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Questi sono i primi due capitoli di una storia al limite dell'immaginabile, capace di affascinare e di e ingelosire il possessore. Auguro una buona lettura e magari un qualche commento per far sì che io possa migliorare.
Questi sono i primi due capitoli di una storia al limite dell'immaginabile, capace di affascinare e di e ingelosire il possessore. Auguro una buona lettura e magari un qualche commento per far sì che io possa migliorare.
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La notte ulul� la sua venuta. Il cielo dapprima pulito e sgombro da nuvole si
colm� di banchi di nebbia. La foresta urlava la paura della notte con lo sfregamento delle foglie sul vento. Gli uccelli smisero di cinguettare e ne occuparono il posto grandi rapaci dagli occhi gialli. La nebbia scese lentamente, pi� la luna s'illuminava, pi� lei godeva nel coprire ci� che poteva illuminare. Il vento rallent� la sua corsa e aument� la sua indifferenza. Il gelo dell�aria fece rintanare i pochi animali rimasti fuori dalle loro tane. Un lampo seguito da un ululato squarci� l�aria e la calma di quel momento cos� fuori dal tempo. Un'ombra inciamp� su una pozzanghera. Era incappucciata e il suo respiro affannato riempiva l�aria di un suono umano che si differenziava da quello animalesco di quell�istante. Correva freneticamente, senza coordinazione, senza un ritmo preciso. Quando le forze glielo permettevano, accelerava il passo senn� continuava a correre senza sosta. Un altro lampo illumin� la foresta. L�ombra si ferm� per un istante e si poggi� le mani sulle ginocchia contemplando la stanchezza poi fece uno scatto. Un ululato a poca distanza present� la pioggia che scese all�inizio in gocce piccole e in poca quantit�. Le gambe gli dolevano ma non poteva fermarsi, doveva correre! Butt� l�aria fuori dai polmoni pi� forte che poteva e aument� la corsa. I pini che popolavano la selva erano alti e massicci, lasciavano tra di loro pochissimo spazio, l�unica via era la strada di Volk, quella che stava percorrendo. Un altro ululato. Si ferm� poggiando la mano sulla corteccia dell�albero vicino, cont� fino a cinque e ricominci� la corsa infinita. Con la pioggia, il cappuccio, gli si stava appesantendo sulla faccia cos� se lo tir� indietro. I capelli, prima lisci e asciutti, furono attaccati da gocce pesanti e bagnate, le punte gli s'inumidirono per prime ma le spost� con velocit� dalla faccia rigata da sofferenza e paura. Gli occhi erano spiritati, spalancati e arrossati e troppo vicini al prorompente naso. Il vento gelido gli faceva tremare le labbra azzurrine e gocciolare il naso importante. Un ululato fece sobbalzare l�uomo. Ora insieme al rumore del calpestio degli stivali si udiva un raglio seguito da passi pesanti e lunghi. Una smorfia di paura fece spalancare ancora di pi� gli occhi dell�uomo che inizi� a correre cos� velocemente che fu consapevole del fatto che non sarebbe durato a lungo. La foresta aument� la sua visuale e fece vedere allo sconosciuto una cittadina in lontananza. Volk. La citt� che doveva raggiungere. Il raglio aument� di densit� seguito da sbuffi di narici, L�uomo si volt� e vide ci� che immaginava, ci� che avrebbe potuto evitare, che avrebbe dovuto evitare. L�animale era grande a quattro zampe, ma solo le due posteriori erano a terra e lo facevano correre. Aveva forma quasi umana ma teneva un manto di lupo, gli arti anteriori erano muniti di artigli sulle zampe e di un osso sporgente appuntito sul gomito, gli occhi erano piccoli e bianchi, il muso era canino e possedeva denti lunghi e affilati che non gli permettevano di chiudere totalmente la bocca. Era il suo ex compagno, lo stava seguendo da giorni dopo che un licantropo lo aveva morso. La selva fin� e lasci� lo spazio a una pianura leggermente discendente. L�uomo con gli occhi spalancati cacci� un urlo colmo di paura e voglia di vivere e aument� la sua corsa a dismisura. Il lupo mannaro dietro accompagn� il suo urlo con un ululato affamato. I due versi persistettero finch� l�uomo lupo non eman� un ruggito misto di dolore, rabbia e fame. L�uomo senza alcuna intenzione di fermarsi volt� il capo e vide il licantropo a terra, raggomitolato su se stesso. Il suo ruggito fu seguito da un lamento mentre si dimenava a terra. L�uomo prima incappucciato alz� la testa al cielo. Finalmente la nebbia aveva oscurato del tutto la luna piena. Il lupo mannaro non avrebbe creato pi� problemi ma doveva sbrigarsi ad arrivare al villaggio. Inciamp� su un ramo e cadde a faccia avanti. Si alz� a fatica con il naso sanguinante. Gli occhi blu illuminarono la notte e fissarono le mura alte e possenti di Volk. Erano state costruite dagli abitanti del villaggio e dal re Marfon trecento anni prima, in continuazione rinforzate per difendere maggiormente la periferia. La difesa era alta ottanta piedi e circondava completamente tutta la citt�. La costanza delle mura era interrotta dalle grandi porte di Flink Volk (da cui ha preso il nome il centro abitato) di un legno di ciliegio scuro e lucido. Si diceva che un mago dopo aver fatto un patto con Flink acconsent� a lasciare un incantesimo sulle porte cos� da lasciarle lucide e indifferenti alle intemperie finch� il mondo non avesse smesso di girare. L�uomo si aiut� con le ginocchia e si alz�. Lentamente con la testa che gli girava, si avvicin� alla citt�. Il licantropo era steso dietro di lui, a terra, svenuto, La faccia del suo compagno era scavata e solcata da rughe e occhiaie inviolate. La pelle era piena di graffi e le mani erano ancora chiuse a pugno. Il vento gelido fece rabbrividire il corpo della vittima che non era pi� protetta dal pelo che era steso ai suoi lati, come se si fosse staccato. Con la sinistra si pul� il naso sporco di sangue. Si ferm� davanti alle porte della citt�, erano veramente belle come dicevano. Anche se il sole non regnava i cieli, la luna piena lo aveva spodestato bene illuminando di bianco le possenti porte che, viste da vicino, possedevano stemmi vari tra loro di una tinta rosso sangue. Affamato ancora dalla precedente corsa si ferm� e respir� lentamente. Buss� al portone, ma niente, il suono che ne scatur� era baritono e antico, se facevi attenzione, potevi far caso ancora alla presenza di un eco lontano e impercettibile. Buss� di nuovo, La risposta fu solo data da un gufo che pass� sopra di lui lentamente, oscurando la luna con le sue possenti ali. I suoi occhi grandi e rotondi lo fissavano in modo interrogativo. Che cosa stavano facendo le guardie? Dovevano sbrigarsi, doveva entrare e di fretta anche. Si volt� dietro. In basso sulla sinistra del portone si mosse uno spioncino. Due occhi piccoli e marroni si mossero furtivamente per poi fermarsi di colpo sull�ombra dell�uomo che aveva un enorme cappuccio dietro la schiena. -Chi �? Il tono era duro e severo e fu seguito dal luccichio di una lancia d�argento. -Sono Herot rappresentante del possente e sapiente Lambert prossimo re del mondo, porto con me ci� che serve all�uomo Solan. Il mio volere � unicamente informativo. Herot odiava le formalit�, facevano solo passare il tempo velocemente e non ce ne era bisogno. Dall�altra parte non ci fu una risposta istantanea e il luccichio dell�argento si ripresent�. -La luna � alta nel cielo Herot, � ripiena di tutta la sua luce e questo vuol dire che la sfortuna sta dettando le sue regole. La nebbia maschera la verit� cos� aspetter� che ella si riveli e che tu (non perch� io non ti creda) ti presenti a me con la tua vera identit�. La nebbia si stava dissolvendo, il vento soffiava forte. Herot si strinse il mantello munito di cappuccio al corpo. -Mi dispiace dissuaderla ma ci� che vede � tutto ci� che vedr�: ora e allo smascherarsi della sfera bianca. L�uomo socchiuse gli occhi, puntati sulla luna, la nebbia aveva quasi lasciato la met� della luna scoperta e Herot mise fine ai formalismi. -Mi faccia entrare! Il mio ex compagno si � tramutato in un licantropo! Diede un pugno alle porte con veemenza. Le figlie di Flink non si mossero ne vibrarono. Le gocce intanto stavano diminuendo a vista d�occhio. -E credi che ti faccia entrare cos� facendo? Credi che possa? Credi che ne abbia il coraggio? Herot si volt� di colpo e vide che la nebbia aveva quasi lasciato la luna. -Sono giorni che scappo da quella bestia! Ho fame e sonno e ... Si port� la mano destra sotto il mantello che si mosse leggermente come se fosse fatto levitare da qualche aneddoto. -Porto una cosa di grande importanza, devo entrare! Mi faccia entrare! L� c'� il mio compagno � Il dito indicava una zona oscura sulla pianura, c�era qualcosa a terra e sembrava si stesse muovendo. Con scatti veloci e inattesi scalciava e graffiava il terreno urlando una rabbia incontenibile. -Si sta svegliando! Aprite! Erano giorni che scappava, giorni di fame, sonno e malinconia. Il suo compagno era stato sfortunato a incontrare il lupo mannaro per primo ma questo non poteva significare che anche lui era destinato a quella fine, cos� orrenda e abominevole. Le forze purtroppo l�avevano lasciato da tempo e ne aveva preso il posto una paura che drogava il corpo, ma ora, sembrava fosse fuggita anch�essa. Poggi� la schiena sulle porte e spinse i piedi a terra come se volesse sfondare i portoni con la sola forza delle spalle. L�ombra che si trovava di fronte a lui ululava a terra. La trasformazione non era ancora completa perch� l�ululato era ancora umano. Si volt� l�ennesima volta e con gli occhi dilatati e viola di occhiaie implor�. -Fatemi entrare! Non posso affrontarlo non ho le forze! E� una battaglia troppo difficile per le mie condizioni. Dallo spioncino oramai non c�era pi� nessuno. Qualcuno lo aveva richiuso e lui non l�aveva sentito. Il destino di Herot quindi si stava compiendo. La pioggia smise di scendere. Un ululato riemp� la collina di terrore. -�Non esiste ne fortuna ne sfortuna. Non esiste n� dio n� l�immortalit�. Non esistono n� tiranni buoni ne cattivi. Non esistono n� anni di pace n� anni di guerra. Esiste solo il destino e noi che ne siamo i burattini.� Lambert l�aveva lasciato con quella perla di saggezza. Era accaduto due settimane prima. Si trovavano alla festa di compleanno della figlia di Lambert. Lei era bellissima alta, bionda e con degli occhi ambra. Unica nel suo genere. Jiuly era il suo nome. Indossava il vestito pi� bello della festa. Era sfarzoso, ricamato a mano dai sarti migliori del regno, di un porpora unito ad un bianco latte che si intrecciavano tra loro lasciando una dissolvenza rosata; aveva piegature e piegature girate tra loro e alla fine, il vestito, si allargava con la morbidezza di alcuni boccoli ricamati di oro. Il padre Lambert sedeva a capotavola con un grande sorriso sulle labbra e un bicchiere di vino sulla mano destra, vicino a lui Ser. Kajal piangeva dal ridere e si teneva il grasso pancione come se non volesse perderlo. L�atmosfera era una delle migliori. -Herot vieni! La voce di Jiuly era leggera come un venticello fresco dopo una lunga giornata afosa e lavorativa. -No grazie. Ho da fare. -Ancora, ancora! Uno dei bambini che Herot aveva di fronte insisteva nel vedere di nuovo il trucco di prima. Jiuly allora rimase l� a fissare il bambino con dolcezza. Herot si avvicin� al gruppo di ragazzi che lo aveva circondato e disse. -Cosa volete vedere? -Un elefante� Un ghepardo!! Una pecora!Un lupo!Un orso! I bambini mentre urlavano i nomi saltellavano e agguantavano il mantello di Herot tirandolo verso di loro. Tutti tranne uno. Un bambino si trovava da solo seduto su una sedia, a poca distanza da li. Teneva in mano un cavallo bianco cavalcato da un pupazzo rappresentate Ser. Minkor, l�uomo che aveva abbattuto dieci orchi in un solo minuto. Faceva galoppare il giocattolo sulla sedia fissandolo affascinato. Gli si avvicin�. -Tu cosa vorresti vedere? Il bambino fece finta di non sentire e rimase a fissare il cavallo giocattolo. Gli infanti ancora gli saltavano attorno cercando l�uno di superare l�altro con la voce. -Una lucertola! Un orso bianco! Un leone! Una zebra! Herot apr� le braccia lentamente e i bambini si bloccarono. Sapevano che quello era il momento che stavano aspettando, ognuno sperava nel vedere l�animale che avevano scelto ma rimasero stupiti. Herot socchiuse lentamente le braccia e dopo averle avvicinate e unite mugugn� una parola e le riapr�. Dal nulla, una figura alta fuoriusc� da un quadro che si trovava vicino a Lambert. Un cavallo bianco poggi� gli zoccoli sulla tavola e guard� Herot, che teneva ancora le braccia saldamente aperte. Il cavallo continu� a uscire dal quadro: le orecchie, i fianchi, e poi dal nulla, sopra il destriero spunt� Ser. Minkor. Gli occhi socchiusi a fissare gli invitati della festa. Poi Herot disse un�altra parola e lasci� andare le braccia. La figura alta non spar� ma continu� a uscire del tutto dal quadro. Dopo che la coda si ammorbid� sulla tavola, il cavallo part� al galoppo. Era un�andatura lenta e soave, il cavallo non toccava niente di tutto quello che avrebbe frantumato se non fosse stato un incantesimo. I bambini lo fissarono mentre si avvicinava a loro. L�eroe delle loro storie era l� davanti a loro con la sua armatura argentata, con lo stemma di un lupo e con, sul lato, la spada �paura degli orchi� che brillava a ogni contatto con la luce. Tutti si erano azzittiti. Anche le irrefrenabili risate di Ser. Kajal avevano smesso di appiattire l�aria. Gli occhi erano fissi su quell�uomo che cavalcava in mezzo a loro e che andava diritto verso i bambini. Poi volt� di colpo e and� dal ragazzo che era sulla sedia a giocare con il pupazzo. Il bambino ignaro sentiva il silenzio assoluto ma era cos� indaffarato a giocare che neanche ci fece caso. Il cavaliere scese dal cavallo leggiadro, diede un buffetto al destriero e si avvicin� al bambino. -Ehi ragazzo! La voce era millenaria e non aveva provenienza; arrivava da ogni oggetto, da dentro ogni uomo e donna li presenti. -Dico a te! Il bambino si volt� imbronciato, convinto che qualcuno lo stesso sgridando. -Ti sembra il modo di accogliermi? Tutti mi hanno fissato ma te sei rimasto a giocare con quell�orrendo gioco. Il bambino alz� il viso, gli occhi gli s'illuminarono, la frangetta bionda copr� gli occhi ma venne subito spostata dalla mano, sulle labbra un sorriso enorme scatur� dal nulla. -Allora? Il cavaliere aveva un elmo grande e bellissimo, dei baffi folti e lavorati da terminare poco pi� in l� della fine del naso. Gli occhi piccoli e marroni fissavano dall�alto in basso il bambino con durezza. -Perdonatemi signore! Il bambino abbass� la testa in segno di punizione. Poi il cavaliere gli mise un dito sul piccolo mento e leggermente gliela alz� il viso. -Non prendere ordini da persone che non hanno ancora affrontato l�affilatezza della tua spada. Poi sfoder� la sua, lasciando echeggiare nell�aria un suono metallico. -Questa � �paura degli orchi� mi ha servito bene. Pi� del dovuto credo. Mi ha fatto vincere numerose battaglie ed � appartenuta all�uomo pi� famoso del secolo. Ora voglio che appartenga a te. Gliela poggi� lentamente sulle mani protese del piccolo. -Attento che � affilata. Gli sorrise e svan� con una dissolvenza leggera. Tutti rimasero in silenzio e poi Ser. Kajal disse. -Per fortuna non gli ha regalato i suoi ridicoli mutandoni! Un boato di risate fece riprendere la festa. Il bambino rimase a fissare la spada d�argento. La gir� e vide inciso in piccolo le iniziali di Ser. Minkor �M.Z.�. Minkor Zuland. La rimase a fissare per interi istanti a bocca aperta lasciandosi sfuggire piccoli �wow� di compiacimento. Jiuly fissava Herot con un sorriso dolce e leggero, lui le ricambi� lo sguardo accennando un sorriso. Lambert gli si avvicin�. -Mio caro Herot. -Lambert mi dica. Herot s'inchin� lievemente. -Ci hai di nuovo sorpreso con le tue fantastiche arti! Herot lasci� trasparire un sorriso beffardo. -Le tue capacit� sono sorprendenti mi ha detto Kajal, lui stesso dice che, anche se ha un numero esorbitante di fattucchieri, nessuno riesce solo ad immaginare quello che tu hai fatto oggi. Far comparire Minkor in carne ed ossa. Sono veramente senza parole. Il sorriso gentile del re scald� il cuore a Herot. -Mio signore mi dispiace essere pignolo ma io non ho fatto resuscitare Minkor n� l�ho fatto svegliare dal suo sonno eterno, ho solo creato una figura di riflesso tra questo e l�altro mondo cos� da farlo apparire con una consistenza. -E la spada allora? -Mio signore io mi fido di lei, ma le arti pi� difficili della mia materia non posso essere rivelate cos� a cuor leggero. -Capisco, capisco benissimo. Mio Herot non sono venuto qua per parlare della tua magnifica arte ma di un lavoro che ho intenzione che sia compiuto da persone affidabili quanto abili come te �. E cos� Lambert lo spinse verso la fine della sua vita. Non lo sapeva, non poteva sapere, ma stava accadendo. Il Licantropo si era alzato e stava ululando alla sua luna la sua rinascita. Scatt� in avanti e si avvent� su Herot con le fauci spalancate piene di bava. Herot port� le mani in avanti e url�. -Difender� quello che porto anche con la morte, lupo. Per re Lambert! La corsa dell�uomo fu come quella di molti cavalieri durante la loro ultima lotta, quei cavalieri che sapevano di dover vincere perch� a distanza di molte miglia la famiglia li aspettava, la moglie li aspettava, i figli li aspettavano. Al contrario la corsa dell�animale era affamata, portata fino all�estremo delle proprie capacit� solo per assaporare la carne di quell�uomo che gli correva incontro. La corsa sembr� durare un'eternit�, un�unione di grida e ululati, urla e ragli, imprecazioni e ruggiti. Poi lo scontro. Il licantropo affond� il proprio artiglio nel fianco destro dell�uomo che non url�, non si dimen� ne sene liber�. Rimase l� dov�era con il mantello che svolazzava al vento e le mani giunte. Lo sguardo era perso e i pensieri lontani da quella lotta per la sopravvivenza. Il lupo mannaro ulul� convinto di aver ucciso con un solo artiglio la preda ma si sbagliava. Dopo pochi istanti Herot spalanc� le braccia e una luce azzurra lo copr� tutto formando su di lui un�armatura. Era trasparente, il colore azzurrino delimitava solo i segmenti dell�armatura stessa, cos� da distrarre il nemico. Un sorriso beffardo si form� nella bocca di Herot che con un'agilit� che non gli si addiceva si spost� verso destra. Dopo quello scatto l�uomo lupo url� di rabbia e dolore. La zampa anteriore sanguinava, dove prima c�era un artiglio affilatissimo. Herot poggi� le braccia sull�armatura ed ella si illumin�, una luce potente illumin� la finta arena. Il licantropo si protesse gli occhi con le braccia e dopo averlo fatto, si accorse che l�armatura era insolita. Piena di artigli provenienti da ogni dove, l�armatura aveva del tutto coperto l�uomo di una luce azzurrina. Per un istante si spense per poi riaccendersi di botto. Herot ansimava. -Il furore sta lasciando le mie vene, le forze prima tornate stanno di nuovo fuggendo, non durer� a lungo. Devo fare un ultimo incantesimo. Forze non abbandonatemi ora! Il lupo ulul� di nuovo, era monotono. Si avvent� sull�uomo con l�armatura senza indugi, senza pensare a ci� che sarebbe potuto accadere. Herot strinse i denti e con le ultime forze che aveva in corpo, url�. -Findensen! Gli artigli si allungarono e luccicarono di argento. Penetrarono facilmente nella carne dell�ottuso licantropo che rimase immobile appoggiato sull�armatura di Herot che fece poi scomparire cos� da lasciar cadere la vittima a terra con un tonfo. A terra il lupo mannaro occupava circa due metri e mezzo del terreno, la bocca era spalancata e il corpo coperto di buchi grandi un palmo, tutti sanguinanti. Herot lo fiss�. -Un� altra uccisione si aggiunge al peso che vigila sulla mia coscienza. Ancora mi chiedo se quello che ho fatto � giusto mio ex compagno. Attaccato dalla sfortuna e ucciso da essa. Il tuo destino era buio amico mio ma spero ti eri ben goduto la vita fino a quest�istante. Gli sorrise e si lasci� andare a terra. Il mondo si oscur� di botto. Nel buio totale qualche spruzzo di luce bianca lo infastid�. Il terreno morbido lo accolse volenteroso. -Devo fare una cosa prima. -Aiutatemi devo �. Devo consegnare � La voce non desiderava uscire. Troppe volte gli era stata compagna nelle sventure ma ora non voleva pi� esserla. Si lasci� andare di nuovo. Questa volta convinto che fosse stata l�ultima volta che avrebbe pensato qualcosa. Poi una voce. -Ehi mi sente? La voce era lontana. -La prego si svegli. Poi un�altra si aggiunse a questa. -Levati da mezzo tu. Herot ci sei? Rispondimi per Flink! Lo scosse e Herot riusc� solo a sorridere e a balbettare. -Solan ... -Si sono io. Alzati ora, pazzo scatenato che non sei altro. Andare contro un licantropo quando eri stanco morto sai meglio di me che la magia ti potrebbe uccidere in questi casi. Emanare il �Findensen� quando non mangi e non dormi da non so quanti giorni. Le guardie mi hanno detto tutto sai? Sono venute da me troppo tardi per�, quando sono arrivato, ho visto il lupo a terra e te che gli sorridevi. Che vi siete raccontati? La ricetta per fare un uomo ben cotto, con riso in bianco e patate? Dovresti dirmela �. Herot sapeva che Solan parlava solo per tenerlo sveglio, perch� non era un tipo molto chiacchierone a dirla tutta. -Lo devo alzare da solo o mi aiutate? Il tono era sarcastico, riferito alle guardie che guardavano stupite il Licantropo a terra. Herot sent� il proprio corpo preso e sollevato da terra. Lo svenimento lo stava combattendo con tutto il corpo che non gli rispondeva. -Solan prendi questo � Herot mise la mano tremante sotto il suo mantello e tir� fuori un sacchetto di pelle, chiuso da un laccio nero. -E importante, non lo perdere e non aprirlo dove c�� gente ricordalo! -Zitto! Gli disse Solan. -Mi dirai tutto con molta calma a casa mia, su una poltrona comoda e con un bicchiere di vino in mano. Quante cose mi devi raccontare, ricordati che aspetto ancora il tuo racconto di quella volta che tu � Poi il vuoto. Herot lasci� spegnere i propri sensi. Il tatto e la vista lo abbandonarono per primi seguiti dall�udito. Non sapeva se si sarebbe risvegliato, sapeva per� che, se non fosse accaduto, lui aveva compiuto la missione che Lambert gli aveva stabilito. Immagin� un'ultima volta Jiuly con quel suo vestito che lo guardava dolcemente e infine il buio.
2.
Si svegli� con il caldo del camino in faccia. Il corpo doleva completamente, la
testa pi� di tutte. Il caldo faceva lampeggiare luci gialle e rosse sotto le palpebre. Non era molto piacevole. Apr� lentamente gli occhi, dolevano anche loro e al contatto con la luce urlarono la loro disapprovazione appesantendo le palpebre. Il letto dove sostava era morbido. I vestiti gli erano ancora addosso appiccicati al corpo, per la lunga giornata passata a letto sotto quella pelliccia che sembrava di lupo. Accanto al fuoco vivo c�era vigile la figura di un uomo corposo, seduto elegantemente su una poltrona che lo fissava con una pipa in mano. La mano che la teneva era grande e rovinata dall�usura. Uno sbuffo di fumo fuoriusc� dalla pipa, leggero e grigiastro sal� verso il soffitto per poi scomparire. Gli occhi di Solan erano socchiusi e fissavano, senza batter le palpebre, sopra la testa di Herot fuori dalla finestra. Aspir� il tabacco di nuovo, un�inalazione lunga e lenta. Herot si mosse. Solan rimase immobile con la pipa in mano poi disse. -Ti avevo detto che ti saresti svegliato. La voce usciva male da quella bocca occupata dalla pipa. -Hai ragione ma credo che starei meglio se definitivamente la parola fine avrebbe accompagnato le mie ultime notti. -Io non credo. Inspir� di nuovo il tabacco e batte le palpebre. Gli occhi caddero velocemente sul corpo di Herot. Erano freddi, non facevano trapelare alcuna emozione, alcun argomento che avrebbe poi esposto. Niente di niente. -Il Findensen � pazzo � Mormor�. -Ho dovuto, altrimenti la forza sovraumana del lupo mannaro mi avrebbe ucciso. Preferisco uccidermi cercando di salvarmi che morire sotto la mano del mio nemico. -Pazzo. Abbass� leggiadramente il braccio destro e prese da dietro la poltrona il sacchetto di pelle. Glielo lanci� sul letto. Esso cadde precisamente tra le due gambe della persona supina. -Ora mi spieghi. Herot guard� il sacchetto. Aggrott� la fronte e si tolse i capelli da davanti la faccia. Spost� la pelliccia di lupo facendola cadere a terra. -Prima una doccia. Solan accett�. Si fece capire soltanto spostando la pipa dalla bocca portandola con il braccio destro verso una stanza. Herot si alz�, al contatto con il terreno gelido i piedi sussultarono, le gambe tremavano per il peso che per tanto a lungo su quel letto avevano dimenticato di sostenere. Si aiut� con la mano e si ritrov� totalmente in piedi. Sospir� e si mise gli stivali, sporchi di fango. Attorno ad essi una macchia verdastra faceva capire che oltre alla cortesia aveva preso con s� anche l�autorit� di sporcare quella stanza cos� accuratamente pulita. -Mi dispiace � Solan rimase immobile. Lo guard� in faccia interrogativo. Herot si avvicin� con passi corti e incerti verso la stanza. Mai nella sua vita si era trovato in una situazione del genere, si vergognava di se stesso. Arrivato nel bagno, dopo aver socchiuso la porta, si spogli�. I movimenti erano lenti e imprecisi ed erano tutti seguiti da degli sbuffi di dolore. Alla sua destra c�era uno specchio. Si fiss�. I pettorali e gli addominali erano ben sviluppati su quel corpo da trentenne. Graffi rossastri e lividi curavano di dettagli quel muscoloso manto biancastro. Il riflesso finiva proprio un pezzetto sopra la presenza della sua virilit�. Si guard� ancora e stavolta si sofferm� sulla faccia. Affaticata. Le rughe e le occhiaie ne facevano da padrone. Gli occhi blu stentavano a brillare della loro lucentezza, venivano spenti da quello sfondo rosastro che era la cornea. I capelli erano ben oliati e appiccicati alla testa, ambo i lati. I vestiti sporchi erano buttati a terra. Si sent� bussare alla porta. -Mi scusi, il signor Solan vorrebbe sapere se lei vorrebbe favorire dei servigi da lui concessi cos� da lavarle i vestiti e magari anche sostituirli. La voce della serva era dolce e lieve. Giovane. -Accetto volentieri ma preferirei mantenere i miei indumenti, grazie. Ringrazi il signor Solan. Un giorno avrebbe abolito tutte quelle formalit�. Lo mandavano su di giri velocemente. Anche quando non poteva, come in quell�istante. Apr� il rubinetto di argento che aveva un cerchio rosso sopra. Un bel bagno caldo. Era quello che ci serviva. Dopo aver riempito la vasca fumante, ci s�immerse lentamente. Il contatto con l�acqua calda era piacevole e procurava una leggera pelle d�0ca a tutto il corpo. Lentamente entr� con tutto il fisico. Sorrise e lasci� che l�acqua gli continuasse a scorrere sulla faccia, lasciando il rubinetto aperto. Appena l�acqua stava per straripare Herot abbassava la mano con lentezza come se tentasse di abbassare qualcosa dolcemente. L�acqua si fermava, rimaneva sempre allo stesso livello, anche se il rubinetto continuava a farne fuori uscire una grande quantit�. Dopo essersi asciugato sia il corpo sia i capelli prese gli abiti piegati e sistemati nell�angolo a destra e li indoss�. Anche quelli erano caldi. Dopo essersi sistemato per bene, usc� dal bagno. Solan non si trovava pi� sulla poltrona ma si era seduto su un gran divano che non ricordava di aver visto prima. Era grande e davanti a quello c�era la sedia da lavoro dove prima c�erano le sue tozze mani. Sorrideva a una cameriera tenendo nella mano una tazza di t�. Herot si avvicin� indifferente ma comunque fece caso al buffetto che Solan fece sul di dietro della ragazza. Lei gli porse un sorriso provocante e dopo aver notato Herot se ne and� seria. -Non ti smentisci mai, vero Solan?! Solan fece un sorso rumoroso e poi sorrise. Le rughe che si trovavano vicino agli occhi si contrassero, il naso grande e rotto durante una battaglia gli si arricci� e i denti gialli ma perfettamente disposti si distesero dietro quelle labbra biancastre. -Questi sono tempi duri Herot. Ognuno cerca di passarli a suo piacimento. Chi cerca di migliorarli e chi invece, tonto com��, si butta a vivere la vita come mai prima aveva fatto. Gli porse una tazza di t� che Herot prese volentieri e dopo aver terminato un lungo sorriso poggi� anche lui le sue labbra su quella bevanda calda e leggera. -Beh non credo che tu faccia parte di nessun di quei gruppi. So che cerchi ancora di salvare la terra che ci hanno donato i nostri avi e che contemporaneamente vivi la tua vita con giochi carnali. -No Herot. Detto cos� non mi piace affatto, diciamo che amo vivere la vita dal principio e visto che il principio della vita � l�amore, mi piace vivere la vita con amore. Con l�amore. -S� mio caro amico, ma sai meglio di me che quelle puttane non ti regalano il loro amore. Solan port� subito la tazza di t� sulle labbra e dopo averla finita con un solo sorso riprese a fumare la pipa. -Mi duole vederti cos� mio caro vecchio amico Solan. Non per quanto riguarda la casa, la migliore che abbia mai visto ma per quanto riguarda la tua vita. Solan aspir� di nuovo la pipa e poi disse. -Non mi piace parlare della mia vita ora, ancora mi chiedo cosa sto facendo, come sto rovinando la mia reputazione andando a letto con quattro sciacquette ma � Non ci troveremmo qui a parlare se qualcuno lass� non ti avrebbe donato una fortuna che tu neanche immagini. Quindi dimmi, Herot, cosa ci fai qui? Herot entr� di pi� con il corpo dentro la poltrona e la avvicin� al camino. Abbass� la testa e prese da vicino al divano il sacchetto. Quando si rialz� i suoi occhi ripresero la lucentezza che Solan ricordava, quella seriet� e quella forza che solo in lui era riuscito a trovare. -Mi trovo qui per conto del grande re Lambert, Solan, lui mi ha mandato qui � Solan aspir� violentemente la pipa e guard� Herot di soppiatto. -Ancora lui � quel vigliacco � -Non bisogna trattare le persone per quello che sono state ma per quello che sono ora, Solan. -Rimane un traditore della sua stessa razza � Bah! Si fa definire re di un nuovo mondo, quando non sapeva governare neanche un contingente di dieci uomini. Lo ricordi! Herot rimase impassibile e dopo aver poggiato la tazza del t� atterra mise le braccia conserte e aspett�. Si stava accorgendo che Solan era inquieto da come aspirava animatamente il tabacco dalla pipa marrone lucido. Gli occhi erano diventati cupi e le sopracciglia erano disposte a �V� sopra di essi. Con il passare lento dei secondi Solan si calm� e con lui la quantit� di tabacco che stava riempiendo l�aria del soggiorno. -Lambert mi ha mandato qui come esploratore, devo cercare uomini validi per la salvezza di un ragazzo. Il ragazzo. Herot fiss� Solan ostinatamente. -Ancora con questa storia, basta con la favola del prescelto, mi hai veramente stufato. E che diavolo! Dieci anni fa l�accettavo ma ora, dopo aver scopato tanto, non sopporto pi� le tue fantasie. -Ti dico che esiste! Lambert mi crede perch� te non dovresti? Solan buff� di nuovo con la pipa. -Non immischiamo la presenza di Lambert, per favore non voglio neanche sentirlo nominare, ne sei diventato pure un servo � -Non servo, protettore e comunque sono liberissimo di far ci� che voglio. - � Lo sapevo che saresti andando sotto le sue servit�. Si vedeva lontano un miglio che eri cotto di quella Jiuly. Herot si alz� di scatto e guardando Solan con lo sguardo pi� cattivo e perfido che aveva disse. -Il mio onore non deve essere confuso con l�amore. Io �proteggo� il mio re, re Lambert, perch� voglio proteggerlo, non perch� voglio proteggere la figlia. Sia chiaro. Si da il caso comunque che io almeno ho una vita con degli scopi tu cosa hai? Dopo essere stato con una puttana ti chiederai quanto sei durato? Se abbastanza? Io credo proprio che i miei scopi sono ben diversi dai tuoi mio caro Solan, e anche pi� onorevoli di scopare senza ragione alcuna come fai tu! Herot si tir� sulla poltrona con forza e mantenne lo sguardo pragmatico che Solan gli inviava. Passarono lentamente i secondi, scanditi dallo scoppiettare del fuoco. Si stava spegnendo, allora la serva arriv� di corsa e si mise a posare la legna nel fuoco. Nel farlo port� il suo di dietro sul fianco della faccia di Solan, erano due glutei giovani e sodi, avrebbero fatto attizzare qualunque uomo, Herot se lo ammise ma, pensare che quella donna vendeva il suo corpo come un mercenario, faceva sminuire la bellezza di quelle chiappe cos� volenterose di essere prese e possedute. Lei se ne and� soddisfatta sculettando esageratamente. Solan continuava a fissare Herot con la pipa in mano, inspirando e espirando il fumo. -Cosa c�� nel sacchetto? Chiese dopo qualche secondo. La vita era la sua e cos� la manteneva, nessuno doveva avere il coraggio di commentarla, forse solo Herot perch� era l�unico vero amico che aveva avuto. Herot prese dalla sua destra il sacchetto, dapprima poggiato l�. Era leggero, si capiva dai movimenti della mano del fattucchiere. Le mani dolci e ferme si muovevano attorno al sacchetto leggiadramente. -Attorno a questo ci sono incantesimi potenti da me instaurati, metti che mi avessero ucciso, non potevo permettere che il nemico potesse usarlo contro di noi con tanta leggerezza, almeno dargli tempo da buttare nel cercare di aprirlo mi sembrava la miglior cosa da fare. Solan ridacchi�, continuando a fissarlo. Herot chiuse gli occhi e inizi� a mormorare una lenta cantilena, accompagnata da arcani movimenti delle mani attorno all�oggetto. Dopo qualche secondo il sacchetto si apr� di colpo. All�interno un cubetto dorato faceva parte dell�unica cosa che conteneva l�oggetto. Solan rimase immobile, continuava a fissare il sacchetto aspettandosi di vedere di pi�. In un sacchetto cos�, dove Herot aveva impiantato incantesimi, dove aveva rischiato di morire, dove aveva perso un altro compagno, era impossibile che ci fosse solo un semplice cubo d�oro. Un lingotto valeva tanto? Solan guard� Herot negli occhi, aveva i bulbi oculari che sprizzavano gioia e meraviglia da tutti i pori; erano puntati su quel lingotto con tanto incanto da suggestionarti a pensare che non era solo un semplice cubo d�oro. Solan aspir� per l�ennesima volta dalla pipa, ma questa volta fu un movimento calmo e fluido. -Cos��? Chiese Solan. Sulla bocca di Herot un ghigno si disegn� e venne spodestato da una parola, semplice ma allo stesso tempo complessa, la quale continua ad assillare le menti umane, dalle pi� acute alle pi� ottuse, dalle pi� povere alle pi� ricche. Una parola la cui nascita proviene dall�altro mondo, dal mondo dove le anime salgono alla fine della vita umana e guardano ci� che gli era stato determinato. -Destino. -Destino? Chiese Solan un po� incuriosito. Per quanto la sua mente fosse non molto aggiornata con i tempi futuri, non riusciva a immaginare un lingotto chiamato per nome e oltretutto con l�appellativo destino. Uno sbuffo di fumo schizz� dalla bocca del fumatore, facendo capire a Herot la spiritosaggine che Solan aveva inteso in quella che aveva appena detto. -Mi stai prendendo in giro Herot? Era una domanda del tutto retorica ma la risposta era errata. Si capiva fissando lo sguardo serio del fattucchiere ancora puntato sul cubo. -Mai. Ammise Herot seriamente. Le sue mani tenevano quel lingotto con tanta attenzione come se esso aveva intenzione di sgretolarsi da un momento all�altro. -Questo come gi� ti ho detto mio caro amico, � Destino. La sua provenienza � segretissima e la sua storia ancora di pi� ma credo che nessuno potr� dissuadermi nel rivelarti ci� che a me ha riferito re Lambert. Solan rimase con gli occhi socchiusi a fissare Herot Diceva il vero, la voce era calma, le labbra erano ferme e gli occhi erano puntati immobili in quelli del suo compagno. -Il giorno stesso della mia partenza re Lambert venne da me e mi disse che prima che partissi dovevo recarmi a Enderalt, il regno dei maghi, dove un consiglio era stato instaurato sotto il suo comando per una missione ad alto livello rischiosa quanto importante. Dopo qualche giorno di viaggio io e un mio assistente, un ragazzo di soli vent�anni, che poi avrebbe fatto la fine che noi solo oggi conosciamo, siamo arrivati nel luogo prestabilito. Nella citt� c�era un via vai cos� esasperatamente buttato nel caos che mi sbrigai ancor di pi� nel trovare il luogo dell�incontro. Arrivato l� il gran consiglio era gi� disposto. C�erano i cinque grandi maghi delle cinque discipline, Cahil della magia della guarigione, Ziula della difesa , Margu dell�attacco, Jiuvi della segreta e Furgunt della storica. C�erano tutti, e oltre a loro i capi delle regioni pi� importanti di Elderalt. Appena entrai con il mio fedele ognuno punt� la sua attenzione su di me. Poi Jiuvi, il pi� anziano parl�. -Salute Herot, Lambert ci aveva avvertito del vostro arrivo ma non aveva specificato il dettaglio della venuta di un altro uomo. La sua voce era stanca e calda, quasi quanto un latte e miele caldo mattutino. -So che lo perdonerete per questo. Risposi. -Naturalmente, ma purtroppo i tempi cos� bui ci stanno portando via la fiducia, cos� abbiamo, ahim�! Pensato che egli fosse una spia � Feci un inchino e gli dissi. -Credo che lei abbia sottovalutato la mia prudenza, ho fatto ogni cosa a dovere. -Perfetto mio buon mago, assolutamente perfetto. Jiuvi si sed� lentamente, le ossa oramai avevano una certa et� ma la mente era rimasta lucida come quella di un tempo. Poi Ziula si alz�. I suoi interventi erano rari, era da poco che lui e la sua disciplina partecipavano come protagonisti alle riunioni del consiglio. La sua voce era fredda e lenta come se volesse far risvegliare la parte pi� aggressiva della tua anima. Purtroppo aveva quel timbro di voce ma le sue parole erano sempre gentili, esatte e dette al momento giusto. -Salute a tutti, partirei immediatamente con la presentazione del problema. Mosse abilmente le mani nel vuoto come se stesse modellando una palla di gomma. Sopra il grande tavolo una luce azzurrina inizi� a muoversi e a creare disegni in dissolvenza con il soffitto. -Come potrete ben notare, il livello di avvistamento di Licantropi si � alzato drasticamente, anche se io provo con tutte le mie forze, non riesco a terminare questa crescita. Avvistamenti da ogni parte del globo si susseguono, c�� gente che parla d�imminente guerra chi invece di un complotto all�interno del consiglio di Elderalt. Naturalmente ognuna, spero, sono errate ma il punto � che comunque ci sono presenze di uomini lupo e questo non deve accadere, la grande guerra non deve tornare assolutamente quindi bisogna inviare un esercito verso la distruzione di questi. Herot era totalmente innamorato di Ziula, che riusciva ad arrivare al punto senza lunghi giochi di parole, freddo ma diretto, quello che serve per governare. Venne il turno di Furgunt. Il solito uomo che normalmente non centra niente in mezzo a quel gruppo di geni. Ancora si chiedevano come quel grassone sia arrivato a diventare quello che era, durante i suoi studi arrivava sempre primo ai compiti di Storia degli Incantesimi, si pensava copiasse e quindi iniziarono a fargli svolgere compiti da solo, ma comunque riusciva sempre a stupire. Il massimo dei voti. I professori si accorsero di questa sua dote innata e iniziarono a spiarlo. Nelle sue amichevoli conversazioni con gli amici non c�era momento che non parlasse degli anni passati e delle gesta dei grandi eroi della storia paragonandole a quelle odierne. Era uno dei pi� giovani l� dentro, alcuni ancora lo guardavano di soppiatto, specialmente i capi delle grandi regioni. -La conosco la storia di Furgunt. Mi chiedo chi in questa stramaledetta terra non lo conosca. Un lieve suono gutturale si scatur� dalla gola di Solan che ridacchiava. -Il grande prosciutto che cammina! Cos� lo conoscevo � ahah! -Un grande prosciutto, con una mente tutt�altro che colma di solo grasso, mio caro Solan, gente definirebbero la tua, invidia, ma io la intendo pi� come un ignoranza, nel senso buono della parola. Non sai quanto quell�uomo � capace di fare con le conoscenze che ha. Prova ad immaginare cosa nella tua testa pu� crearsi avendo quelle conoscenza, conosci tutte le guerre del mondo, tutte le idee i pensieri dei pi� grandi pensatori del tempo, ogni manovra di attacco e altrettante di difesa, lui se solo vuole pu� prendere il potere di tutto, conosce ogni fondamenta di ogni palazzo esistente, se solo vuole distruggere Elderat: detto fatto. Ti troveresti senza maghi per non so quanto tempo. Sembra inutile a vedersi ma quell�uomo � temuto da tutti. -Stavo raccontando �. Ah! S� �. Furgunt si alz� in piedi, la grande massa che s�innalzava sopra la sua virilit� si mosse lentamente come un budino, il doppio mento si present� a tutti con gentilezza fuoriuscendo dalla maglietta a collo alto rossa che aveva sotto l�abito lungo. -La grande guerra viene raccontata signori e il suo eco ancora echeggia sotto i nostri piedi, se solo sapessimo ascoltare tutto sarebbe pi� semplice � La vecchia storia dice: Prima del suo arrivo, ogni cosa era brillante e celestiale, da allora, dalla venuta della grande guerra, la gente � impazzita, le mura urlano di dolore e la follia dell�uomo regna sovrana. Una maledizione divina. Solo noi possiamo vincere, anche perch� � l�uomo la causa di ci�, non ci pu� essere perdente e vincente quando il giocatore � uno solo. Furgunt si sedette e riprese a masticare ci� che prima ingurgitava con veemenza. Era una lungo salame di cioccolata, fondente al punto giusto e che lasciava sbavare l�obbeso. -Cavolo, il mondo non gira pi� come una volta, anche Furgunt ora parla ottimamente. Solan si poggi� la mano sulla fronte con un sorriso spinto. -Dovr� riandare a scuola se voglio stare al passo con i tempi. -Come mai oggi cos� di buon umore mio amico? Solan guard� Herot negli occhi. -La tua storia mi affascina � Herot si schiar� la voce e vide che il suo compagno si stava ricomponendo. Aveva spesso questi cambi di personalit�. Qualche volta anche in lui rinasceva quell�ottimismo che da qualche tempo aveva perso, ma appena glielo facevi notare lo sopprimeva tornando la persona che tutti conoscevano. Solan il duro. -Dopo che Furgunt si mise a sedere, ogni occhio era puntato su di lui. Anche io era stupito da quella saggezza che proveniva da quell�uomo grasso e sudato. Per un momento ci fu silenzio assoluto poi venne interrotto dai bisbigli dei due ultimi maghi che ancora non avevano fatto il loro intervento: Margu e Cahil. La discussione and� avanti e quest�ultimi non dissero nulla, fino alla fine del consiglio. Quando lo chiusero, con la frase che fermava definitivamente la riunione. -Che il Destino ci assista e lo cambi se di dovere. Ognuno and� lentamente via, i capi delle regioni erano stati soddisfatti da quelle notizie. Ora si apriva il consiglio dei maghi il pi� lungo e segreto. Herot bisbigli� al suo compagno di aspettarlo fuori per il tempo dovuto. Quando la porta si chiuse per l�ennesima volta, tutti i maghi si alzarono all�unisono. Ognuno punt� le mani davanti verso il grande tavolo. Ciascuno di loro era immobile, come se qualcuno avesse fermato il tempo. Io ero l� accanto e conoscevo solo tramite le dicerie degli apprendisti ci� che stava per accadere. Mi sentivo strano, di troppo in quel momento cos� epico e arcano. Eppure, come se qualche magia antica vivesse quell�istante nessun muscolo si muoveva pi� a mio comando, poi Ziula parl� per primo. -Che la difesa sia padrona delle mura cinte attorno alle citt� e delle mura che ogni uomo crea per l�onore e la conoscenza � Mentre citava questa frase dalle sue mani, come se qualcuno l�aspirasse, della polvere grigia si avvicin� al centro del tavolo. Essa si compose come tante particelle e mut� delle mura alte e possenti. Venne il turno di Margu che rispose. -Che l�attacco possa distruggere la difesa, non per vendetta o superiorit� ma per acclamarne la gloria e la potenza creandone di pi� potenti e che, se dovesse, distruggerla per favorirne il bene o il male � Una spada si dissolse dal nulla vicino alle mura, alta e di un metallo splendente, con un manico intarsiato e una scritta sulla lama. Bast� un tocco e le mura cedettero ma senza un gran boato, senza fumo, senza calcinacci sparsi qua e l�. Via come fumo. Furgunt apr� gli occhi di colpo e spalancandoli disse. -Che la storica essenza del passato sia capace di vincere su tutto, il bene, il male e l�indecisione. Una potenza tanto specifica di questa arte porta al potere. Che io possa resistere. Dal nulla si sentirono grida, soffici come la neve, e passi pesanti ma allo stesso tempo leggeri. Come se svoltassero un angolo, centinaia di soldati urlarono la carica contro l�avversario, una spada. Le loro facce erano sbiadite e i loro movimenti altrettanto goffi, eppure la loro potenza rimembrava nello stomaco. Qualcosa ricordava, dentro di me qualcosa rammentava. I soldati della grande guerra! Dopo pochi istanti essi si fermarono e silenziosamente saltarono e gioirono vedendo la spada a terra, inanimata. La gioia entrava nel mio ventre come un vento fresco una mattina d�estate, spalmandosi lenta sul mio cuore caldo. Jiuvi disse. -Che la stoltezza non porti l�uomo a dimenticare, a sottovalutare l�insottovalutabile, per questo io tengo in me l�arte segreta, perch� qualcuno capace deve mantenerne vivo il ricordo, deve vivere� Come una pioggia veloce, fredda, la tavola s�incup� e un vento e delle righe nere si formarono sopra l�esercito. Come dardi scesero su di loro e gli procurarono cos� tante ferite da schifare anche il meno schizzinoso essere del mondo ma, la mente dei maghi la conosci Solan, contorta quanto umana, guardava lo spettacolo freddamente ma al contempo in modo obliquo e incoscientemente esterrefatto. Ogni centimetro di pelle era rotto e sfigurato ma la sensazione che emanava era comunque esaltante e attraente, poi la voce di Cahil tuon� leggera e al contempo paurosa. -Che la guarigione possa entrare nelle case bisognose e al contempo esaltare gli animi, ma sotto la giurisdizione del protagonista, perch� solo se ne conosci le conseguenze � giusto fidarsi di ci� � Dal nulla un�insieme di colori fluttu� sui medesimi combattenti, ognuno ritrov� il corpo perso, ma al posto delle cicatrici e del�epidermidi dei mattoni crebbero fino ad occuparne l�intero corpo e cos� da riformare le mura prima perse. I cinque cos� si guardarono, l�uno alla destra dell�altro e dissero, con un�unica voce di alleanza. -Che il consiglio dell�arte eccelsa abbia inizio!
NUOVA PUBBLICAZIONE - LE TECNICHE PREVISIONALI in ASTROLOGIA CLASSICA Come Comporre Direzioni, Profezioni, Rivoluzioni Solari e Transiti in Un Unico Sistema Integrato