collusione (riquadro D) noto come equilibrio di Nash, dal nome del matematico americano John Nash (la cui storia narrata nel film A Beautiful Mind) che 1 defin nel 1951. Eppure anche in caso di accordo collusivo, entrambe le imprese avrebbero avuto lincentivo a tradire laccordo e a ridurre il prezzo. Questo gioco rappresenta unapplicazione alle imprese del famoso dilemma del prigioniero. Due individui sono accusati di aver commesso un furto. Tutti i sospetti ricadono sudi loro (anche perch in passato entrambi erano gi stati arrestati per lo stesso reato), ma la polizia non ha prove per condannarli. Ad ognuno di loro, separatamente, viene quindi detto che, in caso di confessione di entrambi, ci sar uno sconto di pena (5 anni invece di 9) e che nel caso in cui confessi uno solo dei due, questi ricever labbuono della pena, mentre laltro sconter lintera condanna. I ladri per sanno che, in mancanza di prove, se nessuno dei due confessa il furto potranno essere condannati per un reato minore che comporta un solo anno di reclusione (i corrispondenti payoffs sono riportati nella tab. 5.3). Anche in questo caso la strategia dominante (c, c) conduce a un risultato subottimale per i due prigionieri. 5.7.1. Giochi pi complessi senza strategie dominanti Si pu pensare a giochi pi complessi quando ci si riferisce a pi di due imprese, a molte strategie alternative di prezzo, prodotti differenziati e varie forme di concorrenza non di prezzo (come ad esempio la pubblicit). In tali casi, lattitudine prudente (maximin) pu suggerire una politica diversa (ad esempio, non far nulla) dallattitudine ottimista (maximax) (ad esempio, tagliare significativamente il prezzo). In situazioni complesse e mutevoli, le imprese possono cambiare strategia alla luce delle mutate circostanze. Talvolta le imprese possono farsi una concorrenza spietata (di prezzo oppure di altro tipo) per un certo periodo di tempo e poi rendersi conto che nessuno ne uscir vincente. Esse potrebbero allora accordarsi per alzare congiuntamente i prezzi e ridurre la pubblicit. In seguito, dopo un periodo di collusione tacita, potrebbero riprendere a farsi concorrenza, ad esempio in seguito allentrata di una nuova impresa, allo sviluppo di un nuovo prodotto, al cambiamento della domanda di mercato, o anche per il cosiddetto scartellamento di unimpresa. In breve, il comportamento di alcuni oligopolisti pu cambiare radicalmente nel tempo. 5.8. Oligopolio non collusivo: la curva di domanda a gomito Anche in assenza di collusione, i prezzi in oligopolio possono restare stabili. Una possibile spiegazione che gli oligopolisti fronteggino una curva di domanda a gomito (ovvero una domanda spezzata). Ci pu accadere quando sussistono due condizioni: se un oligopolista riduce il prezzo, i suoi rivali si sentiranno costretti a fare altrettanto, per non perdere clienti; se invece un oligopolista aumenta il prezzo, i suoi rivali non lo seguiranno, perch a quel prezzo potranno ora catturare almeno parte della clientela di chi ha aumentato il prezzo. Sulla base di queste ipotesi, ciascun oligopolista frontegger una curva di domanda a gomito, con un punto angoloso in corrispondenza del prezzo prevalente (fig. 5.11). Un aumento del prezzo provocher una notevole diminuzione delle vendite, poich i consumatori si rivolgeranno alle

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imprese che praticano prezzi inferiori. Le imprese saranno quindi disincentivate ad aumentare il prezzo. Per p > p1 la domanda infatti relativamente elastica. Daltra parte, una diminuzione di prezzo far aumentare di poco le vendite, poich anche le altre imprese faranno altrettanto. Limpresa sar quindi altrettanto restia a ridurre il prezzo. Per p < pa, la domanda infatti relativamente anelastica. In generale quindi, secondo la teoria della domanda a gomito, gli oligopolisti saranno restii a variare i prezzi. Questo tipo di funzione di domanda non comunque la sola ragione per cui le imprese sono riluttanti a variare i prezzi. La variazione dei prezzi pu dar luogo a costi aggiuntivi dovuti alla necessit di adeguare i listini (i cosiddetti menu costs), di effettuare nuove previsioni sullandamento delle vendite oppure di procedere alla rivalutazione delle scorte in magazzino.

5.9. Loligopolio e I consumatori Se gli oligopolisti colludono e massimizzano congiuntamente i profitti dellindustria, agiscono di fatto come un monopolio. In tal caso, i prezzi potrebbero essere molto alti, contrariamente agli interessi dei consumatori. Inoltre, loligopolio pu essere pi svantaggioso del monopolio sotto due punti di vista: dato che le imprese oligopoliste sono, a parit di condizioni, pi piccole di quelle monopoliste, le economie di scala in oligopolio non controbilanciano gli effetti dovuti al potere di mercato delle imprese stesse in misura pari a quanto accade in monopolio; gli oligopolisti ricorrono alla pubblicit pi di un monopolista. Questi problemi sono meno rilevanti se gli oligopolisti non colludono, se c in una certa misura concorrenza di prezzo e se le barriere allentrata non sono insormontabili. Il potere contrattuale degli oligopolisti pu essere ridotto se, ad esempio, essi vendono il loro prodotto a imprese con potere di mercato simile. Gli oligopolisti che producono sapone o fagioli vendono gran parte delloutput a grandi catene di supermercati che possono usare il loro potere di mercato per tenere basso il prezzo al quale acquistano tali prodotti. Ci dovuto all effetto di bilanciamento del potere di mercato di imprese con interessi contrapposti. Sotto altri punti di vista, loligopolio vantaggioso per la societ rispetto ad altre forme di mercato: gli oligopolisti, come i monopolisti, possono usare parte del loro extraprofitto per investire in ricerca e sviluppo. A differenza dei monopolisti, tuttavia, essi avranno un incentivo effettivo a farlo. Migliorando il design del prodotto, saranno in grado di aumentare la propria quota di mercato; tanto pi se lo fanno in anticipo rispetto alle imprese rivali. Se, 131

inoltre, il progresso tecnologico riduce i costi, i maggiori profitti che ne conseguono consentono allimpresa di sopravvivere meglio a uneventuale guerra di prezzo; la concorrenza non di prezzo, attraverso la differenziazione del prodotto, consente una maggiore scelta ai consumatori. Consideriamo il caso degli impianti stereo: la concorrenza non di prezzo ha generato una vasta gamma di prodotti diversi con molte caratteristiche diverse, ciascuna rispondente alle esigenze di diversi sottoinsiemi di consumatori. difficile quindi trarre conclusioni sulloligopolio in generale, in quanto i vari oligopoli possono essere molto diversi gli uni dagli altri.

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6. DISCRIMINAZIONE DI PREZZO In quali circostanze le imprese possono praticare prezzi diversi a diversi consumatori? Quali sono le conseguenze per i consumatori? Finora abbiamo ipotizzato che unimpresa venda il suo output a un solo prezzo. Talvolta, per, le imprese possono decidere di praticare la discriminazione di prezzo, vendendo il prodotto a prezzi diversi sul mercato per tentare di massimizzare i loro profitti. Seguendo la tradizionale classificazione di Pigou, esistono tre tipi diversi di discriminazione di prezzo. Discriminazione di primo grado. la discriminazione perfetta: per ogni unit di bene venduta viene applicato al consumatore esattamente il prezzo che disposto a pagare (il prezzo di riserva, si veda il cap. 2, par. 7.3). In questo modo il produttore pu appropriarsi dellintero surplus del consumatore. Discriminazione di secondo grado. Ai consumatori vengono applicati prezzi diversi a seconda dei quantitativi acquistati di bene. Esempio classico sono gli sconti fatti a coloro che acquistano grandi quantit di una data merce. Discriminazione di terzo grado. In questo caso gli acquirenti possono essere identificati per una loro caratteristica esogena osservabile (ad esempio, sesso, nazionalit, et, ecc.). In questo modo i consumatori vengono raggruppati in due o pi segmenti, a ciascuno dei quali pu essere praticato un prezzo diverso. La realt economica piena di esempi di questo tipo: dagli sconti al cinema per gli anziani e gli studenti, agli sconti in libreria per i professori. 6.1. Condizioni necessarie per lapplicabilit della discriminazione di prezzo Unimpresa riesce spesso ad aumentare i suoi profitti se pu ricorrere alla discriminazione di prezzo e comunque, quando la discriminazione di prezzo possibile, limpresa pu sempre ritornare se lo trova conveniente al caso di prezzo uguale per tutti i clienti. In quali circostanze possibile applicare la discriminazione di prezzo? Devono essere soddisfatte due condizioni: limpresa deve essere in grado di fissare il prezzo (non deve essere pricetaker). Quindi la discriminazione di prezzo risulta impossibile in concorrenza perfetta, dove le imprese non possono influire sul prezzo; non ci deve essere possibilit di arbitraggio. I consumatori che hanno acquistato a prezzo inferiore non devono essere in grado di rivendere il prodotto a chi potrebbe comprano solo a prezzo pi alto. 6.2. Vantaggi per limpresa La discriminazione di prezzo pu far aumentare i ricavi dellimpresa per qualsiasi quantit venduta. La figura 5.12 rappresenta la curva di domanda di unimpresa. Se limpresa deve vendere 200 unit senza discriminazione di prezzo, deve fissare il prezzo a p1. Il ricavo totale rappresentato dallarea grigia. Se invece pu praticare discriminazione di prezzo, vendendo 150 unit a un prezzo superiore (p2), e solo le ultime 50 a p1 guadagna in pi larea tratteggiata. Un altro vantaggio della discriminazione di prezzo che, grazie ad essa, limpresa in grado di costringere alcuni concorrenti a uscire dal mercato. Approfittando del fatto di avere una domanda anelastica in un mercato, unimpresa monopolistica pu praticare la discriminazione, applicando un prezzo pi alto, e in tal modo ottenere profitti maggiori. Se questa stessa impresa opera in oligopolio su un altro mercato, ad esempio un mercato aperto alla concorrenza internazionale, pu utilizzare gli elevati profitti ottenuti sul primo mercato per abbassare il prezzo nel mercato oligopolistico, costringendo i concorrenti a uscirne. A tali manovre viene dato il nome di politiche predatorie di prezzo.

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6.3. La discriminazione di prezzo e i consumatori Non possibile formulare alcuna valutazione generale circa la desiderabilit della discriminazione di prezzo di terzo grado dal punto di vista del benessere sociale. Alcuni ne trarranno beneficio, altri ne saranno svantaggiati. I consumatori che pagano il prezzo pi elevato probabilmente penseranno che la discriminazione di prezzo non equa nei loro confronti. Al contrario, i consumatori che spuntano prezzi migliori riescono ad acquistare un bene o servizio che altrimenti non potrebbero permettersi; ad esempio, il servizio di trasporto su autobus per le persone anziane. Concorrenza. Come gi spiegato, unimpresa pu ricorrere alla discriminazione di prezzo per indurre i suoi concorrenti a uscire dal mercato. Daltra parte, potrebbe impiegare i profitti ottenuti su un mercato dove vigono prezzi elevati per entrare su un altro mercato e sostenere uneventuale guerra di prezzo. La concorrenza in questo modo aumenta. Profitti. La discriminazione di prezzo fa aumentare i profitti dellimpresa. Si potrebbe pensare che questo vada contro gli interessi dei consumatori, soprattutto nel caso in cui il prezzo medio del prodotto aumenta. Daltra parte, i maggiori profitti possono essere reinvestiti per permettere costi inferiori in futuro.

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