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Speach completo documentario

Blocco 1 Da anni il lavoro pubblico sotto attacco, in Italia e in Europa. Lo spazio pubblico stato messo sul banco degli imputati dai governi di destra e di ispirazione neoliberista. Nellepoca della crisi e dellausterit, le lavoratrici e i lavoratori pubblici sono diventati il capro espiatorio di tutti i rancori ideologici. Una facile preda per la sottrazione di diritti. In Italia non c aspetto della vita dei lavoratori del pubblico impiego che non sia stato aggredito. Attraverso le manovre economiche e finanziarie, attraverso decreti legge spesso blindati, tutto stato impoverito e intaccato senza troppi scrupoli: stipendi, pensioni, trattamenti di fine servizio. Il precariato aumentato. Le donne sono rimaste vittima di un accanimento senza precedenti. Sono stati anni di scontri e battaglie. Anni difficili. Dove lavversario spesso ha giocato sporco, sfruttando luoghi comuni per trovare quel consenso che gli serviva non a migliorare e rendere pi efficiente il servizio pubblico, ma a frantumarlo e metterlo in difficolt. Come altro giudicare le misure che nel 2008 dovevano contrastare il fenomeno dellassenteismo e si sono poi tramutate in pratiche vessatorie nei confronti di chi veramente malato? E i decreti anticrisi del 2009, che aumentarono let pensionabile delle lavoratrici e ridussero le finestre duscita? E poi i rinnovi contrattuali bloccati fino al 2014. Gli stipendi e il salario accessorio congelati. Assunzioni e turn over bloccati, progressioni di carriera congelate, lerogazione di pensioni e Tfr posticipate. Interrotto il percorso di stabilizzazione aperto durante l'ultimo Governo Prodi, la situazione dei precari resta una delle pi critiche. Anche l'ultimo intervento del Governo Letta non assolutamente risolutivo. Eppoi ancora interventi sulla mobilit del personale, revoca unilaterale del part-time, stretta fiscale causata dalla riduzione dei regimi di esenzione. Anni e anni di riforme delle pubbliche amministrazioni urlate, senza investimenti e con obiettivi esclusivamente riduttivi, hanno riconsegnato al paese una pubblica amministrazione drammaticamente indebolita. BLOCCO 1 Tutto questo nonostante il fatto che quello italiano resta uno degli apparati pubblici meno ingombranti d'Europa. Tra l'altro in costante riduzione negli ultimi dieci anni, e con un peso sempre minore per le casse dello Stato. Basti pensare che in soli 10 anni il numero di dipendenti pubblici ogni 100 abitanti passato da 6,4 a 5,8, in

controtendenza con tutti gli altri Paesi. Francia esclusa, dove per il rapporto del 9,4 e la flessione di appena lo 0,1. Per trovare un paese pi virtuoso bisogna guardare alla Germania, comunque poco distante con 5,4 lavoratori ogni 100 abitanti, o alla Grecia. E la situazione salariale non certo diversa, con un rapporto tra spesa per redditi e abitanti poco superiore ai 2800 euro, in linea con i 2700 euro della media europea. Il numero dei dipendenti e delle istituzioni pubbliche, per, in continua diminuzione. Secondo il 9 Censimento Istat, in dieci anni i dipendenti della pubblica amministrazione, al netto dei militari e degli appartenenti alle forze di polizia, sono scesi da 3.209.000 a 2.840.000 in dieci anni: un calo di 368 mila dipendenti, pari all'11,5%. Questo dato, nel nostro Paese, anche destinato a peggiorare. A causa dell'accelerazione nelle fuoriuscite, quasi 160mila nel solo 2010, soprattutto nel servizio Sanitario nazionale - PAUSA - nella scuola PAUSA - nelle regioni e nelle autonomie locali. Senza contare la mancata sostituzione del personale causata dal blocco del turn over. In Italia ogni quattro dipendenti che vanno in pensione, ne viene assunto solamente uno. E per le donne non va certo meglio. La componente femminile diminuisce anno dopo anno. Nel 2009 le impiegate nella pubblica amministrazione erano 1.823.000, nel 2011 sono scese a 1.784.000: 40.000 in meno. Dunque, tra tagli e blocchi, il numero dei dipendenti pubblici sceso drasticamente, senza alcuna attenzione agli effetti su servizi essenziali come quelli offerti dagli enti locali e dalle Regioni, come sanit e assistenza alla persona. Allo stesso tempo, per, la spesa pubblica ha continuato a galoppare, trascinata dalle spese per beni e servizi, cio acquisti, appalti, consulenze e lavoro interinale. L'Istat ha certificato un aumento del 18% del personale esterno. E poi i salari sempre pi magri, morsi da un'inflazione che negli ultimi 12 anni ha superato di ben 7,6 punti percentuali la crescita degli stipendi. Un aggregato, quello dei redditi da lavoro dipendente, in caduta libera: nel 1991 rappresentavano il 12,5% del pil italiano, oggi il 10,6%. Con il permanere del blocco dei contratti nel 2015 giunger al 9,7%. Blocco 2 Insomma, disarticolare lo spazio pubblico: questo lobiettivo neanche troppo nascosto di una campagna di attacco alla quale il sindacato, la Funzione Pubblica della Cgil, si opposto con tutte le sue forze facendo argine e riempiendo le piazze, i luoghi di lavoro e le sedi del confronto, forte del sostegno e della condivisione di migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi pubblici. (Sostegno rinnovato da oltre un lavoratore su tre nell'ultimo rinnovo delle Rsu). Blocco 3 C'era una volta il welfare... Negli ultimi cinque anni, in Italia, si assistito ad un taglio netto del Welfare, tutti i fondi hanno subito tagli indiscriminati:

IL Fondo nazionale per le politiche sociali: E passato da 1,5 miliardi di euro del 2008 ai 344 del 2013 IL Fondo politiche per la famiglia: E passato dai 197 milioni del 2008 a ZERO euro nel bilancio previsto per il 2013 IL Fondo politiche giovanili: E stato finanziato con 37 milioni di euro solo nellanno 2010, NEL 2013, ZERO euro in bilancio IL Fondo pari opportunit: E passato dai 64 milioni del 2008 a ZERO euro in bilancio per il 2013 IL Fondo non autosufficienti: E stato rifinanziato nel 2013 con 275 milioni di euro dopo essere stato pressoch azzerato negli anni 2011 e 2012 E poi ancora: 30 miliardi di tagli lineari al sistema sanitario nazionale per gli anni che vanno dal 2011al 2015. Tagli che mettono in discussione la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza, le condizioni di lavoro e persino i livelli di occupazione. Per questo urgente mettere in sicurezza la nostra sanit pubblica: la tutela della salute e le cure non sono merci, ma diritti universali di cittadinanza. La sanit pubblica, tra l'altro, tra le meno costose al mondo: lItalia registra una spesa pi bassa sia della media OCSE sia della media UE, e con servizi e performances che ci collocano al secondo posto nel mondo per qualit e assistenza. LItalia spende in salute circa il 7% del Pil, a fronte di pi dell8% della media Ue. Lallarme sulla crescita della spesa sanitaria quindi infondato: lo segnalano sia la Corte dei Conti nel rapporto 2012 che la Ragioneria dello Stato. Ma il sistema sanitario nazionale anche un eccellente investimento economico. Il valore aggiunto della filiera della salute maggiore ai 150 miliardi di euro, pari a circa il 12% del Pil. Per ogni euro speso in sanit si generano circa 1 euro e 70 centesimi. Eppure le riduzioni dei finanziamenti stanno causando ricadute negative, anche sulloccupazione, nei settori privati che svolgono attivit pubbliche per conto del SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, come strutture sanitarie e socio sanitarie convenzionate, in quelli della fornitura dei servizi e nei settori produttivi dellindotto, nel mondo della cooperazione sociale. Ventanni fa in Italia cerano circa 170mila infermieri, oggi sono pi del doppio, 360mila, dei quali circa 270mila lavorano nel sistema sanitario nazionale. Ma sono ancora pochi, visto che il rapporto da noi di sei infermieri ogni mille abitanti, mentre la media Ocse di 7 su mille. Ne mancherebbero almeno 40mila, che per difficilmente saranno assunti, visto che i 7mila laureati che ogni anno escono dai Corsi di Scienze infermieristiche non riescono neanche a coprire il turn over fisiologico dei pensionamenti. Per quanto riguarda i medici, nel sistema sanitario nazionale ci sono 10.000 precari, che lavorano a partita iva, a gettone o cocopro. Il contratto bloccato per 4 anni, senza contare la questione ancora aperta dell'assicurazione. La norma in discussione prevede lobbligo per i medici di contrarre la polizza assicurativa personale per colpa grave. E rischia di essere, per ogni singolo medico, onerosissima, perch potrebbe gravare per somme fino a 15mila euro all'anno.

Quando si parla di welfare, per, non ci sono solo le strutture pubbliche, ma anche il

variegato mondo dei soggetti privati, profit e non profit, che lavorano per il pubblico. E il caso della della Sanit Privata e del terzo settore. Nonostante i numeri affermino chiaramente un notevole aumento del volume di finanziamenti pubblici spostati verso il privato accreditato, le condizioni lavorative in questi settori hanno subito una insostenibile involuzione: contratti non rinnovati, precariet, mancato rispetto dei diritti del lavoro, crisi e licenziamenti accomunano tutte le grandi associazioni e aziende. Per questo appare incomprensibile lostinato rifiuto di alcune associazioni di non rinnovare i contratti nazionali, alcuni fermi da oltre 7 anni.
Blocco 4 Le autonomie tra centralismo finanziario e federalismo zoppo A partire dalla riforma del titolo V della costituzione i Comuni, le Province e le Regioni, in linea con l'approccio federalista, hanno acquisito sempre maggiori funzioni e competenze. Ma stato un federalismo zoppo, visto il pesantissimo taglio ai trasferimenti da parte dello Stato. Di fatto si assistito a un decentramento delle competenze e a un accentramento delle risorse, con pesanti ricadute sulla tenuta delle autonomie. In soli 6 anni, dal 2009 al 2015, si sono sommati quasi 150 miliardi di tagli, 61,6 miliardi di trasferimenti in meno e 88,3 miliardi sul patto di Stabilit interno. (verificare coerenza con infografica, in alternativa utilizzare testo seguente o eliminare infografica). Ad esempio, dal 2008 al 2013, ci sono stati 32 miliardi di euro di minori trasferimenti, ai quali si sommano circa 32 miliardi in meno spendibili dai comuni per effetto dei blocchi di spesa imposti dai patti di stabilit. Per quanto riguarda il personale, invece, a causa del blocco del turn over, le autonomie locali hanno subito una pesante riduzione. Dal 2001 al 2011, il personale in forza ai Comuni diminuito del 10,6%, quello delle regioni dell'8,6%, con un'accelerazione negli ultimi anni a causa dell'aumento dei pensionamenti. Solo nei comuni si passati dalle 479.233 unit del 2007 alle 446.954 del 2011, di cui il 10% precari. Sempre nei comuni, il blocco del turn over ha causato una riduzione del personale con laurea, passato dal 18% del 2010 al 16,7% del 2011. Ma le politiche di austerity stanno colpendo pure le oltre cinquemila societ controllate che gestiscono oggi servizi fondamentali per gli Enti locali, con oltre duecentomila addetti. Per questo necessario un riordino del sistema anche per eliminare l'incredibile numero di amministratori, sebbene non sia possibile cedere al mercato quei servizi per cui fondamentale il controllo pubblico. L'attacco ai servizi pubblici ha colpito anche la polizia locale. Con la manovra del governo Monti un colpo di spugna ha cancellato listituto della causa di servizio e dellequo indennizzo, creando un'insopportabile discriminazione anche nei confronti di una professione fortemente esposta ai rischi. L'assenza di una seria legge per la Polizia Municipale e Provinciale ha poi deteriorato la qualit di questo servizio pubblico, facendone pagare il prezzo sempre ai cittadini.

Confusione, legiferazioni regionali contraddittorie, modelli organizzativi che non rispondono alle necessit dei cittadini, hanno inoltre distolto l'attenzione dai veri problemi che attanagliano il settore. Secondo i dati pi recenti solo il 18,7% dei bambini fino ai 2 anni frequenta un asilo nido. La quota maggiore nel Centro-nord, mentre nel Sud e nelle Isole la percentuale scende drammaticamente. La differenziazione regionale porta l'Emilia Romagna ad avere quasi il 30% di bambini iscritti e la Campania meno del 3. L'accesso ai nidi, insomma, un diritto garantito ad alcuni e negato ad altri. Oggi, con la crisi dei Comuni, si rischia di far scomparire anche quelle realt. A pagare le maggiori conseguenze sono i bambini con le loro famiglie e il personale costretto a carichi di lavoro sempre maggiori e ad un peggioramento delle condizioni contrattuali. ---- Tutela della salute degli operatori, rinnovo del contratto, adeguamenti salariali, rafforzamento della contrattazione: sono le questioni sulle quali ci si misura quotidianamente anche nel settore dellIgiene ambientale. Un settore con 90.000 addetti, met alle dipendenze delle aziende Pubbliche, met presso aziende private. Questi lavoratori si trovano ad operare fra mille difficolt, primo fra tutti larretrato che le amministrazioni pubbliche hanno accumulato nel pagamento delle prestazioni: oltre quattro miliardi di euro. Il 26 e 27 Novembre 2013 si voter per la prima volta per eleggere le rappresentanze sindacali. La Fp Cgil sar in campo, per chiedere il sostegno alle proprie liste e per mantenere un impegno fondamentale al loro fianco. Blocco 5 Giustizia, sicurezza, soccorso pubblico... Lo Stato si ritira. Il settore giustizia in Italia impiega 38.000 addetti, con 8000 carenze e un outlook ulteriormente negativo. Con la carriera bloccata dal 2000, si tratta dell'unico personale nel comparto-stato a non aver avuto nessuna opportunit di riqualificazione professionale. E poi ci sono 3000 tirocinanti cassintegrati e in mobilit, che negli uffici mandano avanti il lavoro. Di fatto sono 'precari' 'non precari', perch non sono titolari di contratto, per lavorano lo stesso. Anche qui, sono arrivati tagli ai finanziamenti, con una riforma della geografia giudiziaria frettolosa e sciatta che si tradurr in un 'ritiro dello stato dal territorio'. I problemi riguardano sia il cittadino che il personale, e il risparmio previsto irrisorio. I provvedimenti del Governo letta, inoltre, istituzionalizzano alcune figure precarie. E' il caso dell'assistente del giudice, selezionato tra giovani laureati, praticanti-avvocati o studenti delle scuole di specializzazione o delle confuse e irrazionali norme istituite di recente. --- Per quanto riguarda i penitenziari italiani, invece, il Decreto Carceri dello scorso marzo ha fissato l'organico complessivo della Polizia penitenziaria in 45.121 unit. Il precedente, nel 2001, era di 44000. Oggi sono circa 37.500 i poliziotti penitenziari in servizio nei 206 istituti per adulti, di cui per solo 23.000 realmente impiegati nelle carceri e servizi di traduzione e piantonamento dei detenuti, il resto destinato a coprire carenze di organico di figure amministrative e tecniche. E' questo il risultato di un calo di risorse incessante, con 8000 unit in meno, a causa del blocco del turn over,

e di un lavoro usurante che crea patologie invalidanti. Il tutto malgrado il sovraffollamento delle carceri, con 66.000 detenuti, rispetto a una capienza massima di 42.700 posti, per lo pi provocato negli ultimi dieci anni da leggi e pacchetti sicurezza inadeguati. Una situazione del genere dovrebbe suggerire al governo anche di integrare il personale mancante, come poliziotti penitenziari, educatori e assistenti sociali. Invece, continuiamo ad assistere non solo ad una continua rispalmatura delle risorse umane disponibili, ma addirittura, come nel caso di assistenti sociali ed educatori, ad una loro ulteriore riduzione del 10%. Una carenza che obbliga il personale che resta ad assumere la responsabilit di pesantissimi carichi di lavoro, spesso senza alcuna osservanza dei contratti. A partire dal 2001 gli stanziamenti per le spese sono diminuiti del 40%, e addirittura del 60% in termini effettivi. Gli effetti sul sistema penitenziario sono devastanti. Ci sono poi da segnalare quei poliziotti ai quali continuano ad essere bloccati da ben 4 anni i rinnovi contrattuali, oltre alle indennit accessorie previste dalla normativa. A parit di funzioni, i colleghi in servizio nelle carceri degli altri Paesi europei hanno retribuzioni in media superiori del 40% di quelle attualmente percepite dagli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. --- Per quanto riguarda i vigili del fuoco, invece, la carenza di organico sfiora le 3000 unit totali di cui 1000 operativi. Nel corso del 2012 sono andate in pensione 680 persone e ne sono state assunte solo 136.Meno 80%, a causa del turn over. recente l'intervento del Governo letta che prevede 1000 nuove assunzioni. E poi c' il problema dei discontinui. Precari di fatto: Dal 2007 ad oggi sono stati effettuati circa 67000 richiami in servizio ogni anno, ovvero 67000 prestazioni di lavoro di 20 giorni ciascuna, per una spesa che cresciuta costantemente fino ai 144 milioni spesi nel 2011. Con la legge di stabilit 2012 il bilancio del Corpo ha subito in totale un taglio di 80 ml di cui oltre 57 vanno ad incidere sulla spesa per il richiamo dei discontinui che si riduce a circa 87 milioni. --- Con la Croce rossa, invece, dicevano di voler risolvere un problema ma l'hanno aggravato. Oggi questo soccorso sar meno sicuro, perch meno sicuro il futuro dei lavoratori. Rimettere a posto i conti, valorizzare il patrimonio immobiliare, distinguere le competenze fra servizio pubblico e volontariato era necessario. Ridurre il lavoro, cancellare i servizi, no. 4000 posti di lavoro sono a rischio, i primi 1600, precari, a partire dal 31 dicembre 2013. Gli altri sono messi di fronte alla scelta: stesso lavoro con meno stipendio e meno diritti oppure il licenziamento. Non si possono lasciare strutture fondamentali, come il servizio di emergenza e il Centro di Educazione Motoria di Roma o il laboratorio centrale di analisi all'incertezza dell'iniziativa privata. Il lavoro in Croce Rossa riguarda i cittadini, i lavoratori, riguarda tutti noi. BLOCCO 6 Ministeri, Agenzie, Enti Pubblici... C'era una volta lo stato di diritto Il Decreto Salva Italia del 2010 ha previsto il riordino degli enti previdenziali attraverso laccorpamento delle

funzioni dellex INPDAP e dellex ENPALS al nuovo INPS. Un super ente, nato senza alcun confronto, compreso quello con le parti sociali. La gestione del suo enorme patrimonio immobiliare del valore di circa 2 miliardi e mezzo ricopre un ruolo fondamentale. Ci che la Fp Cgil chiede da tempo un modello organizzativo che garantisca capacit decisionale e rapidit di intervento, oltre a nuove politiche per il personale. ----- Le cose non vanno meglio per i beni culturali. In soli dieci anni la spesa statale per il Mibac scesa da 2,8 miliardi ad appena 1,6. Il personale impiegato passato da 25.000 a 18.900. A fronte di pi di 46.000 beni architettonici e pi di 5.000 beni immobili archeologici, oggi il Mibac pu contare solo su 350 archeologi e 288 restauratori, la met precari o con contratti atipici. Il 45% dei circa 5.000 beni immobili archeologici gestito dagli enti locali, gli stessi ai quali, nei soli ultimi tre anni, sono stati ridotti i trasferimenti per quasi 150 miliardi di euro. La Francia spende, per il solo Louvre, quanto l'Italia per tutti i suoi musei. ---- E che dire delle Agenzie Fiscali, istituite per dotare la macchina fiscale di uno strumento dinamico ed efficiente? Non sono state mai messe in condizione di funzionare. La riforma, avviata nel 2001, aveva previsto circa 360 uffici unici dotati di ampia autonomia. Nel 2009 una nuova riforma voluta dal governo di centrodestra ha attivato ben 106 Direzioni provinciali, mentre sono stati depotenziati circa 260 uffici unici, trasformati in semplici articolazioni. Quegli uffici territoriali, impoveriti sia di personale sia di attivit di controllo, oggi sono considerati improduttivi e quindi destinati alla chiusura: nel 2012 ne sono gi stati chiusi sette, otto verranno chiusi tra giugno e luglio di questanno, altri 30 nellimmediato futuro. E poi gli Sportelli Unici per l'Immigrazione, istituiti con la legge Bossi Fini e che hanno competenze in materia di rilascio dei permessi di soggiorno, rinnovi e ricongiungimenti e attivit di supporto per l'esame d'italiano per gli stranieri. C una terribile coerenza fra limpianto della legge, che rende difficoltosa la concessione dei permessi, e la situazione di perenne precariet di chi lavora in questi uffici. Il ministero dell'interno, infatti, per far funzionare gli sportelli, nel 1993, fece ricorso a lavoratori interinali, oggi trasformati in precari a tempo determinato: sono complessivamente 633. E in alcuni casi il servizio esclusivamente affidato a loro. Sono quindi precarie le persone alle quali il Ministero delega funzioni delicatissime, come la stipula dei contratti, la firma dei provvedimenti di polizia giudiziaria e il rilevamento delle impronte digitali.

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