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Prefazione

Il presente manuale ha preso forma nel corso degli anni dalle lezioni che impartisco ai miei studenti del Dipartimento di Economia dellUniversit di Copenaghen e si rivolge a un pubblico di lettori pi ampio, alla ricerca di unintroduzione alla storia economica europea concisa ma al contempo attenta agli ultimi sviluppi della ricerca. Mediante una serie di strumenti semplici e basilari della scienza economica sempre molto efficaci nellinterpretazione della storia si cercato di elaborare una visione panoramica degli eventi, anzich soffermarsi sui particolari. Il modello analitico alla base tuttavia un valido ausilio per eventuali approfondimenti della letteratura specializzata. Per i lettori dotati di una scarsa conoscenza della scienza economica, al termine del volume disponibile un glossario con le definizioni di concetti fondamentali, evidenziati in corsivo e contrassegnati da un asterisco quando compaiono nel corso del testo (per esempio baratto*). I concetti economici pi complessi sono illustrati nel testo oppure in appendici a fine capitolo. Pur intendendo realizzare un lavoro di sintesi, ho cercato di fornire prospettive originali e stimolanti. Ho un debito di riconoscenza nei confronti di generazioni di storici economici, nonch verso numerosi colleghi. Di norma questo si traduce in un nutrito elenco di note e riferimenti che, oltre a interrompere il flusso del discorso, porta a perdere di vista le tendenze storiche di carattere generale rivolgendo uneccessiva attenzione ai dettagli. Ho dunque preferito concludere ciascun capitolo con un elenco di riferimenti selezionati, utilizzabile per approfondire alcuni argomenti. Gli autori ai quali mi ispiro in maniera particolare sono citati nel corpo del testo. Numerosi colleghi mi hanno offerto un valido contributo: Cormac OGrda si confermato un critico lucido e stimolante, mentre

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Paul Sharp stato co-autore di due capitoli. Desidero inoltre ringraziare Carl-Johan Dalgaard, Bodil Ejrns, Giovanni Federico, Christin Groth, Tim Guinnane, Ingrid Henriksen, Derek Keene, Markus Lampe, Barbro Nedstam e Jacob Weisdorf per i commenti e i consigli. Mette Bjarnholt, il mio assistente durante la fase iniziale del progetto, Marc Klemp e Mekdim D. Regassa, che ne hanno preso il posto nella fase finale, hanno dimostrato grande entusiasmo e partecipazione.

Karl Gunnar Persson

Introduzione

Che cos la storia economica?

Lefficienza nelluso delle risorse plasma la ricchezza delle nazioni


La storia economica studia la capacit delluomo nel corso della storia di impiegare le risorse disponibili per creare ricchezza, per cibarsi e trovare riparo, per produrre beni necessari e beni superflui, pane e rose. La natura fornisce risorse che luomo trasforma in beni e servizi per soddisfare i propri bisogni. Alcune risorse restano a offerta fissa, per esempio la terra, la cui fertilit, tuttavia, pu e deve essere ripristinata dopo il raccolto; praticando lagricoltura per migliaia di anni, luomo ha appreso come aumentare i raccolti annuali con concimi organici, la rotazione delle colture e lintroduzione di colture fissatrici di azoto. Risorse naturali come il carbone, il petrolio e i minerali ferrosi sono non rinnovabili, mentre altre risorse, come il capitale (fabbriche, macchinari e strumenti), sono generate dalluomo e quindi rinnovabili. Anche il lavoro una risorsa, ma la sua offerta dipende dallefficienza con la quale luomo utilizza le altre risorse disponibili. Lofferta di lavoro andata continuamente aumentando dalla transizione dalla tecnologia di caccia e raccolta allagricoltura, avvenuta circa diecimila anni fa, in poi. Il cosiddetto capitale umano, ovvero le abilit dei lavoratori, si basava inizialmente sullapprendimento attraverso lesperienza (learning by doing) ed stato solo a partire dal diciannovesimo secolo che listruzione formale ha assunto un ruolo primario. Lefficienza nellimpiego delle risorse determinata dalla tecnologia di produzione e dalle istituzioni che definiscono le possibilit di accesso alluso delle risorse. Le istituzioni possono essere considerate le regole del gioco della vita economica. Istituzioni o principi come i Diritti dellUomo sono

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importanti perch se i lavoratori non sono liberi di spostarsi, improbabile che il lavoro sia impiegato nella maniera pi produttiva. I lavoratori che non vengono adeguatamente ricompensati avranno tutte le ragioni per evitare di impegnarsi a sufficienza; i detentori di capitale sono disposti ad investire solo se le lite dominanti garantiscono che le loro propriet non saranno arbitrariamente espropriate. Le disparit nella distribuzione del reddito e della ricchezza tendono a innescare conflitti distributivi a livello nazionale che ostacolano la crescita, perch le turbolenze politiche determinano incertezza sulle regole del gioco future. La storia economica ricostruisce levoluzione dellefficienza delle istituzioni studiando lo sviluppo dei mercati delle merci e del mercato del lavoro, gli intermediari finanziari (le banche), le procedure legali per assicurare il rispetto dei contratti, i diritti di propriet, lapertura al commercio e ai flussi internazionali di capitale. I diritti di propriet delle risorse possono essere pi o meno ben definiti e condizionano luso e la distribuzione delle risorse stesse. I mercati possono risultare pi o meno efficienti, a seconda del livello di concorrenza e della velocit di diffusione di informazioni aggiornate sulle condizioni di domanda e offerta; possono essere sottili, cio caratterizzati da scambi commerciali poco frequenti e dal coinvolgimento di pochi partecipanti per volta, oppure spessi, con transazioni quasi continue e la presenza di un numero elevato di operatori. Nel corso della storia, i mercati hanno mostrato una tendenza a diventare pi spessi e pi efficienti con il passare del tempo. La moneta agevola il commercio e gli scambi e le banche possono aiutare i risparmiatori dotati di conoscenze incomplete a trovare buone opportunit di investimento. I rischi elevati, che potenzialmente scoraggiano dal commerciare, possono essere ridotti mediante le assicurazioni. Nel corso della storia, i livelli di apertura al commercio e ai movimenti dei fattori di produzione sono variati molto. Nonostante sia stato provato che lapertura al commercio tende a incrementare lefficienza nellimpiego delle risorse, il commercio internazionale determina vincitori e vinti allinterno di qualsiasi paese; se la tendenza storica nel lungo periodo stata di crescente apertura, il processo ha subito significative battute darresto, per lopposizione di coloro che temevano, spesso a ragione, di essere danneggiati dalla libert commerciale. Lapertura al commercio pu far aumentare i rischi perch le economie aperte sono pi esposte agli shock che si sviluppano nelleconomia mondiale; di conseguenza, possibile che essa sia legata allevoluzione di specifiche istituzioni,

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come lo Stato sociale, per ridurne gli effetti negativi. Il governo stabilisce le regole del gioco e si sforza di far rispettare la legge e lordine; ci nonostante, poich i governi detengono il monopolio della forza, il buon governo e lassunzione di responsabilit da parte dei governanti sono lungi dallessere la regola. Corruzione e malgoverno spesso spiegano i fallimenti dei sistemi economici. La tecnologia linsieme di conoscenze per utilizzare le risorse nella produzione di beni e servizi. La capacit di estrarre il ferro dai minerali ferrosi si basa su conoscenze originariamente formatesi con esperimenti ed errori. In mancanza di tali conoscenze, i minerali ferrosi sarebbero stati inutili, come di fatto sono stati durante gran parte della storia delluomo. Le moderne tecnologie differiscono da quelle create prima del diciannovesimo secolo principalmente perch sono state sviluppate a partire dallindagine teorica e scientifica sul mondo, che, in un lasso di tempo di appena 200 anni, ha aumentato la base di conoscenza a un ritmo sempre crescente. Spesso tali conoscenze sono incorporate in macchinari e strumenti produttivi specifici. Pensiamo a un computer moderno: uno strumento utile per svolgere una vasta gamma di operazioni e incorpora una grande quantit di conoscenze, nel senso che le operazioni che esso consente di effettuare dipendono dalle conoscenze previe necessarie per costruire il computer e scrivere il software. Nel corso del tempo, lutilizzazione di risorse naturali, come il petrolio e i minerali, ne ha ridotto lo stock, ma aumentata lefficienza nel loro uso. La tendenza generale della tecnologia nella storia stata la diminuzione delle risorse necessarie per generare una data quantit di prodotto. Gli economisti del tardo ottocento erano tutti concordi nel sostenere che i depositi di carbone si sarebbero presto esauriti, ponendo fine alla prosperit. Ci non accadde perch altre risorse non rinnovabili, per esempio il petrolio, e fonti energetiche rinnovabili, per esempio lenergia idroelettrica, sostituirono il carbone come fonte principale di approvvigionamento energetico. Analogamente, nel lungo periodo, le riserve di petrolio si esauriranno, se non si svilupperanno risorse energetiche alternative, rinnovabili o non rinnovabili. Le risorse materiali, come i beni strumentali, la terra e le risorse naturali, sono cosiddetti beni rivali: non possibile utilizzare il carbone e conservarlo o, ancora, lutilizzo di un particolare macchinario da parte di un individuo impedisce a un altro di servirsene. Daltra parte i fattori che generano efficienza, cio la tecnologia e le istituzioni, sono invece beni non rivali: luso di una conoscenza comune da

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parte di un individuo per costruire uno strumento nuovo ed efficiente non impedisce ad altri di ricorrervi. vero che alcune conoscenze non sono accessibili a tutti liberamente nellimmediato in quanto protette da brevetti; si tratta di un meccanismo istituzionale pensato per stimolare il finanziamento della ricerca; ma i brevetti scadono, e dopo la scadenza, la conoscenza privata diventa comune. Meccanismi istituzionali, come per esempio una riforma della tassazione societaria che preveda lassegnazione di incentivi a coloro che investono in tecnologie di produzione allavanguardia, possono essere imitati in qualsiasi paese. La natura non rivale delle conoscenze tecnologiche e istituzionali crea un potenziale quasi illimitato di aumento dellefficienza della produzione. Negli ultimi anni, il cambiamento climatico si imposto al centro del dibattito politico ed economico. Il clima riveste un ruolo nel quadro abbozzato sinora e, se s, quale? Conviene considerare il clima come un fattore che, assieme alla tecnologia e alle istituzioni, determina il grado di efficienza nellimpiego delle risorse. Il cambiamento climatico non di certo una novit per gli storici delleconomia, tuttavia n la misura di tali cambiamenti n i loro effetti sono stati sufficientemente approfonditi. Secondo una linea di ricerca, la cosiddetta Piccola era glaciale, allinizio dellet moderna (1450-1650), determin un calo del prodotto a parit di risorse e tecnologie; al contrario, il dibattito attuale verte sui potenziali costi crescenti della produzione derivanti dal riscaldamento globale, il cui impatto pu variare significativamente tra regioni e settori del mondo. La dotazione di risorse come la terra e i depositi di minerali nei diversi paesi non cambiata nel tempo. Gli storici economici preferiscono concentrarsi sui grandi cambiamenti nel tempo del capitale umano, delle tecnologie e delle istituzioni e sul loro contributo alla crescita del reddito e della ricchezza, attraverso i miglioramenti nellaccesso e nelluso delle risorse. Le dotazioni iniziali di risorse sono importanti, ma stata laccresciuta efficienza nel loro impiego a consentire alle economie di godere di una crescente ricchezza nel corso della storia. A questo punto possiamo formulare una ipotesi impegnativa, che sar dimostrata nei capitoli successivi: Prima affermazione Le economie riccamente dotate di risorse non sono necessariamente ricche, mentre le economie che ne fanno un uso efficiente lo sono quasi sempre, a prescindere dalla dotazione iniziale di cui dispongono.

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Un quadro sintetico del libro


La nostra storia ha inizio dopo il declino della prima civilt europea, lImpero romano. Il Capitolo 1 esamina la sorprendente continuit geo-politica dellEuropa, nonostante gli endemici conflitti politici e territoriali. Si cerca di comprendere che cosa plasmi entit regionali come lEuropa. La cosiddetta gravity theory (letteralmente teoria gravitazionale) ipotizza che il commercio sia tanto maggiore quanto pi i paesi sono simili e vicini fra loro, e sottolinea lattrazione esercitata dalle economie pi importanti. Si avanza lidea che il commercio sia stato una potente forza di integrazione, non solo economica ma anche culturale e politica. Le iniziali barriere al commercio tendono a trasformarsi in effetti frontiera che riducono gli scambi e che definiscono i confini delle entit regionali. Seconda affermazione LEuropa commercia, dunque esiste. Prima del diciannovesimo secolo, il progresso tecnologico avanzava a rilento e si basava su una fragile base di conoscenza, principalmente fondata sullesperienza pratica e sulla divisione del lavoro. Questultima stata la causa principale dei guadagni di efficienza nella produzione e ha innescato lo sviluppo di istituzioni, mercati, moneta e regole per lapplicazione dei contratti, che hanno a loro volta facilitato gli scambi. Senza scambi di beni e servizi, gli individui non potevano specializzarsi e sviluppare una abilit specifica Nel Capitolo 2 viene sviluppata una semplice spiegazione dellascesa e del declino delle economie basata sullascesa e sul declino dei mercati regolati, degli insediamenti urbani e degli snodi commerciali e sulle conseguenze per la divisione del lavoro. Si sottolineano gli effetti positivi dellinversione del calo della popolazione determinato dal declino dellImpero romano. Questultimo avvenimento una storia di collasso istituzionale e politico con serie conseguenze per il benessere economico e pone un interessante quesito: le economie moderne sono immuni dai fallimenti istituzionali? La risposta no, come vedremo nei capitoli successivi. Terza affermazione Le forze che stimolano la divisione del lavoro (specializzazione), cio lordinamento politico, la crescita della popolazione, lofferta di moneta e lo scambio, furono essenziali per la ripresa delleconomia europea nel primo Medioevo e avviarono un

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processo di lenta crescita del benessere basato sul miglioramento delle competenze personali e sullapprendimento attraverso lesperienza. Leconomia e la storia economica ci insegnano, innanzitutto, che una maggiore quantit di risorse per addetto di norma fa aumentare il prodotto e il reddito. Secondariamente, ed laspetto pi interessante, anche entro i vincoli delle risorse a offerta fissa, come la terra, il prodotto e il reddito pro capite aumentano se gli individui apprendono come incrementare lefficienza nellimpiego delle risorse. Per esempio, il rendimento per ettaro del grano aumentato continuamente e in misura molto notevole nel corso della storia. Nel Capitolo 3 ci si concentra su come lofferta fissa di terra possa vincolare la crescita, ma solo fintantoch la tecnologia rimane costante. Quarta affermazione Il progresso tecnologico determina essenzialmente un risparmio delle risorse; di conseguenza, le spiegazioni che pongono laccento sui limiti posti dai vincoli delle risorse sono insufficienti e spesso inadeguate nellanalisi storica, eccezione fatta per le economie in fase di stagnazione tecnologica. La storia insegna che il cambiamento tecnologico pu allentare i vincoli posti alleconomia da una risorsa a offerta fissa. Pi paradossalmente, scopriamo che un incremento della popolazione pu stimolare il cambiamento tecnologico e la divisione del lavoro, bilanciando cos leffetto dei rendimenti decrescenti al diminuire delle risorse naturali per addetto. Nel Capitolo 4 discutiamo questa affermazione. Le economie preindustriali differivano nella loro capacit di equilibrare gli effetti positivi e gli effetti negativi di un incremento della popolazione. Il risultato non predeterminato: alcune regioni e alcuni paesi hanno avuto una crescita economica lenta, mentre altri hanno attraversato periodi di crescita seguiti da fasi di stagnazione. Quinta affermazione La crescita della popolazione tende a incrementare la domanda e, di conseguenza, la divisione del lavoro nonch il progresso tecnologico (regola di Pepys). Sebbene spesso si tenda a dare per scontate le istituzioni, nellanalisi storica non si pu e non si deve farlo. Le istituzioni possono svilupparsi spontaneamente, o essere disegnate a tavolino; esse regolano laccesso alle risorse e il relativo utilizzo, oltre che le condizioni dello scambio.

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utile valutare le loro caratteristiche dal punto di vista dellefficienza. Per esempio, in assenza di meccanismi per imporre lapplicazione dei contratti, gli scambi che implicano la consegna futura dei beni saranno significativamente limitati. Tuttavia, le istituzioni che regolano laccesso alle risorse, cio i diritti di propriet, determinano un effetto sulla distribuzione del benessere. Alcune istituzioni possono sopravvivere nel tempo semplicemente perch funzionali agli interessi delle lite dominanti. Nel Capitolo 5 si analizzano linterpretazione e limpatto delle istituzioni, rilevando che spesso esiste una sorprendente variet di soluzioni istituzionali allo stesso problema economico. Si cerca di rispondere a domande come le seguenti: perch di norma le aziende agricole sono piccole e gestite da coloro che vi lavorano, mentre le imprese industriali sono grandi e gestite da coloro che le possiedono, anzich dai lavoratori? Risulta che in alcuni casi le istituzioni falliscono perch sono inefficienti, ma la storia ci insegna anche che le istituzioni inefficienti possono sopravvivere perch sono funzionali a interessi acquisiti e lite potenti. Sesta affermazione Le istituzioni efficienti spesso sono stabili, ma le istituzioni stabili non necessariamente sono efficienti. La rivoluzione industriale del diciottesimo e diciannovesimo secolo si bas su un insieme di istituzioni moderne e su nuovi meccanismi utili allo sviluppo della scienza. Il Capitolo 6 analizza le fonti della crescita economica moderna e le condizioni per il trasferimento tecnologico. Durante gran parte della storia delluomo, la tecnologia si basata su conoscenze derivanti dallesperienza diretta nella produzione. Tali conoscenze possono svilupparsi per caso o attraverso un processo deliberato di prove ed errori, ma non derivano da una comprensione teorica o scientifica. Il grande passo in avanti nello sviluppo tecnologico associato alla svolta verificatasi nel diciannovesimo secolo: il ricorso allindagine teorica e scientifica come mezzo di acquisizione di conoscenze. Questo illuminismo industriale, come stato definito, affonda le radici nei secoli precedenti, ma si trasforma in una forza decisiva solo nella seconda met del diciannovesimo secolo. Inizialmente lento, alla fine del secolo il progresso tecnologico diventa il primo motore della crescita economica: la grande maggioranza dei prodotti e dei processi di produzione che hanno poi dominato il novecento sono stati inventati nel secolo precedente. Dato che la tecnologia in sostanza lapplicazione pratica di conoscenze e idee di natura

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non rivale (in altre parole, luso di una conoscenza non incide sulla sua disponibilit), sarebbe logico aspettarsi che il trasferimento delle tecnologie migliori tra paesi abbia determinato una convergenza dei livelli di tecnologia e di reddito. Si pu in effetti osservare un processo di convergenza, ma non di portata universale. Si tratta di un paradosso, rispetto alla tesi che lelemento determinante siano fattori idee e conoscenza di natura non rivale. Daltra parte, essere di pubblico dominio non implica che laccesso o lutilizzo delle conoscenze sia facile. Bisogna capire perch alcuni paesi non sono stati in grado di usare la conoscenza disponibile di tecnologie superiori e di sviluppare istituzioni che agevolassero luso efficiente delle risorse. Si scopre che il trasferimento tecnologico richiede pre-condizioni istituzionali ed educative: in loro assenza, il trasferimento imperfetto. Settima affermazione La scienza e la R&S (ricerca e sviluppo) sono fenomeni recenti nel progresso tecnologico. Dopo il 1850, il rapido trasferimento tecnologico ha portato alla convergenza basata su un recupero (catch up) tra economie dotate di infrastrutture educative e istituzionali adeguate. Nel corso di migliaia di anni, la moneta si sviluppata diventando uno strumento di credito e di pagamento sempre pi efficiente; le banche sono invece un fenomeno pi recente, emerso solo nel tardo periodo medievale e giunto alla maturit non prima del diciannovesimo secolo. Le banche fungono da intermediari tra risparmiatori e investitori. Esse conciliano il desiderio dei risparmiatori di detenere attivit liquide con il bisogno degli investitori di finanziamenti a lungo termine e riducono i rischi potendo raggiungere livelli di diversificazione nel loro attivo che sarebbero fuori dalla portata dei singoli risparmiatori. A dispetto della natura intrinsecamente rischiosa del sistema bancario e della finanza, si pu dimostrare che, con il passare del tempo, le banche hanno ridotto i rischi e i costi delle transazioni. Inoltre, lo sviluppo delle banche ha incrementato il risparmio e gli investimenti. Un collasso del sistema finanziario nellEuropa del dodicesimo secolo avrebbe determinato un impatto solo sul commercio, mentre nel mondo moderno minaccia tutte le attivit economiche. Il Capitolo 7 illustra levoluzione della moneta, del credito e del sistema bancario. Ottava affermazione Le banche si sono sviluppate come intermediari tra risparmiatori e investitori riducendo i rischi del risparmio,

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fornendo soluzioni alle asimmetrie informative e monitorando gli investitori con pi efficienza di quanto i risparmiatori avrebbero potuto fare autonomamente. Prima della rivoluzione industriale, i flussi internazionali di capitale e il commercio internazionale erano limitati; la prima ondata di globalizzazione si avuta nel diciannovesimo secolo. I Capitoli 8 e 9 esaminano le fondamenta istituzionali di un sistema di commercio internazionale e di un regime monetario funzionanti. Nonostante i paesi ricavino vantaggi netti dal commercio, allinterno di ognuno di essi vi sono vincitori e vinti. Talvolta questi ultimi dettano la politica commerciale e ne risultano restrizioni al commercio e un violento rifiuto della globalizzazione, come nel periodo tra le due guerre mondiali (1920-1940). Se evidente che una maggioranza di vinti pu imporre politiche protezioniste, come i proprietari terrieri in Europa negli ultimi decenni del diciannovesimo secolo, invece paradossale che piccoli gruppi minoritari, come gli agricoltori, esercitino pressioni e ottengano protezione tariffaria un secolo pi tardi. Come si spiega? Nona affermazione I vantaggi netti ricavabili dal commercio non impediscono che vi siano vincitori e vinti. Il paradosso del protezionismo* sta nel fatto che gruppi sia maggioritari che minoritari possono chiedere protezione, ed entrambi possono ottenerla, ma per ragioni diverse. I periodi di crisi economica favoriscono il protezionismo, mentre quelli di crescita avvantaggiano le forze del libero commercio. I regimi monetari internazionali, argomento del Capitolo 9, hanno mostrato significative variazioni nel corso della storia. Non semplice determinare con chiarezza i vantaggi relativi dei regimi di tassi di cambio fissi rispetto ai regimi di tassi di cambio flessibili. Lesperienza del diciannovesimo secolo ha mostrato i benefici dei tassi di cambio fissi in termini di stimolo al commercio e alla mobilit dei capitali, allepoca del cosiddetto sistema aureo (Gold Standard). Gli stessi fenomeni sono osservabili anche in regime di cambi variabili a partire dalla met degli anni settanta del novecento. I tassi fissi tendono a limitare la capacit delle autorit di politica economica di incidere sulle economie nazionali; di conseguenza, si preferiscono i tassi di cambio variabili quando richiesta una politica economica nazionale attiva, come avvenne dopo la svolta democratica avutasi in Europa allinizio del ventesimo secolo. Nonostante dopo la prima guerra mondiale lor-

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todossia economica avesse indotto al ritorno ad un sistema di cambi fissi su base aurea, questultimo non fu caratterizzato n dai meccanismi equilibratori n dalla longevit del Gold Standard classico del periodo precedente la guerra. Lesperienza del periodo tra le due guerre fu tenuta presente nella creazione di un regime di tassi di cambio fissi dopo la Seconda guerra mondiale. Esso offriva una maggiore capacit decisionale ai singoli paesi in merito alla politica monetaria, a prezzo di una restrizione della libera mobilit dei capitali. Tuttavia, il sistema, che prevedeva tassi di cambio fissi nel breve periodo ma modificabili nel lungo periodo, fu vittima delle sue stesse contraddizioni: il ventesimo secolo non era fatto per un regime di tassi di cambio fissi. Decima affermazione Levidenza storica suggerisce che la diffusione della democrazia sembra difficile da conciliare con una politica di tassi di cambio fissi perch questultima pone vincoli alle scelte di politica economica nazionale. Il Capitolo 10 esamina la crescita economica e la politica economica nel ventesimo secolo. Il novecento pu essere descritto come lera dellingerenza della politica nelleconomia, in quanto caratterizzato dalla trasformazione dello Stato minimo in Stato interventista. Lequilibrio tra intervento politico e libero mercato variato parecchio a seconda dei casi. Le economie troppo politicizzate del blocco comunista in definitiva fallirono perch non apportarono i benefici promessi. Lapproccio misto scelto nel resto dEuropa ebbe maggior successo associando mercati concorrenziali a schemi di assicurazione di vasta portata erogati dallo Stato sociale. Le prestazioni dello Stato sociale possono essere considerate una risposta al fallimento del mercato nel provvedere una tutela di fronte agli imprevisti e alla necessit di uniformare il reddito durante il ciclo di vita. Nel libro si illustra la fragilit delle politiche di libero commercio e dei tassi di cambio fissi sotto la pressione di una crisi internazionale. Si mostrano anche la forza delle politiche economiche nello stimolare la crescita durante una depressione e le tragedie causate da risposte di politica economica errate, che in Germania portarono allascesa al potere di Adolf Hitler. Il periodo tra le due guerre spian la strada a un nuovo regime di politica economica caratterizzato da politiche fiscali e monetarie pi interventiste di ispirazione keynesiana, delle quali si racconteranno la nascita, la morte di poco mancata e la resurrezione.

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Undicesima affermazione Lidea secondo la quale leconomia era un processo auto-regolato e tendente allequilibrio fu smentita dalla Grande Depressione e, dopo la Seconda guerra mondiale, lEuropa trov un nuovo equilibrio tra politica ed economia, spianando la strada a politiche economiche e fiscali interventiste. Lo Stato sociale primariamente unistituzione di redistribuzione intertemporale, che trova la sua ragion dessere nei fallimenti del mercato e nella mancanza di auto-controllo delluomo. Il Capitolo 11 si occupa della disuguaglianza, nel passato e nel presente. Mentre lEuropa andava verso la convergenza, a partire dal 1800 circa il divario nel reddito tra i ricchi paesi industrializzati e il resto del mondo andato ampliandosi marcatamente, continuando a crescere fino ai giorni nostri. I paesi in via di sviluppo sono poveri principalmente perch non sono stati in grado di creare le condizioni istituzionali ed educative per il trasferimento delle tecnologie. La spettacolare crescita di cui si sono rese protagoniste negli ultimi decenni le economie del sud-est asiatico dimostra le potenzialit del cambiamento istituzionale. Lindustrializzazione e la modernizzazione di norma aumentano la disuguaglianza allinterno dei paesi per la carenza dellofferta di lavoratori qualificati. Tuttavia, incrementando gli investimenti nel capitale umano e agevolando laccesso allistruzione superiore, la disparit si riduce, come accaduto in Europa nel ventesimo secolo. Restano comunque persistenti differenze di salario tra uomini e donne derivanti dalla discriminazione. Dodicesima affermazione La disparit di reddito a livello mondiale ha probabilmente raggiunto il picco, dopo 200 anni di crescenti differenze di reddito. Una maggiore uguaglianza non necessariamente deve rimanere un ideale. Potr essere la conseguenza della creazione, in un numero crescente di paesi, delle infrastrutture istituzionali necessarie per il trasferimento delle tecnologie. Il Capitolo 12 verte sulle sfide e le opportunit della globalizzazione. Si suggerisce che, nel complesso, la globalizzazione apporta benefici netti alleconomia mondiale. Ci sono per vincitori e vinti. Si cerca di rispondere a una serie di interrogativi: la globalizzazione eserciter una pressione al ribasso sui salari (per lavori non qualificati) nei paesi ricchi? Si registrer una convergenza dei salari tra paesi ricchi e paesi poveri? Vi sar una corsa al ribasso relativamente agli standard di

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lavoro, come orari e condizioni lavorative? Lesperienza della prima era della globalizzazione suggerisce una risposta preliminare positiva alle prime due domande e negativa alla terza Tredicesima affermazione Alla vigilia della Prima guerra mondiale, leconomia mondiale era globalizzata quanto quella attuale. Si avuta una convergenza dei salari nella prima era della globalizzazione, ma non una corsa al ribasso relativamente agli standard di lavoro.

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