Sei sulla pagina 1di 6

Metafisica

. La metafisica mira allo studio degli enti in quanto tali nella loro interezza, generalmente, specifiche. la metafisica concentra la propria attenzione su ci che considera eterno, stabile, necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'essere. All'ambito della ricerca metafisica tradizionale appartengono problemi quali la questione dell'esistenza di Dio, dell'immortalit dell'anima, dell'essere "in s",
[6] [4] [3]

a differenza delle scienze particolari che,

si occupano delle loro singole determinazioni empiriche, secondo punti di vista e metodologie

dell'origine e il senso del cosmo, nonch la questione dell'eventuale

relazione fra la trascendenza dell'Essere e l'immanenza degli enti materiali (differenza ontologica).

Il termine metafisica deriva dalla catalogazione dei libri di Aristotele, nella quale la trattazione dell'essenza della realt fu collocata dopo (in greco , "meta") quella della natura, che era la fisica. Il prefisso "meta" assunse poi il significato di "al di l, sopra, oltre

Presupposto della metafisica la ricerca sui limiti e sulle possibilit di un sapere che non pu derivare in modo diretto dall'esperienza sensibile. I cinque sensi, infatti, si limitano a recepire passivamente le impressioni derivanti dai fenomeni naturali entro una gamma ristretta di percezioni, e quindi non sono in grado di fornire una legge capace di descriverli, non sono in grado cio di coglierne l'essenza. Scopo della metafisica, in questo senso, il tentativo di trovare e spiegare la struttura universale e oggettiva che si ipotizza nascosta dietro l'apparenza dei fenomeni Secondo questa linea interpretativa, solo nel nostro intelletto possibile formulare quei criteri di razionalit e universalit che ci permettono di conoscere il mondo: la semplice sensazione in atto, infatti, ha per oggetto cose particolari, la scienza invece ha per oggetto gli universali e questi sono, in un certo senso, nell'anima stessa.
[10]

Ecco

dunque la radicale contrapposizione, propria dei grandi filosofi metafisici, da Parmenide, Socrate, Platone, Aristotele, fino ad Agostino, , tra il sapere acquisito dei sensi, e il sapere proprio dell'intelletto. Secondo questa scuola di pensiero, quindi, non ci pu essere vera conoscenza se questa non scatuirisce dallintelligenza, la quale per, per attivarsi, deve anzitutto prendere coscienza di s: se l'intelletto fosse incapace di pensare se stesso, non potrebbe neppure prendere coscienza della verit, n coscienza di poterla mai raggiungere. Il pensiero di s, pertanto, stato assunto spesso come base di partenza, a cominciare dalla sua capacit

di rendere possibile un sapere immediato, universale e assoluto, perch in esso il soggetto immediatamente identico all'oggetto, essendo l'io che intuisce se stesso.
[14]

Con Aristotele, la metafisica la scienza dell'essere perfetto, cio lo studio di Dio: poich infatti cercava le cause prime della realt, essa cos diveniva anche indagine su Dio.

Da Socrate a Plotino
Gran parte della metafisica occidentale derivatadal pensiero di Socrate, e in particolare dalla sua convinzione di sapere di non sapere. Questa affermazione, pur ammettendo l'impossibilit di approdare a una forma di sapienza vera e certa, scaturiva dall'intima consapevolezza dell'esistenza di una verit ultima, rispetto alla quale egli si riconosceva appunto come ignorante.

Partendo dal dubbio socratico, i filosofi successivi, Platone e Aristotele in primis, arguiranno che non si pu affermare l'inconoscibilit di una realt senza averla con ci stesso implicitamente ammessa, seppure su un piano puramente ontologico, cio della sola esistenza. Platone identific la realt ultima, oggetto dell'indagine di Socrate, col termine di idea, distinguendo nettamente il processo logico conoscitivo attraverso cui approdarvi (dialettica), dalla dimensione dell'essere, collocata su un piano trascendente.

Aristotele, in seguito, defin pi chiaramente la metafisica come la scienza che ha per oggetto l'ente in quanto tale, a prescindere dalle sue particolarit sensibili e transitorie.
[24]

Anche secondo Aristotele, inoltre, non il pensiero logico-

deduttivo a dare garanzia di verit, bens l'intuizione: essa consente di cogliere l'essenza della realt fornendo dei principi validi e universali, da cui il sillogismo trarr soltanto delle conclusioni coerenti con le premesse. Pur rivalutando l'importanza induttiva dei sensi, la conoscenza empirica non ha per Aristotele un valore logicamente necessario, fungendo unicamente da avvio di un processo che culmina con l'intervento di un trascendente intelletto attivo. L'intuizione suprema quindi per lui il "pensiero di pensiero", proprio dell'atto puro.

Nel periodo del tardo ellenismo Plotino accentuer la distinzione tra il piano della realt metafisica e quello della realt sensibile e terrena. Egli distinse vari gradi dell'essere: quello discorsivo-dialettico, identificato con l'Anima; quello intuitivo-intellettuale, identificato col Nous o Intelletto; e infine quello dell'Uno, irraggiungibile neppure dal pensiero intuitivo ma solo con l'estasi mistica, quando la coscienza naufraghi totalmente in Dio. Plotino formul in tal modo una teologia negativa, secondo cui la fonte della conoscenza e della razionalit non pu essere a sua volta razionalizzata: ad essa ci si pu avvicinare solo per progressive approssimazioni, dicendo non cosa essa , ma semmai cosa non , fino a eliminare ogni contenuto dalla coscienza. L'Uno cos da un lato risulta totalmente inconoscibile e ignoto, dall'altro per va ammesso come meta e condizione del filosofare stesso. Il pensiero infatti ha un senso solo se

esiste una Verit da cui esso emana. Questa sar la base della successiva teologia di Agostino, per il quale la verit che illumina ogni uomo la sua stessa essenza.

Il pensiero teologico e filosofico

Per comprendere il pensiero di Agostino non si pu prescindere dal suo vissuto esistenziale: egli cerc sempre di conciliare l'atteggiamento contemplativo con le esigenze della vita pratica e attiva. Poich visse spesso drammaticamente il conflitto tra i due estremi, il suo pensiero consistette nel tentativo grandioso di tenere uniti la ragione e il sentimento, lo spirito e la carne, il pensiero pagano e la fede cristiana. Fu proprio l'insoddisfazione per quelle dottrine che predicavano una rigida separazione tra bene e male, tra luce e tenebre, a spingerlo ad abbandonare il manicheismo, e a subire l'influsso dapprima dello stoicismo e poi soprattutto del neoplatonismo, i quali viceversa riconducevano il dualismo in unit, cos che oggi gli studiosi concordano sul fatto che la filosofia agostiniana sostanzialmente di stampo neoplatonico . Ci significa che Agostino recep il pensiero di Platone filtrato attraverso quello di Plotino. Rispetto a questi ultimi tuttavia egli introdusse alcuni concetti nuovi marcatamente religiosi e attinenti in particolare alla fede cristiana: sostitu ad esempio la teoria della reminiscenza delle Idee con quella dell'illuminazione divina; o ancora, concep la creazione dell'universo non semplicemente come un processo necessario tramite il quale Dio (plotinianamente) si manifesta e produce se stesso, ma come un libero atto d'amore, tale cio che si sarebbe anche potuto non realizzare. E soprattutto, il Dio di Agostino non quello impersonale di Plotino, ma un Dio vivente che si fatto uomo. All'amore ascensivo proprio dell'eros greco, egli avvert cos l'esigenza di affiancare l'amore discensivo di Dio per le sue creature, proprio dell'agape cristiano. Secondo Agostino di conseguenza, anche il mondo e gli enti corporei, essendo frutti dell'amore divino, hanno un loro valore e significato, mentre i platonici tendevano invece a svalutarli. Questo tentativo di collocare la storia e l'esistenza terrena entro una prospettiva celeste, dove anche il male trovi in qualche modo spiegazione, rimase sempre al centro delle sue preoccupazioni filosofiche.
[1]

Il problema del male


Alcune delle questioni fondamentali a cui Agostino cercava una risposta erano in particolare le seguenti:

Se c' Dio, che buono e vuole il bene per le sue creature, perch allora permette che ci sia il male e il dolore? E perch l'uomo, che pure fatto a Sua immagine e somiglianza, compie deliberatamente il male? Si trattava dei quesiti che erano sorti in lui sin da giovane, e per rispondere ai quali aveva deciso, prima della propria conversione al Cristianesimo, di aderire alla dottrina manichea: questa presumeva di spiegare il Male facendone uno dei due Princpi che, insieme al Bene, hanno creato il mondo.

Dopo aver preso in considerazione la vita di Ges Cristo, per, egli ritenne insoddisfacente una tale spiegazione. Cristo infatti aveva sconfitto il male, pur attraverso una lunga tribolazione nella quale si era sottoposto volontariamente ad esso. Ci comportava una serie di altre domande:

Ma allora Dio, che pu tutto ed perfetto, perch ha dovuto subire il male per riuscire a vincerlo? E se questo accade, Egli ancora un Dio onnipotente? I vari tentativi di risposta condussero Agostino a ipotizzare che esistono almeno tre tipi di male:
[2]

il male metafisico; il male morale; il male fisico.

Il male metafisico
Dal punto di vista metafisico, Agostino si convinse di come il "male" ( iniquitas) non esista, o, per meglio dire, non abbia consistenza. Esiste solo il bene, o i beni; il male invece, o i mali, sono semplicemente "privazione", mancanza di bene. In tal modo, svuotando il male di ogni valore ontologico, Agostino raggiunse l'obiettivo di confutare il dualismo manicheo. Per dirla come far Tommaso d'Aquino, non esiste la bruttezza in s, questa semplicemente mancanza, privazione di bellezza; parimenti non esiste l'errore in s, perch questo semplicemente assenza di verit. A dimostrazione di ci, Agostino proponeva un sillogismo: 1. 2. 3. tutto stato creato da Dio; Dio sommamente buono; dunque ogni realt da Lui creata buona, e non ne esistono di malvagie. Ora, per, queste stesse realt cos create saranno "altro" da Lui. Non possono partecipare appieno della Sua perfezione, del Suo sommo grado di bont, della Sua immortalit. Ogni bene cio, sia materiale che spirituale, risulta come disposto su una "scala gerarchica", in cima alla quale sta Dio. Quando l'uomo sceglie i beni inferiori, egli sceglie pur sempre dei beni, ma questi rappresentano, di fronte al sommo Bene, una privazione. In ci consiste la possibilit metafisica del male: esso dovuto a una rinuncia al sommo Bene, in favore di una scelta rivolta a beni inferiori. Lo stesso peccato originale non consiste nell'aver mangiato il frutto dell'albero del bene e del male che, creato da Dio, anch'esso buono, bens nell'aver rinunciato al sommo Bene, a Dio, nel momento in cui Adamo ha voluto sostituirsi a Lui. La concezione agostiniana del male metafisico come assenza di perfezione porta a identificare il Bene con l'essere di platonica memoria; e si ricollega in particolare alla dottrina di Plotino, dove la sola e autentica realt era l'Uno, che giungeva poi a disperdersi fino agli strati pi bassi della materia, come una luce che si allontana man mano dalla sorgente. Come non esiste una fonte dell'oscurit, cos il male un semplice un non-essere. In tal modo Agostino trova soluzione al problema che lo angustiava quando all'interno delle posizioni manichee non riusciva a spiegarsi perch mai i due principi, il Bene ed il Male, dovessero raggiungere l'uno la vittoria e l'altro la

sconfitta. Se infatti ambedue avessero avuto la stessa potenza, la lotta avrebbe dovuto essere incerta, mentre secondo il manicheismo la vittoria del Bene si sarebbe realizzata comunque. Grazie ai suoi studi neoplatonici, Agostino risolse il problema dei due Principi contrapposti alla radice, convincendosi che esisteva un solo Principio da cui tutto discendeva: il Bene.

Il male morale [modifica]


Il male metafisico si trasforma, secondo Agostino, in un male morale a causa di un errore della volont umana: questa sceglie d'indirizzare l'uomo verso qualcosa, un bene particolare scambiato per il Bene sommo che solo Dio. In realt ogni essere buono, perch creato da Dio. Non pu esserci un principio del Male contrapposto a quello del Bene e in lotta con esso, perch nessun principio assoluto, in quanto tale, tollera per cos dire la compresenza di un altro principio egualmente assoluto, altrimenti non sarebbe appunto assoluto e totale, bens relativo. Allo stesso modo da escludere che il Male trovi la sua ragion d'essere in Dio. Nelle sue scelte morali per l'uomo, pur essendo guidato dall'amore, possiede anche un libero arbitrio. Egli ha cos la possibilit di optare sostanzialmente tra due alternative, liberamente: quando si fa guidare dal vero amore, l'uomo sceglie sempre il sommo Bene, perch, illuminato dalla luce di Dio, egli impara a valorizzare i beni minori secondo la loro effettiva gerarchia. Quando invece guidato da un amore alterato, egli portato a desiderare un tipo di bene inferiore, come la ricchezza o la cupidigia, che da lui vengono trattati e considerati come beni superiori. In ci risiede la possibilit del male morale.

Il male fisico
Agostino non negava la sofferenza e neppure il peccato, nel senso cristiano. Il male fisico, da un lato, conseguenza del male morale, poich scaturisce dalla stessa origine metafisica, ontologica, ossia da un non-essere. Dall'altro, tuttavia, esso ha per Agostino anche un significato positivo, tramutandosi alle volte in uno strumento capace di condurre alla fede per vie imperscrutabili. In tal modo Agostino supera una convinzione diffusa nel periodo precedente, che concepiva la malattia e il dolore esclusivamente come una sorta di punizione divina delle azioni umane. Il male fisico lo stesso che persino Cristo dovette subire, per nostra espiazione, durante la Passione e il martirio sulla croce, pur essendo onnipotente: Egli non vi si oppose per lasciare libert d'azione alla volont umana.

Il libero arbitrio
Ecco allora che il problema del male si connette con quello della libert umana. Se l'uomo non fosse libero, egli non avrebbe meriti, n colpe. Il dilemma che si pone con questa affermazione se esista il libero arbitrio oppure la predestinazione, problema che si venuto a creare in seguito al peccato originale:

Dio, che onnisciente e conosce il futuro, ha dato piena libert all'uomo, ma sa che, lasciandolo libero, questi peccher. Dio potrebbe anche intervenire per impedirglielo, ma non lo fa per non interferire col suo libero arbitrio;

l'uomo, cos peccando, ha commesso il peccato originale, con cui ha compromesso la propria libert, volgendola contro se stessa. Sebbene egli sia divenuto indegno di ricevere la salvezza, Dio, conoscendo le sue possibili scelte verso il male o verso il bene, dona ad alcuni, con laGrazia, la possibilit di salvarsi, mentre ad altri lascia la libert di dannarsi; tuttavia, questa non una scelta divina arbitraria, ma semplicemente la prescienza di Dio che, nell'eternit (cio oltre il tempo), vede coloro che possono ricevere la Grazia e coloro che non possono. Questi ultimi anche se la ricevessero non solo non si salverebbero, ma si dannerebbero ancor pi. Per Agostino dunque la volont di Dio precorre semplicemente la volont dell'uomo, non la costringe, poich tale nostra volont l'unica davvero che ci renda meritevoli della salvezza o della dannazione; infatti, anche se nessun uomo potrebbe salvarsi con la sola propria volont, coloro che potrebbero salvarsi vengono soccorsi dalla Grazia divina, che li aiuta nella loro predisposizione. Tale concetto si spiega nella risposta evangelica di Cristo ai suoi discepoli, che gli avevano chiesto:

Potrebbero piacerti anche