N 72 Settembre 2013
Lultimo caso di cronaca emblematico. Dopo il disastro della Costa Concordia, il decreto Clini - Passera ha vietato alle navi da crociera con stazza superiore alle 40 mila tonnellate di transitare a distanza ravvicinata dalle coste protette, in aree vulnerabili o di rilevante pregio paesaggistico, a cominciare dalla laguna di Venezia. Anzi, avrebbe vietato. Perch, in base al decreto, lAutorit Marittima a dover individuare percorsi alternativi al passaggio delle Grandi Navi. E, nch non lo fa, le navi possono continuare ad attraccare davanti a piazza San Marco, alla faccia dei due mori. Non c provvedimento, legale o amministrativo, che non richieda decreti attuativi delegati ad altre Autorit, regolamenti ministeriali, circolari interpretative. Diritto del Lavoro Attualit 2 Le Nostre Sentenze 5 Cassazione 8 Diritto Civile, Commerciale, Assicurativo Le Nostre Sentenze 9 Assicurazioni 10 Il Punto su 12 Eventi 14 Rassegna Stampa 15 Contatti 16 C, poi, labitudine del legislatore di redigere le norme in modo sempre pi criptico; leggi composte da un solo articolo con migliaia di commi; riforme salutate con titoli esotici che, inesorabilmente, non fanno che complicare il quadro previgente, con deroghe e deroghe della deroga. E, inne, c la giurisprudenza, a cui spesso il legislatore demanda di colmare le lacune del sistema, attribuendole una discrezionalit di cui talvolta gli stessi Giudici farebbero volentieri a meno. Come nel caso del nuovo art. 18 St. Lav. dalle formule fumose, che sembrano voler rimettere allequitas del giudicante la valutazione del caso concreto. In questo quadro di incertezza, noi avvocati, di fronte al cliente che ci chiede se una cosa si pu fare, dobbiamo sempre rispondere: dipende. Il cliente spaventato dallidea di un sistema kafkiano in cui tutto potrebbe essere lecito o vietato, a seconda di come si interpreta una virgola. Una cosa certa. Un sistema come questo fa scappare gli investitori; frena qualsiasi cambiamento; e d lidea che, nel nostro Paese, il diritto sia una cosa poco seria. Salvatore Trir e Tommaso Targa Comitato di Redazione: Francesco Autelitano, Stefano Beretta, Antonio Cazzella, Teresa Cofano, Luca DArco, Diego Meucci, Jacopo Moretti, Damiana Lesce, Luca Peron, Claudio Ponari, Vittorio Provera, Tommaso Targa, Marina Tona, Stefano Trir e Giovanna Vaglio Bianco
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Sempre all'art. 5 va segnalato il ritorno ai vecchi termini di interruzione tra un rapporto e quello successivo, di 10 o 20 gg., a seconda che la durata del primo contratto sia inferiore o superiore a 6 mesi, con anche una complessiva semplificazione della disciplina, che, per le modifiche apportate prima della L 92/12 e poi della L. 134/12, non era davvero pi comprensibile. Rimangono esenti dal rispetto dei suddetti giorni, tra un contratto e l'altro, le attivit stagionali e le ipotesi individuate dalla contrattazione collettiva, a tutti i livelli, anche aziendale, purch sempre con le OO.SS.LL. pi rappresentative a livello nazionale. La legge di conversione ha, inoltre, escluso le attivit stagionali dalla previsione del comma 4, per cui per queste persino possibile instaurare un contratto dopo laltro senza soluzione di continuit. Modifica, questa, davvero significativa e che accentua le deroghe per lattivit stagionale, non solo quella individuata ex lege (con il DPR n. 1525/1963), ma anche cos definita nei CCNL di settore (soprattutto vedi in quello alimentare). Resta, invece, invariata la disciplina sul limite massimo di durata di 36 mesi, con pi CTD, tra le stesse parti e per mansioni equivalenti, limite per cui vale ai fini del computo anche il contratto acausale e il periodo di missione ai sensi dell'art. 1, co. 1 bis cit. e dell'art. 20 del D. Leg. 276/2003. Peccato che non si sia approfittato dell'intervento su questa disciplina per chiarire se si computa solo la missione con contratto acausale, come io ritengo, o, qualsiasi missione, come molti sostengono, pur contro la logica, visto che tale limite dei 36 mesi non previsto per la somministrazione di lavoro. La possibilit per i CCNL di fissare limiti quantitativi del ricorso ai CTD poi stata estesa anche ai contratti acausali. Infine stato chiarito - ma vi era gi giurisprudenza univoca di legittimit - che il contratto stipulato ai sensi dell'art 8, 2 co. della L 223/91, ovvero con coloro che sono in mobilit all'esito di una procedura di licenziamento collettivo, non si applica la disciplina generale del D. Leg. in esame, ferma per quella in tema di non discriminazione (art. 6) e ai fini del computo dei dipendenti (art. 8). In tema di computo da segnalare anche la recentissima modifica apportata allart. 8, con la L. n. 97 del 6 agosto 2013, che ora prevede che I limiti prescritti dal primo e dal secondo comma dell'articolo 35 della legge 20 maggio 1970, n. 300, per il computo dei dipendenti si basano sul numero medio mensile di lavoratori a tempo determinato impiegati negli ultimi due anni, sulla base dell'effettiva durata dei loro rapporti di lavoro. Il biennio va valutato, in sede di prima applicazione, al 31 dicembre 2013. Complessivamente, quindi, un po pi di essibilit, qualche chiarimento, ma ancora lacune, che lasciano dubbi interpretativi.
Decreto Lavoro. Le novit sui contratti a termine. Videointervista a Anna Maria Corna JOB24 - Il Sole 24 Ore
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A cura di Antonio Cazzella
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LICENZIAMENTO DISCIPLINARE E LIMITI DEL CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI DEL LAVORATORE
Con la recente sentenza dell11 luglio 2013, n. 17204, la Corte di Cassazione si nuovamente pronunciata sui limiti del consenso del lavoratore al trattamento dei dati personali. Nel caso di specie, il lavoratore - dipendente di un istituto di credito - aveva adito il Garante per contestare la liceit delluso di dati personali, acquisiti dal servizio ispettorato durante unindagine interna e riportati nella lettera di contestazione disciplinare, che aveva poi condotto al licenziamento per giusta causa del lavoratore medesimo; in particolare, tali dati riguardavano la movimentazione di due conti correnti (di cui uno intestato alla moglie) e di un dossier titoli intestato al lavoratore. Il Garante ha rigettato il ricorso, rilevando che il trattamento dei suddetti dati risultava pertinente e non eccedente rispetto alle nalit per le quali erano stati raccolti ed il lavoratore ha impugnato tale decisione innanzi al Tribunale, che ha rigettato il gravame. La Corte di Cassazione, a seguito dellimpugnazione del lavoratore, ha evidenziato che il trattamento dei dati era avvenuto prima dellentrata in vigore della legge n. 675/1996 mentre la comunicazione di tali dati era avvenuta successivamente a tale momento. In ogni caso, la Corte di Cassazione ha affermato che il consenso dellinteressato al trattamento dei dati - anche in relazione alle previsioni degli artt. 12 e 20 della legge n. 675/1996 e dellart. 24 del d.lgs. n. 196/2003, che ha recepito la precedente disciplina - non richiesto nei casi indicati dal citato art. 24, tra i quali rientra lipotesi di utilizzazione dei dati per far valere un diritto in sede giudiziaria, sempre che tali dati siano trattati esclusivamente per tale nalit e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento, in base al principio di non eccedenza. La sentenza in esame, dunque, conferma lorientamento gi espresso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza n. 3033 del 8 febbraio 2011, nella quale stato affermato che, in tema di trattamento dei dati personali, i dati oggetto del trattamento, ai sensi degli artt. 4 e 11 del d.lgs. 30 giugno 2003, vanno gestiti rispettando i canoni della correttezza, pertinenza e non eccedenza, rispetto alle nalit del nuovo loro utilizzo, ma non necessario, ai sensi dellart. 24 del citato decreto legislativo, il consenso dellinteressato ove i dati stessi siano utilizzati per esigenze di difesa in giudizio e negli stretti limiti in cui ci sia necessario. Peraltro, anche in precedenza, la Suprema Corte aveva evidenziato che, nei limiti ed alle condizioni stabilite dal decreto legislativo n. 196/2003, lesercizio del diritto di difesa prevale rispetto a quello della riservatezza, sicch, in denitiva, nel bilanciamento tra il contenuto del dato utilizzato, cui va correlato il grado di riservatezza tutelabile, e le esigenze di difesa che va rinvenuto il criterio per apprezzare la legittimit della produzione in giudizio di un documento contenente informazioni relative ad una persona sica o giuridica, identicata o identicabile (Cass. 11 febbraio 2009, n. 3358).
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LE NOSTRE SENTENZE
LA SENTENZA DEL MESE
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IL NUOVO ART. 18 ST. LAV. NON SI APPLICA AI DIRIGENTI, ANCHE SE NON APICALI, SALVO IL CASO DI LICENZIAMENTO DISCRIMINATORIO (Tribunale di Bergamo, 29 agosto 2013) Il direttore commerciale di unimportante azienda, con sedi in tutto il mondo, impugnava il licenziamento per giusta causa da questa intimatogli, chiedendo lapplicazione dellart. 18 St. Lav. come novellato dallart. 1, co. 42, L. n. 92/2012, sullassunto che, a dispetto della qualica dirigenziale formalmente attribuitagli, doveva ritenersi uno pseudo-dirigente, in quanto era privo del potere di assumere e licenziare altri dipendenti, non aveva deleghe di rma e rispondeva del suo operato al direttore generale. Il Tribunale di Bergamo, accogliendo le difese della societ, assistita dal nostro Studio, con lordinanza in commento ha rigettato il ricorso (ex rito Fornero) del lavoratore, rilevando che hanno diritto alle tutele del nuovo art. 18 St. Lav. solo i dirigenti licenziati per motivi discriminatori oppure gli pseudo-dirigenti, vale a dire quei lavoratori che, seppure hanno di fatto la qualica e il trattamento dei dirigenti, per non rivestire nellorganizzazione aziendale un ruolo di incisivit e rilevanza analogo a quello dei c.d. dirigenti convenzionali (apicali, medi o minori), non sono classicabili come tali dalla contrattazione collettiva e tanto meno da un contratto individuale. Nel caso di specie, il lavoratore in questione era al vertice della direzione commerciale centrale della capogruppo, cui facevano capo le divisioni commerciali delle consociate, e in tale veste dava ordini e disposizioni precise di lavoro ai suoi sottoposti, nonch partecipava attivamente alla denizione delle strategie commerciali e alle riunioni di vertice. La qualica di dirigente, pertanto, era stata correttamente attribuita al lavoratore, non rilevando in senso contrario lassenza del potere di assumere e licenziare dipendenti, la mancanza di deleghe di rma e il fatto di riportare al direttore generale, posto che nelle organizzazioni delle moderne imprese, specie di quelle di pi grandi dimensioni, frequente che vi siano pi livelli dirigenziali. Causa seguita da Giacinto Favalli, Angelo di Gioia e Jacopo Moretti
ALTRE SENTENZE
ANCHE IL LICENZIAMENTO PER SUPERAMENTO DEL COMPORTO DEVE ESSERE IMPUGNATO, A PENA DI DECADENZA, CON ATTO SOTTOSCRITTO DAL LAVORATORE (Ordinanza Tribunale di Milano, 6 giugno 2013) Nel caso qui presentato, avente ad oggetto limpugnazione di un licenziamento intimato per superamento del comporto, il Tribunale di Milano ha ribadito che il dibattito giurisprudenziale in ordine allapplicabilit della disciplina sulla decadenza di cui allart. 6 Legge 604/1966 alle ipotesi di licenziamento per superamento del periodo di comporto deve ritenersi denitivamente superato dallentrata in vigore della Legge 183/2010 (cd. Collegato Lavoro), che ha esteso lonere di impugnazione ad ogni tipo di licenziamento. Il Tribunale ha, altres, affermato che ove limpugnativa del licenziamento sia sottoscritta unicamente dal legale del lavoratore, senza il rilascio da parte di questultimo di una procura scritta, avente data certa anteriore alla scadenza del termine per impugnare, il lavoratore deve considerarsi decaduto dal diritto di impugnare il licenziamento medesimo.
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Inne, il Tribunale ha precisato che la lettera di licenziamento, inviata per raccomandata allindirizzo di residenza del lavoratore, produce effetto anche se il lavoratore non ritira il plico, dal momento che il lavoratore che voglia sostenere di non essere stato a conoscenza del licenziamento ha lonere di provare di essere stato, senza sua colpa, nellimpossibilit di avere notizia di tale comunicazione se vuol vincere la presunzione di conoscenza del licenziamento posta a suo carico a norma dellart. 1355 c.c.. Causa seguita da Luca Peron LEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DEL LAVORATORE CHE NON RIENTRA IN SERVIZIO PRIMA DELLA SCADENZA DEL COMPORTO E DELLASPETTATIVA (Cassazione, 20 maggio 2013, n. 12233) Un lavoratore era rimasto assente per malattia per tutta la durata del periodo di comporto e, successivamente, per un ulteriore periodo di aspettativa; rientrato in servizio dopo la scadenza dellaspettativa, era stato licenziato dallazienda. Il licenziamento era stato adottato sulla base di una norma del contratto collettivo in base alla quale, alla scadenza del periodo di comporto, il lavoratore pu, previa richiesta, usufruire di un periodo di aspettativa e, trascorsi luno e laltro periodo, il datore di lavoro pu procedere alla risoluzione del rapporto. Il lavoratore aveva impugnato il recesso ed il Tribunale ne aveva accertata lillegittimit. La Corte dAppello, davanti a cui la societ aveva proposto ricorso, aveva confermato la decisione di primo grado. Entrambi i giudici di merito - sulla base di uninterpretazione estensiva e non letterale della succitata norma - avevano ritenuto che non fosse sufciente il mero decorso del comporto e dellaspettativa per legittimare il recesso, ma che occorresse dimostrare, da parte del datore, la persistenza della malattia del dipendente anche al termine dellaspettativa. La Corte di Cassazione, contrariamente alle pronunce di merito ed in riforma della sentenza di appello, ha, invece, ritenuto legittimo il licenziamento, rilevando che la norma del contratto collettivo in esame deve essere interpretata applicando il solo criterio letterale - prevalente sugli altri criteri ermeneutici - poich il tenore della disposizione rivela con chiarezza ed univocit la volont delle parti contraenti, consentendo di desumere che il mancato rientro del lavoratore prima della scadenza del periodo di comporto e di aspettativa giustica il recesso datoriale. In denitiva, il licenziamento legittimo per il solo vericarsi del superamento del dato temporale, che segna il limite di tollerabilit dellassenza, preventivamente valutato dalle parti collettive. Causa seguita da Marina Olgiati e Andrea Beretta LAZIENDA CHE HA VINTO IN CASSAZIONE PU AGIRE IN VIA MONITORIA PER LA RESTITUZIONE DI QUANTO PAGATO IN ESECUZIONE DELLA SENTENZA DAPPELLO (Corte di Appello di LAQUILA, 4 luglio 2013, n. 1059) Un azienda aveva ottenuto la riforma in Cassazione di una sentenza sfavorevole pronunziata in grado di appello; la stessa aveva, quindi, richiesto al lavoratore la restituzione delle somme versate in esecuzione della sentenza di secondo grado, ottenendo un riuto. Al ne di ottenere la restituzione delle somme, lazienda ha proposto ricorso monitorio ai sensi dellart. 633 c.p.c., innanzi alla Corte di Appello la cui sentenza era stata riformata in cassazione. La Corte di Appello aveva concesso il provvedimento monitorio avverso il quale il lavoratore aveva resistito, proponendo opposizione e assumendo che il giudizio non si era ancora concluso poich egli aveva riassunto la controversia innanzi al Giudice del rinvio.
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La Corte, pronunziandosi sullopposizione con sentenza del 4 luglio 2013, ha rigettato lopposizione evidenziando che, nel caso di cassazione con rinvio, nel codice di rito non si rinviene alcun divieto o impedimento a promuovere separatamente, avanti al giudice designato dalla Cassazione ai sensi dellart. 383 c.p.c., il giudizio di rinvio e quello per la restituzione o la riduzione in pristino, essendo anzi tale possibilit desumibile dallespressa previsione dellart. 389 c.p.c. di un giudizio autonomo per la restituzione o la riduzione in pristino. Nel caso in cui la domanda di restituzione venga proposta separatamente dal giudizio di rinvio, poich il diritto alla restituzione delle somme pagate in esecuzione della sentenza poi cassata sorge per il solo fatto della cassazione, nulla impedisce che la richiesta venga svolta anche con procedimento monitorio. Causa seguita da Giorgio Molteni e Claudio Ponari
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A cura di Stefano Beretta e Antonio Cazzella
STORNO DI DIPENDENTI E CONCORRENZA SLEALE
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Assicurazioni
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
PERDITA DI CHANCE
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Laccoglimento della domanda di risarcimento del danno da lucro cessante o da perdita di chance esige la prova, anche presuntiva, dellesistenza di elementi oggettivi e certi dai quali desumere, in termini di certezza o di elevata probabilit e non di mera potenzialit, lesistenza di un pregiudizio economicamente valutabile. (Cassazione, 14 maggio 2013, n. 11548) In tema di responsabilit extracontrattuale ai sensi dell'art. 2051 c.c., al ne di provare il rapporto causale tra la cosa in custodia ed il danno, l'attore deve allegare un elemento estrinseco o intrinseco come fatto costitutivo idoneo a radicare il nesso eziologico, senza per poter modicare nel corso del giudizio la allegazione iniziale; per contro, il custode, per liberarsi della presunzione di responsabilit per il danno cagionato dalla cosa, deve provare il caso fortuito tale da prevenire levento dannoso o da ridurne le conseguenze. (Cassazione, 2 settembre 2013, n. 20055)
ASSICURAZIONE DA
CIRCOLAZIONE STRADALE
In tema di assicurazione per i danni conseguenti alla circolazione stradale, l'obbligazione risarcitoria dell'assicuratore contenuta nei limiti delle somme per le quali stata stipulata l'assicurazione, e la solidariet fra assicurato ed assicuratore ha natura atipica, atteso che il debito aquiliano del primo discende "ex delicto" ed illimitato, mentre quello del secondo di natura indennitaria deriva "ex lege" e trova limite nella capienza del massimale, senza che nessuna inuenza possa attribuirsi, per derogare a quest'ultimo limite, al fatto che in sede penale, con sentenza passata in giudicato, l'assicuratore sia stato condannato quale responsabile civile, in solido con l'imputato assicurato, al risarcimento del danno in via generica nei confronti del danneggiato, giacch la solidariet, disposta in via generale ed astratta dall'art. 489 cod. proc. pen. (ora abrogato e sostituito dall'art. 538 cod. proc. pen.), non preclude ed, anzi, impone, l'accertamento, nei singoli casi concreti, del titolo in forza del quale ciascuno dei coobbligati tenuto alla prestazione e se l'unicit di quest'ultima soffre o meno limitazioni per effetto di particolari disposizioni convenzionali o legali. (Cassazione, 10 giugno 2013, n.14537)
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TRA LE NOSTRE SENTENZE
(Corte dAppello di Milano, 3 luglio 2013)
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Tizio agiva in giudizio nei confronti della Compagnia Alfa per sentirla condannare, ex art. 2049 c.c., al risarcimento dei danni subiti a causa dei furti commessi nellappartamento da lui condotto in locazione ad opera di Caio, custode dello stabile di propriet della Compagnia Alfa. Questultima si costituiva in giudizio contestando lesistenza del nesso di occasionalit necessaria tra i furti perpetrati da Caio ed il rapporto di lavoro che lo legava alla Compagnia. Chiedeva, pertanto, il rigetto della domanda e, in subordine, che fosse riconosciuto il concorso di colpa di Tizio, il quale aveva incautamente afdato al custode le chiavi dellappartamento. Il Giudice di primo grado accoglieva la domanda di Tizio. La decisione veniva appellata dalla Compagnia che deduceva lerroneit della sentenza in ordine alla ritenuta sussistenza del nesso di occasionalit necessaria ed allinterpretazione degli elementi di fatto rilevanti ai ni dellart. 1227 c.c.. La Corte dAppello di Milano, in accoglimento delle censure sollevate da Alfa, ha riformato integralmente la sentenza di primo grado, rilevando che non pu farsi carico al committente delle conseguenze di un fatto (illecito) posto in essere dal preposto non durante lespletamento delle incombenze demandategli e non al ne di adempiere alle stesse incombenze, bens al di fuori di queste e per soddisfare un bisogno ad esse del tutto estraneo, in quanto, in tale circostanza, viene palesemente a interrompersi il vincolo di occasionalit tra le incombenze ed il fatto generatore del danno. Nel caso di specie, era stato, inoltre, proprio Tizio ad afdare al custode le chiavi dellappartamento perch questi potesse svolgere, nel suo interesse ed in sua assenza, alcuni compiti, e a lasciarle nella disponibilit di Caio anche dopo la commissione dl primo furto. Lillecito, dunque, era privo di qualsivoglia collegamento con le funzioni del custode e le mansioni connaturate al rapporto tra committente e Caio. Causa seguita da Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
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IL PUNTO SU
A cura di Vittorio Provera
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A fronte di ci, i DURC - richiesti a partire dalla stessa data - saranno recapitati esclusivamente tramite PEC agli indirizzi indicati dagli utenti. Anche in questo caso, le modalit di compilazione sono pubblicate allo Sportello Unico. In conclusione, il documento di regolarit contributiva acquista maggiore importanza nellambito della normale operativit aziendale ma, nello specico, costituisce un ennesimo adempimento (e talvolta ostacolo) a tale operativit, essendo uno dei tanti esempi della eccessiva burocratizzazione che caratterizza e frena il mondo produttivo e dei servizi. Ci si augura, quanto meno, che le procedure informatiche siano gestite in modo efciente e competente, consentendo levasione pressoch immediata e comunque sollecita delle richieste, limitando cos gli ostacoli per lincasso di crediti gi da tempo scaduti e che sono fondamentali per le imprese, tanto pi in una realt assai avara di altre forme di nanziamento delle attivit.
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EVENTI
CONVEGNI
Milano, 4 Ottobre 2013 Carlton Hotel Baglioni I controlli sui dipendenti da parte del datore di lavoro Utilizzo del telefono e di altri apparecchi in dotazione: casistica Uso e abuso del telefono aziendale e di altri apparecchi in dotazione (laptop, telepass, etc.): legittimit e limiti del controllo Le pronunce giurisprudenziali sullefcacia probatoria delle registrazioni dei colloqui telefonici Le conseguenze dei controlli difensivi leciti: giurisprudenza e casistica Le conseguenze dei controlli illeciti: giurisprudenza e casistica Relatore: Avv. Claudio Ponari PROGRAMMA Bergamo, 18 - 19 Ottobre 2013 AGI: Convegno Nazionale. 40 Anni di Processo del Lavoro. Ecienza Versus Tutela. 18 Ottobre: Workshop n. 2 I riti sommari, cautelari e speciali Il procedimento ex art. 28 Statuto dei lavoratori Relatore: Avv. Giacinto Favalli PROGRAMMA
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Rassegna Stampa
Diritto24 Il Sole 24 Ore:16/09/2013 Il dirigente che rivendica il bonus deve provare il raggiungimento degli obiettivi di Tommaso Targa Diritto24 Il Sole 24 Ore:12/09/2013 Il nuovo art. 18 St. Lav. non si applica ai dirigenti, salvo per il licenziamento discriminatorio di Giacinto Favalli, Angelo di Gioia e Jacopo Moretti Diritto24 Il Sole 24 Ore:06/09/2013 Decadenze processuali nellambito del Rito Fornero di Antonio Cazzella Diritto24 Il Sole 24 Ore:02/09/2013 Il tentativo di conciliazione non interrompe la prescrizione dellazione di impugnazione del licenziamento di Marina Olgiati e Francesco Torniamenti Diritto24 Il Sole 24 Ore:02/09/2013 Occhio agli occhiali, quando il 2x1 ingannevole di Vittorio Provera JOB24 Il Sole 24 Ore: 29/08/2013 Il contratto a progetto non valido? Dipende da una e Diritto24 Il Sole 24 Ore:29/08/2013 Anche il dirigente deve impugnare il licenziamento entro 60 giorni di Giampaolo Tagliagambe e Tommaso Targa JOB24 Il Sole 24 Ore: 28/08/2013 VIDEO: Decreto Lavoro. Le novit sui contratti a termine Intervista a Anna Maria Corna Contratti a termine: che cosa cambia con il Decreto lavoro di Anna Maria Corna JOB24 Il Sole 24 Ore: 08/08/2013 VIDEO: Decreto Lavoro. Licenziamento per giusticato motivo: la procedura di conciliazione preventiva Intervista a Tommaso Targa
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