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GIUSEPPE GIORDANO

STORIE DI CONCETTI
Fatti Teorie Metodo Scienza

Le Lettere

SOMMARIO

Premessa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. Parte I: Fatti e teorie

1. Esistono i fatti? Linterpretazione del dato scientifico. . 15 2. Che cos una teoria scientifica?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Parte II: Metodo 3. Dal lantichit a Newton. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 4. Cartesio, Vico, Kant e Hegel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 5. Dalla apoteosi alla fine del metodo classico. . . . . . . . 117 Parte III: Scienza 6. Dalla metafisica come scienza alla metafisica che non scienza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157 7. Verso una scienza metafisica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181 Bibliografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201 Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219

1 Esistono i fatti? Linterpretazione del dato scientifico

La domanda: Esistono i fatti? chiaramente una domanda retorica. Certo che i fatti esistono. Essial di l del giudizio che se ne possa darecostituiscono il punto di partenza irrinunciabile nel cammino del conoscere. Persino il pi grande tra i filosofi idealisti, Hegel, prende le mosse dalla percezione sensibile di ci che ci circonda1. Quelli che non esistono sono i fatti oggettivi. In una corretta prospettiva filosofico-epistemologica, affermare un fatto! un modo di dire sbagliato. Lo stesso vale per il termine dato, che ha senso soltanto, ad esempio, in un contesto come quello delle scienze, in unione con laggettivo scientifico: esistono solo dati o fatti qualificati. Vorrei allora mettere in evidenza lopportunit di superare modelli tradizionali di conoscenza, che attribuiscono a fatti e dati unesistenza autonoma; che attribuiscono a essi, cio, il possedere una connotazione di per s, che invece
1 Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito [1807], trad. di E. De Negri [La Nuova Italia, 1963], introduzione di G. Cantillo, 2 voll., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2008, in particolare le sezioni La certezza sensibile o il questo e lopinione e La percezione o la cosa e lillusione, pp.81-108. Naturalmente, Hegel parte dalla presunzione della certezza sensibile per farne vedere la crisi di oggettivit. Su ci cfr. G. Cotroneo, Il dileguare della prima certezza, in M. Pera (a cura di), Il mondo incerto, Laterza, Roma-Bari 1994, pp.5-25.

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loro soltanto alla luce di un contesto teorico. I nostri modelli di conoscenza sono in maniera preponderante oggettivisti; si lidea che il soggetto conoscente stia da una parte fondano sul e loggetto da conoscere sia da unaltra, ognuno indipendenlaltro. Si tratta del modello sintetizzato per la cultura te dal moderna da Cartesio, con la distinzione, che deriva dal conlio penso, fra res cogitans e seguimento della certezza del res extensa2; si tratta (detto in termini sommari) dello schema delladaequatio rei et intellectus, che giustappone un oggetto fisso e immutabile a una mente altrettanto fissa e immutabile3. Non senza motivo che si afferma loggettivismo: esso costituisce una strategia ottimale per semplificare lapproccio conoscitivo. uno dei due postulati sui quali si fonda la conoscenza come stata impostata dalla cultura occidentale4. stato un fisico a definirlo postulato doggettivazione, Erwin Schrdinger, che cos lo ha puntualmente descritto: Lo scienziato nel suo subconscio, quasi inavvertitamente, semplifica il suo problema di comprendere la natura, non prendendo in considerazione o tagliando fuori dal quadro se stesso, la sua personalit, il soggetto della conoscenza./Senza rendersene conto il pensatore si limita a rappresentare la parte dun osservatore esterno. Con ci il suo compito straordinariamente facilitato. [] Questo gran passotagliar fuori se stesso, retrocedere come uno spettatore che non ha nulla a che fare con lesecuzione dello spettacoloha ricevuto altri

2 Cfr., ad esempio, R. Descartes, Discorso sul metodo [1637], trad. di M. Garin [1986], introduzione di T. Gregory [1998], Laterza, Roma-Bari 2004. 3 Sul tema pu risultare interessante vedere R. Gregory, La mente nella scienza [1981], trad. di M. e D. Paggi e U. Gasparino, Mondadori, Milano 1985. 4 Laltro postulato il principio di intelligibilit, lidea, alla base della nascita della filosofia, che la realt possa essere spiegata razionalmente, senza dovere fare ricorso a un qualcosa di mitico o trascendente. Su ci si vedano le suggestive pagine di F. Nietzsche, La filosofia nel lepoca tragica dei Greci e scritti 1870-1873, con nota introduttiva di G. Colli e M. Montinari, trad. di G. Colli, Adelphi, Milano 1992.

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nomi, che lo fanno sembrare innocuo, naturale, inevitabile. Lo si pu chiamare semplicemente oggettivazione, considerazione del mondo come un oggetto5. Quello che cercheremo ora di percorrereguidati anche dalla seconda parte del titolo di questo capitolo: Linterpretazione del dato scientifico un cammino che dalloggettivazione assoluta ci porti al recupero del soggetto, che s osservatore, ma anche parte della natura che osserva e nella quale immerso; fatto, questo, che preclude, in un certo senso, loggettivit. Il percorso che faremo ci dovr portare dal lidea classica di un soggetto conoscente fotografo della natura, e per questo sempre fuori dal campo di ripresa6, a un soggetto che allo stesso tempo, secondo una bella espressione del grande fisico Niels Bohr, attore e spettatore rispetto alla realt e alla natura7. La Rivoluzione scientifica galileiana ha imposto loggettivismo come modello di conoscenza; ha deciso che fosse conoscibile in maniera garantita soltanto ci che misurabile, quantificabile, che cio si pretenderebbe avere una sua sussistenza a prescindere dal soggetto che la osserva. Che quella operata in questo contesto sia, allora, una soppressione del soggetto appare chiaro se seguiamo Galilei nel lesempio che porta, nel Saggiatore, per operare la celebre distinzione fra qualit primarie e secondarie8, proprie, le prime, delloggetto,
5 E. Schrdinger, La natura e i Greci [1948], in Id., Limmagine del mondo, trad. di A. Verson [1963], presentazione di B. Bertotti, Boringhieri, Torino 1987, p.237. 6 Cfr. E. Morin, Il Metodo 1. La natura della natura [1977], trad. di G. Bocchi e A. Serra, Raffaello Cortina, Milano 2001, p.98. Per un quadro completo del pensiero di Morin, rinvio al numero unico del 2011 della rivista Complessit, interamente dedicato al pensatore francese in occasione del suo novantesimo compleanno. 7 Si torner pi avanti su Bohr e anche su questa sua intensa espressione sul ruolo del soggetto. Per ora si veda N. Bohr, I quanti e la vita, trad. di P. Gulmanelli [1965], Boringhieri, Torino 1984, pp.24 e 118. 8 Bench si tratti di una distinzione presente sin dal lantichit, con John Locke che qualit primarie e secondarie entrano nel linguaggio filosofico con

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le seconde, invece, relative ai soggetti percipienti. Alla fine di una lunga argomentazione, con unimmagine che oggi si potrebbe definire splatter, cos afferma: E stimo che, tolti via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino bene le figure i numeri e i moti, ma non gi gli odori n i sapori n i suoni, li quali fuor lanimal vivente non credo che sieno altro che nomi, come del a punto altro che nome il solletico e la titillazione, rimosse lascelle e la pelle intorno al naso9. La rimozione del soggetto avvenuta attraverso quella che Edmund Husserl ha definito matematizzazione galileiana della natura10. La rivoluzione scientifica del Seicento11 ha operato una semplificazione della realt, applicando un atteggiamento che possibile riassumere nel termine riduzionismo: la realt ridotta nella sua essenza scientifica a pure forme geometriche; una sola tipologia di causa sufficiente a spiegare il come (e non il perch) dei fenomeni; tutto riconducibile alla mera quantit, eliminando totalmente la dimensione qualitativa; la conoscenza deve connotarsi come definitiva e quindi fuori dal tempo della storia, tempo di cambiamento e divenire. In questa prospettiva, la descrizione scientifica entrata in contrasto con la vita vissuta, proponendo come vero un mondo assolutamente diverso da quello in cui la vita svolge i suoi intrecciati percorsi12. Questa operazione stata una vera e propria oggettivazione della realt studiata
ampiezza di diffusione. Cfr. J. Locke, Saggio sul lintelletto umano [1689], a cura di M. e N. Abbagnano, UTET, Torino 1971, in particolare l.II, 9-10, pp.168-169. 9 G. Galilei, Il Saggiatore [1623], in Id., Opere, a cura di F. Brunetti, 2 voll., UTET, Torino 19802, vol.I., pp.780-781. 10 Cfr. E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale [1959], prefazione di E. Paci, trad. di E. Filippini [1961], il Saggiatore, Milano 2008, in particolare pp.53-88. 11 Per inquadrare storicamente il fenomeno e coglierne i presupposti teorici, rinvio a P. Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza, Roma-Bari 1997. 12 Su ci cfr. A. Koestler, I sonnambuli. Storia delle concezioni del lUniverso [1959], con una introduzione di G. Giorello, trad. di M. Giacometti [1982],

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dallo scienziato. Ancora oggi, troppo spesso, questo modello accettato e ritenuto valido (talvolta senza rifletterci a lungo). La tesi che voglio sosteneredopo questa ampia premessa che non esistono fatti scientifici di per s, ma esistono fatti scientifici nel senso di fatti interpretati e qualificati alla luce di teorie e secondo criteri che, di volta in volta, storicamente si sono scelti per decidere ci che scienza e ci che non lo . Si tratta, come ovvio, del riconoscimento del ruolo del soggetto che conosce. Ora, la svolta consapevole per un riconoscimento del ruolo del soggetto nel conoscere scientifico (e non nel senso kantiano di soggetto trascendentale dotato di certe categorie che permettono di comprendere le leggi dei fenomeni intersoggettivamente; ma piuttosto nel senso delle vichiane modificazioni della mente umana13), il riconoscimento della mutevolezza della conoscenza stessa un processo lento; possiamo rinvenire un evidente punto di svolta nella seconda met del lOttocento, quando uno scienziato 14 austriaco, Ernest Mach , cominci a mettere in discussione la definitivit (e verit) dei risultati raggiunti dalla fisica (per estensione, si potrebbe dire dalla scienza), scrivendo La meccanica nel suo sviluppo storico-critico: questo testo, che sar manuale di generazioni di studenti, reca gi nel titolo i segni di una rottura con lideale epistemologico classico di una scienza definitivamente o vera o errata, ma non in sviluppo15.
Jaca Book, Milano 19912; A. Koyr, Studi newtoniani [1965], trad. di P. Galluzzi [1972], Einaudi, Torino 1983. 13 Cfr., rispettivamente, I. Kant, Critica della ragion pura [1781; 1789], trad. di G. Gentile e G. Lombardo Radice [1909-1910], rivista da V. Mathieu [1959], Laterza, Roma-Bari 1983, e G. Vico, Princip di scienza nuova [1744], a cura di F. Nicolini [1953], Mondadori, Milano 1992. 14 Su Mach e il contesto austriaco, si veda D. Donato, I fisici della Grande Vienna, Le Lettere, Firenze 2011. 15 evidente che linfluenza storicista di Darwinche aveva pubblicato nel 1859 Lorigine della specie (introduzione di G. Montalenti, trad. di L. Fratini [1967], Bollati Boringhieri, Torino 2001)sulla scienza inizia a propagarsi pre-

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La tesi di Mach la seguente: vero che i concetti (le teorie) traggono origine dai fatti, ma essi non coincidono con i fatti. I concetti scientifici costituiscono il risultato di unoperazione di economia di pensiero. Scrive Mach: Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di economizzare esperienze mediante la riproduzione e lanticipazione di fatti nel pensiero. Queste riproduzioni sono pi maneggevoli del lesperienza diretta e sotto certi aspetti la sostituiscono. Non occorrono riflessioni molto profonde per rendersi conto che la funzione economica della scienza coincide con la sua stessa essenza. necessario avere idee chiare su questo argomento, se si vuole evitare ogni forma di misticismo16. Gi con Mach, dunque, la conoscenza scientifica si presenta esplicitamente e consapevolmente come unoperazione di astrazione da parte di un soggetto; riconoscere questo significa smascherare lastrazione del riduzionismo galileiano dal linterno della stessa fisica. Il passo successivo, sempre in fisicaed importante seguire questi sviluppi al linterno della fisica perch stata la fisica a ergersi a modello paradigmatico di scienza per quasi quattrocento anni, lo ha compiuto Albert Einstein, mettendo in evidenza, con le teorie della relativit17, come ogni osservazione-misurazione sia fatta da un punto di vista: il punlosservatore, del soggetto. Secondo Einstein, to di vista del loggettivismo , allora, un pregiudizio. In questi termini si esprime, ad esempio, nella sua Autobiografia scientifica: Il
sto, facendo transitare dalla biologia anche alla fisica un concetto come quello di sviluppo, carico di temporalit orientata in maniera irreversibile, assolutamente alieno alla fisica galileiano-newtoniana. 16 E. Mach, La meccanica nel suo sviluppo storico-critico [1883; 19339], trad., introduzione e note di A. DElia, Boringhieri, Torino 1977, p.270. 17 Cfr. A. Einstein, Lelettrodinamica dei corpi in movimento [1905], in Id., Opere scelte, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988, pp.148-177; A. Einstein, I fondamenti della teoria della relativit generale [1916], in Id., Opere scelte, cit., pp.282-343.

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pregiudizioche a tuttoggi non affatto sparitoconsiste nella convinzione che i fatti possano e debbano tradursi in conoscenza scientifica di per s, senza una libera elaborazione intellettuale18. Il compimento del recupero del soggetto si avuto con la fisica quantistica19. Qui entrano in gioco figure della caratura (non soltanto scientifica) di Niels Bohr e Werner Heisenberg20. Di Bohr si gi accennato, parlando della posizione del soggetto conoscente come contemporaneamente attore e spettatore. Lottica, nella quale si colloca la considerazione sul soggetto fatta dal fisico danese, quella di una nuova logica, la logica della complementarit, necessaria per potere comprendere e fare fronte ai dualismi, sorti con la scoperta del quanto dazione, tra spiegazioni corpuscolari e ondulatorie dei fenomeni fisici come la luce o la materia: si tratta di adottare una prospettiva che consenta di cogliere le ambiguit della natura come il frutto del nostro essere immersi in essadel fatto, cio, che la nostra posizione [] di spettatori e attori a un tempo del grande dramma del lesistenza21; che quindi spiegazioni apparentemente contrastanti possono essere entrambe vere22.
A. Einstein, Autobiografia scientifica [1949], in Id., Opere scelte, cit., p.84. Per una panoramica sulla rivoluzione dei quanti rinvio a G. Gamow, Trentanni che sconvolsero la fisica [1966], trad. di L. Felici [1966], Zanichelli, Bologna 1990. 20 Per unanalisi della coesistenza di una dimensione filosofica accanto a quella scientifica in questi protagonisti della scienza, mi limito a rinviare, in una bibliografia ormai vastissima, a due opere collettive: G. GembilloG. Giordano (a cura di), Niels Bohr scienziato e filosofo, Armando Siciliano, Messina 2004, e G. GembilloC. Altavilla (a cura di), Werner Heisenberg scienziato e filosofo, Armando Siciliano, Messina 2002. 21 N. Bohr, Biologia e fisica atomica [1937], in Id., Teoria del latomo e conoscenza umana, trad. di P. Gulmanelli, Boringhieri, Torino 1961, p.395. 22 Siamo di fronte a un superamento in ambito scientifico della logica classica. Su ci si pu vedere G. Gembillo, Le polilogiche della complessit. Metamorfosi della Ragione da Aristotele a Morin, Le Lettere, Firenze 2008, in particolare pp.189-206. Su Bohr si veda anche S. Petruccioli, Atomi Metafore Paradossi.
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Werner Heisenberg colui che nel 1927, attraverso lenunciazione delle relazioni di incertezza o principio di indeterminazione, reintroduce, con un ruolo attivo, di fatto e inesorabilmente, il soggetto nella realt esplorata scientificamente. Il principio di indeterminazione ci dice che non possiamo conoscere con precisione assoluta posizione e velocit di una particella microfisica contemporaneamente23. Limpossibilit della misura contemporanea precisa deriva dal fatto che, ad esempio, un elettrone viene osservato mediante unapparecchiatura che lo illumina; ora, la particella di luce, il fotone, pi grande del lelettrone, e nel colpirlo interagisce con esso: si pu dire che latto di osservazione a causare lindeterminazione, si pu dire che il soggetto che osserva a manifestare palesemente la sua presenza ineliminabile. Le conseguenze filosofico-epistemologiche del principio di indeterminazione sono molteplici24; la pi importante, va ribadito, discende dal fatto che il soggetto perturba loggetto, interagisce con esso: crolla cos loggettivismo, fondato sulla separazione netta del soggetto e del loggetto25.
Niels Bohr e la costruzione di una nuova fisica, Theoria, Roma-Napoli 1988 (nuova edizione: Le Lettere, Firenze 2012). 23 Cfr. W. Heisenberg, Sul contenuto intuitivo della cinematica e della meccanica quantoteoriche [1927], in Id. Indeterminazione e realt [1991], a cura di G. Gembillo e G. Gregorio, Guida, Napoli 20022, pp.47-77. 24 Fra queste importante ricordare il crollo del luniversalit del principio di causalit, espressamente sancita da Heisenberg nella memoria del 1927 (cfr. lidea di ripetibilit del lesperimento. Sulle conseguenze di ivi, p.76) o quello del tipo epistemologico delle scoperte dello scienziato tedesco rinvio a G. Gembillo, Werner Heisenberg. La filosofia di un fisico, Giannini, Napoli 1987, e a C. Altavilla, Fisica e filosofia in Werner Heisenberg, Guida, Napoli 2006. 25 Non a caso gli storici della scienza hanno classificato Bohr, Heisenberg e la scuola di Copenhagen come gli idealisti tra i fisici dei quanti. Si veda, fra i tantioltre il gi citato Trentanni che sconvolsero la fisica di Gamow, S. OrtoliJ.P. Pharabod, Il cantico dei quanti [1984], trad. di E. Castelli, Theoria, Roma-Napoli 1991, e K.W. Ford, Il mondo dei quanti. La fisica quantistica per tutti [2004], trad. di F. Ligabue, Bollati Boringhieri, Torino 2006.

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Nel lambito dello studio del vivente si arriva presto a conclusioni analoghe; anzi, proprio la biologia a spingere verso una prospettiva sistemica, che dia conto proprio delloriginalit degli esseri viventi come organismi26. Era per importante che fosse la fisica a dovere mettere in discussione criteri che, partendo dal suo interno, erano diventati assoluti e paradigmatici. Abbiamo ora una prima cornice di sfondo. Una seconda quella data dal fatto che il Novecento si pu inquadrare come luomo ha secolo dei linguaggi: tutto ci che ruota intorno al una dimensione linguistica: cultura, filosofia, arte, e anche scienza. Una volta che si comincia a cogliere il ruolo del soggetto come costruttore di una conoscenza, che si modifica nella continua interazione fra il soggetto appunto e loggetto (la natura), i prodotti di questa attivit del soggetto si connotano come linguistici nel senso che esprimono (e non per forza verbalmente: comunichiamo anche stando zitti!)27. Qui, in una staffetta ideale, il testimone passa ai filosofi (gli scienziati ritorneranno pi avanti, per lultima frazione). La riflessione dei filosofi sulla scienza diviene nel Novecento infatti, almeno in larga parte, riflessione su come vengono espresse le verit o i concetti scientifici, anzi su come devono
Sulla prospettiva sistemica, proprio a partire dallo studio del vivente, si veda L. von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppo, applicazioni [1967], trad. di E. Bellone [1971], introduzione di G. Minati, Mondadori, Milano 2004. 27 Sul linguaggio come strumento di comunicazione, ma non esclusivamente verbale o scritto, rinvio a E.T. Hall, La dimensione nascosta [1966], trad. di M. Bonfantini [1968], Bompiani, Milano 2001, e a P. Watzlavich, La realt della realt. Comunicazione-Disinformazione-Confusione [1976], trad. di J. Sanders, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976. La centralit del linguaggio, del lespressione, alla base del lidea crociana del lestetica, definita appunto scienza del lespressione e linguistica generale; ed interessante che questo testo di Croce sia uno di quelli che inaugurae, soprattutto in Italia, d unimpronta molto forteil Novecento. Cfr. B. Croce, Estetica come scienza del lespressione e linguistica generale [1902], a cura di G. Galasso, Adelphi, Milano 1990.
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venire espresse per rispondere a determinati criteri di scientificit, quale ad esempio la definitivit. Siccome, inizialmente, il modello conoscitivo quello oggettivista e pur tuttavia si assiste, nel panorama scientifico, a continue dispute interpretative, ci si interroga su come si possano esprimere concetti scientifici, o addirittura fatti, in proposizioni inequivoche28. La corrente pi importante di filosofia scientifica della prima met del Novecento, il Neopositivismo logico, collassa quando i suoi esponenti non riescono a mettersi daccordo su quali (e come) debbano essere le proposizioni scientifiche oggettive, i cosiddetti protocolli29. Da qui in avanti la filosofia della scienza comprende che non si pu pi pensare a un modello di conoscenza che rispecchi fatti oggettivamente dati in maniera assoluta e, soprattutto, una volta per tutte (cosicch la storia della scienza finiva con il presentarsi come una storia di errori)30. Si tratta della svolta impressa alla riflessione sulla scienza da Karl
28 Questo interrogativo alla base delle riflessioni della filosofia della scienza almeno della prima met del secolo, pur avendo davanti agli occhi lesemplarit di un dibattito come quello della fisica, nel quale si disputa sul significato o sul modo di scrivere formule matematiche, che dovrebbero (ma non lo sono affatto) essere inequivoche. Rinvio, a riprova di quanto sostengo, alle pagine di G. Tagliaferri, Storia della fisica quantistica. Dalle origini alla meccanica ondulatoria, Franco Angeli, Milano 1985, o a quelle di T.S. Kuhn, Alle origini della fisica contemporanea. La teoria del corpo nero e la discontinuit quantica [1978], edizione italiana a cura di E. Bellone, trad. di S. Scotti, il Mulino, Bologna 1981. La credenza nella realt (verit) delle formule matematiche, nel loro essere un rispecchiamento della natura, dura a morire; si veda, ad esempio, S. Bais, Equazioni. Le icone del sapere [2005], trad. di A. Migliori, Dedalo, Bari 2009. 29 Sul Neopositivismo, le sue vicende e le articolate posizioni dei filosofi appartenenti a esso rinvio a F. Barone, Il Neopositivismo logico [1953; 1977], edizione riveduta e aggiornata, Laterza, Roma-Bari 1986, e a G. Polizzi (a cura di), Filosofia scientifica ed empirismo logico, Unicopli, Milano 1993 (che raccoglie gli atti del Convegno parigino del 1935, espressione del massimo fulgore del Neopositivismo). 30 Per un quadro storico della filosofia della scienza rinvio a D. GilliesG. Giorello, La filosofia della scienza nel XX secolo, Laterza, Roma-Bari 1995. pure interessante la ricostruzione storicadi respiro molto pi vasto, dal lantichit al

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Popper e dalla cosiddetta New Philosophy of Science. Si tratta, in entrambi i casi, di reazioni al lapproccio logico del Neopositivismo: quella di Popper pi interna alla temperie positivista (nella quale il filosofo austriaco si , in un certo senso, formato); quella della Nuova filosofia della scienza pi di rottura con la tradizione precedente, grazie a un continuo riferimento, non riscontrabile prima, alla storia della limpresa scienza, avviando cos una storicizzazione del 31 scientifica . Dar soltanto due esempi dei nuovi modi di concepire la conoscenza scientifica e quindi i fatti scientifici alla luce di un nuovo soggettivismo (che non il tanto oggi esecrato relativismo; ma anche su questo ci sarebbe da discutere, se e in che misura il relativismo vada stigmatizzato)32. Gli esempi da me scelti sono due tra i pi importanti filosofi della scienza (tradizionali)33 del Novecento: il gi citato Karl Raymund Popper e Thomas Samuel Kuhn.
Novecentodi D. Oldroyd, Storia della filosofia della scienza [1986], trad. di L. Sosio [1989], il Saggiatore, Milano 1998. 31 Cfr. H.I. Brown, La nuova filosofia della scienza [1977], trad. di E. Prodi, Laterza, Roma-Bari 1984. Per una ricca informazione bibliografica sugli sviluppi della filosofia della scienza nella seconda parte del Novecento e, soprattutto, dopo Popper, rinvio a F. Coniglione, Popper addio. Dalla crisi del lepistemologia alla fine del logos occidentale, Bonanno, Acireale-Roma 2008. 32 Sul relativismo e le sue tante sfaccettature, rinvio ad A. Coliva, I modi del relativismo, Laterza, Roma-Bari 2009. 33 Parlo di filosofi della scienza tradizionali perch esiste tutto un altro filone di scienza e riflessione sulla scienza che, a partire dai cambiamenti che stanno attraversando molteplici settori di ricerca scientifica, implicano un radicale cambiamento epistemologico che si lascia dietro riduzionismo e semplificazioni astraenti per abbracciare la complessit del reale. Se dal punto di vista scientifico il pi importante dei pensatori di questo nuovo orizzonte filosofico-epistemologico sicuramente Ilya Prigogine, riferimento filosofico Edgar Morin con il suo monumentale Metodo in sei volumi. Alcune indicazioni bibliografiche: I. Prigogine I. Stengers, La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza [1979], edizione italiana a cura di P.D. Napolitani [1981], Einaudi, Torino 19993; per quel che riguarda Morin, i sei volumi di La Mthode sono tutti pubblicati in Italia da Raffaello Cortina (Milano 2001-2008); si veda, inoltre, E. Morin, La sfida della complessit-La

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Karl Popper si rende contoproprio assistendo al fallimento dei Neopositivisti nel lindividuare proposizioni protocollari, resoconti oggettivi di osservazioniche qualcosa non funziona nel metodo accreditato del conoscere scientifico e nel correlato meccanismo di controllo: linduzione, che attraverso losservazione di fatti particolari (singoli) ci porterebbe a teorie e leggi universali, e la verifica (cio la prova positiva lipotesi). che suffragherebbe la bont del Se gi Hume aveva rilevato laspetto soggettivo dellinferenza induttiva34, ricavando da ci poi anche la considerazione che la generalizzazione causale fosse dovuta al labitudine35 (svegliando cos Kant dal suo sonno dogmatico36), Popper affronta il problema del linduzione in maniera pi incisiva, sorretto da ulteriori duecento anni di esplorazione scientifica e riflessione sui risultati ottenuti. Per il filosofo austriaco, infatti, linduzione uno di quelli laltro la demarcazione che definisce i due problemi fondamentali della teoria della conoscenza37. il problema della credenza, apparentemente di evidenza assoluta, che osservando una serie di fatti, se ne possa concludere con una legge generale che li riguarda e sia valida per sempre. ben noto lesempio che Popper porta
dfi de la complexit, a cura di G. Gembillo e A. Anselmo, Le Lettere, Firenze 2011. Sul tema generale della complessit, si veda anche G. BocchiM. Ceruti (a cura di), La sfida della complessit [1985], Bruno Mondadori, Milano 2007, e C.S. BertugliaF. Vaio, Complessit e modelli. Un nuovo quadro interpretativo per la modellizzazione nelle scienze della natura e della societ, prefazione di D.A. Lane, Bollati Boringhieri, Torino 2011. 34 Cfr. D. Hume, Trattato sulla natura umana [1740], a cura di E. Lecaldano, Laterza, Roma-Bari 1987, in particolare l.I, parte III, sez. VI, pp.100-107. 35 Cfr. D. Hume, Ricerche sul lintelletto umano [1748], trad. di M. Dal Pra [1957], introduzione di E. Lecaldano, Laterza, Roma-Bari 1996, in particolare sez. V, parte I, pp.62-73. 36 Cfr. I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che potr presentarsi come scienza [1783], trad. di P. Carabellese [1925], introduzione e revisione della traduzione di H. Hohenegger, Laterza, Roma-Bari 1996. 37 Cfr. K.R. Popper, I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza [1979], trad. di M. Trinchero, il Saggiatore, Milano 1987.

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nella Logica della scoperta scientifica. Avere osservato sempre cigni bianchi legittimerebbe lipotesi che tutti i cigni siano bianchi; ma losservazione di un solo cigno nero mostra come linduzione, la teoria della bianchezza dei cigni, fondata sul non sia n universale n definitiva38. In Congetture e confutazioni largomento usato ancora pi eclatante. Popper parte da una premessa: Per indu zione, nel luso che qui se ne fa, si intende il poter appren deree stabilirefatti generali a proposito della natura. Consideriamo un esempio banale: il sole sorge tutti i giorni. Non ci stabilito, e giustificato come vero, da innumerevoli ripetizioni? Oppure consideriamo il successo di una medici na come laspirina. Non stato stabilito mille volte che questa di giovamento e, se presa in dosi moderate, assolutamente innocua?39. Sembrerebbero domande retoriche, frutto di considerazioni ovvie e banali. La risposta di Popper che non lo sono affatto. Continua: Io dico No. Si pu mostrare che lasserto che il sole sorge tutti i giorni era stato origina riamente stabilito, e inteso, nel senso che dove vivo il sole sorge tutti i giorni, e dovunque io sia stato, ed in ogni luogo del quale abbia sentito parlare, il sole sorge tutti i giorni; dun que ovvio che esso sorga ovunque tutti i giorni (o entro un definito periodo di tempo). Ma questa uninferenza induttiva, e non vale: come sappiamo, ci sono molti luoghi sulla terrain Norvegia, in Svezia e in altre nazioni che si estendono oltre il circolo polarenei quali possiamo recarci facilmente e sperimentare il sole di mezzanotte, o viceversa, giorni in cui il sole non sorge affatto40. Di fronte a questo ragionamento, viene meno la forza del
38 Cfr. K.R. Popper, Logica della scoperta scientifica [1934; 1959], trad. di M. Trinchero [1970], premessa di G. Giorello, Einaudi, Torino 1995, pp.5-9. 39 K.R. Popper, Congetture e confutazioni [1962; 1969], trad. di G. Pancaldi [1972], il Mulino, Bologna 2003, p.vii. 40 Ivi, pp.vii-viii.

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giuseppe giordano

linduzione nel produrre generalizzazioni universali e, insieme, il potere della verifica definitiva, attraverso una prova empirico-osservativa. Popper, infatti, conclude: La tesi fondamentale che voglio sostenere contro la capacit dellinduzione di stabilire la verit, o anche solo la probabilit, di una generalizzazione o di una teoria, questa: dobbiamo sempre essere disposti a verificare un asserto, anche se questo sostenuto da mille e mille esperienze; pu sempre risultare necessaria una sua revisione, forse anche radicale, come nel lasserto il sole sorge almeno una volta ogni 24 ore caso del in ogni luogo della terra41. In termini di fatti e osservazioni tutto questo discorso finisce anche con il significare che non esistono n fatti puri n osservazioni pure. Scrive Popper: Venticinque anni or sono, cercai di far capire questo punto a un gruppo di studenti di fisica, a Vienna, incominciando una lezione con le seguenti istruzioni: prendete carta e matita; osservate attentamente e registrate quel che avete osservato!. Essi chiesero, naturalmente, che cosa volevo che osservassero. chiaro che il precetto osservate!, assurdo. E non neppure idiomatico, se loggetto del verbo transitivo non pu considerarsi sottinteso. Losservazione sempre selettiva. Essa ha bisogno di un oggetto determinato, di uno scopo preciso, di un punto di vista, di un problema. E la descrizione che ne segue presuppone un linguaggio descrittivo, con termini che designano propriet; presuppone la similarit e la classificazione, che a loro volta presuppongono interessi, punti di vista e problemi. Un animale affamato, scrive Katz, divide lambiente in cose commestibili e non commestibili. Un animale in fuga scorge vie per scappare e luoghi per nascondersi In generale, gli oggetti cambiano a seconda dei bisogni dellanimale. Possiamo aggiungere che gli oggetti possono essere
Ivi, p.viii.

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