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1.

La notte ulul� la sua venuta. Il cielo dapprima pulito e sgombro da nuvole si


colm� di banchi di nebbia. La foresta urlava la paura della notte con lo
sfregamento delle foglie sul vento. Gli uccelli smisero di cinguettare e ne
occuparono il posto grandi rapaci dagli occhi gialli. La nebbia scese lentamente,
pi� la luna s'illuminava, pi� lei godeva nel coprire ci� che poteva illuminare. Il
vento rallent� la sua corsa e aument� la sua indifferenza. Il gelo dell�aria fece
rintanare i pochi animali rimasti fuori dalle loro tane. Un lampo seguito da un
ululato squarci� l�aria e la calma di quel momento cos� fuori dal tempo. Un'ombra
inciamp� su una pozzanghera. Era incappucciata e il suo respiro affannato riempiva
l�aria di un suono umano che si differenziava da quello animalesco di
quell�istante. Correva freneticamente, senza coordinazione, senza un ritmo
preciso. Quando le forze glielo permettevano, accelerava il passo senn� continuava
a correre senza sosta. Un altro lampo illumin� la foresta. L�ombra si ferm� per un
istante e si poggi� le mani sulle ginocchia contemplando la stanchezza poi fece
uno scatto. Un ululato a poca distanza present� la pioggia che scese all�inizio in
gocce piccole e in poca quantit�. Le gambe gli dolevano ma non poteva fermarsi,
doveva correre! Butt� l�aria fuori dai polmoni pi� forte che poteva e aument� la
corsa. I pini che popolavano la selva erano alti e massicci, lasciavano tra di
loro pochissimo spazio, l�unica via era la strada di Volk, quella che stava
percorrendo. Un altro ululato. Si ferm� poggiando la mano sulla corteccia
dell�albero vicino, cont� fino a cinque e ricominci� la corsa infinita. Con la
pioggia, il cappuccio, gli si stava appesantendo sulla faccia cos� se lo tir�
indietro. I capelli, prima lisci e asciutti, furono attaccati da gocce pesanti e
bagnate, le punte gli s'inumidirono per prime ma le spost� con velocit� dalla
faccia rigata da sofferenza e paura. Gli occhi erano spiritati, spalancati e
arrossati e troppo vicini al prorompente naso. Il vento gelido gli faceva tremare
le labbra azzurrine e gocciolare il naso importante. Un ululato fece sobbalzare
l�uomo. Ora insieme al rumore del calpestio degli stivali si udiva un raglio
seguito da passi pesanti e lunghi. Una smorfia di paura fece spalancare ancora di
pi� gli occhi dell�uomo che inizi� a correre cos� velocemente che fu consapevole
del fatto che non sarebbe durato a lungo. La foresta aument� la sua visuale e fece
vedere allo sconosciuto una cittadina in lontananza. Volk. La citt� che doveva
raggiungere. Il raglio aument� di densit� seguito da sbuffi di narici, L�uomo si
volt� e vide ci� che immaginava, ci� che avrebbe potuto evitare, che avrebbe
dovuto evitare. L�animale era grande a quattro zampe, ma solo le due posteriori
erano a terra e lo facevano correre. Aveva forma quasi umana ma teneva un manto di
lupo, gli arti anteriori erano muniti di artigli sulle zampe e di un osso
sporgente appuntito sul gomito, gli occhi erano piccoli e bianchi, il muso era
canino e possedeva denti lunghi e affilati che non gli permettevano di chiudere
totalmente la bocca. Era il suo ex compagno, lo stava seguendo da giorni dopo che
un licantropo lo aveva morso. La selva fin� e lasci� lo spazio a una pianura
leggermente discendente. L�uomo con gli occhi spalancati cacci� un urlo colmo di
paura e voglia di vivere e aument� la sua corsa a dismisura. Il lupo mannaro
dietro accompagn� il suo urlo con un ululato affamato. I due versi persistettero
finch� l�uomo lupo non eman� un ruggito misto di dolore, rabbia e fame. L�uomo
senza alcuna intenzione di fermarsi volt� il capo e vide il licantropo a terra,
raggomitolato su se stesso. Il suo ruggito fu seguito da un lamento mentre si
dimenava a terra. L�uomo prima incappucciato alz� la testa al cielo. Finalmente la
nebbia aveva oscurato del tutto la luna piena. Il lupo mannaro non avrebbe creato
pi� problemi ma doveva sbrigarsi ad arrivare al villaggio. Inciamp� su un ramo e
cadde a faccia avanti. Si alz� a fatica con il naso sanguinante. Gli occhi blu
illuminarono la notte e fissarono le mura alte e possenti di Volk. Erano state
costruite dagli abitanti del villaggio e dal re Marfon trecento anni prima, in
continuazione rinforzate per difendere maggiormente la periferia. La difesa era
alta ottanta piedi e circondava completamente tutta la citt�. La costanza delle
mura era interrotta dalle grandi porte di Flink Volk (da cui ha preso il nome il
centro abitato) di un legno di ciliegio scuro e lucido. Si diceva che un mago dopo
aver fatto un patto con Flink acconsent� a lasciare un incantesimo sulle porte
cos� da lasciarle lucide e indifferenti alle intemperie finch� il mondo non avesse
smesso di girare. L�uomo si aiut� con le ginocchia e si alz�. Lentamente con la
testa che gli girava, si avvicin� alla citt�. Il licantropo era steso dietro di
lui, a terra, svenuto, La faccia del suo compagno era scavata e solcata da rughe e
occhiaie inviolate. La pelle era piena di graffi e le mani erano ancora chiuse a
pugno. Il vento gelido fece rabbrividire il corpo della vittima che non era pi�
protetta dal pelo che era steso ai suoi lati, come se si fosse staccato. Con la
sinistra si pul� il naso sporco di sangue. Si ferm� davanti alle porte della
citt�, erano veramente belle come dicevano. Anche se il sole non regnava i cieli,
la luna piena lo aveva spodestato bene illuminando di bianco le possenti porte
che, viste da vicino, possedevano stemmi vari tra loro di una tinta rosso sangue.
Affamato ancora dalla precedente corsa si ferm� e respir� lentamente. Buss� al
portone, ma niente, il suono che ne scatur� era baritono e antico, se facevi
attenzione, potevi far caso ancora alla presenza di un eco lontano e
impercettibile. Buss� di nuovo, La risposta fu solo data da un gufo che pass�
sopra di lui lentamente, oscurando la luna con le sue possenti ali. I suoi occhi
grandi e rotondi lo fissavano in modo interrogativo. Che cosa stavano facendo le
guardie? Dovevano sbrigarsi, doveva entrare e di fretta anche. Si volt� dietro.
In basso sulla sinistra del portone si mosse uno spioncino. Due occhi piccoli e
marroni si mossero furtivamente per poi fermarsi di colpo sull�ombra dell�uomo che
aveva un enorme cappuccio dietro la schiena.
-Chi �?
Il tono era duro e severo e fu seguito dal luccichio di una lancia d�argento.
-Sono Herot rappresentante del possente e sapiente Lambert prossimo re del mondo,
porto con me ci� che serve all�uomo Solan. Il mio volere � unicamente informativo.
Herot odiava le formalit�, facevano solo passare il tempo velocemente e non ce ne
era bisogno. Dall�altra parte non ci fu una risposta istantanea e il luccichio
dell�argento si ripresent�.
-La luna � alta nel cielo Herot, � ripiena di tutta la sua luce e questo vuol dire
che la sfortuna sta dettando le sue regole. La nebbia maschera la verit� cos�
aspetter� che ella si riveli e che tu (non perch� io non ti creda) ti presenti a
me con la tua vera identit�.
La nebbia si stava dissolvendo, il vento soffiava forte. Herot si strinse il
mantello munito di cappuccio al corpo.
-Mi dispiace dissuaderla ma ci� che vede � tutto ci� che vedr�: ora e allo
smascherarsi della sfera bianca.
L�uomo socchiuse gli occhi, puntati sulla luna, la nebbia aveva quasi lasciato la
met� della luna scoperta e Herot mise fine ai formalismi.
-Mi faccia entrare! Il mio ex compagno si � tramutato in un licantropo!
Diede un pugno alle porte con veemenza. Le figlie di Flink non si mossero ne
vibrarono. Le gocce intanto stavano diminuendo a vista d�occhio.
-E credi che ti faccia entrare cos� facendo? Credi che possa? Credi che ne abbia
il coraggio?
Herot si volt� di colpo e vide che la nebbia aveva quasi lasciato la luna.
-Sono giorni che scappo da quella bestia! Ho fame e sonno e ...
Si port� la mano destra sotto il mantello che si mosse leggermente come se fosse
fatto levitare da qualche aneddoto.
-Porto una cosa di grande importanza, devo entrare! Mi faccia entrare! L� c'� il
mio compagno �
Il dito indicava una zona oscura sulla pianura, c�era qualcosa a terra e sembrava
si stesse muovendo. Con scatti veloci e inattesi scalciava e graffiava il terreno
urlando una rabbia incontenibile.
-Si sta svegliando! Aprite!
Erano giorni che scappava, giorni di fame, sonno e malinconia. Il suo compagno era
stato sfortunato a incontrare il lupo mannaro per primo ma questo non poteva
significare che anche lui era destinato a quella fine, cos� orrenda e abominevole.
Le forze purtroppo l�avevano lasciato da tempo e ne aveva preso il posto una paura
che drogava il corpo, ma ora, sembrava fosse fuggita anch�essa. Poggi� la schiena
sulle porte e spinse i piedi a terra come se volesse sfondare i portoni con la
sola forza delle spalle. L�ombra che si trovava di fronte a lui ululava a terra.
La trasformazione non era ancora completa perch� l�ululato era ancora umano. Si
volt� l�ennesima volta e con gli occhi dilatati e viola di occhiaie implor�.
-Fatemi entrare! Non posso affrontarlo non ho le forze! E� una battaglia troppo
difficile per le mie condizioni.
Dallo spioncino oramai non c�era pi� nessuno. Qualcuno lo aveva richiuso e lui non
l�aveva sentito. Il destino di Herot quindi si stava compiendo. La pioggia smise
di scendere. Un ululato riemp� la collina di terrore.
-�Non esiste ne fortuna ne sfortuna. Non esiste n� dio n� l�immortalit�. Non
esistono n� tiranni buoni ne cattivi. Non esistono n� anni di pace n� anni di
guerra. Esiste solo il destino e noi che ne siamo i burattini.�
Lambert l�aveva lasciato con quella perla di saggezza. Era accaduto due settimane
prima. Si trovavano alla festa di compleanno della figlia di Lambert. Lei era
bellissima alta, bionda e con degli occhi ambra. Unica nel suo genere. Jiuly era
il suo nome. Indossava il vestito pi� bello della festa. Era sfarzoso, ricamato a
mano dai sarti migliori del regno, di un porpora unito ad un bianco latte che si
intrecciavano tra loro lasciando una dissolvenza rosata; aveva piegature e
piegature girate tra loro e alla fine, il vestito, si allargava con la morbidezza
di alcuni boccoli ricamati di oro. Il padre Lambert sedeva a capotavola con un
grande sorriso sulle labbra e un bicchiere di vino sulla mano destra, vicino a lui
Ser. Kajal piangeva dal ridere e si teneva il grasso pancione come se non volesse
perderlo. L�atmosfera era una delle migliori.
-Herot vieni!
La voce di Jiuly era leggera come un venticello fresco dopo una lunga giornata
afosa e lavorativa.
-No grazie. Ho da fare.
-Ancora, ancora!
Uno dei bambini che Herot aveva di fronte insisteva nel vedere di nuovo il trucco
di prima. Jiuly allora rimase l� a fissare il bambino con dolcezza. Herot si
avvicin� al gruppo di ragazzi che lo aveva circondato e disse.
-Cosa volete vedere?
-Un elefante� Un ghepardo!! Una pecora!Un lupo!Un orso!
I bambini mentre urlavano i nomi saltellavano e agguantavano il mantello di Herot
tirandolo verso di loro. Tutti tranne uno. Un bambino si trovava da solo seduto su
una sedia, a poca distanza da li. Teneva in mano un cavallo bianco cavalcato da un
pupazzo rappresentate Ser. Minkor, l�uomo che aveva abbattuto dieci orchi in un
solo minuto. Faceva galoppare il giocattolo sulla sedia fissandolo affascinato.
Gli si avvicin�.
-Tu cosa vorresti vedere?
Il bambino fece finta di non sentire e rimase a fissare il cavallo giocattolo. Gli
infanti ancora gli saltavano attorno cercando l�uno di superare l�altro con la
voce.
-Una lucertola! Un orso bianco! Un leone! Una zebra!
Herot apr� le braccia lentamente e i bambini si bloccarono. Sapevano che quello
era il momento che stavano aspettando, ognuno sperava nel vedere l�animale che
avevano scelto ma rimasero stupiti. Herot socchiuse lentamente le braccia e dopo
averle avvicinate e unite mugugn� una parola e le riapr�. Dal nulla, una figura
alta fuoriusc� da un quadro che si trovava vicino a Lambert. Un cavallo bianco
poggi� gli zoccoli sulla tavola e guard� Herot, che teneva ancora le braccia
saldamente aperte. Il cavallo continu� a uscire dal quadro: le orecchie, i
fianchi, e poi dal nulla, sopra il destriero spunt� Ser. Minkor. Gli occhi
socchiusi a fissare gli invitati della festa. Poi Herot disse un�altra parola e
lasci� andare le braccia. La figura alta non spar� ma continu� a uscire del tutto
dal quadro. Dopo che la coda si ammorbid� sulla tavola, il cavallo part� al
galoppo. Era un�andatura lenta e soave, il cavallo non toccava niente di tutto
quello che avrebbe frantumato se non fosse stato un incantesimo. I bambini lo
fissarono mentre si avvicinava a loro. L�eroe delle loro storie era l� davanti a
loro con la sua armatura argentata, con lo stemma di un lupo e con, sul lato, la
spada �paura degli orchi� che brillava a ogni contatto con la luce. Tutti si erano
azzittiti. Anche le irrefrenabili risate di Ser. Kajal avevano smesso di
appiattire l�aria. Gli occhi erano fissi su quell�uomo che cavalcava in mezzo a
loro e che andava diritto verso i bambini. Poi volt� di colpo e and� dal ragazzo
che era sulla sedia a giocare con il pupazzo. Il bambino ignaro sentiva il
silenzio assoluto ma era cos� indaffarato a giocare che neanche ci fece caso. Il
cavaliere scese dal cavallo leggiadro, diede un buffetto al destriero e si
avvicin� al bambino.
-Ehi ragazzo!
La voce era millenaria e non aveva provenienza; arrivava da ogni oggetto, da
dentro ogni uomo e donna li presenti.
-Dico a te!
Il bambino si volt� imbronciato, convinto che qualcuno lo stesso sgridando.
-Ti sembra il modo di accogliermi? Tutti mi hanno fissato ma te sei rimasto a
giocare con quell�orrendo gioco.
Il bambino alz� il viso, gli occhi gli s'illuminarono, la frangetta bionda copr�
gli occhi ma venne subito spostata dalla mano, sulle labbra un sorriso enorme
scatur� dal nulla.
-Allora?
Il cavaliere aveva un elmo grande e bellissimo, dei baffi folti e lavorati da
terminare poco pi� in l� della fine del naso. Gli occhi piccoli e marroni
fissavano dall�alto in basso il bambino con durezza.
-Perdonatemi signore!
Il bambino abbass� la testa in segno di punizione. Poi il cavaliere gli mise un
dito sul piccolo mento e leggermente gliela alz� il viso.
-Non prendere ordini da persone che non hanno ancora affrontato l�affilatezza
della tua spada.
Poi sfoder� la sua, lasciando echeggiare nell�aria un suono metallico.
-Questa � �paura degli orchi� mi ha servito bene. Pi� del dovuto credo. Mi ha
fatto vincere numerose battaglie ed � appartenuta all�uomo pi� famoso del secolo.
Ora voglio che appartenga a te.
Gliela poggi� lentamente sulle mani protese del piccolo.
-Attento che � affilata.
Gli sorrise e svan� con una dissolvenza leggera. Tutti rimasero in silenzio e poi
Ser. Kajal disse.
-Per fortuna non gli ha regalato i suoi ridicoli mutandoni!
Un boato di risate fece riprendere la festa. Il bambino rimase a fissare la spada
d�argento. La gir� e vide inciso in piccolo le iniziali di Ser. Minkor �M.Z.�.
Minkor Zuland. La rimase a fissare per interi istanti a bocca aperta lasciandosi
sfuggire piccoli �wow� di compiacimento.
Jiuly fissava Herot con un sorriso dolce e leggero, lui le ricambi� lo sguardo
accennando un sorriso. Lambert gli si avvicin�.
-Mio caro Herot.
-Lambert mi dica.
Herot s'inchin� lievemente.
-Ci hai di nuovo sorpreso con le tue fantastiche arti!
Herot lasci� trasparire un sorriso beffardo.
-Le tue capacit� sono sorprendenti mi ha detto Kajal, lui stesso dice che, anche
se ha un numero esorbitante di fattucchieri, nessuno riesce solo ad immaginare
quello che tu hai fatto oggi. Far comparire Minkor in carne ed ossa. Sono
veramente senza parole.
Il sorriso gentile del re scald� il cuore a Herot.
-Mio signore mi dispiace essere pignolo ma io non ho fatto resuscitare Minkor n�
l�ho fatto svegliare dal suo sonno eterno, ho solo creato una figura di riflesso
tra questo e l�altro mondo cos� da farlo apparire con una consistenza.
-E la spada allora?
-Mio signore io mi fido di lei, ma le arti pi� difficili della mia materia non
posso essere rivelate cos� a cuor leggero.
-Capisco, capisco benissimo. Mio Herot non sono venuto qua per parlare della tua
magnifica arte ma di un lavoro che ho intenzione che sia compiuto da persone
affidabili quanto abili come te �.
E cos� Lambert lo spinse verso la fine della sua vita. Non lo sapeva, non poteva
sapere, ma stava accadendo. Il Licantropo si era alzato e stava ululando alla sua
luna la sua rinascita. Scatt� in avanti e si avvent� su Herot con le fauci
spalancate piene di bava. Herot port� le mani in avanti e url�.
-Difender� quello che porto anche con la morte, lupo. Per re Lambert!
La corsa dell�uomo fu come quella di molti cavalieri durante la loro ultima lotta,
quei cavalieri che sapevano di dover vincere perch� a distanza di molte miglia la
famiglia li aspettava, la moglie li aspettava, i figli li aspettavano. Al
contrario la corsa dell�animale era affamata, portata fino all�estremo delle
proprie capacit� solo per assaporare la carne di quell�uomo che gli correva
incontro. La corsa sembr� durare un'eternit�, un�unione di grida e ululati, urla e
ragli, imprecazioni e ruggiti. Poi lo scontro. Il licantropo affond� il proprio
artiglio nel fianco destro dell�uomo che non url�, non si dimen� ne sene liber�.
Rimase l� dov�era con il mantello che svolazzava al vento e le mani giunte. Lo
sguardo era perso e i pensieri lontani da quella lotta per la sopravvivenza. Il
lupo mannaro ulul� convinto di aver ucciso con un solo artiglio la preda ma si
sbagliava. Dopo pochi istanti Herot spalanc� le braccia e una luce azzurra lo
copr� tutto formando su di lui un�armatura. Era trasparente, il colore azzurrino
delimitava solo i segmenti dell�armatura stessa, cos� da distrarre il nemico. Un
sorriso beffardo si form� nella bocca di Herot che con un'agilit� che non gli si
addiceva si spost� verso destra. Dopo quello scatto l�uomo lupo url� di rabbia e
dolore. La zampa anteriore sanguinava, dove prima c�era un artiglio affilatissimo.
Herot poggi� le braccia sull�armatura ed ella si illumin�, una luce potente
illumin� la finta arena. Il licantropo si protesse gli occhi con le braccia e dopo
averlo fatto, si accorse che l�armatura era insolita. Piena di artigli provenienti
da ogni dove, l�armatura aveva del tutto coperto l�uomo di una luce azzurrina. Per
un istante si spense per poi riaccendersi di botto. Herot ansimava.
-Il furore sta lasciando le mie vene, le forze prima tornate stanno di nuovo
fuggendo, non durer� a lungo. Devo fare un ultimo incantesimo. Forze non
abbandonatemi ora!
Il lupo ulul� di nuovo, era monotono. Si avvent� sull�uomo con l�armatura senza
indugi, senza pensare a ci� che sarebbe potuto accadere. Herot strinse i denti e
con le ultime forze che aveva in corpo, url�.
-Findensen!
Gli artigli si allungarono e luccicarono di argento. Penetrarono facilmente nella
carne dell�ottuso licantropo che rimase immobile appoggiato sull�armatura di Herot
che fece poi scomparire cos� da lasciar cadere la vittima a terra con un tonfo. A
terra il lupo mannaro occupava circa due metri e mezzo del terreno, la bocca era
spalancata e il corpo coperto di buchi grandi un palmo, tutti sanguinanti. Herot
lo fiss�.
-Un� altra uccisione si aggiunge al peso che vigila sulla mia coscienza. Ancora mi
chiedo se quello che ho fatto � giusto mio ex compagno. Attaccato dalla sfortuna e
ucciso da essa. Il tuo destino era buio amico mio ma spero ti eri ben goduto la
vita fino a quest�istante.
Gli sorrise e si lasci� andare a terra. Il mondo si oscur� di botto. Nel buio
totale qualche spruzzo di luce bianca lo infastid�. Il terreno morbido lo accolse
volenteroso.
-Devo fare una cosa prima.
-Aiutatemi devo �. Devo consegnare �
La voce non desiderava uscire. Troppe volte gli era stata compagna nelle sventure
ma ora non voleva pi� esserla. Si lasci� andare di nuovo. Questa volta convinto
che fosse stata l�ultima volta che avrebbe pensato qualcosa. Poi una voce.
-Ehi mi sente?
La voce era lontana.
-La prego si svegli.
Poi un�altra si aggiunse a questa.
-Levati da mezzo tu. Herot ci sei? Rispondimi per Flink!
Lo scosse e Herot riusc� solo a sorridere e a balbettare.
-Solan ...
-Si sono io. Alzati ora, pazzo scatenato che non sei altro. Andare contro un
licantropo quando eri stanco morto sai meglio di me che la magia ti potrebbe
uccidere in questi casi. Emanare il �Findensen� quando non mangi e non dormi da
non so quanti giorni. Le guardie mi hanno detto tutto sai? Sono venute da me
troppo tardi per�, quando sono arrivato, ho visto il lupo a terra e te che gli
sorridevi. Che vi siete raccontati? La ricetta per fare un uomo ben cotto, con
riso in bianco e patate? Dovresti dirmela �.
Herot sapeva che Solan parlava solo per tenerlo sveglio, perch� non era un tipo
molto chiacchierone a dirla tutta.
-Lo devo alzare da solo o mi aiutate?
Il tono era sarcastico, riferito alle guardie che guardavano stupite il Licantropo
a terra. Herot sent� il proprio corpo preso e sollevato da terra. Lo svenimento lo
stava combattendo con tutto il corpo che non gli rispondeva.
-Solan prendi questo �
Herot mise la mano tremante sotto il suo mantello e tir� fuori un sacchetto di
pelle, chiuso da un laccio nero.
-E importante, non lo perdere e non aprirlo dove c�� gente ricordalo!
-Zitto!
Gli disse Solan.
-Mi dirai tutto con molta calma a casa mia, su una poltrona comoda e con un
bicchiere di vino in mano. Quante cose mi devi raccontare, ricordati che aspetto
ancora il tuo racconto di quella volta che tu �
Poi il vuoto. Herot lasci� spegnere i propri sensi. Il tatto e la vista lo
abbandonarono per primi seguiti dall�udito. Non sapeva se si sarebbe risvegliato,
sapeva per� che, se non fosse accaduto, lui aveva compiuto la missione che Lambert
gli aveva stabilito. Immagin� un'ultima volta Jiuly con quel suo vestito che lo
guardava dolcemente e infine il buio.

2.

Si svegli� con il caldo del camino in faccia. Il corpo doleva completamente, la


testa pi� di tutte. Il caldo faceva lampeggiare luci gialle e rosse sotto le
palpebre. Non era molto piacevole. Apr� lentamente gli occhi, dolevano anche loro
e al contatto con la luce urlarono la loro disapprovazione appesantendo le
palpebre. Il letto dove sostava era morbido. I vestiti gli erano ancora addosso
appiccicati al corpo, per la lunga giornata passata a letto sotto quella pelliccia
che sembrava di lupo. Accanto al fuoco vivo c�era vigile la figura di un uomo
corposo, seduto elegantemente su una poltrona che lo fissava con una pipa in mano.
La mano che la teneva era grande e rovinata dall�usura. Uno sbuffo di fumo
fuoriusc� dalla pipa, leggero e grigiastro sal� verso il soffitto per poi
scomparire. Gli occhi di Solan erano socchiusi e fissavano, senza batter le
palpebre, sopra la testa di Herot fuori dalla finestra. Aspir� il tabacco di
nuovo, un�inalazione lunga e lenta. Herot si mosse. Solan rimase immobile con la
pipa in mano poi disse.
-Ti avevo detto che ti saresti svegliato.
La voce usciva male da quella bocca occupata dalla pipa.
-Hai ragione ma credo che starei meglio se definitivamente la parola fine avrebbe
accompagnato le mie ultime notti.
-Io non credo.
Inspir� di nuovo il tabacco e batte le palpebre. Gli occhi caddero velocemente sul
corpo di Herot. Erano freddi, non facevano trapelare alcuna emozione, alcun
argomento che avrebbe poi esposto. Niente di niente.
-Il Findensen � pazzo �
Mormor�.
-Ho dovuto, altrimenti la forza sovraumana del lupo mannaro mi avrebbe ucciso.
Preferisco uccidermi cercando di salvarmi che morire sotto la mano del mio nemico.
-Pazzo.
Abbass� leggiadramente il braccio destro e prese da dietro la poltrona il
sacchetto di pelle. Glielo lanci� sul letto. Esso cadde precisamente tra le due
gambe della persona supina.
-Ora mi spieghi.
Herot guard� il sacchetto. Aggrott� la fronte e si tolse i capelli da davanti la
faccia. Spost� la pelliccia di lupo facendola cadere a terra.
-Prima una doccia.
Solan accett�. Si fece capire soltanto spostando la pipa dalla bocca portandola
con il braccio destro verso una stanza. Herot si alz�, al contatto con il terreno
gelido i piedi sussultarono, le gambe tremavano per il peso che per tanto a lungo
su quel letto avevano dimenticato di sostenere. Si aiut� con la mano e si ritrov�
totalmente in piedi. Sospir� e si mise gli stivali, sporchi di fango. Attorno ad
essi una macchia verdastra faceva capire che oltre alla cortesia aveva preso con
s� anche l�autorit� di sporcare quella stanza cos� accuratamente pulita.
-Mi dispiace �
Solan rimase immobile. Lo guard� in faccia interrogativo. Herot si avvicin� con
passi corti e incerti verso la stanza. Mai nella sua vita si era trovato in una
situazione del genere, si vergognava di se stesso. Arrivato nel bagno, dopo aver
socchiuso la porta, si spogli�. I movimenti erano lenti e imprecisi ed erano tutti
seguiti da degli sbuffi di dolore. Alla sua destra c�era uno specchio. Si fiss�. I
pettorali e gli addominali erano ben sviluppati su quel corpo da trentenne. Graffi
rossastri e lividi curavano di dettagli quel muscoloso manto biancastro. Il
riflesso finiva proprio un pezzetto sopra la presenza della sua virilit�. Si
guard� ancora e stavolta si sofferm� sulla faccia. Affaticata. Le rughe e le
occhiaie ne facevano da padrone. Gli occhi blu stentavano a brillare della loro
lucentezza, venivano spenti da quello sfondo rosastro che era la cornea. I capelli
erano ben oliati e appiccicati alla testa, ambo i lati. I vestiti sporchi erano
buttati a terra. Si sent� bussare alla porta.
-Mi scusi, il signor Solan vorrebbe sapere se lei vorrebbe favorire dei servigi da
lui concessi cos� da lavarle i vestiti e magari anche sostituirli.
La voce della serva era dolce e lieve. Giovane.
-Accetto volentieri ma preferirei mantenere i miei indumenti, grazie. Ringrazi il
signor Solan.
Un giorno avrebbe abolito tutte quelle formalit�. Lo mandavano su di giri
velocemente. Anche quando non poteva, come in quell�istante. Apr� il rubinetto di
argento che aveva un cerchio rosso sopra. Un bel bagno caldo. Era quello che ci
serviva. Dopo aver riempito la vasca fumante, ci s�immerse lentamente. Il contatto
con l�acqua calda era piacevole e procurava una leggera pelle d�0ca a tutto il
corpo. Lentamente entr� con tutto il fisico. Sorrise e lasci� che l�acqua gli
continuasse a scorrere sulla faccia, lasciando il rubinetto aperto. Appena l�acqua
stava per straripare Herot abbassava la mano con lentezza come se tentasse di
abbassare qualcosa dolcemente. L�acqua si fermava, rimaneva sempre allo stesso
livello, anche se il rubinetto continuava a farne fuori uscire una grande
quantit�.
Dopo essersi asciugato sia il corpo sia i capelli prese gli abiti piegati e
sistemati nell�angolo a destra e li indoss�. Anche quelli erano caldi. Dopo
essersi sistemato per bene, usc� dal bagno. Solan non si trovava pi� sulla
poltrona ma si era seduto su un gran divano che non ricordava di aver visto prima.
Era grande e davanti a quello c�era la sedia da lavoro dove prima c�erano le sue
tozze mani. Sorrideva a una cameriera tenendo nella mano una tazza di t�. Herot si
avvicin� indifferente ma comunque fece caso al buffetto che Solan fece sul di
dietro della ragazza. Lei gli porse un sorriso provocante e dopo aver notato Herot
se ne and� seria.
-Non ti smentisci mai, vero Solan?!
Solan fece un sorso rumoroso e poi sorrise. Le rughe che si trovavano vicino agli
occhi si contrassero, il naso grande e rotto durante una battaglia gli si arricci�
e i denti gialli ma perfettamente disposti si distesero dietro quelle labbra
biancastre.
-Questi sono tempi duri Herot. Ognuno cerca di passarli a suo piacimento. Chi
cerca di migliorarli e chi invece, tonto com��, si butta a vivere la vita come mai
prima aveva fatto.
Gli porse una tazza di t� che Herot prese volentieri e dopo aver terminato un
lungo sorriso poggi� anche lui le sue labbra su quella bevanda calda e leggera.
-Beh non credo che tu faccia parte di nessun di quei gruppi. So che cerchi ancora
di salvare la terra che ci hanno donato i nostri avi e che contemporaneamente vivi
la tua vita con giochi carnali.
-No Herot. Detto cos� non mi piace affatto, diciamo che amo vivere la vita dal
principio e visto che il principio della vita � l�amore, mi piace vivere la vita
con amore. Con l�amore.
-S� mio caro amico, ma sai meglio di me che quelle puttane non ti regalano il loro
amore.
Solan port� subito la tazza di t� sulle labbra e dopo averla finita con un solo
sorso riprese a fumare la pipa.
-Mi duole vederti cos� mio caro vecchio amico Solan. Non per quanto riguarda la
casa, la migliore che abbia mai visto ma per quanto riguarda la tua vita.
Solan aspir� di nuovo la pipa e poi disse.
-Non mi piace parlare della mia vita ora, ancora mi chiedo cosa sto facendo, come
sto rovinando la mia reputazione andando a letto con quattro sciacquette ma � Non
ci troveremmo qui a parlare se qualcuno lass� non ti avrebbe donato una fortuna
che tu neanche immagini. Quindi dimmi, Herot, cosa ci fai qui?
Herot entr� di pi� con il corpo dentro la poltrona e la avvicin� al camino.
Abbass� la testa e prese da vicino al divano il sacchetto. Quando si rialz� i suoi
occhi ripresero la lucentezza che Solan ricordava, quella seriet� e quella forza
che solo in lui era riuscito a trovare.
-Mi trovo qui per conto del grande re Lambert, Solan, lui mi ha mandato qui �
Solan aspir� violentemente la pipa e guard� Herot di soppiatto.
-Ancora lui � quel vigliacco �
-Non bisogna trattare le persone per quello che sono state ma per quello che sono
ora, Solan.
-Rimane un traditore della sua stessa razza � Bah! Si fa definire re di un nuovo
mondo, quando non sapeva governare neanche un contingente di dieci uomini. Lo
ricordi!
Herot rimase impassibile e dopo aver poggiato la tazza del t� atterra mise le
braccia conserte e aspett�. Si stava accorgendo che Solan era inquieto da come
aspirava animatamente il tabacco dalla pipa marrone lucido. Gli occhi erano
diventati cupi e le sopracciglia erano disposte a �V� sopra di essi. Con il
passare lento dei secondi Solan si calm� e con lui la quantit� di tabacco che
stava riempiendo l�aria del soggiorno.
-Lambert mi ha mandato qui come esploratore, devo cercare uomini validi per la
salvezza di un ragazzo. Il ragazzo.
Herot fiss� Solan ostinatamente.
-Ancora con questa storia, basta con la favola del prescelto, mi hai veramente
stufato. E che diavolo! Dieci anni fa l�accettavo ma ora, dopo aver scopato tanto,
non sopporto pi� le tue fantasie.
-Ti dico che esiste! Lambert mi crede perch� te non dovresti?
Solan buff� di nuovo con la pipa.
-Non immischiamo la presenza di Lambert, per favore non voglio neanche sentirlo
nominare, ne sei diventato pure un servo �
-Non servo, protettore e comunque sono liberissimo di far ci� che voglio.
- � Lo sapevo che saresti andando sotto le sue servit�. Si vedeva lontano un
miglio che eri cotto di quella Jiuly.
Herot si alz� di scatto e guardando Solan con lo sguardo pi� cattivo e perfido che
aveva disse.
-Il mio onore non deve essere confuso con l�amore. Io �proteggo� il mio re, re
Lambert, perch� voglio proteggerlo, non perch� voglio proteggere la figlia. Sia
chiaro. Si da il caso comunque che io almeno ho una vita con degli scopi tu cosa
hai? Dopo essere stato con una puttana ti chiederai quanto sei durato? Se
abbastanza? Io credo proprio che i miei scopi sono ben diversi dai tuoi mio caro
Solan, e anche pi� onorevoli di scopare senza ragione alcuna come fai tu!
Herot si tir� sulla poltrona con forza e mantenne lo sguardo pragmatico che Solan
gli inviava. Passarono lentamente i secondi, scanditi dallo scoppiettare del
fuoco. Si stava spegnendo, allora la serva arriv� di corsa e si mise a posare la
legna nel fuoco. Nel farlo port� il suo di dietro sul fianco della faccia di
Solan, erano due glutei giovani e sodi, avrebbero fatto attizzare qualunque uomo,
Herot se lo ammise ma, pensare che quella donna vendeva il suo corpo come un
mercenario, faceva sminuire la bellezza di quelle chiappe cos� volenterose di
essere prese e possedute. Lei se ne and� soddisfatta sculettando esageratamente.
Solan continuava a fissare Herot con la pipa in mano, inspirando e espirando il
fumo.
-Cosa c�� nel sacchetto?
Chiese dopo qualche secondo. La vita era la sua e cos� la manteneva, nessuno
doveva avere il coraggio di commentarla, forse solo Herot perch� era l�unico vero
amico che aveva avuto. Herot prese dalla sua destra il sacchetto, dapprima
poggiato l�. Era leggero, si capiva dai movimenti della mano del fattucchiere. Le
mani dolci e ferme si muovevano attorno al sacchetto leggiadramente.
-Attorno a questo ci sono incantesimi potenti da me instaurati, metti che mi
avessero ucciso, non potevo permettere che il nemico potesse usarlo contro di noi
con tanta leggerezza, almeno dargli tempo da buttare nel cercare di aprirlo mi
sembrava la miglior cosa da fare.
Solan ridacchi�, continuando a fissarlo.
Herot chiuse gli occhi e inizi� a mormorare una lenta cantilena, accompagnata da
arcani movimenti delle mani attorno all�oggetto. Dopo qualche secondo il sacchetto
si apr� di colpo. All�interno un cubetto dorato faceva parte dell�unica cosa che
conteneva l�oggetto.
Solan rimase immobile, continuava a fissare il sacchetto aspettandosi di vedere di
pi�. In un sacchetto cos�, dove Herot aveva impiantato incantesimi, dove aveva
rischiato di morire, dove aveva perso un altro compagno, era impossibile che ci
fosse solo un semplice cubo d�oro. Un lingotto valeva tanto?
Solan guard� Herot negli occhi, aveva i bulbi oculari che sprizzavano gioia e
meraviglia da tutti i pori; erano puntati su quel lingotto con tanto incanto da
suggestionarti a pensare che non era solo un semplice cubo d�oro. Solan aspir� per
l�ennesima volta dalla pipa, ma questa volta fu un movimento calmo e fluido.
-Cos��?
Chiese Solan. Sulla bocca di Herot un ghigno si disegn� e venne spodestato da una
parola, semplice ma allo stesso tempo complessa, la quale continua ad assillare le
menti umane, dalle pi� acute alle pi� ottuse, dalle pi� povere alle pi� ricche.
Una parola la cui nascita proviene dall�altro mondo, dal mondo dove le anime
salgono alla fine della vita umana e guardano ci� che gli era stato determinato.
-Destino.
-Destino?
Chiese Solan un po� incuriosito. Per quanto la sua mente fosse non molto
aggiornata con i tempi futuri, non riusciva a immaginare un lingotto chiamato per
nome e oltretutto con l�appellativo destino. Uno sbuffo di fumo schizz� dalla
bocca del fumatore, facendo capire a Herot la spiritosaggine che Solan aveva
inteso in quella che aveva appena detto.
-Mi stai prendendo in giro Herot?
Era una domanda del tutto retorica ma la risposta era errata. Si capiva fissando
lo sguardo serio del fattucchiere ancora puntato sul cubo.
-Mai.
Ammise Herot seriamente. Le sue mani tenevano quel lingotto con tanta attenzione
come se esso aveva intenzione di sgretolarsi da un momento all�altro.
-Questo come gi� ti ho detto mio caro amico, � Destino. La sua provenienza �
segretissima e la sua storia ancora di pi� ma credo che nessuno potr� dissuadermi
nel rivelarti ci� che a me ha riferito re Lambert.
Solan rimase con gli occhi socchiusi a fissare Herot Diceva il vero, la voce era
calma, le labbra erano ferme e gli occhi erano puntati immobili in quelli del suo
compagno.
-Il giorno stesso della mia partenza re Lambert venne da me e mi disse che prima
che partissi dovevo recarmi a Enderalt, il regno dei maghi, dove un consiglio era
stato instaurato sotto il suo comando per una missione ad alto livello rischiosa
quanto importante. Dopo qualche giorno di viaggio io e un mio assistente, un
ragazzo di soli vent�anni, che poi avrebbe fatto la fine che noi solo oggi
conosciamo, siamo arrivati nel luogo prestabilito. Nella citt� c�era un via vai
cos� esasperatamente buttato nel caos che mi sbrigai ancor di pi� nel trovare il
luogo dell�incontro. Arrivato l� il gran consiglio era gi� disposto. C�erano i
cinque grandi maghi delle cinque discipline, Cahil della magia della guarigione,
Ziula della difesa , Margu dell�attacco, Jiuvi della segreta e Furgunt della
storica. C�erano tutti, e oltre a loro i capi delle regioni pi� importanti di
Elderalt. Appena entrai con il mio fedele ognuno punt� la sua attenzione su di me.
Poi Jiuvi, il pi� anziano parl�.
-Salute Herot, Lambert ci aveva avvertito del vostro arrivo ma non aveva
specificato il dettaglio della venuta di un altro uomo.
La sua voce era stanca e calda, quasi quanto un latte e miele caldo mattutino.
-So che lo perdonerete per questo.
Risposi.
-Naturalmente, ma purtroppo i tempi cos� bui ci stanno portando via la fiducia,
cos� abbiamo, ahim�! Pensato che egli fosse una spia �
Feci un inchino e gli dissi.
-Credo che lei abbia sottovalutato la mia prudenza, ho fatto ogni cosa a dovere.
-Perfetto mio buon mago, assolutamente perfetto.
Jiuvi si sed� lentamente, le ossa oramai avevano una certa et� ma la mente era
rimasta lucida come quella di un tempo. Poi Ziula si alz�. I suoi interventi erano
rari, era da poco che lui e la sua disciplina partecipavano come protagonisti alle
riunioni del consiglio. La sua voce era fredda e lenta come se volesse far
risvegliare la parte pi� aggressiva della tua anima. Purtroppo aveva quel timbro
di voce ma le sue parole erano sempre gentili, esatte e dette al momento giusto.
-Salute a tutti, partirei immediatamente con la presentazione del problema.
Mosse abilmente le mani nel vuoto come se stesse modellando una palla di gomma.
Sopra il grande tavolo una luce azzurrina inizi� a muoversi e a creare disegni in
dissolvenza con il soffitto.
-Come potrete ben notare, il livello di avvistamento di Licantropi si � alzato
drasticamente, anche se io provo con tutte le mie forze, non riesco a terminare
questa crescita. Avvistamenti da ogni parte del globo si susseguono, c�� gente che
parla d�imminente guerra chi invece di un complotto all�interno del consiglio di
Elderalt. Naturalmente ognuna, spero, sono errate ma il punto � che comunque ci
sono presenze di uomini lupo e questo non deve accadere, la grande guerra non deve
tornare assolutamente quindi bisogna inviare un esercito verso la distruzione di
questi.
Herot era totalmente innamorato di Ziula, che riusciva ad arrivare al punto senza
lunghi giochi di parole, freddo ma diretto, quello che serve per governare.
Venne il turno di Furgunt. Il solito uomo che normalmente non centra niente in
mezzo a quel gruppo di geni. Ancora si chiedevano come quel grassone sia arrivato
a diventare quello che era, durante i suoi studi arrivava sempre primo ai compiti
di Storia degli Incantesimi, si pensava copiasse e quindi iniziarono a fargli
svolgere compiti da solo, ma comunque riusciva sempre a stupire. Il massimo dei
voti. I professori si accorsero di questa sua dote innata e iniziarono a spiarlo.
Nelle sue amichevoli conversazioni con gli amici non c�era momento che non
parlasse degli anni passati e delle gesta dei grandi eroi della storia
paragonandole a quelle odierne. Era uno dei pi� giovani l� dentro, alcuni ancora
lo guardavano di soppiatto, specialmente i capi delle grandi regioni.
-La conosco la storia di Furgunt. Mi chiedo chi in questa stramaledetta terra non
lo conosca.
Un lieve suono gutturale si scatur� dalla gola di Solan che ridacchiava.
-Il grande prosciutto che cammina! Cos� lo conoscevo � ahah!
-Un grande prosciutto, con una mente tutt�altro che colma di solo grasso, mio caro
Solan, gente definirebbero la tua, invidia, ma io la intendo pi� come un
ignoranza, nel senso buono della parola. Non sai quanto quell�uomo � capace di
fare con le conoscenze che ha. Prova ad immaginare cosa nella tua testa pu�
crearsi avendo quelle conoscenza, conosci tutte le guerre del mondo, tutte le idee
i pensieri dei pi� grandi pensatori del tempo, ogni manovra di attacco e
altrettante di difesa, lui se solo vuole pu� prendere il potere di tutto, conosce
ogni fondamenta di ogni palazzo esistente, se solo vuole distruggere Elderat:
detto fatto. Ti troveresti senza maghi per non so quanto tempo. Sembra inutile a
vedersi ma quell�uomo � temuto da tutti.
-Stavo raccontando �. Ah! S� �. Furgunt si alz� in piedi, la grande massa che
s�innalzava sopra la sua virilit� si mosse lentamente come un budino, il doppio
mento si present� a tutti con gentilezza fuoriuscendo dalla maglietta a collo alto
rossa che aveva sotto l�abito lungo.
-La grande guerra viene raccontata signori e il suo eco ancora echeggia sotto i
nostri piedi, se solo sapessimo ascoltare tutto sarebbe pi� semplice � La vecchia
storia dice:
Prima del suo arrivo, ogni cosa era brillante e celestiale, da allora, dalla
venuta della grande guerra, la gente � impazzita, le mura urlano di dolore e la
follia dell�uomo regna sovrana. Una maledizione divina.
Solo noi possiamo vincere, anche perch� � l�uomo la causa di ci�, non ci pu�
essere perdente e vincente quando il giocatore � uno solo.
Furgunt si sedette e riprese a masticare ci� che prima ingurgitava con veemenza.
Era una lungo salame di cioccolata, fondente al punto giusto e che lasciava
sbavare l�obbeso.
-Cavolo, il mondo non gira pi� come una volta, anche Furgunt ora parla
ottimamente.
Solan si poggi� la mano sulla fronte con un sorriso spinto.
-Dovr� riandare a scuola se voglio stare al passo con i tempi.
-Come mai oggi cos� di buon umore mio amico?
Solan guard� Herot negli occhi.
-La tua storia mi affascina �
Herot si schiar� la voce e vide che il suo compagno si stava ricomponendo. Aveva
spesso questi cambi di personalit�. Qualche volta anche in lui rinasceva
quell�ottimismo che da qualche tempo aveva perso, ma appena glielo facevi notare
lo sopprimeva tornando la persona che tutti conoscevano. Solan il duro.
-Dopo che Furgunt si mise a sedere, ogni occhio era puntato su di lui. Anche io
era stupito da quella saggezza che proveniva da quell�uomo grasso e sudato. Per un
momento ci fu silenzio assoluto poi venne interrotto dai bisbigli dei due ultimi
maghi che ancora non avevano fatto il loro intervento: Margu e Cahil.
La discussione and� avanti e quest�ultimi non dissero nulla, fino alla fine del
consiglio. Quando lo chiusero, con la frase che fermava definitivamente la
riunione.
-Che il Destino ci assista e lo cambi se di dovere.
Ognuno and� lentamente via, i capi delle regioni erano stati soddisfatti da quelle
notizie. Ora si apriva il consiglio dei maghi il pi� lungo e segreto. Herot
bisbigli� al suo compagno di aspettarlo fuori per il tempo dovuto. Quando la porta
si chiuse per l�ennesima volta, tutti i maghi si alzarono all�unisono.
Ognuno punt� le mani davanti verso il grande tavolo. Ciascuno di loro era
immobile, come se qualcuno avesse fermato il tempo. Io ero l� accanto e conoscevo
solo tramite le dicerie degli apprendisti ci� che stava per accadere. Mi sentivo
strano, di troppo in quel momento cos� epico e arcano. Eppure, come se qualche
magia antica vivesse quell�istante nessun muscolo si muoveva pi� a mio comando,
poi Ziula parl� per primo.
-Che la difesa sia padrona delle mura cinte attorno alle citt� e delle mura che
ogni uomo crea per l�onore e la conoscenza �
Mentre citava questa frase dalle sue mani, come se qualcuno l�aspirasse, della
polvere grigia si avvicin� al centro del tavolo. Essa si compose come tante
particelle e mut� delle mura alte e possenti.
Venne il turno di Margu che rispose.
-Che l�attacco possa distruggere la difesa, non per vendetta o superiorit� ma per
acclamarne la gloria e la potenza creandone di pi� potenti e che, se dovesse,
distruggerla per favorirne il bene o il male �
Una spada si dissolse dal nulla vicino alle mura, alta e di un metallo splendente,
con un manico intarsiato e una scritta sulla lama. Bast� un tocco e le mura
cedettero ma senza un gran boato, senza fumo, senza calcinacci sparsi qua e l�.
Via come fumo.
Furgunt apr� gli occhi di colpo e spalancandoli disse.
-Che la storica essenza del passato sia capace di vincere su tutto, il bene, il
male e l�indecisione. Una potenza tanto specifica di questa arte porta al potere.
Che io possa resistere.
Dal nulla si sentirono grida, soffici come la neve, e passi pesanti ma allo stesso
tempo leggeri. Come se svoltassero un angolo, centinaia di soldati urlarono la
carica contro l�avversario, una spada. Le loro facce erano sbiadite e i loro
movimenti altrettanto goffi, eppure la loro potenza rimembrava nello stomaco.
Qualcosa ricordava, dentro di me qualcosa rammentava. I soldati della grande
guerra!
Dopo pochi istanti essi si fermarono e silenziosamente saltarono e gioirono
vedendo la spada a terra, inanimata. La gioia entrava nel mio ventre come un vento
fresco una mattina d�estate, spalmandosi lenta sul mio cuore caldo.
Jiuvi disse.
-Che la stoltezza non porti l�uomo a dimenticare, a sottovalutare
l�insottovalutabile, per questo io tengo in me l�arte segreta, perch� qualcuno
capace deve mantenerne vivo il ricordo, deve vivere�
Come una pioggia veloce, fredda, la tavola s�incup� e un vento e delle righe nere
si formarono sopra l�esercito. Come dardi scesero su di loro e gli procurarono
cos� tante ferite da schifare anche il meno schizzinoso essere del mondo ma, la
mente dei maghi la conosci Solan, contorta quanto umana, guardava lo spettacolo
freddamente ma al contempo in modo obliquo e incoscientemente esterrefatto.
Ogni centimetro di pelle era rotto e sfigurato ma la sensazione che emanava era
comunque esaltante e attraente, poi la voce di Cahil tuon� leggera e al contempo
paurosa.
-Che la guarigione possa entrare nelle case bisognose e al contempo esaltare gli
animi, ma sotto la giurisdizione del protagonista, perch� solo se ne conosci le
conseguenze � giusto fidarsi di ci� �
Dal nulla un�insieme di colori fluttu� sui medesimi combattenti, ognuno ritrov� il
corpo perso, ma al posto delle cicatrici e del�epidermidi dei mattoni crebbero
fino ad occuparne l�intero corpo e cos� da riformare le mura prima perse.
I cinque cos� si guardarono, l�uno alla destra dell�altro e dissero, con un�unica
voce di alleanza.
-Che il consiglio dell�arte eccelsa abbia inizio!

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