Sei sulla pagina 1di 75

MILANO 8 giugno 2013 10 Piazze per 10 Comandamenti Milano chiama, Piazza Duomo risponde

Dopo Roma, Napoli, Verona lo scorso anno, tocca alla citt di Milano, sabato 8 giugno, prepararsi per dare il via alla quarta tappa di "Dieci Piazze per Dieci Comandamenti - Quando l'Amore d senso alla tua vita", inaugurato dal Rinnovamento nello Spirito lo scorso anno con il patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, sotto l'egida della CEI. Dopo il video messaggio di Papa Benedetto realizzato ad hoc lo scorso anno e trasmesso nelle prime tre citt, si attende il nuovo video messaggio di Papa Francesco. "Ricordati di santificare le feste" il Comandamento che far da sfondo alla serata di evangelizzazione - attraverso musica, danze, testimonianze, interviste - con cui Piazza del Duomo a Milano accoglier ospiti e quanti vorranno testimoniare, attraverso la presenza in Piazza, la bellezza dell'essere cristiani. Accolti dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, gi diversi ospiti hanno confermato la propria presenza: Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera; Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL; Francesco Alberoni, sociologo e scrittore; Pippo Franco, attore. Conduzione della serata affidata a Massimo Giletti, che con la serata di Milano sigla il suo bis personale dopo aver guidato con molta professionalit la serata romana l'8 settembre dello scorso anno.

Intervento di Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano bellissimo vedere tante persone in piazza del Duomo, che la piazza del cuore di Milano, il luogo che io considero il pi bello e rappresentativo della citt. bellissimo essere in tanti a parlare di un tema cos appassionante e che riguarda la vita di tutti noi, il nostro futuro, che riguarda un tema fondamentale che parte da lontano: il tema della festa, del riposo, del lavoro. Io amo moltissimo la nostra Costituzione che considero la pi bella del mondo, e se la nostra Costituzione ci dice che la Repubblica fondata sul lavoro, evidentemente vuol dire che, nello stesso tempo, tra i diritti che la nostra Costituzione prevede, c quello del riposo e della festa, di poter avere una giornata di riposo. Credo con forza che, al di l delle proprie idee, della propria fede, ognuno possa decidere cosa fare perch il giorno della festa non solo riposo: pu essere occasione di riflessione, di preghiera, di confronto con gli altri, pu essere un'opportunit per stare in piazza come avviene la domenica o in altri giorni di festa, come avviene in piazza del Duomo dove si svolgono altre manifestazioni come questa, dove tante donne e uomini parlano, riflettono, ascoltano le parole di altri e poi a casa riflettono su quanto ascoltato. un diritto che dobbiamo difendere fino in fondo. Questo un tempo difficile per tutti, tempo di crisi in cui manca il lavoro: per questo voglio dire con forza che la mancanza di lavoro non deve creare le condizioni per cui non ci sia pi il diritto alla festa e al riposo. Non sono cose inconciliabili, anzi esattamente lopposto: ce lo dimostrano i dati economici e la vita di tutti i giorni. Io credo che sia bello che su questo punto siano uniti e abbiano lo stesso convincimento e impegno persone che provengono da storie e da esperienze diverse, ma che su certi temi sono pronti a stare dalla stessa parte. Ed bello che su questo tema, sulla festivit, sul diritto al riposo, sulla santificazione della festivit civile e religiosa, ci sia la massima unit, perch solo con l'unit si esce dalla crisi e si rilancia il lavoro, solo con la condivisione si riesce a salvaguardare la festa, una giornata importante per tutti noi. Rileggendo i Dieci Comandamenti bellissima questa cosa di parlare dei Comandamenti in piazza, di discuterne, rifletterci insieme mi viene da dire che si pu essere laici, cattolici, buddhisti, induisti, ma ci sono dei valori e principi che derivano dai Comandamenti o che derivano dalla Costituzione che sono uguali e ci fanno trovare ancora una volta insieme. Quando si dice Non uccidere, non possiamo che essere tutti daccordo perch tutti siamo contro la pena di morte, perch nessuno ha il diritto di uccidere e togliere la vita ad un altro. Quando diciamo Non rubare non c differenza tra chi crede e chi non crede, e questo uno dei Comandamenti pi importanti e che maggiormente rimane impresso nella vita di ciascuno di noi: quando si ruba si toglie un diritto ad un altro e invece i diritti e i doveri devono avere la stessa direzione. Bisogna rispettare i diritti degli altri e assumersi responsabilit e doveri. Ancora, Onora il padre e la madre: credo che tutti dobbiamo onorare i nostri genitori (chi li ha ancora e chi non li ha pi) perch ci hanno accompagnato e ci hanno lasciato la libert, restando sempre presenti dal cielo o dalla Terra per accompagnarci nel nostro cammino, nel nostro percorso. Non dire falsa testimonianza non una questione giuridica ma affronta qualcosa di pi profondo: tu devi parlare dando fiducia e credendo in quello che dici, si pu sbagliare, ci si pu correggere ma se uno tradisce, anche solo con la parola, qualcun altro a quel punto finisce quello spirito ecumenico, unitario, che ci pu far uscire dalla crisi. Non posso che ringraziare chi ha organizzato questa bellissima serata, non posso che ringraziare e dire che vi aspettiamo ogni anno a Milano! di Erri De Luca

E disse Ricorda il giorno di shabbt ricorda il primo giorno di shabbt del mondo, quando Elohm cess la sua manifattura. Venne sera e silenzio Quella sera il mondo sinterruppe, come un principio di sordit allorecchio. Succede anche a chi passa alla penombra da una forte luce. Ricorda il giorno di sabato, iniziato la sera del sesto il giorno perfetto, il punto fermo messo a firma del capolavoro. Shabbt, la cessazione, un suono secco di frutto caduto, il palmo di una mano che si chiude nel palmo dellaltra. Non era invito a fare gite, scampagnate, era il rumore di un interruttore generale Smetti, shabbt, non tuo, della terra, che resti per un giorno senza passi, sgombera di te. Non farai e non farai fare a nessuno al posto tuo: n a tuo figlio e a tua figlia, n al tuo servo e alla serva, n al bestiame. Nemmeno allo straniero che sta nelle tue porte, il sabato uguaglianza. Non farai per te alcuna opera: questo ti servir a ricordare il primo shabbt del mondo, il corpo tinsegner, smettendo. Non il contrario di fare, lesecuzione di un ricordo, di quando senzannuncio n segno si ferm la creazione del cielo e della terra. Non che fosse finita lopera: il rinnovo continua. di Lucio Anneo Seneca Lettere a Lucilio Comportati cos, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto, raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che proprio cos, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa pi vergognosa perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nellagire diversamente dal dovuto. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che

capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa gi alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e laltro la vita se ne va. Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo nostro.

di Vladimir Majakovskij Sono anch'io una fabbrica Gridano al poeta: Ti vorremmo vedere accanto al tornio! Che sono i versi? Roba da niente. Certo che a lavorare mica ce la faresti! Forse, il lavoro per noi pi caro d'ogni altra occupazione. Sono anch'io una fabbrica. E se non ho ciminiere forse, per me, senza ciminiere ancora pi difficile. So bene che non amate le frasi oziose, voi. Per lavorare, fendete la quercia. E noi? Che forse non facciamo col legno lavori d'intarsio? La quercia delle teste lavoriamo. Certo, cosa rispettabile pescare. Tirare la rete. E prendere storioni! Ma non meno rispettabile il lavoro del poeta: prendere gente viva, e non pesci. Il lavoro umano. Una fatica enorme bruciare davanti alla fucina, temprare i metalli sibilanti. Ma chi pu accusarci d'essere oziosi? I cervelli forgiamo con la lima della lingua. Chi superiore: il poeta o il tecnico,

chi conduce gli uomini al benessere? Sono uguali. I cuori sono motori. E l'anima un motore altrettanto complesso, siamo uguali. Soltanto insieme abbelliremo l'universo e lo faremo rimbombare di marce. Contro i diluvi di parole innalziamo una diga. All'opera! A un lavoro vivo e nuovo. Testimonianza Salvatore Russo Nel 2007, dopo un lutto ho conosciuto il Rinnovamento nello Spirito. L ho visto Ges, vivo e operante nella mia vita. Nel 2010 ho iniziato un servizio che non avrei mai immaginato di fare: animare, con la musica e il canto, la Messa domenicale nel carcere minorile di Nisida. Ricordo il primo giorno: avevo paura, il cuore batteva forte e la mente cercava frasi da dire, cose giuste da fare. Varcare le porte del carcere stata una grazia di Dio, perch l la mia vita ha avuto unaltra svolta. Quei volti mi hanno segnato il cuore. L ho trovato umilt e amicizia, ma anche odio, rancore, fragilit, povert, ignoranza. Soprattutto ho incontrato Ges che si fa carne nella loro carne, che soffre per le loro sofferenze, che si fa strada dei loro passi. L ogni domenica il mio cuore incontra Dio nei suoi figli pi fragili. In questa esperienza, ho ricevuto doni meravigliosi: don Fabio, il padre spirituale che mi segue come se fossi suo figlio; Emanuela, una volontaria con cui condivido la gioia di evangelizzare in carcere. Finch qualcuno porter una parola di speranza tra quelle mura non sar mai tempo perso: questo ci disse una guardia carceraria allinizio della nostra esperienza. Su invito dei responsabili del Rinnovamento, abbiamo iniziato un percorso di approfondimento della fede in carcere, convinti che Dio avrebbe operato prodigi nella vita dei ragazzi. La partecipazione era libera e, con nostra gioia, molti si sono uniti a noi. Abbiamo riflettuto, pregato e scherzato, abbiamo ascoltato le domande e lasciato che Dio si servisse di noi per dare delle risposte. I ragazzi hanno imparato a pregare pubblicamente, a inginocchiarsi, a mostrarsi deboli e fragili, a mettere da parte lorgoglio senza pensare ai giudizi degli altri. Hanno compreso, non senza difficolt, che lincontro con Cristo e con la fede cambia la vita. Ascoltando la testimonianza di uno di noi, che un ex detenuto, hanno capito che Dio d sempre unaltra opportunit, che la vita pu cambiare e gli errori visti con gli occhi della fede sono il trampolino di lancio da cui ripartire per iniziare una vita nuova con Cristo. Li ringrazio, perch senza rendersene conto ci hanno fatto un dono immenso, ci hanno permesso di vivere le parole del vangelo: Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno di questi miei fratelli pi piccoli, lavete fatto a me. Testimonianza Sergio Macorini Mi chiamo Sergio Macorini, sono orafo e titolare di una gioielleria. Sono cresciuto in una famiglia cristiana, ma da quando ero quindicenne ho iniziato a lavorare e ho smesso di frequentare la Chiesa. Avevo abbandonato il Signore ma Lui non aveva abbandonato me. La mia vita proseguiva, vissuta come la volevo io.

Mi sentivo bravo, orgoglioso di me stesso, capace nel mio lavoro e preso in questo vorticededicavo al lavoro tante ore togliendole alla mia famiglia. Ovviamente non avevocerto tempo per il Signore, neanche la domenica. FinchDio, un giorno, mi ha aperto gli occhi della fede donandomi una conversione molto forte e portandomi a vivere uno stile di vita diverso. Cos iniziata la mia nuova vita. Con lamore di Dio nel cuoreho capito che seguire i suoi Comandamenti vuol dire intraprendere vie di salvezza, cogliere opportunit per essere felici.Dio ci ha dato le sue leggi,non per imporci qualcosa ma per aiutarci a capire come vivere veramente da uomini liberisenza essere schiavi del prestigio, dellapparire. Tra i suoi comandamenti ecco: Ricordati di santificare le feste. Solo dopo la mia conversione mi stato chiaro quanto ritengo doveroso dedicare questo giorno di festaa Dio perch gli appartiene, distaccandomi dagli impegni quotidiani del lavoro e dedicandolo a Lui soprattutto con la partecipazione allEucaristia. Cos ho trovato pi tempo per la mia famiglia e per lincontro con le persone pi deboli, specie gli ammalati. La crisi che stiamo vivendo e le difficolt del lavoro aumentano la convinzione che aprire i negozi anche la domenica possa risolvere almeno in parte i nostri problemi ma non cos: io ne sono convinto!Durante tutta la settimana nel mio negozio (del quale ora ho passato il testimone a mio figlio) si vive la Parola di Dio. Con la mia famiglia abbiamo deciso e ribadiamo che la domenica il negozio rimarr chiuso per poter santificare la festa. Pi si dedica tempo a Dio, pi lui ci dona il sufficiente per vivere dignitosamente. 2007, dopo un lutto ho conosciuto il Rinnovamento nello Spirito. L ho visto Ges, vivo e operante nella mia vita. Nel 2010 ho iniziato un servizio che non avrei mai immaginato di fare: animare, con la musica e il canto, la Messa domenicale nel carcere minorile di Nisida. Ricordo il primo giorno: avevo paura, il cuore batteva forte e la mente cercava frasi da dire, cose giuste da fare. Varcare le porte del carcere stata una grazia di Dio, perch l la mia vita ha avuto unaltra svolta. Quei volti mi hanno segnato il cuore. L ho tr ovato umilt e amicizia, ma anche odio, rancore, fragilit, povert, ignoranza. Soprattutto ho incontrato Ges che si fa carne nella loro carne, che soffre per le loro sofferenze, che si fa strada dei loro passi. L ogni domenica il mio cuore incontra Dio nei suoi figli pi fragili. In questa esperienza, ho ricevuto doni meravigliosi: don Fabio, il padre spirituale che mi segue come se fossi suo figlio; Emanuela, una volontaria con cui condivido la gioia di evangelizzare in carcere. Finch qualcuno porter una parola di speranza tra quelle mura non sar mai tempo perso: questo ci disse una guardia carceraria allinizio della nostra esperienza. Su invito dei responsabili del Rinnovamento, abbiamo iniziato un percorso di approfondimento della fede in carcere, convinti che Dio avrebbe operato prodigi nella vita dei ragazzi. La partecipazione era libera e, con nostra gioia, molti si sono uniti a noi. Abbiamo riflettuto, pregato e scherzato, abbiamo ascoltato le domande e lasciato che Dio si servisse di noi per dare delle risposte. I ragazzi hanno imparato a pregare pubblicamente, a inginocchiarsi, a mostrarsi deboli e fragili, a mettere da parte lorgoglio senza pensare ai giudizi degli altri. Hanno compreso, non senza difficolt, che lincontro con Cristo e con la fede cambia la vita. Ascoltando la testimonianza di uno di noi, che un ex detenuto, hanno capito che Dio d sempre unaltra opportunit, che la vita pu cambiare e gli errori visti con gli occhi della fede sono il trampolino di lancio da cui ripartire per iniziare una vita nuova con Cristo. Li ringrazio, perch senza rendersene conto ci hanno fatto un dono immenso, ci hanno permesso di vivere le parole del vangelo: Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno di questi miei fratelli pi piccoli, lavete fatto a me.

DICHIARAZIONE FINALE - MILANO 08.06.2013

Dagli Scritti dei celebri Santi di Milano Ambrogio e Carlo Borromeo

Ricordati di santificare le feste. Noi riconosciamo che Dio leterno creatore del mondo, che divide il tempo in stagioni, il cui nome Amore. Amore misterioso ed esigente, chiave della nostra vita e segreto di ogni nostro agire. Amore che fa di noi, in quanto figli di ununica natura, come fratelli, uniti da un vincolo di parentela, chiamati ad amarci di reciproco amore, a non combatterci e a non perseguitarci. Ricordati di santificare le feste. Dovremmo veramente mantenere un reverente silenzio, perch il Signore, riposando da ogni opera del mondo, si ripos poi nellintimo delluomo. Si ripos nella sua mente e nel suo pensiero. Ha creato luomo dotato di ragione, capace dimitarlo, di bramare le grazie celesti. in queste sue doti che riposa Iddio il quale ha detto: Su chi riposer, se non su chi umile, tranquillo e teme le mie parole?. Ricordati di santificare le feste. Per costruire una citt come si conviene meglio il poco con il timor di Dio, che grandi tesori senza di esso. Dio riconosce ricco, solo chi ricco per leternit; chi mette da parte i frutti non dei beni materiali, ma delle virt; chi non ha a noia le cose antiche per cercarne di nuove. Noi crediamo che la sapienza non pu esistere senza la giustizia, perch dove si trova una si trova anche laltra. Dove c la sapienza, c la virt dellanimo, ci sono la c ostanza e la fermezza. Ricordati di santificare le feste. Ai nostri figli baster che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Saranno aiutati dai gesti che vedranno in casa: gli affetti semplici, certi, la stima vicendevole, il senso della misura, il gusto per le cose belle e la forza di sorridere. E tutti i discorsi sulla carit non insegneranno di pi del gesto di una madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato. Ricordati di santificare le feste. Tutti siamo certamente deboli, ma Tu, Signore, metti a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo fare molto. Tu sei sempre con noi. Siamo noi, invece, che non sempre sappiamo diventare la Tua presenza accanto ai nostri fratelli. Donaci, Signore, una fede ricca: la ricchezza della semplicit che nulla disperde, che nulla considera sospetto; la ricca bont che si effonde con pienezza di sentimento.

BARI 15 giugno 2013 A Bari per "coniugare amore e verit" VI Comandamento: "Non commettere atti impuri"

Continua il tour organizzato dal Rinnovamento nello Spirito con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione sui 10 comandamenti da presentare e commentare in 10 piazze d'Italia. Dopo la piazza di Milano, sabato sera, 15 giugno, tappa a Bari in piazza Libert, da tutti conosciuta come piazza Prefettura, per riflettere sul sesto comandamento: "Non commettere atti impuri", un "comandamento scomodo", lo ha definito Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento, "eppure ancora attuale, se ampliamo il significato dell'uso impuro del corpo a tutte quelle prassi improprie che degenerano spesso in varie piaghe sociali: la prostituzione, la pedofilia, il femminicidio, la tratta delle persone, l'affamare i corpi degli ultimi del mondo". Davanti a oltre 5.000 persone hanno portato la loro testimonianza vari volti noti del mondo artistico, religioso e culturale del nostro Paese, fra i quali l'attrice Claudia Koll e il giornalista televisivo Paolo Brosio, lo psicanalista Alessandro Meluzzi e don Fortunato Di Noto, impegnato nella lotta contro gli abusi sui minori, mentre a Giovanni Paolo Ramonda , presidente dell'ass.ne Papa Giovanni XXIII il compito di denunciare la schiavit delle prostitute. Non sono mancate altre testimonianze sul tema e momenti musicali a cura della cantante Annalisa Minetti e della Dieciperdieci Band del RnS. L'attore Remo Girone ha letto alcuni brani inerenti il tema dalla letteratura mondiale. Al sindaco di Bari, dott. Michele Emiliano, il doveroso saluto di accoglienza della citt, a cui seguito l'intervento dell'arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci, che ha sottolineato come il cristianesimo la religione del corpo perch Ges si fatto carne. E allora, ha aggiunto, il comandamento potrebbe essere trasformato cosi: "Abbi la capacit di essere fedele e limpido attraverso la fedelt e castit". Non mancato il messaggio di saluto preregistrato dimons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, mentre un'ovazione si levata dalla piazza quando sugli schermi del grande palco apparsa l'immagine di Papa Francesco, che nel video messaggio ha lodato e benedetto l'iniziativa e i suoi promotori. La serata, condotta amabilmente da Lorena Bianchetti, ha avuto anche uno spazio per una classe di bambini di Noicattaro, vincitori del concorso di disegni e poesie abbinato alla manifestazione. Le conclusioni, nell'invito a "coniugare amore con verit, piuttosto che con libert", a Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS. Ultimo gesto, con la suggestiva realizzazione di un flambeau, l'atto di affidamento della citt di Bari ai santi Patroni tratto dagli scritti di San Pio da Pietralcina, il quale invita tutti a praticare la semplicit e l'umilt, "serbando sempre gelosamente la purezza del corpo e del cuore". Prossima tappa sabato 22 giugno a Genova per riflettere sul settimo comandamento: "Non rubare". Intervento di Michele Emiliano, Sindaco di Bari Buonasera a tutti, benvenuti.

Liniziativa 10 Piazze per 10 Comandamenti indica che la libert molto pi facile da vivere e da condividere se si mettono in chiaro alcune regole di convivenza, di rispetto reciproco, che poi hanno un condimento generale che rende tutto pi semplice, dal lavorare in televisione al far funzionare un Comune o a gestire la complessit di una casa di accoglienza. Lavete scritto allinizio del video che stato proiettato in piazza: quando ci si vuole bene sul serio, senza ipocrisie, senza mediazioni, quando si cerca laltro per quello che e non per quello che noi vorremmo che diventasse, tutte le regole vengono vissute in un modo completamente diverso e assumono il senso del rispetto dellaltro, delle indicazioni che rendono pi facile amare il prossimo secondo la sua natura, non secondo quella che noi vorremmo imporgli. I Dieci Comandamenti esprimono dei valori umani che sono condivisi non solo da molte religioni ma soprattutto da molti ordinamenti giuridici. I miei riferimenti di vita sono i Dieci Comandamenti, la Bibbia, il Vangelo, la Costituzione. Io credo che la Costituzione possa facilmente essere declinata in termini pi moderni e pi complessi attraverso una inter connessione con i Dieci Comandamenti. Intervento mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari
Non commettere atti impuri: a dir la verit, la formulazione originaria della Bibbia unaltra. Dice: Non commettere adulterio (cfr. Es 20,14; Dt 5,18), Non commetterai adulterio, secondo quanto stato ripreso anche dal nuovo Catechismo della Chiesa cattolica. Perch questa difformit? Perch si sottolinea Non commettere adulterio? Perch si ritiene che il valore della famiglia strettamente legato alla bellezza della sessualit; il non rispetto della famiglia, il frutto molte volte di un disordine pi ampio sul piano della sessualit. Perci lestensione Non commettere atti impuri legittima. Per comprendere correttamente la portata di questo comandamento necessario andare allorigine del momento della creazione, narrato dalla Bibbia, Dio cre luomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li cre (Gen 5,1-2). Questo segno di amore, di una circolazione di amore. Ecco perch quando ci troviamo di fronte al valore dellamore, al valore del corpo poss iamo dire che la Bibbia si presenta come una religione del corpo. Anche il cristianesimo una religione del corpo, perch Ges stesso Figlio di Dio che si fatto uomo, che si fatto carne. NellEucaristia mangiamo la carne di Cristo. Per rendere maggiormente visibili questi beni-valori, potremmo trasformare il divieto Non commettere adulterio, Non commettere atti impuri, in una formulazione positiva: Abbi un cuore fedele e limpido. Attraverso due atteggiamenti fondamentali: la fedelt e la castit. Sono due virt non di moda, che sembrano aver perso il loro smalto, ma che risultano indispensabili per costruire una civilt dellamore. La fedelt. Una persona che ama sul serio, ama in un modo esclusivo; quando due persone si amano, sentono che vogliono amarsi totalmente e per sempre. La seconda virt la castit: noi sottolineiamo spesso della castit soprattutto laspetto negativo, identificandola con un atteggiamento impaurito e timido di fronte al sesso, di fronte al piacere sessuale. Invece non cos. La castit segno di amore che si apre, che si apre nelloblazione e nellofferta di s, che sa difendere la sessualit dai pericoli dellegoismo e dellaggressivit. E allora la castit non riservata a pochi, al vescovo, ai preti o a coloro che si consacrano. La castit unesperienza di tutti. Riguarda i piccoli, riguarda i giovani, riguarda i fidanzati, riguarda anche i coniugi. Perch? Perch attraverso la castit si cresce nellamore. Allora questa capacit di amare, questa arte di amare ci permette di guardare al futuro con fiducia, ci permette di dire che attraverso la fedelt e la castit noi siamo capaci di essere sempre pi fedeli e pi limpidi, vivendo lamore.

Certo, quando Ges si trovato di fronte alladultera, non lha condan nata, ma ha aggiunto Va e dora in poi non peccare pi (Gv 8,11). Quando Papa Francesco richiama la misericordia, richiama una cosa molto bella: soltanto attraverso il riconoscimento del proprio peccato, del proprio fallimento, possiamo camminare con fiducia verso il futuro, sapendo che proprio lamore misericordioso di Dio riversato nei nostri cuori che ci rende felici. Perch lAmore d senso alla vita.

Da Le Confessioni di Agostino Che altro mi dilettava allora, se non amare e sentirmi amato? Ma non mi tenevo nei limiti della devozione di anima ad anima, fino al confine luminoso dell'amicizia. Esalavo invece dalla paludosa concupiscenza della carne e dalle polle della pubert un vapore, che obnubilava e offuscava il mio cuore. Non si distingueva pi l'azzurro dell'affetto dalla foschia della libidine. L'uno e l'altra ribollivano confusamente nel mio intimo e la fragile et era trascinata fra i dirupi delle passioni, sprofondata nel gorgo dei vizi. La tua collera si era aggravata su di me senza che me ne avvedessi. Assordato dallo stridore della catena della mia mortalit, con cui era punita la superbia della mia anima, procedevo sempre pi lontano da te, ove mi lasciavi andare, e mi agitavo, mi sperdevo, mi spandevo, smaniavo tra le mie fornicazioni; e tu tacevi. O mia gioia tardiva, tacevi allora, mentre procedevo ancora pi lontano da te moltiplicando gli sterili semi delle sofferenze, altero della mia abiezione e insoddisfatto della mia spossatezza. Da Autobiografia del Mahatma Gandhi Non si pensi che la castit impossibile perch difficile. La castit il pi alto ideale, non deve quindi far meraviglia che richieda il pi alto sforzo per raggiungerla. Una vita senza castit mi sembrerebbe insipida e animalesca: il bruto, per natura sua, non ha autocontrollo; luomo uomo perch capace di averlo () Quando io guardo indietro mi sento pieno di gioia e di meraviglia. La libert e la gioia che mi riempirono dopo aver fatto il voto di castit non lavevo mai sperimentata prima. Prima io ero in balia di ogni tentazione impura a ogni momento. Il voto divent per me uno scudo sicuro contro la tentazione. La grande potenza della castit divenne in me sempre pi palese. Ogni giorno che passato mi ha sempre fatto comprendere di pi che la castit una protezione del corpo, della mente, dellanima. Il praticare la castit non divent il praticare unardua penitenza, fu invece una consolazione e una gioia.

Ogni giorno mi svelava una fresca bellezza: stata per me una gioia sempre crescente. Il capriolo e il profumo di Sren Kierkegaard Un giorno, all'improvviso, il capriolo, porta-muschio delle montagne, avverte nelle narici il soffio di un profumo muschiato. Non si rende conto da dove provenga, ma ne affascinato e corre di giungla in giungla alla ricerca del muschio. Si sente costretto a cercarlo attraverso burroni e foreste, rinuncia a bere, a mangiare e a dormire, finch esausto e affamato precipita da una cima, mortalmente schiantato nel corpo e nell'anima. Il suo ultimo gesto prima di morire di avere piet di se stesso e di leccarsi il petto dove - o prodigio! - viene a scoprire che la sua tasca- muschio gli si sviluppata sul petto. La bestiola, allora, ansima profondamente, tentando di aspirare quel profumo, se non troppo tardi Non cercare fuori di te il profumo di Dio, per perire nella giungla della vita. Non cessare di cercarlo dentro di te, e vedrai che lo troverai. Da Paroles di Jacques Prvert Questo amore Cos violento Cos fragile Cos tenero Cos disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo cattivo Questo amore cos vero Questo amore cos bello Cos felice Cos gaio E cos beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E cos sicuro di s Come un uomo tranquillo nel cuore della notte Questo amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire Questo amore spiato Perch noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Perch noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto intero Ancora cos vivo

E tutto soleggiato tuo mio stato quel che stato Questa cosa sempre nuova E che non mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l'estate Noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare E quindi riaddormentarci Risvegliarci soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire Il nostro amore l Testardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l'ascolto E grido Grido per te Grido per me Ti supplico Per te per me per tutti coloro che si amano E che si sono amati. Testimonianza resa da Assunta e Pino Sono Assunta, la persona accanto a me mio marito Pino. Parlo per entrambi perch paralizzato e ha perso anche luso della parola. Ci siamo separati venti anni fa, due mesi prima che io iniziassi il cammino di conversione nel Rinnovamento nello Spirito. La nostra vita matrimoniale stata messa a dura prova quando mio marito andato via da casa, per cercare fuori quello che non trovava pi. Ho sofferto moltissimo e, non avendo avuto fino a quel momento una piena consapevolezza del valore del sacramento del matrimonio, della sua indissolubilit, decidemmo di divorziare. Mio marito si era allontanato da me e questa novit della mia vita mi dilaniava. Dopo sei anni, mentre mio marito viveva con unaltra persona, durante un ritiro organizzato dal Rinnovamento ho vissuto una forte esperienza durante la preghiera. Sentii la presenza di mio marito accanto a me, il mio cuore mi invitava ad accoglierlo di nuovo, ma non pensavo di fare marcia indietro.

Un giorno, mentre ero a casa, Pino venne dicendomi che era tornato per rimanere, se io lo avessi accettato. Le mie ferite erano aperte e il perdono non stata una scelta facile. Ho dovuto compiere un lungo percorso di riconciliazione con le sofferenze vissute, con il passato vivo davanti ai miei occhi, prima di comprendere che accogliendo mio marito avrei accolto un progetto pi grande nella nostra vita. La bellezza del ritrovarsi scaturita anche dalla mia diversit: quando Pino tornato mi osservava come da lontano, perch io avevo vissuto una profonda conversione e in me vedeva una persona diversa. Lui ha avuto il coraggio di raggiungermi, mentre il Signore toccava il mio cuore per poter riaprire le braccia a lui. Dopo qualche mese ci sposammo in Comune per la seconda volta. Dopo tante conflittualit e sofferenze, i primi anni del nostro ritrovato matrimonio sono stati felicissimi, i pi belli della nostra vita insieme. Eravamo uniti da un progetto comune, guardando a valori pi alti, consapevoli del sacramento che ci univa. Dopo cinque anni le nostre divergenze caratteriali si sono ripresentate, ma non ci allontanammo luno dallaltra. Allimprovviso, poi, ci sorprese la sua malattia, che inizi con un ricovero per una febbre costante e segu con la diagnosi di endocardite batterica, che compromise laorta e caus lembolia. In tre anni non abbiamo risolto quasi nulla. La sua malattia, lassistere alle sue quotidiane sofferenze, vederlo come un bambino indifeso, bisognoso, dipendente dagli altri, suscit in me un sentimento di affetto, compassione, tenerezza. Davanti a questo Ges crocifisso, quale oggi per me Pino, il mio cuore di pietra divenuto un cuore di carne. Oggi posso dire di amarlo, e in un modo disinteressato, completamente donativo. Questi sono i miracoli che solo Ges pu operare nei nostri cuori.

DICHIARAZIONE FINALE - BARI 15.06.2013

Dagli Scritti di San Pio da Pietrelcina

Non commettere atti impuri. S, noi riconosciamo che Dio eternamente presente e che il suo nome amore. Amore infinitamente pi grande della nostra malizia. Amore che tutto dimentica, che tutto perdona, che al di sopra di tutto e di tutti. Non commettere atti impuri. Da che proviene la perturbazione e il dolore? Non sono forse gli appetiti disordinati la radice della concupiscenza? La prudenza, quando vede che lamore potrebbe essere sfrenato, gli presta gli occhi. In tal modo lamore si trattiene e, guidato dalla prudenza, agisce come deve e non come vorrebbe. Non commettere atti impuri. Lumilt e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi ci divinizzano. Vogliamo praticare la semplicit e l'umilt, non curarci dei giudizi del mondo, serbando sempre, gelosamente, la purezza del corpo e del cuore. E fuggire la tristezza, perch questa entra nei cuori che sono attaccati alle cose del mondo, mantenendo la pace dello spirito anche in mezzo a tutte le tempeste della vita.

Non commettere atti impuri. Noi crediamo che questa nostra vita breve, ma le ricompense di ci che si opera nella vita, sono eterne. La vita una lotta dalla quale non possiamo ritirarci. La carit la regina di tutte le virt della vita. Mancare di carit come mancare contro natura. Chi offende la carit offende la pupilla dellocchio di Dio. Non commettere atti impuri. Ogni giorno un giorno in pi per amare, un giorno in pi per sognare, un giorno in pi per vivere. Solleviamo il cuore in alto, a Dio; da Lui ci verr la forza, la calma e il conforto. Riconosciamo che Dio eterno amore, amore divino che infiamma e illumina, amore divino che rende virtuosa la vita e buona la coscienza. Ora, chi ama Dio non si contenta di amarlo da solo, ma desidera e procura dindurre altri, quanto pu, ad amarlo. Serve un abbandono perfetto nelle mani di Dio per tutto ci che accade, per sollevare i poveri, soccorrendoli e sovvenendoli, servendoli in tutto.

GENOVA 22 giugno 2013 Non rubare la speranza 10 Piazze per 10 Comandamenti a Genova

Non un progetto ma un cammino, un percorso, un passaggio di testimone che si snoda da diverse settimane in tutta la penisola italiana e che sabato 22 giugno ha fatto tappa a Genova. "Non rubare" il comandamento del capoluogo ligure, settima Parola che il Signore ha donato a Mos, sicuramente tra quelli che maggiormente toccano la sensibilit della gente. Piazza Matteotti - piazza simbolo della nostra citt, in cui il popolo genovese ha accolto questo evento che si fa segno di un messaggio importante, fondamentale, non prorogabile, ha commentato Giorgio Guerello, presidente del Consiglio comunale di Genova - si trasformata in un unico abbraccio di uomini, donne, bambini, anziani, che si ritrovano nelle diverse agor d'Italia che accolgono 10 Piazze per 10 Comandamenti. E cos di piazza in piazza, di settimana in settimana, si conferma l'attesa, l'entusiasmo, l'attenzione, la condivisione esperienziale di una serata che si fa vita ben oltre la durata della serata stessa.

Nel decennio che la CEI ha dedicato al Progetto educativo, le buone prassi del Vangelo passano anche attraverso le piazze, come confermato dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. Le esperienze del progetto 10 Piazze per 10 Comandamenti gi realizzate grazie al Rinnovamento nello Spirito, ideatore e progettatore di questa iniziativa, stanno dimostrando che c' una risposta, una sensibilit, una sintonia, la voglia di comprendere meglio la proposta della vita buona del Vangelo. Nella piazza di Genova diversi gli ospiti e i testimoni che si sono succeduti nel corso della serata, condotta da Arianna Ciampoli e trasmessa in diretta televisiva e in streaming su TV2000. A fare gli onori di casa il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Giorgio Guerello, presidente del Consiglio comunale di Genova. Sul palco di Piazza Matteotti, Roberto Arditti, direttore Relazioni istituzionali Expo 2015, l'economista Stefano Zamagni, il magistrato e politico Alfredo Mantovano, l'imprenditore Francesco Averna, l'attore Andrea Giordana, che ha dato voce ai Comandamenti, la cantante e attrice Tosca. Il tutto, animato dalla musica e dalle voci della band DieciperDieci RnS. Il priore della Comunit di Bose, Enzo Bianchi, assente all'ultimo momento per motivi di salute, ha inviato il saluto e la sua riflessione sul settimo Comandamento. Tutti abbiamo bisogno di riflettere sui Comandamenti del Signore - ha aggiunto il card. Bagnasco che non sono soltanto oggetto di rivelazione ma sono anche la sintesi del buon senso e dell'esperienza migliore dell'umanit. L'Arcivescovo di Genova ha poi sottolineato che il cuore del comandamento "Non rubare" il rispetto della persona: non rubare un grande s al rispetto per la dignit di ogni persona. La piazza di Genova segna il "giro di boa" del cammino di 10 Piazze per 10 Comandamenti: Una splendida fatica, di piazza in piazza, per cercare di sfatare tanti luoghi comuni, tante letture banali, tante interpretazioni scontate - ha commentato nelle conclusioni della serata Salvatore Martinez. I dieci Comandamenti sono verit profonde che regolano ancora la nostra vita.

Il Presidente RnS ha ricordato a tutti la storia di Zaccheo: Il Vangelo ci dice che era un uomo piccolo di statura che stava nascosto su un sicomoro. In realt stava seduto sulle sue ingiuste ricchezze, meditava nel cuore il pensiero di restituire quanto aveva rubato, anzi di aggiungere qualcosa di p. E ancora: Il nostro non soltanto il Paese delle povert emergenti, tante, talvolta disarmanti, impressionanti... Il nostro piuttosto il Paese delle ricchezze negate: quanta ricchezza questa sera, quante intelligenze, ricchezza morale e spirituale. Di quanta ricchezza ancora piena la nostra nazione. La parola chiave allora "conversione", una parola profonda, vera, che possiamo scrivere nel cuore delle nostre citt, nei nostri cuori. Conversione del nostro cuore, appesantito da passioni, voglie, ricchezze smodate. Conversione dello sguardo... uno sguardo nuovo che vada in profondit dinanzi alle povert. Conversione della volont: servono gesti profetici, gesti forti, gesti seri, ecclesiali, politici, sociali, statali. Un percorso che deve portare alla consapevolezza che nulla deve rubare all'uomo il posto che Dio occupa nel suo cuore: Non permettiamo che ci sia rubato Dio e non permettiamo che ci sia rubato l'uomo. Stiamo rubando a Dio il posto che gli spetta nella nostra vita. Elsa De Simone Intervento di Giorgio Guerello, Presidente del Consiglio comunale di Genova Buonasera a tutti e benvenuti a questa iniziativa alla quale la nostra amministrazione ha aderito convintamente. Siamo in piazza Matteotti, una piazza che ha una simbologia laica e religiosa importantissima, la piazza in cui il cuore pulsante della citt si ritrova sempre, nel bene e nel male, in occasioni piacevoli e in momenti di riflessione profonda e a volte triste. Qualche settimana fa, proprio in questa piazza, come amministrazione comunale abbiamo onorato, in un minuto di raccoglimento, i ragazzi che sono morti nellincidente al porto di Genova. Dieci Piazze per Dieci Comandamenti un evento che d il senso dei valori veri. I comandamenti, del resto, non sono solo un fatto religioso ma sono il fondamento di ogni costituzione democratica, del vivere civile. Personalmente sono un avvocato e quindi sarebbe facile per me dire che non rubare un reato. In realt vi un significato molto pi profondo come quello di non rubare la dignit, la speranza e il futuro ai giovani. Se non diamo loro la possibilit di un lavoro non gli diamo neanche la possibilit, la speranza e la voglia di trovare se stessi e di formare una famiglia. Nel comandamento non rubare c una realt valoriale molto pi profonda. Ad esempio, anche il caso del rubare la dignit a quelli che vengono in Italia come immigrati e ai quali non vogliamo riconoscere gli stessi diritti che vogliamo per noi stessi. Oggi non rubare anche rispettare lambiente e non esagerare con il furto delle risorse della Terra. Dobbiamo lasciare alle prossime generazioni la possibilit di avere un futuro. Da Come io vedo il mondo di Albert Einstein Sono fermamente convinto che tutte le ricchezze del mondo non potrebbero spingere lumanit pi avanti anche se si trovassero nelle mani di un uomo totalmente consacrato allevoluzione del genere umano. Solo lesempio di personalit grandi e pure pu condurre a nobili pensieri e ad elette elezioni. Il denaro suscita soltanto egoismo e spinge sempre, irresistibilmente, a farne cattivo uso

Ognuno di noi su questa terra per una breve visita; egli non sa il perch, ma assai spesso crede di averlo capito Siamo qui per gli altri uomini: anzitutto per coloro dal cui sorriso e dal cui benessere dipende la nostra felicit, ma anche per quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia. Ecco il mio costante pensiero di ogni giorno: la vita esteriore ed interiore dipende dal lavoro dei contemporanei e da quello dei predecessori; io devo sforzarmi di dar loro, in egual misura, ci che ho ricevuto e ci che ancora ricevo. Sento il bisogno di condurre una vita semplice e ho spesso la penosa consapevolezza di chiedere allattivit dei miei simili pi di quanto non sia necessario. Mi rendo conto che le differenze di classe sociale non sono giustificate e che, in fin dei conti, trovano il loro fondamento nella violenza; ma credo anche che una vita modesta sia adatta a chiunque, per il corpo e per lo spirito. Da I Miserabili di Victor Hugo Al sorgere del sole, monsignore Bienvenu passeggiava, quando la signora Magloire accorse, tutta sconvolta. "Monsignore, monsignore!", grid. "Sa dove sia il cesto dell'argenteria?" "S", disse il vescovo. "Ges sia benedetto!", ella riprese. "Non sapevo pi che ne fosse". Il vescovo aveva raccattato allora allora il cesto in un'aiuola e lo present alla signora Magloire. "Eccolo". "Ma come! Non c' dentro nulla! E l'argenteria?" "Ah!", ribatt il vescovo. "Allora l'argenteria che vi preoccupa. Non ne so nulla". "Oh, grande e buon Dio! L'hanno rubata! L'ha certo rubata l'uomo di ieri sera!". E in un batter d'occhio, con tutta la velocit di vecchietta svelta, la signora Magloire corse all'oratorio, entr nell'alcova e torn dal vescovo. "Monsignore! L'uomo partito e l'argenteria sparita!". E mentre gettava questa esclamazione, i suoi occhi si fissavano sopra un angolo del giardino dove si scorgevan le tracce d'una scalata; la sommit del muro era sgretolata. "Guardate: se ne andato di l! Che vergogna! Ed ha rubato la nostra argenteria!".

Il vescovo rest un momento silenzioso, poi alz gli occhi seri e disse con dolcezza: "Prima di tutto, era nostra quell'argenteria?". La signora Magloire rimase stupefatta. Vi fu una pausa ancora, poi il vescovo continu: "Da troppo tempo, ed a torto, io mi tenevo quell'argenteria. Essa era dei poveri. Ora, chi era quell'uomo? Evidentemente un povero". [] Mentre mangiava, monsignor Bienvenu faceva allegramente notare che non v' alcun bisogno di cucchiaio o forchetta, neppure di legno, per intingere un pezzo di pane in una tazza di latte. [] Mentre stavano per alzarsi da tavola, bussarono alla porta. "Entrate", disse il vescovo. La porta s'aperse con violenza ed un gruppo strano apparve sulla soglia. Tra uomini ne tenevano un quarto per il bavero; tre erano gendarmi, il quarto Jean Valiean. Monsignor Bienvenu si avvicin con tutta la vivacit concessagli dalla sua tarda et. "Oh, eccovi!" esclam, guardando Valjean. "Sono lieto di vedervi. Ma come? V'avevo regalato anche i candelieri che sono d'argento come il resto e dai quali potrete ben ricavare duecento franchi; perch non li avete portati con voi insieme alle vostre posate?". Jean Valjean alz gli occhi e fiss il venerabile vescovo con un'espressione che nessuna lingua umana potrebbe esprimere. "Allora, monsignore", disse il brigadiere "sarebbe vero quello che ci ha detto quest'uomo? Aveva quest'argenteria " "E v'avr detto", interruppe il vescovo sorridendo "che gliel'aveva regalata un vecchio prete dabbene presso il quale aveva passata la notte. E voi l'avete ricondotto qui? un equivoco". "Se la cosa sta cos ", riprese il brigadiere "possiamo lasciarlo andare?" "Ma certo", rispose il vescovo. I gendarmi lasciarono libero Valjean, che indietreggi. " proprio vero che mi lasciano andare?" disse con voce quasi inarticolata, come se parlasse nel sonno. "S, ti lasciamo in libert: non hai sentito?" disse un gendarme. "Amico mio", disse il vescovo "prima di andarvene, ecco i vostri candelieri: prendeteli". And verso il camino, prese i due candelieri d'argento e li port a Valjean.

"Ed ora", disse il vescovo "andatevene in pace. A proposito: quando tornerete, amico mio, sar inutile che passiate dal giardino. Potete sempre entrare ed uscire dalla porta della strada, che chiusa giorno e notte solo col saliscendi". Poi, volgendosi verso i gendarmi, disse loro: "Potere andare". Jean Valjean pareva stesse per svenire. Il vescovo gli si avvicin e gli disse a bassa voce: "Non dimenticate, non dimenticate mai che mi avete promesso di impiegare questo denaro per diventare un uomo onesto". Valjean, che non si ricordava d'aver promesso, rimase stupefatto; il vescovo aveva accentuato quelle parole in particolar modo, mentre le pronunciava, e riprese poi con solennit: " Jean Valjean, fratello mio, voi non appartenete pi al male, ma al bene. Acquisto la vostr'anima, la tolgo ai cupi pensieri ed allo spirito di perdizione e la do a Dio". Non ho bisogno di denaro Di Alda Merini Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti. Di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori, detti pensieri, di rose, dette presenze, di sogni, che abitino gli alberi, di canzoni che faccian danzar le statue, di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti... Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e d colori nuovi. Testimonianza resa da Abramo Mi chiamo Abramo Sylla, vengo dal Senegal. Sono cresciuto a Dakar. Sono orfano di genitori, in una famiglia modesta. Mio fratello e mia sorella mi hanno cresciuto con i valori fondamentali del coraggio, del rispetto, della solidariet, della fede. Ho avuto un percorso scolastico e universitario perfetto. Mi sono laureato in Scienze economiche e Sociali; mi sono sposato, ho avuto da Dio tre figli, parlo cinque lingue. Ho sempre creduto di dover essere io lattore principale del mio futuro; come lequilibrista sul filo, ho sempre creduto, anche tra mille difficolt, che sempre meglio andare avanti e non fermarsi anche quando si rischia di cadere. Dopo la laurea, iniziato il mio cammino migratorio grazie a unofferta di lavoro a Parigi. Dopo due anni sono stato promosso formatore in telemarketing. Ero la testimonianza che un africano, emigrato alla ricerca di lavoro, pu farcela senza vivere di espedienti giornalieri, spesso mal visto e mal sopportato dagli altri, denigrato nella sua dignit. Nel 2009, infatti, la crisi tocca lazienda: la recessione la porta via e mi ritrovo senza nulla. Vengo allora in Italia, a Bergamo, e dopo mille peripezie mi ritrovo in Calabria,

a Rosarno, dove centinaia e centinaia di giovani, provenienti da diversi Paesi dAfrica, sopravvivono ogni giorno in condizioni di estrema povert, senza lavoro, senza possibilit di integrarsi. E anche io divenni uno di questi poveri. Anche in mezzo allinferno dellabbandono, Dio non mi ha mai fatto perdere la speranza di una vita giusta. A Rosarno ho conosciuto don Roberto, un sacerdote che aveva bisogno di un interprete inglese. Siamo diventati amici e la catena di amicizia si estesa fino a Salvatore Martinez, che ho incontrato a Rosarno in mezzo mentre visitava i miei compagni africani che vivevano in condizioni difficili. Gli ho presentato il mio curriculum, specificando di non prestare attenzione al mio profilo di laureato e di poliglotta. Volevo solo lavorare, pronto a fare qualunque cosa pur di trovare una via duscita. Mi sono sentito amato e capivo che potevo tornare ad essere utile per me stesso e per gli altri. Cosi sono andato a Caltagirone, presso il Fondo rurale Sturzo, per divenire operatore in un gruppo composto da exdetenuti, detenuti e immigrati africani che vivono un cammino di redenzione spirituale, morale, familiare. Dopo questa prima esperienza lavorativa, mi hanno affidato la mansione di mediatore culturale e linguistico in un Centro di accoglienza ad Aidone, in provincia di Enna, per minori immigrati. 18 ragazzi, provenienti da 10 Paesi dAfrica, sbarcati a Lampedusa in condizioni disperate che ora hanno trovato accoglienza, educazione, il calore della carit. meraviglioso vedere cosa pu fare lamore. Questo Centro non si sarebbe potuto aprire senza una figura che come me pu favorire la convivenza di ragazzi cristiani e musulmani, che parlano diverse lingue e dialetti. Un lavoro delicato, difficile, che non d riposo. Quanto difficile essere un operatore di pace, ma quanto bello vedere questo frutto della giustizia, in un mondo che non favorisce la riconciliazione e la fraternit. Ho cos trovato 18 figli, pur avendone generati tre che vivono senza di me in Africa. Ma soprattutto, ed difficile a credersi, attraverso il mio s altri operatori e professionisti italiani possono lavorare ed avere un reddito da questo impegno; altrimenti sarebbero disoccupati, come il 30 per cento dei siciliani. E cos io che ero ultimo e avevo bisogno della considerazione dei primi, sono diventato capace di aiutare anche gli italiani a trovare un lavoro. Anche a fronte di gravi ritardi dello Stato nel pagamento di quanto spetta a questi Centri di Accoglienza che gestiscono lemergenza Africa, non abbiamo mai smesso di regalare speranza e non rubare il futuro a chi soffre povert e ingiustizia. Ho imparato che non si sa quanto si forti fino a quando non si veramente deboli e si conosce la misericordia di Dio. Ogni giorno ci dato di rialzarci, di mantenere integri i nostri principi, per non farsi rubare i doni che Dio ci ha dato e farli fruttificare. Testimonianza resa da Andrea Per qualche anno ho gestito un bar in provincia di Savona. A un certo punto ho scelto di togliere le slot machine dal locale: una scelta controcorrente per la societ, ma fondamentale per me che avevo conosciuto Ges, che ha felicemente stravolto la mia vita salvandomi dalla delinquenza e dalla bassezza in cui mi trovavo. Questo successo grazie anche allaiuto dei ragazzi della chiesa di cui faccio parte, il ministero Sabaoth di Loano. Avevo sempre avuto le slot nel mio bar fino a quando, nel mio percorso di crescita con Ges, cominciai a essere sensibile alle difficolt di giovani, adulti, pensionati, che nel mio bar perdevano grosse somme di denaro, arrivando alla disperazione. Prendere coscienza di ci mi rattristava. Giocare alle slot, per quelle persone, era una dipendenza, una patologia grave riconosciuta dai medici, una droga non diversa dalle altre. La dipendenza al gioco porta le persone a una morte lenta che, nei casi peggiori, spinge al suicidio. Quando mi resi conto di ci che era fonte del mio guadagno, capii che era come rubare o avere un distributore di droga nel mio locale. Vendevo morte e guadagnavo sulla sofferenza altrui. Questo era in contrasto con la mia vita in Cristo: amare le persone come noi stessi, non rubare, non indurre in tentazione. Ges non ci insegna a pensare solo a noi

o a guadagnare sulla rovina altrui, ma ad amare gli altri come Lui ci ama. Quando compresi ci, tolsi subito le slot dal mio bar, andando contro il mio interesse economico. Scelsi di rinunciare a circa mille euro al mese, una somma consistente per unattivit commerciale. Chiudere il bar rischiava di essere il passo successivo. Per questo motivo, un gesto per me doveroso, risultato pazzia per amici e familiari. Non stata una scelta facile, ma nel mio cuore scaturita una grande gioia quando le slot sono uscite dal mio bar. Mettere in pratica lamore meraviglioso con cui Ges riempie i nostri cuori, oltre a portare beneficio agli altri, dona una gioia immensa alla nostra vita. La maggior parte delle persone che si dice cristiana non comprende lopera meravigliosa che Ges ha compiuto per noi, sulla croce, duemila anni fa. Molti cristiani che posseggono unattivit commerciale e non farebbero mai nulla di illegale, nei loro locali hanno le slot machine. Forse non sanno che stanno spacciando un altro tipo di droga, pi subdola e mascherata. Non ci si rende conto, o si preferisce non vedere, che tenere le slot come rubare. Non importa se per lo Stato sono legali: si sta ugualmente rubando. Non esiste un guadagno, un profitto, che possa uguagliare la meraviglia che si vive e si sperimenta nel proprio cuore quando si conosce Ges. Testimonianza resa da Biagio Rendo grazie a Dio Padre di avermi donato la misericordia e il perdono. Sono entrato in carcere per la prima volta nel 1992 per vari reati, tra cui il furto, per uscirne nel 1996. Cos iniziata la mia carriera di strada: cominciai a usare droghe che mi facevano sentire forte, ma non mi accorgevo che scendevo sempre pi in fondo alla buca della morte. Quanti dispiaceri ho causato ai miei genitori. Un giorno, mentre mia madre era in fin di vita, io mi procuravo soldi in ospedale facendo il parcheggiatore. Nel 1997, quattro mesi dopo la sua morte, mi arrestarono. In carcere Ges si present alla porta del mio cuore, donandomi raggi di luce e di misericordia. Iniziai a vedere la realt, a pregare e ad andare a Messa. Partecipavo agli incontro di formazioni del Rinnovamento nello Spirito, che ho amato subito. Il sacerdote del carcere, don Ferdinando, stato molto importante per il mio cammino spirituale. Recitavo il Rosario, la coroncina della misericordia, iniziavo a parlare di Dio, invitando i miei compagni di sventura a venire in chiesa. Facevo il chierichetto. In quei luoghi difficile cambiare vita, ci si vergogna di dire che Ges salvezza: per essere forte e rispettato dovevo ragionare come loro ma grazie a Ges non avevo pi vergogna di testimoniare in quei luoghi che solo Ges salva. Un mio amico che doveva andare in tribunale per una causa, la sera precedente si avvicin alla mia cella e mi sussurr di pregare per lui: in quel momento Ges mi don una grande gioia nel cuore, capii che anche i miei compagni di sventura, dopo avermi deriso, sapevano che solo Ges li poteva liberare. Leggendo la Bibbia e i libri dei Santi, Dio mi fece capire che dovevo rapportarmi a lui come un bambino; cos feci un atto di fede e scrissi una lettera al Padre celeste. Gli chiesi di conoscere una ragazza perch ero solo e desideravo formare una famiglia. La grandezza di Dio si manifest subito: andai a casa a Pasqua per una licenza premio e incontrai Lucia, oggi mia moglie. Intanto si avvicinava il giorno della scarcerazione ma avevo paura di affrontare la libert. Per non ricadere nella droga chiesi a don Ferdinando di farmi accogliere in un convento di frati, ma lui mi rispose che i progetti di Dio non sono uguali ai nostri e che probabilmente avrei dovuto essere un buon marito e un buon padre. Mi consigli di mettermi in contatto con un gruppo del Rinnovamento di Pozzuoli, che a oggi frequento da 13 anni insieme a mia moglie e ai nostri 3 figli. Ringrazio Maria Madre di Ges e nostra per aver ascoltato la mia preghiera.

DICHIARAZIONE FINALE - GENOVA 22.06.2013

Dagli Scritti di Santa Caterina da Genova, della Beata Brigida Morello (Rapallo), di SantAntonio Maria Giannelli (La Spezia), del Beato Tommaso Reggio (Genova), della Beata Anna Rosa Gattorno (Genova), della Beata Chiara Luce Badano (Savona)

Non rubare. Noi riconosciamo che Dio eterno amore, amore divino che infiamma e illumina, amore divino che rende virtuosa la vita e buona la coscienza. Ora, chi ama Dio non si contenta di amarlo da solo, ma desidera e procura dindurre altri, quanto pu, ad amarlo. Serve un abbandono perfetto nelle mani di Dio per tutto ci che accade, per sollevare i poveri, soccorrendoli e sovvenendoli, servendoli in tutto. Non rubare. Ci che luomo giudica perfetto, difettoso presso Dio. La sua bont ci deve guidare a compiere il suo volere, perch la sua giustizia non pu venire meno e deve compiersi in qualche modo. La pi grande cosa quella di compiere in tutto e sempre la volont di Dio, e questa si compie attendendo con impegno e fervore a quello che Egli stesso ci pone adesso tra le mani. Non rubare. Il Signore non ama e non aiuta le mezze volont, le volont incerte e titubanti, chi non comincia ad eseguire, perde tempo, non adempie a tutti i doveri del suo stato. La ruggine del peccato limpedimento, ma il fuoco consuma la ruggine e cos lanima si apre sempre di pi allinflusso di Dio. Tutti siamo peccatori ma dobbiamo sforzarci nella ricerca del bene. Non rubare. Noi crediamo che non la forza, non il sapere, non le risoluzioni umane, ma Dio, Dio solo pu renderci coraggiosi, per quanto possiamo essere deboli, meschini e peccatori. E che la vera santit consista nel fare la volont di Dio, anche quando la strada da compiere cos ardua e noi ci sentiamo spesso sopraffatti dal dolore. Dare a tutti, sfamare tutti. La carit non dice mai basta!

CAGLIARI 29 giugno 2013


COMUNE CAGLIARI NEWS - 10 Piazze per 10 Comandamenti. A Cagliari il X Comandamento. Sabato 29 giugno ore 20.30 Arena Grandi Eventi del Lungomare SantElia. Si svolta oggi, mercoled 26 giugno alle ore 12.00, presso la Sala Convegni dell'Associazione della Stampa Sarda di Cagliari, la conferenza stampa di presentazione di 10 Piazze per 10 Comandamenti, iniziativa nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo che sta attraversando numerose citt italiane e che approder a Cagliari sabato 29 giugno, alle ore 20.30, nellArena Grandi Eventi del Lungomare SantElia, con il X Comandamento Non desiderare la roba daltri. Mons. Arrigo Miglio, presente in conferenza stampa, ha associato il valore delle piazze, i luoghi in cui liniziativa viene realizzata, alle periferie a cui richiama costantemente Papa Francesco. Per arrivare su una piazza bisogna uscire da una Chiesa e uscire vuol dire varcare una soglia e incontrare tutti coloro che per diversi motivi passano sulla piazza, dove convergono tante strade. Questo rimanda al valore non solo ecclesiale ma anche sociale delle iniziative messe in campo dal Rinnovamento nello Spirito. Anche il vice sindaco Paola Piras ha sottolineato il valore della piazza: Nella tradizione essa costruita davanti al palazzo perch era il luogo nel quale ci si recava per essere ascoltati. Coglierei quindi questa opportunit di 10 Piazze per 10 Comandamenti per leggere la piazza come il luogo della condivisione, della festa, dellascolto. Nel suo intervento, il presidente nazionale Salvatore Martinez ha ricordato limportanza e la volont ferma di includere Cagliari nelle citt in cui il progetto sta facendo tappa tra il 2012 e il 2013: Al centro della serata e del dibattito pubblico che vogliamo suscitare saranno i temi dellavidit, della bramosia dei beni degli altri, dellinvidia sociale, dellavarizia e della dipendenza dai beni materiali e dalle ricchezze, atteggiamenti che la modernit ha esaltato, proponendo una falsa idea di libert a partire dal concetto della parit dei diritti e di uguaglianza tra tutti gli uomini. Sar anche loccasione, nel tempo della crisi, per ribadire come si possa desiderare il bene comune senza procurare a se stessi e agli altri il male; al contempo per sottolineare il valore della solidariet, della provvidenza, della condivisione dei beni, della fraternit, del rispetto del prossimo. Dunque, ci portiamo a Cagliari, non per protestare, ma per proporre stili di vita antichi e sempre nuovi, piattaforme valoriali comuni di socialit e di cittadinanza. Hanno gi confermato la loro partecipazione allo spettacolo trasmesso in diretta su TV2000: mons. Arrigo Miglio, arcivescovo della diocesi di Cagliari; Massimo Zedda, sindaco di Cagliari; Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito; Luigino Bruni, economista; Massimo Introvigne, sociologo; gli attori Manlio Dav e Giulio Base; Davide Rondoni, scrittore; la band dei Sonohra; il cantautore Marco Masini; la band DieciperDieci RnS e altri ospiti e testimoni. Papa Francesco ha registrato un video messaggio ad hoc a sostegno del progetto 10 Piazze per 10 Comandamenti (cos come aveva gi fatto Papa Benedetto XVI), che verr proiettato a Cagliari nel corso della serata, unitamente al contributo del presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella.

Il messaggio di Papa Francesco per le Piazze

Buonasera a tutti! Sono contento di unirmi a voi che partecipate, nelle principali Piazze d'Italia, a questa rilettura dei Dieci Comandamenti. Un progetto denominato "Quando l'Amore d senso alla Tua vita...", sull'arte di vivere attraverso i Dieci Comandamenti dati da Dio non solo a Mos, ma anche a noi, agli uomini e alle donne di ogni tempo. Grazie ai responsabili del Rinnovamento nello Spirito Santo - sono bravi questi del Rinnovamento nello Spirito Santo, complimenti! - che hanno organizzato questa lodevole iniziativa in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana. Grazie a tutti coloro che con generosit contribuiscono alla realizzazione di questo speciale progetto nell'Anno della fede. Chiediamoci allora: Che senso hanno per noi queste Dieci Parole? Che cosa dicono al nostro tempo agitato e confuso che sembra voler fare a meno di Dio? 1. I Dieci Comandamenti sono un dono di Dio. La parola "comandamento" non di moda; all'uomo d'oggi richiama qualcosa di negativo, la volont di qualcuno che impone limiti, che mette ostacoli alla vita. E purtroppo la storia, anche recente, segnata da tirannie, da ideologie, da logiche che hanno imposto e oppresso, che non hanno cercato il bene dell'uomo, bens il potere, il successo, il profitto. Ma i Dieci Comandamenti vengono da un Dio che ci ha creati per amore, da un Dio che ha stretto un'alleanza con l'umanit, un Dio che vuole solo il bene dell'uomo. Diamo fiducia a Dio! Fidiamoci di Lui! I Dieci Comandamenti ci indicano una strada da percorrere, e costituiscono anche una sorta di "codice etico" per la costruzione di societ giuste, a misura dell'uomo. Quante diseguaglianze nel mondo! Quanta fame di cibo e di verit! Quante povert morali e materiali derivano dal rifiuto di Dio e dal mettere al suo posto tanti idoli! Lasciamoci guidare da queste Dieci Parole che illuminano e orientano chi cerca pace, giustizia e dignit. 2. I Dieci Comandamenti indicano una strada di libert, che trova pienezza nella legge dello Spirito scritta non su tavole di pietra, ma nel cuore (cfr 2Cor 3,3). Sono scritti qui i Dieci Comandamenti! E' fondamentale ricordare quando Dio d al popolo di Israele, per mezzo di Mos, i Dieci Comandamenti. Al Mar Rosso il popolo aveva sperimentato la grande liberazione; aveva toccato con mano la potenza e la fedelt di Dio, del Dio che rende liberi. Ora Dio stesso, sul Monte Sinai, indica al suo popolo e a tutti noi il percorso per rimanere liberi, un percorso che inciso nel cuore dell'uomo, come una Legge morale universale (cfr Es 20,1-17; Dt 5,1-22). Non dobbiamo vedere i Dieci Comandamenti come limitazioni alla libert, no, non questo, ma dobbiamo vederli come indicazioni per la libert. Non sono limitazioni, ma indicazioni per la libert! Essi ci insegnano ad evitare la schiavit a cui ci riducono i tanti idoli che noi stessi ci costruiamo l'abbiamo sperimentato tante volte nella storia e lo sperimentiamo anche oggi -, essi ci insegnano ad aprirci ad una dimensione pi ampia di quella materiale, a vivere il rispetto per le persone, vincendo l'avidit di potere, di possesso, di denaro, ad essere onesti e sinceri nei nostri rapporti, a custodire l'intera creazione e a nutrire il nostro pianeta di ideali alti, nobili, spirituali. Seguire, seguire i Dieci Comandamenti significa essere fedeli a noi stessi, alla nostra natura pi autentica e camminare verso la libert autentica che Cristo ha insegnato nelle Beatitudini (cfr Mt 5,3-12.17; Lc 6,20-23). 3. I Dieci Comandamenti sono una legge di amore. Mos salito sul monte per ricevere da Dio le tavole della Legge. Ges compie il percorso opposto: il Figlio di Dio si abbassa, scende nella nostra umanit per indicarci il senso profondo di queste Dieci Parole: Ama il Signore con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e il prossimo come te stesso (cfr Lc 10,27).

Questo il senso pi profondo dei Dieci Comandamenti, il comandamento di Ges che porta in se tutti i comandamenti, il Comandamento dell'Amore. Per questo io dico che i Dieci Comandamenti sono Comandamenti d'Amore. Qui sta il cuore dei Dieci Comandamenti: l'Amore che viene da Dio e che d senso alla vita, amore che ci fa vivere non da schiavi, ma da veri figli, amore che anima tutte le relazioni: con Dio, con noi stessi - spesso lo dimentichiamo - e con gli altri. La vera libert non seguire il nostro egoismo, le nostre cieche passioni, ma quella di amare, di scegliere ci che bene in ogni situazione. I Dieci Comandamenti non sono un inno al "no", sono sul "si". Un "si" a Dio, il "si" all'Amore, e perch io dico di "si" all'Amore, dico "no" al non Amore, ma il "no" una conseguenza di quel "si" che viene da Dio e ci fa amare. Riscopriamo e viviamo le Dieci Parole di Dio! Diciamo "s" a queste "dieci vie d'amore" perfezionate da Cristo, per difendere l'uomo e guidarlo alla vera libert! La Vergine Maria ci accompagni in questo cammino. Di cuore imparto la mia Benedizione su di voi, sui vostri cari, sulle vostre citt. Grazie a tutti! Messaggio di mons. Rino Fisichella Dieci Piazze per Dieci Comandamenti Quando lamore d senso alla tua vita Abbiamo accolto con particolare attenzione e soddisfazione l'iniziativa Dieci Piazze per Dieci Comandamenti organizzata dal RnS che vuole celebrare in questo modo i 40 anni dalla sua nascita. Questo evento a tutti gli effetti una esperienza di nuova evangelizzazione. Anzitutto, ritrovare il valore della piazza significa riscoprire il centro vivo della citt, il luogo dove le persone si incontrano, dove parlano, dove conservano le proprie tradizioni e le trasmettono alle generazioni future. La piazza lo spazio della vita sociale, culturale, politica, religiosa delle nostre citt. Il mio cordiale saluto quindi va innanzitutto al Vescovo della citt, al presidente Salvatore Martinez, alle autorit civili che sono presenti, a quanti animano con tanta professionalit questo evento e poi soprattutto, a tutti voi, che state partecipando cos numerosi. Grazie per questo momento di ascolto e di festa che raggiunge migliaia e migliaia di persone sparse per l'intero Paese ma raccolte insieme nella riflessione sui Dieci Comandamenti. Anche questo un modo per dire al mondo chi siamo e in chi crediamo. le Dieci Parole rivelate da Dio al Sinai sono un'espressione di Sapienza. Questa supera i confini di una terra, di un popolo, di una religione per diventare patrimonio di tutta l'umanit. Quanti sono in ricerca di Dio e quanti hanno a cuore il desiderio di giustizia e di fraternit trovano in queste Dieci Parole il fondamento per un progetto etico comune e universale che supera ogni limite perch si fa forte del bene di tutti. Noi cristiani leggiamo queste Parole alla luce dell'insegnamento di Ges Cristo, vi troviamo l'eco del Vangelo che annuncia l'amore come il compimento della Legge. Dal Sinai, dopo che Dio ha rivelato il suo nome, scaturisce anche l'annuncio dei Dieci Comandamenti ma entrambi sono segno dell'amore di Dio che va incontro all'esigenza di uomini e donne, nel desiderio profondo di essere un popolo e una nazione. Per questo, dopo circa 3000 anni, il valore di queste Dieci Parole rimane intatto e propulsore di nuova energia per costruire un mondo e una societ migliori. L'augurio di tutti noi che l'attenzione su un solo Comandamento possa in ogni caso permettere di cogliere l'unit, la relazione con tutti gli altri Comandamenti ma soprattutto di poter percepire il messaggio che ne scaturisce: solo l'amore d senso alla vita. proibito di Pablo Neruda

proibitopiangere senza imparare, svegliarti la mattina senza sapere che fare, avere paura dei tuoi ricordi. proibito non sorridere ai problemi, non lottare per quello in cui credie desistere, per paura. Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'. proibito non dimostrare il tuo amore, fare pagare agli altri i tuoi malumori. proibito abbandonare i tuoi amici, non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto e chiamarli solo quando ne hai bisogno. proibito non essere te stesso davanti alla gente, fingere davanti alle persone che non ti interessano, essere gentile solo con chi si ricorda di te, dimenticare tutti coloro che ti amano. proibito non fare le cose per te stesso, avere paura della vita e dei suoi compromessi, non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro. proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire, dimenticare i suoi occhi e le sue risate solo perch le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi. Dimenticare il passato e farlo scontare al presente. proibito non cercare di comprendere le persone, pensare che le loro vite valgono meno della tua, non credere che ciascuno tiene il proprio cammino nelle proprie mani. proibito non creare la tua storia, non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te, non comprendere che ci che la vita ti dona, allo stesso modo te lo pu togliere. proibito non cercare la tua felicit, non vivere la tua vita pensando positivo, non pensare che possiamo solo migliorare, non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso. Non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso. Canti Pisani di Ezra Pound

Quello che veramente ami rimane, il resto scorie. Quello che veramente ami non ti sar strappato. Quello che veramente ami la tua vera eredit. Il mondo a chi appartiene, a me, a loro, a nessuno? Quello che veramente ami la tua vera eredit Strappa da te la vanit, non fu l'uomo a creare il coraggio, o l'ordine, o la grazia. Strappa da te la vanit, ti dico strappala Strappa da te la vanit Dminati, e gli altri ti sopporteranno. Strappa da te la vanit. Sei un cane bastonato sotto la grandine, una gazza rigonfia in uno spasimo di sole, met nero, met bianco. N distingui un'ala da una coda Strappa da te la vanit. Come son meschini i tuoi rancori nutrti di falsit. Strappa da te la vanit, avido di distruggere, avaro di carit. Strappa da te la vanit,Ti dico strappala. da Un uomo solo di George Bernanos La speranza. Ecco la parola che volevo scrivere. I poveri hanno il segreto della speranza. Mangiano ogni giorno dalla mano di Dio e quindi devono sperare, sempre. Gli altri uomini desiderano, esigono, rivendicano e chiamano tutto questo speranza, poich non hanno n pazienza, n intelligenza, n onore, non vogliono che godere. Ma l'attesa del godimento non speranza, piuttosto delirio, ossessione. D'altra parte il mondo moderno vive troppo in fretta, non ha pi tempo di sperare. Il mondo non ha pi tempo di sperare n di amare n di sognare.

Solo i poveri sperano per tutti noi, come solo i santi amano e sperano per tutti noi. La tradizione autentica della speranza nelle mani dei poveri, come il segreto del merletto, che le macchine non riescono mai ad imitare, nelle mani delle vecchie operaie di Bruges. Testimonianza resa da Giorgio Mi chiamo Giorgio e vengo da Porto Scuso, un paese in provincia di Carbonia-Iglesias. Ho 59 anni. Ero un ateo, la Chiesa per me era davvero loppio dei poveri. Ero di quelli che attendevano la rivoluzione armata che avrebbe eliminato i miei due grandi nemici: il capitalismo e la Chiesa. Ero molto attratto dalloccultismo, che praticavo. Lunica cosa che trascuravo era la famiglia. Ho fatto attivit politica, anni di militanza extraparlamentare in quelli che sono ricordati come gli anni di piombo; gli eventi stavano precipitando e io stavo dalla parte sbagliata. Un altro idolo era allangolo e mi aspettava per rapirmi il cuore: il dio denaro. Lazienda per cui lavoravo mi propose il passaggio da operaio a contabile e poi a responsabile tecnicoamministrativo. Cominci la mia scalata: divenni consulente del ministero dellindustria, poi del tribunale fallimentare e anche di una multinazionale russo-argentina. Avevo creato anche una mia societ. Avevo raggiunto il massimo e vivevo lonnipotenza del desiderio. Ogni desiderio mi sembrava lecito e realizzabile. Esercitavo potere sulle persone, ero adulato e avevo a disposizione tanti soldi per soddisfare i miei desideri e le mie voglie. Moglie e figli potevano permettersi tutto quello che desideravano; per stare in pace con la coscienza, facevo anche qualche opera di beneficenza. Tutto sembrava perfetto! Nel 1999 dei parenti invitarono me e mia moglie a una Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito che si svolgeva a Rimini. Accettai linvito per cortesia e per curiosit, non per interesse a partecipare, da momento che continuavo a professarmi ateo. Incontrai tante persone sconosciute, accoglienti, premurose; mi colpiva la loro gioia, il loro calore umano, la loro serenit interiore. Molti di questi erano degli ammalati. Per me era inconcepibile che si potesse esperimentare in modo cos semplice e genuino la gioia di stare insieme. La mia gioia, la mia soddisfazione, fino a quel momento, erano nelle cose, nelle cose di valore che possedevo. Rimasi molto colpito e proprio perch non ero disposto a credere oltre le mie convinzioni, stavo in disparte, critico, cercando di cogliere atteggiamenti che rafforzassero in me lidea che si trattasse di un grande plagio collettivo. Durante unadorazione eucaristica, mai vi avevo partecipato prima, un sacerdote si avvicin a me e io, come spinto da una forza pi grande di me, caddi in ginocchio in lacrime e rimasi cos per molto tempo. Non conoscevo il Signore, non sapevo nulla di Ges e non lo cercavo in alcun modo. Quando mi ricomposi e cercai di capire cosa fosse successo, mi sentivo strano, dentro di me qualcosa era accaduto. Pensai che fossi stato oggetto di un plagio e, infastidito, tornai a casa. Passai una notte di inferno, da solo. Decisi di tornare il giorno successivo. Nel corso di una sessione di preghiera comunitaria molte guarigioni spirituali e fisiche venivano annunciate, ma io ero incredulo. Poi un sacerdote, volgendosi verso di me, mi disse: Hai una malattia alla schiena, ma il Signore ti guarisce. Sentii un fuoco che attraversava il mio corpo, un senso di pace mi invadeva. Soffrivo da 10 anni di ernia al disco e cervicale e dovevo operarmi, ma nessuno lo sapeva, tantomeno quel sacerdote a me totalmente sconosciuto. Assaporai la gioia della guarigione, soprattutto del cuore. La mia conversione iniziava quel giorno. Non fu un cammino facile. Il mio stile di vita, il

nostro stile di vita familiare cambi radicalmente. Cominciai a perdere e ad abbandonare ogni fonte di reddito che era contraria alla verit di Dio; non avevo pi nulla tranne che la casa. Non posso nascondere che la liberazione dai falsi idoli che riempivano e condizionavano la mia vita, fino a subire vessazioni fisiche e spirituali, stata davvero dolorosa, incluso il perdono di chi ci aveva fatto del male. I fratelli del Rinnovamento pregarono a lungo per noi. Non ci disperammo, perch il Signore ci faceva gustare la sua presenza, la sua compassione. E capivamo che questo essere spogliati della vita vecchia ci faceva esperimentare la bellezza di una vita nuova. Questo periodo durato 7 anni, i pi duri e belli della nostra vita. Stavo costruendo la mia vita sulla sabbia dei desideri. Ora, con un cuore e con uno spirito nuovo, posso dire che la mia vita fondata sulla roccia della Parola di Dio, sui suoi comandamenti. Testimonianza resa da Lucia Sono Lucia, sposata con Eliano da 42 anni. Vivo a Modena dove possiedo un rinomato ristorante. Con Eliano non abbiamo avuto figli, ma benedico il Signore perch ci ha fatto scoprire la bellezza della genitorialit senza confini, donandoci la gioia di essere madre e padre per Francesco, un ragazzino affidatoci allet di 11 anni dai Servizi Sociali. Francesco ci ha resi nonni di una bimba di nome Letizia. Abbiamo anche accolto unaltra bimba che ha vissuto con noi per 7 anni e a 18 anni, concluso il tempo di affido, tornata alla famiglia di origine. Non stato un percorso semplice accettare di non potere avere un figlio da me generato. Per per 20 anni ho vissuto con questo desiderio, soffrendo, senza accettare questa difficolt. Limpossibilit di vedere realizzato ad ogni costo il mio desiderio si trasform in una profonda ribellione: mi attaccai ai beni materiali per compensare la mia insoddisfazione e mi riversai sul lavoro, sul successo lavorativo, che divenne il mio idolo. Lavoravo da mattina a sera per non pensare e quasi stordirmi. Ora comprendo che il mio desiderio di avere un figlio era un gesto di egoismo e non di amore, un modo per possedere qualcosa e non di ricevere da Dio un dono. Non stavo cercando la via giusta per la mia vita ed ogni strada, pur di arrivare al soddisfacimento del mio desiderio, mi appariva lecita. Ero ormai disposta a tutto. Presi la decisione di andare dal santone indiano Sai Baba e di avere un figlio illegalmente. Avevo gi acquistato il biglietto per lIndia ma fu mio marito allultimo momento ad impedirmi di partire. Quando ormai avevo toccato il fondo e presi coscienza di come mi ero ridotta, il Signore ha fatto ingresso nella mia vita, rivelandomi ci che ero e dovevo essere, aiutandomi ad accettare la mia povert non come una sventura, ma come unopportunit per esperimentare in altro modo la maternit. Oggi ringrazio il Signore perch, non rendendomi biologicamente madre, ha dato a me e a mio marito una nuova fecondit spirituale mediante un vero cammino di conversione nel Rinnovamento nello Spirito. Non pi io e i miei pensieri al centro, ma Lui e la Sua volont. Cos la misericordia del Signore ha cominciato a bussare alla porta della mia vita attraverso piccole vite, bambini che stavano subendo labbandono dei loro genitori e uninfanzia difficile. Laffido non unesperienza semplice, non accoglienza ordinaria dellaltro: il bambino che accogli un dono e quello che impari a donargli amore che cresce ogni giorno, che consola, ripara, dona speranza allinnocente che porta negli occhi il segno della solitudine e dello smarrimento. Il bambino che accogli non sa dire cosa prova nel suo cuore. Laffido una via meravigliosa di risurrezione per chi d e per chi riceve, per genitori e figli.

Il mio amore, la mia maternit spirituale si profusa anche in due missioni del Rinnovamento, una nelle carceri e unaltra in una casa per malati di mente. Vite perdute, rifiutate, uomini sconfitti e tristi perch soli col nulla della loro vita sbagliata. Uomini che in libert sono capaci di crimini ma che hanno nostalgia di un bene che sanno esistere e non hanno mai conosciuto. Uomini disperati che cercano Dio ma non lo trovano e non lo conoscono. Ho accolto nel mio ristorante un detenuto che rientra in carcere la sera. Questo figlio che mi stato affidato sta imparando a fare il cuoco. Oggi vivo il senso della mia maternit in Cristo, esperimentando che vi pi gioia nel dare che nel ricevere. S, oggi la mia gioia nella volont di Dio, nellobbedire ai suoi comandi. Testimonianza resa da Serena Buona sera, mi chiamo Serena Libert, ho 37 anni, vengo da Milano. Per rispetto alla mia famiglia ho preferito usare uno pseudonimo. Sono sposata e sono madre di tre figli. Sono una persona oggi rinata alla vita. Ho attraversato e vinto un dolore grande che mi ha accompagnato per tanti anni e che si presentato quando avevo 16 anni. Sto parlando dellanoressia, un male che mi aveva imprigionato nella gabbia dellapparente malattia fisica, ma che si era presa anche la mia anima e la stava facendo morire, lentamente, giorno per giorno. Prima di iniziare il mio calvario pesavo 54 kg, conducevo una vita normale. Progressivamente decisi di mangiare sempre meno, di uscire di casa sempre meno, di scappare da un mondo che mi spaventava, dal quale non mi sentivo accolta, accettata, riconosciuta nelle mie emozioni, nei miei pensieri, nelle mie debolezze. Avevo un desiderio dentro di me: attraverso la metamorfosi che avveniva nel mio corpo, speravo di avere potere sulle cose, di poterle cambiare. E cos, scomparendo, pensavo di apparire in modo nuovo, di essere vista dagli altri nellessenza del mio bisogno pi grande: quello di essere ascoltata e riconosciuta. Mangiai sempre meno fino ad arrivare a pesare 29 kg, con tutte le conseguenze che un calo cos grande di peso pu portare a tutti i livelli fisici, mentali e spirituali. Esperimentavo una profonda solitudine e un vuoto grande dentro di me. Ero, come si dice, la classica cristiana della domenica. I miei genitori, provati, cominciarono a rivolgersi i a gruppi di preghiera, al Rinnovamento nello Spirito, nel desiderio di trovare una strada che potesse salvarmi, tirarmi per i capelli con forza e strapparmi dal fondo dove ero sprofondata. Iniziai a frequentare un gruppo del Rinnovamento. La preghiera comunitaria, ma soprattutto lamicizia e il conforto spirituale delle persone che facevano parte del Gruppo, mi aiutarono ad andare oltre la mia immagine brutta e invisibile. Guardavano al mio dolore con tenerezza; questo amore fraterno mi guariva interiormente. Un sacerdote cominci a seguirmi, a pregando per me e a offrirsi come riferimento e ncora sicura. Ho cos ritrovato, esperimentato la fede vera, che accoglie e che perdona, che guarda alle tue povert e ti fa sentire ricco. Non ho fatto ricoveri coatti, nonostante ne avessi necessit, visto che per la medicina ero spacciata. Ricominciai a mangiare, pian piano, come un bambino che inizia a nutrirsi e comincia a vivere, riscoprendo quel cibo che piano piano non mi faceva pi paura come prima. La malattia mi aveva portato via anche la possibilit di avere figli, ma non riuscita a vincere: grazie a Ges, infatti, che mi ha raccolto e salvato dalla morte, non solo ho ritrovato la vita ma ho potuto generare alla vita i miei tre figli. In questa societ che vive dapparenza e di falsi desideri, nella quale il cibo ci che meglio possiamo utilizzare come bersaglio per il nostro dolore, voglio testimoniare che iI

mio dolore non stato vano. Voglio dire a chi vive il dramma dellanoressia, dramma che s del corpo, ma anche della mente e soprattutto dellanima, che attraverso un cammino di fede, di preghiera, e il sostegno della fraternit, possibile trovare una via duscita da questo inferno. Tre anni or sono ho perso mio pap, un pap che non sono mai riuscita ad amare davvero e che nei suoi lucidi 9 mesi di malattia, in una camera di isolamento di una terapia intensiva, ho ritrovato, attraverso il perdono, attraverso lo sguardo che abbatte ogni rancore e ogni sbaglio. stato fedele a Dio fino alla fine e ora comprendo quanto il dolore come esperienza di vita, Dio stesso la possa trasformare in una perla preziosa e in una ricchezza per gli altri. Insieme, con Dio, si pu guarire. Nulla impossibile a Dio, soprattutto quello che a noi uomini sembra impossibile. Con Dio, si pu perdonare e ci si pu perdonare. Con Dio niente perduto, tutto pu essere ritrovato. Con Dio la morte non ha potere sulla vita.

DICHIARAZIONE FINALE - CAGLIARI 26.06.2013

Dagli Scritti della Beata Giuseppina Nicoli, della Beata Maria Gabriella Sagheddu, della Serva di Dio Edvige Carboni.

Non desiderare la roba daltri. Noi riconosciamo che Dio amore e che mai arriveremo a capire abbastanza il suo amore. Un amore che arde, incendia, che sempre infonde conforto e speranza. Noi apparteniamo a Dio. Per questo, se non indirizziamo a Dio i nostri pensieri, i nostri desideri, i nostri affetti, noi rubiamo ci che gli appartiene. Non desiderare la roba daltri. La pratica delle piccole virt ci libera dallorgoglio, dalla pigrizia, dallambizio ne. Il vero valore delle nostre azioni dato dallintenzione e dallaffetto del cuore, e si riconosce in quella semplicit che non cerca i motivi del comando, in quella generosit che non fa distinzione tra comando e desiderio, in quellumilt che non ha riguardo se non per Dio. Non desiderare la roba daltri. Noi navighiamo contro la corrente di un fiume. Se non riesci ad andare avanti, non dire: Non faccio niente. Se non facessi niente saresti trasportato dalla corrente. Se sei sempre l, perch lotti contro la corrente e ti arricchisci di meriti. Non lasciamoci abbattere. Le stesse nostre debolezze e miserie debbono accrescere la nostra fiducia in Dio. Fai quello che puoi, con gioia e tranquillit. Non desiderare la roba daltri. Tutto passa, si lasciano persone e luoghi, ma Dio dappertutto! Chi confida in Dio, chi si abbandona alla Provvidenza, non mai deluso. Diffidare di noi e confidare in Dio: ecco il segreto per riuscire bene. E poich Dio ci ha amato senza misura, non mettiamo limiti alla

carit verso i nostri fratelli: lamore di Dio misura dellamore del prossimo; e lamore del prossimo misura di quello di Dio. La carit ci fa volare, giubilando.

PALERMO 21 settembre 2013 I Comandamenti per riumanizzare la storia A Palermo, Non uccidere

Piazza Castelnuovo a Palermo, sabato 21 settembre, si fatta cassa di risonanza del messaggio della vita che va difesa sempre, a ogni costo, riproponendo il valore positivo, testimoniale, del quinto Comandamento. Con Non uccidere, 10 Piazze per 10 Comandamenti approdata in Sicilia per il primo dei quattro appuntamenti dellautunno 2013, in quello che il rush finale della lunga maratona di evangelizzazione partita a Roma l8 settembre di un anno fa. In diretta televisiva e streaming su TV2000, la serata condotta da Claudio Brachino, dinanzi a oltre diecimila spettatori presenti in piazza, ha offerto intensi momenti di riflessione e commozione, attraverso le parole di ospiti e testimoni che incarnano il Comandamento e ne hanno raccontato il loro rapporto di vita personale: il card. Paolo Romeo, arcivescovo della diocesi di Palermo; Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Domenico Quirico, inviato de La Stampa rapito in Siria e appena liberato; Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria; Vittorio Aliqu, magistrato gi membro del pool antimafia; Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita; la scrittrice Mariapia Bonanate; la cantante Mariella Nava; il jazzista Francesco Cafiso con Francesco Buzzurro (chitarrista) e Giuseppe Milici (armonicista); lattore Enrico Lo Verso; la band DieciperDieci RnS; Non Teatro Il teatro delle diversit; la Marionettistica popolare siciliana.

Ma sul palco, attraverso le parole, le immagini, i ricordi, sono stati presenti anche uomini e donne che hanno incarnato fino allestremo il significato di questo Comandamento: padre Pino Puglisi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli uomini e le donne delle scorte; e poi la questione della vita, uccisa e mortificata ancor prima del suo nascere portata avanti dal Rinnovamento in questi mesi con il sostegno alliniziativa europea Uno di noi per dare voce a tutti i bambini mai nati perch, come dice Papa Francesco, Ogni bambino non nato ha il volto di Ges.

Non ucciderai, dice il Decalogo. Sembrerebbero parole scontate, gi sentite ha sottolineato il card. Romeo nel corso dellesegesi al Comandamento. Sono scritte nel profondo del cuore di ogni uomo, ma non sempre, poi, sono autenticate dalla stessa vita degli uomini... Tante volte troppe! Palermo ha conosciuto la morte. Per questo sa quanto vale la vita. E noi siamo qui per dare credito alla vita, per raccontare la vita, per mostrare paradigmi di vita buona e giusta. Qui radunato il popolo della vita, che ama la vita, che difende la vita, che sa generare vita. A Palermo abbiamo esorcizzato la morte, la paura della morte ha esordito il presidente Salvatore Martinez nelle conclusioni alla serata. Questo corale inno alla vita che insieme abbiamo cantato non fa soltanto onore a questa terra ma regala una speranza viva. Come dice san Giovanni, Quello che abbiamo visto, abbiamo toccato, noi abbiamo annunciato (cf 1 Gv 1, 1-3). Quello che abbiamo fatto stato annunciare Ges, il Verbo della vita, nei diversi modi in cui si pu coniugare questa vita. Quanta abbondanza di vita in mezzo a noi! Non diciamoci sterili, possiamo generare vita; non diciamoci poveri, abbiamo una ricchezza profonda da potere regalare. E poi, citando un siciliano particolarmente amato da tutti, e non solo nel Rinnovamento: Ho imparato il valore della vita dando valore alla sofferenza, grazie a un grande maestro p. Matteo La Grua. Noi siamo uomini e donne che hanno imparato a vivere, imparando a soffrire. Siamo gente che prega, che ama, che lotta, che si sacrifica, che cade e si rialza. Abbiamo un grande cuore grazie alla scuola della fede, esperienza di umanizzazione della storia. E levangelizzazione, che con il progetto 10 Piazze per 10 Comandamenti portiamo nelle piazze, proprio questo: riumanizzare la storia.

Elsa De Simone Intervento del Card. Paolo Romeo Non ucciderai

Non ucciderai. Sembrerebbero parole scontate, gi sentite. Sono scritte nel profondo del cuore di ogni uomo, ma non sempre, poi, sono autenticate dalla stessa vita degli uomini. In quanti modi, infatti, si pu uccidere! E in quanti modi si pu rimanere uccisi! Morte e mortificazione delluomo rattristano la storia delle nostre Citt, spengono la voglia di vivere, impediscono di vedere il futuro, soprattutto ai nostri figli. Tante volte troppe! Palermo ha conosciuto la morte. Per questo sa quanto vale la vita. E noi siamo qui per dare credito alla vita, per raccontare la vita, per mostrare paradigmi di vita buona e giusta. Qui radunato il popolo della vita, che ama la vita, che difende la vita, che sa generare vita.

Non ucciderai. Nel Libro della Genesi, Dio si rivolge a Caino dopo lomicidio di Abele. Lo stesso grido di Dio si leva forte anche in questa Piazza: Dove Abele tuo fratello? (Gen 4, 9). Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra (Gen 4, 10). Chiediamoci: che cosa ne abbiamo fatto dei tanti Abele, degli uomini e donne, specie i pi piccoli e indifesi, che vivono intorno a noi, che soffrono laccanimento del male provocato da altri uomini loro fratelli, che muoiono nellindifferenza, che invocano giustizia e in cambio trovano la morte, spesso nel silenzio, nellomert di noi tutti? Non ci dato di rispondere, come Caino: Non lo so, sono forse io il custode di mio fratello? (Gen 4, 9b). Due settimane fa, Papa Francesco, in occasione della Veglia di preghiera per la pace in Piazza San Pietro, ce lo ha ribadito con chiarezza: S, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece il fratello da custodire e da amare diventa lavversario da combattere, da sopprimere... In ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! (7 settembre 2013).

Non ucciderai. Al centro della creazione Dio ha posto luomo, creato poco meno degli angeli. Ogni persona unica e insostituibile, perch creata come centro del progetto damore di Dio, a Sua immagine e somiglianza. La vita umana dono e donazione. Non ha prezzo, non una merce, non un esperimento, non una manipolazione. sempre vita a prescindere, cio vita che precede le leggi, i sistemi economici e sociali, le convenzioni culturali. La vita sacra e luomo non ha diritto di sopprimerla. Mai! Ecco perch se non mai lecito uccidere, follia uccidere per ripagare un danno morale, o per far pagare un debito materiale, o per distruggere ci che non si pu dominare. Chi ragiona cos e d questo valore di scambio alla vita umana, ne fa una cosa tra le altre, la cosifica, ne fa un oggetto di potere e di dominio. Anche quando le difficolt economiche, lavorative, familiari sembrano asfissiarci, anche allora occorre dire s alla vita, senza lasciare morire la speranza, senza mortificare il bene che possiamo compiere. In occasione della sua Visita pastorale a Palermo, ormai tre anni or sono, Papa Benedetto XVI si rivolse in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precariet, a causa della mancanza del lavoro e della sofferenza fisica e morale a causa della criminalit organizzata . E ci incoraggiava a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, cos profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione (Santa Messa, Omelia, Foro Italico, 3 ottobre 2010).

Non ucciderai. Ges Cristo ci ha lasciato il Vangelo della Vita! Niente pi del Vangelo umanizza luomo e la storia.. Perch nessuno pi di Ges ci ha insegnato larte di vivere e di vivere il bene. Ges stesso dir di s: Io sono la vita (Gv 14, 6). Nessun uomo, prima di Ges e dopo di lui, ha mai osato parlare cos. Si fatto uomo per dare la vita, vincendo la morte. Si fatto uomo per mostrarci come il bene vince il male. Sempre! Nel Discorso della Montagna, proprio commentando il comandamento Non ucciderai, Ges dice: Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sar sottoposto a giudizio (Mt 5, 21-22).

Lodio, lira, la condanna, rifiutano il prossimo, in qualche modo lo uccidono. Infatti, si pu uccidere anche con la lingua; si pu uccidere la dignit di una persona, la sua buona reputazione, anche senza usare unarma. Ce lo ha ricordato papa Francesco con parole precise: Noi siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi. Ma quante volte le nostre comunit, anche la nostra famiglia, sono un inferno dove si gestisce questa criminalit di uccidere il fratello e la sorella con la lingua... Bisogna pensare alle nostre armi quotidiane: la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare (Santa Messa, Omelia, Casa Santa Marta, 2 settembre 2013). Carissimi, dobbiamo impegnarci a divenire costruttori di una cultura di pace, ogni giorno, partendo dai piccoli gesti quotidiani, dalle nostre relazioni familiari, amicali, sociali e diventare costruttori di una cultura della pace alimentata dallamore vicendevole; disposti a soffrire il prezzo della fraternit, dellamicizia con ogni uomo, senza discriminazioni razziali, pregiudizi sociali, intolleranze religiose.

Non ucciderai Palermo ha recentemente vissuto la beatificazione di Don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia ventanni fa. In lui ha vinto la vita, non la morte, come ebbi modo di dire quel giorno e questa sera ancora ripetere: Guardando al Beato Pino Puglisi solo se siamo disposti a donarci per amore, a condividere la vita spezzandola per gli altri, la ritroveremo moltiplicata I mafiosi, che spesso pure si dicono e si mostrano credenti, muovono meccanismi di sopraffazione e di ingiustizia, di rancore e di odio, di violenza e di morte Ogni azione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza, che nulla ha che vedere con il Vangelo di Cristo, che vita e pace, amore e giustizia (Santa Messa, Omelia, Foro Italico, 25 maggio 2013). Con questo monito, senza paura, senza vergogna, senza fare sconti alla verit, con nuovo coraggio, con una nuova coscienza civile, confortati dai testimoni e martiri, dai beati e santi che hanno fatto bella e buona la nostra terra, proseguiamo con gioia il nostro cammino. Alla vita di Nazim Hikmet Ran La vita non uno scherzo. Prendila sul serio Non avrai altro da fare che vivere. La vita non uno scherzo. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto

che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali, tu muoia affinch vivano gli altri uomini gli uomini di cui non conoscerai la faccia, e morrai sapendo che nulla pi bello, pi povero della vita. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che a settantanni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perch restino ai tuoi figli ma perch non crederai alla morte, pur temendola, e la vita peser di pi sulla bilancia. Canto dei morti invano di Primo Levi Sedete e contrattate. A vostra voglia, vecchie volpi argentate. Vi mureremo in un palazzo splendido. Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco. Purch trattiate e contrattiate. Le vite dei nostri figli e le vostre. Che tutta la sapienza del creato converga a benedire le vostre menti. E vi guidi nel labirinto. Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi, lesercito dei morti invano, noi della Marna e di Montecassino, di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima: e saranno con noii lebbrosi e i tracomatosi, gli scomparsi di Buenos Aires, i morti di Cambogia e i morituri dEtiopia, ipatteggiati di Praga, gli esangui di Calcutta, gli innocenti straziati a Bologna. Guai a voi se uscirete discordi: sarete stretti dal nostro abbraccio. Siamo invincibili perch siamo i vinti. Invulnerabili perch gi spenti. Noi ridiamo dei vostri missili. Sedete e contrattate finch la lingua vi si secchi: se dureranno il danno e la vergogna vi annegheremo nella nostra putredine.

La lettera di Agnese a suo marito Paolo Borsellino Caro Paolo, da venti lunghi anni hai lasciato questa terra per raggiungere il Regno dei cieli, un periodo in cui ho versato lacrime amare; mentre la bocca sorrideva, il cuore piangeva, senza capire, stupita, smarrita, cercando di sapere. Mi conforta oggi possedere tre preziosi gioielli: Lucia, Manfredi, Fiammetta; simboli di saggezza, purezza, amore, posseggono quell'amore che tu hai saputo spargere attorno a te, caro Paolo, diventando immortale. Hai lasciato una bella eredit, oggi raccolta dai ragazzi di tutta Italia; ho idealmente adottato tanti altri figli, uniti nel tuo ricordo dal nord al sud - non siamo soli. Desidero ricordare: sei stato un padre ed un marito meraviglioso, sei stato un fedele, s un fedelissimo servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano, resti per noi un grande uomo perch dinnanzi alla morte annunciata hai donato senza proteggerti ed essere protetto il bene pi grande, "la vita", sicuro di redimere con la tua morte chi aveva perduto la dignit di uomo e di scuotere le coscienze. Quanta gente hai convertito!!! Non dimentico: hai chiesto la comunione presso il palazzo di giustizia la vigilia del viaggio verso l'eternit, viaggio intrapreso con celestiale serenit, portando con te gli occhi intrisi di limpidezza, uno sguardo col sorriso da fanciullo che noi non dimenticheremo mai. In questo ventesimo anniversario ti prego di proteggere ed aiutare tutti i giovani sui quali hai sempre riversato tutte le tue speranze e meritevoli di trovare una degna collocazione nel mondo del lavoro. Dicevi: 'Siete il nostro futuro, dovete utilizzare i talenti che possedete, non arrendetevi di fronte alle difficolt'. Sento ancora la tua voce con queste espressioni che trasmettono coraggio, gioia di vivere, ottimismo. Hai posseduto la volont di dare sempre il meglio di te stesso. Con questi ricordi tutti ti diciamo grazie Paolo. Testimonianza di Vittorio Aliqu Sono Vittorio Aliqu, sposato con Giovanna, padre e nonno, felice di essere qui con voi. Sono palermitano e qui a Palermo dal 1961 al 2009 ho lavorato in magistratura prima nel settore civile, poi nel settore penale. Ho percorso tutta la scala delle funzioni requirenti e ho partecipato a tutte le attivit giudiziarie possibili. Ero uno dei giovani magistrati a cui i Procuratori della Repubblica succedutisi nel tempo, affidavano le principali indagini penali, comprese quelle di mafia. Agli inizi degli anni 80 ebbi affidati anche i primi pentiti e poi, passato alla Procura Generale, ho seguito fra laltro lappello del processo Spatola/Sindona e il primo maxi processo alla mafia. Poi, da Procuratore della Repubblica Aggiunto, ho avuto la delega per la Direzione distrettuale antimafia dal 1991 al 1997. Come facile immaginare, in queste circostanze la mia vita e quella della mia famiglia sono state tuttaltro che facili. Sono venuto a contatto con ogni tipo di bruttura e di criminalit. Per oltre venti anni ho dovuto vivere da scortato, passando anche i pochi momenti di vacanza e di relax in strutture protette. La domenica dovevo recarmi ogni volta in una Chiesa diversa per partecipare alla Santa Messa e dovetti rinunciare del tutto a frequentare le riunioni del Rinnovamento nello Spirito, a cui appartengo con mia moglie fin dal primo arrivo del Movimento a Palermo nel 1975, tra i primissimi in Sicilia insieme allindimenticabile nostro padre Matteo La Grua. In queste condizioni di sorvegliato speciale potevo pregare in silenzio, specie per i tanti morti ammazzati e per i loro uccisori; qualche volta anche raccogliere confessioni non soltanto in senso giuridico, ma anche nellespressione del pianto e del pentimento, nellimplorazione di una parola buona, a cui spesso non pote vo rispondere. Per anni Palermo stata martoriata da omicidi in serie, decine e decine ogni anno, da sequestri di persone quasi mai ritrovate, da rapine ed estorsioni. Forse lo abbiamo dimenticato, forse anche giusto rimuovere ricordi dolorosi, ma la memoria di tanto, tanto

sangue sulle strade, non pu essere cancellata. Anzi non deve essere cancellata! Povera terra di Sicilia, in cui guerre e lotte fratricide hanno intriso di sangue innocente il nostro suolo, per lunghissimi anni! Oggi, ancora oggi, il sangue di questi giusti grida al cospetto di Dio! Come potrei dimenticare i tanti colleghi magistrati, le scorte, le forze dellordine, i funzionari, politici, imprenditori, giornalisti, la maggior parte conosciuti personalmente o addirittura amici, che non ci sono pi, che sono stati strappati alla vita, alle loro famiglie, a ciascuno di noi, che abbiamo vissuto lorrore di quei momenti e ogni giorno viviamo il vuoto della loro mancanza: non penso solo a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, a Paolo Borsellino, a Nino Saetta e a suo figlio Stefano, che frequentava il Rinnovamento, a Rocco Chinnici, a Pietro Scaglione, a Gaetano Costa, ma anche a Ninni Cassar, Boris Giuliano, Vito Ievolella, Mario DAleo, Piersanti Mattarella, Paolo Giaccone, Mario Francese, Emanuela Loi e a molti altri, che hanno trascorso con me una parte pi o meno grande della loro vita. E fra questi, non certo ultimo, il Beato Don Pino Puglisi. Se oggi gran parte delle strutture di mafia sono state demolite, se lorganizzazione criminale indebolita, ancorch non vinta e ancora capace di riorganizzarsi, lo dobbiamo al coraggio e al sacrificio di molti, ma certamente anche alla intercessione dei caduti, al sangue da loro versato, anzi, spesso offerto con piena consapevolezza. Questi chicchi di grano caduti in terra il Signore ha fatto crescere, sta facendo crescere, per fare fruttificare nel mondo la giustizia e la pace. Vorrei dirvi, e senza riserve vi prego di accogliere il mio invito: impegniamoci anche noi, qui, ora e subito, a rifiutare il male, ad accogliere il bene, a ringraziare e glorificare Iddio e a collaborare alla sua opera, facendoci operatori di giustizia e di pace nelle nostre stesse case, nelle nostre citt, nella nostra terra, in primo luogo osservando con amore tutti i comandamenti. Ricordiamoci che ce lo chiede Ges: Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perch andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

DICHIARAZIONE FINALE - PALERMO 21.09.2013

Dagli Scritti del Beato Giacomo Cusmano, del Beato Francesco Spoto, del Beato Pino Puglisi.

Non uccidere. Noi riconosciamo che Dio amore e che nessun uomo lontano da Lui. Il Signore non forza il cuore di nessuno di noi e non impone il Suo amore. Un amore che purifica e libera, che non spersonalizza, ma che d nuova potenzialit alle nostre facolt naturali e alla nostra intelligenza. Non uccidere. Coloro che vivono e si nutrono di violenza hanno perso la loro dignit umana, sono meno che uomini, si degradano da soli, per le loro scelte, al rango di animali. Chi usa la violenza non un uomo. Noi chiediamo a chi ci ostacola di riappropriarsi della propria umanit. Noi non dobbiamo vincere con la nostra violenza.

Non uccidere. Noi crediamo che Dio ci rimane sempre accanto. La costanza del Suo amore tutti comprende, anche coloro che sono apertamente nemici. La carit per tutti, anche per i nostri crocifissori; carit che agisce senza limiti, non con il diritto della forza, ma con il dovere della misericordia. Non uccidere. La nostra corta veduta non ci persuade, a prima vista, del bene che il Signore dispone anche nella disgrazia delle avversit. Bisogna lottare per vincere. La nostra testimonianza va sempre incontro a difficolt, spesso diventa martirio, ma proprio questo il segno pi vero che una testimonianza valida. Non uccidere. Noi confessiamo di non voler provare odio per le persone che ci fanno del male; esse sono uno strumento per unirci a Dio. Il nostro desiderio quello di fare sempre la volont di Dio e, chiedendo perdono per tutto il passato, fiduciosi diciamo: Incomincio da oggi!.

BOLOGNA 28 settembre 2013 I Dieci Comandamenti: la luce dellamore A Bologna, Non desiderare la donna daltri

Il Palazzo Comunale, il Palazzo del Podest, la Basilica di San Petronio e il Palazzo dei Banchi. Piazza Maggiore, circondata dai pi importanti edifici medievali della citt, ha ospitato sabato 28 settembre, la nona Piazza del progetto Dieci Piazze per Dieci Comandamenti. Molti gli ospiti, come ormai consuetudine, che hanno approfondito il Comandamento Non desiderare la donna daltri, mettendone in evidenza le diverse sfumature e le possibili declinazioni nei vari aspetti sociale, economico, musicale, teologico. Tra questi, la giornalista Ritanna Armeni, la criminologa Roberta Bruzzone; leconomista Luigino Bruni; i ballerini della Compagnia Cosi - Stefanescu Beatrice Flaborea e Alexander Serov; la band musicale PFM, lattore Giulio Base e la band DieciperDieci RnS. In diretta televisiva e streaming su TV2000, la serata stata condotta, ancora una volta dopo la piazza di Verona e quella di Bari, da Lorena Bianchetti, volto noto della Rai. Moltissimi gli spettatori presenti in piazza e quelli sintonizzati da casa. Durante la serata si sono alternati momenti di riflessione e commozione, attraverso gli interventi degli ospiti e le toccanti testimonianze di quanti hanno incarnato il Comandamento nella propria vita. Ad aprire la serata, il primo cittadino bolognese, Virginio Merola. Ci impegniamo a lottare contro le moderne schiavit: la tratta dei minori, la prostituzione, le violenze sessuali, ha dichiarato il Sindaco. Poi stato il momento dellArcivescovo metropolita della citt: Se mettete un cristallo davanti a una sorgente luminosa, il cristallo rifrange i sette colori delliride. Se voi mettete davanti la luce dellamore tutti le fondamentali esperienze delluomo, esse rifrangono i Dieci Comandamenti. Questo lincipit del card. Carlo Caffarra, che ha manifestato da subito un vivo interesse per la serata e si dichiarato molto grato per questo evento di evangelizzazione capace di restituire alle piazze lantico valore dellincontro tra la gente e della comunicazione della parola di Dio.

Ancora una volta il video di Papa Francesco, mandato in onda durante la serata, ha suscitato grande gioia e attenzione nella Piazza in attesa. Sul palco sono stati premiati gli studenti delle scuole Anna Frank, Gandino e Maestre Pie dell'Addolorata, vincitori del Concorso scolastico Quando lamore d senso alla tua vita, indetto in concomitanza delliniziativa nazionale Dieci Piazze per Dieci Comandamenti. Noi non crediamo che nulla di quanto dolore e sofferenza va perduto, ma tutto si trasforma in benedizione Dio mai abbandona chi spera in lui. Con queste parole, il presidente nazionale RnS, Salvatore Martinez, ha concluso la dichiarazione finale, di fronte a unimmensa piazza risplendente di migliaia di candele accese. E, prima di salutare i presenti, Salvatore Martinez ha voluto dedicare un pensiero alla Donna per eccellenza: C una donna che non ama molto essere menzionata ma che i credenti incrociano continuamente nella loro esperienza: questa donna Maria, madre di tutte le donne: Maria Vergine, Maria fidanzata, Maria sposa, Maria madre, Maria vedova. Rappresenta e accompagna tutte le stagioni di una donna che in qualche modo abbiamo voluto incrociare questa sera. Daniela Di Domenico Intervento card. Carlo Caffarra Arcivescovo di Bologna Non desiderare la donna daltri Buonasera a tutti; e benvenuti a tutti, soprattutto a quelli che vengono da fuori Bologna. Avete visto che citt stupenda Bologna; e sono stupende anche le cose che cercher di dirvi molto brevemente. Se voi mettete un cristallo

davanti a una sorgente luminosa il cristallo rifrange lo sapete i sette colori delliride. Se voi mettete davanti alla luce dellamore tutte le fondamentali esperienze delluomo, esse rifrangono i Dieci Comandamenti. I Dieci Comandamenti sono precisamente le fondamentali esigenze dellamore. Questa sera noi ci fermiamo su un Comandamento in particolare, Non desiderare la donna daltri, il nono nellenumerazione. Il significato di questo Comandamento molto semplice. Significa: non puoi, non devi mai considerare la donna come qualcosa; la devi sempre vedere, considerare, come qualcuno. Quindi il Comandamento parla della fondamentale relazione della societ, della sorgente della societ: il rapporto fra luomo e la donna. Ges riprende questo Comandamento nel Discorso della montagna (cf Mt 5, 17, 28) e va alla radice del significato di questo Comandamento stesso e dice: se uno guarda con desiderio una donna ha gi commesso adulterio con essa nel suo cuore. Dunque Ges ci porta al cuore e parla di questo modo sbagliato di guardare la donna. In che cosa consiste questo modo sbagliato? Nel vedere nella donna un corpo staccato dalla persona. A quel punto il corpo della donna diventa un oggetto di cui posso usufruire. Dunque, sia il Comandamento sia Ges parlano del desiderio, ma in un senso diverso da quella che comunemente usiamo noi nel nostro linguaggio comune. Mentre noi usualmente indichiamo un orientamento molto intenso verso una realt a causa del suo valore, in questo caso il valore sessuale, Ges ci ricorda che il desiderio ha anche una dimensione etica. Cosa vuol dire una dimensione etica? Vuol dire che esso il desiderio deve essere integrato dentro alla comunione coniugale. Senza questa integrazione viene degradato il rapporto, impedendo e rendendo impossibile quella comunione coniugale fra luomo e la donna posta in essere dal dono definitivo di se stessi. Ecco questo il grande significato. Allora vedete che questo Comandamento non un no prima di tutto. E un grande s, un s che viene detto alla grandezza, alla dignit, alla preziosit, alla bellezza della persona della donna. come se il Signore Dio ci dicesse: Non deturpare lopera pi grande che io ho fatto nella Creazione. Lopera, la donna. Buonasera a tutti. Testimonianza di Stephanie Mi chiamo Stephanie, ho 26 anni e vengo dalla Nigeria. Quando avevo venti anni, ho perso entrambi i miei genitori e non ho potuto pi proseguire gli studi. In quel momento, tramite mia sorella, ho conosciuto una persona che prometteva di darmi la possibilit di studiare in Italia. Quando sono arrivata in questo Paese, mi stato detto che dovevo pagare una somma di cinquanta mila euro per poter studiare e che avrei dovuto lavorare sulla strada, come prostituta, per guadagnare questa cifra. Appena arrivata ho capito subito che la vita che mi era stata promessa non sarebbe arrivata e che questi intermediari mi avevano tradita. Sapevo che quel lavoro unazione grave e brutta ma ho accettato di farlo perch ero sola, non sapevo come difendermi e non avevo alternative. Io sapevo che quel lavoro non era giusto, che non giusto vendere te stessa e la tua dignit ma ero costretta a farlo insieme a tante ragazze. Sono stata anche fortunata perch molte come me sono state uccise o hanno contratto delle gravi malattie. Sono stata sulla strada per quasi due anni, poi con fatica ma con grande coraggio ho lasciato quella vita e sono scappata via lontano. Per paura delle ritorsioni e delle minacce sono andata a vivere a chilometri di distanza. L

ho conosciuto un ragazzo, ci siamo fidanzati e siamo andati a vivere insieme. Sembrava stesse iniziando una nuova vita per me, avevo una persona che sembrava volermi bene, di cui mi potevo fidare e che mi proteggeva. Invece, quando ha saputo che aspettavo un bambino da lui, ha cominciato a picchiarmi. Non capivo perch provasse tanta rabbia nei miei confronti. Era geloso di tutto, pensava che ancora mi prostituissi e sospettava che il figlio che aspettavo non fosse il suo. Sono stata quasi un anno con questo ragazzo, sopportando altre umiliazioni e molestie fisiche. Ancora una volta ero caduta in una trappola e ho dovuto ritrovare dentro di me il coraggio di scappare. Ma da sola non ce lavrei fatta. Alcune persone della Comunit Papa Giovanni XXIII che ho conosciuto, mi hanno aiutata e mi hanno offerto la possibilit reale di una vita felice e libera. Allinizio non stato facile condividere la vita con tante persone diverse, soprattutto perch provavo un grosso senso di vergogna per essere stata una prostituta. Loro mi hanno insegnato il perdono, che nella vita si possono fare molti errori e si pu recuperare. Oggi sono felicissima perch so che ci sono altri modi di vivere la vita e vorrei farlo sapere a tutti, anche alle mie amiche che sono rimaste sulla strada perch pensano che non ci siano alternative per vivere. Testimonianza di Amalia Mi chiamo Amalia, ho 40 anni, sono un avvocato, sposata con Paolo. Sono cresciuta in una famiglia cattolica, educata ai valori della vita e della famiglia. Ho vissuto tranquillamente ladolescenza, frequentando con costanza la Messa. Sono stata fidanzata per 12 anni, ma a 28 anni mi sono sentita stretta in una morsa di insoddisfazione e solitudine: larmonia di coppia andava sgretolandosi. Ci lasciammo, incontrai un uomo: era sposato, con due bambine e un rapporto coniugale fallito. Questa relazione divent irrinunciabile: lui aveva deciso di lasciare casa, ma io non volli perch la persona che amavo pi della mia vita era prima di tutto un padre. Rimasi al suo fianco nellombra. Vivevo una vita che mai avrei pensato di scegliere. Passarono 8 anni, vissuti in clandestinit e contraddizione rispetto a ogni mio principio; anni vissuti in assenza di Dio: non potevo confessarmi, perch non ero pentita, non potevo accostarmi allEucaristia. Posso fare a meno di Dio - pensavo - sottrarmi ai suoi giudizi di condanna. Mi sentivo rifiutata da Dio e pensavo che non potesse aggiungere nulla a quanto avevo, anzi, era una presenza scomoda. Altre cose divennero importanti, stordivo la mia mente con lesaltazione di me stessa. La vita aveva indurito il mio cuore. Credevo di avere il pieno controllo della mia esistenza e che niente avrebbe potuto scalfirla. Ma in una notte la mia vita stata spazzata via: la persona che amavo pi di me stessa, stroncata da un infarto, non si risvegli pi. La notizia mi venne riferita nel cuore della notte: lui era morto e io non avrei potuto salutarlo per lultima volta. Era il crollo della mia vita. Il dolore aveva penetrato la mia anima spegnendo ogni impulso vitale. Ero in una condizione di completo abbandono, niente e nessuno poteva aiutarmi; in preda alla disperazione, ho cercato di farmi del male fisico, convinta che il dolore del corpo avrebbe attutito quello dellanima. Mi sarei lasciata morire. Un giorno, in un momento di disperazione, un impulso mi ha spinto a entrare in una cappella dove cera ladorazione del Santissimo: mi sono inginocchiata e, piangendo, implorai il Signore di avere misericordia di me. Quellinvocazione nasceva dalla nostalgia che la mia anima provava verso un Dio a cui appartenevo ma da cui ero fuggita. Ho capito che Dio era l per me e che solo in Lui avrei trovato sollievo e pace. Dio mi chiamava per nome, gridando pi forte della mia disperazione. Qualche giorno dopo, unamica mi invit alla preghiera del Rinnovamento nello Spirito: era un Roveto ardente che si svolgeva nella cappella in cui avevo ritrovato il Signore. Sentii la forza della preghiera, la avvertivo fisicamente. Non avevo dubbi: Dio era sempre stato al mio fianco ad aspettare, paziente, il mio ritorno. Durante quella preghiera lo Spirito

del Signore si posava sul mio cuore, mi sentivo sopraffatta dalla sua presenza: il Signore si chinava sulla mia miseria, liberandomi dalla sofferenza di cui ero stata prigioniera, trasformando il mio dolore in amore per Lui. Stavo nascendo a vita nuova. Da quel momento nulla stato come prima: lincontro con Cristo ha cambiato la mia vita. Del mio passato restavano le ceneri. La perdita della persona amata e il dolore sofferto non mi sono parsi pi una punizione divina, ma una prova che mi avrebbe fortificata: Dio metteva in crisi la mia esistenza perch nel momento di massima sofferenza facessi una scelta radicale, collaborando al progetto che da sempre aveva per me. Ho scelto Cristo, e la gioia di Ges risorto che salva esplosa nel mio cuore. La prospettiva di chi si mette alla sequela di Cristo ha imposto alla mia coscienza di fare i conti con il passato con cui avevo tagliato i ponti: dovevo chiedere scusa e riappacificarmi con la moglie della persona che avevo amato. Solo dopo ho trovato il perdono di Dio e la sua pace. Oggi testimonio il mio cammino di vita nuova nel Rinnovamento nello Spirito: in questa famiglia che il Signore, da sempre, mi ha voluta, ed insieme a questi fratelli e sorelle che per grazia sua, scelgo ogni giorno la via stretta del Vangelo. Il Signore ha fatto fiorire un giardino nel deserto, donandomi un marito, facendomi scoprire la vocazione al matrimonio, ed questo il luogo in cui sono chiamata a fare la sua volont e a testimoniarlo. Due di Erri De Luca Quando saremo due, saremo veglia e sonno, affonderemo nella stessa polpa, come il dente di latte e il suo secondo. Saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte; due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito, i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo met, saremo un due che non si pu dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sar uno, uno sar luguale di nessuno e lunit consister nel due. Quando saremo due, cambier nome pure luniverso, diventer diverso. Ballata delle donne di Edoardo Sanguineti Quando ci penso, che il tempo passato, le vecchie madri che ci hanno portato, poi le ragazze, che furono amore, e poi le mogli e le figlie e le nuore, femmina penso, se penso una gioia:

pensarci il maschio, ci penso la noia. Quando ci penso, che il tempo venuto, la partigiana che qui ha combattuto, quella colpita, ferita una volta, e quella morta, che abbiamo sepolta, femmina penso, se penso la pace: pensarci il maschio, pensare non piace. Quando ci penso, che il tempo ritorna, che arriva il giorno che il giorno raggiorna, penso che culla una pancia di donna, e casa pancia che tiene una gonna, e pancia cassa, che viene al finire, che arriva il giorno che si va a dormire. Perch la donna non cielo, terra carne di terra che non vuole guerra: questa terra, che io fui seminato, vita ho vissuto che dentro ho piantato, qui cerco il caldo che il cuore ci sente, la lunga notte che divento niente. Femmina penso, se penso lumano la mia compagna, ti prendo per mano. Lettera damore a una ragazza di una volta di Enzo Biagi Cara Lucia, non ho altro mezzo per rivolgermi a te e ti scrivo una lettera che non leggerai mai. Ma un modo per stare ancora un po con te. Quei 62 anni sono passati cos in fretta e tu eri una ragazza. 62 anni: a scriverlo appaiono uneternit, un tempo quasi infinito, eppure ora, mentre li guardo da lontano, mi sembra che siano stati brevi, troppo brevi. Sono passati cos velocemente. Cara Lucia, anche il modo in cui ci siamo conosciuti stato, come la nostra vita in comune, del tutto normale, qualcuno direbbe addirittura scontato, ammesso che in amore ci sia mai qualcosa di scontato. Il destino ha voluto che la nostra generazione abbia dovuto affrontare anni tragici e drammatici: la guerra, ad esempio... Tu e io, Lucia, appartenevamo a un mondo ben diverso da quello di oggi. Per me era un dovere rispettarti. Dovevamo esserci fedeli non perch fossimo due santi o non ci fossero tentazioni, ma perch ci avevano insegnato che era giusto fare cos. Vivevamo in un tempo pi convenzionale, dove credevamo a quanto ci veniva insegnato. Intendiamoci, non mancavano certo i peccatori, le passioni grandi e travolgenti, i dolori. Cera di tutto. Ma cerano anche coloro ai quali non pesava rispettare le regole, comportarsi bene. Ho sempre cercato di avere riguardi per te, cara Lucia, per quanto mi era possibile. Anche assumendo atteggiamenti che oggi farebbero sorridere le nostre figlie e i nostri nipoti. Ricordi, ad esempio, la nostra prima notte? Praticamente non c stata

perch avevo come limpressione di aggredirti, di usarti una sorta di violenza... Poi trovammo insieme la nostra prima casa, un appartamentino allestrema perifer ia di Bologna, fuori Porta Felice. Fu unimpresa molto difficile a causa dei bombardamenti che imperversavano sulla citt... Ricorder sempre quei tempi duri, quella fame spaventosa. Ma stato proprio in quei giorni che abbiamo unito le nostre vite per sempre ed stata una scelta che mi ha reso felice, la mia pi grande fortuna. Tu per me sei stata la sicurezza, il punto di riferimento della famiglia e anche la certezza che, qualsiasi cosa avessi mai combinato, saresti stata dalla mia parte. Mi hai seguito ovunque, mi sei stata vicina in ogni momento e la mia, tu lo sai, Lucia, non stata mai una vita semplice... In fondo siamo rimasti quei ragazzi che eravamo quando ci siamo sposati: tu una perfetta donna di casa, io uno che ama avere una giornata intensa, ma scandita da orari precisi. E questo ci ha permesso di seguire nel loro cammino le nostre figlie, trasmettere quelle piccole grandi cose nelle quali tu e io credevamo: loperosit, il rispetto di se stessi e degli altri, il disinteresse... Ecco, Lucia, questa stata la mia vita con te. Una vita felice per quanto possibile e perch abbiamo voluto che fosse tale... Cara Lucia, ascolta: Chiss se mi puoi sentire: io non ti ho mai cercata tanto. Dicono che il primo amore non si scorda mai, soprattutto, penso, quando anche lultimo.

DICHIARAZIONE FINALE - BOLOGNA 28.09.2013

Dagli Scritti di Santa Caterina da Bologna, di San Guido Maria Conforti, del Beato Giovanni Battista Scalabrini, del Beato Odoardo Focherini.

Non desiderare la donna daltri. Noi riconosciamo che Dio amore e che il Verbo di Dio ci am sin dalleternit. Il mondo stesso ancora non era, ed Egli gi pensava a noi; pensava a questa esistenza di cui godiamo, a ricolmarci di tutti i beni di natura e di grazia. Non desiderare la donna daltri. Noi non desideriamo altro che confidare nel Suo amore, perseverando virtuosamente nello stato in cui Dio ci ha chiamati, sopportando con vera pazienza ogni tentazione e affanno della vita presente; sostenendo le avversit, da qualunque parte vengano, per ricchezza e povert, per piacere o pena, per salute o infermit. Non desiderare la donna daltri. necessario fare buona guardia ai propri pensieri, perch alcune volte il diavolo mette buone e sante intenzioni nella mente per ingannarla e da qui indurla nella fossa della disperazione. Fare buona guardia, perch la nostra mortale ambizione non sia la pungente ortica che scaccia in noi il soavissimo olivo della pace.

Non desiderare la donna daltri. Mentre i popoli cadono e risorgono; le razze si mescolano e si confondono; il mondo si agita, abbagliato dal suo progresso, va maturando unopera pi vasta: lunione in Dio di tutti gli uomini di buona volont. Non sarebbe buon cittadino chiunque si rifiutasse di cooperare al bene comune; innanzitutto i genitori tra le pareti domestiche e i maestri nelle scuole: istillino nelle nuove generazioni lamore alla virt, lorrore al vizio, il sentimento del dovere. Non desiderare la donna daltri. Noi crediamo che nulla di quanto dolore e sofferenza va perduto, ma tutto si trasforma in benedizione. Bisogna porsi pazientemente allopera di ricostruzione. Bisogna non disperare. Dio mai abbandona chi spera in Lui. Questo s miracolo grande e meraviglioso!

TORINO 5 ottobre 2013 Dio la misura di noi stessi Torino: Non avrai altro Dio allinfuori di me

Settemila persone hanno acceso Piazza Vittorio Veneto, a Torino, sabato 5 ottobre, per la penultima tappa di 10 Piazze per 10 Comandamenti. Sullo sfondo della Gran Madre, e ai piedi del Monte dei Cappuccini, la maratona di evangelizzazione organizzata dal Rinnovamento nello Spirito Santo con il patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, sotto legida della CEI , partita da Roma nel settembre 2012, fa tappa nel capoluogo piemontese portando con s lentusiasmo e la gioia della fede vissuta e testimoniata. Le Dieci Parole di Dio, con il loro portato di valori e proposte, a Torino puntano lattenzione su un Comandamento confessionale e che pone in primo piano latteggiamento idolatrico con cui gli uomini spesso si dimenticano di Dio, lo sostituiscono, inneggiando a vitelli doro, falsi simulacri di una realt che di reale non ha poi nulla di valido. In diretta su TV2000, la serata condotta da Lorella Cuccarini ha visto la presenza di tanti ospiti e testimoni: mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino; il vice-sindaco Elide Tisi, che ha letto un messaggio del primo cittadino Piero Fassino; lattore Davide Silvestri; il sociologo Massimo Introvigne; Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG; il giornalista Carlo Nesti; la psicoterapeuta Maria Rita Parsi; la cantante Alexia; i ballerini Gianluca Multari e Cristina Viotti; la DieciperDieci Band.

Grande ardore e passione hanno caratterizzato lintervento di mons. Nosiglia: Luomo pu fare a meno di Dio? C chi risponde di s. Altri non si pongono nemmeno la domanda e vivono come se Dio non ci fosse ha esordito lArcivescovo di Torino. In realt, luomo non pu fare a meno di Dio, magari un suo dio costruito, a proprio uso e consumo... Anche la negazione di Dio, in realt, conduce ad adorare qualcuno: se stessi. Il proprio io eretto ad assoluto, la ragione a dogma e, ci che piace, a unica regola morale da seguire. Conseguenza? Lillusione, la noia infinita, il non senso della vita, la ricerca di esperienze sempre pi estreme e ai limiti della stessa vita fino allautodistruzione di se stessi e alla morte. Lincontro con Cristo, Figlio del vero Dio rivelato nella Bibbia, persona reale e concreta, porta necessariamente alla testimonianza: La fede nel vero e unico Dio cresce e si radica nel cuore, donandola. Quando si incontra il Dio Vivente e si accoglie il Signore, la vita cambia e si spinti a comunicare agli altri la propria esperienza per divenire autentici testimoni e missionari dellincontro con Cristo, il Dio con noi, fonte di speranza per tutti. Conclusioni della serata, come di consueto, affidate al presidente Salvatore Martinez: Siamo impastati di eternit, siamo fatti per il cielo. A Torino abbiamo capito, invece, come una congrega di falsi profeti, cercando di liberarsi di Dio, in fondo ci spinge a liberarci delluomo. Giovanni Battista, santo patrono di Torino, dice che Dio d lo Spirito senza misura. La misura delluomo Dio e Dio senza misura nel suo amore, presenza reale... Sbarazzarsi di Dio significa sbarazzarsi dell'uomo... Dio ci d la misura della nostra vita e la misura di questo amore permettendoci non soltanto di immaginare la realt che vediamo con gli occhi di Dio, ma di sperimentarla nella presenza di Ges Cristo. Questo Comandamento lancia, allora, una sfida: La nostra vita ha proseguito il Presidente del Rinnovamento si consuma tra adorazione e idolatria, tra il decidere di vedere in Ges Cristo la misura dellumano nella nostra vita o il pensare di poterlo eliminare, di vedere in lui la misura di questo amore che merita il nostro cuore, la nostra mente, la nostra intelligenza, la nostra volont...

Luomo di oggi come un uomo che uscito di casa, ha smarrito le chiavi e non sa pi come rientrare. La misura di questo amore e la misura della nostra vita una Persona: Ges Cristo. Ecco perch Dio, ripetendoci Non portare altri dei di fronte a me, ci dice non mettere dinanzi a Ges limiti al tuo amore, alla tua capacit di amare, alla tua capacit di essere amato. Allora dovremmo provare a sbarazzarci un po di pi e pi decisamente di tanti idoli che guidano la nostra vita... Adorare un verbo che significa letteralmente prostrarsi, inginocchiarsi e al contempo fare silenzio... il gesto di chi si inginocchia, di chi riconosce Dio, soprattutto il gesto della volont del cuore. Ed quello che noi vogliamo fare: non possiamo fare a meno di Dio se vogliamo recuperare la misura di noi stessi. Dopo Torino, solo poche ore separano il prossimo e ultimo appuntamento con 10 Piazze per 10 Comandamenti: a Piazzale Michelangelo a Firenze, stasera 6 ottobre, a partire dalle 20.30 e in diretta su TV2000 e su www.tv2000.it, si parla di Non dire falsa testimonianza.

Elsa De Simone Dalla Epistola 104 di Lucio Anneo Seneca Oh, quanto gioverebbe a certe persone se potessero allontanarsi da s! In realt sono oppresse da se stesse... Che giova attraversare i mari e andare di citt in citt? Se vuoi sfuggire ai mali che ti assillano, non devi andare in un altro luogo; devi essere un altro uomo... Se per te il denaro un bene, sarai torturato dalla povert maggiore di tutte, la povert immaginaria. Infatti, per quanto denaro tu abbia, se qualcuno possiede pi di te, crederai che sia stato tolto a te tutto quello che laltro ha in pi. Se per te un bene far carriera, lelezione al consolato di quello o la rielezione di quell'altro ti far male... Che vantaggio possono dare i viaggi? Non costituiscono un freno alla brama dei piaceri, non reprimono lira, non smorzano gli indomabili impulsi dellamore e non guariscono nessuna malattia dell'anima... Finch ignorerai quello che devi schivare o cercare, quello che necessario o superfluo, quello che giusto o ingiusto, quello che onesto o disonesto,

il tuo non sar un viaggio, ma un vagabondaggio. I giorni perduti di Dino Buzzati Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvist da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo insegu in auto. E il camion fece una lunga strada, fino allestrema periferia della citt, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dallauto e and a vedere. Lo sconosciuto scaric la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaravent nel dirupo che era colmo di migliaia e migliaia di altre cassi uguali. Si avvicin alluomo e gli chiese: Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa cera dentro? E cosa sono tutte queste casse? Quello lo guard sorrise: Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni. Che giorni? I giorni tuoi. I miei giorni? I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso? Kazirra guard. Formavano un mucchio immenso. Scese gi per la scarpata e ne apr uno. Cera dentro una strada dautunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se nandava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne apr un secondo e cera dentro una camera dospedale, e sul letto suo fratello Giosu che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne apr un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo aspettava da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sent prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. Signore! grid Kazirra. Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le dar tutto quello che vuole.

Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era pi possibile. Poi svan nellaria, e allistante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E lombra della notte scendeva. Si cerca un uomo di Primo Mazzolari Si cerca un uomo capace di rinascere nello spirito ogni giorno. Si cerca un uomo senza la paura del domani, senza paura dell'oggi, senza complessi del passato. Si cerca un uomo che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare. Si cerca un uomo capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di sognare insieme. Si cerca un uomo capace di perdere, senza sentirsi distrutto di mettere in dubbio, senza perdere la fede di portare la pace dove c' inquietudine e inquietudine dove c' pace. Si cerca un uomo che sappia usare le mani per indicare la strada da seguire. Si cerca un uomo senza molti mezzi ma con tanta voglia di fare, che nella crisi non cerchi un altro lavoro ma come meglio lavorare. Si cerca un uomo che ami la sua libert nel vivere e nel servire non nel fare quello che vuole. Si cerca un uomo che abbia nostalgia di Dio, della gente, della povert, dell'obbedienza. Si cerca un uomo che non confonda la preghiera con le parole dette per abitudine, la spiritualit col sentimentalismo, la chiamata con l'interesse, il servizio con la sistemazione. Si cerca un uomo capace di morire per una bandiera, di soffrire per un ideale capace di parlare con la sua vita. Testimonianza di Antonella Mi chiamo Antonella, ho 44 anni, sono sposata con Graziano e ho 3 figli. La mia una storia di conversione a Dio. Ero unatea, convinta fino allet di 25 anni, cresciuta in una

famiglia non credente e non praticante, dove tutto ruotava solo intorno al lavoro. I miei familiari avevano una pessima opinione della Chiesa; mi era stata inculcata lidea che fosse unassociazione di furbi per guadagnare soldi.Un mio zio, che amavo tantissimo, mi affascinava con il suo modo di vivere da ateo e da anarchico. Persino linsegnante di religione nelle scuole contribuiva ad alimentare la mia convinzione, sempre pi grande, che Dio non esistesse e che la religione riguardasse la gente credulona. Cos, in preda ad una rigorosa lettura razionalistica dellesistenza umana, passavo il tempo a negare lesistenza di Dio e, allo stesso modo, qualsiasi cosa che non fosse spiegabile scientificamente. E se Dio non esisteva, per me dopo la morte non cera nulla, anzi cera il nulla. Ma tutto questo non dava senso alla mia vita, n alcuna gioia. Non trovare un senso, una ragione al vivere mi portava a non essere felice, ad essere sempre triste, arrabbiata, sempre in lite con qualcuno per discutere, per confutare, per negare. E in me era una terribile paura della morte. Il pensiero che dopo la morte sarebbe stato il nulla! Antonella mi disse mio zio prima di morire ricordati che la cosa pi brutta che possa capitare ad un uomo quella di nascere!. Un pensiero che divenne una promessa tanto forte in me da farmi decidere che non avrei mai voluto avere dei figli! Quel giorno la morte port via lunica persona della mia famiglia, patriarcale e maschilista, che non considerava inutili le donne. Ero il bersaglio preferito di mio nonno paterno, che mi ricordava quotidianamente quanto io non valessi nulla in quanto femmina. Giorno dopo giorno cresceva in me un odio sempre pi grande, per tutti e per me stessa, per la mia vita che non volevo pi vivere e per la morte che temevo. Accadde poi che alla mia mamma venisse diagnosticato un tumore al seno. Una sua cara amica che era gi stata operata per lo stesso motivo, mentre la consigliava a quale oncologo affidarsi, la invitava prima di tutto ad iniziare un cammino di fede in un gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo che aveva incontrato. Mia mamma mi chiese di accompagnarla nella chiesa dove si riuniva quel gruppo; per amore verso di lei accettai, semplicemente per non lasciarla sola in quel particolare momento di smarrimento. Quella sera venni accolta come mai mi era successo prima, sentendomi davvero la benvenuta in mezzo a persone per me estranee. Tra canti e preghiere di lode, venne proclamato un verso della Sacra Scrittura che diceva: Mio figlio sei tu, oggi Io ti ho rigenerato. Sentii per me quella parola del Signore: Mia figlia sei tu, Io oggi ti ho rigenerato. Scendeva in me, dimprovviso e inspiegabile, una pace profonda, una sensazione damore mai prima avvertita. Mi accorgevo che quel Dio sconosciuto e osteggiato mi stava parlando, si presentava a me come Padre e si rivelava a me come amore. Capivo, in un istante, che da quellamore io stavo fuggendo e che quellamore che le persone che mi stavano intorno esperimentavano, era anche per me. Da quel giorno del gennaio 1994 iniziato il mio cammino di conversione a Ges nel Rinnovamento nello Spirito, condiviso insieme a tanti fratelli e sorelle. Dopo ulteriori accertamenti clinici i medici dissero alla mia mamma che si erano sbagliati. Non si trattava di un tumore, ma di una ciste, grande ma benigna. Dio si era servito di una diagnosi sbagliata per farmi entrare in una Chiesa e farmi riscoprire la gioia e la gioia di essere amata. Lincontro con Ges, una persona viva e vera, mi ha liberata da tante schiavit e ha schiuso la mia vita: subito dopo la conversione, infatti, ho desiderato con tutto il cuore di ricevere il dono dei figli e Dio mi ha talmente ascoltato che in un anno ho partorito 2 volte! Oggi il mio ateismo ha lasciato il posto alladorazione di Dio, perch capisco che se il mio cuore non occupato da Lui, allora altri idoli si faranno avanti. Ho imparato la forza travolgente dellAdorazione Eucaristica nella lotta allidolatria! Non inizio mai un nuovo giorno senza adorare Dio, senza entrare alla Sua presenza, senza stare e restare dinanzi

a Lui, perch da Lui io traggo esistenza e vita; in Lui trovo senso e risposta. Ladorazione mi libera dal ripiegarmi su me stessa, dal fare di me stessa, del mio orgoglio, della mia superbia, un idolo. Di tutto questo ho fatto la ragione prima della mia vita, cos che non mi stanco di di fare conoscere che Lui amore, che io sono amata, che ogni uomo qualcuno da amare. Alleluja! Testimonianza di Margherita Bertuzzi Ho sempre creduto in Dio e frequentato la Chiesa, ma un giorno decisi di leggere un libro sullo yoga cristiano scritto da un sacerdote: questo mi apr a una mentalit new age e relativista, al sincretismo. Mi ero appena sposata con Dario, avevo 23 anni, e una collega mi fece conoscere lesoterismo da una cartomante. Iniziai un percorso tra magia, astrologia, superstizione, occultismo. Lo yoga e la meditazione trascendentale mi imprigionarono in atteggiamenti e autosuggestioni. Abbracciai le religioni alternative e iniziai ad adorare le cosiddette divinit di alcune sette come Sun Myung Moon, i guru indiani come Sai Baba e soprattutto il guru della setta La Rosa di Babaji in cui ero attivista. Credevo nella reincarnazione. Feci un paio di anni di vegetarismo e coinvolsi mio marito e la nostra prima figlia, facevo uso di medicine alternative e simpatizzavo per lalimentazione degli Hare Krisna. Era un mondo complesso, in cui venivo incoraggiata a odiare soprattutto la Chiesa Cattolica da cui mi allontanai contestandola. Dio era considerato unenergia vitale che impregna tutto luniverso. Avevo acquisito una visione antropologica lontana da quella cristiana. In questa affannosa ricerca di Dio e della Verit si incrin il rapporto con mio marito che, per paura di perdermi, cerc di far parte della setta, ma per la continua richiesta di soldi cominci a ostacolarmi. La nostra prima figlia aveva 3 anni quando pensammo di separarci; per gli amici della setta sarebbe stata unottima soluzione. Scoprii di aspettare la seconda figlia. Nella setta ventilarono lidea di un aborto: fui talmente inorridita da aprire un po gli occhi. Cambiai setta, passando allufologia. La mia secondogenita aveva due anni, quando due colleghi mi invitarono a un incontro del RnS. Qui avvenne il primo miracolo: fui inondata da un amore incredibile che mi faceva scoppiare il cuore. Laccoglienza, il segno di pace, tutto aveva un effetto incredibile nel mio cuore. Non erano i gesti ma la presenza di Qualcuno che mi inondava e mi faceva scoppiare in lacrime. Non capivo cosa mi stesse accadendo, ma percepivo un amore che mi faceva amare in modo potente quelle persone. Inizi un combattimento spirituale tremendo, perch gli amici della setta mi invitavano a non lasciarmi catturare dalla Chiesa cattolica. Intanto il Signore mi faceva comprendere la sofferenza che mio marito aveva vissuto e sentii il bisogno di chiedergli perdono. Questa fu una decisione incomprensibile per gli amici della new age: mi costrinsero a scegliere tra loro e il RnS. La grazia di Dio mi venne incontro ed ebbi il coraggio di fidarmi di Dio contro ogni possibile ragionamento e paura solo in forza di quellAmore unico che il mio cuore aveva sperimentato. Iniziai a conoscere il Rinnovamento e con esso lopera di Dio attraverso lo Spirito Santo. Fui liberata dai legami che ancora avevo con loccultismo e nel cuore avevo finalmente tre certezze: la reincarnazione non esiste; siamo salvi non in virt delle nostre opere, ma grazie alla croce di Cristo; Ges realmente vivo e presente nellEucaristia e nella sua Chiesa. Verit profonde che da sempre la mia ragione rifiutava. Sentii il bisogno di rimettere in piedi il mio matrimonio. Il Signore ci donava una terza figlia che sentimmo come sigillo della nostra famiglia rinata. Riscoprimmo il nostro matrimonio come sacramento di vita nelle Sue mani fedeli. Ho fatto e faccio esperienza di un Dio meraviglioso, di Ges Signore della mia vita, che non si ferma davanti al mio peccato. Il Signore mi ha presa cos comero, mostrandomi i miei limiti con pazienza e tenerezza, senza disdegnare di servirsi di me, anche quando nessuno avrebbe scommesso su di me. Ges porta avanti una storia Sacra con ciascuno di noi perch Lui Dio di Amore! Alleluia!

Testimonianza di Roberto Esposito Mi chiamo Roberto, ho 24 anni e il Rinnovamento ha permesso il mio incontro con Dio. Prima ero superficiale, triste, senza sogni e desideri. Studiavo e lavoravo come cuoco, i miei hobby erano le discoteche, la droga, lalcol, il sesso. Tutto questo colmava le mie giornate, un sedativo per non soffrire davanti a una vita triste, amara, che non accettavo. Mi sentivo solo e non amato, come un mendicante cercavo fuori da me affetto e conferme su chi fossi, conformandomi agli altri. Vivevo un divertimento sfrenato, sesso sfrenato e occasionale, dove il corpo era solo un oggetto da usare per un piacere egoistico. Ho vissuto una sessualit che non mi apparteneva pur di non rimanere solo ed ero convinto che quella fosse la mia identit, anche se mi stava stretta e dentro di me soffrivo. Non sapevo pi chi fossi; come su un palcoscenico indossavo maschere in base alle persone intorno a me. Ero un corpo vuoto, privo di emozioni, sentimenti, non mi interessavo di nulla. Il non stare bene con me stesso era diventato una frenetica ricerca di altro. Nel 2007, in una parrocchia che solitamente non frequentavo, ascoltai lannuncio del Seminario di vita nuova che si sarebbe tenuto l. In quelloccasione, un uomo diede la sua testimonianza: parlava di una vita completamente diversa, trasformata. Per emulazione e curiosit andai ad ascoltare una catechesi di questo Seminario. Sentii parlare per la prima volta di un Dio che ama. Amore per me era una parola sconosciuta e sentir parlare di un Dio che mi amava fino a morire per me era inconcepibile: io non amavo niente di me. Dio aveva acceso in me la curiosit; volevo sapere di pi di questo amore. Allinizio non stata la fede ma la curiosit a farmi andare avanti. Proseguendo nel cammino scoprivo di sentirmi vivo, amato da Dio, come il figliol prodigo che torna a casa e vede suo Padre che gli corre incontro e lo abbraccia, lo perdona, lo ama. Un fatto sconvolgente stava per accadere: il 22 dicembre 2008, in un incidente, il cranio mi si spacc a met, lussate le prime vertebre. Ero ridotto male. Non ricordo niente se non una cosa: il giorno del mio risveglio la spinta ad aprire gli occhi lho avuta dalle preghier e dei miei fratelli di comunit che davvero sentivo vicini a me. Ho iniziato a toccare con mano lamore di Dio attraverso i fratelli di comunit, i miei genitori, mio fratello, gli amici. Dio mi educava a riconoscere lamore e a vedere che da sempre era intorno a me, che non ero solo! Dio mi ha donato una nuova forza e grazie alla comunit del Rinnovamento nello Spirito ho imparato a lodarlo, a benedirlo, a vivere con la gioia nel cuore. Nellincidente il Signore ha salvato la mia vita, che, come dice la su a Parola, da sempre era nei suoi pensieri. Il Signore amandomi mi ha permesso di amare me stesso, mi ha dato la forza di riprendere in mano la mia storia ed esserne protagonista. La consapevolezza del progetto di Dio su di me mi ha dato pace, serenit, equilibrio. Ho lasciato il lavoro e mi sono rimesso a studiare, sto per laurearmi in Scienze delleducazione. Ho un altro lavoro che mi appaga e non ho pi bisogno di sesso, alcol o altro per sentirmi vivo, perch Dio che mi fa sentire nuovo e vivo. Dio mi ha donato una ragazza che mi ama; scopriamo insieme la bellezza di amare una persona senza usarla. Dio ha cambiato il mio modo di pensare, di agire, di scegliere e di essere. Ha fatto di me una creatura nuova. Alleluia! Intervento di mons. Cesare Nosiglia

NON AVRAI ALTRO DIO ALLINFUORI DI ME


Luomo pu fare a meno di Dio? C chi risponde di s. Altri non si pongono nemmeno la domanda e vivono come se Dio non ci fosse. In realt, luomo non pu fare a meno di Dio, magari un suo dio costruito, come il vitello doro dellEsodo (cfr. cap. 32), a proprio uso e consumo. C chi erige a dio il sesso e se ne lascia sedurre e conquistare diventandone servo fino alle pi estreme conseguenze; chi il denaro e la ricchezza di beni materiali; chi il potere e il primato sugli altri. Anche la negazione di Dio, in realt, conduce ad adorare qualcuno: se stessi. Il proprio io eretto ad assoluto, la ragione a dogma e ci che piace ad unica regola morale da seguire. Conseguenza? Lillusione, la noia infinita, il non senso della vita, la ricerca di esperienze sempre pi estreme e ai limiti della stessa vita fino allautodistruzione di se stessi e alla morte. Per questo pullulano oggi nelle culture dominanti tanti falsi idoli che si impongono in modi forti e convincenti. Linganno che in genere propongono affascinante: diventare pi liberi e poter decidere di s come meglio piace. In realt, seguendoli si diventa sempre pi succubi e schiavi e ci si lega al loro potere, che, a poco a poco, diventa come una droga, impossibile da dominare o distruggere. Lidolatria una schiavit che si traduce in costume di vita e governa i propri sentimenti e le proprie azioni. Questo vale soprattutto per la sete di denaro, di piacere, di soddisfazione ed orgoglio che non appaga mai abbastanza e rende succubi di desideri sempre pi fuorvianti ed estremi. Il mito del successo, dellavere in abbondanza, del prevalere sugli altri, dellapparire ed essere ammirato, si accompagna spesso con la ricerca di ritualit misticheggianti, di riti satanici, sperimentati in modi e forme sempre pi violente e devastanti. Senza un dio non si pu vivere? Bene, allora ecco la soluzione: Dio dappertutto, dentro di me ed io posso essere lui, identificarmici, immergermi in lui. Dio diventa cos unentit cosmica che tutto abbraccia e comprende dentro di s, anche la propria persona e la propria vita. In sintesi, possiamo dire che molta cultura del nostro tempo insinua lidea che la religione vera il non averne una precisa, ma al contrario abbracciarle tutte in un indefinito panteismo universale, che tutte le svuota del loro credo e di fatto fa di Dio una proiezione di se stessi. Il comandamento Non avrai altro Dio allinfuori di me si oppone a tutte queste forme di idolatria alla moda, che vengono reclamizzate anche tra i

giovani mediante la musica, il canto, Internet e i linguaggi metaverbali che raggiungono il cuore prima che la mente e le orecchie. per questo che Papa Benedetto XVI ha affermato pi volte e perentoriamente: Ladorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma moderna di idolatria (cfr., ad es., Incontro del S. Padre con i parroci e i sacerdoti della Diocesi di Roma, 26 febbraio 2009).

1. Ma che cosa significa non avere altro dio allinfuori del Dio Vivente?

Non vuol dire solo rifiutare tutte queste forme di idolatria, ma in positivo mettere Dio al primo posto nella propria esistenza e farne il metro di giudizio per le scelte ed i comportamenti non soltanto soggettivi e privati, ma anche pubblici. Il vero Dio, rivelato nella Bibbia, una persona reale e concreta, partecipe della storia con fatti e parole e ha il volto e il nome di Ges di Nazareth, immagine del Dio invisibile: Dio nessuno lo ha mai visto, proprio il Figlio Unigenito che nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18). Nello stesso tempo rimane pur sempre un totalmente Altro, eterno e Unico, Creatore delluniverso, Autore della vita e tre volte Santo. Nel vangelo di Giovanni c un episodio che ci permette di approfondire il mistero di Dio, rivelato da Ges come Padre, in rapporto ai suoi veri adoratori: lincontro di Ges con la samaritana al pozzo di Sicar (cfr. Gv 4). La donna si scandalizza che Ges parli con lei e adduce come motivo il fatto che ella samaritana e lui giudeo. Poi, quando viene messa davanti alla sua situazione di vita, ricca di contraddizioni e di non felicit, riconosce che Ges un profeta ed aggiunge: I nostri padri hanno adorato Dio su questo monte e voi dite che Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare Dio. Ges le risponde: Credimi, donna, giunto il momento che n su questo monte n a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma giunto il momento, ed questo, in cui i veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verit; perch il Padre cerca tali adoratori. Dio spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verit. Questo significa che dal momento in cui Ges venuto sulla terra, Dio si reso visibile e vicino e chi lo vuole riconoscere e adorare lo pu fare accogliendo lo Spirito del Signore e la sua Parola di verit. Come dire: lo deve adorare nellAmore e nella verit. Chi adora Dio nellAmore vive di amore e lo manifesta nelle sue azioni come faceva Ges. Chi lo adora nella verit non si lascia fuorviare da falsi messaggi e idoli e cerca lincontro con la Verit che Cristo stesso. La donna samaritana, che crede in Cristo e lo riconosce Messia, diviene adoratrice di Dio in spirito e verit e subito testimonia e parla a tutti gli abitanti di Samaria di quello che ha udito e visto e di come Ges le abbia rivelato tutta la sua vita e le abbia donato lacqua viva che disseta la sua sete di amore e di verit.

2. Quali sono le scelte coraggiose che testimoniano che non abbiamo altro Dio allinfuori del vero Dio Vivente e che il suo Verbo, Ges Cristo, ci ha rivelato?
La scelta pi decisiva la conversione. Convertirsi non questione di un momento, ma di una vita. Sempre siamo in via di conversione. Ogni volta che ascoltiamo la Parola di Dio, essa ci svela ombre e luci della nostra vita e ci sprona affinch abbiamo il coraggio di tagliare ci che va tagliato egoismi, idolatrie, chiusure in se stessi, scarso amore verso gli altri e di vincere il male con il bene. La Parola come lampada che guida i nostri passi verso il Signore in un cammino spesso tenebroso, ma segnato dalla fiducia in lui. Convertirsi significa anche lottare con coraggio contro le opere della carne, che impediscono allo Spirito di fruttificare in noi. Infatti, luomo vecchio con le sue passioni ingannatrici tende sempre a risorgere e a riconquistarci, ma lo Spirito, che viene in aiuto della nostra debolezza, ci sostiene per risultare vincitori. Il giovane ricco, che non ha il coraggio di lasciare le proprie ricchezze, mostra di non volersi convertire, perch troppo legato alle sue sicurezze e non si fida di Cristo, malgrado abbia ricevuto da lui segni forti di amore. Desidererebbe tenere i suoi soldi e avere la vita eterna: Dio e il denaro. Ma non si pu servire due padroni: Perch o amer luno e odier laltro; oppure preferir il primo e disprezzer il secondo. Non si pu servire Dio e gli idoli (cfr. Mt 6,24). Il Regno di Dio, dice Ges, simile a un tesoro nascosto in un campo o ad una perla preziosa di grande valore, per cui vale la pena vendere tutto, rinunciare ad ogni altra cosa al mondo per possederla (cfr. Mt 13,44-46). S, perch come ci invita santa Teresa dAvila: Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, Dio non cambia. Chi ha Dio non manca di nulla. Dio solo basta. Mi direte: Teresa era una monaca ed normale che parlasse cos!. Io vi dico che questa esperienza possibile anche a ciascuno di noi. Dio si comunica ad ognuno con intensit di vita e di amore che sazia tutte le pi vere e profonde aspirazioni del cuore umano. Tocca a ciascuno saperlo accogliere con la stessa profondit di fede di santa Teresa.

3. Come vivere in questo mondo il comandamento e pertanto mostrarsi a tutti di essere adoratori del vero Dio Vivente?

La fede nel vero e unico Dio cresce e si radica nel cuore, donandola. Quando si incontra il Dio Vivente e si accoglie il Signore, la vita cambia e si spinti a comunicare agli altri la propria esperienza. Si spinti, anche se spesso non si ha il coraggio di farlo, perch lambiente che ci circonda appare refrattario, indifferente, o perch non si ritiene necessario disturbare un amico con la proposta della fede perch magari non crede, oppure professa altre religioni rispetto alla nostra. Annunciare il vero Dio Vivente non unindebita ingerenza nella vita delle persone, le quali, nella nostra societ, possono agevolmente e liberamente decidere se credere in Dio o non credere, se credere in Cristo o in unaltra religione, ma una forte testimonianza ed invito che parte dalla propria esperienza di Dio e dunque da un evento vissuto e sperimentato come un fatto bello e positivo, che si racconta volentieri a tutti. Lo ha ricordato il Papa nel discorso allAssemblea dei vescovi italiani, affermando: non sapremo conquistare gli uomini del nostro tempo al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio (Discorso del S. Padre allAssemblea della CEI, 24 maggio 2012). LAnno della fede che sta per concludersi stato un grande dono e unopportunit per una nuova evangelizzazione che punti a ci che essenziale della dottrina della fede e della vita cristiana e ci renda autentici testimoni e missionari dellincontro con Cristo, il Dio con noi, uomini e donne capaci di comunicare tale esperienza, fonte di speranza per tutti. Per questo, possiamo dire che c bisogno di Santi, perch sono loro che sempre nella storia dellumanit hanno annunciato e testimoniato il vero e unico Dio Vivente, con la loro vita, cambiando non solo se stessi, ma la Chiesa e il mondo. un invito che nasce spontaneo da questa terra torinese, in cui Dio ha suscitato tanti Santi e Beati che restano per tutti modello di fede e di amore: pensiamo a San Giovanni Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, San Giuseppe Cafasso, San Domenico Savio, il Beato Fa di Bruno, il Beato Piergiorgio Frassati, il Beato Giuseppe Allamano e molti altri. La vita e le opere di questi Santi e Beati mostrano che se si vuole che la fede cresca e diventi forte, non bisogna tenerla chiusa in se stessi o dentro il nostro privato, ma donarla, portarla agli altri senza timore, perch, alla fine, ci accorgeremo che essa diventata forte anche nel nostro cuore. Dio, infatti, scrive in grande quello che noi scriviamo in piccolo e trasforma in giardino anche il deserto l dove sembra tutto arido e dove inutile piantare o irrigare. Ma il cuore delluomo, di ogni uomo, anche se appare un deserto, ha sempre un piccolo terreno buono, dove il seme della fede professata e del buon esempio pu attecchire e produrre un frutto abbondante di conversione e di vita nuova.

Non stanchiamoci, dunque, di evangelizzare, mai! Facciamolo con gioia, perch solo chi mostra di essere contento della propria fede in Dio trasmette, quasi per osmosi, il Suo amore, apre vie impensabili di incontro con Lui nel cuore di ogni persona e rende capaci di amare e servire luomo con amore divino (Discorso del S. Padre allAssemblea della CEI, 24 maggio 2012).

DICHIARAZIONE FINALE - TORINO 05.10.2013

Dagli Scritti di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, di San Giovanni Bosco, di San Luigi Orione, del Beato Piergiorgio Frassati

Non avrai altro Dio allinfuori di me. Noi riconosciamo che Dio amore e che tutto viene dalla mano di Dio, sia il tanto, che il non tanto. Lamore a Dio porta allamore alla vita e lamore alla vita porta allamore di Dio. Dobbiamo ardere di un amore grande di Dio e del prossimo. Dobbiamo fare s che il comandamento dellamore sia in noi: facciamolo affogare nel nostro cuore, facciamolo ardere nel nostro petto. Non avrai altro Dio allinfuori di me. Come la candela ardente, manda luce, calda, cos deve essere la nostra vita: non tiepida, non smorta, ma calda. La carit ama, la carit trascina, la carit muove. Occorre essere impastati della carit mediante una vita spirituale autentica ed esercitare la carit con entusiasmo. Non avrai altro Dio allinfuori di me. Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, non vivere ma vivacchiare. Questa vita breve; soltanto dopo viene la vera vita, nella quale trionfer la giustizia. La vera felicit non consiste nei piaceri del mondo e nelle cose terrene, ma nella pace della nostra coscienza. Non avrai altro Dio allinfuori di me. Il mondo un cattivo pagatore e paga sempre con lingratitudine, ma c Dio che ci difende e ci d forza. Lavvenire nelle mani di Dio e meglio di cos non potrebbe andare. Noi siamo in Lui ed impossibile che ci dimentichi. Quando Dio con noi, non si deve avere paura di nulla e di nessuno. Non avrai altro Dio allinfuori di me. Cominciamo, allora, anche in mezzo alle difficolt, certi che con laiuto di Dio

supereremo tutto. Non lasciamoci andare allimpazienza e serviamo volentieri il Signore, con santa allegria. Facciamo noi quello che possiamo e il Dio della misericordia aggiunger ci che manca. Dio non si lascia vincere in generosit. Tutto passa: ci che non eterno niente!

FIRENZE 6 ottobre 2013 Una polifonia damore meravigliosa A Firenze l'ultima tappa: "Non dire falsa testimonianza"

Il Belvedere di Piazzale Michelangelo a Firenze, uno dei pi bei salotti dEuropa, come ha sottolineato il sindaco del capoluogo toscano Matteo Renzi, ha fatto da cornice allultima serata di 10 Piazze per 10 Comandamenti Quando lamore d senso alla tua vita. Ventiquattrore dopo lappuntamento di Piazza Vittorio Veneto a Torino, la lunga maratona di evangelizzazione del Rinnovamento nello Spirito Santo ha parlato dellottavo Comandamento, Non dire falsa testimonianza. In questo cammino lungo tredici mesi, la rilettura dei Comandamenti si posta come proposta di dialogo, confronto, ma anche come sfida in un momento storico di smarrimento morale e spirituale, di disagio economico e sociale. La serata stata condotta da Arianna Ciampoli, che con Firenze segna la sua seconda presenza personale con 10 Piazze dopo la Piazza di Genova. Ma sono tanti i volti noti che hanno accompagnato il percorso di questo Progetto attraverso lItalia, in molti casi riconfermando la propria partecipazione: oltre alla Ciampoli, il caso di Pippo Franco, a quota tre presenze dopo Verona e Milano; del poeta Davide Rondoni, tra gli ospiti anche a Roma e Cagliari; di Remo Girone, presente gi a Bari, solo per ricordarne alcuni. A Firenze, spazio, inoltre, alle opinioni della scrittrice Susanna Tamaro, del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, alla musica dei Neri per Caso e della DieciperDieci Band. A fare gli onori di casa, oltre al sindaco Renzi, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che ha dettato unesegesi dell'VIII Comandamento. Il Cardinale ha ricordato come mentire sia un delitto nei confronti della verit, di Ges, del Vangelo: Uno dei pi gravi errori del nostro tempo quello di pensare che i nostri giudizi, i nostri atteggiamenti, non

influenzino gli altri. La verit va confessata, perch mentire significa mettere a repentaglio la vita dei nostri fratelli.

Lappuntamento con la piazza di Firenze rappresenta una sorta di compimento di questo cammino ha commentato il presidente Salvatore Martinez nel suo intervento. Tutto ci deve portare qualcosa di nuovo per le nostre citt, per le nostre famiglie. I Comandamenti sono ancora in grado di ispirare vita nuova, piena, giusta perch, a partire dalla notte di Firenze e di quelle che hanno preceduto questa tappa conclusiva, come nella notte in cui Ges parl a Nicodemo (cf Gv cap. 3), bisogna fare la verit. La serata ha avuto un momento di particolare suggestione nelle sue note conclusive. Dopo lintervento del presidente Martinez, stato lanciato un Manifesto finale come epilogo del Progetto e offerto allattenzione dellintero Paese. Attraverso lesplicitazione degli impegni presi in tutte le citt in cui le Dieci Parole di Dio hanno trovato dimora e luogo di discussione, stata data voce alle diverse istanze che compongono la societ. Questo Manifesto, come recitano le battute iniziali del documento, stato consegnato dal Rinnovamento nello Spirito al Paese traendo origine dalle domande e dalle attese di tanta gente che abbiamo incontrato nel nostro cammino, di citt in citt, lungo un tempo di 13 mesi come afferma il testo. Abbiamo voluto dare voce a migliaia di uomini e donne, noti e meno noti, che con noi hanno creduto, sperato e amato, piazza dopo piazza, comandamento dopo comandamento, e che con noi vogliono fecondare questo tempo di crisi dellumano con una rinnovata vita spirituale e con un rinnovato idealismo cristiano. Concludendo con un auspicio che, oltre che come programma, si pone come invito alla societ: Il Rinnovamento nello Spirito Santo non interrompe qui il suo cammino. Vorremo che altri proseguissero nel nostro impegno, con noi o senza di noi. Voglia lo Spirito di Dio suscitare ancora profeti di un tempo nuovo, testimoni di una nuova umanit, di una nuova fraternit umana ispirate alle leggi damore di Dio.

Elsa De Simone (06.10.2013)

Fermate le maldicenze! La storia del Vescovo Paolo Hnilica Un villaggio, presso Bzovik, Slovacchia, durante unestate torrida. Il piccolo Palko non crede ai suoi occhi! Sta tornando dalle praterie dove ha badato al gregge con suo fratello Jozko quando scorge da lontano un immenso braciere. Il fuoco ha incendiato il suo villaggio! Le case bruciano come paglia, una dopo l'altra... perfino la sua casa in fiamme! Il piccolo non ha che 6 anni ma capisce la situazione in un baleno: non c' gi da mangiare tutti i giorni anche se si lavora duramente nei campi, ci mancava anche questo incendio... Oh, Ges aiutaci! Che cosa succeder? Il cuore di Palko sanguina e prega. Non ha per previsto il peggio del peggio. Lincendio non dovuto al caso ma alla malizia di alcuni bambini, che hanno giocato con il fuoco presso la casa di Palko. Il padre di questi bambini lo sa e, preso dal panico davanti allenormit del disastro, afferma ai quattro venti che conosce il "criminale", cio il piccolo Palko. Questa calunnia avrebbe potuto essere distrutta sul nascere se fosse stata condotta seriamente una semplice inchiesta, ma non se ne fatto niente. La fragile voce di questo minuscolo pastore stata presto messa a tacere dalle grosse voci degli adulti e non si tenuto conto del suo povero alibi. Come un solo uomo, gli abitanti del villaggio si sono affrettati a propagare la notizia, senza che la preoccupazione di verificarla li sfiorasse minimamente. Era appena incominciato un lungo calvario che sarebbe durato 7 anni. La madre del piccolo Palko sapeva che suo figlio era innocente. Anni dopo, prima di morire, gli ricorder losservazione che lui aveva fatto quando la sua famiglia era stata messa al bando dal villaggio, mostrata a dito e distrutta dal dolore: Anche se la gente crede che io abbia fatto questo ed arrabbiata con me, Ges non in collera con me perch Lui sa bene che non sono stato io... vero mamma? Questa donna molto pia ha sofferto infinitamente di pi per lingiusta persecuzione subita dai suoi, che per la perdita di tutti i beni. Ma un giorno, il curato del villaggio viene chiamato in una capanna. Un padre di famiglia sta morendo, tormentato atrocemente nella sua coscienza. Confessa dunque un vecchio peccato, un ascesso purulento, conficcato da lungo tempo nel suo cuore e che aveva, giorno dopo giorno, rovinato la sua pace. Il prete si affretta a dargli lassoluzione e a ristabilire in quel modo lo stato di grazia di questo povero fra i pi poveri, troppo a lungo privato dellessenziale vitale, la pace, a causa della sua vigliaccheria... Il prete, per, resta incerto: il male, infatti, continuer la sua distruzione se non si far luce su quell'episodio. Ges ti ha perdonato tutto, ma ora devi dire pubblicamente quello che hai confessato, perch un innocente stato accusato e tutta la famiglia ne soffre tremendamente. Ti servir di penitenza. Luomo, allora, riunisce il villaggio e confessa la sua falsa testimonianza, la sua vigliaccheria. "Confesso che gli autori dellincendio siamo noi, sono i miei figli... I o ho inventato tutto... Il piccolo Palko innocente..." Ognuno riparte pensoso, in lacrime, mentre luomo rende lanima a Dio, rivestita dello splendido mantello dellinfinita misericordia.

Questo episodio avvenuto nel 1927-1934. Il piccolo Palko, futuro Vescovo Paolo Hnilica, continua ancora oggi a pascere le sue pecore, ma le sue praterie slovacche si sono molto estese: ora cerca anime per mettervi il fuoco dello Spirito! Qualche parola intorno alla menzogna Dal Diario di uno scrittore di Fdor Michajlovi Dostoevskij Lo so che assai sovente il bugiardo mentisce senza accorgersene, sicch pu essere benissimo che uno non se ne sia accorto per nulla. Perch capita cos: se appena uno dice una menzogna e gli va bene, ci prende tanto gusto da aggiungere anche quella storiella al numero dei fatti incontestabili della propria vita. E agisce in buona fede, perch ci crede pienamente anche lui; e a volte sarebbe strano non crederci Eppure questo mentire, nonostante tutta la sua innocenza rivela in p rimo luogo che abbiamo paura della verit; cio, magari non ne abbiamo paura, se volete, ma consideriamo sempre la verit come qualcosa che per noi troppo noioso e prosaico, insufficientemente poetico, troppo comune. Con ci stesso, evitando la verit continuamente, abbiamo finito con il renderla una delle cose pi straordinarie e pi rare del nostro mondo. Da noi interamente caduto in oblio lassioma che la verit la cosa pi poetica che ci sia al mondo, specialmente nel suo stato pi puro; anzi che anche pi fantastica di tutto ci che potrebbe immaginare con le sue bugie labitudinario cervello umano Infatti, gli uomini hanno finito col far s che tutto ci che il cervello umano escogita, mentendo in lungo e in largo, sia ormai per loro assai pi comprensibile della verit; e questo avviene di continuo, in tutto il mondo. La verit sta sotto gli occhi della gente per cento anni di fila, e nessuno se ne impadronisce. Dal romanzo Shantaram (Uomo della pace di Dio) di Gregory David Roberts Esiste una verit pi profonda dellesperienza, che sta al di l di ci che vediamo, persino di ci che sentiamo. una categoria di verit che separa ci che profondo da ci che soltanto razionale. Di solito questa categoria di verit ci fa sentire inermi, e capita che il prezzo da pagare per conoscerla, come il prezzo da pagare per conoscere lamore, sia pi alto di ci che i nostri cuori sono in grado di tollerare. Non sempre la verit ci aiuta ad amare il mondo, ma senza dubbio cimpedisce di odia rlo. Lunico modo di conoscerla di condividerla da cuore a cuore. La mia cultura mi aveva insegnato bene le cose sbagliate. Ma lanima non ha cultura. Lanima non ha nazione. Lanima non ha colore, accento, stile di vita. Lanima per

sempre. Lanima una. E quando il cuore prova un momento di verit e di dolore, lanima non sa restare immobile. La verit che non esistono uomini buoni o cattivi. Sono le azioni a essere buone o cattive. Gli uomini sono soltanto uomini: quello che fanno o evitano di fare che li guida al bene o al male. La verit che un istante di amore autentico, nel cuore di qualsiasi persona il pi nobile o il pi malvagio degli uomini possiede lo stesso fine, la stessa evoluzione e lo stesso significato, ed come una gemma fra i petali di loto della sua passione. La verit che ognuno di noi, ogni atomo, ogni galassia e ogni particella di materia nelluniverso, si sta muovendo verso Dio. Non puoi distruggere lamore. Neanche lodio riesce a distruggerlo. Puoi distruggere la passione, la tenerezza, la sollecitudine, o magari puoi neutralizzare questi sentimenti trasformandoli in un cupo rimpianto, ma lamore vero e proprio non puoi distruggerlo. Perch lamore ricerca appassionata di una verit diversa dalla tua; se lo vivi in modo sincero e totale, lamore eterno. Perch la vita cos. Procediamo a piccoli passi. Rialziamo la testa e torniamo ad affrontare il volto feroce e sorridente del mondo. Pensiamo. Agiamo. Sentiamo. Diamo il nostro piccolo contributo alle maree del bene e del male che inondano e prosciugano la terra. Trasciniamo le nostre croci ammantate dombra nella speranza di una nuova notte. Lanciamo i nostri cuori coraggiosi nelle promesse di un nuovo giorno. Con amore: lappassionata ricerca di una verit diversa dalla nostra. Con struggimento: il puro, ineffabile anelito di essere salvati. Testimonianza di Enzo Scionti Mi chiamo Enzo, vivo a Palmi in Calabria, e desidero condividere la mia storia. Sono sposato con Antonella e abbiamo tre bellissimi figli. Avevo un lavoro che mi retribuiva molto bene ed ero convinto di aver avuto tutto dalla vita. Un giorno, tornando a casa, trovai mia moglie con un volto raggiante che mi disse: Ho incontrato il Signore. Rimasi perplesso: militavo in un partito di sinistra e non mi curai di tutto ci; ma ogni giorno lei mi mostrava un volto nuovo. Dopo qualche tempo, la curiosit mi port ad andare nella comunit del Rinnovamento che Antonella frequentava. Da subito fui accolto calorosamente, mi sentii amato e stimato. Mi invitarono ad andare agli incontri successivi e non seppi dire di no. Cominci per me un cammino nuovo dove al centro di tutto cera un certo Ges che io non conoscevo per niente e che mi lasciava indifferente. Avevo altro a cui pensare. Ma la Parola di Dio, che cominciai a leggere e a meditare, lavorava dentro di me. Vedevo con occhi nuovi le cose che prima avevo fatto tranquillamente senza considerarle unoffesa a Dio. Nel mio lavoro, per essere sempre il numero uno, ero sceso a compromessi, avallando falsit e imbrogli, come facevano tutti. La mia coscienza non era toccata dagli illeciti che commettevo, ma quel Ges quasi sconosciuto aveva aperto i miei occhi facendomi vedere la disonest che faceva parte della mia vita. Sentii la necessit di fare pulizia di tutto questo, ma a lavoro mi imbattei in un muro di incomprensione: per tutti ero folle e questo era il complimento pi gentile, e cos arrivai al licenziamento. Allet di 40 anni ero senza lavoro, con moglie e tre figli piccoli. Ero lunico a lavorare in casa e, per colpa di questo Ges, avevo perso tutto! In maniera per me sorprendente, la comunit del Rinnovamento mi circond di affetto, di aiuto economico e vicinanza. Tutti i fratelli si presero cura di me e della mia famiglia. Non avevo un lavoro, ma non ci mancava nulla. Per circa sei mesi andai in cerca di un lavoro,

di qualunque lavoro, ma tutte le porte erano chiuse: fu per me un tempo di purificazione. Dopo 6 mesi un signore appena conosciuto mi disse: Vuoi rilevare la mia libreria?. Non ero ancora forte nella fede. Dissi che non avevo i soldi e rifiutai, ma i responsabili del gruppo del Rinnovamento mi sostennero e mi incoraggiarono: io che ero incredulo mi convinsi, il gruppo preg molto per me e ottenne che questuomo mi dilazionasse il pagamento in quattro anni, senza alcun anticipo. Mia moglie e io cominciammo a lavorare sodo in quella che era diventata la nostra libreria e con la grazia di Dio riuscimmo in quattro anni a saldare il debito. Cominci per noi una nuova vita nella libreria che trasformai in libreria cattolica, diventando anche libreria amica del Rinnovamento. Ogni giorno per me e mia moglie unoccasione per evangelizzare attraverso i libri, facendo conoscere Ges e la sua Parola. Ges ha continuato con me la sua storia. Cominciai ad andare a Messa tutti i giorni, a non saltare nessun incontro del gruppo e la mia voglia di conoscere Ges mi port a frequentare una scuola di scienze religiose. Qui cominciai un cammino nuovo, perch il vescovo mi ammise agli ordini sacri per la formazione al Diaconato permanente. Oggi sono diacono in un paese chiamato Drosi, dove la presenza degli extracomunitari elevata e il mio ministero si svolge aiutando chi senza lavoro e senza casa. Quando ho lasciato il lavoro per non essere costretto a dire falsa testimonianza, non avrei mai immaginato quanta ricchezza e grazia Dio avesse in serbo per me e per i miei figli, uno laureato, le altre due in corso. Oggi posso testimoniare la sua fedelt, e dire che Dio pu fare sorgere figli dalle pietre di cuori duri e resistenti alle sue verit. successo a me; pu succedere a chiunque di voi che mi avete ascoltato. Alleluia! Testimonianza di Giuseppe Mi chiamo Giuseppe. Sono sposato con Francesca, abbiamo tre figli. Sono maresciallo dellaeronautica. Sono il coordinatore del Gruppo del Rinnovamento nello Spirito di Lampedusa. S, vengo da Lampedusa, porta meridionale dellItalia e dellEuropa; una piccola isola che genera speranza per ogni vita disperata. Noi lampedusani siamo gente che vive di mare e di turismo; ma fra noi sono anche tanti, semplici discepoli di Cristo, desiderosi di testimoniare con la propria vita il Vangelo della speranza. Assistiamo, spesso impotenti, al dolore di migliaia di esseri umani che scappano da ogni angolo del terzo mondo, spinti dalla fame, dalla miseria, dallo sfruttamento, dalle guerre civili, in cerca di unoasi di libert e di pace. Giungo direttamente da Lampedusa. Ho lasciato la scena dellennesima carneficina di bambini, donne e uomini indifesi che si appena consumata dinanzi al mondo intero. Ancora una volta ci siamo ritrovati al centro della storia; ancora una volta protagonisti di una pagina di cronaca nera; ancora una volta spettatori di tanta indignazione istituzionale, di governanti che promettono e non mantengono. In tutti questi anni, negli ultimi in modo particolare - ricordo che solo nel 2011 i morti in mare accertati sono stati pi di 1.600 - a noi della comunit di Lampedusa e del Gruppo del Rinnovamento Nostra Signora di Porto Salvo la Provviden za divina ha fatto dono di sperimentare proprio nella prova la forza della Parola di Dio, che verit contro ogni menzogna che offende e umilia la dignit delluomo. Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato; ero carcerato e siete venuti a trovarmi. In verit vi dico: tutto quello che avrete fatto ad uno di questi miei fratelli pi piccoli, lo avete fatto a me. Sono parole di nostro Signore. Ben note a tutti. Ma farne esperienza ogni giorno, anzi giorno e notte, stato per me, per la mia famiglia, per tanti lampedusani una grazia grande, oso dire un privilegio, nonostante i rischi, le paure, le rinunzie grandi e continue che dobbiamo esperimentare per essere obbedienti alla Verit di Dio, per non dire e dare falsa testimonianza a chi ci guarda.

Ad ogni sbarco abbiamo dinanzi a noi uomini e donne bagnati, affamati, disidratati, disperati, malati, moribondi. Quante ferite nel corpo, nel cuore e nello spirito ci tocca fasciare e benedire. Ferite profonde che spesso rimangono non curate. E mentre altri vanno alla ricerca di definizioni per classificarli - rifugiati, clandestini, immigrati - noi abbiamo preferito chiamarli semplicemente fratelli, membri dellunica e sola famiglia dei figli di Dio. Le nostre case assai spesso si trasformano in piccole mense, in cenacoli di preghiera, in dimore amiche, specie quando gli aiuti di stato e delle organizzazioni umanitarie sono insufficienti e occorre allestire i primi soccorsi e offrire pasti e bevande calde. I nostri armadi poi si svuotano di vestiti, ma allo stesso tempo le nostre vite si riempiono di grazia e di benedizioni del Signore. Papa Francesco durante la visita dell8 Luglio scorso a Lampedusa, ha gridato contro la globalizzazione dellindifferenza e lamnesia del cuore. Noi per primi, lampedusani, siamo chiamati ad essere segno ed esempio buoni per vincere questa sfida, insieme a tanti altri uomini di buona volont, credenti e non credenti, a Lampedusa e nelle tante Lampedusa che ci sono intorno a noi. Siamo certi di avere gi un posto nelle vostre preghiere. Grazie, ma vi chiediamo di farlo ancora di pi. Una verit in fondo ci anima e ci unisce: Dio crede sempre in noi, si fida di noi, ha bisogno di noi, seppure noi spesso non crediamo in Lui e in noi stessi. Vogliamo testimoniare questa verit e non vogliamo tacere che Dio amore! Intervento card. Giuseppe Betori Arcivescovo di Firenze

Non dire falsa testimonianza Non dire falsa testimonianza, recita il decalogo secondo la formula catechistica. La radice di questa formula, lo sappiamo, sta in due testi dellAntico Testamento, dove presentata come una delle dieci parole che Dio affida a Mos perch siano luce sul cammino del popolo (Es 20,16; Dt 5,20). Ora, sia nel libro dellEsodo che in quello del Deuteronomio, lespressione un po pi articolata: Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Il contesto del divieto chiaramente quello di un giudizio, di un tribunale, in cui manomettere la verit pu nuocere alla vita del fratello, del prossimo. Lo ricordo, non per delimitare la portata del comandamento. Al contrario, alla luce della parola biblica siamo aiutati a comprendere che in ogni rapporto con la verit in gioco la vita dei fratelli e che la struttura giudiziaria una delle trame pi rivelative delle nostre relazioni. Dio stesso quando vuole portare a verit i suoi rapporti con il popolo ne parla nei termini di un giudizio. Cos, nelle prima pagine del libro del profeta Isaia si afferma: Il Signore si erge per accusare, egli si presenta per giudicare il suo popolo (Is 3,13). Una

visione che altrove nella Bibbia si allarga a tutte le nazioni: [Il Signore] viene a giudicare la terra; giudicher il mondo con giustizia e nella sua fedelt i popoli (Sal 96,13) Ed ben noto che levangelista Giovanni costruisce la sua narrazione della vicenda di Ges sullo schema di un giudizio, che allapparenza vede Ges come limputato, ma di fatto svela questi come il vero giudice e questo mondo come il colpevole. Di fronte a una cultura che pensa di poter sottrarre ogni comportamento a una valutazione, affidandosi alla illusoria scorciatoia dellognuno faccia ci che gli piace, perch ognuno metro a se stesso, dobbiamo invece riconoscere che nella vita siamo di momento in momento attori di un giudizio, richiamati a confrontare ogni parola e ogni azione con dei riferimenti ineludibili, che ci pongono il problema della verit e della nostra posizione nel mondo. In gioco, nel comandamento, non dunque semplicemente il non dire bugie, ma il fatto che tradire la verit tradire noi stessi nel rapporto con Dio, con gli uomini, con il mondo attorno a noi. Si capisce di qui la stretta correlazione che c tra il rispetto della verit e la possibilit di costrui re una citt secondo giustizia e fraternit. Il prossimo, di cui parla il comandamento, non un individuo senza volto, un elemento di una massa, ma quella persona che la comune origine dallunico Padre mi fa riconoscere come fratello. La verit che il comandamento invita a proclamare non semplicemente unaffermazione oggettiva, che esprime una corretta corrispondenza con la realt. Ci senzaltro presupposto, ma essa ben di pi: una verit esistenziale pi che intellettuale, il contrario della menzogna pi che dellerrore, perch la verit in quanto tocca la vita del fratello e ne garantisce dignit e giustizia. Ma la dimensione testimoniale dellaffermazione della verit dice anche altro. Dice che non ci pu essere verit se non nel coinvolgimento in essa della nostra stessa persona. Non si dice la verit come qualcosa che non ci riguarda. La forza dellaffermazione della verit strettamente legata al fatto che prima noi stessi ne abbiamo fatto esperienza e, grazie a questo, ne possiamo fare testimonianza e siamo pronti a sostenerne il peso. Questo ha una rilevanza particolare nel caso della verit della fede, la cui comunicazione strettamente legata al fatto che lannunciatore possa mostrare che essa ha gi plasmato di s la sua vita ed pronto a spenderla per essa. Lo ha spiegato Benedetto XVI in una splendida meditazione allultima Assemblea del Sinodo dei Vescovi, in cui ha sottolineato come nel linguaggio cristiano non si parli propriamente di professare di fede, come dovrebbe dirsi

nel

latino

classico,

bens

di

confessare

la

fede.

Questo

perch

la

testimonianza imprescindibile dallannuncio, una testimonianza che non pu evitare anche la dimensione del martirio, il testimoniare davanti a istanze nemiche alla fede, testimoniare anche in situazioni di passione e di pericolo di morte. Confessare la verit suppone un totale coinvolgimento con essa, in quanto in essa si riconosce una realt per la quale vale la pena di soffrire, che pi forte anche della morte, e dimostra che verit che tengo in mano, che sono pi sicuro, che porto la mia vita perch trovo la vita in questa confessione (BENEDETTO XVI, Meditazione alla prima congregazione generale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Roma 8 ottobre 2012). E con ci siamo ricondotti a uno degli interrogativi pi tragici di questo nostro tempo: la nostra posizione riguardo alla verit, da non pochi ahim negata in radice, e sostituita dalla volatilit delle opinioni, e ancora da non pochi negata di fatto, in un agire contraddittorio ispirato solo da istinti e passioni. Al vuoto delle opinioni e delle brame non si pu per opporre una qualsiasi verit. La verit a cui affidare la vita non pu essere una sterile idea e unoppressiva ideologia. Abbiamo bisogno di una verit che illumini la mente e al tempo stesso riscaldi il cuore. Abbiamo bisogno di una presenza, di un volto, di una storia. La fede ci dice che questa verit la persona stessa di Ges, lui che il Vangelo, la buona notizia della nostra vita. Laltro giorno ad Assisi Papa Francesco diceva ai giovani: Qui ad Assisi, qui vicino alla Porziuncola, mi sembra di sentire la voce di san Francesco che ci ripete: Vangelo, Vangelo!. Lo dice anche a me, anzi, prima a me: Papa Francesco, sii servitore del Vangelo! Se io non riesco ad essere un servitore del Vangelo, la mia vita non vale niente! Ma il Vangelo, cari amici, non riguarda solo la religione, riguarda luomo, tutto luomo, riguarda il mondo, la societ, la civilt umana. Il Vangelo il messaggio di salvezza di Dio per lumanit ( PAPA FRANCESCO, Discorso allincontro con i giovani dellUmbria, Assisi - Santa Maria degli Angeli 4 ottobre 2013). Ogni falsit tradimento di Ges e del suo Vangelo. Ogni verit ha radice e pienezza nel Vangelo di Ges, nel Vangelo che Ges. In lui contempliamo ladempimento e il compimento del comandamento. Giuseppe card. Betori Arcivescovo di Firenze

DICHIARAZIONE FINALE - FIRENZE 06.10.2013 Dagli Scritti di Santa Caterina da Siena, di Santa Maria Maddalena de Pazzi della Beata Elena Guerra, del Beato Giuseppe Toniolo Non dire falsa testimonianza. Noi riconosciamo che Dio amore e che lamore, solo lamore fa tutto. Un Dio di infinita misericordia, che ama le sue creature. Un Dio da amare, un Dio da fare amare, come il mare nel quale dobbiamo navigare, come laria che dobbiamo respirare, come la veste di cui dobbiamo avvolgerci. Non dire falsa testimonianza. Lamor proprio principio e fondamento di ogni male. Tutti gli scandali e odio e ogni inconveniente procedono da questa perversa radice dellamor proprio. Nellamore del prossimo si fondano tutte le virt. La carit parte fondante della societ, perfezione della legge; la carit precede, sostiene, orienta la giustizia. Non dire falsa testimonianza. I problemi economici e politici devono avere da noi sempre una soluzione conforme allambiente spirituale nel quale si agita la nostra esistenza, contando non sopra gli espedienti umani, ma sopra i presidi soprannaturali. La vita fugge. Non illudiamoci: un rinnovamento sociale impossibile senza un rinnovamento morale e religioso. Non dire falsa testimonianza. La vigilanza sul nostro parlare non sar mai troppa. Vogliamo allontanare da noi linutile parlare, mortificare ogni vana curiosit di vedere e di sapere. Lo spirito di menzogna regna sulla terra; il nemico dogni bene vi ha seminato zizzania di errori. Chi tiene la via della bugia figlio del demonio, il quale padre delle bugie. Non dire falsa testimonianza. LAmore, solo lAmore quel gran Maestro che insegna ogni verit. Dio solo. Dio sempre. Dio in tutto. Il Signore ci porge la mano, ma a camminare tocca a noi. Dunque, avanti: senza sosta; avanti senza deviazioni, avanti senza retrocedere, sempre avanti!

Potrebbero piacerti anche