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Il dollaro crolla rafforzandosi

Se c�� una cosa che non manca al mondo in questo momento sono i problemi. Bisogna
contenere la caduta libera dell�economia globale. Bisogna nello stesso tempo
trovare i soldi per sistemare la voragine dei conti delle banche. Il tutto deve
avvenire nel contesto di un problema ancora pi� grande (anche se meno discusso),
quello della definizione di una nuova architettura finanziaria ed economica del
mondo, che non � un tema astratto per convegni in localit� amene ma il
concretissimo problema di come far crescere il mondo se il cliente principale
dell�Asia e dell�Europa, ovvero gli Stati Uniti, decide di mettersi a risparmiare.
Capita per�, in questo periodo, che i problemi gi� di loro enormi e numerosi,
vengano duplicati nella testa dei mercati. Succede ad esempio che la mattina si
senta parlare in modo apparentemente convincente dell�inevitabile crollo
dell�euro, valuta impossibile di un�unione cervellotica e sgangherata in cui
coesistono malamente virtuosi e lazzaroni, e il pomeriggio, con l�altra met� del
cervello, si discuta sconsolati dell�inevitabile crollo del dollaro, valuta che
dovr� essere stampata in quantit� tali da finanziare giganteschi pacchetti
fiscali, enormi acquisti di asset tossici di banche, la ripresa del mondo
(attraverso il disavanzo delle partite correnti), il sempre pi� incontrollabile
disavanzo sanitario e il sempre pi� inquietante disavanzo pensionistico. Verso
sera, sia pure stanchi e affranti dai mercati avversi, capita di
accorgersi che l�euro e il dollaro non possono crollare contemporaneamente nel
loro rapporto reciproco. Non si pu� andare sotto la parit�, come cominciano a dire
alcuni, e al tempo stesso prepararsi a spingersi oltre 1.60, verso l�ignoto, come
dicono altri (con una dispersione tra le stime assai notevole).
Gi� Einstein aveva intuito, elaborando la teoria della relativit�, che se l�euro e
il dollaro crollano verso il nulla a uguale velocit�, in realt� si vedono immobili
l�uno verso l�altro. Rispondono il giorno dopo quelli che la sanno lunga. Costoro
fanno notare che dollaro ed euro stanno per crollare insieme rispetto all�oro, o
ai prezzi degli asset, o ai prezzi al consumo. L�oro per� � immobile, gli asset
scendono e i prezzi si avviano verso quella che i dottori sottili della Bce, non
volendo sentire parlare di deflazione, chiamano inflazione negativa.
La deflazione, dal canto suo, viene temuta la mattina come male assoluto, mentre
nel pomeriggio si teme l�iperinflazione come male relativo, ma grave assai. Al
momento, fortunatamente, non c�� n� l�una n� l�altra.
Se poi dovesse essere cos� vero che l�America sta reflazionando massicciamente, il
Regno Unito � pronto a farlo e l�Europa far� lo stesso fra non molto con il suo
consueto ritardo, allora non dovremmo preoccuparci pi� di tanto di precipitare
nella depressione. O un problema o l�altro. In realt� per il momento, come dice
Stephen Roach di Morgan Stanley commentando uno studio di Morgan Stanley che dice
che l�espansione monetaria � iniziata, �bisogna prendere la lente d�ingrandimento
per accorgersene�.
Tornando brevemente all�euro, prima di passare all�Asia, fa un certo effetto
vedere il mercato scommettere con grinta sulla fuoruscita dei deboli dall�euro e
leggere che la debole Islanda e la debole Danimarca anelano ardentemente ad
entrarvi il prima possibile. Pare dunque che l�euro faccia malissimo ma anche
benissimo ai deboli. In realt�, come nota Goldman Sachs, non � vero che negli anni
si sia creato un disallineamento reale (tipo inflazione alta tra i deboli e bassa
tra i forti, oppure produttivit� in crescita differenziata). Il disavanzo delle
partite correnti dei mediterranei � dovuto al disavanzo pubblico, non a una minore
competitivit�. La soluzione, quindi, � ridurre il deficit, non svalutare.
L�Asia. Sta facendo discutere una tesi del brillante Albert Edwards di Soci�t�
G�n�rale, da anni teorico della deflazione globale. Edwards sostiene che dobbiamo
cominciare a preoccuparci dell�implosione imminente della Cina. La caduta delle
esportazioni porta in rapida sequenza alla fine della crescita, all�esplosione
della disoccupazione, al malcontento sociale e, alla fine, alla caduta del regime.
Prima di cadere, tuttavia, la Cina svaluter�. L�America risponder� alzando
barriere doganali e avremo cos�, con il protezionismo, l�ultimo tassello mancante
per completare il quadretto da anni Trenta che stiamo tutti dipingendo. E� curioso
e interessante, per inciso, che nel libro di George Friedman di Stratfor, The Next
100 Years (uscir� a giorni), si sostenga che nel 2050 la Cina sar� esplosa e che
la potenza eurasiatica dominante sar� la Turchia. Questo s� che � pensare fuori
dagli schemi. Tornando all�export cinese, si pu� osservare che � vero che sta
contraendosi, ma questo � vero anche per l�export europeo e per l�export
Segnaletica ossimorica americano, per non parlare dell�Opec. Questo accade,
naturalmente, perch� l�import di tutti quanti sta riducendosi. I saldi tra import
ed export, tuttavia, alla fine rimangono abbastanza costanti. Il disavanzo delle
partite correnti americano � da qualche tempo al 4.5 per cento del Pil e dovrebbe
rimanere su questi livelli nei prossimi due anni. Quello europeo � in pareggio e
cercher� di rimanervi. Opec ed emergenti avranno un deterioramento marcato della
loro posizione, ma la Cina dovrebbe mantenere un forte attivo. Ovvero, in altri
termini, dovrebbe continuare ad accumulare dollari (e qualche euro). Fino ad oggi
la Cina � riuscita a rallentare la rivalutazione del renminbi acquistando dollari.
Che cosa dovrebbe fare se volesse svalutare? Dovrebbe acquistare ancora pi�
dollari (e titoli americani del Tesoro). Ma che ne sarebbe del crollo del dollaro?
Che ne sarebbe del crollo dei T-Bond? E come sta comportandosi di fatto il
renminbi? E� immobile verso dollaro.
Sintetizzando, dollaro, euro e renminbi stanno tutti crollando negli incubi
ricorrenti del mercato e stanno rimanendo fermi o in range nella realt�. Chi
scende sono gli emergenti e chi sale � lo yen, non certo per i pessimi
fondamentali, ma per il continuo smontaggio delle operazioni di carry.
Venendo al quadro generale, entro tre settimane avremo contemporaneamente
l�approvazione del nuovo pacchetto fiscale americano (gi� nota e in una certa
misura scontata dai mercati) e la definizione del nuovo piano organico per le
banche (con bad bank o garanzie pubbliche sugli asset tossici). Questo piano non �
ancora scontato nei prezzi. I soldi non saranno molti (dovr� intervenire l�Fdic e
forse la Fed lo finanzier� se superer� le opposizioni interne) e ci vorr� un
miracolo d�intelligenza per utilizzarli con il massimo di leva possibile. La
situazione macro � terribile, gli utili sono orribili (ma non tutti) e le
quotazioni sono solo equilibrate, non stracciate come appaiono. Il flusso di
notizie di policy da una parte e le condizioni di sentiment molto negative
potrebbero per� sostenere i corsi azionari e creare un piccolo bear market rally.
Senza farsi illusioni.

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