L'iniziativa del gruppo chiamato “Save Our Seeds” vuole sensibilizzare l'opinione pubblica
sulla discussione al Parlamento Europeo di una direttiva piuttosto controversa che
autorizzerebbe la presenza “accidentale o tecnicamente inevitabile” di 0,3% (per l'olio di
semi di colza e granturco) e 0,5 % (per barbabietola, patate e cotone) di sementi OGM.
Il modello di "prodotti ad alta qualità" che il Parlamento Europeo intende adottare non è
altro che un cavallo di troia per l'industria OGM che finirà per costringere i coltivatori a
pagare dei costi aggiuntivi per proteggere le proprie coltivazioni dalla inevitabile
contaminazione con le colture GM.
BIO-HACKING
Si possono brevettare le piante medicinali? Le sementi del riso, oppure gli estratti di fiori
che hanno una potente azione anticancro? O addirittura il pane? Certo che si può. Basta
avere molti soldi, buoni avvocati in caso di ricorso, e soprattutto la copertura di un
organismo come il WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, all'interno della quale
tutto si può vendere e tutto si può comperare, comprese le conoscenze che i popoli si
tramandano da secoli.
Un caso esemplare è quello rimbalzato su qualche sito Internet nel mese di febbraio (e
puntualmente ignorato dai telegiornali), quando un'associazione agricola indiana,
appoggiata da Greenpeace e dall'economista Vandana Shiva, ha presentato ricorso
all'ufficio brevetti europeo contro la Monsanto. Oggetto del contendere il brevetto
"Ep445929", che protegge una specie di frumento chiamata "Galatea" sviluppata alla fine
degli anni Novanta dall'Unilever, società poi assorbita nella multinazionale agroalimentare
di Saint Louis assieme ai diritti su Galatea.
Ma cos'è Galatea? Innanzitutto, non è una specie transgenica. È una semente del tutto
naturale. Quindi il brevetto non riguarda interventi sul DNA del seme. Più semplicemente,
si tratta del particolare processo di selezione al termine del quale si ottiene un frumento
dalle caratteristiche uniche. Un frumento che viene definito “di colore giallo intenso, privo
di alcune sequenze genomiche che ne determinano un´eccezionale capacità nei processi
di panificazione”, capace di offrire un pane saporito, nutriente e croccante.
Non solo: è la prima volta che l'European Patent Office mette il proprio timbro su una
specie vegetale che, di fatto, è una pianta coltivabile normalmente, senza interventi
genetici. Una prassi che invece è diffusa negli Stati Uniti e che ha già prodotto sostanziosi
contraccolpi economici a tutte quelle produzioni locali e tradizionali che da un giorno
all'altro sono finite sotto la giurisdizione esclusiva di qualche grosso gruppo alimentare che
improvvisamente dice di averle “inventate” e brevettate.
Di fronte al ricorso degli agricoltori indiani, la replica ufficiale della Monsanto è stata quella
di Thomas McDermott, direttore delle relazioni esterne della Monsanto Europa-Africa:
«Quello che raccontano queste persone è una favoletta. Non abbiamo rubato nulla a
nessuno e siamo decisi a difendere i nostri brevetti in ogni sede opportuna. Galatea ha
meno glutine delle altre varietà di frumento e questa ridotta viscoelasticità ne determina
una minore espansione durante la panificazione. Inoltre, la Monsanto non intende
commercializzare Galatea e ha deciso di uscire dal business del frumento in Europa».
Questo caso offre diversi spunti di riflessione sugli effetti concreti che le regole del WTO
stanno avendo sulle economie deboli. Dice Vandana Shiva: «La globalizzazione non è un
processo naturale che produce inclusione. È un progetto pianificato di esclusione che
risucchia le risorse e le economie dei poveri del sud attraverso il mercato globale e le
grandi corporations transnazionali. Della distruzione delle economie e dei modelli di vita
locali non si tiene conto. Di fatto, la distruzione delle vite e delle culture viene definita
crescita dell'economia globale. La crescita attraverso la globalizzazione è basata sul furto
delle risorse, delle conoscenze e delle economie dei popoli. Le regole del commercio
globale sono previste nell'accordo dell'Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) e
negli accordi sui diritti d'autore sulle proprietà intellettuali legate al commercio (Trip's,
monopoli dei diritti di proprietà intellettuale). Questi accordi sono regolamentati da una
vera e propria rapina economica camuffata da statistiche e formule legali».
In effetti, le regole del “libero mercato” riescono a trasformare tutti gli aspetti della vita in
merci: la cultura, la biodiversità, l'alimentazione, l'acqua. E pure i diritti. Le regole di ordine
diverso (etica, ambiente, valore della persona) sono vincoli indesiderati. Ogni normativa
che tutela le piccole economie collocate da secoli al di fuori del bazar mondiale stabilito
dal WTO è considerata protezionistica. Anche nel caso delle conoscenze.
COLONIZZARE LA BIOSFERA
Sempre Vandana Shiva: «I brevetti si possono considerare sotto vari aspetti una replica
della colonizzazione che ebbe luogo 500 anni fa. È interessante notare che anche a quel
tempo, quando Colombo e altri avventurieri come lui salparono, portarono con sé dei
documenti che venivano chiamati brevetti e che davano loro il potere di rivendicare la
proprietà dei territori che scoprivano in qualunque parte del mondo che non fossero già
sotto il dominio di governanti cristiani bianchi. Gli odierni brevetti sulla vita sembrano
essere documenti dello stesso genere. Sono pezzi di carta emessi dagli uffici brevettuali
che, in sostanza, dicono alle corporations che se ci sono conoscenze, materiale vivente,
organismi vegetali, sementi, medicine ancora sconosciute ai bianchi, esse possono
appropriarsene in via esclusiva e trarne il relativo profitto. Questa è diventata la base di
quella che noi chiamiamo biopirateria, per cui sementi come il Basmati, il riso aromatico
indiano che abbiamo coltivato per secoli, proprio nella mia valle sono rivendicate come
un'invenzione nuova dalla RiceTec. Il Neem, che utilizziamo da millenni per combattere gli
animali nocivi e come medicinale, come è documentato in ogni nostro testo, e che mia
nonna e mia madre hanno utilizzato per le faccende domestiche, come la conservazione
dei cereali, o per proteggere i tessuti di seta e di lana, ora viene considerato un'invenzione
di proprietà della Grace, una società chimica […]
Questa epidemia di pirateria assomiglia molto all'epidemia di pirateria che, 500 anni fa,
venne chiamata colonialismo. Credo che presto dovremo ribattezzare questa serie di atti
di pirateria attraverso i brevetti come “ricolonizzazione”, una forma di colonizzazione che
si distingue dalla precedente solo per un aspetto: la vecchia colonizzazione si appropriò
solo di territori, la nuova colonizzazione si sta appropriando della stessa vita. La gente è
sopravvissuta nel terzo mondo perché, nonostante le ricchezze che le sono state tolte,
nonostante l'oro e la terra che le sono stati sottratti, ha ancora la biodiversità. Essa ha
ancora quest'ultima ricchezza, consistente in sementi, piante medicinali, mangimi, che le
ha permesso di produrre e di soddisfare il proprio fabbisogno di salute e di cibo. Ora,
anche di questa ultima risorsa dei poveri, già depredati dall'ultima colonizzazione, viene
acquisito il controllo attraverso il sistema dei brevetti. E le sementi che i contadini hanno
liberamente conservato, scambiato, usato, vengono ora considerate come una proprietà
delle corporations […]
Vengono concepite nuove forme legali di proprietà, come i trattati per i diritti di proprietà
intellettuale, attraverso l'Organizzazione mondiale del commercio, nel tentativo di impedire
ai contadini del terzo mondo di avere libero accesso alle loro stesse sementi e di
scambiarsele. In questo modo, tutti i contadini e tutti gli agricoltori del mondo dovrebbero
ogni anno acquistare le sementi, creando così un nuovo mercato per l'industria globale
delle sementi. L'80% della popolazione in India si cura con le piante medicinali che
crescono nei cortili, nei campi, nelle foreste, e che la gente coglie liberamente. Nessuno
ha mai dovuto pagare un prezzo per questi doni della natura. Oggi, tutte queste medicine
sono state brevettate e, nel giro di cinque o dieci anni, potremmo trovarci in una situazione
per cui le stesse industrie farmaceutiche che hanno causato gravi danni alla salute e che
ora si stanno indirizzando verso farmaci più sicuri basati sulle piante medicinali, sulla
medicina cinese, sull'aromaterapia indiana, ne impediranno l'uso. Esse non hanno
neppure bisogno di rendere questo uso illegale poiché, molto prima di questo, esse si
sono appropriate delle risorse di base, si sono appropriate delle piante, delle riserve, dei
mercati, rendendo assolutamente impossibile per la gente accedere a questi prodotti [...]
Ciò a cui stiamo assistendo è il tentativo di trasformare il terzo mondo, che è stata la
principale riserva di biodiversità e il principale produttore di cibo del pianeta, nel quale la
maggior parte della gente è impiegata nella produzione di cibo, in una società di
consumatori. Ma non può esistere una società di consumatori in cui la gente sia povera e
dunque ciò che si otterrà è privazione, miseria, malattie, fame, epidemie, carestie e guerre
civili. Il germe che si sta diffondendo è quello dell'avidità delle corporations che stanno
rubando ai poveri le loro ultime risorse. Si tratta del germe di una violenza incontrollabile e
del decadimento delle società su larghissima scala".
(Pubblicato su Ecplanet 15-07-2004)
“La Syngenta ha avuto il coraggio di sostenere che Bt10 e Bt11 fossero identici, prima di
essere smentita. Chissà in quanti Paesi e in quali quantità è stato venduto il Bt10 negli
ultimi 4 anni, senza che le autorità di controllo dicessero nulla. Cosa farà ora la Syngenta
per assicurare il ritiro dei prodotti contaminati e chi pagherà i danni?”, si è chiesta Federica
Ferrario di Greenpeace.
Purtroppo, il Bt10 è stato venduto per 4 anni negli Stati uniti ed in altri paesi senza che
fosse stato autorizzato. Greenpeace sottolinea come attualmente, sempre la Syngenta stia
tentando di promuovere il “Golden Rice 2”, un riso arricchito di betacarotene presentato
come la soluzione al problema della carenza di vitamina A nei paesi in via di sviluppo:
“Dopo 5 anni di ricerca”, ha ricordato la Ferrario, “non ci sono ancora certezze sulla
sicurezza del prodotto per l'ambiente e i consumatori. Inoltre, il problema della carenza di
vitamina A, che è solitamente associato alla mancanza di altre vitamine e sali minerali,
richiede soluzioni anche sociali, non solo tecnologiche”.
Secondo l'articolo di Nature, le autorità statunitensi hanno valutato la sicurezza del Bt10
per l'utilizzo umano solo a fine 2004, ovvero quando sono state informate della
contaminazione. Ciò significa che per ben 4 anni, i consumatori che hanno mangiato
prodotti contenenti il mais OGM potrebbero essere a rischio. “Questa è solo l'ultima di una
lunga serie di contaminazioni e dimostra ancora una volta che gli OGM non possono
essere controllati, neppure dalle stesse aziende che li producono”, ha detto ancora la
Ferrario, “il lungo lasso di tempo passato prima che la contaminazione venisse scoperta
evidenzia la mancanza di effettive verifiche da parte delle aziende biotech e l'assenza di
adeguati controlli governativi. Ancora più preoccupante e scandaloso è il segreto e il
ritardo, anche da parte del governo USA, con cui sono stati informati i consumatori” (è
invece perfettamente in linea con i piani globali di sperimentazione segreta su ignare cavie
umane, ndr).
Syngenta fin'ora si è rifiutata di rivelare quali altri stati abbiano ricevuto i semi contaminati.
E, ugualmente, ha tenuto sotto segreto quali stati abbiano inconsapevolmente ricevuto il
mais non autorizzato, il volume di mais contaminato che è stato esportato, e a quanto
ammonti la contaminazione nei prodotti alimentari. “Questo mais transgenico illegale
potrebbe essere presente in molti alimenti a livello mondiale. Tutti i prodotti contenenti
mais Bt10 devono essere ritirati dal mercato, e tutti i campi contaminati da Bt10 devono
essere decontaminati e gli agricoltori rimborsati. È necessario bloccare qualsiasi rilascio
ambientale di OGM, dato che le aziende biotech non sono in grado di controllarli”, ha
concluso la Ferrario.
Syngenta sold wrong GE maize -- for four years Unapproved, untested variety
released by mistake Greenpeace 24 Marzo 2005
In occasione della consegna di una laurea honoris causa in Scienze e Tecnologie Agrarie
dall'Ateneo Federico II di Napoli, il professor Umberto Veronesi si è lanciato in
un'entusiastica apologia del “sublime neo-tecnologico”, in particolare dell'ingegneria
genetica: “Oggi sappiamo che gli OGM miglioreranno l'umanità”, ha dichiarato,
aggiungendo poi: “Se tutti abbiamo la stessa conformazione perché non usare questa
conformazione per trasferire un gene da un organismo ad un altro?”.
Veronesi ha ammesso che la gente comune possa avere dubbi in proposito, ma poi ha
spiegato: “Questo crea delle perplessità perché possiamo interferire direttamente sulla
natura. Possiamo creare specie nuove addirittura. Se togliessimo da un embrione umano
il gene P66, in una operazione che richiede pochissimo tempo, potremmo creare un
bambino che vivrà 120 anni, e così suo figlio. Si tratta di una nuova linea umana”.
Veronesi ha concluso sostenendo che i limiti della scienza devono essere imposti dalla
ragione, non dalla paura. Probabilmente, il prof. Veronesi non ha mai letto Kant, né
tantomeno conosce “la dialettica dell'illuminismo”. Altrimenti saprebbe che non può esserci
ragione senza criticismo e senza etica, saprebbe come la pretesa di razionalismo si
trasformi spesso nel suo opposto, ovvero in follia.
Il proclama del prof. Veronesi assomiglia infatti molto più ad un delirio di onnipotenza che
non al discorso di uno scienziato assennato. Assomiglia più ad una propaganda biopolitica
irresponsabile (al soldo di Big Pharma, ndr), perché crea dei falsi miti e delle false
speranze, mentre il mondo va in pezzi.
CONTAMINAZIONI OGM
Secondo il rapporto, il mais OGM è una delle colture più problematiche: è infatti presente
in almeno un terzo di tutti gli incidenti registrati nel corso degli ultimi dieci anni, incluse
quattro contaminazioni delle sementi riportate nel 2006. La contaminazione delle sementi
costituisce un serio problema sia per gli agricoltori che per i consumatori, in particolare
nelle aree dove vengono coltivate varietà tradizionali. Greenpeace ritiene indispensabile
che venga avviato a livello internazionale un regime vincolante. “Come mostra il nostro
rapporto, è necessario un preciso trattato sulle responsabilità”, ha dichiarato Federica
Ferrario, responsabile OGM di Greenpeace. “Il 2006 è stato l'anno peggiore per le
contaminazioni. Un trattato vincolante assicurerebbe che le stesse aziende che traggono
profitti da queste tecnologie paghino per i danni causati dai loro prodotti a livello
economico e ambientale. Senza un chiaro trattato, saranno gli agricoltori di piccolo e
medio livello a pagarne il prezzo”.
Non solo. In occasione del Comitato Europeo di Regolamentazione sugli OGM, tenutosi lo
scorso 19 e 20 dicembre (2007) a Bruxelles, l'Esecutivo UE ha proposto il via libera per un
altro mais transgenico – il “GA21” – dimostrando che, almeno per quanto riguarda la
commercializzazione (non la coltivazione), il sistema di autorizzazione sta funzionando
come chiede l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC). L'Europa ha avuto
tempo fino all'11 gennaio 2008 per adeguarsi alle conclusioni del pannello (l'organismo di
arbitraggio) a cui si sono rivolti USA, Canada e Argentina per condannare la lentezza delle
procedure europee di autorizzazione: i tre paesi potranno chiedere alla WTO sanzioni
contro l'UE che potrebbero raggiungere – secondo primi valutazioni a Bruxelles –
l'ammontare di 600 milioni di dollari, con conseguenze sugli scambi commerciali dei paesi
europei più contrari agli OGM.
Nei cassetti della Commissione UE ci sono inoltre altre due procedure in attesa di esame:
una relativa al cotone “LLCotton25” e l'altra alla soia “A2704-12”, entrambi della Bayer
CropScience, modificati per resistere agli erbicidi, che hanno già ottenuto il parere
favorevole dell'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), in barba al principio
di precauzione.
Dalla fine della moratoria, nel 2004, sono 15 gli OGM autorizzati in Europa, portando il
totale a una trentina di prodotti biotech che possono essere commercializzati nell'UE. Ma
solo uno, il mais “Mon 810”, approvato alla fine degli anni Novanta, è destinato alla
coltivazione. Per il commissario europeo dell'Agricoltura, Mariann Fischer Boel,
un'eventuale moratoria sulle nuove autorizzazioni, come chiedono diversi paesi fra cui
l'Italia e la Francia, avrebbe “delle conseguenze importanti” sulla produzione di carne, che
dovrebbe “abbandonare l'Europa”.
PESTICIDI KILLER
INVASIONE MOLECOLARE
INVASIONE MOLECOLARE 2
OGM APOCALYPSE
OGM APOCALYPSE 2
BIOLOGIA SINTETICA
IL PROMETEO POSTMODERNO
MERCANTI DI IMMORTALITA'