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2007

un paese
in un blog
a cura di Giuseppe Piasentin

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In questo volume ho raccolto, organizzandoli per argomento, molti degli articoli del 2007 pubblicati sul
blog www.sanbonifacioonline.it. L'idea iniziale era selezionarne solo 100. Non ce l'ho fatta: troppi articoli
avevano ancora senso e troppo pochi erano “sacrificabili” per raccontare con efficacia questo anno sambo-
nifacese.
Alla fine ho tagliato solo qualche decina di post. E, volutamente, ho trascurato l'ordine cronologico de-
gli articoli, raggruppandoli per argomento e dando loro ordine logico: questo ha permesso di ricostruire
eventi e storie in modo chiaro e lineare, senza la frammentarietà del racconto “in diretta”, propri del dia-
rio. In questa logica ho scelto di introdurre ogni capitolo con un articolo particolarmente significativo, o,
in qualche caso, con qualche nota esplicativa.
Un grazie a quanti hanno scritto nel sito nel corso del 2007, sia attraverso i contributi che attraverso i
commenti: Sanbonifacioonline è opera loro.
Vorrei iniziare questo volume con una rielaborazione di un articolo del primo ottobre. Credo di non po-
ter spiegare meglio il motivo della vita stessa di sanbonifacioonline e di questo primo volume.
Beh, sono felice.
Per la prima volta da quando è nato San Bonifacioonline, la scorsa settimana non ho scritto nemmeno
un articolo: il sito è andato avanti senza di me, con contributi tutti di altri. Ho scritto solo tre articoli ne-
gli ultimi venti giorni. La gente scrive, manda foto e inizia anche a commentare gli articoli, comincia a
mettere da parte le titubanze.
E VAI!
Negli ultimi giorni qualche polemica sul supposto schieramento “sinistrorso” del sito. Per carità , non
posso negare nè quello che sono, e quello che sento dentro di me, ma non posso nemmeno negare di aver
sempre pubblicato tutto quello che mi è stato proposto, e di non aver mai fatto alcuna censura, anche se
mi è costato lasciare qualche commento. E non è nemmeno possibile negare che all’interno di questo sito
abbiano libero (e gradito) accesso anche persone, come Marco Andrioli, che di sinistra non è proprio mai
stato. E sarei felice di pubblicare anche Polo, o Antonio Casu, se mi mandassero qualcosa, quanto meno
per il piacere di aver la possibilità di commentare e discutere le loro proposte. Negli ultimi giorni del -
l'anno l'Assessore Pasetto ha compreso il messaggio del sito e ha raccolto la sfida. Siamo stati felici di
pubblicare integralmente il suo contributo: la discussione nasce dalla diversità, dal confronto nel rispetto
reciproco.
Questo sito è contro l’Amministrazione Comunale? Ma quando mai! Io credo di avere degli occhi che
vedono, orecchi che sentono, una testa che collega il tutto, formando delle opinioni. Giuste o sbagliate,
sono le mie e ne sono convinto e le scrivo, sperando di incontrare qualcuno che le condivida. In questi

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anni più d’uno l’ho incontrato e questo mi ha fatto felice. Ma ho lasciato (e credo sia questo l’importan -
te) sempre tutto lo spazio possibile a chiunque voglia esprimere critiche o opinioni diverse o contrarie,
che non sono mancate: è questo il bello del blog: libertà di esprimersi, rispetto reciproco e pari opportu-
nità.
Di certo comunque vedo un paese che mi piace sempre di meno, vedo per i miei figli un paese meno ac-
cogliente di quello che era per me quando avevo la loro età. Credo che i bambini abbiano diritto ad una
mensa gratuita, a dei giardini, credo che un’isola pedonale e una ciclabile dovrebbero essere chiusi alle
auto, credo che i soldi della gente debbano essere spesi in servizi per la gente. Credo che dobbiamo re-
spirare aria pulita, bere acqua pulita. Credo che un paese vivo sia meglio di un paese morto. Credo che i
problemi di una comunità si affrontino con la politica, cioè con la discussione tra le parti, e la ricerca di
una soluzione che trovi la soddisfazione del maggior numero delle persone. Credo nelle regole, e nell’u -
guaglianza delle persone. Credo nel valore delle parole, nell’onestà, nelle promesse. Questo non è essere
schierati contro l’amministrazione comunale. E non credo nemmeno sia di sinistra o di destra, ma sia
semplice buonsenso di un quarantenne che ne ha viste ormai tante. Questo però è anche avere un proprio
ideale di vita, che può essere condiviso o no, apprezzato o no, criticabile o no, ma va comunque espresso
e rispettato.
Su queste pagine ho sempre cercato di affrontare i problemi per quello che sono, ma spesso i problemi
hanno anche un nome e un cognome, e spesso quel nome e quel cognome sono quelli di un amministratore
o di un politico: era giusto tacerrne per non “schierarsi”? Io ho creduto, e credo ancora, di no. Se una
cosa è sbagliata, se una persona fa una cosa sbagliata perchè non dirlo? Per non sporcarsi le mani? Non
mi interessa, non fa per me. Se io mi lamento di una cosa davvero sbagliata, il problema non sono io, ma
la cosa sbagliata!
Questa è stata ed è una strada che ho condiviso con molti altri: quelli che mi mandano i loro contributi,
quelli che, sempre più numerosi, commentano nel sito, i tanti che mi fermano per strada, mi telefonano,
mi mandano mail.
Un suggerimento comunque vorrei accogliere: meno critiche e più proposte. Credo sia opportuno un
salto di qualità e da oggi cercherò di seguire questa strada e chiederò a tutti quelli che mi aiutano da
due anni e più in questo sito di fare altrettanto. Ma la stessa cosa vorrei chiedere anche ai lettori del sito
che so essere molti: scrivete, partecipate, proponete, offrite idee, discutete quelle che trovate, criticatele.
Io spero di scrivere sempre meno, e spero di arrivare un giorno a regalare il Blog a qualcun altro, ma
San Bonifacio merita almeno un post al giorno: fatelo voi.
Spero che Sanbonifacioonline diventi sempre più il blog della gente di San Bonifacio.
Sanbonifacioonline serve a quello.

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La storia, la cultura

Il giorno della memoria


Giuseppe Piasentin, 31/01/2007

Ho sempre pensato a San Bonifacio come un "Paese senza memoria": non coltiva le proprie personalità,
non organizza i propri archivi, non celebra i propri eventi.

Il nostro è un paese che non ricorda.

A conferma che davvero il nostro è un paese senza memoria il 27 gennaio, universalmente proclamato
"Giorno della memoria" è passato come un qualsiasi altro giorno. Nessuna manifestazione, nessuna cele -
brazione, nessuna "memoria", niente di niente. Non è certo la prima volta che accade, anzi.

Eppure anche noi abbiamo avuto i nostri deportati, le nostre vittime in guerra.

San Bonifacio non ricorda niente, non ha nessuna voglia di ricordare, non ritiene di avere un passato.
Ma il futuro si costruisce sul passato. Una comunità che non vuole ricordare, che non vuole o non sa ri-
flettere sul proprio passato, che futuro potrà costruirsi?

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Patch Adams al Guarino
Giuseppe Piasentin, 18/01/2007

Lunedi prossimo, 22 gennaio, sarà a San Bonifacio Patch Adams, per un seminario organizzato dal Gua-
rino Veronese.
Patch Adams, per chi non lo conoscesse o lo ricordasse, è un medico americano noto per aver sostenuto
che il buon umore, il sorriso, aiutano il malato ad affrontare meglio la propria malattia e, spesso, a guarire
meglio e prima. Per questo ha creato un proprio ospedale (il Gesundheit! Institute) e ha dato il via a quella
"medicina del sorriso" che piano piano sta prendendo piede anche in Italia.
Personaggio sicuramente controverso, discusso e discutibile, sulla sua figura si è fatto anche un bel film
con Robin Williams, la sua opera ha forse un rilievo modesto (ma forse più rilevante di quanto si creda)
nella abbottonata medicina scientifica di oggi, ma ci sono alcuni motivi per cui ritengo sia giusto parteci-
pare numerosi a questo seminario, aperto al pubblico.
Il primo motivo è che Adams, con la sua teoria, ha finalmente messo l'ammalato al centro del processo
della malattia. Adams ha compreso e ribadito a chiare lettere che "curare" un paziente non è guarire la sua
malattia, ma prendersi cura di una persona, accudirla, seguirla, aiutarla. Protagonista dell'evento malattia
è e deve essere la persona, il paziente, non la malattia, e men che meno il medico, con tutte le sue sovra-
strutture tecnologiche. E' chiaro che questa posizione è lontanissima non solo dalla medicina ufficiale, la
cui valutazione è sempre più legata a valutazioni contabili e a dotazioni tecnologiche, ma ancor più dal
modello italiano, al costante inseguimento del "professore", dell"esperto", possibilmente già visto in TV.
E' chiaro che sconvolge sentir dire che si può fare sanità con un naso di gomma al posto di TAC, risonan -
ze, ecografie, bombardamenti, dosaggi sanguigni, esami istologici, laparoscopie e altre strumentazioni mi-
liardarie. Sconvolge, ma può aiutare a rimettere a fuoco il problema, e il problema è l'ammalato, non la
malattia e nemmeno chi la cura.
Il secondo motivo è quello che però, da sambonifacese, mi inorgoglisce di più, ed è che questo semina-
rio l'hanno organizzato i ragazzi del Guarino.
Far venire uno dall'America, mettere insieme Università, Comuni, ULSS, trovare i soldi, organizzare
aerei, alberghi, transfers non è uno scherzo (e lo dico per aver organizzato in prima persona qualche con -
gresso medico internazionale); è una cosa talmente complicata che nessuno mai è riuscito a far venire a
San Bonifacio nessuna personalità straniera. E lo hanno fatto da soli i nostri ragazzi delle superiori.
Cazzo! Che storia: hanno trovato un uomo controcorrente, uno capace di muovere le anime e lo hanno
portato a San Bonifacio. I nostri figli sono meglio di noi: hanno testa, cuore e capacità. Sia lodato il cielo:
qualcosa si muove a San Bonifacio, c'è ancora qualche testa accesa: si può ancora sperare che qualcosa
cambi. In meglio.
P.S.: corre voce che qualcuno dei nostri enti (con la e minuscola) pubblici, interpellati dai Ragazzi (con
la R maiuscola) del Guarino abbia fatto i complimenti, offerto il patrocinio, ma non abbia dato contributi.
Tradotto in linguaggio comprensibile: "Bravi ragazzi, bella iniziativa, mettete pure il nostro logo sulle lo-
candine, magari bello grande e per primo, ma non chiedeteci una lira".

Ferroli e Belen
Giuseppe Piasentin, 17/01/2007

Beh, fa piacere quando le nostre aziende, quelle più note e legate al territorio investono per valorizzare
non i loro prodotti, ma le bellezze, naturali o artistiche che siano. E fa piacere quando questi investimenti
vengono riconosciuti e arrivano sulla stampa che conta, quella nazionale, come la Repubblica o il Corrie-
re, con servizi fotografici ampi e dettagliati.

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E' il caso di Ferroli che quest'anno con una sua iniziativa, un calendario fotografico, ha ottenuto un
grande spazio sui quotidiani nazionali.
E in effetti per valorizzare la bellezza la valorizza, altrochè. Cosa avete capito? No, non è un calendario
sull'abbazia di Villanova, nè sul castello di Soave, nè sulle nostre piazze o sulla Lessinia. Le bellezze ce -
lebrate da Ferroli sono quelle più prosaiche di una bella ragazza molto poco vestita, una certa Belen, foto-
grafata in panorami esotici, altro che le nostre colline.
Cielo, mare, culo e tette: Beh, non valorizzerà il territorio, però... probabilmente fa vendere le caldaie.

Dopo un anno? Cambiato niente!


Giuseppe Piasentin, 24/10/2007

Un anno fa ho scritto un articolo, che potrei riscrivere uguale uguale anche oggi, senza cambiare nulla,
nemmeno una riga, giusto qualche nome. Infatti sono uscite, come ogni ottobre, le locandine delle stagioni
teatrali Passato un anno non è cambiato niente. A Cologna e Lonigo e Legnago nomi altisonanti di grandi
attori, per stagioni teatrali con i fiocchi, a San Bonifacio poche compagnie amatoriali. Perchè? Le risposte
sono più d'una. La prima è che da decenni a San Bonifacio nessuno investe in cultura. A San Bonifacio la
preoccupazione principale e quasi unica dell'Amministrazione comunale (l'attuale, ma anche molte delle
precedenti) è l'edilizia (non l'urbanistica, sennò avremo un paese bello e godibile, ma l'edilizia: tirar su
case dappertutto). Nessuno sembra pensare che poi nelle case ci vanno a stare delle persone e che le per -
sone hanno anche un cervello da alimentare. E allora tutto quello che fa cultura a San Bonifacio è al mini -
mo necessario: le scuole sono strettissime (abbiamo un Piano Regolatore che ha previsto diecimila nuovi
abitanti ma nemmeno un metroquadro di nuove scuole Altro che Piano regolatore perfetto: qua ci vorrebbe
il Gabibbo), le stagioni teatrali sono amatoriali, non c'è una scuola di musica, le conferenze le organizza-
no solo l'Associazione Anziani e l'Università della terza età, quasi come se la cultura fosse roba da pen-
sionati.
L'altro motivo sono i soldi: la cultura costa e non dà ritorni economici immediati. Mica come costruire
un condominio! Però va fatta, anche se costa, se vogliamo un paese in crescita, se vogliamo qualche testa
accesa, se vogliamo fornire ai tanti immigrati qualche occasione di integrazione, se vogliamo togliere
qualche ragazzo dalla strada e dargli qualche opportunità in più. I Soldi? Lonigo va prenderseli a Roma e
a Venezia! Noi chi siamo? L'ho scritto anche l'altro giorno. Abbiamo un sindaco e degli assessori che sono
pagati per questo. Mandiamoli a Roma a dire che San Bonifacio ha bisogno di cultura e a farsi dare un pò
di soldi. E' ora che alzino il sedere: li abbiamo eletti anche per questo!

I Pooh, i Rockets e tanti altri


Giuseppe Piasentin, 29/05/2007

Rockets e Pooh, ma anche Nomadi, le Orme, il Banco, Gazebo, Amanda Lear, Adriano Pappalardo, Gian-
ni Togni, Matia Bazar, Teresa deSio: tutti nomi che tra il il 1977 e il 1990 sono passati dal teatro Centrale
per stazionarci qualche giorno (talvolta anche settimane) per le prove dei loro tour, e per fare un concerto
l'ultimo giorno. Erano giorni pieni, densi, eccitanti, divertenti per me che, ragazzino, aiutavo mio padre al
teatro: assistevo alle prove, facevo curiosare i miei amici, facevo amicizia con cantanti, strumentisti, tec -
nici. Vivevo qualche giorno "da leone". Ricordo ancora con grande nostalgia le serate a mangiare una piz-
za con i Pooh o con il grande Augusto Daolio. Ma erano giorni eccitanti anche per tutto il paese, che vive -
va quelle insolite presenze con curiosità, interesse, qualche volta con compiaciuta incredulità. Tutto San
Bonifacio respirava un'aria un pò diversa, meno banale.
Tra il Centrale e il multisala Tizian (che allora si chiamava ancora Cristallo, ed era ancora un teatro) in
quegli anni passò tutta la musica pop e rock italiana. I concerti erano frequenti, così come era frequente
incontrare qualche "vip" in giro per le nostre vie. Ce n'è ancora qualche traccia ad esempio nelle foto al-

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l'ingresso dell'Hotel Gran Viale, dove spesso si andava a mangiare, o dove spesso artisti e personale pren-
devano alloggio.
Poi tutto è finito, all'improvviso, e nessuno ha mai fatto nulla per riavviarlo.
D'altra parte i giorni da leone non quadrano molto con un paese sempre più piatto, sempre più "pecora".
Da quanti anni non c'è un concerto importante a San Bonifacio?

Urban Ninja do
Giuseppe Piasentin, 22/03/2007

Da un pò di tempo su Youtube gira un video in cui dei ragazzotti saltano, si rincorrono fanno acrobazie
e giochi pericolosi, imitando i Ninja giapponesi. Vabbè è un video come i tanti video di ragazzi annoiati
che fanno vedere su Youtube le loro idiozie, ma ha una particolarità: è girato completamente, ovviamente
di nascosto, alle scuole medie Bonturi, di via Fiume, da ragazzi di San Bonifacio.
L'ho visionato, con l'intenzione di farci un articolo sulla stupidità dei ragazzi, e la mancanza di vigilan-
za nelle strutture pubbliche. Però il video non è così banale, anzi. Per carità, non è un capolavoro, ma un
prodotto artigianale creato da un gruppetto di ragazzi, però è vivace, con il senso dell'inquadratura (a tratti
anche ricercata), senso del ritmo, dell'illuminazione, coerenza con il media utilizzato (il web), e anche una
certa autoironia. In definitiva è un prodotto certamente non banale ma anzi curato, interessante, ancor di
più se pensiamo che è stato fatto quasi sicuramente da quindicenni o giù di lì.
E allora la riflessione che mi viene è che i ragazzi hanno bisogno di spazi in cui dare spazio alla loro
espressività, alla loro voglia di dire, fare, affermarsi con le proprie peculiarità. In questo video i ragazzi
scavalcano il cancello della scuola chiusa per farci dentro quello che vogliono. Mi pare proprio che il si-
gnificato del video sia che, a San Bonifacio (ma anche in molti altri posti) le risorse per i giovani, e per
chi vuole FARE cultura, ci sono, ma sono barricate, dietro a robuste inferriate: chi ne vuole usufruire
spesso è costretto a saltare quelle inferriate di nascosto, o a rinunciare.

L'archivio comunale
Giuseppe Piasentin, 03/10/2007

Nel 1974, trentadue anni fa, frequentavo la terza media. Quell'anno la mia classe fece un gran bel lavoro
di studio del nostro duomo: un lavoro di oltre sei mesi in cui misurammo ogni angolo dell'edificio, foto-
grafammo, facemmo rilevi, ma soprattutto studiammo i documenti relativi alla progettazione e all'edifica-
zione del duomo. Per fare questo più volte avemmo accesso all'archivio storico comunale. In quel periodo
scoprii come quell'archivio era realmente pieno di tesori, forse non di grande valore artistico, ma certa-
mente di valore storico: mappe editti, lettere vecchie di centinaia di anni. Quei documenti erano conserva-
ti in faldoni polverosi, divisi per anno. Nessuna catalogazione. Da allora sono arrivati computer e una
nuova sensibilità per la conservazione storica, ma non mi risulta sia stato fatto nulla per catalogare, revi -
sionare, restaurare quei documenti, quall'archivio. Quanti di quei documenti saranno ancora là, e in che
stato? Quanti saranno semplicemente spariti, e finiti a far bella mostra di sè sulle pareti del salotto di uno
dei tanti che dal nostro comune sono passati in questi anni?
Ricostruire, catalogare, restaurare, studiare, conservare e proteggere quell'archivio è oggi la maggior
priorità del nostro assessorato alla cultura, una priorità infinitamente più importante che organizzare uno
spettacolo in piazza. San Bonifacio ha i mezzi per iniziare a produrre cultura, invece che continuare ad at-
tingere alle produzioni culturali altrui. Questo dovrebbe fare un assessorato alla cultura. Questo non è mai
stato fatto a San Bonifacio da almeno vent'anni.

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Wikipedia
Giuseppe Piasentin, 29/08/2007
Wikipedia è la principale enciclopedia su internet, ed è considerata una delle risorse enciclopediche più
importanti al mondo. Si tratta di un'enciclopedia libera, alla cui stesura chiunque può contribuire, purchè
rispetti la correttezza dell'informazione.
La pagina dedicata a San Bonifacio, praticamente vuota fino a pochi mesi fa, ora è stata arricchita con
numerose notizie storiche e artistiche. Gli autori sono anonimi (anche se non è difficile riconoscere lo sti -
le di una associazione molto vicina all'attuale Amministrazione Comunale), e hanno fatto un lavoro molto
buono, fin troppo buono. E il troppo, come si suol dire, "stroppia".
Infatti i contenuti dettagliatissimi e pieni di enfasi su dettagli forse interessanti per gli esperti ma insi -
gnificanti per i più, sono assolutamente sopra le righe rispetto alla "linea editoriale" di Wikipedia, che ri-
mane una enciclopedia generalista.
Mi spiego: 1900 parole per raccontare la storia di San Bonifacio sono troppe quando ne sono bastate
533 per raccontare quella, ben più ricca, di Verona, o 939 per quella di Vicenza. E perchè servono 1350
parole per raccontare le bellezze artistiche di San Bonifacio, quando ne sono bastate centinaia di meno sia
per Verona che per Vicenza?
Per spiegare invece le risorse economiche di San Bonifacio solo 8 parole, che danno una informazione
che è pure sbagliata (San Bonifacio città del Vino).
Wikipedia è una risorsa didattica ed informativa potentissima, con un grande potenziale non solo cultu -
rale, ma anche turistico, per cui la nostra presenza su Wikipedia va certamente curata. A patto però che
l'informazione sia corretta!
Il quadro che ci si fa del nostro paese leggendo oggi Wikipedia è che San Bonifacio sia un paese ric -
chissimo di storia e di arte, e di nessun rilievo economico e agricolo.
Il che è l'esatto contrario della realtà.

Il Cinema Centrale va ristrutturato.


E i soldi?
Giuseppe Piasentin, 29/10/2007

Il Cinema Centrale ha bisogno di urgenti lavori di adeguamento. Eretto nel 1971 infatti per molti aspetti
tecnici non è più a norma, il palco va ridimensionato, gli arredi vanno sostituiti. I lavori vanno fatti in
fretta, entro giugno 2009.
Servono una montagna di soldi, e la parrocchia non ce la fa da sola. Non ha intenzione di vendere, e
farà di tutto per non farlo: preti e laici sono compatti su questa posizione, ma con i soldi bisogna fare i
conti, e i soldi non ci sono o sono pochi.
San Bonifacio non può perdere quella sala, che già oggi è l'unico teatro del territorio, e tra un pò rischia
di rimanere l'unico cinema del centro. Perdere quel Teatro significherebbe per San Bonifacio perdere
un'occasione fondamentale di arricchimento e di attrattiva culturale. Il Centrale oggi costituisce la sede
della (piccola) stagione teatrale comunale (ne parlerò domani) e funge da Teatro Comunale, ospitando re-
golarmente anche altre iniziative comunali. Il Comune ha bisogno di quel teatro per svolgere la sua istitu-
zionale azione culturale. E allora perchè non aiuta la Parrocchia? Perchè non tira fuori un pò di soldi per
sostenere un'opera che è si parrocchiale, ma che la Cittadinanza utilizza come se fosse comunale? A quan -
to pare l'Amministrazione, interpellata, si era detta disponibile ad acquistare l'edificio. E' possibile che
tutto si riduca ad operazioni immobiliari in questo paese? Nel pieno rispetto della laicità dello Stato, cre -
do sia innegabile il ruolo sociale delle parrocchie nei nostri territori. E allora com'è possibile non pensare
ad azioni congiunte comuni-parrocchie in certi casi?

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25 APRILE: il tanko in piazza

Il 25 aprile: liberazione da chi?


Giuseppe Piasentin, 11/04/2007

Dalla stampa locale vengo a sapere che il 25 aprile, festa della Liberazione, in Piazza Costituzione si
terrà un "sit-in" per il decennale dell'impresa dei Serenissimi, quelli che con un finto carro armato fatto in
casa e con un moschetto avevano occupato dieci anni fa il campanile di San Marco e sognavano di restau-
rare la Repubblica di Venezia. A parte il fatto che il decennale non scade il 25 aprile ma l'8 settembre,
non mi piace che, di nuovo a San Bonifacio si tenti dal 2004 di legare il 25 aprile non alla liberazione del
regime nazifascista, ma a temi cari all'indipendentismo veneto: così è stato nel 2005 con la celebrazione
della "Dedizione di Verona a Venezia", cosi è stato nel 2006 con il referendum per lo statuto speciale,
così avviene oggi.
Ci verranno a raccontare che non è vero, ma io non riesco a pensare che la cosa non sia voluta e mano -
vrata.
Sulla stampa, quasi mettendo le mani avanti a prevenire probabili polemiche, si dichiara esplicitamente
che l'Amministrazione Comunale "lighista" non ha parte in questa nuova iniziativa. Sarebbe bello che que-
sta dichiarata lontananza fosse confermata dalla assenza del patrocinio del Comune all'iniziativa e, maga-
ri, da una concomitante manifestazione sulla liberazione dal regime nazifascista organizzata, questa sì,
dall'Amministrazione Comunale, con tanto di discorso del Sindaco.
Sarebbe bello ma non ci credo.

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Ognuno ha il 25 aprile che si merita
Giuseppe Piasentin, 23/04/2007

Il "Tanko" in piazza, e il "Convegno" sui Serenissimi hanno occupato in questi giorni le cronache della
nostra cittadina.
Tra i molti commenti, mi pare che uno meriti una riflessione: "Ognuno ha il 25 aprile che si merita".
E' vero. Questa manifestazione è quello che la nostra gente ha voluto, scegliendo questa Amministra-
zione, questo Sindaco, questa maggioranza: non credo ci si potesse aspettare granchè di diverso.
Ma cosa vorrebbe dire alla gente questa manifestazione?
I Serenissimi proclamavano l'indipendenza del Veneto dall'Italia appellandosi all'irregolarità del refe-
rendum napoleonico. E' questo che vuole San Bonifacio? Ha senso parlare oggi di rivedere duecento anni
di storia? Ha senso un "Veneto Serenissimo Governo" in epoca di confini aperti, di "Nazione europea"?
San Bonifacio chiede davvero di ripartire da Napoleone? C'è davvero a San Bonifacio qualcuno che ci cre-
de?
Qualcuno ha detto (e dice ancora) che quella dei Serenissimi fu una provocazione per stimolare l'atten-
zione sul federalismo. Se provocazione fu, fu comunque a mano armata: le armi erano vere, come quelle
delle Brigate Rosse, di quelle che se ti sparano muori. Solo il "tanko" era finto ma era così facile capirlo?
Qui sopra c'è una foto di quei giorni: a me non sarebbe sembrato un carro da carnevale e ma un "mezzo da
guerra". Tra qualche giorno lo vedremo in piazza e sapremo se fa pensare a un carro allegorico o a uno
strumento di offesa. San Bonifacio vuole un federalismo così? Con fucile e cannoni? C'è a San Bonifacio
qualcuno che sarebbe disponibile oggi a imbracciare quei fucili, a guidare il Tanko per liberare il Veneto
da Roma?
Chi difese all'epoca i "Serenissimi" disse che era stata una iniziativa pacifica perchè in fondo non ave -
vano sparato a nessuno. Provate ad entrare in banca con una pistola finta (chi la sa distinguere da una
vera?) o con una siringa in mano e vediamo se il cassiere si caga addosso per la paura o se vi offre un caf-
fè. Vediamo se il giudice vi mette in galera per rapina a mano armata oppure se vi dà una pacca sulla spal-
la.
O forse i Serenissimi incarnano il mito dell'efficienza del Nord? "Ghe penso mi", "Fo tuto mi", "El Ve-
neto ai Veneti", "Ai teroni e ai mori bisogna spararghe". A giudicare dai risultati quello dei Serenissimi
assomiglia più all'infrangersi di un'illusione contro una realtà completamente diversa che ad un modello di
efficienza.
Io a San Bonifacio ci sono nato, ci vivo da quando sono nato, credo di conoscerne abbastanza la storia,
la vita, la mentalità. In tutta onestà non riconosco nei Serenissimi nulla della mia città.
Non credo che questo sia davvero il 25 aprile che San Bonifacio si merita, ma solo un'altra distorsione,
l'ennesima che una cittadina addormentata e supina continua ad accettare passivamente.

Tanko, dalla cacofonia della parola


alla storia
il lettore attento, 04/05/2007

Le parole, per certi aspetti, sono come gli esseri umani. Ad un certo punto
“nascono” e vivono. Qualche volta muoiono. Alcune nascono bene, altre nascono male;
alcune hanno un bel suono, altre ce l’hanno brutto,come sa bene che si occupa di pub-
blicità. Non molto tempo fa è nata una parola che, poverina, è proprio orrenda. Si
chiama, la parola, «tanko»; italianizzazione dell’inglese «tank» che sta originaria-
mente per «serbatoio», con l’equivalente italiano «tanica» o il disusato «tanca»; ma

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indica anche «carro armato», come anche il «tanko». Che non è propriamente parola
italiana: l’Accademia della Crusca non l’ha ancora inserito nel suo Vocabolario.
Per fortuna. Non tanto perché, poverina, la parola sia brutta; ma perché brutta è la
storia che l’ha generata. Nasce da un gruppetto di esaltati che una decina d’anni fa
decise di assaltare, con quel mostro, il campanile di San Marco in nome della libertà
(?) della Repubblica Veneta (?). Ma altrettanto brutta è la storia che ha riportato in
evidenza in questi giorni il «tanko»: a San Bonifacio qualcuno ha avuto la brillante
idea di esporlo nel giorno della Liberazione, lo scorso 25 aprile. Forse per avvicinare
i«serenissimi» assaltatori ai partigiani? Speriamo di no.
Se così fosse, ci sarebbe da chiedersi se i promotori sono più vicini alla follia o al
reato.
Di certo sono lontani dall’Accademia della Crusca e da ogni altro vocabolario e da
ogni libro di storia. E questo spiega molto.
Lorenzo Carpanè
Docente di Letteratura italiana Università di Verona

Da "Il Verona" del 28.4.2007, pagina 6

Chissà se il tanko va a frappè?


il lettore attento, 09/05/2007

Da Primogiornale del 2 maggio 2007, riporto qualche riga del racconto che il "Serenissimo" Flavio Con-
tin ha fatto al famoso "Convegno del Tanko" del 25 aprile scorso:
"...subito io e Faccio abbiamo avuto l'idea del Tanketto, il piccolo carroarmato radiocomandato, sco -
perto dalla polizia dopo l'assalto a San Marco. Poi nel 1988 abbiamo deciso di creare il Tanko. La base è
un trattore per il traino di camion che abbiamo acquistato qui a San Bonifacio. Ricordo che la cabina
l'abbiamo smontata nella carrozzeria di Carnovello (Guglielmo Carnovelli, attuale Presidente del Consi-
glio Comunale di San Bonifacio, ndr), poi la trasformazione vera e propria l'abbiamo fatta a casa mia".
Queste righe mi hanno fatto ricordato un vecchio racconto di Stefano Benni, di qualche anno fa, che
parlava di un tizio chiamato Pronto Soccorso. Il racconto cominciava così: "Pronto Soccorso aveva il pal-
lino dei motori. Già a sei anni si costruì da solo un triciclo azionato da un frullatore. Faceva venti chilo-
metri con un litro di frappè".
Entrambe le scene mi sembrano ugualmente surreali. Forse anche il tanko va a frappè.

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Sambonifacesi

Il gruppo 2003
Giuseppe Piasentin, 09/02/2007

Il Gruppo 2003 si è costituito nell’estate del 2003 raggruppando quegli scienziati italiani che lavorano
in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo nella letteratura scientifica mondiale,
elenchi compilati per le diverse discipline dall’Institute for Scientific Information (ISI) di Philadelphia.
In pratica il “gruppo 2003” raccoglie gli scienziati italiani che hanno fatto e pubblicato le ricerche più
importanti nel mondo.
Tra questi c’è un mio amico, Alessandro Bressan, cinquantenne professore di astrofisica a Padova, ma
che è nato e vive a San Bonifacio con la sua famiglia. Alessandro è tra i 50 autori più citati al mondo nel
suo campo. Cioè è uno degli astrofisici più importanti al mondo. Per questo qualche mese fa gli è stato
conferito il titolo di Commendatore.
Ma a San Bonifacio nessuno lo sa, nessuno lo dice, nessuno lo scrive, o, forse, a nessuno interessa che si
sappia, si dica, si scriva. Forse si preferisce un paese piatto e grigio a un paese di eccellenze.
Abbiamo un paese troppo abituato a guardare in basso, a non alzare la testa, a non avere uno spunto, uno
slancio, e a nascondere quelli che lo slancio ce l’hanno.
Mi piacerebbe molto che la nostra classe dirigente capisse l’importanza di evidenziare le eccellenze che,
all’interno di una comunità inevitabilmente fioriscono, (succede anche tra le comunità più arretrate, vuoi
che non succeda da noi?), invece di perdere tempo a litigare. Forse hanno paura che queste eccellenze
mettano in ombra le loro mediocrità?

A onor del vero, quasi in contemporanea il giornalino comunale ha dedicato un articolo ad Alessandro Bressan.
Poi niente altro.
Il significato di quanto scritto qui non cambia.

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Il mio 25 settembre
Giuseppe Piasentin, 25/04/2007

Si è detto che "Ognuno ha il 25 settembre che si merita" e allora a me piace ricordare il vero significato
del 25 aprile: quello della liberazione dal nazifascismo.
E lo faccio riportando uno stralcio di un libercolo che il dott. Enrico Cavarzere, allora primario del no-
stro ospedale scrisse nel 1969.
E' un brano che a me, che allora non c'ero, fa comprendere che la guerra non era una roba lontana che si
leggeva sui giornali, ma era morte vera, tangibile, che passava per le nostre strade, e che aveva coinvolto
le vite della gente più "normale". In quei giorni la morte era davvero compagna di strada di tutti, anche
della gente più innocente.
La guerra crea ingiustizie e danni, e calpesta la dignità della persona. Questo ci ricorda il 25 settembre,
non altro.
Una notte, mentre passavo l'ultima visita in ospedale, mi venne portato da due conta-
dini un uomo ferito ad una gamba, in grave stato di precoma. Era stato trovato in un
campo di grano ove si era nascosto dopo esser stato ferito da una pattuglia fascista in
perlustrazione...si era già sviluppata una gangrena con febbre altissima... Amputai la
gamba destra al di sopra del ginocchio spappolato dal proiettile e già 24 ore dopo
l'intervento la febbre cominciò a decrescere. .. Trattavasi di un carabiniere che aveva
prestato servizio in San Bonifacio ma che poi si era dato alla macchia come partigia-
no...
Il giorno seguente si presentò un capitano della milizia fascista di Verona con l'or-
dine di tarsferirlo davanti al Tribunale Militare per essere certamente condannato a
morte. Allora io feci con questo capitano un compromesso: o egli si assumeva la re-
sponsabilità del viaggio nelle attuali condizioni di facile emorragia, o lasciava a me
la tutela della sua salute, nel qual caso gli avrei rilasciato un certificato di intraspor-
tabilità, che giustificasse l'impossibilità di eseguire l'ordine ricevuto. Tirai avanti
tale situazione per circa un mese rilasciando di settimana in settimana il certificato
che il capitano portava al suo Comando...Un giorno due uomini (due partigiani) entra-
rono in reparto e tolto dal letto se lo portarono via nascosto in un carretto.Tutti i de-
genti a ciò assistettero ma io non feci alcuna domanda.
Dopo che il Comando Fascista locale ne venne a conoscenza si scatenarono su di me
le più gravi accuse, di non aver dato immediato avviso alle autorità fasciste locali,di
inefficenza del servizio di sorveglianza all'interno dell'Ospedale specialmente in quel
caso particolare. Trasmisero la denuncia all'autorità tedesca in Verona ed una sera si
presentò a casa un sergente tedesco con tanto di mitra per arrestarmi.
Enrico Cavarzere

Silvano Pedrollo
Giuseppe Piasentin, 03/05/2007

L'imprenditore sambonifacese Silvano Pedrollo, qualche giorno fa è stato premiato per l'ennesima volta
per la sua attività umanitaria.
Non è la prima volta che riceve premi importanti, sia per la sua attività imprenditoriale sia per quella
umanitaria.

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Mi piace sottolineare le eccellenze che nascono nella nostra comunità. Mi piace in particolar modo
quella di Pedrollo, perchè ha saputo coniugare l'interesse imprenditoriale privato con un'azione civica e
sociale assolutamente straordinaria. Evidentemente l'impegno per gli altri è ancora possibile.
Mi piace riportare qui il breve ritratto che ne fa Mondolibero:

Immagine e storia esemplare di un protagonista che onora l’umanità


“La Confindustria lo elesse imprenditore dell’anno 2003, ma ogni anno Pedrollo
compie tali opere e concede sempre preziosi benefici di grande respiro umanitario, an-
che di natura sociale, laddove predomina una società opulenta, solitamente dominata
dall’egoismo, che dovrebbe riconoscergli il merito di “uomo generoso e nobile del-
l’anno” per le sue innumerevoli azioni: opere di generoso aiuto compiute in Africa,
nei Balcani e nel Bangladesh, dove tanti poveri coltivatori di riso hanno potuto rad-
doppiare i raccolti grazie alle tecnologia idrauliche fornite gratuitamente dall’indu-
striale
Silvano Pedrollo, le cui pompe idrauliche hanno spesso rappresentato la salvezza di
interi villaggi dello Zimbabwe assolutamente privi di acqua.”
(da Mondolibero n.18 ottobre 2006)

Bravo Valter
Giuseppe Piasentin, 16/08/2007

Valter Bottaro, presidente del Club della Solidarietà, che da anni organizza la "Sagra della Sorana" a
Locara, ha annunciato che quest'anno tutti i rifiuti della sagra saranno sottoposti a raccolta differenziata.
La volontà, dice Bottaro, non solo ecologica, ma che vuole essere di esempio anche per le altre sagre.
Bravo Valter.
In una situazione in cui la sensibilità per la differenziazione del rifiuto a San Bonifacio sta crollando, in
cui più nessuno si sforza a fare "cultura" della differenziazione, esempi positivi come questi assumono la
massima importanza.
Bravo Valter, e grazie.
Speriamo che siano in molti a comprendere il messaggio, e a seguire l'esempio

Coltivare la memoria

Giuseppe Piasentin, 08/02/2007

San Bonifacio è un paese senza memoria, ma non fa nemmeno nulla per costruirsela! Mi riferisco alla
Laurea “Honoris causa” di cui l’università di Verona ha insignito una quindicina di giorni fa Dante Ferro -
li.
Non sarà sempre stato tutto oro (i momenti di conflitto e perplessità non sono certo mancati in oltre 50
anni di presenza sul territorio), ma credo sia innegabile il ruolo primario che Ferroli ha svolto, e svolge
tuttora nello sviluppo economico della nostra cittadina. Credo che pochi possano negare che se il paese ha
oggi le dimensioni e il peso che ha, lo si debba in maniera particolare a due aziende, Ferroli e Perlini, che
trainarono il paese nel boom economico del dopoguerra.

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Oggi questo ruolo, questo rilievo vengono riconosciuti a Dante Ferroli, cittadino sambonifacese. Eppure
San Bonifacio tace: non dico una celebrazione, una manifestazione pubblica, ma almeno una citazione sul
giornale. Invece il fatto è citato sull’Arena il giorno 20 gennaio nella sezione economia, ed era stato anti-
cipato due giorni prima nella cronaca di Monteforte.ma che c’entra Ferroli con Monteforte? Perchè ci va a
dormire? Ferroli è, con Perlini, la storia industriale di San Bonifacio. Il resto è buio e silenzio: San Boni -
facio tira dritto, e non vede.
Ma cosa stiamo facendo? Ci stiamo vergognando anche dei fatti di cui dovremmo andare fieri? Non cre -
do che a San Bonifacio abbiamo tutti i giorni imprenditori che hanno una storia come quella di Ferroli, e
che ricevono una laurea “honoris causa”. Se non facciamo vedere ai nostri figli che anche a San Bonifacio
un lattoniere può diventare un capitanio d’industria, che il “sogno americano” non è lontano né come un
sogno né come l’America, come possiamo sperare che s’innamorino del loro sogno, e che lo inseguano
fino a sfondare?
A questo serve la memoria. Dobbiamo reimparare a coltivarla.

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L’urbanistica

San Bonifacio paese in vendita


Fabio, 01/02/2007

Due notizie. Una buona – almeno a detta di qualcuno- e una cattiva. La prima è il via libera alla realiz -
zazione di una nuova zona industriale a nord del paese. La seconda è l’annullamento da parte del TAR
della delibera del Consiglio comunale di San Bonifacio che destinava la cosidetta area Dal Cero a servizi
pubblici sanitari.
Due notizie differenti, quasi opposte per portata e reazioni, eppure accomunate da un’unica matrice. Da
entrambe infatti traspare una concezione del nostro territorio non come tessuto urbano ma come risorsa da
cui spremere introiti. La politica si dibatte e si anima sulle sole questioni edilizie, facendo di San Bonifa-
cio un territorio da sminuzzare in lotti da cedere al miglior offerente. Laddove vi sia un campo incolto,
un’area demaniale dismessa o in lotto di qualche interesse sorgono condomini o capannoni. Qui lo svilup -
po si risolve in colate di cemento su distese di asflato, facendo della millantata capitale dell’Est Veronese
l’Eldorado di immobiliaristi e impresari. Il paese rantola soffocato da infrastrutture insufficienti ma è sta-
to trovato ancora ossigeno per ingrassare l’offerta di capannoni, e laddove richiederebbe maggior respiro
per valorizzare e sostenere la crescita del nuovo ospedale si prepara ora una nuova urbanizzazione intensi -
va, tanto appetita proprio perché vicina al nosocomio.
I mali del paese sono facili da enumerare, sono noti a tutti, ma a nessuno importa poi davvero molto. La
politica insiste nello snocciolare rimedi, si prodiga nello sciorinare proclami, ma niente impedisce al pae-
se di patire il suo strazio, di venire mutilato di spazi, di essere lasciato nell’insufficienza. È un paese opu-
lento, San Bonifacio, obeso nella sua essenza, ma non sano, non nobile. Un paese ingordo e grasso, ma
non armonioso, su cui investire per speculare, ma non per viverci.
Perfino il Sindaco ha deciso di andare a vivere altrove.
Un paese defraudato di se stesso per essere ceduto ai tanti compratori, un paese da affaristi e investitori,
un paese dalle rendite allettanti. Insomma, un paese in vendita.

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il PATI degli altri
Giuseppe Piasentin, 10/12/2007

Sull’Arena di qualche giorno fa l’annuncio della presentazione del Piano di Assetto Territoriale Integra-
to che riguarda quattro paesi dell’Est veronese: Colognola, Caldiero, Lavagno e Belfiore. La novità sta nel
fatto che quattro comuni, confinanti e con esigenze territoriali affini, hanno deciso di gestire assieme il
proprio territorio, e non ciascuno per conto proprio con il proprio Piano regolatore. Si tratta di un passo
avanti epocale in queste cose, un passo avanti che permette di guardare il proprio territorio senza paraoc -
chi, e con un’efficacia sicuramente molto maggiore. Da anni San Bonifacio è sempre più un tutt’uno terri-
toriale, economico e amministrativo con Soave, Monteforte, Arcole. Gestire il territorio con questi comu -
ni in maniera integrata almeno parzialmente, almeno per quanto riguarda gli obiettivi strategici (dagli in -
sediamenti industriali ed espositivi alle infrastrutture culturali e sportive, dai servizi alle scuole, dai corri-
doi ferroviari ai trasporti su gomma) costituisce un obiettivo e uno strumento irrinunciabile per far riparti-
re non solo San Bonifacio, ma il suo comprensorio. Mi pongo oggi ad esempio una domanda: oggi sarem-
mo in questa situazione se il passaggio della TAV fosse stato affrontato in maniera comprensoriale, come
aveva anche proposto l’anno scorso il viceministro dePiccoli?

Sull'area Dalcero
Pierdomenico Mazza, 29/01/2007

Apprendo dall'Arena che il TAR ha respinto la richiesta di trasformare l'area Dalcero da residenziale ad
uso pubblico. Credo che anche il più sprovveduto amministratore sapeva che una variante di questo genere
non avrebbe mai ottenuto l'approvazione dagli organi regionali. Ed è altrettanto singolare che la richiesta
di questa variante sia giunta dalla stessa persona che ha ideato ed approvato un piano regolatore che con -
cedeva una quantità sproporzionata di metricubi e ciò a seguito di una trattativa non molto chiara. Il fatto
che l'Amministrazione Comunale non abbia ritenuto di costituirsi in giudizio la dice lunga sulla convin -
zione che tale variante potesse essere approvata.
Nella precedente amministrazione, dai banchi dell'opposizione, ho sempre sostenuto che il diritto di
ogni cittadino va sempre sostenuto, anche se si chiama Dalcero. L'errore sta nel fatto che quando è stato
redatto il piano regolatore, nessuno era convinto che l'Amministratore Straordinario dell'USL di allora,
che guarda caso ero io, con la sua testardaggine avrebbe fatto decollare il nuovo ospedale su quell'area. Se
allora l'Amministrazione Comunale, che ha redatto il piano, fosse stata convinta che su quell'area sarebbe
sorto un ospedale comprensoriale, avrebbe dovuto creare una zona di rispetto, anzichè rendere edificabili
le aree circostanti. Oggi la nuova struttura, anche a causa della realizzazione del distretto sanitario, non
previsto nel progetto originario, è carente di spazi per parcheggi, per aree verdi, per eventuali futuri am -
pliamenti e ha bisogno di una politica sui trasporti pubblici per rendere comodo l'accesso ai cittadini del
comprensorio.
L'orologio fatto applicare sull'area dal sindaco Polo per contare i giorni che mancavano alla consegna
del nuovo ospedale doveva, a mio avviso, servire per ricordare alla Sua Amministrazione e a quelle che si
sono succedute, le scelte che si sarebbero dovute fare per rendere compatibile la nuova struttura con il re-
sto del territorio. Mi pare che a tutt'oggi la Politica non si sia resa conto di questa nuova realtà che è cala -
ta sul nostro comprensorio. Pochi sono consapevoli che si è venuta ad insediare nel nostro Comune un'a-
zienda con oltre mille dipendenti, che crea un impatto economico ed ambientale che dovrebbe essere valu -
tato con la massima attenzione.
Il tema del nuovo ospedale riporta d'attualità anche l'area del vecchio ospedale. Il rapporto conflittuale
intervenuto fra il sindaco Polo e la Regione non ci porta e non ci ha portato a nessuna conclusione positi -
va. E io dico "per fortuna", perchè mi era parso che le scelte di questa Amministrazione all'utilizzo di
quell'area fossero dettate più dal desiderio di risolvere alcuni problemi contingenti e non pensati con
un'ottica rivolta al futuro del nostro paese. Qualsiasi Amministrazione saggia avrebbe dovuto, di fronte ad
una tematica così importante, e visti gli insediamenti che si sono verificati nel nostro territorio, e viste le

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ripetute varianti apportate al piano regolatore, prendere in esame l'utilità di una verifica generale del pia-
no regolatore stesso.
Spetta alla politica disegnare il futuro di San Bonifacio, ed è un errore affidarsi a dei sondaggi per dare
destinazione urbanistica a delle aree, ponendo domande che non tengono conto della complessità dei pro -
blemi che ha il nostro territorio. L'area lasciata libera dal vecchio ospedale va trattata con la Regione pen -
sando ad un insediamento di carattere comprensoriale per indurre la regione a concedere quest'area per l'u-
tilizzo da parte della comunità, senza oneri per i cittadini. L'indebitamento chiesto dal sindaco Polo ai cit-
tadini di San Bonifacio per l'acquisizione dell'area è sproporzionato e impegna il bilancio dei prossimi
anni. L'area va liberata da tutti gli edifici esistenti e, solo dopo una verifica generale del piano regolatore,
sarà possibile individuare un insediamento che possa essere di utilità per tutto il comprensorio.
Dobbiamo prendere esempio da quelle Amministrazioni lungimiranti che, avendo la fortuna di avere a
disposzione un'area con caratteristiche simili, hanno la capacità e l'intelligenza di affidarsi alle mani di ur-
banisti di fama internazionale per creare strutture di carattere culturale che siano di utilità per le future
generazioni. Questa è la strada che dovremmo imboccare anche noi per lasciare un segno significativo e
dare una identità specifica al nostro paese.

Ma a che serve la variante 39?


Giuseppe Piasentin, 19/09/2007

Sull'Arena in questi giorni è riesplosa la polemica tra Amministrazione comunale e Forza Italia sulla va-
riante che trasformerebbe l'attuale stadio in condomini.
Non entro nella disputa: sono affari loro.
Invece di parlare di beghe, vorrei riportare l'attenzione sul problema vero: San Bonifacio ha bisogno di
quella variante? La gente avrà qualche vantaggio da questa variante?
I termini "veri" del discorso sono: il comune cede lo stadio, il campo da calcio, il campo da baseball in
cambio di una dozzina di milioni di euro a privati che su quell'area edificheranno 26300 metricubi di abi-
tazioni e negozi (26300 metricubi vuol dire circa 200 tra appartamenti e negozi, per più di 500 nuovi abi-
tanti).
Questa variante significa altri 200 appartamenti quando ce ne sono a centinaia invenduti. Significa an -
che altri 500 nuovi abitanti, che inevitabilmente sarebbero tutti immigrati. Significa fare questo in Prais -
sola, un quartiere che ha già innumerevoli problemi (non per niente lo chiamiamo già "il Bronx") e che sa-
rebbero solo aumentati da un'ulteriore iniezione di immigrati e automobili.
Significa infine che i soldi che il Comune guadagnerebbe da quell'operazione servirebbero a costruire
un nuovo stadio (all'interno della nuova cittadella dello sport) in cambio di quello che sarebbe demolito
nell'operazione.
Il bilancio finale quindi sarebbe lo spostamento dello stadio nella cittadella dello sport in cambio di 500
nuovi immigrati e 4 nuovi palazzoni in Praissola.
San Bonifacio ha bisogno di quella variante? Il gioco vale la candela?

Negli ultimi giorni del 2007 la regione ha bocciato la variante 39. Alla fine della fiera qualcuno ha capito che
quel gioco non valeva la candela. Meno male.(ndr)

Grigio padano
Fabio, 31/10/2007

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Il sindaco di Soave, Lino Gambaretto, si prepara a entrare nel gotha dei cementificatori d'assalto. La sua
maggioranza ha approvato in Consiglio la variante che darà vita a un nuovo gigantesco insediamento com-
merciale di 14 mila metri quadri, e poco cambia se ci si riferisce ad esso col suggestivo e gradevole nome
di “cittadella dello shopping”. Sarà un'opera mastodontica e al limite del pleonastico, l'ennesimo centro
commerciale che si aggiunge alla già nutrita costellazione di mobilifici e supermercati che ha invaso negli
ultimi anni lo spazio tra San Bonifacio e Verona. Nemmeno due anni fa è stato aperto il centro Le Corti
Venete, che ha gettato nell'obsolescenza il limitrofo Centro Commerciale Verona Est. Oggi al suo fianco
sorge un mobilificio che compete con quello aperto solo quache settimana prima lungo la Porcillana, at -
torno alla quale cartelli e insegne pubblicizzano golose lottizzazioni artigianali. La Statale 11 è un fiorire
di capannoni, un sollevarsi di gru e prefabbricati, mentre a San Bonifacio si sta per dare vita a una nuova
zona industriale e artigianale e ci si prepara a vedere venire alla luce il nuovo, grandioso IperFamila. Non
c'è che dire, il Nord Est veronese ha capitali da impiegare e si sviluppa, ma tutto il suo sviluppo si risolve
esclusivamente in edilizia. Investire soldi in ricerca e innovazione tecnologica e dare in tal modo lavoro e
opportunità ai giovani laureati è pura fantascienza, per un miscuglio di fattori che vanno dalla cultura del-
l'investimento immobiliare a un sistema legislativo che lo favorisce, a un parziale disinteresse all'innova-
zione e a una totale noncuranza nei confronti dell'ambiente, tutti i soldi vanno in capannoni. E la gente è
pronta a stiparsi dentro queste cattedrali del consumo, a passare ore a contemplar vetrine, ad ammirare
mobilio, a palpeggiar divani, a tastare abiti. Sono questi i nuovi luoghi d'incontro, le colossali aree com-
merciali che vendono all'ingrosso tutte gli stessi prodotti, dove la moltitudine partecipa alla grande litur-
gia del consumo - o del desiderio di consumo, se le lagne attorno al costo della vita sono espressione di
verità.
Si riempiono i centri commerciali e si svuotano le piazze, si abbandonano le città in lunghe teorie di au -
tomobili per rintanarsi nei supermercati o nei mobilifici. Le periferie fatte di scatoloni di cemento sono i
nuovi luoghi di richiamo, per i quali val la pena intasare statali e inquinare l’aria. Ormai il colore domi -
nante della pianura a est di Verona è il grigio. L’aspetto più deleterio di tutta questa situazione è però le -
gato al degrado ambientale, degrado dei centri storici che perdono la loro vocazione di centro nevralgico
della vita cittadina e degrado dell’ecosistema: parallelamente alla violenta e repentina urbanizzazione del -
le periferie non si è assistito, infatti, alla creazione di aree verdi, parchi, piste ciclabili. È cemento per il
cemento, investimento nel cemento, impegno nel cemento, solo e semplicemente cemento. E l’individuo
finisce a essere accessorio al cemento, ha il compito di popolarlo, di agghindarlo, di vitalizzarlo. L’indivi-
duo si ritrova così funzionale alla prepotente crescita del cemento, funzionale all’edilizia, funzionale al
consumo. Nella sua confusa difesa della variante Gambaretto ha mischiato concetti di tutela ambientale
con l’impossibilità di opporsi all’insediamento, parlando di opportunità per il Comune. Anche le ammini -
strazioni, una volta sottomesse ai pricipi del profitto, finiscono funzionali al cemento. Che così si espande
e cola il suo colore su tutto, indisturbato.

parco della Rimembranza, ottobre


2007
Giuseppe Piasentin, 16/10/2007

Il Parco della Rimembranza è in abbandono. Nel silenzio e nel disinteresse generale, l'area verde più
bella di San Bonifacio è semplicemente abbandonata a se stessa, al degrado, senza che nessuno faccia nul -
la.
I sentieri sono incolti, i gradini deformati, il monumento sta crollando, pezzi di balaustra sono già ca -
duti, i muri sostenuti da impalcature provvisorie e inadeguate. Graffiti fanno bella mostra di sè sui marmi
dell'altare, alla faccia del "Luogo sacro".
E, nonostante l'evidente degrado, l'accesso rimane comunque libero a tutti, con il rischio che qualcuno
per davvero si vada a far male.
Proposte? Nei prossimi giorni!

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Parco della Rimembranza: perchè re-
cuperarlo?
Giuseppe Piasentin, 17/10/2007

Nel post di ieri raccontavo della situazione disastrosa in cui sta sprofondando il Parco della Rimembran-
za della Motta, nel totale disinteresse di tutti, popolazione e amministrazione.
Secondo me, e secondo più di un amico con cui ho chiaccherato in questi giorni, il parco della Rimem -
branza merita di essere recuperato per più di un motivo:
1) nonostante l'Alpone abbia costituito una sorta di confine (magari "psicologico" più che reale, vista
l'esistenza del ponte), il parco della Rimembranza è a poche centinaia di metri da Piazza Costituzione ed è
quindi centralissimo rispetto al paese; non solo: la via che lo unisce al centro è la diretta e lineare prose -
cuzione di Corso Venezia
2) il parco è all'interno dell'unica vera area storica di San Bonifacio (oltre a Villanova, che però è de-
centrata), quella dell'antico castello, di cui rimangono, oltre alle vestigia e alla piccola chiesa romanica,
anche "l'impianto" del quartiere e un antico caseggiato
3) il parco è tutelato dalle Belle Arti ed è già previsto all'interno del PRG come area storica.
4) il parco è facilmente collegabile alle due aree ciclopedonali principali di San Bonifacio (quella per
Villabella e quella verso Arcole) in un tutt'uno organico.
Io credo che tutto questo debba quanto meno far riflettere sull'opportunità di spendere un pò di tempo e
qualche euro per ridare al Parco della Rimembranza non solo l'antico lustro, ma, se possibile, addirittura
enfatizzarne il ruolo a tutto vantaggio dell'intero paese. Credo che le vie da perseguire siano più d'una, ma
magari ne parliamo domani.

Parco della Rimembranza: qualche


proposta
Giuseppe Piasentin, 22/10/2007

Credo che il Parco della Rimembranza sia una risorsa mai sfruttata per San Bonifacio, e che offra una
serie di opportunità. Che si può fare? io credo si possano fare molte cose. Ad esempio quando si farà il
prossimo piano regolatore si può studiare una soluzione per avvicinare la Motta al centro cittadino, inclu -
dendo l'area storica della Motta nel centro per renderla più facilmente accessibile e per dare maggior am -
piezza e attrattiva al Centro (un ponte pedonale? un percorso pedonale? il "green park" o il "Parco Fluvia-
le" proposto da alcune formazioni politiche nell'ultima campagna elettorale? Boh, lasciamo fare agli urba-
nisti, ma poniamogli il problema che loro la soluzione la trovano). Per adesso immagino quanto sarebbe
bello (e attraente per la gente del nostro e dei comuni limitrofi, e di riflesso remunerativo per negozi e im-
prese locali) avere un unico percorso pedonale che, partendo dal Centro Commerciale passasse attraverso
giardini ricavati nell'ex-ospedale, e poi per corso Venezia e i suoi negozi e, attraverso un percorso verde,
arrivasse alla zona storica di Motta. Sarà anche un sogno, però...
E poi l'area va caratterizzata, con una connotazione precisa, sottolineandone l'origine medievale, ancora
pulsante nella chiesetta, nel vicino palazzotto, nell'impianto complessivo. Come? Facciamo un Museo?
Facciamo interventi di recupero? Ristrutturazioni? Parliamone! Qualcuno dirà che servono un sacco di
soldi: beh: prendiamo il Sindaco e mandiamolo a fare il suo lavoro, cioè il politico. Diciamogli che è ora
che, invece di denunciare tutti, prenda la sua valigetta e vada a Roma a batter cassa, a chiedere soldi al
Ministero delle Risorse artistiche e culturali perchè il suo lavoro è rappresentare la sua cittadinanza, cioè
noi, presso i livelli istituzionali più alti. Impossibile? L'ha fatto il Sindaco di Monteforte, perchè non può
farlo il nostro? Io credo che San Bonifacio pesi di più di Monteforte. O no?

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Nel frattempo? Associazioni, volontariato, mobilitazione popolare per risistemare i sentieri, per pulire
le scritte, per le opere murarie minime, per la vigilanza. E anche per animare il parco con qualche giostri-
na o un baretto, come proposto da un commento qualche giorno fa. Non viene nessuno? Il Comune metta a
disposizione un pò di soldi e allora le Associazioni si faranno vive volentieri. Ma occorre pensare anche a
formule di coinvolgimento popolare, perchè la gente si riappropri di un piccolo tesoro del nostro paese,
che appartiene alla gente ma che la gente ha dimenticato di possedere.

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Politica e politichetta di casa nostra

Vaffanculo Day
Giuseppe Piasentin, 10/09/2007

Ieri il Vaffanculo-Day. Un grande successo nonostante il boicottaggio dei media. Ne sono felice.
Molto di quello che io credo, sia sulla crisi della politica di oggi, che sul V-Day, l’ho trovato in un vi-
deo di “adesione” di Luciano Ligabue all’iniziativa di Grillo. Non posso che consigliarvene la visione.
A San Bonifacio non mancherebbero i motivi per organizzare un bel V-Day locale: basta sfogliare i post
di questo blog per farsene un’idea. Magari possiamo anche pensarci un giorno ma stiamo attenti, tutti, ad
evitare di cavalcare il malcontento popolare, passando dalla denuncia motivata e positiva, alla facile gene -
ralizzazione populista. Beppe Grillo lo fa bene, e anche noi a sanbonifaciooonline cerchiamo di starci at -
tenti. Denunciare un fatto sbagliato, in modo motivato, è giusto ed auspicabile, ma spargere merda a de-
stra e a manca mandando tutto in vacca è sbagliato.

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Perchè? Per chi?
Giuseppe Piasentin, 19/01/2007

Così l'Arena di qualche giorno fa:


Clamorosa sentenza del Tribunale amministrativo regionale Veneto (Tar): è stata an-
nullata la delibera del Consiglio comunale di San Bonifacio del 19 settembre scorso,
con la quale la destinazione urbanistica di 18mila metri quadrati della cosidetta area
Dal Cero, proprietà della famiglia Contri, erano stati modificati da edificabile a ser-
vizi pubblici sanitari. Il ricorso era stato presentato al Tar lo scorso 2 dicembre, ma
il Comune di San Bonifacio aveva deciso di non costituirsi in giudizio.
Nella sentenza del Tar si legge che la variante in questione risulta approvata dal
Consiglio comunale con la procedura prevista dall’articolo 50 della legge regionale
61 del 1985, «consentita unicamente per l’individuazione di aree per atrrezzature pub-
bliche con superficie inferiore ai 10mila metri quadri, mentre la zona in questione am-
monta a 18mila mq». Quindi il ricorso è fondato".
Molti si sono stupiti, qualcuno si è arrabbiato, perchè non si sono fatti gli interessi della gente.
Io sono andato a rileggermi l'articolo del Sindaco con cui annunciava (San Bonifacio Notizie
maggio/giugno 2006, pag.8) l'approvazione della variante e ci ho trovato frasi del tipo: " siccome quasi si-
curamente questa variante sarà impugnata dai Proprietari presso il TAR...sulla base di quella che sarà la
decisione dei Giudici potremo adeguarci di conseguenza, anche restituendo l'edificabilità testè tolta" e, in
conclusione "se qualcuno dovesse modificare queste decisioni (cioè la variante ndr) ne dovrà rendere
conto alla popolazione tutta".
E anche nell'Arena del 22 settembre, da noi già citata, "Polo ha risposto affermando che ... Ora, se i
privati, ricorrendo al Tar, otterranno ragione, la colpa non sarà nostra"
Leggendo ora quegli articoli, e quelle frasi, sembra proprio che il Sindaco si aspettasse fin da subito che
la variante sarebbe stata impugnata al TAR, e che sarebbe stata bocciata (tant'è vero che il Comune non si
è nemmeno costituito in giudizio).
E allora, perchè perdere tempo e risorse per proporre una battaglia che si sapeva persa in partenza?
Era tutta una finta?
Perchè? Per chi?

Giù le mani dalla viabilità


Giuseppe Piasentin, 26/01/2007

A margine della ripresa della polemica tra i fattori Z. e P., tornata a scaldarsi dopo l'annullamento al
TAR della variante sull'area Dal Cero, il fattore Z. ha dichiarato: "adesso viene ulteriormente rinviata an-
che la soluzione per la viabilità attorno all'ospedale... viabilità che torna in discussione". Eppure "per la
strada ci sono già progetto del Comune e finanziamento".
Per favore, giù le mani dalla viabilità attorno all'ospedale. I due fattori, Z. e P. baruffino pure (ognuno
è libero di perdere tempo come gli pare), ma per favore nessuno tocchi quella viabilità. Il paese, il Fraca-
storo, l'intero est veronese ha bisogno che il nostro ospedale sia ben accessibile a tutti: auto, moto, bus,
bici e a piedi. Lasciare coì le cose significa prolungare ulteriormente e senza motivo un grave disagio per
tutti.
Prima si risolvano i problemi, poi si cerchi la visibilità.

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Le proposte di interesse
Giuseppe Piasentin, 07/02/2007

Nell’ultimo consiglio comunale è stata discussa la proposta dell’Anci Veneto al Parlamento di avanzare
una legge per concedere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia. Ovviamente non era un
tema di competenza comunale (le leggi sull’anagrafe e sull’Immigrazione le fa lo Stato, nessun altro) e
qualsiasi decisione del consiglio non avrebbe avuto alcun effetto pratico sulla vita della cittadinanza. Non
entro nel dettaglio, ma mi limito a segnalare che a settembre l’Anci è partita con un’altra iniziativa, quella
di una sperimentazione per il rilascio e rinnovo dei documenti di soggiorno ai cittadini stranieri da parte
dei Comuni e non più, come adesso, da parte della Questura. Questa proposta non è mai stata portata alla
attenzione del consiglio comunale, anche se il Sindaco, a settembre 2005, aveva dichiarato, sia all’Arena
che al Corriere che “Bisognerebbe che il rinnovo del permesso di soggiorno avvenisse in Comune”. Questa
proposta sì avrebbe avuto risultati immediati nella vita della nostra cittadina, perchè la sperimentazione,
proposta a tutti i comuni a settembre, è diventata operativa già dall’11 dicembre. Ebbene ora che c’era
l’occasione di fare, con il consenso di tutti, una cosa nuova e positiva per il controllo dell’immigrazione,
ce la lasciamo scappare. E pensare che davvero sarebbe stata una mossa che, senza ambiguità e polemiche,
avrebbe sia aumentato il livello di controllo e sicurezza locale, sia aiutato le Questure sia facilitato la vita
dell’immigrato regolare. Ma forse era quest’ultimo il punto che non andava bene. Per cui questa proposta
è rimasta nel cassetto e nessuno ha mai segnalato all’Anci l’interesse di San Bonifacio a partecipare alla
sperimentazione che il Sindaco diceva di auspicare.
E così le amministrazioni comunali che hanno attivato questa sperimentazione, saranno tante, anche in
Veneto (Padova, Consorzio Comuni Portogruaro, Conegliano, l’Associazione Comuni Marca Trevigiana),
ma San Bonifacio però non c’è. “Non c’è prevenzione senza controllo” titolava qualche mese fa un artico -
lo del Sindaco sull’immigrazione. Perchè lasciarsi scappare occasioni come questa?
Però era importante perdere ore dell’attività del Consiglio comunale (ore preziosissime, visto che il
Consiglio ha lavorato nel 2006 si e no 30-35 ore complessive in tutto l’anno) per prendere posizione su
una proposta di nessun interesse comunale.

Regole e regolati
Fabio, 16/05/2007

Nonostante le pretese di integrità asburgica, non è difficile rintracciare a San Bonifacio situazioni di ir-
regolarità. Un esempio piuttosto macroscopico è lo stadio che versa da un pezzo in una situazione di vio-
lazione delle norme di sicurezza vigenti. Solo l'impegno personale dell'assessore Pasetto ha consentito alla
nostra squadra e ai suoi tifosi di praticarlo in deroga alle leggi. La situazione è destinata a riproporsi anno
dopo anno, ma presto non dovremo più preoccuparcene, al posto dello stadio sorgerà un regolarissimo
complesso residenziale e, in attesa della millantata cittadella dello sport, squadra e tifosi potranno godersi
l'ebbrezza di una sempiterna trasferta. Altro esempio di regolare irregolarità è la nuova baita alpina della
Prova. Inaugurata, benedetta, festeggiata e aperta, è stata dichiarata fin da subito abusiva. Anche stavolta
era presente l'assessore Pasetto, il quale, anziché esercitare le sue doti di mediazione, ha potuto solo ricor-
dare ai presenti, le centinaia di penne nere, la fanfara, il parroco e i cittadini accorsi per assistere all'even -
to, che all'edificio manca la dichiarazione di agibilità e che quindi il Comune non può ufficializzare l'i -
naugurazione dello stabile. Che cosa sia esattamente capitato non è chiaro, ma dalle dichiarazioni lette
sembra che il casus belli sia costituito dalla parte sotterranea dell'edificio, destinata al Comune, e non ri -
spondente alle normative in materia di barriere architettoniche. Così per ora l'opera sembra destinata a ri-
manere inagibile per chissà quanto tempo ancora. Mi chiedo: è mai possibile che le cose non potessero es-
sere gestite diversamente? È mai possibile che dopo il tanko, ora si umili il Corpo degli Alpini, disertando
l'inaugurazione e stroncando gli entusiasmi dei presenti con dichiarazioni di inagibilità? "Dura lex, sed
lex" replicherà l'Amministrazione, e del resto chi meglio dei suoi componenti lo può sapere, date le conti-
nue frequentazioni al Tribunale Amministrativo?

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Che ci azzecca?
Giuseppe Piasentin, 30/01/2007

Ho letto con interesse l'articolo che il Sindaco ha pubblicato sull'ultimo numero di sanbonifacionotizie
(articolo, forse qualcuno lo ricorderà, con cui il Sindaco commentava il cosiddetto“Discorso di Ratisbona del Papa,
discorso per il quale il Papa era stato accusato di insultare la religione musulmana, sfiorando l'incidente diploma-
tico-religioso, ndr) .
Non l'ho capito.
Non ho capito perchè il discorso del Papa dovrebbe essere laico. Sono andato a rileggermelo e ho trova-
to una riflessione altamente teologica, come era ovvio che fosse: credo che il Papa sia ben conscio del
proprio ruolo e sarebbe ben strano che, da papa, utilizzasse temi "laici", e quindi non propri del suo ruolo,
in un discorso ufficiale, in un viaggio ufficiale, in una situazione ufficiale, in un'università che ospita una
delle più note facoltà di teologia al mondo, dove lui stesso ha insegnato dogmatica e storia del dogma.
Non ho capito il tono di sfida nei confronti della cultura islamica ("Che provino allora gli Iman, gli
Ulema, i sacerdoti a dare una spiegazione..."): mi pare che proprio non ci sia nessun bisogno di suscitare
irrigidimenti o proteste su base culturale o religiosa.
Non ho capito chi sono i politici ipocriti che hanno lasciato solo il Papa: mi limito semplicemente a ri-
mandare alla "diretta di Repubblica" che riporta le reazioni del mondo politico di quel momento, e le di-
verse mozioni da parte di tutte le aree parlamentari discusse in Senato culminate nella mozione congiunta
infine approvata da tutte le forze politiche italiane. Nè mi risulta comprensibile il motivo per cui i giudici
avrebbero dovuto prendere posizione sulle parole del Papa. E' vero che il Sindaco stesso dichiara che que-
sta riflessione è "una sua "forzatura personale", ma se è una forzatura, perchè esprimerla?
Ma soprattutto non ho capito che c'entrano le spiegazioni (non una semplice "presa di posizione" ma una
vera e propria esegesi con argomentazioni filosofiche) di un discorso del Papa fatta mesi dopo da un sin -
daco di paese nel bollettino comunale. Mi pare che la divisione tra potere religioso e temporale sia stata
sancita in Italia da un secolo o giù di lì: se il Sindaco aveva l'esigenza spirituale di esprimere le proprie ri-
flessioni avrebbe dovuto, per correttezza e rispetto del proprio ruolo, scegliere un'altra "vetrina" e firmarsi
semplicemente con il proprio nome, e non come "il sindaco" e, se proprio riteneva che il tema avesse una
qualche rilevanza per la nostra politica locale, avrebbe dovuto lasciare le riflessioni morali ad altri.

Enzo Biagi, il Sindaco, il Papa


Giuseppe Piasentin, 13/03/2007

Recentemente, approfittando anche delle vacanze di carnevale dei miei figli, mi sono preso una settima -
na di vacanza e ne ho approfittato, oltre che per fare un minimo di vita sana, anche per leggere un pò.
In quei giorni ho letto, tra l'altro l'ultimo libro di Enzo Biagi, "Quello che non si doveva dire".
Nel primo capitolo Biagi si dice "convinto che il prete debba fare il prete, il medico guarire e il mae-
stro insegnare", e prosegue citando monsignor Luigi Bettazzi (vescovo emerito di Ivrea): "Votiamo secon-
do coscienza, valutando ciò che è più utile alla gente, ma diffidiamo e contestiamo di fronte a chi si at-
teggia a difensore della Fede, mentre in realtà è al servizio dei propri interessi".
Mentre leggevo queste frasi mi è venuto in mente l'incredibile articolo del nostro Sindaco pubblicato
sul bollettino comunale, riguardante il papa e il discorso di Ratisbona. E ho sorriso.

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desaparecido
Giuseppe Piasentin, 05/02/2007

Non c’era prima, non c’è più da oltre 6 mesi, ma nessuno, di fatto ne ha sentito davvero la mancanza.
Parlo del Direttore Generale del Comune, altrimenti detto “City manager”. Figura dirigenziale prevista
per legge, ma prima mai ritenuta necessaria a San Bonifacio, e per questo mai attivata, è stata fortemente
voluta dall’attuale sindaco, “in modo che vi sia un controllo ed una responsabilità specifica sull’attività
del Personale”. Prima tutto questo lo faceva, senza stipendio aggiuntivo, il segretario comunale. Le pre -
messe però erano promettenti e lungimiranti, quelle di un investimento per il futuro: “ giacchè si sta rico-
stituendo il “management” che dirigerà il Comune per i prossimi vent’anni, almeno ”. E invece quando
Comencini se n’è andato (molto prima dei vent’anni programmati), nessuno ha sentito la mancanza del
City Manager, e il posto è rimasto là, nel limbo. Niente prima di Comencini, niente dopo Comencini,
come se quel posto fosse destinato proprio a lui e solo a lui. Le funzioni ora sono tornate ad essere attri -
buite, come prima, al segretario comunale, che però ora riceve anche il relativo stipendio. Chissà se fa il
doppio turno: 8-14 da segretario comunale, 14-20 da City manager?

La rinascita democratica di San Bo-


nifacio
Fabio, 14/06/2007

Con l'Amministrazione Polo la politica sambonifacese è stata investita da un fenomeno nuovo: il conti-
nuo e insistito ricorso alla consultazione della cittadinanza. A dare inizio alle danze è stata una petizione
popolare, per richiedere all'Amministrazione Comunale di soprassedere al già deliberato "taglio dei Pini in
corso Italia". Dopo pochi mesi è stata l'ora di Forza Italia, che attraverso una petizione ha raccolto il con-
senso contro la variante che sostituisce lo stadio Tizian con condomini. Ma il vero cambiamento è iniziato
quando anche la maggioranza ha iniziato a ricorrere all'interrogazione popolare a supporto delle proprie
decisioni. Città Viva infatti ha proposto un questionario sulla destinazione d'uso del vecchio ospedale;
Foza Italia ha risposto con una raccolta firme per trasformare lo Zavarise-Manani in un parco pubblico.
Ancora Città Viva ha recentemente incalzato la popolazione sulla possibilità di chiudere il centro storico
al traffico automobilistico, a cui l'Associazione Commercianti ha opposto una raccolta firme affinché il
traffico in centro rimanga libero. Presto avremo un Referendum consultivo chiesto dalla Lista Mastella per
sapere se il popolo vuole che l'intera area ex-ospedale sia completamente destinata alla pubblica utilità,
anche se non è chiaro cosa si intenda per "pubblica utilità". Insomma, fino ad oggi la popolazione è stata
consultata, in diverse forme, ben sette volte.
Il fenomeno appare dunque chiaramente caratterizzato: sembra si stia progressivamente passando dalla
democrazia rappresentativa, basata sull'elezione di concittadini delegati ad amministrare, a quella "consul-
tiva", in cui il popolo stesso è chiamato a decidere sulle decisioni da prendere. Come si è arrivati a que -
sto?
La questione può essere ricondotta a due fattori tra loro correlati. Da una parte il progressivo svuota-
mento di significato del Consiglio Comunale, dall'altra l'appetito di consensi di alcune forze politiche ben
decise a percorrere la strada della demagogia per guadagnare spazio.
La legge elettorale vigente, come è noto, assegna un premio di maggioranza alla compagine vincente. Di
per sé questo è un fattore positivo, ma nel Consiglio Comunale sambonifacese ha avuto un effetto delete-
rio. Il Consiglio è stato svuotato di significato e ridotto a semplice consesso deliberativo, convocato con
estrema sporadicità (cinque o sei volte in un anno), spesso scavalcato nelle decisioni, che vengono annun -
ciate alla stampa prima ancora di essere dibattute e approvate in tal sede, ridotto a obliterare le risoluzioni
della Giunta approvandole a maggioranza bulgara. Si aggiunga a questo la forte personalizzazione che sta
caratterizzando l'attuale Amministrazione, tutta incentrata sulla figura del Sindaco e che pone in posizione
di subalternità gli altri amministratori. In questa situazione le minoranze non hanno alcun modo di farsi

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ascoltare, e ricorrono alla mobilitazione popolare, ma, e questo è il fatto nuovo e sconvolgente, anche le
forze di maggioranza sentono l'esigenza di trovare altri ambiti per mettersi in luce e raccogliere consensi.
Per questa ragione "scendono in piazza" anche gruppi quali Città Viva, che fa parte della maggioranza, e
la Lista Mastella, che ha assessori in Giunta: le loro posizioni di potere sono messe in ombra dalla figura
del sindaco e non sono remunerative in termini di visibilità e consenso.
Ne è derivata così questa sorta di democrazia "a la carte", poco credibile ed efficace. Le questioni sotto-
poste alla popolazione sono strumentali, attorno ad esse non si è anticipato nessun dibattito pubblico che
potesse far maturare risposte nella coscienza dei cittadini, né in seguito ad esse sono cambiati i pareri del -
la Giunta.
Dietro a questi appelli al popolo si nasconde una profonda inconsistenza politica. La volontà di rifarsi al
volere popolare è permeata da un afflato vagamente plebiscitario, è effimera nella sua capacità progettuale
e sregolata nelle forme e nei contenuti da affrontare. Non porta nuova linfa alla democrazia, piuttosto la
svilisce nell'interesse di gruppi di potere che, lisciando il pelo al popolo, fanno del paese ciò che voglio-
no.

Politica "Partecipata"
Giuseppe Piasentin , 20/09/2007

Oggi è un giorno strano per San Bonifacio, visto che oggi nasce una nuova iniziativa dell'Amministra-
zione Comunale , annunciata da volantini intitolati "Politica Partecipata" Il Sindaco e la popolazione.
Si tratta di incontri, a cadenza regolare, mensile, in cui il Sindaco (non la giunta, non l'Amministrazio-
ne, non la maggioranza, ma "il Sindaco") si rapporta direttamente con la popolazione a 360° su tutti i temi
della pubblica amministrazione.
L'iniziativa di per sè sembra lodevole, assolutamente lodevole. Sembra.
Quello che mi lascia perplesso è notare come il Sindaco intenda fare "politica" concedendo più tempo e
occasioni al rapporto diretto con la gente che alla discussione istituzionale, con i rappresentanti della gen-
te, cioè il Consiglio Comunale, che da tre anni viene riunito si e no una volta ogni due mesi..
Mi si chiederà "E cosa c'è di male?". Beh di male c'è che mentre questi incontri di politica partecipata
saranno frequenti, mensili, ma non avranno di fatto alcun potere istituzionale, e l'opinione della gente avrà
il valore che il Sindaco vorrà, bontà sua, attribuirle, nello stesso tempo vengono rarefatti i Consigli Comu-
nali, dove l'opinione della gente (portata attraverso i rappresentanti democraticamente eletti) avrebbe dav-
vero peso e valore.
E così, spostando il baricentro della politica dalle sedi del confronto (e del potere) istituzionale ad al-
tre, forse più dirette ma prive di alcun potere, mentre la gente ha l'impressione di partecipare direttamente
alle decisioni, in realtà ne viene estromessa.

Prodi merita altri maestri...


Giuseppe Piasentin, 30/07/2007

Sul Gazzettino (sezione Nazionale) di mercoledi scorso, è apparsa un'intervista al Sindaco di San Boni-
facio.
L'intervista finisce con queste parole: "...ho tolto l'Irpef a chi quadagna meno di 10mila euro e messo
in vendita case a 650 euro al metro quadro con mutui facilitati. Riesco dove fallisce Prodi: se vuole im-
parare da me...".

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E' vero che a San Bonifacio non si paga l'ICI prima casa, ma con l'aumento dell'addizionale IRPEF la
maggior parte della popolazione paga come o più di prima. E chi ha i maggiori svantaggi probabilmente
sono proprio i più poveri.
Sotto i 10mila euro non si pagava niente o quasi anche prima, e le case a 650 euro al metro quadro sono
in tutto una dozzina, estremamente modeste, la cui vendita non ha portato alcun effetto calmiere sui prez-
zi degli immobili che continuano a essere carissimi e a rimanere invenduti a centinaia.
Credo che il presidente Prodi debba cercarsi insegnanti migliori, se mai ne avesse bisogno.

A che gioco giochiamo?


Giuseppe Piasentin, 16/11/2007

Che il giornalino comunale “San Bonifacio Notizie” non sia uno esempio né di trasparenza né di demo-
crazia è risaputo. Io stesso ho inviato lettere “non allineate” alle posizioni della maggioranza, senza otte-
nenerne la pubblicazione. Della cosa d’altra parte si è lamentata anche “Forza Italia”, ricevendo una
sprezzante risposta dal Sindaco (questa sì sul giornalino comunale). Abbiamo visto volantini in cui era
scritto che erano stati inviati al giornalino per la publicazione ma che sul giornalino non abbiamo mai vi-
sto.
Di fatto “San Bonifacio notizie” è completamente chiuso ad interventi contrari all’amministrazione. Su
tutta la serie di questa Amministrazione ho contato un solo intervento di opposizione (e pure malamente
“tagliato”), sul numero dell’estate 2004. Dopo di allora solo cori osannanti.
Si può essere favorevoli o contrari ma questa è la situazione.
Antonio Carletto, sindaco di Monteforte d’Alpone, invece ha una visione completamente diversa, e non
ha assolutamente paura di affidare alle opposizioni lo spazio che spetta loro. Nell’ultimo numero del gior -
nalino comunale di Monteforte, tanto per dirne una, un’intera pagina (pagina 7 , mica l’ultima) insulta
tranquillamente la Giunta Carletto a firma di un gruppo di opposizione. Insulta! Non porta argomenti edu-
cati, ragionamenti politici fini ed elevati, non colpisce in punta di fioretto, ma brandisce lo spadone, col -
pisce con rabbia, usa slogan, non ragionamenti.
E non è la prima volta che succede, ma Carletto, pur potendolo fare, non li censura, non si arrabbia, non
inveisce. Perchè Carletto, oltre che persona intelligente, è anche persona che ha il senso della comunità e
sa essere Sindaco, non uomo di parte. E dà all’opposizione lo spazio che le spetta in uno strumento di co-
municazione non di parte ma istituzionale. Carletto gioca una partita che si chiama democrazia, che si gio -
ca anche con la libertà di opinione. E nessun gruppo dirigente di governo può negare libertà e strumenti di
opinione a chi la pensa diversamente. Altrimenti si gioca ad un gioco diverso, che non si chiama più de-
mocrazia.

A seguire due articoli sull'incredibile avanzo di bilancio 2006: 5 milioni di euro che sono rimasti in mano all'Am -
ministrazione comunale dopo che fino all'ultimo aveva cercato di concludere a modo suo, litigando con tutti a suon
di cause legali l'acquisto dell'area dell'ex-ospedale. Il Sindaco se l'è presa con il governo Prodi, colpevole di non
lasciargli spendere quei soldi, ma (lo dicevamo a luglio, prima che la polemica scoppiasse per davvero, in autunno)
il patto di stabilità era di molto antecedente...

Perchè ci sono tutti quei soldi?


Giuseppe Piasentin, 19/07/2007
La stampa qualche giorno fa ci ha comunicato che il Sindaco si lamenta, con una lettera al parlamentare
di riferimento, di avere in cassa quasi 6 milioni di euro, avanzo di amministrazione al 31.12.2005, ma di

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non poterli spendere. La lamentela apparentemente è corretta: perchè un'Amministrazione pubblica non
deve essere libera di reinvestire come vuole i soldi della propria cittadinanza?
Ma sarebbe bello sapere invece come mai abbiamo avanzato quasi 6 milioni di euro. Il bilancio di ogni
ente pubblico infatti dovrebbe essere pari a zero: non dovrebbe avere disavanzo (cioè debiti) perchè un
ente pubblico non può avere spese non coperte, ma non deve nemmeno avere avanzo (cioè soldi da accan -
tonare senza utilizzo previsto) perchè significherebbe aver chiesto alla gente più tasse del necessario, ri -
spetto alle spese e agli investimenti programmati. Un avanzo di quasi 6 milioni di euro a San Bonifacio
(circa 5000 famiglie) significa aver richiesto ad ogni famiglia oltre 1000 euro in più del necessario.

Ecco da dove vengono i soldi


Giuseppe Piasentin, 31/07/2007

Qualche giorno fa ce lo chiedevamo, ora l'Assessore al bilancio lo dichiara sul giornalino comunale: se
il nostro comune ha oltre 5 milioni di euro di avanzo inutilizzabile è perchè aveva accantonato i soldi per
comprare l'ex-ospedale e quando l'affare è sfumato si è trovato con i soldi in mano e senza destinazione.
Solo una brevissima considerazione. Chiunque abbia due lire da investire e abbia letto qualche consi-
glio economico, anche su Novella 2000, sa che la prima attenzione nella gestione dei capitali è la diversi-
ficazione degli investimenti. L'ordine categorico è sempre lo stesso: "Mai mettere tutti i soldi in un solo
posto". Si tratta di una norma di banale buon senso: se metti tutti i soldi su un unico affare, e l'affare va
male, resti col culo per terra. Se invece li metti un pò di qua un pò di la, magari da una parte ti fregano,
ma dall'altra no...
Noi non abbiamo diversificato, non solo abbiamo puntato tutto su un unico cavallo, ma abbiamo anche
grattato il barile per mettere più soldi possibile in quell'affare, togliendo soldi ad altri lavori pubblici, per
i quali abbiamo aperto mutui, che pagheremo. Adesso che l'affare è andato male abbiamo in cassa altri 10
miliardi di vecchie lire che non potranno essere utilizzati.
Sul giornalino l'Assessore si incazza con lo Stato...a me pare che lo Stato non abbia nessuna colpa.

Negli ultimi mesi dell'anno il sindaco dichiara sul giornalino comunale che la sua giunta non fa più parte del cen -
trosinistra. La dichiarazione stupisce i più attenti, visto che a San Bonifacio il centrosinistra è sempre stato chiara-
mente in opposizione a questa amministrazione, e l'ha regolarmente avversata. Nonostante le dichiarazioni piuttosto
ruvide nei confronti del governo comunque tutto il gruppo della Liga Fronte Veneto è stato accompagnato dal sin-
daco alle elezioni primarie del Partito Democratico del 14 ottobre... chissà perchè?

Quando mai è stata "di Centro-Sini-


stra" la Liga?
Fabio, 28/09/2007

Cosa vorrà mai dire “essere di Centro-Sinistra”? Iniziai a pormi la domanda man mano che la tempesta
sollevata dalla caduta del Muro di Berlino si diradava e gli eventi di Mani Pulite disgregavano irreversi -
bilmente il sistema dei Partiti, i confini tra ceti sociali sfumavano e la classe operaia smarriva lentamente
negandosi a se stessa.Tra conflitti e crisi di identità della vecchia retorica novecentesca mi accorgevo che
concetti quali equità e giustizia sopravvivevano, non più nella forma di rivendicazione di classe, ma come
principi autentici ai quali attingere, chiaro approdo di un rinnovato riformismo; ragione per cui il mio na -
turale approdo è il Centro-Sinistra.
Tuttavia in questi giorni il quesito si è riproposto in ragione dell’articolo apparso su San Bonifacio No-
tizie in cui si afferma che la Liga Fronte Veneto esce dal Centro-Sinistra. La domanda che mi è venuta è:

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quando diavolo è mai stata “di Centro-Sinistra” la Liga? Personalmente, ho sempre respinto l’idea che
l’appartenenza a uno schieramento si traduca in un mero fatto di collocazione. E se l’apparentamento c’è
stato, si è trattato di calcolo elettorale, un calcolo che ha consentito a uno dei suoi leader, Comencini, di
assurgere al ruolo di Consigliere del Ministero dei Rapporti con il Parlamento e delle Riforme Istituziona-
li dopo essere stato il Direttore Generale del nostro Comune. Ma era nelle cose che il divorzio si consu-
masse. Del resto, chiediamoci: è forse di Centro-Sinistra il linguaggio intollerante e arrogante pervicace-
mente usato dal Sindaco in questi anni nei confronti degli stranieri, da lui considerati “dannosi” in ragione
di valutazioni – peraltro parziali – di matrice economica che si potrebbero analogamente adottare contro
anziani, disabili e qualsiasi altra categoria debole? Affonda radici nella sensibilità ecologica del Centro-
Sinistra l’azione cementificatrice portata avanti da questa Amministrazione? Considerando l’operato dei
due mandati ottenuti da Polo, non si contano le lottizzazioni di palazzi e capannoni, mentre il Parco dei
Tigli, tanto per fare un esempio, è stato ridotto a un corridoio erboso a fianco di un enorme e sottoutiliz-
zato parcheggio, e questo è il massimo di parco pubblico che Polo ha saputo offrire ai cittadini. È da con -
siderarsi “di Centro-Sinistra” l’ultima boutade sulla sospensione del servizio mensa in seguito a difficoltà
nella remunerazione dei pagamenti?
È certamente impossibile assegnare a questa amministrazione una connotazione sinistrorsa, anzi, biso-
gna convenire che il linguaggio usato dalla Liga sambonifacese è quello proprio di un gruppo politico che
esprime una oligarchia tecnocratica e autoreferenziale, che concepisce il localismo come forma di chiusu-
ra autoritaria, incapace di aprirsi al dialogo (si pensi ai continui e reiterati ricorsi ai tribunali di volta in
volta competenti), ma incapace anche di una gestione “tecnica” efficace, seppur orgogliosamente millanta-
ta. È a questa doppia incapacità, e non al legiferare del governo centrale, che va fatto risalire il congela-
mento del capitale di 5 milioni e rotti di Euro: incapacità di dialogare con Regione, Provincia, ecc.. e in -
capacità di programmazione che conduca a un risultato concreto utile alla cittadinanza. Ma dall’arroganza
di questa Amministrazione discende solamente l’insistito abbaiare contro enti locali, Governo, forze poli-
tiche, mentre manca completamente il senso di responsabilità verso i cittadini.
Sono quindi grato al Sindaco per quell’annuncio, grato perché finalmente chiarisce in modo definitivo
un equivoco, sbaraglia il campo da dubbi e scusanti e riconferma le distinte e difformi identità. E per chi,
come me, guarda al Centro-Sinistra non è affatto poco.

Ma non erano usciti dal centrosini-


stra?
Giuseppe Piasentin, 15/10/2007

Ma il gruppo consiliare della Liga Fronte Veneto (o Liga veneta Repubblica) non era uscito dal centro-
sinistra? Ma non avevano sbattuto la porta? Ma non erano tutti uguali, destra e sinistra, contro il federali-
smo e gli interessi del popolo veneto? Ma i partiti del centrosinistra non erano quelli delle "tante promesse
in campagna elettorale, e la solita musica una volta eletti..."? Non erano quelli che useranno i soldi di San
Bonifacio "per finanziare i soliti sprechi nazionali, piuttosto che i più recventi interventi scandalosi nel
meridione..."?
Eppure alle primarie per il Partito Democratico non è mancato nessuno di quel gruppo (e posso garanti -
re che trovarmeli tutti davanti quando anch'io sono andato a votare è stata una grossa sorpresa). C'erano
tutti: il segretario politico della Liga (e assessore ai Servizi Sociali), il capogruppo LFV ( che è anche pre -
sidente del consiglio comunale e uno dei padri del Tanko), c'era l'assessore al commercio, c'erano gli altri
consiglieri. Tutti personalmente accompagnati del Sindaco (che li ha portati per mano come una mamma
affettuosa, ma non ha votato perchè, ha detto, lui vota a Soave).Tutti con il loro bravo euro di contributo
(e qualcuno ha pure mollato un pò di più, per la causa del Partito Democratico).
Beh, bene: hanno visto passare un'occasione di democrazia e l'hanno colta: Complimenti per l'apertura
di pensiero. Molti meno complimenti per la coerenza.
Ma non erano usciti dal centrosinistra? Ma a che o a chi serviranno questi giochetti? Forse a mantenere
il posto di consulente al governo (di centrosinistra) a Fabrizio C., ex direttore generale del nostro comune
e segretario nazionale della LFV?

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Guarda un pò chi c'è ne "La Casta"
il lettore attento, 11/10/2007

dal libro "la Casta", di S. Rizzo e G.A. Stella, pag.209


"il Veneto destrorso, per dire, ha quote proprie (alcune di controllo) in 22 società,
con un patrimonio da distribuire di 238 posti da consigliere di amministrazione...Cer-
to, i conti sono diversi, perchè le venete non sono arrivate a perdere quasi 22 milioni
euro l'anno come le cugine campane.
Lo smistamento delle poltrone però è più o meno lo stesso. Ed ecco alla presidenza di
Venetostrade SpA Marino Zorzato, già deputato forzista. Alla testa di Venezia Termi-
nal Passeggeri SpA, Sandro Trevisanato, già sottosegretario alle Finanze berlusconia-
no. Alla guida di Obiettivo Nord Est Tiziano Zigiotto, ex consigliere regionale azzur-
ro".

L'ultima novità amministrativa dell'anno è la nuova caserma dei carabinieri: 4 milioni di


euro per un'opera che deve servire 19 comuni, però paga solo il contribuente sambonifacese:
misteri di un'amministrazione federalista

Non mi convince
Giuseppe Piasentin, 14-15/11/2007

Non mi convince per niente la nuova stazione dei Carabinieri.


Mi spiego.
Sull’ultimo numero di “Primogiornale” il Sindaco dice, con giusto orgoglio, che si tratta di una grande
opera, un’opera di interesse sovracomunale, pagata praticamente tutta con soldi del Comune, visto che ol -
tre a un modesto contributo regionale di 300.000 euro, sarà solo San Bonifacio a sborsare i 4 milioni di
euro necessari.
Che sia un’opera utile non si discute, e non si discute nemmeno sul fatto che vada collocata a San Boni-
facio. Il propblema sta sull’ “interesse sovracomunale”. A San Bonifacio infatti non c’è una semplice “sta-
zione” dei carabinieri, ma una “Compagnia”, cioè una stazione logistica direzionale in piena regola (le al -
tre in provincia sono a Caprino, Legnago, Verona, Villafranca). I Carabinieri sono una struttura militare, e
dipendono direttamente dal governo, dal Ministero della Difesa, e non certo dal Comune (come è invece la
Polizia locale, cioè i vigili, che sono uno strumento amministrativo comunale).
E allora io mi chiedo per quale misterioso motivo il cittadino di San Bonifacio deve pagare pressochè
interamente di tasca propria una struttura di competenza governativa e di interesse sovracomunale?
Se i Carabinieri dipendono da Roma, perchè non è Roma a costruirsi e a pagarsi la sua caserma? E se
proprio devono essere i comuni a tirare fuori i soldi, e se la compagnia serve una dozzina di comuni, per-
chè non si ripartisce la spesa equamente tra tutti i comuni serviti? Posso capire che San Bonifacio contri -
buisca in modo magari preponderante, visto che ha anche sicuri vantaggi dall’avere nel proprio territorio
questa caserma, ma pagare tutto proprio no!
E’ come se il Fracastoro (che è a San Bonifacio, ma serve un’area ben più vasta) fosse stato costruito
con i soldi dei soli contribuenti di san Bonifacio... ma quando mai?
C’è stata una trattativa con il ministero? E con gli altri comuni? La nostra Amministrazione ha battuto i
pugni? Ha detto “San Bonifacio deve pagare per la sua parte e non di più?” Boh! Non ce n’è alcuna noti-
zia. O invece è stata felice di tenersi un bell’appalto miliardario dove nessun altro mette il naso? O sta

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solo cercando disperatamente di realizzare a qualsiasi costo almeno una delle cose che aveva promesso in
campagna elettorale?
La nostra amministrazione non perde occasione per lamentare la mancanza di “federalismo”, e per la -
mentare che i cittadini di San Bonifacio pagano sempre per gli altri: mi piacerebbe che ci spiegasse questa
situazione. Mi piacerebbe che fosse perplessa quanto me, ma non ho questa impressione.
La vicenda della nuova Caserma dei Carabinieri non mi convince tanto più che le possibilità di spesa del
nostro comune nei prossimi anni sono molto limitate. Infatti per effetto del patto di stabilità e a causa del
mancato acquisto dell’ex-ospedale, quest’anno il nostro comune potrà spendere molto poco per nuove ope-
re: circa due milioni di euro (Assessore al Bilancio Agostinelli, San Bonifacio Notizie del marzo-aprile
2007 pagina 7). La nuova Caserma costerà 4 milioni di euro alle casse comunali, cioè prosciugherà quasi
tutte le possibilità di investimento fino a tutto il 2009. Allora io mi chiedo di nuovo se vale la pena di
spendere tutto quello che possiamo per un’opera che, certamente necessaria, ma che dovrebbe essere paga-
ta anche con i soldi del governo e dei comuni circostanti e che invece pagheremo solo noi. A che cosa ri -
nuncerà San Bonifacio per questa operazione? A quanti km di ciclabile? A quanti giardini pubblici? A
quante nuove aule scolastiche? A quanti nuovi vigili che potrebbero presidiare le strade?
Torno a chiedermi: C’è stata una trattativa con il ministero? E con gli altri comuni? La nostra Ammini-
strazione ha battuto i pugni? Ha detto “San Bonifacio deve pagare per la sua parte e non di più?” O è stata
felice di tenersi un bell’appalto miliardario dove nessun altro mette il naso?
La nostra amministrazione non perde occasione per lamentare la mancanza di “federalismo”, e per la -
mentare che i cittadini di San Bonifacio pagano sempre per gli altri: mi piacerebbe che ci spiegasse questa
situazione. Mi piacerebbe che fosse perplessa quanto me.

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La politica di cui mi piace parlare

Il gioco e chi lo fa
Giuseppe Piasentin, 16/02/2007

Ieri sera, al convegno organizzato dai partiti dell'Unione sul futuro dell'ex-Ospedale, il Sindaco ha in-
viato una lettera di scuse per non poter essere presente. In quella lettera ha voluto sottolineare che inizia-
tive come quella possono anche avere un seguito, ma (cito a memoria) "il gioco lo fanno quelli che stanno
in campo". Credo volesse dire che le forze politiche e civili possono fare quello che vogliono che tanto il
potere ce l'ha lui e la sua maggioranza.
A me piace pensare che il gioco della vita civile lo fanno tutti i cittadini, ogni giorno, e che per questo
le maggioranze, a tutti i livelli, si devono confrontare, piaccia o non piaccia, con le iniziative popolari, e
che la democrazia in una comunità non si esaurisce nel momento del voto.

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Puntare sul comprensorio
Giuseppe Piasentin, 09/07/2007

Per ripartire San Bonifacio deve puntare a farsi riferimento, guida e faro del comprensorio. Deve tornare
a riproporsi come capitale dell'est veronese. Questo non per vuota vanità di campanile, ma perché San Bo-
nifacio ha delle peculiarità ed è privo di altre. San Bonifacio infatti non ha una storia o monumenti (che
invece ha ad esempio Soave, o, in modo meno appariscente, Arcole), né una caratterizzazione dei prodotti
del territorio (che invece hanno Soave con il vino, Arcole con gli asparagi, Belfiore con le mele, la Val
d'Alpone con le ciliege), né ha insediamenti industriali che ne costituiscano il simbolo o un richiamo uni-
voco (neppure Ferroli ha saputo assumere questo ruolo) e neppure attrattive turistiche (che potrebbero in -
vece avere i paesi della Lessinia della Val d'Alpone, come Bolca). San Bonifacio però ha dei punti di for-
za: una situazione viaria ottimale (è al centro del crocevia Verona-Vicenza-Valdalpone-colognese) ha l'au-
tostrada, la ferrovia. E raccoglie da sola il 20% della popolazione di un comprensorio di circa centomila
abitanti. Questi due punti di forza danno un peso politico incredibile ad un paese che altrimenti sarebbe
piuttosto debole. Puntare su questi due punti di forza significa farsi centro non solo geografico e viario di
quel crocevia, ma centro e riferimento politico, lavorare per portare in paese i servizi che non servono
solo a San Bonifacio, ma anche a Soave, e alla Lessinia o a Belfiore. Solo in questo modo San Bonifacio
può mettere a frutto le proprie peculiarità, e fare proprie quelle dei paesi limitrofi, diventando ad esempio
promotore e centro del mercato dei prodotti del territorio, portavoce e alfiere di nuovi marchi DOC o DOP
per i prodotti di Arcole, Belfiore o Montecchia, o ancora diventando "Porta della Lessinia". Ma per fare
questo occorre che San Bonifacio non solo sappia "fare squadra" con gli altri comuni, ma si sappia propor-
re come "capitano" propositivo e affidabile. Tutto questo fino ad oggi è mancato.

Quali priorità per San Bonifacio?


Giuseppe Piasentin , 15, 19, 20, 21/02/2007

Con una piccola serie di articoli da oggi cercherò di suscitare l'attenzione su alcuni problemi della no -
stra comunità. L'occasione per rifletterci, secondo me, è data dalla riflessione che la comunità è chiamata
in questo periodo a fare sulla destinazione dell'area dell'ex-ospedale. Quella in questione infatti è un' area
dalle caratteristiche estremamente singolari e preziose di centralità, ampiezza di superficie, comodità ai
servizi e ai trasporti. Riflettere su quell'area con lungimiranza è necessario per disegnare il paese di doma-
ni. E per questo è necessario avere ben chiari in mente i problemi della nostra città.
In questi mesi in cui si è molto parlato di "comprare l'ex-ospedale", si è parlato davvero pochissimo di
che cosa farne, ma soprattutto non si è per niente discusso di "che cosa serve a San Bonifacio". La scelta
di farne una casa di riposo infatti è stata attribuita ad un metodo "irrituale" (un questionario di dubbia af-
fidabilità), e questa scelta è stata subito blindata e considerata definitiva, senza alcuna discussione né isti-
tuzionale né pubblica. Ma si tratta di una soluzione banale, di basso profilo, e di cui il paese, secondo me,
non ha alcuna necessità. Nessuno in questi mesi ha "guardato il paese dall'alto" con una visione d'insieme
che cerchi di tener conto di tutti i problemi, che cerchi di collocare ogni casella al suo posto, dando ad
ogni problema il giusto rilievo. Non si può risolvere nessuno di questi problemi senza pensare agli altri. E'
giunto il momento e l'occasione da cui partire è proprio la splendida area dello Zavarise Manani.
Proprio di questo oltretutto si parlerà (e parlerò anch'io) in una tavola rotonda stasera alle 20.30 in sala
Berto barbarani, organizzata dall'Ulivo, Verdi e Italia dei valori.
San Bonifacio ha bisogno di nuovi spazi per anziani?
Oggi San Bonifacio dispone di 150 posti nelle due case di Riposo (don Bortolo Mossolin e Casa
Cassini). La regione Veneto ha 4 posti letto di Casa di Riposo ogni 1000 abitanti. San Bonifacio ne ha il
doppio: 7,9 posti/1000 ab, e non per compensare le mancanze dei comuni vicini, visto che l'ULSS 20 ne
ha 4,7/1000 ab. Se si rispettasse il limite dei 4 posti/1000 ab., San Bonifacio avrebbe 76 posti di casa di

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Riposo, e non gli attuali 150. E infatti nelle nostre Case di Riposo, gli ospiti sambonifacesi non sono 150,
ma 78, gli altri vengono da comuni vicini. Le proiezioni ISTAT per la nostra zona prevedono un leggero
aumento degli anziani nei prossimi anni (+4% fino al 2015, poi si arresterà), ma la necessità di posti di
casa di riposo per San Bonifacio arriverà nel 2015 ad un massimo di circa 81 posti, a fronte di una offerta
attuale di 150.
San Bonifacio ha bisogno di nuovi spazi di Casa di Riposo?
San Bonifacio ha bisogno di spazi scolastici?
1) scuole dell'obbligo: la situazione è di emergenza, sia per le scuole elementari che per le medie. L'Am -
ministrazione, sollecitata dai dirigenti scolastici, ha risposto con riorganizzazioni quali variazioni degli
orari scolastici, aumento delle tariffe delle mense, limitazioni delle iscrizioni ai non residenti. L'Ammini -
strazione ha giudicato immotivate e irresponsabili le richieste di nuovi spazi fatte dai dirigenti scolastici.
Lo stesso sindaco ha definito "esplosiva" la situazione e l'ha giustamente riferita all'elevato tasso di immi-
grazione e ai ricongiungimenti familiari. Già oggi però sono disponibili sul mercato circa 700 appartamen-
ti vuoti, e altre centinaia sono in costruzione. Questi sono destinati ad accogliere nel breve/medio termine,
da almeno 2000-2500 nuovi abitanti, di cui non meno di 6-700 in età scolare. Anche escludendo i 150
"non residenti" attualmente iscritti nelle nostre scuole, si devono prevedere 4-500 scolari più della dispo-
nibilità.
2) Scuole superiori: le iscrizioni alle nostre scuole superiori aumentano costantemente. Questo costitui-
sce una risposta ad esigenze locali, un volano economico importante ed un'attrattiva demografica per
aziende e giovani coppie. Quest'anno a Guarino e Dal Cero si sono iscritti una settantina di ragazzi in più
rispetto allo scorso anno. Da anni si inseguono soluzioni provvisorie: Il Guarino Veronese non ha più spa-
zi e ha "spostato" 7 classi al Dal Cero. Il Dal Cero per accogliere le classi del Guarino ha dovuto rinuncia-
re a 7 aule-laboratorio. L'ULSS vuole acquistare per la sua espansione l'attuale sede staccata del Dal Cero
(di fronte al Bowling). Se questo avverrà, non è prevista alcuna soluzione per accogliere gli allievi della
scuola.
San Bonifacio ha bisogno di una ridefinizione urbanistica?
Osserviamo dall'alto una mappa di San Bonifacio, e focalizziamoci sull'organizzazione delle diverse
componenti: parcheggi, trasporto pubblico, servizi, scuole, chiese, verde pubblico, il nuovo ospedale, ci-
mitero, altri luoghi di aggregazione, la viabilità debole, la viabilità automobilistica, l'area storico-com-
merciale, l'isola pedonale. Ne esce un quadro disordinato, polverizzato, senza anima, senza senso né coe-
renza. in cui ogni cosa è isolata e a se stante. Una soluzione che dia anima, continuità, omogeneità e coe-
renza a tutto quello che c'è in paese permetterebbe di valorizzare non solo il territorio, ma le aziende pro -
duttive e commerciali, creare un ambiente più vivibile ed attraente, stimolare il traffico ciclo-pedonale e
nel contempo dare ordine e supporto a quello automobilistico. In quest'ottica non si può non considerare
l'area dell'ex-ospedale sia per la grande superficie che per la centralità rispetto al paese e ai due "baricen-
tri" di San Bonifacio (centro storico e centro commerciale) sia, infine per l'ottima posizione rispetto ai tra-
sporti. Non è pensabile destinare banalmente quell'area a nuove abitazioni, vista la tumultuasa attrazione
demografica di questi anni, né è possibile ipotizzare soluzioni che non tengano conto del grave stato di in-
quinamento della nostra aria.
Infine c'è bisogno di recuperare quell'immagine di "Capitale dell'est veronese" che si sta appannando,
viste anche le azioni di recupero e riqualificazione urbanistica che comuni vicini stanno compiendo in
questi anni, mentre San Bonifacio rimane indietro.
Altri problemi aperti:
il mercato settimanale: che oggi crea problemi di circolazione viaria, di compatibilità con le aziende
commerciali del centro, di sicurezza. Inoltre il mercato ha bisogno di servizi secondari (dai parcheggi ai
bagni pubblici) e non ha alcuna funzione di supporto alle aziende locali, nè promuove in alcuna maniera
il territorio.
La fiera: da anni le Associazione Produttive di San Bonifacio chiedono l'attivazione di un'area fieristica
ed espositiva per la promozione del nostro territorio. Questo è stato uno dei punti contestati all'Ammini-
strazione Comunale un anno fa, e per cui si sono interrotti i rapporti con le Associazioni Produttive. Ci
sono Comuni che sul calendario fieristico hanno costruito la fortuna del loro territorio. San Bonifacio po-
trebbe profittare della sua posizione favorevole per farsi finalmente promoter commerciale dell'intero Est
veronese facendo decollare non solo la Fiera di San Marco, ma un completo calendario fieristico che, in
un'area adeguata troverebbe un volano economico per tutto il comprensorio.

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Gli spazi ricreativi: viene dato per certo il prossimo trasferimento del multisala Tizian. Quel momento
segnerà la"morte" del centro, se non si troverà un'alternativa importante, capace di attrarre gente in paese.
Dove si andrà a passeggiare, cosa ci sarà da fare, di che cosa vivranno i servizi commerciali del centro?
il nuovo polo ospedaliero: soffre ancora, e non riesce a volare come vorremmo tutti: un aiuto potrebbe
venire da nuovi spazi per la formazione sanitaria: una sede staccata dell'Università di Verona per le scien-
ze infermieristiche, per i tecnici di laboratorio, i tecnici di radiologia ecc; tutte iniziative che oltre a dare
spessore culturale alla struttura, offrirebbero risorse aggiuntive e a buon mercato per l'assistenza ospeda -
liera all'interno del Fracastoro
e poi: c'è bisogno di spazi per la cultura, (un vero museo, spazi teatrali, aree per convegni), e spazi re-
cettivi (ristoranti e alberghi mancano quasi del tutto in centro storico), di attirare in paese nuovi servizi
pubblici attualmente scomodi e lontani, e così via, si potrebbe davvero parlare dei mille problemi che una
comunità grande e mutevole come la nostra sta soffrendo.
Con questo articolo si conclude questa breve disamina dei problemi che sono oggi sul tappeto a San Bo-
nifacio, problemi che vedono l'area dell'ex-ospedale come primo protagonista e vero perno attorno al qua-
le questi problemi possono trovare soluzione.
Nessuno finora ha mai "guardato il paese dall'alto" con una visione d'insieme che cerchi di tener conto
di tutto, che cerchi di collocare ogni casella al suo posto, dando ad ogni problema il giusto rilievo. Non si
può risolvere nessuno di questi problemi senza pensare agli altri. Speriamo che finalmente chi è nelle
stanze dei bottoni metta da parte i toni conflittuali con cui la faccenda è stata gestita fino ad oggi e comin -
ci a riflettere sul bene che può fare a questa comunità.

Dico
Giuseppe Piasentin, 12/03/2007

Vivo con disagio l'attuale discussione sui Dico, i diritti dei conviventi, perchè sono e mi sento cattolico,
e da cattolico ho sempre cercato di vivere con impegno.
Non mi piacciono, e non mi sono mai piaciuti, i radicalismi, le prese di posizione per partito preso, le
chiusure "di principio". Io credo che la realtà vada avanti anche se noi facciamo finta di non vederla, e per
questo occorre interrogarsi sui cambiamenti, sennò si rimane slegati dalla realtà.
Io credo che il problema dei Dico nasca da una realtà di fatto: esistono delle persone che, per i motivi
più diversi, convivono senza potersi o volersi sposare. Oltretutto queste persone non sono poche, ma sono
tantissime: una recente inchiesta di Repubblica le quotava al 52% delle famiglie totali. Le situazioni sono
comunissime quanto banali: dagli anziani che si sposano "solo in chiesa" per non perdere la pensione, ai
fratelli rimasti "da sposare" oppure tornati a vivere insieme perchè vedovi, a quelle coppie solidissime che
sono i preti con le loro perpetue. E poi si potrebbe continuare con chi letteralmente non ce la fa ad affron-
tare le spese di un matrimonio, con chi viene da un'esperienza dolorosa di matrimonio "sbagliato" e ne
teme un'altra, chi rimane apparentemente "single" e così via. Focalizzare il problema ai soli conviventi
omosessuali è una stupidaggine faziosa.
Io vedo la realtà in cui vivo e lavoro: tra singles, conviventi, divorziati, le famiglie "atipiche" sono al-
meno una su tre. Non è una realtà lontana. Non è una discussione fine a se stessa, ma su problemi reali,
tangibili, diffusi.
Che senso ha far finta che non esistano? Questo fenomeno non va in qualche maniera regolamentato? Io
credo che quando una realtà fondamentale come quella della famiglia subisce un cambiamento storico così
radicale, qualsiasi società abbia l'obbligo di interrogarsi su quello che accade e quindi, in questo caso spe-
cifico, è necessario interrogarsi e decidere che inquadramento dare a queste convivenze che esistono pri-
ma e in mancanza di una legge che le inquadri e definisca. Si può decidere di dar loro più o meno diritti,
più o meno doveri. Si può anche decidere di non dar loro alcun diritto, di lasciare tutto così, ma occorre
parlarne, e seriamente. Dire di no a priori è una posizione infruttuosa che produce solo astio, ribellione e
incomprensioni.

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Di chi è la famiglia?
Giuseppe Piasentin, 22/06/2007

Famiglia: gruppo di persone legate da stretti vincoli di sangue, da parentela o da af-


finità, che solitamente vivono insieme.
Grande Enciclopedia De Agostini vol.9

Molti sapranno, dai manifesti appesi in paese, che domani si terrà a San Bonifacio la "Festa della fami-
glia", una bella manifestazione con aspetti culturali, sociali, ma anche con occasioni di divertimento per
grandi e piccini.
Molti penseranno che è un'iniziativa delle parrocchie, sia per il tema, in questo periodo particolarmente
legato alla chiesa, sia perchè manifesti e volantini sono resi particolarmente accessibili nelle vicinanze di
chiese e oratori.
Pochissimi sapranno invece, visto che non c'è scritto da nessuna parte, che si tratta di una manifestazio -
ne politica, promossa da un partito politico, i cui esponenti sono i relatori in tutte le tavole rotonde previ -
ste.
Ho avuto occasione di assistere allo sfogo di uno dei nostri parroci, che si è lamentato con veemenza
della mancanza di una "firma" evidente sui manifesti. Questo parroco era assolutamente conscio che la si-
tuazione si prestava con facilità ad una confusione tra politica e parrocchia, e non accettava questa ambi-
guità.
"Non dico che non sia una bella iniziativa - diceva quel parroco in modo piuttosto acceso - ma proprio
perchè è una bella iniziativa, qual'è il motivo per non firmarsi?, per non scrivere chiaramente sotto il
nome del promotore?"
Già, qual'è il motivo?
Il problema è che oggi la Famiglia è diventata una bandiera politica molto attraente, una delle poche
trasversali, di quelle, assieme alla riduzione delle tasse e dei costi della politica, in grado di aggregare le
persone, e di spostare voti. Una bandiera che, per motivi diversi, vogliono far propria in molti.
Ma la famiglia non è di nessun partito o coalizione politica.
La famiglia è un valore dello Stato, che si fonda sulla famiglia, e appartiene alle persone che la forma-
no, sulla base di un legame d'amore e di parentela. Punto.

Pubblico e privato
Giuseppe Piasentin, 26/04/2007

Qualche giorno fa Alberto, commentando le mie considerazioni sul piano regolatore, dichiarava che la
distanza tra pubblico e privato è sempre maggiore e il pubblico è sempre più visto come nemico del priva-
to.
Purtroppo ha ragione da vendere.
Due i problemi: dov'è il punto debole del sistema e come se ne esce.
Trovo giusta e ovvia la "libera iniziativa" che sta alla base del "privato": l'ambizione personale a mi-
gliorare il proprio status è la molla del progresso di tutta una comunità. Questo fa il privato, e per questo
va incentivato, perchè il progresso del singolo, se correttamente perseguito, traina il progresso della co -
munità. Cosa sarebbe San Bonifacio se non ci fossero stati Ferroli e Perlini e quelle centinaia o più di pic-
coli imprenditori che hanno rappresentato ne l nostro comprensorio "il miracolo del nordest"?

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Non tutto però può fare il privato: scuole, strade, sicurezza, trasporti, giustizia, ambiente sono esempi
di cose necessarie ma fuori dalla portata del singolo, sia per l'impegno economico, sia perchè non hanno
un immediato ritorno economico "personale", mentre hanno grandi ritorni "sociali", per questo necessitano
di gestione comunitaria: tutti partecipano per il bene di tutti.
Pubblico e privato, ciascuno con le proprie competenze contribuiscono alla promozione dei singoli e
dell'intera società. Il pubblico dovrebbe essere sostenuto da ciascuno in rapporto alle proprie possibilità,
ma anche in misura commisurata alle iniziative da prendere: non si può far lavori per cento euro e chiede-
re tasse per un milione (e se si spende per un milione la gente deve capire dove vanno i suoi soldi).
Il punto debole (sia chiaro che la mia è una riflessione assolutamente generale) è che chi ha ruoli pub-
blici dovrebbe essere capace di non badare agli interessi privati. La separazione degli interessi dovrebbe
essere assoluta, e la trasparenza tale da fugare ogni dubbio. L'interesse privato invece è spesso evidente.
Mentre la trasparenza è offuscata da barriere burocratiche che non fanno che alimentare dubbi e rapporti
clientelari.
Come se ne esce?
Non è facile!
Non si può sostenere nè un modello "tutto pubblico" (la storia del comunismo mi pare l'abbia provato),
nè al "tutto privato" (gli stessi USA, paladini della libera iniziativa e del privato, hanno un apparato pub-
blico che per dimensioni e costi non ha pari in nessun altro stato al mondo e nella storia): la soluzione
deve essere per forza un virtuoso bilanciamento tra pubblico e privato. Basato su regole chiare.
Si ma quali regole? Io credo che le regole siano semplici e note da millenni: vi rimando al celebre "Di -
scorso di Pericle agli Ateniesi", scritto nel V secolo a.C. e che a me piace segnalarti nell'interpretazione di
Paolo Rossi. Sono regole che sappiamo tutti, che tutti diciamo di volere quando diciamo che "fa tutto schi-
fo", ma allora perchè è così difficile far andar bene le cose?
Io credo che occorra che tutti recuperiamo un pò di senso civico. Se le cose vanno come vanno, parte di
colpa ce l'avranno anche i politici "interessati", ma altrettanta parte ce l'hanno i cittadini che li appoggia-
no, che li sostengono per avere un riferimento sicuro nella "stanza dei bottoni". Perchè a tutti fa piacere
avere un amico nel posto giusto, quello che ti fa saltare le file, o non ti fa pagare le multe, o pagare un pò
meno tasse. E davanti all'occasione propizia, quanti sanno rifiutare?
Per non parlare infine di quelli che "se ne fregano", che appoggiare o votare uno o un'altro fa lo stesso,
e che non si rendono conto dell'importanza del proprio ruolo di cittadini, del saper valutare e scegliere i
propri rappresentanti.
Senza voler fare moralismi, credo che si debba ricreare una cultura diffusa alla partecipazione, al coin -
volgimento nelle cose pubbliche. Bisogna che la gente torni a sentirsi partecipe dei problemi della comu-
nità, a coinvolgere gli altri e a farsi coinvolgere. Il governo di una città non sono cazzi del Sindaco e degli
assessori, ma sono cazzi nostri. Il governo della scuola non sono cazzi del preside e degli insegnanti, ma
sono cazzi nostri. L'Italia non sono cazzi di Prodi (o di Berlusconi due anni fa) ma sono cazzi nostri. Se
tutto fa schifo non fanno schifo "loro" ma facciamo schifo noi. Dire "fa tutto schifo" non risolve i proble -
mi, bisogna parlarne, cercare soluzioni, trovare la via per proporle, insistere, metterci la faccia, perchè se
si fa per tutti si fa anche per noi.
Io credo che solo una comunità che è coinvolta, che si "sente comunità" può esprimere persone che la
rappresentino in modo positivo e propositivo, senza interesse personale e di cui il singolo cittadino ha sti -
ma e fiducia. Ma per farlo, specialmente oggi, in una comunità da anni umiliata e avvilita come la nostra,
occorre seminare, e aspettare con pazienza ma senza mollare: i frutti arriveranno

Questione di strategia
Giuseppe Piasentin, 20/04/2007

Devo dire che mi ha fatto una certa impressione vedere qualche settimana fa le foto del mio amico An -
tonio Carletto, sindaco di Monteforte, a colloquio a Roma con il vicepremier Enrico Letta. Ma come?

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Monteforte è un paesino, non ha nè problemi vitali come la TAV, nè occasioni irripetibili come l'area del-
l'ex-ospedale. Non ha nemmeno lontanamente il peso politico di una cittadina di riferimento come San Bo-
nifacio. Eppure a colloquio con i vertici del governo c'era il sindaco di Monteforte, non il nostro. E men -
tre Carletto era a Roma a chiaccherare amabilmente con il vice di Prodi, a "batter cassa" per il suo paese,
e a incassare "Il vivo interesse del Governo per la comunità di Monteforte", il nostro sindaco continua a
prendersela con la Regione, con l'Ulss, con le ferrovie e a sparare a zero contro la destra e contro la sini-
stra.
Chissà quale sarà la strategia vincente.

Strategie
Giuseppe Piasentin, 19/11/2007

Ad aprile scorso notavo il contrasto tra due strategie politiche. Da una parte il nostro sindaco continua a
prendersela con la Regione, con l’Ulss, con le ferrovie e a sparare a zero contro la destra e contro la sini -
stra. Dall’altra il Sindaco di Monteforte che, preso l’aeroplano, andava a Roma a dialogare con i vertici
del governo per ottenere benefici per la sua popolazione.
“ Chissà quale sarà la strategia vincente.” Mi chiedevo allora.
In questi giorni qualche risultato delle due strategie.
A San Bonifacio non raccogliamo quasi niente per la nuova Caserma dei Carabinieri e la pagheremo
quasi completamente con i soldi delle tasse comunali, anche se non toccherebbe al nostro Comune.
Monteforte invece, come dice l’Arena, riceve un 1.441.000 (unmilionequattrocentoquarantunomila) euro
da Governo e Regione per sistemare la Casa di Riposo, che si aggiungono ad altri 860.000 già ottenuti (to-
tale quattro miliardi e mezzo di vecchie lire), e si prospettano pure nuovi finanziamenti successivi.
Qual’è la strategia vincente? Voi che dite?

Uno sguardo fuori porta


Fabio, 02/04/2007

Entro la fine dell'anno Soave vedrà completata la realizzazione della nuova RSA, frutto della riconver-
sione del vecchio ospedale. Il progetto, finanziato da Regione, Cariverona e Comune, costerà circa 3 mi -
lioni e 750 mila euro e darà una risposta positiva all'esigenza di nuovi utilizzi del dismesso nosocomio.
Gli habitué di questo sito proveranno forse stupore per questo inedito interesse verso la cronaca soavese
e qualcuno, legato ad antichi orgogli di campanile, potrebbe storcere il naso. Ma questa notizia ha molto
da insegnare a noi sambonifacesi. Soave, come San Bonifacio, vedeva sorgere entro i suoi confini un
ospedale abbandonato e ha pensato di riconvertirlo. Tale riconversione è stata resa possibile dal dialogo
con gli altri enti competenti e dalla mediazione tra esigenze differenti. Ne è scaturita una soluzione che ha
portato vantaggi a tutti, arricchendo la comunità di Soave e rispondendo alle esigenze di ULSS e Regione.
A San Bonifacio si è scelta una strada diversa, quella del muro contro muro, del conflitto tra enti e isti-
tuzioni, dell'impianto accusatorio e degli appelli ai tribunali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: spese le-
gali e nulla di fatto, con l'ex-ospedale ridotto a rudere fatiscente in abbandono, icona di un paese assera-
gliato nel suo disfacimento.
Quali che siano gli alibi addotti dalla nostra Amministrazione per giustificare il suo fallimento, il risul-
tato di Soave sembra denunciarne impietosamente l'inconsistenza. Dialogare con la Regione e con l'ULSS
era possibile, trovare soluzioni condivise era possibile, rivolgersi ai professionisti dell'urbanistica anziché
ai principi del foro era possibile.

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Il referendum popolare che si svolgerà nei prossimi mesi non contribuirà certo a chiarire il problema, al
contrario temo che lo accentuerà e diventerà nuova alibi per ulteriori scontri.
San Bonifacio è ancora una volta vittima del suo unilateralismo autoreferenziale e miope, incapace di
sedere a un tavolo, pervicace nel considerare la cittadinanza massa ottusa da lisciare con questionari e da
imbonire con argomentazioni vuote e a senso unico, derivante da una interpretazione della politica più vi -
cina al regnare che all'amministrare. Il continuo creare divisioni tra gli enti non aiuta il paese a crescere,
ma lo stringe all'angolo di un isolamento sempre più svilente. Il risultato di tutto questo? Mentre vicino a
noi si mettono in piedi servizi, da noi si fanno solo rovine.

Eutanasia?
Giuseppe Piasentin, 23/10/2007

Io lo dicevo oltre un anno fa, i rianimatori del Mario Negri di Milano lo dicono adesso. Al di là dei casi
eclatanti, come quello di Welby, quello della morte ineluttabile è un problema che migliaia di pazienti,
con i loro medici, si trovano ogni giorno ad affrontare in ogni ospedale d'Italia.
Delle trentamila persone che muoiono ogni anno nelle terapie intensive italiane quasi ventimila, il 62
per cento, lo fanno grazie all'aiuto del medico rianimatore. Si tratta di pazienti per i quali non esiste più
alcuna possibilità di cura. Uomini e donne che resterebbero in vita solo grazie all'aiuto di un respiratore. I
medici la chiamano "desistenza terapeutica": uno stop a terapie inutili, precisano, che non ha nulla a che
vedere con l'eutanasia.
Lontano dai riflettori televisivi, senza una legge che guidi le scelte, i medici si trovano a decidere con -
frontandosi solo con se stessi e la propria coscienza della vita o della morte di persone che soffrono senza
speranze nè alternative alla sofferenza.
Anche a San Bonifacio, ogni giorno.

Una politica poco "rosea"


Fabio, 21/06/2007

Giungere all'entrata del Municipio un quarto d'ora prima dell'inizio degli ormai sporadici Consigli Co-
munali consente di assistere a consueti cliché: uomini che parlottano a piccoli gruppi, cravatte bordeaux
che piegano su pance prominenti, mani che si stringono tra compiacenti sorrisi e fili di fumo dell'ultima
sigaretta consumata in fretta prima dell'inizio del dibattito. Poi l'assembramento inizia a scemare ordinato
imboccando l'entrata. Alcuni si accomoderanno sugli scranni destinati ai Consiglieri o alla Giunta, gli altri
prenderanno posto sul piccolo palchetto laterale. Tra tutta questa gente le donne sono di solito pochissime,
poco visibili, defilate, quasi intruse in un mondo a cui non appartendono. È davvero così? Com'è vissuta
la partecipazione alla politica locale dalle nostre compaesane?
Per provare a capirlo ho voluto fare qualche conto, per quanto non mi abbia mai appassionato granché
l'atletica dei numeri fatta di esercizi statistici e formulazioni sofisticate e abbia sempre trovato riduttivo
interpretare la società alla luce dei sondaggi. Tuttavia ho riscontrato questo: alle ultime elezioni ammini -
strative su 240 candidati, un numero decisamente abbondante per un paese come San Bonifacio, le donne
erano 66, circa il 27%. Se però scorporiamo dal calcolo la lista "Donne per San Bonifacio", tutta al fem-
minile, tale proporzione scende al 23%. L'esito elettorale non rispecchia però queste percentuali: in Consi -
glio Comunale si vedono assise solo due donne sul totale di diciannove consiglieri, per un miserabile
10%; quanto alla Giunta, questa si compone di soli uomini (0% di donne!). Anche i vari cambi di Assesso-
ri hanno coinvolto esclusivamente uomini. Nella politica sambonifacese odierna le donne contano poco,
un poco che è eufemismo per "nulla".

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Se una presenza tanto marginale di figure politiche in rosa è indice di arretratezza, è difficile dire se tale
arretratezza sia a carico della sola classe politica locale o dell'intero paese. Pochissime sono le donne che
fanno parte della dirigenza dei vari partiti politici o delle liste civiche, su pochissime di loro si investe ef-
fettivamente. Molte sono finite a colmare i buchi in liste civiche affastellate attorno al notabile di turno,
messe in piedi per garantirgli quel gruzzolo di voti da buttare sul tavolo della trattativa, per elemosinare
un posto in qualche assessorato. L'interesse attorno a loro si è esaurito appena dopo lo spoglio. Ma il fal -
limento della lista "Donne per San Bonifacio" sembra indicare incapacità del gentil sesso a far quadrato
per ottenere quella fetta di potere che gli spetta e dell'intero corpo elettorale di farci affidamento. Non si
può però dimenticare che uno dei candidati alla carica di sindaco che è approdato al turno di ballottaggio
era una donna, quindi se è vero che il paese è percorso da uno strisciante maschilismo, questo stesso ma -
schilismo non è poi così radicato e invincibile. Oggi non viviamo più in tempi di diritti negati, di discri-
minazione sessuale e di marginalizzazione della donna. Piuttosto è tempo per le donne di agire, di adope-
rarsi e di mettersi in gioco, di smarcarsi dall'assenza soprattutto nella politica, facendosi depositarie e por-
tatrici di quei valori al femminile che le rendono protagoniste nelle scuole, nei consultori, nel volontariato
e in famiglia. Se rinunciano a questo, potranno accusare di maschilismo la classe dirigente, ma sarà un'ac -
cusa velleitaria perché saranno esse stesse ad aver dichiarato la resa.

Il Ministro non è venuto


Giuseppe Piasentin, 02/07/2007

Il Ministro Livia Turco ha rinunciato all'ultimo alla programmata visita al nuovo Ospedale di San Boni-
facio. Non è venuta a San Bonifacio, ma è andata al matrimonio di un dirigente di partito a pochi chilome-
tri da qui.
In realtà non è andata proprio così, e le colpe non sono tutte del Ministro, però questo è quello che ine-
vitabilmente appare.
Così non va, così è sbagliato, così è stato dato uno schiaffo a tutta la comunità.
Il Ministro ha promesso che sarà a San Bonifacio a settembre. Credo che questo appuntamento a questo
punto sia dovuto.

18 treni cancellati
Giuseppe Piasentin, 07/12/2007

Condivido pienamente il disappunto e la tensione generati dalla sospensione da parte di Trenitalia di ol-
tre la metà dei treni intercity che fino ad oggi fermavano a San Bonifacio. Non è una semplice questione
di disagio della gente (che pure ha una importanza fondamentale, intendiamoci). Il problema maggiore
però, secondo me, è che questo è un vero e proprio colpo al ruolo di San Bonifacio, e alla sua anima. San
Bonifacio, lo sappiamo, deve la sua crescita e la sua importanza esclusivamente alla propria posizione al
centro di importanti vie di trasporto. San Bonifacio è un crocevia importante, equidistante da due grandi e
ricche città. Proprio per questo su San Bonifacio, da decenni, si sono concentrati i nodi di scambio tra di -
versi mezzi di trasporto: autostrada, ferrovia, strade statali in direttrice est-ovest e nord-sud, corriere. San
Bonifacio non sarebbe nulla se non avesse questa peculiarità, questo ruolo: non avrebbe le industrie, i ne-
gozi, le case, le strade. Togliere oggi tutti quei treni significa togliere alla nostra cittadina un ruolo di sno-
do ferroviario che si era irrobustito in decenni di lavoro, e sembrava ormai acquisito.
Perdere quei treni per San Bonifacio significa un duro colpo d’immagine, un ancor più duro colpo eco-
nomico, un aumento del traffico su gomma e conseguentemente aumento dell’inquinamento.
San Bonifacio non può accettarlo.

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Storie di assessori

La vita non è facile per gli assessori di San Bonifacio, soprattutto perchè non vi sono, almeno da quello che si
vede da fuori, i normali rapporti di delega e di politica rappresentativa che solitamente legano i componenti delle
giunte. Paradigmatico da questo punto di vista è la storia dell'Assessore “assunto” con un bando sul giornalino co-
munale, primo, unico e, ci auguriamo, ultimo, caso in Italia.

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Cercasi Assessore: che significa?
Giuseppe Piasentin, 26/07/2007

In questi giorni si parla molto dell'iniziativa del Sindaco che ha messo un'inserzione sul giornale perchè
non trova persone disponibili a fare l'Assessore all'ecologia. E' strano che mentre se ne parla molto, nessu-
no si chiede cosa significa questa situazione che non ha precedenti noti.
Che non sia una bella cosa lo si capisce chiaramente dalle parole pessimiste che lo stesso Sindaco affi-
da alla stampa. E' ovvio che il Sindaco non sia contento, perchè questa situazione è la ammissione della
resa, del fatto che il Sindaco non riesce più a trovare nessuno disposto a condividere con lui il suo proget-
to politico, il suo programma: la sua classe dirigente si è esaurita con i sei assessori che ancora gli resta -
no. Che le acque non fossero buone era evidente da oltre un anno: non solo da un anno è vacante l'Asses -
sorato che fu di Gianni De Lillo, ma da ancor più tempo abbiamo perso anche il "City Manager", ruolo che
sembrava fondamentale all'inizio del mandato, ma che poi è stato riaffidato (come era prima) al Segretario
Comunale, evidentemente per mancanza di candidati.
Ce la farà ora il Sindaco a trovare qualcuno disposto, per mille euro al mese, a cercare "onore e gloria"
sotto la sua bandiera, affrontando magari le delusioni che fecero rinunciare un volenteroso come deLillo?
Oppure questo rimarrà il vuoto tentativo di teminare il mandato con almeno un'illusione di giunta comple -
ta?
E comunque resterà ai cittadini un dubbio: Quanto può essere rappresentativo un assessore nominato
non per la sua adesione ad un programma amministrativo, ad una linea politica scelta dai cittadini, ma per
aver superato un procedimento di "selezione del personale"?

90 pretendenti, 8 papabili, e poi?


Giuseppe Piasentin, 27/08/2007

Qualche giorno fa abbiamo saputo dall'Arena che 90 aspiranti assessori hanno risposto al noto annuncio
di ricerca del Sindaco, per coprire l'incarico di Assessore ai lavori Pubblici.
Di questi 90 solo 8 sono stati giudicati "idonei" sulla base del curriculum presentato.
Di questi 8 solo uno è di San Bonifacio.
Un incarico politico, come quello di assessore, andrebbe scelto basandosi su due parametri: fiducia e
rappresentatività. In un incarico politico fondamentale, come quello di Assessore ai lavori pubblici, fidu-
cia e rappresentatività devono essere massime.
Non ho idea di come si da a dare la fiducia necessaria per un tale ruolo dopo la semplice lettura di una
e-mail e un colloquio (io personalmente non darei fiducia a nessuno che, senza motivazioni ideali testimo-
niate da una storia politica, volesse concorrere a un posto di questa responsabilità e impegno solo per lo
stipendio di mille euro al mese: o è un disperato o è uno che vuole "mettere le mani in pasta").
Certamente nessuna rappresentatività possono avere gli 8 papabili che non sono di San Bonifacio.
A questo punto, anche se non so chi sia, che cosa faccia, che capacità abbia, che orientamento politico
ha, fosse anche un asino incapace e inaffidabile, non posso che sperare che la scelta ricada sull'unico can -
didato di San Bonifacio. Almeno quello è di qua, per quanto poco, per quanto possa essere sconosciuto,
rappresenta certamente una parte, magari piccolissima, del paese. In una storia senza senso si darebbe ri-
lievo all'unico dettaglio sensato.

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Il neoassessore sul web
Giuseppe Piasentin, 21/09/2007

Chi ha letto l'Arena qualche giorno fa si è fatto un quadro abbastanza preciso del nuovo Assessore ai la -
vori pubblici Campedelli. Riporto alcune frasi: "Non è iscritto ad alcun partito, anche se lo stesso archi-
tetto dichiara di «gravitare culturalmente più nell’area di centro-sinistra, pur condividendo alcune linee
politiche del centro-destra».
Campedelli si ritiene comunque indipendente politicamente, pur occupandosi di politica, perché, dice,
«se non segui la politica, è questa ad occuparsi di te».
...Come architetto Campedelli ha eseguito una serie di importanti lavori nella costruzione di alberghi di
prestigio in Costa Smeralda in Sardegna, nelle Dolomiti e a Punta Ala in Toscana."
Quindi il ritratto che ce ne ha dato l'Arena è quello di un architetto di una certa levatura, artefice di pro-
getti prestigiosi, senza alcuna connotazione politica.
Mi sono divertito a fare qualche ricerca su Google e ancora una volta il quadro che emerge è piuttosto
diverso da quello che ci racconta il foglio locale. Per quanto riguarda i progetti di prestigio non sono in
grado di dire alcunchè, visto che sul web, a quanto pare non c'è alcuna traccia dell'operato professionale
del neoassessore: nemmeno l'indirizzo del suo studio professionale, ma solo la sua iscrizione all'albo
(strano peraltro che di qualsiasi altro architetto anche di nessuna fama, su Google si riesca a trovare molto
di più). Di ben diverso volume invece è la sua storia politica. Campedelli infatti ha una lunga e intensa
storia di attivismo politico nelle file del partito radicale, testimoniata da partecipazioni a convegni inter-
nazionali e italiani, adesioni (anche insieme alle due figlie) a scioperi della fame, adesione a diversi mani -
festi (come quello per il diritto al matrimonio tra Gay), con iniziative anche appariscenti (come quella di
manifestare da solo per Verona, imbavagliato e indossando cartelli pacifisti).
La linea politica di Campedelli non corrisponde certo con il mio modo di vedere il mondo, ma a me
sembra che questa storia di impegno e coerenza faccia solo onore al neoassessore, ma allora perchè non
dirlo alla gente? Forse perchè la popolazione di San Bonifacio è quasi totalmente moderata e lontanissma
dalle posizioni dei Radicali? Forse perchè la gente non capirebbe un assessore Radicale? Forse perchè i
Radicali non c'entrano nulla con San Bonifacio? Ma il bando del Sindaco puntava solo sulle capacità pro-
fessionali e non sulla rappresentanza politica: e allora perchè raccontare un'altra realtà?

Il nuovo assessore
Fabio, 13/09/2007

Alla fine il nuovo assessore all’Ecologia e Lavori Pubblici è stato trovato. Si tratta dell’architetto Ange -
lo Campedelli, di Zevio. Avevo seguito l’intera vicenda con un misto di disappunto e insofferenza, non
solo perché testimoniava che da quando si è insediata l’attuale Giunta il settore dell’ecologia, un settore
che considero di primario interesse per un paese, è stato lasciato alla deriva mentre veniva passato da una
mano all’altra.
La scelta di assegnare l’incarico mediante una selezione di curricola denuncia chiaramente che la Mag-
gioranza uscita dalle elezioni è in grado di esprimere un Sindaco ma non un intero gruppo dirigente. Mi
lasciava incredulo il fatto che tutti tra compagni di Partito e alleati del Sindaco tacessero di fronte a un’i-
niziativa che doveva essere percepita come umiliante se si aggiunge che già altri assessori erano in prece -
denza stati rimpiazzati da figure provenienti da forze esterne alla maggioranza.
L’idea poi di selezionare l’assessore come un qualsiasi dipendente rappresenta un ulteriore vulnus. Un
assessore, pur destinatario di un ruolo caratterizzato da una componente tecnica, è in primo luogo una fi-
gura politica, espressione di un orientamento scelto dalla cittadinanza in sede elettorale. Quale politico, il
suo compito non si esaurisce nell’espletare la “normale amministrazione” che impatta sul presente, ma di

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dare corso e forma a un progetto che disegni il futuro del paese. La differenza tra un politico e un funzio -
nario è tutta qui: il politico si occupa di tracciare prospettive, il funzionario applica direttive e leggi.
Sulla scelta del nuovo assessore la cittadinanza è estranea. Il nuovo insediato non ha la popolazione per
referente, risponde solo al Sindaco – e la vicenda De Lillo insegna che Polo ammette una sola risposta: il
sì. Si tratta per di più di un “forestiero”, un professionista venuto da “altrove”, che non è legato al paese
da vincoli dettati dall’origine. San Bonifacio deve ingoiare anche questo: un paese di 18 mila abitanti non
è in grado di esprimere una figura adatta a quel ruolo.
Il nuovo assessore dovrà occuparsi di seguire lo stato di avanzamento dei lavori e rapportarsi con la
Multiservizi per gestire il ciclo dei rifiuti. Questo è l’identikit di una figura funzionale, destinata ad attivi-
tà di controllo e di coordinamento, dispensata dal concepire progetti e attuare scelte di campo. Questo è
l’identikit di un obbediente e onesto funzionario: San Bonifacio aveva bisogno non di questo, ma di un
assessore che, nonostante il bando, ancora non c’è.

Assessori
il lettore attento, 24/07/2007

da l'Arena di martedì 17 luglio 2007 provincia pag. 21


...la questione spinosa della viabilità attorno al polo ospedaliero «Fracastoro», indi-
spensabile per il corretto funzionamento della struttura sanitaria di riferimento del-
l’Est veronese, è vicina alla soluzione.
Almeno, è quanto emerso dall’incontro che si è svolto in municipio tra i vertici della
società regionale Veneto Strade e il Comune....Per il Comune, assieme al sindaco
Polo, c’erano l’assessore Paolo Cannas,...

COMPOSIZIONE GIUNTA COMUNALE


CANNAS PAOLO
con delega: SCUOLE, ASILI, ISTITUTI – NORD & SUD DEL MONDO – PARI OPPORTUNITA’ –
CULTURA PER LA PACE – SERVIZI SOCIALI, FAMIGLIA, PERSONA, ANZIANI, MINORI, HANDI-
CAP, NUOVE POVERTA’.
DI NOI LEONARDO
con delega: URBANISTICA, EDILIZIA PRIVATA, EDILIZIA PUBBLICA, LAVORI PUBBLICI, MA-
GAZZINO;
FERRARESE EMANUELE
con delega: ATTIVITA’ PRODUTTIVE, INDUSTRIA, COMMERCIO, ARTIGIANATO, MERCATO,
PROTEZIONE CIVILE, CROCE ROSSA, VIABILITA';
Sfugge all'umana comprensione il motivo per cui all'incontro tra Comune e Regione per le opere relati-
ve al rifacimento viario attorno al Fracastoro non abbia partecipato nè l'assessore ai lavori pubblici nè
quello alla viabilità evidentemente competenti per il problema, mentre ha partecipato l'Assessore a scuole,
asili e servizi sociali che altrettanto evidentemente non ha alcuna competenza sul problema.
Poco male se ha partecipato un assessore non competente. Invece è grave che non fossero presenti
quanti, avendo conoscenza e competenza sul tema, potevano dare un contributo che invece inevitabilmente
è mancato.

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La multiservizi

E i vantaggi per il cittadino?


Fabio, 24/01/2007

Svariate volte da queste colonne abbiamo spiegato che la gestione aziendale è ben diversa dall'ammini-
strazione della cosa pubblica. Per esempio, un'azienda decide di dotarsi di nuove strutture qualora emerga -
no precise esigenze o si vogliano presidiare compiti specifici. Nel pubblico accade sovente che valga il
principio opposto: prima si crea la struttura e poi si inventano i compiti da assegnarle. Un esempio sambo-
nifacese è la Multiservizi srl.
Nata nel Novembre 2004 per una delibera del Consiglio Comunale al fine di “gestire con urgenza le reti
gas”, è rimasta inattiva per l'intero 2005, strana tempistica, questa, per rispondere a un'urgenza. Si tratta
però di un compito parziale, dato che la parte contabile e la gestione del gas è affidata all'Unicoge. Nei
mesi successivi la Multiservizi ha esteso la propria azione iniziando ad occuparsi della raccolta dei rifiuti,
della gestione degli ecocentri e della farmacia comunale di Prova, un dedalo di competenze tanto disparate
da rendere difficile la classificazione della società in termini meno generici di “società di servizi” e da
farla apparire come una sorta di scatola in cui riporre ciò che capita. E che denuncia una scarsa progettua -
lità dietro l'iniziativa.
La Multiservizi srl nasce per ragioni di bilancio. L'idea era di scorporare alcune voci di spesa e caricarle
sul bilancio della nuova società, con l'effetto di liberare risorse da rendere disponibili per nuove iniziati -
ve. L'assessore al bilancio ha indicato una stima del 10% di tale riduzione; e tutto questo per reagire ai
vincoli fissati dal “patto di stabilità”, dai quali il comune di San Bonifacio risulterà poi esentato fino alla
fine del 2006. È il solito gioco dei bussolotti: si spostano soldi da una parte all'altra per far figurare una
disponibilità che non c'è. Ma queste acrobazie si risolvono in vantaggi per il cittadino? Una prima risposta
l'abbiamo avuta nell'Agosto dello scorso anno ed è stata negativa. Del resto, il Consiglio di Amministra -
zione della Multiservizi va pagato, e si tratta di una struttura nuova per fare cose vecchie - si aggiungono
quindi spese senza aggiungere servizi - che rischia di creare al cittadino ulteriori disagi, costringendolo a
continui rimpalli tra competenze diverse, e di generare costi accessori difficili da rintracciare e ancor più
da colpire.
Del resto simili fenomeni sono figli di una concezione tecnicistica dell'azione amministrativa, che fini-
sce con l'estrinsecarsi in una burocrazia autoreferenziale e in un'attenzione maniacale al bilancio che fan-
no perdere di vista il cittadino come soggetto finale, pur nella pretesa di agire nel suo interesse.

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Allargate le competenze della Multi-
servizi
Giuseppe Piasentin, 06/03/2007

Recentemente una nuova serie di servizi comunali sono stati "passati" alla "controllata comunale" Multi-
servizi srl. Piano piano le diverse competenze del Comune vengono "esternalizzate" ad una azienda priva-
ta controllata dal comune.
La motivazione non è il contenimento dei costi (che anzi lo stesso sindaco ha iconosciuto su stampa es -
sere inevitabilmente più elevati) nè è il miglioramento dei servizi offerti, che sono sempre gli stessi e
sono esercitati dallo stesso personale comunale di prima. E allora? Cos'è che cambia? Di certo cambia che
c'è un nuovo Consiglio d'Amministrazione da pagare (e corre voce che il compenso sia piuttosto lauto)
con i soldi dei cittadini.
In realtà un vantaggio ci sarebbe: quello di aggirare i vincoli del "famigerato" patto di stabilità, spo -
stando voci dal bilancio comunale ad un altro bilancio, non vincolato.
Sarà, ma io penso che le leggi vanno rispettate e non aggirate, nemmeno a fin di bene, e nemmeno se le
leggi sembrano sbagliate.

lo sportello della multiservizi


Giuseppe Piasentin, 09/03/2007

Il programma elettorale del sindaco Polo prevedeva l'apertura al pubblico degli uffici comunali anche il
sabato, per venire incontro alle necessità degli utenti lavoratori, che non devono prendersi ferie per pre -
sentare un modulo o una domanda. Questa promessa, almeno in parte, è stata onorata.
Però ora che molte delle attività comunali che interessano la gente vengono esternalizzate alla Multiser -
vizi, il problema si ripresenta, come e peggio di prima. Infatti per problemi relativi a servizi rivolti a tutte
le famiglie (la rete del gas, i pullmini scolastici, la tassa rifiuti ecc) la gente avrà uno sportello aperto un
giorno si e uno no (lunedi, mercoledi, venerdi), e quasi sempre di mattina, visto che solo il mercoledì è
prevista l'apertura pomeridiana.
Per stessa ammissione del Sindaco la Multiservizi costa di più che far fare lo stesso lavoro agli impie-
gati comunali. Se oltretutto fa un servizio peggiore per i cittadini, che senso ha continuare su questa stra -
da?
Credo che ogni cittadino si aspetti comunque che, visto che non si perde occasione per sbandierare che
la Multiservizi è "controllata al 100% dal Comune", il Sindaco faccia pesare il patto elettorale con i citta-
dini, e faccia allargare gli orari di sportello della Multiservizi.

Multiservizi e il nuovo patto di sta-


bilità
Giuseppe Piasentin, 17/04/2007

La finanziaria 2007 ha spostato il vincolo del patto di stabilità per gli enti locali dalla spesa al saldo.
Detto così non si capisce niente, ma vuol dire che se prima il Comune di San Bonifacio era obbligato a
spendere poco (anche avendo a disposizione tanti soldi), adesso può spendere con maggiore libertà, basta

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che a fine anno il bilancio tra entrate e uscite sia sostanzialmente in pareggio. L'argomento in realtà è
complesso e ci sono mille "distinguo" da fare, ma la sostanza è quella li.
Vorrei fare una piccola riflessione.
Multiservizi SRL, la società "controllata" dal Comune è nata quando il "Patto" imponeva ai Comuni di
spendere poco. In pratica spostando su questa nuova società alcuni servizi comunali (la Farmacia di Prova,
la rete del Gas, l'acquedotto, la Fiera ecc) il Comune non spendeva meno ma il "patto" non se ne accorge -
va. Perchè il "patto" vedeva solo i soldi che, a fine anno, Multiservizi versava al Comune. E questi erano i
soldi che il Comune avrebbe comunque incassato da quei servizi, MENO i costi di Multiservizi. In questo
modo le spese, anche se aumentate, diventavano invisibili al "Patto". E anche se le entrate diminuivano, il
"patto" comunque non le guardava e quindi non interessavano.
Multiservizi costa ogni anno decine o centinaia di migliaia di euro (uffici, consiglio di Amministrazione
ecc), e certamente molto di più che se il comune, come ha sempre fatto, gestisse in proprio quei servizi.
Ma questo era uno scotto che l'Amministrazione pagava per avere una maggiore libertà di spaesa. Questo
era l'unico vantaggio dato da questa Srl.
Adesso però la situazione è cambiata, e Multiservizi non dà più vantaggi se il "Patto" non guarda solo
le spese, ma il saldo. Se il Comune infatti gestisse in proprio, come faceva fino a ieri, i servizi che ha dato
a Multiservizi, avrebbe gli stessi introiti, ma spese minori, e quindi un saldo migliore, anche, e soprattut -
to, agli occhi del Patto di stabilità, che è stato l'unico motivo di vita della Multiservizi srl.

la Multiservizi? Per il Ministro è


una scatola che serve a generare po-
sizioni di potere.
il lettore attento, 14/05/2007

Il Ministro Santagata, in un'intervista a Repubblica, lamenta gli sprechi della politica, anche negli enti
locali:
"Le società controllate dagli enti locali. Sa quante sono? Settemilacinquecentotren-
tacinque. E ognuna ha il suo presidente, i suoi consiglieri, i suoi amministratori, il
suo personale. ...le società comunali. Sono il frutto delle liberalizzazioni e delle pri-
vatizzazioni, o no?
Benissimo, ma allora non si capisce perché debbano essere al 100 per cento a capita-
le pubblico. A me viene il dubbio che siano solo delle scatole che servono a generare
posizioni di potere. Stabiliamo che debbano essere obbligatoriamente a capitale misto,
pubblico e privato, e vediamo quante sopravvivono".

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Piste ciclabili, strade e automobili

Favorire le auto o i pedoni?


Daniele Adami, 01/03/2007
Alcuni giorni or sono in concomitanza alla creazione di nuovi parcheggi auto nelle vicinanze è stato
soppresso l'attraversamento pedonale tra via Cesare Battisti e via Portone.
Le precedenti strisce pedonali, ora cancellate, erano risultate FUNZIONALI allo svolgimento del PEDI-
BUS, progetto del 2° Circolo Didattico di Via Roma, parte integrante del Progetto Formativo del plesso di
Via Roma. Infatti quell'attraversamento era stato istituito proprio per il Pedibus, visto che gli attraversa-
menti nella zona erano difficilmente raggiungibili, o pericolosi per le condizioni fatiscenti dei marciapiedi
(rotti e larghi 30 cm. in alcuni tratti), e non razionalmente dislocati.
Con quella soluzione invece si era ottenuto l'attraversamento più corto e più logico per raggiungere gli
unici marciapiedi percorribili delle vie Portone e Cesare Battisti: due caratteristiche molto importanti in
fatto di sicurezza quando si accompagnano 20/30 bambini nel tragitto casa-scuola e ritorno.
Inoltre visto che il pedone, a rigor di logica, per attraversare sceglie sempre il tragitto più corto le stri -
sce erano proprio nel punto dove "viene naturale" attraversare.
La scelta di eliminare tale attraversamento dal mio punto di vista è anacronistica e da stigmatizzare e va
nella direzione opposta al rispetto della mobilità del soggetto più debole della strada qual'è il pedone.
Ad eventuali e probabili giustificazioni di "pericolosità" di tale passaggio non posso non rispondere che
una opportuna riqualificazione dell'incrocio avrebbe permesso di far transitare i pedoni dove COMUN-
QUE continuano a transitare e a far abbassare la velocità delle auto. Se le macchine corrono non si tolgo-
no le striscie perchè diventa pericoloso attraversare la strada ma si fanno andare più piano le macchine!!!
Inoltre proprio la creazione di nuovi posti auto ha aumentato il grado di pericolosità nell'attraversare in
quel punto diminuendo la visibilità ai pedoni e alle auto che sopraggiungono dalla cantina sociale.

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La campana sulla ciclabile
Giuseppe Piasentin, 10/04/2007

L'amico Daniele Adami mi ha fatto arrivare la foto qui a fianco. Fa ridere, ma è una foto vera, fatta sulla
ciclabile di Prova.
Bè, devo dire che l'ho trovata surreale. Ho trovato surreale la totale mancanza di buon senso di chi ha
fatto mettere lì quella campana che ostruisce completamente la ciclabile, e ho trovato surreale che nessuno
abbia controllato, e sia intervenuto. Credo anche che non ci siano state lamentele (anche questo è
surreale), se non quella del buon Daniele.
Sarà anche stata una distrazione, o un errore (non ci credo ma facciamo finta), ma mi pare comunque la
conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, della assoluta mancanza di sensibilità, diffusa a tutti i livelli, per
qualsiasi alternativa all'automobile.

A maggio Città Viva ha presentato un questionario che, sul modello di quello, contestato, sulla destinazione del-
l'ex-ospedale, avrebbe dovuto raccogliere le indicazioni della gente sull'utilizzo dell'isola pedonale in centro stori-
co. Questi i post relativi

stasera vediamo
Giuseppe Piasentin, 18/05/2007

Stasera conosceremo i risultati ufficiali del nuovo questionario di Città Viva sul traffico in centro. Quel
questionario però un primo risultato l'ha già avuto (grazie anche alle prime indiscrezioni che dimostrereb-
bero che l'orientamento popolare è per la chiusura del centro cittadino al traffico automobilistico). Da al-
cuni giorni infatti l'Associazione Commercianti ha promosso, per contrapporla proprio al questionario,
una raccolta di firme con cui chiede che il traffico alle auto rimanga libero in centro.
L'ho già detto giorni fa: San Bonifacio ha bisogno di classi produttive compatte e forti, perchè la molla
economica del territorio sono loro, quindi mi fa piacere che, davanti ad un problema comune, trovino la
forza di compattarsi e farsi sentire. Sono convinto che tutta la Comunità ne trarrà vantaggio.
Non so se Città Viva si farà forte di questo questionario (che peraltro ancora non conosciamo nei risul -
tati) per perseguire la via, già dichiarata nel programma elettorale, di chiudere al traffico Corso Venezia.
Certo tutto fa pensare a questo, e io per primo personalmente ci spero. Ma bisogna farlo nei modi giusti,
fatti di condivisione, di progettazione, di dialogo, di discussione, di disponibilità a fare sia un passo avan-
ti che, se serve, un passo indietro. Sono battaglie lente, che si combattono con il fioretto, non con il ma-
chete. Tutti vogliamo un centro storico bello e attraente, dove sia bello passeggiare, ma i negozi, i bar, i
cinema non sono solo parte di quel Centro, ne sono il principale motivo di attrazione. Ma la nostra Piazza
Vuota è lì a ricordarcelo: non basta togliere le macchine, anzi, se non si fanno bene le cose, si rischia dav -
vero di rendere tutto il centro un deserto. E a chi servirebbe un'isola pedonale nel deserto?

Una discreta serata


Giuseppe Piasentin, 22, 23 e 25/05/2007

La serata di Città Viva sul traffico in centro non mi è dispiaciuta, anche se sarebbe stato bello che ci fos -
se un pò più di gente (il problema non è meno importante di altri molto più strombazzati come la TAV).

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I risultati erano quelli che ci si aspettava: la gente vuole la chiusura del centro alle auto.
Mi è piaciuto è che non si sia preteso di dare a quel questionario un valore di consultazione popolare
che non ha. L'assessore diNoi l'ha definito per quello che è: un'indagine di mercato, a conferma di quello
che noi abbiamo sempre sostenuto: uno strumento di marketing, non di democrazia. E ha anche detto che
"Città Viva", (parole sue) non è "un gruppo politico, ma un gruppo civico di professionisti". Mi è anche
piaciuta la posizione dei commercianti (forse troppo timidi, ma va bene così), non preclusi al cambiamen-
to, ma fermi nel chiedere attenzione ai loro problemi, e coinvolgimento nelle decisioni. Mi è piaciuto infi-
ne il calore (magari anche un pò eccessivo) dell'assessore Castegini nel difendere le potenzialità culturali
e turistiche di San Bonifacio.
Più di tutto però mi è piaciuta la giovane ingegnere Benini (purtroppo mi è sfuggito il nome di battesi -
mo), che con decisione ha contestato il lavoro di Città Viva. La polemica era forse fuori luogo, e anche i
toni erano eccessivi, ma mi ha fatto piacere trovare una giovane che non ha paura di mettersi in discussio-
ne, di metterci la faccia, di tirare fuori le unghie, magari anche rischiando la figuraccia. Di ragazze (e ra -
gazzi) così ce n'è un bisogno estremo per uscire dal piattume. E fuori dalla sala i commenti erano tutti per
Lei.
Una cosa però non mi è piaciuta: non ho capito chi gestiva la serata. Mi spiego: a rappresentare Città
Viva c'erano (e come tali si sono presentati) il vicesindaco (e assessore al bilancio), l'assessore ai lavori
pubblici, quello alla cultura, un consigliere di Amministrazione di Multiservizi, tutti appartenenti ad un
gruppo di maggioranza che in quel momento rappresentavano. Era tutta gente che ha accesso diretto alla
"stanza dei bottoni", eppure stavano lì a dire di essere un gruppo civico, di non essere politici, di fare va -
lutazioni e sondaggi, di non aver il potere di chiudere una strada, men che meno quello di prendere deci-
sioni. "Come potete pensare - ha detto il vicesindaco Agostinelli - che Città Viva abbia il potere di chiu-
dere il Centro?". Ma come? Se non ce l'hanno loro chi ce l'ha? C'era mezza giunta ad organizzare quella
serata e mi dicono che non hanno ruolo in quello che stiamo a discutere? Non sono mica all'opposizione.
Vabbè la serata di approfondimento, ma almeno avessero proposto un tavolo di discussione ufficiale,
avessero promesso di riferire al sindaco, in giunta o in consiglio i risultati di quella serata, o avessero pro -
messo di farsi portavoce delle istanze dei commercianti. Non dico una decisione, ma almeno una proposta.
Vabbè che il Sindaco ha una personalità molto forte, ma a qualcosa serviranno anche gli altri. Sennò che
ci stanno a fare?
Mentre la dolce e spigliata ingegner Benini e l'ingegner diNoi stavano litigando sull'affidabilità del que-
stionario di Città Viva, diNoi è uscito con una frase illuminante: "Lo sa quante sono le persone su cui si
basano le valutazioni sui programmi televisivi (cioè l'Auditel ndr)? Millecinquecento! Millecinquecento
persone le cui scelte decidono i programmi televisivi di tutti gli Italiani". Bravo assessore, la differenza
tra la democrazia e i sondaggi è tutta lì: nella democrazia ogni cittadino vale un voto e tutti siamo uguali
nelle scelte. Invece nei sondaggi pochi cittadini valgono molto, moltissimi cittadini non valgono niente.
Ecco perchè un sondaggio non è uno strumento di democrazia. Ecco perchè nessuna decisione politica
deve essere basata su un sondaggio. Ecco perchè era sbagliato motivare con un sondaggio le scelte politi -
che sull'ex-ospedale. Ed ecco perchè sarebbe sbagliato (e spero proprio non avvenga) motivare nuove scel-
te politiche con questo o altri nuovi sondaggi.

Isola pedonale in centro? Istruzioni


per l'uso
Giuseppe Piasentin , 24/05/2007

La questione della chiusura del traffico in centro è, giustamente, particolarmente sentita e diventerà, al-
trettanto giustamente, particolarmente discussa e combattuta. Il rischio è ovviamente quello di peggiorare
i rapporti tra Amministrazione e Associazioni produttive, peggiorare la politica economica e commerciale
cittadina e, contemporaneamente, veder peggiorare la vivibilità del centro.
Ci sono degli "strumenti" che potrebbero, secondo me, facilitare il dialogo e la risoluzione del proble -
ma. Ne faccio un breve e parziale elenco:

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1) Correggere l'obiettivo. Lo scopo da perseguire non sia quello di chiudere alle auto una o più vie, ma
quello di ridurre la necessità della gente a utilizzare l'auto, contemporaneamente migliorando l'accessibili-
tà e l'attrattività del centro. Bisogna ridurre il numero delle auto, aumentando nel contempo il numero del-
le persone. Chiudere "tout-cour" una strada non migliora né l'inquinamento né i problemi di sicurezza: li
sposta su altre vie. La penalizzazione al commercio viene dal calo degli acquirenti, delle persone, non da
quello delle auto: bisogna fare in modo che la gente venga anche senza auto. Questo non significa che le
isole pedonali non funzionino e non debbano essere fatte. Significa che vanno realizzate e funzionano solo
quando andare a piedi, in bici o con il mezzo pubblico è più comodo, facile, gradevole che andare in mac-
china. Se ci si limita a penalizzare le auto, semplicemente, la gente continua a preferire la macchina e se
ne va da un'altra parte. Si punti a migliorare la viabilità pedonale, ciclistica e pubblica; si punti a spostare
su strade ad alto flusso i servizi che generano traffico e sono improduttivi per il commercio al dettaglio; si
punti all'uso condiviso dell'automobile. Si punti sull'animazione, sulla proposta culturale, sulla valorizza-
zione del territorio, sulla promozione fieristica, sul verde. L'isola pedonale verrà fisiologicamente da sé.
2) Sostenibilità: sostenibilità non è un concetto solo relativo al verde: sostenibile vuol dire sopportabile,
tollerabile in ogni senso: quello dell'inquinamento come quello economico. Ogni modifica allo stato attua-
le deve avvenire in modo sostenibile, e quindi non deve portare gravi squilibri né alla comunità, né a sin-
gole parti di essa. Non sono attuabili quelle modifiche che penalizzino la comunità o singole categorie,
per le quali quella modifica sia insostenibile.
3) Dati oggettivi: si sta discutendo di problemi importanti come la vivibilità, l'inquinamento dell'aria, la
politica economica della comunità. Per questo occorrono dati certi, accessibili, confrontabili. I dati di
semplice soddisfazione del cittadino non sono sufficienti. Ci sia pure lo spazio per i questionari, purchè
ampi, completi, approfonditi, ripetuti, circostanziati, ma ci siano spazio e risorse economiche anche per
dati reali economici e ambientali, per analisi economiche, per i dati dell'ARPAV sull'inquinamento dell'a-
ria e per quelli dell'ULSS sulle malattie da inquinamento, per i conteggi delle auto, per studi di esperti.
Questi costituiscano il punto di partenza di ogni analisi.
4) Garanzie: Amministrazione e classi economiche lavorino fianco a fianco, non contrapposte, su questo
fronte. L'Amministrazione faccia sentire il proprio sostegno alle Associazioni produttive anche promoven-
do un fondo di garanzia, che permetta di recuperare eventuali perdite economiche che singole aziende, o
gruppi di aziende, dovessero dimostrare di aver subito per progetti di limitazione del traffico.
5) Definire un tavolo di lavoro: il problema è estremamente complesso. Si istituisca un tavolo di lavoro
che coinvolga Amministrazione comunale, forze politiche, associazioni produttive, associazioni che si in -
teressano di vivibilità, sindacati e quanti altri si ritenga possano avere interesse o competenza sul tema. A
questo tavolo sia demandato il compito di formulare le proposte da portare al Consiglio Comunale, e quel-
lo di analizzare proposte provenienti da altri.
6) Lavorare per progetti. Significa semplicemente stabilire una politica dei piccoli passi. Prima di ogni
azione, si esegua una valutazione completa e chiara della situazione, poi ci si dia degli obiettivi chiari e
condivisi e scritti da raggiungere e se ne definiscano i tempi con rigidità. Solo a quel punto si parta con la
sperimentazione. Se gli obiettivi saranno stati raggiunti si proceda al nuovo passo, altrimenti si torni in-
dietro e si riparta da lì.
Mi si contesterà che in questo modo non si farà mai l'isola pedonale in centro. Al contrario, io credo che
se non vogliamo banalmente un'isola pedonale, ma un centro storico vivibile, godibile, appetibile, attraen -
te, dove la gente venga dai paesi intorno, si debba di necessità affrontare un processo lento, graduale e
condiviso. Il rischio è che, come purtroppo stiamo vedendo accadere sotto i nostri occhi, i negozi chiuda -
no e vengano sostituiti da banche e immobiliari (finchè ci sono case in vendita, e necessità di mutui), e tra
qualche anno, finite le case, o gli acquirenti di case, resteranno solo le serrande abbassate. E allora a nes-
suno interesserà più andare a passeggiare in un centro fatto di serrande abbassate.

Altro tema “caldo” del 2007, gestito in modo assolutamente incredibile, è quello della Ciclabile per Arcole. Du-
rante l'estate infatti su questo tema abbiamo visto l'Amministrazione comunale contro tutti, popolazione, proprietari
dei terreni, Amici della Bicicletta, comune di Arcole, con punte al limite del grottesco, fino all'intervento dei cara -
binieri per sedare i disordini. Qui a seguire i post relativi.

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tanto rumore per nulla
il lettore attento, 07/03/2007

E’ comparso sull’Arena: la pista ciclabile per Arcole si farà: evviva!


Si farà sull'argine destro, e non sul sinistro. dove la si era progettata inizialmente: beh, pazienza: quello
che conta è che si faccia la nuova ciclabile.
Non sarà aperta solo a pedoni e ciclisti, ma anche al traffico delle auto dei residenti: beh, pazienza:
quello che conta è che si faccia la nuova ciclabile.
Sarà sterrata, pavimentata non con l’asfalto ma con ghiaino: beh, pazienza: quello che conta è che si fac-
cia la nuova ciclabile.
Un momento: ma sull'argine destro c'è già la strada, è aperta al traffico dei residenti, ed è sterrata.
E allora? Allora non cambia nulla? Pare proprio di no.
Allora la notizia non è che si fa la ciclabile per Arcole, ma che non si farà niente, proprio niente.

Come non si fa una pista ciclabile


Fabio , 29/06/2007

Nello stillicidio di "cose fatte o in procinto di farsi" pubblicato come ormai di consueto nell'ultimo noti -
ziario comunale ci giunge la notizia che la pista ciclabile da San Bonifacio ad Arcole si potrà realizzare
sul lato Ovest. Tuttavia si dovrà attuare una soluzione che consenta l'accesso anche ai frontisti per poter
transitare con macchine agricole .
La situazione delle piste ciclabili a San Bonifacio è imbarazzante. Circolare in bici per il paese non è fa -
cile né al riparo da pericoli, ciclisti e automobilisti sono costretti a una contiguità forzata per quasi tutte le
vie. Non esiste una rete ciclabile, né una parvenza della stessa, solo svariati scampoli di pista ciclabile
collocati qua e là alla più e meglio. In alcuni casì parlare di pista ciclabile è quasi un abuso di termine,
come alla Motta, dove la pista è costituita da una stretta striscia delimitata dal marciapiedi a destra e da
una linea gialla e qualche chiodo piantato nell'asfalto a sinistra, una striscia troppo stretta per incrociare e
affatto protetta dal passaggio di automezzi.
Un pezzo di ciclabile separato dalla carrozzabile si è ottenuto in via Libertà, dalla Madonna della Neve
fino pressappoco al Gran Viale. Ma questa pista taglia accessi a case private e l'uscita di una traversa e,
nella prima parte, è caratterizzata da una serie di saliscendi e cunette decisamente pericolosi la sera.
Una soluzione molto apprezzata è costituita dalla pista che occupa l'argine Est dell'Alpone che parte dal-
la Motta e giunge a Villabella. È destinata ai soli pedoni e ciclisti, non si prevedono servitù di passaggio
per macchine, trattori o motorini e rappresenta un balsamo per i sambonifacesi che vogliono fare una
sgambata o passeggiare tranquilli.
L'idea di farla proseguire verso Arcole è ottima, peccato che si sia deciso di realizzarla nel modo peg-
giore. La nuova ciclabile sarà una "mezza ciclabile"; anche se si riuscirà a garantire una servitù agli agri -
coltori che non costituisca pericoli per i ciclisti, non sarà comunque salubre, visto il passaggio di mezzi a
gasolio, inquinanti e rumorosi. Il peso dei mezzi potrà arrecare anche danno al selciato, facendo così dimi-
nuire la sicurezza della pista stessa e chissà chi si accollerà poi le spese di ripristino. Si creano insomma i
presupposti per un coflitto tra frontisti e utenti della pista la cui responsabilità non è né degli uni né degli
altri, ma della scelta dissennata di piazzare lì la ciclabile. Se in più si pensa che la soluzione è tempora -
nea, viene davvero da chiedersi perché farci sopra un investimento.

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Qualcuno ha sottolineato che questa soluzione è comunque meglio che niente. Sembra la direttrice dello
spirito sambonifacese, il basso profilo che punta a soluzioni di ripiego, abbozzi buttati là, realizzazioni
approssimative, sempre incompiute, sempre reprensibili. Chissà se nel futuro del Notiziario Comunale si
prevede di redarre una nuova pagina che affianchi il rsoconto delle "cose fatte", quella delle "cose ben fat -
te"...

Gli Amici della Bicicletta e la pista


ciclabile per Arcole
Marco Andrioli , 13/06/2007

A qualcuno non sarà sfuggita la polemica su stampa relativa alla presa di distanza del Commissario
Straordinario del Comune di Arcole dalla Pista ciclabile tra San Bonifacio e Arcole. Come noto la presa di
distanza ha seguito una comunicazione degli Amici della Bicicletta (AdB) Bonifacio allo stesso Commis-
sario, che davanti a questa ha preferito arrestarsi. Questo ha suscitato le ire del Sindaco di San Bonifacio,
che ha accusato gli AdB falsità.
Questo è il testo completo della comunicazione inviata dagli AdB al Commissario di Arcole.

Egregio Commissario Straordinario


Comune di Arcole

Oggetto: Pista ciclabile sull’argine destro del Torrente Alpone., Delibera G.C. San
Bonifacio n. 16 del 19/02/2007

Illustrissimo,
nel piacevole incontro che abbiamo avuto giovedì 17 Maggio 2007 Le abbiamo pre-
sentato le nostre perplessità circa la delibera di Giunta in oggetto, la quale prevede
anche la partecipazione economica del Comune di Arcole.
In particolare gli aspetti critici che Le abbiamo evidenziato circa il deliberato ri-
guardavano:
1) La sicurezza e l’incolumità dei cittadini utenti (bambini, adulti ecc.)
La sommità dell’argine destro del torrente Alpone è oggi sede di transito di automo-
bili dei frontisti, dei mezzi agricoli che accedono ai fondi, dei camion diretti agli al-
levamenti ecc.
Realizzare una pista ciclabile su quel sedime, in promiscuità con i mezzi a motore, è
fonte di pericolo per l’incolumità degli utenti e soprattutto non conforme alle linee
guida in materia (D.M. 557/1999); per di più non ha logica razionale dal momento che
esiste già un progetto approvato e finanziato da entrambi gli Enti Comunali e mai re-
vocato per realizzare lo stesso “percorso ciclabile” sull’argine sinistro del torrente,
in asfalto e in sede propria.
2) Lo spreco del denaro pubblico
Il Sindaco di San Bonifacio, Dott. Silvano Polo, nella seduta del Consiglio Comunale
del 27 marzo 2007, a lettura del piano delle opere pubbliche, ha dichiarato espressa-
mente la provvisorietà di tale pista ciclabile deliberata in oggetto, specificando che
sarà realizzarla successivamente sul più consono lato sinistro.
Poiché l’attuazione della delibera prevede una spesa complessiva tra i due Comuni di
85.000 euro, riteniamo che sia uno spreco del denaro pubblico inutile e con possibili

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responsabilità di carattere erariale, visto che poi sarà realizzata sul lato opposto. Dal
momento che non vi è un’urgenza improcrastinabile, si tratta di attendere che il Genio
Civile completi le opere di manutenzione previste per poi proseguire l’iter del proget-
to gia approvato e finanziato dai due Comuni realizzando una pista ciclabile a regola
d’arte, a norma e con una sola spesa pubblica.
3) Gli atti Amministrativi
Dopo una serie di atti Amministrativi ,ibere di Giunta, delibere di Consiglio Comu-
nale, Varianti urbanistiche ecc.) il Comune di Arcole e il Comune di San Bonifacio
hanno siglato, il 03/06/2004, un’accordo di programma con relativo finanziamento per
la realizzazione della pista ciclabile tra San Bonifacio e Arcole utilizzando la sommità
sinistra dell’argine del Torrente Alpone.
Ci chiediamo se l’”ignorare” nel tempo tali atti Amministrativi, deliberando due
anni e mezzo dopo una spesa pubblica su terreno non di proprietà e per lo stesso ob-
biettivo, sia “corretto dal punto di vista giuridico-normativo”.
Per le ragioni su esposte siamo a ribadire quanto già espresso nell’incontro e cioè la
necessità e l’opportunità di sospendere ogni decisione in merito alla partecipazione
richiesta dalla delibere in oggetto demandando alla prossima Amministrazione del Co-
mune di Arcole ogni decisione in merito.
Alleghiamo alla presente copie dei principali documenti riguardanti l’argomento.
La ringraziamo per l’attenzione che ha voluto rivolgerci.
I nostri più cordiali saluti.

Già fatto?
Giuseppe Piasentin, 07/08/2007

Come "Pic indolor", i lavori per la ciclabile per Arcole sono già finiti: se non fosse stato per le recenti
polemiche con gli agricoltori, quasi quasi non ce ne saremmo nemmeno accorti. Eppure si tratta di un'ope-
ra a lungo attesa, preparata con anni di delibere, varianti, lavori consiliari ecc.
Adesso comunque San Bonifacio ha la nuova ciclabile per Arcole.
Salvo però scoprire che si ferma a metà strada, al confine comunale. E accorgersi magari che i lavori
sono stati limtati a uno strato di ghiaino (tecnicamente si chiama "stabilizzato" ma è sempre ghiaino), che
probabilmente se ne andrà con le piogge. E vero che le nuove piazzole, fatte per permettere l'incrocio de-
gli automezzi, agevoleranno molto il traffico di camion e trattori. Ma che ci faranno camion e trattori su
una ciclabile? Ah si, dimenticavo che vicino ai cartelli che ci avvisano che si tratta di pista ciclopedonale
c'è scritto anche "eccetto autorizzati", che poi sono i camion, le auto e i trattori degli stessi agricoltori di
prima.
Strano risultato finale per un'opera che era stata pensata e progettata sull'altro argine, asfaltata, protetta
con balaustre, ad esclusivo uso ciclopedonale... e che magari anche arrivasse fino ad Arcole. Strano desti-
no che questa ciclabile sembri la stessa strada agricola di prima.
Qualche mese fa dicevamo che dopo i lavori la ciclabile per Arcole sarebbe stata esattamente la stessa
cosa di prima. Non abbiamo sbagliato granchè.
Qualcuno mi dirà che sono ipercritico. Qualcuno dirà che "Meglio poco che niente". Ne ho le balle pie-
ne di vedere un paese che sceglie il "Meglio poco che niente". Scegliendo sempre il poco avremo sempre
poco. E' ora di darsi da fare per fare le cose come vanno fatte. E' ora che qualche volta si scelga per il me -
glio, senza accontentarsi sempre del poco.

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Nell'ultimo squarcio del 2007 un nuovo tema si affaccia all'orizzonte: la Regione Veneto ha intenzione di affidare
la Porcilana, nata per decongestionare la ss11, alla società Autostrade, per metterla a apagamento e trasformarla
di fatto in una nuova autostrada. Il tema è appena all'orizzonte, ma si preannuncia di essere uno dei temi caldissimi
del 2008.

Di questa non abbiamo proprio biso-


gno
Giuseppe Piasentin , 26/10/2007
Quasi non se ne parla, ma tra un pò la strada "Porcilana" (inaugurata solo poche settimane fa) rischia di
essere affidata alla Autostrade Serenissima (attraverso la controllata Società Tangenziali Venete). L'obiet-
tivo è quello di farne un tratto di un'autostrada parallela alla A4, da Peschiera fino a Padova. Ovviamente
passando per San Bonifacio. I sindaci (come scrive ieri l'Arena) non sono ancora stati ufficialmente infor-
mati, ma ci sono già studi ambientali, economici, di fattibilità, tracciati, nomine di commissioni: la mac-
china insomma ha già fatto un sacco di strada e non mostra nessuna intenzione di rallentare.
E allora? Che c'è di male?
Secondo me c'è molto di male!
Ad esempio c'è di male che ci abbiamo messo vent'anni ad avere la Porcilana per decongestionare la
statale 11, e se adesso che c'è la trasformiamo in autostrada a pagamento, tutto il traffico locale tornerà a
bloccare la statale 11 e ritorneremo nelle stesse condizioni di prima.
E poi che senso ha che un'opera nuova, costruita con soldi pubblici, venga affidata a privati (la Società
Autostrade è un ente privato) perchè, con investimenti ridotti, ne traggano lauti vantaggi economici?
E ancora la nostra zona è già tormentata dall'inquinamento delle polveri sottili, che per oltre il 50%
vengono dal traffico automobilistico. Una nuova autostrada non contribuirebbe certo a ridurre nè il traffi -
co nè l'inquinamento, anzi: bisogna lavorare per ridurre la circolazione automobilistica, non per facilitar-
la.
E infine ci vengono a raccontare che i nuovi tratti di autostrada non disturberebbero perchè verrebbero
costruiti a fianco della linea dell'alta velocità. Ma se fino ad adesso ci hanno detto che non era possibile
affiancare la TAV alla A4 perchè rischioso per le auto, perchè la TAV è pericolosa per le auto sulla A4 e
non per quelle su questa nuova autostrada?
Mi sbaglierò, ma a me sembra solo l'ennesimo "magna-magna": la ricerca di nuovi appalti, nuovi cantie-
ri, nuovi capitali da far girare in nuove società ad hoc, carrozzoni che compaiono e poi scompaiono, ma
gestiti dai soliti noti. La torta è grossa: 1629 milioni di euro: tremila miliardi di vecchie lire.
Ci siamo fatti prendere in giro con un piano regolatore che ci ha coperti di cemento. Ci siamo fatti
prendere in giro con la TAV, che passerà lì dove si era deciso dieci anni fa. Cerchiamo di non farci pren -
dere in giro anche stavolta: San Bonifacio ha bisogno di tante cose, ma di questa seconda autostrada pro -
prio no. Penso che abbiano già mangiato abbastanza sulla nostra pelle!

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Storie di giovani...e non solo

a-pathos
Giuseppe Piasentin, 11/12/2007

“Scene di vita senza vita”: questo il sottotitolo di un cortometraggio girato a San Bonifacio e che ha
come tema il “vuoto” di offerta per i giovani della nostra comunità.
Il video merita di essere visto per diversi motivi. Innanzitutto perchè ha dei pregi formali che vanno ri -
conosciuti. Il video è meditato, strutturato, ha dei precisi richiami stilistici, lancia un messaggio ben netto
e anche coraggioso perchè rivolto ai coetanei degli autori. Tutto questo dimostra un impegno e una passio-
ne che vanno ben oltre il passatempo di un pomeriggio d’estate. Ma soprattutto va visto perchè denuncia il
vuoto di offerta culturale e ricreativa per i giovani di San Bonifacio. Un vuoto che ha generato un vuoto di
impegno e di coinvolgimento. A questo vuoto gli autori del video hanno reagito a modo loro, mettendosi
in gioco, mettendo il loro tempo a disposizione del progetto di questo video, che certo li ha impegnati per
diverso tempo. Bravi, ma certamente non tutti i nostri ragazzi hanno la stessa spinta, la stessa voglia di
buttarsi in proposte e progetti nuovi: tra fare e non fare troppo spesso si sceglie il non fare, tra esserci e
non esserci meglio non esserci. Mi piacerebbe che proprio partendo da questo video si cominciasse ad af -
frontare i problemi che denuncia.

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Vale Torna
Giuseppe Piasentin,26/ 3/2007

Da qualche giorno un lenzuolo sventola sui cancelli del Guarino. E' una breve poesia d'amore scritta da
un tal Mattia: "Vale torna".
Fa piacere vedere che nei nostri ragazzi non ci sono solo problemi, ma c'è pulsione, romanticismo, vo-
glia di esporsi, anche pubblicamente, per le cose in cui credono, per le persone che amano.
Esprimersi, lasciarsi andare, senza pudore per i propri sentimenti e senza timore dei giudizi altrui. For-
se sarà solo l'effetto dei romanzi di Federico Moccia o dei film con Riccardo Scamarcio, ma, io spero, po -
trebbe essere anche il segno di una piccola crepa nel perbenismo stantio che purtroppo affligge larga parte
della nostra cittadinanza. Spero che proprio per questo, e per rispetto di un sentimento di uno dei suoi ra-
gazzi il preside, o qualche altro bacchettone, non lo abbia rimosso, nè lo faccia domani.
E comunque auguri a Mattia, e a Vale: continuate così.

Fanari
Giuseppe Piasentin, 06/02/2007

Proprio nel periodo in cui il calcio italiano viene fermato per l’uccisione di un poliziotto allo stadio di
catania, anche a San Bonifacio abbiamo assistito ad uno spettacolo che di sportivo non ha proprio niente.
“Esaminata la documentazione ufficiale agli atti , si constata che al 51’ del secondo tempo il giocatore
Stefano Fanari (2V Villanova e Villabella) veniva espulso per doppia ammonizione, che lo stesso a questo
punto colpiva l’ arbitro al volto con quattro fortissimi pugni e che tale comportamento violento obbligava
il direttore di gara a sospendere l’ incontro, anche a causa del persistente dolore alla testa con intonti-
mento per qualche minuto. Il direttore di gara recatosi successivamente presso l’ ospedale di San Bonifa-
cio, dopo gli opportuni accertamenti, veniva dimesso con una prognosi di giorni 15. Si delibera: di asse-
gnare lo 0-3 a tavolino; di squalificare sino al 31 gennaio 2012 il giocatore Stefano Fanari”: questa è la
scarna descrizione ufficiale che, con cinque anni di squalifica, conclude la carriera calcistica di Stefano
Fanari, giocatore di calcio che non ha capito nulla del suo ruolo e che giustamente è stato eliminato dal
pianeta calcio. Sembra una scena che qualche volta abbiamo visto in campi di calcio sudamericani, o al
massimo meridionali. Ma evidentemente può tranquillamente capitare anche qui, a San Bonifacio, con
protagonisti “venetissimi” e “civilissimi” (sono di Arcole sia Fanari che l’arbitro, Regagliolo).
Io credo che nel momento in cui si assume un ruolo pubblico (vale sia per il giocatore di calcio che per
l’attore o per il politico e per chiunque possa costituire un modello per gli altri) ci si assume il carico di
diventare un esempio, e un riferimento per altre persone, che sono quelle che guardano a te perchè in te si
riconoscono, o in te depositano le loro speranze, le loro ambizioni, i loro sogni, piccoli o grandi che siano.
Questa assunzione di responsabilità richiede il rispetto delle regole e delle persone. Si tratta di regole di
ovvia e elementare convivenza, dovute avviamente anche nella vita privata, ma che diventano particolar -
mente importanti e vincolanti nel momento in cui si assume un ruolo pubblico. Ogni volta che una persona
“pubblica” si comporta in maniera positiva, ci saranno persone che si sentiranno incentivate a fare lo stes-
so. Ogni volta che una persona “pubblica” si comporta da cretino, ci saranno altri che si sentiranno giusti -
ficati a fare i cretini. Con le ovvie conseguenze.
Chi non sa seguire le regole va richiamato alle sue responsabilità. Chi non risponde al richiamo, chi non
assume la sua responsabilità, va rimosso dal suo ruolo pubblico perchè diviene dannoso per l’intera socie-
tà. Stefano Fanari aveva già picchiato un arbitro, ed era stato punito. Non è bastato, l’ha rifatto, ed è stato
eliminato dal mondo del calcio. Per fare il calciatore non basta saper tirare un pallone. Per fare l’attore
non basta saper recitare. Per fare politica non basta avere idee condivisibili. Ogni volta che si ha un ruolo
pubblico occorre avere coscienza del proprio “essere esempio per gli altri”.

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Non è una bravata
Giuseppe Piasentin , 23/01/2007
Qualche giorno fa qualcuno, qui a San Bonifacio, ha tirato un sasso addosso ad un intercity in corsa,
spaccando un vetro. Per fortuna niente feriti nè morti.
"Riteniamo che si tratti di una bravata", ha detto il dirigente del compartimento Martino Nardi "Uno
«sport» cretino e pericoloso che continua ad avere un seguito di incoscienti appassionati che rischiano di
trasformarsi in criminali".
Tirare i sassi addosso a un treno in corsa non è una bravata: è un atto delinquenziale. Tirare un sasso ad-
dosso ad un treno in corsa può provocare una strage: il fatto che non ci siano state gravi conseguenze è as-
solutamente incidentale, una fortuna occasionale.
Minimizzare, sottovalutare l'accaduto, definirlo una bravata o uno sport cretino, non solo è antieducati-
vo ed un errore, ma rischia, davvero, di far partire l'emulazione.
Questi deficienti non sono "destinati a trasformarsi in criminali", sono già criminali: è solo che hanno
provato a combinare una strage e non ci sono riusciti.

Senza palle

Giuseppe Piasentin, 19/10/2007

Come ogni sabato notte, il parcheggio del Pronto Soccorso del Fracastoro è pieno. Ma non è pieno per le
auto dei malati, ma per le auto degli avventori della vicina discoteca B-side che, non trovando da parcheg -
giare altrove, occupano gli spazi del Pronto Soccorso, obbligando chi ha bisogno di cure a portare l'auto
lontano e non lì, dove avrebbe diritto per le condizioni di salute loro o dei loro cari.
Non riesco proprio a comprendere come si possa avere la testa così vuota, il cuore così arido, essere
così senza palle da anteporre la propria becera comodità personale e i propri futili fini all'altrui bisogno di
salute.
Padoa Schioppa li ha definiti, in un conato di generosità, "Bamboccioni", e molti si sono pure offesi.
Dovrebbero offendersi tutti gli altri! Chi non ha rispetto per il bisognoso e il più debole è un imbecille, un
demente, un maleducato all'estrema potenza, altro che bamboccione.
Grazie a Dio i nostri giovani non sono tutti così, al contrario sono in molti ad essere ragazzi in gamba,
responsabili e degni di fiducia. Ma di questi cretini ce ne sono purtroppo tanti in giro, non sono tollerabi-
li, e rischiano comunque di mettere in ombra quanto di buono c'è in molti bravi ragazzi.

Deficienti!
Giuseppe Piasentin , 08/01/2007

Mi secca molto iniziare l'anno con un insulto, ma non so come altro commentare il comportamento di
quanti, a Capodanno, si sono divertiti distruggendo le casette che servivano in piazza per i mercatini, e in-
cendiando le attrezzature dell'Associazione Coalonga.
Non riesco a capire quanto vuoto ci sia nella testa di questi mentecatti che si divertono facendo danni a
cose altrui. Non riesco a immaginare quanto insulsa può essere la vita di persone così. Non riesco a vedere
nessuna possibilità di civile convivenza con quanti cadono per divertimento in simili bassezze e intempe-
ranza.

60
Deficienti, ma probabilmente figli nostri. Guai a lasciarli andare. Guai a non cercare di recuperarli.
L'anno prossimo sarebbe peggio, e poi sempre di più.

spero dentro sia diverso


Johnnybegood, 25/09/2007

Non fa la cantante, fa la barista.


Nel suo bar c'è un brutto giro, o almeno a me non piace, facce losche e magrebini. Ogni tanto si lascia
andare ad effusioni di affetto con la sua morosa anche se il suo bar è sotto ad un condominio abitato da fa -
miglie e le effusioni fra lesbiche per uno all'antica come me non va bene farle lì. Adesso ha una Polo dopo
che che la Classe A si è schiantata sul ponte dell'autostrada ammazzando due incolpevoli giovani. Un altro
spettacolo triste, pensavo che la punizione peggiore in certi casi fosse quella di sopravvivere, ed invece
pare che non le sia successo niente. Almeno da fuori, spero dentro sia diverso..... Passo e penso ai ragazzi
e ancora di più alle loro famiglie. Adesso che ho una bambina da un mese non sopporto di vedere certe
cose ed a quel bar darei fuoco, se non fosse per le famiglie che vi abitano sopra.....

61
Immigrazione e integrazione

Riflessioni sulla demografia a san


Bonifacio
Giuseppe Piasentin, 08/11/2007

Come avevo anticipato qualche mese fa, mi sono preso la briga di fare quattro conti sull’andamento de-
mografico di San Bonifacio, e di fare qualche proiezione. Che ho raccolto in una specie di piccolo dossier
(lo trovate in appendice al volume). E’ un lavoro che non ha l’ambizione di tener conto di tutte le possibili
varianti, ma semplicemente estrapola l’andamento demografico futuro proiettando i dati degli ultimi anni.
Non ambizioni di esattezza assoluta quindi, ma mi pare che comunque questo dossier contenga molti ele -
menti di riflessione e per questo vi chiedo di perdere 10 minuti e leggervelo tutto. Mi limito a riportare
qui il commento alle prime tabelle:
Appare assolutamente evidente che:
1. San Bonifacio è un paese in crescita, ma
a. questa crescita è legata solo all’aumento degli stranieri
b. mentre gli italiani sono in calo
2. il calo degli italiani dipende:
a. non dal bilancio naturale (rapporto nati/morti) che è invece positivo anche per gli italiani
b. ma dalla emigrazione di circa 70 italiani da San Bonifacio, che non sono pochi, visto che corri -
sponde a circa l’0,5% della popolazione italiana in un solo anno.
3. l’aumento degli stranieri invece
a. è sostenuto dall’importante immigrazione,
b. ma anche dalla forte natalità di stranieri già insediati qui
-infatti nasce un bambino ogni 100 italiani, ma ben 3 bambini ogni 100 stranieri Mi pare che que-
sta scheda si possa riassumere in due affermazioni:
-per ogni bambino italiano che nasce, ne nascono tre stranieri
c. ogni due immigrati che arrivano a San Bonifacio, un italiano se ne va
Mi sbaglierò, ma se i nostri politici locali si sforzassero un pochetto a fare piccoli stidi e ragionamenti
come questi, potrebbero orientare molto meglio le cose.

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Gli immigrati una ricchezza?
Giuseppe Piasentin , 16/01/2007
L'Angelus del Papa di domenica è stato riportato da tutte le testate giornalistiche nazionali. Riporto qui
la sintesi di Adnkronos, molto asettica e obiettiva e per questo apprezzabile..
La riporto qui integralmente, nella speranza che possa essere fonte di riflessione per gli amministratori
locali di San Bonifacio, che da queste posizioni mi sembrano lontanissimi.

ADN Kronos - Dom 14 Gen


Città del Vaticano, 14 gen . (Adnkronos/Ign) - Le migrazioni sono una grande risorsa per il cammino
dell'umanità. E' quanto ha affermato questa mattina il Pontefice in occasione dell'Angelus celebrato in
Piazza San Pietro, ricordando che questa domenica si celebra la Giornata mondiale del migrante e del ri-
fugiato . ''La realtà delle migrazioni non va mai vista soltanto come un problema - ha detto Ratzinger -
ma anche e soprattutto come una grande risorsa per il cammino dell'umanità''.
Il Pontefice ha anche affrontato il problema dei ricongiungimenti familiari sottolineando l'importanza
che vengano messe in atto rapidamente misure ''con particolare attenzione per le donne e i minori''. E fra
i possibili aiuti ha elencato ''presidi legislativi, giuridici e amministrativi specifici'' che funzionino insie -
me a ''una rete di servizi, di punti di ascolto e di strutture di assistenza sociale e pastorale''. Anche la fa-
miglia migrante, ha sottolineato infatti il Papa, è una risorsa ''purché essa venga rispettata come tale,
non debba subire lacerazioni irreparabili, ma possa rimanere unita o ricongiungersi, e compiere la sua
missione di culla della vita e primo ambito di accoglienza e di educazione della persona umana''.
Quindi, il Pontefice ha osservato che ''soltanto il rispetto della dignità umana di tutti i migranti, da un
lato, e il riconoscimento da parte dei migranti stessi dei valori della società che li ospita dall'altro, ren-
dono possibile la giusta integrazione delle famiglie nei sistemi sociali, economici e politici dei Paesi
d'accoglienza''. Poco prima Benedetto XVI aveva fatto il punto su un fenomeno dalle dimensioni mondiali.
''In realtà - aveva affermato - il fenomeno della mobilità umana è molto ampio e diversificato. Secondo
recenti stime delle Nazioni Unite, i migranti per ragioni economiche sono oggi quasi 200 milioni, circa 9
milioni i rifugiati e circa 2 milioni gli studenti internazionali''. ''A questo gran numero di fratelli e sorelle
- aveva proseguito il Pontefice - dobbiamo aggiungere gli sfollati interni e gli irregolari, tenendo conto
che ad ognuno fa capo, in un modo o nell'altro, una famiglia''.
(Adnkronos)

La Carta d'identità agli immigrati


Giuseppe Piasentin , 22/01/2007

Il Sindaco torna sul problema dell'immigrazione.


Dopo il registro della popolazione temporanea dell'anno scorso, ora dichiara all'Arena: «Chiederò una
mozione parlamentare», annuncia Polo, «affinchè tutti gli stranieri con permesso di soggiorno in Italia
debbano avere la carta di identità, perché solo con questa si possono conoscere: chi gira con il permesso
di soggiorno e il passaporto è un irregolare in quanto non è iscritto all’anagrafe e quindi è sconosciuto».
Io non sono un grande esperto, ma mi piace documentarmi. Il Testo unico delle leggi di pubblica sicu-
rezza sancisce che (art. 3) "Il sindaco è tenuto a rilasciare alle persone di età superiore agli anni quindici
aventi nel Comune la loro residenza o la loro dimora, quando ne facciano richiesta, una carta di identità
conforme al modello stabilito dal Ministero dell'interno."
Come precisa anche non un dificile e astruso codice, ma una banale enciclopedia, la carta d'identità "A
differenza del passaporto viene quindi rilasciata anche a persone straniere, purché residenti o dimoranti in
un comune italiano." Quindi la legge già prevede la carta d'identità per gli stranieri, anche se non residen-
ti, anche ai domiciliati o a chiunque abbia la propria dimora elettiva o temporanea, in un comune italiano.

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Il problema quindi è già normato, e anche da un bel pò, e il Sindaco può e deve rilasciare la carta d'identi -
tà a residenti, domiciliati e anche ospitati, purchè per più di quattro mesi, nel nostro Comune.
Il problema non sono gli immigrati, ma i clandestini. Il problema non sono quelli con il permesso di
soggiorno, ma quelli senza; ma su questo, credo, siamo tutti d'accordo. E questo comunque è un altro paio
di maniche.
E allora? Perchè questa iniziativa?

Chissà
Giuseppe Piasentin , 25/01/2007

A marzo l'Arena aveva riferito che nel 2005 si erano iscritti al registro della popolazione temporanea
180 persone. Nel 2006 sono stati 298.
La legge vigente sul servizio d'Anagrafe, all'articolo 32, comma 4 recita: "La revisione dello schedario
della popolazione temporanea deve essere effettuata periodicamente, almeno una volta l'anno, allo scopo
di eliminare le schede relative a persone non più dimoranti temporaneamente nel comune:
a) perché se ne sono allontanate o sono decedute;
b) perché vi hanno stabilito la dimora abituale."
Stabilire la dimora abituale è sinonimo di residenza, per cui questo articolo significa che le iscrizioni
al registro della popolazione temporanea vanno riviste frequentemente, come minimo una volta l'anno: chi
dopo un anno non c'è più va cancellato, chi c'è ancora vuol dire che abita lì stabilmente e va registrato
come residente.
Chissà se sono stati eseguiti i controlli di legge sui 180 del 2005 e se è stata data la residenza a quelli
di costoro che sono risultati ancora presenti a San Bonifacio.

Ma non è che sono davvero una ric-


chezza?
il lettore attento, 07/11/2007

da l’Arena di Venerdì 2 Novembre 2007


Sempre più stranieri diventano imprenditori
Nel corso del convegno sono state illustrate molte statistiche che fotografano l’eco-
nomia dell’Est veronese, spiegate da Stefania Crozzoletti e Riccardo Borghero, dell’a-
rea affari economici della Camera di commercio. Nel periodo preso in considerazione,
vale a dire gli anni dal 2000 al 2006, le attività produttive hanno avuto un trend posi-
tivo. Un boom vero e proprio si è registrato nel settore dei servizi, mentre procedono
bene sia l’ambito manifatturiero che quello artigianale. Tra i vari dati, raccolti in un
fascicolo, ne emerge uno del tutto nuovo: la presenza significativa nel Veronese orien-
tale di imprenditori stranieri, comunitari e extracomunitari. Ufficialmente sono 1253 i
titolari di impresa stranieri, un numero in costante crescita. Rappresentano il 5 per
cento del totale degli imprenditori dell’Est. A San Bonifacio, tuttavia, la percentuale
di imprese non italiane sale a un ragguardevole 8 per cento. I settori in cui gli stra-
nieri comunitari sono più attivi riguardano il manifatturiero (25,9%), il commercio al-
l’ingrosso e al dettaglio (17,3%), le costruzioni (16,8%). Per gli imprenditori extraco-
munitari le percentuali nei tre settori analizzati sono: 41,6 per cento nelle costruzio-
ni, 23,8 nel commercio e 12,2 per cento nel manifatturiero. M.R.

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Monteforte: anni luce
Giuseppe Piasentin , 09/01/2007
San Bonifacio e Monteforte: 3-4 km di distanza, ma anni luce rispetto alla visione del problema migra -
zione.
Basta leggere le parole dell'Assessore Sordato ad un recente convegno, e riportate in lungo servizio dal-
l'Arena pochi giorni fa. parole certamente realiste e preoccupate, ma serene, senza polemiche, astio, e sen-
za cavalcare facili luoghi comuni razzisti, senza dubbio radicati a Monteforte quanto (e forse più) che a
San Bonifacio. Mi limito a riportare alcuni passaggi del Servizio dell'Arena: «L’unico requisito da verifi-
care per la concessione della residenza è, come dice la legge, la sussistenza della dimora abituale di chi
richiede l’iscrizione anagrafica. Non la si può negare nemmeno se, per assurdo, qualcuno la chiedesse
per una grotta. Non è il colore politico di una giunta a fare la differenza: basta guardare Treviso dove gli
stranieri sono il 22,8 per cento, esattamente come Vicenza. A Verona siamo al 20,4 per cento». E poi an-
cora: «Tra i 122 capifamiglia immigrati oggetto di indagine, il 90 per cento di loro paga i tributi di acqua
e rifiuti, solo il 34% l’Ici, ma va accertato quanti siano proprietari dell’immobile in cui abitano» . E sulla
criminalità: «Sono stranieri l’1,8 per cento dei condannati in Veneto», dice Sordato. «Tra loro, nel Vero-
nese, gli stranieri regolari rappresentano solo il 2,5 per cento. È favorendo l’uscita dall’irregolarità che
si riduce la devianza».
Eppure, stando alle parole dell'Assessore, a Monteforte gli stranieri sono all'incirca un quarto della po-
polazione, ma nessuno pensa a censimenti, registri della popolazione temporanea, tasse di soggiorno e al-
tre amenità che a San Bonifacio invece sono "pane quotidiano", e che non hanno portato ad oggi a nessun
risultato evidente, anzi.
Pochi chilometri, ma anni luce.

E adesso chi glielo spiega?


Giuseppe Piasentin , 15/03/2007

Chissà se gli elettori del nostro Sindaco l'hanno capito, ma il nuovo "servizio badanti" realizzato dalla
nostra Amministrazione è, come avevamo previsto mesi fa, il primo vero servizio finalizzato a 360 gradi
alla integrazione dei migranti.
Si tratta infatti di un servizio che offre una serie di attività che non possono configurarsi diversamente.
Offre infatti consulenza, informazione e assistenza nelle procedure e nelle pratiche amministrative e in
materia di norme sull’immigrazione, sostegno nella ricerca dell'occupazione, corsi di italiano, alloggio e
supporto abitativo e logistico per extracomunitarie senza dimora, nei periodi di difficoltà abitativa. Il tutto
in un unico sportello.
Questo progetto mi pare organico e lodevole, soprattutto per una cosa: per la prima volta questa ammi-
nistrazione ammette, con le parole e con i fatti, che i migranti sono una ricchezza. Parlando delle badanti
infatti, "Esse rappresentano un bisogno», dice l’assessore ai servizi sociali, Paolo Cannas, «al quale il
Comune vuol dare una risposta».
Mi pare ci sia davvero tutto: riconoscimento, supporto amministrativo, supporto abitativo, avvio al la-
voro.
E per fare questo servizio per i migranti sono stati spostati a Caldiero (con le note polemiche di qualche
mese fa) 20 anziani italianissimi dalla nostra casa di riposo.
Vista così a me la cosa piace, ma adesso chi lo spiega agli elettori del Sindaco?

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Dieci anni avanti
Giuseppe Piasentin , 18/04/2007

Che noi al Nord siamo dieci anni avanti del Sud ce lo diciamo sempre con orgoglio, no? E infatti alle
meraviglie del piano regolatore di San Bonifacio a Ragusa ci sono arrivati solo adesso, dieci anni dopo di
noi.
I numeri, con le debite proporzioni, sono gli stessi: San Bonifacio all'epoca dell'approvazione del PRG
aveva sedicimila abitanti, Ragusa ne ha poco più del triplo: sessantacinquemila. Entrambe le comunità
sono praticamente a crescita locale zero. A San Bonifacio fu approvato di costruire case per ottocentomila
metri cubi (tremila appartmenti, otto-diecimila persone). A Ragusa poco più del triplo: tre milioni di metri
cubi di nuove case (dieci-dodicimila appartamenti, trentamila persone).
Sullo sfondo, a San Bonifacio come a Ragusa, un grande giro d'affari e un grande giro di migranti.
Non mi pare che dobbiamo essere troppo orgogliosi di essere "dieci anni avanti".

Come cambierà il paese?


Giuseppe Piasentin , 4-5/04/2007

Mi sono divertito a fare un pò di conti sulle tabelle relative alla "Popolazione di San Bonifacio", pubbli -
cate sul nuovo numero del giornalino comunale, e a fare non solo un pò d'analisi, ma anche cercare di ca-
pire come cambierà il nostro paese nei prossimi anni, per quanto riguarda il rapporto tra italiani e stranie-
ri. Si tratta di conti "da dilettante", ma non credo di sbagliare di molto. Quando, nei prossimi giorni, avrò
finito di divertirmi con i numeri magari li pubblicherò in maniera completa. Per adesso vorrei solo accen -
nare a qualche dato.
Da quei dati sono evidenti alcuni fatti:
1) a San Bonifacio arrivano molte persone da fuori, ma gli stranieri che arrivano sono più del doppio de-
gli Italiani
2) gli stranieri fanno più figli degli italiani (circa il triplo)
2) gli stranieri muoiono molto meno degli italiani (ogni anno a San Bonifacio muoiono 8 italiani su
1000, ma meno di 2 stranieri su 1000)
3) l'importante immigrazione anche italiana a San Bonifacio, non è sufficiente a compensare l'emigra-
zione di Italiani.
Basta una riflessione molto superficiale su questi dati per comprendere che, proseguendo in questa dire-
zione, la composizione demografica di San Bonifacio è destinata a mutare rapidamente, visto che gli stra -
nieri sono destinati a sostituire nel medio termine la popolazione italiana.
Io credo che occorra interrogarsi sui tempi, su quali saranno i risvolti (positivi e negativi) i questo cam -
biamento, e se e come sia possibile guidarli. Mi piacerebbe tanto che si parlasse di questo, invece che di
inutili referendum. Il gioco è stato quello di verificare cosa succederà nei prossimi anni se la tendenza de-
mografica del 2007 persisterà. Per questo i tassi di crescita utilizzati per la proiezione sono stati semplice-
mente quelli del 2007, senza altre variabili. Si tratta come detto di una valutazione grossolana e che, se te-
niamo conto anche solo del dato 2004 risulta essere probabilmente sottostimata, visto che la crescita im -
migratoria sembra essere non stabile, ma sempre più rapida. I dati qui proposti quindi potrebbero essere,
una sottostima, ma sono comunque indicativi.

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Andamento demografico
Popolaz. totale Pop.italiana Pop.straniera

2008 19367,92 16514,08 2853,83

2009 19643,80 16477,25 3166,55

2010 19954,02 16440,49 3513,53

2011 20302,36 16403,82 3898,53

2012 20692,96 16367,23 4325,72

2013 21130,45 16330,73 4799,72

2014 21619,96 16294,30 5325,66

2015 22167,19 16257,96 5909,23

2016 22778,44 16221,69 6556,75

2017 23460,73 16185,51 7275,22

2018 24221,83 16149,41 8072,42

2019 25070,36 16113,38 8956,97

2020 26015,90 16077,44 9938,4


Queste le considerazioni che mi sembra si possano fare su questi dati:
-oggi gli stranieri residenti a San Bonifacio sono circa l’11%, ma nel 2020 si arriverà al 40%
-nel 2014 i nuovi nati saranno ripartiti in ugual misura e dal 2020 la maggioranza degli iscritti in I ele-
mentare sarà straniera

Tosadori ha dato i numeri


Giuseppe Piasentin , 13/07/2007

Qualche giorno fa sull'Arena, il mio amico Umberto Tosadori, primario dell'Ostetricia al Fracastoro, ha
dato i numeri, e i numeri son quelli delle nascite all'ospedale. E quei numeri ci dicono che a San Bonifacio
un quarto dei bambini nascono da donne straniere. E' la ovvia conferma di come il tasso di natalità all'in-
terno delle famiglie straniere immigrate sia ampiamente superiore rispetto a quella delle famiglie italiane.
Infatti gli stranieri, meno del 10% del comprensorio, fanno il 25% dei bambini, mentre gli Italiani, oltre il
90% della popolazione, fanno solo il 75% dei figli.
La.progressiva, rapida sostituzione della popolazione italiana con quella straniera è già scritta oggi in
questi dati ed è inevitabile: anche se si chiudessero le frontiere basterebbe questo andamento delle nascite
per ridurre gli italiani a una minoranza in poche decine di anni.
La nostra forza lavoro nei prossimi anni avrà sempre più radici straniere, perchè la nostra gioventù sarà
sempre più straniera. Politiche importanti per una vera integrazione a livello locale non sono mai esistite a
San Bonifacio, ma ora non sono più procrastinabili. E per chi non sopporta l'idea di una San Bonifacio
multietnica, la strada non è quella dell'intolleranza, ma quella di una politica per le famiglie, altra grande
assente nella nostra storia recente, che torni ad incentivare le coppie italiane a fare figli.

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Una nuova legge sull'immigrazione
Fabio , 02/05/2007

Sul sito del CESTIM, in questi giorni, è possibile scaricare il disegno di legge delega predisposto da
Amato e Ferrero che mette mano alla normativa vigente che regola i fenomeni migratori. Sebbene la bozza
debba ancora approdare alle camere e attraversare l'iter che ce la riconsegnerà in certa misura rimaneggia-
ta, voglio soffermarmi fin d'ora sull'argomento prima che sia preda di deformazioni dettate da approsima -
zione e qualunquismo.
Innanzitutto, è opportuno capire la differente concezione che ha il Centro-Sinistra del fenomeno rispetto
al passato Governo. La Bossi-Fini, attualmente in vigore, tratta l'immigrazione dal solo punto di vista del
mercato del lavoro. Ne è derivata una legge che pone l'accento sulla temporaneità del soggiorno, con per-
messi di breve durata e una severa infrastruttura burocratica che rende il rapporto dell'immigrato con la
Pubblica Amministrazione faticoso ai limiti dell'umiliante. Inoltre, il canale per eccellenza d'accesso le -
gale al nostro paese è la chiamata numerica o nominativa, che però presuppone l'impossibilità di incontro
reale tra datore di lavoro e immigrato lavoratore. Questo approccio ha denunciato nel corso di questi anni
tutta la sua inefficacia. La mancanza di incontro tra le parti ha indotto molti immigrati a cercare lavoro ri-
correndo a un permesso temporaneo. Quanto agli inspessimenti burocratici, inefficaci a indivudare i diso-
nesti, hanno spinto anche molti immigrati onesti nell'irregolarità e nei gangli del lavoro nero. Un dato su
tutti: nel 2005, tre anni dopo l'entrata in vigore della Bossi-Fini, gli immigrati irregolari nel nostro paese
erano 540mila. Pochissimi e poco efficaci, inoltre i rimpatri, meno della metà degli irregolari identificati
nell'anno. Infine, la severità della legge ebbe un impatto esplosivo sull'aumento di internati nelle nostre
carceri.
La nuova legge addotta un approccio differente. Essa concepisce l'immigrazione non come semplice fe-
nomeno legato al mercato del lavoro, ma come vero e proprio fenomeno sociale, cui dare una risposta di
integrazione effettiva. Le novità introdotte, se diventeranno legge, sono notevoli. Degna di nota è la possi-
bilità di entrare in Italia con un permesso di ricerca di lavoro con sponsorizzazione di enti territoriali, as-
sociazioni professionali, di categoria o sindacali che prestino adeguata garanzia finanziaria. Inoltre, i per-
messi avranno un tempo di validità più lungo e saranno semplificate le procedure di ottenimento dello
stesso. In altre parole, sarà più facile entrare in Italia regolarmente. I vantaggi non saranno appannaggio
dei soli immigrati, ma anche dei datori di lavoro e della Pubblica Amministrazione che beneficerà di una
razionalizzazione della spesa.
Il disegno di legge prevede anche l'introduzione di programmi di rimpatrio volontari che supportino gli
stranieri regolari o irregolari a rientrare nel proprio paese, provvedimento, questo, atto a lenire l'inutile
manfrina della consegna del "foglio di via".
Nel documento si legge anche il proposito di "migliorare" la qualità dell'immigrazione, favorendo l'en -
trata di portatori di alte qualifiche. Ravvedo però in questo proposito qualche motivo di dubbio: oggi il
nostro paese si mostra poco in grado di offrire lavoro a personale altamente qualificato e, dall'altra parte, i
giovani italiani dall'alto profilo specialistico (laureati e diplomati all'Università) sono in aumento. La spe-
cializzazione di un immigrato è sempre equipollente a quella di un italiano parimenti titolato? Non si cor -
re forse il rischio di colpire un mercato del lavoro già di per sé critico?

Una nuova legge sull'immigrazione/2


Fabio , 21/05/2007

A misura che il limite dei diritti elettorali viene allargato, si sente il bisogno di al-
largarlo ancora perchè, dopo ogni nuova concessione, le forze della democrazia au-
mentano(...) Le concessioni si succedono senza tregua e non ci si ferma che quando si
è giunti al suffragio universale.
(A. de Tocqueville)

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Come ho già spiegato nell'articolo precedente, il disegno di legge delega sull'immigrazione che il Go -
verno si accinge a presentare al Parlamento è guidato dalla concezione del fenomeno come fatto sociale e
non semplicemete come aspetto legato al mercato del lavoro. La risposta che questa legge intende dare è
dunque sul piano dell'integrazione e tale intento trova la più alta espressione nella volontà di estendere
agli stranieri residenti da tempo sufficiente il diritto di voto alle elezioni amministrative, recependo in tal
modo la convenzione di Strasburgo del '92.
Cosa si intende oggi per "integrazione dello straniero"? Leggo e percepisco sempre più un'interpretazio-
ne del concetto di integrazione come di "omologazione": lo straniero appare tanto più integrato quanto più
è assimilato al nostro costume. In buona sostanza si presuppone da parte dello straniero la rinuncia della
propria specificità e la totale aderenza al nostro stile di vita e alla nostra mentalità. Allo straniero resi -
dente in Italia si chiede - cosa sacrosanta - che rispetti le nostre leggi, che accolga e viva i nostri principi,
che concorra a sostenere il nostro stato sociale. Queste legittime richieste coincidono con il riconoscimen -
to dei suoi "doveri". E' quando si passa al riconoscimento dei "diritti" che vengono i problemi. Se siamo
contenti che gli immigrati lavorino e paghino le tasse, ci piace molto meno che usino i nostri ospedali e
frequantino le nostre scuole, meno ancora se cercano di perpetuare le loro tradizioni e i loro costumi. Ep-
pure, una integrazione basata sul solo riconoscimento di doveri non funziona, si finisce col dare vita a una
massa di diseguali confinati in uno stato di semi-sudditanza. Il senso di appartenenza a una comunità non
può prescindere dalla percezione di uguaglianza anche nei diritti. Il riconoscimento e l'esensione di diritti
nella Storia è¨ ciò che nel presente consideriamo progresso e, del resto, estendere un diritto non si è mai
successivamente tradotto nella limitazione o nella cancellazione dello stesso.
Riconoscere il diritto di voto agli immigrati residenti è dunque un atto di civiltà che muove nella dire -
zione di una più completa integrazione, coinvolge lo straniero nella vita sociale e lo rende cittadino a pie -
no titolo.
Tuttavia questo riconoscimento è frenato da molte resistenze. Da una parte ci sono paure legate allo
straniero, come il sorgere di "partiti islamici", paure piuttosto inconsistenti se si pensa che i musulmani
sono solo una frazione degli immigrati totali, non sono una comunità omogenea e in minima parte sono
estremisti. D'altro canto si assiste a una recrudescenza di quei "valori caldi" quali l'attaccamento alle pro-
prie radici, alla terra natia, alle tradizioni che spingono alla tutela di un'italianità intesa come detenzione
esclusiva di diritti, in totale spregio di quei "valori universali" che pure diciamo di voler difendere e affer -
mare. Non sono del resto pochi i politici odierni che contano nella rendita elettorale che si ottiene asse-
condando le paure popolari e alimentandone le vacue presunzioni. Così è certo che questo aspetto della
proposta di legge incontrerà polemiche, opposizioni, veti, rettifiche. Tutti destinati prima o poi a soccom-
bere perchè, sia chiaro, la democrazia non sente ragioni se non le proprie.

All'integrazione non c'è alternati-


va
Giuseppe Piasentin , 05/06/2007

Sabato sera ho fatto due passi in centro e, bisogna riconoscere, il passeggio lascia piuttosto perplessi:
verso le 20.00 ho incrociato almeno una cinquantina di persone: tutti stranieri, nessun italiano. Punteggio
finale 50 a 0!. La situazione era leggermente più bilanciata un'oretta dopo, ma non granchè.
Non comprendo l'intolleranza, non è nelle mie corde, ma comprendo il disagio di chi fa fatica ad accet-
tare il diverso: in effetti i "diversi" a San Bonifacio sono arrivati in tanti, e in fretta.
Gli stranieri ci sono, non è possibile allontanarli, nemmeno cinque anni di Bossi-Fini hanno ottenuto
nulla in questo senso. Allontanarli dalla nostra città inoltre non sarebbe etico (tutti gli uomini hanno pari
diritti), nè utile (le nostre aziende, le imprese edili, le immobiliari campano solo grazie agli immigrati: se
non ci fossero sarebbe tutto un fuggifuggi di aziende all'estero, e molte chiuderebbero, e non sarebbe pia -
cevole per nessuno).
Sarebbe stato possibile arginare questo arrivo in massa, governarlo, renderlo graduale, meno imponen-
te, più lento: bastava costruire poche case. Lo strumento c'era e si chiamava Piano Regolatore. Ma otto

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anni fa un'amministrazione comunale ha deciso di approvare un piano regolatore che avrebbe aperto le
porte di San Bonifacio ad almeno diecimila immigrati in dieci anni: adesso le case son fatte e gli immigra-
ti, inevitabilmente, stanno arrivando come previsto e programmato. La frittata è fatta, niente ci si può
fare.
E allora, se non si possono allontanare, e non si può impedire loro di arrivare, che fare? L'integrazione
è l'unica alternativa possibile, integrazione intesa nel senso di rendere omogenei, simili, compatibili. Inte-
grazione che serva a ridurre le diversità, che aiuti gli stranieri ad adeguarsi ai nostri usi e costumi, ai no -
stri diritti e ai nostri doveri, ma che aiuti anche noi a comprendere e ad accettare questi nuovi vicini di
casa.
Un'integrazione verso cui a San Bonifacio, a parte molti ammirevoli progetti e sforzi delle nostre scuo-
le, io non riesco a scorgere traccia.

Quanti immigrati a San Bonifacio?


Fabio, 18/10/2007

Mi è capitata per le mani una copia de l'Arena di qualche settimana fa.


Nella sezione dedicata alla cronaca di provincia campeggia un'intervista al nostro Sindaco in cui, tra le
altre cose, affermava che la percentuale di stranieri nel nostro comune ha ormai raggiunto la soglia del
20%. Due anni fa, nell'estate del 2005, sempre il Sindaco ci informava dalle colonne del notiziario comu -
nale che la percentuale "ufficiale" degli stranieri si attestava al 12% circa.
Mettendo assieme le due affermazioni, il dato risultante è allarmante. Esso descrive un trend di crescita
della popolazione immigrata pari al 4% annuo (che vuol dire 800 nuovi immigrati all'anno) e fa di San Bo-
nifacio un paese sottoposto a una violenta colonizzazione e destinato a una progressiva perdita di identi-
tà.
A prenderlo per vero, il dato denuncerebbe il totale fallimento delle politiche di contenimento del feno -
meno immigrativo messe in atto dallo stesso Sindaco Polo. In nessuno dei comuni limitrofi, infatti, si assi-
ste a percentuali di crescita tanto elevate. Ma allora, perché il Sindaco, senza essere chiamato a renderne
conto, se n'è uscito con una notizia tanto controproducente? Polo non è un politico sprovveduto, sa che
sollevare allarmismi può essere remunerativo in periodo elettorale; tuttavia oggi siamo lontani dalle ele-
zioni. Verrebbe da pensare che Polo abbia legato la legittimazione del proprio mandato all'azione di argi -
namento del fenomeno immigratorio: più arrivano immigrati, più c'è bisogno di lui. Pertanto ogni occasio -
ne è buona per rilanciare il concetto che il custode della genuinità sambonifacese sia indispensabile e
quindi inamovibile, irrinunciabile.
Quel dato va dunque interpretato come una sparata da tribuno? In effetti fonti affidabili ci confortano
garantendo che al momento la percentuale di stranieri regolarmente registrati all'anagrafe comunale si ag-
gira attorno al 14,5%. È comunque la conferma che l'amministrazione Polo ci sta costando più di un punto
percentuale all'anno di nuovi stranieri, cioè comunque più di 200 nuovi immigrati stranieri all'anno. Tutta-
via è ragionevole pensare che il Sindaco, in coerenza con altre dichiarazioni pubbliche, calcoli nel 20%
tutti quegli stranieri domiciliati a San Bonifacio ma non iscritti all'anagrafe e, con ogni probabilità, anche
gli irregolari. Il dato è da considerarsi in ogni caso sovrastimato e aleatorio, visto che mancano strumenti
affidabili di misurazione di queste due ultime categorie.
C'è però un fenomeno addizionale all'ingresso di immigrati in paese che sta progressivamente emergen-
do. Si tratta del crescente abbandono del comune da parte dei suoi abitanti, in particolare i più giovani.
Sono sempre di più i cittadini sambonifacesi che si stanno trasferendo nei comuni vicini, un po' costretti
dal costo proibitivo degli immobili, un po' richiamati da impianti urbani più accattivanti, aria più respira -
bile, spazi più vivibili. È insomma in atto un processo di sostituzione a carico di un paese trasformato in
cittadina e diventato appetito dagli stranieri ma ostile per i nativi, che lo abbandonano. Si tratta di un pro-
cesso poco indagato, che merita attenzione e che dovrà pesare sulle politiche urbanistiche future, pena la
trasformazione di San Bonifacio in una novella Babele. O la Chinatown di Verona e Vicenza.

70
Un ghetto a San Bonifacio?
Giuseppe Piasentin, 14/12/2007

Non ho nulla contro l’immigrazione, anzi, sono sempre stato convinto che sia l’unica risorsa che ci per-
mette di mantenere aperte le nostre aziende, vista la bassissima natalità che affligge da anni l’Italia. Ma
penso anche che l’immigrazione possa costituire un problema molto grande, in particolare quando assume
le proporzioni con cui ha coinvolto San Bonifacio, senza che nessuno si preoccupi di gestirla.
La soluzione non può stare né nel far finta di non vedere, né nel proclami di una xenofobia ottusa quanto
irrealizzabile. La soluzione può solo essere in un processo accurato e laborioso di integrazione, di mesco-
lamento progressivo di persone e popolazioni diverse, nel reciproco rispetto. L’integrazione però richiede
programmazione, interventi intelligenti e mirati, lavoro sul presente e in prospettiva, agendo soprattutto
sul territorio. Qui a San Bonifacio non si fa nulla in questo senso: nulla per integrare, ma nemmeno nulla
per in qualche modo guidare il processo, gli insediamenti, le aggregazioni.
E così, senza che nessuno dica o faccia nulla, sta tranquillamente nascendo la nostra piccola città stra-
niera nella città: possiamo chiamarlo ghetto, chinatown, casbah o come vogliamo, ma la zona di via ospe-
dale vecchio sta divenendo un quartiere straniero nel centro di San Bonifacio. Infatti man mano che nei
condomini della zona gli italiani vengono sostituiti da stranieri, anche i negozi assumono connotati esteri.
In una dozzina di vetrine ci sono due negozi cinesi, un supermercato indiano, due “phone center”, l’agen-
zia per l’occupazione temporanea, il centro servizi per le pratiche di immigrazione. La trasformazione del
quartiere è evidente anche se il processo di sostituzione non è concluso: resistono infatti ancora qualche
negozio italiano e, paradossalmente, la sede locale di Forza Italia e della Lega Nord, attoniti testimoni di
questo cambiamento, e del fallimento dei loro inutili slogan.
Se l’obiettivo è l’integrazione, e integrazione significa mescolanza, io credo che qui stiamo andando
nella direzione opposta: creare un quartiere straniero allontana gli italiani e raccoglie gli stranieri, non
crea mescolanza ma distacco, non crea sicurezza ma perplessità, sospetto.
L’immigrazione crea i ghetti, ma l’integrazione non può che combatterli.

71
L’ex-ospedale

L’altra storia dell’ex-ospedale /1


Giuseppe Piasentin, 03/09/2007

Un recente volantino ha fatto un quadro molto sintetico del ruolo avuto dall’Amministrazione comunale
nella vicenda dell’ex-ospedale: molto sintetico ma anche molto duro, lontano dall’immagine che gran par -
te della popolazione ha di questa vicenda. Infatti i giornali ci hanno raccontato fino ad oggi il tentativo
del Comune di acquisire un bene importante per farne un uso pubblico, e ci hanno raccontato una Regione
“nemica” degli interessi della popolazione.
Quel volantino dice che l’Amministrazione Comunale (riporto testualmente) “ha stipulato un accordo
che non lo prevedeva, ma ha venduto alle Oasi parte dell’area prima di possederla, e avrebbe speso € 4
milioni (€ 600 a famiglia), per trattenerne solo una parte su cui non ha mai fatto nessun progetto né con -
creto né nebuloso. Alla fine non ottiene né tutta né parte dell’area, accumula un avanzo inutilizzabile di
€ 5 milioni, compromette lavori pubblici futuri, incrina i rapporti con ULSS e Regione, e si imbarca in
una serie di costose cause legali che ha già iniziato a perdere.”

Oddio, ma questa è tutta un’altra storia rispetto a quello che ci hanno raccontato i giornali. Proviamo a
vedere se queste frasi hanno un fondo di verità?

72
E' azzardato pensare in grande?
Giuseppe Piasentin , 02/03/2007

Qualche settimana fa, riguardo l'area dell'ex-ospedale, l'architetto Pierdomenico Mazza scriveva così nel
nostro sito: " Dobbiamo prendere esempio da quelle Amministrazioni lungimiranti che, avendo la fortuna
di avere a disposzione un'area con caratteristiche simili, hanno la capacità e l'intelligenza di affidarsi
alle mani di urbanisti di fama internazionale per creare strutture di carattere culturale che siano di utili-
tà per le future generazioni. Questa è la strada che dovremmo imboccare anche noi per lasciare un segno
significativo e dare una identità specifica al nostro paese." E, più recentemente, rilanciava con la "provo-
cazione" (ma non tanto campata in aria) di farci qualcosa di grande, come la Torre Eiffel.
L'area degli ex stabilimenti Riello, a Legnago, è un'area simile a quella dell'ex-ospedale per superficie.
A Legnago hanno deciso di caratterizzare quell'area e attraverso quell'area l'intera città, e per fare que -
sto hanno chiamato non un architetto qualsiasi, ma un tal Mario Botta, architetto svizzero che ha progetta -
to palazzi in mezzo mondo e noto in Italia per aver costruito, tra l'altro, il Museo d'Arte Moderna di Rove-
reto: il famoso MART. E Botta su quell'area ci costruirà un grattacielo molto speciale, a pianta ovale e
tutto rivestito in cotto.
Evidentemente pensare in grande non è impossibile.

Quello che vorrei aver detto


Giuseppe Piasentin , 26, 27/02/2007

La scorsa settimana sono stato relatore ad una serata pubblica (di cui avevo già anticipato su questo sito)
sul difficile problema dell'ex-ospedale, .
Il tono della serata è stato volutamente "sereno e propositivo" (per usare le parole con cui l'evento è
stato descritto pochi giorni dopo sull'Arena), perchè il primo obiettivo era cercare di far capire a politici e
popolazione che se non si abbassano i toni polemici non si arriverà da nessuna parte e non si farà certo il
bene della popolazione.
Proprio per mantenere pacato il tono della serata, però, non ho potuto dire in quella sede alcune cose,
che però può essere utile riportare qui.
La prima delle cose che non ho detto è la risposta all'Assessore Pasetto che lamentava il silenzio della
Regione Veneto davanti alle richieste del Comune di acquistare l'area dell'ex-ospedale.
Quello che avrei voluto dire a Pasetto è che ci saranno anche le beghe tra il fattore P. e il fattore Z. ma
c'è soprattutto un importante aspetto istituzionale. Infatti, se non si fosse ancora capito, la Regione Veneto
è l'organo di controllo del Comune, dell'Ulss 20, e anche delle Oasi. E, se non si fosse ancora capito, il
Comune e l'Oasi hanno tentato una transazione miliardaria con l'Ulss 20, annunciandola direttamente alla
stampa come cosa fatta, ma senza prima passare attraverso il consiglio comunale, e senza il preventivo as -
senso della Regione, organo di controllo di tutti gli enti coinvolti. E come se non bastasse, tutto è stato
fatto nella totale mancanza di un progetto globale.: il Comune vuole comprare quell'area per farne che?
Per venderne il 30% all'Oasi e poi? Sull'altro 70% che vuole fare? Mistero!
Pasetto dice che la Regione tace, ma per forza tace: se parlasse sarebbe costretta ad insultare i suoi con-
trollati: "Volevate fare tutto da voi senza consultarmi? Ma se non sapete nemmeno che cosa volete fare
davvero di quell'area! Allora adesso vediamo quanto siete bravi ad arrangiarvi senza di me". Questo siste-
ma non è banalmente clientelare, come spesso lo si presenta, ma garantisce l'adeguato controllo su tutti gli
enti e sulle iniziative. Spero solo che Pasetto, che si sta affacciando ora alla politica e che per questo va
comunque sostenuto, da questa storia impari almeno a tenere a mente il vecchio detto "Mai vendere la pel -
le dell'orso prima di averlo preso". E soprattutto cerchiamo, tutti, di recuperare il rispetto e il senso del
ruolo di tutte le istituzioni.

73
C'è una seconda cosa che non ho detto. L'Assessore Pasetto non accettava che si parlasse di "rapporti
conflittuali" dell'Amministrazione Comunale, ma che al contrario essa si limita a richiedere risposte alla
Regione e che questa non risponde.
Io l'ho buttata sull'ironico, ma vorrei aver suggerito a Pasetto e a tutti i presenti di farsi un giretto sul
sito del Comune e andarsi a leggere le delibere di giunta della nostra amministrazione. Basta contarle per
scoprire che grosso modo il 20% delle delibere sono relative a cause legali contro enti, istituzioni, privati
cittadini. La percentuale è doppia o tripla rispetto a quanto fatto dalle amministrazioni precedenti.
A me pare proprio che sia corretto parlare di "rapporti conflittuali".
Sarà davvero e sempre tutta colpa degli altri?

Sull'ex-ospedale nessuno ha mai det-


to che...
Giuseppe Piasentin , 30-31/05/, 4/6/2007

Fino ad oggi sull'area dell'ex-ospedale si è litigato molto, si è fatto molto fumo, non si è concluso nulla.
Ci sono però alcune cose che non sono mai state dette, anche se sono evidenti, davanti agli occhi di tutti.
Ad esempio nessuno (a parte noi) ha sottolineato che non si sa cosa l'Amministrazione Comunale inten-
deva fare di quell'area se fosse riuscita a comperarla. Infatti, ci hanno detto fino alla nausea che quell'area
doveva essere acquistata dal Comune, che doveva rimanere pubblica, ma per farne che?
Da quello che si sa, il progetto dell'Amministrazione era di venderne meno della metà alle OASI per 3.1
milioni di euro, ma di quello che si sarebbe fatto del resto non è mai stata detta una parola. Peccato che il
resto costa 4 milioni di euro, cioè 8 miliardi di vecchie lire. Visto che le famiglie a San Bonifacio sono
7773, ogni famiglia avrebbe speso oltre 500 euro (un milione di vecchie lire) per finanziare un acquisto
che non si sapeva a cosa doveva servire. Non so quante famiglie di San Bonifacio sarebbero disposte, di
questi tempi, a dare 500 euro al Comune per un investimento al buio. Eppure il tempo per riflettere e pro-
gettare c'è stato, visto che ormai è un anno che il Comune aveva promesso di vendere lo stabile alle Oasi.
Si voleva farne un giardino? Un parcheggio? Uffici? Perché non dirlo? O si voleva farne dell'altro? Qual-
cosa che si preferiva non dire? E allora perché farlo pagare ai cittadini?
Un'altra cosa sull'ex-ospedale che non si è detta è che tutto questo casino è assolutamente sproporziona -
to agli obiettivi apparenti. La Regione Veneto è per moltissimi aspetti, a partire da quelli urbanistici, l'en-
te di controllo, cioè il diretto superiore, del Comune. E' ovvio che i rapporti tra Comune e Regione debba-
no essere buoni per permettere il buon andamento della amministrazione locale, per permettere che le ope-
razioni amministrative abbiano un decorso rapido e positivo, per avere sostegno nelle immancabili contro-
versie con i comuni limitrofi. Eppure in questo caso l'amministrazione comunale l'ha messa giù brutta, è
stata disposta a tagliare i ponti con l'amministrazione regionale, rischiando il blocco amministrativo (cosa
che peraltro è evidentemente già avvenuta) per acquisire alle proprie, non mediabili, condizioni un'area da
destinare in parte a una casa di riposo (che già c'è) e in parte non si sa nemmeno a che cosa. Le spropor-
zione mi pare evidente. Che senso ha?
Ma c'è un'altra cosa che nessuno dice. Adesso l'Amministrazione ostenta disinteresse, anche davanti al
rapido degrado dell'ex-ospedale. Il Sindaco ha già più volte dichiarato che il Comune non comprerà l'area
e non concederà "piani particolareggiati" per mutarne l'assetto. Ma nessuno dice che nel bilancio preventi-
vo 2007 il Comune ha previsto 200mila euro (cioè 400milioni di vecchie lire per un solo anno) per due
iter legali: 1) quello contro stato e Ferrovie per la TAV e 2) quello contro ULSS20 e Regione Veneto per
l'ex-ospedale. L'Amministrazione quindi è tutto fuorché disinteressata, non ha nessuna intenzione di mol-
lare la faccenda, ma intende proseguire nella via già avviata (e su cui è già stata peraltro ripetutamente
sconfitta), dello scontro legale, del muro contro muro, e ha stanziato capitali ingenti per farlo. Ma perché?
Io continuo a chiedermi che cosa vorrebbe farci l'Amministrazione comunale su quell'area, visto che non
ce l'ha mai detto.

74
L’altra storia dell’ex-ospedale

Giuseppe Piasentin, 4-5-6-7/09/2007

Allora la prima questione sul tavolo è se è vero che l’Amministrazione comunale ha steso un accordo
con le Oasi che non prevedeva la vendita dell’ex-ospedale.

L’accordo è pubblico, è stato ampiamente pubblicizzato a suo tempo e pubblicato sia sul bollettino co-
munale che sul giornalino delle Oasi, è stato steso tra il Sindaco e la presidentessa delle Oasi e, mesi
dopo, ratificato dalla maggioranza consiliare. Quell’accordo prevedeva che le Oasi progressivamente re-
stituissero al Comune la Casa di Riposo Mossolin e cedessero al Comune parte dell’ex-consorzio. In cam -
bio le Oasi ottenevano di poter edificare per i volumi che le erano necessari nelle aree di proprietà nel-
l’ex-consorzio e nella attigua area dell’asilo Paolo Crosara-casa Cassini. Il Comune inoltre esce dal Con-
siglio di Amministrazione delle Oasi. Il tutto entro il 2009.
Dell’ex-ospedale, o comunque di eventuali aperture ad azioni diverse da quanto stabilito, nemmeno una
parola.
Ad oggi una parte di quell’accordo è stata applicata (al momento solo quella a vantaggio dell’Ammini-
strazione Comunale: la cessione di parte dell’ex-Consorzio al Comune e la parziale restituzione della don
Bortolo Mossolin), il resto no.
Quell’accordo evidentemente deve ancora giungere a conclusione (prevista per il 2009) e non è mai sta-
to ufficialmente ridiscusso, quindi sarebbe ovvio pensare che dovrebbe proseguire nella sua validità, al -
meno fino ad eventuale sua cancellazione, ridiscussione o scadenza.
L’altra domanda sul tavolo è se è vero che nonostante l’accordo, l’Amministrazione comunale ha vendu-
to alle Oasi parte dell’area prima di possederla, e avrebbe speso € 4 milioni per trattenerne solo una parte,
su cui non aveva fatto alcun progetto?
Beh, questa è storia recente, di un anno fa, e ne abbiamo ampiamente parlato su questo sito. Ad Agosto
2006 il Sindaco annuncia di aver concordato la vendita dell’ex ospedale alle Oasi a 250 euro al metroqua -
dro: questo gli avrebbe permesso di avere i soldi per comprare l’area dall’ULSS. Il Sindaco aveva dichia-
rato alla stampa di aver condotto in maniera riservata la trattativa con le Oasi,in base alla quale il Comune
si impegnava, una volta comperata l’area dell’ex-ospedale, a rivenderne alle Oasi la parte più preziosa
(quella con tutto l’edificio dell’ex-ospedale) e di aver condotto la trattativa in maniera riservata, senza
parlarne con alcuno proprio per non rovinare l’affare (sic...). Tutta la faccenda è approdata al Consiglio
Comunale solo mesi dopo, quando ormai le cose erano ampiamente fatte e il Consiglio non aveva più al -
cun ruolo di discussione ma solo di pura ratifica di decisioni già prese, Le Oasi comunque avrebbero pa-
gato 3 milioni di euro, mentre la somma necessaria per acquistare tutto era 7.1 milioni di euro: il resto
ovviamente l’avrebbe sborsato il Comune, trattenendosi il resto dell’area. 7.1 milioni meno 3 milioni fa
4.1 milioni di euro, per tenersi la parte meno preziosa del lotto (visto che in pratica tutto l’ex-ospedale sa-
rebbe passato alle Oasi, il Comune, per 4 milioni di Euro, avrebbe comprato i parcheggi, e le palazzine
minori: ex-laboratorio, falegnameria, casa suore, direzione sanitaria: in totale circa il 20% del volume edi-
ficato).
Su quest’area non è mai stato presentato alcun progetto, nessuna idea a nessun livello noto. L’unica no-
tizia a riguardo è l’affermazione fatta nel corso della presentazione di un sondaggio di Città Viva: “intanto
portiamolo a casa, poi si vedrà”. Quindi, da quello che si sa, sembra corretto affermare che si sarebbero
spesi 4 milioni di euro per comprare un bene di cui non si sapeva che fare.
La terza questione sul tavolo è se è vero che alla fine il Comune non ha acquistato nulla e anzi così ha
accumulato un avanzo di 5 milioni di euro che non si possono usare, e ha compromesso lavori pubblici fu-
turi?
Questa è storia di pochi mesi fa: la Regione non ci sta e fa saltare tutto: il Comune non compera l’area e
quindi non può rivenderla alle Oasi. D’altra parte la situazione era inaccettabile ed era ovvio che la Regio-
ne non fosse d’accordo: 1) La Regione è l’organo di controllo del Comune: è difficile approvare una tran-

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sazione di milioni di euro per l’acquisizione di un bene su cui non è stata fatta alcuna valutazione sull’uso
futuro e nessun progetto. 2) Questo comportava un prezzo di favore, conocordato anni prima, e quindi un
danno economico potenziale per l’ULSS, che avrebbe potuto vendere ad altri a ben altro prezzo: perchè
procurare un danno economico all’ULSS quando non c’è un progetto che dimostri un “vantaggio premi -
nente” del Comune? 3) Alla possibilità di discutere la faccenda attraverso l’opportuno confronto di una
conferenza dei servizi, il Sindaco ha sempre risposto picche. 3) Avendo già concordato la vendita parziale
alle Oasi, l’Amministrazione comunale tentava evidentemente di aggirare i controlli Regionali cui sia
Oasi che Comune sono soggetti.
Il 31 dicembre 2006, complice anche il Patto di Stabilità interno (ma anche questa è una storia lunga che
andrebbe discussa a parte) il Comune rinuncia all’acquisto. Quindi niente di fatto. Il problema è che i sol-
di accumulati e non spesi non avendo più destinazione sono diventati “avanzo di bilancio”, che il patto di
stabilità congela. Di chi la colpa? Delle leggi italiane o di chi, pur sapendo di rischiare hanno fatto una
scommessa mettendo tutti i soldi su un solo affare, e hanno perso?
Fatto sta che adesso i soldi ci sono, ma non si possono usare. E così, come dichiarato anche nell’ultimo
numero di sanbonifacionotizie, non si potranno fare lavori come la Caserma dei Carabinieri.
Ma c’è ancora un altra cosa: l’ultimo dettaglio che nessuno aveva mai detto, salvo noi, era che se la Re -
gione avesse approvato la delibera di autorizzazione alla vendita dell’area al Comune, con quel testo
avrebbe anche dato il permesso al comune di rivenderne una qualsiasi porzione, magari anche tutta, a pro-
prietari privati, per farne un qualsiasi utilizzo, diverso da quello pubblico. Ecco che allora tutta la vicenda
assume un carattere diverso. Non sembra più il tentativo di un piccolo comune di acquisire un bene impor-
tante per farne un uso pubblico, bloccato per scopi occulti, ma sembra diventare una delle solite, volgari,
speculazioni.
Ora tutto è saltato, e non sapremo mai la verità, ma certo il quadro reale sembra essere molto diverso da
quello che i giornali ci hanno raccontato in questi anni.

Piccola storia sambonifacese


Andrea Zanuso, 26/09/2007

Silvan è l'amministratore di un'importante società, la C.S.B. che ha dei diritti su un immobile: in virtù di
un antico accordo, se un giorno la C.S.B. dovesse comprarlo avrebbe diritto ad un prezzo bloccato e quin -
di vantaggioso.
Silvan non sa che farsene di quell'immobile, non ci ha mai fatto nessun progetto e non ha nemmeno i
soldi per comprarlo, ma, quando il proprietario lo mette in vendita, a Silvan spiace perdere l'occasione.
Allora che fa? La C.S.B. aveva programmato degli investimenti e promesso agli azionisti alcune opera -
zioni di consolidamento ma, per trovare i soldi: Silvan blocca tutto, dice agli azionisti che non sono più
necessarie o urgenti e sposta i soldi sul nuovo acquisto anche se in questo modo arriva a poco più di metà
della cifra necessaria.
A questo punto, autonomamente, senza discutere l'acquisto con il consiglio di amministrazione, e senza
consultare nè avvisare nemmeno il proprietario dell'immobile, sigla un accordo di vendita di parte dell'im-
mobile con una azienda utile alle sue future strategie di espansione. Adesso ha tutti i soldi e Silvan sente
il vento in poppa, così annuncia ai giornali di avere già rivenduto parte dell'immobile (che però ancora
non ha acquistato) e che quei soldi gli consentiranno di chiudere l'affare. Ma quando il proprietario scopre
dalla stampa tutta la faccenda, si sente raggirato e non vuole più vendere. Silvan e il proprietario litigano.
Silvan, ritenendo di aver ragione, attiva un contenzioso legale, ma il giudice gli dà torto.
Alla fine la C.S.B. non acquista l'immobile e saltano gli investimenti programmati. I soldi, essendo vin-
colati, non possono essere utilizzati e rimangono "congelati". Alla C.S.B. restano solo gli avvocati da pa-
gare.
La conclusione della storia? Se questo fosse successo in una qualsiasi azienda privata come minimo
l'amministratore sarebbe stato cacciato, il contabile sostituito, il consiglio di amministrazione modificato
dai rapporti tra i soci di capitale.

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Ma se quell'immobile fosse l'ex-ospedale, e la C.S.B. il nostro Comune , il consiglio di amministrazione
la Giunta e gli azionisti il Consiglio Comunale di San Bonifacio (Silvan immaginate voi chi potrebbe es -
sere) avreste il senso della recente storia dell'area dell'ex-ospedale; con una conclusione però diversa: tutti
al loro posto, la colpa è ... di altri insomma; anche se continuano a predicare che la pubblica amministra-
zione deve essere gestita come un'azienda privata.
Personalmente non ho mai pensato che la politica si debba confondere con una società privata; perché la
democrazia, gli interessi collettivi ed i diritti civili di ogni persona devono comunque essere e restare il
faro di riferimento della pubblica amministrazione. Ma cominciamo pure a fare anche questo esercizio e
qualche confronto, e forse la realtà, e l'incoerenza di qualche amministratore pubblico, potrà essere vista e
letta al di fuori di ideologie, appartenenze e simpatie.

Referendum
Giuseppe Piasentin , 19/03/2007

I quattro consiglieri comunali della Lista Mastella hanno presentato una mozione, che dovrebbe essere
discussa nel prossimo consiglio comunale. In questa mozione si chiede che venga fatto un referendum po-
polare che chieda alla gente se vuole che l'area dell'ex-ospedale venga destinata ad attività di pubblico in -
teresse.
A che servirebbe?
Per capirlo occorre rispondere a due domande:
1) che valore ha un referendum comunale?
2) quali sono i risultati possibili?
La risposta alla prima domanda ci viene dallo statuto comunale: il referendum comunale può solo essere
consultivo, cioè non decide niente ma serve solo a far sapere come la pensa la gente su un problema. Non
cambia le carte,non può nè abrogare nè confermare nè costituire nessun atto formale. Giusto per capirsi,
non serve a far cambiare di una virgola una delibera comunale, o regionale, o una variante o altro.
La risposta alla seconda domanda ci viene invece dalla strada, e dalla storia di questa vicenda: il risulta-
to possibile è solo uno, ed è ovvio che la gente chieda un uso pubblico. Nessuna forza politica o civica pe-
raltro ha mai chiesto il contrario, ma tutti (destra, sinistra, centro, lighe e civici), a 360° chiedono che di
quell'area si faccia un uso esclusivamente pubblico. Tutti vogliono il SI, nessuno vuole il NO. Su questo
aspetto non c'è da mettere d'accordo nessuno, non c'è un'empasse da superare, non c'è una posizione da
sconfiggere. Quindi il risultato non solo è già scritto, ma (in teoria) non scontenterà nessuno, perchè tutti
vogliono la stessa cosa. Sarebbe diverso se si proponesse un "uso pubblico" rispetto a un altro, perchè qui
sì le posizioni sono diverse (c'è chi ci vuole la casa di riposo, chi ci vuole un giardino, chi ci vuole un'o-
pera di respiro sovracomunale), ma il referendum non chiederà questo, ma solo se si vuole un uso pubbli-
co.
Che senso ha allora fare un referendum dall'esito scontato, da cui nessuno uscirà apparentemente scon-
fitto, e che non ha nessun effetto "pratico"?
Non servirà alla gente perchè non farà sentire la sua voce, perchè è già scontata su quel quesito, nè potrà
agire su alcuna decisione formale, perchè il referendum non è lo strumento idoneo. Non servirà nemmeno
per fare "forza" sulla Regione o altri enti, perchè basterebbe una bella raccolta di firme: raccogliere dieci -
mila firme sarebbe più veloce, costerebbe molto meno e avrebbe lo stesso peso.
E allora, che senso ha?
Bisogna chiederselo, anche perchè questa iniziativa, se passerà, costerà qualche decina di migliaia di
Euro, soldi dei cittadini. Soldi nostri.

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allora si va a votare
Giuseppe Piasentin , 30/03/2007

com'era previsto, il consiglio comunale ha approvato, con i voti dei consiglieri di Maggioranza e quelli
dei proponenti della Lista Mastella, la realizzazione di un referendum che chieda alla popolazione se vo-
gliono fare un utilizzo pubblico dell'area dell'ex-ospedale.
Torno a ribadire quello che ho recentemente scritto: a che serve? a chi serve? Una cosa è sicura: si but-
teranno dalla finestra un pò di milioni (buttiamola lì: tra manifesti informativi, 60 persone per i seggi per
tre giorni, l'ufficio elettorale in comune, stampa delle schede, dei verbali ecc, sospensione dell'attività
scolastica e allestimento dei locali, personale militare per la vigilanza ecc. difficilmente si spenderanno
meno di 20-30 mila euro), per non dirimere nessuna questione (il quesito referendario è inutile: tutti vo -
gliono che quell'area sia pubblica e nessuno dice il contrario), e per non avere nessun orientamento pro-
gettuale (che cosa vuol dire destinazione pubblica? vuol dire ad esempio che andrebbe bene un Casinò
municipale, o la sede di qualche ufficio dell'ULSS, o un bel depuratore in centro paese? un deposito di
pullmann? o il giardino proposto da Forza Italia?). In compenso questo referendum conferma la crisi poli-
tica della nostra cittadina. Perchè il ricorso alla consultazione popolare può essere giustificato quando la
politica non trova la mediazione tra due posizioni opposte, ma certamente non ha senso (oppure ne ha uno
non dichiarato) quando, come in questo caso, una delle parti in gioco vuole attribuire a sè una posizione
comune a tutte le parti.

Ma guarda un po'
Giuseppe Piasentin , 22/08/2007

Mi è capitato per le mani il testo della delibera regionale che avrebbe dovuto permettere al Comune di
acquistare l'area dell'ex-ospedale. Quella delibera cioè che più volte l'allora assessore regionale alla Sani-
tà Flavio Tosi aveva portato inutilmente all'approvazione del Consiglio Regionale, dopo i contatti con la
nostra Amministrazione Comunale..
Questo documento non fu mai approvato, e quindi non ha nessun valore, ma leggerlo può comunque es-
sere significativo e far comprendere molte cose. Voglio riportarne un passaggio: “Il Comune di San Boni-
facio si assoggetta, per un periodo decennale, alla corresponsione all’Ulss 20 del maggior valore, da de-
finirsi tramite un tecnico incaricato dalle parti, derivante da una successiva variazione di destinazione
urbanistica, diversa dall’ uso prevalentemente pubblico, di quota parte pari o superiore al 25% dell’inte-
ra volumetria esistente.”
In pratica con quella frase si sarebbe autorizzato il Comune a venderne, nei prossimi 10 anni, una qual -
siasi parte ("pari o superiore al 25%") quindi in teoria anche il 100%, a privati per qualsiasi destinazione
"diversa dall’ uso prevalentemente pubblico", dietro un indennizzo all'ULSS 20.
"A pensar male, diceva Andreotti, si fa peccato ma di solito ci si indovina". Torno con la memoria alla
serata di presentazione del sondaggio di Città Viva sull'ex-ospedale: "Metà a Casa di Riposo, metà a scuo -
le, metà a appartamenti", avevano detto quella sera "Cazzo che fighi", avevamo commentato noi, "Tre
metà perchè loro sono efficientissimi". Che c'era una metà in più era chiaro. Adesso sappiamo che quella
in più era quella delle scuole. Più volte da questo sito avevamo sottolineato che l'Amministrazione non
aveva mai presentato un progetto su quell'area così importante per il paese. A quanto pare invece il pro -
getto forse era: "Metà alle Oasi, metà in appartamenti ai privati".
Sono scelte politiche, non c'è niente di male a scegliere, sono stati eletti apposta; ma perchè non avere
il coraggio di dirlo alla gente? Perchè non avere il coraggio di affrontarne il giudizio?

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Nel vecchio ospedale è andato a fuo-
co il mio vecchio studio
Giuseppe Piasentin, 28/05/2007

Che il vecchio ospedale stia diventando rapidamente una specie di albergo per sbandati senza casa si sa -
peva da un pò. Che questo avrebbe causato il degrado dello stabile e che sarebbero successi problemi era
nell'ordine delle cose. Ma devo dire che mi è dispiaciuto sapere che un paio di settimane fa un incendio
(pare per un fornelletto acceso da un "senza casa") ha distrutto proprio il mio vecchio studio, nel vecchio
Pronto Soccorso. Sarò anche un sentimentale, ma quella stanza la sentivo ancora un pò "mia".
A parte i sentimentalismi, l'ex-ospedale è una bomba a orologeria. Sono più d'uno i "senza casa" che ci
hanno trovato alloggio (c'è addirittura chi si è fatto una specie di miniappartamento con TV e tutto il re -
sto) e chi abita lì intorno vede ogni tanto strani cortei di persone che scavalcano recinzioni, portano via
suppellettili, vecchi condizionatori, quello che trovano.
San Bonifacio non può permettersi un'area degradata così grande in centro paese. E tutta la comunità
dovrebbe incazzarsi, e tanto, con chi si arrocca dietro a posizioni irrevocabili e non cerca mediazioni per
risolvere un problema che non solo esploderà a breve, ma è già un incredibile spreco di una opportunità
enorme per tutto il paese: quella di un'area pubblica enorme, centrale e ben servita che viene abbandonata
al degrado.

Quod non fecerunt Barbari, fecerunt


Barberini
Giuseppe Piasentin, 04/10/2007

Wikipedia ci dice che nel medioevo il Colosseo fu usato dalle grandi famiglie nobiliari romane come cava
di marmo per la costruzione dei loro palazzi. "I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel
XV e XVI secolo per essere riutilizzati in nuove costruzioni, e blocchi caduti a terra furono ancora utiliz -
zati nel 1634 per la costruzione di palazzo Barberini e nel 1703 per il porto di Ripetta. Una famosa descri -
zione di questo "saccheggio" sta nel detto Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini ("Ciò che non
fecero i barbari, fecero i Barberini")." Quando passate davanti al vecchio ospedale di San Bonifacio, pro -
vate a guardare con attenzione: con un pò di sforzo si vede bene anche dal cancello su via Trieste che le
belle lastre di marmo rosso di Verona che ne adornavano l'ingresso sono scomparse, sono state asportate e
ora fanno certamente bella mostra di sè su qualche scalinata o qualche pavimento di una casa appena co -
struita o restaurata.
Abbandonato a se stesso, fino a qualche mese fa al centro di polemiche acutissime, oggi l'ex-ospedale non
interessa più a nessuno, salvo ai novelli Barberini che, truffaldinamente hanno iniziato ad utilizzare l'edi -
ficio come cava di materiale edile. L'ex-ospedale ha iniziato il suo degrado.

Finalmente uno sfratto per occupa-


zione abusiva
Andrea Zanuso, 05/10/2007
La questione dell'abbandono dell'ex Ospedale dimostra, se ce n'era bisogno, che tutto il mondo è paese, e
che la mala politica, o coloro che sono responsabili della cattiva gestione della cosa pubblica, si trovano
diffusi un po' dappertutto nel nostro bel Paese.

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Quando vediamo la situazione di incuria o disfacimento di edifici pubblici al sud, che ogni tanto qual -
che trasmissione televisiva manda in onda, ci scandalizziamo e, giustamente, esprimiamo un giudizio ne-
gativo su queste intollerabili situazioni che offendono la società civile e chi paga le tasse.
Adesso succede anche da noi ( ma non è il primo caso, basta ricordarsi dello scandalo del vicino incene-
ritore Ca' del Bue) ed è macroscopico, inaccettabile per la nostra cittadina!
Fino a qualche mese fa, quando c'erano grandi manovre politiche per accaparrarsi questa importante
area, non passava giorno che ci fossero proclami, accuse e risvolti legali. Ora, che sul vecchio Ospedale
l'Amministrazione Comunale ha perso su tutti i fronti, sembra che questa area non sia nemmeno più nel
nostro Comune.
L'USLL 20, proprietaria e quindi responsabile dell'area, l'unica cosa che ha fatto è stata quella di far ta-
gliare dei vecchi ma rigogliosi alberi (se non ricordo male Ippocastani), e di capitozzarne degli altri, per-
ché, udite, udite... troppi uccelli andavano a dormire su queste piante e con i loro escrementi minacciava -
no la salute pubblica...
Ma avete mai sentito o visto l'USSL , e il nostro Comune, prendere provvedimenti per l'intollerabile e
pericoloso inquinamento atmosferico a San Bonifacio ?
La Regione, che ha comunque il potere e dovere di controllo sulle USLL e in parte sui Comuni; che è
stata presente e attiva nello scontro sulla questione dell'area dell'ex ospedale; che ha nel suo governo un
consigliere regionale nato e residente a San Bonifacio con un ruolo importante sul partito di maggioranza,
perché ora non vede, non sente, non parla?
- Perché il sindaco di San Bonifacio ignora questa situazione?
- Perché l'ULLS 20 non rispetta i suoi doveri di tutelare e custodire un bene pubblico così
importante?
Naturalmente se interpellate i vari responsabili ognuno scarica la responsabilità addosso ad un altro, e
cosi il nostro ospedale viene saccheggiato e occupato abusivamente. Quod non fecerunt Barbari, fecerunt
Barberini, ci ricorda Giuseppe, sembra però che i sanbonifacesi, caduti in un politico sonno epilettico, non
sappiano chi sono i Barberini... salvo gli unici veri sfrattati: i poveri uccelli.

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La TAV

Dove finirà il Treno ad Alta Veloci-


tà?
Andrea Zanuso , 12/01/2007

L'incontro di venerdì 7 dicembre con il vice Ministro ai trasporti De Piccoli svoltosi a San Bonifacio,
ha fatto il punto sulla questione TAV. E' bene però ricordare (repetita iuvant) alcuni punti nonostante si
dica che il tempo sia galantuomo.
a) Questa TAV è stata imposta al paese annullando il ruolo dei Comuni e delle Province dal governo
Berlusconi grazie alla Legge Obiettivo.
b) La Regione Veneto ha votato a favore sia la TAV che il tracciato; anche se qualche consigliere di
Forza Italia, accortosi di abitare a San Bonifacio, ha tirato fuori la barzelletta del tunnel, e continua a pro-
porla, pur sapendo che non si farà mai perché troppo costoso.
c) In questi ultimi anni il centro sinistra veneto, salvo gli ambientalisti che hanno combattuto questo
modello di Alta Velocità proponendo soluzioni diverse(Rete ad Alta Velocità e Capacità), è stato più alla
finestra che a sviluppare soluzioni e tracciati diversi dal modello imposto da Lunardi ed amici che deva -
sterà San Bonifacio. Modello che non risolverà i problemi del trasporto del Veneto, che ha bisogno di
sviluppare nodi e rete ferroviaria sia di trasporto merci che di passeggeri pendolari, ai quali la TAV non
darà risposta.
d) Il Comune di San Bonifacio con il governo Casu non si è accorto, o ha taciuto, che i suoi amici di
Roma e di Venezia avevano deciso di far passare la TAV sul nostro paese.
e) L'attuale sindaco non si è ancora reso conto che il problema della TAV è prima di tutto politico più
che amministrativo o tecnico! Così non ha, o non ha saputo, creare alleanze e unità tra i comuni che ver -
ranno attraversati dalla TAV in modo da costruire un unico fronte politico.

Nell'incontro l'onorevole De Piccoli ha detto che la TAV si farà, ma non presto, perché non c'erano e
non ci sono i soldi. Ma ha confermato che i margini di modifica , tracciato) ci sono basta che i Comuni e
le Province facciano una proposta unitaria e condivisa.
Grande apertura, quindi, da non perdere! Ma anche una posizione ambigua perchè non si può scaricare
sui Comuni il ruolo che spetta anche a chi governa.

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Polo invece ha giustamente ricordato le responsabilità del precedente Governo, del presidente e del con -
sigliere regionale di F.I. Galan e Zigiotto, affermando che farà ricorso al TAR del Lazio e al Consiglio di
Stato; ma non ha colto, per l'ennesima volta, l'occasione politica per costruire ponti e alleanze per far di-
ventare San Bonifacio il paese di riferimento e di coordinamento politico dell'intera zona sulla questione
TAV. Chi governa un paese importante come il nostro dovrebbe infatti rendersi conto che la politica non
si fa sempre e solo con le raccomandate, gli avvocati o i ricorsi al TAR.
Da parte del Governo di centro sinistra vedremo prossimamente se accoglierà la proposta della senatrice
dei Verdi Donati che afferma: " ...Manca la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) positiva sull'inte -
ro tracciato della Verona-Padova ad Alta Velocità. Illegittima, quindi, l'approvazione del progetto prelimi-
nare del 29 marzo: più che una V.I.A. fu effettuato un via libera elettorale. Ora bisogna stralciare l'opera
dalla legge Obiettivo e ripristinare la procedura ordinaria per effettuare una rigorosa valutazione ambien -
tale e restituire agli Enti locali i loro poteri decisionali",
Mi auguro che l'attuale Governo sia capace di cambiare le gravi decisioni del precedente governo Berlu-
sconi. Ma la questione non è semplice e le soluzioni tutt'altro che sconatate. A mio modesto avviso se non
si mobiliteranno i cittadini (ricordate Scansano Ionico per lo stoccaggio delle scorie nucleari?) e non si
creerà un fronte politico comune allargato senza pregiudiziali di appartenenza o di ruoli, non si andrà da
nessuna parte e la TAV la faranno lo stesso, magari fra dieci anni, sulla nostra testa.

Perchè non ci sarà una nuova Val di


Susa
Giuseppe Piasentin , 18/06/2007

Mi ha fatto male ieri leggere sull'Arena i polemici articoli pubblicati sul passaggio della TAV in paese.
Mi ha fatto male perchè alcune mie dichiarazioni a riguardo sono state pubblicate in modo completa -
mente distorto, trasformando in polemica gratuita frasi pensate appositamente per mediare e abbassare i
toni.
Ma mi ha fatto male soprattutto perchè quei polemici articoli ci dicono chiaramente perchè non c'è stato
nè ci sarà nessuna variazione del tracciato, nessuna galleria, e nessuna Val di Susa.
Non ci saranno nè gallerie nè variazioni del tracciato perchè in questa fase serve collaborazione, media-
zione e unità tra le forze civiche e politiche, e invece si gioca allo sfascio. Dalle frasi riportate, stralciate
da una lettera inviata dal comitato di Villanova ai rappresentanti di governo si dimostrano solo insulti
contro tutto e tutti: destra e sinistra, politici e tecnici, tutti ugualmente incompetenti, tutti ugualmente
coalizzati contro San Bonifacio, tutti i comportamenti ugualmente "nefandi". E quelle frasi, che andrebbe -
ro nascoste, edulcorate, in quanto pericolose per l'evoluzione della situazione a danno di tutti, invece ven -
gono esibite con l'orgoglio del suicida che ostenta quanto si sta facendo del male.
Non ci saranno nè gallerie nè variazioni del tracciato perchè San Bonifacio al tavolo delle trattative
non viene rappresentato in modo adeguato. Se ancora c'è un margine di trattativa (essendo abbondante-
mente superati i termini della legge obiettivo), la partita si può giocare sul piano tecnico o su quello poli-
tico. Se la giochiamo sul piano tecnico allora bisogna mettere in campo un superesperto, un nome pesante,
o almeno un titolo pesante: un ingegnere ferroviario, o un ingegnere edile specialista nelle grandi opere, o
un ex-responsabile o dirigente delle Ferrovie o di un ente ambientale nazionale e altisonante. Insomma
uno che bisogna ascoltare per forza, e a cui sia difficile dire di no. Non ce l'abbiamo? Paghiamone uno di
fuori: spendiamo centinaia di milioni inutilmente, potremo ben spendere un pò di soldi per una causa buo-
na. Se invece si vuole giocarla sul piano politico bisogna mandare avanti un politico del massimo peso, il
che significa come minimo il Sindaco della comunità.
San Bonifacio invece ha delegato il Geometra Verzini, che, con tutta la stima, ma non ha nè il ruolo
tecnico nè quello politico sufficienti a essere riconosciuto dalla controparte. Regione, Governo o Italferr
quindi tireranno dritti per la loro strada. D'altra parte come dare loro torto?

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E, al di là dei titoloni di Gianni Bertagnin, non ci sarà nessuna "Val di Susa" perchè qui servirebbe la
coesione della gente, ma attorno al tema non c'è nessuna mobilitazione generale, anzi c'è un alone genera-
le di disinteresse. E oltretutto in questa battaglia non dico San Bonifacio, ma Villanova e Prova sono sole:
in questi anni nessuna rete è stata costruita nè dentro San Bonifacio, nè con i comuni limitrofi. Nessuna
cultura, nessuna sensibilizzazione. Ricordo che sei mesi fa all'incontro con il viceministro de Piccoli, tolti
gli addetti ai lavori, c'erano si e no una cinquantina di persone: ce ne sarebbero volute almeno qualche mi-
gliaio per cominciare a fare un pò di impressione. Io ricordo solo una manifestazione "NO-TAV", a Villa -
nova, tre-quattro anni fa, e anche qui con poche centinaia di partecipanti. Dopo di allora qualche incontro
di gruppi politici, ma dalla gente nessuna iniziativa, nemmeno dal comitato di Villanova. Troppo poco per
pensare ad una nuova Val di Susa. Non c'è più comunità, non c'è "squadra". Davanti alla TAV San Bonifa-
cio paga oggi la disgregazione sociale portata da una crescita troppo rapida, da una immigrazione incon -
trollata che ha trasformato San Bonifacio in un paese che pochi ormai sentono "casa propria", che è più
facile abbandonare che amare, o cercare di cambiare. E paga anche l'egoismo imperante, l'indisponibilità
diffusa a mettersi in gioco, rischiando la faccia. Ma paga soprattutto questa "cultura dello sfascio" dove
tutto è lo stesso: destra e sinistra, politici e tecnici: e se è lo stesso e allora perchè far fatica? perchè ri -
schiare? perchè perdere tempo? perchè darsi da fare? Meglio andare al mare, altro che TAV.
Per questo non ci saranno nè variazioni del tracciato, nè gallerie, nè Val di Susa.

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Il Fracastoro

Fracastoro, Zavarise Manani e Um-


berto I

Giuseppe Piasentin , 11/01/2007

Credo non sia sfuggito a nessuno il can-can suscitato dall'inchiesta de l'Espresso sullo stato igienico di
alcuni Ospedali Italiani, come l'Umberto I di Roma.
Al di là delle negligenze individuali che certamente ci saranno, molto di quello che si è visto per TV è
legato a problemi strutturali (corridoi sotterranei aperti a i pazienti e con le tubature non isolate, mancan -
za di separazione tra percorsi puliti e sporchi, ecc), risolvibili solo sostituendo quelle strutture con nuovi
ospedali. Ma molto di quello che si è visto per TV, che ci ripugna e che ci fa come al solito sussultare di
ribrezzo verso il sud, era la realtà quotidiana fino a undici mesi fa al nostro Ospedale Zavarise Manani.
Per anni i sacchi di teli intrisi di sangue (e altro), in attesa di essere raccolti dal personale di lavanderia,
stazionavano per ore nella sala d'attesa davanti alla sala operatoria, tra malati e bambini. Per anni salme,
pazienti infetti, sporchi di vomito, di feci e urine, prelievi biologici, rifiuti infetti, hanno utilizzato stabil -
mente gli stessi, unici, due ascensori dell'ospedale, utilizzati anche per il trasporto dei pasti da distribuire
agli ammalati. Senza nessuna separazione, senza nessuna precauzione.
Grazie a Dio tutto questo oggi per noi è finito. Eppure attorno al Fracastoro si è creata una cappa di
perplessità, e non sono pochi quelli che rimpiangono il vecchio ospedale. Per carità, il nuovo Fracastoro
non sarà tutto oro, e ha sicuramente molti problemi che vanno risolti, ma a quanti lo disprezzano in ma-
niera radicale e preconcetta, vorrei dire di guardare quello che in questi giorni ci mostra la TV e ricono-
scere che davvero la sanità a San Bonifacio in undici mesi ha fatto un incredibile salto in avanti. Di certo
ne può e ne deve fare ancora, ma indietro non vorrei proprio tornare.

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Qualcosa di buono anche al Fraca-
storo
Antonio, 21/11/2007

Caro Giuseppe, ti volevo raccontare cosa ci è successo in questi giorni.


Domenica ho accompagnato mia moglie giunta alla 39° settimana di gravidanza, ad un controllo nel no-
stro ospedale in seguito alla perdita di peso avvenuta negli ultimi giorni.
Per sintetizzare alle 18.00 è nata Margherita, piccolina ma sana, ma la mamma a seguito di problemi di
pressione molto alta, e valori sballati renali ed epatici è finita in Terapia Intensiva.
Mi è giunta una sua telefonata nella notte che mi pregava di raggiungerla li. E sono quei momenti in cui
il mondo ti cade addosso, ma devi farti forza perché non ti puoi fermare a piangere, devi fare qualcosa.
Nei due giorni che Lucia è rimasta in U.T.I. E la bambina portata in patologia neonatale ho avuto modo
pur nella mia iniziale disperazione di vedere all’opera e conoscere delle persone straordinarie che si sono
dedicate alla mie due donne in difficoltà con grande professionalità ma anche con grande cuore e genero -
sità. Ho visto dei bambini di poco più di un chilo coccolati dalle infermiere con assoluta sincerità.
E sono questi quegli accadimenti che ti fanno pensare che spesso le comuni generalizzazioni sul nostro
sistema sanitario nazionale sono quantomeno ingenerose; (d’altro canto considero anche te alfiere di quel -
la assistenza che coniuga perfettamente la parte professionale con quella umana.).
Ora attendiamo di nuovo in reparto che i valori tornino a posto per poter finalmente TORNARE A
CASA.
Insomma un grande ringraziamento a tutte le persone che ci hanno aiutato e a tutti quelli che lavorano
per un fine molto più alto dello stipendio (che sicuramente è troppo basso per le loro qualità).

Ancora sul Fracastoro


Andrea Zanuso , 21/03/2007

Sulle lamentele e i mogugni del nuovo ospedale, basti questa mia testimonianza per confermare quelle
che Giuseppe ha scritto.
Mesi orsono sono andato a trovare un artigiano che abita a Cazzano di Tramigna verso le otto di sera
(era inverno e buio), e questi mi racconta che su figlio era appenna partito per portare la sua nipotina di
circa dueanni al pronto soccorso di Borgo Roma perchè aveva la febbre alta.
Sorpreso, gli chiedo come mai non l'aveva portata al nuovo ospedale di San Bonifacio, e mi sento dire
che " ... si dice che non sia tanto affidabile, che non funzioni bene... anche chi ci lavora non ne parla
bene...un infermiere me l'ha sconsigliato.."
Posso però altrettanto confermare che la mia esperienza, pur limitata ad alcuni servizi del nuovo ospeda-
le, è invece positiva e più che soddisfacente.
Che dire allora? Cosa è successo se ci sono dei cittadini, e fra questi non pochi di San Bonifacio, che
manifestano un diffuso malcontento nonostante mezza Italia ci invidi il Fracastoro?
Io penso che la lunga guerra durata 20 anni, su dove costruire il nuovo ospedale, fatta tra comuni, sin -
daci, forze politiche e cittadini della zona(mai raccontata in tutte le sue componenti politiche, sociali ed
umane), alimentata da campanilismi e guerre di corrente della defunta DC, abbia segnato la nascita del
Fracastoro sicuramente in un clima di ostilità e di invidia sia verso il nuovo ospedale che il nostro paese.

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Penso inoltre che l'altra e più recente e assurda guerra iniziata dalla prima amministrazione Polo, che ha
lanciato polemiche ed inutili sfide contro la costruzione del Fracastoro, e la stessa indifferenza della se-
conda ed attuale amministrazione Polo verso il nuovo ospedale, abbia contribuito ad alimentare il distac-
co, lo scetticismo e la facile polemica dei sambonifacesi sul proprio ospedale.
E' vero che i cittadini dovrebbero ragionare con la propria testa, interessarsi dei servizi pubblici e con -
trollare i pubblici amministratori, ma tutti sappiamo che la realtà è diversa, e che se il cattivo esempio ar-
riva dall'alto poco o tanto il segno resta.
E' questo clima di indifferenza, questa irragionevole ostilità e diffidenza che deve prima di tutto essere
combattuta. E l'USLL 20, e tutti gli operatori medici e non che ci lavorano, dovrebbero approfondire la
questione, dialogare e promuovere il rapporto con le istituzione ed i cittadini perchè il tempo darà ragione
a chi ha ragione.

il Fracastoro, Repubblica e la RAI


Giuseppe Piasentin , 14/03/2007

Domenica scorsa, 4 marzo, Repubblica (il più diffuso quotidiano nazionale), inaugurava un ciclo di ser-
vizi sulla "Buona sanità" e sugli ospedali di eccellenza in Italia. La prima "uscita" dell'inchiesta era dedi-
cata proprio al nostro ospedale, il Fracastoro. Non poche righe, ma un'intera pagina, con interviste, foto,
analisi: un servizio che neanche Berlusconi in campagna elettorale poteva avere.
Ieri al Fracastoro sono venute le telecamere della RAI, non quelle del TG regionale, ma quelle di RAIU -
NO, perchè il Fracastoro sarà al centro di un servizio sulla buona sanità su Porta a Porta, la trasmissione
di Bruno Vespa.

Eppure la gente del nuovo ospedale si lamenta, e molto.

Mi sembra evidente la frattura tra l'interesse, addirittura nazionale, politico e mediatico attorno al nostro
nuovo ospedale, preso come riferimento di qualità per l'intera sanità nazionale, e la sensazione diffusa di
malcontento che si percepisce nella popolazione locale, negli utenti di tutti i giorni, che non si sentono di
godere di tutta questa qualità. Eppure, lo dico da esperto, da professionista, da "uno che ci lavora dentro",
il livello di igiene, di comfort, di accessibilità, di tecnologia, di sicurezza, di affidabilità, di rapidità si in -
tervento e di risposta sono infinitamente migliori rispetto alle vecchie strutture.
Si tratta solo di preconcetti nella popolazione o c'è qualcosa che sfugge? Credo che tutti dovremmo far-
ci una approfondita riflessione.

Allora parte
Giuseppe Piasentin , 25/06/2007

Allora parte l'ospedale di Don Verzè, a Illasi. E se parte quello, l'ospedale di San Bonifacio ha di che
preoccuparsi non poco.
Don Verzè non scherza: nel Veneto bianco di Galan, nella Verona conquistata dalla Lega, ha tirato fuo -
ri i muscoli e ha inaugurato con Berlusconi e Maroni, snobbando il presidente della Provincia (reo di aver
tentato di dirottare il progetto a Caldiero). Ma alla gente questo poco interessa. Deve interessare invece
che, nonostante le rassicurazioni e nonostante il Quo Vadis si presenti come un progetto molto affascinan -
te di medicina mirata non solo a prevenire le malattie, ma addirittura a predirle, solo per il fatto che effet -

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tuerà prestazioni in convenzione con il SSN, sarà in diretta concorrenza con il nostro ospedale, competerà
con il Fracastoro per l'attribuzione delle risorse (cioè dei soldi), da una posizione di privilegio. E questo
significherà in qualsiasi caso meno soldi per il nostro Ospedale, specialmente se non si riuscirà a renderlo
più competitivo di oggi.
Non faccio fatica a immaginare che nei prossimi dieci anni il panorama Ospedaliero della nostra zona
vedrà l'ospedale di Don Verzè come il centro sanitario di richiamo internazionale, l'ospedale dei ricchi,
mentre il Fracastoro diventerà l'ospedale della gente comune, dei vecchietti . E chi andrà da don Verzè,
con i suoi microchip, potrà vivere 120 anni, gli altri no.
Non potendo, nè essendo opportuno fermare la minaccia, io credo che occorra trasformarla davvero in
potenzialità e risorsa. Ma per fare questo occorre che l'ULSS parli con la nuova struttura, si coordini con
questa, in modo che davvero non vi sia concorrenza, e per entrambe ci sia occasione di cerscita. Questa sì
è una scommessa importante per le nostre classi dirigenti.

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Le tasse

Il diritto all'ultima casa...


Giuseppe Piasentin , 28/03/2007

Mi ha molto incuriosito il nuovo tariffario dei servizi mortuari, inserito a pagina 3 del nuovo bollettino
comunale, che viene consegnato in questi giorni a tutte le famiglie. In questa tabella è curiosa la voce
"Maggiorazione per inumazioni e tumulazioni nei giorni di sabato e festivi", pari a 100 euro. In pratica chi
muore di giovedi e venerdi, dovendo essere sepolto di sabato o domenica, pagherà non 70/100 euro (a se -
conda del tipo di sepoltura) ma 100 euro in più: 170/200.
E' curioso che questa amministrazione, proprio nei giorni in cui sbandiera (ci tornerò nei prossimi gior-
ni) ai quattro venti la sua attenzione al diritto alla prima casa, dimentichi il diritto di tutti all'ultima casa,
quella eterna.

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...e il diritto alla prima casa
Giuseppe Piasentin , 29/03/2007

Leggo dalla prima pagina del nuovo numero del giornalino comunale, in prima pagina, la presentazione,
da parte del Sindaco, del nuovo bilancio preventivo 2007 del Comune. In questo articolo il bilancio viene
presentato con parole (tutte in grassetto) come "massima attenzione a sostenere le categorie sociali eco-
nomicamente più fragili", "sostegno economico ai nuclei familiari meno abbienti", "San Bonifacio non sia
secondo a nessun altro comune del Veneto per quanto è riusito a fare nel "welfare state". Punta di dia-
mante di questa manovra sono due punti: l'azzeramento dell'ICI sulla prima casa e l'esonero dal pagamen-
to dell'addizionale IRPEF per i redditi inferiori a 10000 euro (si tace invece in questo articolo della mag -
giorazione della addizionale IRPEF del 2% per tutti gli altri redditi).
Mi sono divertito a fare qualche simulazione (per il calcolo dell'ICI ho usato il sito del Comune, che
permette di simulare qualsiasi situazione, con le tariffe già impostate, per le verifiche dell'Irpef ho usato
questo sito):
prendiamo ad esempio una famiglia che davvero se la passa malino: marito, moglie a carico, casa in af-
fitto, stipendio di 950 euro circa al mese (fanno 14000 euro lorde annue imponibili, non avrà alcun van-
taggio da questa manovra, anzi pagherà 28 euro in più. Un altro che se la passa malino è uno che, con mo-
glie a carico, prende poco più di 700 euro al mese (lordi fanno 9500 annui) e abita in un trilocale popolare
però di sua proprietà: prima non pagava niente nè di IRPEF nè di ICI, adesso continua a non pagare niente
nè di Irpef nè di ICI. Per lui non cambia nulla.
Se invece se la passa un pochino meglio, nel senso che abita in un trilocale "popolare" di sua proprietà
ma porta a casa 1000 euro al mese, l'ICI rimane a zero, ma l'Irpef aumenta di 28-29 euro.
Un imprenditore o un dirigente che porta a casa quasi 5000 euro al mese (centomila euro imponibili an-
nue) e che abita in una villetta di 7 locali in centro, risparmierà invece più di 350 euro di ICI, e paga solo
200 euro in più di addizionale IRPEF, con un vantaggio netto di oltre 150 euro.
In questi esempi, non certo strani o estremi,il più povero avrà solo svantaggi, il più ricco avrà i vantag-
gi maggiori.
Non male per una "manovra" che doveva avere la massima attenzione alle categorie più fragili.

E c'è chi gli dice "bravi"


Giuseppe Piasentin , 14/08/2007

In questi giorni sta arrivando in tutte le case il bollettino per pagare la T.I.A., la vecchia "tassa rifiuti".
Multiservizi, cui l'amministrazione comunale ha delegato la Raccolta dei rifiuti, ci fa sapere con orgoglio
che "grazie ad una politica di gestione dei costi posta in essere dalla nostra società, è stato possibile
contenere le tariffe del 2006, senza nessun aumento nè aggravio".
Ma vogliono prenderci in giro?
Questa bolletta, per legge dovrebbe essere commisurata alla quantità di rifiuti effettivamente prodotti
da ciascuno (cioè il Comune o chi per esso dovrebbe "misurare" quanto rifiuto produce ciascuno e far pa-
gare di conseguenza) e invece a noi ci fanno pagare in modo forfettario proporzionale al numero di com-
ponenti familiari e alle dimensioni dell'abitazione, come trent'anni fa.
A San Bonifacio il tasso di riciclo dei rifiuti cala ogni anno e quest'anno non siamo più nemmeno un
paese riciclone: non era mai successo in precedenza.
Il paese è un letamaio, le vie non sono mai state così sporche, i cassonetti sono un'indecenza.
Non si fa niente, NIENTE, per favorire una cultura della differenziazione, nè per migliorare il servizio
di raccolta.

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E oltre a tutto questo, i giorni di "sportello" per il cittadino alla Multiservizi sono solo 3 e non 5 come
quando il Servizio era gestito dal Comune. E non si può infine dimenticare che, se anche quest'anno la
bolletta è rimasta (forse) uguale, c'era stata negli anni precedenti una crescita continua, senza reali miglio-
ramenti del servizio.
E' ora di smetterla con la politica del bilancio. La "gestione dei costi" non è il fine di un servizio pub-
blico, e nemmeno un valore aggiunto, ma è uno strumento dovuto : un amministratore pubblico che sa "ge -
stire i costi" non è bravo, fa semplicemente quello che deve fare, sennò che se ne stia a casa.
Il fine di un servizio pubblico non è risparmiare ma è dare un servizio, in questo caso è raccogliere i ri-
fiuti. Non è un successo, ma un fallimento, pagare poco (o meglio, come l'anno scorso) un servizio che
peggiora continuamente.

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Un paese pulito…

Scusate se insisto, ho ancora naso


e... repetita juvant
Andrea Zanuso , 16/03/2007

Se qualcuno di noi prende i suoi escrementi o i suoi rifiuti è li scarica in una casa altrui, sicuramente
verrebbe denunciato e dovrebbe presentarsi dal giudice, pagare sia i danni materiali che morali e le spese
processuali. Se un cittadino, stanco di dover respirare l'aria inquinata e di sopportare puzze ed odori nau -
seanti che alcune note aziende producono da decenni senza essere mai state perseguite, prendesse una ca -
riola di letame (biologico) e la scaricasse nella casa dei padroni delle aziende, oppure nella stanza di chi
ha potere e responsabilità in materia di tutela e salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente del no-
stro Comune, sarebbe considerato un pazzo, forse arrestato e comunque processato sotto il profilo sia civi-
le che penale.
Ho usato due paradossi per dimostrare che nel nostro paese se qualcuno, stanco di essere inquinato fa-
cesse un deplorevole ma innocuo "colpo di testa", sarebbe processato; mentre coloro che inquinano e co-
stringono migliaia di persone a respirare l'aria puzzolente e tossica che le loro aziende producono (per ri-
sparmiare denaro nella produzione o nel disinquinamento) e che potrebbero essere causa di gravi malattie
(perché in Val d'Alpone e nel nostro comune i tumori ai polmoni sono aumentati in modo preoccupante?),
rimangono sempre rispettabili perché hanno denaro, creano lavoro e producono interesse indotti di varia
natura. Rarissimamente vengono perseguiti per i disagi ed i danni causati.
Le pubbliche amministrazioni e le istituzioni preposte a far rispettare le leggi e le regole per tutelare la
salute pubblica ed i diritti dei cittadini, non vedono, non sentono, non annusano, non parlano.
A San bonifacio chi scrive denuncia pubblicamente da anni l'inquinamento e le puzze insopportabili che
pochi interessati ci costringono a respirare. Sono mai state fatte cose concrete per garantire il diritto di
tutti noi di respirare l'aria come Dio ce l'ha data?
A San Bonifacio l'inquinamento da polveri sottili è, come in tutto il Veneto, alle stelle. Ha mai preso
una iniziativa nel merito il nostro Comune?
Geroges Bernanos affermava che " .. lo stato moderno non ha più nient'altro che diritti: non riconosce
più i doveri..." Credo che abbia ancora ragione, nemmeno chi ci amministra ha più doveri.

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L’eroe di Waterloo
Andrea Zanuso, 02/02/2007

Quando il generale Pierre Cambronne, pur ferito, gridò “Merde” agli inglesi che gli chiedevano la resa
nella famosa battaglia di Waterloo del 1815, certamente non immaginava che sarebbe entrato nella storia
per questa parola anziché per il suo eroismo.Quando vado a fare la passeggiata mattutina lunga la pista ci -
clabile che corre sull’argine dell’Alpone, spesso anch’io sono costretto a gridare una e più volte “merde,
merde, merde… “ Ma non contro gli inglesi ma contro chi porta i propri animali a defecare liberamente
sulla pista costringendomi alla battaglia: schivare, evitare, saltare, ignorare le “merde de chien que je
trouve pour toute la piste”Cosa aspetta l’amministrazione comunale ad installare dei cartelli per vietare
questa sconcezza e sanzionare i trasgressori come succede in tutti i paesi civili?
Dobbiamo proprio “continuer à se promener entre la merde” per entrare nella storia?

L'ecocentro alle Missioni? Meno


male

Giuseppe Piasentin , 10/05/2007

Da quando l'ecocentro di via Tombole si è traseferito per lavori all'associazione Missionaria, ne ho già
usufruito due o tre volte. Ed ogni volta ne ho tratto una sensazione positiva. E' fondamentale che Asso-
ciazione Missionaria e Amministrazione Comunale collaborino nella gestione del rifiuto cittadino e questo
perchè le due istituzioni hanno compiti diversi e complementari. Il Comune persegue il riciclo del rifiuto,
l'Associazione missionaria il riuso.
Cosa cambia?
Cambia che con il riciclo la quantità di rifiuti è sempre la stessa, ma una parte viene utilizzata per nuo -
ve lavorazioni; con il riuso invece parte del rifiuto esce dal circolo dei rifiuti e viene riutilizzato per quel -
lo che è, attraverso mercatini, uso solidale ecc.
Il riciclo non diminuisce i rifiuti, il riuso si. Il riciclo comunque costa, il riuso no.
E' ovvio che le due cose debbano coesistere, e la maniera per aumentarne al massimo gli effetti positivi
è che vi sia una strettissima collaborazione, possibilmente che siano gestite dallo stesso ente.
Ecco perchè sono felice che ecocentro e opera missionaria oggi siano uniti. Ecco perchè spero tanto che
i lavori di sistemazione dell'ecocentro si prolunghino per molto tempo.

Scoperte del mattino


Giuseppe Piasentin , 06/06/2007

Se fate un giro a piedi per le strade prima che passino i camion della raccolta dei rifiuti, farete una sco-
perta interessante: c'è un sacco di gente, ma proprio tanta che mette fuori il sacco dell'umido nei giorni
della raccolta del secco, e viceversa; c'è chi invece espone la carta e chissà che altro. Non sono episodi: a
spanne sono almeno il 20 o il 30% delle famiglie che sbaglia il giorno di raccolta differenziata. E' vero
che il Comune il suo l'ha fatto: ha distribuito a tutti l'ecocalendario all'inizio dell'anno e se qualche creti -
no non lo guarda o l'ha buttato via, in fondo sono affari suoi. Se però sono così tanti a sbagliare, forse

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qualcosa di più o di meglio si può fare per diffondere una migliore cultura della differenziazione. Anche
perchè quelli che sbagliano mica vanno a procurarsi l'ecocalendario, ma semplicemente si scazzano e but-
tano tutto nel secco e non ci pensano più. E così l'anno prossimo siamo sempre meno "ricicloni" e la TAR-
Su cresce. Per tutti.

In piazzetta Cavour
Cavour, 10/10/2007

Avendo percorso tutte le strade che sono a disposizione di un cittadino, mi vedo costretto a rivolgermi a
Voi portando alla Vs. attenzione la situazione di serio pericolo nella quale viene a trovarsi un'area sita nel
centro del comune di S. Bonifacio:in Piazzetta Cavour : buona parte dell'area pubblica è ormai usocapita
dai commercianti della zona e trasformata in discarica abusiva di materiale infiammabile (cartoni carta
etc) e non (merce deperibile e maleodorante)....
Tralasciando facili polemiche circa il decoro ambientale, che non sembra essere di primario interesse
(per lo meno non lo è di questa amministrazione comunale - più volte da me informata), tale discarica di
infiammabili è a pochi metri dai contatori di gas metano del condominio CENTRALE..
Non sta a me valutare i rischi di incendio che possono esserci in un parcheggio bollente, d'estate, dove
si lotta per un posteggio e dove pur di parcheggiare, si piazzano marmitte catalitiche a pochi centimetri
dai cartoni,non sta a me neppure valutare il rischio di possibili esplosioni dei contatori di metano con rela-
tivo pericolo per il condominio e gli autoveicoli attorno parcheggiati..
Mi sono invece limitato a segnalare, e più volte, tale situazione di pericolo, in particolare alla polizia
municipale, spingendomi fino al punto di consegnare presso la loro caserma le etichette prelevate dai car-
toni (prove inoppugnabili dell'identità dei conduttori della discarica abusiva), ma sta il fatto che a tutt'ora
i cartoni sono aumentati e sempre con le solite "firme"..
Ora che la discarica nel parcheggio è davvero un'attività consolidata dobbiamo solo attendere che l'in -
cidente si verifichi e allora ci sarà certamente l'intervento a posteriori magari con qualche causalità che
"nessuno poteva prevedere".

Il mercato e le immondizie che la-


scia
Giuseppe Piasentin, 12/10/2007

A me il mercato a San Bonifacio, così com'è, non piace, e non mi è mai piaciuto, e non è la prima volta
che lo dico. Rende difficilmente accessibili le vie ai mezzi di soccorso, non fa l'interesse delle aziende
commerciali locali (anzi fa una concorrenza sleale), crea pesanti problemi di traffico.
E quando le bancarelle se ne vanno il paese è un letamaio. Infatti è comportamento comune degli am-
bulanti "lasciare lì" mucchi di rifiuti, (ce n'è una foto eloquente qui a fianco) che poi vengono rimossi dai
netturbini (pardon: operatori ecologici).
Il codice della strada (art 15) dice esplicitamente che è proibito "gettare o depositare rifiuti o materie di
qualsiasi specie, insudiciare e imbrattare comunque la strada e le sue pertinenze" . Lo sappiamo tutti: cel
l'hanno insegnato alle elementari, o prima
Mi piacerebbe sapere perchè i nostri ambulanti non rispettano una legge così ovvia. Mi piacerebbe sa-
pere perchè chi dovrebbe controllare non vede delle violazioni così evidenti e costantemente ripetute per
anni e anni.

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A Verona il neosindaco Tosi porta in questura i bambini che mangiano un panino per strada perchè
sporcano, qui si tollerano per anni questi abusi: non c'è una via di mezzo di buon senso?

Non siamo più ricicloni


Giuseppe Piasentin , 12/07/2007

Beh, dopo la deludente prova dello scorso anno, in cui il nostro Comune era drammaticamente sceso nel-
la classifica dei comuni ricicloni, quest'anno siamo riusciti a fare anche peggio. Nell'anno infatti del trion-
fo Veneto (18 Comuni veneti nei primi 22 classificati) nella nota classifica di Legambiente sui comuni che
meglio gestiscono il rifiuto urbano, San Bonifacio è scomparsa. Mi sono letto tre volte l'elenco prima di
crederci, ma San Bonifacio non è più un comune riciclone: non è sceso in classifica, ma proprio non c'è
più nell'elenco (la classifica si ferma al 220° comune, con circa il 40% di riciclo del rifiuto).
Drammatico peggioramento delle performances comunali o (come forse ci verranno a dire) il Comune
ha dimenticato di inviare i propri dati? In ogni caso si tratta di una dura perdita d'immagine. In ogni caso
è ora di tirarsi su le maniche perchè il paese non è mai stato così sporco, ed è sempre peggio. E questo non
occorre che venga a dircelo Legambiente.

Proposte
Giuseppe Piasentin , 08/06/2007

L'altro ieri un lettore commentava così un mio articolo sulla raccolta differenziata dei rifiuti. "Ok,
bene... Prendiamo atto. "Forse qualcosa di più o di meglio si può fare per diffondere una migliore cultura
della differenziazione". Proposte? "
Beh le proposte non mi mancano, non una, ma tante. Ne cito solo qualcuna. Non mi soffermo sulle cam -
pagne di volantinaggio, libretti conferenze e quant'altro: troppo facile. E non parlerò nemmeno di ronde,
segnalazioni spontanee, multe: non mi piacciono i metodi costrittivi (anche se "quando ci vuole ci vuole").
Ci sono metodi più efficaci e meno costosi.
Mi pare fin troppo ovvio che la prima cosa da fare è applicare la legge. In particolare la legge che rego-
la la TARSU (la Tariffa che i cittadini pagano per lo smaltimento dei rifiuti) che dice che in teoria ogni
singola famiglia dovrebbe pagare in diretta proporzione dei rifiuti che produce: se produce molto secco e
non differenzia paga tanto, se produce poco secco e differenzia paga poco. A San Bonifacio, lo sappiamo,
non è così, ma si paga in funzione del numero degli abitanti di una casa e dei metriquadri dell'abitazione.
Il Sindaco qualche tempo fa disse che il linguaggio dei soldi è chiaro a tutti: perchè non usarlo allora que -
sto linguaggio dei soldi? Io credo che se uno sa di pagare meno fa anche la differenziazione più volentieri.
Troppo difficile? La legge pè inapplicabile? Ci vogliono bilance pesarifiuti costosissime e puzzolenti?
BALLE! Ci sono sistemi semplicissimi che non costano nulla e che, guarda caso, sono quelli che usano i
comuni più ricicloni di noi. Magari ne parlo in uno dei prossimi articoli.
Altra proposta: facciamo leva sui bambini. Tutti i genitori sanno quanto possono essere rompiballe i
bambini quando motivati e istruiti. E quanto ci si vergogna ad essere ripresi dai propri figli. Promuoviamo
programmi di educazione al riciclaggio nelle scuole, e chiediamo ai bambini di vigilare in famiglia, di
controllare che papà e mamma riciclino in modo accurato. Educheremo contemporaneamente figli e geni -
tori.
Ancora: un buon metodo sarebbe un porta a porta molto ripetitivo: ogni settimana uguale alle altre, sen -
za mai nessuna eccezione. Che so: ogni lunedi la carta, ogni martedi e venerdi l'umido, ogni mercoledi e
sabato il secco. Cazzo: quando la strada è sempre la stessa la imparano anche gli asini.
E poi c'è un vecchio metodo, vecchio come il mondo, ma efficace come pochi altri, che si chiama "effi -
cienza e cortesia". Perchè semplicemente lasciare davanti alla porta i sacchetti di rifiuti "sbagliati", di cui

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parlavo ieri l'altro? Io credo che se l'operatore ecologico si prendesse la briga di suonare il campanello e
molto semplicemente dire "Signora, guardi che ha sbagliato giorno, il giorno del secco è domani e non
oggi", non costerebbe nulla, si derebbe un segnale di grande sensibilità e cortesia, e nel giro di poche set -
timane nessuno sbaglierebbe più...quanto meno per non sentirsi suonare il campanello alle 7.00 del matti -
no, mentre sei in mutande e fai colazione.
Io credo che le idee non manchino, basta volere, basta porsi un obiettivo e guardarsi intorno, per vedere
cos'hanno fatto gli altri: niente o quasi niente di quello che ho scritto qui è farina del mio sacco: son tutte
cose già presenti, con successo, da qualche altra parte d'Italia. Non servirebbe nemmeno essere troppo in-
telligenti o fantasiosi per essere bravi amministratori: basterebbe sforzarsi un pochino di copiare quelli
che sono più bravi di noi. E comunque anche poco è meglio del quasi niente che si sta facendo oggi in
questo senso.

Ancora proposte sulla raccolta dei


rifiuti
Gianni De Lillo , 26/06/2007

L'ex-Assessore all'ecologia Gianni De Lillo ci ha inviato questo contributo sul problema della raccolta
dei rifiuti. Ci sembra che per interesse e contenuti merita di essere messo in evidenza.
Mi rivolgo a MULTISERVIZI (dott. Fumo) a cui, nel seppur breve periodo da assessore, ho lasciato un
progetto chiaro per la risoluzione del problema. Il problema per il cittadino non è più la capacità o la co -
scienza di differenziare il rifiuto, ma quanto di individuare con certezza "matematica" quando il rifiuto
verrà raccolto. Ecco perchè in città "complesse" dal punto di vista culturale, morfologico, residenziale,
vengono stabiliti solo due giorni costanti per tutto l'anno e per ogni tipologia di rifiuto. Es. il martedi e il
venerdi il cittadino sa che deve esporre entro la sera prima, ogni tipologia di rifiuto, umido, secco, plasti-
ca, vetro-lattine. Il resto lo porta all'ecocentro, punto. Risolto il problema. Percezione, identificazione e
memorizzazione temporale di un evento che non muta nel tempo. E' come dire ogni domenica mattina si
va a messa. Difficile sbagliarsi. Nel contempo tutti i condomini hanno l'obbligo di esporre le modalità di
conferimento del rifiuto, pena sanzione amministrativa.

Ripensiamo i cassonetti
Giuseppe Piasentin , 11/05/2007

Domenica i soliti imbecilli hanno incendiato i cassonetti dell'Oasi. E' l'ultimo degli episodi di vandali -
smo che da un pò si vedono in paese. Si tratta di gesti inqualificabili, che non meritano nemmeno un com-
mento, vanno disprezzati e puniti. Punto.
Vorrei che però partendo da questo episodio ripensassimo un attimo ai cassonetti. Sono brutti, sono
sporchi, creano sporcizia e cattivi odori, ma soprattutto sono visti come una "terra di nessuno" attorno cui
molti maleducati si sentono autorizzati a lasciare di tutto, "tanto qualcuno poi porta via".
Nati come integrazione del porta-a-porta nella raccolta differenziata, in realtà i cassonetti non solo non
la favoriscono, ma addirittura ad alcuni (proprio perchè li vedono come "terra di nessuno"), sembrano of-
frire una specie di via di fuga dalla differenziata. Tant'è vero che i comuni più "ricicloni" d'Italia hanno
abbandonato i cassonetti e puntano tutto sul porta a porta.
Non solo sono inadeguati al loro scopo, ma sono controproducenti: se chi è più bravo di noi non li usa,
un motivo ci sarà.
Allora farei una bella proposta a Multiservizi (visto che adesso il servizio non è più gestito dal Comu-
ne): migliorate il porta-a-porta e abolite i cassonetti: elimineremmo molta sporcizia, molti odori, faremmo

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una città più bella, costringeremmo qualche maleducato a fare più attenzione con i rifiuti, e toglieremmo il
"combustibile" agli imbecilli!

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L’economia, il commercio, il territorio

Fuori dal Comune


Giuseppe Piasentin, 13/11/2007

“FUORI DAL COMUNE – La Camera di Commercio incontra il territorio” è una serie di incontri e studi
proposti dalla Camera di commercio per “contribuire ad una efficace programmazione dello sviluppo del
territorio, attraverso una più stretta collaborazione tra tutti coloro che hanno a cuore una crescita socio-
economica organica e duratura dei nostri comuni. “
Ecco, allora proviamo a raccogliere l’auspicio della Camera di Commercio per analizzare le potenzialità
del nostro territorio.
Rispetto alla media provinciale, si evidenzia per l’Est Veronese una maggiore inci-
denza dell’attività agricola sul totale delle attività (37,6%, contro il 22,2% riferito
alla provincia).
In questa zona, “terra del vino, dell’asparago e del radicchio rosso”, il settore pri-
mario riveste una particolare importanza. Le 6.254 imprese legate all’agricoltura rap-
presentano quasi un terzo del totale delle imprese agricole veronesi... Con riferimento
alle altre attività economiche, risultano inferiori alla media provinciale le percentuali
relative al terziario, in particolare commercio (16,5% contro il 21,4% di Verona-pro-
vincia), alberghi e ristoranti (3,3% contro il 5,2%), attività immobiliari, noleggio, in-
formatica e ricerca (7,8% contro l’11,1% provinciale).
Anche il settore industriale presenta numeri inferiori rispetto a quelli provinciali,
sia nelle attività manifatturiere (11,7% contro il 12,9% della provincia) che nelle co-
struzioni (15,0% rispetto al 16,7% del dato provinciale).

San Bonifacio è il centro più popoloso, la “Capitale” dell’Est Veronese, ed anche il comune a maggior nu-
mero di aziende dell’area. La capitale di un’area dovrebbe essere quella che meglio e più esprime le carat-
teristiche di quell’area. La Camera di Commercio disegna un Est Veronese agricolo, fondato sui prodotti
tipici, ma San Bonifacio, così come la conosciamo oggi, non c’entra niente con l’ispirazione agricola del -
l’area di cui vorrebbe essere capitale. San Bonifacio è un paese con due anime: quella industriale e quella
di dormitorio, un paese pieno di cemento sempre meno vivibile per i suoi abitanti italiani che piano piano
se ne stanno andando. San Bonifacio non c’entra nulla con la “terra del vino, dell’asparago e del radicchio
rosso”. San Bonifacio difficilmente può essere il riferimento per un’area con cui ha sempre meno in comu-
ne.
Bisogna riprendere subito il legame con il territorio. San Bonifacio deve tornare a farsi portavoce dei
temi dell’economia trainante dell’Est Veronese, deve tornare ad esserne la vera “piazza”, il mercato, la
vetrina. E deve farlo in fretta, prima che i sogni di “Capitale dell’Est Veronese” diventino una ben più tri-
ste realtà, quella di un “bubbone dell’Est Veronese”, da cui gli altri comuni cercheranno di prendere le di-
stanze.

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un programma pieno di vuoto
Giuseppe Piasentin , 24/04/2007

Chi ha disegnato il programma della Fiera di san Marco in distribuzione in edicole e negozi, voleva a
tutti i costi far vedere un programma fitto di tante iniziative: una fiera da ricordare.
L'aspetto del depliant è davvero ricco, apparentemente.
Nei fatti invece la realtà è molto diversa.
Infatti tra ripetizioni e comunicazioni di routine abbiamo in cinque giorni 6 volte la "apertura della Fie -
ra e mostra degli animali", ben 8 volte l'apertura dello stand dei prodotti tipici, 6 volte le "visite guidate
con il trenino turistico", e tutto il resto è ripetuto almeno due volte.
E così un programma che occupa un depliant a 8 facciate, poteva starci in un francobollo (probabilmen -
te i grafici si saranno detti che tanto nessuno legge). Chi guarda il depliant non può che pensare "Cazzo!
Quanta roba, che programma super", ma se si legge... quasi tutto ci stava in due righe: tutti i giorni aper-
tura della Fiera alle 9.00, stand dei prodotti tipici alle 9.30. Dalle 9.30 trenino turistico. Sabato e domeni-
ca "in volo con l'elicottero". Alle 21. spettacolo in palatenda. Poco altro. Stop.
Beh, poco male, questo in fondo è solo un pò di innocuo marketing, cercare di far bella impressione, un
pò di "pompaggio" per uno sforzo organizzativo che c'è stato (e, onore al merito, girando per gli stand si
vede bene che quest'anno l'organizzazione è meno artigianale del solito).
Per questo "peccato veniale" però ci sono dei peccati più gravi. Tutto questo finto "pieno" però nascon-
de due "vuoti":
Il primo è che non c'è nessun convegno o momento di discussione sui temi economici della nostra zona:
questi incontri, sempre presenti negli anni precedenti, erano l'unico momento di reale discussione e incon-
tro delle associazioni produttive del territorio, e il vero momento qualificante della intera manifestazione.
C'erano prima, ma ora sono letteralmente scomparse.
Il secondo vuoto è il convegno sui "Serenissimi", che non c'entra niente con la Fiera, ma si tiene nei
giorno della Fiera, nei capannoni della Fiera, e che nel programma della Fiera non c'è scritto. Chissà come
mai?

San Marco 2007: tutto oro?


Giuseppe Piasentin , 27/04/2007

Non posso negare che la Fiera di San Marco 2007, dal punto di vista organizzativo sia stata un grande
passo avanti rispetto alle annate precedenti. Probabilmente sarà stato merito della nuova gestione: da que-
st'anno infatti la fiera è gestita dalla Multiservizi, che ha voluto chiaramente ben figurare. La Collabora -
zione della Provincia (che ha riportato le bancarelle dei "Sapori tipici Veronesi" che già si erano visti a
dicembre) e della promoE20 (che ha fornito il supporto organizzativo) sono state evidenti. In particolare
mi sembrano meritevoli di menzione il nuovo logo della manifestazione (graficamente molto bello), i "to-
tem" informativi esposti per tempo in paese, i volantini e le brochures (anche questi molto gradevoli e cu-
rati, anche se un pò "pompati") la nuova e positiva distribuzione degli spazi all'interno e fuori dei tendoni,
le iniziative accessorie (l'elicottero, la mostra degli animali: non c'entrano nulla ma fanno fatto gradevole
contorno) e. dulcis in fundo, i cessi, finalmente presenti (non so se c'erano anche gli altri anni, ma se c'e-
rano erano ben nascosti, quest'anno c'erano e si vedevano).
C'è stato del buono, ed è stato ben visibile, e questo va apprezzato e sottolineato.
Ma, al di là di lustrini e paillettes, e di pregi organizzativi "importati" o "comprati" da altri, la Fiera di
San Marco 2007 non è stato tutto oro. Proprio per niente, anzi.
Non è stato tutto oro, ma sono rimasti e sono addirittura peggiorati i problemi sostanziali.

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Innanzitutto, come già sottolineato, è scomparsa la discussione, l'incontro tra le associazioni produttive,
e tra queste e il territorio. E questo è purtroppo la conferma di come la crisi tra Amministrazione e classi
produttive sia non solo persistente ormai da anni, ma ormai incancrenita. Il numero degli espositori loca-
li è rimasto stabile ma, percentualmente è quasi dimezzato: lo scorso anno le nostre Aziende espositrici
erano il 17%: 10 su 58 , quest'anno sono state il 9%: 14 su 156. La metà degli espositori venivano da fuori
provincia. Paradossalmente c'erano più stand di produttori di formaggio caprino sardo che artigiani sam -
bonifacesi. Che senso ha una Fiera campionaria locale se gli espositori locali sono sommersi da espositori
10 volte più numerosi che non hanno niente a che fare con noi? Che senso ha una Fiera Campionaria che
spinge il territorio sardo invece che il nostro? Per non parlare delle torme di inutile bancarelle colme di
inutile ciarpame cinese dell'ultimo giorno di fiera, quest'anno come e più del 2006.
Sono completamente mancate le Aziende di punta, quelle davvero capaci di caratterizzare il territorio,
di spiegare alla gente che cos'è San Bonifacio, cos'è l'Est Veronese. Eppure queste aziende non mancano.
Dov'era Ferroli? Eppure c'è il 50esimo di questa azienda sambonifacese leader mondiale del riscaldamen-
to, perno dell'economia locale. Dov'era Pakelo? Come mi sarebbe piaciuto vedere un bello stand Pakelo
con una Ferrari e un cartello che dice "L'olio della Ferrari campione del mondo nasce a San Bonifacio".
Dov'era Perlini con un bel Dumper, come tanti anni fa? Perchè non c'era un grande stand DeM, invece del -
le centinaia di banchetti cinesi? Dov'era la Cantina Sociale? e Pedrollo? E dov'erano le Aziende pubbli-
che? Perchè non c'era uno stand dell'ULSS che ha da mettere in mostra uno splendido ospedale che la gen -
te non capisce?
Ma sono mancate anche le piccole aziende agricole, quelle Aziende che avevano costituito la bella no-
vità lo scorso anno con il padiglione "L'oro del nordest", quest'anno inspiegabilmente scomparso, cancel-
lato, morto. Come si fa a fare promozione del territorio in questa maniera?
Ma nella mia analisi della Fiera di San Marco appena terminata, la cosa che più mi ha addolorato è stata
la scomparsa dei padiglioni delle nostre scuole. Nelle scorse edizioni le nostre scuole tecniche (in Partico-
lare l'Istituto San Gaetano e l'ISISS Dal Cero) avevano avuto dei propri padiglioni in cui i nostri ragazzi
avevano avuto modo e spazio di confrontarsi con la gente e con le Aziende. Si perchè una fiera non è solo
un posto dove si mette in mostra e si vende della merce, ma un luogo di confronto tra Aziende e territorio,
tra Aziende e Aziende, tra Aziende e fornitori di merci e di personale. Una Scuola è un luogo di formazio-
ne e quindi una "Azienda che produce personale". E la Fiera, gli anni scorsi, era stata vetrina (e palestra)
per gli studenti di oggi, personale Aziendale di domani. In Fiera se le Aziende incontarno le scuole posso -
no concordare progetti, addocchiare giovani interessanti, comprendere nuove potenzialità.
Ma quest'anno si è deciso di chiudere anche questa opportunità.
Al di là dei lustrini, al di là della surreale presenza del Tanko, la mia impressione sulla Fiera di San
Marco 2007 è quella di una ulteriore occasione persa per tutti: Classi produttive, giovani, normali cittadi-
ni, e amministrazione comunale.
Questa situazione va avanti da anni e non è più tollerabile. Credo sia giunta l'ora che davvero le classi
imprenditoriali sappiano far pesare il proprio ruolo e la propria importanza. La mia speranza è che sappia-
no superare le proprie difficoltà aggregative, se ne hanno, e che i singoli imprenditori sappiano guardare
al di là delle pareti della propria Azienda, nel bene delle Aziende e dell'intera comunità di San Bonifacio.
Occorre che si sappiano far sentire con gli strumenti che certamente hanno. San Bonifacio, tutta la comu-
nità di San Bonifacio, ha bisogno di una classe imprenditoriale forte e lucida per ripartire, per trascinare
avanti un paese frastornato e dormiente. Credo sia un loro dovere nei confronti della Comunità, oltre che
un loro sicuro interesse economico.

L'isola della salvezza


Andrea Zanuso , 03/04/2007

La crisi del centro storico di San Bonifacio è sotto gli occhi tutti. In questi ultimi anni il suo declino si è
accelerato portando il paese indietro di trent'anni. Per capire la portata del cambiamento in atto, senza
parlare delle ripercussioni sul piano sia socio economico che religioso, culturale e politico, basta andare
in centro al sabato ma soprattutto alla domenica mattina.

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Fino agli anni ottanta, alla domenica, piazza Costituzione, parte di corso Venezia e corso Italia, erano il
cuore del paese. La chiesa, le Messe domenicali in particolare, erano il centro sociale di aggregazione, il
rito collettivo di una comunità fortemente legata alla sua storia e alle tradizioni. La piazza era "viva", era
il palcoscenico sociale, politico e culturale della cultura cattolica, incarnata nella Democrazia Cristiana,
che si scontrava, e raramente confrontava,con la cultura socialista,comunista e liberale, e con i fermenti e
i cambiamenti del sessantotto che sono stati il motore della trasformazione della nostra società.
Ora invece i sambonifacesi che frequentano il centro sono ridotti a poche centinaia, le partecipazione
alle Messe è imparagonabile rispetto a quegli anni, gli stranieri sono visibilissimi e più presenti di noi, i
fermenti sociali assenti, la politica sempre più lontana dai cittadini.
Il commercio ha imboccato una discesa che sembra non avere fine, la piazza è sempre vuota salvo le
rare iniziative folkloristiche o musicali. I commercianti si lamentano oramai sempre più apertamente, al -
cune attività hanno chiuso, altre sono in crisi, il nostro paese non è più un'attrazione: nemmeno per i paesi
vicini, nonostante il nuovo Ospedale, per i quali una volta San Bonifacio era una meta e un riferimento.
Certamente ci sono cause e responsabilità diverse che hanno determinato questa situazione:
i centri commerciali, la mancanza di capacità e di idee delle amministrazioni comunali, l'assurda lun-
ghezza dei lavori di sistemazione del centro (tre anni) che ha fatto scappare la gente, la crisi del potere di
acquisto dei salari e degli stipendi, la mancanza di rinnovamento di tanti commercianti, ecc.
Ma guardiamo avanti per capire qual'è la formula vincente dei centri commerciali e dei centri storici
che non conoscono crisi. I centri commerciali hanno una galleria coperta: riscaldata d'inverno e climatiz-
zata d'estate, un centinaio di negozi, parcheggi comodi. I centri storici una zona pedonale, tra 50 e 100 ne-
gozi bene arredati e specializzati, un buon arredo urbano e parcheggi vicini.
San Bonifacio in parte ha già queste caratteristiche ad eccezione dell'isola pedonale. Infatti, solo una per -
manente isola pedonale può invogliare sia i sambonifacesi ad andare in centro che altri a venire nel nostro
paese. Quelle poche volte che si è fatta e che ci sono state delle attrazioni,
la gente è confluita ed i risultati ci sono stati. Una volta fatta l'isola, basterebbe programmare delle ini -
ziative commerciali di qualità (iniziative sui prodotti artigianali della zona, sui prodotti agricoli tipici e
stagionali...) e delle manifestazioni artistiche e culturali nell'arco dell'anno per creare un riferimento, una
abitudine, degli interessi e degli eventi per lasciare a casa l'automobile, o parcheggiarla sui parcheggi esi -
stenti, e venire in centro a godersi uno spazio qualificato, attrezzato, senza traffico e rumori assordanti,
dove passeggiare, incontrarsi, comperare e... chiacchierare.
Rimane sempre l'imprevedibilità del tempo perchè il nostro centro non ha portici, ma anche questo
aspetto potrebbe essere affrontato con un vero e nuovo progetto di arredo urbano.
Chi pensa di risolvere la crisi mettendo il disco orario dappertutto a mio avviso sbaglia e decreterà la
fine del nostro centro perché il problema non sono i parcheggi, ma un bisogno, un motivo, una attrazione,
un piacere che spinga i cittadini a fare quattro passi per venire in centro.
A mio avviso il rilancio del nostro centro non può passare se non attraverso l'isola pedonale e la volon-
tà e la fantasia di tutti noi, amministrazione comunale compresa.

Piazza vuota
Giuseppe Piasentin , 17/05/2007

Per molti, cittadini e amministratori, in maniera semplicistica vale l'equazione VIVIBILITA'=NO


AUTO. I nostri commercianti d'altra parte sostengono l'equazione NO AUTO=DESERTO. D'altra parte
non può andar bene nemmeno un'isola "nè carne nè pesce", come quella in corso Venezia. Temo che questi
ultimi non abbiano tutti i torti: dovrebbe infatti valere un'equazione più complessa VIVIBILITA'=PIACE-
RE E SALUBRITA'. E allora nella progettazione di un paese vivibile entrano tutta una serie di altri para-
metri (certamente relativi al traffico automobilistico, ma anche alle alternative disponibili ad esso, e all'at-
trattività, al numero e al tipo dei negozi, dei cinema, dei teatri, delle manifestazioni culturali, dei monu-

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menti, dei servizi pubblici ecc) che comportano una valutazione certamente complessa, ma anche comples-
siva e completa, degli obiettivi e dei provvedimenti da adottare.
Piazza Costituzione sembra confermarlo. Da quando è stata semplicemente chiusa alle auto, è diventata
un deserto: è sotto gli occhi di tutti. Io sono sempre stato (e continuo a esserlo) sostenitore della pedona-
lizzazione del centro, ma la nostra piazza principale, il cuore del nostro paese, continua a dirmi che non
basta chiudere una piazza o una strada per aumentare la vivibilità di un'area. Al contrario Piazza Costitu-
zione non è un'area pedonale, non ha il ruolo di aggregazione, di incontro, di discussione che la piazza do -
vrebbe avere: è un inutile deserto che invece di attirare gente la respinge. Provate a stare lì un quarto d'ora
ad osservare: vedrete che la gente ci fa il giro intorno e ha quasi paura ad entrarci, quasi come ci fosse un
burrone. Il tentativo di renderla vivibile semplicemente eliminando le auto l'ha resa invivibile.
Il problema va affrontato in modo sereno, con il dialogo, con il confronto, tenendo conto di tutte le
sfaccettature, ma soprattutto tenendo conto che l'obiettivo deve essere quello di fare piazze e strade piene
di gente sana e ben disposta, piazza e strade in cui sia bello venire, stare, fare acquisti, chiaccherare e tor -
nare, magari spesso.
Piazze e strade piene, non deserti.

Harry Potter: continuiamo


Giuseppe Piasentin , 07/06/2007

La "tre giorni" di Harry Potter ha deluso un pò per colpa del maltempo (e di qualche sbavatura organiz-
zativa), ma è stata un buon inizio.
La manifestazione infatti si è rivelata un interessante mix di elementi importanti in grado di attirare gen -
te e di creare affezione: il legame con qualcosa di universalmente noto (la saga di Harry Potter), lo spirito
di emulazione (i sosia e gli imitatori), il traino mediatico (i film, i libri), la solidarietà (l'AIDO e il Castel -
lo di lattine). In questo mix mancano il legame con il territorio e investimenti adeguati in immagine e or-
ganizzazione per farne nei prossimi anni una perfetta macchina di attrattiva turistica.
Già così i risultati sono stati lusinghieri, con l'interessamento anche dei network televisivi nazionali.
Adesso che il primo passo è stato fatto, la palla passa (o torna) a chi devrebbe promuovere il territorio: as -
sociazioni produttive e amministrazione comunale. L'occasione mi sembra ghiotta per i prossimi anni.

Musica e shopping
Giuseppe Piasentin , 30/08/2007

Bene, qualcosa si muove.


L'iniziativa dei Commercianti del Centro di animare l'area pedonale con alcune iniziative musicali è
buona e va premiata. Soprattutto è l'inizio di qualcosa.
E' buona per l'accoppiata spettacolo-apertura dei negozi: si sono viste troppe (in realtà quasi tutte) ini-
ziative negli orari di chiusura dei negozi. Intrattenimento e shopping sono complementari e si rafforzano
entrambi quando sono offerti in contemporanea.
E' buona per la scelta della "location": non Piazza Costituzione, che come sappiamo "scoraggia" il visi-
tatore, ma finalmente Piazzetta Italia, uno spazio apparentemente raccolto, che non scoraggia, ma in realtà
molto vasto, aperto su tre direzioni, abbellito dagli alberi e centrale rispetto all'offerta commerciale che
vorrebbe sostenere.
E' buona perchè finalmente abbiamo un primo accenno di coordinamento della categoria che, dopo tanto
tempo riesce a far vedere che, se vuole, può offrire qualcosa di buono alla cittadinanza.

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E' un embrione, un inizio che però lascia ben sperare. E allora auguri per l'inziativa.

Perchè non si incazzano?


Giuseppe Piasentin , 17/08/2007

Cosa aspettano i commercianti del centro ad incazzarsi di brutto e chiedere all'Amministrazione di dare
un pò di senso al mercato settimanale?
Abbiamo un mercato che non solo non serve a niente, ma fa danni.
Non serve agli ambulanti sambonifacesi che sono pochissimi ad esporre: io ne conosco due, ma non cre-
do che in tutto siano più di quattro o cinque: non è certo questo un grande vantaggio per l'economia loca-
le.
Non serve a valorizzare le merci del nostro territorio: il nostro mercato settimanale vende per la grande
maggioranza merce scadente, probabilmente nemmeno controllata e a norma, in gran parte di provenienza
cinese. Non ci sono prodotti gastronomici locali, ma non manca la bancarella delle specialità gastronomi -
che siciliane: che cosa c'entra con San Bonifacio? L'unico espositore che ha un minimo di tipicità locale è
il sig. Coffele, che vende il miele che raccoglie a San Giovanni Ilarione. Per il resto...
Questo mercato non crea indotto per i negozi, anzi non solo le bancarelle fanno concorrenza vendendo
spesso a costi infimi, ma con la merce che spesso vendono, "rovinano la piazza" e i clienti rimasti fregati
se ne vanno ad acquistare altrove.
Un mercato così non fa che attirare commercianti ed acquirenti stranieri (ma non i turisti, quegli altri),
aumentando le perplessità della popolazione autoctona e la percezione di una immigrazione già preoccu-
pante. E poi il mercato sporca le strade, rende impossibile il traffico anche degli automezzi di servizio e di
emergenza.
Mi è capitato di trovarmi per caso nel mercato di Bassano: tutto un fiorire di funghi di bosco, asparagi e
mobili tipici. Mi è capitato di essere anche a Sacile, con un'esposizione sterminata di allevatori di luma-
che, che attiravano gente da tutto il Friuli. Sia a Bassano che a Sacile non vai al mercato per comprare ca-
rabattole a buon mercato, ma per incontrare la tipicità di un territorio e della sua produzione.
Cazzo! Il mercato può e deve essere uno strumento, anzi LO strumento principe della promozione com-
merciale del territorio. Perchè altri lo fanno, e pure bene, e noi no?
Chi soffre più di tutti sono proprio i commercianti, che avrebbero tutti i vantaggi dalle strade pulite e
ordinate, da un mercato attraente e bello. Un mercato che fosse il fiore all'occhiello del nostro centro, e
non un problema.
E allora, perchè non si incazzano?

Montefortiana
Giuseppe Piasentin, 30/10/2007

Conoscete la Montefortiana, la gara podistica che ogni anno attira a Monteforte gente da mezzo mondo?
Avete mai visitato il sito? NO? Andatelo a vedere cliccando qui. Girateci un pochino e potrete farvi un'i -
dea di che cosa vuol dire iniziativa, inventiva, voglia di fare. La Montefortiana è una gara podistica nata
qualche anno fa con niente, solo con la buona volontà e l'inventiva di un gruppo di persone di iniziativa.
L'iniziativa poi è stata raccolta e valorizzata da amministrazioni intelligenti e da una pro-loco impegnata e
attiva (a proposito, qua la pro-loco ce l'hanno tutti e solo noi non ce l'abbiamo: noi abbiamo solo la Multi-
servizi).

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Conclusione: Monteforte (come Isola della Scala, come Soave, come molti altri comuni del
circondario), hanno un calendario di manifestazioni che attirano gente e soldi, un sacco di soldi, che en -
trano nelle casse del comune e permettono di ridurre le tasse e fare opere importanti, ma che entrano an -
che nelle casse di negozi, ristoranti, aziende, con un indotto enorme.
E noi?

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Case, case, case

Condomini a numero chiuso


Giuseppe Piasentin , 19/04/2007

Il Gazzettino di sabato 14.4 portava in prima pagina la proposta dell'Amministrazione comunale di Por -
denone, di limitare al 20% il numero di appartamenti occupati da stranieri in ciascun condominio. Mi pare
una proposta razionale, semplice, che avrebbe l'ovvio fine (e vantaggio) di "polverizzare" l'immigrazione
su tutto il territorio comunale, evitando la nascita di ghetti e garantendo in ogni "microrealtà" (condomini,
vie, quartieri) un rapporto numerico italiani/stranieri favorevole ai processi di integrazione. La proposta
pare vada bene a tutte le parti (immigrati, commercianti, popolazione italiana), eccetto una. Gli unici in -
fatti ad essersi opposti, e con vigore, a questa proposta sono i proprietari di immobili, ovviamente preoc-
cupati di non riuscire più a vendere i loro appartamenti. Visto che infatti la stragrande maggioranze del
mercato immobiliare è mantenuto dai migranti, imporre questo comportamento significherebbe pratica-
mente lasciare invenduti l'80% degli appartamenti disponibili.
Credo sia ora di dirci chiaramente che l'immigrazione è un grande affare a tutto vantaggio di impresari
e costruttori edili. Sulle spalle dei normali cittadini, e degli stessi migranti.

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Caro Alberto
Giuseppe Piasentin , 12-13/04/2007

Con questo articolo vorrei rispondere al bel commento di Alberto all'articolo "Come Cambierà il paese/2"
Caro Alberto,
forse Ti sembrerà strano, ma condivido in pieno le Tue preoccupazioni, ed è per questo che ho fatto
quelle proiezioni (che renderò prossimamente disponibili in maniera completa) e gli articoli che anche Tu
hai letto. Non vagheggio una cittadina multietnica, ma più modestamente una cittadina dove chiunque ci
abiti lo possa fare in maniera serena e gradevole. Questo temo sarà molto difficile nei prossimi anni, per
la disgregazione sociale creata dall'imponente immigrazione (italiana e straniera) di cui è oggetto San Bo-
nifacio. Il problema, te ne rendi ben conto, è l'enorme numero (diverse migliaia negli ultimi anni) di nuovi
abitanti giunti a San Bonifacio da fuori: tutti senza radici, senza rapporti con i luoghi e le persone, che
hanno completamente sovvertito la precedente rete sociale: non conta se italiani, stranieri: se in dieci anni
fossero venuti a San Bonifacio in migliaia da Soave, San Giovanni Ilarione, Lonigo e Monteforte, il risul-
tato non sarebbe stato molto meno dirompente. Di questo, seppure con accenti diversi, ci rendiamo conto
tutti. Tu mi porti alcuni esempi di culture in cui l'immigrazione è consolidata da decenni o più: i tuoi
esempi ci dicono che l'integrazione richiede tempi lunghi e piccoli passi. Negli USA come da noi, pochi
arrivi alla volta si integrano nella società preesistente, troppi la sconvolgono.
Con quelle poiezioni volevo dire due cose. La prima è che che la situazione è questa, e non c'è più spa -
zio per modificarla, perchè le case ci sono già per migliaia di nuovi cittadini sambonifacesi che, vista la
assenza di "domanda interna", verranno tutti da fuori.
La seconda è che questa è la diretta conseguenza del "Piano Regolatore" attualmente vigente che, nono -
stante avesse previsto un aumento di poche centinaia di abitanti nel decennio 1998-2008, ha programmato
la costruzione di quasi un milione di metri cubi di nuove case (pari a circa 3000 appartamenti da 100 me-
triquadri ciascuno): ci vuole poco a capire che di questi 3000 appartamenti un centinaio sarebbero stati sa-
turati dalla crescita prevista, e tutti gli altri sarebbero stati destinati ad immigrati: a chi sennò, visto che di
locali non ce ne sono più?
Proprio per questo l'attuale immigrazione a San Bonifacio non è un imprevisto, ma è stata deliberata-
mente decisa e programmata a tavolino attraverso quel piano regolatore.
Non voglio fare colpe, non mi interessa, ma credo sia ora che tutti noi cittadini prendiamo coscienza
della mutazione che il nostro paese sta subendo, e che ci impegnamo tutti per ridurre al massimo i disagi
che questo cambiamento comporta per tutti, locali e migranti. Ma per fare questo occorre parlarne con se-
rietà e serenità, senza proclami faziosi e senza editti populisti.
Forse non ha senso parlare di cose vecchie di dieci anni, ma credo sia opportuno riportare qualche dato a
spiegazione di quanto scritto ieri.
Il Piano regolatore generale vigente (approvato nel 1998), doveva programmare la crescita del territorio
per i successivi dieci anni. Per questo ha utilizzato delle proiezioni demografiche (certamente più scienti -
fiche e affidabili delle mie), prodotte dal CUEIM, centro universitario specializzato in questi servizi. Que-
ste proiezioni coprivano il decennio 1996-2005.
Cito testualmente dal PRG: "La popolazione prevista al 2005 risulta perciò essere: 16.096 (n. residenti
al 1995)x(100,30 : 100)=16.585. L’incremento teorico della popolazione nel decennio 1995-2005 risulta
pertanto di 489 unità."
Si era calcolato quindi che in 10 anni la popolazione dei San Bonifacio sarebbe cresciuta meno di 500
persone: un aumento del 3% circa.
Dopo un lungo e complicato calcolo sui vani e i metri cubi troviamo:
"il numero di nuovi vani da costruire entro il 2005 risulta essere:
(vani necessari al 2005) n. 31.920 - (vani al ‘91) n. 27.000 = 4.920 corrispondenti ad una cubatura di:
(numero vani da realizzare) 4.920 x 150 (mc/vano) = 738.000 mc."

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Quindi 489 persone secondo il nostro piano regolatore, richiedevano 4920 vani (oltre 10 vani per ciascu-
na persona), e un totale di 738.000 metricubi, con un aumento del volume complessivo di volume per abi -
tazioni di oltre il 18%: un aumento del 3% delle persone, ma un aumento del 18% delle case.
Secondo il Piano regolatore ogni nuovo cittadino sambonifacese avrebbe quindi generato un fabbisogno
di 1481 metricubi di "case", e ogni nuova famiglia (2,6 persone secondo quel Piano regolatore) 4000 me-
tricubi. Per ogni nuova famiglia prevista quindi si è programmato di costruire l'equivalente di oltre 13 ap-
partamenti da 100 metriquadri, o di 25 miniappartamenti da 50 metriquadri.
Quindi ogni "nuova famiglia" locale prevista ha generato spazi per almeno una dozzina di nuove fami-
glie provenienti da fuori, che puntualmente sono arrivate, o arriveranno.
Credo non ci sia assolutamente niente di illegale in tutto questo: si tratta semplicemente di scelte politi -
che ben chiare e determinate. Ma credo sia giusto dire che quello che accade oggi è il naturale frutto di
quelle scelte politiche.
Se volete verificare, il Piano Regolatore Generale è un atto pubblico, potete tranquillamente richiederne
una copia in Comune.
Mi pare ce ne sia abbastanza per riflettere.

Qualcuno ricorda la "Casa Olivae"?


Giuseppe Piasentin , 15/05/2007

Per chi (e temo siano in molti) non lo ricordassero, Simone Lorici fu poeta e filosofo di fama, nato e
vissuto a San Bonifacio per molti anni, per poi trasferirsi a Rimini negli ultimi anni della sua vita. A San
Bonifacio viveva in una bella casa in Praissola.
Bianca, ad un solo piano, con poco verde attorno, ed un bell'olivo davanti, era una casa insieme mode-
sta ma particolare, come il suo abitante. Il suo nome, scritto in verde sopra all'ingresso, "Casa Olivae" ("la
casetta dell'Olivo"), richiamava insieme la modestia, la natura e la pace, temi cari a Lorici, che in questi
amava rispecchiarsi.
Alla morte del poeta la casa è stata venduta, e sostituita in pochi mesi dall'ennesimo condominio: un al-
tro cubo di cemento non necessario, non richiesto dalla popolazione. Un cubo che aggiunge 12 nuovi ap-
partamenti alle centinaia in attesa di essere occupati da migranti. Un altro piccolo tassello di vita vivibile
cancellato e sostituito dal "dio metrocubo" che ormai dilaga nelle nostre vie.
Io credo che se ci può essere un simbolo dell'attuale degrado non solo edilizio, ma di vivibilità e di
idealità del nostro paese, questo possa essere proprio la "casa Olivae" di Simone Lorici.

Lavoro qualificato
Giuseppe Piasentin , 06/07/2007

Qualche giorno fa la posa della prima pietra della nuova zona industriale nord di San Bonifacio. Visto il
gran numero di capannoni inutilizzati che si vedono in giro, ho qualche dubbio sulla necessità di questa
nuova ZAI, ma oggi non voglio parlare di questo. Nella cerimonia inaugurale infatti si è posta enfasi sui
nuovi posti di lavoro che questo nuovo insediamento produrrà (oltre 1600), ma soprattutto su come questi
posti saranno di "lavoro qualificato". Io credo che questo sia l'unico motivo che giustifichi questa nuova
ZAI per la nostra comunità. Negli ultimi decenni infatti San Bonifacio ha puntato al ribasso, su un'edilizia
di massa e popolare, su disponibilità di lavoro di basso livello, sempre più con prospettive incerte e tem -
poranee. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: immigrazione massiva, impoverimento medio della popola-
zione, disgregazione sociale, fuga di servizi e attività commerciali, sostituiti via via da banche, finanzia -
rie, agenzie immobiliari. Io credo che l'unico vero obiettivo che questa nuova ZAI debba perseguire sia

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davvero la creazione di posti di lavoro qualificati, a buona redditività e stabilità lavorativa nel tempo. Po-
sti in grado di dare solidità economica alle famiglie, e interrompere il circolo vizioso in cui il paese è ca-
duto. Se questo non accadrà, la nuova ZAI non sarà altro che l'ennesima manovra speculativa, altre valan -
ghe di cemento in grado di attirare solo centinaia di immigrati senza qualifica che andranno ad abitare
quelle centinaia di appartamenti popolari già costruiti ma che nessuno vuole più.

Il mercato vincerà?
Giuseppe Piasentin , 04/07/2007

Corrono voci (e sono voci attendibili) che finalmente gli impresari comincino a rompersi le balle di co -
struire condomini che rimangono invenduti. Infatti l'immigrazione rallenta (o cresce a velocità minore di
quella di edificazione dei condomini), e gli appartamenti costruiti restano lì, invenduti. A centinaia e cen-
tinaia, immobilizzando capitali di decine di milioni di euro. A quanto pare qualche impresario comincia ad
allentare il ritmo, a non avere più tanta fretta di costruire, di buttare soldi per costruire condomini che
probabilmente non riuscirà a vendere se non tra svariati anni.
D'altra parte non poteva durare molto questa politica edilizia, inadatta alle famiglie con stabilità econo-
mica, sociale e affettiva, che sono scappate o scappano. Ma inadatta anche alle famiglie meno abbienti,
con situazione economica instabile o di migranti senza radici, cui offre loro solo case a prezzi folli.
Il mercato finalmente sembra ribellarsi. Chissà se alla fine il mercato vincerà. Io ci conto.

Sono proprio un cretino


Giuseppe Piasentin , 21/08/2007

Stavolta ci sono cascato anch'io. Possibile che non me ne fossi accorto prima? Quando ho commentato
l'abolizione dell'ICI sulla prima casa da parte della nostra Amministrazione Comunale, avevo pensato ad
una operazione di "restyling contributivo" con finalità più elettorali che altro. Motivazione banale, ma ap-
parentemente convincente. Invece mi sbagliavo, e non avevo visto la cosa più ovvia: non solo non c'era in-
tenzione di ridistribuire equamente le tasse (questo l'avevamo già detto) ma lo scopo probabilmente non
era nemmeno quello di raggranellare un pò di consenso. La motivazione secondo me era un'altra: ridare
respiro al mercato immobiliare che a San Bonifacio ristagna. Infatti le case costruite e invendute ormai su-
perano le mille, e i cantieri vanno a rilento vista la montagna di invenduto.
C'era ormai il rischio di paralizzare il mercato, di dover abbassare i prezzi (orrrrroooore, come vivranno
gli immobiliaristi , adesso poi che la bolla dei mutui sta venendo fuori?). Cazzo! mille appartamenti fermi
non sono mica bruscolini: a una media di 150 mila euro l'uno fanno 150 milioni di euro: trecentomiliardi
di lire! E che si fa, si lasciano fermi là? Non sia mai!
E allora ecco che dal cilindro si tira fuori l'esenzione dell'ICI prima casa, che è una bella molla per atti -
rare nuovi compratori di immobili. Si ma che compratori? Beh è facile rispondere: quelli a cui pagare una
tassa di meno fa gola, cioè gli unici acquirenti ancora disponibili sul mercato che sono i migranti, quegli
stranieri che nessuno vuole, ma a cui si continua ad offrire abitazioni e che, adesso, vengono attirati an -
che con la lusinga della mancanza di tasse sulla prima casa.
Si ma tanto chi se ne frega se San Bonifacio scoppia di una immigrazione che poi nessuno gestisce?

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Storie di bambini e scuole

Dopo un anno siamo ancora qua


Giuseppe Piasentin, 11/09/2007

Anche quest’anno, come ogni anno, ieri sono ricominciate le scuole. Dopo un anno, se dovessi scrivere
un articolo su questo argomento, riscriverei lo stesso articolo dello scorso anno: niente è cambiato in me-
glio, caso mai è peggiorato qualcosa.
I libri sono sempre più cari, si comprano e si pagano libri che non verranno nemmeno aperti, le mense
non sono più care, ma si paga in anticipo e anche se non si consuma, lo stesso vale per gli scuolabus. Nes-
suno sembra fare nulla per ridurre questi costi. La scuola è sempre più un lusso, sempre meno un diritto, a
San Bonifacio come e forse più che nel resto d’Italia.
La scuola non solo è un diritto, ma è uno strumento di emancipazione, di uguaglianza e, con la grande
presenza di immigrati che abbiamo, uno strumento fondamentale di integrazione.
Se non capiamo questo, se non aiutiamo tutti i ragazzi, tutte le famiglie ad accedere al sacrosanto diritto
allo studio, non impoveriamo solo quei ragazzi e il loro futuro, ma impoveriamo le prospettive future di
tutta la nostra comunità.

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I bambini a San Bonifacio

Giuseppe Piasentin, 20/11/2007

Su Youtube ho trovato questo video. Il titolo è “I bambini a San Bonifacio”, sottotitolo: “ecco il nuovo
sport nazionale dei bimbi di San Bonifacio”.
Le immagini sono di una crudezza infinita, con quattro bambini che, in piazza Costituzione, giocano con
sacchi di immondizia abbandonati lì dopo una qualche manifestazione in piazza, mentre chi li riprende
canticchia sarcastico e irridente: “Pioggia di merda su di me”.
E’ un video folle e atroce. E’ un’incredibile offesa all’infanzia, ma è anche la provocatoria denuncia di
uno stato di incuria inqualificabile, di un paese sporco e trasandato come non è mai stato, un terribile atto
di accusa contro un problema, quello della raccolta dei rifiuti, che sta letteralmente trasformando quello
che era una civilissima cittadina in un immondezzaio, in cui non c’è più rispetto nemmeno per i bambini.

Per Guillaume niente scuolabus


Giuseppe Piasentin , 16/04/2007

Oggi arriva a casa mia Guillaume, il ragazzino francese che, negli scambi culturali portati avanti dalle
nostre scuole medie da anni, ha ospitato mio figlio in Francia il mese scorso.
Guillaume e altri 20 ragazzi francesi staranno a San Bonifacio una settimana, abiteranno nelle nostre
case, frequenteranno le nostre scuole, ma non potranno usare i nostri scuolabus, per cui dovrà andare a
scuola (e tornare) a piedi. Per carità, poco male, sono ragazzi giovani, con l'argento vivo addosso, e le
giornate sono belle.
Però gli è interdetto l'uso degli scuolabus sempre per lo stesso motivo delle Assicurazioni e dei Pullmi-
ni non a norma, di cui abbiamo parlato più volte e che, a distanza di anni, è ancora li.
Ma soprattutto spiace vedere come, ancora una volta, davanti ad ospiti stranieri, seppure giovani, dare-
mo un'accoglienza modesta, fredda e un pò infastidita, come sempre.

Ancora cambiamenti per le tariffe


della mensa scolastica
Giuseppe Piasentin, 2-3-6/08/2007

Come d'abitudine, l'estate porta la nuova variazione sul tema "Pagamento delle mense scolastiche".
Dopo l'istituzione della tassa di iscrizione di 35 euro, il pagamento forfettario anzichè a consumo, il paga -
mento trimestrale anzichè mensile, adesso è arrivato il pagamento anticipato.
Stando all'Assessore Pasetto (su San Bonifacio Notizie maggio/giugno 2007), "la decisione di adottare
tale nuovo sistema di pagamento si è resa oltremodo necessaria ed improrogabile al fine di cercare di far
fronte al dilagante malcostume di tutti quei genitori che, pur facendo usufruire ai loro figli del servizio
mensa, non provvedono al regolare pagamento delle relative rette o vi provvedevano dopo molto tempo ed
a seguito di ripetuti solleciti". Giusto, parole pesanti, roboanti ma sacrosante ("oltremodo necessaria ed
improrogabile" ... "dilagante malcostume"), se non fosse che proprio i dati che l'Assessore riporta in una
tabella a conforto delle sue affermazioni, ci dicono che non c'è nessun dilagare, nessuna emergenza.

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Prendetevi il giornale e andate a verificare: la morosità era in totale di circa 15 mila euro 3 anni fa, 2
anni fa e anche l'anno scorso: nessun cambiamento, nessun dilagare: sempre gli stessi 15 mila euro. 15
mila euro l'anno sono il 3% della spesa totale (la mensa fattura circa 500 mila euro l'anno), una percentua -
le che, anche se dovrebbe tendere effettivamente a zero, comunque non costituisce un'emergenza in un
paese, l'Italia, in cui l'evasione fiscale arriva a quasi il 50% e chi non evade spesso è considerato un creti -
no. Soprattutto però bisogna dire che (basta fare un pò di conti) si sta parlando comunque di pochi bambi -
ni, si e nò una cinquantina su un totale di oltre mille, di cui si sa, ovviamente nome, cognome e indirizzo.
E allora perchè se si tratta di poche decine di nomi, tutti noti e ben chiari, non si colpisce il singolo che si
comporta in modo sbagliato, ma si spara nel mucchio, penalizzando tutti?
Il dato che invece emerge in modo evidente è che la "morosità" del servizio mensa delle scuole dell'ob -
bligo è sempre più a carico della componente straniera, e sempre meno a carico di quella italiana. Io credo
che questo sia il problema da approfondire davvero.
La prima cosa da dire è che quei numeri non fotografano un malcostume che si diffonde, ma un anda-
mento demografico noto. Mi spiego: se prima c'era uno straniero su cento che non pagava, adesso è ancora
uno straniero su cento, ma prima i bambini stranieri erano pochi, adesso sono molti di più, quindi il pro-
blema cresce. Il fatto è che i bambini di San Bonifacio sono sempre più stranieri e sempre meno italiani, e
che l'immigrazione a San Bonifacio (al di là dei proclami) non è stata mai nè limitata nè gestita, ma è stata
solo richiamata in modo cieco e disordinato. I dati dell'assessore non ne sono che uno dei tanti effetti.
Che comunque gli stranieri fossero, in proporzione, pagatori meno attenti degli Italiani era evidente an -
che prima. Ma non si è mai fatto nulla di specifico per affrontare il problema degli immigrati, per capire
perchè non pagano e nemmeno si rivolgono ai servizi sociali, ma ci si è limitati a cambiare le regole per
tutti. Nessuno si è chiesto se questi non pagano perchè nei loro luoghi di provenienza non si pagano questi
servizi (magari nemmeno ci sono), o perchè credono che siano gratuiti, o perchè non capiscono neanche
una parola dei nostri moduli, o perchè non hanno alcun contatto reale con la scuola (che quindi non riesce
a comunicare loro le nostre regole). Nessuno ha mai preso problemi focalizzati, diretti agli immigrati, per
far loro pagare il giusto?
Si dirà: "Sono loro che sono venuti qua, spetta a loro informarsi".
Vero, ma intanto loro non lo fanno, l'amministrazione non prende provvedimenti focalizzati e le conse-
guenze cadono sulla testa di tutti. E allora torno a chiedermi perchè se si tratta di una fascia ben precisa di
persone non si agisce in modo focale, ma si spara nel mucchio, penalizzando tutti?
Che non ci sia nessuna emergenza di bilancio legata alla morosità nelle mense scolastiche era comun -
que evidente anche dal bilancio consuntivo del Comune, da cui si vede come le entrate del servizio mensa
sono superiori alle uscite, cioè la mensa non è una spesa, ma una fonte di guadagno per l'Amministrazione
Comunale. Eppure la mensa scolastica dovrebbe essere un diritto (ed essere, almeno idealmente, gratuita
per il singolo e a carico della comunità): vabbè un contributo, ma guadagnarci pure...
Da tre anni comunque stiamo assistendo ad un progressivo attacco al diritto allo studio da parte del-
l'Amministrazione Comunale. In nome infatti del bilancio l'Amministrazione ha sistematicamente pena-
lizzato le famiglie che utilizzavano mense scolastiche e scuolabus. Eppure non c'era un grande problema
di bilancio (teniamo conto che già prima dell'arrivo dell'attuale sindaco i contributi delle famiglie copriva -
no l'80% delle spese relative), gli "evasori" sono pochi e ben rintracciabili, la "fascia" di utenti su cui agi -
re è nota, selezionata, facile da individuare. Invece niente provvedimenti sui diretti responsabili, niente
prevenzione con azioni mirate, ma riforme generali e onerose per l'intera utenza. Altro che "pene certe"
per chi sbaglia. La conseguenza, ovvia, è stato l'abbandono dei servizi, come si è avuto con la mensa delle
scuole medie, chiusa per mancanza di domande. D'altra parte è facile: la via più facile per eliminare il de-
ficit di un servizio, anche se necessario, è eliminare il servizio. Ma qual'è il senso di un ente pubblico: eli -
minare il deficit o eliminare i servizi necessari?

Ma siamo matti?
Giuseppe Piasentin, 12/09/2007

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Da l’Arena di Domenica 9 Settembre 2007
“Il Comune potrebbe giungere alla drastica decisione di sospendere le mense scola-
stiche: troppi «furbi» fanno mangiare gratis e la gestione economica del servizio è di-
ventata tanto difficile che da quest’anno il pagamento della retta sarà anticipato.
Spiega l’assessore alla pubblica istruzione, Federico Pasetto: «Il danno per il Comu-
ne, a causa dei mancati pagamenti, è stato di quasi 26mila euro che, aggiunti a quelli
dei due anni precedenti, arriva a complessivi circa 60mila euro.”
Parliamoci chiaro: le mense scolastiche “fatturano” all’incirca 500 mila euro l’anno. I 60 mila euro in
tre anni fanno il 4% del fatturato complessivo 2004-2006.
E per un buco del 4% in tre anni il Comune vorrebbe togliere la mensa al 96% che ha pagato regolar-
mente? Ma siamo matti?

E nessuno potrà dire di non essere


stato avvisato
Daniele Adami, 14/09/2007

In tutta Italia inizia la scuola e l’evento induce alla gioia per qualcosa che inizia, sarà un viaggio alle -
gro di tanti bambini che si trovano per la prima volta oppure si ritrovano dopo le vacanze. Si và avanti.
In televisione solo immagini di bambini davanti alla scuola felici della loro cartella nuova.
L’anno scolastico invece a San Bonifacio si apre all’insegna di un articolo dell’Arena profondamente
negativo perchè a Sambo c’è sempre qualcosa che non va: quest’anno sono le famiglie dei “furbi” che non
pagano la mensa usufruita dai figli, l’anno scorso era un altro bambino “furbo” che si era iscritto alle me-
die di San Bonifacio, pur essendo residente a Monteforte. Prima ancora i furbi erano ancora i genitori che
volevano pagare meno la mensa.
Non ci è permesso di gioire neanche il primo giorno di scuola, perchè quello che nel mondo è un giorno
di festa, a San Bonifacio è il giorno dei furbi. D’altra parte in tutto il mondo la scuola è occasione di cre-
scita e di apprendimento, mentre a San Bonifacio è solo una maniera per rubare soldi dalle casse comuna -
li.
Ma ora c’è chi sa come sistemare i “furbi”. E, come scrive G.B. Su quell’articolo dell’Arena: “ E nessu -
no potrà dire di non essere stato avvisato”.
I nostri figli mentre costruiscono il loro e il nostro futuro vengono presentati come ladri di un piatto di
minestra. E c’è ancora incredibilmente gente che applaude. Povera triste comunità di San Bonifacio, a che
cosa siamo giunti!

Questione di principio
Fabio, 17/09/2007

“Non è un fatto di soldi, ma di una questione di principio!”. Così sono stato apostrofato qualche giorno
fa discutendo con un compaesano sull'ipotesi di sospensione del servizio delle mense scolastiche minac -
ciata dall'Amministrazione. Devo dire che sull'impostazione del discorso mi trovo d'accordo: nessuna va-
lutazione economica può in alcun modo far decadere un principio. In caso contrario dovremmo ammettere
la corruzione tra le pratiche eticamente accettabili. Quindi, sgomberiamo il campo da disquisizioni sui co-
sti, che peraltro sono state già affrontate in un precedente articolo, e parliamo solo di “principi”.

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Il principio su cui si fonda la minaccia del Comune è il seguente, mi pare di capire: è ingiusto che ci sia-
no persone che usufruiscono gratis di un servizio che tutti gli altri pagano. Il principio è corretto, ma da
esso si vuol far discendere un provvedimento del tutto iniquo. Se qualcuno si comporta male, va corretto
o, per usare un termine tanto caro ai forcaioli, “punito”. Qui però non si colpisce il reo, o almeno non solo
lui, ma con lui tutti gli innocenti. È una sorta di rovesciamento di un vecchio detto: “Colpirne cento per
educarne qualcuno”...
Non citerò i regimi che in passato hanno usato questo sistema per non sentirmi accusato di esagerazioni,
mi limito a ragionare sul principio. Nessuna ingiustizia può passare per equa solo perché dispensata a tut -
ti. Nessuna ingiustizia ha poi mai avuto effetto educativo nei confronti dei trasgressori. Peraltro, un tale
provvedimento non avrebbe uguali conseguenze su tutti, con ogni probabilità non poche famiglie si tro-
vebbero a dover affrontare difficoltà se i figli non potranno più usufruire del servizio mensa.
Ci sono poi una sequela di principi che impongono la conservazione del servizio mensa. In primo luogo
la garanzia di tale servizio rientra nel diritto allo studio e in uno Stato di Diritto non si può arbitrariamen -
te sopprimere un diritto. In secondo luogo, ma non in ordine di importanza, occorre tutelare le famiglie. È
del tutto inutile fare proclami e partecipare a manifestazioni in favore della famiglia se poi non si attuano
politiche reali di difesa e di sostegno della stessa. Ma c'è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare: spetta
all'Amministrazione occuparsi dei cittadini e non ai cittadini di occuparsi dell'Amministrazione. Occupar-
si dei cittadini vuol dire mettere a disposizione servizi efficienti e garantirne i diritti. Sembra invece, dalle
dichiarazioni lette dall'assessore sul giornale, che l'unico cruccio dell'Amministrazione in carica sia far
quadrare il bilancio ad ogni costo. È la solita solfa dell'amministratore-manager, che gestisce il Comune
con le logiche della partita doppia. Ma anche il bilancio è finalizzato al benessere della cittadinanza, non
viceversa. E in ogni caso, l'ho detto all'inizio, nessuna monetizzazione può essere applicata alle valutazio-
ni di principio.
Non so come si concluderà la questione, mi auguro che l'Amministrazione rinsavisca e si occupi di col -
pire i trasgressori anziché tagliare un servizio essenziale. E che certe miserabili questioni non debbano più
meritare gli onori della cronaca.

Le mense fanno pensare…


Andrea Zanuso , 18/09/2007

La questione mense appare come l'ultimo esempio di una amministrazione comunale che disprezza i ser -
vizi pubblici e che, incapace di affrontare e risolvere i problemi, si vendica limitandoli o facendoli chiu -
dere.
Chi fa politica, ma soprattutto chi ha una carica amministrativa, dovrebbe agire con un disinteressato
spirito di servizio verso la comunità; purtroppo assistiamo ad una gestione che spesso diventa strumento
di supremazia, di potere se non di promozione della propria presunta carriera politica. Credo che chi non è
capace o sbaglia nel gestire la cosa pubblica, non debba arrogarsi il diritto di distruggerla per dimostrare
che è forte o che sa comandare, ma che dovrebbe avere l'umiltà ed il coraggio di abbandonare il suo inca-
rico o ruolo, perché non tutti possono essere all'altezza a svolgere il ruolo di pubblico amministratore che
peraltro è difficile e spesso logorante. Chi si giustifica affermando che è stato eletto, che ha avuto un
mandato elettorale e che quindi le sue decisioni di chiudere dei servizi sono legittime, quando non riesce a
gestirli a mio avviso dovrebbe invece dimettersi proprio per rispettare la maggioranza degli elettori che,
sia di destra, di centro che di sinistra, elegge i candidati per migliorare e rendere più efficienti proprio i
servizi pubblici se non addirittura per espanderli o rinnovarli. La mensa scolastica svolge un ruolo educa -
tivo e sociale di enorme importanza. Sopprimerlo perché il 4% non paga la retta senza entrare nel merito
di questa situazione e trovare delle soluzioni, trovo sia sbagliato, assurdo se non inaccettabile. Un terribile
dilemma a questo punto mi sorge spontaneo, che sia meglio togliere il pane dalla bocca dei bambini o to -
gliere civilmente ed educatamente qualcuno dalla sedia ?

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Mi manca qualcosa
Giuseppe Piasentin, 17/12/2007

Caro Assessore Pasetto, si ricorda quello che Lei ha dichiarato all’Arena qualche mese fa? Glielo ricor -
do: “Il Comune potrebbe giungere alla drastica decisione di sospendere le mense scolastiche: troppi
«furbi» fanno mangiare gratis e la gestione economica del servizio è diventata tanto difficile che da que-
st’anno il pagamento della retta sarà anticipato.
Spiega l’assessore alla pubblica istruzione, Federico Pasetto: «Il danno per il Comune, a causa dei
mancati pagamenti, è stato di quasi 26mila euro che, aggiunti a quelli dei due anni precedenti, arriva a
complessivi circa 60mila euro.”
Affermazioni gravi, che hanno rasentato l’insulto per molte famiglie, e per moltissime altre motivo di
dubbio e sospetto. Sono passati i mesi, la questione non è mai stata affrontata in consiglio comunale e non
c’è stato dibattito con l’opposizione, per cui ogni successiva decisione è stata interna alla giunta. E la
giunta ha deciso di non dare seguito alle Sue affermazioni: per fortuna le mense hanno continuato come
prima, nessuna sospensione del servizio: le sue parole sono rimaste parole, non seguite da alcun fatto.
Credo che molti, come me, ne siano felici, ma credo, caro Assessore, che Lei debba qualche spiegazio-
ne. Come mai non sono state chiuse le mense? Le Sue sono state affermazioni autonome, non condivise
dal resto della giunta? E allora perchè non lo spiega pubblicamente e, se è convinto di quello che ha detto,
dà le dimissioni? Oppure le sue erano valutazioni sbagliate? Come dicevamo noi il “danno” per le casse
comunali non era enorme ma, al contrario, era minimo? E allora a maggior ragione perchè non spiegate
alla gente il vostro errore e ne fate ammenda? Oppure, come sembra, chi non aveva ancora pagato ha rego-
larizzato la sua posizione e gli insolventi hanno risolto i loro debiti? E allora non sarebbe il caso di scu -
sarsi pubblicamente di aver insultato senza motivo così tante persone?
Caro Assessore Pasetto, Lei è una dei pochissimi rappresentanti di questa amministrazione che rivedrei
volentieri ricoprire un ruolo anche nei prossimi anni, quanto meno perchè è capace di sorridere (virtù a
quanto pare molto rara finita la campagna elettorale), e so che è uno dei lettori di questo blog, mi creda:
San Bonifacio ne ha le tasche piene di amministratori offensivi, insultanti, superuomini con la verità in ta-
sca e che inanellano un errore dietro l’altro senza mai ammetterlo. Ci faccia vedere che almeno Lei sa an-
che dare qualche spiegazione.

Re: Mi manca qualcosa


Federico Pasetto, 20/12/2007

Gentile Dott. Piasentin,


Le anticipio via mail personalmente quanto scriverò nel sito e nel prossimo giornalino comunale.
Premetto che in considerazione al fatto che ci incrociamo al Centro Commerciale spesso e volontieri
avrei risposto sicuramente a tutte le Sue domande, ritenendo comunque assolutamente legittimo quanto da
lei scritto.
Le faccio dunque il punto della situazione alla luce del noto articolo da lei citato.
La situazione delle morosità scolastiche negli anni passati è stata la seguente:
1. Morosità totale anno scolastico 2004/2005 pari a Euro 17.152,00=
2. Morosità totale anno scolastico 2005/2006 pari a Euro 13.453,00=
3. Morosità totale anno scolatico 2006/2007 pari a Euro 20.452,00=
Per quanto concerne invece la morosità del corrente anno scolastico la situazione è la seguente:

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1. Prima rata 2007/2008 nessuna morosità.
2. Seconda rata 2007/2008 morosità pari a Euro 1.054,00=
3. Morosi seconda rata 2007/2008 n 9 utenti su 756 iscritti
Alla luce di questi dati è presto data risposta alla Sua domanda; non è stato dato corso alla minaccita so -
spensione della mensa perchè l’attività svolta dall’ufficio pubblica istruzione ha portato a questo dato
gratificante.
Non capisco invece alcune Sue affermazioni dell’articolo “Mi manca qualcosa”:
1. Per quale motivo le famiglie si sarebbero dovute offendere? Certamente chi ha sempre giustamente e
puntualmente pagato non aveva motivo di offendersi dato che l’articolo non riguradava loro, anzi
avrebbero dovuto indignarsi nel sapere che tanti genitori furbescamente non pagavano. Lo ricordo al
fine di evitare strumetalizzazioni: le persone con difficoltà economiche possono rivolgersi ai servizi
sociali ma Le garantisco che tra coloro che non hanno pagato vi sono anche persone sicuramente ab -
bienti.
2. Alle parole non è seguito alcun fatto: non è vero, alle parole è seguita una puntuale azione di sollecito
che ha portato al risultato sopra esposto. Qualora si fosse paventata la possibilità di sospendere il ser-
vizio mensa ne avremmo discusso nelle sedi opportune. Le rammento inoltre che la questione del re -
cupero delle rette mense scolastiche come quelle dei trasporti è di comptenze nemmeno della Giunta
ma degli uffici competenti.
3. Credo che molti, come me, ne siano felici, ma credo che manchi qualche spiegazione. Come mai non
sono state chiuse le mense? Ribadisco che le mense non sono state chiuse perchè le motivazioni che
aveva portato alla dichirazione resa sul quotidiano l’Arena sono venute meno: gli utenti pagano.
4. Perchè quelle di Pasetto sono state affermazioni autonome, non condivise dal resto della giunta? Qui
la domanda la faccio io? Chi non avrebbe condiviso le mie affermazioni?. Questa non è una domanda
provocatoria ma ne ho legittimo interesse.
5. E allora perchè non lo spiega pubblicamente e, se è convinto di quello che ha detto, non dà le dimis-
sioni? Innanzitutto sarebbe difficile spiegare pubblicamente ogni decisione, e poi quale spiegazione?.
Quella di avere fatto l’interesse della collettività nell’aver cercato di fare pagare un servizio comunale
che per ora non è gratuito? Cosa ne direbbe se domani mattina decidessi di non pagare più la tassa dei
rifiuti, la fornitura dell’acqua, del gas ecc.
Il servizio mensa ad oggi è a pagamento come lo è oramai da anni; diversamnte sarebbe se si prendesse
la decisione di rendere la mensa scolastica gratuita: allora potremmo parlarne.
Finchè il servizio mensa scolastico è a pagamento è mio compito e quello degli uffici di fare il possibile
affinché gli utenti porvvedano al pagamento. Se ritiene che questa mia azione di recupero non è corretta
me lo faccia sapere allora valuterò di dimettermi.
6. Oppure perchè, come dicevamo noi, il “danno” per le casse comunali non era enorme ma, al contrario,
era minimo? Al danno per le casse era enorme: non conosco le Sue possibilità econmiche ma ritengo
che poter evitare alla collettività una passività di 50/60 mila euro non sia poca cosa. E comunque la
questione è di correttezza nei confronti di chi paga.
7. E allora a maggior ragione perchè nessuno spiega alla gente l’errore e fa ammenda. Dov’è l’errore?!
8. Oppure perchè gli insolventi hanno risolto i loro debiti? E allora non sarebbe il caso di scusarsi pub-
blicamente di aver insultato senza motivo così tante persone? Il perchè gli insolventi hanno risolto i
loro problemi francamente non lo so. Comunque su una cosa ha ragione: mi scuso con tante persone
per vaer fatto anche i loro interessi.
Sono comunque disposnibile a qualsiasi incontro dove spiegherò pubblicamente quanto ora scritto a Lei.
Cordiali saluti
Federico Pasetto

114
L’etica, la politica, i pesi e le mi-
sure
Giuseppe Piasentin, 21/12/2007

Mi si permetta oggi una replica alle parole di ieri dell’assessore Pasetto.


Non entro in una replica puntuale, parola per parola, sullo stile adottato da Pasetto, perchè ne verrebbe
un batti e ribatti noioso e improduttivo. Vorrei quindi riportarmi al problema vero, quello etico e politico.
E vorrei farlo attraverso un parallelo che mi sembra straordinariamente calzante.
L’Amministrazione Comunale, attraverso Pasetto, aveva minacciato di sospendere un servizio ancorchè
necessario e stabilito come un diritto dalla legge, a causa di un buco di 50mila euro in 3 anni. A poche
settimane di distanza Trenitalia minaccia di sospendere un quarto dei treni che fermano a San Bonifacio
perchè la fermata sarebbe economicamente improduttiva.
Due situazioni apparentemente diverse, ma in realtà assolutamente simili. In entrambi i casi, per un pro-
blema economico, un ente minaccia di sospendere un servizio pubblico fondamentale. In entrambi i casi è
un “buco” di pochi punti percentuali nel fatturato complessivo. In entrambi i casi il correttivo guarda solo
alle esigenze del bilancio e in nessun modo a quelle degli utenti.
La nostra Amministrazione comunale trova etico (per motivi di equità) minacciare la chiusura delle
mense dopo averne aumentato e reso meno accessibile il pagamento, però davanti alla minaccia di Trenita-
lia trova “«...incomprensibile come, a fronte di aumenti del costo dei biglietti, il servizio subisca riduzio-
ni così rilevanti» (l’Arena di giovedì 13 dicembre 2007 pag. 27) e ancora, pochi giorni dopo, critica Tre-
nitalia “che, “...con un’etica a livello zero, sfruttando il servizio pubblico fa ricatti ai lavoratori e a tutti
coloro che hanno necessità...”.
Non mi piace la politica dei due pesi e due misure, quella del “fate quel che dico, non fate quel che fac-
cio”. Può essere lecito anteporre il bilancio alle esigenze della comunità e degli utenti. Ma non si può fare
o minacciare una cosa agli altri ma non accettarla quando la devi subire. Nella sua estrema semplicità, il
vangelo diceva “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Non contesto la necessità di
recuperare i crediti, ci mancherebbe: si agisca però solo sui debitori, come peraltro è stato fatto, senza mi-
nacciare tagli sui servizi per tutti. Per risolvere efficacemente i problemi occorre focalizzarli e concentrar -
si su essi senza fare di ogni erba un fascio e polveroni ingiustificati: non si minaccia di chiudere un servi-
zio importante per un buco del 5%, come non si minaccia di sospendere 18 fermate del treno perchè non
offrono un tetto minimo garantito di biglietti.
Il Sindaco Polo ha detto a Trenitalia: «Pur ribadendo il rispetto per le scelte aziendali, invito come pri-
mo cittadino a una riflessione sulla questione morale che tali scelte sollevano». Parole sacrosante, ma che
non possono valere solo per gli altri.

PS: Ma quanti sono 50mila euro per il comune di san Bonifacio? Ho fatto quattro conti. 50Mila euro per
il bilancio comunale di tre anni equivalgono, per il mio stipendio di medico, a una decina di euro l’anno,
meno di un euro al mese: nemmeno l’equivalente di un caffè. Io per un caffè al mese non penserei mai di
togliere il pranzo ai miei figli. Nemmeno per scherzo.

Perchè accanirsi con i bambini?


Giuseppe Piasentin, 23/11/2007

Da quattro anni uno dei leit-motiv della gestione amministrativa è l’accanimento contro le scuole e i
bambini. L’inizio è stato con la chiusura della scuola elementare di Lobia, per proseguire poi con l’ina-
sprimento delle tariffe delle mense scolastiche, che sono state seguite dalle note polemiche sul servizio ai
non residenti , la chiusura della mensa delle medie. E poi con il negare l’uso degli scuolabus per le gite

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scolastiche e per i corsi di nuoto. Fino alle recenti polemiche e la minaccia di sospendere completamente
la refezione scolastica per punire un 5% di insolventi. Per non parlare d’altro... E così due giorni fa alcuni
operai sono entrati alle scuole elementari di via Roma e hanno iniziato i lavori per trasformare l’orto bota-
nico della scuola in una strada che renderà possibile una lottizzazione già approvata ma che non ha strade
di accesso. Un albero in cambio di un condominio, un prato in cambio di una strada, una attività scolastica
in cambio di una lottizzazione, niente di nuovo purtroppo sotto questo sole. Il tutto nel totale e completo
disprezzo non solo della forma (nessuno ha pensato di avvisare la scuola che stavano per arrivare le ruspe
dentro i loro cancelli), ma soprattutto nel disprezzo dei bambini, che dalle finestre della scuola chiedeva-
no a delle maestre attonite perchè quegli uomini volevano distruggere i loro alberi, e non ricevevano ri -
sposta.
Scriveva Gianni Rodari: “Sai quanto pesa la lacrima di un bambino che soffre? Più del mondo.”

Non capisco
Giuseppe Piasentin, 29/11/2007

Qualche giorno fa avevo riferito che alcuni operai erano entrati alle scuole elementari di via Roma e
avevano iniziato i lavori per trasformare parte dell’orto botanico della scuola in una strada.
Il giorno stesso della pubblicazione i lavori sono stati sospesi, su ordine del Comune.
Allora io non capisco.
Se tutto era in regola, tutte le carte a posto, tutto deliberato e in ordine e i lavori andavano fatti, perchè
fermarli? Se invece c’era qualcosa fuori posto perchè iniziarli? Dov’è l’inghippo? Dov’è lo sbaglio? Chi
ha sbagliato? E ai bambini che cosa diciamo? E agli insegnanti? E ai genitori?

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Una comunità che cambia

Compro oro
Giuseppe Piasentin , 28/06/2007

Forse non tutti l'hanno notato, ma negli ultimi mesi sono comparsi almeno due negozi di una tipologia
nuova. L'insegna recita "Compro oro usato".
Devo essere sincero: nei quarantasei anni che vivo a San Bonifacio questa insegna non l'avevo mai vista
in paese, mentre l'avevo vista a Napoli, come l'avevo vista in più d'uno dei vecchi film neorealisti che par -
lavano del dopoguerra, della ricostruzione. In ogni caso si tratta di negozi legati a situazioni di povertà,
alla presenza di famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e sono disposte a vendere i propri ricor -
di di famiglia per poter mangiare. Situazioni che fino a qualche anno fa a San Bonifacio erano praticamen -
te sconosciute, o comunque gestite nella dignità del silenzio da parrocchie e servizi sociali, e che oggi in -
vece sono diventate talmente evidenti e numerose da creare un mercato.
Prosegue inesorabile a San Bonifacio la sostituzione dei servizi alla persona (negozi, artigiani ecc) con
i servizi finanziari (banche, immobiliari, compravendita valori). E il nostro paese è sempre meno città per
le persone, e sempre più città degli affari SULLE (e non PER) le persone. La porta ora è aperta agli stroz -
zini, ultimo anello della catena.

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Occasioni perdute
Giuseppe Piasentin , 15/06/2007

Io mi sbaglierò, sarò disfattista, vedrò nero, ma San Bonifacio si sta svuotando, progressivamente di ser -
vizi e attività, e sta perdendo occasioni una dietro l'altra.
Negli ultimi anni ha perso, oltre a svariati negozi, la Caserma delle Guardie di Finanza, rischia di per -
dere l'INPS, perderà a breve il multisala Tizian. Ma altrettanto grave è che ci si lascia scappare l'occasio-
ne di portare a San Bonifacio servizi che oggi sono alla ricerca di una casa come il Tribunale (che se ne
andrà da Soave per inadeguatezza degli spazi), l'istituto Alberghiero (che nel palleggio del vecchio Ospe-
dale di Soave rischia di rimanere senza sede). E se non stiamo attenti, si rischia anche di perdere le Oasi,
che hanno già in mano da due anni lo sfratto dalla casa Don Bortolo Mossolin previsto per il 2009 e che
tra un rimpallo e l'altro per il vecchio ospedale, rischiamo di lasciar andare a Caldiero o chissà dove.
Beh ma qualcosa in questi anni avremo pure acquisito, mi si dirà. Provo a fare un pò di conti e tra i
nuovi servizi già fatti trovo solo un asilo nido al secondo piano di un vecchio stabile ristrutturato. In futu-
ro invece dovrebbe essere pronta a partire quella che doveva essere la Cittadella dello Sport, ma che di
certo non avrà la piscina, non si sa se e quando avrà lo stadio, l'unica cosa (quasi) certa è un Palasport di
proprietà privata per almeno 10 anni con parcheggi, sottoservizi e terreno forniti gratuitamente dalla citta-
dinanza.
Qualche anno fa, e nemmeno tanti, si vagheggiava un San Bonifacio capitale dell'est veronese. Oggi
stiamo vedendo la nascita di un San Bonifacio dormitorio.
Mi sbaglierò, ma San Bonifacio si sta svuotando, e neanche tanto lentamente.

Parliamo di droga prima che sia tar-


di
Giuseppe Piasentin , 27/07/2007

Da l'Arena del 26.7.2007


Un’indagine nata da uno studio dell’Oms ha rivelato che gli adolescenti veronesi sono tra i maggiori
consumatori di stupefacenti nella regione
Il 7 per cento dei giovani di 15 anni ha già «sniffato», ed è la percentuale più alta registrata nel Veneto
...Per quanto riguarda il consumo di sostanze stupefacenti il quadro non è dei più confortanti: a 15
anni i ragazzi e le ragazze veronesi hanno già fatto esperienza di cannabis (oltre il 30 per cento), di ec -
stasy (3,8 per cento), di anfetamine (4,7 per cento), di oppiacei (2,5 per cento), di farmaci vari (14,4 per
cento), di cocaina (7 per cento, il dato più alto del Veneto), di colle e solventi (8,1 per cento), e di Lsd
(2,9 per cento). A proposito di sostanze stupefacenti consumate dai quindicenni, contro una media nazio -
nale del 26,9, che pone l’Italia circa a metà strada in una graduatoria di 34 Paesi, europi e non, Verona
presenta una media del 30,2 per cento.

Qualche tempo fa scrivevamo su queste pagine che bisognava parlare di droga a San Bonifacio, perchè
la situazione è preoccupante. Oggi scopriamo che la nostra provincia è la capitale regionale della droga.
Qualcuno forse ricorda i primi anni '80 a San Bonifacio, anni in cui i giovani morti per droga e, poi,
HIV, erano purtoppo diventati quasi quotidianità.
Per favore, Assessore Cannas, affrontiamo il problema, si apra un dibattito con la gente, si aprano gli
occhi ai genitori prima che sia tardi.

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Portate i nonni all'Ospedale
Giuseppe Piasentin , 23/07/2007

In questi giorni di canicola chi soffre di più, si sa, sono gli anziani. In molti casi avere qualche ora di
fresco durante il giorno eviterebbe molte disidratazioni, molte sofferenze, molti ricoveri ospedalieri, an-
che molte morti. Sembrano problemi insormontabili, che in realtà potrebbero avere soluzioni spesso banali
ma anche efficaci e a costo zero.
Forse qualcuno lo ricorda ma uno o due anni fa il Ministero della Salute aveva proposto di radunare gli
anziani nei supermercati e nei centri commerciali, che hanno ampi spazi con aria condizionata.
Anche il nuovo Ospedale Fracastoro, lo sappiamo tutti, ha enormi spazi comuni, migliaia di sedie e pol -
trone libere dove accomodarsi, in ambienti mantenuti costantemente a 22 gradi centigradi: una temperatu -
ra scelta perchè ideale per il massimo benessere.
Allora, se avete un nonno, o un conoscente anziano, portatelo al Fracastoro, in una sala d'attesa, e la-
sciatelo lì a trascorrere le ore più calde di queste giornate africane. Lasciategli un Gatorade, o anche solo
un litro di acqua minerale, e un giornale o un buon libro. Se avete un pò di tempo fategli anche compa-
gnia, ma soprattutto fatelo stare al fresco.
Se fossero in molti a fare così si eviterebbero centinaia di ricoveri ospedalieri, con un gesto semplice e
che non costerebbe proprio nulla, nemmeno un euro. Solo un pò di buonsenso e di amore.

Odio aver ragione


Giuseppe Piasentin , 11/07/2007

Non sono passate nemmeno due settimane da quando scrivevo su questo sito che "... il nostro paese è
sempre meno città per le persone, e sempre più città degli affari SULLE (e non PER) le persone. La porta
ora è aperta agli strozzini, ultimo anello della catena." E invece gli strozzini non si vedevano ancora ma
c'erano già, in piena attività, visto che ieri è scattato un blitz della Guardia di Finanza di Verona che ha
portato all'arresto di 8 persone il cui capo era un sessantenne che abita proprio qui, ad Arcole, a due passi
da San Bonifacio, e che probabilmente a San Bonifacio di affari ne aveva fatti più d'uno. Scopriremo oggi
e nei prossimi giorni i dettagli, ma ancora una volta basta saper guardare la realtà che ci circonda con un
occhio appena appena attento per comprendere da che parte sta girando il mondo. San Bonifacio è al cen -
tro di troppi interessi, sede di troppi affari, gira troppa gente troppo ricca e troppa gente troppo povera e
tutto è accaduto troppo in fretta perchè il cocktail che ne viene non sia acido.

Alessandra
Giuseppe Piasentin , 10/07/2007

Alessandra (il nome come sempre è falso, ma la storia è vera) ha 22 anni, e almeno da tre cerca un lavo-
ro. Ha un diploma di maturità liceale, di quelli che "non ti danno un mestiere in mano", e vive di lavori
temporanei, così diffusi da quando la Legge Biagi li ha introdotti come grande novità nell'occupazione.
Per carità, in questi tre anni ha (quasi) sempre lavorato, ma per Lei vacanza significa licenziamento (è pur
vero che dopo le varie agenzie un altro lavoro temporaneo glielo trovano in poco tempo, però a uno maga -
ri piacerebbe pensare che le ferie sono ancora un diritto del lavoratore), e se si ammala (come è successo)
preferisce andare comunque a lavorare, che "non si sa mai". Di fare una famiglia, sposarsi, avere dei figli
è meglio non parlare: in questa situazione economica non si può, visto che anche il fidanzato non naviga
molto meglio. Ad Alessandra piacerebbe anche comprarsi un appartamentino, magari piccolo, per sognare

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una vita stabile, visto che i suoi genitori la aiuterebbero ma, a parte i prezzi degli immobili, "MUTUO" è
una parola proibita: nessuna banca glielo concederebbe.
Il lavoro atipico, il lavoro cosiddetto "temporaneo" è una bella cosa se, come dice il nome, rimane
"temporaneo", e serve per avviare ad un lavoro definitivo. In moltissimi casi invece è diventato un grimal -
dello per le Aziende per avere mano d'opera a buon mercato, e per licenziare facilmente gente che in real -
tà rimane temporanea a tempo indefinito, con contratti temporanei rinnovati di sei mesi in sei mesi, perpe-
tuando situazioni di precarietà sociale, incubo di molti dei nostri giovani.

Patto tra generazioni


Giuseppe Piasentin , 05/07/2007

Chiunque frequenti un ospedale, o abbia dimestichezza con le amministrazioni pubbliche, o anche banal -
mente legga con un minimo di attenzione i giornali, si rende conto che c'è oggi un forte squilibrio tra
quanto si spende in pensioni, case di riposo e ospedali per anziani e quanto si spende invece in scuole e
università o per le politiche della famiglia.
La conseguenza positiva è che la vita media aumenta, e ne siamo tutti felici. La conseguenza negativa è
che ci sono sempre meno soldi per le famiglie, che sono sempre più in difficoltà, sono sempre meno nu-
merose, si formano sempre più tardi, fanno sempre meno figli. Quindi aumentano sempre più le spese,
mentre diminuiscono le forze lavoro e le capacità di produrre quella ricchezza che dovrebbe sostenere le
spese. E se pensiamo che l'allungamento della vita media in realtà è dato dall'allungamento della vecchiaia
(cioè della vita oltre la soglia lavorativa dei 65 anni), appare evidente che la situazione è destinata solo a
peggiorare.
E' ora di iniziare a spostare risorse dal sostegno dell'anziano a quello delle famiglie. Le strade sono di -
verse, ma tutte richiedono la partecipazione degli anziani a sostenere le famiglie più giovani, la disponibi -
lità degli anziani a cedere qualcosa per dare qualcosa in più alle famiglie giovani. Se questo sarà attuato
attraverso una variazione delle pensioni, una rimodulazione dell'assistenza sociosanitaria, il volontariato
sociale dei pensionati o chissà quale altro strumento, lo dirà la politica, ma che sia giunta l'ora di guardare
in faccia il problema mi pare evidente.

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Storie di piscine

Incapacità di concepire un progetto, o volontà di non realizzarlo, nonostante si dichiari il contrario? Boh, fatto
sta che da decenni tutte le amministrazioni promettono di realizzare una piscina coperta, ma nessuno lo fa. Il 2007
da questo punto di vista è stato particolarmente ricco di promesse, che, regolarmente non hanno portato a nulla.
Anche se, probabilmente la piscina coperta arriverà... non grazie all'amministrazione comunale

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Il comune (forse) comprerà il park
Villabella
Giuseppe Piasentin , 20/06/2007

Non a seguito di un preciso progetto amministrativo politico, ma semplicemente approfittando della con-
tingente difficoltà economica dell'attuale proprietario, che ha accumulato grossi debiti nei confronti del
Comune, l'Amministrazione sembra orientata ad acquisire il park acquatico di Villabella.
Bene!
Bene perchè per la prima volta questa Amministrazione (da sempre molto attenta al bilancio) antepor -
rebbe l'utilità di un servizio alla sua economicità. Infatti se farà questo acquisto, acquisirà un servizio gra -
dito e utile alla gente ma che da anni passa da un fallimento economico ad un altro, perchè la gestione di
un impianto di piscine è molto onerosa, tanto che già trent'anni fa, proprio per l'eccessivo costo di gestio-
ne, l'Amministrazione comunale di allora rinunciò all'acquisto del vecchio "Lara Club" che pure era sem-
pre pieno di gente, ma stava fallendo economicamente.
Acquistare un centro sportivo, natatorio, cronicamente in grave deficit (anche perchè la concorrenza di
Caldiero e Lonigo si fa sentire e San Bonifacio non ha una grande cultura natatoria) è quindi un'operazio-
ne coraggiosa, per un'Amministrazione che voleva negare la mensa ad un bambino per problemi di costi,
che non concede l'uso degli scuolabus e non li rinnova per problemi di costi, che cerca compromessi nelle
piste ciclabili per problemi di costi. E per la prima volta da oltre tre anni, assistiamo ad un'azione ammini -
strativa quasi certamente fallimentare per il bilancio, ma attenta alla vivibilità e al benessere della gente.
E mi fa piacere sapere che fondamentalmente tutti i gruppi consiliari si siano trovati, per una volta, d'ac -
cordo nel sostenere l'iniziativa.
Bene! (ma sarà vero?)

I sogni si infrangono a Villabella


Fabio , 03/07/2007

Alla fine il sogno non si è avverato. L'offensiva lanciata dal Comune per la conquista del Parco acquati-
co di Villabella è sfumata, la vendita all'incanto se l'è aggiudicata un privato.
Nonostante il rammarico di qualcuno, è comunque probabilmente una buona notizia, e non solo perché
il Comune rientrerà dei crediti che il parco acquatico aveva maturato nei suoi confronti, ma soprattutto
perché è la fine di una vicenda costellata di contraddizioni e tracciata su uno sfondo squallido.
Solo un anno e mezzo fa veniva data notizia della "grande opportunità" offertasi di realizzare la piscina
coperta nel contesto del parco aquatico come opera privata, un'opportunità tanto ghiotta da indurre a stral -
ciare dal progetto della Cittadella dello Sport la piscina stessa. Allora avevo espresso riserve in merito in
quanto ritenevo che fosse sbagliato sottomettere all'arbitrio di un privato un servizio pubblico fortemente
richiesto dalla popolazione. A maggior ragione se si considerava che già allora il privato in questione na-
vigava in cattive acque, non solo economiche.
Dopo oltre un anno l'Amministrazione cambia diametralmente indirizzo e decide di concorrere all'acqui-
sto della struttura, una struttura in perenne difficoltà economica e dagli alti costi di gestione. Cosa ha in -
dotto un simile ripensamento? La situazione non era certo rosea o promettente: il park acquatico era
(come prevedibile) sull'orlo del fallimento, e pieno di debiti. Eppure questa è apparsa come la "fortuna", a
detta della stampa, che ha aperto la strada dell'acquisto. Una "fortuna" che sarebbe passata al Comune se
avesse vinto l'asta. È curioso che le difficoltà e i costi di gestione, le esigenze di ammodernamento e la
necessità di ulteriori esborsi non preoccupassero questa Amministrazione tanto oculata e attenta al bilan-
cio e fino a poco prima tanto poco fiduciosa nell'iniziativa pubblica.

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Si aggiunga poi che un tale acquisto non era minimamente programmato né contemplato dal bilancio re-
centemente approvato (tant'è vero che proprio per esigenze di bilancio il park sarebbe stato acquistato non
dal Comune, ma dall'onnipresente Multiservizi srl). Insomma, l'intera iniziativa appare incoerente con
quanto fatto vedere nell'azione amministrativa da questa Giunta. L'unico fattore di coerenza con il passato
è il mancato coinvolgimento del Consiglio Comunale nella decisione. Perché non indire un Consiglio ec -
cezionale per discutere dell'opportunità? Lo troverei corretto date la mole dell'investimento, la portata e le
ristrettezze di tempo della decisione. L'opportunità è stata presentata una conferenza dei Capigruppo,
sede di discussione ma istituzionalmente vuota di ogni potere e chiusa al pubblico. Si può considerarla
sufficiente? Certamente no: ancora una volta si è proceduto senza riferire nel luogo opportuno.
Ma poi, sarebbe stato davvero questo grande affare? Il paese chiede una piscina coperta, non un parco
acquatico costoso da gestire e privo della stessa. Oltre a comprarlo occorreva in seguito dare corso ai la -
vori per la realizzazione della piscina, con un ulteriore impegno di capitale. Non sarebbe stato più ovvio
ed economico ricollocarla nel contesto della Cittadella dello Sport?
Ora l'affare è sfumato e il park Villabella resterà quello che era - si presume. In conclusione tutta la
vicenda si è risolta in un'operazione di recupero crediti: il Comune rientra in possesso di un bel po' di sol-
di e il parco ha un nuovo proprietario. Il Sindaco sulla stampa si è dichiarato comunque soddisfatto per gli
Euro recuperati e questo gli basta. Questo è il finale un po' squallido di una vicenda nata e morta troppo in
fretta Una vicenda poco entusiasmante che ha visto il Comune prima assertore, poi oppositore, poi possib-
bile compratore, poi sconfitto ma vincente in quanto sempre creditore, e un privato prima tifato, poi
osteggiato, poi prostrato ma anch'egli vincente in quanto ha venduto. E anche i cittadini, si dirà, hanno
vinto per il recupero del credito.
Insomma, vissero tutti felici e contenti.
Poco conta se la piscina coperta resterà, ancora una volta, una promessa elettorale, se i soldi "vinti" dal
Comune non sono soldi "in più" ma erano comunque dovuti (e sarebbero stati comunque in qualche altro
modo recuperati e figuravano comunque già a bilancio e quindi non finanzieranno nulla di nuovo o non
previsto), e se, ancora una volta, le decisioni importanti non sono passate dagli strumenti istituzionali di
democrazia..

Piscina coperta: tanti passi, pro-


gressi zero.
Giuseppe Piasentin , 08/08/2007

Nel 2004 l'Amministrazione Comunale presentava il primo progetto di Cittadella dello Sport. Al suo in -
terno era contenuta la Piscina coperta.
Dopo un anno la piscina coperta era stata spostata a Villabella, affidata alla volontà imprenditoriale dei
proprietari dell'aquapark.
A marzo 2006 i proprietari dell'aquapark sono coinvolti in una inchiesta per associazione a delinquere,
accumulano debiti, anche con il Comune. Nella primavera 2007 l'aquapark naviga in cattive acque e viene
messo in vendita. Il Comune di San Bonifacio, attraverso Multiservizi, cerca di acquistarlo, con la pro-
messa di farci la piscina coperta.
Dopo pochi giorni dopo però Multiservizi rinuncia all'acquisto dell'aquapark che viene invece acquista-
ta da un privato.
Da quando abbiamo questa Amministrazione comunale quindi la piscina coperta: 1) doveva essere Co-
munale e nella cittadella dello sport; 2) poi doveva essere privata e a Villabella; 3) poi doveva essere a
Villabella ma comunale; 4) adesso non se ne parla più: nè pubblica nè privata, nè a Villabella nè altrove
(pare...).
Quattro cambiamenti in tre anni per essere ancora fermi alla partenza. Passi fatti: apparentemente tanti.
Progressi fatti: zero.

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Delle due l'una: o non c'è la volontà di fare la piscina coperta, o non c'è la capacità di concepire un pro-
getto e portarlo avanti.

Zitti-zitti
Giuseppe Piasentin , 09/08/2007

Finchè, come si diceva ieri, l'Amministrazione Comunale però non riesce a "quagliare" nulla sulla pi-
scina coperta, a quanto pare c'è chi, zitto-zitto, sta "quagliando".
Nel totale silenzio generale infatti c'è qualcuno che sta risistemando il vecchio bowling. Il cartello dei
lavori, tenuto riparato, seminascosto, è sibillino: parla di "Restauro di stabile ad uso sportivo" o qualcosa
del genere, ma i cartelli delle ditte impegnate nell'opera dicono chiaramente che lì dentro si sta costruendo
una piscina, ovviamente coperta. Ampie conferme sembrano arrivare dal "palazzo". Il posto d'altra parte è
perfetto: in centro, comodo a tutto, con la stazione delle corriere a diretto contatto.
Da tempo si vocifera di un progetto per costruire nel vecchio bowling una piscina coperta, e adesso tut -
to fa pensare che lo si stia realizzando. E' strano però tutto questo silenzio. Anche l'Amministrazione co -
munale stranamente tace. E' altrettanto strano che, come si vocifera, all'Amministrazione sia costata molta
fatica concedere le necessarie autorizzazioni. Eppure aveva dichiarato grande soddisfazione quando il
progetto della piscina coperta era stata spostata a Villabella, affidata alla volontà imprenditoriale dei pro-
prietari dell'aquapark. Perchè adesso tutti tacciono?

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Terra, aria, acqua

Oltre Kyoto
Fabio, 13/02/2007

Le cifre del rapporto Onu sul clima, redatto dagli esperti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento
climatico (Ipcc) riuniti a Parigi, non lasciano dubbi e confermano le anticipazioni fatte circolare nei giorni
scorsi: il pianeta è sempre più caldo e, dalla metà del XX secolo, le attività umane stanno interferendo sui
cambiamenti climatici in modo decisivo. Se il trend verrà mantenuto, nei prossimi decenni assisteremo a
un’accentuazione della forza delle perturbazioni metereologiche, un innalzamento del livello dei mari, la
desertificazione di ampie aree del pianeta. Sempre a Parigi è stato lanciato l’allarme dell’effetto serra.
In un recentissimo articolo, l’economista americano Rifkin ha illustrato una proposta di intervento basa -
ta su cinque pilastri: ottimizzare l’efficienza dei combustibili fossili, ridurre le emissioni gassose respon -
sabili del surriscaldamento del pianeta, migliorare le condizioni per il commercio di fonti rinnovabili, per -
fezionare la tecnologia delle celle a combustibile all’idrogeno e creare “reti intelligenti” per la distribu-
zione dell’energia da un capo all’altro del globo.
Alcuni di questi interventi sono suscettibili di tempistiche dilatate dal ritardo della ricerca e dell’innova-
zione tecnologica, altri possono essere realizzati in tempi brevissimi, in particolare la riduzione di emis-
sioni di gas serra e la razionalizzazione dei consumi energetici.
Qualsiasi azione verrà intrapresa, non è pensabile che gli unici soggetti coinvolti saranno governi e or-
ganizzazioni internazionali. Ripensare i consumi e le emissioni di gas avrà un impatto significativo anche
sulle nostre città. L’urbanistica avrà un ruolo preminente per ridisegnare il territorio offrendo nuove op-
portunità alla mobilità e creando polmoni verdi capaci di contrastare l’innalzamento dei valori di anidride
carbonica. Pensiamo a San Bonifacio: in futuro sarà necessario decongestionarla dal traffico che oggi la
soffoca, fare spazio a parchi pubblici, sottoporre a controli più rigorosi le emissioni industriali, introdurre
un’edilizia atta a realizzare abitazioni meglio coibentate. Qualsiasi opportunità che si presenti per interve -
nire sul paese dovrà fin d’ora essere colta alla luce dei criteri poc’anzi enunciati, non si potrà più operare
a spizzichi e bocconi, riempiendo buchi e incasellando cubi. Bisogna capire che i tempi per agire sono
stretti, le necessità di fare bene impellenti, il costo per correggere gli errori sempre più alto, sempre più
gravoso, sempre meno accettabile.

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L'Alpone va meglio
Giuseppe Piasentin , 01/06/2007

Da un pò vado a fare un pò di footing sull'argine dell'Alpone e, se il panorama verso il centro continua


ad essere scandalosamente disgustoso, se si volge lo sguardo dall'altra parte si può scoprire un fiume che
sta rinascendo. Io non sono un naturalista, ma non ci vuole molto per capire che l'Alpone sta meglio di
qualche anno fa: non solo gli argini sembrano puliti, e nell'acqua non si vedono nè schiume nè sportine,
ma si vedono con facilità sguazzare allegramente animali che prima non si vedevano certo. A parte le on -
nipresenti papere, e i pesci che si notano numerosi guardando dal ponte di legno, ogni tanto si vede un ai-
rone, ieri sera ho visto una coppia di nutrie. Forse sono poca cosa, forse le nutrie fanno anche qualche
danno, ma a me, che sull'Alpone non ho mai visto un animale se non qualche ratto, sembrano segni buoni,
non solo come "risveglio della natura", ma anche come potenzialità da coltivare. In campagna elettorale
tutte le liste parlavano chi di "Central Park", che di "Parco fluviale". Ora non se ne parla più, ma tra un pò
si rispolvererà il tema per le nuove elezioni. Non possono essere solo chiacchere per catturare voti: l'Al-
pone è un'opportunità per i cittadini di San Bonifacio, e può diventare un'attrattiva. Adesso che la natura
sembrerebbe volercelo ricordare, non possiamo lasciarci sfuggire l'occasione.

Ci risiamo
Giuseppe Piasentin , 18/07/2007

Dopo due anni si torna a parlare di tagliare alberi (e che alberi!) per far posto alle macchine. Stavolta
non sono i pini di corso Italia, ma sono i pioppi secolari che svettano in via Fontanelle e che dovrebbero
essere abbattuti per allargare la strada per il nuovo Ospedale.
Non conosco nè il progetto nè gli aspetti tecnici, ma mi pare che basti il semplice buonsenso di un co-
mune cittadino per comprendere che via Fontanelle non ha nessun bisogno di essere allargata. Il sovracca -
rico di traffico non è su via Fontanelle: il pronto soccorso, che è l'unica attività del Fracastoro che deve
per forza gravare su via Fontanelle, ha portato un aggravio di si e no 200-250 macchine distribuite nelle
24 ore, che fa una media di una ogni 6-7 minuti: certamente via Fontanelle è sufficientemente ampia e
poco trafficata per sopportare questo e ben altri carichi). Il traffico su quella strada è talmente ridotto che,
oltre a non lamentare mai un ingorgo o una coda, il mercoledi mattina la strada viene tranquillamente
chiusa per il mercato settimanale. E allora perchè allargarla? Perchè abbattere quei meravigliosi platani?
L'unica cosa che si potrebbe utilmente fare su via Fontanelle è, sul lato dell'Ospedale, un bel marciapiede
che non ha alcun bisogno dell'abbattimento degli alberi, anzi, ne trarrebbe ombra e ristoro. Lo spazio ci
sarebbe in abbondanza senza abbattere nulla.
Il sovraccarico di traffico caso mai è sulla provinciale, su cui si trova l'ingresso principale del Fracasto-
ro. E questo problema non potrà essere affrontato in maniera definitiva prima di sciogliere il nodo dell'a -
rea di fronte al bowling, a sua volta collegata alla disputa sul vecchio ospedale.
Il rischio è che si spendano soldi pubblici per allargare una strada che va bene così, che si abbattano
piante secolari, di cui l'intero paese deve essere orgoglioso custode, e non si metta neppure lontanamente
mano invece al vero problema e al vero nodo viario.

Attentato al verde pubblico?


Andrea Zanuso , 25/07/2007

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A San Bonifacio, salvo il breve periodo (a cavallo del 1993 e 1994 ) che il sottoscritto è stato assessore
all'urbanistica e all'ambiente, nel quale ho fatto impiantare oltre 500 piante (compresa l'iniziativa di met-
tere a dimora un albero per ogni nato), il nemico del verde pubblico è da sempre proprio la pubblica am -
ministrazione.
Infatti, agli amministratori pubblici le piante danno fastidio perché sporcano (perdono le foglie e quindi
bisogna pulire le strade); le ritengono pericolose per gli automobilisti (come è noto sono le piante che
vanno addosso alle auto). Per questo le tolgono appena hanno una malattia invece di curarle (se i contadi -
ni facessero così non ci sarebbe una vigna in tutta la zona) e le abbattono, invece di fare una corretta ma-
nutenzione, perché il vento le rende pericolose, oppure le fanno drasticamente capitozzare facendole spes -
so ammalare e crescere (i rami) disordinatamente. Infine le sradicano per allargare le strade o farne di
nuove.
La voglia di tagliare ancora una volta i Pioppi cipressini (Populus nigra) o Pioppo d'Italia del viale delle
Fontanelle, annunciata dal sindaco con la scusa di migliorare l'accesso al Pronto Soccorso, ne è l'ennesimo
esempio.
Mezzo secolo fa il filare arrivava ad Arcole (fino a Cologna Veneta la vecchia strada era poi fiancheg-
giata da Platani) ma il “progresso” ha confinato questi Pioppi alla sola via Fontanelle. Ricordo inoltre che
per motivi pretestuosi (sicurezza) questo filare è già stato abbattuto nel 1992 (le piante avevano quasi set-
tanta anni), e che a seguito della mia protesta e richiesta di reimpiantare piante della stessa specie per
mantenere una continuità storica e paesaggistica, furono messi gli attuali Pioppi.
Queste piante, salvo un Platano che nel '92 non è stato tagliato perché la scusa della “sicurezza” era in -
sostenibile, non sono secolari ed hanno quindici anni: secolare è il paesaggio caratterizzato dalla loro pre -
senza che da tempi lontani abbelliscono l'entrata sud/est del nostro paese.
Tagliare questi Pioppi cipressini per migliorare l'accesso al Pronto Soccorso non risulta essere una reale
esigenza. La vera necessità, oltre ad una definitiva e funzionale rotonda da realizzare nell'incrocio di via
Tramosino, è invece quella di far asfaltare il viale perché il fondo stradale è in uno stato pietoso e crea,
alle ambulanze in particolare, notevoli disagi.
Poiché ci sono soluzioni di miglioramento viabilistiche alternative che possono essere prese in conside-
razione senza dover abbattere le piante, spero che l'amministrazione comunale ascolti e valuti le proposte
e le soluzioni che, oltre ad affrontare gli eventuali problemi del traffico, salvaguardino e tutelino il nostro
patrimonio arboreo che è notoriamente insufficiente per la nostra città.

Fax dall'Arpav
Giuseppe Piasentin , 20/07/2007

Oggi sono arrivati in Pronto Soccorso un fax dell'Arpav (l'Agenzia regionale che si occupa dei temi am -
bientali), per segnalare lo stato di emergenza ambientale per i malori da calore. Che l'estate in questi gior-
ni si sia improvvisamente "surriscaldata" mi pare evidente, ma credo che proprio per questo dovremmo
fare una maggiore attenzione a conservare con maggiore cura quei beni che la natura ci offre anche per
combattere l'estremo calore di questi giorni: verde, alberi, corsi d'acqua.
Pensare ad abbattere il filare di platani di via Fontanelle, oggi mi pare proprio un insulto alla natura e
al buon senso.

Un Kilo di cioccolata su una bricio-


la di pane
Giuseppe Piasentin , 17/07/2007

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In questi caldi giorni d'estate, una delle frequenti presenze sgradevoli del nostro paese è la "Pollina".
Per chi non conoscesse questo nome, ricorderò che la "Pollina" è un eufemismo per indicare la merda di
polli, tacchini e similari. In poche parole la pollina è quella terribile puzza che proviene da alcuni alleva -
menti del paese e che rende spesso impossibile passeggiare all'aperto, o tener aperte le finestre. A tutt'og-
gi lo smaltimento di questa merda/pollina avviene spalmandola sui campi, come letame. Se questa pratica
poteva andar bene quarant'anni fa (quando non esisteva allevamento intensivo e i campi erano tanti e quin-
di la poca merda/pollina prodotta veniva spalmata su un'area vasta, con poca puzza), oggi molto meno, vi-
sto che il binomio allevamenti intesivi e riduzione del terreno agricolo significa montagne di merda/polli-
na da spalmare su poca terra. E' come spalmare un Kilo di Nutella su una briciola di pane: mi pare ovvio
che quanto meno ci si sporca le mani. L'Arena venerdi ci ha informato che da una decina d'anni esiste una
direttiva europea che impone di dimezzarela quantità di merda/pollina da spalmare sui campi perchè la
porzione di merda/pollina che non riusciamo a respirare va a finire nelle falde acquifere e ce la beviamo
(tecnicamente si chiama inquinamento da azoto). L'Arena inoltre ci informa candidamente che questa di -
rettiva per dieci anni è rimasta "lettera morta" e che solo adesso, a poche settimane dalla sua esecutività,
gli allevatori si interrogano sul da farsi. E solo adesso si accorgono che non c'è più tanto tempo per attiva -
re quei metodi alternativi di smaltimento, come la produzione di biogas, che erano stati informati di dover
attivare da dieci anni.
Da dieci anni? Ma è mai possibile che si sia perso tutto questo tempo senza fare nulla? Dove sono stati
fino ad ora le rappresentanze di categoria? e quelle politiche? Ma davvero c'è chi pensava che quella diret-
tiva sarebbe rimasta sulla carta? Adesso, a poche settimane dalla scadenza, di certo non è possibile riman-
dare la direttiva europea, nè è possibile abbattere la metà dei capi degli allevamenti, nè pretendere di con -
tinuare come si è fatto fino ad oggi, chiudendo occhi, orecchie e ... naso.

Davvero tutto bene?


Giuseppe Piasentin, 08/10/2007

Sull'ultimo numero di Sanbonifacionotizie un articolo, molto articolato, sull' inquinamento da trielina


del nostro acquedotto, messo in evidenza ad agosto da Famiglia Cristiana.
L'articolo (andatelo a vedere, se avete ancora il giornalino in casa) è molto tranqullizzante, e alla fine
dice che ci sono stati "solo" pochi sforamenti dei limiti di legge, e che adesso il problema è sistemato.
Solo due considerazioni: 1) l'articolo cita due date: primavera 2004 (periodo in cui ci si è accorti del
problema), marzo 2007 (data in cui il problema è stato risolto).
Cazzo!
Non sono due giorni: sono tre anni, un periodo lunghissimo, per provvedere ad un problema che coin-
volge la salute di tutta la cittadinanza. 2) anche se lo "sforamento" dei parametri c'è stato "solo" tre volte,
se io avessi saputo del problema, avrei bevuto acqua minerale, anche perchè la trielina non è che fa ridere,
ma fa venire il cancro al fegato se uno la beve, E se uno la beve, anche in quantità minime, anche sotto il
limite massimo consentito per legge, ma tutti i giorni per tre anni (si perchè non è che non fa male se i va -
lori sono appena appena sotto al limite di legge)...
Allora perchè in tre anni nessuno ha trovato il tempo di dircelo? In tre anni sono passati 18 (DICIOT -
TO) numeri del giornalino comunale: nessuno che abbia pensato di dire: "Gente, c'è un pò di merda nel-
l'acqua, è poca ma c'è: le istituzioni si stanno muovendo ma ci vuole tempo. Intanto vi ho avvisato, vedete
voi come gestirvi". Bastava davvero poco, mi pare.
I lettori del Blog chiedono proposte. Ne avrei qualcuna a riguardo, che magari costa anche poco o nul -
la... ne parliamo domani.

128
Voglio l'acqua trasparente
Giuseppe Piasentin, 09/10/2007

Nel post di ieri ho ricordato come ci sia stato un inquinamento da trielina nel nostro acquedotto per tre
interi anni, senza che nessuno abbia mai pensato di avvisare la popolazione che forse era il caso di pren-
dere qualche precauzione.
Mi pare ovvio che questa è una situazione paradossale, incredibile, che non dovrebbe avere bisogno di
alcuna proposta perchè, molto semplicemente non dovrebbe accadere mai in nessun caso.
Però credo che sia possibile proporre una piccola precauzione, che ho visto applicare regolarmente ad
esempio dall'amministrazione comunale di Padova (io parlo di Padova perchè è una realtà che conosco ab -
bastanza bene, ma sono certo che ci sono altri comuni in cui si fa lo stesso).
E' una precauzione semplice semplice, quasi banale, che tutti chiedono da anni ma che pare sia arabo
per alcuni amministratori: "TRASPARENZA".
A Padova infatti fanno una cosa molto bella e molto efficace: semplicemente, nel retro della bolletta
stampano una bella tabellina con tutti i valori (ma proprio tutti, trielina compresa) delle analisi dell'acqua
dell'acquedotto.
Con questa semplice precauzione tutti vengono capillarmente avvisati di qualsiasi problema, ma soprat -
tutto nessun amministratore può permettersi di trascurare qualsiasi anomalia dovesse verificarsi, perchè,
se i dati sono pubblici, è ovvio che il rischio di denunce si moltiplica... e quindi nel palazzo, tutti stareb-
bero infinitamente più attenti a pararsi il culo. Altro che stare zitti per tre anni!
Costo? ZERO, nulla, niente.
Efficacia: MASSIMA.
Attendibilità: TOTALE: Padova a parte, l'etichetta con i dati di potabilità è una cosa che le acque mine -
rali fanno da almeno quarant'anni e se continuano a farlo un motivo ci sarà...
Necessità di autorizzazione di altri enti: NESSUNA! E' una cosa che dipenderebbe solo dal Comune (e,
a San Bonifacio, da Multiservizi, cui il Comune ha affidato l'acquedotto).
Scusanti se non lo faranno già dalla prossima bolletta? NESSUNA! Salvo il fatto che significherebbe
che della gente non gliene sbatte nulla.
Mi pare folle che nel 2007 siamo ancora qui a chiedere trasparenza ad un ente pubblico, e oltretutto in
una cosa fondamentale come gli inquinanti nell'acqua potabile.

la politica dei giudici


Giuseppe Piasentin, 14/02/2007

Ieri sull’Arena la notizia che il Comune si costituirà in giudizio contro l’ULSS che ricorre al TAR con-
tro due delibere comunali di fine novembre 2006 relative all’ex-ospedale. In pratica in quelle delibere c’è
scritto che O l’area viene venduta al Comune entro il 31.12.2006 oppure non la potrà acquistare più nessu -
no fino a quando non lo deciderà il Comune. L’ULSS, proprietaria dell’area, ovviamente non ci sta, e ri -
corre al TAR.
Il Sindaco stesso ha ammesso, durante la discussione consiliare, che lo scopo di quelle delibere è sem-
plicemente quello di avviare un altro contenzioso legale (questa volta contro l’ULSS, uno dei pochi enti
che ancora il Sindaco considerava nell’elenco dei “buoni”), perchè siano i giudici a dire se il Comune di
San Bonifacio ha diritto di ottenere l’ex-ospedale. Non si capisce il perchè di questa strategia, francamen-
te suicida, visto che il Comune è destinato a soccombre, e in un lampo davanti ai giudici del TAR, per
quanto sembrano pretestuose le tesi su cui quelle delibere poggiano.

129
Dopo la politica dei sondaggi e dei questionari, non mi piace la politica affidata ai giudici. La politica è
confronto tra le parti, tra diverse esigenze e rappresentanze. La sede della politica è la sala consiliare, non
un’aula di tribunale.

130
... e storie di Sicurezza

Parkour
Giuseppe Piasentin, 12/11/2007

Il parkour è uno sport metropolitano nato in Francia, che consiste nel superare ostacoli vari correndo,
saltando. (definizione di wikipedia) Ce ne siamo già occupati qualche mese fa, su questo blog.
Xeno e Mura sono due tizi che vengono da Lecco e che un bel giorno hanno deciso di venire a San Boni -
facio per fare per l’appunto un po’ di parkour su e giù per la Casa di Riposo, il ponte di Motta, sui tetti
delle scuole medie di via Fiume. Il tutto ovviamente documentato da un filmato pubblicato su Youtube. Il
filmato in sé è divertente e anche interessante, per non parlare dell’invidia che suscita, almeno in me, l’a-
gilità di questi ragazzi. Quello che lascia stupefatti è vedere come a San Bonifacio sia possibile entrare in
edifici pubblici e privati, saltare da un tetto ad un altro, buttarsi in gruppo giù dal ponte in pieno centro, in
pieno giorno, senza che nessuno intervenga, nella totale assenza sia dei tutori dell’ordine, ma anche della
gente comune. Nessuno vede? Nessuno interviene? E se questi sono venuti apposta da Lecco, sobbarcan -
dosi ore di treno, non sarà perchè si è sparsa la voce che quello che altrove non è possibile fare, a San Bo-
nifacio si può? Che tanto nessuno interviene? San Bonifacio terra dove tutto è permesso?

131
San Bonifacio, città insicura... dav-
vero?
Giuseppe Piasentin, 05/12/2007

Ieri chiedevo dati certi sulla criminalità nelle nostre zone. Se uno vuole però i dati ci sono: chiari, di-
sponibili a tutti (anche alle istituzioni, se volessero utilizzarli, o ai giornalisti, se mai volessero fare infor-
mazione). Come sempre basta interrogare Google, e così si scopre che la Regione Veneto ha un sito che si
occupa proprio di queste cose e dove ogni anno pubblica un report molto ben fatto sulla criminalità in tut-
te le aree del Veneto.
Mi sono letto il report sulla nostra zona, l’est veronese, e ci ho scoperto delle cose piuttosto interessan -
ti.
Cito qui l’inquadramento che lo stesso documento fa della nostra zona:
• Il distretto sicurezza “Verona Est” presenta dei tassi di criminalità medi nel con-
fronto con gli altri distretti sicurezza (2.888,74 reati ogni 100.000 abitanti).
• Il valore dell’indice di gravità (84,6) conferma che i reati nel distretto non presen-
tano caratteristiche di particolare gravità: il valore del dato è infatti medio rispetto
alla maggior parte dei distretti sicurezza della regione.
• Il distretto sicurezza “Verona Est” occupa una posizione media nel confronto con
gli altri distretti per i reati di omicidio, violenza sessuale e lesioni personali volonta-
rie(59,48 reati ogni 100.000 abitanti).
• Per il gruppo di reati composto da percosse, violenza privata, ingiurie e diffama-
zioni, il distretto sicurezza sotto studio presenta un tasso totale medio rispetto agli
altri distretti, pari a 133, 84 reati ogni 100.000 abitanti.
• Il terzo gruppo di reati è rappresentato dai reati appropriativi: i tre tassi sommati
portano il distretto sicurezza “Verona Est” al decimo posto con un valore pari a
1.912,55 reati ogni 100.000 abitanti. La fattispecie più frequente è il furto.
• Nel distretto sicurezza “Verona Est” la maggior parte dei reati denunciati (83,8%
contro 80,8% della regione) è di autore ignoto.
• Circa l’85% degli autori noti denunciati è di sesso maschile. Le donne del distretto
sicurezza commettono maggiormente percosse (32,1%) ed ingiurie e diffamazioni
(32%), ed in generale più reati rispetto alla distribuzione regionale.
• Il 58% degli autori noti si concentra nella fascia giovanile compresa tra i 18 e i 39
anni.
• La quota di autori stranieri nel distretto sicurezza “Verona Est” è in linea con la
media regionale (31,4% contro 33,4%).

Cito più avanti nel testo:


Analizzando i tassi di criminalità calcolati sulla popolazione residente emerge che:
• il tasso totale dei reati registrati a livello distrettuale è significativamente inferio-
re a quello regionale (2.888,74 reati ogni 100.000 abitanti contro 3.323,91);
• per tutte le fattispecie di reato il tasso registrato a livello distrettuale è inferiore
al tasso medio regionale, fatta eccezione per percosse, truffe e danni, che presentano
tassi superiori: le truffe in particolare si registrano in quota significativamente eleva-
ta, con un tasso di 175,80 reati ogni 100.000 abitanti a fronte del 105,18 registrato in
regione;

132
• le fattispecie che presentano valori più bassi sono le rapine (24,96 contro 46,03), i
reati connessi agli stupefacenti (16,73 contro 50,36)e la ricettazione (48, 07 contro
68,69).
Se ci dobbiamo fidare del quadro datoci dalla Regione (che usa peraltro come fonti i registri ufficiali
delle denunce), le considerazioni da fare sono tante, ma la prima che mi pare emerga è che da noi non c’è
nessuna emergenza criminalità: la situazione è allineata con quella di tutto il Veneto (e nel Veneto, dati
ISTAT, si delinque, in media, meno che nel resto d’Italia). Il secondo dato è che l’83% dei reati rimane
impunito. Il terzo dato è che il 70% degli autori di reato identificati sono italiani (anzi da noi gli Italiani
che delinquono sono più della media regionale).
Non è che questo quadro sia una meraviglia (il “mal comune” per me non è mai stato un “mezzo
gaudio”), non è che ci sia comunque da stare allegri, e nemmeno che gli stranieri sono tutti santi, e nean-
che che non ci sia nulla su cui intervenire, ma ma mi pare che dai dati “veri” emerga comunque un quadro
molto diverso da quello che ci raccontano i giornali. Mi pare comunque una situazione “ordinaria”, forse
non di tranquillità assoluta, ma comunque non preoccupante. Sarebbe bello approfondire, e magari lo fare -
mo, sui tipi di reato e chi li compie. In estrema sintesi, a quanto pare, nella nostra zona si delinque come
nel resto del Veneto, se non di meno, i reati sembrano, nella stragrande maggioranza, violenze o dispetti
in famiglia o tra vicini di casa (questi quasi tutti ad opera di cittadini Veneti), piccoli furti (questi sì ad
opera fondamentalmente di stranieri), qualche rapina o truffa (queste invece ad opera quasi tutte di italia-
ni: veneti e non). I nostri non sembrano delinquenti veri ma, nella stragrande maggioranza, casalinghe ris -
sose, vicini indispettiti, ragazzi annoiati, poveracci affamati. In questo panorama ho sempre più l’impres-
sione, e la convinzione, che per migliorare il livello della sicurezza, il primo intervento debba essere quel-
lo della prevenzione, fatto di piccole cose, di piccole presenze quotidiane, per tirar fuori le cose buone, e
per aver sempre meno da reprimere cose cattive.

Stupratori
il lettore attento, 12/12/2007

Lo stereotipo dello “stupratore medio”, secondo molti italiani, è quello dell’immi-


grato. Ma la realtà è molto diversa. Il sessantanove per cento delle violenze nel nostro
Paese è opera di partner, mariti o fidanzati. E solo in sei casi su cento il colpevole è
estraneo alla cerchia familiare o delle conoscenze. Tra questi, non più del dieci per
cento viene commesso da persone di origine straniera.
E’ quanto risulta da uno studio dell’Istat, che ha aperto nella sua sede centrale il
Global Forum sulle statistiche di genere. Secondo i dati raccolti, la maggioranza delle
violenze più gravi subite dalle donne è dunque domestica: un vero e proprio ribalta-
mento dei luoghi comuni sulla pericolosità degli stranieri.La ricerca è stata effettuata
su un campione di donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni e si riferisce al periodo
tra gennaio e ottobre 2006.
“Se anche considerassimo che di questi estranei la metà fossero immigrati – ha spie-
gato Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat per le indagini su condizione e
qualità della vita – si arriverebbe comunque al tre per cento degli stupri, e se anche
ci aggiungessimo il cinquanta per cento dei conoscenti, al massimo si arriverebbe al
dieci del totale. Dati in totale contrasto con la percezione diffusa”.
“Nell’immaginario collettivo – continua – gli stupri per le strade sono quasi sempre
opera di immigrati. Ma non fare i conti con le statistiche può portare ad orientare in
modo errato le priorità e il tipo di politiche”.Il presidente dell’istituto, Luigi Biggeri,
ha ricordato che l’Istat ha avviato e vuole continuare il processo di riforma delle sta-
tistiche ufficiali. L’obiettivo è quello di fare luce sui temi caldi che fanno discutere il
Paese e sfatare i luoghi comuni che in certi casi dominano l’opinione pubblica. ...

da La Repubblica (10 dicembre 2007)

133
Voglio la Guardia di Finanza e i
NAS
Giuseppe Piasentin , 28/08/2007

Palline avvelenate, giocattoli verniciati con coloranti tossici, vestiti impregnati di formaldeide. Il "Made
in China" è a buon mercato, ma il prezzo favorevole non è solo un'occasione, ma un costo: un costo in si-
curezza e salute.
Un costo inaccettabile.
E' inaccettabile che un bambino si avveleni succhiando un giocattolo. E' inaccettabile che la gente svi-
luppi allergie o peggio indossando degli abiti.
Ed è inaccettabile un mercato settimanale che, come il nostro, dia la massima accoglienza ad ambulanti
(cinesi e italiani) che vendono a tonnellate merce su cui non c'è alcun controllo, nessuna garanzia.
Sono anni che non vedo nè ho notizia del passaggio della Guardia di Finanza tra le bancarelle del mer-
cato.
Voglio la Guardia di Finanza, e i NAS, tutte le settimane, al mercato di San Bonifacio. E voglio un bel
cartello su tutti i banchi che vendono roba cinese: "Merce controllata, merce a posto, merce sicura". Se
costa un pò di più, pazienza.
Non voglio barriere protezionistiche: voglio sicurezza. Non voglio cacciare tutta la merce cinese, ma
non voglio comprare merce non sicura.

E' successo ancora


Giuseppe Piasentin , 20/08/2007

E non è la prima volta dalle nostre parti, ma gli incidenti mortali legati a giovani che guidano dopo aver
assunto alcool o altro tornano a passare per San Bonifacio. E anche stavolta non c'entrano gli extracomu -
nitari, non c'entrano i meridionali, non c'entrano delinquenza o altro. Sono ancora una volta ragazzi nor-
mali, che normalmente si vanno a divertire, e che normalmente perdono il limite, perchè purtroppo il di-
vertimento sta proprio nel perdere il limite.
Salvo che poi c'è qualcuno che muore. E qualcuno che piange.
L'ho detto un anno e mezzo fa, lo ripeto oggi, purtoppo: Si può guidare, si può divertirsi, si può bere.
Le tre cose insieme no.

Aspettando il prossimo ...


Andrea Zanuso , 24/08/2007

Il recente incidente stradale avvenuto sul ponte dell'Alpone di Villanova, che ha stroncato due giovani
vite gettando nella disperazione le loro famiglie e suscitato tanto dolore e sconforto nella nostra comunità,
mi induce ad alcune riflessioni per contribuire ad impedire che queste tragedie si ripetano: salvo le singole
responsabilità ( spesso irresponsabilità ) degli automobilisti che sono comunque sempre importanti e de-
terminanti.
Innanzitutto trovo assurdo ed irresponsabile, visto che si è realizzato un nuovo svincolo di accesso al-
l'autostrada, non avere fatto un marciapiede o una pista ciclabile sul nuovo ponte mettendo così a rischio

134
chi è costretto o vuole fare a piedi o in bicicletta il tratto di strada tra Villanova e il rondò per Soave e
Villabella.
In secondo luogo credo che sarebbe opportuno mettere un guard rail su entrambi i lati della Statale 11
sul tratto tra il ponte sull'Alpone e il nuovo svincolo autostradale, per impedire di cadere dentro l'Alpone (
come è successo nella tragedia di questi giorni) e, magari allargando un pò la strada sul lato destro, per fa-
cilitare l'accesso dalla stradina di San Lorenzo che corre sopra l'argine dell'Alpone, impedendo così di gi-
rare a sinistra (come ho più volte ho visto fare nonostante il divieto) per immettersi nella Statale verso
Villanova.
Il guard rail costringerebbe infatti di immettersi più avanti per chi deve andare verso Verona facendo
così diminuire i pericoli di tamponamenti (chi arriva da Villanova ha la visibilità della strada solamente
quando è sopra il ponte dell'Alpone), e impedirebbe di fatto di girare a sinistra a tutti quelli che se ne infi -
schiano del divieto.

Ma anche il mancante divieto di svolta a sinistra ( per chi proviene da Via don Giuseppe Ambrosini) per
immettersi sulla SS 11 verso Verona all'altezza della concessionaria della Mercedes, rappresenta uno
scandaloso mancato adeguamento della segnaletica stradale visti i continui incidenti, anche mortali, come
quello dell'indimenticabile amico Giorgio Baltieri morto ancora dieci anni fa proprio in questo punto.
Se su questo tratto si vuole mantenere l'accesso alla Statale in direzione verso Verona si faccia un ron-
dò, e così si consentirà l'accesso anche dall'area dell'ex zuccherificio che dovrebbe essere recuperata come
centro direzionale; oppure si metta questo divieto di svoltare a sinistra e si posizioni un cordolo che co-
stringa l'automobilista di girare solo verso destra se si vogliono impedire altre tragedie.
Spero che i pubblici amministratori si facciano carico di trovare le soluzioni adeguate al caso ( i miei
sono semplici suggerimenti ) per impedire che altri inutili e dolorosi lutti colpiscano la nostra comunità.

Mostri
Giuseppe Piasentin , 23/08/2007

Ieri un disgraziato ha cercato di sgozzare una novantenne nel suo letto di sofferenza.
Lei incredibilmente non è morta, ed è stata portata al Pronto Soccorso più vicino. Quello di San Bonifa -
cio, non quello di Kabul.
Un mondo in cui un uomo entra in una casa e tenta di sgozzare una vecchia di 90 anni, inoffensiva, ma-
lata, immobile a letto, è un mondo di merda.
Una società che coltiva al suo interno un uomo così è una società di merda.
Qualsiasi possa essere il motivo che ha spinto un uomo a fare un gesto simile,
Qualsiasi possa essere l'origine o la nazionalità di quell'uomo,
Qualsiasi possa essere il legame che unisce quell'uomo a quella donna,
Qualsiasi sia il livello di depravazione di quell'uomo,
Qualsiasi fossero i "problemi psichici" di cui soffriva quell'uomo,
Questi sono gesti intollerabili, indegni di qualsiasi società che si consideri umana.
Questa nostra società, che non ha saputo impedire o prevenire che una vecchietta di 90 anni si trovasse
senza colpa con il collo aperto a metà, ha l'obbligo di interrogarsi sulle proprie responsabilità.

135
Cominciamo a parlare di sicurezza
Giuseppe Piasentin, novembre 2007
Riporto qui una serie di 7 articoli sul tema della sicurezza a San Bonifacio, pubblicati separatamente
nelle prime settimane di novembre: li ho riuniti in un solo articol per maggiore efficacia descrittiva.

Nella prima pagina del nuovo numero del giornalino comunale il sindaco pone un problema molto im -
portante e molto sentito: quello della sicurezza.
Condivido molto poco di quello che c’è scritto su quell’articolo, ma è innegabile la percezione di insicu -
rezza crescente nella popolazione.
Ci torneremo la settimana prossima, ma vorrei oggi dire una parola sulle cause del problema.
Il Sindaco riporta il clima di insicurezza alla crescente immigrazione. In buona parte ha ragione. Eppure
se San Bonifacio è uno dei paesi a maggiore immigrazione la responsabilità è esclusivamente del Piano
Regolatore vigente che, autorizzando la costruzione di migliaia di appartamenti popolari senza che vi fos -
se nessuna richiesta locale, ha richiamato in paese migliaia immigrati.
E quel Piano Regolatore ha un nome ed un cognome: quello del Sindaco di oggi, che è lo stesso che l’ha
voluto, studiato e approvato allora.
Perchè ha fatto un piano regolatore per 10.000 nuovi abitanti quando sapeva benissimo che sarebbero
stati tutti immigrati? Perchè oggi se la prende con lo stato che non mette limiti agli ingressi, quando a San
Bonifacio HA VOLUTO richiamare immigrati a migliaia. E allora?
Non è che sa di aver fatto una cazzata immensa e sta cercando di nascondere la mano?
Allora cominciamo a parlare di Sicurezza a San Bonifacio. E cominciamo a definire i confini del proble-
ma. Sicurezza è solo parlare della delinquenza? O c’è dell’altro? Non voglio eludere il problema e non
parlare dell’immigrazione, ne parleremo nei prossimi giorni, ma la sicurezza è un concetto ampio, che non
va né ristretto né strumentalizzato.
Allora io vorrei, come è consuetudine da un po', riproporre un video di Youtube, girato in corso Italia, a
san Bonifacio. Il video ci mostra un povero vecchietto, costretto a muoversi in carrozzina in mezzo alla
strada, tra le auto, con evidente rischio per la sicurezza sua e degli automobilisti. Nel video la carrozzina
è quella di un anziano, ma potrebbe essere tranquillamente una mamma con un bambino.
I marciapiedi di San Bonifacio sono spesso inaccessibili alle carrozzine, a tutte: quelle dei disabili, ma
anche quelle di mamme e bambini. I motivi sono tanti: dal fondo dissestato alla mancanza di rampe di sa-
lita, dalle dimensioni incredibilmente strette alla regolare invasione da parte delle auto (non solo tollerata
ma purtroppo spesso autorizzata dalle forze di sicurezza).
Chi è competente su questi aspetti? Beh, di certo l’amministrazione comunale per quanto riguarda la de-
stinazione il dimensionamento, la manutenzione e l’accessibilità dei marciapiedi, di certo la polizia locale
(che a sua volta dipende dall’amministrazione comunale) per quanto riguarda i controlli sugli abusi.
Se pensasse a questo l’amministrazione comunale potrebbe fare già molto per la sicurezza dei cittadini,
ma non lo fa. Perchè? Il sindaco chiede poteri straordinari per garantire la sicurezza. Perchè invocare po-
teri straordinari quando non utilizza i poteri di cui dispone?
Proposte? E’ troppo banale proporre di applicare, nell’interesse della cittadinanza, i poteri di cui l’am-
ministrazione comunale dispone?
L’abbiamo sottolineato qualche settimana fa. L’acqua dell’acquedotto comunale, con cui tutti cucinia -
mo, beviamo, ci laviamo, facciamo il caffè, è inquinata di trielina. Lo è stata molto per circa tre anni, lo è
ancora oggi, anche se meno. La trielina non è un inquinante da poco, al contrario è considerato dalle diret-
tive europee e nazionali un vero e proprio veleno (di quelli che hanno l’etichetta gialla con il teschio, tan -
to per capirsi), e fa venire il cancro al fegato e al cervello. L’Amministrazione Comunale lo sa fin dal
2004, e ne è talmente preoccupata che è arrivato a chiedere al Ministero una deroga ai valori di potabilità
dell’acqua. Però non ha fatto la prima cosa che doveva fare se avesse avuto a cuore la sicurezza dei citta-
dini, quella più semplice di tutte: avvisare i cittadini che l’acqua era inquinata. Bastava scrivere due righe

136
sul giornalino comunale e poi ognuno si sarebbe potuto comportare di conseguenza, bevendo l’acqua mi-
nerale oppure no, ma cosciente del rischio.
Invece no, anzi, al contrario, ha invitato i cittadini a bere pubblicando (questa sì sul giornalino) una bel -
la tabellina con tutti i valori della potabilità dell’acqua, eccetto uno, quello alterato e pericoloso. E possia-
mo stare certi che, se il bubbone non fosse venuto fuori da un’inchiesta di Famiglia Cristiana ad agosto
2007, nessuno ci avrebbe mai detto una parola sulla trielina nel nostro acquedotto. E intanto noi tutti a
bere e a fare la pasta con l’acqua alla trielina, totalmente inconsci della situazione!
E’ corretto parlare di acquedotti avvelenati quando si parla di sicurezza? Io penso di sì.
E allora ancora una volta chiediamoci a chi spettava comunicare alla cittadinanza un rischio potenziale
nell’acqua potabile: al gestore dell’acquedotto? all’autorità sanitaria? all’ente locale? A chi gestisce la co -
municazione istituzionale locale? Beh: il gestore dell’acquedotto è il Comune, l’autorità sanitaria è il Sin-
daco, l’ente locale è il Comune, chi gestisce la comunicazione locale è il Comune. E allora non ci sono
mica alternative no? L’amministrazione Comunale non ha nemmeno la possibilità di uno scaricabarile: in
qualsiasi maniera si guardi questa storia la competenza era sempre dell’Amministrazione comunale. E al -
lora perchè non ci ha avvisato? Servivano autorizzazioni particolari? Servivano competenze speciali? Po -
teri speciali? Nooo. Bastavano due righe sul giornalino comunale.
Sarebbe bastato esercitare i propri compiti e poteri.
Se facesse questo l’amministrazione comunale potrebbe fare già molto per la sicurezza dei cittadini, ma
non lo fa. Perchè? Il sindaco chiede poteri straordinari per garantire la sicurezza. Perchè invocare poteri
straordinari quando non utilizza nemmeno i poteri di cui dispone?
Proposte? E’ troppo banale proporre di applicare, nell’interesse della cittadinanza, i poteri di cui l’am-
ministrazione comunale dispone?
Proseguiamo con il nostro discorso sulla sicurezza, con un altro video che ho trovato su Youtube. Il tito-
lo è esplicito: “Sambo’s battle”. Stavolta siamo in piazzetta Dalli Cani, sempre in pieno centro. Protagoni -
sti un gruppo di ragazzi (italiani, mica romeni, lo sottolineo anche se non c’entra niente). Sullo sfondo
l’ex-tiro a segno, l’ingresso del parco dei Tigli, auto che passano. I ragazzi dopo aver divelto i paletti che
delimitano i marciapiedi li usano per picchiarsi. Forse per finta, forse per davvero, anche se probabilmente
sono solo dei cretini che fanno un gioco di cattivo gusto, ma poco cambia. Il problema è che i paletti si
tolgono e sono a disposizione dei (troppi) cretini che girano per il paese, pronti per diventare in ogni mo-
mento armi improprie per qualsiasi rissa. Ed è evidente e documentato dal video che è facile pensarci. E
se è facile pensarci, forse prima o poi capiterà.
Lo stesso discorso si potrebbe fare per i cubetti di porfido che nel video non ci sono ma che sono a di-
sposizione a decine nei tanti buchi nei marciapiedi.
Lasciamo stare le competenze, per non cadere in facili polemiche, che poi i lettori del blog mi rimprove-
rano, però se perfino gli orsacchiotti di peluche devono essere controllati perchè non siano pericolosi, per-
chè non si fa lo stesso con pali di ferro e cubetti di porfido? E’ così difficile pensare di mettere un luc-
chetto ai paletti (proposta di basso livello e massima efficacia: saldare due anellini di ferro e passarci un
lucchetto: 3 minuti di lavoro e 2 euro di valore)?
Si potrebbe far molto per aumentare la sicurezza dei cittadini senza fare cose straordinarie. E si potrebbe
proseguire ancora a lungo parlando ad esempio della situazione dell’aria che respiriamo (su cui non abbia -
mo visto un solo intervento in questi anni), di semafori finanziati ma mai costruiti, dell’utilizzo dei vigili
urbani e così via. Nel giornalino comunale il sindaco chiede di “garantire la sicurezza” attraverso poteri
speciali. Lo stesso, lo leggiamo in questi giorni nei giornali, in qualche modo stanno facendo a Verona, a
Cittadella, in altri comuni.
Ma servono davvero poteri speciali per aumentare il livello di sicurezza in una cittadina come la nostra?
Se il problema è l’eccessiva immigrazione, non sarebbe stato possibile costruire qualche migliaio di ap-
partamenti in meno, visto che, come previsto, da anni non ce n’è richiesta locale? Se il problema è il con-
trollo del territorio perchè continuiamo tenere i vigili urbani in ufficio a rispondere al telefono quando po-
trebbero stare in giro per le strade? Non escludo a priori che si pensi a poteri speciali ma solo quando i
poteri ordinari non siano sufficienti per risolvere gravi problemi. Ma prima i poteri ordinari vanno utiliz -
zati. Bene e fino in fondo. Non ignorati.
Alcuni sindaci come il nostro, quello di Verona, quello di Cittadella (che per questo è indagato per abu-
so di potere) chiedono “poteri straordinari” per gestire la sicurezza nl proprio comune. Si ma quali? Quelli

137
di concedere la residenza secondo criteri certi e dopo controlli accurati? Ma questo che vantaggi darebbe?
Chiunque potrebbe comunque venire ad abitare a San Bonifacio come semplice domiciliato o addirittura
senza dichiararsi in alcun modo, e in più senza pagare né tasse né rifiuti o altro, e allora? Che cosa cam-
bierebbe? Sarebbe solo un’altra manovra inutile e a scopo solo elettorale come quella del censimento, o
del registro della popolazione temporanea.
Un’altra proposta che ogni tanto si sente è quella di affidare ai sindaci il potere di espulsione? Beh, ma
questo è un potere limitativo della libertà individuale (in particolare della libertà di circolazione), un pote-
re delicato che va attribuito solo a persone che abbiano una conoscenza ed una esperienza giuridica appro-
fondita. Il Sindaco, val la pena di ricordarlo, può essere qualsiasi cittadino maggiorenne, senza alcuna
prerogativa culturale, morale o di percorso personale se non quello di essere stato scelto dai suoi cittadini.
Può essere un Ragioniere, un salumiere, un commesso, un professore di matematica, un commesso, una
casalinga, un pensionato. In pratica può essere chiunque. E’ pensabile che un qualsiasi sindaco possa inci -
dere sulla libertà individuale delle persone? O sarebbe meglio lasciare questo potere, così come è oggi, ai
prefetti, nominati dallo stato e con ben precise caratteristiche culturali e di carriera? E il cui operato è sot-
toposto a rigidi controlli? Pensiamoci.
Ancora qualche parola sulla sicurezza a San Bonifacio. Sicurezza intesa finalmente come criminalità e
in particolare criminalità legata all’immigrazione.
Per dimostrare la gravità della situazione il giornalino comunale cita l’Arena. Nel mese di ottobre 2007
vengono citati in tutto 10 episodi, che dimostrerebbero come ci sia una situazione di criminalità diffusa,
tutta legata all’immigrazione. Ma se leggiamo con attenzione gli episodi realmente ascrivibili a immigrati
sono 5 (quelli eseguiti da ignoti sono appunto eseguiti da persone sconosciute, perchè dovrebbero essere
stranieri e non calabresi, siciliani, trentini o veneti?). Di questi 5 uno è un arresto per documenti falsi, tre
sono arresti per reati pregressi, uno solo è un reato “vero” segnalato in ottobre a San Bonifacio (la rapina
alle Acli): è ovvio che la criminalità non dovrebbe esserci, e bisogna combatterla sempre, anche quando è
modesta, ma la situazione non mi pare tale da giustificare provvedimenti straordinari nei confronti dei mi-
granti. Ho ricordi d’infanzia di rapine a mano armata alla gioielleria Dalla Mura, alle diverse banche di
San Bonifacio Ricordo diversi furti in casa di amici quando, trenta o più anni fa, di stranieri a San Bonifa -
cio non ce n’era nemmeno l’ombra. Mio zio, allora direttore di banca a Monteforte, rimase ferito in una
rapina nella sua banca negli anni 70.
E’ idea comune che gli stranieri portino microcriminalità. Sarà certo vero, però a me quando ero bambi-
no hanno rubato tre volte la bici in garage e a quell’epoca l’unico “migrante” che conoscevo era mio zio,
emigrato in Germania a lavorare alla Volkswagen.
Spacciano? Oddio! Beh, di spaccio a San Bonifacio ne ho visto (per lavoro sono tornato molto spesso a
tarda notte e attorno a casa mia non mancano locali frequentati da giovani), ma stranieri mai: italiani chi
vende, italiani chi compra.
Prostituzione? Devo fare un elenco di quelle (tutte italiane, qualcuna anche insospettabile) che arroton -
dano, o arrotondavano lo stipendio con il lavoro più vecchio del mondo? E dei clienti che diciamo? E’
peggio la ghanese che si prostituisce per 20 euro o l’italiano che glieli dà? Peggio l’uovo o la gallina?

Non voglio nascondermi i problemi (e l’immigrazione a San Bonifacio è un problema grosso) ma è un


problema l’immigrazione o sono un problema gli immigrati? E quali immigrati? E perchè? Per abitudine
cerco di guardare in modo obiettivo quello che mi raccontano e di farmi infinocchiare il meno possibile.
E’ cambiato molto in questi anni? E’ davvero così critica la situazione? C’è davvero una situazione di in-
sicurezza o il problema è più percepito che reale? Ed è un problema particolarmente grave a San Bonifa -
cio? E se il problema c’è, dove è davvero? E’ un problema di diversità o di povertà? Di istinto o di neces-
sità? Non è un problema da poco, perchè la delinquenza si risolve con giudizi e pene, la povertà si risolve
con l’aiuto, la diversità si risolve con l’integrazione.
Vorrei dati veri, vorrei esser sicuro che non stiamo tutti cadendo nella trappola di chi alimenta paure
nella gente per propri scopi personali. O semplicemente di chi nasconde in parole roboanti la propria inca -
pacità ad affrontare seriamente un problema complesso. Di certo se la “prova” dell’emergenza sono quei
10 titoli dell’Arena, non mi pare granchè.

138
Avremo i vigili fino a mezzanotte?
Giuseppe Piasentin , 10/08/2007

da l'Arena di mercoledì 01 agosto 2007 provincia pag. 21


...È iniziato intanto il servizio di vigilanza notturna dei vigili urbani, che con una
pattuglia continueranno il servizio fino alla mezzanotte e oltre, così da controllare e
prevenire reati contro il patrimonio e il traffico stradale per quanto riguarda guida in
stato di ebbrezza, rumori molesti, schiamazzi e quanto disturba la pubblica quiete e si-
curezza.
Evviva! Finalmente la sera dovrebbe smettere di essere zona franca, finalmente avremo, forse, il piacere
di vedere qualche camicia azzurra passeggiare per San Bonifacio anche dopo cena.
Allora ho subito da proporre una agenda per il nuovo turno serale/notturno della polizia municipale.
1) presenza di un poliziotto in Corso Venezia fino alle 24.00, in particolare nelle sere di venerdi, sabato,
domenica.
2) controlli al giardino del donatore, sede di risse, accattonaggio, episodi di tossicodipendenza.
3) presenza costante in via Praissola, recuperando la vecchia figura del "vigile di quartiere", necessaria
in un quartiere denso di criticità come Praissola
4) presenza fisica nell'area di via ospedale vecchio, con controlli anche sugli avventori dei due "centri
telefonici" per stranieri, aperti fino a tarda ora, e del centro scommesse
5) presenza fisica costante con controlli sugli avventori e test per alcool bar Alazia di via Vittorio Vene-
to, e verifica dell'orario di chiusura.
6) presenza, nelle serate estive, nelle strade particolarmente frequentate da motociclisti rumorosi: viale
Trieste, via Praissola, quartiere Vajont.
Ovviamente l'agenda è una proposta personale e ampliabile: le cose da fare per i vigili di sera sono tan-
te: basta che si cominci: stiamo aspettando da tanti anni! Quello che conta è che il vigile di turno non se
ne stia rinchiuso in ufficio ad aspettare le telefonate, ma stia in mezzo alla gente, per le strade, a rassicu -
rare la gente per bene, e ad intimorire chi per bene non è.

Meglio di niente, però...


Giuseppe Piasentin, 25/10/2007
L'Arena di ieri ci informa che il vigile di turno fino a mezzanotte (istituito qualche mese fa) sarà utiliz-
zato per rispondere al telefono e dare le multe a chi fa rumori molesti e disturba.
Bene, questa è una buona cosa, se non fosse che il numero da chiamare è un numero fisso, e non un cel -
lulare. E questo significa ovviamente che il ruolo del vigile di turno fino a mezzanotte sarà in ufficio, al
telefono. Allora a me la storia non piace più, perchè io credo che il vigile di servizio fino a mezzanotte
non dovrebbe stare alla scrivania ad aspettare le telefonate, ma al contrario dovrebbe andarsene in giro per
il paese, dove sono tanti i posti dove sarebbe bello che ci fosse un minimo di presidio da parte di un vigi -
le. Un piccolo, primo elenco, l'avevo già proposto e pubblicato qualche mese fa.
Non credo che la sicurezza in una cittadina si governi da un ufficio.

I soldi? Se non li chiedi...


Giuseppe Piasentin, 06/12/2007

139
Nell’attesa di riprendere magari più in là il discorso sulla sicurezza a san Bonifacio, vorrei fare un’ulti-
ma rapida considerazione, partendo da un commento di Cesare, di qualche giorno fa. Cesare infatti ha ri-
portato “quanto affermato dal nostro sindaco nella riunione pubblica della politica partecipata del mese di
ottobre, su specifica richiesta di installare delle telecamere per la sicurezza in certi luoghi (vale anche per
i centri raccolta rifiuti) : “ Costano troppo, bisogna impiegare diversamente i vigili... NON CI SONO
SONO SOLDI!!!...”. Io non c’ero, ma la segnalazione di Cesare credo sia veritiera, perchè mi è stata ri-
portata tale e quale anche da altri. Trovo che il Sindaco abbia assolutamente ragione: la Sicurezza è un
servizio, e i servizi costano in tecnologia, personale, organizzazione. E tutto questo costa molto. Proprio
per questo però, ad esempio, la Regione, in rispetto di una propria legge appositamente creata, (la Legge
Regionale 7 maggio 2002 n. 9) finanzia da anni progetti di enti locali finalizzati al miglioramento della si-
curezza. Gli elenchi completi delle domande si trovano in una pagina del sito della Regione. Mi sono pas -
sato gli elenchi: centinaia di progetti, di centinaia di comuni, che hanno chiesto soldi chi per le telecame-
re, chi per il vigile di quartiere, chi per un servizio di mediatori culturali, chi ha migliorato la sicurezza
stradale. Qualcuno di questi non ha ricevuto nulla, ma per la grande maggioranza dei progetti la Regione
ha versato un fiume di milioni di euro.
San Bonifacio non ha ricevuto nulla, nemmeno un euro.
Ma il motivo c’è: se si scorrono gli elenchi delle domande, si scopre che San Bonifacio non ha presenta-
to nessun progetto in questi anni. Eppure il Sindaco dice sul giornalino che abbiamo gravi problemi di si-
curezza, e pubblicamente dichiara che non si può fare di più perchè non ci sono soldi. E allora perchè non
chiede finanziamenti? Perchè non fa un qualche progetto e cerca di farselo finanziare? C’è poco da dire
che la Regione è ostile se non ci dà niente: se non chiediamo niente cosa dovrebbe darci? Credo che nes -
suno ci correrà mai dietro con il portafogli in mano: se vogliamo più sicurezza ci vogliono soldi; se vo -
gliamo soldi bisogna chiederli; se li chiedi forse arrivano, ma se non li chiedi non arrivano di sicuro. La-
mentarsi di non ricevere niente quando non si chiede sono chiacchere buone solo per ubriacare gente beo-
ta.

Parliamo ancora un attimo di sicu-


rezza
Giuseppe Piasentin, 13/12/2007

Dall’ Arena di ieri: “Entrerà in funzione a inizio gennaio l’impianto di videosorveglianza di ultimissima
generazione a Caldiero, Colognola ai Colli e Illasi. Ventuno telecamere in totale installate, secondo il pro -
getto predisposto dal comando di polizia locale dell’Unione Comuni Verona est, per prevenire comporta-
menti illeciti contro le proprietà pubbliche quali parco giochi, piazze, cimiteri, isole ecologiche, scuole
ma anche infrazioni a negozi, bar e banche, nonché per evitare il disturbo della quiete pubblica nelle zone
videosorvegliate.”
Solo pochi giorni fa dicevamo che “C’è poco da dire che la Regione è ostile se non ci dà niente: se non
chiediamo niente cosa dovrebbe darci? Credo che nessuno ci correrà mai dietro con il portafogli in
mano: se vogliamo più sicurezza ci vogliono soldi; se vogliamo soldi bisogna chiederli; se li chiedi forse
arrivano, ma se non li chiedi non arrivano di sicuro.”
Caldiero, Colognola e Illasi i soldi li hanno chiesti, hanno fatto il loro bravo progettino, l’hanno manda-
to in Regione. Hanno chiesto un sacco di soldi, centomila euro, e hanno ricevuto tutto quello che avevano
chiesto: centomila euro, e con quei soldi ci mettono tutte le telecamere che vogliono.

I soldi per la sicurezza ci sono, basta fare almeno almeno lo sforzettino di chiederli e di spiegare a che
servono. Ma se non li chiediamo, è inutile poi lamentarsi...

140
141
142
La mia mama dice...

143
144
testequadre

145
Riflessioni e previsioni sul futuro de-
mografico di San Bonifacio

di Giuseppe Piasentin

146
Queste valutazioni partono da alcuni dati anagrafici e statistici pubblicati sul notiziario comuna-
le San Bonifacio Notizie. Si tratta di valutazioni molto semplici, che si avvalgono di strumenti in-
formatici e statistici alla portata di tutti coloro abbiano un minimo di dimestichezza con strumenti
informatici quali MS-Excel.
Proprio per questo questa analisi non ha alcuna presunzione di essere né esatta né autorevo -
le, ma ha certamente l’ambizione di far pensare e di buttare qualche sasso nello stagno e susci-
tare qualche “onda” nel pensiero comune.

Il desiderio comunque è quello di fornire una fotografia della situazione attuale e una proiezio-
ne abbastanza obiettiva e di quella futura, senza cercare di spingere la bilancia né da una parte
né dall’altra.

I dati da cui parte l’analisi sono quelli relativi all’andamento demografico 2005, 2006 e 2007
(San Bonifacio Notizie gen-feb 2005 pag 1 e marzo-aprile 2007, pag. 3), e quelli relativi al dato
contributivo 2003 (San Bonifacio Notizie gennaio-febbraio 2006, pag. 3). Si fa inoltre riferimento
Ad alcuni articoli dell’Arena secondo cui a San Bonifacio risultano liberi e in vendita già oggi oltre
700 unità abitative, e ad alcuni dati del PRG vigente.

Il filo conduttore delle riflessioni è: se quello che è accaduto nell’ultimo anno continua con lo
stesso ritmo, come cambierà il paese?

147
Scheda n.1
Residenti a San Bonifacio 2006-2007
stra- Bilancio ita-
residenti tot italiani nieri liani bilancio stranieri
2004 18810 16669 2141
2005 18906 16588 2318 -89 +177
2006 19123 16551 2572 -37 +254

Anno 2006 Totale residenti ITALIANI STRANIERI


MINORI 3614 2907 707
NATI 248 174 74
MORTI 147 142 5
EMIGRATI/IMMIGRATI -69 185
% MINORI 0,191156247 0,17524717 0,305004314
INDICE NATALITA’ 0,013117529 0,01048951 0,031924072
INDICE MORTALITA’ 0,007775309 0,00856041 0,002157032

L’analisi di questa scheda è banale, ma piuttosto interessante. Appare assolutamente evidente che:
1. San Bonifacio è un paese in crescita, ma
a. questa crescita è legata solo all’aumento degli stranieri
b. mentre gli italiani sono in calo
2. il calo degli italiani dipende:
a. non dal bilancio naturale (rapporto nati/morti) che è positivo anche per gli italiani
b. ma dalla emigrazione di circa 70 italiani da San Bonifacio, che non sono pochi, visto che
corrisponde a circa l’0,5% della popolazione italiana in un solo anno.
3. l’aumento degli stranieri invece
a. è sostenuto dall’importante immigrazione,
b. ma anche dalla forte natalità di stranieri già insediati qui
c. infatti nasce un bambino ogni 100 italiani, ma ben 3 bambini ogni 100 stranieri

Mi pare che questa scheda si possa riassumere in due affermazioni:


• per ogni bambino italiano che nasce, ne nascono tre stranieri
• ogni due immigrati che arrivano a San Bonifacio, un italiano se ne va

148
proiezione demografica 2008-2020 proiezione natalità

350
30000
300
25000
250
20000
200
15000
150
10000
100
5000
50
0
0
2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020

totale italiani stranieri nati italiani nati stranieri

149
scheda 2

N. FAMIGLIE MEDIA componenti


2006 7628 2,50694809
2007 7773 2,43226553
Incremento 145 (*)4,87586207
% MINORI 0,17524717 0,305004314
INDICE NATALITA’ 0,01048951 0,031924072
INDICE MORTALITA’ 0,00856041 0,002157032

Queste due tabelle ci possono aiutare a farci un quadro delle famiglie immigrate a San Bonifacio. Si
tratta di famiglie giovani come confermato dal grande numero di minori e di nascite nella stragrande mag-
gioranza giunte in Italia da pochi o pochissimi anni.
(*) Il dato percentuale della media dei componenti delle famiglie (n. residenti/numero famiglie), per
Italiani stranieri
Numero contribuenti 8370 315
Euro versati 32411044 346698
Frazione sul gettito 98,94163035 1,05836965
Gettito per singolo contribuen-
te 3872,287216 1100,62857
quanto riguarda il dato relativo all’incremento nel 2005 non è affidabile, in quanto probabilmente forte-
mente alterato dal numero dei ricongiungimenti familiari, che hanno generato un aumento del numero di
residenti, senza alterare il numero delle famiglie.

Appare evidente il basso numero di contribuenti stranieri rispetto a quello dei contribuenti italiani Que-
sto è vero sia in modo assoluto (8370 sono i contribuenti italiani, 315 i contribuenti stranieri), che in
modo relativo (ci sono 43 contribuenti ogni 100 residenti italiani, ma solo 12 contribuenti ogni 100 resi-
denti stranieri). Questa evidenza ha diverse motivazioni, che fondamentalmente sono:
• questi nuclei familiari hanno un numero elevato di familiari a carico: in una famiglia composta da
marito dipendente, moglie e tre figli piccoli a carico, è ovvio che una famiglia di 5 residenti “pro -
duca” un solo contribuente
• con molta probabilità persiste diffusa una occupazione “in nero” di molti migranti (personale del -
le pulizie, badanti, braccianti ecc) che genera redditi ovviamente non sottoposti a tassazione
• è facilissimo che la famiglia immigrata cada nella cosiddetta “no-tax area” a causa di:
o moltissime di queste famiglie appena arrivate in Italia acquistano la casa d’abitazione at-
traverso mutui molto pesanti, che ovviamente poi vengono detratti dalla dichiarazione dei
redditi, abbassando l’imponibile
o il numero elevato di familiari a carico comporta detrazioni importanti
o è notorio che agli immigrati vengono affidate mansioni umili e che producono un basso
reddito.

150
Per gli stessi motivi si ha non solo una riduzione del numero dei contribuenti rispetto al numero di resi -
denti, ma anche una riduzione del gettito per singolo contribuente.

Direi che il concetto che si evince da queste tabelle è che:


la famiglia immigrata a San Bonifacio è giovane, con tanti figli, mutuo da pagare e pochi soldi
proprio per questo può garantire un gettito fiscale piuttosto modesto

151
scheda 3

Il gioco è stato quello di verificare cosa succederà nei prossimi anni se la tendenza demografica del
2007 persisterà. Per questo i tassi di crescita utilizzati per la proiezione sono stati semplicemente quelli
del 2007, senza altre variabili. Si tratta come detto di una valutazione grossolana e che, se teniamo conto
anche solo del dato 2004 risulta essere probabilmente sottostimata, visto che la crescita immigratoria sem-
bra essere non stabile, ma sempre più rapida. I dati qui proposti quindi sono, con tutta probabilità, una
sottostima, ma sono comunque indicativi.

Proiezione andamento demografico

Popolazione totale Pop.italiana Pop.straniera


2008 19367,92 16514,08 2853,83
2009 19643,80 16477,25 3166,55
2010 19954,02 16440,49 3513,53
2011 20302,36 16403,82 3898,53
2012 20692,96 16367,23 4325,72
2013 21130,45 16330,73 4799,72
2014 21619,96 16294,30 5325,66
2015 22167,19 16257,96 5909,23
2016 22778,44 16221,69 6556,75
2017 23460,73 16185,51 7275,22
2018 24221,83 16149,41 8072,42
2019 25070,36 16113,38 8956,97
2020 26015,90 16077,44 9938,46

natalità

nati italiani nati stranieri


2008 173,2246 91,10596
2009 172,8383 101,0891
2010 172,4527 112,1662
2011 172,0681 124,457
2012 171,6843 138,0947
2013 171,3013 153,2267
2014 170,9192 170,0169
2015 170,538 188,6468
2016 170,1576 209,3182

152
2017 169,7781 232,2547
2018 169,3994 257,7046
2019 169,0215 285,9431
2020 168,6445 317,276

Queste le considerazioni che mi sembra si possano fare su questi dati:


ci. oggi gli stranieri residenti a San Bonifacio sono circa l’11%, ma nel 2020 si arriverà al 40%
cii. nel 2014 i nuovi nati nati saranno ripartiti in ugual misura e dal 2020 la maggioranza degli
iscritti in I elementare sarà straniera

scheda 4
Ho voluto fare due proiezioni particolari, relative al 2012 e al 2019 per dare concretezza tutte queste
valutazioni. Infatti occorre chiedersi se San Bonifacio sarà in grado di accogliere tutti questi migranti.
Per comprenderlo ho fatto riferimento a due dati: il numero di unità abitative (appartamenti) disponi-
bili fin d’ora sul mercato e la quantità di edilizia abitativa prevista a compimento del vigente piano re -
golatore.
A San Bonifacio infatti risultano essere libere e disponibili alla vendita attualmente circa 700 unità
abitative. Case già pronte da abitare, non sulla carta: quindi è solo questione di tempo, ma saranno
abitate. Se da oggi si bloccassero i cantieri e si dovessero solo abitare le case che già ci sono, che pae -
se avremmo?
Dovremmo arrivare ad avere 700 nuove famiglie all’incirca nel 2012: che San Bonifacio avremo in
quel momento?

Popolazione ge-
2012 nerale Italiani stranieri
residenti 21130 16330 4799
MINORI 4039,131 2861,786 1463,715703
NATI 277,1734 171,2937 153,2036238
MORTI 164,2923 139,7914 10,3515962

Queste le facili considerazioni:


• tra 5 anni quindi il numero degli stranieri sarà praticamente raddoppiato,
• nelle scuole gli studenti italiani saranno si e no il 60%,
• il numero complessivo dei minori (e quindi degli studenti) sarà aumentato di 400 unità: al -
l’incirca il 15% in più rispetto ad oggi.
• I bambini italiani che nascono saranno qualcuno in meno di oggi,
• quelli stranieri saranno più del doppio.

L’attuale Piano regolatore invece prevede abitazioni per 26000 abitanti, case in parte già pronte (al-
l’incirca per 23.000 persone), in parte in costruzione o in attesa di delibera. Se tutto sarà realizzato
come previsto dal PRG, San Bonifacio crescerà fino a 26000 abitanti e ci dovrebbe arrivare verso il
2019. La domanda allora è: se il PRG sarà portato a termine, che San Bonifacio avrà generato?

153
Popolazione gene-
2019 rale Italiani stranieri
residenti 26015 16077 9938
MINORI 4972,93 2817,449 3031,132873
NATI 341,2525 168,6399 317,2614323
MORTI 202,2747 137,6256 21,43658326

A compimento dell’attuale PRG quindi:


• gli stranieri saranno oltre la metà degli italiani,
• la popolazione studentesca sarà aumentata del 50% rispetto all’attuale
• e il 55% degli studenti sarà di origine straniera, mentre gli italiani saranno in minoranza
• i neonati stranieri saranno 5 volte più numerosi di adesso
• nasceranno circa il doppio di bambini stranieri rispetto agli italiani
• i morti italiani saranno circa 6 volte quelli stranieri

scheda 5

Considerazioni occupazionali

Popolazione gene-
2019 rale Italiani stranieri
residenti 26015 16077 9938
MINORI 4972,93 2817,449 3031,132873
NATI 341,2525 168,6399 317,2614323

Molto semplicemente è evidente che tra una decina d'anni il ricambio lavorativo sarà garantito per i due
terzi dalla popolazione straniera.
La popolazione sambonifacese di origine italiana è una popolazione che invecchia, quindi con capacità
di ricambio demografico e occupazionale in diminuzione, poco fertile, e con tendenza all’emigrazione da
San Bonifacio.
La popolazione immigrata al contrario è giovane e con forte ricambio generazionale, con grande ten -
denza all’insediamento in comune.

Appare chiaro che le aziende locali hanno probabilità di rimanere a San Bonifacio solo se vi è suffi -
ciente disponibilità di manodopera. Se le cose dal punto di vista demografico non cambieranno, questa ga-
ranzia viene data solo dalla popolazione straniera.

154
Scheda 6
Proiezione numero contribuenti e gettito complessivo

n. contribuenti n.contribuenti Gettito da con- Gettito da con-


italiani stranieri tribuenti italiani tribuenti stranieri
2008 8277,068 529,7832 32051184,22 583094,57
2009 8258,606 587,8354 31979693,15 646988,46
2010 8240,185 652,2488 31908361,55 717883,65
2011 8221,805 723,7204 31837189,05 796547,35
2012 8203,466 803,0237 31766175,31 883830,8
2013 8185,168 891,0168 31695319,96 980678,52
2014 8166,91 988,6519 31624622,66 1088138,5
2015 8148,694 1096,986 31554083,05 1207373,7
2016 8130,518 1217,19 31483700,78 1339674,4
2017 8112,383 1350,567 31413475,5 1486472,2
2018 8094,288 1498,558 31343406,86 1649355,7
2019 8076,233 1662,766 31273494,51 1830087,5
2020 8058,219 1844,967 31203738,1 2030623,4

Variazioni rispetto al gettito 2007


2008 99,95691
2009 99,93364
2010 99,93231
2011 99,95525
2012 100,0051
2013 100,0847
2014 100,1973
2015 100,3465
2016 100,5361
2017 100,7706
2018 101,0549
2019 101,3944
2020 101,7949

155
gettito popolazione straniera gettito

3000000
30000000

25000000

20000000
2000000
15000000

10000000

5000000
1000000
0

totale annuo gettito italiano gettito straniero

gettito straniero

Appare evidente che il calo demografico italiano non è controbilanciato dal punto di vista contributivo,
dall’aumento demografico straniero, anche a fronte di un imponente aumento di stranieri. Finchè durerà
un trattamento economico così diseguale infatti l’aumento demografico non consentirà aumenti contributi-
vi proporzionati. Infatti:

• si assiste, pur a fronte di un costante aumento dei residenti, ad una modestissima flessione del get -
tito globale che persisterà fino al 2011: il gettito si riporterà ai livelli del 2007 nel 2012
• da allora persisterà un aumento via via crescente, ma non commisurato con la crescita demografi -
ca
• infatti ad un aumento della popolazione di circa il 30% corrisponderà un aumento del gettito fi-
scale di circa il 2%
• in questa visione si acuirà una divisione di fondo, in cui il 40% della popolazione pagherà il 6%
complessivo delle tasse, il 60% della popolazione pagherà il 93%
• questo divario sarà solo parzialmente compensato dalle minori esigenze sociali di una popolazione
“giovane” come quella migrante

156
Conclusioni

• Il quadro conclusivo che sembra delinearsi all'orizzonte della nostra comunità si avvicina a quello
che si aveva nel dopoguerra: grande quantità di popolazione mediamente giovane, una grande for-
za lavoro formata da famiglie numerose, a basso reddito, elevato indebitamento. La grande diffe-
renza rispetto al dopoguerra è che questa popolazione sarà straniera. Vicino a questa fascia di
stranieri a basso reddito vi saranno gli italiani, a disponibilià economiche maggiori, con famiglie
meno numerose, e proprietari della maggior parte della ricchezza. Questa disparità sociale, unita
ad una sostanziale quasi-parità numerica delle due componenti demografiche, fa presagire una
possibile insicurezza sociale.
• Tutto questo sembra essere diretta conseguenza di un piano regolatore generale (ancora vigente)
che ha portato un aumento della residenzialità da 16000 a 26000 abitanti in 10 anni a fronte di una
crescita demografica locale pari a zero. Questo ha portato alla logica conseguenza di un’esplosio-
ne dell’immigrazione straniera nel nostro comune.
• La conferma degli errori di valutazione compiuti attraverso quel piano regolatore sta nei fatti stes-
si: gli studi demografici cui il PRG fa riferimento riportavano un aumento demografico di meno
di 500 persone in 10 anni. Quando mancano ancora quasi due anni al suo compimento la popola-
zione è aumentata circa dieci volte di più (5000 persone) e ci sono appartamenti vuoti pronti ad
accoglierne almeno altri 2000, per non parlare di quelli in costruzione.
• appare altrettanto evidente che tale esplosione non può essere in alcun modo arginata fino a
22-23.000 residenti, visto che gli appartamenti sono già stati costruiti e sono attualmente in vendi-
ta: chi li compra ci va a stare, e attualmente la richiesta è esclusivamente sostenuta dalla popola-
zione migrante
• comunque gran parte, se non tutta, l’edilizia residenziale prevista dal PRG sarà portata a termine
nei prossimi anni, per cui l’ondata immigratoria avrà il verosimilmente il suo compimento secon-
do un trend vicino a quello ipotizzato
• appare anche evidente la necessità di forza lavoro che sopperisca alle carenze demografiche della
popolazione autoctona: le aziende senza immigrati potrebbero chiudere in breve tempo e deloca-
lizzare, con grave danno per tutti, migranti e autoctoni.
• Una variazione così importante e rapida nella composizione demografica della popolazione locale
peraltro comporta problemi sicuramente dal punto di vista contributivo, ma anche dal punto di vi -
sta della coesione sociale che appare in pericolo.

157
Reportages fotografici

9 settembre 2007: una domenica a


San Bonifacio
Penin

Ecco come si presenta una Domenica pomeriggio il paese di San Bonifacio premiato comune per la rac -
colta differenziata

158
159
160
due ciclabili a confronto
Marco Andrioli, 27/09/2007

Un nuovo minireportage fotografico sulla pista ciclabile di Arcole. Due sole foto per un confronto im -
mediato e di pelle. Da una parte una strada sterrata, senza protezioni, cui hanno accesso automobili e trat -
tori (è dura definirla "ciclabile"), dall'altra una strada asfaltata, protetta su entrambi i lati, destinata all'e-
sclusivo utilizzo ciclopedonale.

161
Indice generale
La storia, la cultura....................................................................................................................................................5
Il giorno della memoria.......................................................................................................................................5
Patch Adams al Guarino .....................................................................................................................................6
Ferroli e Belen ......................................................................................................................................................6
Dopo un anno? Cambiato niente! ......................................................................................................................7
I Pooh, i Rockets e tanti altri .............................................................................................................................7
Urban Ninja do......................................................................................................................................................8
L'archivio comunale ............................................................................................................................................8
Wikipedia ..............................................................................................................................................................9
Il Cinema Centrale va ristrutturato. E i soldi? ...............................................................................................9
25 APRILE: il tanko in piazza...............................................................................................................................10
Il 25 aprile: liberazione da chi? ......................................................................................................................10
Ognuno ha il 25 aprile che si merita...............................................................................................................11
Tanko, dalla cacofonia della parola alla storia ............................................................................................11
Chissà se il tanko va a frappè? ........................................................................................................................12
Sambonifacesi...........................................................................................................................................................13
Il gruppo 2003.....................................................................................................................................................13
Il mio 25 settembre ...........................................................................................................................................14
Silvano Pedrollo ................................................................................................................................................14
Bravo Valter .......................................................................................................................................................15
Coltivare la memoria..........................................................................................................................................15
L’urbanistica.............................................................................................................................................................17
San Bonifacio paese in vendita........................................................................................................................17
il PATI degli altri...............................................................................................................................................18
Sull'area Dalcero ................................................................................................................................................18
Ma a che serve la variante 39? ........................................................................................................................19
Grigio padano......................................................................................................................................................19
parco della Rimembranza, ottobre 2007 ........................................................................................................20
Parco della Rimembranza: perchè recuperarlo? ...........................................................................................21
Parco della Rimembranza: qualche proposta ................................................................................................21
Politica e politichetta di casa nostra.....................................................................................................................23
Vaffanculo Day...................................................................................................................................................23
Perchè? Per chi? .................................................................................................................................................24
Giù le mani dalla viabilità ...............................................................................................................................24
Le proposte di interesse.....................................................................................................................................25
Regole e regolati ................................................................................................................................................25
Che ci azzecca? ..................................................................................................................................................26

162
Enzo Biagi, il Sindaco, il Papa ......................................................................................................................26
desaparecido........................................................................................................................................................27
La rinascita democratica di San Bonifacio ...................................................................................................27
Politica "Partecipata" ........................................................................................................................................28
Prodi merita altri maestri... ..............................................................................................................................28
A che gioco giochiamo?...................................................................................................................................29
Perchè ci sono tutti quei soldi? .......................................................................................................................29
Ecco da dove vengono i soldi ..........................................................................................................................30
Quando mai è stata "di Centro-Sinistra" la Liga? .......................................................................................30
Ma non erano usciti dal centrosinistra? .........................................................................................................31
Guarda un pò chi c'è ne "La Casta" ................................................................................................................32
Non mi convince.................................................................................................................................................32
La politica di cui mi piace parlare........................................................................................................................34
Il gioco e chi lo fa .............................................................................................................................................34
Puntare sul comprensorio .................................................................................................................................35
Quali priorità per San Bonifacio? ..................................................................................................................35
Dico .....................................................................................................................................................................37
Di chi è la famiglia? ..........................................................................................................................................38
Pubblico e privato .............................................................................................................................................38
Questione di strategia .......................................................................................................................................39
Strategie................................................................................................................................................................40
Uno sguardo fuori porta ...................................................................................................................................40
Eutanasia? ...........................................................................................................................................................41
Una politica poco "rosea" ................................................................................................................................41
Il Ministro non è venuto ..................................................................................................................................42
18 treni cancellati...............................................................................................................................................42
Storie di assessori.....................................................................................................................................................43
Cercasi Assessore: che significa? ...................................................................................................................44
90 pretendenti, 8 papabili, e poi? ...................................................................................................................44
Il neoassessore sul web ....................................................................................................................................45
Il nuovo assessore...............................................................................................................................................45
Assessori .............................................................................................................................................................46
La multiservizi..........................................................................................................................................................47
E i vantaggi per il cittadino? ...........................................................................................................................47
Allargate le competenze della Multiservizi ..................................................................................................48
lo sportello della multiservizi .........................................................................................................................48
Multiservizi e il nuovo patto di stabilità .......................................................................................................48
la Multiservizi? Per il Ministro è una scatola che serve a generare posizioni di potere. ....................49
Piste ciclabili, strade e automobili........................................................................................................................50

163
Favorire le auto o i pedoni? .............................................................................................................................50
La campana sulla ciclabile ...............................................................................................................................51
stasera vediamo ..................................................................................................................................................51
Una discreta serata.............................................................................................................................................51
Isola pedonale in centro? Istruzioni per l'uso ..............................................................................................52
tanto rumore per nulla ......................................................................................................................................54
Come non si fa una pista ciclabile .................................................................................................................54
Gli Amici della Bicicletta e la pista ciclabile per Arcole ..........................................................................55
Già fatto? .............................................................................................................................................................56
Di questa non abbiamo proprio bisogno ........................................................................................................57
Storie di giovani...e non solo.................................................................................................................................58
a-pathos................................................................................................................................................................58
Vale Torna ..........................................................................................................................................................59
Fanari....................................................................................................................................................................59
Non è una bravata ..............................................................................................................................................60
Senza palle ..........................................................................................................................................................60
Deficienti! ...........................................................................................................................................................60
spero dentro sia diverso ....................................................................................................................................61
Immigrazione e integrazione..................................................................................................................................62
Riflessioni sulla demografia a san Bonifacio................................................................................................62
Gli immigrati una ricchezza? ..........................................................................................................................63
La Carta d'identità agli immigrati ..................................................................................................................63
Chissà .................................................................................................................................................................64
Ma non è che sono davvero una ricchezza?...................................................................................................64
Monteforte: anni luce ........................................................................................................................................65
E adesso chi glielo spiega? ..............................................................................................................................65
Dieci anni avanti ................................................................................................................................................66
Come cambierà il paese? ..................................................................................................................................66
Tosadori ha dato i numeri ................................................................................................................................67
Una nuova legge sull'immigrazione ...............................................................................................................68
Una nuova legge sull'immigrazione/2 ...........................................................................................................68
All'integrazione non c'è alternativa ............................................................................................................69
Quanti immigrati a San Bonifacio? ................................................................................................................70
Un ghetto a San Bonifacio?..............................................................................................................................71
L’ex-ospedale............................................................................................................................................................72
L’altra storia dell’ex-ospedale /1....................................................................................................................72
E' azzardato pensare in grande? ......................................................................................................................73
Quello che vorrei aver detto ............................................................................................................................73
Sull'ex-ospedale nessuno ha mai detto che... ...............................................................................................74

164
L’altra storia dell’ex-ospedale.........................................................................................................................75
Piccola storia sambonifacese ...........................................................................................................................76
Referendum .........................................................................................................................................................77
allora si va a votare ...........................................................................................................................................78
Ma guarda un po' ...............................................................................................................................................78
Nel vecchio ospedale è andato a fuoco il mio vecchio studio ..................................................................79
Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini ...........................................................................................79
Finalmente uno sfratto per occupazione abusiva .........................................................................................79
La TAV.......................................................................................................................................................................81
Dove finirà il Treno ad Alta Velocità? ..........................................................................................................81
Perchè non ci sarà una nuova Val di Susa ....................................................................................................82
Il Fracastoro..............................................................................................................................................................84
Fracastoro, Zavarise Manani e Umberto I ....................................................................................................84
Qualcosa di buono anche al Fracastoro..........................................................................................................85
Ancora sul Fracastoro .......................................................................................................................................85
il Fracastoro, Repubblica e la RAI .................................................................................................................86
Allora parte .........................................................................................................................................................86
Le tasse.......................................................................................................................................................................88
Il diritto all'ultima casa... .................................................................................................................................88
...e il diritto alla prima casa ............................................................................................................................89
E c'è chi gli dice "bravi" ..................................................................................................................................89
Un paese pulito….....................................................................................................................................................91
Scusate se insisto, ho ancora naso e... repetita juvant.................................................................................91
L’eroe di Waterloo.............................................................................................................................................92
L'ecocentro alle Missioni? Meno male ..........................................................................................................92
Scoperte del mattino .........................................................................................................................................92
In piazzetta Cavour ...........................................................................................................................................93
Il mercato e le immondizie che lascia ...........................................................................................................93
Non siamo più ricicloni ....................................................................................................................................94
Proposte ...............................................................................................................................................................94
Ancora proposte sulla raccolta dei rifiuti .....................................................................................................95
Ripensiamo i cassonetti ....................................................................................................................................95
L’economia, il commercio, il territorio...............................................................................................................97
Fuori dal Comune...............................................................................................................................................97
un programma pieno di vuoto .........................................................................................................................98
San Marco 2007: tutto oro? .............................................................................................................................98
L'isola della salvezza ........................................................................................................................................99
Piazza vuota .....................................................................................................................................................100
Harry Potter: continuiamo .............................................................................................................................101

165
Musica e shopping ...........................................................................................................................................101
Perchè non si incazzano? ...............................................................................................................................102
Montefortiana ...................................................................................................................................................102
Case, case, case......................................................................................................................................................104
Condomini a numero chiuso ..........................................................................................................................104
Caro Alberto .....................................................................................................................................................105
Qualcuno ricorda la "Casa Olivae"? ............................................................................................................106
Lavoro qualificato ...........................................................................................................................................106
Il mercato vincerà? ..........................................................................................................................................107
Sono proprio un cretino ..................................................................................................................................107
Storie di bambini e scuole....................................................................................................................................108
Dopo un anno siamo ancora qua....................................................................................................................108
I bambini a San Bonifacio..............................................................................................................................109
Per Guillaume niente scuolabus ...................................................................................................................109
Ancora cambiamenti per le tariffe della mensa scolastica.......................................................................109
Ma siamo matti?................................................................................................................................................110
E nessuno potrà dire di non essere stato avvisato......................................................................................111
Questione di principio ....................................................................................................................................111
Le mense fanno pensare… .............................................................................................................................112
Mi manca qualcosa...........................................................................................................................................113
Re: Mi manca qualcosa....................................................................................................................................113
L’etica, la politica, i pesi e le misure...........................................................................................................115
Perchè accanirsi con i bambini?....................................................................................................................115
Non capisco.......................................................................................................................................................116
Una comunità che cambia.....................................................................................................................................117
Compro oro .......................................................................................................................................................117
Occasioni perdute ............................................................................................................................................118
Parliamo di droga prima che sia tardi .........................................................................................................118
Portate i nonni all'Ospedale ..........................................................................................................................119
Odio aver ragione ............................................................................................................................................119
Alessandra ........................................................................................................................................................119
Patto tra generazioni .......................................................................................................................................120
Storie di piscine......................................................................................................................................................121
Il comune (forse) comprerà il park Villabella ...........................................................................................122
I sogni si infrangono a Villabella .................................................................................................................122
Piscina coperta: tanti passi, progressi zero. ...............................................................................................123
Zitti-zitti ............................................................................................................................................................124
Terra, aria, acqua...................................................................................................................................................125
Oltre Kyoto........................................................................................................................................................125

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L'Alpone va meglio .........................................................................................................................................126
Ci risiamo .........................................................................................................................................................126
Attentato al verde pubblico? .........................................................................................................................126
Fax dall'Arpav ..................................................................................................................................................127
Un Kilo di cioccolata su una briciola di pane ............................................................................................127
Davvero tutto bene? ........................................................................................................................................128
Voglio l'acqua trasparente .............................................................................................................................129
la politica dei giudici.......................................................................................................................................129
... e storie di Sicurezza..........................................................................................................................................131
Parkour...............................................................................................................................................................131
San Bonifacio, città insicura... davvero?.....................................................................................................132
Stupratori...........................................................................................................................................................133
Voglio la Guardia di Finanza e i NAS ........................................................................................................134
E' successo ancora ...........................................................................................................................................134
Aspettando il prossimo ... ..............................................................................................................................134
Mostri ................................................................................................................................................................135
Cominciamo a parlare di sicurezza...............................................................................................................136
Avremo i vigili fino a mezzanotte? ..............................................................................................................139
Meglio di niente, però... .................................................................................................................................139
I soldi? Se non li chiedi..................................................................................................................................139
Parliamo ancora un attimo di sicurezza.......................................................................................................140
La mia mama dice..................................................................................................................................................143
testequadre...............................................................................................................................................................145
Riflessioni e previsioni sul futuro demografico di San Bonifacio................................................................146
Scheda n.1 .........................................................................................................................................................148
scheda 2..............................................................................................................................................................150
scheda 3..............................................................................................................................................................152
Proiezione andamento demografico........................................................................................................152
natalità..........................................................................................................................................................152
scheda 4..............................................................................................................................................................153
scheda 5..............................................................................................................................................................154
Scheda 6.............................................................................................................................................................155
Conclusioni........................................................................................................................................................157
Reportages fotografici...........................................................................................................................................158
9 settembre 2007: una domenica a San Bonifacio......................................................................................158
due ciclabili a confronto ................................................................................................................................161

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