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Troppo spesso sentiamo dire che gli stranieri sono pericolosi, aggressivi, repressi, STUPRATORI. E’ collassata, già da tempo,
l’ideologia deontologica dell’informazione e con sé la sua reputazione. Ora basta! Refresh al cervello. Luce accesa sulle
giuste voci.
Questa volta voglio essere "razzista" a modo mio: con questo scritto intendo rivolgermi soprattutto alle donne, dirette
interessate, che non devono accettare di mettere la testa dentro la centrifuga prosciuga cervello dell’informazione italiana,
quella che lava via le vere notizie.
Si è parlato, ovunque, dello stupratore seriale di Roma. E’ vero. E’ un italiano, finalmente non si dice, non si scrive di
romeni: anche questo è vero. Allora i media non sono inverosimili. C’è solo un particolare: si tratta di uno stupratore
seriale. Fa più notizia. Logico. E poi? Continua comunque a mancare qualcosa. Perché il giornalismo non estirpa, non
analizza, non verifica, non si addentra nell’esistenza di quelle donne che lo stupro, fisico e mentale, lo subiscono dentro le
mura domestiche? La risposta è: non fa storia questo tipo di male. Non fa ascolti, quindi non entra per diritto e per priorità
nella cronaca.
Eppure i dati Istat del 2007 sono impressionanti: " Il 69, 7% degli stupri è opera di partner, il 17,4% da un conoscente, solo
il 10% delle violenze sulle donne è commesso da stranieri".
In troppi continuano a credere che gli stranieri siano dei mostri. Colpa di una costruzione mediatica, non realista, disonesta,
in grado di sconquassare il valido sapere, quindi incapace di rinforzare ed intensificare il coraggio di chi vorrebbe
denunciare.
Nel momento in cui l’agenda del giorno sceglie di silurare determinate informazioni, non fa altro che annullare la
consapevolezza di fatti così pesanti, drammatici e incorporati già da tempo dalla cultura mancata. Così accade che la società
è stimolata attraverso corroboranti che spingono dentro una conoscenza deviata, scelta dal potere del giornalismo.
La dimostrazione? Gli uomini non potranno mai imparare che lo stupro è un crimine, come il tentato stupro, ma soprattutto
non saranno mai in grado di ripudiare la violenza sessuale e psicologica.
E le donne? Dovrebbe bastare questo ad atterrirci: "Al sud solo il 18,2% delle donne considera reato la violenza subìta in
casa e in famiglia, per il 44% quello che è successo è stato qualcosa di sbagliato, per il 36% solo qualcosa che è accaduto".