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Carmide (dialogo)
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Il Carmide () un dialogo platonico giovanile o aporetico, che non porta cio ad una conclusione certa, ed areteico, cio incentrato sulla virt (aret), nella sua totalit o in parte; in questo caso si concentra sulla temperanza, o saggezza (sophrosyne). Questultima nel mondo greco era intesa come una condizione di salute dellintelletto, una particolare avvedutezza, ma non era da reputarsi una saggezza puramente intellettuale: era, piuttosto, lavere il pieno controllo di s stessi e delle proprie passioni, cosa possibile a chiunque. Platone nel Fedone la definir infatti virt popolare, tale cio da poter essere presente in chiunque anche per istinto[1].
Indice 1 Cornice del dialogo 2 La ricerca di una definizione per la saggezza 3 Socrate contro Crizia 4 Crizia: saggezza conoscere se stessi 5 Esiste una scienza della scienza? 6 Conclusione 7 Note 8 Altri progetti
Carmide
Titolo originale Altri titoli Autore 1 ed. originale Genere Sottogenere Lingua originale Personaggi Sulla moderazione Platone IV secolo a.C. dialogo filosofico greco antico Socrate, Carmide, Crizia, Cherefonte Serie Dialoghi platonici, V tetralogia
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Il filosofo inizia: se Carmide possedesse la saggezza, dovrebbe essere in grado di dire cos. La prima definizione di Carmide che la saggezza sia un agire in ogni circostanza in modo pacato. Socrate, giocando con le parole, sostituisce il senso di pacato con lentamente e procede alla confutazione: fa ammettere a Carmide come la saggezza sia una cosa bella, e domanda se non sia pi bello, ad esempio, scrivere o imparare rapidamente o lentamente; Poich il ragazzo conviene che in questi casi la lentezza non sia bella (pertanto manca del requisito fondamentale per essere saggezza), Socrate conclude che la definizione debba essere errata. La seconda definizione di Carmide che la saggezza sia una sorta di modestia, o pudore: la confutazione di Socrate qui ancora meno convincente, ma ha leffetto voluto sul ragazzo: il filosofo si limita infatti a far riconoscere al suo interlocutore come i saggi siano anche uomini buoni, e come ci che renda cattivi non sia bene, per poi citare Omero: Il pudore non bene per un uomo bisognoso. Quindi il pudore pu essere sia bene (se non si ha bisogno) che non bene (nel caso opposto). Poich la saggezza rende buoni, ed essere buoni bene, non potr essere pudore, poich esso non sempre bene. La confutazione pu essere riassunta con i seguenti passaggi: 1. 2. 3. 4. 5. Se qualcosa rende non buoni non bene; La saggezza rende sempre buoni, dunque: La saggezza sempre un bene; Il pudore talvolta un non bene; Il pudore non pu essere saggezza.
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importanza. Socrate suggerisce che se proprio la saggezza deve essere definita come scienza della scienza, forse con questo termine si pu semplicemente intendere conoscenza dei processi conoscitivi, ovvero capacit di apprendere pi in fretta.
Conclusione
Socrate si lascia andare ora ad una propria riflessione, ispirata dalla terza definizione di saggezza di Carmide: ovvero quella secondo cui la saggezza (che procura la felicit, bene ricordarlo) consiste nel fare ognuno il proprio compito, vivendo secondo la scienza che gli propria. Crizia viene costretto ad ammettere che la produzione delle scarpe, ad esempio, una scienza; eppure possederla non d felicit, e cos accade anche per altre. Quando gli viene chiesto quale scienza, in definitiva, procuri la felicit, Crizia arriva alla conclusione che la sola effettivamente in grado di farlo sia la scienza del bene e del male. La scienza del bene e del male non migliora le altre scienze in s, ma migliora le nostre capacit di operare bene in queste, procurandoci vantaggio. Stranamente Socrate non l'adotta come definizione di saggezza, ma continua a muovere dalla definizione di Crizia scienza delle scienze. Il dialogo si chiude nello sconforto generale: la saggezza trovata non apporta nessun vantaggio alla vita, pertanto ovvio che i tre siano ben lontani dalla soluzione. Crizia prescrive a Carmide di frequentare Socrate, per migliorare se stesso, e qui il dialogo si chiude con unironia tetra per chi legge col senno di poi: Socrate chiede a Carmide se gli far violenza, intendendo se egli voglia diventare suo discepolo anche contro la volont di Socrate. Carmide risponde che cos sar, poich Crizia ad ordinarlo. facile cogliere lironia, se si pensa che durante il regime dei trenta tiranni proprio Crizia ordiner a Socrate di uccidere un democratico, e che la morte di Socrate sar originata proprio dal suo rapporto col futuro tiranno.
Note
1. ^ Phaed. 82b. 2. ^ Lach. 195d.
Altri progetti
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Categorie: Opere letterarie in greco antico Opere letterarie del IV secolo a.C. Dialoghi platonici | [altre] Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 18 set 2013 alle 16:32. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.
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