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LRCW3 Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean

Archaeology and archaeometry Comparison between western and eastern Mediterranean


Edited by

Simonetta Menchelli, Sara Santoro, Marinella Pasquinucci and Gabriella Guiducci

Volume I

BAR International Series 2185 (I) 2010

Published by Archaeopress Publishers of British Archaeological Reports Gordon House 276 Banbury Road Oxford OX2 7ED England
bar@archaeopress.com www.archaeopress.com

BAR S2185 (I)

LRCW3 Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean: Archaeology and archaeometry. Comparison between western and eastern Mediterranean. Volume I.
Archaeopress and the individual authors 2010
greca, Bologna 1979, p.110).
Cover illustration : Eratosthenes map (drawing by Giulia Picchi, Pisa, after G. Dragoni, Eratostene e l'apogeo della scienza

Papers editing: Giulia Picchi, Pisa

ISBN 978 1 4073 0736 7 (complete set of two volumes) 978 1 4073 0734 3 (this volume) 978 1 4073 0735 0 (volume II) Printed in England by Blenheim Colour Ltd All BAR titles are available from: Hadrian Books Ltd 122 Banbury Road Oxford OX2 7BP England
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CERAMICHE TARDOANTICHE DA RICOGNIZIONI DI SUPERFICIE NELLA SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE MARCO MILANESE1, MARCO BIAGINI,2 MARIA CHERCHI,3 GIANLUIGI MARRAS,3 GIUSEPPE PADUA,3 ALESSANDRO VECCIU3
1

Dipartimento di Storia, Universit di Sassari; Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, Universit di Pisa (milanese@uniss.it) 2 Dipartimento di Archeologia e Filologia Classica, Universit di Genova (marco_biagini@fastwebnet.it) 3 Dipartimento di Storia, Universit di Sassari (maria-cherchi@alice.it; gianluigimarras@alice.it; giuseppe.padua@tiscali.it; alessandro.vecciu@gmail.com)

Le ricognizioni territoriali condotte fra il 2004 e il 2008 nel nord Sardegna (nei comprensori geografici della valle del Rio Mannu e valle del Silis e comunale di Chiaramonti) hanno come fine lindividuazione delle tracce lasciate dagli insediamenti medievali abbandonati e la loro perimetrazione. Gli studi condotti sui reperti ceramici rinvenuti hanno restituito un complesso quadro cronologico, che evidenzia la frequentazione e linsediamento delle aree ricognite dalla preistoria sino allet moderna. Importanti sono i dati raccolti per il periodo romano: le ville medievali sorgono infatti su aree precedentemente abitate in epoca romana, dalla tarda et repubblicana fino al periodo tardo antico, come testimoniato dai materiali rinvenuti. In particolare in tutti i siti esaminati la presenza delle merci africane una costante, con cronologie distribuite fra il II ed il V-VI sec. d.C. KEYWORDS: RICOGNIZIONI TERRITORIALI, SARDEGNA NORD-OCCIDENTALE, VILLAGGI MEDIEVALI ABBANDONATI, CERAMICHE TARDO ANTICHE. 1. LE RICOGNIZIONI NELLA PROVINCIA DI SASSARI Negli anni 2004-2008 sono state condotte dalle Universit di Sassari e di Pisa campagne di ricognizioni sistematica in vaste aree della Sardegna nord-occidentale, nellambito di un progetto sui villaggi medievali abbandonati dellisola. Le ricognizioni sono state svolte nei comuni di Sassari, Sorso, Sennori, Osilo, Chiaramonti, Mores, Ozieri, Bessude, Bonorva e Siligo, dove sono state identificate decine di villaggi medievali abbandonati (Fig. 1a). Le ricerche sono state inizialmente indirizzate alla identificazione sul terreno dei siti medievali noti da fonti scritte e da indicatori toponomastici, con la finalit di perimetrare le aree di effettiva potenzialit archeologica. In quasi tutti i casi si verificato che linsediamento medievale insiste fisicamente su un sito rurale (in genere fattorie di diversa scala di estensione) di epoca romana, con attestazioni che si spingono quasi sempre fino alla Tarda Antichit, con aree di elevata densit e concentrazione di materiali. Vasellame di Terra Sigillata Africana (TSA), ceramica comune africana ed anfore rappresentano gli indicatori di questa fase cronologica, mentre pi complessa lidentificazione di eventuali produzioni locali finora non individuate, anche per lattuale assenza di dati stratigrafici e per lampia diacronia dei siti perimetrali in superficie. In questa sede, per motivi di spazio concesso al contributo e di elaborazione dei dati, si scelto di iniziare la presentazione dei materiali tardo-antichi da alcune delle aree ricognite, in particolare la Valle del Rio Mannu, la Valle del Silis ed il territorio di Chiaramonti in Anglona. [M.M.] 2. LA MEDIA VALLE DEL RIO MANNU (SASSARI) Nei mesi da settembre 2007 a Gennaio 2008, nel corso di ricerche archeologiche di superficie, sono stati identificati alcuni siti che si sviluppano da Nord a Sud lungo il corso del Rio Ertas, affluente del Rio Mannu. I materiali rinvenuti mostrano per tutti i siti in esame una complessit di 225 popolamento che va da epoca protostorica a tardoantica. Nella quasi totalit dei casi, gli insediamenti di et classica (il cui impianto testimoniato da materiali di tarda et repubblicana) rioccupano sedi pre-protostoriche o comunque sorgono in prossimit di siti nuragici. Un importante esempio di questa pluristratificazione il sito di Nuraghe Ertas, che occupa una stretta vallata sulla sponda destra del Rio Ertas. L'insediamento si sviluppa a monte, intorno a un nuraghe complesso associato a un villaggio, e a valle, dove sono state individuate strutture presumibilmente pertinenti a una villa rustica, che si sviluppano lungo il corso del fiume e si conservano in alcuni tratti parzialmente in elevato. A breve distanza dal sito di Nuraghe Ertas, situato sulla cima di un'ampia vallata sulla sponda sinistra del Rio Ertas, si trova il sito di Casa Olmeo, forse un insediamento produttivo di modeste dimensioni attivo nei sec. III V d.C. Tra i materiali rinvenuti, si segnalano frammenti di Anfora Tipo Africaine IIc, Bonifay 2004, 113, var. C2, dis. 12 (Keay VI) (Fig. 5, 9) (fine III inizi IV sec. d.C); Anfora Keay type XXXVIB, dis. 7 - T/6/496 (inizi-met V post ultimo quarto V sec. d.C.) (Fig. 5, 8). Il toponimo di Uccari, citato dalle fonti storiche medievali per il XIV sec. (Bofarull e Mascar 1856), coincide con il pi settentrionale dei siti in esame; occupa le pendici di una piccola altura, sormontata da un nuraghe monotorre (Fig. 2). Non ancora chiaro che tipo di insediamento potesse essere, tuttavia i materiali rinvenuti mostrano almeno due fasi di popolamento. La fase da II a V sec. d.C., testimoniata dalla presenza di Sigillata Africana tipo A, (Bonifay 2004, 154, Sigille type 3, Forme Hayes 8 (Hayes 8A), dis. 3 (variante Lamboglia 1b) (150 inizi III sec. d.C. - Hayes non ritiene superi il II sec. d.C.) e dell'Anfora africana Keay, type IIIB, fig. 40 dis. 3 - T/1/125 (Africana IB/Ostia I), (225 inizi IV sec. d.C.) (Fig. 5, 7). Una fase di V secolo connessa alla presenza di Sigillata Africana tipo D, Hayes 1984, pag. 87, Tav. XXXVII, 6 (Hayes 61b) Decorazione: Bonifay 2004, 190, Fig. 101, Stile A(III) Decori impressi - Cerchi concentrici (Datazione forma: fine IV prima met V sec. d.C.; Datazione con decorazione associata: seconda met V sec. d.C.). [A.V.]

LRCW3 3. L'ALTA VALLE DEL RIO MANNU (SASSARI): IL VILLAGGIO DI ARDU Il villaggio medievale di Ardu situato nellagro di Sassari, a nord-ovest della citt, lungo la riva destra del Rio Mannu. La citazione pi antica nei documenti (Cherchi e Marras 2006, 290292) risale al X-XI secolo; entrato nellorbita del Comune di Sassari, nella met del Trecento conteso tra il Comune e la mensa arcivescovile turritana, fino allabbandono intorno al 1358. Il villaggio sorge attorno a due chiese in stile romanico, edificate a breve distanza e a poche decine di anni luna dallaltra, i cui resti sono ancora visibili. Le indagini di superficie attestano come larea interessata dalle strutture medievali sepolte e quella circostante siano state insediate fin dalla preistoria, come testimonia una vicina domus de janas. Il periodo di frequentazione romana, accertata da indagini stratigrafiche (Rovina e Grassi 2006), si sviluppa dalla tarda et repubblicana sino al VI secolo d.C. Allinterno di tale arco cronologico sono ben rappresentate una fase di II-III sec., caratterizzata da anfore africane di piccole dimensioni del tipo Keay LIX (Bonifay Type 21 A1 (Fig. 5, 4) e Keay I A; e una fase di V-VI sec. data dalla presenza di coperchi di ceramica comune africana (Atlante XIV, n.6, Tipo Ostia I; Bonifay Type 11, fig. 121, 4) e di anfore africane del tipo Keay XXXVB (Bonifay Type 41) e Keay LXII, in associazione a forme di terra sigillata chiara africana (Hayes 12/110, Hayes 91 variante precoce) (Fig. 6, 8) , da collocare tra la seconda IV e la fine del V sec. d.C. [M.C.] 4. IL TERRITORIO DI CHIARAMONTI Il villaggio di Orria Pithinna appare in documenti (Milanese, c.d.s.) del XII secolo, nel 1205 la chiesa di Santa Maria (ancora esistente) viene donata dalla nobile Maria de Thori allordine camaldolese che vi edifica un monastero; dopo la fine del Giudicato di Torres (1259) diviene pertinenza della famiglia Doria; viene abbandonato intorno alla met del 300. Le analisi di superficie (Cherchi et al., c.d.s.) hanno individuato a nord della chiesa larea del monastero e del villaggio medievale (Fig. 3); allinterno di tale area i reperti di epoca romana e tardoantica, anfore africane di grandi dimensioni, ceramica comune a patina cenerognola (Fig. 5, 5-6; Fig. 6, 1-3, 5, 9), forme aperte di invetriate in monocottura, sono risultati sporadici. Sulla collina di Nuraghe Badde Cheja, situata a nord-est dellabitato medievale, a controllo dellarea, un insediamento nuragico stato riutilizzato in epoca romana (UT 10); insediamenti romani sono stati individuati anche nella vallata sottostante (UT 12) e presso il Rio Iscanneddu (UT 7). La chiesa di Sancta Justa de Orrea Pichina viene donata nel 1205 ai camaldolesi insieme a Santa Maria; pi volte restaurata nei secoli tuttora officiata. Le ricognizioni hanno identificato due Unit Topografiche di epoca romana (UT 3 e 4) dalla simile posizione geografica (su un piccolo altipiano a controllo di risorse idriche e della pianura sottostante) ed estensione (tra i 1200 e i 1700 m2), ascrivibili allo stesso arco cronologico (IIIVII d.C.). In particolare nellUT 4 sono state individuate due fasi cronologiche. La prima compresa fra la met del III e la met del IV d.C.; i materiali datanti sono anfore di grande dimensione di produzione africana come la II D2 e la II D Transizione III (Bonifay Type 26, fig. 62b, n.15) (Fig. 5, 2-3) e produzioni in TSA (Forma Atlante, Tav. XXVII, n 2, A1/A2). Alla fase successiva posta tra la fine V e gli inizi VII d.C. rimanda un insieme di anfore (Keay LXIIA) (Fig. 5, 1) , vasellame da mensa in ceramica comune (Vaso a listello Bonifay Type II 2B) (Fig. 6, 4) e sigillata chiara africana (riconosciute le forme Hayes 99, Hayes 104A, Hayes 110 e Lamboglia 48). Nel sito di Badu Olta le indagini condotte non hanno finora messo in luce tracce di un insediamento medievale di propriet privata (Domus), citato nelle fonti come pertinenza del villaggio di Orria Pithinna. Tuttavia sono importanti i dati riguardanti la fase di frequentazione romana, testimoniata dallUT 3, dispersione di materiale ceramico, litico e scorie di lavorazione del metallo (Fig. 6, 6-7). Il villaggio medievale di Hostiani de Monte compare in documenti (Maxia 2002, 283-285) della prima met del XIV secolo, quando risulta essere linsediamento pi popoloso dellAnglona e residenza di membri della famiglia dei Doria; abbandonato entro il 1388. Larea dellabitato interessa unaltura presso i ruderi delle chiese di San Giuliano e S. Caterina ed caratterizzata da una continuit insediativa compresa fra la protostoria (presenza di un Nuraghe) e il postmedioevo; i materiali di epoca romana tendono ad aumentare in maniera considerevole con lavvicinarsi allarea del nuraghe. In localit Paules, presso le rovine della chiesa di San Pietro, era probabilmente ubicato un insediamento medievale, identificato in via ipotetica con Ostianu de Ena, menzionato in documenti risalenti alla met del Trecento (1342-1350) e abbandonato prima del 1388. Il sito, posto a valle di Hostiani de Monte, anchesso caratterizzato da una lunga diacronia (dal periodo nuragico a quello postmedievale) ed interessato, nellarea a nord della chiesa, da un ampio insediamento romano, testimoniato da materiali da costruzione (coppi, embrici), da dispensa (anfore, dolia) e da mensa. [G.M.] Tra i materiali raccolti nel corso della ricognizione di superficie, quelli provenienti dallUT4 sono i pi significativi per quanto concerne il periodo oggetto di questa ricerca. Si segnala la presenza di un frammento di sigillata chiara D (Hayes 91B) associato con due frammenti di orlo di anfora cilindrica africana, uno di grandi dimensioni (Keay LXII; Bonifay Type 46, variante A), il secondo di piccole dimensioni (Bonifay Type 32, variante A; Spatheion Type 2). Dalla stessa UT provengono una decina di frammenti di ceramica africana da cucina, sia a orlo annerito che a patina cinerognola, tra cui si segnalano due frammenti di piatto-coperchio classificati come Bonifay Type 11, varianti A e B. Dal medesimo contesto, infine, un frammento di orlo di vaso a listello di comune depurata (Bonifay, Type 13 variante B; Fulford Bowl 22-23). Le cronologie dei reperti descritti si inseriscono in un orizzonte cronologico compreso tra V e inizi VI secolo. [G.P.] Larea di Ervanana ipoteticamente sede del villaggio medievale di Ostiano de Obtentano, centro di piccola entit noto da documenti del periodo 1330-1350. Le analisi topografiche non hanno evidenziato un chiaro insediamento; sono state invece riconosciute diverse piccole UT di periodo preistorico e romano. [G.M.] Nellarea di pertinenza di questo sito, in particolare nellUT3, possibile riconoscere due distinti momenti di frequentazione di epoca romana. La prima databile al II secolo d.C. grazie al rinvenimento di un frammento di sigillata africana del tipo Lamboglia 1B (Bonifay Type 3; Forma Hayes 8) e di un frammento di orlo di piatto - coperchio con orlo annerito del tipo Hayes 196 var. B. Un secondo momento insediativo nello stesso sito invece testimoniato dalla presenza di un orlo di anfora cilindrica africana di grandi dimensioni del tipo Keay XXXVA (Bonifay Type 40) e da alcuni frammenti di ceramica da cucina africana a orlo annerito con orlo ispessito, variante tardiva della Hayes 226

M. MILANESE, M. BIAGINI, M. CHERCHI, G. MARRAS, G. PADUA, A. VECCIU: CERAMICHE TARDOANTICHE 196; i frammenti descritti si collocano cronologicamente tra fine IV e met V secolo. [G.P.] 5. VALLE DEL SILIS Le aree prese in esame nella ricognizione sono quelle tradizionalmente identificate con i villaggi medievali di Othari, Gennor, Oruspe e Sassalu, sempre interessate da frequentazioni di epoca romana. 5.1 Othari Nel corso della ricognizione sono state individuate 11 Unit Topografiche di cui due costituite dalla chiesa omonima (UT 4) e da un vicino nuraghe (UT 11) Nella parte sommitale e a poca distanza dal nuraghe, viene costruita in et romana una fattoria (o villa rustica) (Fig. 4), di cui le arature recenti hanno portato in superficie indicatori di strutture murarie (pietre, malta, cocciopesto, tegoloni), elementi caratterizzanti leconomia dellinsediamento (dolia, testimonianze orali del rinvenimento in passato di macine da grano), e cultura materiale (ceramiche fini e comuni, anfore, vetro). Per quanto riguarda la datazione iniziale del sito, i reperti pi significativi sono alcuni frammenti di ceramiche a vernice nera, soprattutto presenti nella produzione campana A e B, che indicherebbero una prima frequentazione a cavallo tra il II a.C. ed il I sec. a.C e frammenti di pareti di anfore italiche ad impasto augitico di produzione campano-laziale. Ad una fase successiva rimandano anfore del tipo Dressel 2/4 e fr. di sigillata italica (un fr.di fondo con residuo di bollo in planta pedis non identificabile) restringe la cronologia a dopo il 70 d.C., oltre a pochi frammenti di ceramica a pareti sottili di prima et imperiale. Numerosi sono i reperti ceramici riferibili ad una frequentazione del sito in et medio imperiale, tra II e III secolo, testimoniata dalla preponderante presenza delle merci di origine nordafricana: sono attestate tutte le classi esportate generalmente in questo periodo soprattutto dallarea della Zeugitania. Particolarmente abbondanti tra il vasellame fine da mensa sono i frammenti di TSA con le forme tipiche e pi note per questa produzione quali ad esempio il piatto Lamboglia 4/36A=Hayes 3B e le coppe Lamboglia 1B=Hayes 8A, Lamboglia 1C, Lamboglia 3A=Hayes 14A. Le decorazioni attestate sono le pi comuni, impresse a rotellatura o alla barbottina con foglie dacqua. La ceramica da fuoco rappresentata da vasellame africano da cucina nei due tipi canonici degli orli anneriti e delle patine cinerognole. Le forme pi comuni sono riferibili a piatti/coperchi con orli per niente o poco ingrossati, spesso coperti da una banda annerita lungo il bordo (forma tipo Ostia III, fig. 332), tegami con bordo ingrossato verso linterno (forma tipo Lamboglia 10A) e casseruole con orlo a fascia e insellatura interna (forma tipo Ostia II, fig. 303=Hayes 194) o ingrossato a mandorla verso lesterno con leggera insellatura superiore per linserimento del coperchio (forme tipo Ostia III, fig. 267= Hayes 197) o ancora con breve orlo a tesa (Villedieu 1984, fig. 88). La datazione di questi tipi soprattutto concentrata nella media et imperiale anche se alcune forme (vd. ad es. le casseruole tipo Ostia III, fig. 267= Hayes 197) che presentano cronologie molto ampie comprese tra la fine del II e la fine del IV-inizi V secolo non possono escludere lattestazione di cronologie di frequentazione del sito pi tarde. Alla media et imperiale (II-III secolo) dovrebbe essere riferito lunico orlo di anfora betica Dressel 20 e sempre tra la media e tarda et imperiale, tra III e fine IV/inizi V secolo sono da 227 riferire un orlo di anfora Africana IIA e un altro del tipo Africana IID, entrambe di produzione tunisina. La presenza di anfore di produzione nord-africana inoltre confermata dai numerosi frammenti di pareti (389 frr. complessivamente recuperati in tutte le UT) con impasti caratterizzati da abbondante quarzo eolico e superfici spesso schiarite o scurite. La cronologia pi tarda per la definizione del momento di abbandono del sito data dai pochi frammenti di TSA D di produzione della Zeugitania che testimoniano la vita nel sito ancora almeno nel corso del IV secolo. In particolare, lunico frammento significativo per un riconoscimento puntuale della forma, un orlo di ampia scodella con profilo a tesa defluente e piede dappoggio completamente atrofizzato, trova confronto proprio con il tipo Hayes 58B che cronologicamente collocabile in un momento precoce (fine III/350-375 d.C.) di questo tipo di produzione. Non sono al momento stati individuati reperti sicuramente databili dopo il IV secolo, momento che sembra segnare, allo stato attuale delle conoscenze, labbandono del sito. 5.2 Gennor La ricognizione iniziata nellarea circostante alla chiesa di S. Elia, unico dato noto allinizio dellindagine per la localizzazione e identificazione del villaggio medievale. I pochi frammenti di ceramica a vernice nera del tipo campana A (1 fr.) e soprattutto campana B (5 frr.), databili tra II e I secolo a.C., mentre ad una generica cronologia compresa tra II sec. a.C. e I sec. d.C. sono pertinenti i 20 frammenti di anfore italiche di produzione campana-laziale in cui solo un orlo di Dressel 2/4 (UT 51) restringe la datazione allinterno del I secolo d.C. Sempre al I secolo d. C. riferibile un ansa bifida di Dressel 2/4 (UT 56) di produzione tarraconese. Alla prima et imperiale, tra let augustea e la fine del I secolo d.C. sono riferibili fr. di sigillata italica rinvenuti in diverse UT. Si tratta per lo pi di reperti in s poco diagnostici, databili tra la met del I sec. a.C. e tutto il I sec. d. C.,oltre a fr. di ceramica a pareti sottili (8 frr.), riferibili ad un orizzonte cronologico analogo a quello delle sigillate italiche. Alla media et imperiale sono pertinenti i numerosi frammenti di anfore africane (200 frr) rinvenuti in tutte le UT individuate. Tra di essi sono pochi gli elementi significativi, che rimandano ad un area produttiva principalmente tunisina. Al momento sono stati individuati due orli ingrossati verso lesterno di forma Africana IB/Africana piccola (UT 50, 55), databili nel corso del III secolo, un orlo a profilo triangolare arrotondato di forma Keay IIIA/Africana I (UT58) databile tra la fine del II e gli inizi del IV secolo d.C. ed infine un orlo indistinto tagliato internamente, di forma in corso di individuazione, che dovrebbe presentare cronologia analoga ai precedenti orli. Ad analoga produzione e cronologia sono infine genericamente riferibili un corto puntale pieno (UT 50) ed una breve ansa a nastro ingrossato (UT 50). Ad un orizzonte di et medio-tardo imperiale sono riferibili gli oltre 60 frammenti di ceramica africana da cucina di produzione tunisina. Tra questi, gli elementi significativi sono costituiti principalmente da orli di piatti/coperchi con caratteristica fascia annerita o schiarita lungo il bordo. La morfologia varia da un profilo indistinto corrispondente al tipo Ostia III, fig. 332 = Hayes 196, n. 1 (UT 50, 56), databile tra let traianeo-adrianea e la seconda met del II secolo, ad un orlo distinto a beve tesa curva e pendente corrispondente ai tipi Ostia I, fig. 261/Ostia IV, fig. 60 e Ostia I, fig. 262/Ostia I, fig. 17, genericamente databili tra la fine del II e la fine IV/inizi V secolo.

LRCW3 A qualificare il momento di frequentazione di et medio imperiale inoltre la presenza di 19 frammenti di sigillata chiara A. Le forme attestate sono tutte aperte, riferibili a coppe con orlo ingrossato e sagomato, decorato a rotellatura (UT 50, UT 51) o liscio (UT 50) di forma Lamboglia 1b=Hayes 8A oppure ad orlo indistinto ed arrotondato con decorazione a solcature orizzontali e rotellatura del tipo Hayes 9 (UT 55), o ancora a scodelle con orlo a tesa (UT 51), databili tutte tra il II ed il III secolo. Ad un momento di passaggio tra le produzioni in sigillata chiara A e D (c.d. terra sigillata chiara A/D) sono riferibili almeno tre orli di scodelle di cui due di forma indistinta e rientrante (UT 52, 55) del tipo Ostia I, fig. 16 ed uno indistinto ed estroflesso (UT 52) del tipo Hayes 18, entrambe cronologicamente inquadrabili allinterno del III secolo. Scarsi i frammenti ceramici sicuramente databili posteriormente al IV secolo. I circa 15 frammenti di ceramica sigillata chiara D e i 6 di sigillata chiara C complessivamente rinvenuti sono tutti pareti e potrebbero tranquillamente rientrare in una cronologia di IV secolo. Mancano anche elementi significativi riferibili ad anfore tipiche dellet tardo antica. Unici elementi sicuri per una frequentazione antropica dellarea ancora nel V e nel VI secolo sono due frammenti di lucerne di produzione africana (UT 52, 55), riferibili rispettivamente alle forme Atlante VIII e Atlante IX. Forse ancora riferibile a questultimo momento di frequentazione dellarea un unico frammento di parete di forma chiusa in ceramica invetriata in monocottura che per impasto e caratteristiche del rivestimento potrebbe essere avvicinabile alle produzioni in vetrina pesante di V-VI secolo. 5.3 Oruspe La ricognizione stata condotta in unarea che dovrebbe corrispondere al villaggio medievale di Uruspe, circostante una struttura di et nuragica,posta a nord-est della collina di S. Giusta. La ricognizione ha evidenziato la diffusa presenza di reperti di et romana oltre che a resti di una vasca in coccio pesto. La presenza romana nel sito attestata almeno dalla tarda et repubblicana con la presenza di ceramica a vernice nera: let imperiale rappresentata (oltra che da fr. di anfore di area campano-laziale e da fr. di ceramica comune sempre con corpi ceramici caratterizzati da elevate concentrazioni di augite e di altri minerali cristallini di origine vulcanica) da fr. di sigillata italica: un orlo di coppa di forma Goudineau 18, databile dal 1510 a.C., un orlo di piatto di forma Goudineau 9 databile tra il 30 ed il 15 a.C. ed infine parti di due piatti di forma Atlante X databile tra il 10 a.C. ed il II sec. d.C. Alla seconda met del I secolo sono riferibili ancora un orlo di coppa di forma Goudineau 5 ed un orlo a listello di coppa Goudineau 38 databile tra II met I e inizi II secolo. Let medio imperiale testimoniata da diversi frammenti di TSA, per la maggior parte riferibile alla produzione di tipo A, databile tra let flavia ed il III secolo (coppe riferibili alla forma Lamboglia Ib/Hayes 8A e databili alla seconda met del II secolo). Altra forma attestata da pi di un esemplare la scodella di forma Lamboglia 9, con orlo indistinto e rientrante, databile tra la met del II e la met del III secolo mentre un solo orlo rispettivamente attribuibile alle coppe Lamboglia 18=Hayes 5C, della met del II secolo, e Lamboglia 3b, cronologicamente inquadrabile al III secolo. Tra le ceramiche da cucina della media et imperiale sono attestate soprattutto le produzioni africane, nelle note variet degli orli anneriti e delle patine cinerognole. Gli orli sono per lo pi poco ingrossati e quasi indistinti, segno di una certa 228 precocit rispetto allevoluzione del tipo. I confronti noti sono con la forma Ostia I, fig. 261/Ostia IV, fig. 60, genericamente databile tra la fine del II e la fine IV/inizi V secolo. Tra le casseruole sono attestati tre orli riferibili alla forma Ostia III, fig. 267=Hayes 197, databili genericamente tra la met del II e la fine del IV/inizi V secolo ed un orlo di forma Lamboglia 10A=Hayes 23B, cronologicamente inquadrabile tra il II e la fine IV/inizi V secolo. Diversi sono gli orli ed i puntali di anfore rinvenuti, quasi tutti pertinenti a produzioni dellAfrica del nord: mancano elementi tipici della fase pi tarda di produzione (V-VII secolo) mentre sembrano essere presenti forme della media et imperiale come testimonia ad esempio un orlo di Keay IIIB/Africana IB, databile tra il secondo quarto del III e gli inizi del IV secolo. Per quanto riguarda la cronologia finale dellinsediamento romano sembra poco attestata la ceramica TSA D, presente con rari frammenti scarsamente diagnostici. [M.B.; M.M.] CONCLUSIONI Le ricognizioni nelle aree del Rio Ertas, della Valle del Rio Mannu, della Valle del Silis e di Chiaramonti, permettono alcune osservazioni sui dieci siti ai quali si fa riferimento in questo articolo. La visibilit archeologica della frequentazione sembra sfumare tra V e VI sec.d.C., ad eccezione della Valle del Silis, dove la cronologia dei siti si chiude nel IV sec.d.C., almeno allo stato attuale delle conoscenze. In tutti i siti esaminati, la presenza delle merci ceramiche africane una costante, con cronologie distribuite tra II e V-VI sec.d.C. e con un ruolo di rilievo come indicatori cronologici, rappresentato dalla TSA A, C e D e dalle anfore. Dopo le anfore africane di piccole dimensioni di media et imperiale, dal III-IV sec.d.C. compaiono i contenitori di grandi dimensioni, con le forme Keay XXXV e XXXVI. Interessante segnalare anche una relativa frequenza delle anfore Keay LXII e LXIIa (che segnano le fasi finali di alcuni siti, tra V e VI sec.d.C.), forme presenti a Chiaramonti (sempre associate a ceramica africana da cucina e a ceramica comune), nella Valle del Rio Mannu e finora assenti nella Valle del Silis, dove i siti sembrano chiudersi nel corso del IV sec.d.C. [M.M.] BIBLIOGRAFIA AA. VV., 1981/1985, Atlante delle forme ceramiche, I, Ceramica fine romana nel Bacino mediterraneo, I-II, Enciclopedia dell'arte Antica, Classica e Orientale, Roma. Bofarull y Mascar De P., 1856, Repartimientos de los Reinos de Mallorca, Valencia y Cerdena. Coleccin de documentos inditos del Archivo de la Corona de Aragn, Barcelona. Bonifay, M., 2004, Etudes sur la ceramique romaine tardive d'Afrique, BAR Int. Ser. 1301, Oxford. Cherchi, M., 2002/03, Villaggi medievali abbandonati nellagro di Sassari: Ardu, Tesi di Laurea, Universit di Sassari, relatore prof. M. Milanese. 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Fig. 1 a. Territori sottoposti a ricognizione nella Provincia di Sassari.

Fig. 1 b. Le aree del Rio Mannu, del Rio Silis e di Chiaramonti.

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Fig. 2. Il sito di Uccari nella Valle del Rio Mannu.

Fig. 3. Carta di sintesi della ricognizione intensiva nel sito di Orria Pithinna (Chiaramonti).

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Fig. 4. Carta di sintesi della ricognizione intensiva nel sito di Othari nella Valle del Silis.

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Fig. 5. Anfore dai siti di Chiaramonti (Santa Giusta, Orria Pithinna), Ardu, Ertas ed Uccari (Valle del Rio Mannu).

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Fig. 6. TSA dai siti di Chiaramonti (Santa Giusta, Orria Pithinna, Badu Olta), Ardu (Valle del Rio Mannu).

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