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Agli arresti 17 persone (tra cui alti funzionari dello Stato) accusate di aver messo a rischio la sicurezza nazionale, sebbene lopposizione gridi al complotto Un oscuro ed esteso apparato di spionaggio annidato nel cuore del potere macedone e innervato nei suoi gangli pi alti con lo scopo non solo di vendere informazioni classificate e documenti coperti dal segreto di Stato ai servizi dintelligence dei Paesi vicini (in primis la Grecia), ma perfino di ricattare politici, uomini daffari e personaggi dello spettacolo mediante la compilazione di dossier bollenti. Questo lo scenario decisamente inquietante che emerge dalla maxi-inchiesta avviata in segreto due anni fa dalla polizia macedone e sfociata luned nelloperazione Spion che ha portato agli arresti di 17 persone certamente non di poco conto. Secondo la polizia il gruppo ricco di elementi che ricoprivano incarichi prestigiosi: funzionari dei Servizi segreti, del controspionaggio, dei ministeri degli Interni e della Difesa, dellArchivio di Stato e del Parlamento, oltre ad imprenditori e giornalisti. In verit le persone coinvolte sono 22, dato che due sono gi in carcere per reati non collegati alloperazione e 3 risultano attualmente latitanti. I capi daccusa contestati? Una lista sterminata, capeggiata dallassociazione a delinquere che lega le altre incriminazioni: spionaggio, frode, estorsione, ricatto e rivelazione di segreto di Stato. A tirare le fila dellorganizzazione e dirigerne ogni attivit di spionaggio sarebbe stato Marijan Efremov, ex funzionario dellintelligence macedone, il quale avrebbe messo in piedi la squadra nel 2009 subito dopo aver perso il lavoro. Lo ha assicurato il ministro degli Interni Gordana Jankulovska: Quasi tutti i documenti incriminati sono stati trovati nella sua abitazione. Carte stracolme di informazioni classificate e segreti di Stato, ma anche centinaia di foto che inchioderebbero Efremov: in base alle indagini sarebbe stato proprio lui luomo del contatto con gli agenti dei Servizi segreti stranieri - specialmente di Atene ma anche bulgari, serbi, kosovari e albanesi - per cedere informazioni top secret in cambio di sostanziose somme di denaro. Dai documenti raccolti durante la perquisizione nellappartamento di Efremov emerso un quadro probatorio schiacciante dal quale emerge chiaramente
lesistenza di una siffatta organizzazione criminale. Sono spuntati nomi cifrati e centinaia di carte e fotografie che ci hanno permesso di ricostruire lorganigramma e le attivit dellapparato illegale, ha garantito il ministro degli Interni. Non tutto: dalle prove raccolte risulterebbe che la rete clandestina di spionaggio avesse intrapreso anche una parallela attivit finalizzata al ricatto di personalit molto note nel campo della politica, degli affari e dello spettacolo. Anche altri autorevoli ex funzionari dello Stato risultano del resto coinvolti nellindagine: Marijan Madzovski, ex capo di gabinetto della presidenza parlamentare, Vane Cvetanov, per anni direttore dellAgenzia anti-riciclaggio, Aleksandar Dinevski, funzionario dellintelligence e Agoran Stojkov, ex generale della polizia. Inoltre dellorganizzazione avrebbero fatto parte: un dipendente dellArchivio nazionale macedone (che custodisce le informazioni sensibili dei cittadini) e un dirigente di una compagnia telefonica. Tuttavia, secondo il sito internet Balkan Insight, linchiesta costellata di dubbi, incertezze e punti oscuri, alimentati sostanzialmente dalle incessanti proteste dellopposizione che in questi giorni sta denunciando lesistenza di una gigantesca macchinazione politica per mettere a tacere le voci dissenzienti. Secondo i socialdemocratici, infatti, non un caso che tra le fila degli indagati figurino persone che hanno sempre criticato e attaccato il governo di centrodestra guidato da Nikola Guevski, come Boris Damovski, un autore di fumetti e cartoni satirici costantemente inviso allesecutivo, e Zoran Bozinovski, uno dei pochi giornalisti che ha condotto inchieste sugli scandali politici e finanziari riferibili alla cerchia degli uomini pi fedeli al premier. Inoltre sui 17 arrestati 2 sono stati immediatamente rilasciati, mentre la sorte degli altri indagati verr decisa mercoled dal giudice istruttore del Tribunale di Skopje. C poi un altro, fondamentale, vulnus che potrebbe colpire la credibilit delloperazione: la polizia avrebbe agito senza alcun mandato rilasciato dal giudice, violando la Carta costituzionale e pregiudicando, dunque, le garanzie riservate a tutti i cittadini macedoni. Ma il ministero degli Interni respinge ogni accusa, precisando che in questo caso, vista la gravit dei fatti, la polizia poteva agire anche in assenza di un mandato giudiziario.