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Sulk origini
délia civiltà Romena
R O M A
LIBRERIA DI CULTURA
Viale Qiulio Cesare, 27
'}< y 1922
I l B u r g e n l a n d (Attilio Tarnaro).
Rassegna polltlco-economlca:
Situazione delV Europa politica Orientale (A. G.) — Testo délia convenzione
per la neutralizzazione délie isole Aland.
G l i S i o v a c c h i (Giani Stuparich).
W i t S t o w t z , i l D o n a t e l l o d e l l a P o l o n i a (C. Jellenta).
II m o v i m e n t o s i o n i s t a e d i l s u o X I I C o n g r e s s o (M. Beilinson).
Rassegna polltlco-economlca:
Situazione dell' Europa Orientale al I.° dicembre (A. G.).
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VASILE PÂRVAN
Sufle origini
* * $
délia cîvîltà R o m e n a
IBKQ
R O M A
LIBRERIA DI CULTURA
Viale Giulio Cesare, 27
1922
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H S T R A T T O D A L L A R I V 1 S T A » L ' E U R O P A O R I E N T A L E ,. I I . 4 - 5 .
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U n a grande disgrazia dello spirito curopeo è d i pensare in m o d o r e t t i l i n e o :
la colpa è degli antichi Greci, ma noi l i abbiamo seguiti senza mai controllarne
la geometria spirituale con la esperienza storica dei duemila anni d i e a b b i a m o i n
più d i loro. La natura si esplica in d i r e z i o n i e dimension!' m o l t e p l i c i , e nessun
fenomeno naturale si ripete nell'identico m o d o . A n c o r meno si ripetono i fenomen 1
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patria dagli I m p c r a t o r i r o m a n i , che fino alla metà del I I I secolo si intitolano an
cora Dacici Maximi.
Questo complesso etnico, con sempre più forte preponderanza dacica, è sot-
toposto ad una potentissima irradiazione d i civiltà romana. La Dacia, .conquistata
da^Traiano in un tempo d i massima unità e omogeneità del Romanesimo, dallo
A t l a n t i c o alia foce del D a n u b i o (le mie scoperte nella Scizia M i n o r e rivelano n e l -
l'anno 100 d. Cr. una t o p o n i m i a romana sovrapposta o giustapposta alia t o p o n i m i a
tracica d i quella regione), è a d d i r i t t u r a inondata dalla civiltà romana d i tutto lo
impero in due m o d i : economico (sfruttamento delle g r a n d i ricchezze della T r a n
silvania, specialmente d i oro e sale) e militare (concentrazione permanente di truppc
romane oltre la g u a r n i g i o n e o r d i n a r i a , per le guerre ininterrotte contro i G e r m a n i
ed i Daci liberi, cominciando dallo stesso A n t o n i n o Pio). Si potrebbe dire, con
un paradosso, che la Dacia, nou meno della G a l l i a Comata, sono state romanizzate
dai G e r m a n i . Le guerre sul Reno e sul D a n u b i o hanno fatto d i A u g u s t a T r e -
v e r o r u m , D u r o c o r t o r u m R c m d r u m , e p o i d i Lutetia. Parisioruru, non meno che
di S i r m i u m , d i Naissus e d i Serdica, delle nuove capitali del m o n d o r o m a n o . Per
il romanesimo orientale, cioè ad Est delle A I p i , i l secondo e i l terzo secolo d o p o
C r i s t o costituiscono l'apice della importanza e dello s v i l u p p o : non solo q u i v i si
è spostato i l centro di gravita del m o n d o romano, ma g l i stessi Imperatori sono
dati a Roma dagli I l l i r i e dai T r a c i romanizzati.
Q u a n d o la Dacia di T r a i a n o fu lasciata da A u r e l i a n o nelle mani dçi G o t i , essa
era già un paese pj-ofondamente romano. D a i p u n t o d i vista p o l i t i c o , la frontiera
romana si sposta adesso sul D a n u b i o . Ma dai p u n t o d i vista della civiltà, t u t t o
Γ I l l i r i c o è dato in preda ai barbari. I G e r m a n i non volevano terra da lavorare,
ma sicurezza contri) g l i altri barbari che piombavano loro addosso. Essi inVadono
le terre a Sud del D a n u b i o , come p r i m a avevano invasa la Dacia. A u r e l i a n o com
mise un errore fondament/ile quando trasportô la frontiera sul D a n u b i o . Senza i l
baluardo d i m o n t i del q u a d r i l a t e r o dacico transilvano (come aveva mostrato Traia
no), non era possibile difenclere la Iinea del fiunie. E non fu mai tenuta, se non
teoricamente. Insista su questo stato d i fatti, per mettere in luce Γ unità d i vita,
cioè d i civiltà, d i tutto Γ I l l i r i c o colla Dacia d i T r a i a n o , anche d o p o i l 270.
Mentre tutte le invasioni germaniche non lasciavano nessuna traccia n e l l ' a -
spetto etnico e culturale del Romanesimo danubiano, la grande migrazione slava
del q u i n t o e sesto secolo, esercitô invece un influsso decisivo sulla sorte del Ro
manesimo orientale. D i tutto i l m o n d o r o m a n o ad Est delle A I p i , non rimane nel
X secolo clopo C r i s t o che i l grande paese u n i t a r i o del N o r d , la Dacia Traiana, e
un'altra isola, più piccola, nel P i n d o , tra la Macedonia e la Tessalia. I l resto è
spezzato in miile frammenti senza una p r o p r i a vita storica, nei Balcani, nel R o -
dope, in Dalmazia, in A l b a n i a , in Serbia, etc. I I m o n d o latino d'Orienté, fra lo
A d r i a t i c o e i l D a n u b i o , è soffocato dalla nuova razza, che p o i annienterà f i n o allé
porte d i A q u i l e i a e d i Salona tutto quanto era stato r o m a n o . Naturalmente, questo
cataclisma esercitô anche etnicamente un'azione decisiva sul Romanesimo dacico.
U n numéro assai rilevante d i Slavi fu assimilato dai Dacoromâni (la stessa topo
n i m i a del paese romeno serba ancora caratteristiche tracce d i questo d i l u v i o slavo).
Nel eangue, e non meno nella struttura psichica, i Romani dei Carpazi conserva-
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SULLE ORIGINI DELLA CIVILTÀ ROMENA
rono — meno nel t i p o fisico, più nella lingua e negii usi p o p o l a r i — tracce i n d i -
menticabili d i quel tempo d i Iotta sorda ed inconsapevole, ma energica, per la
p r o p r i a esistenza nazionale. Ε se i Romani della Dacia non sono diventati Slavi,
come g l i Italiani del n o r d non sono diventati L o n g o b a r d i e g l i Spagnuoli V i s i -
g o t i o M a u r i , non puo tuttavia negare che un poco del fatalismo e deHa ma-
l i n c o n i a , n o n meno che della passivité, ironica certo perché ΐϋϊΤηίζ masempre
passività, del nostro p o p o l o , va a t t r i b u i t a alia mescolanza etnica con g l i Slavi.
Nel secolo IX, quando i M a g i a r i arrivano alia foce del D a n u b i o , i l p o p o l o
romeno, come nazione p r o p r i a , è definitivamente costituito, consolidato ed orga-
nizzato. Le varie pressioni turaniche escrcitate su d i esso da M a g i a r i , Pecene-
g h i , C u m a n i , e T a r t a r i , non ebbero più nessun influsso decisivo sulla sua costi-
tuzione etnopsichica.
Esaminiamo adesso, date queste premesse etnologiche, i vari elementi che com-
p o n g o n o la civiltà romena, dai p u n t o d i vista delle o r i g i n i etnografiche.
La base della vita sociale è Ia f a m i g l i a d i s p i r i t o patriarcale, e la proprietà
individuale. L'autorità del capo di f a m i g l i a si trasmette soltanto nella linea diretta
della discendenza maschile : i collateral! (fratelli d e l l ' a v o ) c o m p o n g o n o f a m i g l i e
autonome secondo lo stesso p r i n c i p i o . II v i l l a g g i o , cioè i l piccolo comune rurale,
ha la sifa o r i g i n e nella organizzazione della f a m i g l i a . Nella l o r o immensa m a g g i o -
ranza, i v i l l a g g i r o m e n i portano n o m i di persone: il v i l l a g g i o dei G i u l i i , dei C l o d i i ,
dei T u l l i i . . . L'antico fondatore è stato un vecchio capo d i f a m i g l i a che coi f i g l i
a m m o g l i a t i , coi n i p o t i , coi servi, ha occupato un t e r r i t o r i o ancora disabitato e d i
là ha s t a b i l i t o i i suo d o m i n i o . (Debbo notare che ho constatato questo fenomeno
anche presso g l i antichi noştri p r o g e n i t o r i Daco-Romani : m o l t i s s i m i viei della Sciria
M i n o r e si chiamano p r o p r i o cosi : Vicus Q u i n t i o n i s , Vicus Céleris, Vicus Casia-
nus, Vicus Clementianus, V i c u s V e r o brittianus etc.: cfr. i l nostro s t u d i o : / pri-
mordi della civiltà romana allé foci del Danubio, nella rivista Ausonia, v o l . X,
Roma, 1922). Se tale occupazione è avvenuta su una grande proprietà signorile,
principesca o straniera, i l fondatore ha f i r m a t o , moralmente, col p r o p r i e t a r i o , un
contratto basato sui p r i n c i p i del d i r i t t o consuetudinario valacco, cioè romeno, con-
fermato dagli antichissimi d o c u m e n t i , p r i m a ancora che v i siano testimonianze della
esistenza dei g r a n d i p r i n c i p a t i valacchi, come un d i r i t t o riconosciuto da t u t t i , in
U n g h e r i a , nella Polonia ed altrove — contratto d i t r i b u t o o rendita i n natura (be-
stiame, per esempio la quinquagesima ovium, grano, pollame, etc.), da pagarsi an-
nualmente al p r o p r i e t a r i o teorico del terreno occupato. Invece della colonizzazione
forzosa del basso impero r o m a n o , abbiamo q u i la colonizzazione libera, d i u o m i n i
indipendenti e costituenti una vera nobiltà contadina. Anche nelle epoche più sven-
turate, tra la servitù turco-tanariota a Sud e ad Est dei Carpazi, e magiaro-sassone
a N o r d , questo s p i r i t o d i indipendenza non si è perduto m a i . A poco a poco le
piccole proprietà, concesse nei t e m p i d i f f i c i l i al p r o p r i e t a r i o s i g n o r i l e che pagava le
immense c o n t r i b u z i o n i richieste, dai t i r a n n o per t u t t i i suoi s u d d i t i , f u r o n o riscat-
tate, e la emancipazione dei noştri contadini n o i i è fenomeno contemporaneo,
come.jnella Russia, ma f e n o m e n o . n i o l t o più antico, risalendo, come p r i n c i p i o , al
X V I I I secolo, quando le idèè"cfi libertà,"cTie venivano dalla Francia, cominciarono
a fare dei discepoli anche nella aristocra.zia romena, grande proprietaria fondiaria.
6 SULLE ORIOINI DELLA CIVILTÀ ROMENA
La vita politica del passato romeno ha le suc fondamenta nel pensiero impe
riale romano del monarca assoluto. I l D o m n (Dominas), corne si chiama in r o
meno i l sovrano, è, patriarcalmente se si vuole, ma certo romanamente, i l padre
della nazione ed i l proprietario teorico d i t u t t o i l paese. I n o b i l i e i paesani l i b e r i
lo riconoscono come l o r o supremo giucûce, comandante e capo morale (ma non
r e l i g i o s o : altro fatto cl i latinità). La amministrazione, che veramentc c soltanto f i
scale, si fa in nome del Principe Sovrano e per suo conto personale. I l tesoro
dello Stato è i l tesoro del Principe. La...sua corte si chiama p r o p r i o cosi: Curte,
con q u e s t o termine occidentale, Cortc,Cour,Court, nou col termine slavo Dvor, e
i suoi n o b i l i c o m p n g i i i si c h h m a n o Çurteni c non Dvorianin. La sua sede d i g i u -
stizia, Curtea de giwiecata, e d i regno, si chiamerà secondo le r e g i o n i g e o g r a f i -
che : conosciamo la antica Curtea de Argesh che certo ha avuto la sua importanza
anche nel duecento, ma che solo per i l trecento è riceamente documentata. G l i
influssi bizantini che dalla meta del trecento fin verso la metà del quattroceuto
regolano, nel senso ellenistico r o m a n o , i l C o l l e g i o dei Miniştri del Principe, nel
senso d i servizio e dipsndenza personale dalla sacra persona del Monarca, crea-
rono anche da noi una nuova aristocrazia d i f u n z i o n i , accanto alla antica aristo-
crazia d i proprietà fondiaria e d i a t t r i b u z i o n i giuridico-guerresche. Questo stato d i
cose non si verifica anche nella Transilvania. I M a g i a r i , conquistando i l |5aese, lo
organizzarono feudalmente. La aristocrazia romena fu costretta, o a passare dalla
parte del v i n c i t o r e o a rassegnarsi alla condizione d i suddita dei n o b i l i . I l p o p o l o
romeno della Transilvania rimase senza rappresentanti a u t o r e v o l i presso i l sovrano
e cadde in un miserando stato sociale-economico, sfruttato dai n o b i l i ungheresi,
dalle città sassoni fondate appunto con la intenzione d i valorizzare occidental-
mente questo t e r r i t o r i o , e dal clero cattolico d i tutte le n a z i o n i , che perseguita-
vano la nostra nazione d i confessione greca, cioè, per g l i stranieri, eretica.
N o n sappiamo se i l jus Valachicum del quale parlano i documenti polacchi dei
sec. X I I I e X I V , contenesse anche disposizioni d i d i r i t t o p r i v a t o . Basti dire che g l i
antichissimi capi_ d i v i l l a g g i e d i territorî r u r a l i u n i t a r i si chiamavano d a l l ' antico
t i t o l o romano, ben noto nella organizzazione del basso i m p e r o romano, Giudici.
Ancora o g g i i distretti della Romania si chiamano Judeţe, cioè g i u d i c a t u r e È d u n -
que m o l t o probabile che non solo i n o m i , ma anche numeroşi p r i n c i p i e pratiche
d i d i r i t t o r o m a n o provinciale (civile, penale e a m m i n i s t r a t i v o ) , si siano conservaţi
nella procedura degli antichi giudici p o p o l a r i r o m e n i , nella stessa guisa che i l
principe popolare, i l Domn (dominus), ha conservato nelle sue f u n z i o n i g l i antichi
caratteri i m p e r i a l i .
D i una codificazione p r o p r i a non si puô parlare che nell'evo moderno, d o p o i l
1600. La ispirazione fu anche questa volta romana, ma naturalmente per i i tra-
m i t e dei Basilica bizantini.
U n a vita cittadina, i l p o p o l o romeno d a p p r i m a non ebbe. La o r i g i n e d i tutte
le città è straniera, cioè ungaro-sassone, f i n o al quattrocento Invece le antiche
nundinae, i l u o g h i e g i o r n i d i mercato, fissi, per Ie singole r e g i o n i , si conser-
varono fino al tempo nostro. L ' antico nome : forum o emporium è sparito : per
questo concetto, è venuta in uso, sotto l'influsso slavo, la parola târg, da t o r g .
Questo mercato settimanale, mensile o annuale, stabilito indifferentemerrte in g i o r n i
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tli festa o cli lavoro, non dipende perô affatto dalle città, e spesso neanche dai
v i l l a g g i : non di rado si tiene in un grande spazio libero, vicino o sulla strada
che conduce ad un v i l l a g g i o o ad una città. R i t r o v i a m o Γ antica organizzazione
economica delle province r o m a n e , in cui i territoria o regiones, senza alcuna
città come capoluogo, si radunavano per i l o r o affari religioşi, a m m i n i s t r a t i v i , o
per il cambio dei p r o d o t t i e m a n u f a t t i , in un viens, o presso una villa d i un
pagus, dove per tradizione si era stabilito V emporium : il quinquennalis terri-
forii coi suoi cariâtes (più tardi abbiamo il judex co' vecchi del v i l l a g g i o ro
meno) aveva anzi l'occasione di tener tribunale di giustizia nello stesso Forum.
/ Se le città libere, a p e r t c , si fondano per Γ influsso magiaro-germanieo, occi
dentale, e fioriscono clapprima cou la collaborazione dei Sassoni della Transilva
nia, dei Polacchi e dei Oenovesi e Veneziani trafficanti nel Mar N e r o e sul Da
n u b i o inferioie (già dal p r i n c i p i o della vita romena politicamente organizzata nei
due Principati d i Valachia e Moldavia), le città-forti^ |e .foxtezze, i . castellr, p a i o n o
avere__ima_ tradizione ininterrotta daj. t e m p i r o m a n i . La parola civitas, che già nel
I V secolo non aveva più senso p o l i t i c o - a m m i n i s t r a t i v o (vedi le civitates Gallicae
c le varie civitates r u r a l i d i carattere etnografico, d e l l ' I l l y r i c u m e della Tracia),
ma senso militare-strategico d i fortezza, ha in r o m e n o il solo significato d i città-
forte. E nientre i O a l l o r o m a n i e anche g l i . Italiani conservano soltanto i l senso
civile della parola civitas, i R o j i i e j n ^ e n o m i n a n o cou la parola cetate tutte le
fortezze d e l l ' antico t e r r i t o r i o dacico, cioè tanto nella Transilvania che nei P r i n
cipati. Ed è m o l t o intéressante constatare che mentre i l nostro p o p o l o chiamerà
al m o d o slavo, le antiche rovine (daciche o romane) grădişte, (da gradist : l u o g o
dove fu un gradu, una città), userà perô soltanto cetate per indicare una for
tezza in senso c o n t e m p o r a n e o , cioè la città-forte dove abita i l Principe, o dove
alia frontiera, i vari capitanei del Dominus, vegliano alia sicurezz'a del Paese. Ε
dalia moldava Cetatea Alba ( i l Moncastro de' O e n o v e s i ) , alia Cetatea de Floci
nella Vaiachia, alia Cetatea de Balta nella Transilvania, l'antica denominazione e
l'antico senso non mutano. A c o l o r o che studiano la nostra t o p o n i m i a slava non
sfugga i l d o p p i o n e : cetate, senso vivo, grădişte, — senso m o r t o .
Se a questi pochi dettagli a g g i u n g i a m o che I'abitazione e i l vestiario del con-
tadino r o m e n o sono ancor o g g i presso a poco g l i stessi de' suoi p r i m o g e n i t o r ! ,
i Daci, quali l i vediamo rappresentati sulla C o l o n n a Trajana, si capirà perché i l
p o p o l o r o m e n o costituisca nelP Oriente qualcosa d i specifico e che non puô pa-
ragonarsi con g l i altri p o r o l i che lo circondano.
Ma per completare l'aspetto della cultura popolare, eternamente la stessa nel
suo perpetuo conservativismo etnografico, bisogna ricordare anche i c o s t u m i , le
feste e i m i t i , i raceonti e le superstizioni paesane, antichissime, d i questo p o p o l o .
II cui to del fuoeo (non meno romano che traco-dacico), le Rosalia italiche con le
cerimonie ai sepolcri fatte p r o p r i o come duemila anni fa, tutto il culto dei morţi
col pervigilium che si puô leggere in A p u l e i o di Madaura come se fosse la de-
scrizione d i un priveghiu popolare romeno, tuita la. t e r m i n o l o g i a ed j concetti
wdella vita pastorale ed agricola, sono l a t i n i , cioè p r o v i n c i a l i r o m a n i . Ε se per caso
ci si vuole vaiere clei m o t i v i ornamentali dell'arte popolare romena, per dimostrare
una identità di cultura, e q u i n d i una dipendenza nostra d a g l i Slavi e da' M a g i a r i ,
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più lontane d e l l ' Oecidente, i manoscritti crano sem'prc lavoro nostro. Anche q u i
Γ arte italiana, e specialmente i l i b r i stampaţi a Venezia, avevano la l o r o parte d i
ispirazione. Ε i p i i monaci non fanno solo belle trascrizioni d i testi religioşi sulle
l o r o pcrgamene, e m i n i a t u r e sfumatissime, ma, come nei monasteri m o l d a v i d i
Bistriţa e d i Putna, si dedicano anche alia storiografia nazionale, o r i g i n a l e — na-
turalmente, dapprima nella l i n g u a della chiesa, lo slavo. Le gesta d ' a r m i del nostro
quattrocento, sono raccontate, anno per anno, da questi monaci contemporanei,
dei q u a l i la Ieggenda popolare dice che siano stati anche i consiglieri senza paura
e spassionati dei l o r o s o v r a n i , tanto p i i , e q u i n d i anche rispettosi della vita d i
q u e l l i consacraţi a D i o .
Nella pianura valacca, a Snagov, non l u n g i da Bucarest, si innalzava nella p r i m a
meta del '400 una nuova chiesa la cui porta, del 1453, che o g g i si trova nel no
stro museo nazionale di antichità, è scolpita in legno d i quercia, opera d i qualche
artista che aveva l ' a n i m a piena dello s p i r i t o del Rinascimento: tanto sentimento
è nelle forme, tanta nobiltà e monumentalità d i a t t i t u d i n i è nelle sue f i g u r e . La
inscrizione è slava, ma l'arte è latina.
E se già nel quattrocento, l ' a r c h i t e t t u r a — quella sacra e non meno quella
profana (si pensi ai palazzi ed aile fortezze dei sovrani e dei n o b i l i ) — l a pittura,
la scultura, l'arte decorativa ed industriale, l'arte dei manoscritti, erano a questo
livello, si puô facilmente pensare quale sviluppo dovesse avere la nostra vita spi
rituale nel cinquecento, ed infine nel seicento, quando le c o n d i z i o n i materiali dei
P r i n c i p a t i erano ancora più f i o r e n t i , e non solo i P r i n c i p i e la aristocrazia, ma
anche i mestieri ed il negozio cominciavano, coi l o r o più notevoli rappresentanti,
a fare opera edilizia nelle città, sempre più numerose e popolate. (E si noti che
non intendo affatto d i parlare della Transilvania, perché non eravamo noi i s i g n o r i ,
e non v o g l i o ammettere neppure l ' o m b r a d i un d u b b i o s u l l ' o r i g i n e romena dei
fenomeni culturali che stiamo ora studiando). L'opéra d i Matteo Basarab e poi del
Brancoveanu nella Valacchia, d i Vasile L u p u e dei C a n t e m i r nella M o l d a v i a , è d i
importanza generale europea e non soltanto locale. Nelle tipografie d i Branco
veanu si stampano t u t t i i l i b r i per l ' O r i e n t e , anche coi caratteri georgiani o arabi.
D e m e t r i o Cantemir è uno scienziato dell'Europa sua contemporanea, e non solo
della Moldavia. Naturalmente, entrano in gioco elementi n u o v i , idee e forme d i
arte, d i scienza, di attività spirituale d i o g n i genere: d a l l ' i n f l u s s o italiano, cosî
forte nel seicento valacco, a i l ' influsso considerevole orientale, anche persiano e
armeno, nella M o l d a v i a .
Per capire questa realtà storica, della continua civiltà superiore dei paesi ro-
meni in mezzo alla barbarie creata dai T u r c h i e dai T a r t a r i , ovunque giunsero,
nella Bulgaria, nella Serbia, n e l l ' U n g h e r i a , nella Russia, bisogna conoscere un
particolare che t r o p p o spesso si dimentica, e che forse agii occidentali é del tutto
i g n o t o : i to terriţojd^romerii, la Valachia, la M o l d a v i a , e, dopeι i l 1526, la T r a n
silvania, non furono mai t e r r i t o r i o t u r c ^ o tartarp^. cXQÇ.dsijmsrialic. A Budapest
— per non" parlare del paese serbo e tanto meno del b u l g a r o — i T u r c h i stabili-
r o n o i l loro comandante e alzarono lo stendardo musulmano m o l t o d o p o la cata
strofe d i Mohacs, nel 1526. I T u r c h i spogliarono e derubarono il nostro paese,
non solo dei beni ma anche del t e r r i t o r i o , cedendo parti vive della nostra patria
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all'Austria, nel 1775, alla Russia nel 1812 (quella Bessarabia d i e soltanto i cinici
internazionali possono ancora contendere alla Romania, quasi che anche la Venezia
italiana dovesse ritornare a l l ' Austria, perché per tanto tempo appartenne a quel—
Γ Impero), ma i T u r c h i f u r o n o sempre veri g e n t i l u o m i n i : il nostro valore g u e r r i e r o
incusse l o r o sempre rispeţto, anche quando non era più che un r i c o r d o storico,
al tempo disgraziato dei Fanarioţi, e cosî la nostra vita spirituale non ebbe bisogno
di ricominciare nel secolo X I X . Essa continuo, sulla traccia di antichissime tracli-
z i o n i . La nostra arte datava da sei secoli, la nostra letteratura, in romeno (non
parlo d i quella, m o l t o importante, nella l i n g u a l i t u r g i c a — come il latino dei ma
g i a r i turanici f i n o a l l ' i n i z i o del secolo X I X , o dei Polacchi slavi), la nostra lette
ratura i n r o m e n o aveva già cinque secoli d i vita, la nostra organizzazione in Stati
nazionali più d i sette secoli.
Ε un a l t r o j a t ţ g , esiste ancora, poco noto a g i i occjdentali. La coscienza della
unità nazionale romena e la vita peifettamente unitaria, non solo economica, e
anzi politico-guerresca, ma anche intellettuale, dei tre paesi r o m e n i (Transilvania,
Valachia, M o l d a v i a ) è antica come la stessa storiografia romena. La nostra o r i g i n e
romana forma naturalmente un a r t i c o l o d i credo i n d i s c u t i b i l e , non solo per n o i ,
ma anche per g l i stranieri, come espresse quell'umanista italiano d e l l ' U n g h e r i a , i l
B o n f i n i . Si sà o g g i che etnograficamente siamo fra i p o p o l i latini il più o m o g e n e o :
Ia medesima l i n g u a si paria, senza nessuna difficoltà dialettale d i comprensione, su
un'area grande come Ia O r a n Bretagna o I'ltalia. Ma nel campo della cultura su-
periore, l ' o r i g i n e d e l l a nostra unità contemporanea, unità d i s p i r i t o e d i tendenze,
non è meno a n t i c a ; i noştri P r i n c i p i sovrani della Valachia e della M o l d a v i a eb-
bero sempre cura anche dejla Transilvania. I monaster! fondaţi (la stessa metro-
p o l i a ^ r c T v e s c o v a d b J della T r a n s i l v a n i a è una fondazione ortodossa valacca), la
dipendenza religiosa della Transilvania dalia metropolia valacca d i Târgoviste, i
l i b r i sacri înviaţi allé chiese d i T r a n s i l v a n i a , infine i l d o m i n i o d i r e t t o territoriale
che culmina nella unione dei tre P r i n c i p a t i nel 1600 sotto Michèle i l Bravo, la
storiografia dei noştri autori, vârî come o r i g i n e locale, ma sempre fatta dai p u n t o
di vista generale r o m e n o , lo scambio reciproco d i notevoli rappresentanti c u l t u r a l i ,
fin dai più antichi t e m p i , per culminare nel tempo del nostro rinascimento, sotto
l'influsso di Roma cattolica, coi Romeni della Transilvania (a partire dai 1700),
la p o l i t i c a nazionale unitaria svoltasi nei tre paesi già fin d a l l ' inizio del secolo
X I X , quando per la, p r i m a volta comincia Ia grande politica europca sul p r i n c i p i o
della nazionalità, — t u t t o ha concorso a questa unità d i anima che o g g i è un fe
nomeno unico n e l l ' O r i e n t e d e l l ' E u r o p a .
— L e idee e le forme della civiltà romena h a n n o insomnia queste cinque o r i g i n i :
un antico f o n d o d a c o - r o m a n o , piuttosto etnografico ed inconsapevole, ma tanto
più p r o f o n d o appunto per c i ô ; un notevole fondo bizantino, venuto generalmente
attraverso g l i Slavi, perche v i c i n i , più d i n o i , ai Bizantini, ed in perpetuo c o n f l i t t o
di interessi con l o r o , mentre i massimi noştri c o n f l i t t i od interessi c o m u n i erano
o con g l i Slavi o con l'Occidente ; un fondo occidentale, cioe latino-gecmanico-
f i a m m i n g o , trasmessoci attraverso i Tedeschi, g l i Ungheresi, i Sassoni d i Transil
vania, i Polacchi, e più tardi anche direttamente dai Belgio e da Vienna, da Praga,
da Lipsia e da Breslavia; un f o n d o italiano, pervenuto sia indirettameute, per la
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Dalle prime fortezzc che sorgono nel '200 sul nostro suolo, erettc dai cavalieri
teutonici, p o i Jai cavalieri d i S. G i o v a n n i (più tardi d i nuovo dai cavalieri t e u t o n i c i ) ,
contro la minaccia cumano-tartara ( p o i t u r c a ) , fino aile macchine d ' o g n i specie
che nel secolo X I X invasero anche la nostra campagna, penetrando nell'uso d e i
contadini, tutto quanto vcniva d a l I O v e s t era < nemţesc » , tedesco. A v e m m o la
Cetatea Neamţului (la Fortezza del Tedesco) come nome schiettamente popolare,
come o g g i abbiamo la haina nemţeasca, i l vestito tedesco, per chi è vestito d i -
verso dai contadiuo (che è vestito ancora come al tempo dei Daci) c i o è vestito
cittaclino, borghese. I niestieri ed i negozi che dai tempo più antico f o m i v a n o i
noştri paesi dei p r o d o t t i mauufntti più complessi, più vârî, più f i n i , più costosi,
della civiltà materiale occidentale, sempre più avanzata della n o s t r a , hanno i m -
presso nella nostra lingua i loro t e r m i n i , nella nostra arte le loro f o r m e , nella
nostra vita e civiltà i l loro m o d c l l o . Bisogna ricordarsi che le nostre p r i m e lotte
per la libeità avvennero nel '200, nel '300 e nel '400 contro i re ungheresi e po-
lacchi che desideravano ad o g n i costo fare dei noştri sovrani i loro vassalli. I
noştri P r i n c i p i perô n o n r i c o n o b b e r o mai le pretese ungheresi o polacche, e
quando g l i altri cbbero la semplicità d i s p i r i t o d i assalirci nei noştri paesi, la
sconfitta mititare degli stranieri fu la soluzione decisiva d i questa controversia d i
d i r i t t o feudale. G l i A n g i o ungheresi nella Valachia del '300, i C o r v i n i ( r o m e n i
rinnegati divenuti re ungheresi) nella M o l d a v i a del '400, ebbero ugualmente a
dolersi della perfidia valacca che spezzô, nei m o n t i selvaggi della nostra frontiera
transilvana, le loro armi sempre v i t t o r i o s e su altri campi. Si capisce facilmente
quanto grande fu l o scambio d i idee e d i forme fra 1' U n g h e r i a e la Polonia da
una parte, la Valachia e la M o l d a v i a dalP altra. N o n parleremo d i cose tecniche
nel campo militare (fortezze, a r m i , metodi d i guerra), nè i n quello della i n d u s t r i a
mineraria (spccialmente del sale d i roeca, esercitata da ungheresi colonizzati come
lavoratori specializzati da n o i ) . C i fermeremo u n solo momento all'arte. I g i o i e l -
lieri e g l i orefici sassoni della Transilvania, Sibiu (Hermannstadt), Braşov ( K r o n
stadt), Bistriţa, lavoravano pei noştri p r i n c i p i e n o b i l i cose sacre e profane, m o -
clcllntc secondo i l nostro gusto. Naturalmente, lo stile che prevalse fu nei p r i m i
tempi i l g o t i c o , p o i quello del rinascimento, cosi che nelle nostre chiese e nei
noştri palazzi si trovavano i n grande misura rappresentati g l i stili occidentali
come caratteristici per le arti m i n o r i . M a n o n solo i n questo c a m p o , anche nella
architettura avemmo un grande influsso g o t i c o . L o stile m o l d a v o dei p r i m i secoli
mostra una sintesi d i elementi costruttivi romeno-bizantini e d i elementi orna
mentali g o t i c i . Le incorniciature delle porte e delle finestre, lavorate sempre i n
pietra, sono d i linea pura gotica. V i è, come nelle cattedre d i N i c o l o d ' A p u l i a —
nelle quali i l g o t i c o e i l r o m a n o , classico, si univano senza transizione - qualche
cosa d i aspro, d i discordante, e che tuttavia impressiona piacevolmente, i n questa
unione del bizantino col g o t i c o . 1 maestri d e l l ' Ovest che portavano con loro l o
stile g o t i c o ebbero p o i l'occasione d i creare anche lavori d i forma pura, come
per es. nei palazzi principeschi eretti presso i Monasteri d i Trei-Jerarchi e d i
Cetatuia, nella capitale della M o l d a v i a , a Jassy. M a , come i l g o t i c o italiano, i l
g o t i c o romeno n o n aveva molta propensione per la linea verticale, e preferiva
quella orizzontale, i l r i t m o sicuro, l a r g o , pesante, che g l i era familiare dalie cu-
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16 SULLE ORIGINI DELLA CIV/LTÀ ROMENA
pole e dalie arcate bizantine edalla linea massiccia delle fortezze romaniche. C o m e
la moda nella vita dell'aristocrazia, come g l i stili nell'arte, cosi le forme letterarie
dell'Ovest p r o c u r a r o n o m o t i v i d i ispirazione alia nostra nascente letteratura nazio
nale. Due sono le d i r e z i o n i nelle q u a l i , f i n dai p r i n c i p i o , l'Occidente ci fu d i
grande utilità: la religiosa e la storica — la p r i m a attraverso Γ U n g h e r i a , la se
conda per la stessa via, ma anche più attraverso la Polonia. Le lotte t e r r i b i l i e
le persecuzioni che la r i f o r m a luterana, calvinista, hussita, avevano provocate,
ebbero la l o r o eco f i n o nella Transilvania. La f u r i b o n d a attività di propaganda
cominciô, nelle l i n g u e u m i l i dei servi, cioè dei Romeni e d e g l i Slavi d e U ' U n g l i e r i a .
G l i apostoli della r i f o r m a traducevano tutti i l i b r i santi e sistematizzavano i l nuovo
credo anti-cattolico in opuscoli stampaţi anche in romeno. N o i , come qrtodossi,
non eravamo affatto entusiasti della r i f o r m a . Ma i l servizio reso d a g l i idealişti
combattenti stranieri ci fu m o l t o utile. C o m i n c i a t o i l m o v i m e n t o , nella Transil
vania, d a g l i a l t r i , i nostri lo c o n t i n u a r o n o nei Principati l i b e r i . Lo slavismo mo-
riva. La nostra l i n g u a risuonava adesso anche nella chiesa. In quanto alla nostra
letteratura storica, già da l u n g o esistente i n slavo, perché concepita da monaci,
nei monasteri, essa passô allora nelle m a n i della nostra aristocrazia. I n o b i l i m o l
davi, in stretti legami spirituali con la Polonia, dove m o l t i , come g i o v a n i , face-
vano i l o r o studi in latino e in polacco, f u r o n o quelli che cominciarono Ia serie
delle cronache, secondo i l m o d e l l o della chronica latina del medio evo occiden
tale. La gloriosa serie moldava, che già col suo p r i m o rappresentante, i l v o r n i c
(sarebbe i l magister militum r o m a n o - b i z a n t i n o ) G r e g o r i o U r e c h i , sale ad un l i -
vello artistico, paragonabile ai m i g l i o r i m o d e l l i esteri, continua col geniale M i r o n e
C o s t i n , e col suo e r u d i t o f i g l i o N i c o l a C o s t i n , e passando per la apparizione del-
l'incantevole stile popolare del Niculcea si prosegue fino ai nostri g i o r n i , come
una tradizione specificamente moldava.
M i r o n e C o s t i n , che scrive contemporaneamente in romeno, in latino e in po
lacco, è anche una g l o r i a della Polonia, come poi i nostri D e m e t r i o ed A n t i o c o
C a n t e m i r lo saranno della Russia. Le nostre forze s p i r i t u a l i già nel seicento m o l
davo sono tanto esuberanti che dalla f a m i g l i a régnante dei M o v i l a , noi possiamo
far d o n o ai Russi, alla fine del secolo, del grande letterato aicivescovo Pietro,
organizzatore della chiesa d i Kiev, ed aiPolacchi d i numeroşi P r i n c i p i che in perpetua
lotta coi T u r c h i restano per sempre nella Polonia e contribuiscono alla g l o r i a del 600
polacco. La storiografia valacca meno brillante, ma non meno erudita, d i quella
moldava, ha nel suo Costantino Cantacuzino un rappresentante non solo d i larga
cultura (aveva studiato a Padova), ma anche d i importanza europea. I l suo orien-
tamento è occidentale. Infatti, nella Valachia c'è i l sacro i m p e r o romano d i nazione
germanica che man mano estendendosi (sopra Γ U n g h e r i a abbassata, e, d o p o la
liberazione dai g i o g o t u r c o , « austriacizzata ») f i n o nella Transilvania, utilizza t u t t o
il nostro s p i r i t o d i indipendenza per avere i n n o i un potente fattore nella guerra per
petua contro i T u r c h i . T u t t i i nostri p r i n c i p i del '500 e del '600 ebbero strette relazioni,
o p p u r e g r a v i conflitti coi Cesari d i Vienna. M a questi Cesari regnavano anche i n
Italia. La cultura « austriaca » è profondamente penetrată d i elementi italiani. Sarà
dunque s t r a o r d i n a r i o se nella Valachia protetta d a g l i I m p e r a t o r i romano-germanici
troveremo m o l t a italianità nell'arte sacrale profana del seicento e del settecento?
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Sommario del J.° numéro, A n n o H .
II n o s t r o programma n e l 1922.
R O M A - V i a Nazionale 89
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Isfifofo per I ' t a p a Qrienfaie
Fondato in Roma nell' anno 1921
j* S e d e : V i a N a z i o n a l e 89 j *
L' Iilituto:
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