pi difficle raggiungere la semplicit che tuffarsi a perdifiato nella complessit. Abbiamo scelto di partire dalle cose semplici, minime, senza per semplificarle. Ogni numero di Bote sar dedicato a una tecnica artistica, riscoperta del suo primo utilizzo alla sua recente evoluzione. Non vogliamo basarci su concetti astratti che se non hai i mezzi giusti non puoi capire, preferiamo iniziare a mettere in luce quali sono questi mezzi per cui larte contemporanea sembra essere solo per unlite di intenditori e tutti gli altri possono solo apprezzare le pennellate degli Impressionisti. La strada pi semplice ci sembra proprio quella di partire dallartigianato, dal fare artistico, quindi le tecniche artistiche. Troppo spesso gli artisti si nascondono dietro allincomprensione degli spettatori attoniti per cui importante iniziare a osservare con pi attenzione le basi del lavoro, la tecnica, che gi in s racchiude unesigenza estetica e concettuale. Il collage. Impossibile esaurire il discorso in poche pagine, vogliamo darvi il La, lasciandovi poi liberi di comporre le vostre riflessioni. La contemporaneit trova il Nuovo nellassemblamento del Vecchio, con collage e montage. Guardare il mondo con occhi diversi si pu, ma le immagini sono gi pronte, immerse in una memoria collettiva sempre pi iconografica, quindi vanno tagliate o copiate e incollate. Questo accade non solo nelle arti visive: qual il comando che usate di pi sulla vostra tastiera? CTRL+C e CTRL +V? Oppure +C e +V per i pi alla moda? Con questi frammenti io ho puntellato le mie rovine scriveva T.S. Eliot ne La Terra Desolata (1922). Sono i frammenti che compongono un collage e che cercano, con disperazione, di ricostruire lidentit delluomo nel primo dopoguerra, quando il mondo si sgretolava e nella storia passata si cercavano ritagli di riferimento da innestare sul presente. Un neoclassicismo moderno, che oggi si protende sempre pi verso il futuro con immagini che come flash si imprimono
Giulia Brivio
le une sulle altre, generando collage mass mediatici rischiosamente virtuali. Quando il senso dellaccostamento di immagini-concetti si perde, perch confuso dalla velocit dei nostri giorni, la comunicazione si fa complessa e le parole devono spiegare quello che lopera non riesce a dire: la semplicit sembra impossibile. Vi lasciamo entrare in questo secondo numero di Bote, con lo spirito di esploratori di mondi lontani, con la libert di appassionarsi o di cambiare pagina con rapidit. Anche il teatro entrato nella nostra piccola scatola, tra collage tipografici e piccoli sassi surrealisti. Buona visione.
bote
Alan Fletcher
appunti di viaggio
Valentina Rapino / Giuseppe Chiari - AR.RI.VI. (Milano) Kevin McManus / Dal contenuto alla scatola - Biennale di Venezia L. Francesconi, L. Presicce, V. Suma / Brown vs Bote - Brown Project Space (Milano)
prendi cura di te stesso
La tua porzione di stelle Scrobbling: Mark Cavendish Viaggio al centro dellarte: Da Rembrandt a Gauguin a Picasso, lincanto della pittura
Bote - numero 02, anno 01, estate 2009 Direttrici editoriali Federica Borgina e Giulia Brivio Collaboratori Maria Luisa Abate, Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Brown (Luca Francesconi, Luigi Presicce, Valentina Suma), Cristina Casero, Kevin McManus, Valentina Rapino Interventi speciali Mark Cavendish, Sergio Dangelo, Vibeke Tandberg Progetto e redazione grafica Giacomo Brivio - www.giacomobrivio.com Grazie a AR.RI.VI. (Milano), Gianpiero Bocca, Sergio Dangelo, Luca Dassi, MAR.CA (Lissone - MI), Galleria Gi Marconi (Milano), Galleria Milano (Milano), Tony Merola, Roberto Peccolo, Luca Scarabelli, Francesco Tedeschi, Diego Torri e Silvia Editrice Stampa Tipografia Valtorta, Giussano (MI) Contatti Associazione Culturale Bote via Matteotti 43, 20035 Lissone (MI) www.boiteonline.org - boite@boiteonline.org
...prelevando la realt
Pablo Picasso ad intuire per primo le notevoli potenzialit espressive offerte dallinserimento della viva materia nel dipinto e, con il collage, giunge ad evocare unimmagine attraverso la tattile fisicit della materia, invece di suggerire la presenza corporea della realt soltanto con forme disegnate, elaborazioni di natura mentale, secondo quanto secoli di tradizione pittorica avevano insegnato. In questo modo, Picasso crea un solco, per molti versi invalicabile, tra il passato e il futuro; il suo atteggiamento nasce da una istanza che si pone come uno spartiacque decisivo nella storia dellarte, che apre una prospettiva fertile di grandi conseguenze, intorno alla quale si sviluppata buona parte delle ricerche del secolo scorso. Non si tratta, infatti, di un atteggiamento che pu essere letto soltanto come una scelta espressiva, ma va letto come il primo concreto tentativo di coniugare larte con la vita - utopica tensione di tutte le avanguardie dinizio secolo - o almeno con frammenti di essa, che ne suggeriscono la presenza. A tale posizione sottesa una concezione che gi sancisce il definitivo superamento di una visione dellarte legata alla trasposizione iconografica del dato reale: essa non un puro codice rappresentativo, ma cerca ora il confronto diretto con la realt, ponendosi sul piano di una serrata dialettica, esibita nellopera stessa, che non trova pi il suo banco di verifica in un universo ideale di forme, ma si offre come un frame di realt, come un brano di vita strappato al flusso ininterrotto delle cose, grazie allintervento dellautore. Latto artistico non si limita pi a tradurre il reale - o anche lideale - in un linguaggio figurativo, ma fa diventare la realt, essa stessa, un elemento del lessico dellarte. Il frammento di vita che va a interagire con la materia pittorica, costituisce un punctum che travalica la sua stessa contingenza, un attimo dalla durata infinita che porta con s una valenza capace di superarne il significato letterale, meramente iconografico. Il terreno ormai fertile e nulla impedisce scelte
Cristina Casero
Jeff Koons, New Hoover Quik-Broom & New Hoover Celebrity IV, 1980
pi radicali: lavvento del dato reale nellopera ben presto si traduce nelloggetto che direttamente si fa protagonista, esso stesso, in alcuni casi diventando un oggetto daffezione o a funzionamento simbolico, caricandosi cio di significati altri, di cui si fa portatore, per metafora. Significati che gli vengono impartiti dallautore, con la semplice scelta o con la manipolazione, e che gli vengono attribuiti anche dal fruitore in un rapporto che si fa sempre pi immediato, diretto e al contempo complesso. Senza alcun alibi illusionistico, la partita non si gioca pi altrove. Inizia cos un cammino - che sarebbe impossibile qui ripercorrere tappa per tappa - che ci conduce, attraverso il lungo secolo breve, fino ai nostri giorni. In particolar modo nella seconda met del Novecento, diventa sempre pi fitto questo rapporto, sino ad arrivare a negare quasi completamente la natura altra dellopera darte, che si colloca sempre pi in stretto contatto con lo spazio e il tempo della vita. Di quanto sia significativa lidea del prelievo della realt risulta ben chiaro anche dalluso da parte di molti artisti della fotografia, il cui valore indicale, ossia il suo poter essere intesa come una traccia, unimpronta di qualche cosa che inevitabilmente deve esserci stato davanti allobiettivo, viene ad accreditarsi anche criticamente con sempre maggior convinzione. Muta a tal punto la concezione dellarte che si ridisegna - di conseguenza - anche il ruolo dellartista.
Cristina Casero (1968), storica darte e docente di Storia della fotografia allUniversit degli Studi di Parma. La sua Bote custodisce una clessidra.
Robert Rauschenberg, Bed, 1955
Non pi necessariamente colui che fa, come etimologicamente si dovrebbe intendere, ma colui che osserva, sottolinea, mette in evidenza, sceglie. Al punto che, legittimamente, Nicolas Bourriaud nota come negli ultimi ventanni del Novecento, nellepoca postmoderna, si possa parlare di arte come di postproduction: gli artisti invece di creare delle forme, utilizzano degli oggetti gi conformati, con una propria identit, anche sul piano culturale. Potremmo dunque immaginare il percorso dellarte del Novecento come un continuo imporsi della realt nellespressione artistica, nella quale essa entra dapprima con piccoli frammenti - grazie al collage - per arrivare poi ad affermarsi, con tutta la sua forza e il suo vissuto, fino ad incarnarsi del tutto con lopera.
testimoni oculisti
Sergio Dangelo, Frammenti del giorno trascorso, ovvero la pelle di leopardo turchese, 1964, smalto, cartone, tempera, brillantine, oggetti su tavola, cm 40x57 - fotografia di johnny ricci
testimoni oculisti
Catalogo della mostra Sergio Dangelo. Le altre facce della medaglia. 19 maggio - 3 luglio 2004, Fondazione Mudima, Milano
GQC: Proprio lironia un elemento del suo lavoro che nei collage emerge chiaramente. Negli stessi anni in cui lei firmava il drammatico manifesto nucleare collaborava anche alla messa in scena di Ubu re al Piccolo Teatro di Milano. Come si spiega questa contemporaneit di umori opposti? SD: Questo il classico tout se tient. Limportante non avere mai uno stile determinato e riuscire a non essere mai troppo facilmente catalogabili. Certo, laspetto dellironia, cos evidente nei collage, nella pittura lo decisamente meno, qualche volta anzi la mia pittura ha la pretesa di essere drammatica. Il mio desiderio, in realt, sarebbe quello di fare quadri in grado di procurare gioia e fastidio insieme, che contengano ironia e drammaticit, gentilezza e aggressione. molto difficile fare un quadro che contenga insieme la poeticit di Lei muggisce, noi giochiamo di Paul Klee, il giallo dellUomo con il gelato di Picasso, ed eventualmente anche latmosfera e i colori del deserto lunare di un Tanguy. A questo tipo di immagine pu darsi che si arriver non so quando, raccogliendo tutti gli elementi dei nostri singoli e
Il Dialogo Interrotto, 2000, collage, cm 18x12,5
limitati puzzle GQC: Da quello che lei dice sembra che emerga comunque una sorta di suo riferimento utopico a unopera darte totale che comprenda gli aspetti di tutte le opere storicamente realizzate SD: S. Per quanto mi riguarda, pu sembrare incredibile, per quando dipingo o faccio collage non penso rigorosamente a niente, tanto meno a quello che sar il risultato finale. Solo a posteriori, con locchio dello straniero, posso vedere come un certo colore o una certa luce, una linea o una forma riprendendo o ricordino quadri gi esistenti, miei o di altri. Sta poi agli altri giudicare in che cosa sono io autonomo e in che cosa no.
testimoni oculisti
Catalogo della mostra Sergio Dangelo. La Ora e altrove. Dipinti, hand-mades e quaderni. Novembre 2004, Galleria Peccolo, Livorno.
1983 Lettera a El Lisitskiy (dipinto Nuovo Proun), oggetti e tecnica mista su tela, cm 100x144
I miei oggetti sono architetture fantastiche e inutili. Aggiungo elementi siano a che, a mio parere insindacabile, loggetto risulta completo. Se per caso cede da una parte mi limito ad aggiungere un puntello, se risulta troppo orizzontale gli metto una base che lo sollevi di quanto occorre. Lequilibrio lo determina loggetto stesso. FS: Lei si descrive come un letterato che fa arte. Il suo agire, con un pennello su una tela, con una penna su un foglio di carta, con un saldatore, non privilegia una situazione a unaltra. Tutto si trova sulla stessa retta tutto poesia? SD: Ci sono professioni che obbligano lindividuo ad essere molto attento a ci che produce o fa, un chirurgo non pu certo permettersi di fare unoperazione, anche la pi semplice, in forma dadaista. [] Ve ne sono altre in cui tutto si equilibra. Andr Breton lo ha affrontato con chiarezza, e pi volte, nei confronti delloperare di Max Ernst. Il Surrealista, riferendosi a Ernst, non ha mai usato
il termine pittore, scultore o artista: lo ha sempre definito poeta. [] Io non ho mai capito la differenza fra limpiego di un senso, o degli altri quattro, o di tutti insieme. Credo, come stanno confermando gli esiti delle ultime ricerche scientifiche, che sia possibile ascoltare i colori, annusare le note musicali, assaporare le nuvole Io sono uno scrittore che dipinge, come Magritte era un filosofo che dipingeva, come Picasso stato un grande caricaturista che riuscito a dare alla caricatura il dominio di grande arte. [] Comunque la mia pittura e i miei oggetti non appartengono alla categoria delle necessit primarie. Larte (possiamo ancora usare questa parola?) viene dopo il cibo e mi parla sempre del farla o del proporla a simposio avvenuto. I grandi maestri che ho avuto la fortuna di incontrare usavano raramente il termine quadro, o scultura (e men che meno opera darte), dicevano: le cose che faccio o le mie invenzioni.
Sergio Dangelo nato a Milano il 19 Aprile 1932. Ha studiato a Parigi, Bruxelles e Ginevra. A 16 anni, a Zandvliet, ha fatto atto di surrealismo assoluto. Ha esposto per la prima volta nel 1951 (galleria San Fedele, Milano). Con Enrico Baj e Joe Cesare Colombo stato lanimatore del Man (movimento arte nucleare). Dal 1953 ha partecipato alle attivit del terzo convoglio surrealista. La sua biografia (in cinque lingue) allinea 170 pubblicazioni conosciute. Ha allestito 509 personali e partecipato a 1570 collettive nel mondo. stato invitato alla Biennale di San Paolo (4 edizioni), Biennale di Parigi (3 edizioni), Quadriennale di Roma (1 edizione), Biennale di Venezia (6 edizioni con sala personale nel 1966), Triennale di Milano (5 edizioni; con Ettore Sottsass, sala di ingresso, 1960). Ha collaborato alle riviste Phantomas, Temps-Meles, Les levres nues, Documento Sud, Imago, Human Design, Daily Bl, Amenophis, Bokubi, Clandestino, Phases, Plus, Egolalia, Barriera, Il Gesto, Opus, Boa. Ha illustrato Madame Bovary con 11 segnali sintetici (Edizioni Iles Celebes, Ginevra 2007). 57 sue opere sono in 43 Musei dei cinque continenti. Il carteggio Dangelo - Theodore Koenig (1953 1983) depositato alla Bibliotheque Royale de Bruxelles. Il carteggio Dangelo - dOrgeix depositato alla Bibliotheque Nationale de France a Parigi. Attualmente estatico, dipinge, scrive, costruisce oggetti e vive.
Sergio Dangelo, surrealista, nato una volta in un luogo. Dipinge, scrive, costruisce oggetti e vive. La sua Bote custodisce un sasso e un cerchio.
testimoni oculisti
Giulia Brivio
Bas Jan Ader, artista romantico scomparso misteriosamente nellOceano Atlantico, voleva riportare lemotivit e la soggettivit nellarte degli anni 70. Nella fotografia Im too sad to tell you (1970-71) si ritraeva piangendo, ora Tandebrg, che da lui si sente molto influenzata, si disegna sorridente nel tentativo di introdurre tracce di umanit nella tecnica computerizzata. Estende il concetto di esperienza, dilatandolo sulle immagini del proprio corpo, senza dover per forza implicare una situazione sensoriale tattile. Un collage come un organismo cibernetico, in cui il corpo non sia innesto di parti robotiche, ma sia ricostruito dalla tecnologia vissuta in prima persona. Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, pi o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, cos che ne risulti una nuova personalit[...] Con gli elementi del nostro io noi possiamo perci comporre, costruire in noi stessi altre individualit, altri esseri con propria coscienza. Lanalisi pirandelliana pu riflettersi a pi di un secolo di distanza nellagire dellartista norvegese, che ha vestito i panni di spose e madri esemplari, messo in scena vite future sognate da piccola, incollando parti di viso di altre persone sul suo, come Mary Shelley per Frankestein. Ora assume le pose di una ragazza educata e timida, poi annoiata, scatenata, tramite un montage digitale realizzato con un comune software di
Vibeke Tandberg , And then and then and then, 2008, pennarello nero su stampa digitale b/n lightjet, cm 82,5x55
foto editing, che la cancella e deforma in mosse scure alla Francis Bacon. Dallinquadratura di una ritratto ufficiale con la luce di uno spot che piove dallalto mille personalit entrano in scena.
Identit fittizia costruita con fantasia infantile sulla struttura del reale. La fotografia come referente della realt e il collage digitale come racconto incredibile di una verit in cui Vibeke Tandberg si identifica. Il disegno incollato sullimmagine fotografica non la Gioconda baffuta di Marcel Duchamp, ma sono gli occhi e la bocca che i bambini scarabocchiano sui palloncini o sui pupazzi di neve.
Vibieke Tandberg (Oslo, 1967), artista. La sua Bote custodisce il suo libro preferito, Il maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov. Giulia Brivio (1981), laureata in Scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo allUniversit Cattolica di Brescia. Lavora a Viafarini organization for contemporary art e a DOCVA - Documentation Center for Visual Arts, Milano. La Bote di Giulia custodisce una Bote con allinterno una tazza da t.
MARK CAVENDISH
Dalla nostra camera con vista abbiamo guardato lontano, fino allIsola di Man: conversazione con Mark Cavendish. Nato nel 1985, autodidatta. Mi piace incollare ogni cosa. Una volta ho incollato le mie mani ad un muro. Quando ho dovuto riprendermi le mani e cos disfare il lavoro, ho deciso di continuare ad usarle per incollare. Mi piace attaccare cose fra loro e mi piace la carta stampata. Federica Borgina: C una componente ludica che accompagna la ricerca di questo giovane artista, che sembra nascondere una pluralit di riflessioni. Cosa nascondono i tuoi collage? Mark Cavendish: I collage sono dei perfetti nascondigli di frammenti di vita. Sono microcosmi, storie, spazi e tempi differenti che interagiscono. Per realizzarli passo molte ore nei magazzini delle biblioteche e sfoglio tutti i libri che trovo, scelgo e poi strappo. Alcuni strappi sono fatti di nascosto. Raccolgo tantissime immagini e ne scelgo alcune. Il processo di raccolta e scelta a volte molto veloce altre lento, sedimentato: laccostamento delle stesse sembra essere totalmente casuale, ma dato da una paziente cernita. Davanti a tutte le immagini ritrovo un senso che le lega, che per mi dimentico subito; unesigenza espressiva, unurgenza che, appena appagata, lascia il posto a un altro bisogno. Sono un ottimo velocista in questo. Lopera a volte una coincidenza, nasce cos in un attimo, una sorta di big bang, ma non saprei dire come giungo allappagamento: non sono proprio un esperto del mio fare, una buona percentuale di quel che faccio mi per fortuna sconosciuto, quindi lopera sempre una sorpresa. Non voglio scoprire e svelare troppo, possibile per questo che qualche mio lavoro sia anche privo di significato. FB: Lartista il viandante protagonista della serie The last wanderes will retreat in the catacombe (1965), opera del 2008?
Federica Borgina
The last wanderes will retreat in the catacombe (1965), 2008, collage, cm 30x21
MC: Forse si. E simile allebreo errante: le sue mani rimbalzano fra libri, pagine, strappi e anche quando il frammento incollato su foglio, lo sguardo continua a vagare fra il suo cromatismo quasi anonimo, fra le ombre del grigio, i toni alti e bassi delle nuvole, del fumo o dei rami degli alberi; come lo sguardo vaga per il cielo. dal cielo che ritornano le farfalle (To get the butterflys back, 2009). FB: Il paesaggio, il cielo, le stelle, luniverso ricorrono frequentemente nei tuoi lavori, perch? MC: Limmagine delle stelle una delle cose pi astratte che si possa fare e pensare, sono tanti punti che sembrano messi l a caso, ma in realt hanno un disegno cosmico, un equilibrio infinito. E lassoluto, linfinitamente grande. Mi piace stare con il naso allins! Larte induce ad uno sguardo orizzontale, antropologico, il cielo offre
uno sguardo pi ampio e mi piace lidea degli occhi fissi nel vuoto dello spazio. Si fa fatica a pensare lo spazio; nei lavori lo ritrovo a frammenti. FB: Il collage comparso per la prima volta nelle pratiche dAvanguardia ed stato eletto ad alfabeto linguistico provocatorio con cui raccontare il mondo. Molto pi di una tecnica. Se sono le piume a fare il piumaggio, non la colla a fare il collage disse Max Ernst. Per te la colla invece fondamentale. Come ti rapporti con la storia dellarte, con i maestri del passato? Inserisci spesso anche immagini di altre opere a te contemporanee. MC: La mia formazione non accademica, ma ho dedicato molta attenzione alla storia dellarte e al contemporaneo. Un punto di riferimento molto importante per me sono i Dadaisti, Hannah Hch ad esempio, ma senza lo slancio provocatorio o politico. La colla per me materia, come le immagini che incollo, la forza di gravit che fa il collage. importante anche il New Dada, Robert Rauschenberg sopratutto. Con i suoi lavori condivido lidea di accostamento... non faccio fotomontaggi! Mi piacciono anche i collage hippy di Dash Snow, ma anche John Stezaker, Martin Erik Andersen, Stefan Hablutzel, Gyan Panchal, Matthew Smith, Dirk Stewen, Carol Bove, Budd. Difficilmente ritaglio le cose, di solito strappo le pagine e metto in evidenza questa ferita; la slabbratura dellimmagine denuncia una pratica febbrile, il frammento una parzialit. Lazione di ricerca dellimmagine, anche se privata e a volte rischiosa una parte importante del lavoro. FB: Rauschenberg ha avuto anche tangenze con la Pop Art, la tua opera molto distante da quel tipo di arte. Non una contraddizione? MC: Le contraddizioni sono utilissime allarte. La contraddizione un interstizio positivo, uno stimolo. Aveva ragione Duchamp: bene contraddirsi spesso per non conformarsi ai propri gusti!
Mark Cavendish (1985), artista. La sua Bote custodisce un nipple. Federica Borgina (1986), studentessa di storia dellarte allUniversit Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua Bote custodisce una Bote con allinterno una piccola barca realizzata piegando un foglio del Corriere della Sera.
To get the butterflys back, 2009, collage, cm 17x24,5
FB: Oltre allinteresse fisico per lazione dellincollare e dellaccostamento, cosa vuoi comunicare con i tuoi lavori? MC: Il mio lavoro una riflessione sulla solitudine ancestrale e su ci che accomuna le stelle, gli uomini e le farfalle. FB: Abbiamo parlato di alcuni aspetti della tua ricerca, ora focalizziamo lattenzione sui lavori che ci hai presentato. MC: Non c molto da dire. Me li hanno prestati.
aspettando godot
estragone: e che facciamo, ora che siamo contenti? | vladimiro: aspettiamo godot.
Federica Borgina
potr essere migliore. Credo che lunica via di scampo sia lArte, nel senso nietzschiano del termine, provando a essere decenti, non solo nei giorni festivi, come diceva Leo De Berardinis, ma portando la vita quotidiana in una dimensione poetica. Queste parole che dico a te sono le stesse che dico ai critici di cui abbiamo parlato prima e ai ragazzini delle scuole medie in cui vado a leggere Shakespeare. I discorsi intorno allarte possono essere compresi con quellintelligenza emotiva che istintiva in ogni persona. Non serve conoscere lo scibile umano, lemozione non difficile; lattore, e i Marcidos in particolare, propongono un tentativo di resistenza in nome della cultura. Lumanit, o per lo meno quella parte di essa che non pensa solo al pranzo e alla cena, dovrebbe sforzarsi di creare un piccolo capolavoro quotidiano. Questo sforzo potrebbe migliorare la nostra condizione, condurre a un pensiero pi ampio e forse risolvere qualche problema anche nel pranzo e nella cena di qualcuno. FB: Ma bisogna che il discorso si faccia! tratto da LInnominabile di Beckett. Qual il rapporto fra il vostro spettacolo e il testo originale? MLA: Marco Isidori nasce come poeta e traduce la parola in teatro rivisitandola attraverso il suono. Un po come ascoltare Glen Gould che suona le Variazioni Goldberg di Bach. Per i Marcidos
fondamentale staccare il teatro dalla cronaca. Un testo, che sia Omero, Eschilo o Beckett, ha in s tutto quel che occorre per parlare del disagio delluomo. In Italia siamo rimasti al tempo della Commedia dellarte quando si andava a teatro perch non si poteva comprare il giornale; forse stata colpa di Goldoni, maledetto (ride). FB: Mi spaventa lattuale abitudine di confondere cronaca e storia, lopera con il giudizio della critica. Non crede bisognerebbe ritornare allorigine, dimenticando quel che sta intorno, che riduce la prima di uno spettacolo o la vernice di una mostra a un evento mondano? MLA: Mi fa molto piacere quel che dici, confermi la fiducia che ho nei confronti dei giovani! Un caro amico e uomo di teatro, Antonio Attisani rispondendo a Marco Isidori, il quale gli ha chiesto quale sar la sorte del teatro, ha detto che la nostra civilt sta andando incontro allazzeramento totale e quando lo raggiunger, luomo sentir il bisogno di riappropriarsi del suo pensiero e lo cercher nel teatro. Credo abbia ragione. Lattore porta se stesso e quindi non c distinzione fra arte e vita. Quando vado nelle scuole a leggere Dante in musica, cos come il testo induce a fare, e incontro fra quei ragazzi un solo sguardo fisso, come a chiedersi Ma questa che vuole da me?!, io ho raggiunto il mio scopo. Lattore un killer: quel ragazzo diventa un inquieto e trover nella cultura il suo unico appiglio di salvezza! Non si tratta di portare Dante nella quotidianit, ma i ragazzi verso Dante.
Maria Luisa Abate, attrice, vive e lavora a Torino. La sua Bote custodisce Marco Isidori, Daniela Dal Cin e Paolo Ricco cos da poterli guardare di tanto in tanto.
Wit makes connections no-one thought of in quite the same way before. Wit exposes a likeness in things that are different, and a difference in things that are alike. Wit makes sense out of nonsense.
(Alan Fletcher, graphic designer)
Alan Fletcher, The Monkey (Chinese horoscope animals), 1993, collage, G&B Arts/Pentagram
appunti di viaggio
GIUSEPPE CHIARI
Valentina Rapino
lasciato corpo, parole, note e immagini libere di ricomporsi allinfinito in molteplici combinazioni, abbandonandole al libero flusso dellesistente. Larte reclama di essere arricchita, di riemergere sotto una luce diversa, di essere svincolata da tutto ci che sistema.
Valentina Rapino (1984) laureata in Storia dellArte allUniversit Cattolica di Milano. La sua Bote custodisce bolle di sapone
appunti di viaggio
Kevin McManus
storia. Non esistendo pi una vicenda lineare, una storia appunto, catastrofi come le Biennali di un tempo non hanno pi un binario da deviare, un punto di insistenza sul quale esercitare la propria influenza. Un presente che si dichiara fatto, piuttosto, di storie autonome ha gi in s, come carattere essenziale, la possibilit della provocazione, del cambio di rotta, della rivolta come dellaffermazione dello status quo. Tutti fenomeni che avvengono microscopicamente, nellambito di singole prese di posizione e talvolta di singole operazioni, ma che non determinano pi una qualsivoglia tendenza generale, un gusto. Si delineano pertanto due fenomeni, tra di loro strettamente collegati: da un lato la Biennale di Venezia non pi la Biennale per antonomasia, e deve conquistarsi continuamente una
appunti di viaggio
preminenza prima data per scontata. Dallaltro, nella compresenza di forme, linguaggi e gusti che caratterizza il contemporaneo, essa entra a pieno diritto in quella che Nicolas Bourriaud definisce post-produzione: se lartista rinuncia ad identificarsi con una produzione che reca la sua firma, per diventare un DJ, ossia un centro di riconfigurazione di elementi preesistenti, la sua posizione sempre pi vicina a quella del criticocuratore. Questultimo pertanto il vero nuovo protagonista, ed il suo operato a determinare lesito dellevento; dagli oggetti darte esposti, la facolt di spostare gli equilibri passa al grande contenitore che la mostra stessa. nelloperazione di montaggio che va ricercata loperazione originale, lindividuazione, nello sterminato orizzonte del presente, di tematiche, significati e fili rossi sempre pi sottili. Sotto questo aspetto, la post-produzione unarma a doppio taglio: se - come confidiamo accadr nella mostra principale di questanno - la si comprende nelle sue dinamiche e la si mette a tema, evidenziando la circolarit fra lavoro artistico e suo inserimento critico nella cultura quotidiana, la Biennale pu ancora svolgere il proprio storico ruolo di cartina da tornasole. Se invece - come temiamo possa avvenire nel padiglione italiano - la si interpreta come trionfo della marginalit dellarte rispetto alla vita, avvallando cos il conservatorismo anti-intellettuale che anima le nostre istituzioni, la Biennale sar, nel migliore dei casi, una curiosit di gigantesche proporzioni.
Kevin McManus (1981) storico dellarte, collabora con la cattedra di storia dellarte contemporanea dellUniversit Cattolica di Milano. La sua Bote custodisce una piccola baia con un faro a strisce bianche e rosse.
appunti di viaggio
Brown vs Bote
Brown nasce in un momento particolare per il sistema dellarte, dove le gallerie non possono pi essere solo spazi commerciali e il concetto di mostra diventato qualcosa di molto aleatorio. I ruoli risultano obsoleti e non si pu parlare di artista, critico, gallerista o collezionista, che non possa rivestire la totalit degli altri ruoli. In passato, gli artisti erano critici e collezionisti, esponevano e vendevano opere di altri e innescavano il dibattito culturale. Brown, affiancato da un impianto teorico come il magazine on line, nasce per stimolare questo dibattito. A differenza di altri spazi o magazine, Brown vede nella ricerca dei propri fondatori, la linea guida delle sue proposte. Spiritualit, metafisica, arte popolare e alchimia, sono i luoghi su cui si muove Brown come brand curatoriale. La curatela, nata come estensione del pensiero critico, si sta sempre pi delineando come disciplina artistica al pari di altro. Brown intende servirsi di questa disciplina per pensare lopera come uno strumento filosofico che dialoga con lo spazio attraverso la sua ricollocazione concettuale. A un anno dalla sua apertura, Brown presenta un format chiamato Telepatic pavillion: lartista A. Wolff stato invitato a rivestire il ruolo di curatore e collocare allinterno dello spazio, il pensiero critico di un gruppo di curatori. Con Studio visit, Brown diventato lo studio di un artista, con progetti risolti e irrisolti, da discutere con il pubblico. A servirsene stato Jacopo Miliani, gi protagonista con Richard Clements della doppia personale dapertura dello spazio, alla quale hanno seguito Davide Savorani e Thimoty Hull, anche loro alle primissime esperienze espositive. Come luogo di discussione, Brown ha ospitato New Italian Epic, un progetto ideato da Andrea Bruciati per luscita del libro Soft Cell. Marco Tagliafierro ha coordinato Lets forget about today until tomorrow, un dibattito con Francesco Barocco, Loredana Di Lillo, Giulio Frigo e Alessandro Piangiamore, su simbologia e arche-
Brown Luca Francesconi (1979), Luigi Presicce (1976) e Valentina Suma (1982). La Bote di Luca custodisce un colpo di karate, quella di Valentina custodisce unaltra bote.
GIUGNO
AGOSTO
LUGLIO