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VIZI CAPITALI - 7 AVARIZIA Avere, troppo avere questo il problema

di mons. Renato Boccardo

INTRODUZIONE Un giovane desidera entrare in monastero. Il maestro dei novizi lo interroga per sapere se veramente deciso ad abbandonare il mondo: Se tu avessi tre monete doro le daresti ai poveri? Di tutto cuore, padre. E se avessi tre monete dargento? Ben volentieri. E se avessi tre monete di rame? No, padre. E perch?, domanda il monaco stupefatto. Perch le ho! Possedere legittimo. Il problema inizia quando il danaro e i beni posseggono noi. O ci ossessionano. Il denaro che lo spilorcio accumula senza sosta destinato ad essere conservato, a non essere mai speso: Se spendo il denaro dice - viene meno il mio potere e non posso pi consolarmi nella certezza che quanto ho accumulato mi servir in qualsiasi momento. La Scrittura considera lavarizia un grave peccato. Il denaro infatti sfida Dio, giacch ne occupa il posto: Nessuno pu servire due padroni, perch o odier l'uno e amer l'altro, oppure si affezioner all'uno e disprezzer l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza (Mt 6, 24), dice Ges. Se noi fossimo davvero liberi nei confronti del danaro, ci risulterebbe cos difficile pagare le imposte o le contravvenzioni? CHE COS LAVARIZIA? Come lorgoglioso, il lussorioso ed il goloso, anche lavaro definito peccatore e vizioso non perch ama un qualche bene di questo mondo, ma perch il suo amore per questo bene smisurato. Massimo il Confessore spiega che il peccato inizia non con il possesso del denaro, ma con il suo cattivo uso, quando cio il danaro cessa di essere un mezzo e diventa un fine (cf Centurie sulla carit, III, 4) . Io sono ci che ho, ripete di s lavaro, e pone nellavere la radice del suo essere. Di ogni realt egli cerca il dominio esclusivo, economicamente quantificabile, e non un gioioso godimento. Esistono due specie di avarizia: materiale e spirituale. 1. Lavarizia materiale Louis de Funs, il grande comico francese, non pagava mai il taxi in moneta ma con un assegno. Aveva infatti notato - racconta il commediografo Pierre Ricard - che i tassisti invece di riscuotere gli assegni preferivano conservarli per mostrarli ai colleghi: Hai visto? un assegno di de Funs. Risultato: Louis risparmiava denaro.

Ci che vero per il denaro vale anche per ogni altro genere di beni: mobili, macchine, abiti, scarpe, francobolli, vecchi libri,... li si accumula e li si ricerca in maniera sfrenata, come se potessero appagare la sete che ci divora. Alla base di tutto ci, come radice, troviamo lamore per il danaro, senza il quale nessuno di questi beni sarebbe accessibile. I Padri della Chiesa distinguono tre momenti in questa avarizia materiale: - lattaccamento del cuore al danaro, cio lavarizia in senso proprio; - il desiderio di acquisire incessantemente nuovi beni, cio la cupidigia o lavidit; - lostinazione nel possesso, cio lassenza di generosit. E Geoffrey Chaucer, autore inglese del XIV secolo, afferma nei suoi Racconti di Canterbury: La differenza fra lavarizia e la cupidigia questa: la cupidigia consiste nel bramare quello che non si ha e lavarizia sta nel tenere e serbare quello che si ha, senza giusta necessit (Milano 1981, p. 390). 2. Lavarizia spirituale La possessivit non si riferisce solo al denaro. Essa si pu riferire anche a * il tempo. Balzac diceva del padre di Eugnie Grandet che sembrava economizzare tutto, anche il movimento (Eugnie Grandet, Omnibus, 1999, tome I, p. 411). Al contrario, Santa Teresa di Ges Bambino offriva a Dio il tempo delle sue giornate perch ne potesse disporre a suo piacimento. * i servizi. La vita associativa e la vita politica conoscono personaggi che non arrivano mai a staccare la spina e a lasciare spazio ai pi giovani. Nellambito del volontariato civile ed ecclesiale succede spesso di incontrare persone molto generose che diventano come proprietarie delle loro responsabilit e si attaccano gelosamente al loro servizio e ai loro piccoli poteri come ledera si abbarbica al muro. Ci sono dei volontari - mi diceva un prete - che danno veramente tutto, salvo le dimissioni. Una tale possessivit genera confusione, irritazione ed impazienza. San Francesco dAssisi la denunciava frequentemente. * la vita spirituale. San Giovanni della Croce sapeva riconoscere nei fedeli i segni di cupidigia spirituale: evoca, per esempio, quelli che sono insaziabili di libri che trattano di spiritualit. E precisa: Ci che rimprovero lattaccamento del cuore, limportanza attribuita alla fattura o al numero e alla bellezza degli oggetti, cose molto contrarie alla povert di spirito (La Notte oscura, L. 1, c. 3, n. 1).

LAVARIZIA SI NASCONDE

Il peccato rende ciechi. E lavaro si protegge innanzitutto giustificandosi. Gi nel XVI secolo, san Francesco di Sales constatava che non si confessava il peccato di avarizia: Nessuno al mondo vorr mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessit di crearsi una solida posizione. Non si possiede mai abbastanza; si trova sempre un motivo per avere di pi: quelli poi che sono avari pi degli altri non ammetteranno mai di esserlo, e il bello che, in coscienza, sono assolutamente convinti di non esserlo! L'avarizia una febbre maligna, che pi forte e bruciante e pi rende insensibili (Introduzione alla vita devota, L. III, cap. 14). Per lavaro la mancanza di beni tanto dolorosa quanto la privazione del mangiare per il goloso. Il denaro si riferisce alla nostra relazione alla sicurezza, che uno dei bisogni fondamentali delluomo. Dopo aver tentato diverse spiegazioni, nessuna delle quali per appare sufficiente - sete di potenza, volont di accedere ad una condizione di super-rispettabilit dovuta al volume del conto in banca, riflesso che tenta di sostituire con il denaro qualit o nobilt umane di cui ci si riconosce carente -, gli antropologi hanno dimostrato che finalmente alla paura della morte che tenta di rispondere lossessione della fortuna economica. Risparmio maniacale, accumulo di beni: quali sintomi migliori per rivelare una oscura paura del domani, cio della morte? COME RICONOSCERE LAVARIZIA? Sei avaro se desideri lungamente, ardentemente e con inquietudine i beni che non hai, scrive ancora san Francesco di Sales nella sua Introduzione alla vita devota. 1. Desiderare lungamente Dare un verbo per il quale ha una tale avversione che non dice mai Vi do il buongiorno, ma Vi presto il buongiorno, dice La Flche del suo padrone Harpagon (Molire, LAvare, Atto II, scena 4). Lavaro teme costantemente di non possedere abbastanza; dunque, tiene tutto per s. E se dona qualcosa, lo fa con calcolo. Harpagon non smette di pensare ai soldi della sua cara cassetta, parla con loro, li conta e riconta, ossessionato dal desiderio di possedere sempre di pi. 2. Desiderare ardentemente C dellinfinito nel desiderio di denaro. Si vuole sempre di pi! Ogni essere che possiede in abbondanza si considera ancora troppo povero, sottolinea acutamente santAmbrogio (Naboth il povero, 50). E San Giovanni Crisostomo denuncia con vigore questa bulimia dellanima che soffoca i cristiani: Pi essa si rimpinza di alimenti, pi ne desidera. Spinge sempre i suoi desideri al di l di ci che possiede (Omelia sulla 2 lettera a Timoteo, VII, 2). 3. Desiderare con inquietudine

Il taccagno non ripone la sua fiducia in Dio ma nei suoi averi, non dorme tra due guanciali ma sul suo denaro, inquieto e ansioso in permanenza. Il ricco, anche quando non subisce alcuna perdita, teme di subirne, spiega ancora san Giovanni Cristostomo (Omelia sullEpistola ai Romani, XXIV, 4), e aggiunge che una volta raggiunta la ricchezza permane la preoccupazione di conservare tutto quanto si acquisito con tanta fatica (Moralia in Job, VI, 19). San Francesco dAssisi temeva talmente la febbre delloro da proibire ai suoi frati di toccare anche la pi piccola moneta. Perch, a forza di suscitare preoccupazione, il denaro accaparra lo spirito. E prima o poi giunge ad occupare insidiosamente il primo posto; ci che proprio dellidolo. opportuno qui riascoltare Ges che racconta: La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra s: "Che far, poich non ho dove mettere i miei raccolti? Far cos, disse: demolir i miei magazzini e ne costruir altri pi grandi e vi raccoglier tutto il grano e i miei beni. Poi dir a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripsati, mangia, bevi e divrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sar richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sar?". Cos di chi accumula tesori per s e non si arricchisce presso Dio (cf Lc 12, 16-21). LAVARIZIA PECCATO CAPITALE Il peccato trascina al peccato; con la ripetizione dei medesimi atti genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alterano la concreta valutazione del bene e del male. In tal modo il peccato tende a riprodursi e a rafforzarsi. Alcuni peccati sono chiamati capitali perch generano altri peccati, altri vizi (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 18651866). Figlie dellavarizia sono, secondo San Gregorio Magno, linsensibilit del cuore, come avviene per il ricco del vangelo, indifferente al povero Lazzaro che geme alla sua porta (cf Lc 16, 19-30); linquietudine nel possesso, come il ciabattino della favola di La Fontaine (Le savatier et le financier, L. 8, fable 2); la violenza nellappropriazione (quante famiglie unite si sbranano al momento delleredit?); il furto e anche il tradimento (Giuda Iscariota tradisce il suo Maestro per trenta denari). Senza parlare della tristezza: ch tutto l'oro ch' sotto la luna e che gi fu, di quest'anime stanche non poterebbe farne posare una, scrive Dante nella Divina Commedia (Inferno, canto VII, vv. 64-66). Chi ama il denaro non mai sazio di denaro e chi ama la ricchezza non ha mai entrate sufficienti, ricorda ancora la Scrittura (Qo 5, 9). A proposito della tristezza dellavaro, Giovanni Verga racconta nel suo Mastro don Gesualdo che quando il protagonista si accorge di essere malato decide di dare un ultimo saluto alle sue amate propriet: Disperato di dover morire, si mise a bastonare anatre e tacchini, a strappar gemme e sementi. Avrebbe voluto distruggere d'un colpo tutto quel ben di Dio che aveva accumulato a poco a poco. Voleva che la sua roba se ne andasse con lui, disperata come lui (IV, 4).

Lavarizia un fardello che appesantisce il cuore, ritarda la conversione, il cambiamento di vita, impedisce ladesione a Dio. Nel Vangelo, un giovane mosso da un profondo desiderio di perfezione incontra Ges, che lo guarda con amore e gli risponde: Se vuoi essere perfetto, v, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri. A queste parole, il giovane se and triste, perch aveva molti beni. E Ges commenta: In verit io vi dico: difficilmente un ricco entrer nel regno dei cieli (cf Mt 19, 16-23). Al di l della sfera personale, la cupidigia produce anche effetti devastanti su scala sociale: in Brasile, l80% delle terre appartiene a meno del 10% della popolazione; le ricchezze di numerosi Paesi africani sono saccheggiate da qualche despota; quanti siti naturali nel mondo sono violati e danneggiati per procurarsi guadagni immediati? E poi: il fenomeno della mondializzazione invita ad interrogarsi. Se, come diceva Giovanni Paolo II, sembra che ... il libero mercato sia lo strumento pi efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni (Centesimus annus, n. 34), abbandonata a se stessa, senza regole etiche, una mondializzazione strettamente economica preda di tutte le avidit e di tutti gli interessi (la crisi che stiamo attraversando anche in Europa ne prova lampante...).

UN DECALOGO CONTRO LAVARIZIA Si tratta di lavorare in positivo (dare giusto valore al denaro) e in negativo (praticare il controllo delle proprie brame e, quando necessario, anche la rinuncia). 1. Non sottovalutare questo vizio Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perch, anche se uno nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ci che egli possiede, dice Ges (Lc 12, 14). Nessuno consideri lavarizia come malattia di poca importanza raccomanda Giovanni Cassiano. Chiunque abbia ceduto anche una sola volta al desiderio di una piccola somma di danaro ed abbia permesso allavarizia di mettere radici nel suo cuore, non pu non essere presto infiammato da un desiderio pi violento (Istituzioni cenobitiche, VII, 20). 2. Ricordarsi lorigine dei beni Il denaro e la propriet non vengono da noi e non sono per noi. Certo, si devono al nostro lavoro ma, in ultima analisi, vengono da Dio. Lavaro - diceva il Curato dArs - come un porcellino che mangia le ghiande senza sollevare la testa per sapere da dove vengono (Pensieri). Dov il tuo tesoro l sar anche il tuo cuore (Mt 6, 21), dice ancora Ges. San Francesco di Sales propone questa immagine: Gli alcioni fanno i nidi in forma di palma e vi lasciano soltanto una piccola apertura in alto. Li piazzano sulla riva del mare e li costruiscono cos solidi e impermeabili che se anche le

onde dovessero travolgerli, le acque non penetrano; anzi rimangono sempre a galla in mezzo al mare, sul mare e padroni del mare. Cos deve essere il tuo cuore, aperto soltanto al cielo, e impenetrabile alle ricchezze e ai beni caduchi (Introduzione alla vita devota, L. III, cap. 14). 3. Ricordarsi il fine dei beni Il denaro ed i beni non sono destinati unicamente a colui che li ha guadagnati: L'uomo - afferma il Concilio Vaticano II - usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri (Gaudium et spes, 69). E il Catechismo della Chiesa Cattolica commenta: La propriet di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri e, in primo luogo, con i propri congiunti (n. 2404). 4. Praticare la sobriet Felice colui che si accontenta di quello che ha; infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via (1 Tm 6, 7). E siccome lattivit professionale il primo mezzo di rimunerazione, importante sapere anche mettere un freno alla cupidigia onorando il riposo di cui abbiamo bisogno, specialmente quello domenicale: il giorno festivo sospende le attivit quotidiane e concede una tregua. un giorno di protesta contro le schiavit del lavoro e il culto del denaro, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2172). 5. Esercitare la fidcia Dietro al bisogno di sicurezza si nasconde spesso una non confessata mancanza di fiducia, quasi una disperazione nella Provvidenza. Ora, laccumulare fortuna una sicurezza illusoria. Gi abbiamo ricordato la storia di un uomo che ammassa ricchezze: Stolto, questa notte stessa ti sar richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sar? (Lc 12, 20). Tuttavia, abbandonarsi alla Provvidenza non significa non essere previdenti: ne andrebbe non solo della prudenza (economizzare per far fronte ad ogni evenienza imprevista), ma anche della giustizia (evitare il pi possibile di essere a carico degli altri). 6. Praticare la generosit Imparare a donare gratuitamente, senza indugio e senza restrizione. La Scrittura non cessa di ripeterlo: Non ritarderai l'offerta di ci che riempie il tuo granaio e di ci che stilla dal tuo frantoio (Es 22, 28); Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Mt 10, 28); Date e vi sar dato ... perch con la misura con la quale misurate, sar misurato a voi in cambio (Lc 6, 38). 7. Ricordarsi dei poveri

Nella parabola del ricco cattivo, la Scrittura attribuisce un nome al povero (Lazzaro), ma non al ricco (Lc 16, 19-30). La sua esistenza si riduce infatti a quella dei suoi beni. Alcune illustrazioni della parabola rappresentano questuomo seduto a tavola in atto di guardare il povero alla porta (cf Vat. Lat. 39, f. 57v. e 58r.), sottolineando cos la responsabilit del ricco che sa e non fa nulla. La sanzione sar terribile: luno agonizzer eternamente nella tristezza bruciante dellosheol; laltro vivr nella felicit del seno di Abramo. San Basilio di Cesarea scrive: Da dove ti vengono, dimmi, queste enormi ricchezze che porti con te? evidente che navighi nelloro, ma da dove ti viene tutto questo? La verit che le ricchezze ti si sono appiccicate addosso pi tenacemente delle tue stesse membra. Lo prova il fatto che ti senti straziare se ti vengono sottratte, proprio come se fossero pezzi di carne che vengono strappati dal tuo corpo. Se avessi rivestito chi nudo, se avessi condiviso il pane con laffamato, se le porte della tua casa fossero state aperte a ogni tipo di ospite, se fossi stato padre per gli orfani e ti fossi curvato con piet sugli ammalati, come potresti adesso sentirti rattristato a causa delle tue ricchezze?. E osserva ironico: Che grande pazzia: quando era ancora mescolato con il metallo grezzo, loro veniva dissotterrato avidamente; adesso invece, che lo si portato alla luce, lo si sotterra di nuovo!. Poi aggiunge: La verit unaltra: sotterrando il tuo oro, tu in realt hai sotterrato il tuo cuore ... Tu non conosci che una parola: Non ho nulla, non ti do nulla perch sono povero. S, tu sei povero, non possiedi alcun bene: sei povero damore, povero di bont, povero di fede in Dio, povero di speranza eterna (Omelia sulla ricchezza (su Lc 12, 18), passim). 8. Essere concreto nel dono Perch non riflettere ad inizio anno alla parte di bilancio da destinare ai diversi settori della vita? loccasione per fare una valutazione dei propri beni: ci che non servito durante un anno o pi (abiti, utensili, mobili, veicoli) veramente utile? 9. Rovesciare le prospettive Invece di promettere: Far beneficienza quando mi sar assicurato il necessario (ci che non si far mai perch le urgenze temporali divorano le migliori risoluzioni) meglio dire: Riservo tale percentuale del mio budget per il Signore e per chi meno fortunato di me. Nessuno cos povero da non aver niente da condividere e nessuno cos ricco da non aver bisogno di niente, soleva dire il Beato Giovanni Paolo II. 10. Meditare sulla croce La Passione la pi grande forma di povert e di distacco. Ges accetta di essere spogliato delle sue vesti, in particolare della tunica senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo (cf Gv 19, 23); abbandona ogni dignit legata al vestito e anche quella ricchezza incomparabile che il sostegno dellumana amicizia: Pietro, Giacomo e Giovanni dormono durante la

sua agonia al Getsemani (Mt 26, 36-46); gli altri apostoli lo abbandonarono e fuggirono (Mc 14, 50); addirittura privato della consolazione del Padre suo, come testimonia quel grido straziante: Mio Dio, mio Dio, perch mi hai abbandonato? (Mc 15, 34). La contemplazione della Croce ci guarisce da un attaccamento smisurato ai beni terreni e ci salva dalle cupidigie sbagliate. Essa testimonia della infinita liberalit di Dio: donando la vita per noi, Ges ha donato tutto (cf Gv 15, 13); lui che era ricco, si fatto povero perch diventassimo ricchi per mezzo della sua povert (cf 2 Cor 8, 9). IN CONCLUSIONE Il danaro un buon servitore ma un cattivo maestro, dice la scrittrice francese Franoise Sagan. Dopo aver enumerato gli effetti devastanti della passione per i soldi, san Giovanni Climaco dice : Un piccolo fuoco sufficiente per bruciare una gran quantit di legna; e con laiuto di una sola virt si vincono tutte le passioni che abbiamo descritto. Questa virt si chiama distacco: generata dallesperienza e il gusto di Dio e dal pensiero del conto che dovremo rendere allora della nostra morte (La Scala santa, sedicesimo gradino, n. 26). Collocandoci di fronte allinfinito, di fronte alla morte, ogni cosa trova il suo giusto valore e, dunque, la sua giusta collocazione. Una notte, un vecchio indiano raccont a suo nipote una storia: Figlio mio, la battaglia nel nostro cuore combattuta da due lupi. Un lupo maligno: collera, gelosia, tristezza, rammarico, avidit, arroganza, autocommiserazione, colpa, risentimento, inferiorit, falso orgoglio, superiorit; lego. Laltro buono: gioia, pace, amore, speranza, serenit, umilt, gentilezza, benevolenza, immedesimazione, generosit, verit, compassione e fede. Il nipote, dopo averci pensato per qualche minuto, chiese al nonno: Quale dei due lupi vince?. Il vecchio rispose semplicemente: Quello che tu nutri. Auguro a voi e a me di saper scegliere con sapienza quale lupo nutrire.

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