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UNIVERSITY OF TORONTO
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the estate of

GIORGIO BANDINI

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BIBLIOTECA DI STUDI SOCIALI


dirotta da K.

MONDOLFO

IL

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FILIPPO TURATI

LE VIE MAESTRE DEL SOCIALISMO


A CURA DI

EODOLFO MONDOLFO

LICINIO CAPPELLI
BOLOGNA
-

ROCCA

S.

CASCIANO - TRIESTE

1921

PROPRIET LETTERARIA

Uologma

StabllimexiU Poligrafici Riuniti

1991

INTRODUZIONE

L'unit e continuit spirituale di questa raccolta e il suo valore morale primo congresso (Genova 1892) e la separazione dagli anarchici - A Keggio Emilia (1893): la chiesa socialista - La reazione crispina: fermezza e fedelt al programma - La Lega per la libert e la tattica socialista (Parma 1895) - A Firenze (1896) e a Bologna (1897) il contatto col movimento operaio - Dopo la bufera del 1898; il congresso di Roma (1900): autonomia e responsabilit d'azione e programma minimo - Dalla propaganda all'azione: la praxis storica e il conflitto delle tendenze - Contro il settarismo dogmatico e contro la teoria della violenza.
e storico - Il
:

Una continuit di pensiero, una colleganza ed unit ideale, che avvicina e fonde gli anni, uno spirito, sempre il medesimo, che alita dentro gli scritti e i discorsi lontani e disgiunti nel tempo ecco la caratteristica, che appariva di recente a Filippo
((
:

una raccolta di suoi scritti vari, scelti e volume da Alessandro Levi ('); e gli faceva osservare, con giusto compiacimento mi sembrato di ravvisarmi qual fui
Turati, nel ripercorrere
riuniti in
:

e qual sono.

che appartengono soltanto a sempre porti nel pensiero e nell'azione un vigile e profondo senso di responsabilit; il quale non consente atteggiamenti ideali o pratici, che non rispondano a convinzioni seriamente maturate nella coscienza; non ammette affermazioni teoriche od atti politici che non siano espressione sincera di sincera persuasione intima. Nel perpetuo mutare delle contingenze, nel continuo variare delle occasioni, nell'incessante sopraggiungere di nuove esperienze, si presenta sempre ad ognuno, ed all'uomo politico pi che ad ogr^i altro, l'esigenza della vita e dell'azione, che non permettono
Caratteristica e compiacimento,
chi

(1)

TrenVanni

di

critica

sociale,

ed.

Zanichelli,

Bologna.


di irrigidirsi

o di cristallizzarsi in formule e
chi
si

mobili

ma

inspiri

schemi fissi ed imad un'idea profondamente meditata e

ad una fede intensamente sentita e vissuta, trova nella seriet e consapevolezza del suo orientamento spirituale l'unit e continuit della propria azione. Se interroghiamo (disse egregiamente Turali in uno dei discorsi qui raccolti) unicamente il nostro spirilo, che ha una sua propria profonda personalit continuativa, e sinceramente ne accogliamo l'inspirazione , troveremo sempre la sola coerenza che un uomo politico debba a s stesso e alla parte nella quale milita... La sola coerenza vera e degna si trova unicamente nel carattere . Per ci questa sempre aperta e sincera espressione di un nobile ed alto pensiero, queste manifestazioni di un carattere che sempre si inspira alla viva coscienza della responsabilit dei proprii queste affermazioni di uno spirito alti e delle proprie parole, avido di. verit e per strenuo (difensore della libert e dei -diritti dell'eresia, contengono un ammonimento ed un esempio che noi speriamo ed auguriamo non vadano oggi (oggi pi che mai) dispersi, ma diventino richiamo dai molti echi e fervido incitamento alle coscienze incerte o smarrite nel turbamento di que'rta grande
crisi slorica.

Che del resto, pur nelle mutazioni recate dal volgere impetuoso e talora turbinoso degli avvenimenti, si presentano anche, variale le proporzioni e le particolarit delle circostanze, analogie di situazioni^ storiche, per cui pensieri e parole di momenti
diversi
nel

tempo

ci

sente; e piene quasi di


vita

ed una efficacia,

appaiono singolarmente adattabili al preun senso proletico, che ridona loro una talvolta quasi maggiore di quella che on-

ginarijunente possedessero. Come, nel flusso universale del vecchio Hraclilo, Jo scorrere incessante delle acque e il continuo tra-

smutare nostro, pur non consentendo che due volte ci bagniamo nello slesso {iuine, non tolgono tuttavia una rispondenza fondanicnlale delia nostra immersione di ieri con quella di oggi, perch una conlinnil ed identit pi profonda ancora del cangianicnlo rollegano ed uniscono due istanti ed i due atti; cos in una slessa et slorica (dove tanto la posizione ed azione reciproca delle grandi forze in contrasto quanto la linea dello sviluppo fondninfMilalniente una, anche se composta di apparenze infinilaniciilc vjirie e di innumerevoli spezzamenti o zig-zag) l'orienlainrnlo di chi sa penetrare nel profondo delle cose resta come una bussola, capace d'indicare la via ugualmente, per quanto caniliino il paesaggio e le condizioni delta strada e delle lorze
i

del viand;inlo.

Non dunque soltanto un documento storico, questa raccolta che qui presentiamo al pubblico; ma una voce, viva ed animatrice, capace di risvegliare echi sonori, e di ridestare negli spiriti di individui e di masse attiva consapevolezza di s, della propria responsabilit, dei proprii
fini

e doveri.

Certamente anche il documento storico ha qui im'importanza non trascurabile. Nella storia dell'et presente il movimento socialista campeggia e grandeggia; ed il suo sviluppo, attraverso ai conflitti di idee e di azione che si svolgono nei rapporti con le altre forze sociali e, non meno, nell'intimo fermento di tendenze sorgenti e crescenti nel suo seno, costituisce per gli storici e studiosi dell'epoca moderna un interesse preminente fra gli altri. E la serie dei congressi del partito segna quasi le tappe caratt^^ristiche di questo cammino, i periodici esami di coscienza, riepiloghi della storia precorsa ed orientamenti per l'azione nuova. Ora chi si renda conto della quasi irreperibilit (incredibile a noi stessi prima di averne fatto l'esperimento) della maggior parte dei rendiconti di tali congressi, di cui nessuna biblioteca pubblica
italiana possiede la collezione, e che lo studioso

pu faticosamente racimolare solo con affannose e insistenti ricerche nelle pi diverse citt presso i privati possessori dell'uno o dell'altro volume, intende come la raccolta dei discorsi, pronunciati alle periodiche assisi del partito dal pi eminente rappresentante di esso, costituisca un documento storico di non comune importanza e di insospettata rarit, oggi utilmente messo alla portata del pubblico. Dei primi congressi non sempre un renidiconto ufficiale fu pubblicato, n sempre quello pubblicato costituisce una sufficiente riproduzione dei dibattiti di idee svoltisi fra i convenuti. Negli anni, in cui il nuovo partito viene alla luce e muove i primi passi,
in

mezzo

alle

diffidenze,

alle

avversioni,

alle

persecuzioni,

co-

da divieti governativi a rinunciare alle riunioni gi indette e preparate (Imola 1894), o a tenerle in forma privata e segreta quasi di convegno di congiurati (Parma 1895), e impedito quindi di pubblicarne un rendiconto qualsiasi, d'altra parte la povert .dei mezzi e l'insufTiciente sviluppo tecnico dell'organizzazione lo restringono, anche per i rendiconti pubblicati, nei
stretto

talvolta

limiti

di

brevi

scoloriti
lo

riassunti,

nei

quali

non soltanto

la

contenuto delle idee espresse nei vari discorsi perde la vivezza e l'efficacia dello sviluppo logico dell'argomentazione, e rimane pallida, annebbiata e malcerta imagine della vita ond'era pervaso ed animato. Fin lo stesso memorabile discorso di Imola del 1902, nel quale Turati di fronte all'insorgente dissidio delle tendenze (rivoluzionari contro riforstesso

forma oratoria,

ma

prablema dell'azione socialista e della formazione delle coscienze, non ci resta che in un riepilogo schematico, incapace di renderne efficacemente nonch la suggestiva eloquenza, la stessa robustezza ed organicit del penmisti)

poneva magislralmente

il

siero.

Per ovviare nel miglior modo a queste lacune, ci soccorrono tuttavia in parte gli articoli pubblicati dal Turati in occasione dei congressi, sulla Critica sociale; che ci danno l'espressione del suo
pensiero sui compiti, sull'indirizzo e sull'azione del partito socialista in Italia, nei momenti in cui i vari congressi si adunavano;

giova qui richiamare, per intiero o nelle parti es.senziali, affinch la continuit dello svolgimento risulti, e il documento stoi'ico si offra quanto pi integro e pieno sia possibile.
e

che pertanto

ci

11

primo congresso socialista

in

Italia

fu quello

di

Genova

(1892): congresso operaio in origine, convertitosi in socialista per la doppia scissione, in esso compiuta, del nuovo partito, che vi

nasceva a vita propria ed autonoma, dal movimento anarchico e

una necessit storica, gi di Bruxelles, internazionale congresso innanzi nel rivolatasi l'anno dove l'unione dei partiti di lavoratori di tutti i paesi, affermandosi solennemente sul programma del socialismo marxista, aveva sentito il bisogno di scindere la propria azione da quella di correnti
divei-genti ed aberranti.

dal gretto corporativismo. La separazione dagli anarchici era

rappresentante dell'Italia a quel congresso, espriun articolo della Critica sociale del 1891 (// Congresso di UruTellcs) le ragioni della scissione, che analogamente l'anno successivo si (htvova compiere per l'Italia a Genova.
11

Turati,

meva

in

Ciu die Marx predicava come conclusione del poderoso suo Gapi, quell'appello all'unione delle forze operaie di tutto il mondo, che scaturiva gi dal Manifesto^ del comunisti del 1847, si pu dire che ebbe dal Congresso di Bruxelles la sua prima consacrazione nei fatti. Ci volle qua.si mezzo secolo perch un'idea cos semplice, una conseguenza cos ovvia e palese dell'iuialisi obbiettiva dei fattori della moderna civilt economica, passasse alfine dallo stadio meramente teorico e dottrinale allo stadio effettuale e pratico, e riescisse a foraiularsi in un Congresso raccogliente tutte le scuole del socialismo e tutte le diverse espressioni dell'azione operaia nel campo sociale La separazione degli anarchici, sebbene la forma della loro esclusione ci sia parsa un i>o' rude e non del tutto corretta, perch non prenunziata nei manifesti di convocazione, fu tuttavia un altro fatto importante e, anche a nostro credere, necessario, per quelle ragioni di antagonismo.
tale

che rendono incompatibili le due opposte correnti. cosa bisantina il discutere se l'anarchismo debba o non debba venir compreso nel socialismo lato sensu: dacch il socialismo positivo non ha di comune con l'anarchismo che una parte della critica negativa, ma diverso essenzialmente fra le due scuole il concetto dell'evoluzione sociale, diverso il fine, diverso sopratuttto ed opposto il metodo d'azione, a che pr unirsi per intralciarsi a vicenda? A che pr mutare i congressi in accademie, rifriggendo un'altra volta le eterne contese fra legalitari e antilegalitari, fra astensionisti e non astensionisti, fra rivoluzionari organizzatori e rivoluzionari d'impeto o semiplici rivoltosi? Il Congresso di Bruxelles si mostr amico delle cose concrete e grande estimatore del tempo. Non per nulla vi era numerosa la rappresentanza tedesca ed inglese. L'idealismo semi anarchico, o piuttosto il romanticismo sociale, fece le sue ultime prove nella discussione sul militarismo, con la proposta Domela di un appello allo sciopero generale industriale .e militare, che il socialismo avrebbe dovuto lanciare ai popoli quando fosse balenata fra i governi una minaccia di guerra. NelVItalia del popolo tentammo di descrivere l'imponenza della scena che allora si svolse fra due gladia. tori delle idee sociali, della forza di Domela e di Liebknecht. Il rigetto unanime della proposta signific l'emancipazione dalle frasi , il disdegno dei progetti grandiosi ed intempestivi, che puerile ed imprudente annunziare, lo spirito positivo del partito; quello spirito positivo e pratico a cui si dovr appunto se l'aspirazione del socialismo olandese potr essere matura e possibile nel tempo pi breve. Ognuno di questi congressi ad un tempo un punto d'arrivo e un punto di partenza. Vi si arriva con il lavoro gi latto, se ne parte con un compito nuovo, con nuove forze, con rinnovati entusiasmi. Ma in questa serie di pietre miliari, in fine alla quale si aprir la nuova era, il Congresso di Bruxelles apparir, anche ai venturi, forse la pi alta, perocch fu qui che la prima volta le varie vie del socialismo si fusero in una sola e maestra, tanto larga ohe tutti i lavoratori vi potessero camminare a squadre serrate. Fu qui che tutti i torrenti formarono il fiume e che i battellieri, vistala da lunge, con un unanime

urrah! salutarono fidenti la foce.

Ma in Italia l'e-stremismo anarchico allora presentava, ancor pi accentuato che in altre nazioni pi progredite, quel carattere di malattia delVinfanzia del movimento proletario, che trent'anni dopo la diagnosi allora fattane dal Turati per il nostro paese, doveva esser riconosciuto anche in Russia da Lenin. L'estremismo, in cui l'impazienza e l'indolenza, la violenza e l'ignoranza si associano, e la coscienza oscurata crede di dover repudiare come nemiche la graduale e costante azione metodica, la cultura e l'intelligenza, era e rimaneva l'insidiatore del movimento ascensionale del proletariato con esso bisognava romperla apertamente e decisamente. E della rottura il Turali mostrava la necessit, con la sua acuta analisi critica della divergenza fra il cammino dell'anarchismo e quello del socialismo, in un articolo Congresso operaio, precedente il convegno di Genova.
:

]0

In Italia, per cagioni storiche, politiche ed economiche ben movirnento operaio lento e tardivo, ancora nel periodo vero noie, il nazionalit durate sino a iniziale. Le divisioni territoriali e le lotte di e di una agricoltura in gran parte ieri, la prevalenza dell'agricoltura sviluppo della affatto primitiva, le industrie in arretrato, il tisico borghesia e dei commerci, la politica pazza ed esauriente dei succeducostume, di sviluppo storico fra le tisi governi, la variet d'indole, di
varie regioni, produssero e mantengono una vera stagnazione anche nella cla'sse che, per istinto ed interesse proprio, pone e promuove in ogni dove la questione sociale. La reale importanza dell'attuale movimento operaio in Italia non pu essere bene apprezzata, se non venga posta in raffronto con quel che fu il movimento operaio (affatto simile) trenta o quaranta e anche pi anni fa nelle altre nazioni e con quel che ivi esso oggi divenne. Perci codesta importanza non capita dai non lo neppure da grandissima parte non vogliamo tacerlo ,pi^ e degli operai stessi che del movimento fan parte. covano anpartito in formazione Nella classe operaia italiana cora i fermenti che troviamo, agli inizi, nella storia di tutti i partiti operai. Essa non ha ancora superato tutte le malattie dell'infanzia, e rimane ancor dubbio se potr schivarne taluna, con qual esito affron-

il cordone e non ancora del tutto n dovunque tare le alti-e. Rotto ombellicale che la univa ai partiti liberali della classe borghese, la sua vita indipendente piena tuttora di tentennamenti e di atavismi, a cui l'ignoranza e la miseria della massa e l'apatia del carattere nazionale di cui acprestano un terreno oltremodo propzio. L'antagonismo colla classe borghese, si traduce, nelle quista lentamente la coscienza menti rozze, in una specie di diffidenza irrazionale e istintiva verso tutto ci che dalla classe borghese proceda, quand'anche si tratti di forze essenzialmente contrarie al dominio borghese o di armi adattissime e indispensabili a rovesciarlo: diffidenza che i meschini ambiziosi e gli sciocchi parolai ponno a meraviglia sfruttare. Di qui quell'anarchismo e quel semianarchismo che ha tuttora in Italia gran presa, mezzo fatto d'impazienza e mezzo d'indolenza, e che dove pare pi violento ed estremo invece pi conservatore e pi reazionario, rome sempre reazionaria e conservatrice, anche suo malgrado, la beata ed innocente ignoranza. Di qui quella tendenza a gittar via, come vana e corrompitrice, l'arma poderosa del voto, utilissima come strumento all'organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe, indispensabile alla graduale conquista del potere sociale, condizione quest'ultima d'ogni mutamento radicale economico. Di qui il disinteresse sistematico dall'azione politica, la sfiducia preventiva di tutti quei vantaggi immediati siano leggi o siano vantaggi di qualsiasi altra natura che il proletariato organizzato pu, con tenace sforzo, strappare alle classi dirigenti per servirsene a invigorirsi e volgerle contro di quelle. Di qui ancora e sopratutto quella tendenza, sempre viva fra molti dei no.st.ri operai (e accarezzata, si pu immaginare con <luanto amore, dai partiti della classe borghese senza distinzione), ad appartarsi, a trincerarsi nell'ambito cos detto economico frase falsa

e rolla

quale tezzando non

si

intende l'ambito delle contese di puro mestiere batmono falsamente questa tattica eunuca col nome gran-

dioso e fatidico della lotta di classe. 'lite i>in! La gran frase^riassuntiva e finale dell'opera di Marx: Proletari <li filiti paesi, unftevi! , la grande epigrafe dell'internazionale:
i


((

11

l'emancipazione dei lavoratori deve essere l'opera degli stessi lavora, ridotte al sesto di certe teste, in cui la lettera fa groppo e Impaccio allo spirilo, vengono, ad uso degli idioti, tradotte cos: Separiamoci da quant' intelligenza, indipendenza e coltura, guardiamo alla blouse, non ai principi, non all'animo, non alla vita; e formiamo il partito operaio degli analfabeti .
tori

nella Postilla al

Congresso

di

Genova, sulla stessa Critica

ribadiva il concetto. La separazione netta dagli anarchici, che era da gran tempo una necessit logica e che, col determinarsi del partito nostro, divent anche una necessit pratica, assoluta ed urgente, ha destato nei due campi, e sopratutto nel terzo dei perpetui indecisi, un po' di rumore, che si acqueter presto e lascer che ciascuno vada liberamente per la strada sua . Di fronte all'anarchismo e al corporativismo antisocialista, stretti a Genova in una contradittoria alleanza, sorgeva e si affermava il nuovo partito operaio socialista italiano. Sappiamo (soggiungeva Turati) quanto ancora necessario di lavoro assiduo e paziente, di coraggio, di persistenza, perch il programma approvato a Genova abbia a dare in Italia tutti quei frutti di cui capace. Ma gli ostacoli e la lunghezza del cammino non ci possono scostare dalla via che ci sembra la buona. Anzi, quanto son inaggiori, tanto pi ci cagione di letizia il buon cominciamento. Poich,, per ogni altra via, sarebbero di gran lunga pi diffcili a vincere . Ed ecco, l'anno dopo (1893) il nuovo partito radunarsi a Reggio Emilia per la prima pi solenne affermazione della sua esistenza ed azione propria. Ed ecco, subito dopo questo congresso nel quale il Turati contro un ordine del giorno Monticelli ebbe a combattere la dichiarazione (ingenua quanto unilaterale) della necessit dell'azione extralegale, e contro la incoerente posizione del Ferri, intransigente in teoria e transigente in pratica, sostenne l'unit di dottrina e d'azione ecco da ogni lato, contro il nuovo partito, l'accusa e il rimprovero di voler formare una nuova Chiesa. E Turati in un caustico sferzante articolo: La Chiesa socialista (echi del Congresso di Reggio), rispondeva sulla Critica sociale all'accusa di intolleranza dogmatica, rivendicando la legittimit dell'esigenza d'un solo spirito animatore per un partito che voglia vivere ed operare, differenziandosi da tutti gli altri nel fine cui tende (espropriazione del capitalismo) e nel metodo (lotta di classe), col quale lo persegue e vuol tradurre in atto. Unit di spirito, che lega tutti gli aderenti allo stesso programma ideale, al di sopra delle differenze nazionali di indole e di tendenze; ma per ci stesso contrappone il partito socialista agli altri
sociale,

12

e a lulla la multiforme folla degli incerti e dei funamboli, amici della confusione delle idee e illudentisi nella speranza di impedire
la

chiarificazione dei

programmi

politici

(').

(cos terminava la vigorosa polemica di Ai nostri desolati critici non resta pi da prendere che un solo partito. Scavare ai Turati) loro sogni una gran fossa, dar loro onorata sepoltura. E nella fossa ri-

pongano pietosamente le tendenze dello spirito italico ch'essi soli hanno conosciute, e quelle dello spirito inglese e dello spirito gallico e
tendenze dello spirito d'ogni altra nazione. Tutti cotesti spiche o non furono mai nulla o non furono che la perpetua oscillazione opportunista di pochi funamboli (uguali a loro volta in tutti i paesi), dappertutto sono gi evaporati, E al loro posto sorto e si diffuso uno spirito solo. Voi potete chiamarlo tedesco perch in Germania fece dapprima le sue prove pi brillanti; ma la sua lingua universale come universale l'imperio del capitalismo, contro il quale tutto il mondo sfruttato insorge ad un modo. No, non vi sono due modi di volere l'espropriazione del capitaHsnio internazionale: n si socialisi senza volerla; n la si vuole senza intendere e praticare la lotta di classe; n questa lotta si pratica colle concessioni e colle alleanze. Si affatichi pUre la Provincia di Manvariet dei metodi coi tova a dimostrare il contrario, citandoci la quali fu ottenuta l'unit d'Italia, avvicendando la congiura alla lotta aperta, la insurrezione di popoli agli accorgimenti della diplomazia. Variet di metodi quanta si vuole, noi pure la poniamo in atto, impiegando qua la cooperazione socialista e l la resistenza, oggi la scheda elettorale, a suo tempo la barricata. Ma variet di metodi dentro, non fuori, non contro il principio cardinale della lotta. Ah! combattiamola pure questa grande battaglia assieme con coloro che vi sanno portare, contro il capitale, lo stesso spirito che i patriotti portarono contro il borbone ed il tedesco! Perocch a quello che oggi, nella nostra battaglia, il principio della lotta di classe, allora nella lotta per l'indipendenza corrispondeva il principio di nazionalit. Questo principio non v' patriota che
via via
ritelli

le

particolaristi,

<(

l'abbia rinnegato.

Perch dunque i colpi del giornale mantovano non cadessero a vuoto, converrebbe ci provasse che hanno concorso all'unit della patria quei che accettavano il governo austriaco migliorato di un qualunque Massiriiiliano quei che non si attentavano a predicare la cacciata dello

straniero.

solo lo spirito di ogni lotta se la lotta sincera. Esso consiste ferma volont di tirare sul nemico. Alla lotta che noi abbiamo impegnata, lunga e diffcile, sono necessari la fede, la disciplina, l'obbenella

Uno

dienza,
cito

l'entusiasmo di un esercito di volontari. Quando questo esersar tutto lin arme, allora la borghesia sentir la necessit, non gi come scrive il Nitti, di aumentare la soggezione popolare

(') L'articolo La chiesa socialista, come l'altro, su ricordato, Postilla al di Genova, possono vedersi per intiero, oltre che nelle rispettive ( oiujrrsso aurnu' (lolla Crilira Sociale, anche nel citato volume Trent'anni di critica snrinh-, r^ ,.ra di A. Levi, Cd. ZanicheUi.

13

ma bens la necessit per prolungarsi sar troppo tardi per questo la vita, di concedere le riforme di cui oggi, o democratico-sociali, va parE le riforme, da lei concesse, la seppelliranno. lando per burla. Or noi codesto esercito di volontari andiamo formando ed addestrando. Voi preferite di chiamarci una Chiesa? Non ci spaventa questo nome. Saremo sacerdoti e militi. La Chiesa cristiana spazz dal vecnoi pi rapidamente, perchio mondo le antiche idolatrie putrefatte ch confortati da ben altri mezzi di propaganda, da ben altre convergenze di fatalit storiche ausiliatrici, noi non inceppati da quisquiglie teologiche, da dogmi transumani ed antiumani noi spazzeremo del pari gli dei falsi e bugiardi della convivenza borghese e tanto peggio pei farisei che vorranno attraversarci il cammino!

Ad attraversare il cammino al movimento socialista sopraggiungeva, per altro, la reazione crispina. Il 1894 segnalo dalla violenta persecuzione e repressione scatenatasi contro i Fasci siciliani allo stato d'assedio nell'isola, alle condanne pronunciate dai tribunali marziali contro i condottieri di quelle organizzazioni ^(Barbato, De Felice, Bosco, Verro ecc.) si accompagna in tutto il resto d'Italia l'imperversare della reazione contro i partiti estremi. E la rivendicazione della libert, contro le leggi eccezionali del Crispi, la conquista dell'atmosfera respirabile, condizione di vita prima" ancora che di sviluppo, diventa il problema e l'esigenza preliminare ad ogni altra, per il partito che si avvia al suo nuovo congresso ad Imola. Ma la conquista del diritto alla vita, se pu richiedere prudenza e misura, rifuggenti da infecondi (ancor che eroici) olocausti, significa per rifiuto di snaturarsi e di rinunciare ad essere resistenza cauta ma virile, di una vita che sa di non .se stessi poter rivendicare il suo diritto, se consenta a rinnegare se mede.sima et propter vitam vivendi perdere causas . In vigorosa
:

<(

ed
in

alta

polemica col Della Torre, il Turati sostiene questi principi un articolo Alla vigilia del Congresso La fedelt al pro-

gramma

nobilissimo

ammonimento

di virilit e fierezza

tane da ogni vilt quanto da ogni avventatezza ad ogni partito tormentato dalla bufera della reazione e delle persecuzioni.
furore dell'odierna reazione in Italia e dissimularlo non giova accidente sporadico, uscito dal transitorio capriccio di un ministro, destinato a esaurirsi con esso; e non per accidentale errore socialisti non anarchici di funzionari che esso colpisce noi pure come una lettera che si disguida per caso. Il furore dell'odierna reazione colpisce dove mira; e se, come noi tutti auguriamo, per effetto di vicende politiche, per la dimostrata sua inanit, sopratutto per la nostra (fermezza nel non fuggirgli davanti, dovr risolversi un giorno, e potr iforse temperarsi in un non lontano avvenire, non perci che si possa
Il

lon-

non

14

seriamente considerarlo come un fuoco di paglia, oggi acceso, spento domani. , ^ noi vi insistemmo Questo furore di reazione scaturisce, al contrario profonde della vita condizioni dalle annunciasse ancor prima che si economica italiana, in ritardo di mezzo secolo su quella di altre nadalla debolezza del proletariato appena nascente, zioni pi civili: dalla rozzezza inconscia e minacciosa della popolazione rusticana, dal cacliettico sviluppo della borghesia industriale e liberale, dalla inesistenza di veri conflitti fra le varie frazioni dirigenti e quindi dalla mancanza in esse di veri partiti; dal prevalere, dall'incombere, sul paese e sul governo, della rappresentanza degli interessi pi podagrosi e reazionari, quelli della grande propriet terriera specialmente meridionale, il solo partito compatto nel Senato e nella Camera, e che fa schiavo di s qualunque ministro colla inerte arma del voto. Questo partito questa immensa e ben organizzata camrra, despota della situazione. Non contento di elevare il dazio sui cereali e il prezzo del sale, pensa ora a riproporre il macinato, e ha bisogno, esso, medioevale e feudale per natura, che sia schiacciato tuttoci che non pretto medioevo; quindi il catechismo nelle scuole, la istruzione lesinata, 1 tribunali statarii, l'ordine mantenuto colle baionette, impedito e dissolto ogni principio di resistenza operaia e contadina, ogni alito di vita popo,

dignitosa e moderna; intimiditi, deportati, reclusi i sobillatori mirano a trasfondere coscienza nei lavoratori; ritolto e compresso sovrattutto il diritto popolare di suffragio, che minaccia i gaudenti nei collegi elettorali, cittadelle del dominio di classe; e ogni libera coscienza, ogni pi modesto agitatore destituito senz'altro dei
lare
intellettuali che
diritti del cittadino.

Questo complesso di cose procede da un'unica cagione. Squaderna un giornale esso non che la cronaca della reazione. Dappertutto arresti, scioglimenti, persecuzioni, arbitrii, ciascun dei quali in altri tempi avrebbe suscitato proteste e agitazioni unanimi e senza fine; oggi appena un mormorio lene di lamento. I radicali, democratici sono morti, ben morti; qualcuno, de' pi audaci, leva il capo dal sepolcro e con voce fioca sospira bambinescamente che sullo scanno di Crispi ci avrebbe a stare Zanardelli; con ci, per conto loro, la famosa questione dei partiti affini ce l'han bell'e risolta. I fuochi polizieschi e giudiziarii sudano a cucinar nuovi ospiti alle isole maledette, dove gi l'alta mafia usava relegare la mafia spicciola per salvarsi dalla concorrenza; sono liste di proscrizioni di centinaia e centinaia, quali nessun governo, straniero insieme e dispotico, neppure la Russia in Polonia, os mai di allestire. Un magistrato illuminato e liberale trova che tutto ci suggerito dalla difesa sociale , ma che seccante che la magistratura sia mescolata in questo luridume; non gli passa neppur pel capo ch'essa possa anzi esser lieta di avervi mano per resistere allo scempio della libert e del diritto. Ogni nota del:

in

l'inno dei lavoratori, che si eleva pei campi por tanti anni franchigia e cittadinanza

di quell'inno che ebbe sulla gleba italiana mette in moto la benemerita e costa mesi di carcere alle donne, ai fanciulli; solo la Magistratura tentenna, come persona non ben desta, a seconda del luogo e dell'ora, fra il clamore notturno, il grido sedizioso e altre pi gravi ^comminatorie del Codice. Dappertutto un andare e riMlii.^ li carabinieri occupati a ricondurre i cittadini al loro paese d'ori-

ir>

((

gine; l'Italia unita non pi la terra di tutti gl'Italiani; l'italiano che sospetto e un virtualnon sia un reddituario naturalmente un mente condannato al confino ad arbitrio della polizia. Togliti per un momento alla citt, penetra nelle nostre campagne. Ivi, ovunque siavi un accenno di proletariato, trovi lo stato d'assedio in permanenza. Invano speri di poterti intrattenere coi contadini. I locali sono boycottati, le riunioni vietate. Il gendarme lo scherano del (feudatario e assiste armato ai patti fra colono e fittabile. Una circolare che consiglia ai contadini di tener fermo nei patti stati concordati coi padroni merc l'autorit del prefetto, sequestrata come sovversiva. Mezzadri e braccianti che reclamino checchessia per s e pei compagni, isono interdetti dal pane e dal sale, privati d'ogni lavoro, forzati ad esulare. il terrore nero dovunque. La Russia di gran lunga pi libera. Intanto, qua e l sotto lo stimolo della compressione e dei solenni patti traditi, fermentano lieviti di nuove rivolte. Vedi Corleone. E la reazione ne trae argomento a maggiori ferocie. Tale, a brevi, pallidi tratti, lo stato del paese. E tu consentirai, Della Torre, che l'azione del nostro partito ne sia gi ferita profondamente nelle viscere. In verit coloro che stanno a discutere quale sar l'effetto delle leggi eccezionali, come potr difendersi da esse il nostro partito, imi hanno un po' l'aria di Arlecchino, o Bertoldino che fosse, il quale, sotto la gragnuola delle legnate, concepiva il sospetto che si avvicinasse
,

qualcuno.

riunioni, la parola, la stampa quanto dire^ tutta la propaganda sono essenzialmente soppresse. Sar gala se, per speciale benignit dei superiori, ci sar dato riunirci ad Imola, privatamente, camminando in punta di piedi. Su ogni nostro moto, su ogni nostro passo, pende luna spada di Damocle. E quando i compagni nostri sono sepolti in galera, persino il gemito che ci esce compresso dalla strozza, persino la lagrima che irresistibile ci spunta sul ciglio, trovano un manigoldo che

Le

li

proclama

delitto

nel quale le leggi eccezionali non cose partito socialista non ha che tre vie. L'una ritirarsi in buon ordine. Esso ringuaina le sue unghie, smussa suoi spigoli, deforma la sua fisionomia. Nel momento in cui la lotta i politica pi necessaria, vi rinuncia e si rifugia in quella azione economica che, scissa dalla prima, ha proclamato fino a ieri essere sterile e vana. Perch la stampa manomessa, la parola vietata, la riunione impedita, si fa analfabeta e mutolo ed evita i capannelli. Di ogni passo chiede il permesso , si astiene in prevenzione da tutto ci che l'arbitrio, pi o meno decorato di legalit, potr per avventura proibire; fa di questo una massima, che pubblica concretata in ordini del giorno per costituirsi un alibi preventivo e generale a difesa da ogni molestia. Pi si ritrae e pi, s'intende, il nemico lo incalza; ma ei si rannicchia, si curva, s fa piccino per modo, che il nemico pi non lo scorge e ripone la spada e se ne va e pensa ad altro. Quando i bravi si saran dilungati. Don Abbondio rimetter il capo fuor del finestrino, come la lumaca le corna, e stropicciandosi le mani potr dire son salvo. Or questa, che potrebb'essere una tattica non dico la migliore se il mal tempo non fosse che un temporale d'estate, se la lotta di classe e il cammino che in Italia ha preso non fossero che una corsa di piacere questa per noi, e per te, crediamo, la tattica di colui che si suicida per timore di incontrare, la morte.

Di fronte a tale stato sono pi che un episodio

di

il


Vi iinaltra via
resiste

16

esattament-e l'opposta. Il partito, forte del euo apertamente e ad ogni costo a tutto ci che vi attenti. scagli. Di fronte Questo, pensiamo, l'atteggiamento contro cui tu ti costa. Essi non cedono all'abuso, all'arbitrio, i suoi uomini non piegano Cos la questione posta e dialla violenza, essi si fanno arrestare . persecuzione e di sascussa, lopiiione pubblica accalorata, l'eccesso di via esso crifcio provoca reazione sicura. Dal peggio il meglio. In questa trova corredo e presidio di argomenti in tutta la letteratura giuridica e la storia borghese. La borghesia rivoluzionaria ha praticato sempre il diritto di resistenza, l'ha scritto persino nelle tavole della sua legge. Contro il sopruso ogni reazione legittima; jus inculpatae tutelae; la lotta pel diritto che si afferma anche con l'olocausto. Colla legge contro il nome dello se sia abuso essa stessa l'abuso: e contro la legge
diritto,

Statuto, del diritto essenziale, del diritto alla vita. che fu tattica boi'ghese, che tattica anarchica, E anche questa non , creche vorrebbe essere, e non riesce, tattica repubblicana diamo, tattica socialista. Il socialismo dottrina positiva; anche, non spiaccia la parola, dottrina utilitaria. Gli idealismi fiorivano al tempo in cui si pensava che la alata idea dominasse le cose, e il mondo, nel pensiero dei filosofi, camminava sul capo. Oggi si rimesso sui piedi. La incolpata tutela, scritta sulla carta, ci negata dal giudice e poca in essa ci suffraga e sorregge l'opinione del pubblico. Perci dobbiam valutare, in ogni atto, quanto guadagna di forza, quanto perde il partito. A questo interasse supremo, ogni impulso personale, ogni scatto

generoso (spesso vanit in veste eroica), va subordinato rigidamente. Ogni forza nostra forza del partito; n stimeremo onesto essere prodighi della cosa altrui. Or fra queste due vie, delle quali l'una ci mena a spezzarci il capo sul muro, e l'altra a c\istodire un sarcofago vuoto; non ve n' egli una trza, intermedia, la pi vera, la pi retta, nella quale tutti, quale che sia il nostro temperamento personale, possiamo, per amor del partito, convenire o convergere? Essa vi , e, nell'articolo che tu conibatti e che forse hai frainteso, ci industriammo di sbozzarne la traccia. Il partito non assale, ma non rincula; non provoca n accetta provocazioni, ma rimane al suo posto. Non rinuncia a nulla in prevenzione; non indietreggia se non manifestamente costretto; e fa constatare la prepotenza che subisce; dove pu, sempre che pu, gira la posizione. Non aspira a pugilati con la polizia, anzi li sfugge; ma non nomina il questore presidente virtuale ed auspice delle proprie sedute. Una sua riunione vietata? ed esso protesta: non la terr dove vietata, far di tenerla altrove, la franger, come pu, in tante riunioni minori. I suoi giornali sono sequestrati? concentrer le loro forze, ora troppo disperse, li sorregger con maggior lena. Si arrestano i compagni? d esso li soccorre e li surroga. Stringe le file: uno per tutti e tutti per uno. Ogni suo atto l'affermazione d'un diritto intrecciando la fierezza all'argomento, esso vive come pu, ma il pi che pu, e dalla st^sa persecuzione trae argomento per nuove propagande, dalla compressione politica fa scaturire la prova della necessit di una pi vigorosa azione ed educazione politica. Insomma esso non cerca di adattarsi al nuovo ambiente asfissiatore, ma fa tutto che pu per reagire su di esso e per modificarlo.
:

mai

Cos, e .soltanto cos, si superano i periodi disastrosi, e col vinti si stanca l'avversario e si finisce col vincere

non darsi

17

La forza si conquista coll'esercitarla. Il diritto si strappa e si tutela coll'affermarlo, e affermarlo virilmente. Tutta la storia ce lo insegna. Nessun organo sorto senza la funzione. Parlar di collettivismo e di conquista dei poteri, senza avere prima conquistate e mantenute le essenziali libert di propaganda, fare dell'acrobatismo dialettico. La forza cardiaca del nostro partito la libert di propaganda senza di essa, senza la stampa, senza la parola, senza il voto, il partito non pu che morire. questa la nostra aria respirabile, e se la finestra ci chiusa, noi dobbiamo aspirarla da tutti i pertugi. Non in tutti i paesi la classe lavoratrice poscos il Kautzky siede questa condizione necessaria alla sua vita, si pu anzi dire che in misura sufficiente non la possiede in nessun paese; dappertutto si tende a menomarle la libert conquistata. Ci vogliono lunghe lotte piene di sacrifici, perch la classe lavoratrice possa conquistare i diritti politici Ma il programma vivere; e la massa del ad essa indispensabili partito non che noi sappiamo pronta a morire.
:

Vietato il Congresso di Imola, il partito socialista non pot che l'anno dopo (1895) tenere a Parma una riunione strettamente privata. Dove la lotta per la libert, e la formazione per ci avvenuta di una Lega per la libert fra partiti d'avanguardia e di sincera e radicale democrazia, ponevano in prima linea il problema della tattica, della linea di azione che al partito socialista s'imponeva per la duplice esigenza del vivere e del rimanere se stesso, col suo programma proprio e la sua fisionomia. La tesi di Turati su questo problema lucidamente propugnata in un articolo della Critica sociale Tattica elettorale il nostro parere, (in polemica con Arturo Labriola e con Leonida Bissolati) tutto pervaso di un vivo senso della realt storica e del significato profondo degli atteggiamenti dei partiti politici visti alla luce del, materialismo storico, e della consapevolezza delle necessit d'a:

zione.
partiti quello, a un dipresso, che la morale per della vita e dello sviluppo. Quanto pi la vita diventa cosciente, quanto pi i suoi intrecci si fanno complessi, tanto meno possibile affidarne la difesa ai soli moti impulsivi ed inconsci dell'istinto; la difesa diventa un'arte delicata e difficile, che muta rapidamente col mutare delle circostanze e delle opportunit. Che cos' la difesa? Un adattamento continuo, ora di s alle circostanze, ora delle circostanze a s; adattamento, a volta a volta, passivo od attivo. Lo sforzo di voler adattare a s circostanze imperiose, a modificare le quali non bastino le forze, conduce a un dispendio di energie eccessivo, qualche volta alla rovina dell'organismo in collisione con

La

tattica per

gli individui;

una funzione difensiva

l'ambiente. Una troppo agile corrivit ad adattare s alle circostanze pi consona alla conservazione immediata della vita; ma guida allo snaturamento, alla obliterazione del carattere proprio, all'atrofia di ogni potenza di azione e di reazione; che un metodo lento di abdicazione e
Turati - Le
vie maestre del soci/iUsmo.

18

volgarmente opportunismo . Il di morte. Questo ci che si chiama suo risultato questo, che dell'antico organismo, a lungo andare, rimane sostituito, per supposizione lenta la maschera; ma il contenuto, dentro, ed inavvertita, come nelle conchiglie fossih quella che era polpa divenuta calcare. Gli intransigenti, in un partito, hanno l'ufficio per l'appunto di ammonitori e di vigili, per impedirne le degenerazioni, quasi custodi e Vestali dell'anima sua. Di qui si deduce che tutto, nella tattica, questione di tempo e di misura; come del pari nella morale degli individui sviluppati e coscienti. La morale la scienza dell'utile a lunga veduta; scienza che si fa arte, sentimento, abitudine. La forza d'inerzia tende a cristallizzare cotesti accorgimenti difensivi in formule semplici, facili a ritenere e a trama la loro semplismettere ecco gli aforismi, i precetti, i decaloghi cit medesima le espone a disseccarsi, a pietrificarsi, e allora non servono pi a nulla, anzi fungono da corpo estraneo ed ingombrante, se non si operano su di esse nuove trasfusioni di sangue, se non si conducono alle ragioni che le hanno determinate, e che nel corso dei tempi si sono neglette e dimenticate. La conclusione staccata dalle premesse, il fiore stroncato e divelto dalla radice; al simbolo si attribuisce una entit reale e chiusa e completa in s. Allora quel che fu strumento diventa ostacolo, ci che doveva esser dominato domina. Ci vuole del coraggio, dell'energia, per gli uomini, per le scuole, pei partiti, a lacerare le proprie formule, i principi accettati e fondamentali, per controllarne il contenuto, per immetterli a nuovo; vi sempre un certo bigottismo formalistico, fatto di misoneismo e di poltroneria, che grida al sacrilegio. Pure da Eraclito a Hegel e da Hegel a noi, il mutare l'unico modo di conservare. Guai se il nostro simbolo diventa una
:

escara secca, che sterile e che isterilisce ovunque impera allora s che davvero diventiamo una chiesa . La crisi che percosse il nostro giovane partito, e che ci venne dal di fuori, assai pi presto che non fosse desiderabile per noi, ci impose, prima del tempo, uno di codesti riesami, mentre l'organismo ideale del partito non era ancora sufficientemente ossificato. Ed infatti ecco che il nuovo^ adattamento che dobbiamo subire fa balzar fuori obiezioni e dubbiezze, che la formula di Reggio Emilia aveva a mala pena dissimulate,' ma che non erano ancora, nel corpo del Partito, atrofizzate e distrutte. Tuttavia la cura gelosa della tattica indizio e al tempo stesso cagione di vitalit e di salute; noi quindi non ci doliamo delle contese che vediamo nascere intorno a noi, e ci proponiamo di considerare le varie opinioni con serena obbiettivit e con la maggiore e pi imparziale deferenza Balziamo, da queste astrattezze, nel centro vivo e concreto della
:

questione.

Noi aderimmo, il lettore lo ricorda, al voto dei socialisti milanesi, parve che, per essi e per le Imminenti elezioni amministrative, il metodo migliore salvo il caso di un deliberato diverso di Congresso nazionale fosse di accordare alla lista radicale largo, sncero e positivo appoggio, affermandosi al tempo stesso il partito su alcuni nomi esclusivamente propri. Questo metodo parve ad essi non solo il migliore In s. ma ancora il pi coerente, ai deliberati precedenti dei nostri Congre.ssi cio alle intime ragioni che vi stavano al fondo. Perch, si dissero,, la nostra ostilit pei radicali non era dell'arte per l'urte. Essa serviva ad affermarci e distinguerci; e, se s spngeva
ai qtiali

lesino all'abolizione di ogni contatto, ci non nuoceva finch lo sviluppo del nostro partito aveva ad ogni modo libero campo. Ora non pi cos la Vandea ci ha sequestrato tutte le libert, ci ha tolto l'aria per respirai'e. Ora le differenze che esistono fra i vari partiti della borghesia, che ieri non ci interessavano, che noi nella pratica ben potevamo trascurare, acquistano un valore effettivo anche per noi. Non pi lecito dire quel che era lecito solo per brevit d'eloquio, ch'essi formano di fronte a noi una sola" massa reazionaria. Economicamente ci vero, politicamente un errore, e la questione nostra, oggi, essenzialmente politica. Noi dobbiamo dunque aiutare quello dei partiti borghesi che per indole o per tornaconto ci pi sincero promettitore di libert. E a questo possiamo riescire senza nulla disfare e distruggere di quello che la tattica intransigente ci ha dato di buono, anzi confermandoci in essa. L'atteggiamento votato dai milanesi raggiunge, entrambi gli scopi. Ad assicurarli meglio, una successiva riunione decise che non solo i candidati della lista socialista, ma eziandio i socialisti tutti non dovessero consentire di lasciarsi portare nelle liste di alcun altro partito, il radicale compreso. Le obiezioni, mosseci da Arturo Labriola in questa stessa Rivista e da Leonida Bissolati nella Lotta di classe, non ci smuovono dalla nostra opinione. La lettera briosa del Labriola prova, secondo noi, una volta di pi, quanto poco l'arguzia e la canzonatura equivalgono alle buone ragioni. In realt egli ci concede assai di pi di quanto ci abbisogna, quando dichiara che in politica l'agire secondo preventivi fissi ed immutabili irreparabile errore; e che noi si ebbe torto di non lavorare prima d'ora all'incremento del partito radicale; ed ammette che l'accordo con esso consigliato da ineluttabili interessi del momento, logico e necessario per entrambe le parti ; e solo vuole che al momento si conceda non di pi di quanto il momento esige aforisma perfetto, ma che, se aggiungesse che cosa sia questo quanto, apparirebbe meno incompleto e sibillino; e ci augura non disdegnosi delle alleanze, ma neppure troppo corrivi a provocarle ; insomma gelosi, come le donne oneste , del nostro decoro. Si non caste, saltem caute. Egli ci concede assai pi che non ci abbisogni e che noi non consentiamo a noi stessi: perch l'ordine del giorno milanese, non solo non provoca alleanze, anzi chiude ad esse le porte. Tantoch, col ricusare u priori ai nomi socialisti i voti anche radicali, parve a taluno, e allo stesso Labriola, fin un tantino offensivo. Larghi di cintola dunque non fummo; rigidi, forse, un po' troppo. Ma tutto ci che il Labriola discorre della precipitosa nostra adesione alla Lega per la libert, nel cui manifesto la mano socialista non si vide abbastanza, e che sarebbe uno spegnitoio delle divergenze d partito, sacrificando la nostra fisionomia al desiderio di riescire ad essere in molti, ecc., ecc., tutto ci va rifiutato dalla prima all'ultima riga perch smentito apertamente dai fatti. Che a tutti fu palese, per le dichiarazioni nostre ed altrui, e scrtte ed orali, che ogni partito, entrando nella lega, deponeva alla soglia il suo positivo programma, e solo ne portava dentro il paragrafo che reclamava ampie libert. Il che non vuol dire, si badi, come qualcuno fraintese, che nella Lega ciascuno di noi sia entrato come individuo e non come partito; come partito vi entrammo, ossia come forze collettive, solidali ed organiche, ma limitando il lavoro della Lega al solo obbiettivo comune. E neppur vuol dire che l'adesione alla Lega non dovesse avere alcuna conseguenza elettorale quale altra
: : :


.nelle

20

fuorch eemplicemente seria ne potrebbe avere, se le vie di fatto sono sistematicamente escluse sentenze compiacenti dei tribunali dai nostri programmi? Conseguenze elettorali doveva avere, sotto pena quali conseguenze, questo di riuscire adesione accademica e vana; ma fate, a simiquesta l'accusa capitale di cui si discute. Or voi glianza di Mr. Jourdan, un vero compromesso senza saperlo. Voi date solo non volete nulla ricevere in cambio. Strano i voti, che l'essenziale;

altruismo! Cos avete della coalizione tutti e soli gli svantaggi. E perch, ee il ricevere voti male, perch questa immoralit fate subire ai vostri
cimici,
i

radicali?

Perch? Strano altruismo! potremmo rimbeccare a nostra volta. Siamo forse noi i custodi di nostro fratello il partito radicale? Ma la risposta, .per essere sbarazzina la sua parte, non sarebbe n sincera ne giusta. Perch non altruismo il nostro di scambiare dei voti contro qualcos'altro che per noi e nel presente momento vale assai pi e meglio dei ivoti. Noi vogliamo che voi radicali abbiate vittoria e la dobbiate all'opera nostra, e vogliamo che in compenso ci assicuriate ogni libert. cos minchione il baratto? D'altronde, il partito radicale non , o almeno pretende di non essere partito di classe: esso come quei plaids d' alpimista che servono a pi usi e vanno a tutte le stature, dritte o sbilenche. J] suo programma, generico, elastico e vago (questa la sua forza delil'oggi e la sua debolezza del domani), pu avere i nostri voti senza sospetto; non il nostro i loro. La differenza nella natura delle cose, e il volerle eguagliare mero artifcio sofista. Nessuna contraddizione adunque nel nostro contegno, nessun atto di disistima verso coloro a cui diamo la prova della stima pi completa votando per loro. Chiamatelo pure un compromesso se questo vi torna. Ma sar questo compromesso e non altro diverso. Sar il compromesso che ci giova, non quello che pensiamo ci nuocia. Di questa semi-coalizione avremo tutti i danni e non i vantaggi . Arturo Labriola lo dice ma non lo prova. Soltanto prevede che la nostra piccola lista (la porzione schiettamente socialista ed esclusivamente nostra) metter di buon umore un po' tutti e non avr i voti di nessuno, neanche i voti nostri che tutto dire. La seriet, dunque, di una lista si misura col metro? Perch una minoranza, che si propone una affermazione e non altro, non potr farla %u pochissimi nomi, magari su un solo? Ma qui noi abbiamo di meglioNoi preghiamo Arturo Labriola di intendersela un po' col suo compagno di opposizione Leonida Bissolati; il quale ci giura che la nostra aff* inazione non riescir per il motivo contrario; che la nostra piccola het avr tutti i voti, anche quelli dei radicali i quali hanno interesse >a disturbarci il nostro censimento, a scombuiare la nostra affermazione di classe. Quando due discutono senza intendersi, essi fanno della meta(fsica; quando due giungono da motivi opposti a una stessa conclusione, ssi fanno dell'acrobatismo dialettico; sono fuori entrambi, presumibilt<

<

<(

rncnte, dal

terreno della realt. Noi husciamo i due geniali profeti a sbrigarsela, dunque, fra loro; noi abliaino pi stima del corpo elettorale, nostro ed altrui, e crediamo che in generale i socialisti voteranno la lista socialista, con i nomi radicali di cui deliberammo l'aggiunta per motivi ben noti; e che i radicali voteranno la lista radicale. Ci meno sublime e sottile, ma pi conforme alle norme dell'induzione ordinaria. Noi, ci contentiamo di
questa....

21

Con ci passiamo a Bissolati, il quale ci chiede perch se date i Gi rispose la Lotta di voti a Cavallotti, non li darete a Rudini? classe, avendo facile vittoria. Perch non cotesto, ci sembra, argomento degno dell'altissimo ingegno e della forte coltura dell'amico noperch, nella lotta per stro di Cremona. Invero si riduce a dir questo la libert, aiutate un liberale e non un reazionario? Che Rudini sia oggi oppositore a Crispi e, poniamo pure, della brutale e inintelligente e pericolosa reazione che in Crispi s'incarna, ci non lo fa diventare meno reazionario e latifondista nell'anima. L'acqua lustrale della Sala Rossa non lo purga dal peccato d'origine. Lo stesso, su per gi, salvo la misura, deve dirsi degli altri uomini e partiti che Bissolati enumera. c' versi, non ha altra ragion d'essere il partito radicale, non specifica e vera, se non questa della difesa della libert. In Belgio aiuta la conquista del suffragio universale, in Germania lotta, anche In que-

Ma

sto momento, contro le minacciate nuove leggi eccezionali. Spetta a noi di stimolarne l'azione, scambio di ricacciarlo, coi nostri disdegni, in braccio ai partiti reazionari. dello sfruttare a beieficio del proletariato le attitudini E questa le tendenze, gli interessi, magan Vamor proprio, degli altri partiti in questa pure lotta di classe proletaria. L'Inghilterra lotta fra loro

insegna.
Sottinteso che se noi scriviamo oggi cos nei riguardi del partito radicale, perch ci sembra il solo che abbia gi in atto cotesta funzione che abbiam detto, potremmo ripetere domani le stesse cose nei riguardi di che assumesse cotesto compito; qualunque fosse di un altro ci, se mai riparleremo a nostro agio migliore. Diciamo di pi. Il destreggiarsi fra i diversi partiti cos da divenire, in mezzo a loro, arbitro della situazione; il brandire, quando il possa l'un partito borghese a guisa di mazza per spaccare ii capo questa la suprema abilit e la vera dell'altro pi infesto e nemico funzione del partito proletario, quando si trovi in quello stadio intermedio di sviluppo che il Gnocchi-Viani, con la sua (( terza campana , assimila all'adolescenza; quando cio il (periodo delle semplici affennazioni gi valicato, e quello delle vittorie da tentarsi da solo, o con alleanze che possano riuscirgli innocue, non ancora raggiunto. Questa, dunque, la funzione specifica del partito socialista italiano in quest'ora, nella quale tante altre circostanze accessorie lo spingono per questa via. E questo a senso nostro, il miglior modo ch'esso abbia di distin\guersi e di affermarsi, facendo sentire e pesare tutta la propria forza, tutta l'efficacia di azione della quale capace. Quei che pensano che l'aiutare il trionfo dei radicali sia diminuire il partito socialista, pensano il contrario del vero. Bens diminuirlo e snaturarne 11 carattere d'impedirgli che esso compia quella sola funzione efficace e feconda, della quale in un dato momento capace. No, non affermare un partito e giovarne lo sviluppo il fare ch'esso getti i suoi mezzi di influenza e difesa, il condannarlo all'onanismo politico, sotto pretesto di castit prudenziale; piuttosto cooperare alla sua debolezza ed avviarlo alla sterilit ed al suicidio. La sorte toccata agli <( idealisti mazziniani, che praticarono anch'essi questo bigottismo puritano, questa fede meitafisica nel trionfo spontaneo dell' idea solo perch giusta e razionale, questo ascetico disdegno dei contatti impuri die ne inzitellon precocemente il partito, dovrebbe insegnare ai <( positivisti del socialismo. Si teme di confondere il partito socialista con il radicale; strano

ma

>

ma

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partito socialista isolato, un timore per chi ha delle intime energie del in quella realt realt nella che vede si non E cos iperbolico concetto. lo si confonde praticamente con i partiti che il Bissolati invoca, lavora e che soli si allegreranno della reazione, a cui vantaggio si pu essere una penosa e dell'opera nostra. Lavorare per la reazione, momentanea necessit quando un partito, anche il pi avanzato, sul primo nascere. Esso deve affermarsi in qualunque modo, poich quistione per lui di essere o non essere, questione assorbente nella quale Tale atteggiamento ci conve impegnato tutto quanto il suo avvenire. operaio , e fu il marcio Partito del tempi anni, a' 10 fanno or niva

<(

allora compreso e di averci fatti scissione che era fatale quanto provvida. Ma dieci un partito non conanni non saranno trascorsi inutilmente per noi; tinua eternamente a nascere e quando i suoi tratti sono fissati e il suo etato civile assodato e ha cominciato a mettere i denti (vedete, deh, quante tenaglie ha gi intorno, per tentare di strapparglieli!), continuer egli a dimenarsi e a gettare strilli impotenti per avvertire il vicinato che c' al mondo anche lui? o non piuttosto a valersi per il 6U0 proprio sviluppo, di tutte le relazioni, e degli intrecci sociali? Un'altra ed urgente realt io veggo d'intorno, che tu mi pare non ecerni, Bissolati mio. Se in Italia non cos tipica e perspicua, come nell'Inghilterra interncina delle varie classi borghesi, ben per una lotta vi si combatte evidente, che gli ultimi avvenimenti non han fatto che porre in luce pi piena. Ed la lotta fra il medio-evo feudale, che domina nel meridione e spande le sue propagini in tutta la campagna italiana, e gli inizii del'et moderna, della fase industriale, che albeggia nelle plaghe pi civili e pi colte specialmente del settentrione. Fra queste due civilt, o piuttosto fra questa incipiente civilt e quella putrefatta barbarie, la lotta disegnata oramai; sono due nazioni nella nazione, due Italie nell'Italia, che disputano pel sopravvento. Bene avvertiva giorni sono Vltalia del Popolo che, fra queste due nazioni, diverso ed opposto financo il concetto e il sentimento della
torto della

democrazia

di

non averlo

responsabili di

una

ma

morale. E perch questa lotta sostanziale d'interessi, di tendenze profonde, lotta, potremmo dire, di secoli l'un contro all'altro armato, essa vince e supera le apparenti divisioni politiche tradizionali, la composizione mutabile e coreografica dei partiti alla Camera. Giova oggi ai nostri avversari, in questa contesa, inventare che noi abbiamo dato al fenomeno Crispi una importanza eccessiva, dimentichi del materialismo storico pel quale non gli uomini fanno le cose come le cose gli uomini, e morto un Crispi se ne fa un altro che lo vale e lo supera. Ma noi in cotesto cinico cafone siciliano, specchio di tutte le abiezioni e di tutte le corruttele, che ha per s tutto quanto il mezzod, tutta quanta la Vandea italiana, e i civettamenti oramai degli stessi sornioni clericali, per amore dei quali s' rappattumato con Dio; non vediamo per l'appunto che Vindice delle cose, l'incarnazione pi audace, pi schietta e forse pi imprudente di tutto un sistema di governo che tende a perpetuarsi, e che asfssiatore, che letale per noi. In questo senso la lotta contro Crispi ci appare, in questo quarto d'ora, la lotta per la vita medesima
del serialismo.

Del resto, con Cri.spi o senza Crispi, la grande battaglia alla quale nccennianio sar il fondo, sar la piattaforma, dissimulata o palese, delle prossime elezioni generali e forse di pi altre ancora. Essa sprizza

nelle elezioni parziali,

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dovunque c' in gioco qualcosa pi che una semplice competizione di persone o di interessi locali, essa erompe in quelle elezioni amministrative ohe hanno un significato politico, o per l'importanza della citt in cui sono bandite o per essere in lizza la resistenza del Comune ai soprusi dello Stato, come laddove furono sciolti i Conper
le

sigli

loro opere o proteste in favore della libert; essa giganteggia,

mentre scriviamo, nel collegio di Budrio e nel quarto collegio di Palermo. Anche di queste due ultime elezioni, che pure ci appassionano
tanto,
i

nostri contradditori, se volessero

servire alla loro logica,

do-

vrebbero disinteressarsi, poich esse non sono certo combattute nelle condizioni da essi presupposte, e volute: Costa contro Mirri lo schiaffo a Crispi e al militarismo diretto contro i enmici interni , e pu avere l'appoggio del Carlino di Bologna come dei giornali socialisti la candidatura del condannato di Palermo la candidatura insieme del socia:

lismo, della giustizia e della libert. Or dunque, se in cotesta battaglia che ci sta sopra, battaglia fra due civilt, fra due ambienti, l'uno propizio al nostro sviluppo di partito, l'altro deleterio, noi ce ne staremo buddisticamente a guardarci l'ombellico di un programma di ricostruzione sociale definitiva, che per ora non n pu essere sul tappeto della storia quotidiana, e a trinciar l'aria con degli eleganti mulinelli di scuola; ci vorr dire che il socalisma italiano diserta il campo della lotta, della lotta vera ed attuale, e si fa monaco della Tebaide, contemplante del monte Athos, appartandosi, per un platonico amore dell'avvenire, da tutte le vie che realmente conducono ad esso. Se poi peggio ancora manovri per guisa da favorire i suoi boia e i suoi aguzzini, la storia non trover per esso altro paragone, che quello del pazzo che ferisce s stesso colla pietra che, lanciata in aria, gli ricade sul capo. Esso sar come colui che si incende colle proprie mani, e della veste che gli brucia addosso folleggia e ride!

Superata la raffica reazionaria, al partito socialista pareva un periodo di lavoro modesto ed umile, anche se utile e fecondo periodo di raccoglimento e di riorganizzazione interiore, di concentramento e coordinazione, preparatori di nuovo slancio in avanti. // Congresso di Firenze (1896) il cui aprirsi Turati salutava con ferma e positiva fiducia, come quello che avrebbe segnato l'avviamento dai congressi puramente teorici ai pratici, cio l'inizio di quel lavoro fattivo cui il partito era chiamato dalla raggiunta virilit, non poteva appunto per ci, nelle sue tre giornate di discussione sopra l'azione parlamentare, l'organizzazione, la tattica elettorale etc, elevarsi a grandi altezze ideali. Non le
aprirsi
:

chiameremo giornate gloriose


di Firenze),

,
il

scriveva Turati (Le tre giornate

Congresso col rinviare talune questioni, come quella del programma minimo, col non approfondirne altre, e col limitarsi per alcune (come per la questione agrariconoscendo che
sostanzialmente alla sola trattazione del relatore (Bissolati) non aveva dato prova di grande maturit. Ma eran gi, nei prria)

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blemi posti o sfiorati anzich approfonditi, i germi di future intense discussioni; ed era nella dimostrata immaturit un male, cui il tempo stesso e l' esperienza avrebbero portato rimedio. Conviene tener conto (cosi concludeva l'articolo) della condi<(

le perporta tutte le impulsivit, tutti i furori antidemocratici, tutta la rigidit che propria dell'infanzia socialista. Quanti passarono per quella via sanno come vi si passa e come anche se ne esce. La giovinezza un malanno di cui si guarisce . proprie di ogni Tuttavia anche queste febbri di crescenza periodo, successivo ad una compressione, nel quale pertanto la hanno il loro espansione fei compie con troppo rapido scatto pericolo. Il pericolo che la esaltazione troppo fidente di s slessi

zione di giovinezza in cui

si

trova

il

nostro partito.

Dopo

secuzioni molta gente nova venuta ad esso, che

vi

ma concreto e fecondo, che dovrebbe costituire la vera ragione e dimostrazione di vita, e sviando dalla propria funzione e missione porti a una degenerazione e ad uno smarrimento. Pericolo contro il quale, alla vigiUa del successivo congresso (Bologna 1897) Turati levava il suo grido d'allarme, richiamando, in un articolo scritto in collaborazione con Anna Kuliscioff, il partito socialista al suo vero compito ed alla sua pi profonda esigenza di essere un partito proletario, di cercare in questa sua essenza la consistenza e direttiva della propria azione, di attingere sempre dal contatto con la classe lavoratrice, come Anteo dal conlatto con la madre terra, l'energia e
distolga dal lavoro, assiduo e faticoso
:

la vitalit.

Alle soglie del

Congresso
:

(nella Critica sociale del 16 settem-

bre 1897) Turati scriveva

Non con entusiasmo che vediamo accostarsi il Congresso nazionale del nostro partito, indetto a Bologna dal 18 al 20 corrente. I precedenti
Congressi ebbero quasi tutti un carattere, una funzione, quindi un'importanza; da Genova, che gett le prime basi del nuovo indirizzo a Reggio, che quelle basi largamente consolidava; a Parma, che ebbe ancli'esso, nelle condizioni eccezionali del momento, significato opportuno di protesta e virt di rannodare le file spezzate. A Firenze, se non si ebbe alcun progresso notevole, era la vita normale del partito che si riaffermava. Ma che andiamo a fare a Bologna? .... .... Un malessere vago si avverte nel nostro partito, a malgrado (lei successi, a malgrado della cordiale intesa morale che fra noi tutti, a malgrado del folle spavento e dei buffi contorcimenti dei nostri avversari. C' qualcosa che ci manca, meglio, qualcosa che ci venuto a mancare, i dissen.si pi o meno profondi sulla tattica, sul decentramento, sulle Cooperative, sulla conquista o non dei Municipii, sui casi di Cremona o di Leg^nago, ecc., non sono che episodi. C' alcunch

25

di pi vasto. A noi pare che questo alcunch si possa raccogliere in lUna formula breve noi stiamo cercando la nostra orientazione. Nei primi tempi non soffrivamo di questo male. Affermare la nostra esistenza, render conscia la lotta di classe, vincere il pregiudizio anarchico e il pregiudizio corporativista, dimostrare la necessit dell'azione politica, resistere alle persecuzioni, erano cose semplici e sulle quali non sorgevano dubbi. Lo sviluppo ulteriore del partito ci ha posti di fronte a difficolt nuove e maggiori. Gli scioglimenti, che ci colpirono, ci hanno separati violentemente dalle organizzazioni lavoratrici. Noi credemmo e sapientemente di risolvere il nodo, adattandoci a queste cofidizioni, formando il partito politico a base di adesioni personali. Ma la massa operaia in parte non ci segu, in parte, seguendoci, si spogli del carattere suo. Venendo con noi, cess di essere lei. Si cre una fitta rete di Circoli elettorali e mandamentali, ottima trama pel censimento del partito e per la riscossione dei tributi; ma su quella trama il ricamo fu povero, la vita di quei Circoli fu stenta e malinghera. Pi volte il gran da fare non al del partito per tener ritto il Circolo, divenuto fine a s stesso l'uopo si organizzano festicciuole da ballo, pesche miracolose e gite campestri che per pudore s'intitolano di propaganda . Stante il prevalere come coltura, e qua e l come numero, di elementi borghesi e professionisti, si dimentic che la questione capitale nel nostro partito la questione operaia. Nel momento elettorale si spieg un gran fervore; poi si langu nell'inerzia; per uccidere il tempo e il vuoto, i soci si dilettano di questioni pettegole e di ben motivate espulsioni . Lontanissimo dal nostro pensiero disconoscere, tutto ci che il partito ha fatto di buono, anche con questi mezzi e con questa struttura. Ma crediamo di vedere il pericolo che ci attende in capo a questa via. Diventare cio (se gi non lo siamo un tantino) un partito di politicanti, sul fare, mutato il credo, della vecchia democrazia. Che ci sia bene stabilito, e gli operai, che gi vengono scarsi e spesso si tediano alle nostre sedute, ci volgeranno le spalle ancor pi. Egli operaia, s'intende e contadina, a seconda che la questione operaia dei luoghi proprio e deve essere l'anima del nostro partito. L'azione politica bens necessaria, in quanto d modo di affermare e risolvere quella. E quella non si afferma e si risolve con il custodire in archivio un programma minirno e massimo, che parli di leggi sociali nel purgatorio presente e di propriet collettiva nel paradiso futuro. E' l'azione e la propaganda continua fra l'elemento interessato, quella che sarebbe necessaria. Certo, essa meno facile che approvare ordini del giorno o farsi applaudire con ben torniti discorsi. Ah! no, non basta che qualcuno di noi dei nostri tenori di cartello vada a far la cantala di prammatica nelle sale degli operai

ma

per
il

il

primo

di

maggio

o per l'inaugurazione

d'un

vessillo,

sgranando

del riposo festivo ecc. ecc. Questa non che parata. Per far breccia da senno, per infrangere la crosta dell'apatia, per chiamare le masse a cooperazione viva con noi, tutto un lavoro paziente e assiduo da farsi, a seconda dei bisogni e delle emergenze, lavoro non di uno o di pochi, di quanti siamo nel partito di ogni giorno dell'anno. Per una e non dei momenti elettorali, gerla di questo lavoro daremmo, oggi come oggi, una carrettata di voti. Noi pensiamo che il malessere che serpeggia nel partito abbia quesolito rosario delle otto ore,

ma

ma

26

partito lo sente, c' qualche cosa sta via di salute. Nei suoi successi, il che va cercando. Trovato rorientamento Questo vacuo. di di fittizio e quale, molte contese pettegole passerebbero in seconda linea; parrebil

bero,

come sono, questioni


il

di lusso.

Bologna, pur non compiendo altra cosa, ci lasciasse penetrati di queste necessit e disposti a lavorare intensamente segnerebbe esso pure per esser, esso pure avrebbe il suo significato una tappa nella nostra istoria. E' questa la nostra speranza e l'augurio che gli facciamo.
Se

Congresso

di

Si delineava COS fin'dal 1897, in questa contrapposizione dell'invocato lavoro concreto, fattivo e continuo al deplorato eccesso dell'aslratlo politicantismo, una delle antitesi, che pi tandi con-

fluiscono e
foi-mista e
1

vengono a svolgere nel dissidio delle tendenze ririvoluzionaria. Il Congresso (commentava Turati nelsi

articolo

pai'tito a uscire dal

congresso finito) segnal e avvalor la tendenza del semplicismo delle formule, ad" avviarsi a pi

complessi e sostanziosi adattamenti, rituffandosi al tempo stesso nella schietta onda proletaria, che a lui quel che la terra ad Anteo. Questa tendenza si rivel sopratutto nelle tre discussioni
dell'azione

economica

di

fronte

al

proletariato
elettorale cos
i

inidustriale;

dei

programmi minimi, e della tattica Ma mentre si vengono fissando

punti,

attorno ai quali

nel partito socialista la discussione e

contrasti di tendenze do"i

vevano quasi polarizzarsi, sopraggiunge, cogliendo a pretesto


tumulti per l'aumento del pane, la tragica bufera del

maggio

1898,

con lo stato d'assedio a Milano, i tribunali militari, le enormi condanne di Turati e dei suoi compagni di processo. Pure, dopo la tempesta violenta, a quel modo che, uscendo dal carcere per volont di popolo, e Ripigliando, col Lo luglio 1899, nella Critica sociale l'interrotto colloquio cogli amici e col pubblico, Filippo Turali, come l'antico monaco spagnuolo, apriva il suo dire con

formula lieri clicebanms, cos anche il congresso socialista del che si riunisce a Roma, si rifa dalle stesse questioni, che aveva lasciate in corso di discussione il congresso precedente. Vinta ormai, con le trionfali elezioni e la liberazione dei condannati, con l'ostiiizionismo contro il ministero Pelloux, con la vigorosa riscossa di tutte le energie indipendenti del paese, una seconda battaglia per la libert, pi aspra ancora (ma anche pi fortemente superata) della precedente combattuta contro Crispi, il partito socialista sentiva la necessit di mettersi ad un'opera intensa e feconda per l'elevazione del proletariato. E in questo passaggio all'azione pratica la radice da cui si sviluppano poi i contrasti delle tendenze, che qui si vengono a delineare specialmente
la
:

1900,


gramma minimo
e della tattica.

27

ed economica, del pro-

sulle questioni dell'organizzazione politica

Fra questi temi (diceva Turati in un articolo In vista del Congresso) esiste qualchecosa di comune che tutti li domina. Si tratta, in fondo, di sapere se il partito socialista italiano, allo stadio di

maturit cui giunto, abbia ancora bisogno di una specie di camicia di for?a che ne irrigidisca i movimenti col pretesto di impedirgh di storpiarsi ad ogni passo, o se non giovi di gran lunga meglio lasciar libero campo alle sue esperienze e alla variet dei suoi atteggiamenti a seconda delle circostanze di tempo e di luogo. In questa, che questione fondamentale, noi restiamo, come siamo da gran tempo, sul terreno della pi assoluta libert di movenze, temperata appena da un ragionevole controllo a base regionale . Il concetto della libert, che qui si afferma, concetto di una disciplina e responsabilit che pu essere vera e feconda solo quando sia interiore sentimento e vita nei partiti come negli individui la coscienza, che non abbia in se stessa la diritta e sicura norma dell'azione, che la guidi nella mutevole molteplicit delle circostanze all'attuazione del proprio fine, non pu sostituirne con imposizioni esteriori il difetto; n, quando abbia in s stessa l'inspirazione autonoma, pu conciliarla con la sovrapposizione di rigide formule cristallizzate. Per questo medesimo concetto di una libert, che significa responsabilit in quanto consapevolezza, Turati sempre aveva combattuto e continuava a combattere una fiera battaglia contro l'uso dei mandati imperativi nei congressi, che significavano la presenza alle discussioni (divenute cos inutile accademia anzi che espressione e continua creazione di vita spirituale) non di menti ragionanti e ricercanti la miglior via per il pensiero e per l'azione, ma solo di macchine per votare gi caricate e predisposte al risultato conclusivo. E lo stesso concetto domina anche le sue vedute sul programma minimo, che egli (relatore sull'argomento con Treves e Sambucco) chiedeva fosse accolto piuttosto che come un elenco di dogmi, come una tessera di studi e di discussioni... opera di assidua autocritica, di esame di coscienza iterato e costante . La formulazione di un programma minimo significava gi di per se stessa dichiarazione di una visione storica anticataslrofica affermazione della possibilit di un'azione socialista e di conquiste
:

((

anche prima mento dell'importanza


socialiste

della dittatura del proletariato; riconosci-

dell'azione volontaria continua e graduale

per

la

dizioni di

formazione delle coscienze e per la preparazione delle conmaggiori ed ulteriori attuazioni del fine. La rivoluzione


socialista veniva

28

per il fatto slesso dell'esistenza di un proe continuo processo di sviluppo e progressivo gramma minimo in medesima come un processo di essa considerata rinnovamento quale l'azione di ogni giorno nel continuo, e graduale sviluppo ulteriore, e la coscienza, opeall'azione l'impulso d via e la apre rando, forma e sviluppa se stessa e stimola il progressivo svolgi-

mento proprio. Questa concezione del processo storico appare nella relazione, stesa dal Turali insieme coi due collaboratori suoi.
il programma mnimo dei socialisti non un centone di possibili riforme destinate a migliorare e letificare il genere umano e di cui ciascun partito possa prendere ci che gli par buono; non programma sentimentalmente umanitario. Ognuna delle riforme

Pei relatori,
le

tutte

presa per s, pu non essere peculiarmente socialista; generalmente anzi, esse non lo sono. Ma lo spirito socialista, il valore socialista di ciascuna nella connessione con le altre, nella connessione di tutte con lo scopo generale comune; nel carattere di materialismo economico che generalmente le informa; nel metodo sopratutto con il quale il paiiito intende attuarle, o servirsene a modificare i presenti ordini sociali la pressione, cio del proletariato, organizzato in partito di classe al fine socialista. Connessione, carattere, metodo che, mentre imprimono fin d'ora al programma l'impronta specifica del socialismo democratico e positivista, differenziano intimamente le riforme da noi proposte, oltrech per la misura e pel modo, anche per il fine e lo spirito, malgrado parziali e superficiali analogie, tanto da quelle dei cos detti socialisti di Stato le quali, aumentando le funzioni e la potenza degli attuali Stati borghesi burocratici accentrati, tendono a rafforzare politicamente la classe dominante, indebolendo correlativamente
indicate,
:

il proletariato quanto da quelle dei vari socialismi confessionali, i quali delle aspirazioni delle masse al materiale benessere riescono a farsi strumento per un nuovo e pi saldo assei-vimento delle classi produttrici alla superstizione religiosa e, di rimbalzo, agli interessi, quasi sempre congiurati, di classi e caste padronali e sacerdotali. Il programma minimo socialista o dei socialisti l'osservazione test fatta parifica le due espressioni non un programma da attuarsi in blocco per grandi gruppi di riforme, in un'epoca pi o meno remota, dopo la conquista dei pubblici poteri da parte del proletariato, il programma cio della transizione dall'epoca borghese alla socialista, sotto e durante la dittatura del proletariato , transizione le cui condizioni e modalit il partito socialista non presume oggi di antivedere. Meno ancora esso un programma tutto di immediata attuazione, un

elettorale e parlamentare, il programma massimo di una pi legislature. Nel suo largo giro esso offre materia a speciali piattiiforine di agitazione, che possono venire adottate a seconda dei momenti e delle circostanze. Formulato in Italia in quest'anno di grazia 1900. non pretende essere il Programma minimo d tutti i socialisti del mondo, e neppure quello, in ogni sua parte, dei socialisti dei paesi pi inoltrati nella civilt, per i quali molte delle nostre richieste sono gi superate: esso tion conto "della condizione arretrata del paese, la quale
<)

programma

29

ci necessario punto di partenza, sotto pena, altrimenti, di dover poi formulare un programma minimissimo al di qua del programma minimo in aspettativa; ma neppure presume, per libidine di praticit, di

fornire gli elementi concreti e socialista pu proporre o votare. A quest'opera esso non d che dei suggerimenti generici. Il programma minimo socialista italiano rispecchia, insomma, le tendenze, i desiderati che il partito socialista italiano pu formulare ed accogliere, in questa fase storica, di fronte ai problemi concreti che premono il paese. Sotto questo aspetto esso riassume (o dovrebbe riassumere) tutta l'azione, tutta la vita del partito: esso il solo programma. Ci che suol chiamarsi programma massimo una previsione e una bussola di orientamento; il portato delle cose, lo sbocco dell'evoluzione. La vita effettiva del partito nel movimento volontario, nel cosciente assiduo divenire. E il programma non ne che la rapida e mutevole espressione o formulazione teorica. Con che implicitamente risposto a coloro che, con dubbio nichilistico, si chiedono se un programma minimo debba esistere, alFinfuori delle piattaforme occasionali e locali. Si potrebbe brevemente osservare che esso deve esistere perch esiste; e si tratta di formularlo. Il criterio, sul quale insiste la dichiarazione preliminare per cui le singole riforme sono indicate in via esclusivamente dimostrativa, lasciando al programma una certa elasticit, talch a ciascun capoverso potrebbe aggiungersi un eccetera, consent ai relatori di dispensarsi da un profondo ed esauriente esam.e di ciascuna proposizione, esame impossibile ad essi, impossibile al Congresso; come li dispens dall'impegno di una perfetta e artificiosa euritmia. Se il programma, nel complesso, rispecchia le tendenze del partito, quali esso attualmente se le rappresenta, essi credono di avere assolto il compito loro. Perci, accanto a talune riforme della pi capitale importanza, altre parranno troppo minime; talune hanno specificazioni e formulazione positiva e concreta, di altre preso nota come per memoria, in attesa di sviluppi futuri. Un programma minimo sincero, del partito e non della cattedra, sempre come detto nella dichiarazione di mutevole e progressivo . La classificazione nei tre gruppi Bologna di riforme, non ha anch'essa nulla di assoluto; riforme, che hanno un aspetto politico, economico, amministrativo, collocaronsi u seconda del carattere che parve prevalente; potrebbero mutarsi di luogo. Anche non tutte le riforme proposte hanno l'adesione pacifica di tutti i relatori. Non raggiunse questo programma, ne cerc, l'ideale della brevit, non essendo una lezioncina per bimbi; e neppure aspir a diventare un trattato a capoversi, come il patto di Roma. Le lacune, le indeterminatezze, le mende, le esuberanze, le sproporzioni del programma rispecrelatori non furono troppo inferiori al mandato chiano e svelano se indeterminatezze, esitanze, lacune teoriche, che sono ancora nel partito. Se quest'ultimo, ne' suoi esami di coscienza, ne trarr impulso a rendersene conto, a esaminarle, a colmarle, a correggerle, non sar l'ultimo beneficio, o la funzione meno utile, del programma minimo che
sostituirsi

all'opera

dei

legislatori,

di

maturi dei disegni

di

legge che

il

Gruppo

proponiamo.
Filippo Turati

Claudio Treves

Carlo Sambucco.

30

Dichiarazione e disegno

di

programma minimo.'

del partito socialista sta al suo programma nei rapporti di mezzo a fine; in ci consiste la sua distinriformistici borghesi, per i quali zione qualitativa da tutti i programmi volta per volta, ai bisoddisfanno ossia stesse, se a fine sono riforme le sogni del sentimento, eccitato dalla visione singola di questa o quella situazione o pi evidente ingiustizia o malattia sociale, senza assalire nell'organizzazione economica e politica le ragioni del male consistenti
Il

programma minimo

massimo

della societ

umana.

Perci il programma minimo socialista, quale noi lo concepiamo anzich essere una elencazione di 'riforme, necessariamente incompleta perch essenzialmente mutabile col mutarsi delle condizioni esteriori dell'organismo sociale, economico e politico, preferisce disegnare quelle larghe correnti di trasformazioni, che sono da introdursi nel corpo della vita sociale d'Italia; e le singole riforme vengono indicate quasi a mero titolo di esemplificazione, che non ha nulla di tassativo, e lascia libero di elaborazione scientifica di ogni proposta, in coerenza col il lavoro fine generale del nucleo di trasformazione cui essa appartiene. Infine, il programma minimo socialista, che si distingue essenzialmente, per il fine suo e lo spirito che lo anima, da qualsiasi piattaforma occasionale di agitazione in cui il nostro partito possa trovare alleati, astrae dal criterio della attuabilit di ogni singola riforma nel congegno attuale e nel presente momento dello Stato italiano; suppone anzi che la richiesta, anche di riforme incompatibili con gli interessi organizzati dello Stato attualmente prevalenti, spinger lo Stato stesso in senso progressivo verso la libert e la giustizia sociale. Per tutte queste ragioni, il programma minimo socialista deve contenere tutto ci che serve ad organizzare ed educare economicamente, politicamente ed amministrativamente il proletariato, a preparare, assumere e mantenere la gestione della societ collettivizzata. E quindi deve accogliere 1. - tutte le riforme e tutte le istituzioni che giovano ad infondere nel proletariato il senso e la coscienza di classe e ad abilitarlo alla libera ed efficace espressione politica de' suoi interessi; 2. - tutte le riforme e tutte le istituzioni che, ponendo un argine allo sfruttamento capitalistico, elevano le condizioni economiche e morali, del proletariato e lo iniziano all'amministrazione ed al governo della cosa pubblica, secondo leggi che siano emanazione della sua
:

classe;
3.
il
-

tutti

provvedimenti, infine, che, anche per altre

vie,

innalzano

valore e le condizioni del proletariato come classe, nei rapporti della capacit intellettuale e del vigore morale e fisico, o che provvedono i mezzi finanziari, necessari alle riforme, che pi direttamente lo interessano. Cos noi designiamo tre ordini di trasformazioni sociali ad abbracciare tutte le riforme e le istituzioni di un programma minimo veramente organico, ossia veramente socialista perch in rapporto indefettibile con la conquista dello Stato da parte del proletariato ai fini della socializzazione dei mezzi di produzione. (Segue Velenco delle riforme
proposte).


Al Congresso di

31

la questione della lattica aveva messo accentuata che per l'innanzi, le due tendenze opposte, transigente e intransigente. Ma il problema della tattica elettorale, sebbene destasse pi vive le passioni e le antitesi delle correnti in contrasto, non era che la pi appariscente perch pi superficiale manifestazione di un dissidio, che aveva ben pi profonda radice e consistenza. Quando, in uno degli articoli di commento al Congresso {La sintesi del Congresso di Roma) Turati proponeva il problema della possibilit che il partito socialista assumesse funzioni preliminari che sarebbero proprie di altri partiti, senza pretendere di far con ci opera socialista, ma procedendo tuttavia con spirito socialista a preparare il terreno della sua azione specifica egli indicava la connessione della questione di tattica elettorale con un'altra pi sostanziale e decisiva. Le elezioni, le conquiste di seggi j^arlamentari o di amministrazioni comunali e provinciali, non erano che un atto strumentale e di transizione all'attivit trasformatrice concreta e fattiva. La tattica elettorale era problema congiunto e subordinalo a quello della accettazione e funzione di un programma minimo; e la determinazione di questo significava di per se stessa riconoscimento ed esigenza di un'azione graduale, in cui il processo della trasformazione rivoluzionaria s'identificava col processo della progressiva azione riformatrice. Rivoluzione in permanenza, nel senso di una continuit di azione rinnovatrice, che risponde alla formazione progressiva della coscienza, forza e capacit della classe proletaria; ed introduce negli istituti e nei rapporti sociali lo spirilo nuovo, che a questa classe proprio, in misura via via crescente, in proporzione del grandeggiare e svilupparsi della sua consapevole volont, energia espansiva e maturit di funzione direttiva; ma che nel tempo stesso che gradualmente consegue risultati pratici in rispondenza dell'interiore potenza spirituale, cui il proletariato sia pervenuto, d'altra parte nella praxis, e negli effetti che questa ottiene, prepara e forma le condizioni, gli elementi e gli impulsi di nuovi ulteriori svolgimenti di coscienza, di capacit e d'azione trasformalrice. Il magnifico processo della praxis che si rovescia, effetto e causa, generatrice e generata, figlia insieme e madre della storia il processo in cui Marx aveva delinealo scultoriamente l'avverarsi di ogni sviluppo storico, e quindi anche quello della umanit consociata, o societ di lavoratori, cui tende il proletariato si prospettava per tal modo o almeno si affacciava alla coscienza dei

Roma

di fronte, in lotta pi

socialisti italiani.

Ma

qui appunto una conseguenza del sempre pi fervido pas-

32

saggio dal momento iniziale della propaganda teorica a quello ulteriore dell'azione fattiva si doveva generare anche nel movimento socialista italiano il dualismo delle tenidenze. Dualismo inevitabile, perch rispondente ad un dissidio interiore, ad una vera antinomia della coscienza rivoluzionaria, combattuta nel suo operare tra due opposte esigenze della insopprimibile dipendenza dalla storia, che condiziona la sua stessa esistenza, e della necessaria indipendenza da essa, che costituisce il suo carattere rivoluzionario, ossia la sua antitesi con la realt gi formata. Il dissidio, per la prevalente unilateralit degli atteggiamenti di individui e di gruppi, passa dall'interno delle coscienze alla esterna lotta di due parti; rappresentanti e personificanti ciascuna un momento astratto dalla concretezza del reale processo storico. quando non sentano la suggestione e le esiDestinate pertanto storica, e restino sorde al richiamo (che nella genze dell'azione praxis stessa) dalla separazione astratta alla concreta unit dei destinate ad accentuare via via l'uniladue momenti opposti leralit in cui vogliono persistere, fino a tagliarsi fuori dalla vita del comune tronco originario. Da un canto se ne distacca cos il partito riformista, che si scolora e si lascia assorbire in un radicalismo democratico, reso, dalla soggezione e dall'adattamento alle form^e della realt esistente, dimentico della finalit socialista, per la cui pi efficace attuazione diceva di sorgere; dall'altra se ne divelle, dopo il rivoluzionarismo sindacalista, il partito comunista, che, accentuando
:
:

l'opposizione sino a tradurla in idisgiunzione completa di fasi storiche, prive di qualsiasi collegamento o continuit di sviluppo,

rinnega ogni possibilit di azione trasformatrice, col rinviarla tnlta ed intiera ad una organizzazione sociale loto coelo opposta
alla presente.
si presenta cos netta e spiccata. congresso di Roma e quello di Imola del 1902, il contrasto tra riformisti e rivoluzionari si viene da prima dichiarando e affermando, il teorico pi forte della seconda lend(!nza, Arturo Labriola, afferma ancora che la rivoluzione un div(!nirc di riforme; ed entrambe le correnti concordano ancora ncU'escludere dai loro programmi l'azione della violenza. Perci Turati nel suo discorso di Imola pu concludere l'analisi acuta del dissidio con la negazione della consistenza e realt di due tendenze. Ma in quella stessa analisi l'essenza del dissenso appare riconcsciula nel diverso atteggiamento in rapporto all'azione concreta e fattiva. Per altro, nell'adesione operosa da un lato e nel ripudio sdegnoso di tale azione dal lato opposto, non c'era sol-

Ma

da principio

l'antitesi

non

Quando,

nell'intervallo fra

il

rati vi rilevava

38

ianlo quella diversit di temperamenti e di buon volere, che Tuc'era anche, sebbene ancora in germe ed inconsapevole allora di se slessa e dei suoi futuri sviluppi, una opposta visione teorica. E Turati allora vi accennava, contrapponendo il determinismo al volontarismo; ma si trattava piuttosto di un vo:

lontarismo concreto contro un volontarismo astratto; della marxistica filosofia della praxis (che intende e riconosce il necessario rapporto dialettico e la reciproca funzione dell'uomo e delle condizioni reali) contro il pragmatismo sindacalista allora, che gi si preannunciava e si profilava dietro il rivoluzionarismo verbale del Ferri, e, pi tardi, contro il massimalismo comunista, legato al suo predecessore, pur attraverso le profonde diversit di condizioni e di contenuto, dalla comune fede nei miti, nella onnipotenza della volont e nella funzione creatrice della violenza. Contro tutte queste unilateralit, deviazioni e deformazioni, l'equilibrio e la essenziale linea continuativa del pensiero e dell'azione di F. Turati ci appaiono, nella serie dei discorsi qui raccolti, sopra la via diritta del socialismo e della concreta concezione marxistica della storia e della missione del proletariato. Alti singoli, affermazioni particolari possono certo, talvolta, suscitare discussioni e dissensi di chi pur si attenga alla concezione che egli cos potentemente contribu a diffondere in Italia. Ma qual uomo pohtico pu illudersi di avere o pretendere mai consenso immutalo ad ogni sua parola od azione? Quel che importa che l'esperienza slorica confermi le grandi linee direttive, e che ogni coscienza serena debba riconoscere la nobilt dell'inspirazione e la sincerit e fermezza dell'attuazione. Sotto questo riguardo molti punti del pensiero 'di Turati meriterebbero oggi di esser posti in singolare rilievo. Ma due almeno di essi voglio qui accennare, per la grande importanza morale e storica che hanno. L'uno, la concezione, sempre fermamente e vigorosamente proclamata, della connessione fra il valore morale e la capacit di azione storica del partito socialista il quale non pu corrispondere alla missione universale che spetta al proletariato, se non mantenga viva la consapevolezza di se stesso e della sua responsabilit storica nella costante rivendicazione della libert del pensiero contro ogni settarismo intollerante e dogmatico, e nell'esi:

genza e nel rispetto della sincerit delle convinzioni, delle porole, degli atti. Noi abbiamo un solo dovere (conchiudeva altamente un dovere d'altronde il discorso del 1918 al Congresso di Roma), assai pi facile che non sia il dare la vita pel proprio ideale non
:

mentire a noi stessi, non ricevere comandi che dalla nostra coscienza, sempre; di fronte alla folla che ci applaude, che ci luTdhati - Le
vie

maestre del eocialistno


singa, che
ci

34

spingerebbe a non essere noi, essere sempre sinceri. Altrimenti non siamo pi un partito di avvenire, siamo un partito decrepito, corrotto, disfatto, come tutti gli altri. Ebbene, io voglio poter morire proclamando che a questi germi ed indizi della corruzione del mio partito io non ho dato mai il minimo contributo o
consenso. Mai!
.

L'altro punto l'affermazione costante dell'antitesi fra il concetto di forza storica e il concetto di violenza ('); antitesi, che implica e in qualclie

Turati contro

il

modo riassume in s tutte le altre, che posero rivoluzionarismo sindacalista prima, contro il mas-

simalismo comunista poi.


In una costituzione politica, che l'iniziale impulso della rivoluzione francese doveva condurre, ed ha condotto, al suffragio universale, la caratteristica essenziale un mutevole equilibrio di
forze, che si fanno valere in proporzione della loro reale consistenza ed attivit, e la cui risultanza quindi si sposta a seconda del variare della compattezza e capacit di ciascuna. Perci l'ascen-

sione del proletariato e la grande trasformazione storica, alla quale essa deve portare, si delineano come un progressivo prevalere della sua forza, proporzionale all'accrescimento della sua consapevolezza e maturit, che traducono in energia reale la dinamica potenziale del suo numero. Sicch il nucleo pi cosciente di esso tende sempre a farsi centro d'attrazione di energie vive, per comunicar loro la consapevolezza e capacit e in ci trova la sua forza storica, ossia non soltanto la potenza di ottenere un momentaneo resultato con la pressione, che esercita a un certo istante sulla bilancia, ma di rendere permanenti ed irrevocabili le sue conquiste, in quanto rispondono ad esigenze materiali e morali, di interessi e di giustizia, fortemente sentite e vissute da una classe, che maggioranza e vuol tradursi in universalit.
:

(^) Mentre riveggo le bozze di questo libro, appare 11 magnifico discorso Contro la violenza, pronunciato da Turati a Milano il 3 aprile 1921. Ne tolgo due brani significativi Io ho sempre sostenuto che la violenza non forza, ma la sua negazione; che la violenza debolezza e crea la debolezza; che insulta Marx chi deriva dal suo Manifesto e dai suoi scritti una teoria di violenza, perch il socialismo ha questo di grande e di caratteristico, di essere la negazione assoluta della violenza sporadica ed episodica; che ogni conato di violenza non pu essere che dannoso, che la violenza pu condurre magari a qualche trionfo, ma che dannosa per le cause che si vogliono far precipitare... " ... Questo il grande inganno della storia. La violenza nega la storia: la nosa non soltanto nel fatto criminoso immediato, ma sopratutto per la paralisi mentale che produce, per lo spirito di servilismo, di terrore, di uniiltji che produce negli uomini. il culto della libert che noi vogliamo invocare: io voglio essere, concittadini, ancora per la sacra, immortale libert: per essa il socialismo vivr, senza essa non sar .
:


In ci ad

35

l'alto valore morale e 1 efiicacia storica del Forza storica via via crescente sino a diventare irresistibile, ed a superare ogni ostacolo con la sua formidabile pressione; forza che, pur non potendo escludere l'eventuale momentanea necessit di un violento colpo di spalla, cui l'abbia a costringere la violenza avversaria, non ha per affatto bisogno di teorizzarne la previsione, e tanto meno di farne un metodo abituale e costante.

un tempo

movimento

socialista.

Anzi, nell'esaltazione e nell'esercizio della violenza la concezione qui abbozzata vede piuttosto l'azione propria di una minoranza, che in quanto tale ha bisogno di imporsi; e che perci si fa centro di repulsione anzi che di attrazione, sforzo di compressione anzi che di liberazione; che sente vacillare continuamente le

sue conquiste per il contrasto di forze, che si manifesterebbero preponderanti, se non restassero paralizzate dalla minaccia e dal terrore. La violenza, teorizzata quale metodo dell'azione socialista e quale creatrice della societ socialista, dunque il non senso e la contradizione in termini, contro cui sempre ha suonato vigorosa e ferma la voce di F. Turati. Il quale pertanto ad un avversario che diceva tutti colpevoli di aver talvolta incitato alla violenza, e lanciava la sfida chi senza peccato scagli la prima pietra poteva ben rispondere ebbene, eccomi qua. Quella pietra io posso lanciarla.

<;

Rodolfo Mondolfo

Il

dissidio delle tendenze

il

suo superamento nell'azione.


(')

(discorso tenuto al Congresso di Imola l'8 settembre 1902)

Turati, il quale incomincia dicendo che ritenuto il principale colpevole del dissidio delle due tendenze, e perci parla, per quanto creda che non ve ne sarebbe bisogno. Infatti, dice, siamo rimasti in quattro contro due, perch Rigola pu dirsi con noi. Inoltre Ferri e Labriola sono agli antipodi tra loro e si distruggono a vicenda. Una doppia necessit subiettiva ed obiettiva mi fece assumere l'atteggiamento preso in presenza delle nuove orientazioni politiche d'Italia e dei conseguenti nuovi doveri del partito socialista di fronte alle masse. La necessit subiettiva mi era imposta dal dover far opera di
sincerit democratica e di educazione politica.
lista

Se

il

partito socia-

vuol essere partito nuovo e rinnovatore, i suoi rappresentanti devono sdegnare ogni sorta di equivoci, fare che ogni loro atto sia chiaro alla coscienza delle masse e da esse liberamente consentito.

Bisognava quindi spezzare le vecchie formule stecchite, infrangere quel ritualismo, quel misoneismo cui accenn ieri Claudio Treves, per affrontare problemi ben pi vasti e complicati. Era naturale che i feticisti della formula insorgessero e creassero la leggenda delle due tendenze. Ma vi fu della mia condotta anche una ragione obiettiva. Io vivo a Milano, centro industriale importantissimo, ove la
lotta di classe si fa coi fatti e non colle frasi, dove l'organizzazione operaia vasta quanto operosa e la Camera di Lavoro ha oggi organizzati 50.000 operai; colla politica di Crispi e di Pel-

(1)

Rendiconto sommario

non

stenografico.

38

loux questa organizzazione viveva a stento, offes'a da continue sopraffazioni. La nuova relativa libert la pose in condizioni af-

ben altrimenti favorevoli. Conservare e rafforzare la nuova situazione era dunque una necessit imposta dalle cose, e nei miei discorsi ed opuscoli io fui non il creatore ma il semplice espositore di una situazione nuova e di un atteggiamento che del resto mi fu comune con quasi tutto il gruppo parlamentare, colla grande maggioranza dei nostri giornali e dei nostri compagni. Esistono le due tendenze? ecco la questione. Questione che io credo priva di base e che quindi non dovevasi porre; ma una volta posta, e dopo che ha turbato e paralizzalo per tanto tempo l'azione del partito, e gi filtra nelle organizzazioni economiche e ne minaccia la concordia, urgente e necessario risolverla. Deploro perci vivamente che coloro che inalberarono il pennacchio rivoluzionario ora tentino sfuggire alla contesa indetta da loro medesimi, presentando ordini del giorno in cui la questione esclusa e che potremmo tutti firmare. Il Congresso deve risolvere definitivamente un dissidio che considero come disastroso al partito e
fatto diverse e
al

movimento

proletario.

Bisogna anzitutto definire ci che intendiamo per tendenze. Se con questa parola si allude a una semplice divisione del lavoro dovuta a diversit di temperamenti, di ambienti, di circostanze, la questione non esiste pi e la parola tendenze non appropriata.

rappresenta due tendenze il lavoro, che reciprocamente due operai della slessa officina; non rappresentano due tendenze le due braccia, i due occhi di uno stesso individuo.
si

Non

integra, di

La diversit delle tendenze di un partito suppone l'antagonismo, la lotta interiore, il principio di una divisione e intanto produce la paresi e minaccia la paralisi; ed questo per l'appunto che noi avvertiamo nel partito.
Il Ferri, neWAvanti del 10 gennaio, non era ben deciso nelle sue definizioni diceva che le due tendenze rappresentano una benefica divisione del lavoro; viceversa, nello stesso articolo, sosteneva il metodo rivoluzionario come il solo veramente utile, come quello che colla spesa di uno d il risultato di cento, mentre il metodo che egli chiama riformista darebbe il risultato inverso: sarebbe quindi un inutile spreco di energie proletarie e converrebbe condannarlo.
:

Io non nego che nel campo dottrinale esistano latenti numerose tendenze nell'ultima Critica sociale ne noverai cinque e se ne possono creare altre numerose colle combinazioni dell'una e
:

dell'altra
:

39

queste tendenze potenziali non presero ancora corpo dove alle lotte dottrinali si porta finora un troppo scarso interesse. Cos Arturo Labriola espose ieri tutta una tendenza dottrinale peculiare a lui; tendenza che io credo fuori del socialismo, ma che ad ogni modo certamente fuori del socialismo quale oggi inteso da tutti noi. Certo essa agli antipodi del socialismo assolutamente ortodosso di Enrico Ferri. l'erri ha inalberalo il semplicismo rivoluzionario a base di collettivismo e di lotta di classe; Labriola dichiara nella sua conferenza di Venezia, pubblicata dalla Rivista di Colajanni, che snaturare il socialismo ridurlo all'eterno dilemma del collettivismo e della propriet privata tutte le sue confessate simpatie sono per il movimento operaio inglese, liberale, apolitico e semi anarchico; egli dice e ripete che il socialismo non sta nel contro Ferri e contro noi tutti collettivismo. quindi prodigioso vedere il nome di Labriola seguire immediatamente quello di Ferri sotto uno stesso ordine del giorno diretto a fulminare noi come eresiarchi del socialismo. Il Labriola sostenne anche ieri che da noi manca la base a un vero socialismo; che il nostro torto di voler essere troppo socialisti in un paese che, per essere ancora troppo medioevale, non ce lo consente. Generalizzando ci che proprio tutt'al pi ad alcune regioni dell'Italia meridionale, egli afferma che da noi il proletariato, anzich dover lottare contro lo sfruttamento del capitale cerca anzi questo sfruttamento e non lo trova esso sopralutto lotta colla mancanza di capitale e cerca di sfuggire alla disoccupazione. Il nostro avversario perci non , secondo lui, il capitalismo sfruttatore, ma lo Stato dissanguatore la lotta deve rivolgersi contro lo Stalo ed essere assai pi politica che sonel partito socialista italiano,
:

ma

cialista.
la sua teoria per cui nessuna riforma veramente non rompe in qualche modo o modifica la legalit esistente. Questo non che l'eufemismo, adattalo a questo Congresso, della pregiudiziale repubblicana. E mentre in un punto del suo discorso diceva che sono sole e vere riforme quelle che intaccano il mono-

Di qui anche

tale se

polio proprietario, ossia, parrebbe, la lotta operaia pei salari, gli


orarii, la legislazione sociale; viceversa il Labriola additava al nostro partito un programma di riforme esclusivamente politiche lotte per l'abolizione del dazio sul grano, riforma tributaria, campagna antimilitarista. Insomma il discorso di Labriola quello di un liberista piccolo borghese e repubblicano, che riflette in s i bisogni e i concetti di una parte dell'ambiente meridionale. Esso sta in antagonismo col concetto socialista.
:

40

Ci fa si che egli debba scrivere i suoi articoli o nella Rivista repubblicana-socialistoide di Colajanni e nell'Italia del Popolo che l'organo pi dogmaticamente ed astiosamente nemico del partito socialista. {Acclamazioni). che fece una cosi poderosa campagna il Ferri, repubblicanismo chiamandolo partito borghese e fu ac(io credo a torto) di aver scatenato in Romagna perfino ire fratricide, pu trovarsi accanto, in una questione di tendenze socialiste, al liberista e repubblicano Labriola? Gh argomenti di Labriola contro la legislazione sociale, in ispecie contro la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sono esattamente quelle dei liberisti e degli industriali del secolo passato. Voi toglierete il pane, egli ammon, alle donne ed ai fanprimi interessati ad eludere la legge. A questi ciulli, che sono argomenti il socialismo ha gi risposto da un pezzo che al contrario esso aumenter il pane e ai fanciulli e alle donne ed agli adulti. La sua azione complessa, la resistenza operaia aumenta salarli quanto meno sfruttato il lavoro infantile e femminile; i a nuovi bisogni provvedono nuovi organismi, le casse di maternit, le scuole complementari, la refezione scolastica ecc. Questo il dissidio appunto fra liberismo e socialismo. Secondo Labriola lo Stato il nemico, non il capitalismo. Ma quando lo Stato spende quasi mezzo miliardo all'anno per mantenere un esercito diretto sopratutto alla difesa dai nemici interni, non forse il mandatario dei capitalisti? E non forse l'agente del capitalismo quando sottrae alla popolazione da 700 a 800 milioni per distribuirli ai detentori di rendita? Inoltre che questo fiorire di Leghe, questo imperversare di scioperi, questo agitarsi e preoccuparsi per leggi e istituti sul

Or come mai
il

contro cusato

contratto di lavoro, se fra capitale e lavoro?

non l'espressione

del crescente

conflitto

Sa il Labriola che nella sola industria tessile noi abbiamo oggi impiegate pi di due mifioni di donne operaie? Senonch tutta questa veramente una discussione accademica. La tendenza dottrinale del Labriola, come quella del Crespi, del Graziadei, di altri intellettuali, che combinano in vari
modi
cupa
le

cialisti,
il

nuove teorie liberiste o di economia pura coi concelti sonon sono la questione che oggi in Italia interessa ed ocpartito socialista.

ha posto il Ferri. Vi sono quelli che insistono sopratutto sul programma massimo e sui grandi e semplici antagonismi di classe e vogliono bens
la

La

vera, la sola questione quella che

riforme,

ma

ottenutjs

colla

timore

inspirato

dal

reclutamento di

propaganda del fine ultime, col numerosi credenti nella

41

nuova fed e vi sono quelli che lasciano il collettivismo in seconda linea e intendono sopratutto a strappare le riforme a grado a grado, e a imprimere ad esse direttamente l'impronta proletaria.

Notiamo che entrambe


speciale) escludono
Ieri

le

correnti

(e la

rivoluzionaria con cura


l'azione della
la

dai loro

programmi

violenza.

vera questione e la vera differenziazione sarebbe questa, se cio si crede alla teoria dell'evoluzione (salvo, sia pure, le impreviste catastrofi) o se si vuole l'azione di strada. Ma questa per noi questione da lungo tempo superata essa fu sepolta a Genova quando ci separammo
l'avv.
:

Marchesano ha sostenuto che

dagli anarchici.

Ferri non dimentica mai di notare fra parentesi (e fa molto bene) che, quando egli parla di rivoluzione, non intende le barricate.
ci pu separare. questione delle riforme. Infatti i cosidetti rivoluzionari dichiarano che essi pure vogliono le riforme, che la rivoluzione (come scrisse il Labriola) non che un divenire di riforme, che anzi col loro metodo le ottengono pi facilmente. I riformisti dichiarano che le loro riforme sono coordinate e subordinate alla rivoluzione socialista, che esse formano la condizione e la sostanza della rivoluzione socialista. Vi sono, vero, riforme e riforme Bonavita cit quella di Luzzatti sulle case operaie; ma nessuno ha detto che i riformisti socialisti si balocchino con questo genere di riforme borghesi. Tutti noi non voghamo altre riforme se non quelle che si conquistano colla lotta di classe, che rinforzano il proletariato nella sua difesa di classe per i fini del socialismo. Non dunque neppure la qualit delle riforme vagheggiate ci che ci pu separare. E forse il modo di conquistarle? Ma v' forse alcuno di noi che supponga che le riforme si ottengono colle petizioni, come graziose concessioni delle classi privilegiate? Non forse di Bissolati l'opuscolo mordente d'ironia sulle alte idealit della borghesia? Noi ci trastulhamo con una quantit di equivoci verbali. Il nostro non riformismo, perch questa parola indica la ricerca filantropica ideila riforma per la riforma, non la riforma conquistata colla lotta di classe. Cosi noi chiamiamo transigenti coloro che, fermissimi nel programma, stringono delle coalizioni, per meglio e pi prest effettuare le riforme invocate; chiamiamo ministeriali, non i fautori interessati di un Ministero, ma coloro che votano per un Ministero per salvare una situazione favorevole

Non Non

questo

dunque l'argomento che


in s stessa la

neppure

_
al la

42

prolelariato. Equivoco verbale che inganna la gente grossa, quale per riformisti intende gli anti-rivoluzionari, per ministeriali i deputati-Telegrafo e per transigenti gli uomini senza
carattere.

quando si ventil il progetto per il riconoscimento Leghe e per gli arbitraggi obbligatorii, riforma che pareva un dono (ma era dono di Danai) al proletariato, fummo proprio noi riformisti che insorgemmo, fui io primo che combattei quella iniziativa, e posi in avvertenza i proletari perch non
Cosi fu che, giuridico delle

abboccassero a quell'esca, che avrebbe reso rachitico

il

nascente

movimento operaio.
possono essere fra noi differenze di opinioni intorno che il Ferri vagheggia sembrano riformiste o troppo poco rivoluzionarie. noi troppo a Il Ferri, ammirato del Wooruit e della Maison du Peuple, ha subito lo stesso effetto che io pure subii tornando dal Congresso di Bruxelles, e ora ne caldeggia l'applicazione in Italia. Viceversa io temo che quelle Cooperative svilupperebbero lo spirito del piccolo borghese nel proletariato italiano. Cos pure crede il Ferri che le riforme si impongano unicamente colla paura; ed vero in parte; soltanto noi crediamo che possiamo anche utilmente collaborarvi e dar loro cos l'impronta nostra, la marca proletaria, rendendole cos pi efficaci e salvandoci dalle insidie borghesi che esse contengono.
Certo
vi

a qualche riforma. Certe riforme

Cosi
ciulli.
Il

si

fatto per la legge del lavoro delle

donne

e dei fan-

non fu tutto quello che noi chiedevamo; che si poteva ottenere in quel momento. Anche per altri argomenti pi volte fummo interpellati che cosa pensassimo di certi di.segni di legge. E se noi rispondemmo che una disposizione non ci andava, fu abbandonata e modificata. Ora (juesto non , come da alcuni si pretende, intrigo di corridoio, ma lavoro onesto, inspirato all'ideale, all'interesse del proletarisultato della lotta

ma

fu tutto quello

riato.

(Applausi).

sta dunque la differenza fra le due correnti? Evidentemente in queste due cose Da un lato, nel tono di voce con cui si pronunciano certe parole, si accentuano certe frasi. {Vivi ap:

Dove

plausi).

Dall'altro lato,

nella necessaria variet di

propaganda

seconda dei momenti e degli ambienti pi o meno evoluti. Ammetto col Treves che, agli inizii e negli ambienti primitivi, una certa propaganda semplicista, mistica, a base di apologhi, di
miagui della Societ futura, .sia indispensabile per destare le menti chiuse. Ai bambini si parla altrimenti che non agli adulti.

43

Badiamo per che questo metodo cela i suoi pericoli le menti primitive connettono troppo facilmente il futuro radioso col troppo misero presente, non vedono le difficolt e la lunghezza della via
che
separa dalla meta, e credono facilmente di arrivarvi d'un accusa spesso, quando diciamo queste cose, di denunciare ai Procuratori del Re nostri compagni per i processi futuri. Il vero che questi processi noi intendiamo prevenirli. Si tratta di avere o no un senso vivo della responsabilit del partito. Molti rivoluzionari, e Ferri caposcuola, credono che coi discorsi si improvvisi ci che essi chiamano coscienza socialista . un concetto assolutamente metafisico, come sempre metafisico, in fondo, l'intelligenza del Ferri, malgrado la sovrapposizione
ci

salto. Ci si

della coltura positiva.

l'illusione spiritualista,
la

idealista,
il

del

li-

bero arbitrio, che crede che


le

volont

muova

mondo. Noi,

crediamo che, non le parole ma condizioni materiali di vita, i rapporti sociali, l'atmosfera degli interessi d'ogni giorno modellino la psiche umana.
materialisti, positivisti e marxisti,

Quando si vede Ferri credere e stampare in buona fede che la sua celebre frase censurata alla Camera contro le camorre del Mezzogiorno abbia fatto pi propaganda dei 300 comizi per la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, una legge che non solo guarentir i diritti della specie e permetter agli operai meno denutriti, di intendere davvero la lotta di classe, mentre l'agitazione per la legge stessa ci diede modo di attirare nella organizzazione schiere innumerevoli di donne l'elemento pi refrattario e di infondere in esse una coscienza politica, convien dire poich non supponiamo che egli pensi cotesto per una ridicola infatuazione di se stesso che egli subiva l'illusione di

cui

evoluti noi ripetiamo meno parole collettivismo e lotta di classe. Le persone colte leggono senza compitare. Si dir che abbiamo dimenticato l'alfabeto? I biologi hanno smesso di ingiuriare Dio e l'a creazione dal giorno che l'ipotesi creazionista fu definitivamente cancellata dallo

abbiamo parlato. E verissinao che negli ambienti pi


le

spesso

scibile.

di quella secondo la quale radicalismo. Io e Treves scrivemmo insieme un opuscolo per dimostrare l'antitesi decisiva fra i due partiti per lo spirito loro, per gli interessi, per i metodi, per
vi

Non
ci

poi pi ingiusta

accusa
al

noi

andremmo accostando

gli eserciti rispettivi.

L'oratore accenna poi alla differenza profonda fra socialisti e repubblicani. I socialisti aspirano alla rej)ubblica del lavoro, ben altrimenti democratica che la repubblica dei repubblicani forma-


listi.

44

Ma non

la repubblica per essi la pi urgente preoccupa-

zione.

La monarchia

pei socialisti

un accidente che pu qualche

volta fondersi colle forze reazionarie, e allora Bissolati che getta nella Camera il grido repubblicano; qualche volta pu essere in-

nocua, qualche volta anche, per ragioni di conservazione propria, riescire piuttosto favorevole agli elementi innovatori. Riandando dunque i cos detti elementi differenziali delle tendenze, l'oratore dichiara che di tendenze reali non ne ha trovata
alcuna.
si gabell per dualismo di tendenze, proverbio che l'ozio il padre dei vizi. Questa contesa figha di disoccupazione. Dove si lavora, nelle Leghe, queste questioni non sorgono. (Acclamazioni). Il lavoro d'organizzazione che ivi si deve fare ben grave; le idifTicolt da vincere sono infinite; ogni giorno sono problemi complicati e diffcili, nuove classi da organizzare, nuove conquiste da ottenere, e non si ha tempo di guardarsi nello specchio facendo (Acclail gesto fiero rivoluzionario o il blando gesto riformista.

La causa

del dissenso, che

rivelata dal vecchio

mazioni).
zione; bens nei circoletti

Queste discussioni non son nate dove si lavora all'organizzadove non si fa nulla. E fa di questi circolelti una diagnosi particolareggiata acuta. Intanto queste beghe ci impediscono di lavorare, di affrontare l'immane compito nostro. Non vi partito socialista che sia meno operante del nostro; si trascendentali, mentre abbiamo tanto lavoro pratico da compiere. Di fronte all'opera delle riforme noi ci atteggiamo come credenti di fronte alla scienza: la sprezziamo perch la ignoriamo. Cita in proposito di nuovo la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli. Il Ferri, che chiam parate quei nostri Comizi, esso stesso un indice di questa situazione. E a ragione egli not il deplorevole assenteismo dei nostri deputati dalla Camera durante
i

la

discussione di quella legge. Cita un altro esempio la questione ferroviaria, che interessa non solo tutta l'industria nazionale, ma anche, direttamente, 100.000 lavoratori delle ferrovie e indirettamente tutti gli operai
:

dei servizi pubblici. del Congresso, vi

dicendo che
scussione.

il

Ebbene, la questione all'ordine del giorno sono due relazioni, ma inganneremmo noi stessi partito sia menomamente preparato a tale di-


Dimostra come ben diversa

45

sia l'azione dei socialisti tedeschi,

che pure sono esempio spesso invocato dai cosidetti rivoluzionari. Intanto, nel dissidio delle due pretese tendenze, sono due anni che l'azione del partito paralizzala i migliori si ritirano disgustati; quindi l'oratore chiede che la si risolva. Descrive vivamente le lotte nei circoli e circoletti e nei giornali, e cita un brano di un giornale socialista in cui si attaccava orribilmente Trampolini dicendolo paranoico ecc. {Acclamazione formidabile, grida di evviva Prampolini). Turati riprende ammonendo che gli avversari spiano le divisioai. le ire dei socialisti e da esse auspicano il futuro dissolvimento del nostro partito. Questo il danno, il delitto, il tradimento che commettiamo contro noi stessi, contro il partilo, contro
:

il

proletariato.

Continuando, accenna

alla

Relazione Soldi,

nella

quale non

trova l'espressione di una delle due tendenze,

ma

soltanto l'ac-

cenno

significa soltanto che

un diverso alleggiamento di fronte a certe questioni; ci non siamo un convento di frati. Soldi obi

bligato a inventare molte cose, fra l'altro che

socialisti

diedero

appoggio al Ministero per le sue promesse di legislazione sociale; mentre tutti sanno che l'appoggio non ebbe altro scopo che di

assicurare vita e vigore alle organizzazioni proletarie, delle quali sia detto di passaggio si occupano prevalentemente i cosi-

detti riformisti.

Ribatte altre affermazioni del Soldi, dimostrando come fatti recisamente le smentiscano. Soldi vive nella cattedra e nell'ambiente romano e, da economista darwiniano, fa buon mercato delle Leghe. Egli scrive che i corpi deboli, che temono la persecuzione, sono di impaccio e conducono all'asservimento. Sgraziatamente non si ancora trovato il modo di nascere adulti. Ma, se le nostre Leghe conducono all'asservimenlo, viva dunque Crispi e Pelloux che le sopprimevano! Cita date e cifre per mostrare il movimento ascensionale deli

l'organizzazione, e

si

domanda

dobbiamo noi

rifiutare quest'aria

che

divisione e

riformisti di portare la i sospetto nel proletariato. Quel sospetto e quella divisione l'avete portata voi, e voi soli, colla vostra campagna di diffamazione. Noi rispettiamo pi di voi il proletariato e lo crediamo
il

consente di vivere? Protesta contro il Soldi che accusa


ci

capace

di ragione e di verit. Circa l'intransigenza, si rimette a quanto disse Treves; ricorda

46

altri partiti

che anche Ferri si trov a lottare insieme ad E questione di contingenze.


Cos,

popolari.

dere

le

circa il cosidetio ministerialismo, ove si tratti di difenorganizzazioni, non, vi pu esser dubbio. E Ferri stesso,
le

non vot per Prinetti? Perch Prinetti. era Giolitti e Giolitti erano le Leghe e vennero a dirci di lasciar loro la vita. Noi obbedimmo.
:

Leghe

Ai meridionali, che chiesero a noi di fare dell'antiministeriapersuadelismo come pi favorevole alla loro regione, diciamo soddisfarvi, non noi per avendo megUo di chiederemo teci e non Gabinetto. qualunque con questo o con legame alcun Gli antiministeriali per principio sono in realt troppo ministeriali poich danno eccessiva importanza al fatto di' un Ministero

e questo vero giacobinismo! Essi dimenticano che la libert la grande fattrice della organizzazione, che essa solo permette le riforme, e che la somma delle riforme , in fondo, la rivoluzione. Un Governo, che vi
:

lascia la libert, vi dice


starlo.

che l'avvenire vostro se sapete conqui-

negli

all'ostruzionismo. Turati spiega perch, qualche volta dobbiamo essere moderatori, non volendo tagliare l'albero per mangiarne le frutta e perch i passi impulsivi danneggiano le stesse masse. Una azione inconsulta ci pu far retrocedere di dieci ed anche di vent'anni. Gli avversari ci accusano di aver rinunziato alla lotta per l'abolizione del dazio sul grano e contro il mihtarismo. Non abbiamo rinunziato ma fu per la legge del minimo mezzo che dovemmo insistere sopratutto sulle agitazioni pi sentite dal proletariato, perch lo toccano pi direttamente. Quando esso capir che le spese militari e la rendita pubblica sono gli ostacoli maggiori che impediscono un'efficace legislazione sociale la quale esige spese cospicue, esso stesso muter bersaglio. E la borghesia medesima,, sotto la pressione del lavoro che esige migliori condizioni, dovr diminuire le spese improduttive.
scioperi,
:

Dopo aver accennato

Infine viene agli ordini del giorno. Combatte quello Soldi, .^ebbene ritirato; appoggia cordialmente quello Bonomi per la sua larghezza.

Hitiuta gli altri ordini del giorno. Invita


cerit.

il

Congresso

alla sin-

Invila sopratutto i rivoluzionari ad essere franchi, qui ci che vanno stampando nei loro giornali.

ripetendo

Conchiude

Potremmo

vincere

ma non

ci

importa anche di

essere vinti; solo vi


gli astii e le

47

clie
ci

domandiamo

lasciale

lavorare.

Fra

contumelie si perde ogni energia. E noi sentiamo il rovello di questa lolla, per cui invece di guardarci dai nemici, siamo distralli dalla odiosa preoccupazione di guardarci le reni dagli slessi nostri vicini. {Grandi e calorose acclamazioni salutano il discorso di Turali).
Nella

CrUica

Sociale,

in

un

articolo

Dopo

il

Congresso,

Turati

riaf-

la convinzione che lo sterile contrasto delle tendenze fosse ormai superato, col rivolgersi di tutte le energie all'azione operosa, al lavoro fatNellintroduzione ho gi indicata la ragione del fallimento di tale tivo fiduciosa previsione, accennando alla inevitabile proiezione e personificazione plastica in due gruppi o tendenze di qu.el antinomia della coscienza rivoluzionaria, che raramente si compone ad unit negli spiriti individuali. Scriveva Turati in quell'articolo della Critica Sociale L'ordine del giorno Bonomi ebbe il merito di rendere, senza reticenze opportuniste, la voce di quest'anima profonda del proletariato organizzato. Esso smantella la fiaba dei due socialismi, rinnega la rivoluzione che non osa essere insurrezione n sa essere riforma, rende omaggio alla necessaria variet degli atteggiamenti di fronte alle variet delle situazioni, rivendica alle Sezioni ed al autonomia che dignit, esperienza, tattica, azione

fermava

Gruppo parlamentare, sospinge questo e quelle a una sempre pi intima fusione colle masse proletarie e, proclamando i diritti della vita contro la
stecchita rigidit di tutte le foi'mule, sanziona il passato ed autorizza l'avvenire. Con questo ordine del giorno, con la vasta luce che gli viene dalle discussioni e dalle votazioni del Congresso, il partito chiude definitivamente la fase delle sterili prela fase delle dispute bizantine sulla tattica unica giudiziali e inaugura il periodo dell'azione complessa, multiforme, consopratutto responsabile. creta e Poich questo e un altro l'effetto pratico portato dal Congresso. Un Congresso proletario non un Concilio ecumenico che fucini dogmi e anatemizzi eresie. Esso non decide, agisce. Un brutto ostacolo s'era posto sulla La sinceil Congresso risolutamente lo ha tolto di mezzo. via del partito rit gli fu strumento, ma l'azione fu la sua meta. N noi sentimmo mai cos alto vibrare l'unissono dell'anima di quei mille convenuti coll'anima nostra, come quando, non in nome di un principio o di una formula astratta, per la quale perorassimo la prevalenza, ma chiedemmo l'esplicito voto del Congresso in nome della suprema, urgente, improrogabile necessit del lavoro. Certo non tutte le accuse occulte che il lavoro avevano intralciato, spargendo nelle file del partito il sottile veleno della diffidenza e il pulviscolo oscillante del sofisma, deponendo nel partito i germi di due partiti paralizzantisi a vicenda spariscono (sarebbe miracolo) col voto del Congresso. Squittisce qualche gufo di malaugurio che esse al contrario, fatte mogie per un istante, risorgeranno ben tosto inacerbite dalla frenesia della rivinnon si ritentano due volte prove cos disperate! cita. Noi non lo pensiamo Comunque, ben pi agevole ormai ai vogliosi di lavoro serio e conclupoich quella, che prima dente, proseguire imperturbati per la loro via poteva gabellarsi per la voce di un uomo, di un giornale, di un gruppo, di una tendenza, oggi la voce imperiosa del partito, la voce augusta del proletariato socialista. Questa non ha le condanne n le piccole ire settarie degli individui contro gli individui; il lavoro, ch'essa comanda, amnistia e pu essere riabilitazione, da tutti, per tutti. Facciamo soltanto che questa non abbia echeggiato invoce cos chiara, cos alta, cos formidabile vano, dal cuore generoso della Romagna, per l'Italia e pel mondo . Ma l'immediato rinnovarsi di un conflitto, pi intenso ed aspro, acuitosi fino a determinare in pi luoghi scissioni, ed a costringere, nella stessa


Milano (che

aveva scelta a centro della il sindacalismo con l'Avanguardia propria azione), Turati ed i suoi amici ad uscire daJla sezione ufficiale del faceva rapidamente svanire la partito ed a costituire i gruppi autonomi fiducia qui su espressa. L'articolo di commento al successivo congresso del in nota al discorso, s'intitola appunto, con 1904, che pi oltre richiamiamo espressione significativa, 1 due partiti. Ma gi prima del Congresso di Bologna c'era stata, ad opera dei sindacalisti, la mozione di Brescia, che affermava la necessit di un perpetuo atteggiamento di critica e di opposizione, il quale metteva capo ad una conclusione catastrofica-, il colpo di mano', il sasso nella macchina che deve farla saltare violentemente. Esaltando la violenza, concentrando lo spirito del marxismo nella frase che dichiara la violenza ostetrica della storia, abbracciando il mito sorelliano dello sciopero generale col dichiarare che il socialismo operaio tutto nello sciopero generale , il sindacalismo conduceva il contrasto delle tendenze ad una scissione inevitabile.

Il

conflitto delle

due anime,
il

la realt dell'azione

feconda

contro
(diacoreo tenuto
il

mito dell'atto violento.


(^)

10 aprile 1904 al Congresso di Bologna)

Turati (applausi prolungati). Prendo la parola senza entusiasmo, perch gi siamo alla ottava comparsa conclusionale ed io so che oramai le mie parole non sposteranno un voto. Di ci
e ci dice molto quando le opinioni sono che nessun discorso pu modificarle, il conflitto anche cristallizzato nell'assemblea, e voi avete la prova palpabile che il Partito divenuto plurale. E se una dimostrazione mancava, voi l'avete data ora; il conflitto che abbiamo veduto erompere dalle due anime dell'assemblea per il rispetto alla parola di un qualunque congressista, che era il Chiesa, pu essere bens domato

siamo

tutti

convinti,

cristallizzate cos

militante,

del nostro carissimo presidente, nostro carissimo pot essere placato solo dall'intervento di alcuno della parte in quel momento pi riluttante, come il Labriola. Ma quel conflitto dice qualcosa di pi autentico ed esplicito che non posdall'autorit
i

due anime separate, dice della il quale si chiama Congresso del Partito socialista, ma , secondo me, fuori del socialismo, fuori dell'azione sociahsta, senza della quale socialismo non vi . Come? un Partito esiste da tanti anni, si affermato al Congresso di Genova da 14 anni, ha avuto tante lotte e oggi ancora a domandarsi se esiste, dove cominci e dove finisca? Perch un Congresso socialista vorrebbe dire il Congresso di un Partito che con una sola volont, con un'anima sola, nella sua grande linea direttiva viene a porre questioni concrete, a prepadiscorsi
i

sono dire

ed

voti; dice di

confusione del presente Congresso,

Questo rendiconto, pur non essendo pi sommario come quello del (') precedente congresso di Imola, non tuttavia ancora un vero ed esatto rendiconto stenografico come sono i seguenti.
Idrati

Le

vie maettre del eocialigmo.

50

lai'e le armi per discutere intorno ai problemi minuti della sua azione. Infatti, ne vedo una intenzione in quest'ordine del giorno,

nel quale veggo che vi s'invita, dopo le solite informazioni e relazioni, a dire l'opinione nostra sul problema ferroviario, sulla riforma tributaria, sulla legislazione sociale e perfino sulla calata
delle

Congregazioni
tutti

e suU'alcoolismo,

lutti

problemi pi o meno

sappiamo che ci scritto qui per non essere disappiamo che queste relazioni, intorno a questi argomenti, non saranno neppure lette dai congTessisti, e, se domani si voter, si voter a macchinetta in modo non serio. c' la conferenza dei Partiti 11 Congresso di Partito non c' che intendono o sovrapporsi o separarsi a seconda dei vari punti di vista. Congresso socialista non vi . Dopo 14 anni di vita di
scusso; noi
tutti
:

importanti. Ma noi

Partito

ci

troviamo qui raccolti a porci


avversari? La domanda

la

domanda

Siamo noi

s, o i nostri misoneistica tradizione che di noi una dalla possibile resa ed volta faceva un Partito, il Partito delle buone intenzioni, resa possibile dalla buona fede di quello che fu chiamato Centro, e che afferma che Partito socialista sono gii uni e gli altri. Tutto ci rende possibile questa singolare accademia di im Partito, che si raduna per applaudire e fischiare i singoli oratori e

cos curiosa,

ma

sorge da

per dare accademicamente la propria definizione {applausi), mentre milioni di proletari ci

attendono all'opera!

Questo, che rileviamo con dolore, nulla muta alla rude realt dei fatti: e l'impressione tanto pi strana in quanto questa stessa accademia fu fatta in Imola, dove fu risoluta questa questione, oggi risorta innanzi a noi. Ricordate quello che disse Imola? Disse, non vero? che delle due tendenze una sola esiste ed legittima, Imola disse che l'altra tendenza non era che un atteggiamento esteriore, una sofisticazione verbale, una diremmo quasi modulazione diversa. Ma in realt la tendenza socialista una sola. Come porre riformisti e rivoluzionari in antagonismo mentre le riforme sono il contenuto della rivoluzione? Non vi possibilit di pregiudiziale contro le alleanze e gli svariati atteggiamenti verso i Partiti pi
li

meno
di

affini

autonomia completa

seconda dei bisogni, colla


di

lotta

classe,

ma

libert di

movimento
:

fronte ai Partiti coi

(piali

possibile un'intesa.
il

Imola nessuna pregiudiziale contro la no un determinato indirizzo di governo. Avete f-atlo quel che avete fatto, a sostenere il Ministero in un determinato momento, domani tornerete alla tattica di prima. Disse 'li pi il Congresso d'Imola: disse che non vi antagonismo fra
di

Disse

Congresso

possibilit di sostenere o


questi Ire termini,
la
il

51

la

proletariato, classe caotica che va acquistando

coscienza,

il

Parlilo socialista che quasi


il

selezione pi co l'organo

sciente del proletariato, e

gruppo parlamentare, che

specifico di azione, che disgiimto, spezzato nulla, tutto se unito.

Se

il

gruppo parlamentare non


il

che

il

mano

del proletariato che lavora,

l'antitesi
il

lungo cervello e la lunga che voi late oggi fra


proletari'ato

piazza e Parlamento, fra


allora, e fu

Parlilo e

non esisteva

proclamalo come canone ch'esso non doveva esistere; Imola proclamava la unit sulla molteplicit deHatteggiamento e discorsi di Vergnanini e Chiesa, che dei lavoro concreto, di cui
i

pai'vero

pedestri

agli

ideologhi

dell'ultimo

rivoluzionarismo,
i

ci

hanno dato una

illustrazione completa e che mostra

frutti delle

lotte sostenute ora colle riforme, ora colle agitazioni, ora col governo, ora contro, sempre pel proletariato (applausi). Tale molteplicit, variet e libert non esclude certo la critica interna e fraterna, e non esclude nemmeno la contraddizione per-

ch tutti si contraddicono nella vita. Ma una contraddizione e una critica di un'anima sola che si piega in s stessa, non di due anime lanciate per vie diverse; e qui censura, litigio di persone che sentono che il mio avvei'sario il mio amico, perch va sulla linea direttiva medesima, un fenomeno della psiche collettiva che mai sono delle riforme, che non importano nulla e che nulla j'isolveranno mai coi quesiti dei teologi! giova seguire la linea di sviluppo del Ond' che a Imola
:

nostio Partito pai"ve che questa contesa rivoluzionaria, sorgente contro la tradizione del Partito, fosse in fondo una crisi di disoccupazione, nata in circoli dove non v'era altro di pi utile da fare, nata da divergenze, da personalit, da rivalit, da una quantit di cose che nulla hanno a fare collazione socialista. Onde si capiva come nei luoghi dove non vi forte movimento pi'oletario, come nel Mezzod, questa ribellione fosse giustificata dal fatto che non vi un proletariato industriale, non possibilit di socialismo marxista, che ivi l'agTicollura feudale, la camorra imperante, l'analfabetismo trionfante; e qui una sola lotta possibile, la lotta democratica per l'abolizione del medio evo, e si capisce come in (piesto ambiente non si potesse comprendere la lotta di cla.sse ordinata che fanno a Genova, a Reggio e in altri luoghi avanzati. Non si capisce la lotta per schiere. E ieri io sentivo in una interruzione Arturo Labriola fare le meraviglie e quando sent Chiesa parlare di una concezione socialista che voleva creare la classe nella classe, un Partito di classe che si estrinsecava nel mandare lavoratori a conquistare vantaggi per s, poich nello stato dell'Italia meridionale ci non concepibile. Ma concepibile


per
noi,

52

nella

avanti schiera per schiera, e la


le altre

per

la

grande industria, dove le lotte si fanno cos si va prima fra buccie e grida, passano via della conquista dei benefzi che si conseguiranno

prima o poi

(applausi).

perch a Imola noi combattemmo questa tendenza che ncgavamo, d'onde il paradosso singolare, che mi fu anche obiettato Negate l'altra tendenza e la combattete? voi comin polemica battete una cosa morta, dunque . La spiegazione era allora chiara nella nostra logica mentale; quell'altra tendenza cui a Imola si neg un contenuto sostanziale specificato, doveva per intero partorire qualcosa dal suo utero vuoto; e noi lo vediamo oggi in questa avevamo a Imola l'ordine del giorno terza tendenza manifestarsi Ferri-Labriola, ora pare si annunci un ordine del giorno del centro cui Labriola ed i suoi amici non si adatteranno certamente. Su questo punto, vero, difficile fare presagi, come le notizie dei circoli bene informati si cambiano ogni momento; siamo ancora alle parole, brancoliamo nell'incerto. Stamattina, dopo audaci affermazioni d'indipendenza e di autonomia di pensiero, VAvannon logico, perch la guardia faceva l'appello, com' naturale dal figlio alla madre, dicendole vieni natura sempre illogica a me, perch non mi aiuti? {approvazioni). In altri termini, e per essere brevi dopo che a Imola abbiamo proclamata l'unit del Partito per il lavoro attivo, dopo Imola, dopo questa proclamazione, ci troviamo qui a Congresso non pi con due tendenze l'una contro l'altra armata, ma con tre se non con quattro. Questo un fenomeno meccanico molto facile quella tendenza Labriola esisteva gi in germe, ma si dovette venire a quest'altra pi forte, dalla quale oggi intende dividersi e domani il figlio divorer il genitore. E ci avverr per assoluta necessit logica, di fronte alla quale nessuno scongiuro serio, perch non pu essere efficace. Orbene, questa rapida corsa al passato mi pare c'insegni qualcosa; io guardo alle cose per quanto effettivamente esse valgono, da un punto di vista obiettivo, e parler come potrebbe parlare Arturo Labriola, perch abbiamo un punto comune di vista, non ostante dissidi, quello degli intenti. Ci insegna a tutti che Congressi non possono modificare le cose, possono solo constatare; ma le loro deliberazioni non alterano di un attimo la realt del domani, in cui tutta la ferocia umana nella lotta per la vita sar spiegata dai compagni contro i compagni, dai fralelH contro fratelli, per quella bestialit umana che in tutti noi (applausi). Ecco perch mi pare inutile negare il dissidio, perch la sincerit soprattutto un' buon affare; e a proposito di sincerit, mi

Ma

53

pare francamente che di essa si parli troppo in questo Congresso. Gi, quando uno comincia a dire che esso un uomo onesto, bisogna abbottonarsi la giacca, e quando si fa una certa pompa della sincerit, si prepara la bugia. Ma essa un buon aitare, ho detto, perch, quando ci saremo ingannati, non avremo cambiato nulla, ma ci saremo corbellati da noi medesimi! Reina, Cabrini, Rigola, nostri eccellenti amici, animati da un fervore che non possiamo non ammirare, credono che con un ordine del giorno raccozzato, con una frase messa piuttosto di qua che di l, si impedir il dissidio, si impedir questo conflitto indeprecabile. Ma scusatemi, amici! perfettamente la superstizione del prete, che crede, con un gesto, di far cessare il terremoto o di allontanare l'uragano. Ma che un ordine del giorno cambi le anime e cambi le idee, questo non lo dicono pi nemmeno i preti! Ma so anch'io donde essi partono; essi dicono: Noi, lavorando, siamo tutte le tendenze insieme, e se tutti lavorassero non ci sarebbero pi queste accademie. Questi nostri cari amici si lagnano delle intemperanze e delle esagerazioni polemiche degli uni e degli altri ma esse non sono le cause, ma gli effetti di uno stato di cose che noi non possiamo cancellare colle parole, tanto che il dissidio oggi invade i circoli dei lavoratori, si estende nelle Camere di lavoro, nelle federazioni, nelle leghe di resistenza che credevamo riluttanti alle nostre polemiche, tanto vero che in una adunanza privata D'Aragona diceva Noi abbiamo creduto che con lo smussare, col contentare un po' tutti si sarebbe allontanala la malattia, la quale invece ci piombata addosso, e abbiamo capito che la via era quella della sincerit, vincano gli altri, senza cercare l'assurdo di riunire ci che non pu stare insieme . Ond' che io debbo dire a coloro che in questa tenacia di unit ad ogni costo affermano che nella loro provincia, nella loro lega non vi sono ancora questi antagonismi, domandandosi perch essi debbano prendervi parte quel che non avrete ora, avrete domani, poich il fenomeno si allargher invincibilmente, e la questione vi si presenter tanto prima quanto pi voi cercherete di allontanarne lo spettro. Ma credete che noi non sentiamo l'unil del Partito? Ma si tratta di sapere qual' il Partito! Il Partito una tessera baster cedere la tessera ad un amico per farlo entrare nel Partito clericale, repubblicano, moderato? Non bastano le parole di rivendicazione e di emancipazione del proletariato, fatte dai conservatori e dai liberali, che dicono di amare il popolo, per farne dei socia:
: :

listi!

Non bastano

queste parole e questi segni

la

questione rinasce

qui.

54

Lo so anch'io clie roperaio meno addentro nelle nostre miserabili polemiche, poich considera il problema dal pnnto di vista della grande anima del proletariato; lo so anche io che la unit una forza che non quella dei ripugnanti e dei pugnanti!
che direste voi se domani il Giappone pensasse, per aumentare le sue milizie, di prendere con s l'esercito russo? (interruzioni). Direste che sono matti! E, ancora, che direste se i giapponesi, per andare avaTiii, si mettessero a lottare fra di loro? Questa la nota essenziale. Ci che rovina il Partito non la lotta, perch la lotta la sua ginnastica, ma il dissidio interno. Quando dobbiamo slanciarci contro qualcuno, non questo qualcuno che ci intimorisce, ma il compagno che ci tiene per le falde e ci d il gambetto mentre siamo per avanzare. Questa, o amici cari dell'una quasi che il centro fosse il fiume la parao dell'altra riva lisi che noi lamentiamo. Quando noi ci diciamo reciprocamente che siamo dei traditori, u Hanno ragione i dei perdigiorno, e cos via, la gente non dice

Ma

destri o
fra loro

sinistri
Il

ma

dice un'altra frase


idi

Si conoscono bene

>.

discredito

fronte agli altri partiti cos cresce e la

forza morale, che tutto, svanisce {bene).

Oh! io non sono di pelle sottile! il mio amico Cabrini ieri mi ha detto che io ho usato degli aggettivi forti a proposito della

propaganda evangelica. Non voglio fare


tratta delle persone, che, se
jnelie,

la

mia
il

difesa!

Ma non

si

volessimo fare

bilancio delle

coiitii-

cose

ne vedrebbero delle belle! Quel che importa sono le procuratori del re oi trascinavano davanti ai tribunali, per eccitamento all'odio di classe, noi dicevamo Non siamo noi che eccitiamo all'odio, lo sfruttamento che eccita all'oidio! . Ma io ritiro tutte le mie contumelie, ne faccio ammenda, mi cospargo il capo di cenere, rinnego la santa indignazione che ha potuto mettermi sulle labbra parole irruenti quando mi pareva che un'opera di 20 anni di sacrificio non dovesse andare perduta! Cos potessi, ri tirare le cose, ma quelle rimangono! perch ci di cui noi soffriamo l'immobilit, la paralisi partiamo da 100,000 persone; ponetele 40,000 contro 60,000; il 100,000 come forza attiva diventa 20,000; ponetele 50,000 contro 50,000, la forza del partito ridotlii a zero! Ponete di fronte due schiere e una vincer, ma avr da lottare e da suidare, mettetele insieme, ed ambedue collaboreranno. Ficco perch colle pi sante intenzioni l'ordine del giorno Rigola e quello del centro sinistro, che si dice sia per sbucare contro le ndeir/.ioni dei proponenti, sono gli ordini del giorno della immobiht nostra, della borghesia e del capitaHsmo, che ha interesse
se
:

quando

((

55

alla iioslra iniiuobilit. Forse il metodo sostenuto da Labriola, Mocchi, Marang()]ii migliore del nostro io iiofii lo so, non sono ancora il pontefice, per (pianto alcuni abbiano gi voluto pontificarmi; io lo credo dannoso e i-ovinoso, ma un metodo, ha una logica, pu fare cammino, forse esso |)u vivere e funzionare accanto a noi. Non decider quale sia il migliore dei due metodi quello di Labriola e il mio. Ma so una cosa che essere uniti e legati quando l'uno vuole andare a destra e l'altro a sinistra il pessimo dei metodi. Permettetemi la brutalit dell'espressione: se non vi fosse l'ordine del giorno Bissolati, io voterei quello Labi'iola. E' un esperimento che si pu fare, sar rovinoso, ma il proletariato insultati, torner alla sua strada. Ma un ordine vedr, ponderer del giorno che ci tiene nella presente condizione il passato, il volgersi a ritroso, il tornare addietro: e noi vogliamo andare
.

avanti (applausi).

Che cosa pu

far

dunque

il

nostro Congresso? Esaminare

le

posizioni rispettive di queste due o tre parti, che gareggiano qui

per la vittoria? No > dopo 10 o 15 anni di persecuzioni e di lotte, conquistata una relativa libert, fatto l'ostruzionismo e lo sciopero di Genova, noi credemmo venuto il momento di profittare di questa libert per un lavoro concreto. In questa Italia ancora medioevale quante cose ci sono da fare! Prima di tutto, la democrazia; e veda Marangoni che questa mattina mi rimproverava una specie d'incoerenza perch altre volte combattei la democrazia ed ora no allora era una menzogna che bisognava sfatare, ora invece che il proletariato ha formato il proprio Partito pu giovarsi delle forze che lo possono integrare, ora che non ha pi nulla da temere. Bisogna avere il senso della relativit, che manca a voi. ed uno dei punti differenziali fra le due correnti antagoniste! Ora, dunque, quante cose da fare! C', anzitutto da elevare il tenore della vita e dell'intelligenza di queste popolazioni. Ho visto un magnifico accordo fra gli oratori per quanto riguarda l'ignoranza del Partito; bisogna elevare le condizioni dei nove decimi del proletariato italiano, bisogna trovare nuovi cespiti onde il lavoro po.ssa rinsanguarsi. Passato il primo periodo dello sciopero impulsivo era evidente che avremmo trovato un muro d'acciaio che si opponesse a nuove conquiste. Bisognava pensare alla riforma tributaria, alla riforma doganale, alla riforma militare, alla scuola, alle nmnicipalizzazioni, alle leggi sociali, di cui stato fatto cos buon mercato e che sono secondo noi la funzione specifica del proletariato perch si trovano sulla direttiva socialista. E dopo avere organizzato la resistenza d'origine impulsiva, ti'asformandola
:


in

56

slrelta per un dato momento e per una data lotta, un'organizzazione durevole, bisognava innestarvi la cooperacombatto la Casa dei socialisti zione. Altra contraddizione mia

una unione

a Milano perch a Milano la resistenza debole, come infantile, non la combatterei a Genova o a Reggio, dove si innesta su un forte tronco di resistenza (applausi). Ci che buono oggi qui, domani pu essere dannoso in altro luogo.

da fare, nuovi ceti da conquistare al bisognava compiere, e per compierlo bisognava rinforzare l'organizzazione da un lato, il Partito dall'altro, essere arbitri, se non in dominio, del governo e del potere esecutivo, per poterlo premere e piegare a concretare in leggi ci che il proletariato avrebbe domandato ed in parte attuato col giuoco delle libere forze delle leghe: questo bisognava fare! Un trafTico che non ci metteva denaro in tasca, un traffico fatto per conquistare condizioni di vita migliori in tutta Italia, anche dove non possibile che le classi si organizzino da s, anche nel proletariato femminile, che docile strumento al prete e all'oppressione capita-

Dunque

tutte queste cose

Parlilo, tutto ci

lista.

inPerci noi volevamo trafficare, imporre il nostro volere avvenne del Partito socialista? Cessata la reazione politica di Crispi, Rudini, Pelloux, avemmo la malattia interna, la piaga dei dissidi e delle contese rivoluzionarie, pi dannose di qualunque reazione politica, che in Italia poteva essere strumento di ginnastica, mentre questo non per noi che causa di snervamento e di paralisi. E che cosa ha fatto questa reazione interna? Ha fatto ci che doveva fare, ci ha combattuto con un fervore degno di tutte le medaglie al valore, come nessun procuratore del re; e io la lodo se essa convinta che .siamo perditempo e traditori che abbiamo abbandonata la vera via.
:

vece, che

Che bella Io sono col Reina e con padre Cristoforo a dire cosa se non ci fossero n bastoni, n sfide, n portatori , ma non posso chiudere gli occhi per dire che non ci sono, non posso negare una logica a quella corrente perch essa attraversa la mia
:

via. Se l'attraversa esiste evidentemente ed ha diritto di esistere, secondo me, in un paese come l'Italia, per condizioni sue econo-

miche,
chica,

intellettuali,

politiche,
la

morali,

es.senzialmente

anarchico.

Per questo abbiamo veduto


Italia,

nuova corrente, senza essere anar-

mo

assorbire tutte quelle correnti anarchiche che erano in e che sono sparite coll'apparire della nuova tendenza. Siain un paese in cui il sentimento della ribellione, almeno ver

bale,

immensamente
dove
vi

diffuso; paese di esteti, di sentimentali,

di

artisti,

ques'to estetismo

nella

frase e nel gesto.

Non

57

accade forse a noi stessi, nelle conferenze che facciamo, di vedere nostri uditori addormentarsi udendo parlare dei doveri del proletariato, nelle leghe, nei comuni, nei lavori di tutti giorni, mentre si destano per applaudire con entusiasmo quando noi scoviamo fuori le vecchie frase sonanti di rivoluzionarismo o di ribeli

lione?

Chiesa non ebbe mai maggiori applausi di quando parl che lavoratori del porlo di Genova avessero ricorso alla violenza. Io non ho applaudito perch non credo alla efficacia della violenza. Ma l'Italia il regno di queste correnti, ed utopia il volerle comprimere eternamente! Ho parlato di traviamento delle nostre idee non facciamo un elenco, per carit, per mostrare come siamo agli antipodi. Dir solo che quando noi del gruppo parlamentare, tutti d'accordo (era l'epoca in cui Ferri minacciava l'esame antropologico a quelli che volevano abbattere il ministero), votavamo contro Sennino, questo atto parve una specie di complicit nel sangue di Berr; e, malgrado le molte proteste, ci dissero intinti del sangue. E anche ieri, in forma attenuata, ci stato ripetuto questo. Vedete, io voglio essere con voi schietto, sino a denudarmi impudicamente... {ilarit) bench non faccio piacere a nessuno: c' del vero in questa accusa che ci muovono. Aia qui la divergenza dipende dal modo molto diverso di concepire il fenomeno sociale quando noi crediamo che un determinato governo ci dia un determinato utile, quando noi crediamo che sia necessario tener levitano un mutamento di governo per rassodare certi nostri interessi, per realizzare certe nostre mire, noi siamo costretti ad attenuare fatti che potrebbe'o produrre questo mutamento che crediamo nocivo. Chi invece vuol la ribellione continua, chi crede che la lotta debba essere implacabile, senza quartiere, si varr di questi incidenti dolorosi per acutizzarlo. Ci un fatto psicologico naturalissimo. Anche noi, da altro lato, diciamo che in Italia c' tutto da modificare, ma non per questo si deve fare dell'anarchismo, ma non per questo si deve abbandonare la buona strada, che potr salvare da morte per idiozia e per inanizione lenta migliaia e milioni di italiani. Voi dunque per i morti di Berr vorreste condurre le masse alla rivolta, mentre noi non crediamo che per queste nuove forze aperte dalla violenza governativa debbasi abbattere un governo, avviato sopra una via di riforme che potevano salvare migliaia di proIeri

della

possibilit

letari.

Tutti e
voi per
il

due dunque opportunisti,


fine,

tutti

vostro

noi per

il

nostro;

ma siamo

e due in buona fede, tutti opportunisti


nel suboi'dinare
il

58

e di

mezzo

al fine,

non opportunista non


in
Italia
:

vi

che

il

pazzo, che

si

rinchiude

in

manicomio.
non gi perch

Noi vogliamo un governo radicale


fossimo assetati di

possa ma perch vogliamo un onestamente andare ad un ministero governo pi concihabile colle nostre vedute, colle esigenze storiche del momento. Noi vogliamo un governo radicale e crediamo che agitare lo spettro della rivolta per ogni conflitto colla polizia sia rendere impossibile un governo radicale, perch nessuno potrebbe esporsi al governo collo spettro della impopolarit {interruzioni e

gner aspe Ilare

un portafoglio di un ministero, un secolo prima che un socialista


:

tanto, biso-

in Italia

rumori).

Noi pen.siamo che in un regime di libert possano pi facilmente nascere conflitti sanguinosi; vietate scioperi e riunioni e allora conflitti sanguinosi non saranno possibili! Questo il conquesto spiega nel miglior modo quella specie di alche non alleanza, ma simpatia, della corrente ultrareazionaria con una parte dei repubblicani italiani. Vediamo quest'alleanza nei fatti, nel ricorso ch'essi fanno ai giornali di quella parte pi settaria della repubblica italiana che non ha maggiori nemici del partito socialista, perch in qualche modo portiamo via i clienti ma naturale che, volendo allontanare noi, rivoluzionari si avvicinino ai nostri nemici. Anche da un altro punto di vista questo avvicinamento pare logico, poich, di fronte alla monarchia i repubblicani dell Italia del Popolo sono pi ribelli di noi; perch, se vi deve essere la pregiudiziale, se la repubblica cosa urgente, non si pu farla per evoluzione, quindi l'atto risolutivo naturale, necessario, si impone dunque, rivoluzione. Noi, dicono loro, siamo dei monarchici: monarchici pei' loro, si, perch e.ssi sentono in quel modo il socialismo, ma noi diciamo che .siamo pi repubblicani dei repubblicani, perch vogliamo una repubblica nell' animo del popolo, una repubblica sostanziale, ovunque.
cetto nostro,

leanza,

facciamo oggi la lotta diretta contro la monarchia pei^ monarchia per oi^ non castiluisce ostacolo alle nostre onquiste, permettendoci di svolgere quell'azione che noi repuche
la

Ma non

tiamo j)i necessaria. FMinque .se noi non siamo repubblicani in un senso, lo siamo in un altro: non facciamo l'antimonarchismo diretto, ma all'occorrenza ci manifestiamo.

Ouando Leonida
zione,
iriid
,.

Bissolati vide che


il

Abbas<*f)

i-e

n!

monarcato voleva dire reaAntimonarchismo non faccianio


come non tacciamo
siamo
venire.
coi preti; bens che

59

anticlericalismo;
la

ma ci non significa che noi crediamo oggi non poter fare molle
repubblica sostanziale dell'av-

conquiste che rend-ano possibile

il nostro concetto, che un po' quello di Arturo Lache nel suo opuscolo dice che ogni monarchia costituzionale deve essere libera,, per necessit, ma di una libert che pu essere data e ritolta per atto personale del re. Ora verissimo che la repubblica sai' il campo dell' ultima lotta, ma il fatto urgente per noi quello di creare il popolo repubblicano, non quello di mutare uno stemma. Questo nostro concetto potr nutare domani, al primo cenno di un ostacolo opposto dalle istituzioni alio sviluppo del proletariato. lo non so niente di ci che potrebbe essere la repubblica in Italia, perch non faccio la sonnambula, ma dico che necessario che noi, a buon conto, coaiquistiamo quanto necessario e possibile sono insomma del parere di quel caro vecchio di Engels, molto citato dall'altra corrente, cui noi nel '95 scrivemmo una lettera pubblicata su tutti i giornali, domandandogli se ci fosse oggi. in Italia, un movimento repubblicano serio, e se credesse che noi dovessimo assecondarlo. Esso rispose Se c' un movimento repubblicano, lasciate che la facciano la repubblica! Conosciamo troppo bene questi signori per dare loro il sangue dei nostri amici! A cose fatte vedremo, ma per ora, n un uomo n un soldo . Queste parole sono la nostra opinione d'oggi. Anche nella questione della violenza che ci mette l'uno al polo nord, l'altro al polo sud, bisogna essere chiari. Il socialismo in Italia s! sviluppato su questo concetto, formulato nella Giustizia di Prampolini, che la rivolta come metodo inutile, che la violenza dei pi deboli, un favore fatto ad pi forti perch priva il movimento rivoluzionario dei suoi pi idealisti difensori. Noi abbiamo sempre cercato di dimostrare che le societ .si evolvono in una quantit di fattori, economici specialmente, in una combinazione che non importa indagare, in cui il fatto della violenza non pu essere che un incidente. Quando poi la violenza sconftta dimostra per le sue conseguenze che l'averla voluta stata la pi

Questo

briola,

grande stupidit del mondo. MoccHi E le pietre miliari? TuR.^Ti Questa una frase che io dissi molto diversamente e che Bava Beccaris ha fatto passare a mio carico. La vedo riprodotta ora sui vostri giornali. Ma io ho detto che quei fatti dolorosi, gli eccidi di Milano, erano tristi, che i morti possono essere

le

pietre miliari nell'avanzamento della nazione,

ma

che queste


pietre miliari noi non le provocarle (applausi).

60

provochiamo perch non crediamo onesto


la

Carlo Marx aveva un'altra opinione. E Comune? Carlo Marx non di questa opinione, dice Mocchi. Turati
Moccm
Comune? Ma
la

la

Comune pu

essere stata un avvenimento

dannoso, forse stato dannoso, ma superiore alla nostra competenza deciderne ora. Carlo Marx diceva che la violenza la levatrice dei moti della storia, o qualcosa di simile. Ci era vero specialmente ai suoi tempi, quando ancora la monarchia feudale e la nuova borghesia gravavano sulle classi sociali, il regime repubblicano era agli inizi e il suffragio universale era un'arma che non si sapeva maneggiare. V' una citazione, nella relazione Labriola, di un passo di Engels dove si afferma che la violenza certo quando un regime irrigidito e morto, la l'ostetrica violenza pu essere il forcipe, ma occorre che il feto sia maturo
utile o
:

(applausi).

E
Marx
la

poi

nostri amici dell'altra

sponda hanno dimenticato che

di

ce ne sono molti, e ch'esso fece molte evoluzioni attraverso

sua esistenza, e ci avvenne, caro Walter Mocchi, perch esso non era una mummia! E abbiamo un'autentica interpretazione in uno scritto di Engels, uno degli ultimi, in quella celebre prefazione che voi non citate mai, a un opuscolo pubblicalo e diffuso da noi, la Evoluzione nella rivoluzione. Qui Engels mette in burletta la violenza, e dichiara che ci che poteva essere utile in altri momenti ora pu essere dannoso; orbene, scegliete fra il pensiero di Marx ultimo e primo! Ma non di questa questione accademica che noi vogliamo parlare. Noi non siamo qui per mettere sulla bilancia la violenza, ma diciamo che in un paese di analfabeti e di anarchici predicare la violenza e scrivere, secondo le parole di Stein, che la sorgente
di

ogni diritto la violenza, vuole dire eccitare alla rivolta, provocare reazioni nuove, nuovi asservimenti e nuova uccisione di quel po' di democrazia che comincia a svolgersi, sopratutto per opera nostra? So che ci diranno Voi ci denunciate al procuratore
del re
. Noi vorremmo invece evitare che fossero denunciati al procuratore del re delle inconscie vittime di idee che crediamo fallaci. Quello che crediamo vero e che, affrontando qualunque oltraggio, diciamo , ehe una popolazione cos impulsiva e cosi analfabeta come la nostra, se sente che la violenza generatrice di diritti non fa la distinzione che faceva ieri Longobardi con grande lusso di omonimi, ma si decide per la violenza immediata. Allora che facciamo noi? Io vorr vedere a ufi nuovo serra serra di reazione tutti i rivoluzionari! Ho gi detto che il concetto di Labriola potesse essere


di

61

eccellente, ed anch'io sarei per la violenza se vedessi la possibilit

una vittoria. Appunto all'epoca dell'ostruzionismo io lamentava questa mancanza di spirilo ribelle in un momento in cui un moto di rivolta poteva essere decisivo aiuto all'opera nostra. Ma di que.sta rivolta io non vedo per ora la possibilit, io vedo al primo

tromba tante schiere fuggenti, tante prosternazioni davanti all'ideale legislativo e tanti omaggi all'evoluzione!
squillo di
di violenza

decidersi quando si dice che vale pi un'oi-a che 100 anni di evoluzione bisogna assumere intera la responsabilit di ci. Io dico che non l'assumo, perch io amo il mio prossimo non come me stesso, ma pi, troppo, per volerlo leggermente spingere davanti alla bocca dei fucili. Ora, quando siamo conviiiti con Barbato che era uno che sapeva dire la sua anche in faccia ai tribunali di guerra che la violenza serve a spazzare le macerie di cose gi crollate, quando
:

Dunque bisogna

noi crediamo ch'essa

bligo di dirlo per

pu ritardare l'evoluzione noi abbiamo non essere ciarlatani. Voi siete convinti
i

l'ob-

del-

l'opposto, ed avrete lo stesso obbligo di sostenere

concetti vostri:

ma

Dobbiamo dire chiaramente il penquestione di onest, e l'animo nostro in essa impegnato! (applausi). Quale amaro sorriso io dissimulo quando sento oggi fare buon mercato di quel po' di libert che si conquistata e sento gridare al governo liberticida! Il governo ci lascia dire non perch liberale, ma perch esso ha visto che siamo cos bene occupati a distruggerci fra noi che inutile combatfra voi e noi c' l'abisso.
:

siero nostro

lerci! (applausi).

Si anche detto da alcuni

ma

perch ora

in
:

materia di vio-

violenza s, per lenza venite a farci concorrenza? Distinguiamo resistere all'ingiuria, per abbattere l'ostacolo che c'impedisce il

ma nell'ambiente politico, non in quello economico. Sono cose diverse! Io ammetto che se dopo Adua, in quel giorno terribile, si fossero trovate redini solide pei partiti popolari, si poteva fare un movimento anticostituzionale utile al proletariato; io credo
passo,

che durante l'ostruzionismo il moto di piazza poteva essere utile, ammetto che un moto di violenza possa abbattere una monarchia, una repubblica reazionaria. Ma fare un decreto che dica mutate le istituzioni , una cosa, modificare l'ambiente e lo sviluppo economico un'altra (applausi). Noi, per esempio, non siamo legalitari fino al punto dei socia:

fisti

movimento

tedeschi. Essi che sono all'avanguardia sotto tanti aspetti del socialista, che furono i primi e pi splendidi lottatori,

per ragioni d'indole, d'ambiente e di costituzione politica non avrebbero potuto far riuscire quella lotta ostruzionista fatta da noi.

62

Ili uno Sialo della Germania stato possibile togliere il suffragio universale e tornare al suffragio ristretto, senza provocare un movimento insurrezionale: ora, noi non siamo legalitari fino a

questo punto. Senza andare pi in lungo in questa disamina, di fronte agli antagonismi interni nel metodo (juotidiano, che cosa si poteva
fare?

separarci invece qui si predicare una paternit a coltellate, continuare un tradimento senza pari, a danno del proletariato che la ragione del nostro vivere!
Difendersi,
stabilire
:

lanlagonismo,

vuole carezziai^ l'uno o

l'altro,

pu essere transigenti od intransigenti nella lotta elettorale, non si pu transigere. Qui bisogna dire noi di qua e voi di l; invece, per una quantit di ragioni, noi abbiamo fatto s che la reazione non ci combatte pi, perch ci combattiamo fra noi. E allora venuto fuori un curioso fenomeno si gridato alla banearotta del riformismo dopo avere screditalo le nostre azioni, dopo di averci additati come traditori; dopo averci tolto il credito al Parlamento. Dopo aver lavorato sempre a demolirci si detto Badate, non riuscite nel vostro meSi

ma

nei principii socialisti

colpa sarebbe nostra! Francajnente, a questa burletta non credo che il proletariato .>i lasci prendere, perch, quando penso al lavoro reale che pure si fa in tanti centri italiani non parlo degli scioperi, ma del lavoro organico di cui hanno parlato Vergnanini e Chiesa io credo che non ci possiamo lamentare dei risultati. Noi crediamo che bisogna seminaire per raccogliere, invece nostri avversari vorrebbero raccoghere senza aver seminato. I nostri avversari credono non sia necessaria una lunga cultura, mentodo!
la

occorre un lungo lavoro. Occon-e tenacia, fede e coscienza, perch le masse si possano elevare! Ad ogni modo, vedete che strano caso e che curiosi fenomeni avvengono vi fu un periodo in cui fummo denunziati come ministeriali: ebbene, quello fu un periodo d'opposizione al governo borghese perch in quel periodo noi, forti, dolati di molto credito, godendo di molta fiducia nelle masse alle quali col:

tre .secondo noi

avevamo dato un'idea di noi e del nostro valore in quel periodo, in cui respingemmo Sonnino, il governo piegava alla nostra volont, noi potevamo strappare le riforme e le leggi, e d fu tutta una messe di leggi presentate che dovevano essere
strumenti di pacificazione. Ma, dacch questa nostra azione di vera opposizione, che si manifestava col voto favorevole, fu rotta.

rostruzionismo,

68

da quel giorno noi siamo ministeriali, percli opposizione si fa, ma lotta non si la pi. Dal giorno che siamo all'opposizione, noi siamo pi fracidi ministeriali che vi siano a Montecitorio (apdivenuti
i

plausi). Perch,

sere

u-n

nella infinita variet di atteggiamenti, vi pu esministerialismo di conquista e un'opposizione di minaccia

(applausi).

Affrettiamoci verso la fine, e spieghiamoci ancora su alcuni punti pi controversi e pi essenziali, pei sofismi che sono gettati a snaturare la nostra propaganda dal partilo contrario al nostro. Delle riforme fu gi parlato. Si fatta la distinzione fra le riforme che vengono dall'^alto e quelle che vengono dal basso. Ma le riforme non possooio venire
dall'alto e dal

basso simultaneamente?

poi

si

dice da altri che bisogna conseguirle colla pressione,

che non bisogna collaborare, che devono incadere dal cielo! Ci .significa non volere le nforme! Ma mio avversario Mocchi, che ha fatto un discorso pieno di spiil rito, ha poi dato un argomento poderoso alla nostra tesi quando ha proposto l'abolizione della censura sulla stampa (applausi). Dovremmo ottenere questo noi trenta socialisti? Ma gli altri 470 vote'* ranno contro, ed allora la stampa sar contenta! (applausi). Le riforme non scalf-scono il carattere fondamentale, non sono socialismo, non sono la meta; ma se ci mettiamo ad andare di qui a Casalecchio la meta Casalecchio. passi non sono la meta, ma senza passi non vi si arriva. C' ima teoria pi umana buona cosa le riforme, ma non quelle piovute dall'alto per mezzo di concessioni e di beneficenza. Mocchi ha detto le riforme? buonissima cosa, fatele, andate voi a farle; noi siamo un divenire di socialismo, non un divenire di riforme e quelle senza agitazione fatele voi . Ma le riforme sono la via della rivoluzione, e non si conquistano se non con lo sforzo assiduo, continuo, organico di tutte le classi popolari, unite ai l'appresentanti dei partiti, con un'azione continua di erosione del privilegio non v' altra via (applausi). Ma che riforme! La legislazione .sociale? le ore di lavoro? il lavoro delle donne e dei fanciulli? ma che roba! Vedete che alcuni operai non le vogliono? non servono a niente! Io mi ricordo di Marx, che dice che tutto il duello sociale si concentra nelle ore di lavoro ora, perch alcuni operai non capiscono ci, il socialismo dovr essere il rappresentante di pregiudiziali? Ma le 8 ore, il primo maggio, non e.siiste pi niente, non vea^o pi niente, sono pannicelli caldi, riformette, erba trastulla, non c' che la repubblica. Ma noi abbiamo un concetto diiverso, non importa che il proletariato resti
colla lotta accanita,

somma


salariato,

64

ma

se

il

airintelligeuza, sono

proletariato ruba due ore date alla coltura ed due ore date alla rivoluzione (applausi).

E
ci

allora tutto questo lavorio perch

non dobbiamo

farlo,

se

avvia alla emancipazione? S, si risponde, ma senza collaborazione di classe. Ma sar una confluenza transitoria, transitorio
tutto ci e transitorii siamo anche noi. Ma nella lotta implacabile lasciamo andare il galateo! bisogna avere un viso amico no, marxista o no che il socialismo sar lo sbocco della vero societ progredita? vero che da oggi fino a quel giorno v' confluenza d'interessi fra lo sviluppo del socialismo e lo sviluppo dell'economia capitalista? Ma nel dissidio stesso noi abbiamo lo sviluppo della classe borghese contro la feudale; e, quando facciamo uno sciopero non vi dopo il concordato per le tariffe, le trattative, le garaizie per l'osservanza dei patti? Prima siamo nemici, poi ci alleiamo. Le riforme bisogna siano fatte in modo da essere compatibili cogli altrui interessi; avendo, ad esempio, una legge sulle risaie, bisogna fare in modo di non abolire la

coltura del riso!

queste trattative bisogna farle continuamente; ho una brutta parola, troviamone un'altra, non faremo questione di nomenclatura. Ma francamente, in tutte queste questioni abbiamo un punto di vista opposto! {interruzioni). M'interrompete collo sciopero di Roma? S, noi pensiamo che uno sciopero rovinoso, votato preventivamente alla sconfitta, sia da evitarsi altri pensa che lo sciopero sia un buon mezzo e che bisogna sempre incoraggiarlo siamo agli antipodi rispettabili tutti, ma uno ja ponente, l'altro a levante {applausi). E parliamo del riposo festivo ma Cabrini non ha dato la collaborazione a Rava ed a Luzzatti? E se vide la legge naufragare, non fu gi per vilt, ma perch l'ambiente era imprepatutte

Ora

detto collaborazione?

rato {applausi).

commissioni parlamentari come fare a Dio mio! Romeo Soldi l'ho sempre visto all'/I vanguardia, oggi mi dicono che ha cambiato casa. Ebbene, voi avete in mano una sua relazione sul problema commerciale
nei municipi, nelle

Ma

meno

di collaborazione?

come nella conclusione esso reclami che accanto ai rappresentanti capitalisti siano eletti altrettanti rappresentanti direttr dei contadini e degli operai {interruzioni).
e vedete

Un
lealt

interruttore

collaborazione

tecnica,

mi avverte dove sta il punto della questione non collaborazione politica. La vostra
:

mi dispenserebbe dal rispondere.


:

stinzione

lo

Ma voi capite questa diStato j comitato d'affari della classe borghese.

il

65

risultato meccanico delle forze che in regime rappresentativo fanno valere. Come comitato d'affari, va al di l della classe, quindi noi, che non vogliamo avere a che fare colla classe, non dobbiamo avere a che fare collo Stato, secondo Marx, che come chiamava capitale il capitale mezzo di produzione, cosi chiamava Stato lo Stalo formato per compressione delle classi soggette. Ma non era per la parte politica dello Stato la nostra collaboraziiohe, ma in quella dell'amministrazione, che vivr anche col collettivismo perch essa necessaria per la produzione e la distribuzione della ricchezza questo lo Stato cui noi diamo la partecipazione quando andiamo in quel grande osservatorio sciale che l'Ufiicio del lavoro. Vediamo la partecipazione al potere, la conquista parziale del anche qui siamo agli antipodi, e le nostre idee sono potere presentate sotto un aspetto falso. Prima della conquista totale di un potere, bisogna che ci sia una -conquista parziale. Volete voi che l'abilitazione tecnica ed amministrativa del proletariato per l'amministrazione degli affari sociali venga gi dal cielo? Ma, dicono, lo Stato borghese non con noi, ma contro noi, quindi nessuna partecipazione. Ma, grazie tante! Certo, 9i deve partecipare al potere nello Stato borghese giacch, quando non avremo pi uno Stato borghese, quando avremo il socialismo, non sar pi questione di andare al govrno; sar una dittatura proletaria o un'altra forma che non possiamo prevedere. Del resto, noi, parlando di partecipazione, intendiamo non gi un atto individuale, ma bens partecipazione imposta dal proletariato ad un suo rappresentante che ve lo sappia fare andare a suo beneficio per rendere il governo stesso meno borghese con una di quelle transazioni che vi devono essere se non crediamo
si
:

ai miracoli.

dire che vogliamo mandare uno dei nostri al Ministero? risposto mille volte, ma mi hanno detto che occorre ch'io ripeta; e la mia opinione personale questa, che non vi nulla di

Vuol

Fu

pi assurdo e di pi nocevole al socialismo di un socialista potere, che vi sia come individuo e non portato, mantenuto e
feso dal proletariato tutto quanto [applausi).

al

dii

Ma

noi vediamo

ministri alla
tutti
i

Camera che razza d'impotenti


i

siano!

Sono

servi di

deputati. Noi, con un partito forte, con come deputati rappresentanti una perfetta organizzazione possiamo essere cento volte pi forti di quando saremo seduti sulla poltrona del Ministero a fare i conti con tutti
Partiti e di tutti

un programma

sicuro,

Partiti,
Tubati

a essere servi di tutti.


Le
vie maestre del socialismo.

cos noi

diciamo

lasciate al
5

66

proletariato scegliere la sua ora: oggi l'ora non c', non c' neppure la maturit delle coscienze. Ma il proletariato sceglier la

6ua ora, in cui verr a transazione con le classi dominanti e parteciper ai governo con questi e questi partiti, con queste e queste
riforme.

Anche in monarchia? Moccm Io non so nulla; io non intendo ipotecare l'avvenire; Turati quello che io so, che vi sono delle monarchie pi avanzate delle
repubbliche, e viceversa. Il proletariato trover la sua via e sceglier la sua ora quando creder opportuno, e noi non abbiamo diritto di vincolare l'o-

pera sua.

Ma io dico che se domani, quando fosse posta sul tappeto la grande questione della riduzione delle spese militari, delle pensioni operaie, della giornata di otto ore,

soluzione

delle riforme dalla cui potesse avere un rafforzamento del proletariato, io non ho il diritto di dire che io andrei al governo s o no il proletariato far da s, non verr a domandare a me o a te; s'imporr
si
:

a noi

quando
di

riterr venuto

il

momento opportuno
la

{applausi).

Mi pare

avere dimostrato

inconciliabilit

estrema fra

due

pareri, che

non

si rivela

solo in questa questione singola,

ma

Partito, negli scioperi, nelle adunanze, nel Congresso, come manifestazione di psiche collettiva affatto diversa e repugnante. Quanto all'ordine del giorno del Centro o a quel qualunque ordine del giorno che gli assomigli, io dir ch'esso cancella tutto questo sotto una decorazione di parole abilissimamente scelta. Non per nulla vi stata una gestazione cos laboriosa e ci volevano scrittori molto valenti per formularlo. Esso rappresenta una conciliazione impossibile e, come si disse un turatismo senza logica, noi possiamo dire che un labriolismo senza logica. E in quell'ordine del giorno noi troviamo la firma 'di Cabrini. che il pi avanzato nel senso della collaborazione di classe, vicino a quella di Soldi; ora brave persone entrambe, ma non possibile che VAvanguaidia e Cabrini sieno d'accordo. L'ordine del giorno dice del carattere antimonarchico del Partito; ma non questa la tpiestione. Vi si domanda volete impegnare o no la lotta contri ia monarchia? Questa la questione. Il mio amico Reina dar che lavora, e lavora sul serio domani, come affermazione, le sue dimissioni dal Consiglio d^l

in tutta la vita del

lavoro?

L'ordine del giorno dice che


1

ordinamento

politico'

il Partito socialista contro tutto ed economico borghese e contro il regime


lappreseiilati vo
.

67

Avete voluto essere antistatali e non vi siete riuVoi volete che non si appoggi attualmente il Ministero ecco un'altra foglia di fico. Ma questo periodo antiministeriale quanto durer? un mese, un anno, un secolo? E domani vi sono delle elezioni che vi possono fare delle sorprese. Ad un governo radicale, in un governo di riforme sul serio, di riduzioni delle spese militari, volete ancora negare l'appoggio? Ma non parlo di un indirizzo di governo soltanto li volete o 510 questi radicali? Se li volete non dovete loro gridare addosso,
sciti.
:

impedendo

loro di nascere.

Pigliamo da Ferri le coscienze socialiste, dagli altri la propaganda positiva, mettiamole vicino. Pensate che la propaganda una, mentre voi fate un dualismo, per dare uno zuccherino di qua, una caramella di l. L'importante di salvare l'avvenire, voi il vostro, noi il nostro. Al proletariato di decidere fra noi, quando ci vedr lutti iedeh alla nostra esperienza ed ai nostri ideali! Cos ancor possibile

un

Partilo, un'unit del Partito nella vita,

nou

nella morte,

come

volete voi {applausi).

s'ell'articolo In vista del Congresso, Turati aveva augurato al partito le forze e il volere di gittare nellai propria vita un ondata risanatrice di sincerit e di vigore, e di trovare l'unit dove soltanto pu essere, nella reale comunione di un pensiero e di un metodo che non si elidano in s nell' unit profonda dello spirito, nell' unit stessi per interni contrasti profonda dell'azione quotidiana . Ora di fronte all'accentuarsi nel sindacalismo, dello spirito di negazione e della esclusiva idolatria della violenza (teorizzati della mozione di Brescia), l'unit augurata non poteva conseguirsi se non con l'amputazione del pollone degenerante, che isteriliva e minacciava la vita della pianta. Ma alla scissione esteriore doveva precedere l'interiore consapevolezza. Le due anime, dovevano esser messi nettamente di contro, come un'antitesi, / due partiti che afferma ed opera. che bens in fondo ad ogni spirito, In realt (scriveva Turati nell'articolo / due partiti, echi del Congresso) i due partiti, chi guardi ben addentro nella sostanza, furono sempre, lottarono sempre, si respinsero sempre, non si scompagnarono mai; or pi, or meno visibili, cammuffati ora in una, or in altra guisa, li troviamo alle origini del socialismo, li troviamo nelle fasi successive, ed quindi presumibile che, mutati ancora di veste, li troveremo allo sbocco; anche ciascuno di noi pu riscontrarli in s stesso, nelle diverse epoche di sviluppo del suo pensiero socialista, e, in uno stesso momento, l'uno sopraffatto dall'altro. Forse potremmo allargare 1' osservazione, scovandoli, oltre le chiostre dei partiti, in ogni societ, mano mano che evolve; ma ci ne dilungherebbe troppo dal tema. Sono dunque due tendenze e ha ragione chi le chiama cos e vuole che coesistano e si bacino, sia pure coi denti? Sono due tendenze, due corfcetti, due metodi nella societ e nella storia, non per due tendenze di un partito, poich non collaborano n si integrano, anzi repugnano e cozzano; e runa non acquista se l'altra non perde terreno. Nel processo di sviluppo del movimento, l'una insegue l'altra e 1 assale, questa rimorchia, anche
:

ma


suo malgrado,
e
i

68

e. come avanzano entrambe, l'una piglia il posto quando gi l'altra li ha sorpassati e perduti. Cos si combattono sempre, e non possono n confondersi ne separarsi; disgiungendosi si svellerebbero dal movimento, che tendono a dominare, e che non pu ciascuna d'esse, dirigere tutto da sola. Non sono due tendenze d'un partito; sono due fasi: nemiche necessarie ed inseparabili. cona ....Non appena l'Internazionale si affacci alle esigenze dell'azione

la

prima;

caratteri dell'altra,

creta le due anime, i due parliti, il contrasto dello spirito che afferma pur nell'amdello spirito che nega, non tardarono a manifestarsi: e presero forma e personalit nello bito del comune concetto catastrofico storico duello fra bakunisti e marxisti, fra socialisti libertarii ed autoritarii, questi miranti alla conquista dei poteri pubblici da parte del proletariato, e inculcanti una disciplina propria a questo scopo (che perci agli antagonisti appariva dittatoria e segno di degenerazione e di tradimento); quelli tendenti alla pura e semplice elaborazione e sobillazione dello spirito rie

voluzionario

preparatrice

di

una generale insurrezione,

di

un giudizio

l'atto universale, di una .specie di millennio taumaturgico e rinnovatore risolutivo dei nostri Avanguardisti . Teoricamente il marxismo, materiato di fatti e di azione positiva, coerente alle leggi immanenti della storia, vince metaflsicismo bakunista: lo vince, ma non lo distrugge. il E dopo un rapido riassunto storico delle lotte dei due partiti, dal congresso di Genova in poi, l'articolo concludeva: pi timidamente ad Sono ancora nel partito, i due partiti di fronte Imola, pili nettamente a Bologna. fra i due la polvere dell'equivoco, il sofisma lusingatore dell'idiota sentimentalit figlia dell'ignoranza, che proclama r unit degli incompatibili e la cooperazione degli elementi che si escludono. Il quale conveniva, anzitutto denudare, e debellare, prima di proclamare una generale scissione, della quale non da per tutto avvertito egualmente il bisogno, e che, non compresa o mal compresa dai moltissimi, avrebbe diviso artificiosamente anche falangi, destinate ad intendersi do:

mani....

la scissione

almeno per paiie nostra fece e non si far cos presto esteriore, cui altri partiti ci sollecitano perch ad essi, non a noi, converrebbe; che sarebbe ancor oggi una scissione, in molti luoghi, solo all'epidermide, sovratutto una scissione di capi, di rappresentanti, di man-

Non

si

datari i, i quali scevererebbero s dal movimento generale e cesserebbero di agire efficacemente su di esso. Ma la scissione interiore, che esisteva gi, che era gi assai pi che latente, si notevolmente chiarita ed accentuata. E ci significa una coscienza delle vie e dei fini resa pi profonda nel partito; significa, per noi, una cresciuta libert di moto e di azione efficace, la quale a nessun costo ci lasceremo limitare o ritogliere; significa una

aumentata capacit, nelle masse organizzate, di progredire e trascinare con la lentezza inevirenitenti ed i pigri. Nel complesso del movimento tabile nei moti collettivi che invano precorre il pensiero degl'individui significa una nuova fase di sviluppo superata. Significa inoltre che la scissione, quando dovr farsi generale, non spezzer l'esercito proletario in due monconi solitari e .stranieri reciprocamente, l'un dei quali avanzerebbe, l'altro rimarrebbe abbandonato e immobile; ma sar meglio che la scissione - una semplice eliminazione dei corpi estranei assolutamente refrati

tari

ed irreducibili . Fra due partiti, nell'intervallo fra il Congresso di Bologna e quello successivo di Roma, del 1906. il Morgari tenta di costruire la passerella dell'ingralismo: illusione della possibilit di coesistenza ed unione di forze, ormai nettamente antagoniste e paralizzantisi a vicenda. Combattendo quindi, nell'attesa del congresso di orna, Il logogrifo integralista [al di l del bene
i

69

e del male) Turati avverte che la vita non mai nelle medie, non nella stasi, e in Previsioni ottimiste scrive: Se il tronco del pensiero socialista, potati dalle fronde perch se quale uscir dal Congresso, porter ancora insieme ai rami socialisti origine discerna meno la radicale divergenza nari, quelli innestati dal sindacalismo anarcoide... i rami ripulluleranno, frondeggeranno di nuovo, le membra parassite sottrarranno i succhi alle altre, e l'albero o inaridir o non dar frutti . E in altro articolo II punto, fissando che la questione era di sapere se il partito credesse o no all'azione riformatrice e al lavoro di conquista progressiva, concludeva-. Ogni metodo pu avere un valore, ogni via pu condurre lontano; ma conviene che

sia

un metodo

che sia una via

'

L'estetismo catastrofico dei sindacalisti


e l'equvoco integralista.
(discorso tenuto
il

9 ottobre 1906 al Congresso di

Roma)

Turati {Applausi vivissimi) Compagni, io ho una mediocre stima di questi tornei oratorii nei quali noi socialisti gi spieghiamo tutti gli accorgimenti, le reticenze, le abilit, che chiamiamo indizi di corruzione nei partiti borghesi. E, francamente, pi di tutti questi discorsi tutti belhssimi, salvo il mio che avete udito e che udrete, io stimo profondamente un piccolo fatto di organizzazione, di lotte di riforme. Onde avrei preferito che altri parlasse, in vece mia, a nome dei riformisti; e c'erano qui, col Vergnanini, che vi port la voce dei campi sudati, Quaglino ed altri dei nostri, che potevano portare delle voci pi ampiamente peneIrate di necessit pratiche e di spirito lavoratore. Ma noi siamo un popolo di letterati; ci vogliono quindi quei tali oratori pi o meno di cartello, e io non mi sono potuto rifiutare, sebbene con mio rammarico, perch questa designazione voleva dire solidariet piena ed intiera di tutti i riformisti qui presenti, fino, occoirendo alla scissione dagli stessi integralisti, e non occorrer con quei gruppi autonomi che io specialmente rappresento e che erano minacciati nella loro posizione giuridica nel partito per avere sostenuto la bandiera riformista. Or dunque, debbo infliggervi alcune parole. Ed allora, letterato come sono, mi debbo riannodare ai discorsi precedenti a quello di Imola e a quello di Bologna.

Le due tendenze che non

e*

erano.

Ad Imola dissi (molti di voi lo ricordano) che non esistevano tendenze nel partito. C'era un accenno, un inizio, rudimentale e timido di s, di tendenza repubblicano-anarchica che vedemmo poi


svilupparsi e prendere audacia;
contradditorie,

72

quello stava fin d'allora fuori

ma

vi sono tendenze per definizione e in f^all fra me e Enrico Ferri, tra Bissolati e Morgari, non vi sono (ricordate?) questa stata la mia tesi, vere differenze di tendenza. Potremo non essere concordi in talune e particolari applicazioni dei principi; perch, come diceva benissimo test Enrico Ferri, non siamo dei frali; vi sar diversit di intonazione, di voce, di gesto; ma non vi assolutamente una differenza di tendenza, e codesto rivoluzionarismo, che si dava l'aria di essere contro di noi, non era che una raffigurazione letteraria, senza reale contenuto. E ad Imola cresimammo codesto concetto con quella frase, che pare un bisticcio; riformisti perch rivoluzionari, rivoluzionari perch riformisti. A Bologna, due anni dopo il bambino anarchico-repubblicano era cresciuto, aveva messo denti, cominciava a mordere e io stesso dissi;- s, vi sono due tendenze; ma non soltanto due tendenze, vi sono ora, due partiti; quei due partiti, che ad Imola elavano in germe, al congresso di Bologna si erano gi sviluppati. E parlai di Russi e Giapponesi e dell'assurdit di volerli fare marciare assieme col pretesto che sono tutti uomini, sotto la ban-

del partito. Nel partito, in ogni partito,

non

non

vi

possono essere,

direi,

diera della fraternit.

Dopo altri due anni mi pare che in coleste due lesi siamo tulli perfettamente d'accordo che in realt fra l'alteggiamento riformista e quello integralista, fra Turati ed Enrico Ferri, tra Bissolati e Morgari e cosi via. non vi , non vi fu mai un contrasto
oscillazioni, di cui dir fra poco,

vero di tendenze. Lo slesso inlegrahsmo, malgrado tulle quelle prova questo che vi un solo socialismo, nel quale noi siamo con loro. E d'altronde ci furono falli, mollo bene rilevati dagli oratori sindacalisti, che provano i pi delle parole. Enrico Ferri fu d'accordo con me, come io fui d'accordo con lui. con un po' meno, vero, di entusiasmo, per il Ministero Sonnino. {Si ride). E Bissolati vi ha dimostralo molto bene come, nella questione Idell'appoggio ad un Ministero, vi sia, raccolta in iscorcio e come in embrione, tutta la questione che facciamo qui. Tutte le altre questioni secondarie trovano la loro chiave in questa sintetica posizione.
:

La barba

dei ministri.

Enrico Ferri dice, e lo cito, senza punto voler impicciolire la questione a un pettegolezzo personale, che egli aveva visto spunlair la barba di Depretis .*ul volto di Giolilli pi presto di noi
:


cattivo augurio sulla faccia di
ilaril).

73

orbene, forsech in compenso noi non abbiamo visto dei peli di Sonnino pi presto di lui? {Viva

Ma non
dalla barba
sulla faccia

credo che
idei

le sorti

nostre o del proletariato dipendano

Ministri! Io credo piuttosto che

dipendano dalle

nostre azioni.
potere,

La barba l'hanno tutti, quelli che non la ostentano la celano sullo stomaco ed anche noi, se fossimo al

ne avremmo la nostra parte; saremmo anche noi opporper le necessit indeclinabili dell'essere al potere. E dall'azione nostra che dipende l'obbligare o non i Ministeri a dare le riforme, non dalla loro volont n dal loro libero arbitro. un poco puerile, sia detto senza offesa, questo sentire ad ogni tratto accusare il governo e i partiti borghesi di avere mancato di parola e di tradimento. No, i fatti sono quelli che sono. Se non abbiamo saputo bene manovrare le nostre forze, imputatelo a noi, alla nostra indecisione, al nostro essere e non essere riformisti interi, o interi rivoluzionari, o fedeli ministeriali, oppositori recisi alla propaganda incerta e contradditoria; e se la nostra forza si ridotta in una debolezza, e se fummo turlupinati dagli altri, perch avevamo prima turlupinato noi stessi! {Bene! Approvazioni).
tunisti,

due

partiti

che

ci

sono.

accennate

Siamo pure oramai d'accordo nella seconda delle tesi da me che qui ci sono due partiti. Allora, in quel primo cre:

ipuscolo, io

li chiamai socialisti e anarcoidi; pi tardi si sono chiamati sindacahsti e riformisti. Io per esempio rifiuto quest'ultimo nome, alcuni nostri amici lo accettano per brevit, mentre invece sindacalisti si drappeggiano molto volentieri in quella loro qualifica, perch il sindacalismo richiama le Leghe di resistenza, un bel nome e poi una forza! Le abbiamo fondate noi, ne siamo padri, ma essi adottandole sperano, quando ci avranno uccisi, di ereditare questa forza, e di farne loro monopolio {Ilarit). invero assai caratteristica la tendenza parassitica del sindacalismo. E io prego compagni sindacalisti di non attribuire a questo giudizio un senso personalmente e intenzionalmente oltraggioso. Anche l'edera che una pianta bellissima, un parassita, che incorona le rocche le rocche demolite dell'antichit; come voi incoronate del vecchio marxismo. mezzo demolite Ora, che vi siano qui dentro due veri partiti, potr il Ferri od altri per un desiderio di concordia ad oltranza, tentare di dissimui i i

kre,

ma guardiamoci

negli occhi tutti quanti,

non

lo

possiamo ne-


gare nessuno! E

7i

il dire due partiti, non significa chiedere la espuldegli altri; queste sono le miserie, sono frasche, o uni sione degli noi non siamo una chiesa, n un convento. Ci che importa definirci nettamente, avere una chiara coscienza di quello che sianif

gli uni di fronte agli altri.

clude a questa conseguenza

Ammettere che siamo 'due partiti conche, pur rimanendo buonissimi amici,
i

non possiamo camminare per la stessa via. Che cosa si dice qui, che cosa si va- ripetendo in tutti giornali del nostro partito? Come i cieli narrano la gloria di Dio, cosi tutta la nostra letteratura non canta che il nostro perpetuo ed inconcisindacalisti rappresentino una liabile contrasto. Io non nego che notevole forza d'attacco, ben io so che fui preso d'assalto cosi ferocemente dai nostri compagni di quella riva, il che, tra parentesi, mi diede un enorme piacere, un po' perch lusinga quella vanit^t che noi tutti, donne pubbliche od uomini pubblici, abbiamo... {ilarit) un po' perch conforta sempre pi la mia tesi che siamo due cose profondamente diverse. Ma io devo riconoscere che essi, con un grande slancio, da veri bersaglieri, si sono gettati contro di noi, rinnegandoci interamente. Fra noi e loro non vi una sola spanna di terreno comune, n nella dottrina n nei metodi. Per la dottrina, sarebbe forse il minor male: essi si dicono i soli sostenitori della vera fede; che noi avremmo rinnegata. La loro societ futura fondata sui sindacati, non ha nulla da fare con la nostra che s'impernia invece sullo Stato collettivista; ma questa ve la consento, non questione di tale urgenza che non la possiamo rimandare al futuro Congresso! (Ilarit). Il dissidio pi grave nei metodi, ossia nell'azione; i vostri metodi, compagni sindacalisti, per noi sono esiziali al socialismo, e lo proclamano gli stessi integralisti nel loro ordine del giorno. Su questo terreno non possibile n la concihazione, n il rinvio. Qui noi saremo continuamente come cani e gatti, perch voi disturbate e impedite il nostro lavoro. Se in tale condizione di cose vi piace parlare ancora di unit, fatelo pure! Dio mio! per ischerzo possiamo anche dire, di due che si danno dei pugni, che si baciano e si abbracciano, ma sar un fiorellino retorico.
i

Che cos' un

partito

11

sofisma deiP unit.

Siamo idunque d'accordo che io avevo un poco di ragione a Imola e a Bologna. Siamo d'accordo due anni dopo, ma in politica questo il solo modo di avere ragione! Quando si ha ragione colla maggioranza, si ha sempre Unio; perch si riflette l'eco di

75

un'opinione del passato che gi moria di fronte alle esigenze nuove, la luce di un astro spento da tempo e che sembra brilpermettetemi di ripeJare ancora nel nostro cielo. La verit terlo ancora una volta che, non solo nel nostro partito, ma in tulli partili, non ci pu essere pluralit di tendenze. Ogni parlilo esso stesso una tendenza, e cio un movimento che mira ad una mla per una via. Ora, ci una via sola per arrivare ad una mla, e ce ne sono cento, mille, infinite, per discostarsene. La via, possiamo non conoscerla, discutere se si debba andare a destra o a sinistra, ma matematico che la via una sola e quindi le tendenze di un partilo non si concepiscono. Dov e duplicit di vere tendenze, duplicit di partilo. Questa potr dissimularsi, finch sia embrionale, ma evidentemente il dilemma chiaro o si tratta di divisione di lavoro, o di contrasto di melodi. Nel primo caso la variet si allea coll'unit, ne anzi la condizione; nel secondo quella nega questa. Se alcuni di noi vogliono andare a Frascati, altri a Fiumicino, non possibile camminare insieme. Viceversa, se siamo d'accordo per andare lutti a Frascati (perdonatemi se rubo oggi a Morgari il froebelianismu degli apologhi), potremo anche apparire sbandati, uno andare per la via provinciale, l'altro pei viottoli, il terzo proceder per esplorare, ma l'unione rimane, ma la tendenza una sola. Lo slesso avviene nel parlilo. Uno bada alle Cooperative, l'altro favorir le affittanze collettive, un terzo lavora in Parlamento, un quarto far, che so io, la Critica Sociale {si ride); ma tutti fanno parte di una slessa orchestra; il che non vuol dire che tulli suonino lo stesso strumento, come pretenderebbe Morgari, il quale vuole che sempre qualunque cosa si faccia Cooperative, affittanze collettive, leggi sociali, si premetta sempre la giaculatoria tutto questo fatto in vista del collettivismo. Cooperativa di consumo? l'anticipazione, (chi sa poi se vero?) del futuro sistema di scambio; Cooperativa di produzione? Anticipazione defia societ futura, ossia abolizione del capitaUsta (e anche questo un po' troppo semplicizzalo!) legge che tutela il lavoratore? Ed ecco un avviamento alla sovranit

dell'operaio ecc.,

ecc.

Ma

se

il

suonare

tutti
i

mento sarebbe sovranamente


faremo un'orchestra in cui avremo ancora un parlilo.

irritante

per

cosi lo slesso strunervi della societ,

ammesso pure che ciascuno suoni uno strumento


lutti

diverso,

se

per eseguano

la stessa

musica,

Ma se invece le diversit costituiscono contrasto di cose, di metodi, di concetti e d'indirizzi, come in quel famoso prospello di Morgari neWAvantU, e, tutte quelle

cose diverse si pretende che convivano insieme, allora sono due parliti che cozzano l'uno contro l'altro. Perch assioma mate-

Tematico che da due contrari non pu uscire una risultante, ma l'elisione delle forze. Una forza contro l'altra d una differenza, e non una risultante. Per avere questa ultima ci vuole la convergenza. Ora il sofisma di Morgari chiaro egli crede conciliabili le cose opposte, socialismo e antistatalismo, transigenza ed intransigenza, ecc., ecc., perch presta a queste parole un senso diverso da quello che danno loro in realt quelli che le adopeazione diretta. Modigliani mi ha prevenuto nel rano. Esempio l'azione diretta integrante l'azione rappresencome dimostrarvi tativa, quale noi la concepiamo al pari degli integralisti, diversa da quella dei sindacalisti, che un'azione diretta predominante, esclusiva, che caccia nel retroscena l'azione parlamentare. Cos, quando si parla di rivoluzionarismo, il sofisma di Morgari sta in ci che egli dice; verr il giorno della violenza, forse nell'avvenire, quindi i rivoluzionari hanno anch'essi ragione; ma saranno le ultime trincee da abbattere, ed intanto si continui anche nella via della legalit; e qui hanno ragione i riformisti; e quindi sono conciHabili queste due cose . Ma le due cose conciliabili non sono quelle in discussione, perch la rivoluzione degli intransigenti non un ultimo atto di violenza che chiude una serie determinata di atti legali, ma lo spirito rivoluzionario che deve impregnare la nostra azione quotidiana, deve diventare anima etessa di tutta la nostra azione, spingere gli attriti all'eccesso, evitare ogni temperamento conciliativo, e per questo quella nostra azione, che non sia impregnata da questo spirito di ribellione perenne, diventa abdicazione, mercantilismo, tradimento dell'ideale. E cos si dice del sindacalismo; Morgari adopera questa parola in senso affatto diverso dai sindacalisti. Egli dice: Sindacalismo, in fondo, sono le Leghe; le Leghe le vogliamo anche noi, dunque possiamo essere d'accordo. Ma il sindacalismo dei sindacalisti significa ben altro significa le leghe sostituite a tutto il resto ed
: : :

allo stesso partito.

allora dov' pi la conciliabilit?

Tutti questi sono

dunque

eleganti artefici di parole, mossi da

un rispettabilissimo spirito di unione e di concordia, cavano nessun ragno da nessun buco reale.

ma

che non

La

paralisi.

Ora, compagni, qual' l'effetto del contrasto delle idee? Bisogna distinguere se il contrasto fra due partiti diversi o nello etesso partito. Se fra due partiti diversi, benefico e necessario. Oserei dire che benefico per definizione; perch non vi sarebbe


un
titi

77

appunto come non


i

partito, se

non ve ne
le

t'ossero altri

ci

sarebbe

la luce

senza

tenebre.

d'altronde

contrasti delle idee, fra parfiniti,

diversi sono necessari al trionfo delle idee migliori di ciascun

partito.

Se

tutti

fossimo d'accordo,

saremmo

perch non

ci

riuscirebbe di creare in noi le forze per effettuare i nostri ideali, le quali non nascono che dall'esercizio della lotta; il treno della nostra azione slitterebbe sulle rotaie, non trovando pi l'attrito della resistenza, ed il collettivismo non si farebbe (non vi sembri un paradosso) appunto perch riconosciuto vantaggioso da tutti.

contrasto di idee e di metodi nel partito stesso, Se i due indirizzi opposti si equivalforze sar zero; se uno supera l'altro, loro gono, la risultante delle sar ia differenza. Se uno vale per 30 e l'altro vale per 20, la forza risultante del partito non sar 30 pi 20, ma 30 meno 20;
se invece
il

Ma

allora

non

vi pi partito.

come il sole. Anzi siccome l'aritmetica morale e sociale da quella materiale, e siccome la disunione provoca il disgusto degli aderenti, noi abbiamo questo risultato, che 20 contro 30 danno meno di zero, cio danno rinculo, la perdita di ter chiaro diversa

reno della nostra azione.

sindacalisti.

perci deploriamo che siano venuti al mondo i sindacasarebbe fanciullesco deplorare quello che c'. Potremo dire, 'facendo della polemica, che essi rappresentano l'et della pietra del socialismo, che essi risuscitano fasi superate, che ci riconducono al corporativismo, all'anarchismo, ecc.; ma, dopo tutto, non provato che queste fasi... sparite non debbano avere dei ricorsi, che l'ideale sindacaHsta, che ci pare anarchico, non debba essere, un giorno, magari un correttivo contro le esagerazioni del nostro collettivismo statale. Morgari vuole meno ipotesi e non vuole che sul futuro si giuri, ed io pure non giuro che su quella che la verit riconosciuta, non giuro niente sull'incerto avvenire; perch 60 che le grandi bancarotte dei sistemi sociali, di tutte le utopie, avvennero appunto per questa presunzione di voler giurare su un futuro che non ci conosciuto. Ad ogni modo ipotesi la nostra, contro ipotesi la loro. Possibile correttivo nell'avvenire. E non da deplorare che esistano, il caso di rallegrarsene, se sono delle forze! E qui debbo associarmi al Ferri, perch oggi siamo in vena di andare uno sulle orme dell'altro; io vado sulle sue, perch egli mi precedette. Sono sindacalisti, delle forze giovini, che hanno diritto di dunque,

Non

listi;


vita; noi.
ribelli,

78

possiamo scomunicare; quello che dobfondano la loro azione con la nostra, riducendo la nostra a zero, od a una quantit inferiore a zero. conservatori sono utili, rappresentano il diritto storico, Anche la ragione di una societ che da millenni suda il fatto esistente, ma non perch li riconosciamo utili, modificarsi; a formarsi e grande partito. E i clericali? essi rapsolo un essi con facciamo presentano la religione, questa forza enorme, che ha tanto contri-

non

le

biamo evitare
i

che

essi

buito a creare la civilt nel passato! E il militarismo? senza di esso la civilt industriale non sarebbe nata, e ancora oggi, forse, non reggerebbe o non si espanderebbe. Non perci possiamo essere insieme conservatori e anticonservatori, militaristi e antimilitaristi, clericali e anticlericali. Abbiamo qui, simpatico ospite, don Romolo Murri, che una fortissima intelligenza, ma non per questo potremo fare comunella con lui e dire che siamo un poco murriani e un poco anlimurriani; perch cesseremmo di essere un iparlilo di essere noi! Non mi pare, ripeto, che ci sia bisogno

di dimostrare di pi che la corrente sindacalista contro di noi, contro di noi tutti, nella teoria, nella pratica, nel domani e nell'oggi.

Antagonismi

dottrinali.

letto tutte le sue ignoranti), ma degli categoria (appartengo volentieri alla opere noi sappiamo abbastanza dal suo discorso di ieri, che stato cos schietto, e che ha cosi validamente sostenuto la mia tesi, quanto egli agli antipodi da noi. Fui dolente di non aver assistito alla prima parte, in cui mi si dice che abbia detto molto male di me, ma forse meglio cosi; non sar tentato di raccogliere piccoli fatti personali, salvo uno, che brevemente toccher or ora. Tutti avete udito non solo quel discorso, nia notaste qualche cosa di pi importante del di-scorso stesso, e cio il modo come esso venne accolto dai due partiti del Congresso con che entusiasmo le cose, che facevano i-abbrividire noi, erano accolte dai suoi seguaci, e con che vilipendio, viceversa, da quella parte, erano accolte le nostre parole, o quelle degli integralisti, quando accennavano ai metodi nostri. Ora, sono o no due anime (adoperando la vecchia parola spiritualistica, perch la parola pi riassuntiva) che si rilevano in questo dibattito? Negatelo se vi possibile! Neppure fra noi e partili borghesi pi lontani del nostro, neppure fra noi e i cleri:

Ed eccomi giunto ad Arturo Labriola; non ho

cali,

si

vide mai tanta violenza di urto,

come

fra

noi e

sinda-


calisli, nella

7!>

Iraterna unit del partito


nella dottrina,

{Ilarit).

Ho

detto che siamo

sia per me il importante. Se loro piacere, noi potremo anche considerarli pi marxisti di t'a noi; di Carlo Marx noto ch'egli disse di s, di non essere affatto marxista; allo stesso modo noi possiamo sentire di essere marxisti come Marx, cio di pensare oggi quello che Marx, che non era un corbello, penserebbe se fosse vivo oggi, in mezzo ai fatti presenti, illuminato da tutta la evoluzione posteriore e spinto a correggere le idee che si era fatto su quella piccola frazione di inondo, specialmente inglese, che aveva guardato allora.

agli antipodi

sebbene questo non

punto decisivo. L'accusa

di eresia forse la

meno

Sindacalismo e marxismo.

Ad ogni mchio, sono questioni molto astratte; lontane; come direbbe Vergnanini, dalla mentalit dei lavoratori. Certo, io sono disposto a cedere ad Arturo Labriola ed accoliti la mia medaglia di Carlo Marx, colla stessa facilit con cui gli cederei volentieri la medaglietta di deputato. Perch la teoria catastrofica di Marx, di cui costoro pretendono di essere gli interpreti pi schietti, e pi coerenti, basava, lo ricordate, tutta su tre presupposti mi'seria crescente entro il proletariato, concentrazione progressiva della ricchezza in poche mani, e conseguente proletarizzazione della massa, finch questa enorme, crescente, invincibile miseria della gran massa avrebbe creato becchini della societ borghese che doveva venire al gran capitombolo. Questo il tripode in cui si erge la costruzione catastrofica di Marx. Ora Labriola crede egli in quei tre dogmi, della miseria crescente, della proletarizzazione, della concentrazione della ricchezza? Io non vorrei rispondere per lui, ma sono convintissimo che non ci crede; prima di tutto perch persona molto colta, tl'oppo colla per essere cos in arretrato; in secondo luogo, perch tutti sappiamo la sua grande simpatia per le teoriche liberi.ste individualiste di Pareto e Pantaleoni, che fanno parte della sua dottrina. Colesla teorica non collima colla tesi marxista, anzi fieramente la nega; essa crede che le condizioni del proletariat< nella societ borghese si elevino incessantemente, che si vadano sempre pi sviluppando la piccola industria, la piccola azienda, od aumentando i singoli beni nelle mani del maggior numero. E del resto, egli stesso, Labriola, ieri, quando pose in canzonella la riduzione riformista della mezz'ora idi lavoro, e fu osannato dai miei amici con cos clamorosa ironia, egli allora, abile com', si
:

80

subito ripigliato ed ha soggiunto badate, non voglio dire die una mezz'ora pi o meno di lavoro non abbia importanza, voglio dire che la mezz'ora o l'ora di lavoro di pi si traducono per in aumento di produzione, in aumento di forza del capitalista ed

automaticamente

in

aumento dei

salari ed in

miglioramento delle
miglioramento
delle

condizioni di vita dei lavoratori. Dunque, egli crede alla possibilit del

condizioni dei lavoratori, automaticamente, all'infuori delle leghe di resistenza e dello sciopero. E poi vedete come tutta la dottrina sua e degli amici suoi sia impregnata di ottimismo capitalista. Ne tocc il Ferri, ma vale la pena di riparlarne. Anche Marx vedeva nello sviluppo della grande industria una condizione necessaria per lo sviluppo del socialismo, ma tutta l'anima sua era

piena dell'odio violento contro quell'ammasso di sangue umano che il capitalismo; voi avete invece avuto, ieri, dalla bocca di Labriola, l'apologia del capitalismo, che deve diventare pletorico, che deve svilupparsi senza freni per prepararci la societ ricca e fiorente di cui il socialismo dovr poi essere l'erede. In coerenza a questo pimto di vista, il sindacalismo di Labriola respinge le leggi sociali, che impediscono e frenano cotesto sviluppo, tagliando le unghie ai capitalisti. In verit io non so poi come tutto ci si accordi con quella apologia degli scioperi ad oltranza, che il sindacalismo si ammannisce da mane a sera. Forse che gli scioperi, al pari e pi delle leggi protettive del lavoro, non mozzano le unghie ai capitalisti, non attraversano lo sviluppo del capitalismo? Ma questo, riguarda la coerenza della loro dottrina. questa la parte di liberismo pantaleoniano che Labriola ed i suoi

accolgono nel loro programma. Quanto alla teoria catastrofica, ho gi dimostrato che i sindacalisti l'accettano senza le premesse, separata dalla sua base; per cui la catastrofe diventa un fatto letterario, una tragedia da palcoscenico, una bella visione poetica, cui mancano solo le gambe per stare in piedi.

Sono
In fondo essi sono, nel certa ammirazione,
essi

degli esteti.

mio concetto, (e lo dico non senza una malgrado la violenza con la quale Labriola si

scaglia e grida insolenze contro

ed i miei amici), in fondo che aspettano una specie di apocali.sse, di mille e non pi mille, che verr, con la pienezza dei tempi. La loro azione consiste nell'elevare la temperatura dello spirilo rivoluzionario, con quella contraddizione, che essi,

me

sono dei

mistici, dei messianici,


<la

81

un lato, invocano ed aspettano la rivoluzione, mentre poi sdegnando e screditando le piccole riforme quotidiane, che accusano
sociale, essi

il presente preparano, per conquistare cotesta societ nuova, un esercito di gente denutrita, affamata, incolta, rozza, un esercito di servi per realizzare la grande libert del mondo.

di essere inutili e corruttrici e proprie a consolidare

slato

(Applausi).

Ma costoro sono dei perfetti esteti; essi fabbricano un bellissimo castello di idee, nel quale l'uomo non entra, come diceva Vergnanini con frase rusticana. L'umanismo non c'entra; che importa una mezz'ora di lavoro di pi o di meno? Come diceva l'anarchico francese quando fu scagliata la bomba Ou' importe cette vague humanit pourvu que le geste soil beau? . Ed il gesto, infatti, esteticamente meraviglioso! Sono degli ideologi
:

puri; e per questo vengono a predicare il sindacalismo in un depaese dove non vi Sindacato. Per essi gli individui sono miurghi della storia. E veramente era uno strano fenomeno psicologico quello di ieri, quando Labriola, con parola molto viva, accusava noi di scioccamente attribuire il difetto del partito a piccole cause personali, alla ostilit di Tizio o di Sempronio. Turati, egli disse, invent gii untorelli (\eW Avanguardia. Labriola cos prestava a noi la illusione sua e del suo partito. Sono infatti essi che mostrano di credere alla potenza soprannaturale degli individui, che appuntano tutte le loro forze nel combattere il semidio Turati o Treves o Bissolati, o magari Ferri o Cabrini. Pel loro estetismo sempre l'eroe di Carlyle quello che fa la storia. Essi scambiano l'effetto con la causa, perch infatti soltanto l'ini

dividuo estetico, l'individuo soltanto plastico. (Applausi).

Antagonismi nei metodi

Lo

sciopero generale.

Tutto ci non avrebbe che una importanza accademica, se coantagonismo di opinioni non rimbalzasse sui metodi e sulla azione quotidiana. Il guai-o che tutta l'azione nostra, tutto il nostro metodo l'esatto contrapposto della loro azione e dei metodi loro. Noi, per esempio, consideriamo una conquista pel proletariato aver mano nell'Ufficio del Lavoro governativo. Vi furono mai scherni ed irrisioni suffcienti ai sindacalisti per demolire cotesto istituto? E l'Umanitaria di Milano? Si sono persino uniti con i preti per togliercela di mano, quell'Umanitaria, che pure fa una quantit di studi e di opere effettive, per aiutare l'organizzazione proletaria, per renderla pi intelligente, per disciplitesto
TuBATi
-

Le

vie maestre del socialismo.

nare il collocamento, per lenire la disoccupazione ecc., ecc., Tutte queste pei sindacalisti, non sono che turlupinature. Per essi, e iion ne fanno mistero, una sola battaglia veramente .seria ed educatrice, lo sciopero il pi esteso e il pi violento possibile, Massenstreich, Generalstreich, non importa il nome. Lo sciopero spinto agii estremi con grande slancio rivoluzionario, esperimento di dittatura del proletariato, ginnastica rivoluzionaria, formula
belle cose

abbreviativa della rivoluzione futura, e via via,, tutte quelle altre che avete udito. E a proposito di sciopero generale, riassumo in due parole il mio piccolo fatterello personale. Nel settembre 1904, quando le
associazioni operaie milanesi avevano decso che al terzo giorno lo sciopero dovesse dichiararsi finito, e per questo si and al-

l'Arena a parlare al popolo riunito, all'ultimo momento per compiacere al suo ideale estetico, Labriola, che pur aveva preso parte, senza fare obbiezioni, alla deliberazione in questo senso della Camera del Lavoro, ad un tratto, con sorpresa di tutti, fece e fu causa di il discorso che eccitava a continuare lo sciopero, quello sgretolamento, di quella grottesca fine dello sciopero generale, dove si ebbe a vedere una cittadinanza che applaudiva le guardie di pubblica sicurezza che arrestavano gli scioperanti!
{Interruzioni;

Labriola Turati contato che formato. Labriola


a dare.

Erano Ora, se
l

commenti
i

animati).

sto a quello

io

feci

borghesi che applaudivano. che mi si dice, Labriola ha raccome Ponzio Pilato. Labriola male in-

Io ero presente. Hai detto che

non avevi consigh

tutte le riunioni; e tutti i giorni fui santa ragione! fui fischiato dal primo giorno all'ultimo, mentre Labriola fu sempre applaudito e fui fischiato perch tutti i giorni, pur non pigliando di fronte quella frenesia (perch non si poteva certo andare e dire in faccia ai pi scalmanati che quello sciopero era una follia, se non rendendosi colpevole di esasperazione di quella follia), e pur riconoscendo il movente sentimentale che spiegava quello scatto popolare, non ho fatto che consigliare, pregare, supplicare che si desse a quello scio-

Turati Labriola Turati


di

All'Arena, parlo ...partecipai a

Or

io,

nei quattro giorni dello sciopero... di quel giorno...

fischiato

pero uno scopo determinato, limitato, possibile; e non gi, come predicavano i rivoluzionari, la caduta del Ministero; e che infine, dopo la dimostrazionp fatta, si dovesse troncare. Avr avuto torlo, sar stato, come mi accusarono, un venduto alla borghe-


ia,

83

li possiamo vedere, ricorderanno, ed io ricordo ancora molto bene, l'impressione complessiva, i liscili assordanti che mi hanno accolto t^empre. {Viva ilarit). E basta su questo, perch non ve chi ormai vorr negare che il nocciolo di questo sindacalismo rivoluzionario (cosi diverso da quello riformista di cui potrebbe parlare Graziadei, se avesse la parola) consiste, e del resto lo confessano essi stessi con sufficiente franchezza, nell'esasperare la lotta di classe, nell'acutizzarla, nel rialzare il margine che rende pi profondo l'abisso che divide le classi sociali; mentre noi, all'opposto, crediamo che sia utile, nella lotta di classe, guidarla, temperarla, renderla pi civile; noi non crediamo che la barbarie sia forza, i barbari sono deboli, secondo noi; e perci ci sforziamo di avviare ogni battaglia verso conquiste pratiche ed immediate, e ci asteniamo dal giuocare tutto su una carta, dall'impegnare di conflitti violenti nei quali siamo sicuri di essere generalmente battuti, e corbellati per ginta. Avremo ragione o torto, non me ne preoccupo, ma dico che i due metodi conducono l'uno verso Gerusalemme, e l'altro verso l'Egitto. chiaro come il sole che quando uno dice che si deve esasperare ogni lotta, che si devono rompere tutti i ponti, e l'altro sostiene che vai meglio trovare dei punti d'accordo vantaggiosi e contentarsi anche di piccole concessioni sempre pi fruttuose, impossibile fare anche un solo passo sulla medesima
i

ma

giornali dell'epoca vi sono ancora, e

e molti

li

via.

Il

lavoro positivo sempre riformista.

vostro metodo non solo non conduce alla mta, ma E infatti, se voi cercate dove si fatto del lavoro positivo {dico la parola che spiace a Labriola e che piace a Ferri), del lavoro di educazione, di penetrazione, di organizzazione, di concjuista, di cooperazione e via via, lo trovate unicamente dove prevale il riformismo. Ci non potrebbe essere altrimenti. Perch, siccome la conquista della societ borghese, per trasformarla, non pu essere fatta che a gradi, per penetrazione, per evoluzione, per sostituzione continua, evidente, direi quasi per definizione, che dovunque lavoro utile non pu essere che riformismo, e che, all'infuori di esso, non vi che la farsa inconcludente o il suicidio del movimento emancipatore. La lotta di classe, che Ferri diceva attenuata dal riformismo, non pu essere al contrario che riformismo, perch all'infuori di

Per noi

il

ce ne allontana ogni giorno pi.

84

questo non ce possibilit di lavoro. Ecco perch Reggio riformista, Milano riformista nella massima parte della sua azione. (Interruzioni). Si obbietta che non vero, ma noi abbiamo portata qui

una relazione stampata, piena di

fatti

e di cifre.

Ma

io

non voglio indugiarmi alla piccola questione milanese. Rinuncio all'esempio di Milano, mi bastano Reggio e Genova. Dico che tutto il movimento operaio serio riformista.
Voci

Milano

Milano il socialismo mensa maggioranza elettorale.


TuR.\Ti

no!
riformista nella

sua im-

Voci Coi voti degli esercenti. Ferri E. E di Mantova? Ma Mantova riformista. Una voce ^ERRi E, A Mantova non sono riformisti, perch... Questo regionalismo. Una VOCE Turati Mantova sar forse un fenomeno speciale, che non ho abbastanza studiato, e che altri forse potrebbe illustrare qui meglio di me. E vero, o compagni, che Morgari dice ai socialisti reggiani

vostro marcio dispetto. (Interruzioni); senonch essi rimbeccano: noi siamo riformisti, e ci pare che tocca a noi sapere quello che siamo (interruvoi vi dite riformisti,
siete

ma

integralisti

sono dei rei confessi, e rifiutano energicamente una li diminuirebbe. E in che senso sono riformisti che pur facendo e non integralisti? In questo senso essi dicono quell'azione complessa che predica l'integralismo, essi la fanno con un criterio organico coerente, continuativo. Lo stesso debbodire di Milano; leggete, vi prego, la nostra Relazione. Ebbene, a Alitano, mentre eravamo tutti formalmente uniti, il lavoro nostro fu sterile, inconcludente; dal giorno che ci siamo divisi, vale a dire abbiamo fatto l'unit di quelli che la pensano ad un modo, il nostro lavoro comincia a fruttare. (Interruzioni). Questi esempi dovrebbero pure provare qualche cosa; del resto che vi mai di strano? L'integralismo consiste nel camminare a zig zag come ^di ubbriachi; ora questa la ragione della debolezza del partito. Il partito Socialista, che doveva, non dir rinnovare il mondo, perch Modigliani mi salta addosso e dice che rinnovare eccede le forze umane; ma doveva per lo meno rendere cosciente il moto della storia, forse lubrificare un poco le ruote, agevolare questa rinnovazione, ha bisogno sopralutto di pace interna, di organicit di azione, ha bisogno che tutti- vadano nella stessa direzione, se vuol davvero abbattere qualche cosa, costruire qualche cosa.
zioni);

essi

assoluzione che

85

L* integralismo l'innocenza.

L'illusione della fal.^a miit, della potenza del numero, della unit formale la cosa pi sciocca di questo mondo, e deve cessare; l'importante di avere delle idee precise, dei metodi sicuri,

ed allora la minoranza vale pi della maggioranza, e gli eserciti di Serse sono sconfitti dal tenue manipolo greco perci la frase noi siamo per le riforme contro ii ridi Ferri di ier l'allro formismo una di quelle frasi brillanti che egli sa inventare con tanto milionaria prodigalit, ma perfettamente vuota; perch le riforme, come le idee, camminano sulle gambe degli uomini, e riforme senza persone che le vogliano, che le valutino al loro giusto valore, che ne possiedano la tecnica,, che sappiano come conquistarsele e farle applicare, non sono che fosforescente fraseologia. La riforma non esiste senza il riformismo. Ed. appunto per questo il partito ha conquistato poco luior; ^li che gli integralisti nel partito ci sono sempre stati; d Pome nuovo, ma la cosa antica, purtroppo, ed universale. mirmidoni, la grande maggioSe oggi voi integralisti siete ranza del partito, tanto che non subite ancora la necessit di dividervi tra voi, pure essendo gli uni agli antipodi degli altri, appunto perch l'integralismo, cio quella confusione di idee di cui dir tra breve, infetta purtroppo tutta la massa del partito. Appunto perch il partito fu sempre pi o meno integralista, e non si mai dato integralmente ad un lavoro coerente, preciso e continuato, appunto .perci, egli ottenne fin qui cos scarsi risultati, tanto nel campo parlamentare quanto negli altri campi. Siamo andati avanti per impressioni. Un giorno si decise di sostenere il Governo, e Ferri minacciava di misurare antropologicamente i cranii ai dissenzienti; ma poi bastava un Berr qualsiasi per farci mutare cammino di punto in bianco. Chi resisteva era dichiarato disertore senz'altro. Il demagogismo trionfava. E cos tutto il lavoro precedente veniva frustrato e le pi vantaggiose situazioni politiche erano irreparabilmente rovesciate. Aon posso percorrere tutte le questioni agitate qui dntro, perch mi ricordo della raccomandazione del presidente e pi ancora debbo tener conto delle condizioni del Congresso. Ma, per saggiare le differenze fra riformisti e integralisti, ossia tra noi e questa compagine unitaria di gente che disgiunta intimamente fra se, ma che si pretende unita per timore dei danni della disunione nel partito, mi baster indugiarmi su tre punti
: :


tipici:

86

transigenza, militarismo, rapporti con le istituzioni. Su questi tre punti caratteristici non ho bisogno di illustrare quali sono le nostre differenze coi sindacalisti questi proclamano la intransigenza pi assoluta, l'avversione repubblicana alla mo:

narchia, magari insurrezionale, e l'antimilitarismo spinto fino alIherveismo, fino a qualunque ribellione, come accennava ieri Labriola. Dagli integralisti, su questi tre punti quali sono le nostre
differenze?

Transigenza, alleanze, ministerialismo.

La transigenza sta alla radice di tutta la questione. Il sindacalismo rivoluzionario non che lo sviluppo logico dell'intransigenza. Xoi abbiamo avuto qualche volta il torto di dire che la transigenza elettorale non che un dettaglio insignificante di tattica, non sufficiente a dividere il partito. vero, un dettaglio^ per chi, come noi, in tema elettorale, sostiene l'autonomia; qui si pu essere transigenti e altrove no; si pu essere transigenti
oggi ed intransigenti domani.
Ala

quando

si

afferma

il

dogma
valore,,

dell'intransigenza, questo ci condurr, se la logica ha


fino al sindacalismo rivoluzionario.

un

grafi,

Ora, che cosa la transigenza? Noi siamo dei pessimi lessicoabbiamo creato una quantit di parole che non rispondono alla cosa. Cosi abbiamo chiamati transigenti quelli che voglionoottenere tutto il possibile nel pi breve tempo possibile, con la maggiore efficacia d'azione. Ma in che cosa essi transigono? Tran.^igenza dovrebbe significare rinunzia, e quelli non rinunziano a nulla al contrario! Esser transigenti, infatti, vuol dire essere evoluzionisti,
ai

riconoscere allo stato di fatto, alle istituzioni esistenti, rapporti giuridici ed economici attuali una ragione storica, e l'impossibiht di capovolgerli con un atto di volont, e la ne-

cessit

di accostarvisi, di penetrarh, di conceder qualche cosa per averne in ricambio ci che pi preme, e via via. il concetto evoluzionistico applicato alle lotte sociali. La natura non si pu prendere d'assalto, si vince, obbedendole. Viceversa, strano fenomeno, noi chiamiamo intransigenti, nel nostro partito, proprio coloro che sono pi disposti a transigere; perch infatti abbiamo visto gli integralisti far comunella con i sindacalisti, che rappresentano esaltamente l'azione opposta alla loro. Fino a che si transige con i fatti esistenti, questa una necessit indeprecabile; ogni volta che facciamo un'affare, sempre noi transigiamo: vale

87

a dire discutiamo, tiriamo di prezzo e finiamo per aggiustarci, questa la transigenza inevitabile e proficua. Ma quando, viceversa, transigiamo con le nostre idee, pretendiamo di essere d'ac-

questa
slessi!

cordo con persone che nella loro azione stanno ai nostri antipodi, la negazione di noi stessi. E gli intransigenti tra noi nel nostro gergo di partilo, sono proprio quelli che cos rinnegano se

Ho

detto che la transigenza


Infatti,

il

concetto centrale della nostra

alla mutazione della societ per gradi, pensiamo che tutti i mezzi sono buoni quando sono necessari per condurre al fine, che vi sono vaste zone sociali, conquistabili a noi, che possono mescolarsi al nostro movimento per determinare trasformazioni graduali; quindi siamo partito d'ordine, nel senso pi elevato della parola. Siamo essenzialmente un partito di trasformazione ordinata, mentre i rivoluzionari tendono ad allontanare da se il maggior numero di gente possibile. Nelle elezioni essi non vogliono che voti degli operai socialisti e dei pochi intellettuali che ne sposarono la causa, vale a dire, in Italia, per esempio ,oggi e per dei secoli ancora, di una minoranza infima della popolazione. Che cosa significa questo? Significa evidentemente aver fede nei miracoli della violenza e rinnegare in fatto la politica elettorale che si ha l'aria di accettare a

discussione.

noi,

crediamo

parole.

Dal nostro punto di

vista,

quando

si

fanno

le

alleanze?

Sempre

quando

utile.

Ciccotti ha asserito,

a proposito di. popolarismo,


<(

dobbiamo

che noi che Marx non poteva dire nel Manifesto dei comunisti allearci coi partiti popolari nelle elezioni. Ebbene, non vi che da pigliare il Manifesto; che cosa dice? Dice che i sociahsti devono sempre aiutare la parte della borghesia pi avanzata contro quella pi feudale, salvaguardando per l'avvenire
del

movimento proletario {interruzioni di Ciccoiii). E inutile indagare che cosa Marx poteva dire, quando ha detto
troviamo stampato!

e lo

alleanze sempre quando sono utili. Noi siamo noi, non abbiamo paura della mescolanza con nessuno. Noi non siamo contatti della carne; siamo figli di degli asceti che temono
i

Dunque

Satana, e quindi alleanze tutte


cosa,

le

volte

salvo a romperle domani,


lo

quando non

che servono a qualche ci servono pi. E

ulile

cosi per l'appoggio ai Ministeri.

Qualche volta

evidente-

mente, e allora non

neghiamo.

Ci che vogliono

gli integralisti.

Ora che cosa vogliono su questa materia

gli

integralisti? Di-

cono: intransigenza come regola, transigenza come eccezione. Ma, gran Dio! L'eccezione nasce non preveduta, l'eccezione eccezione in cjuanto non fu messa nel preventivo, in cjuanto un fatto nostri calcoli e ci sforza a deviar dalla reimprevisto sconvolge gola. Ora, siccome i casi di eccezione sono in minor numero dei casi normali, tanto valeva dire che dovranno essere meno numerosi i casi di alleanza che quelli di non alleanza. Ma con che criterio si decider? Si stabilir forse che su un dato numero di casi non ci dovr essere pi di un dato numero di alleanze? Sar questo il criterio della regola e dell'eccezione? Tutto questo evidentemente fatto per la gente che beve grosso; per gli esperti, per maligni, per noi tutti insomma, questo vuol dire che l'intransii genza proclamala in teoria, ed in pratica sar la transigenza continua. Questa la verit. E cos per il Ministerialismo. Ah! Morgari mio, non ti perdoner mai quello che hai detto a questo proposilo. Io sono molto diffamato in fatto di ministerialismo, ma ti giuro che il ministerialismo, che consenti tu, mi sembra la nostra abdicazione incondizionata! Infatti tu dici che dovremmo essere ministeriali tutte le volte che un Ministero si presenter assicurando la libert, una riforma tributaria, e di difendere il paese contro i divoratori del pubblico denaro. Ma allora saremmo ministeriali sempre; perch non vi Ministero che non faccia almeno una di queste tre promesse. (Applausi). No, amico Morgari, voi integralisti andate troppo oltre nel riformismo. Io mi venderei anima e corpo ad un Ministero riformatore, se ci fosse un Ministero che sul serio facesse le riforme, come accennava sul principio il Ministero Zanardelli-Giolilli; a un Ministero che ci desse il contratto collettivo, tutte le armi per
i

rinforzarci;

s,

io

venderei l'anima mia e quella dei miei


tale Ministero,

figliuoli,

unicamente ad un Governo che inserisca nel suo programma una di quelle solite promesse. Voglio essere ministeriale quando questo rinforzi la lotta
di classe; all'infuori di l,

se ne avessi, a

un

ma non

mai! (Bravo! Vivissimi applausi).

Dunque la regola una sola. Alleanze, ministerialismo, quando i corpi tecnici, che soli possono giudicarne con competenza,
coli

lo riterranno

opportuno.

corpi tecnici, dico,


il

ossia

Cir-

o gli elettori socialisti per alleanze locali,

Gruppo Parla-


tale
gli

89

nientare per ralteggiamento alla

referendum da
stessi

Camera; e non parliamo di quel roba che violeranno il primo giorno che l'avranno proposto; non ne parliamo per dignit
farsa,
ritirato.

nostra.

una sola: alleanze, ministeriacorpo tecnico competente giudichi che il momento di dare rinforzo ad una parte piuttosto che all'altra. Ma voi questo non lo volete dire. E questo il vostro lato brutto, questa mancanza di schiettezza che vi e nella vostra fisionomia; intendo la tisionomia del gruppo, non parlo delle persone. Per cui, per la transigenza, ho detdo in che siamo
ripeto,

Voci Turati

L'hanno La regola,

lismo,

quando sono

utili,

ed

il

d'accordo. In tutto salvo nel dire chiare

le

cose.

Socialismo e militarismo.
decotti, ieri accenn, se ho capito bene, che pecca da una parte e un poco dall'altra, dentro e fuori le mura di Troia... Di l Vherveismo, di qua pare che non si sia abbastanza antimilitaristi. Ora, io vorrei saper chiaro dagli integralisti, in che cosa si distinguono da noi in questa questione del militarismo. Noi abbiamo tentato di impedire l'aumento delle spe.se militari e tentiamo di introdurre un controllo pi vigile su di esse, tanto per la guerra che per la marina, ma il nostro difetto di non avere una politica estera. Diciamolo piano, perch l c" la stampa; facciamoci questa confessione in famiglia: il partito socialista non ha una politica estera e quindi non ha una vera politica militare. E chiaro. Secondo che noi vogliamo, s o no, pesare nel complesso degli Stati, avere si o no la mira su Trento e Trieste, o magari sui Balcani, curare la protezione dei nostri emigrati in America, noi dovremo avere un esercito pi o meno forte. Avete detto che non siete herveisti, lo ripetete nell'ordine del giorno, lo affermava decotti ieri: Sobillazioni alla rivolta, no. Come noi, precisamente come noi. Volete forse indebolire la diMilitarismo.
si

un poco

fesa della patria?

Voce a

Dico agli integralisti; i sindacalisti lo so. essi che cjuasi ritengono come un fatto positivo ed attuale l'augurio lirico
dell'Inno dei lavoratori di quel disgraziato Filippo Turati (Ilarit) i confini scellerati cancelliam dagli emisferi ! Ma intanto vogliamo indebolire la difesa della patria? Se gli

Turati

sinistra

S.


integralisti

90

da
no.
noi,
lo

sono in questo dissenzienti Ma l'abbiamo detto, sercito non sia strumento di classe. Voi volete che l'esercito Turati fazione sul proletariato e non si adoperi
CiccoTTi F.

dicano chiaro.
l'e-

Noi vogliamo che


sia

non

ClCCOTTI F.

vogliamo anche noi, ed abbiamo proposto contro gli eccidii proletarii, e non perdiamo occaleggina quella sione di presentare interpellanze in proposito; per onestamente riconosciamo che, fino a che ci sar un governo borghese ed un esercito, sar inevitabile che questo ven^ anche adoperalo a fini
Turati

nelle lotte

organo di soprafeconomiche?

S.
lo

di polizia interna. (Interruzioni).

Ad ogni modo, quando Ciccolti ha detto che noi non sobilliamo alla rivolta nella caserma, ed ha sentilo gii strilli di quella per, se l'esercito dovesse parte, si ripigliato ed ha soggiunto servire da istrumento per sopraffare il proletariato, se dovesse divenire istrumento di classe, allora qualunque azione sarebbe lodevole contro il militarismo . Spiegatevi, signori, andiamo ad Herv? L'esercito strumento di classe, lo stato negli scioperi, lo sar domani, finch non avremo strasformata la societ, e non dico sociahzzato, ma per lo meno democratizzato lo stato. Qualunque azione contro di esso, dunque, sar legittima? Arriviamo ad Herv? Spiegatevi chiaro noi non domandiamo altro, la chiarezza la probit e la forza delle idee. Finora io mi tengo autorizzato a ripetere che il vostro pensiero sul mililai'ismo esattamente il nostro... salvo l'oscurit.
: :

Socialismo e

la

Monarchia.

chiarazioni amonarchiche,

fanno spesso, nel partito socialista, direpubblicane, antidinastiche, ecc., ed riformisti abbiamo anche dai riformisti se ne fanno, perch tra molti integralisti, anche forse per vendicare il fatto che l'enorme maggioranza degli integralisti, , viceversa, riformista. Ma su questa questione, il pi grosso degli equivoci. Intendiamo dire che la societ futura sar repubblicana? \''erainente, essa non sar u monarchica, n repubblicana borghese, perch avremo una forma politica corrispondente alla nuova forma economica. Il socialismo non si adatta nella repubblica borghese pi che nella
istiluzioni.

Le

Si

monarchia costituzionale.
D'altro canto, fare
il

socialismo con Vittorio Emanuele III alla


tesla,

91

sono cose da

dirsi sul

Travaso delle Idee o sul Guerrin Meil

schino.

V^ogliamo dire che lendiamo portare


bio!

massimo

della sovra-

c' dubd'accordo di portarla anche nell'officina, nel contralto di lavoro, di rendere la vita economica repubblicana nel senso pi profondo della parola, e^ perci vogliamo arbitrati e probiviri, tutte quelle cose che voi sindacalisti non volete o che non vi sembrano importanti. Dunque siamo d'accordo. , se domani la monarchia in Italia diventasse un ostacolo reale alle rivendicazioni proletarie come parve diventare in certo momento della storia sua abbastanza recente, si troverebbe sempre un ri Abbasso il Re! e sarebbe formista, come Bissolati, a gridare necessario in questo caso diventare repubblicani e preparare la rivoluzione repubblicana. (Bravo!) Oggi queste condizioni ci

nit popolare nella politica, nel suffragio e via via?

Non

E siamo

tutti

sono?
10 esprimo una mia opinione e dico che non lo credo. Come non credo affatto al clericalizzarsi della monarchia, mentre invece credo al clericalizzarsi della borghesia. questo il fenomeno reale, la monarchia potrebbe anche essere laica, la borghesia

che diventa clericale perch vuol difendere su quel terreno i suoi possessi. Ad ogni modo questione di fatto; se constateremo che sia vero... bene, ma fino a che queste condizioni non si verifichino, che cio la monarchia sia l'ostacolo immediato da buttar
gi...

{Interruzioni di Labriola).

CiccoTTi F.

Ma non

vi

pare che sia una monarchia gi ab-

bastanza clericale! Romeo Ce ne d l'esempio la Regina Madre. Turati Se noi inizieremo la propaganda repubblicana d'azione, la renderemo pi clericale di quello che . (Interruzioni). parte feudale della borghesia italiana, la 11 nemico nella

monarchia non
Labriola Rumori).

flesso di un'altro

TuR.\Ti Finch

che un fenomeno secondario, il fenomeno riben pi importante. E allora viva la monarchia! (Applausi ironici
:

codesta condizione dunque non

si

verifichi,

vorremo noi sfoderare la pregiudiziale e scendere in piazza? Che cosa vuol dire accentuare la propaganda repubblicana ? Che accento mettiamo su questa propaganda? (Interruzioni vivaci). Noi abbiamo sempre sostenuto che delle pure forme di Governo non ci
preoccupiamo. (Altre interruzioni).

92

La repubblica per burla?

Ma la questione non questa, la questione un'altra. Non che noi vogliamo ora realmente fare la repubblica in Italia. In questo caso converrebbe essere ben decisi, perch la repubblica
altra cosa. Se vogliamo farla La repubblica non si maniche! davvero, bisogna rimboccarci qualunque. Se ce riformetta una come evoluzione, conquista per per un certo tempo, dovremmo, necessaria, ci se la proponiamo,

non

si fa

come

si fa

una qualunque
le

abbandonare ogni altro obbiettivo. La repubblica una Dea gelosa, una rivoluzione insurrezionale, che bisogna fare, non si pu mica farla a mezzo a mezzo, non la si sostiene blandamente come una legge per il riposo festivo. Diceva Macchiavelli I nemici (supponiamo che la monarchia
:

sia

nemica) o accarezzarli o spegnerli. Non giova irritarli, gridare morte e abbasso, per poi non concludere niente. Purtroppo questo l'andazzo che attesta della mancanza di senso politico in Itaha. Se noi ci proclamiamo repubblicani senza volere la repubblica e senza far di tutto per ottenerla, siamo dei buffoni, salvo, s'intende, il rispetto per le persone {Ilarit prolungata). Non solo, ma questa propaganda, che ci disvierebbe intanto da ogni altro
serio lavoro e ci impedirebbe
stenti,

qualunque contatto con

poteri esi-

questa propaganda che sarebbe, secondo me, una specie di duello coi mulini a vento, intensificherebbe l'alleanza clericale-borghese, ed ecciterebbe una quantit di forze nuove contro di noi. Per avere una repubblica clericale, forse, dopo, in Italia? Ora, francamente, il socialismo ha la sua ragione d'essere nell'avere distrutto tutti questi formalismi, e noi crediamo che la repubblica possa essere una grande conquista del proletariato quando esso ne fa una repubblica sociale, ma pu essere invece cento volte peggio della monarchia, se non sia che una repubblica a tipo sudamericano, militaresca o clericale, e noi non daremmo certo n un soldo n un uomo per una repubblica di questa fatta. L'abbiamo

sempre

detto. (Bene!).

Accoglienza

ai

Sovrani.

Una voce Non bisogna ossequiare il Re! Turati Ma, caro mio, quando nel millenovecento il Re impose alla Camera il Ministero Zanardelli-Giolitti, nato anche dallo sforzo dello sciopero di Genova, gli ultra-monarchici accennavano


a diventare repubblicani!
le istituzioni

93

Stampavano allora nei loro giornali che valgono non per s, ma per benefici e le garanzie che danno. E, se non divennero del lutto ribelli, fu perch, in grazia del nostro contegno da buoni integralisti, le riforme poi non le abbiamo ottenute. Quando il Re and a Genova, sulle calate del porto, a rendere omaggio a quei lavoratori, tutti i banchieri, i negozianti, gli sfruttatori di Genova erano divenuti repubblicani e dicevano che questo Re bisognava mandarlo via. vero, vero! Voci Turati Ora ecco un curioso fenomeno d'integralismo. L'altro giorno VAvanta, organo centrale del partito, che, da quando Enrico Ferri va ripetendo la celebre frase N a destra n a sinistra, ma sempre dritto , continua ad andare di sbieco {Ilarit! Bene!), l'altro giorno l'AvantU, vattelapesca perch, senza che il partito avesse nulla deciso di nuovo in proposito, venne fuori ad un tratto con la pregiudiziale repubblicana... {Interruzioni. Rui

mori. Incrocio di apostrofi).

Secondo me, dunque,

W Umanitaria non
intorno.
^

le famose accoglienze al Re a Genova e meritavano affatto lo scalpore che vi si fece

Ed,

a riguardo di quello che avviene a Genova,


il

si

anche

nostro amico Chiesa, nel Consiglio comunale di Sanpierdarena, aveva votato una somma per i restauri di una chiesa. Ebbene, si tratta di 600 lire, votate per restaurare s una chiesa, ma una chiesa non ufficiata, che un monumento nazionale e che, come tale, doveva essere restaurata per obbligo di
venuti qui a dire che
legge!

Era una spesa Turati Una chiesa dove


Una VOCE
direi,

obbligatoria.
il

prete neppure entra, una chiesa,

quasi

anticlericale. {Ilarit).

Ma, ritornando precisamente alle accoglienze del porto di Genova, su questo affare si molto male informati. Non fu Murialdi che invit il Re, ma fu il generale vStefano Canzio {Interruzioni). Ristabiliamo i fatti, io so bene come andarono. Fu Canzio, antico garibaldino, presidente del Consorzio del porto, che credette necessario, per vincere certe ostilit reazionarie, di condurre il Re sulle calate. Si disse come raccoglieranno gli operai? Furono radunali i Sindacati, questi non opposero difficolt, e il Re ci and. Furono i Sindacati, o comJDagni sindacalisti del mio cuore! {Ilarit. Interruzioni e grida a sinistra). Ma questo un grano di polvere; dovremmo finirla con questi sentimentalismi formalistici {Appknisi, urli a sinistra).
:

E
lo stesso a

94

il

Milano, quando

Re venne

alle

Case

dell' L'/??o-

nitaria. {Interruzioni.

Rumori

vivissimi).

Se mi fate sgolare, cesso, e buona notte. vero: il compagno Della Torre, altro degli amministratori deW Umanitaria, non fuggi in cantina quando venne il Re. Ed io dico, che, se domani il Re andasse a Reggio Emilia per visitare quelle Cooperative, sono certo che quegli operai socia-listi lo accoglierebbero anch'essi con
eguale dignitosa cortesia, perch sarebbe tale un trionfo politico contro la grande armata , contro tutti i reazionari reggiani, che varrebbe bene la pena di accettare questo omaggio della monarchia ai lavoratori. {Approvazioni. Urla a sinistra). Sentite, amici, sono verso la fine, io ho poca voce, una voce commisurata al numero dei voti riformisti in questo Congresso... -Ma poi, cotesti sono fatterelli personali. Pigliatevela con Murialdi o Della Torre; che cosa c'entra il riformismo! Per mio conto, io ho affrontata questa pregiudiziale, l'ho superata, e la mia opinione personale questa che, se domani viene da me il Re, il Papa, lo Scia di Persia, il Gran Kan della Tartaria, il presidente di una repubblica americana, non per questo rinuncio alle mie idee, non per questo transigo o faccio atto d'omaggio, ma resto quello che sono, e ciascuno di noi rimane quello che . Dunque, anche per le istituzioni le idee nostre ,e quelle degli integralisti sono identiche, salvo la chiarezza. Essi dicono nessun atto che sembri acquiescenza, accentuare la propaganda, ma non ci dicono cosa faranno, non parlano chiaro.
: :

Noi, Voi e loro.

e questo sindacalismo,

ora rimane un'ultima questione. Ma questo integralismo insomma, che cosa sono? Il sindacalismo nettamente contro di noi, ma esso ha vita a questo solo patto, che non si separi da noi. Labriola dice: Me ne andr solitario: Lazzari, pi prudente dice Rimarremo nel partito anche a vostro marcio dispetto. Il sindacalismo infatti, mentre agli antipodi da noi, non si vuole slaccare da noi, reclama la cittadinanza nel partito, ed naturale; perch, come concezione puramente estetica e letteraria, che non ha nulla di pratico, naturalmente disoccupata; non potendo fare la catastrofe che cosa farebbe mai se non avesse da fare la critica a noi? Come vivrebbe, di che si nutrirebbe? Evidentemente non avrebbe niente da f&re. Voi ricordate la storia di quella vecchia malata di fistola, che da lungo tempo si occupava a curare

Ed


amorosamente
lattia,

95

guarita a 75 anni dalla sua ma-

la

sua

fistola, e che,

diceva che non sapeva pi perch stava al mondo. Non ogni inteyettualismo improduttivo, checch dica Labriola, non tutti
gii

intellettuali
il

sono improduttivi,

ma
si

lo

sono certo

gli esteti.

evidente che

sindacalismo, se non

attacca a noi e se non at

tacca noi, morto.

L'Integralismo, invece, noi pi l'oscurit,

noi pi l'equi-

voco. E la foglia di fico, come disse Treves, che copre i pudori del riformismo. Ma qualche cosa d'altro. Non parlo della massa, che

non ha capito altro. un torto grave ed Ma che arriva nell'aia di un altro questo. Essi sono come l'uomo
sentimentale.

Le hanno parlato

di unit,

vediamo

quelli che capiscono. Io faccio loro

al

momento
:

della messe, vi trova dei covoni e se

li

porla via di-

cendo questi covoni sono miei. Noi riformisti abbiamo lottato soli, per quattro anni, fieramente, corpo a corpo coi sindacalisti; essi stessi ce lo debbono riconoscere, come noi riconosciamo le
loro doti di forza,
di lotta e di coraggio.

Gli integralisti

non

ci

hanno mai hanno

aiutato; qualche volta,

per rivaht personali, hanno

piuttosto aiutato gli altri contro di noi.


lasciato che
i

socialisti

Ci hanno lasciati soli, milanesi e genovesi fossero messi

fuori del partito, ed ora che la nostra lotta di quattro anni ha

una parte del partito con le nostre idee ed ha che cosa siamo, ora che il momento per noi di cominciare a raccogliere i frutti della nostra lotta, essi vengono nel nostro campo, ripetono, annacquandolo, un po' del nostro credo, che hanno imparato da noi, poi si vantano i padroni del partito,
famigliarizzato
fatto capire
e,

se

non

ci

accodiamo (iocilmente
Il

a loro,

strarci la porta!

vostro

programma non

che

hanno l'aria di mouna timida raffaz-

che noi abbiamo sostenuto contro i sindacoraggio di proclamarle perch noi le abbiamo sostenute e fatte trionfare, quando esse, anche per voi, erano temerarie e degne di scomunica. Ora, francamente, quando ieri, per esempio, Francesco Ciccotti, che tanto giovane (vorrei avere io del resto questo bellissimo difetto), ci veniva a fare la lezione spiegando, contro di noi, come si debbono ottenere le riforme e trovava che le riforme si debbono ottenere con la pressione proletaria e, per dimostrare questo, ripeteva, contro di noi e senza citarci, proprio alcune frasi mie e di Treves, stampate parecchio tempo fa in un opuscoletto... {Ilarit. Interruzioni). Or

zonatura

di quelle cose

cahsti; voi avete oggi

il

bene, tutto questo troppo comico,


qualificarlo. (Interruzioni).

non ho

altro aggettivo per

96

L'ordine del giorno integralista.

Guardiamolo, ora, a parte a parie, questo vostro ordine del giorno che, secondo taluni, dovremmo votare per opportunit metodo della lotta di lattica. Esso comincia coll'affermare il classe , perch pare che la lotta di classe sia una specie di metodo curativo, non gi un grande fatto storico, sia uno strumento che abbiamo inventato per nostro uso e consumo e che la borghesia non adopera. Va avanti chiedendo quelle stesse cose che noi vogliamo, con qualche sproposito in pi, e finalmente arriva alla questione dello sciopero generale; allora udite come si esprime. Conseguire anche con la pressione dello sciopero generale le maggiori rivendicazioni del proletariato . Ma pi sotto osserva che lo sciopero generale non deve essere troppo frequente ed eccessivo. Che cosa significa questo ibis rebibis' Insomma, lo sapete Per le maggiori voi quando dovrete fare lo sciopero generale? rivendicazioni proletarie . Che cosa intendete con questa frase? Il collettivismo, il riposo festivo, la riapertura anticipata del Parlamento? Oual e insomma il criterio vostro? 11 nostro l'abbiamo detto lo sciopero generale non pu utilmente adottarsi se non come ultima ratio, quando si tratta di rompere le estreme resi((
<(
:

stenze.

Ferri E.

E stato ammesso anche ad Turati Ala Amsterdam fu corretto

Amsterdam.
a Colonia, e a Iena,

Mannheim ha corretto lena e Colonia, e lo sciopero generale fu messo nel museo delle antichit socialiste. Dunque non dovr essere n frequente, n eccessivo. Che cosa significa? Una volta al mese sar troppo frequente? Baster una volta all'anno? E per non essere eccessivo come dovr fare? Gli terremo le dande, lo
educheremo
al galateo, gli la volete o no? Ecco, Il richiamo alla violenza cosi il vostro ordine del giorno non deve essere insistente ; si deve poterlo fare, se no i sindacalisti diventano feroci e gli intransigenti si separano; un richiamo ci vuole, una cosina cos alla buona, un richiamo per passatempo!

Veniamo ad un

altro

metteremo la museruola? punto essenziale. La violenza

((

E poi, sapete che cosa respingete? Nientemeno dichiarate di respingere solennemente l'abbandono della propaganda dei principi generali del parlilo . Un partito che dice cos, francamente,
non c'era stato che sul teatro milanese o napoletano. Pi oltre ragionate delle ajleanze; e affermale che le volete, purch
finora

non sistematiche.


Ma quando

97

sono sistematiche, e quando non Io sono? Tutto quello che volete, legislazione del lavoro, municipalizzazione, riforme fiscali, incremento della cultura chiaro che non lo potrete ottenere senza la collaborazione di altri partiti. Se fossimo a votarle alla Camera soltanto noi dieci gatti, evidente che resteremmo in eterno con la voglia. Questo lo avete capilo, non ci voleva molto. Ed allora avete messo (non bisogna disgustare troppo gli intransigenti) collaborazione si, ma non impegnativa. Ossia, andiamo d'accordo col Governo, facciamo una legge d'accordo, per esempio, con le Sinistre, soltanto non ci impegnamo
:

mai a nulla, riserviamoci insomma di essere truffaldini? Ma queste cose non si dicono, cari signori miei; e poi, non vi offendete della mia schiettezza, io penso fermamente che non le vorreste nem-

meno

fare,

perch in generale
al

siete dei

galantuomini.

{Ilarit).

Sorvolo

resto

vengo

alla conclusione.

La quintessenza

dell'integralismo - Confessioni eloquenti.

Arturo Labriola ne ha detta qualcuna di buone ieri, (alle volte ne dice anche contro di noi; le sole verit le. apprendiamo dai nemici). Dunque Labriola ha detto una profonda verit, che rivolse genericamente a tutti noi e che noi abbiamo diritto di rivolgere specificamente agli integralisti, quando disse voi avete due anime, guardate che questo sar il vostro assillo eterno, la crisi
:

infierir nel partilo finch

non

vi libererete o dell'una o dell'altra.

assolutamente vero. Voi siete noi pi l'equivoco, ma l'equivoco non puramente ideale, la porta aperta a lutto quello che contro di noi, la porta aperta alla disgregazione del partito. Oggi voi siete la grande maggioranza, simile in tulio a quella che era la maggioranza parlamentare con Fortis, alla quale se si domandava ma che programma ha la maggioranza? oh! bella si rispondeva quello di essere la maggioranza . Le sue idee? le idee della maggioranza, E voi riproducete nel partilo socialista questo bellissimo ideale! Ma voi avete un'altra ragione di esistere ed quella che confessava l'altro giorno neWAvanti! il vice-pap dell'integralismo, Paoloni. Leggo testualmente Gli intellettuali del socialismo han voluto camminare troppo, senza pensare che il proletariato ha la gamba pi corta. Ecco

Questo

lutto.
Qui il fatto pel quale si diffuso nella massa degli umili quello stato d'animo cui l'integralismo d forma concreta e tangi-

TORATi

Le

vie maestre del socialismo.


bile,

98

accettando, del nuovo e dei dubbi presentati dalle concezioni riformista e rivoluzionario-sindacalista, ed innestandolo nel vecchio tronco del socialismo, quel tanto che il proletariato nostro

quale esso pu assimilare senza pericolo di disintegrare il suo partito e di togliere efficacia alla sua azione di classe. Ed anche il fatto che l'integralismo , diciamolo pure (che nessuno obbligato a nascer genio), la concentrazione dei... medii nonch mediocri, sta a dimostrare qualcosa e cio che i mediocri, appunto per aver camminato pi adagio dei grandi, meglio di costoro sono in grado di vedere dove sono rimasti gli umili (quanto a dire la grande maggioranza), e si permettono di gridare ai grandi Ehi! fermatevi, ed aspettate che il proletariato possa raggiungervi, se no si stanca e se ne torna indietro. Fa il passo... secondo la gamba , dice la sapienza dei popoli. Avete mai domandato agli umili, ai proletari autentici, nonch, secondo certuni, evoluti, che cosa il marxismo e cos' la
:

((

sua

crisi?

Me

li

saluta

lei?

Ohe! sentite, se l'azione socialista deve essere azione di classe consapevole e non azione di dittature disponenti d'un numeroso gregge di militi inconsapevoli, se il partito socialista deve essere partito di proletariato consapevole, e non partito di intellettuali guidanti un proletariato inconsapevole..., io non ho altro da dire . E neppure io, in fede mia. Qui l'integralismo ha fatta la sua confessione. Perch esiste l'integralismo? le masse nostre, anche
quelle coscienti, (dice in sostanza Paoloni),
il

hanno capito soltanto Se alcuni hanno capito qualche cosa di pi, eh! tanto peggio per loro! Per questa immaturit intellettuale del nostro proletariato noi siamo integralisti, perch vogliamo un partito che contenga soltanto quello che il proletariato pu capire oggi. Ma finisce col canzonare atrocemente questo proletariato. Domandare a costoro che cosa sia il marxismo e che cosa sia la sua crisi. Ma me li saluta lei? . Il bambino non capisce queste cose, e noi vogliamo rimanere eternamente bambini. Ecco la quintessenza dell'integralismo!
principio rudimentale del socialismo.

Il

nostro diritto alla vita

Ora io vi domando giusto, lodevole, onesto che voi pretendiate costringerci tutti in questo letto di Procuste, chi nel:

l'infanzia e quelli

che svolgono

le

loro idee e la loro lotta?

che sono pi grandicelli, perch da pi tempo Pu essere necessario

99

per voi questo atteggiamento, pu essere utile per i vostri piccoli affari personali, e noi siamo disposti a riconoscerlo; ma chi ha avuto il torto di capire qualche cosa di pi, o perch l'obbligate a restare con voi in perpetuo sul banco del castigo della clas di
asenl
{Ilarit).

Questo
ritto di

ci

che domandiamo a voi

che

ci

riconosciate

il

di-

essere noi.

Non

creale delle finestre dipinte per ragioni di

euritmia formale. Noi siamo il voi di domani (Approvazioni. Commenti) e voi diventerete noi, quando i vostri affari personali vi permetteranno di essere quello che noi gi siamo. Allora finalmente voi tutti vi farete coraggio e vi direte riformisti, salvo quel manpolo intransigente che ora nelle vostre sch-iere e che passer probabilmente all'altra sponda. Ed contro i vostri interessi immediati bandire la scomunica contro quella che insieme la vostra avanguardia e la nostra difesa. E contro il vostro interesse, perch, se voi oggi siete integralisti, perch noi siamo riformisti, e se domani potrete essere qualche cosa di pi, sar perch noi saremo andati pi avanti! Non ci tagliate dunque la strada, a noi che venimmo prima di voi, e riconosceteci il diritto di proseguire nella via che abbiamo sempre seguita e che vi abbiamo appresa. Ma ad ogni modo, c', noi l'abbiamo lo riconosciate o no, il nostro diritto di esistenza strappato col lavoro, l'abbiamo strappato anche con la ribellione; amici lasciate dunque che lavoriamo! E il nostro lavoro la nostra corona, il segno della nostra nobilt socialista, che nessuno potr strapparci dal capo, n l'aberrazione sindacalista, n l'equivoco integralista. {Bene! Bravo. Applausi vivissimi).
:

Nel voto a Roma i riformisti si fusero con gli integralisti, perch tal voto signific la scissione dai rivoluzionari sindacalisti. La scissione dai rivoluzionari (commentava Turati nell'articolo Quel che rimane da fare) sbarazza e prepara il terreno ad ogni lavoro positivo. Il lavoro tutto e

necessariamente riformista, comunque si impennacchi e si trucchi... Opera del socialismo evolutivo effettuata a grado a grado da un vero e proprio partito operaio di governo . Allora le tendenze sono morte, e una sola ne sopravvive la tendenza, per le vie pi pratiche e sicure, addi tate dall'esperienza, all'incessante elevamento del proletariato. E si rivela, allora, che l'incompreso e calunniato riformismo non era altro, in sostanza, che tutto il socialismo, antiborghese e antianarchico, il socialismo dei la voratori e della storia: il socialismo, insomma, senza aggettivi. Ma i ritorni dalle deviazioni non sono senza pericoli di una deviazione in senso contrario. E questo pericolo si profilava sull'orizzonte del movimento socialista, additato in quelle stesse parole di Turati, con le quali accennava a un partito operaio di governo: il pericolo che nel movimento

ti

operaio, rivolto alle conquiste immediate e particolari, si ritenesse tutta racchiusa e compresa la sfera d'azione e di visione del proletariato, dimenticando o repudiando nella minuta pratica riformistica la finalit e l'idealit socialista; il pericolo che le vie nuove del socialismo facessero smarrire al vian-

100

dante la consapevolezza e la volont della mta finale; il pericolo che sull'albero frondoso delle organizzazioni operaie, vigoreggianti nel progresso delle parziaJi conquiste, il partito socialista, riaffermante una aspirazione lontana, fosse considerato un ramo secco, privo di funzione vitale. Quel pericolo, che pi tardi viene a prender corpo nella destra riformistica di Bissolati e Bonomi, resta lontano dal pensiero di Turati. Il quale gi alla vigilia del successivo congresso di Firenze, del 1908, in un articolo Partendo per Firenze (Fra due congressi), fssa quei punti, che pi tardi dovranno distaccarlo dagli antichi compagni di 'tendenza: lontani (egli dice) dalle diminuzioni possibilistiche del radicalismo, non meno che dall'insurrezionismo sindacalista; che se un giorno il movimento proletario e il socialista finiranno per confondersi insieme, ci sar per la progressiva penetrazione dello spirito socialista nel movimento operaio che oggi se ne differenzia, non per l'abbandono della finalit ultima, quasi di inutile bagaglio teorico. Nella evoluzione naturale del movimento proletario, quale la vediamo, sotto la pressione del capitalismo, presentarsi analoga, se non identica, in per noi socialisti questa probabilit si conogni paese civile, probabile che ogni partito di lavoratori, spinto dalle espeverte anzi in un dogma rienze delle sue battaglie sempre pi arditamente sulla direttiva socialista, tender a combaciare con quel partito, la cui dottrina fu definita la filosofia del movimento proletario-, e potr darsi, che in un tempo pi o meno rimoto,

due movimenti influenzandosi reciprocamente, finiscano a coincidere per guisa da confondersi insieme. Ci non toglie che, nel presente periodo storico e non soltanto in Italia, il movimento operaio sia e debba essere un movimento a se, quantitativamente pi vasto e qualitativamente pi angusto del movimento socialista, e meno determinato e specificato di questo. Ci deriva anzitutto dalla mentaanche se, per ipotesi, lit della massa operaia, della quale i dirigenti debbono pur tener conto, e la quale prevalentefossero tutti socialisti mente attratta da problemi che non sono se non un frammento del problema sociale generale: quelli, cio, che si riferiscono al contratto di lavoro ed alla immediata tutela del diritto operaio nelle presenti condizioni sociali. Deriva inoltre, e sopratutto, dall' interesse che ha e sente il movimento operaio nella sua opera fondamentale di associazione per la resistenza di attirare a s e coalizzare in compatta solidariet morale, offensiva e dii

il

fensiva,

maggior numero

di lavoratori salariati:

tutti

anzi,

almeno

teori-

camente, i salariati di un'arte, di un paese, di un'epoca, in ragione del loro fondamentale antagonismo colle imprese, coi padroni, coi dominatori della produzione; e quindi grosse schiere di salariati, che non sono tutti, n in maggioranza, coscientemente socialisti, molti dei quali propendono ad altri partiti, e i pi sono addirittura apolitici. Di qui quella che sembra contraddizione, incertezza, paradosso insolubile del movimento operaio, e che ebbe cos largo rifiesso nel Congresso di Modena (degli organizzatori operai) e procur ad esso tante facili critiche di censori superficiali e che non contradizione, ma semplicemente diversit fra l'essere e il divenire, fra la realt e la tendenza, fra l'oggi inevitabile e il domani probabile del movimento medesimo al quale le Federazioni e le Confederazioni operaie porgono come un crogiuolo, dove gli elementi apolitici diventano politici a mano mano e si accostano fatalmente alla direttiva socialista. Ma questo non pu avvenire subitamente, per coazione violenta; la Lega operaia non pu che agevolare questa spontanea educazione, senza sforzarla in nessun
:
:

modo.
... perci che noi accettiamo toto corde Y ordine del giorno, approvato dagli organizzatori convenuti a Modena, che seppero nelle more del Congresso operaio ricordarsi di essere anche socialisti. Ordine del giorno di concentrazione socialista, come lo definisce il Tempo, di concentrazione fra le forze pi coscienti del movimento operaio e le tendenze pi

101

come
salva dalla

pure del socialismo positivo moderno, ordine del giorno francamente antisindacalista e antirivoluzionario, senza tentennamenti integralisti, esso ci
distanzia dalle follie dell'insurrezionismo irresponsabile,
ci

diminuzione possibilistica di troppo facili adattamenti, che farebbe di noi un'appendice dell'evanescente ed incerto partito radicale italiano. Esso ci porge una trama non perfetta, forse, n completa, e che potr anche subire revisione dagli avvenimenti ma sulla quale sar certamente fecondo il lavoro , E nel discorso di Firenze l'idea centrale, che guida e informa la determinazione dell'azione concreta, che il socialismo debba costituire la co-

scienza animatrice e direttiva del movimento operaio.

Il

socialismo

come coscienza

del

movimento operaio

e la sua azione concreta.


(discorso tenuto
il

22 settembre 1908 al Congresso di Firenze)

dete,

a questa tribuna, compio, come voi vevera disciplina, poich ieri stesso, nella profonda convinzione che non sarebbe toccata a me questa croce, dicevo che specialmente avrei dovuto rinunziare alla parola, dopo che i fatti avevano parlato con tanta eloquenza; e inoltre perch, dopo la magnifica sincerit di Rinaldo Rigola e l'entusiasmo destato dalle parole dell'amico Pietro Chiesa, la mia parola non avrebbe potuto che diminuire l'effetto di quei discorsi. Ma gli amici hanno voluto che io parlassi ed io me ne vendicher, par-

Turati un atto

Venendo

di

lando, con grande brevit.

Sorvolo

ai

particolari.

Mi

atterr alle grandi linee del pro-

blema

.che ci

preoccupa.

Le due opposte concezioni

del socialismo.

L'odierno movimento socialista e proletario italiano si muove due poli che rispondono sempre a due opposte concezioni tradizionali. Abbiamo, da un lato, un socialismo e un movimento proletario arcigno, che tende i pugni, che in guerra sempre contro tutto e contro tutti, e che, munito di paraocchi, come direbbe Salvemini, non vede altro che la mta lontana e la linea diritta, e ignora le infinite ripercussioni dei fenomeni sociali; per esso, non esiste che l'interesse operaio, avulso da qualunque altro interesse il proletariato deve fare sempre assolutamente da s; una pi larga solidariet sociale non esiste affatto; non esistono tutti gli altri partiti, o meglio, esiste di fronte a noi una sola massa reazionaria; nessun motivo ideale anima chi non
tra
:


con noi

104

e fra noi; nessun interesse comune esiste con altre classi: operaia tutta di lotta ad oltranza, di azione diretta, politica la di continua ribellione contro tutti gli ostacoli per demolirli: ogni

ogni rovina utile perch accumula esplosivi. Si sono tentate sottili distinzioni, opportune sopratutto per salvarsi le spalle, ma dall'accennato concetto che promanano
lotta,
le

idee,

mente,

d'altronde rispettabili anch'esse se professate onestadei rivoluzionari, degli intransigenti ad oltranza, dei
li

sindacalisti quali

abbiamo oggi

in Italia;

non importa che a

questo Congresso una loro frazione tenti di distinguersi dall'esercito rimasto fuori, col quale non pu negare la propria parentela. Perch non , come pretendeva il Dugoni, la lontana finalit se saranno i Sindacati, ^o i municipi, di un assetto sociale futuro o lo Stalo che regoleranno un giorno la produzione; non questo che forma la grande divisione dell'oggi, ma la questione dei melodi di lotta. Ci che ci divide non il prevedere come funzioner, e come sar congegnata la societ nel 2000, ma il modo d'intendere la lotta che facciamo oggi. La corrente opposta non , in fondo, che la vecchia democrazia, benemerita anch'essa nella storia; il solidarismo sociale; per esso tutte le classi hanno interessi comuni, o almeno convergenze d'interessi e bisogno di armonia, per cui ci si pu sempre intendere; ed, in sostanza, le classi operaie faranno bene a non armarsi troppo, a non essere troppo forti, a deferire in gran parte i loro interessi a quelle illuminate persone democratiche che sono i loro migliori amici.
:

La
Ebbene,
in
il

via intermedia.

Germania, da per due concezioni cos antitetiche, cosi inconciliabili la vecchia concezione marxista dell'origine, che ebbe un tempo il suo valore, perch non si inizia un movimento se non rompendo risolutamente col passato; e la concezione democratica e pacifista. Il socialismo tedesco si messo di mezzo ed ha detto non siamo n con gli uni n con gli
socialismo entrato, in
Italia,

in

tutto,

una corrente intermedia


:

tra queste

ammettiamo gl'interessi antagonisti delle classi, ma ammettiamo anche un fondo di solidariet sociale, per cui vi sono interessi comuni; ammettiamo l'antagonismo, ma anche la posaltri
:

sibile intesa;
sitorie,

siamo per le congiunzioni parziali, accidentali, transenza mai dimenticare l'antagonismo fondamentale e le finalit remole diverse; vogliamo la conquista definitiva dei p-


Ieri

105

per rovesciarli fondamentalmente, radicalmente, ma non per questo neghiamo, anz.i appunto per questo ammettiamo, la necessit di riforme parziali, di penetrazioni progressive, di lente educazioni delle masse, la cui capacit non s'improvvisa per miracolo, non piove dal cielo in un determinato momento della stoessere faticosamente predisposta. Questo poco, ria, ma vuol che pure risponde al criterio sperimentale della gradualit delle conquiste di tutti i giorni, appunto la via media, che connette il passato col presente e coll'avvenire. Perch ci siamo distinti dagli integralisti? Io parlo degl'integralisti come erano ieri, perch, se vi evoluzione anche in loro, se essi compiono la loro parabola verso la logica, io non ho che a compiacermene con essi. Invece di dire: n l'uno n l'altro; n il rigido antagonismo assoluto, che la politica dei pazzi, n l'armonia sociale che li renderebbe imbelli, essi vollero conciliare un po' dell'una e un po' dell'altra cosa; e, a questo modo, apparvero vestiti di rosso da una parte, di azzurro dall'altra. La loro tattica apparve intimamente contradittoria e quindi suicida; perch respingevano e invitavano, accarezzavano e offrivano pugni nel momento medesimo. Tanto vero che lo stesso Morgari, il pi fedele illustratore di questa tendenza, quando volle concretare in un'imagine sintetica l'azione integralistica, la paragon ai due piatti di una bilancia che devono farsi equilibrio. Ma la bilancia tende all'immobilit, la bilancia non u l'arme, n azione, n conquista politica. Io credo che di ci voi tutti siate oggi tanto persuasi che il polemizzare con cotesto integralismo mi pareva e mi pare, oggi, un fuor d'opera. Ed questo uno dei motivi per cui fui soltanto forzato dagli amici che mi indussi a prendere la parola.

L'assenza dei sindacalisti rivoluzionari.

ormai polemizzare coi sindacalistiA che pr' combattere colle ombre? E 'ombre, (non se lo abbiano a male il Lazzari, il Longobardi e il Dugoni) sono appunto quei pochi che qui parlano in nome di un rivoluzionarismo indefinito e attenuato,
inutile

Anche mi pareva

rivoluzionari. Essi sono assenti da questo Congresso.

che, di fronte al sindacalismo vero e proprio spinto alle ultime conseguenze, superato e vuotato d'ogni vivo contenuto. Anche essi sono degli assenti, perch assente lo spirito che un tempo congiungeva a un movimento reale. Essi apparl animava e li

106

tengono a una specie di limbo socialista il loro esercito non ha qui n le masse n i capitani. Dove sono dunque costoro? Eppure, qui che essi dovrebbero trovarsi se avessero qualche cosa da dire e da far prevalere; poich qui rappresentata la pi grande forza proletaria organizzata d'Italia. Alludo alla Confederazione del lavoro, che, in due anni, riuscita a rappresentare il nerbo, la spina dorsale di un movimento seguito da due mihoni di lavoratori senza peccare di immodestia, noi troviamo qui quanto ancora ha di pi vivo il Partito socialista (del quale ben possiamo darci il lusso di sparlare sottovoce, perch si dimostra sempre una certa superiorit di spirito sparlando di s stesso e dei propri amici), ma che pure ancora una delle grandi forze della storia presente. qui Andrea Costa, il nostro amato decano, che rappresenta sinteticamente tutta la storia del nostro movimento, colui che, attraverso ogni sorta di agitazioni, attraverso le persecuzioni e il carcere, pel primo ha dedicato tutta l'anima sua al proletariato, lo ha educato ad essere cittadino; vi sono tanti altri, fino a quelle migliaia di operai che, nelle Camere
:

del lavoro,

compiono

il il

pi generoso, perch
zione.

lavoro sapiente, minuto, il pi sacro, il pi oscuro, di propaganda e di educa-

Orbene, perch i capitani del sindacalismo rivoluzionario si *sono assentati? E forse per l'astrazione di una formula dottrinale un pochino diversa dalla nostra? Io non far loro questo torto. Ben altra la ragione del loro eclissarsi. Egli che essi hanno sentito come, in questo momento, per essi il silenzio era d'oro; che i fatti, illuminati dalla dottrina, sono gi intervenuti e hanno
giudicato, e molto severamente, dell'opera loro! Hanno compreso che la dolorosa esperienza, il sale sparso dall'opera loro sul terreno della propaganda e delle lotte economiche, il ricordo delle

loro disfatte e dei disastri che

condannava

e,

hanno seminato, tutto questo li per generosi che noi potessimo essere, li cacciava

fuori dall'arena delle nostre discussioni.

Ecco perch essi non vennero. Essi, che si dicono gli eredi pi legittimi del vero principio marxista, essi si ritirano dalla questi lizza. Con quale animo li vorremo rincorrere? V'ha di pi nostri avversari sono oggi oggetto di persecuzione, di rappresaglie; e v' poi qualche cosa che deve essere pi duro al loro
:

cuore della stessa persecuzione governativa; essi provano 'l'indeprecabile abbandono da parte di quegli operai e contadini che subirono la rovina per l'opera loro. Ebbene, francamente, io non mi sento Maramaldo; e, per la stessa ragione per cui Pietro Chiesa diceva affronterei cento volte i fischi di una folla nemica
:

307

per affermare la verit, cos io non mi senio di affrontare gli applausi, che potrei facilmente raccogliere, accanendomi contro di loro. Lasciamo quindi che morti seppelliscano loro morti; e, se vogliamo essere cortesi, confutiamoli piuttosto colla previsione che un d forse rinasceranno; perch, nell'eterno ciclo delle cose, anche l'anima anarchica ha forse una ragione di essere e pu darsi che gli errori nostri esigano un giorno il correttivo della loro censura e del loro 'controllo, che allora non sar pi
i

l'ingiuria e

Ebbene,

il

il vilipendio, arme degli screditati e degli impotenti. quel giorno, torneremo a combatterli: per oggi, non caso d'inferocire (Bravo! - Applausi).

in

La cessata funzione

deirintegralismo.

sento di polemizzare con l'ironia e la diacontro la tendenza o l'ex-tendenza integralista. Certo, poich essa nacque, vuol dire ch'essa rispose ad un bisogno ed ebbe una funzione; l'averla combattuta per la sua intrinseca contraddilettica

Meno ancora mi

zione,

al

Congresso

di

Roma, non mi

toglie di riconoscerlo.

Ma

che fu di agevolare il trapasso degli incerti e degli infatuati nelle vecchie superate formule alla formula nuova, ormai completamente adempiuta. E ne avete questo curioso fenomeno che mentre ancor ieri, l'integralismo, superstite nel nome, pareva volesse dare fondo all'universo con gli articoli del Morgari, con la gragnuola de' suoi ordini del giorno pubblicati neVAvantif e pareva raccogliere ancora attorno a s la massa pi numerosa del Partito oggi invece tutti avvertiamo che esso finito, che esso disintegrato , che esso ha vissuto. I troppi fini incompatibili, le troppe anime irreconciliabili, hanno obbedito alla legge di ogni organismo, si sono separati, ciascuno ripigliando il suo posto. Questo strumento di unificazione riuscito
cotesta funzione,
:

E la morte dell'integralismo la morte al tempo stesso del riformismo, il quale non era che la riduzione di quello alla logica rimangono il sindacalismo e il capitalismo da un lato, il socialismo dall'altro: il socialismo non pi unificato dall'artificio delle formule, ma uno nell'essenza e nell'anima.
a dividere s stesso.
:

parlammo di concentrazione. Che questo dovesse avvenire, noi ne avevamo il segno certo nel movimento operaio il quale non conobbe mai le tre tendenze. Il movimento operaio, che a immediato contatto con la realt quotidiana delle cose, non ebbe e non pot avere che due tenIn questo senso unicamente noi
:

denze

la

tendenza rivoluzionaria-sindacalista, e quella dell'azione

108

completa, prudente, graduale, di conquista, di legislazione, di educazione. Ora vi prego di considerare che il movimento operaio la sola, la vera, la grande realt del nostro movimento. Potremo integrarlo, aiutarlo a vincere le difficolt della via; ma non potremo, se vogliamo essere socialisti sul serio, dipartirci da esso. Non pu il socialismo temere di essere troppo operaio. Il socialismo non che il movimento operaio con gli occhi aperti, che si salva dalle illusioni e dai tranelli, che ha la vista lunga e sicura. In fondo, il movimento operaio libero dalla involuzione corporativistica, libero dall'egoismo miope di categoria, libero dall'infatuazione anarchica, rivoluzionar'ia, dalla credenza nel' miracolo della improvvisa palingenesi sociale, libero dalla paralibero infine dalle degenerazioni radicaloidi; lisi integralista, quel movimento operaio che, salvaguardando l'oggi, sollecita il

suo domani.

movimento operaio, siamo da sulla nostra direttiva, siamo ancora non pu lontani a cui verso cieli trascinare volerlo esso, arrivare, sar una speculazione metafsica, sar un bel poema, ma fuori della vita, della storia, della realt; pu essere il sogno di un amor proprio, non pu avere il domani di una attuazione
Dunque, se siamo
sulla direttiva del

nella realt della vita. Dipartirsi

storica {Approvazioni).

Anche il movimento operaio, come ogni movimento storico, pu subire degenerazioni, traviamenti, delusioni fatali. Sono vitali quei movimenti che collimano, che s'intrecciano con le tendenze della storia; quelli invece 'che contrastano ad esse, sono destinali a mummificarsi ed isterilire. Or, come disse benissimo Chiesa, il servizio che rende il Partito socialista al movimento operaio reciproco. L'uno e l'altro si salvano e si garantiscono a vicenda. Noi possiamo impedire tanto l'ingretlirsi quanto lo sbrigliarsi pazzesco del movimento operaio; questo, unito con noi, la salvezza nostra dalla degenerazione affaristica e da quella dottrinaria. Un partito socialista, che non tenga i piedi sulla terra, in mezzo ai dolori, ai bisogni, alle esperienze di ogni giorno, sarebbe l'orgia dell'oggi che conduce al trappismo sconsolalo e
vacuo del domani.

Che chiedere pi dunque


caso, ci

a questo integralismo? Esso, in ogni

ha dato tutto quello che aveva, e non pu darci, come la pi bella donna del mondo, pi di quello che possiede. Gli chiedemmo che raccomandasse una politica seria, calcolata, positiva, e, se leggete gli articoli del Morgari e del Paoloni, c' da temere che su questa via si vada troppo in l e tocchi ai vecchij,
riformisti di

trattenere per

le

falde

questi convertiti.

Gli

chie-


demmo
il

109

che affermasse il eoncello della gradualit nelle conquiste, suo ordine del giorno vi risponde abbondantemente. Gli chiedemmo che si decidesse a pigliare per le corna il toro dell'impulsivit popolare, ed ecco che Morgari si mutato nel torero pi vero e maggiore del socialismo italiano {Ilarit). Ma una questione fondamentale ci divise dai rivoluzionari, e fu quella "degli scioperi economici e politici, generali e parziali. Qui non sento pi sull'argomento che una voce sola. Permettetemi anzi una breve parentesi, perch l'argomento molto vitale. Sciopero generale. Non solo oggi i nostri amici integralisti dicono, come noi e pi di noi, che esso estremamente pericoloso, che deve essere Vextrema ratio, la suprema minaccia. Persino il Dugoni e, se non erro, il Longobardi nelle sue conclusioni, ripetono che non bisogna sciuparlo con l'abuso. Orbene la diffediffamati col nome di riformisti e gli altri, differenza renza tra cronologica, in quanto noi lo abbiamo detto prima, e gli altri Io dicono ora {Ilarit). La cosa non indifferente. Se qualcheduno, dopo aver provato una buona dose di legnate sul groppone, viene a dirvi le legnate fanno male, non lo giudicherete dotato di uno spirito eccessivamente profondo, anzi vi ricorder quella maschera che, presa a calci, diceva mi pare si avvicini qualcuno {Ilarit). La pietra di paragone dell'avere o non avere senso politico non consiste nel trovare che le legnate, prese, fanno male, ma nel prevedere se un determinato indirizzo ci condurr o no a prendere delle legnate. La collaborazione di classe! Quale terribile ironia! Voi sentite oggi il Morgari, diventato troppo pi turatiano di quello che io non saprei essere morgariano, dire che si dimetterebbe da deputato se fosse costretto dalla disciplina ^di partito a votare contro un Governo dal quale credesse di poter ricavare un qualsiasi notevole vantaggio pel proletariato. Rifaremo la questione della partecipazione al potere? L'ipotesi cosi lontana per il momento che forse saremmo slimali pi saggi se non ci perdessimo oggi in questa cabala. Si obietta pur sempre utile anticipare dei divieti; non fanno male a nessuno. Se stabilissi nel mio bilancio domestico che non far la spesa di acquistare un'automobile, certo non farei male ad anima viva, ma sono costretto a sorridere di me medesimo, almeno finch mi avviene di trovarmi a disagio se devo pagare una lira per una vettura da nolo {Ilarit!). Insomma, per combattere l'integralismo, non dovremmo ormai che metterci in ginocchio dinnanzi a lui e pregarlo di differenziarsi dal riformismo. Il Morgari parla sempre di una degenerazione anarcoide, ma la degenerazione riformista non ha mai
e
:

110

sapulo dirci chiaramente dove abiti e in che cosa consista. Questi poveri riformisti sarebbero divenuti cos buoni figlioli! Insomma sarebbe il riformismo che venuto, senza accorgersi, all'integralismo. Non sar cos feroce da sfrondare in lui questa illusione, che aiuta e coonesta la sua evoluzione. Avviene un poco sempre come in amore. Quando l'amore cessato, la ragazza che ha cambiato dice che noi non siamo pi quelli di prima.

La

reale unit del Partito.

concentrazione socialista appioppata al nostro ordine del giorno non pu avere il significato, che le fu attribuito, di un piccolo espediente, escogitato per attirare a noi dei voti. Credo che oggi abbiamo tutto l'interesse, non di attirare dei voti, ma di allontanarli. Nelle nostre riunioni parziali, mi pareva che eravamo fin troppi e ero tentato di pregare

Or vedete bene che

la frase

alcuni dei presenti di passare all'opposizione. La concentrazione in ci che, sparito dalle


:

file

del partito

trasformatosi l'integralismo, non rimane pi il rivoluzionarismo, che il socialismo, il quale ritrova s stesso, ritorna sulla via operosa e normale, si rifonde con quelle forze operaie, che sono
le sole veramente socialiste. Concentrazione dunque col movimento operaio, col movimento idealistico in s stesso; e non potevamo essere fraintesi dacch dicevamo concentrazione antisindacalista, antirivoluzionaria ed antiintegralista. Cos, il nostro ordine del giorno ci pare che riassuma e rispecchi la vera situazione odierna del Partito socialista. Esso non si perde in una casistica minuta perch (ed questo un altro rimprovero che facevamo agli integralisti) la polifarmacia e la micromania non sono di nostro gusto, perch non serio n possibile prevedere l'avvenire dettaglio per dettaglio, perch le situazioni mutano e bisogna aver fiducia nell'intuito della classe operaia, nell'opera dei dirigenti e nella propaganda, che muta e deve mutare a seconda dei casi, dei momenti, delle situazioni. Gli stessi fenomeni esigono reazioni diverse in circostanze diverse, in periodi storici diversi; non esistono in materia sociale

sostanzialmente

riceltarii

perpetui.

Anche

le

slesse

grandi

correnti

del

nostro
Milano,
pi,

Parlilo, transigenza e intransigenza,

possono avvicendarsi e cor-

reggersi a vicenda. Si pu mutare per mille ragioni.

lungo transigenti nelle elezioni e oggi non e forse torneremo ad esserlo domani.
a

fummo

lo

siamo

Ili

Riforme e suffragio universale.

Ed ora due parole sul nostro programma, bench anch'esso non abbia bisogno di grandi dilucidazioni. Esso collima, del resto, con quelli prospettati negli altri ordini del giorno ed un po', come giusto che sia, una risultante delle molteplici espe:

rienze fatte nel Partito.


lato, si voleva, per spiegabile misoneismo, rimanere vecchio binario, sebbene tutti avessimo notato che vi si procedeva poco e male, e si creavano alle masse molte delusioni; una virata di bordo, fuori del teril Modigliani raccomandava reno economico, e poneva la conquista del suffragio universale quasi come una questione pregiudiziale. Ma noi non siamo n dei dottrinari, come l'amico on. Mirabelli, che procedano da principii astratti di giustizia assoluta e sempiterna, n dei rivoluzionarii o degli sventati, disposti a giocar tutto per una carta, per
fissi sul

Da un

trovarci, se non la imbrocchiamo, colle mani vuote. Il suffragio, per me, non ha contenuto di riforme, un mezzo, non pu essere un fine. Conquistato, ci agevoler le riforme, ma neanche scritto che nessuna riforma potr aversi senza esso, n che, lottando per le riforme economiche che si connettono al suffragio universale, non raggiungeremo anche questo fine e magari pi presto. Le vie della storia non sano semplici e predeterminate e in questa materia giova confessarci ignoranti, come del resto sono tutti, compresi gli scienziati, che vedono forse pi lontano, ma che pigliano anche le cantonate pi grosse, e, quando cascano, cascano pi dall'alto e si fanno pi male {Ilarit). Non sappiamo come si svolgeranno gli avvenimenti, non sappiamo quale sar la linea di minor resistenza, e dovremo prendere consiglio dalle circostanze del cammino. L'importante di avere una direttiva sicura. I nostri insuccessi furono la conseguenza dei nostri errori noi parlavamo di riforme a perdifiato e nulla facevamo per conquistarle, mollo per impedirle; da per:

fetti

integralisti

(parlo

dell'assieme

del

partito)

non sapevamo
n rivo-

essere n ministeriali n antiministeriali, n riformisti,


luzionari,

abbattevamo un Governo che avevam-o giurato di sostenere e viceversa, e cosi non riuscivamo n alle riforme n alla rivoluzione. sperabile che questo periodo di politica non si
rinnovi.

Perci, il nostro programma non pu essere che complesso accanto al suffragio universale stanno sempre le riforme che
:

danno

112

significato e carattere al nostro partito.


il

sociali, che sono dovr adoperare

nucleo
la

il

Quindi, le leggi nostra azione, lo strumento che proletariato per la erosione progressiva del
-della

capitalismo;

quindi,

massima

diffusione della

scuola,

di

cui

cuore sanguinante il compagno Chiesa; quindi, parlava opposizione accanita all'aumento di spese militari; questa s che vuole essere per noi una specie ,di pregiudiziale, perch presto si accorgeranno gli italiani che prezzo avranno realmente le famose manovre navali e militari dei giorni scorsi! Ed inutile pensare a riforme serie quando mancheranno i quattrini.
ieri >col

Protezionismo agricolo e protezionismo industriale.


in prima linea, per le con tanta competenza svolte dall'amico Salvemini. 11 quale mi rivolse due domande, cui debbo una risposta. vi preoccupale tanto perch mi chiese In primo luogo di abolire il dazio sul grano e non pensate allo zucchero, al ferro e a tanti altri prodotti? E ne accagionava il nostro chaiwinisme di settentrionah. Una crisi nel Mezzogiorno ci preoccuperebbe assai meno di una crisi che colpisse la industria e quindi gli interessi di categorie operaie (dell'alta Italia. No, amico Salvemini, la spiegazione non questa; egli che la questione del protezionismo ci sembra, per il dazio sul grano, matura per la soluzione; non cos per tutte le industrie. Il problema della protezione molto complesso; voi vedete di De Viti-De Marco, il principe dei liberoscambisti quando si tratta della concorrenza ai vini della sua Puglia votare coi protezionisti, e mettere molta acqua protezionista nel suo vino di libero-scambista. Noi non siamo dei teocos, di fronte rici e dobbiamo tener conto delle situazioni di fatto alla questione del ferro, del cotone e degli zuccheri, non possiamo non preoccuparci della disoccupazione operaia che potrebbe tener dietro a un improvviso e intempestivo mutamento di regime. Anche il dazio sul grano doveva essere un rimedio temporaneo, fatto per favorire il perfezionamento agricolo e renderci indipendenti dall'estero; ma una limga esperienza ha dimostrato che il risultato non era conseguito. Non si pu vivere eternamente colle stampelle per imparare a camminare. Non si pu regalare in eterno trecento milioni all'anno ai proprietari per avere il pane caro e la produzione stagnante. Pu darsi che convenga venire ad analoghe conclusioni anche per salvare altre industrie pr-

La questione meridionale viene posta

ragioni


lette
:

113

auguro che il partito socialista diventi tecnico di tutti questi problemi e cooperi a risolverli. Ma a questo non siamo ancora. Ma, ha detto il Salvemini voi avete un trust avanti a voi, i
:

aiutano gli industriali e viceversa, formando cos una specie idi cooperativa o di camorra. Verissimo; ma se questo vero, tanto pi abbiamo ragione, come riformisti, di attaccare dapprima il dazio sul gl'ano, appunto per scomporre questo trust, perch se li attaccassimo tutti insieme, tutti gli agrari, i meridionali, i terrieri, gli industriali, i loro patrocinatori, farebbero gruppo e avremmo tutta la Camera contro di noi; mentre, se riusciamo ad isolare una questione dall'altra, se cominciamo, colla lattica di Orazio contro i Curiazii, dall'abolizione del dazio sul grano, state sicuri che, il giorno in cui i proprietari della terra non avranno pi questo privilegio, ci lasceranno liberi, se non ci aiuteranno, a far togliere le eccessive protezioni anche sulle
terrieri

altre industrie.

Ancora

sul suffragio universale.

Un'altra domanda ha fatto il Salvemini crede possibile il Turati le riforme senza il suffragio imiversale? Gli ho gi risposto, quando ho detto che molte cose so di ignorare; so che molte riforme sono venute anche senza il suffragio universale; possibile che altre ne vengano. Del resto, egli stesso ha escluso che al suffragio universale debba darsi carattere di pregiudiziale. Dimostrava il Loria, in un suo scritto, che la borghesia, dove accorda le riforme economiche, pi restia a concedere le riforme politiche, e viceversa. In Inghilterra, fu larga nelle riforme economiche, ma mantenne il volo ristretto; altrove, dove si data ampia libert di voto al proletariato, si lesina molto di pi sulle riforme economiche. Ma io non ho bisogno di risolvere questo problema; dacch noi possiamo, pi prudentemente, far procedere le cose di pari passo. Non nego l'utilit del suffragio universale, ma non perci dobbiamo disinteressarci anche del semplice allargamento del suffragio attuale, come ha spiegato molto bene ieri lo Storchi; perch, se non sappiamo rinforzare il suffragio attuale coi mezzi che abbiamo, se non sappiamo far votare quelli che gi sono iscritti o che possono esserlo, tanto meno sar seria la domanda della grande riforma del suffragio universale; sarebbe come chiedere
:

di

meno

amministrare un milione, quando non si sanno spendere nemi poehi denari che si hanno in tasca {Bravo! Benissimo!).
-

Tosati

Le

vie

maestre del socialiemo.


nettersi

lU

Si aggiunga che alla riforma del suffragio universale deve consempre quella dello scrutinio per provincie, della rappre-

sentanza proporzionale e della indennit ai deputati, che sola potr dare libera scella al corpo elettorale, e far entrare una forte rappresentanza di organizzatori operai, e con essa il pensiero e la
psicologia dell'operaio, nel Parlamento.

Conclusione.

Un'ultima parola. Si parla tanto di transigenza e di intransigenza; e il Morgari sostiene doversi porre la intransigenza nella la quetransigenza e viceversa. Io vorrei fare un'osservazione
:

stione

compromissioni e dei pericoli delle alleanze non sta tanto nel fatto delle alleanze, fatte o non fatte, a primo o secondo scrutinio. La questione vera questione di forza. Dice

famosa

delle

un proverbio francese: iout est sain aux sains. Siate sani, siate forti, e non temete di nulla. Se siete sano, prendete una moglie, prendetene parecchie, come voleva Rigola, e farete sempre dei
figliuoli robusti.

Ma

se siete deboli, allora tutto pericoloso

sa-

rete casti

come

vestali, e

un bel giorno, chi sa


:

in

qual modo, vi

troverete addosso

una malattia segreta

(Ilarit).

Ora la questione questa che noi siamo ancora agli inizi del riformismo, noi dobbiamo cominciare a metterlo in pratica. Come decidere del valore dell'azione parlamentare, se quasi non l'abbiamo ancora iniziata? Voi avete approvato, senza discutere,
la

dovuto cercare

relazione sull'azione del Gruppo. Se l'aveste discussa, avreste le cause del disservizio parlamentare e provvedere ai rimedii. Finora, si pu dire che l'importanza del lavoro parlamentare socialista non sentita dalle masse, un poco per la pro-

ma pi ancora per la mancanza di organi intermedi e di rapporti costanti fra le organizzazioni proletarie e la rappresentanza parlamentare socialista. Ora, quando le masse non sentono, non capiscono, non vogliono, l'azione dei deputati non pu essere che fiacca e poco feconda. Conviene dunque elevare in ogni luogo la coltura delle masse e desiarne l'interesse alla cosa pubblica. Questa la pregiudiziale ,di tutte le pregiudiziali. E perci che io dedicai e dedico buona parlo delle mie forze modeste all'organizzazione delle .Biblioteche popolari circolanti; se la gente non sa, non legge, non fa lavorare il cervello, potremo avere il socialismo sulla .carta, ma non nella realt. Confessiamolo, noi siamo al principio; converr che queste iniziative si moltiplichino e si coltivino 'dovunque. Ed io ,auguro che
paganda antiparlamentare,

usai futuro Congresso, piuttosto che discutere di grandi questioni intransigenza, transigenza, rivoluzione, e di formule astratte sindacalismo, ecc. ciascuno venga a dirci noi nella nostra lo-

la

calit,

abbiamo

Tatto questo e quest'altro.


la

Perch l'azione

la
le

grande creatrice e
degenerazioni,

grande risanatrice, l'antidoto contro tutte riparatrice di tutti gli errori, ed anche

la

grande

pai"ve grigio perch

che questo Congresso, che retorici, n declamazioni, n invettive, segnasse davvero il principio di questa azione, e che, al prossimo Congresso, potessimo dire ^di aver avviata dapperpacificatrice.
io

Ed

vorrei

non ebbe accenti

tutto

l'azione viva,

l'azione socialista,

non soltanto
-

sulla

carta,

ma

nelle cose e per gli

uomini {Benissimo! Bravo!

Vivissimi e

prolungati applausi).

L'azione politica del Partito Socialista


1. Criteri generali
(relazione al Congresso di Milano
-

Ottobre 1910)

Che s'intende

qui per azione politica

Ogni azione del

partito

socialista
si

politica

si

direbbe,

designa come economica , , o diventa, politica , di necessit, tosto che intenda spiegare una influenza profonda sui rapporti sociali. L'inverso ugualmente

per definizione. Quella, che

vero.

Ma qui, come appare dalla struttura dell'ordine del giorno del Congresso, si allude a quell' azione politica , che mira pi direttamente alla legislazione e allo Stato, in contrapposto all'altra, che si svolge pi specialmente nelle Leghe e nelle Cooperative, o nelle Amministrazioni locali, oppure che agisce in vari modi sulla opinione pubblica. Separazioni nette, fra questi vari campi di azione, non sono possibili. Misero quel socialismo, che tutto si esaurisse nell'urto diretto fra operai e padroni, o che si appiattasse ed appiattisse nella botteguccia cooperativa, figurandosi, di l, di trasformare il mondo; o, peggio, che vivesse cogli occhi imbambolati, rivolti al Parlamento e al Governo, attendendone la
manna
degli ebrei nel deserto!

seconda dei momenti e delle necessit, l'azione socialista assume aspetto pi spiccatamente politico nel senso stretto come in Italia, quando, tra il '90 e il '900, si tratt di conquistare il diritto di esistenza alle nostre organizzazioni oppure assume aspetto pi largamente economico o d'altra natura. Ma, se il socialismo ha da trasformare tutta la vita, esso deve penetrare di s tutte le forme della vita. Nell'elenco dei lavori del Congresso, questo gruppo, intito-

lato dell' azione politica

si

scinde in vari sottogruppi

di ri-

forme slreltamente politiche


sale,
ecc.),

118

(n. 2, commi a e b: suffragio univerriforme politico-economiche (n. 3, legislazione sociale, assicurazione vecchiaia, ecc.), di riforme, che, rispetto alle precedenti, chiameremmo strumentali (n. 4 e 5, riforma tripur avendo anche butaria e spese militari), atte cio, sopratutto a fornire le risorse pecuniarie per le rialtre proprie finalit forme che costano ; e, infine (n. 6 e 7, rapporti fra Gruppo parlamentare e Partito; appoggio a indirizzi di Governo e partecipazione al potere), accenna a questioni tattiche di capitale interesse. Non ufficio nostro trattare gli aspetti tecnici di ogni singolo tema. A noi basta sbozzare una veduta d'assieme.

di

Riforme o rivoluzione.

La questione, che s'incorna nel dilemma posto in epigrafe, superata ormai nell'azione, prima ancora che nella dottrina. La rappresentando il regime socialista l'antitesi tesi, per la quale recisa del capitalismo, di cui lo Stato sarebbe il Comitato d'afnessuna riforma potr a questo strapparsi, che in realt fari non gli giovi e non lo consolidi onde l'inganno e il perditempo sisifeo di ogni riformismo prima del patatrac del dominio borghese a mala pena si reggeva finch prevalse il concetto del marxismo primitivo, per il quale la concentrazione rapidamente progressiva della propriet in poche mani, l'immiserimento crescente delle masse, il perenne acuirsi della lotta di classe, portavano automaticamente il capitalismo all'apogeo e insieme alla

<(

<(

catastrofe.

Diroccata questa ipotesi da una esperienza ormai semisecoregime vigente a evoluzioni pi complesse e meno rettilinee, frantasi la lotta di classe nel proprio plurale e fattisi gli Stati permeabili alle dirette e inlare, palesatasi la molteplice adattabilit del

dirette influenze dell'azione proletaria, l'azione sociahsta, pur conservando intatte le grandi direttive e le finalit supreme, doveva di necessit mutare atteggiamento e natura. Forse sarebbe pi esatto dire a dirittura che, da allora soltanto, una vera azione socialista pot cominciare ad essere; e

delle sue che sono i suoi veri cardini incrollabili il materialismo economico, la lotta delle classi, la condanna della privata propriet dei mezzi di lavoro, la necessit dell'unione proletaria per l'abolizione delle classi una vita nuova e pi vera; e, chiamandovi l'intelletto e
il

marxismo

stesso,

sferrandosi

dall'inerte

fatalismo
quelli,

prime visioni apocafiltiche, pot infondere

in

noia

volont del proletariato, umanizzare, in qualche modo, se stesso

e Ja storia.

Il proletariato si riconosceva allora e, riconoscendosi, diventava davvero uno dei massimi fattori del moderno processo

economico; e

il

socialismo cessava di esserne

la filosofia

passiva

e contemplalrice, per diventare la scienza e l'arte delle sue quoti-

diane conquiste. Rivoluzione e riforme, sciolta


e rifatta la pace, diventavano la

l'antitesi

verbale

prima come lo sbocco e la sintesi delle seconde; e la classe lavoratrice non assaliva pi la rocca del privilegio, idealmente, e come da una specie di al di l sociale, ma la investiva dal di dentro e in lutti i punti vulnerabili, secondo la legge della minor resistenza; n attendeva dafi'ultima jattura le supreme riscosse, ma, anzi, di ogni vittoria parziale faceva a se
stessa fulcro e incitamento e viatico a vittorie maggiori.

Di qui

la

importanza eminente assunta dalla

tattica,

dall'arte

cio di adeguare l'azione alle resistenze e agli accidenti del ter-

reno. L'essenza del socialismo, dal miraggio dei

fini ultimi, si trasfe-

riva nei travagli del divenire quotidiano, e la riforma conquistata, <j anche soltanto proseguila, assurgeva per se slessa a un alto valore pedagogico di preparazione. , ripetiamo, la vita tutta intera

che irrompe nel socialismo delle origini, aprioristico e concettuale. mescolandosi al presente, N perci temer il socialismo alleandosi con altre energie, drappellando, a volta a volta, rivendicazioni, che altri partiti non ricusano di tralignare in un radicalismo pi o meno filantropico, labourista o sociale. Il pericolo sorgerebbe quando, o si perdessero di vista le finalit supreme, che del resto gli insanabili antagonismi del presente assetto economico s'incaricano di rammentarci ad ogni svolto di via, .0 quando quello, che , e che dev'essere, un movimento di massa, il gioco di alcuni -diventasse per deviazione o diserzione capitani, separati dal grosso dell'esercito che dee francheggiarli. Fin che ci non avvenga, ogni passo in avanti, e sia pur breve, sulle presegnate direttive, varr sempre meglio delle iperboliche promesse, scritte nei presagi. La riforma, cos inlesa, la rivoluzione senza il bluff; la rivoluzione in cammino .

Le lacune

della piattaforma. -

La

coltura popolare. -

servizi pubblici.

Rispondono
l'ora?

gruppi

di riforme, noverati nell'ordine del

dei nostri lavori,

a tutte le

giorno maggiori esigenze del Parlilo e delvi-

V' chi sorride del programma, di ogni programma. La


cenda
politica

320

elenchi e impone chiara, presente,


provvise.

sovverte ben contesti Ci che preme la direttiva, il criterio, da applicare alle eme'genze imtale sarebbe il precetto Sii socialista e d'altro
i

argomentano costoro
temi a suo
libito.

non

ti

curare.

Certo, dell'infanzia, o infantilit, dei partiti, la smania degli elenchi interminabili di desiderata, destinati, i pi, ad ammuffire
sterili attese. A ogni ora del tempo, basta suo compito. Ma vi hanno pure obiettivi, che nel quarto d'ora che un partilo traversa la realt stessa sembra designare ai calcolati suoi sforzi. Che varrebbe un Congresso di partito, se non tentasse di fermarli, di assoggettarli alla sua cri-

e inzitellonire nelle
il

di fornire

di graduarli e coordinarli, di adunare le forze e di accomunare intorno ad essi le vedute e le volont? Or, se questo, che ci sta dinnanzi, lo scorcio, almeno, di un programma, il conato d'una piattaforma, due lacune ci si parano agli occhi, ben singolari. Mentre l'esperienza quotidiana ci narra l'infrangersi della nostra migliore propaganda nella misoneica mentalit proletaria, e la stessa borghesia foggia leggi e racimola milioni per sgominare, non fosse (e pur troppo non sar) che alla superfcie, l'obbrobrio del primato italiano nell'analfabetismo; mentre i riposi, conquistati al lavoro salariato da audaci resistenze operaie o da provvide leggi, nulla trovano, in nove decimi del nostro paese, che li disputi alla taverna, che consenta di tesoreggiarli per l'elevamento
tica,

morale e pei
quei

fini alti

della vita;

mentre denunziamo a noi

stessi

che adulterano la lotta di classe, e negli eccidi proletari che i Governi incoraggiano colle guarentite immunit agli omicidiar confessiamo la complicit inconsapevole delle nostre folle, inutilmente dmpulslive; affideremo, dunque, alla sola sollecitudine delle classi dirigenti il problema, vitale e formidabile, dell'educazione del proletariato? Su questo tema, che pur comincia, anche fra noi, a richiamare un vivo movimento di opinione, nulla di proprio, di caratteristico, ha il Parlilo, ha il Congresso socialista, da dire, da consigliare, da rivendicare, da iniziare? E che produrr la nuova legge scolastica, che fruttificheranno i patronati centro e richiamo possibile di collaborazioni volonterose se non sorga intorno ad essi, ad opera della classe pi interessata, quel calore, quella fiamma di iniziative, di emulazioni, di competizioni, senza cui leggi ed istituti non saranno mai cosa viva? Noi auguravamo, nell'ultimo Congresso, che, sopite alfine, o
conflitti

di categoria

superale,
assise
le

121

tendenze astratte e di formule, le biennali sopratutto, un resoconto illustrato e documentato delle vive esperienze, della gara di iniziadi

contese

del

Partito

diventassero,

tive e di fatti,

di tutte le nostre Sezioni,

nell'azione concreta,

ri-

armare, agguerrire il proletariato delle varie plaghe. E oggi invochiamo che il Congresso almeno trovi modo di innestare nelle sue discussioni gli addentellati non mancano la preoccupazione e il proposito di un'azione socialista, determinata ed intensa, per la coltura popolare; di un'azione, cio, che abbia di mira il proletariato come intellelto e come anima. D'altro canto, l'industrializzarsi progressivo dello Stato e dei Municipi, a malgrado delle querimonie dei liberisti dottrinali, e degli altri che del liberismo fanno volontieri pecunia, pone in
volta a elevare,

prima

linea,

nella politica odierna,

il

problema deWordinamenlo

dei pubblici servizi, nei rapporti combinati dell'ente collettivo, del personale, degli utenti. E, sebbene muovano per questa via
sforzati

pressione delle necessit economiche Municipi prettamente borghesi; tuttavia sgorga dal nuovo indirizzo una folla di questioni nuove, tutte questioni socialiste, se vero che il socialismo si dovr sostanziare nella unitaria amministrazione delle cose , sottratta agli sperperi e alle rapine del monopolio proprietario.
dall'incalzante
e

anche Governi

Ferrovie, poste, telegrafi,


bonifiche,

telefoni di Stato,

credito di Stato,

demani

collettivi,

e tabacchi, alcool, foreste, municipalizzazione di trasporti, di aree, di abitazioni, di forza, di luce, di mercati, di opere di cultura, di opifici, di spaccia dispetto, bene spesso, calmieri, ecc., ecc., tutto questo pure iniziale; del socialismo il sustraio materiale degli iniziatori

monopoli industriali governativi (sali assicurazioni, ecc.), statizzazione di acque e di

e la trama, sopra cui si verr componendo la futura societ, che esso gi annuncia, come gli scogli madreporici, che affiorano sullo specchio del mare, annunciano e anticipano i continenti in for-

mazione. Di ogni insuccesso


ragione,
ideale.
i

in

questo campo,

nostri avversari teorici,

come

di

si fan forti, e con una nostra bancarotta

processo si accelererebbe ed avvalorerebbe, se fin d'ora secondasse e penetrasse la competenza tecnica e lo spirilo democratico delle masse lavoratrici. Senza dire della fonte ben pi lauta che un qualche timido ritcco al di ricchezza che potrebbe scaturirne, quando Stalo e congegno dei tributi Municipi acquistassero le imprescindibili capacit industriali ricchezza da devolvere ad alle iniziative di redenzione. che le organizzazioni del La politica dei pubblici servizi vario personale dei servizi stessi han gi posta sul telaio della
il

lo vigilasse,

122

trover essa un cantuccio nel programma pubblica discussione del Congresso futuro di un Partito, la cui mta suprema si concreta nel trasformare in pubblico servizio tutta quanta, o nella avr invece maggior parte, l'attivit economica delle nazioni? la sorte, che tocc alla politica comunale (relatore Bonomi), alla politica dell emigrazione (relatore Cabrini), che, rinviate nel 1908 da Firenze a Milano, si sono smarrite per via? (').

Le riforme

all'

ordine del giorno - Suffragio - Legislazione sociale

Riforma tributaria

Spese

militari.

di iniziare

Firenze, per l'appunto, commetteva alla Direzione del Partito una 'agitazione permanente per la conquista del suf,

fragio universale, tanto per gli uomini quanto per le donne si dovessero coordinare tutte le altre eventuali agitazioni,
a caposaldo pregiudiziale.

cui

come

N la dehberazione aveva carattere accademico; al contrario, essa si era sprigionata dalla tormentosa coscienza delle necessit pi urgenti della vita del Partito. Si ricordano le poderose argomentazioni del Salvemini, che non gi da motivi trascendenti di giustizia astratta e di democrazia generica,
elettiva

ma

dal fatto della attuale composizione della

Camera

nella quale l'alleanza degli eletti dalle

camorre meri-

dionah coi conservatori del Nord frustra fatalmente ogni serio desumeva e dimostrava il debito del proletaconato di riforma

riato

industriale e settentrionale,

sopratutto verso se stesso,

di

strenuamente irrompere nell'agitazione. da confessare che l'azione segu pigra e fiacca il proclamato proposito; n l'opera del Comitato centrale, all'uopo istituito, pot scuotere a fondo l'apatia, che tutti avevamo prevista, e per ovvie ragioni, ma che anche avevamo sperato di debellare negli
la prima fu test raccolta da un Congresso spe(Firenze, 8-10 settembre), che dimostr lo sviluppo promettente^ gi preso dalla nostra azione amministrativa locale, la sua seriet di propositi
()

Per buona ventura,

ciale

r importanza maggiore che potrebbe venire da un razionale coordinasi direbbe mento. Quanto alla seconda la politica dell'emigrazione emigrata davvero. Giova sperare si tratti di emigrazione temporanea.... dacch sarebbe singolare che il Partito socialista, dopo avere intesa la connessione profonda fra il problema meridionale e la politica proletaria del-

l'Italia intera,

e inscritto perci nei vessilli

il

teressasse
nel

di

un fenomeno, qual

quello

suffragio universale, si disindell'emigrazione transoceanica,

che sta appunto rivoluzionando l'economia e la composizione delle classi

Mezzogiorno italiano:


altri,

123

Nel Settentrione, dove gi il voto la riforma aggiungerebbe alle forze locali organizzate forse sottrarrebbe qualcosa e, nel Sud, dove massimo, perch pi immediato, dovrebb'essere e sentirsi l'interesse alla conquista per lutti del diritto di cittadinanza effettiva, quelle stesse condizioni di assenza dalla vita civile, che il suffragio universale dovrebbe rimuovere, impediscono ai pi di presentirne e valutarne la salutare efficacia. questa, che sembra, a prima In sostanza, il suffragio universale si presenta, nella giunta, la democraticissima fra le riforme non realt, come riforma aristocratica, in questo senso che potendo essa veramente agire se non indirettamente, a traverso una mutata composizione della Camera legislativa ad apprezzarne tutto il valore, d'uopo intendere e sentire per l'appunto l'importanza e la complessa azione dei congegni pi alti dello Stato. E le nostre masse, anche quelle che pur si appassionano, come a prova di lor forza, all'esito delle lotte elettorali, sono ancora ben lunge da ci. Ma, se, pur troppo, il proposilo di colesta agitazione ci ritorna dinanzi, dopo due anni, come una cambiale in sofferenza, e reclama che il Partito faccia onore alla sua firma, non pu dirsi che l'averla tratta sia rimasto sterile; dacch, ad opera del Gruppo parlamentare, il problema venne pure, in qualche modo, imposto onde i noti affidamenti per il deal Parlamento e al Governo cembre venturo. La riforma luzzattiana, pur nei termini vaghi in cui ci fu profilata, pu essa soddisfare il Congresso e il Partito socialista? Un allargamento del corpo elettorale, sulla base del semplice alfabetismo, che aggiunga d'un colpo, all'esercito proletario, da uno a due milioni di elettori, non sembra da disdegnarsi, n da essere collocato fra le derise riformette , conquistato che fosse cos in breve e con cosi tenue fatica; fornirebbe, non foss'altro, un nuovo contingente di reclute, per proseguire una battaglia, che altrove cost decenni di sforzi e rivoluzioni sanguinose. La circoscrizione elettorale per provincie e gruppi di provincie, che sgretolerebbe il piccolo feudo elettorale, associala non certo alla gi sperimentata, derisoria e reazionaria, rappresentanza delle minoranze, ma alla vera rappresentanza proporzionale, che sola risponde a giustizia e consente a tutte le idee e a tutti gli interessi collettivi di aver voce in Parlamento, e avvalorata da provvediper allontanare dall'urna la gi allo studio menti coraggiosi violenza e la frode, aumenterebbe pregio alla riforma parziale. La quale, dovesse anche, per troppo spiegabili resistenze, far naue
in noi stessi.

prima

quasi universale,

comune sentimento che poco


fragio alla prima prova,
al

124

non sarebbe stato vano porla cos dinanzi paese. Proposte simili, se fedelmente sostenute, non cadono che per tosto risorgere; dovrebbero interrogarsi i Comizi; la repulsa, giova crederlo, scioglierebbe dal torpore l'agitazione; la riforma
imporrebbe alla legislatura successiva ('). Ma, se ci da onestamente riconoscere, in omaggio alla legge ineluttabile di gradualit, e pu e deve avere conseguenze nella tattica parlamentare; la riforma parziale non potr tuttavia reputarsi pi che un acconto; e il Partito deve tener fede alla totale conquista, che sola veramente risolutiva per gli infiniti malanni del Mezzogiorno, e, soltanto non deflettendo dalla quale, accadr che la risultante legislativa immediata non se ne discosti ancor pi. Ne, ad ogni modo, sar guarentito il carattere democratico della rappresentanza popolare, finch la indennit ai deputati non avr snidato il privilegio del censo anche dalla eleggibilit, e dischiuso davvero al proletariato l'adito al Parlamento, che fa chiamarsi nazionale. I progressi, pur timidi, che l'Italia va facendo nella legislasi

quali zione sociale, provocati e vigilati dai deputati socialisti propositi che spingono la borghesia a stentatamente che siano
i

stanno indubbiamente sulla direttiva socialista, condiscendervi in quanto rafforzano la posizione del proletariato nell'aspra lotta di classe, nella quale impegnato. Ogni legale mitigazione allo sfruttamente padronale (tutela riposo settimaCassa maternit delle donne e dei fanciulli nale pi esteso obbligo dell'istruzione e dell'assistenza scolaclausole protettrici nei pubblici apstica, pre- e post-scolastica miglioramento degli palti di lavori Ispettorato del lavoro agenti dello Stato, ecc.); ogni aperto adito alla pi equa e meno aspra soluzione dei conflitti di lavoro (leggi sul contratto di lavoro equo trattaarbitrati probivirato industriale ed agricolo mento, ecc.); ogni agevolato spostamento della mano d'opera (tuUffici di collocamento tela degli emigranti trattati di lavoro interregionale, ecc.); ogni intensificazione dell'igiene operaia (leggi per le case sanitarie sulla risicoltura contro la malaria

Fra le proposte minori, che gi furono o stanno dinanzi al Parlamento, giova" ricordare l'estensione del diritto di voto ai cos detti corpi organizzati , alle dipendenze dei Comuni e delle Provincie; e la riforma, accettata in linea generale su mozione dello scrivente, della materia delle ineleggibilit e incompatibilit, la quale, di garanzia democratica che fu un tempo, divent nido di artifci e mezzo per aUontanare dalla Camera le coni petenze tecniche sgradite ai Governi e le rappresentanze dei lavoratori dipendenti dallo Stato. (Ricordisi l'annullata elezione del ferroviere Otello Masini).
:

125

popolari, ecc.); ogni razionale ausilio a sperimenti di cooperazione operaia nella produzione e nel consunto (leggi per le CoopeBanca del Lavoro); ogni presidio assicurato all'inforrative tunio, alla invalidit, alla vecchiaia, alla disoccupazione, alla malattia, comune e professionale; e la viva partecipazione delle legittime rappresentanze proletarie negli organi ove si fucinano e si

provvedimenti protettivi (Consiglio e Ufficio del lavoro, e altro che sorvoliamo, vuol essere accolto e promosso da noi col massimo fervore; vigili sempre, per altro (e gi le occasioni non mancarono), a sventare le insidie coperte, che
vigilano
i

ecc.); tutto questo,

volontieri

si

piatto di lenticchie,

insinuano, quasi a modo di baratto, nel consentito contro il libero ed integrale sviluppo delle
i

energie proletarie. Si osserva che coleste provvidenze limitano


limitati,
il

benefizi a gruppi

in un paese, e, additano, nella difesa dei consumi, nella lotta antiprotezionista, ecc., battaglie di pi larga portata. Se intende dirsi che la tutela e l'elevamento del lavoro industriale cadono a vuoto ove non esistono industrie, e meglio fruttificano ove sono nuclei proletari capaci di valersene, il rilievo ovvio, ma non molto concludente. Se poi si allude, come parve, a privilegi accaparrati in danno delle grandi maggioranze, da osservare in contrario che la maggior parte delle leggi e delle istituzioni ricordate profittano sopratutto ai lavoratori meno armati (donne, fanciulli, vecchi, infermi, operai non qualificati), impotenti alle spontanee difese della organizzazione; che, per virt d'esempio e per legge d'equilibrio, le conquiste, fatte dalle avanguardie proletarie, tendono, n vi altra, miglior via, a diffon-

a localizzate aristocrazie* di lavoratori;

come

nostro,

scarso di industrie,

si

dersi,

mano mano,

sui ceti

meno

fortunati; che

le

parziali

emanci-

pazioni dei pionieri, nella organizzazione del lavoro e degli scambi, sono inizii necessari di liberazioni pi vaste. Sopratutto da osservare che, da gran tempo, il socialismo cess di essere un partito di democrazia generica e di sentimentale filantropia, che intenda, indistintamente e per qualunque via, al bene delle nella divisione sociale maggioranze; volle invece agguerrirsi
del lavoro dei partiti

come

il

delle falangi proletarie della grande industria,

difensore e l'interprete specifico della agricoltura

industrializzata e dei pubblici servizi, che soli, per l'indole del rapporto economico e della produzione a cui appartengono, possono accogliere e fecondare il germe del socialismo che diviene. artigianato, picNon si nega che ad altre schiere di bisogni

cola propriet lavoratrice,

proletariato inorganizzabile delle eco-


nomie primitive
arretrati

126

le

possano, in cauti modi, volgersi

sollecitu-

dini del Partito socialista, sensibile al lamento di tutte le miserie anche negli ambienti e interessato ad accelerare e a disacerbire

pi direbbe per esso il suo compito, ove troppo si attardasse in queste cure e vi disperdesse troppe preziose energie. Anche, e con maggior fondamento, si obbietta, all'accennata attivit legislativa, la inefficacia derivante dalla povert dell'Erario e del Paese, dalla inevitabile collusione delle stesse masse
sfruttate.
Il

gli inevitabili

trapassi dal vecchio al nuovo. Tra-

Partito socialista

non ignora

il

criterio dei limiti e

della gradualit.
delle riforme che

Ma

l'obbiezione eccessiva.

La preoccupazione finanziaria non abbiamo noverate; le


ai

ostacola la
quali
si

massima parte

risolvono in opere

di vigilanza, o di incoraggiata previdenza, che

o nessun sacrifcio

impongono

contribuenti e alle parti interessate, o tenui sacri-

fci, immediatamente compensati. Per esse Stato ed Enti locali risparmiano spese di polizia, di carceri, di beneficenza; risparmiano industriali ed operai, nel temperarsi della lotta selvaggia, sull'alea degli scioperi e delle serrate. La tutela che si risolve in contanti; un premio di assicurazione per tutti. L'obiezione finanziaria non ha dunque maggior valore contro le leggi protettive del lavoratore di quel che avrebbe contro il costo del movimento

di resistenza operaia.

Ha un

valore, invece, e grandissimo, per le vaste riforme assi-

come le pensioni di vecchiaia che dovrebbero principalmente gravare sull'Erario. Queste riforme, che il Partito dovr pi altamente drappellare, esigono larga elasticit di bilanci. E qui lasciamo libero il campo, pei criteri tecnici, ai relatori della riforma tributaria e delle spese militari. Su queste
curative; per quelle
ultime,

un solo

rilievo di indole politica.

non senza ragione, la soverchia acquiescenza del Gruppo parlamentare alle avidit militariste, secondate dai Governi. La censura, per altro, travalica il Gruppo e accusa le forze
Si lamenta,
insufficienti di tutto
il

Partito

insufficienti in

generale (ne discorsi

reremo pi avanti) e

nella speciale materia.

La questione
reali.

dell'arresto delle spese militari


di

presta,

oggi,

alla facile violenza

proteste verbali,

assai pi che a successi

Forse

gi

conto) aver evitato,


giori.

un successo notevole (ma di questo nessuno tien mentre tutto le favoriva, dissipazioni magtutti

Nel tema delicato della difesa della patria,

camminiamo
(e,

sulle braci.

La propaganda

del Partito,

oscillante

diciamolo


a nostro conforto,

127

nuato

non soltanto

in Italia) fra

e,

perci,
che,

tolstoiano,

logico e forte un ingenuo pacifismo nell'universale frenesia di armamenti, suscita il

meno

un herveismo

atte-

sorriso, e le pi
di patriottismo

gore
al

alla

ampie e sincere, a tempo e luogo, dichiarazioni anche proletario, non era fatta per accrescere viopposizione del Gruppo. Il tono rivoluzionario, dato

suscitando tutte le paure, trascina fatalmente rinforzo degli armamenti. L'intermezzo denigratorio dei nostri ordinamenti militari provoc inchieste parlamentari, che parvero
all'antimilitarismo,
vittorie nostre,

spese,
stesso.

ed ebbero l'effetto di coonestare nuovi aumenti di spogliando il Governo della odiosit di reclamarli egli

Precluso a noi, come a tutti i non tecnici, il terreno della tecnologia militare; precluso il sacrario dei misteri diplomatici, che i Governi (e forse, quasi sempre, la cassaforte di madama Humbert) si dan l'aria di custodire gelosamente; il problema della misura delle spese militari chi non osi chiedere a dirittura il

disarmo pel suo solo paese


vuote
(tale le

si

dibatte in
,

un

acciottolio di frasi

necessit della difesa


i

che, contro ignoti nemici,

i quali d'altronde misureranno loro sforzi ai nostri, e per un paese come l'Italia, ne minacciato d'invasioni, n coloniale, n costretto ad alleanze pericolose, possono essere o tutto o nulla;

la non meno famosa potenzialit economica della che questione essenzialmente di apprezzamento e di ripartizione delle spese); e si risolve, in sostanza, nella lotta di due punti di vista, sorgenti da due interessi diametralmente opposti quello del proletariato, che deve essere antimilitarista, perch esso dal militarismo ha tutto da temere e da perdere; quello della borghesia, che pu essere militarista, e che le suggestioni della casta militare, le cupidigie di privati speculatori che vi giocano il loro terno al lotto, le paure per l'ordine interno, possono far che lo sia. I due interessi si sostanziano in due opposti e decisivi apprezzamenti della importanza comparativa dei bisogni militari e dei bisogni civili. Sotto le parole che si accozzano, un conflitto di forza, dissimulato. A seconda che l'uno o l'altro apprezzamento prevalga, si spostano le necessit della difesa , modificandosi la nostra politica estera, che fatta da noi, e si allarga o si repotenzialit economica . Ond' che la miglior difesa stringe la contro ulteriori aumenti di spese militari forse l'unica, oggi o in pr della loro diminuzione, starebbe nel diffuso senso nel Partito e fuori della urgente necessit delle riforme che cotale,

ancora,
,

nazione

((

128

stano

del socialismo riformatore.


Il

; sarebbe l'ipoteca presa, sugli incrementi dei bilanci, dalla scuola, dalle pensioni operaie, dalle opere civili. se esiste Il solo antimilitarismo veramente efficace la forza

problema fondamentale - Come Le questioni di tattica - La forza


si

le

riforme

si

ottengono

e l'indirizzo del Partito.

Le riforme
il

conquistano in ragione della forza che

il

Partito

non ce lo dicesse il materiae lismo storico, baslerebb il senso comune. Come, innanzi tutto, acquistare questa forza? Questo il problema dei problemi. E per forza non s'intende n la violenza, che pi spesso cui effetti, se anche fortunati, non si confessione di debolezza, e mantengono, perch la natura e la storia non si lasciano truffare; n la sola forza materiale e numerica, l'organizzazione che semun'avanplice aggregato meccanico di unit passive ed inerti guardia agile e destra pu superare resistenze e trascinare poi seco l'intero esercito, dove l'orda, cento volle pi numerosa, saproletariato sanno spiegare. Se
i
:

rebbe dispersa.

Non

bastano, a costituire

la

forza politica, abilit

di dirigenti, o impeto di masse. Ma vi confluiscono tutti questi e gli altri coefficienti, che danno, nelle epoche storiche, la prevalenza a dati gruppi o classi sociali, e un'analisi minuta dei quali eccederebbe il nostro compito. Il coraggio disperato, che pu spingere alla riscossa un pro non ha nulla da pergiusta la classica frase letariato, che dere fuorch le proprie catene , rovescer un ostacolo, precipi-

non costrurr una societ ecoter una catastrofe gi matura nomica nuova. E neanche pi vero oggimai che il proletariato nulla abbia da perdere; come ogni belligerante mal destro, pu
mettere a repentaglio le conquiste gi fatte e quelle avvenire. La preoccupazione idealistica di un grande fine sociale, la coscienza di portare nelle proprie bandiere i germi di una civilt superiore, sono pure una forza, che i vecchi parliti e le classi dominanti invidiano al proletariato socialista, e che in parte compensa le maggiori armi di organizzazione, di coltura, di ricchezza, che quelli

posseggono; ma, fuorch negli asceti, anche l'idealismo esige un sostrato di moventi egoistici fortemente sentili. Arte dei partiti contempcrare questi egoismi, convergendoli a un fine comune
pi allo.

La
le

storia,

energie

umane collaborano

spassionatamente interrogata, ci insegna che tutte alle grandi evoluzioni sociali; che

129

dal pi rivoluzionario al pi conciliativo Ogni metodo ha la sua ora nell'eclettismo delle cose. C'insegna che quelle, che parvero rivoluzioni improvvise, non furono che lo scoppio di forze

lungamente
ciet,

latenti nel sottosuolo sociale,


la natura,

infine prevalse; la so-

non procede per imboscate e per colpi di mano. Nessuna classe dominante tramonta, che non abbia esaurito il suo compito; nessuna le sottentra, che non abbia le capacit, tecniche, pohtiche, morali, per compierne l'ufficio. E, pi il
tessuto sociale si estende e si complica, di tanto si attenua l'influenza sociale degli eroi , di fronte a quella delle moltitudini anonime. La storia diventa sempre pi fenomeno di massa. La influenza del proletariato si misurer dunque dall'assieme delle sue concrete energie civili e sociali. La tattica pu potenziare queste forze

come

non potrebbe

sostituirle,

n saprebbe

di-

struggerle. Il partito socialista avr, appunto, nella storia moderna, questa insigne benemerenza, che neppure gli avversari sinceri gli disconoscono di avere suscitalo una massa di energie nuove nel proletariato; di aver fatto di una plebe un popolo. Fosse pure il socialismo un mito, sarebbe pur sempre un mito rigeneratore. Eppure, ancor oggi, mentre il Partito socialista italiano a
:

appresta al suo undicesimo esame di coscienza, udiamo d'ogni parte levarsi voci di sconforto e di recrivecchio minazione. Non i soli avversari celebrano la sua morte esercizio retorico, troppe volte ripetuto, per supporre che essi

malapena ventenne

si

stessi lo

prendano

sul serio.

nell'idolatria del loro

N sono i sindacalisti, che, assorti sogno avvenirista, ripudiano questo inutile

il nostro Partito. Ma i superstiti e gli epigoni del rivoluzionarismo ortodosso riesumano i loro schemi fossilizzati e lanciano a tutto ci, che il Partito ha fatto nel decennio che si chiude, le loro scomuniche maggiori. Ben potremmo passar oltre rispettosi di cotanta tenacia di fedi, superate dall'esperienza convinti che il Partito, che gi troppo ha gustato ai frutti dell'albero del bene e del male, non rinnegher la vittoriosa eresia, non caccer Satana indietro; se non fosse che un'eco di quelle stesse querimonie risuona nella censura di altri compagni, che pur furono, e vantano di essere tuttora, con noi nelle premesse teoriche della dottrina. Dobbiamo dunque dissipare gli equivoci, affinch non avvenga che questi riformisti malcontenti , questo nostro centro sinistro , costituiscano, coi superstiti del rivoluzionarismo vecchio stile, una di

ingombro, che

((

quelle ibride coafizioni, delle quali e sa quanto costano!


Tubati
-

il

Partito fece gi l'esperienza

Le

vie maestre del

socMismo.

130

zioni, di dedizioni e tradimenti; di

Si parla di decadenza del Partito, di deviazioni, di degeneraun minimismo riformista e par-

ticolarista,

che

si

nutre di briciole mendicate, e nel quale ogni

unit di pensiero e di volere sarebbe andata sommersa. Il Partito vuole, disvuole, abbraccia mille cose e non ne lamentano stringe nessuna. Questa vaga venere lo snerva, e i seguaci lo ab-

il

bandonano, e
presagi

sinistri sul

movimento operaio se ne allontana. E suo destino, se non muta a tempo la

si

fanno

e
del

le teste di
il

turco sono sopratutto l'organo centrale

V Avanti!

rotta!

Gruppo Parlamentare. Non si cerca come funzioni la massa Partito. Anche delle deficienze di questo, sono quelli i reJe suis tombe par terre, Cest la fante Voltaire;

sponsabili.

traduzione del paesano: piove: governo ladro! . Quest'ultimo rilievo non tende a un palleggiamento di accuse fra giornale e Gruppo e Partito, che sarebbe un piato di comari. .Tende ad altro e pi alto. E aggiungiamo subito che non partecipiamo al pessimismo dei critici che abbiamo ricordati. Il pessimismo, che spesso un ottimismo deluso, e attesta un affetto delicato, perch pi teme chi pi ama, ha un'utile funzione anche nei partiti, ammonendo dei pericoli lontani. Purch non scambii le diagnosi, suggerendo rimedi che aggraverebbero il male. E questo ci pare il caso delle accennate censure; le quali forse un po' nascono da una nostalgia del passato, forse da un erroneo apprezzamento del presente, o dalle due cose riunite. Il periodo fra il 1890 e il 900 fu di lotte vivissime, coronato da un successo che oltrepass le speranze la conquista della libert politica e di organizzazione, che si and poi consolidando. Allora, l'unit ideale del Partito in s e col movimento operaio era facile;
:

pi ancora, era inevitabile.


solo bersaglio, e

Una
da

sola lotta, e intesa da tutti;

un

imposto dalle cose il Governo. Facili gli entusiasmi; frequente, in un paese ancor fresco di tante battaglie contro altre tirannie, l'aiuto anche da altri ceti e da altri partiti; si vide nella Camera in ore decisive, si vedeva dovunque. Giovani generosi venivano a noi dalla borghesia, quah, vinta quella battaglia, si appartarono, volgendosi agli affari. La persecuzione assidua mezzo prezioso di selezione nelle nostre file scuoteva la fibra sentimentale del nostro popolo latino la galera politica era rostro ed ariete. Il secondino combatteva per noi. La borghesia se ne accorse...

non

scelto

noi,

ma

Ma
la libert

131

conquistata mut profondamente questo stato di

cose. Essa immediatamente disaspri i rapporti fra il Partito e i si chiamasse Crispi, Poteri dello Stato. Sinch il Governo

Rudini o Pelloux padronale, contro


delitto.

era

Quando

manutengolo armato d'ogni prepotenza colpi! Ogni nostra impotenza era suo quell'arbitrio cess, poi che quella spada di
il

lui tutti

Brenno
stesse

fu ringuainata, e la contesa si ridusse direttamente fra le

classi avverse,

mut, dovea mutare, l'atteggiamento e lo stile. Le Leghe contadine ci vollero a difesa del Ministero ribelle. In

ogni paese, date condizioni simiglianti, il Partito socialista e il proletariato, a dispetto del rigore delle dottrine tradizionali, si trovano a questi ferri. Non citiamo il mercantilismo politico delle Trades Unions ma ecco, nella rigida Germania marxista, impenitenti sempre, il Baden e la Baviera. Se al Reichstag l'occasione pi rara, si deve al carattere feudale dell'Impero e al rigore granitico di quei partiti borghesi, ben altri che in Italia e nei paesi
:

latini.

Fatto libero il proletariato di temprare a s i suoi destini, il perpetuo digrignare i denti diventava un anacronismo e una posa. L'atto di accusa, che ci si vorrebbe sentir recitare ogni sera e ogni mattina, non contro il fatto dell'uomo, ma contro lo stadio economico, nel quale viviamo, sarebbe, per dei deterministi quali noi siamo, una grottesca caricatura. V' omai ben altro da fare! La mutata condizione di cose, l'improvviso imporsi di una battaglia cosi diversa, a cui tutti s'era impreparati, se spiegano un tal quale rimpianto, giustificano anche la sosta dell'azione, che aggravava il rimpianto. La lotta delle tendenze fu lotta di adattamento interiore, utile, se tale anche il danno quando inevitabile, ma che disperdette anni di lavoro, devast tesori di entusiasmo. S'era invocata la libert come un talismano; possedutolo, si fu imbarazzati a servirsene. La libert risana le ferite che apre, .ma non prima di averle dischiuse. Primo effetto fu il dissolversi di quella unit spirituale, che la coazione custodiva. Ci in doppia
guisa.

Topograficamente. Il problema della libert era uno da Bardonecchia a Pachino. Quello del socialismo variava da regione a regione. Nell'Italia erano, a dire il meno, 'due Italie. Al Nord le industrie e la civilt industriale; al Sud un feudalismo agricolo in involuzione. Al Nord la lotta contro il capitalismo, l'esercizio diffuso del diritto politico, la necessit della legislazione che tutela
il

lavoro; al Sud il desiderio, anzi, del capitalismo, l'imperio dell'analfabetismo e delle camorre, l'invocazione di una appena decente democrazia, di una piccola propriet lavoratrice, magari di


<(

132

Italie

americani

la

quale soppianti quella accidiosa e predatrice che


il

vi esiste e franga

latifondo.

Due

due epoche

due

leconomie. Quindi due azioni e due anime per il socialismo, non diverse, contrarie (*). Gaetano Salvemini, cui spetta il merito insigne di aver fatto sentire ai socialisti del Nord l'importanza decisiva del problema meridionale e di avere offerto alle due Italie proletarie un vessillo

che rimproMa la sua requisitoria trasuda da ogni sillaba il delitto che denunzia e condanna. Spirito superiore per tanti versi, la sua concezione socialista, come della pi parte de' suoi conterranei, pervasa dalla ossessiane meridionalista. Il disdegno della legislazione sociale, la foba dell'opera delle nostre Cooperative, la polarizzazione tutta politica e perennemente antiministeriale del suo pensiero, tradiscono questo localismo. La sua unit l'unit di un moncone, e sarebbe, se il Partito lo seguisse oltre un certo segno, la soppressione di quello che, in Italia, oggi, pi veramente socialismo. Ma, per un altro verso, l'unit doveva rallentarsi nella stessa materia di lavoro. Per la libert, si doveva demolire; nella libert, ricostrurre. Lavoro rude e campi divenuti molteplici. Nel periodo primo, l'azione era unica e quasi indifferenziata. L'agitatore propagandista era insieme l'organizzatore, il cooperatore, il consi-

comune

di lotta nel suffragio universale, fra coloro

verano

al

Partito

il

difetto di unit d'azione e di volere.

deputato, se gli riesciva, e il giornalista del si specializzava. L'azione straniavano dall'azione si parlamentare politica, amministrativa e La cooperazione sestessa. in se questa si scindeva economica e questrava numerose energie, che sovente poi l'insuccesso disperdeva per sempre. La resistenza diventava un'arte, tanto pi ardua,
gliere comunale,
il
il

Partito. Ora,

lavoro, intensificandosi,

dacch il capitale, men protetto dal gendarme, si organizzava a sua volta, e le masse, adusate al garibaldinismo delle origini, sdegnavano la strategia sapiente, ignoravano la necessit delle munizioni, la politica delle alte quote, ed erano, e sono, ben lunge dall'apprezzare il valore di un Segretario di Lega, accorto, competente e specializzato. Questa svariata attivit e la libert della stampa facevano pullulare una miriade di settimanali, uno quasi per ogni
borgo, raccoglienti
da
l'efflato di
si

muoverne rampogna;

questo socialismo lillipuziano; e non nasce come si pu e si nasce piccini;


all'in-

ma neanco

questo conferiva, pel momento, alla forza reale e tima unit del Partito.

(') Magnificamente svilupp questo concetto tembre, nel discorso ai suoi elettori.

Claudio Treves,

il

18

set-

iss-

ili questa duplice divisione del lavoro, locale e tecnica, l'anima del socialismo si sminuzzava. La divisione del lavoro segno e strumento di sviluppo obiettivo, perfeziona il prodotto frammen-

separa e diminuisce ciascun produttore. Di generici che improvvisatici quasi tutti speeialisti, ciascuno approfondi il proprio solco, senza curarsi del vicino. l 'Socialisti si moltiplicarono; il socialismo si abbiosci. Teoricamente tutto questo era, quanto inevitabile, altrettanto assurdo. Chi scrive ha sulla coscienza, fin dall'ora prima, forse un centinaio fra discorsi ed articoli, tutti intonati al concetto della necessaria solidariet e fusione delle varie attivit, la operaia sboccante nell'azione amministratario,

ma

s'era,

tiva e politica, questa

culminante nell'azione parlamentare, senza

soluzioni di continuo; tutte rami di un tronco, tutte alimentate da una linfa, che sale e ritorna. La teoria quella che dev'essere, ma la pratica quella che pu, e ha il passo pi tardo.

Concorsero coefficienti d'ordine pi vasto. Nel mondo operaio, l'ignoranza degli elementi dell'economia gener la rosolia degli scioperi, e le seguaci anemie; l'ingenuit politica delle masse consent a un mascherato anarchismo di travolgerle nell'orgia degli scioperi generali politici, che disperdevano in brevi ore il lavoro degli anni e riattizzavano le sopite velleit reazionarie, scaltrite dall'esperienza dei passati errori e tanto pi malandrine. La Confederazione del Lavoro , sorta da quelle prove dolorose, pose argine all'imperversare della follia suicida, ma, oltrech tardiva, l'azione sua fu quale poteva in un paese cos incoerente e insofferente di discipHna, dove, a tacer d'altro, tutto il Mezzod sfugge alla sua influenza. In Inghilterra le potenti Trades-Unions, dopo un secolo di lotte, pensano ora a darsi un Comitato centrale coordinatore. In Italia costume del paese! si ebbe la cornice, e

mancava

quadro; manca, in gran parte, tuttora. Il giornale centrale e il Gruppo parlamentare tentarono di restituire, con l'opera propria, qualche unit d'indirizzo a questa Babele Ma risentivano essi stessi della incoerenza e dei tentennamenti del complesso di forze che dovevano rappresentare. Al Gruppo, cresciuto di numero, crebbero le responsabilit, al di l
il
.

La mancanza della indennit ai scarso senso politico delle Leghe, non soltanto depauperavano il Gruppo degli elementi operai che in esso avrebbero dovuto prevalere di nun^ero, ma spesso gli impedivano, comunque, di funzionare. L'assenteismo sistematico dei pi, rovesciando sui pochi solerti tutto il cumulo delle inevitabili brighe minori, bene spesso inutilizzava anche l'azione di questi.
delle possibilit d'azione effettiva.

deputati,

la

povert e

lo

Malgrado

ci,

non temiamo

di asserire

perch ognuno, se


rifletta,

134

che, nella generale compagine del dovr consentirlo poche oasi di lavoro economico pi intenso, il giornale centrale e il Gruppo parlamentare rappresentarono, per lo studio dei problemi, per la propaganda positiva, per l'azione efPartito, tolte le
fettiva esercitata suil'ambiente politico e sullo Stato, la parte

anzi, la sola unitaria della giore e pi veramente unitaria azione socialista. Ne nacque quello, che il vero paradosso della presente situazione interna del Partito. Questo si avvezz a vedersi tutto quanto, non diciamo riassunto, ma trasferito nel giornale e

mag-

nel
di

Gruppo.
azione,

di

al Gruppo, particolarmente, prest tutte propaganda, di tattica, che spettavano

le

esigenze,

alla

massa
il

del Partito. Della divisione del lavoro trionf la parte pi facile...


la divisione.

Si dimentic che
il

il

Gruppo non pu essere che

riflesso di tutto

Partito; che l'azione nel Paese e quella in Parlala

mento, pur essendo

seconda

in funzione della

prima, seguono

leggi diverse, imposte dall'ambiente, e solo a questo patto spiegano la loro efficacia; confondendos^i, scimmieggiandosi, perdono valore; che l'azione del deputato in tanto riesce vittoriosa nei necessari adattamenti parlamentari, in

della massa,
:

coi minori

quanto l'assista da fuori l'azione adattamenti possibili. E, pi singolare

ancora le pi acerbe censure, alla fiacchezza dell'azione parlamentare, non vengono dai centri di lavoro, ma da quelli delle Sezioni pi inoperose e inconcludenti, che pi influiscono a creare quella debolezza, che rimproverano al Gruppo! Si lamenta, dagli stessi censori, che si sia trascurala la propaganda nel Paese. Il sasso lanciato ripiomba sui frombolieri. La propaganda di tutti; chi accusa si accusa. naturale che l'azione, n a pi si fa concreta, surroghi il verbo. Quanto non si sorrise torto della fabbricazione delle coscienze , improvvisata per miracolo vagabondo di parole e di parabole! Si deplora che i deputati, particolarmente, si disperdano in troppe minuzie, curino di soverchio il proprio Collegio, servano sovente a interessi di collettivit limitate, temano le grandi e difficili battaglie e, per l'amore del meno peggio, trangugino situazioni e Ministeri, contro cui dovrebbero insorgere senza mai dar quartiere. Si invoca che si inalberino invece una o due grandi riforme, che appassionino le masse, e .su quelle sole si insista, per vincere o cadere su quelle. stanno Queste accuse, cos varie, hanno un tratto comune

fuori della vita e della realt.

Non

si

nega un possibile eccesso

di

particolarismo, di condiscendenza a interessi che premono pi da vicino; sono, in parte, i difetti degli uomini, la miseria della vita quotidiana. Quanti sono, fra i critici, che non distrassero l'amico

deputalo dai suoi pi

.seri

lavori, per la

cura di un legittimo inte-


resse minore,

135

che al critico, in un dato momento, stava pi a cuore? La cura del Collegio anche la difesa di una posizione conquistata al Partito. Eleviamoci da queste quisquilie. Ci che da noi si contesta che nello stato attuale del Partito e del Gruppo la ubiquit del deputato e la vagheggiata riduzione del programma a un minimo schema siano cosa possibile o, se possibile, profcua al movimento generale.

L'attivit del

Gruppo non

prescritta dall'arbitrio del

Le

questioni, che sorgono ogni giorno,

Gruppo. reclamano un atteggia-

mento, una soluzione. Interessi, che premono d'attorno, se s'incontrano colla direttiva dell'azione socialista, se, per dritto o per traverso riguardano il Partilo, non si lasciano postergare ad altri interessi, inerti e lontani, fossero pure in astratto pi generali. Chi vive e vuol vivere ha sempre qualche fondata ragione di prevalenza su chi dovrebbe vivere e voler vivere. Le graduatorie della realt non sono quelle che si possono architettare a tavolino, .divisi dall'urto delle cose viventi e moventi. La filosofia non la vita la vita politica in ispecie. La sollecitudine per gli interessi economici e morali di numerose e poverissime categorie d'impiegati anche questa delle facili censure che sovente ritornano se non fosse in gran parte una fama usurpata, troverebbe giustificazione nella necessit di rispondere a un movimento che esiste, e che assume un'importanza tutta peculiare per un partito, che intende alla trasformazione profonda degli organismi dello Stato. Poi, nessuna riforma, fosse pure la pi vasta poniamo il suffragio universale o le pensioni operaie pu isolarsi dalle altre, e dal complesso lavoro politico che tutte le circonda e le anima. Il suffragio tanto vale, quanto valgono le riforme che per esso si potranno conquistare; le pensioni operaie stanno al termine di una via non breve. Se, camminando a quelle mte, trascurassimo di cogliere altre provvide riforme che trovassimo ai bordi della
,

via,

di
la
si

diverremmo un partito di fissati e di visionari. La difficolt una riforma non le costituisce un privilegio, n le scema pregio facilit. Il proletariato, che dolora, non ha di queste fsime; non

commuove

lettanti la politica del tutto o nulla

politica;

romanticismo dei gesti gladiatori; lascia ai di, che il Montecarlo della chiede e vuole, secondo la possibilit di ogni giorno, beal

nefzi certi e reali.

socialista di quaranta deputati non cinque o dei dieci, che reca in Parlamento la protesta e la affermazione, che fa tribuna del suo banco. Esso pu infondere la sua anima a tutto un settore, esso, di rimbalzo, determina la condotta di altre frazioni, infuisce ogni giorno

D'altro canto,

un Gruppo

pi la esigua falange dei

136

sull'atteggiamento dei Governi, spesso pu deciderne la morte e la vita. Dee pensare non solo a ci che pu conquistare; ma a ci che deve sventare; spesso il risultato maggiore. E conviene avere

franchezza di proclamarlo quando in gioco tutto un indirizzo ed esso ne l'arbitro, il meglio e il meno peggio si equivalgono, e l'onest elementare prescrive la via. Giover che a taluni obiettivi sia dato il massimo rihevo, persela
:

politico,

guendoh con speciale tenacia. Ma non regge ormai la pretesa che la propaganda nel Paese, per soprassello all'azione in Parlamento,
omeri dei deputati socialisti. L'azione parlamentare accennammo quanto gi sia manchevole, per forza di cose spesso, quello, che appare difetto di combattivit, non che la impossibilit di un lavoro assiduo ed attento, convenientemente diviso. Questo vale, ad esempio, per la lotta contro l'incremento delle spese militari. Oggimai esse di rado si presentano in lire e denari; si avviluppano bens in riforme di ordinamenti, che a prima giunta sembrano innocue, e conviene fc-. car lo viso al fondo per scovare l'insidia. Il Partito ha da decidere, se cotesta azione la vuole. Se si ha da indebolirla, megho rinunciarvi di sbalzo non sar compromesso il principio. Se non ha uomini che bastino a tutta l'azione complessa che ha il dovere di svolgere, richiami il Partito, per un tempo, i suoi deputati. Questo deve dirsi per tutte le attivit del nostro movimento. Nessuna pecca per eccesso. Il difetto non ist dentro ciascuna: sta nella fusione, che manca. Manca il cemento che le unisca, manca la partecipazione viva ed intensa del Partito, che alle varie espressioni del suo pensiero infonda uno spirito comune, che tutte le avvalori. Chi pi fa, meno si racconta; non si insieme Achille ed Omero. La specializzazione ci separa; e non v' tessuto connettivo, n lavoro di mediazione, che mantenga
:

gravi, esclusivamente o quasi, sugli

contatti. Nell'ora dell'elezione,

si

combatte
Circo; poi

uniti; la
si

massa

vi si

appassiona
diverse;
gli
il

come

un gioco
il

del

connubio

divorzio.

Non

va oltre, per vie collaborando, diventiamo,

uni agli altri, stranieri; e, perch stranieri, critici spietati a vicenda; pi spietati i meno operosi. Il migliore dei cementi sarebbe la stampa del Partito. Ma qui

il nodo del problema. Da noi, pi che altrove, ostacolo al mutuo affiatamento l'incoltura della massa. Si pensi alle condizioni dei nostri giornali. I 40 mila ascritti al Partito, i 300 e pi mila votanti,

a mala pena sorreggono il loro giornale centrale; qualche altro quotidiano boccheggia mentre dettiamo queste pagine. Scarsa la produzione intellettuale del Partito; scarsa la diffusione anche degli opuscoli pi semplici e meno costosi. In parte, per un periodo, la

137

nostra stampa fu sorretta dalla curiosit, presto svanita, delle classi borghesi. Si dir che la tenace incoltura di tutta una gente Or qui l'opera pi deriva dal tenore di una formula tattica? urgente delle Sezioni del Partito. Ripetiamolo anche una volta: se Congressi fossero anzitutto resoconti di azione delle Sezioni, il i Partito vi troverebbe la sua aulodiagnosi; questa indicherebbe i

rimedi.

La

salute in noi

(')

Non crediamo

alla crisi del Partito socialista.

Perci anche

non crediamo a prodigio di specifici, a virt subitanea di panacee. Se l'analisi, che tentammo, non tutta fantastica, sar chiaro che
cause della nostra debolezza in errori di tattica, nell'inGruppo parlamentare, equivale a rincorrere gli untori o a spiegare una calamit coll'influsso degli astri. La debolezza del Partito sta nel Partito. Le sue cause sono evidenti e sono transitorie. La insuflcienza dell'azione si cura colcercare
le

dirizzo deV Avanti! o del

azione.

Il

resto cabala.

che vale pi di molte parole. Il Partito socialista tedesco, giusta il rapporto presentato di questi giorni a Magdeburgo 720.038 inscritti, raddoppiati in un quadriennio (384.327 nel 1906), saliti del 13% ^86.729) nel solo ultimo anno, malgrado la grave crisi economica e i che, in qualche Collegio, per centomila disoccupati della sola Berlino esempio Amburgo III, novera tanti inscritti quanti tutta insieme l'Italia, e nel cui sviluppo, segno caratteristico anche questo, prende tanta parte l'ele(1)

Un esempio

che conta

mento femminile (oltre donne nella presidenza

82 mila inscritte; aumento, in un anno, 20.383; le il cui incasso di 557 organizzazioni politiche) a che deve la sua annuo, finalmente, si avvicina al milione di marchi resistente fortuna, fra le eccezionali difficolt che gli oppone l'ambiente dell'impero, se non alla prodigalit di sforzi e di denaro, spesi nell'opera di istruzione, di educazione, di preparazione? in un sol In 28.826 assemblee di partito, in 13.814 comizi, distribuisce 23 milioni di fogli volanti, 2 milioni e mezzo di almanacchi d'agianno tazione. Ha 314 Circoli educativi, 109 Commissioni per la protezione dei fanciulli, 360 Circoli per i giovani, i quali ivi non tendono a fare un partito

seriamente si preparano ad nel partito, non giocano al socialista , esserlo, e si pubblica per essi un giornale speciale, la Arbeiter-Jugend, con 45.000 abbonati (28.826 l'anno precedente), e frequentano, maschi e giovinette insieme, le innumerevoli scuole del Partito, i corsi di economia, di storia, di scienze naturali, indetti dovunque dal Partito, le 200 Biblioteche centrali e le 37 Biblioteche filiali del Partito; senza dire delle scuole professionali, delle rappresentazioni serali, ecc., ecc. Spesso il Partito e le organizzazioni operaie creano e mantengono insieme queste opere educative. E allora si capisce che, fra 76 quotidiani, quasi tutti attivi, il solo Vorwrts {Avanti!), con 139 mila abbonati, che gli danno 1.137.000 marchi, possa devolverne 122. 62;? di profitto netto alla Cassa del Partito, mentre 1^ sua libreria, che non affatto la pi forte, con un incasso di 570.665 marchi, glie ne
devolve
25.000; e cos di seguito. Si dir che tutto ci insieme la causa e l'effetto dello sviluppo e della forza di quel Partito socialista. Senza dubbio. Coltura e forza fanno un circolo. difficile imaginare che il circolo si svolga e si allarghi, se

ma

Ma

non

si

comincia a segnarne almeno qualche punto

iniziale...


Non che
il

138

da correggere. Per questo impazienza del fare piega spesso il La Congresso. convocato Partito alla politica dei blocchi. L'esperienza fu utile. Ma tempo, forse, di cavarne le conseguenze. Ai dogmatici dell'intransigenza
nulla, in quest'azione, sia

fanno riscontro

gli

intransigenti della transigenza.


le

gli

uni val-

che si muovono, nel Partito, al Partito, questa, dell'abuso bloccardo^ ci sembra, in questo momento, la pi fondata. L'alleanza, nelle assemblee, di partiti ben

gono

gli altri.

Di tutte

critiche,

distinti e caratterizzati,

non nasconde

insidie o pericoli; l'alleanza

elettorale, se assurge a sistema, snatura i partiti e confonde le fisionomie. Colla libert, la ragione eminente dei blocchi venne a se cagioni eccezionali non vi mancare. Nei Municipi le alleanze significano rinunzie, a lungo andare, perniciose; ci sforzino sottopongono i socialisti a esigenze di classi, che hanno interessi contradditori a quelli proletari; danno alla vittoria una base insta'bile, che impedisce ogni azione decisa; creano illusioni, fomentano pretese, nelle stesse masse operaie, che soddisfare impossibile; mantengono situazioni artificiali, coalizioni innaturah anche avversarie, che repugnano al netto profilarsi della lotta di classe. Si aggiunga la penetrazione massonica, che minaccia, ormai pi che sporadicamente, la saldezza delle organizzazioni proletarie. Per le elezioni politiche, si aggiunga il dissenso, che fra noi e i vicini, sul capitolo, fondamentalissimo, delle spese militari. Su tutto ci senza elevare pretese giacobine contro la autonomia della tattica locale sar opportuno richiamare l'attenzione dei compagni.' fantastico parlare di fallimento del Partito. Si pensi a quel che si era, in Itaha, sono appena venti anni. Si cerchi di figurarsi a che saremmo, se il movimento generale, a cui demmo la spinta, icon tutte le manchevolezze che noi stessi ci compiacciamo di esagerare ai nostri occhi, non fosse avvenuto. Sopprimiamo col pen-

siero l'organizzazione operaia, l'azione elettorale, la propaganda,


Ja stampa,
L'Italia
il

Gruppo

socialista.

si

proletariato, quale la borghesia, quale

dica qual sarebbe insomma il Paese.


il

il

nostro

ancora fra

le

nazioni pi povere;

bilancio dello

dopo breve prosperit, di nuovo minacciato dal disavanzo. Si pretende che una politica sciocca ha disperso senza frutto gli
Stato,

avanzi delle annate grasse. L'accusa , almeno, eccessiva. Buona parte di quei fondi rimpannucci le varie famiglie di dipendenti dello Stato,'' i pi indifesi fra tutti nel generale rincaro. Niun Governo avrebbe potuto a questo ricusarsi; e il dovere non ancora compiuto. La pi parte, per, ha servito ad opere pubbliche. Si discuta sui particolari; nell'insieme si accrebbe il patrimonio nazionale. Bonifiche, viabilit, ferrovie ingoiano miliardi. Ma il


medio evo che
politica,
la

139

si caccia; il Partito socialista non pu opporsi a una quale tenda a questo scopo. La lentezza della conquista di riforme sociali trova anche in tutto ci una spiegazione. Da ci eziandio un motivo, per cui non a lutti ugualm"ente i Governi debba muovere il Partito una opposizione implacabile. Qualche volta apparve il Parlamento meno reazionario del Paese; e il Governo del Parlamento. Se allora l'azione sociahsta guadagna, senza chiasso, qualche beneficio ai lavoratori, i sottili critici novellano di collusioni invereconde; viene in luce la

frase stereotipata

intrighi di corridoio !
Il

regime parlamentare fatto d'inQueste intese si stipulano fra uomini, nelle forme comuni a tutti gii affari. Un partito che ha coscienza di s, della propria fierezza, non teme i contatti, n li rifiuta. Tutto puro ai puri. Ma il successo, anche delle intese, presuppone pur sempre, assai pi che l'abilit dei negoziatori, la
Altra leggenda da sfatare.
di
tese,

transazioni

reciproche.

reale forza del Partito.

Nella quale anche

per concludere pensiamo


tempo
ci si
:

stia la solu-

zione di un altro quesito, che da qualche


litico.

affaccia

che
apo-

sar del Partito socialista di fronte a un possibile, pi o


Partito del Lavoro?
noi, nulla

meno

fatto sar

risponde la teoria risponder solo il fatto. Ma il la nostra azione di Partito. Il Partito del Lavoro allora soppianter il Partito socialista, se questo o immiserito nell'inerzia, o traviato da impazienze irraverr meno al compito suo che di agevolare non gionevoh soltanto le vittorie del Lavoro; ma di trarre, da codeste vittorie, la vittoria di una nuova e superiore civilt.

Per

ancora

CONCLUSIONI
Il

Congresso

mentre riafferma die la rivoluzione socialista non sarebbe che un nome senza contenuto, quando non la preparassero le successive conquiste, da parte del proletcuiato, di tutte quelle riforme, che, pur essendo compatibili col presente assetto economico, ne spostino gradualmente l'asse, creando condizioni sempre pi favorevoli al proletariato nella sua lotta di classe e rinforzando le capacit tecniche, morali, politiche, ad esso necessarie per dominare


economiche;
riconosce e proclama che,

140

tanto la pubblica amministrazione quanto la gestione delle aziende


nel presente

momento

storico del

pur proseguendo la difesa di Paese, una politica generale favorevole agli interessi del Lavoro e le riforme che via via si presentino possibili nella accennata direttiva,
l'azione politica del Partito,

vuol essere sopratutto imperniata sui quattro seguenti caposaldi:


1 suffragio universale per ambo i sessi integrato con l'allargamento delle circoscrizioni, la rappresentanza proporzionale,

l'indennit ai deputati, la guarentita libert e sincerit delle urne;


2 arresto assoluto nell'incremento delle spese militari e successiva loro diminuzione;

ad opera dello Stato, pi esteso possibile degli Enti locali, dello stesso Partito e delle organizzazioni lavoratrici della scuola e di tutte le opere di coltura proletaria;
3 sviluppo,
il

4 assicurazioni sociali

cominciando dall'assicurazione per


i

la vecchiaia e l'invalidit di tutti

lavoratori.

Constatando, poi, come il Partito non risieda isolatamente in alcuno de' suoi organi, ma viva e prosperi del loro armonico funzionamento; come l'affievolimento della sua azione politica dipenda essenzialmente dal reciproco isolarsi ed ignorarsi delle funzioni resistenza e cooperazione proletaria ,azione amminispecifiche strativa, azione parlamentare prodotti dalla divisione interna del lavoro e dalla inanit della propaganda, data la incoltura delle masse; come, in ispecie, l'azione parlamentare che vuol essere libera nei suoi atteggiamenti occasionali, ma informata sempre alle supreme finalit socialiste stia in ragione del fervore, con

cui essa intesa,

stimolata,

assistita

dall'opinione pubblica del


e tutte le

Partito e dal

movimento proletario; impegna la Direzione del Partito


propaganda,

Sezioni a inten-

sificare l'opera di

di agitazione, di istruzione del pro-

letariato su tutto ci ch' azione generale e

parlamentare del socialismo italiano, e a preparare pel prossimo Congresso un rendiconto esatto e specificato, localit per localit, di cotesto lavoro,
dal quale soltanto pu il Partito trarre le energie necessarie quali che siano, a volta a volta, gli obiettivi e la tattica al successo della sua opera riformatricc.

141

libert,

Ritenuto, da ultimo, che, cessate le urgenze della lotta per la le alleanze elettorali, amministrative o politiche, se non

risultino giustificate

da motivi eccezionalissimi {cui provvede iautonomia della tattica) e se tendcmo a diventare sistema, scemano ed adulterano, per l'illusione di benefizi ristretti ed effimeri, la forza e il carattere del Partito, perpetuando situazioni politiche artificiali,

in contrasto colle esigenze della lotta di classe;


il

Congresso invita le Sezioni a considerare i pericoli del perdurare della politica dei blocchi, tanto pi dove nel Partito e nelle
organizzazioni proletarie
letaria.
si

insinuino influenze di corporazioni,


allo spirito

fondamentalmente estranee

della lotta di classe pro-

2.

Le deficienze deir azione


uomini

e responsabilit

e cose.
il

(discorso detto al Congresso di Milano

22 ottobre 1910)

Turati Potrei dispensarmi da un discorso, poich la parola dovrebbe piuttosto spettare a chi avesse da opporre obiezioni ai fatti, alle argomentazioni e alle conclusioni pubblicate nella Relazione, che, se l'ipotesi non temeraria do vrebb 'essere stata letta dai congressisti. Comunque, poich giova avviare in qualche modo la discussione, non ripeter ci che ho stampato; mi limiter a enucleare quello che mi pare essere il pensiero centrale della Relazione, per modo che la questione sia posta nettamente

innanzi a voi. Si pronostic che io avrei preso in questo Congresso una posizione intermedia di quelle posizioni intermedie che facilmente
:

maggioranza. Conosco la ricetta. Si strologa prima quale sia la tendenza Vche ha le maggiori probabiUt di prevalere e ci si mette in quella direttiva. Non questa la mia intenzione. Io non faccio che esporre una diagnosi affatto personale su quelle che mi sembrano le vere conla

guadagnano

dizioni del Partito.


Ieri

bero,

se

Salvemini presagiva l'affermarsi di tre tendenze; e sarebho bene inteso, la tendenza rivoluzionaria, o, meglio,

142

decisamente intransigente, una tendenza riformista di destra, e una tendenza riformista di sinistra, o riformista dissidente! In tal caso, io temo che le tendenze sarebbero quattro per lo meno; perch io, per esempio, non mi accordo con nessuna di esse. Perch non mi accosti alla corrente rivoluzionaria, dopo tanti Congressi e tante polemiche, mi par superfluo spiegare. Quanto a un riformismo di destra, si afferma ch'esso vi sia, ma io confesso di non conoscerlo; conosco, fra riformisti, gradazioni e temperamenti diversi, com' naturale, ma nel riformismo di destra, che dipinge il Salvemini, non mi sono ancora imbattuto. In sostanza, esso sarebbe, se ho ben compreso, il riformismo degli idioti. {Ilarit. Interruzione di Salvemini). E curioso che io abbia potuto esagerare l'energia di espressione dell'amico Salvemini; ecco una cosa che non avrei mai supposta possibile. Non sarebbe dunque il riformismo degli idioti, ma soltanto dei deficienti, dei tardivi, che si potrebbero, merc una educazione speciale, ridurre, a poco a poco, ad una certa attitudine alla convivenza civile. cosi? Comunque, evidente che io non mi posso ascrivere da me stesso a un tal genere di riformismo; se mai, mi v'inscriveranno i compagni... Ma nemmeno mi trovo d'accordo col riformismo, che si fa chiamare dissidente, e di cui Salvemini ci ha fatto la brillante esposizione. Secondo me, esso cade in un errore di diagnosi gravissimo, e rivela un vero daltonismo nell'apprezzare le condizioni del Partito. Ora, il compito di questo, come di ogni Congresso, appunto rendersi ragione esatta di quel che siamo, dello stato di salute del Partito, delle deficienze che presenta, di ci che da farsi per rinvigorirlo e affrettarlo a quella meta, che tutti, in fondo, desideriamo raggiungere. Ho visto parecchi giornali prospettare la mia Relazione come una insidia, come un abile tentativo di spostare le questioni per produrre non so quali mirabolanti effetti artificiali; orbene se, per non usurpare questa bella fama, volessimo fare i furbi per davvero, io penso che non avremmo se non da chiudere in una
istessa

sala
ai

riformisti dissidenti

rivoluzionari,

entrambi

danni del famoso riformismo di destra,

congiurati e pregarli

di intendersi fra di loro.

Salvemini fa cenno di non volerne sapere. Egli ha intuito certamente dove io andavo a parare; stavo per dire, cio, che le due correnti, che sembrano unite da uno stesso sentimento di opposizione al Gruppo parlamentare, alla Direzione del Partito, alVAvanta, si urterebbero violentemente, e dei rispettivi campioni non si pu neppur dire, come dei due leoni famosi, che restereb-

143

bero le code, dacch non supponibile che dei socialisti siano muniti di queste utilissime appendici. {Ilarit). Ma sebbene il riformismo dissidente, che il Salvemini ha tentato di teorizzare neir Introduzione fuori programma della sua Relazione, non abbia e non voglia avere niente di comune con quel rivoluzionarismo, che egli battezza per inconcludente, vuoto convulsionario (ripeto esattamente suoi epiteti e stavolta spero non sar accusato di calunniare la ben nota sua temperanza di stile ed equanimit di giudizio!); sebbene, anzi, esso si atteggi a salvatore del vero riformismo dalle tralignazioni, che di rimbalzo avvantaggerebbero e restituirebbero, per contrapposto, una parvenza di senso comune alla vuotaggine rivoluzionaria; malgrado ci, il riformismo dissidente imita, del rivoluzionarismo vecchio stile, parecchi tratti esteriori. Ne imita il tradizionale pessimismo, che vede ovunque nel Partito la degenerazione, la deviazione, la bancarotta; ne imita lo stile apocalittico, caratteristico del vecchio rivoluzionarismo, il quale dapprima, per quelle ragioni che tutti conoscete, presagiva ogni giorno la imminente bancarotta della borghesia, ed oggi, visto che la borghesia si ostina a smentire il presagio e la societ
i

un po' lenta ad arrivare, si rifa guardando con le stesse affumicate le sorti del Partito. Oltre a questo, entrambe le correnti hanno comune la tendenza ed ci su cui voglio insistere, perch il punto centrale, secondo me, di questa discussione hanno comune, dicevo, la tendenza, a cercare dei capri espiatori, ai quali appioppare la responsabilit dei guai di questa vita terrena, dei quali guai soffre anche il Partito socialista; e i capri espiatorii sarebbero appunto il Gruppo parlamentare, V Avanti!, la Direzione del Partito. una sopravvivenza di quel giacobinismo, che consiste nell'attribuire al Governo attributi, facolt e quindi responsabilit miracolose;
futura
lenti

il

Governo che deve

far tutto;

il

Governo non ha mai

fatto

abba-

stanza; piove? Governo ladro!; e cos via. Applicate questa disposizione d'animo alle cose del Partito, e vi spiegherete i nostri dissidenti,
i

nostri fratelli-nemici,
incontrovertibile, che

quali dimenticano la verit


i

mo-

generalmente, hanno i Governi che si meritano, e che questo accade ugualmente nei partiti; ond' che tutti noi siamo responsabili del bene e del male che il nostro partito produce. Questa tendenza, molto comoda, a scaricare tutte le responsabilit sugli organi direttivi e rappresentativi era espressa ieri dal Salvemini in una forma veramente curiosa. Certamente nessuno dubiter egli diceva con gesto d'orrore che io possa aver
desta,

ma

popoli,


mai approvato
provati
il

144

tutti gli atti,

Gruppo parlamentare; io ne ho sempre disapnon uno escluso! Ebbene, io sono ammi-

ratore antico dell'ingegno del Salvemini, e credo alla sua perfetta sincerit anche quando riveste i suoi giudizii in quella forma mite e temperata che ho gi rammentata pi volte {Ilarit). Eppure,

udendolo uscire in quel giudizio,


l'azione,

io

pensavo

fra

me

stesso

ma

quasi sempre concorde, di 40 commai possibile che pure che voi abbiate proprio scelto, per man(supponiamo pagni darli a rappresentarvi in Parlamento, i 40 pi somari del Partito!), ad ogni modo di 40 compagni da voi selezionati e qualificati per quella speciale funzione non sia stata mai altro che un cumulo d'errori? che non uno solo dei loro atti meriti indulgenza? che tutti noi siamo stati dei ciechi e che il salo Salvemini veda giusto? Io confesso che, se mi trovassi a dare un tale giudizio, dubiterei di non avere il cervello a posto! {Si ride. Commenti). Or io intesi colla mia Relazione, e intendo qui, richiamare il Partito ad una auto-diagnosi un pochino pi seria. La quale, del resto, in qualche isiante di sincerit, trapela anche dalle accuse dei nostri critici pi severi. Lo stesso Salvemini, nella sua Relazione, dopo avere snocciolato il rosario di tutti i peccati mortali della rappresentanza parlamentare del Partito; dopo averci accusato di non aver saputo condurre in porto nessuna riforma, di esserci smarriti sempre nelle pi insulse minuzie, senza aver mai saputo inscenare una agitazione seria e tenace sopra qualche soggetto di vero interesse popolare; di temere le sconfitte pi /iel colera; di avere preceduto i partiti conservatori nel ridurre ai minimi termini le nostre rivendicazioni di avere sdegnato l'agitazione in mezzo alle masse organizzate (e, taccio ora, perch dovr parlarne poi di proposito, dell'accusa maggiore, quella di avere favorito gruppi particolari in danno dell'interesse generale del proletariato); dopo tutto questo po' po' di requisitoria, Salvemini, in un punto, esce a dir questo che si tratta di una degenerazione universale del nostro movimento politico, della quale tutti, pi o meno, siamo insieme vittime e responsabili. E a parte l'apprezzamento pessimista circa la pretesa degenerazione questa, se mai, sarebbe la verit delle nostre debolezze siamo ^responsabili tutti, non esclusi i signori critici. Senonch la confessione di questa cos ovvia verit confinata in una breve frase, fugace, tosto dimenticata; e il grosso delle censure tende invece a designare ed isolare determinati responsabili
: :

all'infuori della

massa

del Partito!

Or

io dissi nella Relazione, e ripeto qui,


il

che mi guardo bene

dall'imitare

metodo dei

nostri critici, ritorcendone le

argomen-


lazoni.

145

adottando il loro metodo verissimo che specialmente negli ultimi due anni, non hanno saputo ottenere alcuna grande riforma, cosi come i rivoluzionari non hanno mai saputo fare la pi piccola rivoluzione; ma ci dipende unicamente dal fatto che il Partito fiacco, che le Sezioni sono organismi morii, i quali non si galvanizzano se non nei momenti elettorali, non curano alcuna seria azione di propaganda, non si preoccupano affatto di infondere e diffondere nella massa operaia la passione, il sentimento, la coscienza, la nozione delle questioni politiche, non suscitano insomma nel paese quelle energie, che sarebbe loro compito, appunto, di suscitare. Verissimo che ci siamo dovuti contentare di briciole modeste; ma, purtroppo, i gruppi, che si agitano nel Partito, intendono e sollecitano assai pi il soddisfacimento dei piccoli interessi che non dei grandi. Verissimo che non suscitammo alcuna grande agitazione nelle masse; ma anche pi vero che trovammo chiuse tutte le vie, e le masse renitenti, e le organizzazioni operaie impermeabili ad ogni nos'iro sforzo. Io potrei capovolgere cos il vostro discorso; ma aggiungo subito che questo palleggiamento di accuse, che un simile giuoco di scaricabarili sarebbe, per dei socialisti, la cosa pi triviale e buffa che si possa imaginare. Evidentemente, quello che non si fatto, la pochezza di quello che si fatto, dipendono da uno stato comune di debolezza; col dire che tutti siamo responsabili, intendiamo, in sostanza, che le maggiori responsabili sono le cose; perch le diflcolt sono enormi, miracoli non se ne fanno, e, se potremo, frenando lo spirito ipercritico e mettendoci d'accordo quanto pi possibile, ravvivare e rinvigorire la nostra azione, non ci possiamo per illudere che una formula qualsiasi possa mutare d'improvviso le condizioni del Partito, che hanno radice nello stato millenario di incoltura, di servit del proletariato italiano. Ond' che non serio vestire la toga del procuratore del re e rimbalzarci a vicenda tutte queste accuse. Non serio, ed anche un po' odioso. Altro dunque deve essere lo spirito della nostra discussione. Ecco perch, compagni cari, ieri mi opposi all'inversione dell'ordine del giorno; mi opposi perch trovavo assurdo che si volesse ridurre il Congresso a una specie di Corte d'Assise, nella quale i deputati, la Direzione, il giornale, fossero gli imputati nel gabbione, tre o quattro compagni fungessero da accusatori e voi tutti sedeste come" giurati, quasi che foste degli estranei, e non
Potrei dire,
i

riformisti,

partecipi,
il

che

i complici, anzi i massimi autori del bene e del male Partito ha fatto o ha evitato. Certamente dai fatti che

Turati

Le

vie maestre del socialismo.

10

146

noi dobbiamo partire per giungere a formulare dei criteri, a fissare delle norme; ma non dai singoli fatti di talune vittime designate, bens dall'insieme del nostro movimento, dal complesso della nostra azione, ogni frammento della quale riflette, di necessit, le forze e le debolezze della generale compagine. In fondo, ehi abbia letto con- attenzione la mia Relazione e quella del Salvemini, trover che, nelle premesse, molti punti si assomigliano e che, nel desigTiare le cause di quella stasi, di quel senso di crisi e di disagio, che tutti avvertiamo nel movimento socialista generale e nelle sue varie specializzazioni movimento noi coincidiamo operaio, parlamentare, municipale, ecc. ecc., assai pi che non parrebbe dalle conseguenze che poi ciascuno di noi ne deriva. Entrambi constatiamo che le difficolt sono nelle cose; la libert, che ci ha dato modo e possibilit di moltiplicare il nostro lavoro, lo ha altres disperso in varie ed opposte direzioni, rizzando delle barriere tra un lavoro e l'altro. Venne quindi a mancare o ad attenuarsi quell'anima comune, quel comune ed unico entusiasmo, che era alle origini, e che non poteva non essere, quando tutti lottavamo assieme, per la affermazione di noi stessi e dell'ideale, quando tutti nel Partito eravamo tutto, propagandisti, organizzatori, oratori, giornalisti, deputati o almeno candidati e spesso anche galeotti, e la battaglia era per un solo obiettivo, da tutti ugualmente inteso e sentito, la conquista della libert di organizzazione della massa operaia, e il bersaglio dei nostri colpi era del pari uno solo la reazione governativa. Ma, quando la scena mut, la vittoria ci ebbe arriso, la libert divent un fatto reale, e si tratt di adoperarla e di metterla in valore; allora naturale che quella unit iniziale si disfacesse, che le vie divergessero, che ciascuno, coltivando il suo campo speciale, sperimentando, brancolando, si trovasse pi isolato, che nascessero nuovi problemi, nuove difficolt, nuove tendenze, e che molti abbandonassero la brigata, inadatti al nuovo e pi paziente lavoro! Queste cose, espresse in altra forma, riconosce anche l'amico Salvemini. Il quale insiste poi, come me, pi di me, su un'altra causa di disgi'egazione, la causa che direi* topografica, il dislivello di bisogni, di sviluppo, di civilt fra le due Italie, dislivello che, in un partito, la cui base economica direi quasi per definizione, si riflette di necessit nell'azione politica, e crea diversi socialismi che non si comprendono a vicenda. Tutto questo fatale, e sarebbe ridicolo imprecare contro il destino. Perci non mi rende pessimista, non mi induce alla disperazione, non mi fa dire, come avviene ai sindacalisti e a qualche riformista troppo deluso, che noi siamo morti, che la nostra fun-

147

zione finita, che il Partito del lavoro deve prendere il posto del Partilo socialista, e cos di seguito. Penso, al contrario, che noi siamo al principio del cammino, che abbiamo superata una prima tappa, che i periodi storici e sociali non si possono sopprimere,

che certe soste sono anch'esse necessarie per orientarsi, per riprendere fiato, per rifare le forze e le munizioni. Quella, che ad alcuni sembra decrepitezza, per me non altro che la debolezza
dell'adolescenza; le pretese malattie mortali
di crescenza,
crisi di sviluppo;

mi sembrano malattie

perch la missione del socialismo ardua e si compie con fatica nel corso degli anni, e noi siamo nati ieri. Denudiamo pure le nostre deficienze, abbiamo il coraggio di svelarci interi anche agli avversarli, ci varr assai meglio che circondare di veli le nostre debolezze; facciamo pure opera audace di chirurgo sulle nostre piaghe. Ma non diamoci per putrefatti, sol perch ci venuto un patereccio ad un dito! Certamente, nella vita dei partiti come in quella degli individui, le delusioni non mancano, la realt va soggetta a riduzioni inevitabili, e non pu seguire colla stessa rapidit gli slanci del pensiero e del desiderio. Noi avevamo concepito il Partito Socialista come un tutto organico; nel quale la Sezione od il Circolo fosse come la cellula, sprigionante tutte le attivit della propaganda; ad opera sua doveva crearsi, animarsi dappertutto il movimento operaio, di cui la Sezione socialista diventava in qualche modo il cuore e il cervello; le Camere del lavoro, le Leghe operaie e contadine, anche se non portavano affssa l'etichetta socialista, si penetravano di quello spirito, il movimento si allargava nazionalmente, spezzandosi nelle Federazioni professionali, riunificandosi nella Confederazione del lavoro, specializzandosi nell'azione comunale, provinciale, ecc., e saliva fino al Parlamento, sempre mantenendo l'intima unit originaria, per modo che l'azione dei deputati non fosse che l'ultima espressione potenziata e sintetica
di tutti
i

movimenti

locafi,

di tutte le vibrazioni di coscienza,

di

volont, della grande

massa

del Partito e del proletariato, l'efflore-

scenza pi alta di un albero, le cui radici si profondano nel terreno dell'organizzazione economica e un medesimo succo vitale circola sempre rinnovato per tutti i rami... Ebbene, se noi paragoniamo questa idealit cosi fulgida colla realt di questo quarto d'ora, se pensiamo alle nostre Sezioni, che vegetano semimorte e non si destano se non nei momenti elettorali, perch allora la competizione personale, il giuoco del circo, la frenesia del pollice verso contro l'avversario sollecita gli istinti primitivi delle nostre masse; se consideriamo i lenti progressi della coltura negli strati pi umili; se constatiamo che il movimento


delle

148

Leghe slagna in una specie di marasmo, avulso dalle grandi preoccupalo quasi esclusivadel movimento politico, piccole conquiste immediate sul terdi difese e mente di piccole lavoro; di se guardiamo all'isolacontratto del e salarli reno dei compagni che le masse lasciati cui sono in all'abbandono mento,
correnti
i

mandano

a rappresentarle nei

Comuni ed

in

Parlamento; certo noi

dobbiamo concludere che siamo ancora lontani dal raggiungimento dell'ideale sognalo, che la via pi aspra e pi lunga che non
ci

fossimo imaginali, che converr insistere, pazientare, sudare,


lasciar presa...

non

sar questa una ragione per concludere che si falla falsa strada? sar una ragione per andare almanac^cando spiegazioni strane e cercare dei piccoli fatti accidentali su cui riversare, scaricando la nostra coscienza, le responsabilit che spellano a tutti e in gran parte spellano sopralullo all'inevitabile? Io vi dico, compagni, che, ci facendo, voi chiudete gli occhi alla luce, voi rinnegate la ragione, voi fate un allo di vilt collettiva. Io vi dico

Ma

che questa non che della superstizione, la superstizione che noi deridiamo nelle donnicciuole. Se io mi senio debole perch non dormo abbastanza, non mangio, non digerisco, o perch ho perduto del sangue, che direste di me se cercassi la spiegazione della mia debolezza nell'influenza delle costellazioni o nelle fasi lunari? In realt i nostri censori, i dissidenti del riformismo di sinistra, non ragionano diversamente. Il movimento operaio, per fortificarsi, per inlelletlualizzarsi, per coordinarsi saldamente al movimento socialista, in Germania, in Inghilterra, in America, in paesi molto pi evoluti del nostro, fra condizioni di civilt ben altrimenti favorevoli, impieg decine e decine di anni e non ancora alla mela. Attribuire la debolezza del nostro movimento a questo o a quell' atteggiamento tattico della Direzione o dell'/! fanii.', al fatto che i deputati volarono un giorno pel Ministero Giolitli, o consentirono qualche tregua al Ministero Luzzalli, fare dell'astrologia, proprio come attribuire la pestilenza agli untori. N pi, n meno. In molle delle critiche, che si fanno ai nostri organi direttivi, vi certamente del vero. Il Gruppo parlamentare socialista, per funziona malisesempio, io sono il primo ad ammetterlo simo. Se contale i vostri deputali in base al risultalo delle elezioni, ne trovate una quarantina; se, invece, li cercale alla Camera, a mala pena ne trovate una diecina che pigliano il mandato sul serio, e quesli dieci sono anch'essi paralizzali in gran parte dall'assenteismo degli altri. Questo un grosso guaio, del quale il Parlilo ha il torlo di non preoccuparsi abbastanza. Le Sezioni


locali

149

badano a vincere nelle elezioni, ma qual fruito si tragga poi dalla vittoria, cosa che non le riguarda. Verrebbe voglia perch mai il Partito ha eletto tanti lazzaroni? di domandarsi
:

probabilmente, anche se li avesse scelti tra i riformisti dissidenti o fra i rivoluzionari, non avrebbe ottenuto maggiore-combattivit e maggiore solerzia. Il Gruppo fa, nel suo complesso, assai meno di ci che dovrebbe, assai meno di ci che sarebbe desiderabile, ma forse fa tutto quello che in suo potere, perch sono quasi tutti dei non abbienti, che lavorano per campare, e, finch manca la indennit ai deputati, vanno a Roma quel tanto che possono andarvi, vi rimangono quel poco che possono rimanervi, e questa partecipazione saltuaria al lavoro parlamentare li esclude da qualunque seria influenza. Gravissime questioni furono qualche volta neglette, sto per dire ignorate, da deputati socialisti. Anche questo vero. Ed un guaio grosso anche questo, sebbene non sia quello di cui il Partito si dolga. Il Salvemini, per esempio, si duole anzi dell'opposto, trova che ci siamo occupati di troppe cose, che ci siamo sciupati in troppe minuzie. Per lui, tutte le questioni, che non sono quella data questione, non hanno alcuna importanza. Questo un errore. La politica in genere, non esclusa quella proletaria, fatta di una quantit di problemi piccoli in apparenza, ma che si concatenano fra loro e coi problemi pi grossi e che non lecito trascurare. Io non penso affatto che una politica sociale, sia pure modesta e graduale, ma che assicuri tutte le hbert al movimento proletario, che provveda ad arricchire la legislazione del lavoro, che tuteli le donne e i fanciulli dall'eccessivo sfruttamento capitalistico, che garentisca gli operai contro i danni economici della malattia, della vecchiaia, della disoccupazione, dell'infortunio, che sopprima il lavoro notturno, che vigili sull'igiene del lavoro, che provveda alle abitazioni popolari, alle scuole professionali, che aiuti la cooperazione proletaria, che tuteli l'emigrazione, ecc., ecc., e che a quest'opera di presidio chiami a partecipare le rappresentanze operaie nel Consiglio del lavoro, nel Consiglio dell'emigrazione e cosi di seguito, sia cosa di poco momento, da guardarsi con commiserazione e quasi con disprezzo. Sono forze reali, che si introducono nella vita quotidiana del proletariato, che si ripercuotono nel vigore e nell'efficacia della lotta di classe. Io non credo che gli operai si sentano tanto gran signori da rinunciare volentieri a questi benefzi. Quando sento i nostri critici parlare con 'disdegno della Cassa di maternit, rimproverarci di aver sciupato le nostre forze ad ottenere quelle miserabili 400 mila lire che la aiuteranno a funzionare, mi domando
(Ilarit).
]\Ia,

150

se fossimo dei pazzi quando predicammo in cento comizii la necessit del divieto del lavoro alle nostre operaie nel periodo del puerperio, in nome della difesa della vita, della salute, della

forza delle madri proletarie e della prole proletaria. Saranno minuzie, se volete; ma mettete insieme cento di queste minuzie, ed avrete ci che differenzia un paese civile da un paese arretrato
e selvaggio.

Io

stimo

sprecano le nostre forze, ma anzi si fatto troppo poco, si dovrebbe fare assai pi. Ma lecito domandare con le forze che abbiamo, si poteva veramente fare di pi? I nostri critici ci dicono, portate le questioni nel paese, interessate ad esse le masse operaie, fate la grande propaganda! Giustissimo! Soltanto, se volessimo palleggiarci i rimproveri, potremmo rimbalzare il consiglio. Perch non la faceste voi la grande propaganda? Non possono le stesse persone fare ogni cosa. Quei poveri giornalisti deWAvantU, che devono ogni giorno, fra tanta inopia di mezzi, sfornare tre pagine ftte di giornale, hanno pure trattato e sviscerato, come meglio seppero, le varie questioni che si presentarono. Contro di loro non si sentono altro che accuse. La minore che non sentono pi il partito, che diventarono dei radicali, che non sono pi socialisti. La mole enorme di lavoro che essi diedero al Partito, non si conta affatto. E, trattando questioni difTicili, ben possiamo dire a loro onore che non presero mai grosse cantonate, non caddero mai in peccato di ciarlatanismo, di demagogismo, fecero del giornale una grande forza politica, rispettata e temuta. Ma non basta. Avrebbero dovuto fare di pi. Anch'essi dovevano andare in giro per l'Italia a fare la grande propaganda. E allora il giornale non
simiglianti

quindi che, anche su questo

terreno

su

altri

non solo non


:

si

usciva!

Lo
a tutte

stesso potrebbe dirsi dei deputati; anch'essi sono fatti segno le accuse. Or io voglio porre la questione molto nettamente.

Pu darsi che l'azione socialista parlamentare sia anc-ora prematura per il proletariato italiano. Se i deputati diventano cos facilmente la testa di turco di tante censure, vuol dire che la loro azione non intesa, tanto meno sentita, e quindi non pu spiegare tutta
l'efTicacia

che dovrebbe.

D'altro canto, innegabile che il Partito soffre di una vera crisi di uomini; noi manchiamo di elementi adatti per la organizzazione operaia e per la propaganda generale e locale. E allora
io capirei
al

che si dicesse ai deputati socialisti voi siete necessarii lavoro di organizzazione, la vostra opera in Parlamento un'opera di lusso, abbanctonate la Camera e ridiventate i propa:


gandisti del Partilo.

151

Questo sarebbe un concetto logico, che si anche si potrebbe approvare. Ma ci che invece assurdo pretendere che i deputati, oltre l'opera che spiegano o dovrebbero spiegare nei loro Collegi, anche sissignori per non lasciarceli portar via dal primo avversario venuto, per conservarli al Partito, oltre a questo debbano fare anche dell'altro

pu discutere

e forse

e sostituirsi alla inerzia del partito,

per tutta

la penisola,

nella

propaganda quotidiana.
Partito deve decidere se l'azione parlameiltare gli serve o Cos com', essa ancora deficiente, non spiega tutta la combattivit desiderabile, sopratutto perch le forze dei nostri
Il

non

gli serve.

essi

deputati sono impegnate in troppe direzioni, perch manca ad il modo di studiare abbastanza le questioni, di effettuare nel

sufTiciente ed effettiva divisione del lavoro. Se questa azione la volete diminuire ancora, io vi consiglio piuttosto di rinunciarvi, torniamo alle origini, torniamo alla piazza, rinunciamo alla influenza che possiamo avere sul Governo come forza parlamentare, e cos non sentiremo pi rinfacciarci l'amore delle mi-

Gruppo una

nuzie, le transazioni,

cose che
tare

si

compromessi, vanno ripetendo, prese


i

gli intrighi di

corridoio, tutt

a prestito dal vecchio

gergo

degli anarchici, rimesso a nuovo. Consentile all'azione parlamen-

almeno l'importanza che si concede alle accademie, le quali fanno o non si fanno. Ci che era possibile vent'anni fa, quando vostri deputati erano tre o quattro, e bastava qualche apparizione alla Camera per farvi una affermazione, per lanciare una protesta, oggi, con quaranta deputati, il cui numero e la cui influenza pu decidere dell'atteggiamento dei partiti, della vita,
o
si
i

morte, dell'azione dei Ministeri, dell'indirizzo di tutta la pohtica del paese, oggi non pi seriamente possibile. Meglio, ripeto, piuttosto, disertare del tutto Montecitorio e restituire i mandati. E lo stesso si potrebbe ripetere per altri uomini che rappresentano altre attivit del Partito e del movimento la resistenza, la cooperazione, l'azione municipale e cos di seguito. Voi dovete consentire loro una certa sepcializzazione, se non volete che le imprese, di cui sono l'anima, precipitino al fallimento. Certo , l'ho gi notato, fra queste varie funzioni e la vita generale del Partito, c' troppo spesso una separazione, che insieme effetto e causa di debolezza, di infecondit, di inefficacia. Manca, si direbbe, il cemento; mancano gli elementi che si facciano intermediarii fra i rappresentanti specializzati e la massa del parlilo. Abbiamo crisi di uomini propagandisti, di volgarizzatori. Questa crisi stala pi deplorevole e dannosa in un paese
della
:


come

152

di scarsa coltura, dove si legge e si studia cos il nostro, poco. Quel lavoro di mediazione, che accennavo test, che dovrebbe fondere e avvalorare le singole attivit e interessarvi le masse, in gran parte spetterebbe alla stampa. Ma voi vedete come la nostra stampa sia povera e poco diffusa. Citavo, nella mia Relazione, l'esempio della Germania, dove

enorme di pubblicazioni, di giornali, di opuleggono, che si diffondono nelle masse, a centinaia di migliaia di esemplari. Ma noi siamo troppo lontani da questo. Ed eccovi spiegato il perch della nostra debolezza, degli scarsi risultati del nostro lavoro. Altro che l'aver dato o negato il voto al Ministero Luzzatti! Quando vedo a Milano, che dovrebbe essere la capitale morale anche del socialismo, perch il centro pi industriale d'Italia, morire d'inanizione quel povero nostro quotidiano, senza quasi che la sua morte destasse almeno un rimpianto nella massa operaia, non mi occorre pi di cercare occulti motivi alla sterilit delle nostre fatiche; mi basta questo sintomo rivelatore per darmene ragione. Ed ecco allora la necessit di raddoppiare di lena per intensificare il nostro lavoro, non tanto nel Parlamento o nel giornale, ma fuori, nelle masse popolari, per ridestarne gli entusiasmi, per svilupparne la coltura, per rialzare in esse la fiducia, il fervore, la coscienza politica, per farne insomma quello che esse devono essere la vera forza del
scoli,

avete una fioritura

che

tutti

Partito.

Un'ultima osservazione circa un punto delicato, che costituisce quasi per me un fatto personale. Si detto aver io sostenuto che il socialismo deve occuparsi soltanto dei gruppi operai meglio organizzati, dei lavoratori delle industrie, trascurando le grandi masse inorganizzate e inorganizzabili, specialmente campagnuole, e che con ci io tendevo a creare un socialismo del Nord (anzi soltanto di alcune parti del Nord) contro un possibile socialismo del Sud e di molte regioni dell'Italia centrale. Respingo recisamente questa interpretazione arbitraria e temeraria delle mie parole, che del resto smentita dalla propaganda di tutta la mia vita. La mia argomentazione era ben diversa. In sostanza, io non ho fatto che rispondere a coloro che rimproveravano a noi socialisti settentrionali rinteressamento che prendiamo alla cooperazione, alla legislazione sociale, alla resistenza organizzata, la quale, si diceva, non fiorisce che in alcune regioni d'Italia, mentre dovremmo sopratutlo occuparci dei bisogni anche pi strazianti della enorme massa proletaria, specialmente rurale, che vive fuori di ogni organizzazione, oppressa dal medioevo incombente, incapace di ogni difesa. E a questo rimprovero io ri-

153

spendevo che indubbiamente il Partito socialista non pu disinteressarsi anche di queste masse; perci il problema meridionale problema italiano ed problema socialista; perci innastammo
la bandiera del suffragio universale; perci dobbiamo spendere quanto possibile della nostra attivit per favorire la redenzione delle regioni pi misere e pi oppresse d'Italia. Ma non ne viene soggiungevo la conseguenza che perci il Partito socialista debba trascurare la legislazione sociale e tutto ci che serve a difendere ed elevare gli operi dell'industria, perch questi sono, dal punto di vista del marxismo, l'avanguardia necessaria di ogni movimento socialista. {Commenti). Questo non un dogma inventato da me; questo uno dei cardini inconcussi della nostra dottrina. L'armata industriale l'avanguardia che sola in grado

di

intendere

la

rivoluzione socialista e di iniziarne l'attuazione;

non possiamo abbandonarla. Altrimenti, inspirandoci soltanto al criterio dei maggiori bisogni, delle maggiori miserie, noi diserteremmo il socialismo, noi faremmo opera semplicemente filantropica, noi ci confonderemmo nel partito democratico. Questo ci che ho scritto e questo ci che ripeto. La conclusione di tutto questo discorso voi la trovate nell'ordine del giorno da me proposto. Scambio di accanirci contro
e
:

ipotetici capri espiatori,


tito.

procuriamo,

io dico, di rinforzare

il

Par-

La
i

paresi, di cui soffriamo, l'effetto delle

nuove condizioni
:

che

suoi stessi progressi

hanno

fatto al Partito

della divisione
e politico delle

del lavoro, del dislivello nello sviluppo

economico

varie regioni, della molteplicit e variet delle imprese in cui fa-

talmente

troviamo impegnati, della incoltura delle masse, della si consacrino a elevarne e alimentarne la coscienza politica. A questo, nei limiti del possibile, dobbiamo provvedere. Non si tratta quindi di deviazioni da combattere, n di nuovi indirizzi da dehberare. Si tratta, invece, di fare uno sforzo pi
ci

deficienza di elementi intermediari che

intenso sulla direttiva gi segnata. Sostanzialmente, quella direttiva

buona,

la sola

buona.

Non perch

il

nostro riformismo

dovremo carezzare la fede in altri miracoli che l'esperienza ci insegn a valutare. Dobbiamo anzi riaffermare recisamente che la rivoluzione sociale non si fa colle barricate, n con quel suo sostitutivo moderno che lo sciopero generale, ma
non produce
miracoli,
si

istituti,

riforme di coscienze, riforme di colle riforme riforme di tutto l'organismo politico-sociale. E, anche fra le varie riforme, non vi la riforma unica, la riforma prodigio, per la quale sia conveniente di dimenticare e
fa

unicamente


di mettere in
lo

154

L'opera nostra deve seguire Anche questo dobbiamo

un canto tutte le sviluppo simultaneo di tutti

altre.
i

bisogni.

dichiarare.

Certo per che, in dati momenti, talune rivendicazioni possono assumere una urgenza e una importanza peculiare, e ad esse vuol essere consacrata una attivit pi intensa e decisa. Quali siano, il Congresso ha l'obbligo di determinare. Questa determinazione appartiene alla questione di indirizzo generale. Io respingo quindi la proposta, da qualcuno accennata, di smembrare il mio ordine del giorno, rinviando ogni determinazione
Altro discussione tecnica di una data riforma, altro la decisione della piattaforma dell'azione del Partito. Circa l'azione del Partito, io propongo che, per intensificarla, si deliberi che ogni Sezione, al prossimo Congresso, debba porlare il resoconto della attivit da essa spiegala. Noi infatti abbiamo una Relazione sull'opera del Gruppo parlamentare, una Relazione suW Avanti!, una Relazione sulla Direzione; ma, su ci che dovrebbe importare assai di pi, sull'azione generale del Partito, non abbiamo alcun resoconto. Il Congresso l'esame di coscienza, il giudizio supremo che il Partito pronuncia sopra s stesso, non soltanto sulle sue rappresentanze. Fu notato, e non sono alieno dal concedere, che, fra le cause di affevolimento dell'azione nostra, possa annoverarsi una eccessiva persistenza del cos detto bloccardismo, non giustificato pi dalle ragioni di difesa contro la reazione che ce lo fecero adot-, ben diversi dalle alleanze, con gh tare. I blocchi elettorali eletti di altri partiti, nei ConsigH amministrativi o in Parlamento, quando divengono siper determinati fini speciali e transitorii stema, tendono effettivamente a confonde-re, ad attenuare, a cancellare il carattere e la fisionomia dei partiti. Senza pretendere di decretare una intransigenza assoluta ed universale e rispettando il criterio sperimentalistico dell'autonomia locale, bene che il Partito sia messo sull'avviso contro i pericoli di una transigenza eccessiva. Si connette a questo argomento la questione massonica. La infiltrazione massonica, anche pi che nel Partito, nelle organizdelle riforme pi essenziali ai singoli accapi successivi.
la

zazioni
ricoli

economiche del proletariato, presenta

dei pericoli, suscita

dei sospetti, che conviene prevenire. Questi sospetti e questi pe sopratutto

sono tanto pi evidenti e temibili nelle regioni dove la lotta economica e le Loggie adescano, col pretesto anticlericale, i dirigenti delle nostre Leghe e li alleano strettamente ed occultamente ai capitalisti dell'industria. Per combattere questi


pericoli

155

non occorre pronunciare scomuniche. Quando ieri fu proposto di escludere dalla nostra Presidenza qualche compagno unicamente perch massone, io mi ribellai energicamente perch la cosa mi parve altrettanto puerile quanto settaria. Non potei non sentire il contrasto fra tale proposta e la glorificazione unanime di Andrea Costa, di cui l'atmosfera del Congresso vibrava ancora. Concludo ripigliando il concetto centrale del mio ordine del giorno, che si riferisce alla diagnosi dello stato del Partito, ai rimedi che dobbiamo adottare. Lasciando da parte il punto di vista rivoluzionario, voi avete di fronte due diagnosi in diametrale contraddizione. L'una vi dice il male del Partito sta nell'azione di alcune diecine di uomini, o deputati, o redattori dell'organo centrale, i quali hanno votato o hanno scritto in un modo piuttosto che in un altro. Facciamo che votino diversamente, diamo a qualche loro articolo una intonazione diversa, modifichiamo insomma una formula, e
:

troveremo

la salute.
:

L'altra diagnosi dice al contrario

la

debolezza del Partito

sopratutto nel Partito. I deputati avranno fatto bene o male a votare in quel certo modo, ne discuteremo a suo tempo, come discuteremo, se vorrete, questa o quella opinione del giornale. Ci non ha che una importanza molto relativa. Con ci o senza ci,
Partito non sarebbe sensibilmente n pi forte n pi debole. Bens esso pu diventare assai pi forte se, scambio di trasferirsi, a cos dire, nelle sue rappresentanze e di attendere tutto da esse, chieder sopratutto a se stesso, al proprio lavoro intelligente e indefesso, al proprio spirito di abnegazione e di sacrifcio,
il

il

segreto delle vittorie.

Non mi

indugio sulla questione del ministerialismo, che dovr


ri-

essere trattata a parte e da altri relatori. Personalmente tutti

cordano che

mi pronunciai contro la maggioranza del Gruppo parlamentare, non tanto perch pensassi che fosse un errore, in se stesso, l'accordare un periodo di attesa allo sperimento LuzzattiSacchi in vista della promessa di riforma elettorale, promessa nella quale non avevo fiducia, ma che poteva essere utile di non
io

attraversare in prevenzione; quanto perch, dato lo stato d'animo

pensavo che la nostra tattica non sarebbe stata n compresa, n secondata. E allora poteva nascere quello che accadde altra volta il Gruppo parlamentare, non secondato dal. Partito, costretto a tenere una condotta oscillante, che non affida gli alleati, anzi li indebolisce doppiamente con l'aiuto che porge
del Partito
:

156

loro e che aliena da essi i partiti conservatori; e colla incertezza e tepidezza di cotesto aiuto. Ma tutto ci non ha che un'importanza affatto secondaria; e non merita che io stanchi ulteriormente
la

vostra cortese attenzione.

{Bravo! Applausi).

3.

La rivoluzione che
L'unit deiridea

si

grida

e la

rivoluzione

che

si fa.

e la molteplicit dell'azione.

(discorso del 24 ottobre 1910 al Congresso di Milano)

la

Compagni, tutti sentiamo che Turati {Applausi vivissimi) per quanto anche oggi voi abbiate discussione finita. Forse

forse, se non era vibrato nell'udire poderosi e nobili discorsi speciale che nota Rigola, per la Rinaldo di ascoltare il dovere egli doveva portarci come rappresentante di 400 mila lavoratori organizzati, forse la discussione era finita ieri sera. La causa era istruita; il voto poteva essere cosciente e definitivo. Io, quindi,

non rientrer

nelle

polemiche gagharde da ambo

le

parti,

utili

senza dubbio, anche coi loro eccessi, a porre in piena luce tutte le tendenze, tutti i sentimenti, tutte le idee. Ma il relatore non deve essere un polemista, o lo deve essere in modo ben diverso. Esso ha uno speciale mandato esso l'eletto non di una parte, ma della Direzione del Partito, ossia di tutto il Partilo. Deve avere pi vivo perci il senso della responsabilit delle ultime conclusioni, e, pur non rinunciando a quella nettezza di idee che la logica e la dignit impongono a tutti noi, deve pur. cercare di disasprire il conflitto, di cogliere quanto vi pu essere di conciliativo nella discussione; ufficio, al quale, mi vedeste ben predisposto fin da quando, salendo la prima volta questa tribuna, dissi di pensare che noi tutti, venuti per cercare rimedi e solu:

trovassimo in uno stato di perplessit, che doveva disporci alla pacatezza e alla obiettivit delle indagini. Rinvio dunque le discussioni teoriche, astratte, anche le pi interessanti, ma che non sono di quest'ora stanca e quasi finale del Congresso. Del quale io non deplorer che si sia tanto indugiato su questo primo grande tema, perch con ci esso ha, non temi spedir risoluta, ma preparata la soluzione di quasi tutti ciali che seguiranno. Rinuncio persino, e non certo senza rammarico, a discutere con 'voi, o Angelica Balabanoff, che, da questa
zioni ai guai del Partito,
ci
i


tribuna, distribuendo
il

157

le

biasimo a tutte quante


mistica
forza
della

parti del

Con-

gresso,

otteneste,
:

colla

vostra

convinzione,

questo prodigio di raccogliere l'applauso di tutti i colpiti dalla vostra censura; rinuncio a discutere anche con voi, che associate al fascino della valorosa combattente quello di essere una, e non la sola qui dentro, rappresentante della grande sventura di un popolo, il quale, nel martirio, si rinnova e che forse domani rin-

nover il mondo! {Applausi vivissimi). Rinuncio mollo pi allegramente ai 77 fatti personali cui mi avrebbe dato pretesto Costantino Lazzari, colle sue documentazioni cos precise. E passo a dirittura agli ordini del giorno, il cui esame mi dar pur modo di rapidamente toccare anche qualche
nota di carattere generale, fra le pi sintetiche ed essenziali. E designiamo pure questi ordini del giorno colla nomenclatura tradizionale per quanto (in ci sono d'accordo col Morgari) essa cos poco risponda alla realt delle cose. Ma habent sua fata anche le denominazioni! Che significa pi questa distinzione di riformisti e di rivoluzionari? Rivoluzionari, se socialisti, non possiamo che esserlo tutti soltanto differiamo nel concetto dei modi, rivoluzione tosto precisata e qualidelle vie, onde la parola ficata come un processo di continue conquiste, di riforme successive sempre maggiori, e questo toglie di mezzo ogni equivoco e ogni sospetto di opportunismo verbale. Sull'ordine del giorno cosidetto dei rivoluzionari, pochissime parole anche in questa replica, e ci, lo ripeto, non per disdegno, ma perch troppo evidente e risaputo e, vorrei dire, liquidato il dissenso che ci separa. Ond' che la parte nostra dovrebbe ricusare quell'ondine del giorno quand'anche la lettera sua apparisse
: :

((

accettabile.

Potrei rispondere, fra


zari,
il

le mille,

una sola cosa

a Costantino Laz-

forse il solo veramente fedele a quella tessera rivoluzionaria che voi agitate come un pennacchio; potrei, per scandalizzarlo l'ultima volta

quale, badate,

tra gli oratori di parte vostra,

circa la
e della

mia sottile monarchia

abilit nel fare

cattolica
ci

i bassi servizi della borghesia dichiarargli che quelle famose ta-

vole della legge, che egli

rinfacciava e che forse, dio perdoni!,

ho scritte io stesso, ma cui certo ho collaborato a Genova nel 1892, sono disposto a sottoscriverle anche ora! Perch, se son troppo schematiche, e non pu meravigliare, per il contenuto del nostro movimento dopo altri 18 anni di esperienza e di
azione; se rispecchiano troppo esclusivamente quel

primo momento e movimento di formazione, quando sopratutto ci si doveva (distinguere dalla democrazia generica da un lato e

158

dall'anarchismo dall'altro, e risentono del prevalere di formule, che, per una legge storica che Lazzari disconosce, hanno, come tutte le formule, una nascita e una morte, una giovinezza e una decrepitezza, constatano l'antagonismo delle classi e la necessit di organizzare il proletariato, come partito indipendente, in un duplice movimento, economico da un lato e politico dall'altro, per la conquista dei pubblici poteri. E questo' vero oggi come allora. Ma la questione oggi non pi questa, compagno Lazzari e compagni rivoluzionari; la questione sta nel modo di questa conquista, verte sulla ^efficacia di questa lotta. Tu la ravvisi, quella conquista, nella vecchia forma semplicista alla quale noi non crediamo pi, se pure vi credemmo mai; nell'urto meccanico dal di fuori, nel sasso gettato nella macchina per infrangerla; noi la concepiamo come conquista dall'interno, come opera di penetrazione continua; di elevamento delle capacit proletarie per la trasformazione la futura gestione della azienda sociale. Cerio, in
quegli inizii del Partito, giovani, nuovi, sconosciuti, eravamo inconfrontate gh ordini del giorno di Reggio Emilia transigenti lo eravamo noi come voi, perch e degli altri primi Congressi

a tutti

oggi

le

erano precluse le vie di una azione effcace dall'interno cose sono mutate, perch abbiamo vissuto ed agito. Allora
:

Bissolati scriveva le Alte idealit della borghesia; forse oggi, ristampasse quella polemica, la formula non sarebbe identica;

se

ma

questa non incoerenza sua, ma incoerenza delle cose, perch abbiamo agito ed abbiamo in parte anche vinto. la dialettica hegeliana di Marx; il corso slesso delle cose che, procedendo per antitesi, smentisce s stesso. Cos il collettivismo futuro smentir tutta la nostra critica, perch avremo conseguita la vittoria definitiva. Oggi non siamo che ai primi passi del cammino ma tanto basta perch i concetti e lo stile siano mutati in noi ed in voi. E Il diavolo si ve lo diceva argutamente Modigliani stamane fatto frale! . Badate, o compagni rivoluzionari, voi marciate a precipizio sulla via della degenerazione. Confrontate l'inflessibile che non muta, il Lazzari, con la recluta vostra pi recente, popolarista ancor ieri a Perugia, con Francesco Ciccolti, e sentirete le due diverse anime. Quantum mutatus ab ilio! Parlo un latino, capito anche dai lavoratori. Perch voi vi siete gi posti su un terreno assai sdruccievole. Non protestate! Questo vuol dire che siete vivi e che vi muovete. Quanido voi venite qui a gridare, e lo ripeteva test il vostro rap Ma noi pure vogliamo le presentante, come per scagionarvi riforme; soltanto le vogliamo pi grandi, le vogliamo presentate
: : :


in

159

modo diverso (ed il modo che ne renderebbe impossibile la conquista; ma lasciamo andare!), quando vi vantate o confessate di agire anche voi da buoni riformisti, e onestamente non potete non farlo, quante volte avete la responsabilit pratica degli eventi; voi siete gi ben lontani dal vecchio testamento di Costantino
Lazzari!
rileggetelo, il vostro ordine del giorno! l'antica formula e la contraddizione in permanenza nuova collidono quasi ogni riga! Le riforme, in sostanza, le volete o non le volete? Le volete in quanto sono possibili, o volete che le reyida impossibili lo stesso modo col quale le chiedete? Voi stessi lo ignorate; ed cos che potete sottoscrivere, e non vi sospetto di malafede, un manifesto, dal quale poi tutti i firmatari scappano ad uno ad uno, dicendo
:

Non mi dilungher
la

Esso

non questo che io avevo inteso! E per questa disgregazione, provvida, necessaria, che l'amico Lerda pot sottoscrivere quell'ordine del giorno, in cui condannata la Massoneria! E qui gridate Vogliamo le riforme ,
:

riforme e trasformate in trasformazioni , perch la parola riforme vi d un senso di disagio morale; e scrivete che le riforme ci saranno concesse dalla borghesia solo perch le servono a nascondere gli effetti della sua tirannide,' cio a fare della ipocrisia velenosa e deleteria, il che significa che le riforme sarebbero un tradimento al proletariato. Qui l'antico spirito semifossile, che risorge in in ossequio a questo sentimento voi, affiora, non vuol morire noi dovremmo per esempio rifiutare anche la legge Credaro sulla scuola, e abbattere quel Ministero che ce la d, perch sempre una riforma borghese; cosi dovremmo combattere quella turlupinatura che per voi ogni frammento di legislazione sociale. Tutto ci non che la espressione del vostro conflitto interno, che dovr risolversi anche in voi, che in noi si gi risolto da
nell'ordine del giorno cancellate la stessa parola
.

ma
la

un pezzo. Voi dite: niente ministerialismo per qualche buona riforma la potremo votare, caso per caso. Gi la Relazione Bussi-Treves ha luminosamente dimostrata la puerilit di questo ragionamento. Volere una riforma, riservarsi di votarla, e lasciare che gli avversari abbattano il Governo che ve la garantisce per sostituirgliene un altro che ve la ricusi, sarebbe un giuoco da fanciulli, anzi da
;

scemi perfetti. E questo voi ci chiedete! Con la stessa logica curiosa per cui da un canto inneggiate allo sciopero generale, gridate che dobbiamo favorire tutti gli scioperi, anche di lavoratori disorganizzati, anche i pi rovinosi, se vogliamo sfuggire alla taccia


di tradimento,

160

di

e sentite

il

bisogno

nel

tempo stesso che ne riconoscete

vostra la rivoluzione che si grida, la fa! (Benissimo). Ed ora all'altra corrente all'ordine del giorno concordato che porta le firme di Salvemini, Modigliani e Morgari. Strano accoppiamento, invero! Morgari, voi tutti lo sapete, l'eclettismo socialista; direi, se non paresse un bisticcio, l'eclettismo esclusivoi udiste nel suo discorso lodare tutti, approvare tutto, vista
:

questa barricata continua, inanit e sentite che la nostra l rivoluzione che si


la

da principio, per poi respingere tutto alla fine. Salvemini il temperamento diametralmente contrario; egli ha tutti i fulgori del pi geniale unilaterahsmo. Cuscinetto fra i due si pose Modigliani, che stamani si affrett a svincolarsi dall'eccessivit compromettente di qualcuno dei suoi compagni. Eppure nel pensiero di Salvemini (ch'io debbo necessariamente scindere da quello dei suoi alleati posticci) io trovo qualcosa che ben degno della nostra considerazione. Mi dolse che egli si sentisse ferito, secondo mi riferiscono, da una mia parola scherzosa che voleva essere un'argomentazione e
_

non

affatto un'ingiuria.

Salvemini No, no! Turati Ci dimostrerebbe come egli non fosse sereno. Non il caso di mutuarci degli elogi, ma io ho sempre riconosciuto le sue grandi benemerenze di fronte al Partito, sopratutto per averci prospettata la questione meridionale da un punto di vista elevatissimo, che ne fa una questione nazionale e di averci tutti persuasi della decisiva importanza del suffragio universale in connessione con essa. Ma nel suo discorso, come il Rigola, io pure ho veduto il discorso di un metafisico intelligente, il quale, pur non vivendo, come accus me, fra il duomo di Milano e Montecitorio, dall'aeroplano delle sue alte idealit ignora la realt delle cose. Ripensate Reina, Chiesa, Rigola, Cabrini, i lavoratori addomesticati dal quotidiano lavoro fra gli operai; richiamatevi quei discorsi, in cui rivivevano 15 o 20 anni di esperienze, di lotte, di delusioni, di rivincite; e parevano scheggie di socialismo in formazione, recate a questa tribuna! (Applausi). E confrontate con le

ideologie gemali, racchiudenti

il

socialismo dell'inesistente, della

pura fantasia, del pensiero che si nutre di s stesso. Tuttavia anche in questo pensiero vi , fra le scorie, qualche
pepita di vero. scoria la sconfessione temeraria, assurda di tutto quello che fu il miglior lavoro del Partito azione parlamentare, azione con:


creta

161

e faticosa delle nostre organizzazioni lavoratrici. Quella sconfessione, consegnala a quei tali articoli deVAvanli! cui gi fu risposto, 'non ha pi bisogno di confutazione. Ma in quella diagnosi errala unilaleralc si esprimeva nobilmente quel senso di

disagio onde veramente soffre


vitalit.

il

Partito e che ne attesta la tenace

organismi morti, perch la chiesa cattolica, perch non sentono di morire; hanno perduto quella sensibilil difensiva, che solo permette le reviviscenze e salvaguarda l'avvenire. Noi, al contrario, il senso quasi ipocondriaco di ogni nostro interno dissesto, spinge alacremente ai ripari. Del resto la diagnosi salveminiana riproduce la mia, quando constata

Perch

gli

la

vecchia

aristocrazia

il

venir

meno

nel Partito di quell'unica idea, di quell'unico e co-

dava un'anima unica, un unico entusiasmo, un'unica fiamma, e ancora non erano sorte le due anime del Nord e del Sud, del socialismo industriale e del socialismo rurale. Ma perch quest'unica fiamma mancata? Ed forse possibile" ricrearla? Ecco dove mi diparlo da lui. Guardiamo in faccia la nessuna idea unica, animatrice oggi possibile nei prirealt mordii la sola preoccupazione immediata, assorbente, pregiudiziale era la tirannide governativa che ci mozzava il respiro, che dovevamo spazzar via se ci premeva la vita allora, unico bersaglio il Governo; opposizione accanita, incessante, magari violenta. E questa tutti ci univa. Oggi questo non c' pi; n possiamo crearci ad arte un unico obiettivo, neppure, facciamo il caso, il suffragio universale, la pi aristocratica delle riforme, la pi diffcile ad essere sentita dalle masse, tanto che il Mezzogiorno, confessiamolo, non si mosso neppure alla propaganda di Salvemini. E neppure la Cassa-Pensioni; noi non tramuteremo, ed bene, il proletariato in un esercito di mendicanti di pensioni; pu essere un diritto da reclamare, un grande diritto, non la sola bandiera ideale da sollevare e da squassare. Cos la opposizione al Governo, pu essere uno dei motivi momentanei della nostra tattica, pu 'essere un mezzo ad altri fini, ma non pu riassumere, come in altri tempi, tutta la nostra attivit; perch mutalo lo stato di fatto, il governo non pi il solo n il maggiore nemico, e la opposizione per la opposizione, la opposizione ad oltranza, senza quartiere, non sarebbe pi intesa, n possibile, n utile. Ond' che quando Salvemini ci ricorda, quasi come un rimprovero, le belle giornate dell'ostruzionismo, perch allora, egH ci dice, avevamo con noi il consenso e l'entusiasmo proletario; a parte che le situazioni non si creano a volont, io mi sento voglia di chiedere a Salvemini ahim, o storico, dunque cos che tu scrivi
interesse, che ci
: : :
:

mune

Tubati

Le

vie inaatre del socialismo.

11


la

162

se ci fu

storia

moderna? E non

ricoiidi che,

movimento nel

quale il consenso proletario mancasse proprio intieramente; se vi fu un'azione proprio esclusivamente parlamentare, se ci fu momento, grave pel paese, in cui, salvo qualche anodino ordine del giorno di circoli, il paese facesse lo gnorri e invano si attendesse un moviment(| di piazza, un'agitazione operaia, fu proprio nell'ostruzionismo, nel quale la vittoria ci fu data esclusivamente dalla nostra pertinacia di deputati e, se mai, dal consenso dei pardemocratici e progressisti borghesi? Siamo schietti e non titi facciamo della storia ad usum delphini, sia pure del delfino proletario! Senza dire, ripeto, che gli ostruzionismi non si fanno a ripetizione (anche la minaccia a Cocco Ortu, rammentata da Francesco decotti, pot avere qualche effetto appunto perch eccezionale e perch... rimase minaccia) e chi presume che si possa usarne ogni giorno, .senza che quest'arma ci si spezzi fra mano, disconosce le leggi elementari della tattica non soltanto parlamentare, ma della tattica ordinaria di qualsiasi battaglia civile.

E tempo dunque di abbandonare certe frasi ad effetto! Quando, per amor di paradosso, Salvemini dichiara che egli, anche il suffragio universale, se venisse offerto da un Ministero Giolitti, lo ricuserebbe, gli risponder che noi abbiamo ,pure accettato da Giolitti dopo averla preparata colle nostre forze e col nostro sacrificio la libert di coalizione e di sciopero. Per me, dacch mi sono davvero convinto della utilit del suffragio universale pel proletariato, l'accetterei non soltanto da Giolitti, ma anche dal

Papa

se occorre!

Forse Salvemini, che non l'accetterebbe da Giolitti, l'accetterebbe invece da Sonnino; perch anche qui, come alla Camera, si un po' tutti sonniniani o giolittiani! {Si ride - Bene!). Sotto il mantello delle tendenze socialiste, ministeriali o antiministeriali, si poi sempre, anche qui, per necessit pratica, i ministeriali di qualcuno. E se dovesse venirmi da Luzzatti, benvenuto anche da lui, un avviamento serio al suffragio universale! Il guaio che cosi n da lui,' le ragioni sono intuitive presto non potr venire n da nessuno! Un'idea unica animatrice del Partito non dunque pi possibile; potrei dire che lo stock di queste idee ormai esaurito. Noi abbiamo ormai davanti a noi un lavoro di formazione profonda di coscienze, d'istituti, diffcile, complesso, lento, molteplice; per ci che siamo riformisti! Amico Morgari, tu, che pure senti e teorizzi in te le due no-

stalgie estreme,

anche tu rincorri

quella del lontano futuro e quella del passalo, l'ida unica, l'entusiasmo delle origini! Ma non

la

163

nostra volont,

la

forza delle cose

quella

di cui fa

tanto

buon mercato l'amico Salvemini, dimenticando il precetto del filosofo, che alla natura non si comanda se non a patto di obbedirle la forza delle cose che pi non lo consente. Gli che oggi lavoro del Partito impone maggiori fatiche, il metodo ben il altrimenti complesso, e da quando il cosidetto socialismo utopi-

la vittoria della giustizia sociale per decreto di figoverno, lantropi e anche da quando il socialismo marxista della prima maniera prometteva ancora esso il paradiso sull'a terra merc quel processo automatico di cose, traboccante rapidamente alla necessaria catastrofe. Ma a tutto questo i fatti hanno recato il loro erraia-corrige, e se Marx fosse vivo, Marx che dei fatti era osservatore acutissimo, farebbe egli, bea pi poderosaegli mente che noi non facciamo, il revisionismo di s stesso che si vantava di non saper essere marxista! Cosi noi non possiamo pi promettere il paradiso a breve scadenza, conquistato con un colpo di mano o mediante una rapida evoluzione fatale, mentre tutti sentiamo che la va lunga, intricata, anzi, che non

stico

sognava
al

rienza, ai quali

pi una sola via. ma son molti e varii i sentieri dell'especi giocoforza lasciare talvolta brandelli dei nostri abiti, non solo, ma anche del nostro pensiero e del nostro cuore! Da queste crescenti difficolt, da questa inevitabile divisione del lavoro nasce la crisi che ci tormenta, nasce il rallentamento

ve

dispersione delle schiere. Ma ci non significa, che, in chi tutto questo riconosce, sia sparito l'entusiasmo, sia sminuito l'ardore e il valore. Anche l'entusiasmo ha mutato natura. Noi non siamo pi dei credenti, la nostra, questo vero, non pi una religione. Tu l'hai detta questa parola: una religione che tu rimpiangi, una fede che invochi. la fede nel futuro, fatta di quella che fu la fede del passato; il connubio delle due anime, che tu confessavi di volere, l'anima del
della foga,
la

amico Morgari,

possibile e dell'impossibile. vero questa anima dell'impossibile noi l'abbiamo smarrita, noi l'abbiamo anzi volontariamente rinunciata, perch ci distraeva e ci allontanava dal possibile, al quale ci votammo interi, il quale ha solo il diritto di accaparrarsi tutta
:

nostra attivit, perch la sola via che veramente ci guida al pi alto ideale. L'eclettismo, che tu vagheggi, ci allontana dalla mta. Esso accusa, in te, la ricerca di nuove forze, di una nuova unit moma lo specifico tuo non ha la rale, quella a cui tutti tendiamo non pu averla perch i suoi elementi virt che tu gli attribuisci
la
: :

si

elidono a vicenda e si neutralizzano, E il discorso di Morgari rispecchiava, nel suo stesso contesto,

stre tendenze diverse, parole

164

questa autoillusione interiore. Egli ebbe per noi tuili, per le nogenerose e cordiali; pareva che egli ci volesse tutti riassumere; ma ecco, che, alla fine egli, come Penelope, disfaceva a un tratto la sua tela, e diceva a ciascuno di noi io non posso essere eon te, non sono con nessuno, appunto perch sono eclettico, sono con tutti. In realt non potrai essere neppure con te stesso. Con tutta la tua sincerit, con tutto il tuo entusiasmo, tu romperai nella contraddizione interiore insuperabile del tuo pensiero, del tuo metodo, della tua azione. No, non si pu al tempo stesso essere attivamente, praticamente, con idealit e concezioni che si negano a vicenda. Se si vuole negare il concetto di patria, allora soltanto si logici quando si proclama con Herv Noi non ci batteremo! Invadano pure gli stranieri questa terra non nostra; tutte le borghesie si equivalgono; la cosa ci indifferente . Questo brutale, ma qualche cosa; un'idea, un'azione! Ma non si pu, come Morgari vorrebbe, anticipando un avvenire lontano, da un lato negare
:
:

la patria,

e dall'altro farsi belli di

un ideale

patriottico. Dire,

con

Morgari

noi rinneghiamo la patria borghese,

che non

ci

pu

interessare, ma riconosciamo e difendiamo la patria proletaria, sar un semplice giuoco di parole, agli effetti pratici, finch non ci si indichi il modo, di fronte ad una invasione eventuale, di distinguere territorialmente l'una patria dall'altra! Bisogna scegliere; o vivere del sogno o vivere della realt; la

quale si modifica vivendola. Cos, se realmente vogliamo affrettare disarmo, se vogliamo avviarci man mano ad una politica di conciliazione internazionale, assurdo agitare avanti agli occhi del capitalismo la banderiella de fuego dell'anarchismo antipatriottico, il cui effetto non pu che essere l'aumento delle spese militari. Noi viviamo nel tempo, il mondo procede per tappe; momento per momento dobbiamo avere il coraggio di date rinuncie, se vogliamo davvero le corrispondenti conquiste. Ecco perch, amico Morgari, quando tu ci dici a voi, riformisti, venula a mancare la fede , dici cosa cui tu stesso non credi. E venula a mancare in noi la tua fede; non ci manca la nostra! (Approvazioni). E se, nell'ansia crucciosa della conquista dell'ultimo ideale, non possiamo ogni giorno attardarci nelle descrizioni bellamysliche della societ futura, non perci puoi rimproverarci di averla perduta di vista, di aver deviato. Tanto pi, anzi, ci affrettiamo a raggiungerla! La rivoluzione nei fatti, non nelle parole; se noi non la invochiamo ad ogni minuto, perch troppe volte questa grande parola ha suonato sul labbro degli Aristidi Briand {Benisili
:


Simo!), troppo spesso

165

per diventare
futura.
i

ha servito

di titolo

concul-

catori del

movimento
la
lesti

proletario! (Applausi).
della

Non

verso di essa! Certo, quando eravamo lontani dalla vetta, questa ci riempiva gli occhi, ci attraeva col suo fascino; lo slancio era pi facile allora! Addentratici nelle fratte, come pi ci avviciniamo ad essa, tanto pi ella si sottrae al nostro sguardo. Ed ecco che allora tu dici ridiscendiamo al piano per rivederla. Ah, no, che noi non abbiamo tempo di seguirti in questo ritorno troppo ci sprona il desiderio del culmine! {Bene! - Ap-

camminiamo

negarci pi

nostalgia

patria

Solo

perch

plausi).

Questa rinuncia, per dolorosa che possa essere, ha pure suoi grandi compensi. Nel socialismo, come nella vita, zziamo divenuti atei; i conforti rehgiosi li abbiamo gettali lungi da noi; procediamo, nell'immenso mare dell'essere, che non ha confini, affidandoci solo alla forza della nostra idealit, sdegnosi defie illusioni allettatrici nelle quali sappiamo che c' il vuoto ed il frai

dicio.

Eppure in queste diagnosi fantastiche non loitto errore. Vi un'anima di verit in tutte le critiche sincere. Lo stesso Rigola ammetteva che un erto particolarismo socialista, pur esagerato dai critici, esistesse per come pericolo tendenziale. Bene dunque esser messi in tempo sull'avviso. Non importa che Salvemini lo facesse con veduta unilaterale, con definizioni eccessive. Salvemini ci chiam ironicamente precursori, volendo signiche talvolta ci inoltriamo senza accorgerci che il nostro esercito rimasto indietro e lontano. E questo ben pu essere. Forse abbiamo contato sull'esistenza di falangi intermedie, che invece sono mancate; e se questo avvenne, dobbiamo tener conto dell'ammonimento. Altrimenti avverr che la massa operaia, troppo distanziata, si getter, in parte, al rivoluzionarismo infecondo, in parte si rattrappir in quel tanto annunciato partito del lavoro , che sarebbe il proletariato senza idealit, che si d al maggiore offerente, magari ai conservatori od ai clericali, che sarebbe il partito operaio di tutte le tendenze. Ma questa critica, per essere utile, non deve convertirsi in una causa d'arresto; peggio, in un comodo pretesto per rinculare. Come avverrebbe se seguissimo il consiglio di Salvemini di trincerarci nelle sole grandi riforme, nelle riforme generali; anzi in un'unica riforma che assorba tutto l'altro lavoro. Rispondeva benissimo Rigola tutto frammentario nell'azione oggi socialista; l'avvenire si conquista, scheggia per scheggia la protezione del lavoro delle donne e dei fanciulli, domani l'aboficare
:


iizione 'del lavoro notturno,
la

166

Tutte queste non compenso sono i problemi reali, man mano, i problemi che esistono. quelli Si parla dei braccianti di Ravenna, Ecco un problema certo importantissimo, caratteristico e socialista in massimo grado, ma
e cos di seguito. in

sono

grande questione ; che si possono risolvere

perch essenzialmente regionale. E Salvemini ci rimprovera vi occupale dei braccianti di tutta Italia? . E perch, gli potrei rispondere, limitarci allora all'Italia e non occuparci dei braccianti dell'Europa o del mondo? Ma gli che la questione dei braccianti di Ravenna oggi, per noi, esiste ed incalza. Ben l'avete e noi siamo cittadini sentita vibrare qui dentro poderosamente bisogna d'Italia e viviamo in questo breve segmento di secolo pur rassegnarci a rinunciare aH'infmito! Eppure, lo ripeto, il pericolo che una singola questione ci assorba troppo, che il nostro socialismo diventi troppo il socialismo di una regione, di un momento, di un ceto, deve tenersi presente. E io ringrazio l'amico Rigola di aver citato in proposito taluni miei articoli e discorsi di molti anni fa, come ringrazio Salvemini di averne evocati altri; che attestano come sempre mi sia stato presente al pensiero ed al cuore il dovere supremo dei sociahsti italiani di preoccuparsi del problema meridionale. Sorvolo alla vessata questione del ministerialismo, il cavallo di battagha dei nostri censori. In verit sono questioni delle quali stimo pericoloso parlare nei congressi, in qualunque senso lo si faccia; perch se voi ci rinnegaste troppo, se ci sforzaste a rinnegare la nostra coscienza e a rompere bruscamente gli impegni assunti, considerandoci come dei mannequins che piegano a tutte
:

non

vostri rappresentanti, voi stessi e

imposizioni e di cui nessuno pu fidarsi, voi diminuireste, nei il Partito. Ma sarebbe anche pi troppo ci assolveste e vi associaste al nostro miniimprudente se
le

sterialismo di un'ora!
consiglio
ci scomunicano furiosamente dar questo solo scorrano il giornalismo cattolico e moderato di questi giorni; considerino la esasperazione di questi organi reazionari, pel fatto, per l'ipotesi, che noi, deputati socialisti e Partito socialista, possiamo pesare in qualche modo sulla bilancia dello Stato; e si domandino d'onde avvenga che questi giornali accarezzano tanto i marxisti puri, i rivoluzionari, gli anarcheggianti, che proclamano l'opposizione perpetua e che predicano il disdegno del Parlamento. Ci riflettano e capiranno molte cose! Morgari si fatto applaudire dicendo un po' di male della cosidetla abilit parlamentare. Permettetemi in compenso di dire una parola antipatica, una di quelle parole che allontanano gli

Agli amici che


:


applausi.
vita, la

167

la sola

Ed

che senza

dubbio

abilit

non

fa miracoli,

non cangia
in

la storia del

mondo

ma

in

Parlamento, come nella


:

di abilit, il disdegno 'dell'abilit non altro, che il sinonimo e l'apologia della somaraggine e questo non credo debba essere il nostro ideale di Partito. {Si ride). Ma lasciamo andare. Noi non abbiamo mai alienata la nostra libert e la nostra coscienza. Se, come si ripete, e come io stesso ho dichiaralo di tenere anche in Parlamento, la riforma elettorale di Luigi Luzzatti sar un inganno, se accoppiandosi al contrappeso del voto obbligatorio diverr inane o reazionaria, noi sapremo bene quello che dovremo fare. Queste cose non si possono di^utere nei Congressi. Ad ognuno il suo compito ad ogni organo del Partito la sua specifica responsabilit. Il Congresso pu negarci la sua fiducia; noi dimetteremo il mandato. Ma non confondiamo le competenze. Sopratutto non compromettiamo le situazioni alla leggera, per amore delle frasi e dei gesti. E torniamo agli ordini del giorno. L'ordine del giorno intermedio risponde esso, almeno, a quei concetti intermedii, in cui io trovai pure un germe di verit? Francamente, non mi pare. Senza farne l'analisi minuta, mi basti far constatare che esso un malassieme di idee che cozzano fra

mancanza

sostanza,

loro.

Al Bissolati

si

rimproverata

la eccessiva rigidit della

espres-

sione che egli volle dare al proprio pensiero. Ciascuno di noi pu da lui dissentire in qualche particolare, perch noi non siamo un convento e ciascuno ha e vuol avere un proprio cervello. Ma Bisse anche Morgari lo accusa di scemato fervore socialista, prova vivente che ben si pu essere scettici di fronte a certe forme esteriori dell'azione del Partito, rimanendo profondamente idealisti e a questo idealismo facendo una immolazione incessante
solati,

la

di s stessi.

E il suo, ad ogni modo, un pensiero diritto, coerente, , insomma, un pensiero. In quest'ordine del giorno composto voi vedete invece associati due pensieri opposti, due anime opposte Morgari e Salvemini, che si negano reciprocamente. Risultato il
: :

nulla perfetto.

Nel forzato accoppiamento, ecco che l'ordine del giorno Salvemini ha dovuto perdere la testa; intendo quella sua premessa che riaffermava energicamente il carattere riformatore del Partito; ed ha preso in prestito... la testa di Morgari, che si vede lontano un miglio che vi stata appiccicata. Poi trovate la conquista delle rifonne frammentarie. Sappiamo che s'intende dire. Non s vuole, evidentemente, il suffragio allargato, temendosi che comprometta


il

168

logica
si rifluter

suffragio universale!

Con

la slessa

ogni legge

di tutela del lavoro come una rinuncia al collettivismo. Il vecchio nulla rivoluzionario! Viceversa si dichiara di rifiutare non tutto

tanto

il

convulsionarismo sistematico (accettate forse quello non

sistematico?) quanto l'abbandono dei principi socialisti nell'opera

nostra. Dov' questo abbandono? Chi .se n' reso colpevole? Questo un mistero. Sulle riforme non pare che questo ordine del giorno abbia idee molto chiare. Si vogliono quelle sole riforme che siano sentile e conquistate dalle masse. E qui debbo ripetere quello che disse Cabrini .tamaui s, avere con noi le masse utile e necessario;
:

ehe,

nostro socialismo non deve confondersi col paternalismo, col socialismo di Stato. Ma le masse si conquistano anche con l'opera parlamentare, coll'azione che chiamate minimista, collo sgobbo, colla pazienza, eoi lavoro quotidiano, che mutano in realt le facili promes.se dei programmi. E non tutte le riforme sono d'una stessa famiglia. Ve n'ha che devon essere sudata eonquista dei lavoratori perch non frutlificano senza l'assidua loro vigilanza; m.a ve n"ha anche poniamo le pensioni di vecchiaia, le assicurazioni contro gli infortuni, ecc.
s,
il

comunque ottenute, sono benefizi sicuri. Se si ottengono anche senza una grande prensione degli interessati, magari giovandosi di opportune congiunture parlamentari, non perci avranno minor valore effettivo. Su questo, e su molto altro, potrei dilungarmi, perch troppi vecchi clichs del Partito hanno fatto il loro tempo. L'ora incalza e mi affretto alla fine. Ma lasciatemi affermare la convinzione che il socialismo in tanto vivo e progressivo, in quanto si corregge e si muta. Si parlato con commiserazione della fine prossima del revisionismo tedesco. Io sento invece che esso, nel vecchio involucro che sta per spezzarsi, ha preparato la nuova formazione sociafista, che gi pervade lutto il Partito e che apparir la sola trionfante tostoch, esauritosi il medio evo imperiale per dar luogo
alla nuova Germania costituzionale, il socialismo tedesco sar chiamato ai cimenti dell'azione concreta. Per tutti questi motivi, l'ordine del giorno intermedio non lo posso accettare. Ma, richiamandomi al gi detto, poich esso accentua la necessit di guardarci da quel particolarismo socialista che pu costituire un pericolo reale, io non ho difficolt di inserire nel mio ordine del giorno un comma, dopo il primo, nel quale sia detto che a il Congresso, mentre afferma del pari che la finalit dell'azione socialista sono gli interessi generali del vero proletariato e che perci la difesa di interessi di gruppo, di categorie
:

169

o di interessi proletari regionali, vuol essere sempre coordinata alla politica socialista generale, per modo che essa non danneggi n ritardi le maggiori rivendicazioni necessarie al risveglio politico ed economico delle energie di classe del proletariato rurale e meridionale, condizione imprescindibile della forza del movimento socialista e proletario veramente nazionale... .

Questo concetto anche nella mia Relazione accennato con ma bene che risuoni alto nelle conclusioni. E veniamo all'ultima parte la tattica elettorale. Fra le tante cause per cui noi combattiamo il popolarismo vi anche questa la eccessiva tendenza alla confusione dei partiti. I fatti di Romagna ci diedero un insegnamento luminoso. Cessate le cause transitorie che ci consigliarono, per necessit di vita e di sviluppo, le alleanze elettorali (cause che, diceva bene il Rigola, potrebbero ripresentarsi anche domani in altra forma, e
insistenza,
:

perci non il caso di affermare principi assoluti ed immutabili), cessate, per ora, o almeno grandemente attenuatesi quelle cause, manc la ragione impellente di connubii, che, per ragioni intuitive, snaturano alla lunga la fisionomia e il carattere di ciascun
partito.

Ma

il

vostro ordine del giorno distingue

le

elezioni politiche

per queste lasciando libert di tattica alle singole localit, quelle sottoponendo al verdetto non so quanto competente della Direzione del Partito che decida. Questa complicata casistica per me affatto arbitraria e non resiste alla critica

dalle amministrative,

e alla esperienza.

Le circostanze si impongono alle formule degli ordini del giorno. Tutti ricordiamo in proposito le curiosissime rivelazioni fatte dal Paoloni circa le transigenze ultra dei pi accaniti teorici della intransigenza. Ed ecco che la parola intransigente ci viene da quella Sezione socialista romana che a Roma sostiene il blocco capitolino! Il quale, per esempio, si spiega e si giustifica per ragioni locali eloquentissime poich si trattava di cacciare dal Campidogfio, dopo 40 anni dalla Breccia, i rappresentanti del
:

papa!

Senza dunque proclamare l'intransigenza assohita ed univerrichiamiamo il Partito, dai troppo comodi contubernii, lusingatori di piccoli interessi e vanit personali, a un pi rigido metodo di lotta. E diciamo pure che la Direzione del Partito deve non soltanto vigilare, ma, con quella discrezione che essa sapr imporsi, intervenire, occorrendo, anche col suo veto. Questo
sale,

naturale ed implicito; ma se si vuole accentuarlo e renderlo esplicito, sar tanto di guadagnato.


Altra cosa sono
distinti nella lotta
le

170

alleanze che gli eletti di partiti diversi,

elettorale,

possono stringere, per determinati

scopi, nei Consigli come in Parlamento. Queste alleanze postume non portano alcuna confusione o diminuzione, non toccano alla

radice dei partiti. E sono certo che queste dichiarazioni e queste aggiunte soddisferanno gli amici di Romagna, implicati in una cosi fiera e magnanima lotta per l'interesse proletario e pel principio socialista, che essi fondono in una sola azione quotidiana. La adesione e la soUdariet delle sezioni socialiste d'Italia avr tanto maggior valore per essi quanto meno apparir formale e coatta. (Benissimo!).

Noi intendiamo, coll'ordine del giorno che vi ho tutto il lavoro fatto, nel quale nulla riaffermare presentato, di sconfessare invece quel lavoro, dobbiamo che ci sconfessare; da pur troppo, che non si fatto. Nulla dobbiamo ripudiare n l'azione di resistenza, n la cooperazione, n l'azione parlamen-

Ed ho

finito.

'

tare;

tutto

invece

dobbiamo

rinforzare,

integrare,

intensificare;

perch lunga e difficile la via del socialismo; la vita stessa della storia che noi dobbiamo dominare; e a questa opera non bastano n i pensatori solitari, n i congressi e neppure i partiti; occorre lo sforzo continuo delle grandi masse umane, e bisogna sollecitarlo e secondarlo, senza stanchezze, n sfiducie, come senza
impazienze. Dal nostro lavoro, nella fase creativa in cui ci inoltriamo, sarebbe puerile attenderci grandi successi immediati, e continui colpi di scena teatrali. Ci basti la coscienza di proseguire nel cammino. E non ci preoccupiamo del Partito del lavoro che si agita davanti a noi come uno spauracchio. Il Partito del lavoro siamo noi, e nessun altro ci pu sostituire, se noi non diserteremo e non traligneremo. Il Partito del lavoro il proletariato socialista, e non sar mai un partito di preti o di borghesi in maschera proletaria, inteso ad asservire l'umanit lavoratrice a gretti interessi bottegai. (Applausi).

questa discussione, che ha gettato tanta luce sulle nostre deficienze e sui nostri bisogni di Partito e che, se non ci ha fornito nessuna ricetta miracolosa, ci ha per insegnato come potremo rinvigorire la nostra compagine e la nostra azione; questa discussione sopratutto ci sar utile, se ci avr ammonito della necessit di spegnere quello spirito di denigrazione interiore, di cui fu dimostrata l'inanit sostanziale e iche rallegra ai nostri danni i nemici
della causa proletaria.

Ma

amici, o compagni,
i

una volta dovevamo affrontare


il

le

calun-

nie borghesi,

processi,^ le galere,

domicilio coatto, e

li

abbiamo


affrontati;

171

erano d'altronde un magnifico mezzo di selezione nel che allontanava da noi ciarlatani. (Benissimo, bravo!). Oggi questo eroismo non pi necessario sostituiamogliene un altro, pi facile e pi modesto, ma non meno proficuo quello di essere i convinti servitori della causa proletaria che aspetta, del proletariato di oggi e di domani, che sar emancipato e redento nel nome della eguaglianza e' della giustizia. {Bene! Bravo! ApPartito,
i
:
:

plausi prolungati).
il Congresso: La vittoria del lavoro con questo titolo Turati scrisuo articolo di commento al Congresso di Milano nella Critica Sociale Il partito ha vinto. Non sopra una formula, contro altre formule... ma
il

Dopo

veva

la battaglia dell'essere. Ha debellata la maJattia del sonno... ha disperso la malaria degli equivoci... s' guardato in ogni sorta di specchi, s' riconosciuto e s' conosciuto. Conoscersi ecco il gran punto. I partiti che conoscono se stessi, che sanno confessarsi, che sanno sconfessarsi, che non ladano agli avversari la parte del diavolo, ma la rivendicano a s,

ha vinto

questi son partiti vivi,

soli vivi

per davvero...

Libert conquistata di moti, di atteggiamenti, di prove, nella piena sicurezza di s. Ma sopra tutte queste cose, una, decisiva: la vittoria del
lavoro...

La

vittoria del lavoro,


tutti,

rienza salutare per


ritrovata,
alla fine,
e

anche se in esso fu esso fu l'errore, che espeanche se fu aberrazione, che significa la vera via

che cimenta

conquistata e spianata per tutti; la vittoria dell'azione, corregge se stessa, a tutti gli urti e i sobbalzi e le asperit

del cammino, e spiega, e si raddrizza, e si rinfranca, e persiste... S, dell'azione anche minima: dell'umile goccia che, penetrando nella zolla squarciata per suscitarvi la virt occulta del seme, irride alla fatua vanit del-

l'arcobaleno smisurato, che variopinge 11 firmamento e dilegua... . Per Turati dunque il valore dell'umile goccia stava nel suscitare la virt occulta del seme; ossia il valore dell'azione particolare stava nel mantener viva la consapevolezza e l'energia di attuazione progressiva del fine. Qui il punto della scissione fra la destra (Bissolati) e la sinistra (Turati) riformista, che si vien preparando e svolgendo subito dopo il Congresso di Milano, e si mostra gi nettamente delineata alla vigilia del congresso dell'anno dopo, convocato a Modena. Contro chi concludeva, con Bissolati, che il partito era ormai un ramo secco, e che l'albero vivo era il partito del lavoro, il partito delle riforme possibiliste, le quali costituivano le vie nuove del socialismo, praxis e non pi teoria. Turati alla vigilia del congresso di Modena, nell'autunno del 1911, levava un vigoroso richiamo alla funzione dell'ideale, in un articolo L'azione: dalla crisi socialista al Congresso di Modena. puro sofisma scambiare il miraggio, il mito, la fede cieca con Videalel L'ideale proprio ad ogni azione cosciente, n l'azione degli uomini, delle classi, dei partiti pu, senza violenza voluta, supporsi acefala e spoglia di pensiero e di mta. L'ideale la visione di un possibile, che sta, come un modello pi perfetto, non in contrasto, ma sopra a un dato reale; ed insieme convincimento ragionevole e bussola d'orientazione e forza propulsiva; e interessa in pari grado l'intelletto e il sentimento, la ragione e la volont; n si sfata per graduali successive effettuazioni, anzi in esse si riconforta, e da esse vieppi si allarga e si eleva, in virt dell'inScLZiabile elevarsi e proliferare dei bisogni umani.... ... Fra i termini dell'irreale e arbitrario dilemma, che oppone le riforme aJla rivoluzione, la via alla mta... vi pure l'equilibrio e l'armonia della vita; vi la completa e pensosa azione deU'uomo.

172 e

Dell'uomo, delle razze, delle classi,

anche dei

partiti.

Sovratutto dei

partiti.
... Sforzo di estendere, di intensificare, sopratutto di armonizzare, di coordinare il lavoro; di colmare, con paziente studio, i troppi hyatus, che separano, e fanno l'una all'altra straniera le falangi addette ai nuovi mol-

teplici doveri.
... Ecco i due opposti anacronismi del passato e dell'avvenire-, la inil ministeriabilismo insidioso e pretransigenza ad oltranza che risuscita msSturo. Due impazienze diverse ed m> effetto medesimo: la scissione, la la complessa sfiducia, lo sgretolare del partito. Ed un rimedio comune intensificata azione socialista, nel partito, nella propaganda, nel movimento operaio... Or qui la soluzione necessaria di tutte le crisi. Perch quest'azione socialista... nella dura sua scuola, ha tutte le virt dell'igiene, tutti i correttivi della terapia; sfronda le illusioni; frena le deviazioni; trae proiftto dagli stessi errori; educa insieme le masse e gli educatori . L'azione sorretta e guidata dalla volont consapevole dell'ideale, l'unit concreta di teoria e praxls si afferma cosi contro le opposte unilateralit, che si generano e si giustificano a vicenda. In uno degli articoli successivi e di commento al Congresso di Modena (/ due contrari). Turati metteva poi in rilievo come le ali estreme, del riformismo possibilista e del rivoluzionarismo intransigente, si prestassero reciprocamente la ragion d'essere, e costituissero l'una la giustificazione teorica e pratica dell'altra. Ma su un punto specialmente la contesa si faceva passionale e ardente-, sulla intervenuta impresa di Tripoli. Il ministero del suffragio universale era divenuto il ministero della conquista africana; dall'appoggio prima datogli conveniva passare alla lotta. Non cos pensavano Bissolati e Bonomi, invitando il partito, in nome della logica del riformismo, ad adattarsi alla realt per tentar di influire sugli avvenimenti ulteriori. Turati sente ed avverte nell'articolo II dissidio sul terreno concreto, precedente il Congresso di Modena che il riformismo, interpretato come adattamento, rinuncia alla sua essenza e funzione e si liquida a favore del rivoluzionarismo; sente ed avverte subito dopo il congresso, nell'articolo Quel che ha. detto il Congresso di Modena che non pi questione di tendenze entro uno stesso partito; ma, come gi nel caso opposto del sindacalismo, di opposizione

ormai inconciliabile
si

di

due

partiti.

Due

partiti,

due

soli,

si

accennano

partito socialista democratico, partito di lavoratori, partito di classe, partito di rinnovazione politica economica sociale; e un partito radicale-socialista o democratico-sociale, propaggine, completamento, fomite fors'anco di rinnovamento dell'infiacchito e semiconsunto radicalismo

delineano:

il

democratico . Accennandosi e delineandosi di fronte l'uno all'altro, i due partiti si avviano alla separazione. In direzione opposta si prepara la ripetizione del processo di scissione compiutosi gi di fronte ai sindacalisti; la consapevolezza del maturare di questo distacco, non ancora presente nel Congresso di Modena, si fa chiara nel breve intervallo fra questo e il successivo Congresso di Reggio Emilia.

Contro

due estremi per l'azione socialista


il

(discorso tenuto

17 ottobre 1911 al Congresso di

Modena)

Riformisti

di

destra e di sinistra? Contro T accusa

di

incoerenza.

Turati {applausi)

A quest'ora del Congresso,

baster, credo,

una sommaria esegesi dell'ordine del giorno cosidctto concordalo pi esattamente deliberato da un'assemblea di riformisti e accettato dagli altri sul quale il voto definir la battaglia. Fra un versetto e una glossa, trover, se mai, il gancio ed il modo per

qualche nota polemica, sopratutto per dissipare qualche equivoco ingombrante. E un primo lo trovo nella nostra nuova nomenclatura riformisti di destra e di sinistra, dei quali ultimi io sarei il rappresentante. Conosco, ahim, e debbo ammettere non foss'altro in
:

omaggio
si

alla tradizione

dei

socialisti riformisti e dei socialisti

e capisco che, agli orli estremi delle due frazioni, troveranno compagni, che, da un lato, sdrucciolano nell'anarchismo, dall'altro nel semplice democratismo borghese. Sono fenomeni individuali di tutte le zone 'di confine. Ma un riformismo destro e un riformismo sinistro, confesso di non averli mai trovati, e dichiaro per mio conto di ripudiarli entrambi. Ad ogni modo, quest'ordine del giorno non vuol essere n destro, n sinistro, , e intende di essere, socialista riformista e
l'ivoluzionari,
i

uomini, avvenimenti coleste appiccicature topografiche sono abbastanza curiose. Qualcuno o qualche cosa viene a collocarsi nostra destra; ed eccoci diventati E allora colla stessa seriet addosso colle accuse
continuo
idee,
di
etichette...
alla
sinistri!

basta.

Mi consentirete,

che, in

un mondo

in cui tutto si

muove

di

di in-

coerenza!

174

Questa, dell'incoerenza, un'accusa che mi imbarazza mediocremente, sebbene sia una delle pi adoperate, certo perch delle pi facili e superficiali. Ma, senza togliere a prestito la orgogliosa parola di Victor Hugo repubblicano a chi lo accusava di apostasia fai grandi (senza immodestia, a dal suo giovanile legittimismo me basterebbe compiacermi di non essermi del tutto mummificato!); io posso ben rispondere qualche cosa a tutti coloro che hanno la commovente malinconia di frugare nei miei vecchi discorsi ed articoli per scovarvi la frase o il pensiero che non rima a parte la vecchia posso rispondere che col mio stile di oggi sentenza intorno alle frasi isolate, adoperate come cappio per imnulla al mondo pi incoerente che il piccare i galantuomini formule e gli stessi criterii, dopo lunghi voler applicare le stesse profondamente mutate. situazioni tempo, a intervalli di per l'indole sua, ossia riformismo, che il altro. V' Ma v' ben in sostanza lo sforzo essendo coerenza a se stesso proprio per
: :

costante di

mutare si i sima a cristallizzate. adagiano volontieri nelle formole Lasciamo andare dunque queste quisquilie ed entriamo nel
giorno proposto, che abbastanza lungo ma che dotroppo lungo, lin serpente boa, ha detto qualcuno veva essere lungo, per poter essere chiaro e preciso. Bench sia distribuito, vi prego perci di consentirmene la
folto dell'ordine del

del terreno destinato ad apparire l'incoerenza medepi che pensano staticamente, e coloro e sono

adattare sempre meglio

mezzi di lotta

al

continuo

lettura.

L'ordine del giorno riformista.

Considerando

una sempre maggiore elevazione


letariato e del consolidarsi
di classe,

che, ai fini del socialismo, pregiudiziale assoluta il fatto di tecnica, morale, politica del pro-

ed estendersi della coscienza proletaria senza di che sempre ugualmente vane, e fonte di delusioni sempre rinnovantisi, riesciranno tutte le pi accorte strategie politiche e parlamentari, in qualunque senso indirizzate [intendete
che,

riformiste, integraliste, rivoluzionarie, ecc., ecc.];


cialista

nelle presenti condizioni

perci,

il

primo

e pi essenziale obiettivo del Partito

d'Italia

dev'essere di rinfor-

So-

zare il lavoro interiore di educazione, di propaganda,' di organizzazione socialista;

175

interesse del proletariato

((

che, su questa base, di

supremo

intimamente e profondamente rivoluzionar ii agevolare lo sviluppo di progressive ridel divenire socialista


e

conforme

ai fini

maturate, volute dal proletariato [o non vi pare l'eco della propaganda che facevamo gi venti, venticinque anni sono, e che abbiamo sempre ripetuta fino alla noia, fino alla saziet??...]; le quali esso pu conquistare, normalmente, con un atteggiamento di recisa opposizione agli istituti borghesi imperanti; accidentalmente, anche con opportune transazioni e collaborazioni; [e qui ringrazio Francesco decotti d'aver notato il rilievo tipografico che abbiamo dato ai due avverbi; perch, proprio, senza la normalit di quell'opposizione e la accidentalit di quella collaborazione, non si sarebbe pi socialisti che per burla!]; come conseguenza di tali principii fondamentali e in relazione anche alle esperienze [l'eresia, spero, non consister mica in quest'omaggio al metodo di Galileo Galilei?...] ed emergenze politiche dell'ultimo decennio, le quali chiarirono sperimentalmente
forne sociali,
intese,
<(

perfettamente

come

collaborazione o la rallentata opposizione in Parlamento giustificate quando si tratt di consolidare le essenziali libert proletarie o di aprire la via a quella vasta riforma del suffragio, onde il proletariato deve ripromettersi, sopralulto
la

nel Mezzogiorno d'Italia, un poderoso risveglio di energie meno giovassero, con l'eccessivo perdurare, allo sviluppo e all'unit combattiva delle forze socialiste nel Paese;

Il

Congresso oicmARA

[Sentite ora, nelle parole che seguono, come ci siairio' ravveduti e rallis alla frazione Ciccotti-Labriola]. Voci Labriola non c' pi. Turati C'era ieri, ci potrebbe riessere domani. Si fa cos

presto... (Interruzioni). Volete dire che

non pi
il

diciamo E zuppa

la

frazione Lerda

dacch

c'

vostro. Ebbene, suo ordine del giorno.

pan molle!].

Il

Congresso [dunque] dichiara

non pu accettare una politica meccanicamente sempre uguale, che ridurrebbe al nulla l'azione parlamentare e condurrebbe logicamente all'utopia della violenza perenne e all'astensione elettorale

che,

come

il

Partito Socialista

di opposizione gladiatoria e

176

[ chiaro?...]; come il Partito Socialista deve, sempre e pi che mai, persistere nel combattere le fraseologie che, in fatto, carezzano e sollecitano la fiducia popolare in episodici movimenti impulsivi e convulsionarii, fatcdmente sterili, anzi generatori di funeste reazioni [vi sembra proprio che facciamo i krumiri ai rivoe con pari energia, deve ricusarsi alla equivalente; opposta ed rifiutare cio una politica sociaillusione lista di patronato, la cjuale, in base al continuo riconoscimento dei fatti via via compiuti, per mantenere i contatti e le influenze sul meno peggio , praticapotere e per lossessione assidua del anche per effetto del presente grado di evoluzione della mente ridurrebbe quasi tutta l'azione del Parpsicologia delle masse tito all'azione dei pi o meno abili accorgimenti di alcuni benintenzionati parlamentari; che, ^pertanto, assurdo un sistematico ministerialismo del Gruppo socialista parlamentare; che, a maggior ragione [ossia, per tutte coteste ragioni, e inoltre per le altre che verranno accennate di poi], senza la pretesa temeraria di prevenire ed ipotecare tutte le possibili situazioni di un remoto avvenire, da escludersi, nella presente fase storica italiana [badate si parla di fase storica , di tutto, cio, un lungo periodo, non dell'intervallo fra uno e un altro Congresso, come qualcuno ha liberamente tradotto!], la possibilit di una partecipazione di socialisti che intendano continuare ad essere considerati tali come al Governo borghese; partecipazione la quale quella che implica una intima e continua solidariet del Partito in tutta l'azione di difesa della classe antagonista al proletariato non potrebbe concepirsi se non in momenti ed a fini precisi quasi rivoluzionarli, oggi neppure prevedibili in Italia, e per la volont espressa del Partito e delle masse proletarie organizzate. [ Orga-

luzionarii?!...]; cosi esso,

((

((

c(

nizzate

viscolo

compagno decotti! Non umano disperso!].

delle

masse

in genere,

del pul-

Il

Congresso ritiene inoltre

che, nell'impossibilit pratica di prevedere e codificare tutti

casi di possibile e conveniente


(<

appoggio
e

socialista al

Governo;

libera

'

rimanendo

all'iniziativa

alla

responsabilit dell'or-

Gruppo parlamentare, la scelta dipendenti dalle improvvise e mutabili situazioni parlamentari [come vedete, non vi sar dunque bisogno, ad ogni mutata situazione parlamentare, all'atto di dare il voto
gano tecnico
specializzato, ossia del
tattici,

degli atteggiamenti

177

alla Camera, di convocare il proletariato, e di pregare il re che attenda un momento, perch dobbiamo sentire il parere di Rinaldo Rigola e di Pompeo Ciotti!]; e dovendo escludersi la insulsa e inconcladenle polilica del caso per caso , die si risolve nel porre,

colla pi

palmare ingenuit,

le

forze socialiste parlamentari a ser-

vizio dei peggiori avversarii del proletariato;

opportuno allorch trattisi, eccezionalmente e per gravi motivi, di concedere un appoggio continuativo a un indirizzo di Governo con che la relativa deliberazione sia presa d'accordo forme e modalit da ragionevolmente concordarsi fra il Grappo Parlamentare e la Direzione del Partito, consultate le maggiori rappresentanze del proletariato, organizzato su direttive conver

sia

genti alle direttive socialiste.

[Ed ora andiamo

in Africa attraverso

il

Suffragio universale...].

Il

Congresso infine

considerando che la questione del suffragio universale ormai irrevocabilmente posta, e la sua conquista non potr subire notevoli e funesti ritardi se il proletariato fortemente lo vorr e ne intender il valore, mentre il suo valore sarebbe minimo finch fosse soltanto una generosa e forse interessata largizione dall'alto; che la sorvenuta impresa di Tripoli, quali che ne siano stali i motivi determinanti e comunque possa venirne temperata l'estensione politica e militare mentre repugna, anche [ anche , ossia non soltanto per questo!] per le forme in questo caso adottate, ai rapsentimenti fondamentali che sono ragione del socialismo presenta, ad ogni modo, un arresto inevitabile di ogni seria politica di riforme interne, democratiche e sociali; che il proletariato non pu, in nessuna forma e dentro nessun limite, accordare a tale impresa la propria, neppure postuma, solidariet; che la sua aperta e pugnace sconfessione , anche praticamente, il miglior metodo per diminuirne, in quanto sia ancora possibile, gli effetti deleterii e prevenire ch'essa sia prodotta a maggiori conseguenze; che sarebbe politicamente assurdo, moralmente impossibile, mantenere viva ed efficace la protesta contro la nuova follia coloniale, e al tempo stesso proseguire accordi col Governo, che di essa continua ad essere l'agente, come ne ih pi diretto respon<(

((

sabile;
TwkaTi

Le

vie maestre del gocialismo.

12

178

(C

ESPRIME L OPINIONE

non dovere pi oltre il Gruppo parlamentare socoi proprii voti, l'attuale Gasistematicamente, cialista sostenere
<(

non potere
.

binetto

{Commenti animati).
Piccolo intermezzo polemico.

((

Questa, caro Vella, una minuscola questione di prego di riservare. Io usai la forma pi larga forma, che esprime l'opinione , precisamente per non complicare il dibattito; per non suscitare qui, in sede inopportuna, la questione delle competenze; della maggiore o minore autonomia, cio, di fronte al Congresso, del Gruppo parlamentare, come corpo tecnico spepoich della recializzato, e per la specifica sua azione futura,
ti
((

delibera Turati
Vella
?

Esprime

l'opinione...

E perch

non, a dirittura:

sponsabilit successiva nessuno ha mai dubitato. {Interruzioni petute di Vella).

ri-

Vella, non interrompere! Bussi {Presidente) Del resto, nel caso speciale, io non avr diffcolt, Turati se proprio vorrete, ad accettare la formula imperativa, sia pure meno riguardosa e meno costituzionale. In un tema come questo, l'opinione del Congresso un ordine per un deputato... che non intenda, si capisce, uscire dal Partito. Per me, ad ogni modo, una

frase

il perfetto equivalente dell'altra. Vella e richiami del Presidente).

{Nuov.e interruzioni di

La questione fondamentale

La

forza del partito.

Torniamo dunque alla linea generale dell'ordine del Turati non v'impazientite giorno e... cominciamo dal principio. Perch se questo il mio dada di tutti i Congressi ;c' qui l'amico Zibordi il clou della questione e che ha l'identica cocciutaggine mia della deliberazione non dove i pi lo ricercano, nella condanna o meno del ministerialismo, ma in queste modeste premesse, che si leggono e magari si votano senza darvi importanza, e nelle quali si fa la questione della forza, dell'attivit, del valore del Partito e del proletariato che la vera soluzione di ogni nostro

179

problema, appetto alla quale le controversie di tattica, di tendenze, di atteggiamento sono secondarie e subordinate. Come dice un vecchio proverbio, tutto sano ai sani . Un partito forte, operoso, che intenda e svolga la sua funzione nel proletariato, pu essere arcigno o sorridente, alleanzista o intransigente, pu mandare al Governo Bissolati o magari Francesco decotti {si ride), pu anche darsi il lusso di fare, come direbbe
jl

Giusti,

uno sproposito a tempo e luogo,


e

ben poco avr da temere. Trarr proftto da' suoi


Attribuire
il

stessi errori.

malessere o gli scacchi del Partito allo scarto di Bissolati o a un voto di eccessiva fiducia dato dal Gruppo a un Ministero, ci fa somigliare agli astrologi del buon vecchio tempo, che spiegavano la peste o il terremoto col congiungimento degli
astri.

vi sono certamente tattiche migliori o pegnessuna mai disastrosa. Si potrebbe dire, per converso, che sono tutte cattive pei partiti deboli e inerti.
i

Per

partiti forti,

giori,

ma

Un

voto dimenticato -

Il

signor Partito sul banco degli accusati.

Perci, nella Relazione su l'Azione politica, al Congresso di Milano, io sopratutto insistevo sulla proposta, che i Congressi dovessero diventare il gran redde rationem, non soltanto della Direzione o del Gruppo parlamentare al Partito, ma, prima e
sopratutto, dell'opera di tutte

che la Direzione stimoCongresso approv lasse subito il lavoro delle Sezioni, esigendo da esse Relazioni periodiche, su appositi questionarli, della propaganda e dell'azione di ciascuna, dalle quali risultasse, ad esempio, quanti elettori hanno inscritti, quali Leghe o Cooperative hanno istituito e con che criterii e con che risultati, quali agitazioni hanno promosso, a quali opere di cultura proletaria hanno dato la loro iniziativa o il loro aiuto, e cosi di seguito. La sintesi di questi Reso-

invocavo

le

Sezioni, del Partito a se stesso.

il

materiale di fatto per discussioni e deliberail Partito non si tratterebbero pi, come oggi avviene, in astratto, in base a criterii aprioristici e vaghi, ma sopra dati e sperimenti concreti. Gli errori degli uni servirebbero agli altri di scuola, e cos del pari i successL Si creerebbe l'emulazione. E non solo, con questa gara
conti fornirebbe
zioni positive.
il

Le questioni che interessano


di lavoro,
si

180

al Parlilo quei nove deche oggi, come notava giustamente Francesco Ciccotti, sono assenti da ogni movimento e da ogni concetto politico; ma si sveglierebbe e si formerebbe veramente lo stesso nostro Partito. Perocch, non facciamoci illusioni, e abbiamo l'onesto coragnon alludo a voi deleanche il Partito gio di proclamarlo maggioranza delle Sezioni anch'esso, grande gati, ma alla fronte alle questioni pi vitali della di un assente pur troppo, politica italiana. Ed ha torto soltanto perch assente, come tutti

chiamerebbero mano mano


proletaria,

cimi deirilalia

gli assenti...

Fate che la vita ferva in tutta la massa del Partito, fin negli estremi capillari, e allora l'azione parlamentare non sar pi uno spori di pochi iniziati, il fatto personale dei deputati. Oggi essa quasi tutto nel Partilo, e perci, consentite il paradosso, anche quasi nulla. E i Congressisti, allora, non prenderebbero questo curioso atteggiamento, che loro abituale, di una assemblea estranea, non voglio dire nemica, che giudica e condanna, col comodo senno di poi, l'azione dei suoi organi direttivi e delle sue rappresentanze; giudicandola, sentirebbero di giudicare insieme se stessi, e il giudizio sarebbe non solo pi equo, ma sopratutto pi fruttifero. Allora il Partito non attenderebbe pi la

manna

celeste

da alcuni

<(

superiori

nel fatto dei rappree non sociahsta, e neppure democratico sentanti sentirebbe il fatto suo proprio; e sarebbe buono ugual;

che concetto cattolico

per l'azione parlamentare e per l'azione diretta, per le riforme legislative e per quelle, anche pi efficaci, che la massa quando la compie entro se stessa; per la tattica legislativa e storia, eccezionalmente, ve lo sforzasse per quegli impeli garibaldini, che qualche volta sostituiscono, a una legalit invecchiala ed ingombrante, una nuova legalit superiore e pi giusta.

mente

Circolo vizioso.

non si il Congresso di Milano decret, che anche denunzia un difetto di agilit negli organi direttivi, e giustificher una proposta di riforma di questi, che ci riserviamo di presentare... Ed anche per ci che, qualche settimana fa, io sostenevo che questo Congresso dovesse riproporsi lutti i temi di sostanza, lasciati inlatti, per difello di tempo, dal Congresso di Milano. La proposta inutile dirlo
lavoro, che

Or questo

neppure

iniziato; ci

ha raccolto
fica ci?
il

181

negativo.

pi brillante

plebiscito

Or che

signi-

un perpetuo circolo Noi indiciamo i Congressi per riparare ai vizi, alle debolezze del Partito, e i Congressi sono talmente penetrati dei medesimi vizii, che non riescono neppure a formularne nettamente una diagnosi. Il Congresso di Milano, aveva, nei varii commi del suo ordine del giorno, la trama di un vasto programma di discussioni e di lavoro, di lavoro pratico, immediato, urgente, dalla questione della cooperazione e delle lotte di categoria, alla riforma del sufSignifica, a senso mio, che ci si aggira in
vizioso.
alle pensioni operaie, alle spese connettono inscindibilmente colla politica estera, e io proponevo di aggiungervi due temi non meno essenziali per il nostro movimento l'ordinamento dei servizi pubblici, e la diffusione della coltura popolare. Si trattava insomma dell'azione concreta del Partito, della sua vita quotidiana, della sua ragione d'essere. A Milano se ne tacque a Modena non se ne

fragio,

alla legislazione sociale,


le

militari,

quali

si

parla. Si preferisce lo spettacolo del Circo, ci una specie di Corte d'Assise. Con che pr?

si

erige volentieri in

La

politica estera del Partito.

Indugiamoci alla politica estera. Poich Tripoli ci piombata addosso come un colpo di fulmine inaspettato, si lament che il Partito socialista poco si occupasse di questioni internazionali e

non avesse una propria politica estera... Lerda L'internazionalismo.

Turati Gi ma internazionale parola composta, da inter e da nazionale; non sopprime le nazioni e i loro contrasti e conflitti, anzi li presuppone. Lerda Questo un calembourg Turati Non affatto un calembourg; l'umile, prosaica verit delle cose. Per quanto socialisti e internazionalisti, anzi precisamente perch tali, noi non possiamo risolvere le compli:

cate questioni internazionali parlo di quelle dell'oggi semplice applicazione dei versetti dell' inno
:

colla

confini scellerafi

cancelliam dagli emisferi,

con quel che segue


le

(si

ride).

Bisogna pur conoscere


le altre

questioni coloniali, fra

per

le

questioni
le

caldeggiarne

solu-

182

Quanto
all'episodio

zioni pi favorevoli per la causa proletaria.

di Tripoli, non credo che una maggiore nostra preparazione sarebbe riescita a sventarlo; ma certo avremmo potuto esercitare una ben maggiore influenza sull'andamento delle cose. jComunque, certo che esso ci trov impreparati. Che cosa facciamo ora per prepararci? Se guardo al programma dei lavori, non mi pare che gli organizzatori di questo Congresso se ne siano eccessivamente preoccupati...

La pretesa bancarotta

del riformisnio.

E, dopo tutto ci, io sento oggi gridare da molti alla bancarotta del riformismo. S' persin detto che io stesso avrei portalo a questo Tribunale del Partito la dichiarazione dell'avvenuto fal-

limento. Bisogna che c'intendiamo un po' sul significato di tutte queste parole. Se intendete sostenere che il metodo riformista non ha dato in Italia, in questi 10 anni, tutti i frutti che da principio alcuni se ne ripromettevano, questo perfettamente vero; e noi, che pi
10

caldeggiammo, siamo,
Ma, se
di

naturale,

primi a pi aspramente
di

dolercene.

come
dove e

voi,

questo minore successo esagerando, lo chiamerete


vi

bilit al

metodo; allora noi


che

o questo insuccesso responsachiederemo: Di grazia, quando,


affibbiale
la
il

in

modo

quel metodo stalo veramente e tenacemente


quale, in realt,

applicato?

E faUito unicamente quel riformismo...


6 fatto.

non

La concezione riformista non stata altro che l'aspirazione a mettere in valore la libert conquistata col lungo lavoro che procedette lo sciopero di Genova del 1900, monetandola, per cos dire, in altrettante riforme, conquiste, benefici, merc la pressione e l'azione proletaria sul terreno politico. Finch questa pressione e questa azione parvero spiegarsi, qualche risultato s ottenne. Ma ben presto esse si arrestarono. che noi 11 loro raggio di influenza era assai limitato. La leva, avremmo dovuto manovrare, aveva un braccio troppo breve. Noi ci trovammo alla Camera a parlare e a perorare per un esercito assente, che non ci seguiva e non ci intendeva. Gh effetti furono quelli... che poterono essere. Non che il metodo e l'azione fossero sbagliali; che l'uno e l'altra si applicavano debolmente, e sfenza tenacia, e senza continuit, nel tempo


e nello spazio.
serlo.
Il

183

politania e la Cirenaica

La

proprio come la Triallorno alle quali si distendeva il dcfamosa supposta prevalenza di interessi di categoria,
parlilo aveva delle oasi

che suscitava
centrarsi

gli

dell'azione

non a danno, ma massa proletaria delle

sdegni dei nostri Salvemini, l'apparente consocialista in gruppi locali di Cooperative, certo senza vantaggio sensibile della grande
altre regioni,

questi fenomeni di partico-

larismo e di pretesa degenerazione, non ebbero altra cagione che cotesta disuguale e troppo limitata diffusione del lavoro socialista serio e concreto. Se lo stesso lavoro si facesse dappertutto, non vi sarebbero pi n sospetti, n possibilit di una politica socialista, volta a proftto di interessi di gruppi. Il grupjx), il solo vero gruppo, sarebbe il proletariato italiano. Le Cooperative, se le animi lo spirito socialista, sono un'ottima cosa; non foss'altro per i fondi che possono fornire alle opere di propaganda. Esse costituiscono oggi il Tesoro di Guerra dell'organo centrale, che certo non si sarebbe sostenuto se alimentato solamente dalle sonanti frasi rivoluzionarie {Interruzione di F.
Ciccoiti).

Non

c'

che fare;

cosi.

Se

il

suffragio universale

lasse altro beneficio, che di costringerci ad occuparci

non porun po' pi

della grande massa, che in tanti luoghi ci ancora straniera ed

ignorata,

sarebbe,

anche questo
vedete,
:

tutto ci,

come

fondamentale problema il si concluse che non occorreva gi modificare la nostra azione nelle sue direttive, sibbene occorreva intensificarla, occorreva combattere l'inazione. Ogni nostro malanno nasce da anemia.

un beneficio inestimabile. un solo vero e grande e problema del fare. Perci a Milano
solo,
si

risolve in

Quando pensiamo

al centinaio,

o quasi, di giornali quotidiani del

partilo socialista tedesco,

alla

miriade
ai

di fogli settimanali e

pro-

milioni di opuscoli che diffonde, e poi ricordiamo che il nostro partito, nell'Itaha settentrionale, dove pure si vanta forte, non riesci a tener vivo il solo quotidiano
fessionali che esso mantiene,

centrale,

possedeva il Tempo e lasciava boccheggiare l'organo anche quelli tanto che ci dovemmo lutti rassegnare che, come me, una ragione politica faceva pi ostili al suo Iraquando pena trasferirlo a Milano perch non morisse sloco siamo a questi fatti, come allora meravigliarci se non cammiche
vi
,

niamo

di vittoria in vittoria,

come parlare

di fallimento della

concezione riformista? Confessiamo, pi onestamente, che non il riformismo fallito a noi, ma che noi, piuttosto, siamo un poco falliti al riformismo!

Carezze

184

ai

rivoluzionari.

Ma

tutto

ci
la

non sarebbe che

un'inutile

querimonia

sa-

constatazione della nostra incolpevole acerbit di partito, della quale, come della giovinezza, si guarisce, ahim se il Partito mostrasse di avere la visione netta troppo presto di queste sue deficienze e di volervi riparare. L'esordio del nostro ordine del giorno non intende che richiamarci a questa constatazione e a questo preciso dovere. E non indica affatto una resipiscenza, una deviazione del nostro pensiero verso la concezione rivoluzionaria, come sembra a Francesco decotti, il quale asseriva che avrebbe potuto citare ed un vero peccato che non l'abbia fatto le testuali parole di miei articoli di altri tempi, che non collimano affatto coi concetti oggi sostenuti. Certo, se egli confronter delle proposizioni isolate, la cosa possibilissima, e l'esempio non sarebbe nuovo... CiccoTTi Non si tratta della lettera; si tratta dello spirito... Turati Meno male ch'egli riconosce che quegli articoli ave-

rebbe soltanto

per dirla di passata, quelle idee, che di rivoluzione, nessuno ha meglio lavorato a confutarle dello stesso Enrico Ferri, delle successive

vano dello CiccoTTi ...Quando, rico Turati Veramente,


spirito...

per esempio, combattevi

le

idee di

En-

Ferri...

s'impennacchiavano allora
maniere...

Ma torniamo all'ordine del giorno; rileggiamo, se volete, il quarto comma; vi un inciso tutto per voi. Vi pare proprio che con questo genere di passaporti, ch'io possa pensare di varcare, e trovare buona accoglienza, nell'accampamento rivoluzionario?! Evvia! Io penso che la sola coerenza vera e degna non si trova nel suono delle parole, si trova unicamente nel carattere. Se, di fronte alle situazioni che si succedono e si mutano, noi non andiamo a scartabellare le nostre Opere complete per indagare che cosa abbiamo scritto o detto nel tale millesimo, ma interroghiamo unicamente il nostro spirito, che ha una propria profonda personalit continuativa, e sinceramente ne accogliamo l'inspirazione; voi potete esser certi che saremo il pi coerenti che umanamente e ragionevolmente possibile, al disotto e a dispetto della diversit delle espressioni verbali. E questa la sola coerenza che si possa chiedere ad un uomo politico, la sola, sopratutto, ch'egli debba a se stesso e alla parte nella quale milita (Appro-

^a

vazioni).

'


ditati

185

Niente dunque resipiscenze pi o meno calcolate. Niente nreapprocci alla schiera rivoluzionaria. Volete anzi, o compagni dell'altra riva, ch'io aggiunga, per finire di entrarvi in grazia, un'ultima dichiarazione? Vi dir per sommare tutto in che la ragione vera, per cui il metodo riformista una frase sola ha fatto mezza cilecca, proprio quella che a voi parr la pi paradossale di tutte che cio, in Italia, nel Partito socialista" fatta eccezione per le poche oasi di lavoro che accennavo da prima in generale, da una parte e dall'altra, sia che ci atteggiamo a ultra-intransigenti, sia che passiamo per ultra-riformisti, perch combattiamo gli intransigenti, siamo tutti, un po' pi, un po' meno, che ne ne rendiamo conto oppure no, siamo tutti intinti Ja nostra parte di pece rivoluzionaria. {Oh! Oh!). sissignori! un poco rivoluzionari, in quanto Siamo tutti che siamo bens propensi a fare delle interminabili questioni di

tattica,

di strategia,

di

filosofa

e di estetica socialista,

ma

del

lavoro positivo, efficace, continuo, tutti abbiamo un sacro terrore. E questo essere rivoluzionari nel senso pi puro della dottrina.
{Ilarit. Proteste).

La

frenesia del non fare.

Se ne volete una prova, eccola qui nell'ordine del giorno di Giovanni Lerda. Il quale, dopo aver premesso che non pu un socialista n partecipare al Governo, n prestare appoggio a un Ministero borghese, perch ci presupporrebbe una solidariet di classe in contraddizione col concetto e con la pratica della lotta di classe (argomento, a dir vero, che prova forse un po' troppo, e condurrebbe, di illazione in illazione, a non partecipare ai lavori della Camera, dove le alleanze nel voto sono inevitabili, quindi
a disertare a dirittura l'urna elettorale)...

soggiunge, a rincalzo, che la partecipazione e l'appoggio devono evitarsi, perch i parziali e passeggeri vantaggi, che possono venirne, inducono e mantengono il proletariato nell'illusione che l'azione del Gruppo Parlamentare basti da sola
...Si

Lerda Turati

No,
il

no!

compiere

rinnovamento degli
lui,

istituti

sociali.
:

In altri termini e per logica immediata conseguenza

il

Gruppo

parlamentare, anche
perch,
se
fa,

pregato di

non

far nulla assolutamente;


al

se

procura qualche benefizio


iDasti

proletariato,

questo s'illuder che

starsene in panciolle ad attendere la

manna

dal Gruppo.

186

Come se, viceversa, non si fosse sempre predicato che l'azione parlamentare in tanto unicamente pu essere seria e fruttuosa, in quanto sia la risultante, l'emanazione, il prodotto di tutta la vasta e. convergente azione della massa proletaria! Ma il ragionamento... rivoluzionario suscettibile delle pi felici e svariate applicazioni, sempre, beninteso, nel senso... del non fare. Perch, a qualunque lavoro speciale, per poco sia fecondo di bene, si dovrebbe rivolgere lo stesso rimprovero, e indurne le stesse conseguenze comodamente astensioniste. Vi dedicate alla Cooperazione? Badate a non fare dello zelo, perch, e la Cooperativa fiorisce, il proletariato si illuder che il suo benessere possa venirgli di l. Vi occupate della resistenza? Se ottenete che i salarli crescano, gli operai si contentano e il socia,

lismo rovinato. L'esemplificazione pu continuare. E il prinnon , chi ben guardi, che una delle tante espressioni della frenesia di non far nulla {Interruzioni a sinistra. Bravo! a destra) e di impedire altres che altri faccia, frenesia che unisce le varie frazioni, per quanto la tattica teorica le divida. E poi, se le nostre messi sono un po' stente, ci consoliamo accagionandone la scappatella di Bissolati, in fregola di fornicazione su per la salita del Quirinale! {Si ride. Approvazioni a
cipio
destra).

differenziamo veramente dai rivoluuna cosa negativa. Non facciamo neanche i loro spropositi. Non usiamo le loro parolone, non alimentiamo le illusioni che essi alimentano. {Interruzioni a sinistra). Non nego che sia questo un vantaggio... Ma un vantaggio, sempre, nel senso del non fare. Noi tendiamo a tutte le livellazioni negative. L' azione parlamentare prende il disopra sulla propaganda nel partito? Non ci passa pel capo che dunque si deve rinforzare quest'ultima si pensa subito, invece, ad attenuare la prima. Non si dice, a chi troppo critica, di mettersi al lavoro: si dice, a chi sta al lavoro, di smettere... e cos l'equilibrio sar ristabilito {Interruzioni).
ci

In una sola cosa noi

zionarii,

appunto

perch

L'azione parlamentare e

le

spese militari.

il

Sissignori e anche qui non faccio che ripetermi, che essere pappagallo di me stesso. Non vero che la nostra azione parlamentare, in se stessa, sia ipertroficata. Al contrario, essa per mille versi deficiente, impari al bisogno, inadeguata al dovere. Ridurla ancor pi sarebbe farne la caricatura. L'azione parlamen:


tare,

187

non farla. Si pu anche bisogno di fare professione di anarchismo. Si potrebbe dire oggi il Partito non ha uomini che bastino a tulio il lavoro necessario, il Parlamento assorbe troppo e troppi, ritorniamo tulli alla sola propaganda; a fare i deputati penseranno poi lontani nepoti. Questo sarebbe un discorso ragionevole ed onesto. Ma, se a questo non si vuole arrivare, se si vuole andare al Parlamento, e allora non si pu, non si deve andare come dilellanti di passaggio; bisogna slarvi e sgobbarvi e fare da senno. Sapele voi perch tante questioni alla Camera sembra che ci lascino indifferenti? perch, ad esempio, si opposta cosi poca resistenza agli ultimi vertiginosi aumenti delle spese militari? Dico agli aumenti, non dico al bilancio della guerra consolidato... {Aaah! a sinistra), perch quelli furono la cosa veramente grave. Noi riformisti non pensiamo che si possano abolire le spese militari di colpo, per miracolo di un decreto, solo per l'Italia (Rumori a sinistra); ma le vorremmo contenute in limili quali non soltanto sono improduli pi modesti possibili, oltre live per la Nazione, ma diventano produttive dei colpi di testa tripolitani, perch naturale che l'organo, una volta formato e ingrossato ed ipernutrito, reclami una funzione proporzionata. Orbene, vi sar forse fra noi chi abbia lasciato intepidire dentro di s il sacro fuoco civile dell'antimilitarismo; ma parecchi e lo slesso pot avvenire in allri di quegli aumenti di spesa hanno potuto sfugcasi, per allri argomenti non meno gravi gire all'attenzione della gran maggioranza dei vostri deputati, e perch? Perch non da credere che il Governo, quando vuol far passare qualche cosa che presume debba sollevare la nostra opposizione, balle il chitet per avvisarci e farci accorrere a Roma. Al contrario: il Governo ha un'arte raffinata di nascondere nelle pieghe di un progettino, che ha le apparenze le pi innocue se ne presentano e distribuiscono a diecine ogni settimana, e sono ci che desidera venga montagne di carta che si accumulano approvato alla chetichella, .senza far chiasso. Il progetto non prende neppure la via degli Uffici, passa, nel mucchio delle leggi tecniche o contabili, alla Giunta del Bilancio; in una qualsiasi fine di seduta messo all'ordine del giorno dell'indomani. Vi hanno mattine, massime d'eslale, che di simili progetti se ne sfornano a diecine per volta, senza, o quasi senza, discussione.
tutte le cose,
si

come

pu
:

farla o

decidersi a

non

farla,

e ci senza

E i vostri deputati sono, .sull'elenco, una quarantina, ma i Ire quarti a Montecitorio si vedono di rado, costrelli ad altri lavori dalle necessit della vita e non certo vigilati e stimolali dalle orga-

nizzazioni del Partito.

188

I pochi, ciie possono essere pi diligenti, trovano sulle braccia anche le brighe degli assenti, e una corrispondenza infinita per questa o quella pratica presso i Ministeri; in questa materia i compagni rivoluzionari, antiministeriali feroci,

si

non sono, quando occorre, pi


plausi al centro).

discreti degli altri.

{Ilarit.

Ap-

Ci vi spiega come molte cose, anche importantissime, possano sfuggire, siano talvolta sfuggite. Ne attribuiremo la colpa al ministerialismo? Se vorremo fare dell'opposizione, ma della opposizione sul serio, e non soltanto dei clamori o dell'ostruzionismo, dei quali non si pu abusare senza diventare ridicoli; dovremo, non diminuire, ma raddoppiare di attivit parlamentare, perch l'opposizione seria non pu farsi che seguendo con la massima diligenza tutta l'attivit politica e legislativa, approfondendo tutte le questioni, imparando a leggere fra le righe e sotto le righe, a indovinare i retroscena. E organizzare una resistenza, che conti qualchecosa, contro la

massa immane della maggioranza borghese, contro tutto il pecorume e l'ascarismo di Montecitorio, non impresa da pigliare a
gabbo, per la quale Altro che diminuire
le

nostre forze parlamentari siano esuberanti.

l'attivit del

Gruppo!

11

ministerialismo dei riformisti.

Io

non

faccio,
si

grine; eppure
ministeriali,

come vedete, osservazioni profonde o peredirebbe che queste verit cos triviali non siano

ricordate da nessuno {si ride). L'inerzia non il privilegio dei o degli antiministeriali. In un certo senso, gli antiministeriali sono... i pi ministeriali di tutti, in quanto il loro

sdegno presuppone il pensiero che il Ministero della borghesia debba o possa largire benefzii al proletariato, per pura generosit, contro ogni concetto, non dir di lotta di classe, ma benanche contro le leggi pi comuni della meccanica sociale. I Governi, in uno Stato costituzionale, sono sempre, pi o meno, delle risultanti; si comportano a seconda della forza delle pressioni che subiscono. E i partiti valgono in ragione della
energia, della intelligenza, della operosit che possiedono e che sanno spiegare. L'on. Giolitti, per abile ed accorto che sia, non pu fare eccezione a questa regola. Dal 1901 al 1904 lo ebbimo con noi, fu sinceramente ed efficacemente democratico, e sarebbe
stato

un delitto se lo avessimo abbandonato alle insidie e alle furie dei reazionarii. Nel 1904 lo sciopero generale lo spinse ai conser-


valori;

189

un

altro
in
l.

uomo

mollo pi

di Slato, sarebbe andato probabilmente Se oggi afferma che all'impresa di Tripoli fu


<<

fatalit trascinato a malincuore, se invoca a propria scusa la storica , un concetto e una frase cos trascendenti e cos disformi

dalle sue consuetudini burocratiche di pensiero e di

stile,

io

pro-

perch l'Africa non me la so figurare nella geografa piccolo-borghese del suo programma di Governo

pendo a crederlo
{Si ride).

sincero,

su

gioco delle forze che agivano doveva fortemente contranon si trovala. Ci non lo assolve, e sopratutlo non stare ma spiega il fallo e assolverebbe noi se non ci rivoltassimo deve insegnarci qualche cosa.' Noi ci siamo svegliati troppo lardi; se Lerda, che sapeva le cose da tanti mesi, non si fosse anche lui abbottonato ermeticamente nel suo segreto di Stato!... (Ilarit). Quando arrivammo sul posto, le forze avverse avevano gi vinto; gli spiriti d'Averno erano padroni del campo il valicanismo, il militarismo, l'affarismo, il nazionalismo... non aggiunger il dinaslismo, poich dicono che Vittorio Emanuele appartenga al mio Gruppo, e conIl

fatto sta ch'egli

ha subito

di lui, fra le quali la nostra

che

il

viene che lo risparmii!!! (Ilarit vivissima).

Ma, negli
di

intervalli fra

due periodi,
slesso

coi

Governi

di

Sonnino,

l'atteggiamenlo del Gruppo avrebbe potuto essere sovente pi combattivo; ci, lanlopi, data la gelatinosit della massa del Partilo, per cui tutto si modella sul Gruppo, e cjuesto non pu limitarsi a svolgere la sua speciale funzione, mentre pensa a questo, deve anche atteggiarsi a quel modo che conviene s'atteggi il Partito; due compiti, che non sempre facile conciliare. Cos avvenne che la collaborazione apparisse una piega presa, la opposizione, se anche la 6 proclamava, una semplice parata... o sparata, e il minislerialismo, pi o meno larvato, un'affezione cronica del Gruppo. Non voglio esagerare n il bene n il male di questa condizione di cose, che non ebbe nulla di premeditato e che si spiega
Fortis,
di

Luzzatti,

dello

Giolitti,

con tutta semplicit. Si spiega, fra l'altro, colla tendenza naturale, e provvida per un certo verso, che abbiamo tutti, a sopravalulare l'importanza del lavoro in cui ci sentiamo assorbiti; onde si casi speponiamo il Cabrini pisce perfettamente che, se uno cializza nella legislazione sociale, nelle questioni della prolezione

ecc., e il Governo seconda e lusi capisce che gli questa sua attivit avvenga come agli innamorati, che si esagerano i pregi della loro dama, e per una riformuccia... che magari non verr, o verr

del lavoro,

della emigrazione,

singa in qualche

modo

190

malinghera e inconcludente, si sentano pi vincolati a una situazione, a un Ministero, di chi contempla il socialismo dalle vette aeree della filosofia della storia che perde i giorni ed i mesi ad
abbracciare i secoli... Tutto ci conclude a un concetto di relativit, quello appunto che abbiamo inciso nel nostro ordine del giorno. Nessun ministerialismo sistematico; ma neppure l'anatema aprioristico, assoluto, perpetuo a qualunque mnisterialismo. Tutto dipende dalla valutazione contingente dei momenti,
vedibili.

delle

forze,

dei

risultati

pre-

Qui

dove pi s'inalbera

Ciccotti.

Come!

egli

disse

il

puritanismo teorico di Francesco


voi

dunque

vi

darete a un Mini-

stero, per dei vantaggi materiali che esso vi promette? questo vede in noi dei mendicanti, dei venduti, anzi dei

E per

ma-

gnaccia ... {Si ride). Ebbene, noi confessiamo il nostro cinismo. Non non siamo degli oppositori per dogma, n dei ministeriali per vocazione irresistibile, e non conosciamo altro criterio di decisione che la valutazione dei benefizii concreti che, in una data situazione politica, un dato Governo possa, merc il nostro aiuto, non soltanto promettere, ma guarentire al proletariato!

L*abuso del ministerialismo.

di cotesta

non dico che, nel decennio scorso, non si sia abusato propensione benevola verso il Governo. Sostengo, e non da oggi, l'opposto. Vi furono due soli periodi, nei quali l'antiministerialismo sarebbe slato, da parte nostra, un tradimento o una prova di demenza il primo, e l'ho gi detto, quando si tratt di consolidare tutte le libert proletarie; l'ultimo quando, dopo la che fiacca parentesi Luzzatti, l'on. Giolilti, al Partito socialista ma universale, suffragio bandiera del la issato da tempo aveva non aveva trovato, onesto confessarlo, n tanta energia in s, n tanta rispondenza nel proletariato e nel paese, da condurlo radisse, assumendo il Governo e invitandovi pidamente al trionfo eccomi qua, disposto e deciso, se non perfino uno dei nostri tutto d'un colpo il suffragio universale, a darvene quasi subito
io
:

Ma

un

bel pezzetto! (Comnicnii).

Fra l'ottimismo a tutta oltranza di Bonomi, a cui pare che si sia creato un Partito socialista arbitro della politica italiana, e il pessimismo di Piinaldo Rigola, che stavolta, nel suo discorso, ha suonato un po' troppo a morto alla nostra azione parlamen-

191

lare, vi pure una via di mezzo. Per dare un giudizio equo, bisogna anche ricordare che lo scopo del Gruppo socialista non soltanto di procurare e di affrettare determinate riforme un risultato fors'anche pi importante, della sua azione e della sua presenza, risultato quotidiano e meno avvertito perch certi benefizii sono come l'aria, del cui pregio ci si avvede quando ci viene a mancare consiste nel procacciare e mantenere un certo indirizzo politico, di favore, di salvaguardia o di minor ostilit alle iniziative e alla attivit proletaria, e in genere alla libert e alla democrazia; e questo, quanto valga, si capirebbe ben presto se la rappresentanza socialista alla Camera non esistesse o di:

minuisse.
In Conclusione, il ministerialismo del Gruppo socialista non un peccato in s, come violazione di principii assoluti e inderogabili, quanto per il suo eccessivo prolungarsi e in rapporto alla poca attivit e forza del Partito. sempre la questione fondamentale che ritorna. E fu per l'abuso fattone prima, che
fu tanto

negli ultimi tempi parve pi dannoso, e


gire,

si sent il bisogno di reaper non vedere trascinato il Partito ad un collaborazionismo tanto pi infecondo altrettanto sistematico quanto infecondo quanto pi sistematico e che sembrava gli tagliasse i nervi e

gli assopisse la combattivit.

Lotta e collaborazione

di classe.

Ho

detto collaborazionismo sistematico. Eccoci in pieno nella

questione che, teoricamente, occupa e divide il Congresso, e sulla quale il nostro ordine del giorno non potrebbe essere pi preciso e pi esplicito. Fra collaborazione e lotta di classe i semplicisti pongono un argine insuperabile si deve essere per la prima o per la seconda e, se si per la prima, naturalmente, non si pi socialisti! Perch noi siamo per entrambe, Francesco decotti ha detto che
:

noi facciamo
si

le

vuole...

Il

formule a fisarmonica, che si possono tirare come paragone non mi dispiace, se indica soltanto quella

certa elasticit che indispensabile all'azione che voglia adattarsi


alla vita.

Per noi dunque,

fra lotta di classe e collaborazione,

non

vi

antilesi. Non si lotta per lottare in eterno, ma per conquistare, per intendersi, per sostare, e, nelle soste, rifarsi le forze, prepararsi a conquiste maggiori. Una lotta senza transazioni, senza


mai collaborazioni, sarebbe
per agitarsi {Benissimo!).

192

si

del pazzo, che

agita semplicemente

quale atteggiamento deve preun partito che si trova agli antipodi della borghesia? La risposta non pu essere dubbia, e il nostro ordine del giorno ve la d in forma froebeliana. Per dei socialisti, la lotta la norma, la collaborazione l'eccezione. chiamiamoli pure Questo ci che ci separa dai nostri destri da quelli, cio, per i quali la collaborazione cos una volta tanto dovrebb'essere la regola, e quindi la transigenza, il ministerialismo diverrebbero eterni, perch qualche promessa di piccola riforma nessun Ministero ce le nega, e allora dovremmo essere gli ascari di ogni Ministero. felice notte ad c' bisogno di dimostrarlo? Ma allora

Ma,

fra lotta e collaborazione,

valere, per

un partito

socialista,

ossia per

ogni socialismo!

L'impresa

di Tripoli.

bile,

L'amico Bonomi ha creduto di farmi un'obbiezione formidaosservando che, se il Congresso si fosse tenuto prima del-

l'impresa di Tripoli, io avrei difeso il ministerialismo, contro il quale ora insorgo. Se il Congresso si teneva prima di Tripoli, io avrei detto ci che infatti ho detto nel Congresso tenuto prima di Tripoli, nel Congresso di Milano; e, in sostanza, ci che oggi ho ripetuto e

Anche a Milano, e nella Relazione e nel discorso e nell'ordine del giorno che fu approvalo, ho avvertito che era da fare macchina indietro; che si era abusato di alleanzismo e di bloccarmassime nei paesi industriali, dove la dismo; che quell'abuso indelotta di classe non una teoria, ma un fatto quotidiano
ripeto.

boliva e rovinava il partito. Non avrei detto rivoltiamoci al Ministero che ci promette una seria ed ardita riforma del suffragio. Questo verissimo. E lo dico ora soltanto, perch infatti c' stato Tripoli di mezzo.
:

di

che vi pare una bazzecola? (Approvazioni). Dicendo Tripoli, avete l'aria di dire, che so io... il Principato Monaco, la repubblica di San Marino! Ma guardate la carta!
significa

Tripoli

l'Africa in Italia;

l'Italia

in

Africa

sar

invece,

io

temo,

significa tutta la politica estera,

e quindi la

politica militare, e quindi la finanza, e quindi la politica interna, semplicemente capovolte! Non veder questo, non sentirlo, significa,

pare a me, mancare della pi elementare sensibilit, dir neppure socialista; ma semplicemente democratica.

non

193

misurino delle riforme - Minsterialismo a perpetuit.


io scrissi
(li

Perch
zionale,

che

si

capisce

il

minislerialisino in via ecce-

in vista

una grande riforma, ma non per

riforme correnti, Bonomi che loico sottile vuol pormi in imbarazzo chiedendo come distinguerai, con qual metro, le riforme grandi dalle piccole? E un discorso analogo mi ha fatto per il ministeriabilismo, anche del quale lo stesso nostro ordine del giorno non esclude in via assoluta la possibilit, ma la riserva a qualche grande occasione, oggi n preveduta n prevedibile, a un momento e per fini precisi, quasi rivoluzionarli... E Bonomi domanda: Come digtingui le grandi occasioni e le piccole, le riforme quasi-rivplu:

le

piccole

eionarie dalle altre? Queste obbiezioni riproducono il noto paralogisma del sofista greco, che, partendo dall'impossibilit di stabilire in modo assoluto l'attimo crepuscolare in cui

versa,
si

negava a

il giorno passa nella notte e vicedirittura l'esistenza della luce e del buio.

Ma io dico che le grandi riforme e le grandi occasioni storiche rivelano da s e s'impongono. Si potr variare talvolta nell'apprezzamento, e allora sar il caso di discutere. Ma nessuno

mi negher, per esempio, che il suffragio universale sia una cosa grande, rispetto alla Cassa di maternit, che una cosa ulj^ anch'essa, ma incomparabilmente minore. Una grande riforma si presta ad appassionare il popolo, a suscitare magari una rivoluzione che pu essere una di quelle

tali

occasioni storiche che autorizzano ed impongono di partecipare al potere mentre la necessit di formare la legge del catasto non avrebbe la stessa virt! Una grande riforma, conse-

aumenta d'un tratto enormemente la forza e la capacit classe, pu quindi meritare anche un olocausto di nostri uomini, o la rinuncia, per un tempo, a una data azione di partito. Le riforme piccole, no esse si ottengono senza bisogno di rinuncie, e, ad ogni modo, piattini di lenticchie che offrono, non
guita,
di

una

valgono la primogenitura socialista che domandano in cambio, perch naturale che, quando si col Governo o nel Governo, gran parte dell'azione e della propaganda socialista debba onestamente attenuarsi, per non compromettere lo scopo pel quale si dovuto patteggiare... {Vive interruzioni a sinistra). Ciccotti ha potuto parlare senza essere Bussi, presidente

interrotto.
Tubati

Usate, vi prego, a Turati lo slesso trattamento.


vie maettre del socialismo.

Le

]3

194

Turati Le interruzioni non mi spiacciono. Possono provocare risposte e chiarimenti necessarii. Insisto dunque nella tesi che stavo dimostrando. Le alleanze sono dei contratti onestamente intese, implicano date rinunzie, contro determinati vantaggi che si reputano maggiori. Ma, se tutte le riforme e tutte le occasioni si equivalgono, la cosa molto semplice proclamiamo che il partito socialista dovr essere sempre ministeriale, e sempre conceder uomini al Governo; perch non vi sar un Ministero, dovunque il proletariato conti qualche cosa in Parlamento, che non sia disposto a qualche cosa promettergli per disarmarlo e per averlo con s. Diciamo piuttosto che all'amico Bonomi per la mitezza del temperamento politico, che fa di lui un sincero socialista nel cuore, ma piuttosto un eccellente democratico-sociale nel cerappaiono grandi riforme anche quelle che sembrano vello troppo microscopiche, non soltanto a noi socialisti..., ma perfino, per esempio, allo stesso on. Giolitti. una disgrazia, questa, che gli capitata gi pi d'una volta, e a me toccato di essere involontariamente il suo complice. Perch fu proprio nella Critica che del resto una Rivista raccomandabilissima {Si Sociale ch'egli sostenne e svilupp, per esempio, come un maride) Qcimum ragionevolmente possibile, una certa riforma tributaria, che avrebbe gittato, s e no, col tempo, una ventina di milioni... ed ecco allora, quasi per fargli un tiro, venir fuori l'on. Giolitti col suo famoso progetto, di imposta progressiva, che prometteva, se non erro, due o tre volte tanto. vero che era stato per Giopoco dopo, quando Bolitti uno spediente per andarsene! Ma, nomi, sempre nella Critica Sociale, si sbracciava a difendere, riformetta elettorale Luzzattiana, ecco la contro Salvemini, su, in quel famoso pomeriggio della saltar Giolitti un'altra volta Camera, dichiarando che quelle erano miserie, e ci voleva ben altro, e stavolta lo diceva e si metteva a farlo sul serio! o di temperanza Questione dunque di temperamento sulla quale inutile discutere. Ciascuno ha gli occhi, o gli occhiali, e gli ardimenti che ha...
: :

Politica di patronato.

voglio abbandonare questo tema, senza aggiungere un'osservazione, per la quale mi baster una parola, perch gi vi si indugi esaurientemente Modigliani. Ed che, in fatto di ririforme, a parte la questione, dir cos, delle dimensioni

Ma non


forme grandi,
tante, del

195

ve
l'altra,

piccole,

mezzane

non meno impor-

modo

di ottenerle.

Piccola o grande, se una riforma sentita, voluta, conquistata dal proletariato, ben essa pu avere, se non altro, un altro valore pedagogico. Se invece largita, come un'offa o una mancia
al ministerialismo dei deputati

il

partito e

il

proletariato

allora fanno per essa il menomo sforzo o se ne disinteressano pedagogico alla rovescia. il suo valore sar... lanche questo ci ammon l'esperienza, di cui siamo discepoli

non

reverenti e fedeli. Allora, noi abbiamo la politica degli accorgitutto ci menti, la politica di patronato, la democrazia sociale che volete e di cui parla il 5 comma del nastro ordine del giorno. Non abbiamo pi il socialismo.

Gli estremi che s toccano.

Ma, giacch

sto a leticare

con Bonomi

leticare,

sottinteso,

in senso metaforico, giacch con lui, come con Bissolati, non povoglio sogtrei scambiare che degli innocui pugni politici

quando, per abilit polech'egli nel giungergli questo mica, riproduce contro di noi, rovesciato, l'argomento di Francesco decotti e dei rivoluzionari; e, come questi, per una sviscerata tenerezza della nostra coerenza, ci vorrebbero spingere al suo
:

falso

fianco,

fra
i

posto fra

l'estremissima Destra; cos egli ci addita rivoluzionarli e gli intransigenti ad oltranza

il
:

nostro
voi do-

vete andare di l!

In apparenza i due consigli, opposti, si urtano e si elidono. Noi potremmo servirci dell'uno per confutar l'altro. Ma essi partono da un sentimento medesimo e hanno, in fondo, un'anima

comune

l'onesto desiderio di sbarazzarsi (politicamente) di noi,

che rappresentiamo, per le due ali estreme, non soltanto un incomodo numerico, perch impediremo ad esse la vittoria nel voto; ma, quel eh ' assai peggio per esse, togliamo loro, ad entrambe, colla nostra presenza, quasi ogni ragione teorica, ideale, politica, di esistere. {Commenti. Interruzioni).

Non

vi offendete!

Non

si

tratta di ingiuriarci,

ma

intanto constatiamo un
il

fatto!

Gi nelle

interviste,
:

di ragionare. che precedet-

tero

amore,

Congresso, una cosa salt all'occhio le dichiarazioni di le simpatie irresistibili che si scambiavano i rivoluzionari
Bissolati!
il

coi riformisti ultra-destri.

questo

Era Quello si. Quello, almeno, logico! discorso degli intransigenti. La vigilia del Congresso,


io

196

allora, e il compagno Lerda mi acuna vera intemerata... perch non avevo seguito Bisil mio preciso dovere! . secondo lui solati, come era E anche qui, nei discorsi che si seguono, da chi vengono i maggiori applausi ai rivoluzionari? da chi le maggiori ovazioni e tutti lo poi pi clamorosi consensi a Bissolati e a Bonomi? Voi

giungevo a Modena allora

colse con

teste constatare.
si toccano. Si toccano e si carezzano, e beneficio. nostro precisamente a non Ora, io dico agli estremi, che essi hanno perfettamente ragione. Essi obbediscono alla legge di conservazione e di difesa. gli uni dagli Se noi non entrassimo nel gioco, essi trarrebbero ogni vantaggio' possibile. Perch, come il semplicismo e altri giustifica, rende necessaria il dogmatismo rivoluzionario spiega, la politica degh accorgimenti e degh per ragion di contrasto adattamenti, quella complessa politica realistica, che noi pure cos, e a ammettiamo a date condizioni e in una data misura questa podi l'esclusivismo l'eccesso e l'abuso, maggior ragione, l'estrema rivoluzionaria. Se reazione giustifica la litica genera e Destra prevalesse, i rivoluzionari riacquisterebbero una ragione di vita, che andavano perdendo ogni giorno pi. No, no! Voci Non vi inalberate, ripeto. Io non vi auguro affatto Turati la morte. Forse, per la ragione che accennavo, e cio come contrappeso, voi potrete ancora essere utili. Tante cose possono essere utili, che non s'imagina... {Si ride a destra). Per me, gli uni e gli altri, siete due errori, due unilateralit, che si equivalgono. Ma certo {parlando a sinistra) che, se la falange pi opportunista pigliasse vigore, sarebbe la vostra riabilitazione, una fortuna che dovreste pagare a peso d'oro, se non foste degli spiantati peggio di noi {Si ride); vi ridarebbe veraancora una ti ridarebbe s, riflettici, amico Lerda mente

Gli estremi, dunque,

verginit. {Ilarit vivissima). Con che ho chiarito, spero,

perch del duphce amichevole

di andare insomma consigho, di andare di qua, e di andare di l ringraziamo, ma non intendiamo profittare. a farci benedire Rimaniamo volentieri sul nostro terreno.

Siamo

integralisti ?

osserva subito qualcuno, lo ha osservato Francesco Ciccotti, ed il criterio topografico che torna a galla, e allora, poich state in mezzo, del quale accennavo in principio
allora
ci


avete
le

197

entrambe

l, che sono, a sentir voi, ecco rinato, ecco reincarnato l'integralismo, che avete, nella pelle di Morgari, cos allegramente canzonato e combattuto. Mi spiace che il geniale amico Morgari sia oggi tanto lontano in India o al Giappone e non so se le mie parole soddisferanno o contrarieranno il suo rappresentante visibile in questo Congresso, il compagno Paoloni. Ma non posso affatto consentire a quest'altro battesimo che sarebbe un'usurpazione di stato civile. Non tutto ci, che sta di mezzo fra due estremi, integralismo. si caratteL'integralismo quello almeno che combattevamo che, riconoscendo o una bellezza rizzava, a senso nostro, da ci ideale o una utilit pratica qualsiasi nelle teorie e nei metodi antariformismo e rivoluzionarismo, legalitarismo ed anargonisti s'illudeva di poter conciliarli, assochismo, eccetera, eccetera ciando un pizzico dell'uno e un pizzico dell'altro, integrando un po' di ministerialismo con un po' di sciopero generale, e cosi di Naturalmente riesciva alla perseguito. {Rumori, inlerruzioni)

destra di qua, la sinistra di

unilaterali; allora,

fetta elisione reciproca.

L'atteggiamento nostro esattamente il contrario. Noi non tendiamo a conciliare gli estremi opposti, bens a negarli e ad
escluderli.

Non

dunque

la

medesima

cosa!

La Consultazione

proletaria.

Con
mente

ammesso che Tripoli deve renderci nettatutto ci antiminisleriali; confessato che del ministerialismo s' fatto

'

abuso; proclamato che, solo per eccezione e solo per grandi riforme, si pu concepire un ministerialismo socialista continuativo poich non procediamo da principi assoluti, debbo pure riconoscere che lo strumento matematicamente esatto per misurare quando sia il caso della regola e quando dell'eccezione, questo strumento non lo possediamo. Se, tra azione parlamentare e vita del Partito, vi fosse quella intima rispondenza, quella osmosi assidua, che sarebbe desiderabile, di un tale strumento non avremmo bisogno. Ma, poich questo non c', o almeno non c' ancora, e poich il bisogno si dal constatato di un freno alla vaga venere ministerialista punto di vista della psicologia del partito e in armonia con essa abbiamo scogitato e proponiamo quello spediente, che formulato l'impegno, cio, nel solo ai commi 8, 9 e 10 dell'ordine del giorno

198

caso che sembri consigliabile un appoggio continuativo a un indirizzo di Governo, di ottenere il consenso della Direzione del Partito, udite prima le maggiori rappresentanze del proletariato organizzato su direttive convergenti colle direttive socialiste, il che in pratica, nel momento attuale, equivale ad avere indicato la Confederazione del Lavoro.

E uno spediente, ho detto; come tutti gli spedienti, non sar certo n perfetto, n interamente razionale, n definitivo. Si vedr in pratica se e come il congegno possa funzionare. Non mi pare
tuttavia che meriti le ironie, con cui
di volgerlo in burletta,

dacch

si

Francesco Ciccotti si ingegn ebbe cura di salvaguardare la

seriet e la responsabilit del

Gruppo e i riguardi dovuti alla disottraendo alla necessit del placet preventivo tutto ci che tattica del giorno per giorno, o necessit di atteggiamenti improvvisi in dipendenza delle mutabili situazioni parlamentari, e di ripudiare senz'altro, e in prevenzione, quella meravigliosa formula ferriana del caso per caso , che, sotto l'ingenua parvenza della pi impeccabile delle tattiche approvare cio le leggi buone e respingere le cattive integrata dalla contro-tattica degli avvers'arii, che volerebbero con noi una legge cattiva per impedire, a nostro dispetto, il successo della buona; ci assicurerebbe meritata fama di insuperabile imvisione tecnica del lavoro,
<(

becillit politica. {Si ride).

E, al postutto, si tratta di un atto di fiducia nei criteri del Partito e del proletariato che sarebbe alquanto aristocratico n tenere in dispregio col vantaggio non solo di offrire qualche

((

maggior lume

all'azione del Gruppo, ma insieme di allargare un po' la responsabilit, di guisa che, ai futuri Congressi, il Partito, che oggi ha soltanto la parte comoda di giudicare e condannare,
trovi materia di riflessione nel fatto d'essere stato un pochino il consigliere ed il complice. Se anche allora avremo sbagliato, si sar, se non altro, sbagliato insieme il che non piccolo con-

forto. {Si ride).

Passando

al

ministeriabilismo -

Il

caso Bissolati.
rubrica

Ed anche dovr
sulla

intrattenermi,

in

ossequio alla

una nostra partecipazione al potere? In questo momento, una tale ipotesi si presta unicamente al sorriso... Ma c' il caso Bissolati, che di ieri, che pu rinascere domani. E Ciccotti ha d^tto che quel passo stato approvato ed
ipolesi
di

assolto dal

Gruppo parlamentare;

tanl' che s' incaricato

proprio


lui,
il...

199

nome
di
si
liilli,

colpevole, di parlare, in

sulla risoluzione

della crisi!

cos,

rivoluzionariamente,

scrive quella che la

storia di ieri!

Rettifichiamo nessuna assoluzione fu data, nessuna approvazione. Al contrario riprovazione e sconfessione, cortese, affettuosa, benevola finch volete ma aperta e senza equivoci. L'or: :

dine del giorno approvato fu proposto da me potete sempre riscontrarlo nell VI (;an7t.' e non lasciava dubbio in proposito.

avevo esercitato tutta l'influenza, di cui il possono essere capaci, per impedire che il fattaccio come, tra il serio e il faceto, lo si qualificava avesse pieno compimento. Gli argomenti logici non parve che persuadessero Bissolati dell'altezza e nobilt dei cui motivi nessuno ha certo mai sospetio

Personalmente,
e
<-<

ragionamento

l'amicizia congiunti

tato.

Ma io scrissi allora, e penso ancor oggi, che il ribrezzo del frak e della feluca, con cui Bissolati torse il canapo che gli servi all'evasione, non fu che il rivestimento esteriore, pi o meno adeguato, dietro a cui nascose il veto insuperabile, che gli imponeva, dal subcosciente del suo spirito, la ribellione del suo pi intimo sentimento socialista. Perch credo Bissolati tal uomo che, se avesse veramente e fermamente sentiio di compiere, col proprio sacrificio, opera utile alla causa proletaria, avrebbe in s trovato il coraggio di affrontare il ridicolo, e di vincere la ripugnanza, di indossare cento frak e di mettersi sul capo cento feluche. {Benissimo! Applausi vivissimi). Questo applauso la miglior consacrazione di queste mie parole. E conferma anche l'assurdit delle minacciate scomuniche alla sua persona. La scomunica non soltanto incivile e giacobina, ma anche poco seria, e, in fondo, attesta una fede assai tiepida
nel

principio

che

vorrebbe

difendere.

La fede

viva,

schietta,

sicura,

non pensa

a munirsi di anatemi; vi ricorre

quando comin-

stesso,

Un Partito come il nostro, eretico esso non pu temere le eresie; deve bens cimentarsi con esse, e trarne lume se esse gliene offrono, altrimenti vincerle colla persuasione. Ed poi ben singolare che si parli di scomuniche in
cia a dubitare di se stessa.

l'aspetto morale,

questo caso, quando, per casi ben altrimenti gravi anche sotto il Partito ebbe sempre, ed ha oggi ancora, una indulgenza cosi cristianamente illimitata... {Applausi a destra).

Ma

e perch,

allora,

si

incaricato Bissolati di

parlare pel

Gruppo?

200

Per pi motivi, uno almeno dei quali non dovrebbe parere strano a questo Congresso, che, pur disapprovando, nella sua grande maggioranza, l'atto di Bissolati, avete visto con che unadopo tutti quei misfatti che gli imputiamo nime cordialit accolse il suo primo presentarsi ed ogni sua parola, anche le pi aspre, anzi le pi aspre sopratutto... Agnini E il premio alla logica! {Applausi a sinistra). Turati La logica una dea troppo fredda per suscitare entusiasmi. E buon per te, caro Agnini, che, ministeriale poco tempo fa, sei oggi tanto mutato... {Applausi a destra). E il premio, dite piuttosto, all'adamantina insospettabilit morale dell'uomo. E questa doveva imporsi ai suoi colleghi del Gruppo, che temperavano cos la disapprovazione del passato con un incarico, che implicava una grande persistente fiducia. Ma vi era anche (separate, se vi riesce, la bont e la cattiveria negli atti dei vostri amici!), vi era anche, in quell'incarico dato in seguito e sulla base della disapprovazione dichiarata, che Bissolati, da buon milite disciplinato, accettava, e tanto pi avrebbe accettalo vi era anche, in quell'incarico, consentendo a parlare per noi come dire?... una specie di amichevole, ma pur raffinato aggravamento di pena. (Mi s'intenda con un grano di sale!).

Vi

fu poi

un

terzo e ben
di Bissolati

maggiore motivo;

e fu allora

appunto

dichiarato e convinse anche gli esitanti.

La chiamata
tica,

nienza di declinarla

era

pur concesso

il

un

fatto d'innegabile

dovere e la conveimportanza poli-

sopratutto in quanto connessa colla promessa e col proposito della riforma del suffragio. Il mandato a Bissolati di parlare pel

Gruppo, dopo quelle trattative, e sul programma del Governo, appariva il miglior modo per far s che quella parte del pro-

gramma

divenisse irrevocabile.
sia di ci,

caso di parlare di una nostra approvazione implicita al ministerialismo socialista. E, del resto, Bissolati al potere non and; il suo peccato rimase nelle sfere della semplice intenzione, da lui stesso repressa e praticamente sconfessata. E lecito supporre che egli stesso abbia sentito l'impossibilit politica e morale di assumere, come socialista, quella intima e continua soHdariet in tutta l'azione di difesa della classe antagonista al proletariato , di cui parla il nostro ordine del giorno; solidariet inseparabile dall'ufficio di ministro della borghesia, e tanto pi repugnante e incompatibile quando la designazione .al portafogli non sia data dalla forza e

Checch

non

il

dalla espressa volont del partito, nel confluire di circostanze sto-


riche eccezionali,
di

201

nel caso

ma

derivi

come

dal beneplacito

un monarca, dall'accorgimento di un ministro, dal capriccio o dall'arbitrio della congiuntura parlamentare... In circostanze cosiffatte, il socialista che va al Governo esce, senza ritorno possibile, dal Partito e dal socialismo. Egli non approda a quella riva come ambasciatore, innastando la bandiera bianca di un utile armistizio, ma si accampa fra le tende del campo nemico, ma diventa, suo malgrado, la cosa e lo strumento del nemico. Se il Partito non lo riprovasse, spiritualmente, virtualmente lo seguirebbe, ne dividerebbe le sorti. Chi rimarrebbe allora di qua del fiume, sulla riva proletaria? Ah! si, rimarreste voi rivoluzionarli... tanto pi che giammai sarete chiamati al Quirinale... {Ilarit a destra). Ma appunto questo rimanervi voi soli, che mi parrebbe la disgrazia pi grossa
pel proletariato!... {Ilarit a destra).

Voci DA SINISTRA Evviva allora la disgrazia! Sarebbe anche, ho gran timore, la disgrazia voTurati stra. Ma lasciamo andare! Il nostro ordine del giorno, dunque, parla chiaro. Senza la pretesa temeraria di prevenire e ipotecare tutte le possibili situa'.

zioni di

storica italiana

per la presente fase un avvenire remoto, esso esclude la possibiht di una partecipazione di socialisti a un Goche intendano continuare a essere considerati tali

verno borghese; partecipazione la quale, lo ripeto, per quell'intima e continua solidariet che essa implica coll'azione propriamente di classe della borghesia, non potrebbe concepirsi se non in momenti ed a fini precisi, quasi rivoluzionarli, oggi neppur prevedibili in Italia, e per la volont espressa del Partito e delle masse proletarie organizzate. {Rumori a sinistra). Eh! s. A ipotecare la storia nei secoli, confesso che il mio
socialismo non arriva. In altri paesi, pi avanzati del nostro, la partecipazione di socialisti al potere, ammessa dal Partito, pu
e non un essere il fatto di domani. In Belgio, Vandervelde per le transigente, non neppure un vero e proprio rifprmista

contingenze speciali dell'equilibrio dei partiti, possibile, probabile che dovr assoggettarsi domani alla soma ministeriale. Chi pu sapere la situazione che offrir l'Italia fra dieci, fra venti, fra

cinquanta anni? {Interruzioni, rumori a sinistra). L'ordine del giorno parla di fase storica . Se buona fede, non potrete supporvi dei sottintesi. Una voce a sinistra: No, un minestrone.

lo leggete in

202

L'imagine non tanto malvagia per un milanese. Turati Basta che sia un minestrone casalingo, semplice e sincero! E passiamo agli ultimi frammenti. Veniamo alla Tripolitania e alla riforma del suffragio...

Contro

il

ministero dell'impresa africana.


Tripoli era necessario, e lo procla-

Dunque

anche prima

di

mammo,

reagire alla consuetudine ministerialista. Dopo Tripoli, non reagire sarebbe il suicidio del Partito. Dimostrarlo? Si dimostra l'evidenza? Chi ci domanda che questo si dimostri, il socialismo, debbo credere, non ha mai saputo

dove stesse
lito

di casa.

Prenderemo
stile

sul serio la

fatalit storica

invocata, con inso-

victorhughiano, dall'on. Giolitti al banchetto di Torino? Quando, in settembre, al convegno di Bologna, io insistetti perch nel deliberato rimanesse la parola tradimento , io pensia pure per un fine savo a una vera e volontaria lacerazione del programma di democrazia da parte del creduto necessario

Governo.
Se,

come

ministeriali

propendono a

far credere, la fatalit

tradimento fu delle cose e non delle nel senso dell'opposizione recisa e nepersone, le conseguenze cessaria sarebbero anche pi gravi. Non si tratterebbe pi di un accidente, e quindi di una opposizione ugualmente accidentale. La supposta inevitabilit dell'accaduto significherebbe che, in nessun caso, in nessun tempo, pu riporsi una qualsiasi fiducia, neppure transitoria, in un Governo borghese, per quanto democratico. L'intransigenza sistematica rialzerebbe in Borsa le sue azioni. La incauta difesa del Governo coinciderebbe in realt colla negazione inflessibile di Lerda e di Lazzari. E a questo riesce per l'appunto, mi sembra, la tesi di Berenini, anche pel quale la politica estera, in sostanza, non la fanno i Governi, bens la divina provvidenza, o il fato inesorabile. Per turco che mi si dipinga, io non so essere mussulmano fino a questo segno. Per me, nessuna fatalit, n storica n mitologica, creer mai un alibi all'on. Di San Giuliano, per aver scritto queW ultimatum, monumento di ipocrisia cinicamente selvaggia, che ci disonora dinnanzi a tutti i popoli civili {Applausi vivissimi e generali, fuorch nel gruppetto attorno a Serrati).
storica sussiste,
se
il

<(

Modigliani
destra).

2oa

perch

non applaudite laggi?! {Bene!,

Voci E del brigantaggio! Turati La storia coloniale di tutte le nazioni sempre, pi o meno, del brigantaggio. Ma anche il brigantaggio coloniale suscettibile di gradazioni. Pu essere pi o meno permeato di
:

civilt.

Questo nostro brigantaggio senza miscela. Coll'aggravanle di essere perfettamente infruttuoso; di rivolgersi, prima e sopratulto, contro gli interessi del nostro stesso paese. Anche qui, a questo proposito, le obiezioni, che ci fanno le
estreme, coincidono in modo singolare. A una voce, deBerenini pretendono di coglierci in. contraddizione coi principii, perch asseriamo che la conquista della Libia anche per questo detestabile che, in ogni caso, non darebbe all'Italia che un immenso inutile oceano di mortifera arena. Ah! se invece, la nuova colonia essi hanno l'aria di dire fosse un ghiotto bocconcino, una terra ricca di pepite aurifere, la vostra opposizione al Governo si placherebbe! . Non si placherebbe. Ma troveremmo che il brigantaggio sarebbe meno stupido. La cosa vi sembra tanto strana?! {Interru-

due

ali

cotti

zioni).

del

Noi non abbiamo alcun bisogno

di fronte a

questa impresa

di affrontare in astratto la questione generale del colonialismo.

Potremmo

essere abbastanza marxisti

dico a voi,

compagni

rivoluzionarii, che vi atteggiate cos spesso a soli interpreti fedeli

per riconoscere nella conquista di colonie grande maestro una odiosa, ma fatale necessit dello sviluppo del capitalismo; svi-

luppo che il presupposto dell'avvento del socialismo. Non perci consentiremmo nei concetti del vostro propinquo Arturo Labriola, se non andavamo og^i in Tripolitania, avete letto? pel quale

saremmo

stati degli imbecilli! Anzitutto, v'han nazioni e nazioni

e l'Italia

non
e

ancora paese
vi

da dovere permettersi lussi di questo genere. Poi,


gi detto, colonie e colonie. E, infine, vi
la

hanno, l'ho

modo

modo anche per

conquista. Altro il caso di un paese ricco, saturo di prodotti, penetrato in una terra coloniale coi traffici, col lavoro, col capitale, colle opere della civilt, e che, un giorno, colla violenza di un colpo di mano, converte in dominio politico quello che era gi in qualche altro quello dell'Italia premodo il suo possesso economico .snidare la barbarie e il medioevo ancora a riescila sente, che, non

da tanta parte

di s,

povera

di iniziative e di capitali,

pretende di

204

recare la civilt, e si dispone a profondere tesori, in una terra sterminata, dove tutto assicura che, per un tempo indefinito, forse per sempre, n i suoi commerci, n la sua emigrazione lavoratrice troveranno ospitalit, e soltanto il militarismo, il funzionarismo, l'affarismo a spese dello Stato cercheranno, a spese di noi tutti,

cuccagna. E mi sorprende che uno studioso della forza e della coscienza coll'espansione dell'industrialismo di Bonomi possa connettere questo gesto di boria nazionalista e di malaccorta pirateria!
la

L' obbiezione del suffragio universale.

Ma

su questo egli e

suoi amici forse

non

insistono. Altro

il

loro cavallo di battaglia.

Checch

sia dell'impresa per s, v'


:

una

essi dicono, di risparmiare il Ministero la promessa, l'impegno preso del suffragio universale. L'ordine del giorno, che vi proponiamo, risponde nettamente anche a siffatta obiezione. che viceversa, nel proRisponde che il suffragio universale getto Giolitti, non affatto universale, ma un suffragio popolare allargato ha certo un valore inestimabile pel proletariato, e rimane una delle nostre maggiori rivendicazioni. Non cosi per da farcene un feticcio, un nume, a cui ogni altra cosa debba darsi

ragione,

in olocausto.

La riforma

del suffragio

non corre oggi alcun


al Ministero.

pericolo,
il

pel

fatto della nostra

opposizione

questo

mio con-

vincimento. Se un pericolo corresse, saremmo pronti alla difesa. Ma pur nella dannata ipotesi che dovesse subire un ritardo e non potrebbe essere che breve, perch questioni come questa, una volta poste, nessun Governo e nessun Parlamento le potrebbe pi soffocare il rilardo non sarebbe tale una disgrazia... Voci: No, no! Turati Non sarebbe (lasciatemi finire) tale un disastro, che dovessimo, ad evitarlo, rinunciare a tutte le nostre idealit, alla nostra fisionomia di partito, confondendoci nel gregge nazionalista che sorregge questo Ministero. Perch, badate; e non soltanto il mio pensiero, ma dello stesso Modigliani ,che fu, in questo argomento, il precursore di Salvemini. {Interruzioni .di Modigliani. Si ride). L'allargamento

ma non , oggi, una conquista socialistar e proletaria. Il valore di ogni riforma sempre proporzionale allo sforzo che essa costata. Il suffragio
del suffragio fu da noi richiesto e propugnato,


sanatoria
al

205

dopo il 2 dicembre, rec la colpo di Sialo. Questo allargamento del suffragio dunque, per noi, pi che un immedialo benefzio, un campo aperto al nostro lavoro di dissodamento e di fecondazione prouniversale, largito da Napoleone III

gressiva.

Ma

che cosa potr dare immediatamente,

anche

il

suffragio

universale, alle plebi esinanite da nuovi salassi inevitabili, per le

spese militari crescenti, per le complicazioni internazionali, per lo sperpero di ricchezza che deriveranno al paese dalla nuova sterile colonia?

La

teoria del

"

fatto

compiuto

L* imperialismo col contagoccie.

Ma

l'amico

Bonomi
un

si

affida

un'altra

d'Africa, egli dice,

fatto

compiuto.
salvarlo,

tarlo e contenerne gli effetti disastrosi.

L'impresa rimane che accetPer questo non dobbiamo


trincea.

Non

ci

abbandonare

il

Governo,

ma

anzi,

dalle pressioni incal-

zanti dell'imperialismo.
lui, questo Governo, che volle l'impresa, che vi nazione e ne soppresse la rappresentanza politica, sarebbe in qualche modo... un Governo antiimperialista! Non mi fermo sulla teoria della necessaria accettazione del fatto compiuto. Quel che valga, sotto l'aspetto morale, ciascuno pu giudicare. Sotto l'aspetto politico, essa sopprime ogni sanzione, quindi ogni inuflenza di partilo. Se il Governo possa credere che il Partito socialista, che il proletariato, che la nazione, gli perdoneranno qualsiasi malefatta per la sola ragione ch'essa sar falla, il dispotismo e l'arbitrio non avranno pi freni. Quanto maggiore l'audacia, tanto sar pi certa l'immunit. Cotesta teorica dunque l'abdicazione dei partili.

Cosicch, per
la

impegn

Ed poi utile, e, se utile, possibile, limitare la conquista, come il Bonomi vagheggia, somministrare l'imperialismo col coniagoccie?
Qui, o m'inganno, del bel discorso di Bonomi, la seconda met confuta e distrugge la prima -^ e viceversa. Nella prima, egli so-

stenne

siete riformisti,
lo d,
si

verno ve

vuole o non
di Tripoli.

volete il suffragio allargato, questo Godunque dovete rimanere ministeriali; una cosa o si vuole. Ma si guarda bene da applicare lo slesso
nella

spirito ultraconsequenziario,

seconda parte,

alla

questione

Trova che non

si

pu essere

riformisti e suffragisti a


mezzo; ma,
possibile
!

206

o nulla

in

Africa,

al

<(

tutto

sostituisce

il

meno

Imagino che anche per le imprese coloniali valga la logica che le quali o si fanno o non si fanno. le accademie socialisti, dobbiamo dire: non si fanno. Non si va come E noi, quando ripeliamo l'argomento volgare, deserto, il colonizzare a non si riesce, anzi non si comincia, a bonificare comiziaiuolo! la spopolata Sardegna. (Applausi). Sarebbe un errore colonizzare la Sardegna; vai PoDRECCA in Sardegna e vedrai! Vai nel Fezzan, e vedrai anche tu! E, ad ogni modo, Turati
vale per
:

oltre la

Sardegna,

la

Basihcata,

la

Calabria...

tre

quarti del

popolo italiano! E infine crediamo proprio che sia bene sforzarci di limitare l'impresa ai minimi termini? E, ancora, soltanto la opposizione se ottenerlo possibile la pi energica otterrebbe questo

risultato.

L'acquiescenza, l'indulgenza, la connivenza

no

di sicuro!

altrimenti dite che l'impresa, per voi,

non

cos cattiva

come

a noi pare...

PoDRECCA Lo ha detto Morgari nell'/lfanfi.' Turati Ti risponder da Calcutta! Ma, allora, la questione un'altra. E allora non parliamo pi di limitarla e di ridurla ai minimi termini...

Contraddanza

politica.

Vi infine un'ultima
gia,

tesi.

Distinguiamo

si

dice

ci

la

que-

stione coloniale, dalla politica interna. Perch la prima

danneg-

non questo un buon motivo per aumentare il nostro danno, compromettendo le riforme che ci hanno promesso . Praticamente un bellissimo discorso alla Camera contro Tri:

poli,
i

e votare contro
resto.
il

il

Ministero... che raccoglier 400 voti contro

nostri trenta. Poi, partita chiusa.


il

si

torna col Ministero... per

tutto

Per

loggione...

pu bastare.

fischiati anche dal loggione. Perch vi sono, anche in politica, delle necessit morali, delle necessit estetiche, aggiungerei. Perch, se la nostra protesta contro un fatto

Io dico che

saremmo

cos grave stata sincera, se

nunciamo

il

tradimento ed

il

disastro... oh!

non facciamo l'istrione quando decome mai, senza demo-


lire

207

noi stessi come partito ,il giorno dopo aneleremo a braccetto cogli autori del disastro e del tradimento? Per il partito socialista, oggi, di fronte al Ministero, non possibile che l'opposizione, l'opposizione pi recisa, pi energica,

senza quartiere.
"....Non sistematicamente.

Ma

la

parola finale dell'ordine del giorno apre uno spiraglio

alla fellonia!

In guardia, dunque, o compagni!

Che cosa
Lazzari

significa l'impegno di

non sostenere

il

Gabinetto

si.sfe-

maticamente?

Turati
si

E caso per caso. Dice Lazzari: caso


il
il

per caso. Ci significa che


affatto.

pu parlare due ore

non intenderci
:

caso per caso. l'opposto del caso per caso. Il caso per caso si esplica cos questa legge buona, la voto; questa cattiva, la respingo. Mi regolo giorno per giorno, ora per ora; dell'indirizzo non mi preoccupo; al domani non penso. Come il bimbo, e come il selvaggio. Sopratutto come lo scemo. opposizione al MiniL'ordine del giorno, al contrario, dice E la opposizione sul serio. stero. Energica, continua, decisa medesima cosa? Ma allora il sistematicamente che ci sta a fare? Ci sta a dire

il
:

Non

pur passando alla opposizione, i nostri deputati non saranno non saranno quei cinesi di porcellana che fanno eternamente di no. Nelle complicate insidie della battaglia parlamentare, avranno facolt di distinguere, di manovrare. se lo creE cos, se il voto verr sul monopolio, potranno votare pel s. Potranno difendere e votare l'allargaderanno mento del suffragio. Non li impedir la circostanza che la proposta sia del Ministero. Se questi ponga la fiducia sul voto, dichiareranno di dare il voto e di negare la fiducia. E altri casi ponno figurarsi. Magari che si tratti di allargare la conquista africana, di precipitarvisi a capofitto, oppure di andarvi con giudizio. E non diranno di no al giudizio, soltanto perch ad invocarlo fosse
che,

fantocci;

il

Ministero.

dei quali, se mai, Ma, all'infuori di questi casi eccezionali opposizione, opposizione, vorr essere daranno conto ai Partito

opposizione!

chiaro, finalmente?!

208

Sicut in principio

Tale

il

nostro ordine del giorno.


di sanzionare.

Tali

le

direttive

che

vi

proponiamo

Abbiamo cercato di eliminare ogni equivoco; di essere sinceri e precisi; anche a costo di mortificare il nostro amor proprio; anche a costo di essere tacciati di prolissit.
Ma, dopo
ci,

e per concludere, io

me
che

stesso e riallacciarmi all'esordio


si

non saprei che tornare su come il serpe simbolico

morde

la

coda.

Abbasso dunque il ministerialismo! Niente socialisti al potere! Guerra all'imperialismo! Opposizione decisa al Ministero! Tutti eccellenti propositi ma che in tanto valgono, in quanto

esiste la coscienza, la forza, la operosit del Partito; e in


la forza del Partito si riversa nelle

quanto
in-

masse

e diventa energia,

telligenza,

valore,
di
ci,

solidariet proletaria.

Senza

rivoluzionarismo,

riformismo,

destra,

sinistra,

ministerialismo, opposizione, collaborazione, lotta di classe, sono fiato di voce al vento. Al disopra della tattica, delle tendenze, dei

Gruppi,
scitare.
Il

c'

l'Italia

proletaria da redimere,

c'

l'esercito

da su-

primo,

il

maggior compito

questo! {Benissimo!

Bravo! Ap-

plausi vivissimi a destra ed al centro).

Per r anima
{discoreo tenuto
il

socialista del riformismo

9 luglio 1912 al Congresso di Reggio Emilia)

Confessioni e rammarichi.

Turati. (Applausi). M'ero inscritto per una semplice dichiarazione di volo. La vicenda delle inscrizioni, se ha anticipato la mia

dar qualche maggior agio alla mia parola, non muter natura del discorso, che vorrebbe rimanere dichiarazione di voto. A dispetto della tessera formale dei nostri lavori, io sentii come voi che, anche stavolta, tutti i temi del Congresso si sono come concentrati in uno solo: ed questo che discutiamo. Tacere bu esso sarebbe esularsi dal Congresso. Parlare mi doveva essere, e mi personalmente increscioso. In un simile dibattito, le parti vorrei dire di forza, di accusavolta, se
la

non dir ai pi giovani, ma ai meno anziani nel Partito; non si addicono a chi, come me, si senta legato da tante solidariet con le cose e con gli uomini che si tratta di giudicare. Allora non facile essere del tutto sereni.
tori e di difensori, spettano,

Quando un cruccio personale ci ingombra, quando si partecipa a quello stato d'animo per cui (raccolgo l'amichevole indiscrezione di Modigliani) possibile che una donna a me carissima,,
cara a molti di voi, che non trepid davanti ai tribunali di guerra, pianga lagrime vere al pensiero della separazione, che sembra fatale, da compagni antichi e provati; quando si deve, col sorriso forzato, dissimulare il singhiozzo...; allora non si sta in prima linea, allora non si ha il diritto di porre i proprii affetti, proprii ricordi, i proprii personali sdegni o rammarichi, sulla bilancia delle deliberazioni di un Congresso. Infine, il mio punto di vista, nell'odierno dissidio, mollo me l'auguro personale. Pu darsi che esso interpreti qualcosa che, se frugate, nascosto nel cuore di molti... chi lo sa?
i

Tubati

La

via maestre del socialismo.

14

210

pecco forse di orgoglio?... fors'anco della maggioranza di voi. Certo non espresso, n sarebbe facile, esppimerlo, in un ordine del giorno per la votazione. Modigliani vi disse delle mie lunghe perplessit. Quelle lunghe chiamiamole pure cos perplessit durano sempre. Son esse che mi tolsero di associarmi all'applauso nutrito, con cui gli amici coronarono il suo magnifico discorso, del quale pure accettavo tutte le premesse.

Contro

minacciati ostracismi

Il

diritto dell* eresia.

dalla prima espulsioni!

In questo, almeno non fui n sono perplesso. Dissi e scrissi, ora Per me, niente espulsioni, n eufemismi di
:

<(

E non

gi per vago sentimento di fraternit ad ogni costo;

Bissolati stesso, in questa disputa, ci

impar come

si

debba non

essere sentimentali. N pel motivo che adduceva Pietro Chiesa, cui pare, per me, a grandissimo torto che l'espulsione di qualcuno sarebbe l'espulsione del riformismo. Se il metodo in s fosse buono, dovrebbe esserne, al contrario, la rivendicazione e la salvezza.

Ma io penso che qualunque ostracismo di persone oggi, e per questo dissidio sia inutile, sia equivoco, sia pericoloso. Inutile '.perch, se altri si posto, con le dichiarazioni sue e (con gli atti pienamente riaffermati, e se tiene a rimanere, risolutamente fuori delle direttive del Partito, l'espulisione non che un odioso pleonasmo. Avremmo l'aria di scacciare degli assenti, di

infierire contro gli esuli.

Equivoco

e pericoloso.

La motivazione non pu
:

essere chiara

noi non perseguiamo e sincera, e avr del settario. Si ripete idee o persone, colpiamo atti concreti. Senonch, lo riconosceva nella sua equanimit lo stesso Modigliani, gli atti, se non si con-

nettono a un sistema di pensiero politico, non sono che scusabili errori. A traverso l'atto, la sentenza colpisce dunque l'idea. Noi non siamo una chiesa, n questo un concilio ecumenico. Eretici e ribelli, conosciamo il valore delle eresie, il loro possibile domani, e dobbiamo ammetterle in franchigia anche dentro il Partito. Quel che esse involgano di errore si chiarisce col ragiooamento, si sconfgge colla discussione; pi ancora, si corregge col lavoro d'ogni giorno, che controllo e sperimento assiduo,
giustiziero inesorabile di tutti gli errori,
tutte le illusioni.
di
tutti

gli

eccessi,

di


K
diceva bene Zibordi
:

211

si

dove

lavoi-a
le

sul sei'iu,

dove
si

esiste

perci un vero proletariato socialista,

espulsioni non

conce-

piscono neppure; non si espelle il proletariato dal socialismo. Dove il lavoro di individui, e la massa assiste passiva, e insomma non esiste -vero e proprio partito, quivi concepibile il rogo: ma da esso l'eresia non si incenerisce; spesso si feconda.

Discriminazioni doverose.

Questo equivoco per non sarebbe


In coscienza
cosi

il

solo n

il

la

posizione dei diversi imputati


in
di

vi

par essa cosi uguale da accomunarsi

maggiore. chiamiamoli un verdetto?

Io veggo tale differenza di pensiero,

atteggiamenti, che, a

non voler fare una giustizia sommaria, ci converrebbe istituire una serie di processi, trasformare il Congresso in un vero e proprio Tribunale. Quanti giudici, allora, non dovrebbero collocarsi accanto agli accusati? Ripensate il discorso di Cabrini. Che ebbe di comune con altre autodifese qui pronunciate? Cabrini fu solidale negli atti, a un dato momento, con Bissolati e con Bonomi; n certo, tradotto a questa sbarra, ne rinnegherebbe la compagnia. Ma in che cosa, fuor di queiristante, la sua azione di vent'anni merit le vostre censure? forse qui parlando, teorizz egli il destrismo?. In sostanza egli ci ha detto tutto il mio lavoro fu .sempre il vostro lavoro. Avr errato, ma il mio animo fu e rimase socialista, del vostro stesso socialismo. E la verit. Propagandista infaticabile; deputato, dei pochissimi che non tengano il mandato a ufo; se molti gli somigliassero torno al mio chiodo questi dissidii neppure nascerebbero. (Approvazioni); il contatto mantenuto colle masse fonderebbe i'azione dei singoli in quella del Partito. Ma si detto che una sotto-feluca si librasse anche sul suo capo. Mera leggenda, a quel ch'io so; ma egli non ha protestato; al muro, dunque anche lui! E Podrecca? Noi possiamo sorridere della sua teoria facilona, circa i favori da chiedere ai Ministeri amici, e della ingenuit con la quale la espose. Ma il suo caso, convenitene, del tutto particolare. A lui si imputa un certo suo concetto, che forse non il nostro, sulle imprese coloniali e sull'Africa. E qui almeno ammet-

terete che la

scomunica maggiore colpii^ebbe un'idea.


Il

212

pi grave degli equivoci

Quale

la

legge ? - Doye

il

giudice ?

lo accennava con altre parole anche Pietro gran lunga il pi grave. Chi qua dentro, veramente, ha potest di giudicare'^ Chi si sente cosi mondo da scagliare la prima pietra? Io dico non certo il Partilo. Vi caso di ricusazione quasi universale. Rischier di sembrarvi un vecchio brontolone. Ma sono anni che vado ricantando come, assai pi che leticare di tendenze in astratto, gioverebbe metterle alla prova converrebbe organizzare

Un

terzo equivoco

Chiesa.

di

il

lavoro dentro E, a Milano,


Ciotti,

il

Partito.

amico
parte,

mi sembrava di aver\'i persuasi. Che avvenuto, mio ordine del giorno, acclamato, in questa pi che approvato, che impegnava la Direzione a stimolare
di quel

e controllare il lavoro delle sezioni, a diramare questionarli, a esigere rendiconti periodici, da servire poi di titolo per intervenire e pesare nei futuri Congressi? Perch, infine, chi s'impanca

Minosse dovrebbe almeno dimostrare di avere, esso, voluto e saputo fare qualchecosa. E un Partito che si limiti al comodo ufficio di giudice del campo quando dovrebb'essere un protagonista del duello poco affida del discernimento anche del suo
a

pollice verso.

stesse

noi cento volte nei Congressi ponemmo e risolvemmo le questioni: ministerialismo, ministeriabilismo o viceversa; rivoluzione e riformismo; collaborazione e intransigenza; e cosi

Or

Tutto questo sempre in astratto, per assiomi e per i fatti, ma le circostanze^ ma i problemi concreti, le specifiche finalit, ma la realt viva, solo nella quale i princ'ipii si saggiano e le soluzioni hanno un valore (almeno per noi, che non possediamo le beate verit, semplici, assolute, immutadi seguito.

a priori.

Ma

bili,

dei

compagni
si

rivoluzionari);

ma

le

analisi

quali soltanto

cur

il

ricava una sintesi sensata, Partito Socialista italiano?


utili?

insomma, quando mai

dalle

se ne

la questione delle Coopeche limiti? Si parl oltrech dei benefizi dei pericoli che annidalo, delle forze che disperdono, degli istinti piccolo-borghesi che educano, delle contraddizioni a cui ci espongono, del ministerialismo forzato a cui condannano talvolta gli organizzatori; degli interessi di categoria che fanno prevalere;

Si proponeva (un esempio fra cento)

rative.

Sono

come?

in

dell'antitesi del

Nord

Sud

(ricordate Salvemini), e cos via.

Si

stampavano Relazioni

in vario senso...

a discutere questo e ogni altro

Oual Congresso riuscito simile problema concreto?

213

"....massa che

si

muove

col vento

",

Or
nale,

finch su cotesti problemi regner l'incertezza,


letterario, starei

le

nostre

distinzioni verbali di tendenze

non avranno che un valore nomi-

per dire coreografico. Di qui lo strano fementre a Modena non son che pochi mesi, la prevalenza era di gran lunga riformista, oggi, e nessun fatto intervenne che mutasse la situazione politica forse perch da una parte si fatta, e non dall'altra, una certa propaganda a solo scopo di Congresso, le proporzioni si annunziano

nomeno, ad esempio,

che,

completamente invertite. E una massa che si muove col vento; ogni altro anno, ogni nuovo Congresso pu serbarci simili ed opposte sorprese, perch
tfutto

alla superfcie.

Ma
divisi
i

nel fondo? Nel fondo, oggi,

siamo

tutti

un po'

destri e

po' sinistri, riformisti e rivoluzionarii coll'occasione e

un non meno
facili,

rivoluzionarii dei riformisti; gli scambii sono tanto

che stamane
fatto di

udimmo

Agnini,

rivoluzionario,

un'osservazione

di Chiesa, forse

un po' ad hominem, rimbeccargli che altro (in manica larga) l'azione economica, altro l'azione politica una contrapposizione veramente troppo riformista anche per un
:

riformista, che soltanto ricordasse di esser socialista (Applausi); e nella pratica quotidiana, a malgrado de' bei gesti, vediamo tanti di voi rivoluzionarii lo noto sinceramente a tutto vostro elogio per quel senso di responsabilit che voi pure possedete, piegarsi a tutti quanti gli adattamenti e le transazioni delle per-

sone serie ed oneste. (Commenti).

Ed

allora?

Se

il

Partilo cos una nebulosa,


il

se la coagula-

zione cosi lenta, se

pi largo suffragio)
criterii,

domani (pensate alle sorprese possibili del potr mutare tante cose, d'onde trarremo i
piut-

la

tosto

non parr che designiamo

competenza, l'autorit per sentenziare anatemi? l'innocente in qualcuno

capro

espiatorio dei peccati di tutti?

Lo sdrucciolo

pi pericoloso.

Certo, v' qualcosa di non fortuito n superficiale che, in questi

ultimi tempi, oi ha accostato ai rivoluzionarii (adotto la nomenclatura tradizionale); e i compagni di destra hanno perfino gusto a farvi dell'ironia. C' la reazione necessaria agli errori e

agli eccessi,
ai

214

un

tralignamenti, coi quali essi compromettevano indella vita nazionale,


di fronte all'imperia-

sieme

le sorti

del riformismo e quelle del Partito. C' che, in

momento come questo

lismo, al nazionalismo soverchianli, noi

sentimmo e vedemmo ben quella delle chiaro che, fra le due tendenze estreme ed opposte acquiescenze sistematiche e del cronico quanto, oggi, infecondo collaborazionismo governativo, e l'altra che, sia pure con eccessivo esclusivismo, vuole agitare le masse, e poggiare sul proletariato, non soltanto a parole, e farne la gran forza redentrice e il pericolo maggiore, rinnovatrice a dispetto dei minori dissensi di programma e di tattica, era di l, non di qua. E, se noi pure, in passato, si potuto troppo inoltrarci sulsentimmo" che sono degli uomini virili le resipiscenze l'altra via tempestive, oneste e sincere, e l'intendere quando ci si debba

scostare da una data linea,

quando

ritornarvi {Vivi applausi), an-

zich impuntarsi per malinteso 'amor proprio (bene!). Eh! s; anche di amor proprio ce n' varie specie; io preferisco, ad esempio,

aver ragione ammettendo un mio torto, che aver torto in sempiterno per sostenere che ebbi sempre ragione.

Facciamo dunque
di

di trar partito dalle esperienze,

un

po' tutti;

affermare una maggioranza omogenea su una direttiva concreta. Un partito come il nostro, in un tempo come il nostro, vuol essere un partito di autorevisione permanente. Le minoranze, disciplinate, solerti, avranno poi le rivincite che avran saputo meritare.
precisarci
a

noi stessi; di

Per

1'

unit del partito.

Ma

noin

scindiamo

il

Partito;

non scindiamolo su una queal

stione che,
principii,

come

fatto,

appartiene

passato;

come dissenso

di

poggia su astrazioni mal definite, pascolo degno di accademici, non di un Partito che abbia a cuore, sopra un'altra icosa, la difesa, la forza, la compattezza proletaria. Le scomuniche, vecchia arma di inquisizione cattolica, solo a questo possono approdare a consacrare, in qualche modo, a munire di una apparente artificiosa legittimit, contro e .accanto al Partito, al formarsi di altro Partito, che Irascinerebbe con s molti sentimentalismi in buona fede e molti interessi; e neppure ci darebbe una epurazione sincera e definitiva. Con l'equivoco non si sana l'equivoco. Gli ipocriti, meno coraggiosi pencoleranno fra i due Gruppi, strologando quale prevarr. Fors 'anche
:

215

al

ci

dilanieremo a

\iceicla.

sar tutta acqua portata


si

mulino

dalla borghesia.

Se

v'

alcuno che tra noi


Il

senta troppo a disagio, affare

della sua coscienza.

distacco individuale

pu

costarci qualche

rammarico. Sentenzialo da noi, provocherebbe solidariet inopinate e ci costerebbe un rimorso. Ci che preme non scindere il Partito, ma rafforzarne l'azione. Un incidente Bissolati, Bonomi, o di qualsivoglia altro nome, in tanto si gonfia e minaccia una crisi, in quanto l'azione della massa debole, assente, passiva. Se no, occuperebbe una seduta della direzione del Partito, che approva o sconfessa; e il Partito pa.ssa
oltre,

imperturbato.
il

Gruppo parlamentare. Questo una pattuglia serrata, sempre vigile e pronta all'attacco ed all'azione comune. Dissensi che, nella molteplice e diffusa attivit del Partito, si notano appena, e possono anche talvolta accendere dispute ed emulazioni proficue, nel creano ben tosto la Gruppo si visto in occasioni recenti paralisi; e, se gravi e permanenti, non v' taumaturgia di disci-

Altro

caso,

debbo

dirlo, del

meglio, dovrebb'essere

plina che vi ripari.

Ma non affatto necessario che una crisi del Gruppo si ripercuota nel Partito, sopratutto quando questo viva di sua propria vita. Nell'ambito breve del Gruppo, dove nata una crisi, pu risolversi in molti pi modi.
Al cuore della questione

Schermaglie non degne.

cuore della questione. poich sono questi, l'uno l'ideologo, l'altro il politico d'azione, che incarnano il dissidio culmina nel voler dimostrarci che essi son noi (intendo noi riformisti), che noi siamo altri. Essi riformisti conseguenti, noi riforal

E vengo al centro ed Lo sforzo di Bonomi

e Bissolati

misti a met, riformisti pentiti.

Dovremmo

ravvederci e seguirli,

per non disdire e menomare noi stessi. Or qui io debbo rimproverare ad entrambi di aver ecceduto quei limiti, che il rispetto di se stessi e del tema impone in ogni polemica. Voi potevate esaltare il vostro punto di vista, dimostrarci che siete i soli conseguenti, che siete il sale della terra,

che fuori del vostro sistema non salute; noi vi avremmo, come sempre, ascoltati, e tentato di confutarvi, con rispetto ed affetto.

216

Certo, gli applausi prodigativi, quante volte vi piacque di sferzarci senza riguardo, debbono avervi viziato.

Ma
mani?

il

diritto di erigersi a nostri giudici morali;


si fa
il

che da noi

zioni nel Partito


(Ilarit)

di insinuare trucco rivoluzionario per non perdere le posiquelle splendide posizioni che vi avremo do-

il

diritto di prestarci,

come ha

fatto

Bonomi,

questo discorso che non si deve troppo denudare l'essenza intima del riformismo, ossia, in istile povero, che conviene camufcome stamane farci per imbrogliare la gente; di soggiungere che ((vi separate da noi con orgoglio, conchiudeva Bissolati perch noi facciamo getto della nostra dignit e coerenza politica; ebbene, questo diritto, noi non ve lo riconosciamo. Ci conosciamo troppo davvicino, fummo accanto a voi in troppe lotte, affrontammo come voi, con eguale passione e sincerit, troppe collere e troppi dolori, per non respingere un giudizio sul conto nostro, che indegno del socialismo e dei socialisti.

(Applausi).

Le incoerenze
Voi, dunque,
do,

sofismi dei

destri

soli logici.

Dimenticate che nulla pi assurdo


stile.

di certa logica, spinta alle estreme conseguenze. Tanto pi quan-

anch'essa

si

permette certi strani mutamenti di

Io

ri-

cordo Bissolati provocare un'ovazione nel

Congresso

di

Modena

quando, con una delle imagini alpinistiche a lui care, ci diceva che, chiamato al Quirinale per l'offerta d'un portafoglio e risoluto ad andarvi, si guard bene di chiedere il parere di alcuno, di quando ci disse egli comunque impegnare il Partito, perch oltremodo uno, su un ghiacciaio, vuol giocarsi la pelle in un passo diffcile, deve prima recidere la corda che lo lega alla comitiva; deve avventurarsi da solo. Ma che voi, oggi, vorreste riannodare la corda, perch, se. si fosse almeno in compagnia... il crepaccio ha da ingoiarvi, Tanto ci tenete alla corda, che arrivate a fantasticare che

allora noi vi

abbiamo approvati. Voi sapete che non . Bissolati deve ricordare quanto allora

facemmo per dissuaderlo. L'ordine del giorno poi votato dal Gruppo suonava sconfessione aperta e decisa. E si sar fatto bene o male (gi mi diffusi su questo al Congresso di Modena) commettendo allora a Bissolati il mandato di parlare pel Gruppo; ma

ben certo che quel mandato, se era reso possibile dalla stima

217

personale per l'uomo, e se aveva anche il fine politico di assodare sempre pi la promessa, falla al Bissolali, della riforma elettorale, non solo non implicava approvazione del suo allo, ma intendeva a renderlo partecipe della sconfessione.
colo

Anche fu allora ch'io scrissi, nella Critica Sociale, quell'artiDura salita (forse qualcuno ricorda), che richiamava le ra:

gioni per
stato

le

quali,

di fronte al Partilo,

quel suo passo sarebbe

un irreparabile errore, ci avrebbe slaccati dalle masse, abbandonandole a se stesse e ai loro e nostri nemici. Bissolali mi diceva, col suo buon sorriso fraterno, allora, ch'io l'avevo quasi
convinto, che forse avevo ragione...

N, del resto, era concepibile altro atteggiamento, mentre, qualche mese innanzi, s'era approvata a Milano la Relazione del Treves, per la quale il minisleriabilismo sociaHsta veniva dichiarato assurdo ed impossibile per tutta quest'epoca storica. A Modena, poco di poi, ci ripetevamo. Che voi, oggi, della amicizia cordiale, che tolse a quel dissenso ogni aspreziza, vi facciate arma a nostro danno, via, non bello moralmente da parte vostra! Fra le parecchie affermazioni che stamani Bissolali ci disse con la rude sua sincerit, una sopra tutte notevole. Confess che fu una debolezza la sua, d'essersi pentito, di aver respinto il portafogli. E allora, se il mio fu un inganno, di supporre che, nella dura salila, fosse il socialismo annidato dentro il suo cuore, che insorse e che lo trattenne; se davvero egli ad altro non cedette che al terrore del frak e del cerimoniale di Corte; giusto il suo rimpianto ed io me gli associo. Meglio se avesse accettalo. La corda era davvero spezzata, e ogni questione sepoltil Non vi lecito dunque perch, nella nostra concezione dell'evoluzione storica, la parola 77jaf non ricorre fiequente, e perch teoricamente, astrattamente, possiamo anche ammettere che, a un dato svolto della storia, per ora imprevedibile, a un momento (non scordate questo) rivoluzionario o quasi, sia conce-

pibile

non di singoli partecipazione del partito socialista compagni, a loro arbitrio nel potere borghese in trasformala

per dare, colle forze proletarie, un buon colpo di spalla non vi lecito arzigogolare che dunque questione di momento, di apprezzamento, che in fondo siam d'accon voi che ammettete, che ammetteste, cotesta cordo con voi partecipazione in condizioni affatto opposte, quando avrebbe soltanto sacrificalo degli uomini, allontanale o^deluse le masse, rinzione,
agli avvenimenti;

forzati gli avversarli.

218

Le mosche cocchiere del suffragio universale, e un meno peggio, usuraio.


Questione
e qui
si

di

momento,
decisivi?

di apprezzamento...

trattava di epoche storiche!

Ma

in politica

il

momento, l'apprezza-

mento non sono

Siamo

noi dei metafisici, degli acchiap-

panuvole, degli insaccatori di vento?


lini,

lo notava lo stesso Bissolati, rimbeccando oggi a Mussoche gli aveva rinfacciata la contraddizione dell'espulsione De Marinis. Altri tempi, altre necessit. Perfettamente! Ma per questo ch'egli poi farnetica quando, non solo s'illude ch'egli saio credo, per esemrebbe un buon ministro... della borghesia pio, che gli manchino tutte le cattive quaHt a ci necessarie; avma che, oggi, converrebbe viso a Vittorio Emanuele! {Si ride) al Partito concedergli, per quell'ufTicio, le sue credenziali.

Ben

Che mai potreste fare lass?... Vero che il vostro ottimismo, la collaborazionismo, hanno raggiunto

fede nelle
sia

magiche

virt del

ahim, in buona vere ((mosche cocchiere)) della favola, che foste voi press'a poco e sarebbe la ad averci conquistato ragione e il prezzo del vostro olocausto il quasi suffragio universale? Quel suffragio quasi universale, che, viceversa Bissolati lealmente lo riconobbe e Giolitti tenne a riaffermarlo solennemente era stato il pensiero spontaneo del Presidente del Consiglio, il quale dovea pure giltare un'offa alle masse, per disarmarle contro il mihtarismo, contro la meditata infamia africana. E, se non era che per voi, malgrado l'insuccesso della chiamata al Quirinale, il gioco gli riesciva al di l di ogni speranza. Tant' che cotesto suffragio quasi universale, pel quale eravate cosi tepidi (lo fummo un po' quasi tutti, ma voi molto pi), divent, da allora, per voi,
fede

Non

avete

infatti

inventato

in voi altezze di vertigine.

pure,

non

lasciate intendere ogni altro giorno,

l'obiettivo

supremo,
di

il

pretesto
le

acquiescenze,

tutte

e la abdicazioni,
noi,

giustificazione
in

di

tutte

le

vista

del

miraggio del
la teorica del

meno
Eh!

peggio))...
la

ammettiamo anche

e senza riserve,

meno

peggio)).

Ma

a patto che lo sia davvero, e

brogliatura. un genere di frasi come quella, giustissima anch'essa, ma... cum grami salis, del fine che giustifica i mezzi che si presta ai pi bizzarri giochetti. S'io son corto a quat-

non

sia un'im-


trini

219

vi

involo

il

primo momento,
ficcato in galera.

ma

portamonete, certo un meno peggio al diventa un opeggissimo domani, se mi han

di

il

lenticchie

caso del collaborazionismo eretto a sistema. Se pel piatto baratto la primogenitura; se il socialismo vende
di Milano,

l'aTiima; l'usura troppa.

monimmo

Per questo non da oggi, ma gi al Congresso e deliberammo: macchina indietro!

am-

"

destri

e la guerra di Libia.

gli occhi anche meglio, a precipitare la salutare sorvenne un fatto decisivo. La guerra fu il colpo di cannone che svegli anche sordi, la scossa che rese tangibili molte cose intravedute. In questo, fu provvidenziale. L'anima so-

Ad

aprirci

reazione,

cialista scatt.

Ma

voi,

come

l'accoglieste?

compiuto, l'inevitabile; e si tratta di moderarne le conseguenze, o di trarle (e avete l'aria di dirlo sul serio) a nostro vantaggio. E via con le distinzioni e le sottigliezze, sul

il

Per voi

fatto

sul momento, sui limiti, e se la Germania oppur no, e il prestigio della stirpe, e nostri inlei'essi nell'Adriatico, tutte cose eccellenti per un articolo nella Nuova Antologia, ma che il proletariato non sente, non deve sentire, se varrebbero a smorzare il suo impeto di santa ribellione, lo sdegno irreducibile che il segno, la caparra, i! presagio della sua nobilt di classe, della nuova civilt ch'esso deve portare nel mondo. E anche qui vi compiacete a giocar di dilemmi. Come proclamaste o rivoluzione o riformismo, ...e il riformismo siamo

modo

dell'impresa,
in Libia

andava

noi,

cos,

nella subielta questione particolare,


l'altra

ponete,
:

in

nome

della logica dei consequenziarii,

alternativa

o con noi,

l'assurdo,

via dall'Africa, il disarmo immediato, oppure il vostro temperato nazionalismo progetti per la ridudemocratico! Non propose Ettore Ciccolti zione e la democratizzazione dell'esercito? Ah! fosse egli qui, a rispondervi con quel suo stile... {Si ride). Fra il semplicismo dei versetti dell' Inno dei Lavoratori e il... nazionalismo ragioche, ve lo concedo, un po' magro! nevole da voi propugnato, non v' dunque spazio sufficiente in

oppure con Herv!.

il

l'impossibile,

cui possa adagiarsi la politica internazionale del proletariato socialista e,

pertanto,

internazionalista?


Qui
Tripoli?
il

220

socialista
e...

conflitto

fra

le

scoppia inconciliabile. Voi

vi

due anime, la arrampicate

l'altra,

sui vetri.

Le forche

di

scelleraggine personale di un Governatore. Il massacro degli arabi? Impossibile. I nostri soldati, proletari in divisa, non si sarebbero prestati {Applausi). Dimenticate soltanto che son soldati; strumenti di rapina, a loro dispetto; comandati anche all'assassinio; forse ubbriacati... {Applausi vivissimi e prola

Sono

lungati).

Grazie dell'applauso. Non per me, ma per noi, ma per loro. Perch questa sopratutlo l'infamia contro cui siamo insorti, di questa guerra. Pi assai dell'ingiuria al diritto delle genti, dell'offesa all'umanit, il pervertimento che essa crea nel proletariato, l'educazione di ferocia e d'incivilt. Vi dunque un'indulgenza possibile per questi delitti, da parte di socialisti?

Ma
Milano

il

le

collaborazionismo accampa i suoi diritti. E, quando (a legnate grandinavano sulle spalle dei riformisti redattori

delV Avanti!),

una

folla,

pervertita

dalla

menzogna

nazionalista,

esaltando le glorie della guerra nella persona simbolica di Jean Garrre, fra i capeggiatori, doloroso ricordarlo, troviamo Bissolati! {Nuovi applausi prolungati e vile vie di

prorompe per

Roma

vissimi).

Voci Abbasso la guerra! {Applausi). Turati Non esageriamo, compagni; non esasperiamo inutilmente questa contesa. Lungi da me, ve lo dissero le mie premesse, l'intento di denunziare in Bissolati e in chiunque lo^segua,

dei guerrafondai. Me lo giurassero essi stessi, non lo crederei. Talvolta un senso di fierezza fa esagerare a qualcuno un atteggiamento meno simpatico.

Io

non

volli

che additare

fin

dove possa condurre questo pre-

teso riformismo della logica ad oltranza.

Il

partito del companatico

Memento

agli organizzatori.

frase (il concetto particolarmente significativa. La massa ha pur bisogno del companatico quotidiano. Il proletariato, cio, non pu contentarsi di attendere i grandi giorni della promessa palingenesi. Di qui una divisione di lavoro possibile. Quando dis.se ancora Bonomi, a un dipresso il proletariato avr bisogni .concreti da soddisfare, di pane, di lavori, di sussidii

Pu condurre mollo pi in l. Del discorso di Bonomi ho ritenuto una


pi
altri

traspar in

discorsi)


a Cooperative, e via dicendo,

221

quotidiano viatico

a chi dunque dovr ricorrere? Per


il
il

lontano paradiso nuovo riformismo.


il

rivoluzionarii; per

L'argomento pu impressionare i nostri organizzatori degli operai e avvalorarne le spiegabili esitanze. Amici organizzatori; e dico a quelli di voi (ma son quasi tutti) che, pur tra i necessari accorgimenti della pratica, serbano in fondo all'anima l'idealit socialista. In cotesta lusinga il maggiore di tutti i pericoli. Non si tratta di divisione del lavoro dentro un parlilo; ma di due parliti proletari, l'uno accanto all'altro; perci l'uno contro l'altro. Bonomi ne ha fatto la teoria; io ve la completo. Si tratta della morte di ogni partito socialista. Ah! s la massa ha bisogno del quotidiano companatico. Come anche dell'idealit che la animi alla sua battaglia di redenzione. Le due esigenze si suppongono scambievolmente. Non idealit .senza pane; ma anche il pane lesinato ai lavoratori, che rallentino la lolla ideale. Di pi solo questa lotta ideale, solo l'idealit socialista che la sospinge e la modera, toglie alla lotta pel pane di essere un vile mercato, una rissa di e pel companatico egoismi ciechi, di competizioni tra categorie proletarie, di sopraf: :

di tradimenti di classe. Perci le due funzioni non possono essere divise, tanto meno contrapposte, senza annullarsi a vicenda, senza corrompersi. La divisione del Partito in due socialismi, l'uno di idealit acchiappanuvole, l'altro di procacciatori del ventre proletario, sarebbe il disastro di entrambi e del proletariato. Il quale non conquista l'avvenire per benefizi largiti, per briciole che caschino da questo

fazioni,

o quel Ministero, ma con la battaglia, col sacrificio solidale e perenne; quello, compagni di destra, in cui pi non credete, che pi non suscitale, che non potrete pi dare! (Applausi). Il danno pi certo e irreparabile che verrebbe dalla nuova politica della scissione quello che attende l'organizzazione operaia. Questo ritengano bene i compagiii organizzatori!

Un magnifico esempio
:

invocato Invano.

glio

Concludendo io resto unitario e resto riformista, perch vorimanere socialista. Perci spezzo il dilemma in cui vorrebi

bero

E
ch,

destri serrarmi. Perci ricuso le scomuniche. lasciatemi finire col ricordo di un esempio personale; pernotava ieri qualcuno, tutte queste formule e teorie si pre-


cisano,
torti

222

incarnate negli uomini. Perci uno de' non dico il contrario degli altri!) di essere agli occhi di noi tutti un gran galantuomo il che accredita un atteggiamento tanto condannabile. Ma ecco l'esempio anpigliano rilievo,

maggiori

di Bissolali (e

nunciato.

*
for.se

Per me,
vinello
il

per molti

altri,

fu per qualche

tempo un indo-

appetto al quale siamo tutti dei pigmei, e il fascino della cui dottrina ed eloquenza ne avea fatto quasi l'arbitro della politica di un grande teorizzatore acutissimo del riformismo, contro l'anarpaese, chismo, contro lo sciopero generale, contro la Confdration generale du Travail... Alludo, tutti mi hanno inleso, a Giovanni
fatto di

un

socialista di

altissimo ingegno,

Jaurs...

Ebbene, un giorno quest'uomo, questo gigante, questo leader, ebbe l'aria come di abdicare, di passare al nemico... Parlo dei nemici-fratelli. Per lo meno di esser diventato un eclettico, un accomodante. NeVHumanii, da lui diretta, al posto de' suoi superbi articoli di fondo, nostra grande festa intellettuale, aprispettabili, fin che paiono scritti e nomi di altri compagni volete ma di lui minori cento cubiti e militi delle frazioni da

lui pi avversate. EgH si rannicchia pi in gi, in trafiletti e le punte voglio brevi mote, e il suo stile ha perduto le punte dire, che ferivano attorno ed accanto. si sarebbe detto di qualunque ((Razza d'un girella! (Ilarit) altro. Questo demagogo ha temuto di esser troppo elevato pei

perdere il comando, e s' rimdisegno per stare a galla. Di Jaurs, soltanto di Jaurs, non si poteva pensare... Senonch, poi, e furono le cose d'Italia che mi apersero gli occhi, mi parve aver trovato la parola dell'enigma, Jaurs doveva aver provato qualcosa di simile a quello che noi, tanto pi mosuoi, di smarrire la popolarit, di

picciolito a

desti,

la sua teorizzazione cosi giusta, conseguente forse anch'essa troppo conseguent-e che quella sua intransigenza nella transigenza, pei malintesi che suscitava, per gli eccessi che sembrava autorizzare, per l'immaturit, se volete, dell'ambiente e del movimento, se soddisfaceva all'amor proprio di lui, meno giovava alla forza, alla unit proletaria; nei solchi che schiudeva la sua mano poderosa, all'ombra della sua grandezza inconsapevole, altri seminava, altri avrebbe raccolto la borghesia, il sindacalismo, l'arrivismo, i tre

avevamo provato. Doveva essersi avvisto che

cos alta,

cos

peggiori nemici.

allora dev'essersi detto che bisognava fare atto di

abnega-


zione, rientrare nelle
ciolirsi
file,

223

anche...

pur

di

appartarsi un poco nell'ombra, rimpicnon avere complicit di sorta coi trangli speculatori del

sfugi, coi disertori


letariato,

socialismo e del proper esempio, e non sono peggiori il primo anzi mi simpatico, mi ha un po' del Bissolati francese, l'altro mi richiama altro nome... ma tiriamo via! pur di mantenere, ad ogni costo, la compattezza del (Si ride) proletariato militante, contro tutte le insidie e le menzogne dei partiti borghesi. Se cosi , come io penso, Jaurs non fu mai cosi grande come in questa sua volontaria mortificazione! La quale, se pot apparire benefica in Francia, quanto pi non io sarebbe in Ilalia, dove la forza del Partito, la maturit proletaria, tanto minore! E dove per ci accade che, nel bene e nel male, l'azione di pochi uomini dia a tutto l'impronta. Sopratutto dal Parlamento. Non perch nel Parlamento la nostra azione sia mollo pi intensa che altrove. Il Gruppo anch'esso una larva; non funziona pi neppure nelle grandi occasioni. Son di ieri i 60 nuovi milioni votati per l'esercizio e i 20 per la marina, senza la protesta di uno di noi. Cercai intorno i quindici per provocare ai ((destri non osavo certo chiedere la un appello nominale degli altri era il deserto. Parlando, firma per (piello scopo avrei dovuto io slesso muovere l'acerba, l'odiosa, l'inutile rampogna all'assenteismo dei compagni. Ho preferito tacere (Applausi). Le cose non miglioreranno se verr qualche rivoluzionario. Tutt'altro! Almeno i compagni di ((destra, molti, stanno a Roma. Anzi la ((Destra Roma. Roma l'ha fatta e Roma la

^ con

coi Millerand e coi Briand,

disfar.

Ma

da quella tribuna,
faro.

ribalta,

il

malo esempio

s'irradia

come da un

....e

un augurio che doveva cadere

nel vuoto

n essi han consigli a Bissolati e consorti desiderarne. Mi premeva precisare e separare le responsabilit. Riaffermo che deplorer la loro cacciala, tanto pi se alcun d'essi, nel suo cuore, la vuole e la provoca. Ad essi non potrei sinceramente parlare in nome di una disciplina formale,
Io

non debbo dar

l'aria di

meccanica, della disciplina esteriore; non sono dei fantocci. Ma v' un'altra disciplina, interiore, spontanea, figlia del senso del dovere, che non umilia nessuno. , per voi. amici di ieri e vorrei pure di domani, che ho citato Jaurs.


In Italia non
riescisle

224

per due partiti


socialisti.

ve
al

posto,

oggi,

Se

ad opporre

socialismo degl'ideali quello degli interessi,

(ed un'illusione: la nostra orgasindacalismo alle calcagna, e questo ci salva!), avreste fatto insieme il danno nostro ed il vostro. Non farete che un partito dei candidali; non socialista abbastanza per avere le masse, troppo democratico per non dar ombra all'ombra di ci che fu democrazia, non foss'allro per gelosia dei Collegi. Avrete tutti gli arrivisti...; sar il vostro castigo. E avrete indebolito noi, riformisti fedeli al Partilo, che gi, per l'antica solidariet, siamo dei sospetti, quasi dei sottoposti a vigilanza speciale

a creare

un partilo labourista
il

nizzazione operaia ha

{Si ride).

tempo ancora. Ma questo l'ultimo minuto per estempo. Se sentiste che questa l'ora dell'abnegazione, se alle fiche squadrate di l'ora di appartarsi e di attendere sareste grandi. -Capaneo preferiste 1' obbedisco di Garibaldi Altrimenti, a vostro dispetto, avrete tradito il proletariato ed il
Siete in
in
.sere

socialismo! (Applausi~frngorosissimi e prolungati).

Ma la scissione non poteva essere evitata ne allontanata: Turati stesso ne aveva, in un articolo di preludio al Congresso [A Reggio Emilia! Ritorno dopo un ventennio) nettamente intuita e posta la causa Oggi in Italia... l'azione socialista... si scinde ogni ora pi dal sentimento, dalla psicologia delle masse proletarie, le quali dovrebbe trascinare ed elevare seco, perch sono il suo serbatoio di inspirazione e di forza, e che invece essa abbandona o ne abbandonata; e cessa allora di essere socialista, e di es-

sere azione!
Questo, che i riformisti di sinistra da tempo avvertono, il nocciolo la nostra tesi che trionfa! della scissione. E fa dire ai rivoluzionari: altra cosa. Ma non certo presumiamo ch'essi sian cos grulli da con-

venirne

tra l'azione del partito e la coscienza delle masse proletarie, togliendo a quell'azione il suo carattere e spirito socialista, recidendole muscoli e nervi, convertiva i suoi accostamenti transitori a forze d'altre classi e partiti (che avrebbero voluto essere aumento di potenza per intensificazione di resultati) in abdicazioni e dedizioni del pi debole al pi forte. Ecco il pericolo di cui i bissolatiani non si rendevano conto: Da noi il riformismo fu troppo una larva, l'azione parlamentare fu quasi sempre una lustra. E fra essa e l'azione economica e il moto operaio vaneggia l'abisso. Nonch rafforzarsi a vicenda, si ignorano. Ora poniamo un partito la cui azione in tutti gli strati sia densa, viva, diffusa, solidale, profonda... ivi la collaborazione un'arme da manovrare senza rischio... l'appoggio dato o ricevuto non mai sconfessione di s, esige, diminuzione, dedizione, rinuncia... affermazione di forza propria non limosina, impone non invoca. Quanto diversi in Italia! Onde alleanza e collaborazione diventano Vazione e il domnio non nostri, ma degli alleati. E allora non la transigenza da denunciare; ma da confessare l'abdicazione . Opporsi a questa abdicazione e rimmcia di se stesso era dunque ragion di vita per il partito socialista. In quell'ora, sopra tutto, in cui la guerra

La scissione

225

di Libia imponeva che ognuno assumesse nettamente la sua posizione e la sua responsabilit. / risultati del Congresso venivan quindi cos sintetizzati nella Critica Sociale da Turati Sconfessione aperta, definitiva, in quest'ora
:

politica,

di ogni ministerialismo o ministeriabilismo, di ogni nazionalismo, di ogni collaborazionismo o popolarismo, di ogni indulgenza o connivenza colla guerra, col militarismo, col patriottardismo, coll'affarismo pseudoco-

per definizione e per essenza la negazione evidente del socialismo . Per ci, neli' umanit affermatasi per l' intransigenza, scompariva la sostanza del vecchio dissidio di riformisti e rivoluzionari nasce, e risponde a verit, l'apparente bisticcio, consacrato con solennit da un nostro congresso: rivoluzionari perch riformisti, riformisti perch rivoluzionari. Il concetto concreto e storicistico della rivoluzione si sostituiva al rivoluzionarismo delle frasi, delle cravatte e dei gesti una rivoluzione che esclude come norma della pratica, e sequestra fra le ipotesi astratte dell'indefinito della storia, la violenza e la ribellione; che ammette e vuole e vanta di perseguire le riforme che riconosce la legge di gradualit nelle conquiste proletarie; che esalta il lavoro educativo nel proletariato e le lente formazioni ed acquisizioni sociali; che accetta insomma il concetto di penetrazione e di trasformazione progressiva dell'assetto sociale esistente . In questo e per questo, commentava Turati, a dispetto dei ricordi e delle formule, delle tradizioni e delle etichette, una, come non fu mai, la coscienza del Congresso, la volont del partito .
e l'antitesi
:
:

loniale,

con tutto ci che

la fatalit storica, invocata da Giolitti a giustificazione della impresa Tripoli, incombeva sulle nazioni d'Europa e sull'umanit intiera. Quella guerra di Libia nella quale, con parole che pi tardi dovevano assumere un significato ben altrimenti profondo, F. Turati deplorava e temeva sopra ogni altra cosa il pervertimento che essa crea nel proletariato, V educadi

Ma

zione di ferocia e d'incivilt era scintilla di assai pi vasto incendio: guerra balcanica, il conflitto austro-serbo, la guerra mondiale. Quando noi ritroviamo ancora, sei anni dopo il Congresso di Reggio Emilia del 1912, F. Turati a pronunciare nuovamente un discorso a un congresso socialista, l'immane ciclo storico si qviasi del tutto compiuto. All'ultimo congresso precedente (di poco) il divampare della immensa conflagrazione in Europa, Turati assente, tenuto lontano da una malattia che ne minacci per qualche tempo la forie fibra a breve distanza dal Congresso d'Ancona (aprile 1914) scoppia la guerra, in cui l'Europa e il mondo sono per oltre quattro anni coinvolti e travolti. Non il caso di rifare in questa breve nota la storia dell'atteggiamento dei socialisti italiani di fronte alla guerra, e del dissidio che insorge via via fra essi intorno alle necessit della resistenza per la difesa dall'invasore, al principio della solidariet nazionale, ai problemi della pace e della ricostruzione. storia recente e presente certo nella memoria dei lettori; i quali del resto, oltre a poter trovare qualche documento della posizione, che in tale dissidio tenne F. Turati, nella gi ricordata raccolta a cura di A. Levi [TrenVanni di Critica sociale) la veggono nettamente lumeggiata, in s e nei suoi motivi, nel discorso al Congresso di Roma del settembre 1918, al quale egli compare come imputato, minacciato di scomunica e di espulsione, a rivendicare altamente pi che a difendere le sue idee. Ma a chiarimento e complemento del discorso di Roma diamo qui innanzi il testo dei tre ordini del giorno che a quel Congresso Turati presentava.
y>

la

Tdr.\ti

Le

vie

maestre del socialismo.

15

22r)

NOSTRI ORDINI DEL GIORNO AL CONGRESSO SOCIALISTA

C)

Intransigenza e collaborazione.
(Quesito N.
4.

del

Referendum).

Il Congresso, confermando i principi che sono la base storica e dottrinale dell'esistenza del Partito socialista, ritiene che il proletariato lottante per la propria emancipazione deve, in tutta la sua azione politica, e quindi anche e principalmente di fronte ai problemi della guerra e della pace, costituire un partito a s, con programma proprio, distinto e indipendente da tutte le correnti delle frazioni borghesi. Per l'attuazione del proprio programma esso deve lottare essenzialmente con forze proprie e con propri delegati responsabili. Esso deve diffidare di quelle riforme che siano graziosa concessione delle classi dominanti, e considerare il valore delle riforme sopratutto a questa triplice stregua: in ragione 1.0 dello sforzo e della coscienza da esso impiegati a conquistarle; 2 dell'incremento che esse rechino allo sviluppo delle sue energie di classe e della sua lotta di classe; 3.r della conformit loro, sia pure germinale o tendenziale, ai principi e alle forme consociative (collettivizzazione dei mezzi di lavoro, eguaglianza civile ed economica, abolizione di ogni parassitismo) che formeranno la caratteristica del Socialismo realizzato. nella presente, societ Avanguardia cosciente delle masse, e pertanto partito di minoranza, il partito del proletariato ha il dovere di giovarsi, nella propria azione, di tutti i dissensi e gli antagonismi delle classi dominanti; e mirando alla conquista definitiva e all'esercizio effettivo e diretto dei pubblici poteri deve penetrare di s i maggiori organismi amministrativi, economici e politici della societ borghese, per imparare a dominarne i congegni e a trasformarli, mano mano, in senso socialista. Alieno da ogni feticismo aprioristico, non escluso il feticismo legalitario, quando tutte le condiriconoscendo cio che certe trasformazioni sociali possono ricevere l'ultima spinta da un zioni essenziali ne siano preformate violento urto fra le classi, il Congresso per altro riconosce che il Socialismo, a differenza delle rivoluzioni puramente politiche, non si prepara n si attua per improvvisi moti di violenza popolare, ma essenzialmente per conquiste graduali e progressive, in ragione da un lato dell'evoludall'altro delle crezione obiettiva del sistema economico industriale e scenti capacit intellettive, politiche, tecniche e morali della classe interessata. In conseguenza di ci il Congresso afferma che il proletariato deve abbandonare la fede nel miracolo delle facili e improvvise trasformazioni, l'atteggiamento della sterile protesta negativa, la concezione anarchista del tanto peggio, tanto meglio! , e adoprarsi invece all'ottenimento di tutte quelle' riforme che svilup.pino la produzione, migliorino la distribuzione delle ricchezze e rialzino il livello inteUettuale e morale e lo spirito di solidariet delle grandi masse dei quali effetti sono condizione precipua la indipendenza e libert

(')

Cntica Sociale, 1018, F.

17,

pag. 195.

I lettori ricordano che questi temi dovevano formare

oggetto di un Referendum, che poi fu convertito in un Congresso, nel quale avrebbero dovuto discatersi al comma V, su l' indirizzo' del Partito. Questa discn.ssione, naturalmente, non fu tampoco
'

nidiata.

Nota della Critica.

227

diritti riconosciuti di coalizione e di propaganda, il suffragio delle nazioni, veramente universale, eguale e diretto, la sempre crescente partecipazione delle rappresentanze proletarie nella gestione delle industrie, ecc., ecc. E evidente che il primo requisito, per condurre il proletariato a tali effettive conquiste, consiste nel non screditarle opponendo ad esse l'aspettazione mes-

sianica di prodigi storici che la storia non conosce ma nell'illustrarle al proletariato stesso, riforzando in esso la capacit ed il volere di ottenerle, di difenderle, di migliorarle, occorrendo, e di farne suo pr. Il Partito socialista consumerebbe il maggior tradimento verso il proletariato, ove per timore superstizioso di contatti politici o di supposte collaborazioni trascurasse di cimentarsi in tutti i terreni nei qual la borghesia si accampa per la propria difesa, e di secondare ed agevolare quelle trasformazioni politiche e sociali che, pur rimanendo formalmente conciliabili col persistere del regime capitalistico, affrettano il costituirsi delle condizioni pi propizie all'effettuazone della rivoluzione socialista. Una tale tattica negativa di astensione, a gran torto gabellata per intransigente , si risolve nella transigenza pi vera e maggiore e significa l'abbandono delle ragioni di essere del Partito socialista. Ma, negli accostamenti eventualmente resi necessari dal dovere di siffatte conquiste in base al principio del massimo risultato e sulla linea della minore resistenza, come pure nella considerazione del valore delle conquiste ottenute, il Partito socialista deve sempre mantenere ben distinta la propria fisionomia e ravvisare nelle conquiste parziali non gi un fine ultimo in cui riposare, ma come avviene spesso per altri partiti unicamente un mezzo per impadronirsi di nuove armi per la lotta e la vit-

toria definitiva.

Questi criteri dovrebbero imporsi tanto pi imperiosamente quando si tratnon solo la cessazione della presente guerra e il pi sollecito ottenimento di una pace salda e sicura, ma sopratutto l'abolizione o l'attenuazione delle cagioni del riprodursi del terribile flagello della guerra fra le nazioni.
tasse di agevolare

n.

Avversione ed adesione alla guerra.


(Quesiti N.
5, 6,

Solidariet nazionale.

7 del

Referendum).

mente im fenomeno determinato

Congresso, considerando che la guerra, nei tempi moderni, essenzialdall'urto degli opposti imperialismi capitalistici nazionali, durante il quaJe si acutizza la servit ed il sacrifcio di tutti e che pertanto la sua pi radicaJe e sicura eliminazione sar 1 proletariati, data dal futuro sostitursi, ai moderni Stati capitalistici, della Federazione internazionale dei popoli liberati da ogni oppressione, e dalla abolizione degli armamenti e del militarismo; la irreducibile avversione del Partito afferma in linea di massima socialista alla guerra non essere soltanto l'effetto di motivi sentimentali e pacifisti, ma il portato necessario della propria dottrina e della propria specifica missione nella storia; conferma quindi i deliberati dei Congressi socialisti internazionali, per i
Il

quali, urgendo una minaccia di conflagrazione, il primo compito dei Partiti socialisti di intendersi e di agire concordi per tentare di deprecarla, e, in caso di insuccesso, loro dovere trarre dagli orrori della guerra stessa, e

dall'indebolimento ch'essa eventualmente abbia a prodarre nella resistenza dei Governi in essa impegnati, le occasioni e le armi per accelerare il disfacimento della dominazione capitalista, che della guerra responsabile.

228

La comune radice capitalistica del l'enomeno della guerra moderna non pu per altro velare agli occhi del Partito socialista la realt di fatto contingente del diverso grado di responsabilit che nello scoppio di una conflagrazione, pu spettare ad uno o pi Stati in confronto di altri, come pure il diverso carattere che la guerra di talune nazioni pu assumere in confronto della guerra di altre, sia per i movimenti immediati che la determinarono
talvolta e gli scopi palesi od occulti che si propone, sia per le conseguenze provvidaniente rivoluzionarie, tal'altra volta di immancabile sopraffazione che ne possano discendere. os, malgrado gli intenti utilitari e di classe che si celano nelle stesse guerre per l'indipendenza, e malgrado l'intrigo diplomatico e la menzogna patriottarda che tendono ad ingannare e travolgere i popoli a servizio di competizioni estranee ai loro' diretti interessi, non sarebbe possibile, senza errore grossolano, confondere una guerra manifestamente offensiva con una guerra di difesa contro l'invasione non provocata, indipendenza una guerra per l'indipendenza di ima nazione o di una stirpe necessaria al libero sviluppo in essa della lotta di classe e del divenire sociacon una guerra scatenata per la conquista di mercati, o di colonie o lista per la egemonia di una nazione sulle altre. Parimenti, nell'alterna vicenda militare di un paese belligerante , e quali che siano le responsabilit e i moventi originari della guerra in cui esso impegnato, vuol essere diverso il punto di vista da cui questo deve considerarne per il Partito socialista la guerra, a seconda che quel Paese appaia invasore di altre Potenze e solidale cogli invasori, oppure solidale con popoli invasi o, peggio, minacciato esso stesso dall'invasione nella propria indipendenza ed integrit territoriale. Se, in massima, di fronte a una conflagrazione complessa, molteplice e in continua evoluzione di mezzi e di scopi come la presente, l'auspicio contenuto nel motto n vincitori, n vinti! sembra rispondere grossolanamente a un concetto equitativo sufficientemente pratico, in quanto una tale soluzione segnerebbe anzitutto la sconfitta della guerra in se stessa, ed allontanerebbe il pi possibile le velleit di rivincita, scatenatrici di nuove guerre a breve scadenza; una pi acuta critica non pu non imporre al Partito socialista l'augurio che data l'improbabilit che un perfetto perdurante equilibrio delle forze contrastanti debba determinare la cessazione delle ostilit la alla quale il Partito socialista avrebbe ricusata la propria adesione guerra quand'anco se ne ripromettesse conseguenze democratiche o rivoluzionarie, ma che esso non riusc a deprecare si chiuda con la prevalenza o per l'arbitrato di quelle forze che per tradizione o per interesse meglio assicurino il rispetto all'autodecisione dei popoli circa i loro destini, l'avvenire democratico delle convivenze nazionali e la formazione della societ organizzata di tutte le nazioni del mondo. Il Congresso riconosce il fatto, apodittico ed indiscutibile, che, quando i i diversi proletariati non riescano ad imporre ai Governi la loro volont di pace dall'una parte e dall'altra dei combattuti confini, ogni azione insurrezionale, che premesse sopra un solo Governo e sopra un solo esercito, non secondata dalle avverse nazioni belligeranti, per forzarlo alla dedizione, equivarrebbe matematicamente, pi ancora che ad ima platonica adesione, ad un aiuto effettivo e decisivo recato alla guerra dello Stato nemico, contro quella della nazione in cui quella pressione unilaterale si esercitasse. In questo senso ed entro questi limiti, la guerra impone a tutti i cittadini di ogni classe una effettiva ed inderogabile solidariet nazionale la impone sopratutto alla classe proletaria, come quella che, dal sovrapporsi del giogo della dominazione di un capitalismo straniero, a quello, che gi soffre, del capitalismo paesano, vedrebbe spezzata per lungo periodo ogni speranza e ogni possibilit di proseguire utilmente la propria lotta di classe pel divenire socialista. Ma per s chiaro che una tale solidariet altrettanto necessaria, quanto limitata ai fini della difesa dell'indipendenza non dovr mai assumere, per dei socialisti sinceri e conseguenti, le caratteristiche della unione

229

sacra o di qualsiasi corresponsabilit colle classi, coi partiti e coi Governi che della guerra abbiano quella responsabilit, di cui il Partito socialista si riserva di chiedere ad essi il conto pi severo. Ritenuto da ultimo che, a prescindere dalla cagione pi rimota e generale il capitalismo dominante che consente la incubazione di conflagrazioni belliche, esistono nella societ presente coefficienti immediati che ne preparano ne favoriscono lo scoppio, e che, in varie guise e per la confluenza di diversi interessi di classe, possono essere o attenuati o rimossi nello stesso perdurare del regime capitalistico; che fra questi coefficienti campeggiano il protezionismo doganale, la mancanza di ogni serio congegno di arbitrato obbligatorio internazionale, l'esistenza delle classi militariste, l'industria privata degli armamenti, l'asservimento della stampa a ristrette camarille capitalistiche, l'ignoranza politica e il difetto di solidariet e di conoscenza reciproca fra i vari proletariati e la loro assenza dall'arringo in cui si elabora la politica internazionale; il Congresso considera imprescindibile ed urgente dovere del Partito socialista italiano di muovere in lotta Immediata ed energica contro questi coefficienti di guerra, sia organizzando un' intensa propaganda in proposito nella cerchia nazionale, sia avviando pronte ed efficaci intese allo stesso fine sul terreno dei Congressi internazionali, per addivenire ai qiaali reclama dal Governo quella libert d'azione che finora fu ostinatamente negata. Il Congresso proclama incompatibile coi principi, coi metodi e colle finalit del Socialismo la permanenza nel Partito di tutti coloro che facciano effettivo atto di univoca adesione alla guerra, sia consapevolmente solidarizzando con gli autori di una guerra di sopraffazione, sia combattendo od intralciando la resistenza di nazioni minacciate da sopraffazione avversaria, sia infine ricusandosi allo studio e alla propaganda per la soluzione di quei problemi concreti, dal cui risolvimento le cagioni pi immediate di guerra possano essere attenuate o rimosse.

III.

Provvedimenti disciplinari ed espulsioni.


(Quesito N. 8 del Referendum)

Il Congresso, considerato che la forza e la nobilt del Partito socialista consiste nell'oppugnare lo spirito di dogmatismo e di asservimento delle coscienze, che comprime e sopprime la energia del pensiero e la dignit dell'uomo, riconoscendo nel pi ampio diritto di critica e della stessa eresia entro la cerchia dei suoi concetti fondamentali lotta di classe come strumento, uguaglianza economica, solidariet umana e abolizione d'ogni parasla migliore garanzia della propria pertinace vitalit sitismo come finalit e del proprio incessante rinnovamento nella storia; ritenuto che il vigente Statuto del Partito socialista italiano considera come unico titolo per possibili espulsioni di compagni l'indegnit morale o politica e le gravi infrazioni alla disciplina , alle quali sarebbe grottesco pretendere di equiparare le oneste divergenze di pensiero su materie eminentemente opinabili, nelle quali intangibile il diritto delle minoranze di propagandare il proprio convincimento per diventare maggioranza; che lo Statuto stesso investe del primo e fondamentale giudizio, in materia disciplinare, le Sezioni del Partito, prescrivendo precise garanzie di contestazione e di difesa ed esigendo maggioranze speciali per l'espulsione, con diritto di appello ai Comitati provinciali e regionali, alla Direzione, al Congresso;

230

che un Partito, il quale disconoscesse queste norme di elementare equit, delegando i propri poteri disciplinari a un breve sinedrio di infallibili, spodesterebbe e disonorerebbe se stesso, sacrificherebbe i propri ordinamenti democratici a una dittatura praticamente irresponsabile, si convertirebbe da partito in congrega intollerante e settaria, sperpererebbe nelle inteme contese le energie che deve convergere alla battaglia contro il regime capitalista, mettendo a repentaglio flnanco quell'unit del Partito, che pure, nel momento
presente, nei voti cornimi; che di tale pericolo fu eloquente sintomo il Questionario dell'abbandonato Referendum, nel quale proponevasi con esempio nuovo nella storia di autorizzare ed assolvere in anticipazione la cacciata, di ogni Partito per ukase direttoriale, di compagni innominati, per pretese loro future possibili violazioni di formule supremamente indeterminate ed equivoche, come quelle che nel Referendum stesso erano state prospettate; che la Direzione di un Partito, che senta il rispetto di se medesimo, anzich pretendere di usurpare i poteri disciplinari del Partito stesso, dovrebbe costituirsi quale che sia la frazione in essa prevalente gelosa custode e vindice dei diritti delle minoranze, contro i sempre possibili eccessi ed abusi, passionali o settari, di singole Sezioni del Partito; delibera non essere luogo a modificazione alcuna delle norme sancite nel vigente Statuto del Partito in tema di espulsioni e di provvedimenti disciplinari

Filippo Tubati.

Socialismo e indipendenza nazionale

per

la sincerit
il

contro

il

settarismo.
Congresso di Roma)

(discorso tenuto

2 settembre 1918 al

Turati Io procurer, compagni, di non farvi morire di fame. E per questo vi assicuro che non mi elever a grosse questioni di dottrina. Ho visto ci che avvenuto stamane al compagno Graziadei, e mi basta! Star terra terra, pedestre (non dir pettegolo, perch ho promesso a Modigliani di essere il meno caustico ch'io possa); mi atterr ai fatterelli che debbo trattare quasi per fatto personale e per dovere d'ufficio. Cercher per altro di essere mollo schietto e sereno. Due questioni. Sono imputato, e mi debbo difendere. Non difendo la mia persona. Non ne ho bisogno. Difendendo la mia concezione, credo di difendere il mio Partito, il Partito che, fu rammentato da altri, unicamente per virt della mia anzianit, ho contribuito un pochino a fondare, e che oggi accenna a respingermi. Ora, se io avessi il pi lontano sospetto che questo esprimesse un fenomeno di progressiva evoluzione del Partito, nessuno pi di me ne sarebbe lieto; pur vantando il privilegio poco allegro dell'anzianit, nessuno, se un socialista sincero, potrebbe attristarsi di sentirsi anche respinto dai discepoli e dai sopravvenuti perch essi vogliano spingersi pi avanti di lui, accesi da una fiamma nuova e pi ardente, che in noi, i vecchierelli, forse
sopita sotto la cenere, e slanciarsi verso

un avvenire

di lotta pi

gagliarda e pi intensa. Ma purtroppo ho invece


tratti,

la

sensazione che non di evoluzione

si

ma

di stasi, di paresi, di involuzione; sopratutto di

un equi-

voco enorme. Ed quello che cercher di dimostrare. Noi volemmo l'unit del Partilo, la volemmo sinceramente, almeno sino alla fine della guerra. Diceva molto bene il mio compagno, direi quasi il mio amico, Repossi, che un mio irreduci-

232

bile avversario, ma a cui riconosco una maravigliosa qualit quella della logica netta, di una impeccabile probit del pensiero, per la quale, dalle premesse ch'egli si posto, procede fino alle

^streme conseguenze ed assume la responsabilit di queste conseguenze; nessuna confusione, egli diceva, nessuna collaborazione nostra con altri Partiti; fuori quindi anche dai Comitati di assistenza, fuori da tutto ci che ci accomuna a non socialisti; unica nostra cura preparare l'insurrezione decisiva; la sola politica socialista dev'essere questa!

Ecco una tesi precisa ed onesta, non di quelle che tentennano, che dondoloneggiano; una tesi che si pu combattere (io la credo assolutamente folle, non dico idiota e nefanda, perch non il caso di estendere una frase scritta in altro momento a tutt'altro proposito), ma chiara, univoca, non amletica, non dondolonica; un bersaglio ben fermo ed eretto in piena luce del sole. A chi professa questa tesi riconosco il diritto di accusarmi.

Ma

a tutti gli altri?

Da due

delitti attribuitimi

imputazioni io mi debbo difendere, perch, sebbene i siano parecchi, si possono sostanzialmente con:

globare in due soli. Prima imputazione Avere firmato insieme con Treves (l'ha scritto lui, trascinando me, innocente, alla perdizione, ma ne as-

sumo l'intera corresponsabilit) l'articolo Proletariato e resistenza della Critica sociale, e aver pronunziato alla Camera, per conto del Gruppo parlamentare, che l'ha approvato e dovrebbe risponderne con me, il discorso del 16 giugno. Le due cose ne fanno una e il discorso assorbe l'articolo. Seconda imputazione La questione della Commissionissima (') Le altre questioni, per quanto connesse, che riflettono l'indirizzo e l'avvenire del Partito, le tratteremo al comma V, dove, se mai, avremo campo di allargare ed elevare il dibattito. Consentitemi una breve pregiudiziale (non si abbia a male Modigliani se gli rubo il mestiere) constato che qui noi facciamo un processo di tendenza. Ora noi abbiamo sempre condannato i processi di tendenza, almeno quando la borghesia li faceva contro di noi. Si chiamano di tendenza quei processi, che consistono in accuse generiche contro dati individui per delle opinioni o per dei fatti contro i quali non si possono invocare leggi precise e preesistenti, di guisa che alla legge corrisponda un fatto egualmente preciso sul quale ci si possa con precisione difendere. Di
: :

(')

La Commissione

del

dopo guerra.

233

regola questi processi di tendenza finiscono con la condanna, perch es.si tendono a sopprimere un uomo, non a giudicare un fatto circostanziato. Arso ma non confutato , come fu detto di un ribelle di altri tempi, condannato al rogo. Ora, quale legge avrei io violata, o noi avremmo violata? Qui perch io mi trovo ad avere dei il noi e Vio debbono alternarsi, correi, sebbene designalo come il criminale pi scandaloso, come l'esponente di tutta una schiera di delinquenti, la pi parte dei quali trovano comodo di mantenersi discretamenlo nell'ombra. Ma io non intendo fare chiamale di correi n reclamare l'integraquali zione del giudizio. Si parli pure di me solo. Ma si dica canoni consacrati di dottrine indiscutibili, quale credo, quale vangelo ho violato, quali supremi postulati ho sconfessato, senza dei quali, o atteggiandosi contro i quali, preclusa la permanenza nel Partito socialista? Quali articoli di programma, quali deliberati di Congressi ho offesi ed ho dimenticali?
:

Ho detto, sono due le questioni. La Commissionissima ed il mio discorso del 16 luglio. Quanto alla Commissionissima, vi era egli forse una formale deliberazione, vi era forse nel nostro programma un principio ricevuto, pel quale non fosse lecito entrarvi? Assolutamente no. Noi eravamo entrati in tutte le Commissioni di questo mondo, senza sospetto di peccato; entriamo nel Parlamento borghese, che la Commissionissima pi vera e maggiore, e in esso in mille guise collaboriamo, anche quando votiamo contro il Governo e la maggioranza; restiamo nei Consigh comunali, nei Consigli provinciali, in quelli delle Opere pie, nel Consiglio superiore del Lavoro
e nel relativo Comitato permanente,

nell'Assicurazione infortuni,

nell'Equo trattamento, nelle Commissioni e nei Comitali locali d'ogni specie, e chi pi ne ha pi ne metta, senza che mai una questione sia siala sollevata in proposito. Come potevamo prevedere che, proprio soltanto in questo caso, trattandosi poi non di una Commissione deliberativa o esecutiva, ma di una semplice

Commissione di informazione e di studio, ci spettasse l'obbligo, per entrarvi, di chiederne al maestro il permesso? Mancando il testo d'una legge, evidentemente non ci pot essere reato. L'articolo della Critica e il discorso. Io sono imputato di avere fatto, in due riprese, un caldo eccitamento alla resistenza. Questa,
senz'alcun dubbio, la definizione giuridica del crimine. Un eccitamento alla resistenza per la difesa dell'integrit nazionale messa in pericolo. Domando: in quale capitolo di Marx, o in quale pa-

234

gina di qualsiasi interprete o seguace di Marx, si legge che il far questo non sia compatibile coi principi socialisti? Mi guarder bene, poich non amo tediarvi e gli argomenti di autorit non sono di mio gusto, dal presentarvi centinaia di citazioni dei nostri classici e maestri, che dicono e sostengono perfettamente l'opposto. Ad ogni modo, non fu mai Congresso, non esiste statuto, nessuno pu citarmi un programma, il quale abbia detto no, non socialista chi eccita alla resistenza per la difesa dell'integrit del proprio paese. Dunque, se la legge non c', la legge non pu essere violata. Prenda oggi il Congresso, se gli garba, una nuova decisione il Congresso, che sovrano, statuisca che, da oggi in poi, i fatti a me imputati costituiscono reati, rappresentano contravvenzioni all'ideale socialista. Voi avete diritto di promulgare un nuovo programma, e allora spetter a ciascuno di noi di librare nella propria coscienza se onestamente lo possa accogliere o no, se la probit e la schiettezza politica, che dovrebbero essere legge per noi tutti, gli consentano di rimanere nel Partito, o lo consiglino ad appartarsi da esso o magari ad arruolarsi sotto altra bandiera. Ma, fino all'epoca di cui trattiamo, fino al 16 del giugno scorso, nessun dogma di Concilio pi o meno ecumenico, neppure nessuna deliberazione della Direzione del Partito, ci aveva messi in mora. Voi non potete creare la legge dopo il fatto, n erigere un tribunale che condanni chi nessuna legge ha violata. E badate, ripeto qui quello che disse test un mio ottimo difensore, il Bruni. C'era un fatto che doveva farvi un pochino pensare prima di prendere un atteggiamento da Sacra Inquisizione. Il Gruppo parlamentare, che stato bens accusato con me, ma in termini molto pi blandi, e pu quindi concepire qualche maggiore speranza di incontrare la benignit dei giurati, tutto il Gruppo parlamentare socialista, ai 17 giugno, cio l'indomani immediato del mio misfatto, mi dichiar la sua pi ampia e piena
: :

solidariet!

Non
o

c'

bisogno ch'io

vi ricordi quell'ordine del giorno,

nel quale, pur

dando

rilievo a certi altri concetti per sventare le

malaccorte

maligne
si

interpretazioni,

si

riafferma

nettamente
si fa

quello stesso concetto che io avevo sviluppato alla Camera;


anzi di meglio,

proclama che il contenuto essenziale del mio discorso non faceva che rispecchiare quei sentimenti che avevano sempre animala la condotta dei socialisti italiani. Avranno sbagliato miei colleghi e compagni. Non voglio disputare su questo ma il fatto che tutto il Gruppo, di 41 deputati, compresi gli intransigentissimi, come' il Maffi, il Musatti, il Car.oti, tutti, salvo
i
:


una riserva

235

iiisignificaiile di Maffi relativa ad una frase e non al fondo dell'ordine del giorno, tutti, non uno escluso... Maffi Dimentichi qualche cosa! Turati Completerai lu, e, se avr sbagliato, sar pronto a ricredermi. Ma tutti furono d'accordo nella piena solidariet. Ora, io non dico questo a mia difesa, non mio costume nascondermi dietro le spalle altrui, tanto pi che cotesta solidariet, dopo scatenatasi la burrasca nel Partito, ha cominciato, devo riconoscerlo, a tentennare un pochino. {Si ride). Ma vi pare serio imputarmi di un reato, pel quale dai Procuratori generali del Par-

domandava persino la mia espulsione, dunque di un reato che dovrebb'essere gravissimo, per un fatto che ebbe, ripeto, la solidariet piena e incondizionata del Gruppo parlamentare, di lutti quanti i vostri deputati di tutte le tendenze? Vi pare serio, con simili precedenti, istruire un processo, che dovrebbe squalificarmi da socialista? A chi vorrete far credere che, se il fatto era cos grave, se l'eresia era cos imperdonabile, tutti, dal primo all'ultimo, i vostri deputati, che non sono poi gli ultimi venuti, che si deve pur supporre rappresentino l'opinione media di tutta l'Italia socialista, non ne abbiano neppure concepito il sospetto? Tanto pi questo parere unanime del Gruppo vi dovrebbe mettere in dubbio, non dico sulla vostra convinzione (se l'avete) ch'io vi abbia male interpretato, ma su quella che chiamer la procedibilit giudiziaria in mio confronto (siamo sempre in tema di pregiudiziale di competenza), in quanto, come affermava ieri il compagno Bacci in un suo discorso molto misurato, e al quale, per quanto abbia accennato ad alzare il suo frustino contro di me,
tito si

debbo riconoscere un tono cavalleresco

di cui lo ringrazio,

fino

a quel giorno la Direzione ed il Gruppo erano sempre andati d'accordo . Nelle linee generali, s'intende. Non siamo i frati di un convento, e ciascuno di noi possiede, pi o meno, una testa. Come dunque avrei potuto non fidarmi dell'opinione di questi miei compagni, che non solo si trovavano d'accordo col Bacci e con la Diresempre, sia pure, zione, ma che non rifinivano mai di ripetere che, nei momenti gravi e pel riguardo dovuto all'anzianit delicati, l'unico possibile oratore del Gruppo non ero che io? Non

pretendo che questo elogio non mi si facesse magari per scaricare le maggiori difficolt e responsabilit sulle mie povere spalle. {Applausi. Si ride). Ad ogni modo, io dovevo pur ritenere che, avendo le mie spalle dietro quelle di tutto il Gruppo, che mi dava questa patente, il pericolo di apparire un delinquente, di pigliare cantonate degne della pena suprema, mi si potesse evitare.

236

Un'ultima osservazione, poi abbandono la pregiudiziale ed entro nel merito. Di questa questione, di cui fate un'imputazione a me, voi disputate oggi, per la prima volta; La legge, che ancora non c', che io non potevo violare mentre non c'era, voi state ora per sancirla e per promulgarla. Voi la delibererete domani per dopo domani, e direte domani che cosa sia necessario di credere e pensare per appartenere legittimamente alla vostra congrega. Or bene, mentre di questo disputate, mentre tentate di formulare un dogma che dovrebb 'essere il fondamento postumo di un'accusa retroattiva, voi stessi siete ben lontani dall'averne un concetto preciso! La prova che ne state disputando ed anche nel modo col quale ne disputate! Il tema dell'accusa il

tema stesso del Congresso!

E
possi,

voi siete in disaccordo perfetto! Se ne togliete l'ottimo Reche il logico e coerente, voi tutti, gruppi e gruppetti,

avete la vostra destra e la vostra sinistra, e il processo che si fa contro di me il processo del Partito contro s medesimo! Manca dunque non solo la legge: manca il tribunale; manca persino un Pubblico Ministero che sia tutto d'un pezzo e di un colore. Ce n', mi pare, abbastanza per elevare eccezione d'incompetenza! Nella migliore delle ipotesi, il vostro verdetto servir per l'avvenire; ma, per il passato, vi forza sentenziare il non luogo. Altrimenti, non gi per impancarmi ad avvocato e

per rubare

il mestiere a quelli dei compagni presenti che fanno l'avvocato sul serio, ma, se si ammettesse che, da un Partito costituito regolarmente, si possano cacciare dei compagni unicamente perch cos piace a una Direzione, la quale oggi d'un colore e domani pu essere d'un colore diverso, e allora caccer

a sua volta

giudici e

vincitori della vigilia,

simile Partito avrebbe molta somiglianza con

convenite che un un manicomio! Sa-

rebbe, di volta in volta, la ridda delle reciproche espulsioni, ci che non potrebbe non fare un piacere matto agli avversari co-

muni. Sono tentato di domandare se ci siamo costituiti in Partito per farci la guerra reciprocamente tra noi, oppure per fare la guerra al dominio della borghesia! Ecco una curiosit ragionevole! {Si ride).

Ma no, non il caso di ridere; la mia non vuol essere una osservazione pi o meno spiritosa; essa rispecchia la realt. Il fatto che la massima parte dell'attivit del nostro Partito oggimai si ridotta alla gara delle reciproche accuse e delle reciproche cacciate. La guerra alla borghesia, la guerra al capitalismo, lo studio dei grandi e sempre mutevoli problemi di quest'epoca tanto tormentata, l'azione che dovrebbe volgersi alla conquista dei poteri

237

pubblici e all'arte di saperli usufruire, tulio questo si abbandonato, per far luogo alla giostra infeconda delle requisitorie vicendevoli! Con questo di speciale al nostro Partito, che lo differenzia da tulli gli allri che l'accusa e la persecuzione pigliano di mira sopratulto gli uomini rappresentativi, coloro che meritarono la vostra maggiore fiducia. Essere deputati o consiglieri del Comune sottopone a una specie di vigilanza speciale, ne fa dei
:

sospetti e degli ammoniti.


tito

Saturno divorava

suoi

figli.

Pel Parquelli

non v' maggiore volutt che divorare ch'esso medesimo ha eletti e portati in alto!
Socialista

tutti

Considerate qual' oggi

la

cos) nelle file del nostro Partito.

divisione di classe (chiamiamola C' una massa di ottimi com-

pagni, giovani la pi parte, quindi non ancora arrivati alle rappresentanze e alle cariche, la cui preoccupazione suprema di mettere in istato d'accusa quelli che, essendo venuti prima di
loro, sono prima di loro arrivati. Quindi, accusati consiglieri comunali e le Giunte socialiste; accusato il Gruppo parlamentare; accusati gli organizzatori; accusati i dirigenti la Confederazione del Lavoro. Tutti coloro che fanno qualcosa, non per meriti speciali che abbiano, ma che fanno perch voi li avete posti in condizione di dover fare, sono tutti accusati e sospettati. Viceversa, tutti coloro che non fanno nulla sono perennemente atteggiati ad accusatori. E, in un certo senso, era piena di finezza l'osservazione che faceva a questo proposito un mio amico ed avversario, in una delle tumultuose riunioni della Sezione milanese. Guardate mo' che stranezza! egli ci diceva. Tutti quelli che noi eleggiamo a rappresentarci, e, poich li eleggiamo, significa che
i

all'ingrosso siano

nostri migliori,

nostri pii adatti all'azione,

non appena

son messi all'opera, o siano in un Consiglio comunale, o in un'Opera pia, o in un'altra organizzazione qualsiasi, ed ecco che immediatamente troviamo che non ci rappresentano pi. che la pensano all'opposto da noi, o che noi, noi, la pensiamo in tutt'altro modo da loro! . La quale constatazione realistica non si spiega che con una di queste due supposizioni O hanno ragione gli anarchici, nel dire che il potere corrompe, che quindi bisogna astenersi da conquistare il potere. Oppure si deve dedurre che l'azione ha certe
si
:

esigenze,

le

ma

alle

quali

quali chi fuori dell'azione magari stenta a capire, non dato sfuggire, sotto pena per l'appunto di

rinunciare all'azione. Finch si vaga nell'astratto, facile, come il compagno Repossi, essere per le cosidette soluzioni nette e recise. Noi ci proponiamo di istituire anche in Italia la repubblica dei Soviety. A parole, la cosa non fa una grinza; ma poi, sul


terreno deirazione,
i

2J^8

la testa,
il

si imche non affatto igienico per chi l'ha, sebbene sia affatto indifferente per chi non l'ha (si ride); se, colla nostra, non si vuol rompere la testa dei compagni del Partito, bisogna pure agire secondo determinate norme e regole, rassegnarsi a dati adattamenti, accettare, pel meno peggio, date transazioni, condursi insomma nella vita pubblica con la stessa prudenza ed accortezza che ci guida nella vita privata. Ecco come nasce il contrasto fra i compagni impegnati nell'azione e quelli che trinciano e sentenziano nell'inazione!

cosidetti coefficienti di riduzione

pongono,

e,

se

non

ci si

vuol rompere

Ed entriamo alfine nel merito delle accuse. Il discorso del 16 giugno parafrasi, se non proprio riproduzione, dell'articolo della Crilica sociale. Diamo per supposto che lo abbiate letto. Ipotesi forse un po' audace, perch infatti Modigliani argomendi
:

tava (e gli lascio la responsabilit del giudizio temerario) che il settanta per cento di voi non ne abbia notizia diretta. Non sarebbe, del resto, il primo caso che gli uomini di queslo mondo si accalorino particolarmente a proposito di cose che non conoscono. Si narra che, nel glorioso Cinquecento, avveniva che dei cavalieri si battessero all'ultimo sangue per la preferenza da darsi al Tasso sull'Ario.sto o viceversa, e poi confessassero, moribondi, di non aver letto n l'uno n l'altro poema! Ma il discorso e l'articolo, di cui qui disputiamo, erano cos brvi, da potersi anche supporre che molti di voi, se non tutti, li abbiano letti davvero, e non nelle traduzioni fantastiche e monche dei giornali, ivi compreso VAvanta, ma nel testo autentico e completo. Dunque esaminiamo le accuse, procedendo }>er ordine. L'accusa specificata in un ordine del giorno della Direzione del Partito, in cui, premesso che il Comitato direzionale si limit a constatare il proprio dissenso dalle affermazioni del l'on. Turati e del Gruppo parlamentare; considerato che tale constatazione restitu al Partito la sensazione immediata della inalterabilit delle direttive, eccetera, eccetera, eccetera; la Direzione in seduta plenaria fa suo l'ordine del giorno di dissenso di condanna deliberato dal Comitato, confermando che le note dichiarazioni di Turati sono in aperto e stridente contrasto con
te
<c

le

direttive del Partito

socialista

italiano fissate dai Congressi


di

dai

Convegni nazionali ed internazionali

Zimmerwald

Kienthal e dagh organi responsabili; che il Gruppo parlamentare, con l'ordine del giorno immediatam.enle successivo, vi ha aderito sostanzialmente con la dichiarazione di approvazione, sia pure riaffermando la sua fede nell'immutata direttiva del Par-


((

239

ce

che l'affermazione, secondo la quale i sentimenti espressi da Filippo Turali abbiano sempre inspirata la condotta dei socialisti italiani, non risponde a verit ed anzi smentilo socialista;
tita

((

dagli applausi
eccetera,

dagli
la

abbracciamenti
invita
i

t(

eccetera,

eccetera;
del
tutti

a deputati

lui

prodigati,

singoli
le

ed

il

non alterare sono di sola competenza richiama severamente


a

Gruppo

struttura del Partito,

cui direttive

Congresso
i

e per esso della Direzione;

transigenza di classe,

compagni alla disciplina dcll'indeliberata prima e durante la guerra;


compagni, per malcomprodevono sacrificare ogni

rileva la gravissima responsabilit di quanti

celato senso di ribellione al volere della maggioranza,

mettono

l'unit del Partito,

a cui tutti

veduta particolarista; rileva ancora la pi aspra e difficile situa zione nella quale sono messi i compagni della maggioranza da certe manifestazioni di pensiero, che misconoscono, in quest'ora terribile, il sentimento della maggioranza del Partito, della so lidariel socialista; infine dichiara il proprio dovere anche se dovesse costare nuovi dolori di provvedimenti radicali, qua lora simili indisciplinatezze e deviazioni dovessero ripetersi . E scusate, cari compagni, se poco! Da notare che, delle varie proposte di scomunica, dibattutesi nella Direzione, questa sarebbe stata la pi blanda e benevola. V'era infatti, come avrete appreso dal comunicalo ufficiale che fu distribuito alle Sezioni, non solo una proposta Bombacci ancora pi radicale, ma un'altra dell'ottimo compagno avv. Belloni, secondo il quale le dichia razioni Turati avevano reso incompatibile e dannosa la presenza del loro autore nel Partito, per cui la Direzione demandava alla Sezione competente gli opportuni provvedimenti, ed
((

ce

ce

c(

inoltre invitava

singoli

membri

del
.

Gruppo

ripudiare in

modo

palese

concetti di Turati

posto al Gruppo delle quente principale, giudizio sommario e fucilazione nella schiena! Tutto ci, si sottintende, per tener alta la dignit del Gruppo parlamentare, per avvalorarlo nella sua battaglia contro la maggioranza borghese e contro il Governo (fortuna che la paterna Censura ci ha aiutato, sopprimendo il pezzo neWAvanli!) e per
rinsaldare la cordialit, l'unit, la reciproca tolleranza fra
correnti del Partito!
le

rimangiamento imsue unanimi opinioni; e, quanto al delinOssia,

varie

E veniamo al contenuto del discorso. Ma prima debbo eliminare un sospetto, se ci fosse ancora, di possibile scorrettezza da parte mia. Ho udito metter in dubbio ch'io avessi parlato per in-


carico formale del Gruppo.
lettera al
Il

240

una sua avrebbe dichiarato parlare a nome del Gruppo...


on. Bonardi, in

compagno

Convegno

socialista di Alessandria,

io avevo usurpato il diritto di Domando la parola. Bonardi Tanto meglio se egli stesso chiarir la cosa, in Turati modo che non rimangano equivoci. Ad ogni modo, a pagina 54 della Relazione Zibordi, che qui distribuita, voi potete apprendere, con tutta precisione, che, in quell'occasione, il compagno Turati stato delegato formalmente all'unanimit. Il deputato Turati replicatamente chiese si designasse altro oratore in sua vece, o per lo meno che le dichiarazioni da farsi venissero prima discusse, deliberate ed approvate;ma ci non fu possibile, non certo per colpa sua. Dunque nessuna indelicatezza, n usurpazione. Parlai per incarico del Gruppo, con pieno mandato di fiducia, malgrado io slesso avvertissi che, in seguito airincidente di novembre, e cio sull'articolo della Critica sociale che non a tutti era piaciuto, e per cui si era designato a parlare Prampolini in mia vece, sarelDbe forse stato opportuno sostituirmi. Ma non si volle. Fino allora, dunque, eravamo pienamente d'accordo; gli scrupoli sono venuti soltanto dopo, anche in alcuni dei miei amici del Gruppo, tal e quale com'era avvenuto per la Commissionis-

che

sima. Saranno stati tanto pi ponderati quegli scrupoli, se tardavano tanto a farsi sentire... {Si ride). Ed ora al corpo del reato. Non star a rileggere lutto il discorso; ne rievocher i punti principali. Premetto che, a nome del Gruppo, avevo presentato questo ordine del giorno La Camera, non ravvisando nella politica passata e presente
:

intendimenti della politica futura alcun segno che il Governo voglia e sappia cogliere e coltivare positive eventualit di convenienti trattative di pace, n preparare pel dopo-guerra audaci e doverose innovazioni politiche, economiche e sociali;
e negli

non approva la politica del Governo . Le condizioni di quella discussione non permettevano lunghi svolgimenti. Bisognava condensare e parlare per semplici accominciai col riaffermare la profonda, immutabile, avversione alla guerra, e che noi mantenevamo integralmente la posizione, di fronte alla guerra, assunta fino a quel giorno. Su di ci nessun equivoco doveva nascere: e questo ho esplicitamente proclamato. cos mi esprimevo L'ordine del giorno che ho presentato rievoca in sintesi le ragioni antiche e nuove per le quali non potremo, noi socialisti, oggi come ieri, votare con la maggiocenni.

Ed

io

irreducibile nostra

24-1

l'esercizio provvisorio.
la voce,

ranza

la

fiducia nel

Governo e
se,

Non

la

potremmo votare neanche


altra

come ne corre

questo con-

fiducia venisse conglobalo e reso implicito in qualsiasi formula . Con che si alludeva a certa altra formula, ambigua, che era stata ventilata, con la quale si sarebbe volala la fiducia, non gi nel Governo, ma unicamente nell'esercito, sperando con ci di ottenere anche i nostri voti. In verit, l'esercito composto di
u cello di
((

espone

di gente che, per amore o per forza, propria vita per la difesa della propria terra; , in sostanza, il proletariato in armi; in questo senso non avremmo potuto sconfessarlo o usargli villania. Ma la formula poteva involgere un equivoco e perci dichiarai che non ci saremmo lasciati prendere a quell'esca. soggiungevo Ma noi siamo un'assemblea politica, ed necessario che il voto sia politico, ossia esprima l'adesione o l'opposizione ad un indirizzo di Governo. Una manifestazione di unit puramente sentimentale e coreografica si fonderebbe su un equivoco, che, poi non ingannerebbe nessuno, che non gio verebbe al presente e nuocerebbe all'avvenire. Non n onesto n utile che alcuno di noi dissimuli l'intimo suo pensiero intorno alle grandi visioni politiche e sociali che differenziano i Partiti.

proletari, di nostri fratelli,


la

((

((

Domandate

a noi,

come

noi

domanderemo

a voi,

solo quello

che sinceramente, onestamente, vi possiamo dare, ci che d'al tronde l'essenziale in questo momento, e l'avrete. Non si spe culi, n da noi, n da voi, sulla eccezionalit del momento; non facciamo a ricattarci a vicenda! . Erano, come vedete, parole abbastanza chiare, tanto pi in quelle circostanze. Ed erano, su per gi,, le stesse parole, le stessissime idee, con le quali, sempre a nome del Gruppo, Prampolini si era espresso nella storica seduta del novembre in quella dichiarazione che egli aveva, pi fortunato di me, ottenuto che fosse controllata prima, parola per parola, virgola per virgola. N io l'avevo plagiato intenzionalmente il plagio nasceva dal fallo che sentimenti ci erano comuni, che, per lui come per me, le situai zioni politiche dei Partiti rimanevano immutate, e che, se la gravit del momento poteva imporre silenzio alle piccole competizioni e recriminazioni, non perci le grandi linee, che caratterizzano le differenze dei Partiti, fondate sugli antagonismi immanenti di
:

classe,

si

Gruppo
TUHATi

socialista

dovevano cancellare o dissimulare. In sostanza, il non avrebbe mutato di una linea il suo costante
maestre del goeialieino.
18

atteggiamento.

Le

vie

242

Dello questo, e dettolo ben chiaramente, com'era mio dovere io aggiungevo (ed ci che ha fatto scandalo) esplicito di eccitamento alla difesa ed alla resistenza; riconoscevo cio che la difesa dell'integrit del territorio minacciata e violata un dovere superiore ad ogni discussione anche, e vorrei aggiungere, tanto pi, per chi si professa socia-

mia convinzione, un voto altrettanto

lista.

Ed
polini,

era ancora lo stesso concetto illustrato da Camillo Pramche aveva rivendicato, al par di me, l'indipendenza della
:

patria

<(

detto

Non
il

alla riaffermazione di

richiamateci in quest'ora di angoscia ^^ egli aveva un concetto che il socialismo non

rinnega,

concetto della difesa territoriale, della indipendenza


.

(Non conferm lo stesso Bacci, poco fa, che chi rinnegasse questa indipendenza non sarebbe socialista?). E Prampolini proseguiva: Il nostro pensiero esplicito. 11 socialismo afferma, entro gli schemi della sua concezione, tutte le ragioni, ideali e materiah dell'indipendenza territoriale. Non abbiamo atteso egoisticamente la violazione del suolo d'Italia per riaffer mare questo principio . E non basta ecco ancora alcuni periodi della dichiarazione Prampolini. la leggenda continuava egli con forza Noi respingiamo imputare alla nostra vuole infame {infame: avete capito?...), che
((

dei popoli

((


((

((

<(

propaganda la responsabilit dei tristi eventi dei giorni passati. Pure essendo risolulamenle avversi alla guerra ed invocandone la pi prossima fine, come era ed nostro diritto e dovere, noi abbiamo per avuto il senso dell'ora in cui viviamo, e non abbiamo mai disconosciuto, n taciuto, la inesorabile necessit di
sottostare, durante la guerra, alle sue esigenze militari e civili
.

Esigenze

militari

e civili

non

vi

sfugga

il

significato del

duplice aggettivo.

Ma non

ancora finito.

<(

<(

dicharazione dinanzi a tutte le imposizioni della realt, frutto della nostra dottrina. Come si sappia austeramente praticarla, ve lo dicono anche i soldati proletari delle zone sociahste d'Italia. Il Socia-

La

disciplinata fortezza

continuava quella

lismo,

<(

l'uomo

che ha insegnato il coraggio per una fede, ha dato alIl Socialismo il coraggio per tutte le ore della sua vita.

<(

dottrina di vilt . concetto mi .sembra che sia chiaro. E, ripeto, se un appunto potesse farmisi, .se l'appunto fosse ragionevole, quello sarebbe di
Il

non

avere plagiato Camillo Prampolini!

243

Senonch io tengo ad avvertire immediatamente che questo confronto io non l'ho fatto per difendermi. Non mio costume trincerarmi dietro le spalle altrui, siano pure quelle nobilissime, di Prampolini, o quelle dei compagni di Gruppo, che il 17 giugno mi attestarono la loro incondizionata solidariet. Vi dir anzi, e non vi sorprenda, che, sebbene la stampa ufTiciale socialista, con una di quelle piccole menzogne che si giustificano col sentimento della disciplina di Partito, abbia annunzialo ai popoli che la dichiarazione Prampolini era stala approvala del Gruppo all'unanimit, la verit che io non l'avevo punto approvala, perch essa non in tulio mi era piaciuta e avevo motivato il mio dissenso, del quale vi dir tra breve il motivo. Vi parlo con serenit, ma anche con intera schiettezza; e, in omaggio a quest'ultima, ho il dovere di proclamare alto e forle che io ricuso molle delle difese che i miei amici mi prestano. Ricuso la difesa che consiste nell'attribuirmi di aver obbedito a uno scusabile movimento sentimentale. Mi si concederebbe la scriminante della passione invincibile. Questa difesa non la merito e debbo ricusarla. Io non sono n un rammollito n un impulsivo.
Bravo! ). Ricuso un'altra difesa. Si detto che il tempo stringeva, che io fu vittima di un peccato d'improvvisazione. Niente affatto! Il mio discorso era scritto, perch il momento era troppo delicato, e una parola sbagliata, una frase eccessiva, mi sarebbero slate giustamente rimproverale. Si falla la questione del tono . Non sono le cose dette, ho sentito ripetere, che si possano incriminare; ma il tono con cui furono delle. C'est l'accent qui fait la musique. Il tono fa la
(((

musica.
In verit,
a imputazioni di questo genere

non erano
c'

arrivati

per qualche cosa. Se il socialismo rappresenta un progresso, giusto che il Partito socialista innovi qualche cosa anche nei suoi atti di accusa {Ilarit). E stato Zibordi. Una voce Turati Ma pazienza il tono, che almeno un fatto positivo! Si andati, nelle innovazioni, ancora pi in l. Si arrivati ad accusarmi per le cose che non ho dette! Finora si erano arsi gli eretici per ci che loro si attribuiva di aver fallo, scritto, pensalo, propagandato. L'eresia delle cose non dette un'altra innovazione che, dal punto di vista giuridico, merita di venir sei

nemmeno

tribunali borghesi.

Ma

il

progresso

gnalata.

cos

mi

si

trov in difetto perch non avrei accennato, con

244

parole feroci, agli arresti dei nostri compagni. La cosa perfettamente vera. E non vi accennai a disegno, per varie ragioni; anzitutto, perch non c' obbligo di ripetere ogni giorno le me-

desime cose. Io stesso aveva pronuncialo


discorsi violentissimi

alla

Camera

otto o dieci

reazione governativa; tornarci ragione dell'omissione non fu gusto. la pessimo Ma era di sopra soltanto estetica v'era un motivo ben pi alto, che interessava la dignit della stesso nostro Partito. In un momento cos grave, cosi pieno di emozione, quando interessi cos formidabili erano posti in questione, confesso che il piatire pei nostri piccoli dispiaceri di famiglia mi sarebbe parso umiliante ed indegno. Avremmo avuto l'aria di offrire la nostra solidariet, non tanto e non unicamente per la difesa del Paese, ma quasi proponendo al Governo questo mercato voi ci avete arrestati Tizio, Cajo e Sempronio; se volete la nostra solidariet, scarcerate prima i nostri compagni! (Approvazioni). Or questo sarebbe parso talmente piccino, bottegaio, settario, che tutto il mio animo si rivoltava, in quel momento, a un di-

contro

la

scorso di cotesto genere!


i

un mio infortunio sul lavoro. Tutti mi si rimproverano, tranne quelli che non mi sono mai capitati, come i famosi confini strategici , una frase che mi si rinfaccia, ma che io non ho mai pronunciata, tutti li rivendico come un mio vanto, come l'espressione meditata della mia coscienza, allo scopo di servire il Partito.
Dunque, non
si

parli di

pretesi infortuni che

Una
gnori!
in

sola,

non scusa,
,

ma

spiegazione.

Il

La

politica

in fondo, l'arte di

muoversi

momento. Sissie di manovrare

determinati modi a seconda dei momenti successivi e delle Non esistono in politica pezzi stereotipati, dischi di grammofono. Neppure per la propaganda cos detta evangelica. Non so perch quel capolavoro d'arte e di sentimento che l'Evangelo venga adoperato come termine di confronto per
situazioni variabili.

indicare una cosa cos scema qual il grammofono! Noi ci muoviamo su un terreno accidentato, in un ambiente sempre fluido e le parole politiche devono anch'esse intonarsi a see mutevole conda dell'ambiente e del terreno. Il momento infatti era gravissimo. Si temeva una nuova Caporetto, anche pi disastrosa, de:

cisiva per l'integrit

nazionale

dell'Italia.

Ve

lo

ha detto

Mo-

dighani...

Una voce

Turati altri dir con

Che ce ne importa a noi?! Ecco un altro della squadra Repossi! Egli


:

dice,

lui

a noi che ce ne importa?

in

base a questo

245

vostro sentimento, pretendete condannare coloro ai quali, ne importa qualche cosa. Or io non dico che abbiate torto, non questa ma non parlate, la questione che io faccio in questo momento
:

per carit, di direttive tradite! Queste direttive bisognerebbe prima stabilirle, promulgarle, farcele accettare. Ci dovremo essere anche noi! Voi esclamate allegramente: e chi se ne frega?. Ebbene, costituite il gruppo dei menefreghisti , imponete il menefre-

ghismo

come dogma

del Partito, e allora avrete

il

diritto di ac-

cusare coloro che, avendolo accettato, si ribelleranno. Ma prima no! Ma per adesso no! Ma contro noi, che quel dogma non abbiamo accettato e che mai non lo accetteremo, assolutamente no! Vi ha detto, dunque, Modigliani quale sinistra ombra si proiettasse in quei giorni su di noi, e non solo sul Partito in senso stretto, ma sul Socialismo italiano. Non si vive soltanto nelle e per le Sezioni del Partito; si vive nella storia, nella nazione, nel mondo. Sociahsti ed uomini politici, dobbiamo agire anche sulle altre classi, sulla immensa zona grigia che fuori dei quadri dei Partiti e che decide della vittoria dei Partiti, e dobbiamo aver cura che i nostri atteggiamenti siano tali da non renderci deboli nella lotta. Ora Modighani vi ha detto quale sinistra ombra avesse gettato su di noi l'accusa, sia pure in malafede, che ci veniva lanciata. Si era detto anche alla Camera, l'aveva proclamato il Presidente del Consiglio, che taluni, e non degli ultimi venuti, del nostro Partito rivendicavano come un onore che il Partito avesse concorso a generare e ad aggravare il disastro di Caporetto. Se un'altra Caporetto pi vera e maggiore fosse avvenuta, in quello stato d'animi e di cose, con quelle prevenzioni, e se il Gruppo, in quel momento tragicamente terribile, non avesse pronunciata

una parola

schietta di italianit

socialista,

ma

italiana

po-

tete figurarvi quello


((

che sarebbe avvenuto. Il nostro Partito, non parlo di chi non se ne frega , ma per tutti coloro che se ne era fregano moltissimo e qualcuno, spero, c' ancora apparsi gente che Saremmo pezzo, era finito. morto per un bel volontariamente consegnasse una parte del paese allo straniero, gente che volesse ricondurre l'Italia ai tempi precedenti al '59, che lavorasse a spegnere la libert e l'indipendenza italiana e con essa ogni possibilit di lotta e di movimento del proletariato italiano per un lungo periodo. Eravamo morti, vi dico! nostri soldati Fortunatamente il disastro non avvenne, e, se resistettero, fu dovuto anche all'influenza delle nostre parole. Ho
)>

ricevuto

in

quell'occasione
dal fronte,

centinaia

di

lettere

entusiastiche

di

che ringraziavano commossi per la nostri compagni coraggio e la fede la compagna il reso loro aveva che parola
:


Altobelli,

246

che ha un figliuolo al fronte, qui in mezzo a noi, e sua testimonianza dica essa se non abbia saputo che quelle nostre parole (non l'ascrivo a mio merito, perch il sentimento che m'inspir rispondeva al pi elementare dei nostri do-

invoco

la

hanno riaccesa, in una infinit di compagni e di soldati, una fiamma di entusiasmo e di ardore, che si era sopita. E, perch essi hanno combattuto sul serio, la rovina si potuta evitare. E allora che cosa avvenuto? avvenuto questo fatto singoa malgrado di esso larissimo. Quel discorso, se sopravveniva il disastro, sarebbe stato il grande ombrello protettore, sotto
veri)

cui sarebbe rifugiata la fierezza del Partilo socialista per dimo-

Viceversa, dacch lo scopo che esso si proci tocc la sventura (la fortuna, diranno i menefreghisti ) di avere il disastro, ecco che l'ombrello protettore si converte in nodoso bastone (applausi) per pestarlo sul groppone di chi ve lo ha fabbricato! {Commenti).
strare
il

proprio

alibi.

poneva

fu raggiunto,

dacch non

consentitemi di rifiutare un'ultima difesa, che stata tentala di voi. Essa consiste nell'accusare di lutto la speculazione avversaria, che ha travisato, che ha snaturato, che si servila del discorso Turali per i suoi fini obliqui, facendogli dire mollo di pi e di diverso di ci che quel discorso ha detto o inleso di dire. Ebbene, anche questa una difesa la quale io disdegno. Oh dio! Tutti i Parliti, si capisce, tirano l'acqua al proprio molino, tutti profittano a loro modo delle azioni avversarie, e ciarlatani ce n' in tulli i Parlili. Ma, nel caso speciale, che i Parlili, anche nostri avversari, ma che tengono ad un'Italia indipendente e rispettata, di quel discorso si compiacessero, lo esaltassero, lo diffondessero; ma questa mi pare la cosa pi na-

anche da qualcuno

turale del mondo...

Modigliani

mi rompi il filo, ne segue che vi piglio pi tempo, e invece io vorrei che alle otto, amici ed avversari, poteste andare a desinare tranquillamente. Non ho
Turati
dire, perch, se

Lasciami

L'hanno castrato per

la strada.

intenzioni di vendetta! {Ilari).


la strada, osserva Modigliani. Ed allora io rispondo che hanno fallo benissimo a castrarlo, se credevano, come credo anch'io, che togliendogli alcune premesse, le quali riguardavano unicamente la mia coerenza politica, ma che pote-

L'hanno castralo per

gli

vano raffreddare l'impressione del lettore, la efficacia di quel discorso, per lo scopo che si proponeva, sarebbe aumentata. Sar un torto fatto alla mia propriet letteraria, della quale m'importa un fico secco, ma certo fu una collaborazione data a quello che

_
camente pensando

247

era l'intento principale del discorso, che non era stalo fatto unial Circolelto a o b, e neanche alla Direzione del Partito, ma era stato fatto oh dio!, non vorrei gonfiarlo! ma senza dubbio, per modesto che fosse, era slato fatto per qualche cosa di mollo pi alto e di pi grave che non le piccole preoccupazioni tattiche delle Sezioni e dei Circoli... BoMnACcr Siamo d'accordo. Era fatto per la resistenza. (Interruzioni. Comnienli). Turati La speculazione avversaria, dunque, non c'entra per nulla. Io prevedevo il plauso della Camera, e mi compiacqui di quel plauso. Non prevedevo questo no l'abbraccio di Bissolati, che stalo, pare, il mio maggiore delitto. Potrei dire che, se mai, fu uno stupro, un abbraccio unilaterale, come disse qualcuno, ma anche questa sarebbe una difesa puerile, non degna di me, e, vorrei poter aggiungere, non degna di voi. Non vero.

Se pensassi che Bissolati


semplicismo
fucilate,
di

sia

un ciarlatano, se

lo giudicassi col

certi fanatici,

potrei insinuare che,

con quell'ablo

braccio, egli avesse voluto riabilitarsi della famosa minaccia delle

che avesse voluto rifarsi una verginit. Ebbene, non

penso, e perci non lo dico. Dico ailzi esattamente il contrario. Conosco Bissolati da 40 anni e nessun dissenso politico mi persuader alla calunnia. Bissolati ha sentito semplicemente che, in quel

momento, eravamo tutti scaldati ad un modo da una grande fiamma di entusiasmo per la difesa nazionale di fronte alla invasione, e
si

slanci verso di noi


gli

medesimo sentimento che


infelicissima delle fucilate,

rammaricandosi che, vamo alleati. Questo lo


((

recisi avversari per quel aveva messo sulle labbra la frase ravvedendosi e forse perch sent

suoi

agli effetti della difesa nazionale, gli erasent e

ha voluto onestamente affermare. mi rimprovera Bacci. Eh! No. A dire il vero, tu, per esempio, non sei uno. che respinga molto fieramente ne le persone, n le cose. Oh dio, ho viste certe fo-

Ma

tu dovevi respingerlo

tografie!... [Ilarit).

Io non dovevo affatto respingere Bissolati, perch un tal gesto che cosa avrebbe significalo? Ouesto solo: che, mentre un modivisi in ogni altro mento prima, avevo proclamato che noi su questo punto, la difesa del punto da tulli gli altri Parliti paese minacciato, ei-avamo solidali e concordi anche coi nostri

avversarli; viceversa,
in parola [ed eia
il

quando uno

di questi avversari ci

pigliava

l'uomo accanto al quale avevamo combattuto tante magnifiche lotte per la causa comune), le i nostri propositi si palesavano pura retorica e pura ipocrisia,
fratello della vigilia,

248

nostre bizze ripigliavano il disopra. Un tale conlegno poteva essere del gusto di qualche Circoletto, di qualche, vorrei dire, Circolo vizioso... {Interruzioni).

Alludo unicamente al vizio del settarismo. ... ma evidentemente sarebbe stato troppo basso, troppo inferiore al momento e al sentimento che in quel momento ci animava. Ed io faccio l'onore, a coloro che ci muovono questo rimche, al a dispetto delle loro negative provero, di dir loro nostro posto, essi pure avrebbero agito da uomini e non da settari, avrebbero agito precisamente come noi! Bissolati era quello che voleva tirare sopra di Una voce noi! {Rumori. Interruzioni). Ho voluto, per lealt, rifiutare anche questa difesa, Turati dell'abbraccio subito e non provocato, sebbene il giovarmene potesse essermi utilissimo. Perch, in fondo, di questo io sono sopradi aver avuto un abbraccio da Bissolati. Pramtutto accusato polini non ebbe, non merit, quell'abbraccio. E quindi i due casi

sono diversi.

due casi sono diversi. Ne' dir poi le ragioni. Ma badate, intanto, che un sistema molto pericoloso quello di informare i nostri giudizi circa i fatti nostri sulle impressioni che ai nostri avversari convenga di ostentare. Perch, a questo modo, noi faremmo dei nostri avversari nientemeno che i padroni e gli arbitri della nostra condotta. Se essi ci lodano, o ci loderebbero, noi, per evitare quella lode, dovremo astenerci da dichiarazioni o da atteggiamenti che per noi sono doverosi e necessari; dovremo invece, per ottenere il biasimo avversario, compiere atti od omissioni che meriterebbero anche e sopratulto il biasimo nostro. Insomma i criteri della nostra condotta saranno in bala dell'impressione, o sincera od artificiosa che sia, dei nostri nemici. Per me, ci che preme di agire sempre ed esclusivamente secondo la nostra coscienza, secondo la coscienza socialista, senza preoccuparci, o preoccupandoci il meno possibile, delle impressioni che ai nostri avversari, in buona o mala fede, convenga ostentare. Il nostro Partito non tanto scemo, noi almeno non siamo autorizzali a ritenerlo, da giudicarci non per quel che facSissignori,
i

ciamo,

ma

per quello che


la

altri dice dei fatti

nostri.

quindi posso essere relativamente breve. La difesa del territorio nazionale, minacciato dall'invasione straniera, la si vuole o non la si vuole?

Dunque

questione una sola,

In verit,

sembra persino strano che

si

convochi un Congresso

socialista per proporgli

249

una questione di questo genere, una questione che superata, arcisuperata, nella storia, nella teoria, nei fatti costanti, negli stessi esemp, lasciatemelo dire, della nostra
fatto, ciascuno di noi, se assalito, si dimostrava il moto muovendosi. La necessit, il dovere della difesa lo si prova col fatto che noi tutti ci difendiamo. Qualcuno mi osserver che ci fu anche il Sermone della montagna, che vi la setta dei cosidetli tolstoiani , quali predicano non dico praticano la non resistenza. Se e quanto tale teoria sia compatibile col partito della lotta di classe, lascio a voi giudicare. Guardate, per esempio, il tolstoiano Repossi, che razza di non resistenza la sua! {Ilarit).

vita quotidiana.
Il

Perch, in
antico

difende.

filosofo

Ammettete dunque la difesa nazionale, s o no? Ecco tutto il problema. Se la ammettete, il mio discorso del giugno assolutamente inattaccabile. {Interruzione di Dombacci). Risponder anche a Bombacci. Una cosa per volta. Per ora rispondetemi a questo vogliamo la difesa s, o no? E stato detto che il difendere l'unit e l'integrit nazionale, nel caso concreto, implicava in qualche modo, da parte nostra,
:

aderire alla guerra, cio rendeci corresponsabili della guerra, ed abbandonare cos la nostra linea di condotta. Ma io domando: si pu mai essere cos semplicisti (e non dir cos infantili, perch

mio giovane vecchio amico Graziadei fu rimproverato di avere usata questa parola, che del resto non punto oltraggiosa, e potessimo tanti di noi, me compreso, essere davvero un pochino pi si pu essere, ripeto, cos seminfantili che non siamo! (.si ride) plicisti da supporre che, dopo che noi abbiamo per quattro o cinque anni dichiarata, con una tenacia continua, di ogni giorno,
al

nostra profonda avversione alla guerra, e affermato il che mai non abdicheremo, di domandare conto a tulle
la

diritto,
le

bor-

ghesie, al nostro

guerra, e
sabilit,

Governo come agli quando abbiamo sempre


i

altri,

delle scelleraggini della

rifiutala

qualsiasi correspon-

dida supporre che noi diventiamo corresponsabili del fatto della guerra, cevo unicamente perch, a guerra nostro malgrado impegnala, protestiamo di non volere gli Austriaci del Kaiser a Milano, col pericolo che ci restino? delle alsi disse Ma noi non dovremmo preoccuparci curiosa massima, pi ! frase Curiosa e militari terne vicende colendissimi! amici Guardate quello che avvenne in Lituania, in Estonia, in Livonia, in Finlandia, in Ucraina; ripensate di cosa sono stati capaci i Tedeschi, quando ebbero invaso quelle regioni; pensate

fino a ricusare

crediti

di guerra;

250

quel che avverrebbe di quei popoli, e di quei proletariati, e delle loro future rivendicazioni socialiste, se il dominio dell'elmo chiodato e dVjunherismo vi si dovesse consolidare; e poi ripetetemi
se ne avete il cuore, che queste sono bazzecole, che sono unicamente le alterne vicende militari !

Proclamare la noslra indifferenza in simile materia sarebbe smentire tutta quella che stata la nostra propaganda, lo scopo dell'intera nostra vita, consacrata all'emancipazione dei popoli, senza dire che la parola socialismo diventa una: lugubre ironia. Non mi dite che le masse socialiste italiane siano idiote a tal segno da non comprendere questo. Io vi affermo che le calunniate, che questo non pu essere, che questo non .
*

L'amico Bacci a questo punto ci imputa di contraddizione. perch non avete volati i crediti di ci chiede allora guerra?. Ti rispondo, mio caro Bacci, con un augurio: quello di diventare finalmente anche tu deputato. Perch allora capirai
<(

subito una cosa, che adesso, per amor di polemica, ti dai l'aria di non capire. E cio che, come avvertiva il mio avvocato ufficioso, il compagno Bruni, in Parlamento o ci si va o non ci si va. Se ci si va, bisogna manovrarvi e lottare con le forme inseparabili dal sistema

parlamentare. Secondo

il

quale, ricusare

il

voto

a determinali crediti o bilanci, e magari, come noi facciamo, a che non di far tutti i bilanci, ha un molto preciso significato
:

fondi per quella determinata amministrazione, o di sospendere la vita politica dello Stato e della nazione; ma unicamente di protestare contro quel dato indirizzo, contro il mal
i

mancare

uso che si fa di quei fondi. Se noi, domani, per ipotesi, dovesfate pure tutti gli scongiuri che volete, simo salire al Governo ma vi sono nella storia imprevisti che travolgono le previsioni e ponderati se domani, a nostro dispetto, ci toci propositi pi pure, per le ottime ragioni potere, dovessimo casse la croce del e che da altri furono stamane illustrate, continare la guerra per un dato tempo, orientandola subito, si capisce, in senso ben diverso, elevandoci, dalla sola preoccupazione della misera aiuola italiana, a preoccupazioni di ordine internazionale ben altrimenti larghe, e avviando la guerra nazionale verso la pace internazionale, e verso una pace socialista; ebbene noi avremmo pur bisogno dei crediti di guerra, non fosse che per qualche tempo, non potendo troncar la guerra di schianto e dovendo pur difendere nel frattempo e il suolo nazionale e l'ideale socialista. E allora i crediti di guerra li dovremmo votare. Se noi oggi li ricusiamo, perch ricusiamo la fiducia a questo Governo; perch la difesa

251

nazionale si complica con lulla una politica che l'antitesi della nostra politica. Del resto, questi concetti, elementarissimi, io stesso li ho spiegati una volta alla Camera, e nella diligente Relazione Zibordi ne trovale la testuale citazione noi voleremmo dissi anche i bilanci di guerra, purch affidati ad un Governo che assumesse coraggiosamente questo compito chiaro e preciso, di affrettare con tulle le sue forze la pace, di far prevalere nei Consigli degli alleali consigli della ragione, e di portare il pi rapidamente possibile alla risoluzione della guerra, e a una condizione internazionale che rendesse inutili ed impossibili altre
:

guerre future. Dunque, teniamo questo per assodato Votare o non volare credili, non che il modo parlamentare di volare o non volare la fiducia nel Governo. {Iniernizioni). Siccome chi mi interrompe non uno scemo, non possibile che egli non capisca questa cosa cos semplice che, quando si l, bisogna volare si o no, il ni non esiste nel regolamento, e il voto trae il suo valore dalle motivazioni con cui dato, e l'astensione salvo qualche caso eccezionale, che qui non importa illustrare generalmente non altro che l'espressione dell'impo:

tenza e Valihi della vilt.

Sulla difesa dell'indipendenza nazionale, all'infuori dei nefreghisti veri e propri, siamo dunque tutti d'accordo.

meAnche

Bacci, che lo dichiar apertamente; anche, e in prima linea. Costantino Lazzari che, a Firenze ed altrove, quante volte si trov a disputare coi negatori delle patrie, disse sempre e risolutamente contro la guerra finch volete e sia bene, ma in Italia Tedeschi no, intendiamoci bene! E fu la ragione per la quale, in piena coscienza,
:

potei dichiarare con lui alla Camera la piena solidariet, quando parlai contro il suo processo e contro il decreto Sacchi che al processo diede l'appiglio. L'indipendenza nazionale un vantaggio, una forza, una necessit sopralutto per il prolelaiialo e pel socialismo. Le altre
classi

ne hanno un bisogno molto relativo. Come ben diceva Gariricchi sono liberi anche in Turchia. I loro milioni costituiscono per essi un sostitutivo della patria, che, fino a un certo segno, dal punto di vista del puro egoismo individuale, li pu confortare. Ma proprio ed unicamenle pel proletariato, per per la futura instaurazione del sociail suo avvento al potere, nazionali, costituiti in indipenaggruppamenti grandi lismo, che denza, sono la condizione sine qua non: perch solo dopo liberato
baldi,
i i

il

campo

dalle lotte di nazionalit, di stirpe, di religioni, solo

dopo

252

aver cacciati i Governi stranieri, e dopo avere cessato di essere popoli oppressi dalla dominazione straniera, solo allora le classi proletarie possono esercitare e sviluppare nel pi largo senso la loro lotta di classe. Tanto che, come osservava Modigliani, quando la borghesia non assolve quello che specificamente il suo debito storico, di difendere cio il territorio nazionale, allora, a sostituirla in quest'azione,

prorompe

il

proletariato,

come ha

fatto la

Comune

di Parigi nel 1870.

per, che ha dette, secondo me, tante belle cose, fosse tanto impaziente... Congresso sebbene il Dopo tre ore! Una voce L'interruttore vuol significare che una certa misura Turati deve imporsi a tutti, e mi rammenta la promessa di essere breve... Graziadei, per, tra tante belle cose che ci ha raccontate, non sfatiamo questa vecchia leggenda, poich dir da professore ne ha detta vi sono anche alcuni professori intelligenti (si ride) una che mi parve un po' bambinesca. Che cio non era necessario ripetere alla Camera che noi siamo per rindipendenza nazionale, perch questo era stato gi scritto in quel manifesto del 7 marzo

Graziadei,

tenuto parola. manifesto. Mi pare, persino, modestamente, Ma, francamente, non mi sembra redigerlo. di essere stato io a Signori tenere questo discorso potessimo in quel momento, che, della Camera, visto che si sta sospettando il nostro Partito, abbiamo l'onore di ricordarvi che noi, il 7 marzo di quest'anno, abbiamo scritto e diffuso un certo manifesto cosi e cos . Ecco un argomento che, se omesso nel discorso di Graziadei, vi avrebbe...
1918, di cui vi
'lia

Lo conosco quel

<(

sua assenza! doveva parlare, e parlare chiaro. E si dovrebbe parlar chiaro anche adesso. Se volete condannare quell'appello alla resistenza, non avete che da votare questo ordine del giorno chiaro i socialisti proclamano che essi sono indifferenti e categorico alla occupazione ed allo smembramento dell'Italia da parte dello
brillato per la

Si

ciascuno sapr, per l'avvenire, ila dottrina quella. Per maggior chiarezza sarebbe bene ema i socialisti inscritti al Partilo hanno nare quest'altro decreto
(

straniero

sareste onesti!

vi si capir!

che,

se nel passato poteva pensarla diversament-e,

((

l'obbligo di essere indifferenti alla difesa del territorio nazio naie . Che qualcuno nel Partito la pensi cos, non lo escludo.

le

si crederanno socialisti, mentre negano, senza accorgersi, tutte premesse storiche e logiche di ogni socialismo. Non sospettano che sarebbe il socialismo paralizzato per un tempo indeterminato, che sarebbe, pel proletariato, il rinculo di un secolo. Ma, se questo

253

abbia il coraggio di affermarlo, il pensiero della maggioranza, senza relicenze, senza mezze frasi, senza circonlocuzioni da Sibilla. Non parliamo di direttive senza dire quali, come fa l'atto d'accusa della Direzione. Carte in tavola! Precisiamo e specifichiamo. Questo, ripeto, sar onesto.

La verit che quelle esitanze, quelle oscillazioni, quel dondolismo amletico, che ci furono tanto e cos a torto rimproverati signori, lasciatemi prendere l'orfensiva, che la migliore delle difensive, tanto pi che la cosa, nonch farvi torto, torna anzi a quelle stesse esitanze s6no nella maggior parie vostro onore di voi. La crisi in voi lutti. Siete voi che veramente non sapete quello che volete! Ricordo le tumultuose adunanze della mia Sezione di Milano. Oliando ai nstri accusatori noi rispondevamo ma allora, insomma, voi desiderate gli Austriaci a Milano , era una vera incalunniatori, vigliacchi, quando mai surrezione che si scatenava rimbecE allora noi abbiamo dello questo? ecc., ecc. non ce li volete? Se avanzano, li volete ricacciare? cavamo Ma, infine, li volete o non li volete? No, no, neppure questo! Lo ha detto Zibordi prima di me. BiBisogna pure decidersi. sogna decidersi o si, o no. Tutte le opinioni sono oneste e rispettabili, tranne il ni , che non un'opinione. Tanto che a Milano, quando, per metterli alla prova, camuffandomi da estremista, pro i proletarii posi io slesso un ordine del giorno in questo senso

non hanno patria e se ne infischiano della dominazione straniera, ecc. , fu un lolle generale contro di me. L'hanno votalo in dieci, ed eravamo forse trecento! Ma passo avanti, vengo alla discussione precisa che si fatta in questi giorni. C' una teoria intermedia, quella di Graziadei di
questa mattina, di Zibordi nella Critica sociale, ed anche di Bacci la teoria cio ^- non sospettale un'ingiuria in queste parole assodel lutamente obiettive, senza intenzione di offesa n di ironia
:

dare e non dare, del dire e non dire, del volere e non volere. La resistenza, s, chi potrebbe decentemente rifiutarla? ma, per, se non che, vediamo un p! La passivit rassegnata , come ha detto Zibordi, incidendo in una frase epigrafica il suo concello La passivit disciplinata . Ahim, io ho una famosa paura che non si sarebbero trattenuti gli Austriaci di l dal Piave con la semplice passivit rassegnala o disciplinala . Per combattere bi:

sogna... combattere. Per difendersi bisogna... non pigliarle. E la esattamente l'opposto deWaliivii disciplinata o no passivit bravi soldati ben l'hanno canostri casi. I questi in occorre che


pilo,

254

si

quando hanno

sentito che

ormai

combatteva per

la

loro

terra, per le loro case,

per

le

loro donne! {Oh, oh! Commenti).

un fatto constatato. Dalla Bainsizza ad oggi ce un mutamento profondo ed universale nella psicologia del nostro esercito. Prima eravamo degli invasori oggi sentono di lottare per qualche cosa di ben diverso da prima...
:

Una voce

Turati

soldati

Sono

obbligati,

siasmo, che tutt'altra mori. Inlernizioni da varie parti). La teoria della quale mi occupo, che quella di Graziadei e di Zibordi, fu illustrata ieri da Bacci, di cui mi sono segnato le precise parole. Parlando della dichiarazione Prampolini, egli ha
detto molto nettamente che non sarebbe socialista chi tesse l'indipendenza delle nazioni... Difesa dei popoli, non delle nazioni! BoMDAcci

sono obbligati a combattere! ma combattono con ben altro entucosa dalla passivit disciplinata . {Ru-

non ammet-

...ma ha soggiunto che Prampolini, pur dichiarandosi per l'indipendenza della nazione, aveva avuto cura di far ben risaltare che, per, noi socialisti non possiamo associarci agli altri Partiti nel respingere l'invasore. Ed questo che io non avrei

Turati

si lasci sfuggir di bocca che niente del discorso che ha letto. capito doveva aver Prampolini non Ah! mio caro Prampolini, eccoci associati nella condanna, ecco che anche tu sei collocato al mio livello! Ora, francamente: potete voi, in un argomento cos grave^baloccarvi e nascondervi dietro sottigliezze che nessuno pu capire? Ancora una volta o noi siamo indifferenti all'indipendenza nazio-

fatto.

Vero

che lo .stesso Bacci

nale, e allora tutto va bene; o


la difesa dei confini del

non

lo
si

siamo, e dobbiamo volere


al

paese.

Non

pu

tempo stesso

volerli,

e non volerli difendere! (Interruzioni). Questo equilibrismo fatto di reticenze, questo semipatriottismo che ha paura di parere, questo disfattismo senza coraggio e senza iogica, questo ritegno dall'affermare una opinione netta e recisa,

questa preoccupazione di voler contentare tutti, di conciliarsi menefreghisti del Partito senza urtare il Procuratore del Re, ebbene tutta questa roba non pu essere del socialismo, perch il socialismo non pu essere vigliacchieria ed opportunismo. No, bisogna pur avere un'opinione a questo mondo. Sopralutto in certi momenti tragicamente decisivi. Quando i soldati vi domandano, quando i nostri operai vi domandano dobbiamo resistere?, non bisogna rispondere si e no. Se essi non devono scappare dalle palle, che fanno assai pi male, non diamo noi l'esempio
i
((
:

di

scappare dalle innocue corna

di

un quesito!

255

Ma si dice peix^h non vi siete scaldati egualmente quando francesi? La guerra internazionale. Francia erano battuti dice Mazzoni doCaporetto non fu che un episodio. Turati veva fare il suo discorso prima della Marna. In altri termini vorrebbe ch'io mi fossi fallo espellere due o tre anni prima! Francamente, tutto questo del bizantinismo. Se la guerra internazionale, vi pure, fra le nazioni alleate, una divisione territoriale del lavoro. Perch alleati, non cessiamo di essere Italiani e quando l'Italia impegnata pi direttamente, quando il nemico avanza proprio contro di noi, contro le nostre case, ben naturale che lo sentiamo di pi. {Interruzioni). Io rispetto le opinioni, chiedo solo che siano un'opinione... {Interruzioni da varie parli). che, come per caso, gli imboscati sono tutti Una voce
in
i

borghesi!
sia...

Non assumo nessuna solidariet con questa borgheTurati {Nuove interruzioni da varie parti). Noi, per poter vivere meglio, dobbiamo anLa stessa voce dare raminghi e sparsi per il mondo! {Proseguono le interruzioni. Rumori). Domando ai miei interruttori soltanto se per caso Turati hanno letto, nellVli'an/L' di venerd 12 luglio, un certo discorso, tradotto, del nostro compagno minoritario Haase. al Parlamento

di Berlino,

discutevano gli orrori dell'invasione tedesca {Interruzioni da varie parti). Russia. nelle terre di Mi si domanda e l'invasione italiana in Austria era forse migliore? Con la quale domanda si porta precisamente dell'acqua
in cui si
:

al

mio molino...

No, no! Voci Prometto di finire in mezz'ora, a patto che si cessi Turati di interrompermi cos. Intorno a questo dibattito, che MoNDOLF, vice-presidente. il principale del Congresso, si discute con discorsi, non con

{Interruzioni).

interruzioni.

Turati
italiana.

Mi

si

fa

questo che spiega perch il discorso incriminato fu. tenuto allora e non prima. Finch l'esercito italiano era al di l del confine, non abbiamo mai dichiaralo di associarci all'esercito e al Governo per la difesa del paese. Abbiamo sempre, anzi, protestato energicamente. Soltanto quando l'invasione straniera fu sul nostro suolo, soltanto allora abbiamo sentito un alto motivo, italiano e socialista, per modificare il nostro tono. Non abbiamo mai fatto nostro il criterio mo-

Ma quando mai

dunque quest'obiezione ci io l'ho difesa? Appunto


:

fu l'invasione


rale del selvaggio

256

io la

compagno,
in

il

il beee male quando


:

quando
ruba
i

egli

rubo la moglie del mio mia moglie a me! Quando

nostri generali, sulla Piazza del Arabi, rei solo di difendere la loro indipendenza, fui io che mi levai a denunziare quell'infamia dell'Italia! {Applausi vivissimi. Commenti animati. Interruzioni. RuLibia,
i

nostri patrioltoni,

Pane

di Tripoli

impiccavano

gli

mori).

Dunque tutta questa storiella delle alterne vicende militari , per cui la guerra non essendo nazionale, ma internazionale, gli episodi non contano nulla e, se perdiamo Venezia, ci non deve affatto interessarci, poich magari nel frattempo i Belgi ripiglieranno Bruxelles o i Francesi marceranno su Berlino, tutto questo non che sofisma e divagazione. Ah! s, se tu mi dimostrassi, mio caro Graziadei, che, con la perdita provvisoria del Veneto e della Lombardia, l'Intesa piombava su Berlino, la guerra era finita, e una pace giusta, democratica, avrebbe allietato il mondo intero, sacrifichiamo le nostre Proallora io potrei anche concluderne vincie a questo grande ideale! Ma il guaio era che noi le piglievamo di qua, i nostri alleati le pigliavano di l; la pace, nonch appropinquarsi, si allontanava sempre pi, e colla disfatta veniva la servit! {Interruzioni di Bombacci).
:

Si, signori, l'argomento decisivo fu il momento in trovavamo. Nel quale bisognava ci decidessimo se dire o no la parola che rincorasse i nostri soldati, i custodi delle porte di casa nostra. Essi, moltissimi fra essi, questa parola l'attendevano, la provocavano. Dipendeva da noi di gridar loro: se occorre, sacrificatavi con entusiasmo; oppure di consigliarh a cessare da opporre resistenza affermando invece il diritto, per adoperare la prosa di Francesco Ciccotti, di volgere la schiena alle frontiere. una parola o l'altra, ma bisognava pur dare la nostra nota...
Il

momento.

cui

ci

ci fosse, significherebbe che vi ancora un prego l'amico Morgari di non offendersi del ricordo! Ed ecco perch io non ho votata la dichiarazione Prampolini; perch, pur contenendo essa tutte quelle belle dichiarazioni che vi ho rammentate, che non potrei non applaudire, c'era un punto, e il punto essenziale, che si lasciava nell'ombra. Proprio l dove affermava che il nostro pensiero esplicito , proprio l esso non era e.^plicito affatto! Diceva infatti Non abbiamo bisogno di richiamarci al conintegralista, e
:

Galetto Turati

Se

Ciccotti le diceva tutte e due. {Ilarit).

cetto della difesa territoriale e della difesa dei popoli.

pensiero esplicito.

Il

Il nastro 'Socialismo afferma, entro gli schemi della


sua concezione,
lerriloriale.

257

tulle le raj^ioni ideali e nialeriali dell'indipenden/a

Non abbiamo

alleso cgoisticanenle la violazione del

suolo d'Italia per riaffermare questo principio . Ma poco di poi aggiungeva Se da questa premessa non deriva quella conseguenlc e precisa conclusione cbe voi attendete, ispirandovi pi al vostro comprensibile sentimento che alla vostra obbiettivit, siate tanto sereni da comprendere che ci deriva non da reticenza nostra, bens dall'insanabile realt delle cose . Il he, per la comprensione comune, viene a dire (juanto segue che, da un lato, l'indipendenza sacra, e noi socialisti dobbiamo volerla pi di chiunque altro; ma che per, se noi traessimo da ci le conseguenze necessarie, noi abbandoneremmo con ci le nostre posizioni ideali, e per questo non lo facciamo. Insomma resistiamo s, e resistiamo no. Ai soldati, che ci chiedevano una parola
:

decisa, noi

rispondevamo con un logogrifo.

Ora, quando si traila di questa cosa gravissima, piena di una responsabilit quasi sovrumana, che consiste nel consigliare altri t fare, se occorre, sacrificio della propria vita, e questo a dei proletari

nostri compagni,

signori

miei,

non

lecito

tergiversare,

parlare

come

l'oracolo di Delfo con parole a doppio senso,

dire

e disdire e attenuare il gi detto, e giocare di sottintesi e di abilit. Ma credete forse, o compagni, che con animo leggero, noi pacifisti, noi socialisti, noi odiatori, nemici giurati della guerra, noi che tutta la vita consacrammo alla lotta contro il regime capitalistico da cui le guerre scaturiscono e al quale solo possono dare dei profitti; credete proprio che con cuore leggero noi possiamo deciderci a dire ai nostri compagni, come diremmo a noi stessi, se fossimo pi giovani, e noi stessi fossimo al fronte: resistete]; il che vuol dire uccidete, e magari fatevi uccidere, uccidete piuttosto che lasciarvi uccidere? No, non senza un profondo turbamento che possiamo deciderci a dir questo. Se tuttavia ci decidiamo, a ragion veduta, quando abbiamo dovuto constatare che non vi pi scelta possibile, che la guerra ci ha travolti con la sua inesorabilit, che non pi la guerra ingiusta, di conquista, di schiavit, contro cui abbiamo protestato, ma che ormai guerra di difesa e di necessit; e allora, se diciamo che bisogna resi:

stere, che,

malgrado

tutte le riserve ideali e teoriche,

il

resistere

diventato l'unico partito possibile nello stesso interesse del proletariato, e allora questa cosa gravissima noi dobbiamo dirla senza paure e senza relicenze, come senza paure e senza reticenze dev'essere la resistenza che consigliamo. Un mezzo consiglio, come

una mezza resistenza equivalgono senza coraggio e senza onore.


Tubati
-

alla

sconfitta

alla

sconfitta

Le

vie naestre del socialismo.

17

258

Dissi gi che tra i rimproveri che mi si fanno, vi fu anche quello delle cose che non ho dette. A questo proposito permettetemi, amici della frazione intransigente rivoluzionaria, di rimproverarvi amichevolmente di poca correttezza. In un punto della

vostra Relazione voi scrivete che non siamo insorti abbastanza fieramente contro la reazione governativa, che non abbiamo abbastanza oppugnato il decreto Sacchi, che non abbiamo difesi i nostri compagni. E si fa il caso del compagno De Giovanni. Lasciatemi dire che siete molto male informati, e giustamente gi osserv Modigliani che il destino nostro sempre quello di fungere da teste di turco in tutti i Congressi. Ma almeno vi informaste un po' meglio prima di accusare! Aveste almeno letto la Relazione Zibordi! Almeno aveste letto V Avanti! Sapreste allora che contro la reazione politica abbiamo a nostra volta reagito con tutta la maggior possibile energia. E il medesimo da dirsi quanto al compagno De Giovanni. Egli qui e lo potr confermare. Per combinazione proprio toccato a me di assumere le sue difese e fu con numerosi discorsi che ne rivendicai la libert, discutendosi le autorizzazioni a procedere, contro le insidie e le assurdit del decreto Sacchi, che gli si voleva applicare. Ma queste sono piccole cose. Torniamo, ancora per poco, al discorso incriminato.
gli effetti di quel discorso? reststenza a parie Quali furono L'indagine non dovrebbe parere superflua. Questo Congresso, per esempio, un effetto di quel di-corso. Buono o cattivo, dite voi. Ma ce ne furono altri. E, poich ne ricordate le conseguenze spiacevoli, compiacetevi di considerare anche l' altro lato della medaglia. E innanzi tutto considerale che, dopo e per effetto di quel discorso, non solo nell'ambiente parlamentare, del quale, finch siamo deputati, dobbiamo pure occuparci, ma anche nell'ambiente il generale italiano, si constat questa inezia di risultato Fascio , il famoso e Fascio , che prima era vivissimo e pieno di baldanza aggressiva, si pu dire che rest senza fiato. Questo vi par nulla? Bombaggi Ne venuto un altro anche peggiore! Turati Nell'opinione politica di Bombacci r<( Unione che sostiene l'on. Orlando peggiore del vecchio Fa.scio che s'imponeva al Governo. Giudicatene voi, non voglio indugiarmi troppo in questa questione. Secondo noi. Videa Nazionale e gli altri giornali del genere, e tutta quella schiera di pretoriani della guerra e della guerra civile che vivevano per denunciarci, demolirci, trat:

<(


laiidci

259

da venduti, da lavoratori dello straniero, e deterdi noi la reazione pi acuta, via, non erano fatti per giocondarci l'esistenza. Io mi contento, dal mio punto di veduta di vile riformista , se, invece di essere strozzato, la fune che mi gira attorno al collo si rallenta qualche po' e mi lascia qualche questione di gusti! respiro. Per Bombacci valeva meglio la strangolatura completa.
spie,

da

minavano contro

un sensibile mutamento della politica interna Governo dovette apertamente riconoscere e proclamare che, se noi eravamo sempre contro la guerra e contro il modo della guerra, ci non voleva dire che noi fossimo gli alleati

Secondo

effetto
Il

del Ministero.

come si era sostenuto nel precedente periodo Orlando-Sonnino. La qual cosa ci valse un notevole rinforzo in quell'ambiente parlamentare borghese, nel quale dobbiamo lottare. Caporetto fu cancellala. Intendo nei riTerza conseguenza guardi nostri di Gruppo e di Partito. Non si os pi di parlarne. Il che, sempre in vista di possibili nuovi Caporetti, non era neppur esso un vantaggio da buttar via.
degli Austriaci,
:

secondo la Direzione del Partito, le deciConvegni di Zimmerwald e di Kiental. Quanto a Zimmerwald, esso un po' come la Divina Commedia, che ammette le pi disparate interpretazioni, e dove si pu
io avrei offeso,

Ma

sioni dei

trovar dentro tutto quello che si vuole. Io per vi dichiaro che, per conto mio, non avrei firmato il Manifesto di Zimmerwald per questa principale ragione che lo trovo indecentemente nazionalista e guerraiuolo. Per raggiungere tutte le rivendicazioni ch'esso domanda, per la libert, per l'indipendenza, per la fratellanza dei popoli, ci vorrebbero tanti altri anni di guerra, che io confesso di sentirmi troppo buon pastricciano, troppo corrotto pacifista, per avere il coraggio di accettarlo come vangelo. A Kiental si discussero delle tesi astratte, molto astratte e molto metafisiche, sulle
:

quali poi

nostri delegati fecero

le

pi ampie riserve.
intangibili,

Non mi
a nessun

pare che

esse siano acquisite,

come dogmi

Partito socialista. Ma il Manifesto di Zimmerwald, che tutti conosciamo, nella Dichiarazione comune che lo segue, contiene un cos vasto programma di rivendicazioni nazionali, che, per realizzarlo, temo che non basterebbe la guerra di un secolo! {Commenti animati. Rumori. Interruzioni). Siccome tutte queste emancipazioni suppongono la disfatta della Germania imperiale che minaccia tutti i popoli che non hanno un esercito, come si possa ottenerla senza guerra un logogrifo

che

vi

spiegher Bombacci. {Interruzioni da varie

parti).

260

Dunque anche Zimmerwald non serve affatto all'accusa. L, parla dei proletariati, non degli eserciti! Bombaggi Ma siccome vi si dice che nessuna pace possibile Turati

senza aver ottenuto quelle tali rivendicazioni, ne segue la legittimazione della guerra e la impossibilit (il che, ripeto, per me alquanto eccessivo) se non si sono ottenute quelle rivendicazioni, {Commenti). Gli addivenire alla pace. Zimmerwald dunque con noi. Ma, signori miei, il peggio <:he con noi sono tutti i socialisti, tutti i maestri riconosciuti della nostra dottrina, fatta eccezione per la rispettabile punta estrema dei non me ne importa , dei sabotatori intenzionali della guerra, e li chiamo mtenzionali con intenzione, poich essi, e li abbiamo sentiti anche a questo Congresso, ci dicono: ((non sabotiatno la guerra unicamente perch non lo possiamo; se potessimo, la saboteremmo . {Interruzioni. Conunentl) Liebknecht e Adler erano sabotatori tedeschi. Bombaggi Turati Essi miravano a indebolire una guerra di conquista e di usurpazione e non sono paragonabili a quelli che, fra noi, volessero sabotare una guerra di semplice difesa territoriale. {In-

lerruzioni).

Dico

di pi.
il

mai negato

Dico che nessun Partito socialista del mondo ha dovere dei socialisti, inquadrati nel quadro nazio-

nale, di difendere la loro integrit territoriale.

Se sapeste citarmi un .solo Congresso, un solo brano di autore socialista autorevole che neghi questo dovere, vi sarei gralissimo, perch avreste aumentato di gran lunga la mia erudizione. Della stessa opinione il Gruppo parlamentare, lo sono tutti
occorre ricorGiunte dei nostri Municipii, che organizzarono l'assistenza civile di guerra. E dove lascio la Confederazione Generale del Lavoro, col bravo Rigola Parliti socialisti all'estero, olla testa? N altrimenti si espressero e Congressi delUnlernazionale. Cosicch, condannando ed espellendo me, voi condannereste ed espellereste dal Partito lutto il Partito, e l'Internazionale con esso. Perch tulli costoro hanno capito, e non ci voleva molto sforzo, che, una volta proclamala la guerra, fintanto che l'Internazionale non sia forte abbastanza per impedirla, la rinuncia alla difesa della propria nazione invasa la difesa, come notava bene Graziadei, della guerra avversaria, cio la difesa delle classi dirigenti del paese nemico, un agevolare, colla vittoria di questo, la sovrapposizione della classe borghese straniera alla borghesia nazionale niente altro! {Commenti).
i

vostri eletti, tulle le vostre Amministrazioni.


i

Non

dare

nostri Sindaci, lo Zanardi,

il

Caldara,

le

261

Perch, insomma, quando voi negale la pallia, voi non fate che giocare su un equivoco. Si dice: hi palria horghese. Distinguiamo! Vi una patria borghese, ed quella che combattiamo,
la patria guerraiuola e imperialista,
riato;
la

patria ostile al proletae socialista., ed quella

ma

vi

anche una patria proletaria

che uscir domani dalle viscere della palria borghese, quella a cui lavoriamo, e, se avremo uccisa la madre, non ne nascer la figliuola. Diceva bene Graziadei la patria socialista si va foimaiido nell'utero della patria borghese, e il proletariato potr
:

domani sviluppare la propria mani il potere, nella patria a

intelligenza,

prendere nelle proprie

cui appartiene.

Due parole sole alla Commissionissima ed avr finilo. Due parole perch, per me, questo argomento attiene piuttosto alle questioni di indirizzo e, per riguardo anche al vostro appetito sono ormai le otto si potrebbe trasferire al comma quinto del

Congresso.

La questione, ad ogni modo, pui'amenle disciplinare; ossia una questione piccola e pettegola. E quasi si potrebbe esimerci dal trattarne, per due motivi. 11 primo, che di fatto, come or ora vi dir, io non faccio parte di quella Commissione; il secondo, che si accusa me di indisciplina, mentre, in questa materia, il solo deputalo disciplinato sono stalo proprio io. Il solo. Con questo non intendo accusare altri compagni; constato semplicemente
un
fatto.

Bombaggi Ha ragione! Turati Meno male! Io mi sono sostanzialmente dimes.'fo, ha detto bene Modigliani, molto prima d'oggi. Scrivendo a quei signori ho detto loro non interverr, perch cos mi impone la disciplina del mio Partilo, che in questo momento disciplina

di guerra.

Voci Turati

Ma non dimissioni! Non intervengo

ai

lavori.

{Interazioni).

quei

signori scrissi a quel modo, perch parlando agli avversari non amo metter loro davanti gli intorni dissidi nostri, quasi eleggendoli a giudici delle nostre conlese.

vera ragione del mio non inlervento, e questa posso Dacch a poco a" poco si erano dimessi lutti che cosa ci avrei fatto da solo? Converrebbe che avessi i compagni, una presunzione di me da imbecille perfetto, per poter credere che, da solo, avrei potuto concludere qualchecosa di serio nel
la

Ma

dirla qui, un'altra.

262

enso socialista; quel qualchecosa di serio che, secondo me, si poteva fare in quella Commissione, se ci fossimo rimasti numerosi ed uniti. Per me quelle dimissioni furono un errore colossale, errore che dimostrai in undici colonne della Critica sociale, che probabilmente la pi parte di voi si guard bene dal leggere. Tutti
quelli che di leggerle mi hanno fatto l'onore, mi hanno riferito che ne furono persuasi, e tutti quelli che censurarono il mio contegno non risposero ad uno solo di quegli argomenti. Povere le mie undici colonne! Ma non mi sogno neanche di scodellarvele qui. La politica ci divide, ma l'ora del rifocillamento ci deve riunire! Dico che le dimissioni furono un errore colossale per le ragioni che dunque vi risparmio e che, se il tempo ed il Congresso lo consentiranno, potr accennare nella successiva discussione. Ma qualcosa di ben peggio che un errore fu il modo col quale quelle dijnissioni furono imposte, a noi e ai rappresentanti della Confederazione del Lavoro, dalla Direzione del Partito. S, io mi sono ribellato alla politica del frustino; sono per l'unit del Partito fino a che sar onestamente possibile, sopratutto finch dura la guerra; ma una tale unit dovrebbe presupporre il rispetto reciproco delle opinioni. E poich nessun decreto, nessun programma, nessun canone di dottrina, autorizzava a far presupporre che potesse costituire una contravvenzione ai riti del Partito prender parte in quella Commissione, come eravamo e siamo ancora in tutte le altre Commissioni e corpi congeneri, dove 6 possa esercitare un'azione di lotta, di vigilanza, di controllo,

di istruzione, di informazione, ecc. ecc., cos

il

veto

postumo

della

Direzione era illegale e gratuitamente offensivo e vessatorio. Si noli che, nel Gruppo parlamentare, due volte di seguito si decise di accettare la partecipazione che il Governo ci offriva. Quanto alla Confederazione del Lavoro, non soltanto decise di parteciparvi, ma reclam formalmente che vi fossero ammessi gli uomini che essa stessa aveva designati. E avevamo stabilito che i nostri uomini dovessero tenersi in continua relazione col Gruppo e con la Direzione, e questo riferimmo al Governo, e su questa base trattammo e ci impegnammo. Ebbene, dopo lutto questo, che cosa dire dei dirigenti del Partito, che, mentre prima non ebbero un'opinione n opposero eccezione di sorta, ad un tratto si svegliano, ci sconfessano, ci condannano, con uno di quegli alti che squalificano, che umiliano, che svalutano, di fronte agli avversari ed al pubblico, e il Gruppo parlamentare, e la principale e la pi importante organizzazione del lavoro che segue le nostre direttive?

263

Questo non dovevate fare. Salvoch debba supporsi che vi piacque cogliere un'occasione qualsiasi por offendere il rirnppo e la Confederazione del Lavoro! {Commenti. Interruzioni. Rumori). La Direzione del Partito, che per definizione rivoluzionaria, ma che non pot fare la rivoluzione, che non volle (e di questo la lodo) fare la rivolta, che neanche (e ci apparir un po' pi discutibile agli occhi dei veri rivoluzionari) tent almeno di dare alle rivolte che avvenivano un'impronta propria di Partito; la Direzione, che altro non seppe o pot fare che delle molto innocenti circolari, si direbbe che cercasse di giustificarsi coH'impedire al Gruppo parlamentare, e alla Confederazione del Lavoro, di fare essi, almeno essi, qualche cosai (Commenti).
Io me ne andr o non me ne andr dal Partito, ci ha pochissima importanza. Ma lasciate che io vi faccia in questa ora il mio

testamento politico. perch il Partito socialista Badale, amici, e sentitemi bene sia qualche cosa di veramente serio, di attivo, di efficace, occorre che esso abbia, sia pure non dentro di se, ma dietro e attorno a .s, una grande armata proletaria. Credete sul serio che il Partito sia tutto, e possa essere tutto, nei Circoli, nelle Sezioni, nei 25 mila tesserati? Voci No, no! Turati E allora, signori miei, intendete bene che, di fronte alla maggiore organizzazione operaia, di fronte alla Confederasono qui Rigola e D'Aragona, e zione Generale del Lavoro di fronte a questa spero che prenderanno anch'essi la parola grande compagine proletaria che la nostra speranza del domani, bisogna avere molto tatto e usare molto rispetto. Assai meno m'importa del Gruppo, che pure fu schiaffeggiato, obbligato a smentirsi, ad umiliarsi, e anche questo non fu n riguardoso n utile. Tuttavia, lasciatemi dire il secondo dei due
:

motivi d difesa, cui accennai da principio. Ho detto che io sono stato il solo disciplinalo. .Abbiamo, come gi ricordai, deliberato due volte. Dopo una prima deliberazione di Roma, che invocava una successiva riunione a Milano colla Confederazione del Lavoro, che poi non fu tenuta ignoro il perch, ci siamo trovati a Bologna il 7 luglio ed stato volato un ordine del giorno Bussi (se non erro), in cui si dichiara che la riunione del Gruppo manteneva le sue prime deliberazioni e, per la decisione definitiva, se ne rimetteva al futuro Congresso. Eravamo o no impegnati a rimanere, almeno pel momento, nella Commissione, e a portare la nostra questione avanti al Con-

264

socialisti gresso? Malgrado ci, ecco che, ad uno ad uno, tulli si precipitarono ad annunciare le proprie dimissioni. Il solo che non lo fece, quanto dire che ha rispettalo cjuello che avevamo unanimemente dehberalo, stato il vostro umilissimo indisciplinato.

(Interruzioni da varie parli).

Tornando alla Confederazione del Lavoro, e con questo finir, bisogna che noi rispettiamo gelosamente le spontanee formazioni proletarie che stanno sulla nostra linea. Badate, la Confederazione del Lavoro ancora un tenue germe in Italia, come tutto embrionale in questa misera aiuola italiana. Noi siamo in tutto dei principianti, non abbiamo le grandi organizzazioni dei Tedeschi, degli Inglesi, degli Americani; siamo quel poco che siamo, siamo all'inizio. Comunque, la Confederazione del Lavoro il pi serio tentativo, che da noi si sia fatto, di raccogliere il massimo numero di proletari, di renderli coscienti, di avviarli a poco a poco sotto la bandiera socialista. Riflettete alla difficolt e delicatezza del compito. La Confederazione del Lavoro deve essere configurata come un trapezio. Un grande lato, apolitico, perch se vi mettete l'etichetta socialista, essa diventa un Circolo socialista, come tanti altri: dunque una grande facciata, un amplissimo portone, apolitico, completamente. Tutti i lavoratori, pel solo fatto che hanno un interesse di classe comune, pel fatto che tendenzialmente dovrebbero essere socialisti, tutti debbono essere accoRi, senza alcuna professione di fede, anche se fossero dei cattolici, dei monarchici, dei reazionari. Dalla opposta parte, dove il lato pi breve del trapezio, abbiamo gli uffici direttivi, abbiamo alla testa i nostri amici socialisti, che debbono bens non dimenticare personalmente la loro fede socialista, ma che sopratullo hanno il diritto ed il dovere di considerarsi e di essere considerati come coloro che rappresentano l'interesse di quelle grandi masse. Ora, se voi obbligaste la Confederazione a funzionare come un. Circolo socialista, se voi, per il vostro capriccio, per la vanit di impervi e di prevalere, imponete ai suoi dirigenti di rimangiarsi le loro deliberazioni e i loro impegni, come avete fatto nel caso di cui discorriamo, sia pure dichiarando, con troppo evidente duplicit, che voi li obbligate non gi come dirigenti la Confederazione nel qual campo sono liberissimi ma unicamente come socialisti vostri strumenti e le vostre mae membri del Partito, e ne fate rionette ebbene che cosa otterrete? Otterrete di distruggere cotesto meraviglioso congegno di reclutamento della grande armata proletaria in cammino verso la bandiera socialista, e facendo di esso, come gi dissi, un Circolo socialista come tutti gh altri, ne verr che il proletariato non socialista rimarr fuori, e contro di

265

esso, e diverr preda dei siiidacalisli, dei callolici, di tutti nemici del socialismo.

partiti

La questione tutta qui, jna gravissima. Se voi late della Confederazione del Lavoro un Circolo politico, la Confedeia/.ioiic del Lavoro perduta per fini .ocialisti. Uigola ha sostenuto e s|>ero che non avr detto lulliuia parola, perch la sua tesi mollo grave che bisogner emancipare la Confederazione del Lavoro dal Partito. (Interruzioni da molte parti). Se interrompete in quattordici tutti in una volta, mi impos-

sibile sentire e raccogliere le interruzioni.

costringete i dirigenti della Confederazione a seguire gli imperativi del Partilo, e fate di essa un Circolo socialista, escludendone tutti gli operai che gi non sono socialisti... Una voce Ma se e erano organizzazioni che erano contrarie. Marangoni Ha volato contro la stessa Confederazione! Turati ne fate, dicevo, un Circolo socialista, e non avrete l'esercito che al socialismo si prepara per la conquista dell'avvenire; o ne fate, come sembr accennasse Rigola, un'associazione apolitica, estranea al Partito socialista, e voi avrete una Unione Sindacale, un'Unione del Lavoro, qualche cosa insomma di completamente separato da noi, che non ci porter alcun aiuto e si trover magari in conflitto col Partito socialista. Entrambe le soluzioni sono assurde. evidente che bisogna trovarne una terza intermedia... Una tale situazione delicatissima... Mazzoni Ma socialisti organizzatori sono liberi di fare

quello che vogliono!


tersi,

Turati A patto,
i

e lo si visto, caro Mazzoni, o di sottomet-

abbandonare l'organizzazione, o di abbandonare il Pai'tito! Non andate dunque agli eccessi! Un partilo il cpiale abbia a cuore, non tanto le sue vanit personali e il desiderio di dar fruo di

state a destra ed a mancina,

ma

l'intersse reale del j)rolelarialo,

dell'avvenire storico del

proletariato

internazionale,

deve

avere

molti riguardi verso le organizzazioni operaie, che vengono verso le sue direltive, ed a questi riguardi devo informare la >^m;i ii^ndotla.

Ed io, con questo, ho linilo. Io sono, l'ho gi dello, per runit del Partito, almeno sino alla fine della guerra, e anche in seguito, se sar possibile, e sono per la disciplina; l'ho dimostrato coi fatti; ma domando che l'unit non. sia un'unit unilaterale, non sia la
sopraffazione.-

ma

implichi

reciproci

doveri,

di

rispetto,

di

ri-

266

guardo, di possibilit, data a tutte le opinioni, di far sentire la propria voce. {Interruzioni). L'unit mantenuta col frustino ridurrebbe il Partito una congrega spregevole; un tale sistema non offende i frustati, ma i fruoffende l'anima proletaria. Siamo un Partito di discussione, di concordia, di libert, di fiducia, dentro le grandi linee del programma; non possiamo diventare un partito di servi, che
statori,
si

piegano tremanti
Disciplina. S,

al

cenno

di

un padrone.
:

ma non
:

disciplina da caserma, n da convento.

vorrei dire agli operai che sono qui

non

lasciatevi

ingannare
:

neppure da questa parola


libert,

disciplina. Altre volte si detto

oh!

quanti

delitti nel

tuo santo nome!

Non facciamo che

della

disciplina possa dirsi altrettanto. Vi sono due discipline. L'una consiste nelle ragionevoli rinunzie

reciproche, nel sentire certi imperativi, nel frenare e moderare, qualche volta, per un interesse superiore, l'espressione delle proprie convinzioni, questa la buona. Ma ve ne un'altra, che consiste nell'obbedire come servi, che consiste nel non avere una opinione salda e tenace, nel concedere sempre alle masse e a chi le maneggia, nel prostrarsi a tutto quello che domandino, nel
seguirle e nel lusingarle in tutti gli errori. {Oh, oh!). Orbene, signori, lo dico specialmente agli operai, diffidate di questa razza di disciplinati. Questi disciphnatissimi, i quali con tanta facilit prima professano un'opinione e poi la rinnegano ad un cenno, non sono dei disciplinati, sono dei vili, dei servili, e non

servono a nulla, neanche per la rivoluzione. {Applausi). Signori e compagni, la mia persona sparisce in questo dibattilo. Fate conto che pi non esista. Ho compiuti 60 anni, ne ho dati 40 al Partito, senza un'ora sola riservata a me stesso. Posso bene appartarmi. Quando gi si comincia a sentire la voce della eternit che ci chiama per ricongiungerci a s, figuratevi, amici, se si pu tenere tanto alle piccole vittorie di Circolo o di Congresso! Ma, appunto per questo, ho un grande dovere, uno solo, o compagni: non mentire alla mia coscienza. Modigliani ieri diceva: quel benedetto mio amico Turati, ha la frenesia della sincerit! Accidenti a te! (Mi pare che sia proprio la tua frase). Ci sono mille piccole, abili menzogne, utili, forse, talvolta... Che volete? A me sembrano un tradimento; esse diminuiscono i'jiomo ed il Partito, ci diminuiscono tutti quanti. C' un vecchio motto vulgus vult decipi; il proletariato stato sempre ingannato da qualcuno dai padroni, dagli amici, dagh apostoli, dai pastori, da tutti; sempre stato ingannato e vilipeso, vittima sempre. Noi abbiamo uh solo dovere, un dovere d'altronde assai
: :


pi facile che non sia
tire a noi stessi,
il

267

proprio ideale non mendalla nostra coscienza, sempre; di fronte alla folla che ci applaude, che ci lusinga, che ci spingerebbe a non essere noi, essere sempre sinceri. Altrimenti non siamo pi un partito di avvenire, siamo un partito decrepito,
la vila pel

dare

non ricevere comandi che

corrotto, disfatto,
rire

come tulli gli altri. Ebbene, io voglio poter moproclamando che, a questi germi ed indizi, della incipiente corruzione del mio Partito, io non ho dato mai il minimo contrivivissiiui).

buto o consenso. Mai! {Applausi

Al Congresso di Roma segue a breve distanza la fine della guerra con la vittoria dell'Intesa. Ed i problemi, che si presentano e s'impongono alla discussione ed all'azione del partito socialista, sono dalla pace sopraggiunta notevolmente mutati; per quanto fossero gi tutti impliciti in quello, che pur durante la guerra era insorto, del consenso o rifiuto a partecipare alla Commissione del dopo guerra. La diversa risposta data a questo problema significava da una parte convinzione della necessit di un' azione politica di conquiste a favore del proletariato e della sua graduale elevazione, dall' altra persuazione dell' utilit di un' attitudine di negazione esclusiva nell' aspettazione di un atto risolutivo e definitivo. Su questo punto s'impernia quindi, subito dopo l'armistizio, il permanente dissidio tra la frazione, che Turati rappresenta e quasi personifica, e la corrente pi numerosa e impaziente, che ha la sua espressione nella direzione del partito. Sono di nuovo, come ai giorni del conflitto tra riformisti e sindacalisti, due partiti di fronte: due concezioni divergenti, inconciliabili. In un articolo delia Critica Sociale {La grande contradizione) Turati, poco dopo il Congresso di Roma, pone con grande vigore la questione della loro antitesi. Da troppo tempo il Partito socialista italiano vive indeciso fra le due correnti che lo divisero sempre. Dei due partiti che sono nel partilo quello dell'azione concreta e della conquista graduale quotidiana, e l'altro delle grandi aspettative messianiche il primo (si disse) faceva da zavorra al secondo, non lae trascendenti sciando che si sperdesse nelle nuvole, e 11 secondo tratteneva il primo da troppo declinare verso la collaborazione sistematica, il minimismo, il riformisnio vero e proprio. La qual cosa pu anche esser vera, ad un patto che pur nell'intimo contrasto dei due spiriti animatori del partito, persista una certa profonda convergenza e simpatia, cosicch solo una piccola frazione delle forze di entrambi si impieghi nel controllo ed infrenamento reciproco, e il grosso si rivolga alla lotta col nemico comune. Se, invece, tutta o quasi la energia e l'azione dell'uno si perde nel frenare, nel combattere, nello svalutare quella tendenziale dell'altro, il risultato meccanico l'elisione delle a lungo andare l'atrofa e la morte. Val meglio forze, la stasi, la paralisi allora che ciascuno dei due partiti del Partito, spezzato il vincolo che li congiunge, faccia casa e cammino da s . la conclusione, che pur sembrava logica, veniva sospesa ed annullata da un'altra pi forte considerazione: dalla considerazione di quella maggioranza, rivoluzionaria in apparenza, dottrinalmente impreparata ad ogni concezione ed azione socialista, (di cui Turati parlava in altro articolo: Il socialismo evaporato) che occorreva costantemente sforzarsi di illuminare e render consapevole, ed esser pronti a confortare con l'assistenza e l'indica-

Ma

zione della giusta via quando, almeno l'esperienza della realt che per il momento s'ostinava a massa, che avrebbe perduta la

se non la dimostrazione e il ragionamento, l'avesse convinta della falsit del cammino, ritener pi rapido e migliore. Questa grande

fiducia per sempre nella

minoranza che

si

268

fosse volontariamente distaccata dal partito, sarebbe invece venuta a lei convinta e fidente solo nel caso che l'avesse trovata ancora nelle sue file, ferma ed energica tanto nella sempre aperta riaffermazione delle proprie idee quanto nella costante e quasi pervicace decisione di non allontanarsi da coloro, verso i quali compiva la parte di Cassandra, Qui, nella devozione e dedizione alla causa del proletariato, la ragione dell'apparente incoerenza turatiana, che non traduce in atto la divisione, che ad un certo istante aveva pure augurato; ma, rimanendo fermo nelle file, da cui altri avrebbe voluto espellerlo, non rinuncia al suo pensiero e non ne attenua l'espressione. Alla riunione delle rappresentanze socialiste e sindacali, indetta nel decembre 1918 dalla direzione del Partito a Bologna,. Turati presentava per ci, in un importante ordine del giorno, la netta affermazione delle sue vedute contro quelle della direzione convocante il convegno.

Bologna, 23 dicembre

1918.

L'Assemblea del Gruppo Parlamentare Socialista e dei rappresentanti la Confederazione Generale del Lavoro, la Lega dei Comuni Socialisti e il Sindacato dei Ferrovieri, convocati a Bologna dalla Direzione del Partito Socialista per esprimere la loro volont e assicurare i mezzi e la solidariet del proletariato al fine di ottenere 1 la immediata smobilitazione dell'eser cito; 2.0 il ritiro immediato dei soldati dalla Russia rivoluzionaria; 3. il diritto delle libert fondamentali della vita civile; 4. l'amnistia per tutti i condannati politici e militari , tutto ci come inizio di una nuova fase di lotta , la quale, ritenendo giunto il momento storico della realizzazione internazionale del Socialismo e affermando la pace internazionale non essere realizzabile se non dopo la demolizione del regime borghese capitalistico , si propone come obbiettivo di azione immediata la istituzione della Repubblica Socialista e la dittatura del proletariato , per la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio colla gestione diretta delle rispettive categorie di lavoratori, per la distribuzione collettivista dei prodotti, per l'abolizione della coscrizione e il disarmo universale, per la municipalizzazione delle abitazioni e del servizio ospitaliero, e per la trasformazione della burocrazia affidata alla gestione diretta degli impiegati, non senza promettere appoggio a tutte, senza distinzione, quelle altre rivendicazioni che le cir costanze imporranno e che saranno reclamate dalle Organizzazioni pro:

letarie

ritenuto che a prescindere dalla strana mescolanza di socialismo massimalista astratto e di concreto sindacalismo coi'porativista, e quindi antisocialista, contenuti nelle surriferite enunciazioni la formulazione di tale complesso programma, inscindibile nelle sue parti come nel suo spirito, rivela una insanabile contraddizione, teorica, tattica e pratica, fra i singoli scopi che esso prospetta, e implicherebbe l'abdicazione dell'azione socialista-proletaria, tanto per rispetto alle sue finalit immediatamente o pi prossimamente realizzabili, quanto e per conseguenza necessaria di fronte alle sue

finalit pili remote, che presuppongono il previo raggiungimento delle prime; in quanto, da un lato, l'asserita impossibilit della pace internazionale prima

della demolizione del regime capitalistico esimerebbe

il proletariato da quella, oggi la sua azione pi importante e pi urgente, l'azione cio intesa ad influire perch siano effettuate tutte quelle condizioni, che possono, anche nel perdurare del regime capitalistico, allontanare il pi possibile la fatalit ed il pericolo di nuove guerre e sopprimere la necessit degli armamenti che concorrono a provocarle, quali, ad esempio, la Federazione giuridica delle nazioni, l'abbattimento delle barriere doganali, la riforma del regime coloniale e lo stesso disarmo universale, postulati che fin dagli inizi formarono parte essenziale di tutti i programmi socialisti; dall altro canto, tendendo a creare l'illusione, o a rafforzarla nelle menti semplici ed incolte, che la

che


Repubblka

269

Socialista possa ovunque crearsi e consolidarsi con un atto istantaneo e prodigioso di volont da parte di esigue minoranze, malgrado la ostilit o l'incoscienza del maggior numero, e senza che ne siano gradualmente

apprestate le condizioni obbiettive, tecniche, economiche e morali, e sopratutto la capacit e gli organismi proletari che ne assicurino il durevole funzionamento, svaluta e rende impossibile l'azione di conquista di tali condizioni, e distrugge quindi la possibilit della stessa effettuazione massimaiista del socialismo; ritenuto, pi particolarmente, che la enunciazione di tali propositi come scopi di una azione politica immediata, nella quale per la inevitabile resistenza delle classi ancora dominanti, per la necessit di un ulteriore sviluppo del ciclo capitalistico, specialmente nello nazioni economicamente meno evolute come appunto l'Italia, per il contrasto di interessi e di opinioni nella stessa grande maggioranza della nazione i poteri pubblici e la mentalit delle masse supporrebbero implicito il proposito di tentativi di violenza, pi specialmente rispecchiati nella imprecisa ed equivoca allusione a una dittatura del proletariato sulla maggioranza nazionale, squisitamente indicata quali che siano le dichiarazioni in contrario e per effetto di queste stesse dichiarazioni ad allontanare, anzich ad affrettare, e la smobilitazione dell'Esercito, e la restituzione della libert popolari, e l'influenza del proletariato sulla politica internazionale, e la stessa pi larga amnistia politica e militare, che vuol essere con ogni sforzo sollecitata; considerato che, nel presente momento storico, gravido di turbamenti che saranno l'effetto inevitabile del demagogismo borghese e dell'impoverimento generale prodotti dalla guerra, che fu vantata e non dai socialisti profondamente rivoluzionaria: e sopratutto nei paesi in cui non avvenne che la disfatta militare, producendo il crollo di una autocrazia e il faJlimento delle classi responsabili della guerra, imponesse ai socialisti l'assunzione, anche prematura, del potere politico (che, ad ogni modo, essi non potranno esercitare se non con la gradualit e con tutte le transazioni imposte dal grado di imperfetta evoluzione economica delle popolazioni); un tentativo di rivoluzione violenta, anche" se larvato sotto la maschera di un semplice sciopero generale, non potrebbe generare altri se non: o lo schiacciamento sanguinoso della rivolta, con tutti i disastrosi effetti di una perdurante e legittimata reazione politica, a cui anche il semplice annuncio di un tale programma un munella migliore delle ipotesi dischiude ed agevola la via; oppure tamento puramente formale e superficiale della struttura politica; e che perci assumerne la paternit, o comunque il secondarlo, da parte del proletariato socialista nella assoluta impossibilit in cui esso, in ogni caso, si troanche soltanto verebbe, nonch di condurlo a vittoriose finalit socialiste, non farebbe di assicurare le sussistenze alla popolazione e a se stesso se non sanzionare l'opinione della immaturit e persino della irreparabile incapacit del socialismo a reggere la societ, provocando a breve intervaJlo la rivolta contro di s di tutti gli ordini di cittadini, cominciando dalla classe pi bisognosa, e quindi il ritorno pi saldo della tirannide borghese; pi ancora, avrebbe per effetto di esonerare le classi ed i ceti, che vollero la guerra dalla terribile responsabilit delle sue fatali prevedute conseguenze, riversandole sul Partito Socialista, che ne fu e deve rimanerne assolutamente immune; onde la evidente propensione di altri partiti, essenzialmente antisocialisti, a provocare oggi movimenti di piazza, speculando sullo sofferenze e

ma

impazienze del proetariato, a sperato scarico di se maggiore asservimento del proletariato medesimo; riafferma il classico e fondamentale concetto che inform sempre la propaganda socialista dopo il tramonto del socialismo utopistico della prima giusta il quale la instauramet del secolo scorso e dei secoli precedenti zione del regime socialista non pu essere l'effetto n di un colpo di mano, n di prodigiose anticipazioni storiche, ma vuol essere raggiunta colla graduale conquista dei poteri e della capacit politica di esercitarli da parte delle tecnico, economico, politico, amministrativo, grandi masse, in tutti campi della attivit sociale; nazionale ed internazionale
sulle ingenue e credule stessi in danno e pel

270

mette in guardia le classi proletarie italiane contro le subdole mene dei partiti ad esse avversari, che intendono ad esercitare sulla loro credulit e sulle loro inacerbite angoscie lo scanca-barili delle responsabilit della guerra, e le esorta a respingere energicamente tutte le proposte di giuochi d'azzardo sedicenti rivoluzionari, la cui posta sarebbe la sua pelle, la sua libert, l'avvenire della sua vera ed immancabile rivoluzione socialista; anche rinnova fermamente il proposito di continuare ed intensificare

giovandosi della tragica esperienza della guerra, che denud tutta l'intima brutalit del regime borghese e la sua impotenza a salvaguardare la civilt la propria grande lotta specifica di classe, non solo per i fini immediati della pi pronta e savia smobilitazione militare (con mezzi atti ad accelerarla, anzich a ritardarla), per la riconquista delle libert elementari, per il rispetto dell'autodecisione dei popoli in Russia e dovunque, contro tutti gli imperialismi, non escluso l'imperialismo italiano, per la amnistia politica e

militare alle vittime della guerra, ma altres e contemporaneamente pel conseguimento di una pace, che sia fin d'ora pace definitiva e pace dei popoli, assicurata dalla ripresa di pi salde intese e di pi efficaci rapporti internazionali fra i vari proletariati; e per tutte le altre rivendicazioni politiche, economiche, sindacali e culturali, inscritte da gran tempo nei programmi sociaRsti nessuna delle quali deve essere abbandonata o negletta-, dalla effettiva universalizzazione del suffragio, che ha in s tutti i poteri costituenti, con la estensione del voto al proletariato femminile e con la rappresentanza proporzionale, alla avocazione delle politica estera al Parlamento e alla democratizzazione degli Stati; dal disarmo generale contemporaneo, all'abbattimento delle barriere doganali e alla conversione delle Colonie in patj-imonio collettivo dell'umanit; dal decentramento politico-amministrativo e dall'autonomia dei Comuni, alla rinnovazione della burocrazia sulle basi del massimo reddito col minor dispendio e della responsabilit effettiva dei funzionari ed agenti; dalla istituzione dei demani agricoli collettivi, alla redenzione scientifica della terra e alla messa in valore di tutte le fonti naturali di ricchezza a beneficio dei lavoratori e della collettivit; dalla riforma tributaria democratica, all'elevamento da ottenersi coi mezzi pi rapidi e con qualunque sacrificio della coltura e della capacit proletaria; disciplinando gli approvvigionamenti e i consumi e sottraendoli alla speculazione; riaffermando tutti i diritti del lavoro, dalle otto ore e dai salari minimi al controllo dei lavoratori nella gestione delle imprese e alla tutela dei lavoratori merc la pi ampia legislazione sociale, la assicurazione integrale, il riconoscimento e l'avvaloramento delle rappresentanze sindacali nella fabbrica e nella legislazione, la difesa dell'emigrazione, ecc.; riforme che costituiscono la grande e solida scala, per la quale soltanto il proletariato pu, senza inganni e senza delusioni, raggiungere realmente la propria emancipazione, la soppressione delle classi e del dominio di classe, la giustizia e l'eguaglianza supreme del socialismo; e invita i lavoratori oggi pi che mai a francheggiare della propria consapevole e attiva cooperazione gli sforzi incessanti, a questi fini, delle proprie rappresentanze parlamentari, amministrative, sindacali e del Partito

Socialista.
Filippo Tcr,*ti
Il dissidio posto cos nei termini, in cui al fermento tumultuoso dei malcontenti esasperati, delle aspirazioni frementi, delle illusioni impazienti, delle aspettazioni messianiche del dopo guerra veniva a contrapporsi la vigile e Illuminata coscienza della realt storica e del rapporto necessario della volont umana con le condizioni ed i limiti del suo operare nel processo delle trasformazioni sociali. Ed il dissidio che pone Turati, in nome del socialismo, contro il massimalismo al Congresso di Bologna del 1919, contro il comunismo a Livorno nel gennaio 1921. La sua parola non ha bisogno a

questo punto

di

altro

commento.

Socialismo e massimalismo
(discorso tenuto al Congresso Socialista di Bologna, ottobre 1919)

La voce

delle

tombe.

Turati Compagni! Gli amici della frazione che, con la nomenclatura sciocca e superala con cui ci calunniamo reciprocamente, viene indicata come riformista , mi hanno incaricato ieri
sera di portare per essa la parola nell'ultima fase di questa, che la discussione centrale del Congresso. Io parlo, dunque, per i codini {ilarit) per i vecchi, per gli oltrepassati, per le mummie {ilarit); per coloro che stanno ancora pi indietro dello slesso ultratradizionalista Costantino Lazzari; parlo per i sepolti. E domando a voi la reverenza che si deve alla voce

tombe {ilarit). mio compito chiarirvi, molto rapidamente, perch noi manteniamo intere le nostre idee, nel fermo convincimento che solo in esse sia il socialismo; e, al tempo stesso, per quali considerazioni non di opportunismo, ma di opportunit, per l'amore grande cio che portiamo alla causa del proletariato, la quale ben pu consigliare transazioni, purch motivate e dignitose, noi potremo tuttavia ripiegare malgrado un dissenso che dobbiamo non dissimulare sopra la mozione Lazzari, non gi, che sarebbe cosa ben miserevole, a semplice fine di Congresso, per ottenere cio una votazione meno esigua, ma a tutela di quella unit del proletariato militante che sempre in cima dei nostri pensieri e che lo
delle

Ed

sgretolamento o

la scissione del

nostro Partito metterebbe a gravis-

simo repentaglio.
Il

massimalismo

esiste ?

Noi non crediamo


))

al

massimalismo

Per noi un

massima-

semplicemente non esiste e non mai esistito. Infatti dove lismo il suo contrapposto? Perch un massimalismo avesse qualche ra-


gione di esistere nel Partito,
nel Partito,

272

vi dovrebbe essere, di fronte ad esso, un minorismo o un minimalismo. Orbene, vi qualcuno fra noi che si senta, o che consenta a farsi chiamare, minorista o minimalista? Vi qualcuno che consenta a un ideale socialista ridotto,

che

si

contenti di conquiste mediocri, che, sulla via

mezza strada? Se ce n' uno solo, pregato di alzare la mano! Ma, se nessuno alza la mano, se non c' uno solo di noi che possa intitolarsi minimalista, evidente che non vi pu essere chi abbia diritto di vantarsi massimalista. Tutte queste denominazioni non sono che dei bluffs, creati, magari in buonissima fede, dallo spirito settario. Quelli che in buona fede affermano tali distinzioni sono degli
del socialismo, sia disposto a fermarsi a
autobluffati ! {si ride). Queste distinzioni, come quelle, ugualmente sciocche, di rivoluzionari e riformisti, di transigenti e di intransigenti, non sono che equivoci, coi quah si specula sulla ignoranza delle masse a fini di supremazia e di sopraffazione interna

nel Partito, la cui attivit, anzich venire diretta a concrete conquiste sulle classi avversarie, viene invece deviata e dispersa contro i compagni di fede, ossia contro il Partito e contro il proletariato.

'Non

vi socialista serio ed onesto che, in dati casi, non sia disposto a transigere, ossia a contentarsi di un meno in attesa e in preparazione del pi, anzich allontanare o compromettere il tutto per volerlo conquistare d'un colpo chi lo nega mentisce a se stesso e sopratutto calunnia indegnamente se stesso. Non vi cosidetto
:

rivoluzionario che creda di poter respingere le utili riforme, che preparano la rivoluzione; e, infatti, se voi accusate i rivoluzionar! di disdegnare le riforme, e^i protestano impetuosamente; come non vi cosidetto riformista alludo ai riformisti del Partito, non a quelh che hanno varcato all'altra riva, che cio sono usciti fuori dal socialismo non vi dunque nel Partito un solo riformista serio, il quale dichiari di non credere alla rivoluzione socialista, o

di rinunciarvi,

o di volerla dilazionata. Tutta la questione

si

ri-

durr sempre a vedere, caso per caso, quali sono, e come si ottengono e si mantengono e si sfruttano, le riforme veramente socialiste.

Vi dunque un solo socialismo. 0, in altri termini, vi possono essere bens due scuole socialiste, come vi sono, secondo il vecchio molto di Pantaleoni, due scuole economiche. Quella di chi sa che
cosa
il il socialismo e quella di chi non lo sa; quella di chi professa socialismo in buona fede, e quella di chi si serve di una male appresa fraseologia socialista come di un trampolino elettorale,


come
di

273

insomma
il

una

scaletta per salire.

Vi

socialismo dei

socialisti,

e quello degli imbecilli e dei ciarlatani.

Senza dubbio

esistono ed esisteranno sempre differenze nella valutazione, in determinati momenti, di determinate situazioni, v quindi di ci cbe pi o meno utile, pi o meno urgente. Ma cosiffatte differenze
difficilissimo teorizzarle per elevarle a tendenze; per lo pi dipen-

dono da corrispondenti

differenze di ambienti, di momenti, di temperamenti, di cultura, e non si cristallizzano in formule. Di qui il curioso chafisez-croi>iez, per cui frequentissimo il caso di vedere
dei
terribili

intransigentissimi
Partito lo esige
altri e
(e

rivoluzionari
aliim!

piegarsi,

quando
alle

l'interesse del

anche,

troppo spesso,

quando
non

lo

consigliano

ben minori

interessi) ai contatti,

transazioni, alle pi umili pratiche del cosidetto riformismo;


affatto infrequente
il

come

caso opposto, di vedere cio qualcuno

che, secondo le etichette convenzionali, suol essere gabellato per

riformista di marca, presentarsi, agli occhi degli spettatori superficiali,

nella pelle di
la
si

un rivoluzionario
situazione in

intransigente,

unicamente
i

perch ha valutato
sullodati spettatori

modo

diverso da quello che

volte

anche a

me

attendevano da lui. Ci avvenuto infinite che vi parlo: per esempio all'epoca dei moti dei

Fasci

di Sicilia.

Allora alcuni mi scambiarono per un ultrarivokizionario. unicamente perch affermavo la semplice ed ovvia verit che bensi vero che essi non erano ancora il socialismo, ma, presentandosi come una prima affermazione di ribellione schiettamente proletaria in una regione primitiva ed oppressa del feudalismo, appaitenevano potenzialmente al socialismo ed era stupido e vile che, per non essere modellati sul figurino del Partilo, il Partilo Socialista li rinnegasse o, semplicemente li svalutasse. verissimo. Lazzari Turati Il medesimo mi avvenne recentemente, (piando pub-

noto articolo contro Versailles nel quale articolo


blicai
il
1'

delitto di enorme delitto auguravo che un grande movii-I

l'Europa proletaria, cancellasse dalla storia quella pace menzognera, quella pace di gnerra; la qual cosa alla miopia degli etichettisti parve che sconfinasse dai limiti di quel riformismo ben pensante e di maniera, che essi un riformismo che in si erano foggiati nelle loro piccole menti

mento rivoluzionario

di insieme,

in tutta

fondo non altro che vigliaccheria ed amore dei propri comodi ci che non ha niente da fare col socialismo.
TDRATI
-

Le

vie maestre del gocaliiino.

^'


Il

274

preteso antagonismo tra riforme e rivoluzione.

Dunque
antitesi fra

il

massimalismo non

esiste.

riformismo e rivoluzionarismo.

Come non Non

esiste la pretesa
vi rivoluzione

che non sia composta di riforme, come non vi sono riforme socialiste che non abbiano un contenuto e uno sbocco rivoluzionario. Vi sono bens atteggiamenti antisocialisti, anarchici od anarcheggianti, che pretendono sostituirsi al socialismo di cui sono la diametrale negazione. sempre lo stesso dibattito che si riproduce!Ah! quale eterna giovinezza la nostra! Felice giovinezza, per la quale, dopo oltre un quarto di secolo, ci si ritrova qui a ribalbeltare gli stessi identici discorsi che facemmo a Milano nel 1891, alla Sala Sivori di Genova nel 1892, a Reggio Emilia nel 1893. Nel Partilo Socialista, come a tavola, evidentemente non si invecchia. A giustificare il preteso antagonismo fra rivoluzionarismo e riformismo, si diceva allora, si ripete oggi, che i riformisti si contentano delle piccole riforme, mentre i rivoluzionari vogliono soltanto le grandi! Quali sono le riforme piccole? Quali le grandi? Confesso di non raccapezzarmi. Io conosco soltanto le riforme ma, se sono riforme socialiste, utili, le inutili, talvolta le dannose tutte, a tempo e luogo, sono da coltivarsi. Quando vi bisogno di un abito completo, e al tempo stesso di un paio di scarpe, che sono pi piccole dell'abito, ma ugualmente necessarie, sarebbe uno scervellato colui che, per parere pi massimalista, camminasse
:

scalzo.

modo della conquista. Per strappano colla paura agli avversari, invece vori riformisti gli avversari sono costretti a concederle rebbero ficcarci il .loro naso e farle essi stessi. Io penso che le riforme largite dagli avversari, sia pure sotto l'incubo della paura, saranno sempre le loro riforme, non saranno le nostre: che noi soli possiamo imprimere ad esse il suggello socialista; che, solo conquistandole cosi, sapremo apprezzarle, difenderle, adoperarle. E mi pare che l'intransigenza sia dalla mia parte. Ma, in astratto, sono tutte questioni senza senso comune. Nella pratica, le persone sensate, caso per caso, vedono quello che da fare, data la situazione, per quel dato obiettivo. Si pu, per amor di polemica, lasciatemi fantasticare un riformismo lillipuziano, come quello evocare l'allegra imagine del nostro compianto De Franceschi di colui che voleva applicare la museruola alle pulci, perch non mordessero, invece di adoperare la razzia {ilarit). Ma, se qui c' qualche fautore di questo riformismo ridicolo, io lo prego, un'ultima volta, di alzare la mano!
Si dice ancora
le
:

la

differenza nel
si

rivoluzionari

riforme


Ci che
si

275

atteggia a massimalismo

Un rinculo

di

trent'anni.

Nel sedicente massimalismo, (juale oggi si presenta, si annida invece una questione di metodo. Per me massimalista, come rivoluzionario, quel metodo, che sviluppa il massimo di energia
proletaria, che pone il proletariato in grado di combattere pi energicamente la propria lotta di classe e lo conduce il pi rapidamente possibile, secondo la legge del minimo sforzo per il massimo risultato, alla rivoluzione socialista senza delusioni, senza ritorni, senza sperperi di forze. Sul terreno dell'attuazione, ci che oggi si battezza massimalismo suppone il popolo maturo, e quindi lo incita alia sovversione violenta e immediala dello Stato, per la rivoluzione economica, alla sostituzione del Sorici al Parlamento, e rigetta in un canto, come armi superate, tutti principii, metodi, gli organismi, che da trent'anni lavorammo ad affermare, a conquistare, a perfezionare. Questo massimalismo non altro che l'apologia e l'esaltazione della violenza, come il migliore, .se non l'unico, mezzo per la pi pronta attuazione dell'ideale socialista. L'ho gi detto e lo ripeto: tutto ci non che il rinculo di 30 anni; non che la ripetizione ad lilleram della discussione che facemmo al Congresso di Genova, 28 anni or sono. Gli anziani lo ricordano; pei giovani sar forse opportuno rievocare. Allora, nel 1892, si presentava quasi identica la stessa odierna nuovi ingresituazione. Mutati appena alcuni nomi, ed aggiunti dienti, che oggi ci forniscono le rivoluzioni russa ed Ungherese e l'ultima guerra, il fondo sempre quello. Anche allora vi erano tre correnti, che si disputavano il campo. Da un lato un partito anarchico, schiettamente bakunista, che proclamava l'astensione dalle urne, la inutilit, la corruzione e l'inganno del suffragio e dei Parlamenti, l'incapacit della borghesia a darci qualunque seria e concludente riforma, l'assurdo del volersi servire di quelli, che sono organi e strumenti di oppressione di classe, sia pure in maschera democratica, per preparare il socialismo, e quindi la necessit della violenza popolare che attacchi, esclusivamente dal di fuori, gli istituti economici boi-ghesi. Chi ha l'abilit di tagliare un capello in quattro potr trovare che fra il Galleani d'allora e la corrente attualmente impersonata nell'ing. Bordiga vi sia qualche differenza. Per mio conto, sul terreno

pratico, a

me non
al

riesce di vederla.
v'

una corrente, anch'essa anarchegil Parlamento era bens una porcheria, per si doveva lottare per entrarci, perch
C'era poi,

come

oggi,

giante,

ma

tempo stesso

elezionista. per la quale


le

276

elezioni e la tribuna parlamentare e la tessera ferroviaria e la

immunit parlamentare sono pur sempre un ottimo mezzo di proPartito operaio , paganda. Quello che allora era il cosidetto diventato, con poche modificazioni, la maggioranza di questo Congresso. Non per nulla questo nostro essenzialmente un Congresso di candidati! {ilarit, applausi). Perci la odierna maggioranza si dichiara al tempo stesso fieramente contraria al Parlamento, ma non meno strenuamente favorevole alle elezioni al Parlamento. Naturalmente il Partito operaio era operaista poneva la Mouse
<< <(
:

sopra della casacca di panno. I cosidetti intellettuali erano appena tollerati. Qui vi sono troppi avvocati e professori e piccoli borghesi perch quel criterio possa avere la stessa prevalenza. Tuttavia ho sentito dire che tendenze dello stesso genere fecero
al di

capolino, quest'ultime sere, nefie riunioni dei massimalisti elezionisti.

Questa, comunque, dell'anliparlamentarismo elezionista, la tendenza che prevarr nel Congresso. E v'era infine, come oggi vi , il Partilo Socialista. Eravamo noi, la vecchia guardia, che avevamo letto qualche libro, che masticavamo, almeno alcuni, un po' di tedesco (in quei tempi non era ancora antipatriottico fornicare cogli autori tedeschi), e i quali penetrammo nel movimento mondiale dei lavoratori e, dapprima sospettati, da ultimo vincitori,, trascinammo quel Partito operaio che del resto, per quei' tempi e per le condizioni dell'Italia d'alaffermazione politica di lora, era pure una grande e gloriosa classe, della quale Costautino Lazzari ancora fra noi la testimolo trascinammo, dicevo, a poco a poco, verso la nianza vivente conquista del potere, verso una molto pi alta comprensione di concetti pohtici nazionali e internazionali, insomma verso il socialismo. Ne usc, per allora, quel programmino, che trovate ancora sulla tessera del Partito, al quale Lazzari si aggrappa con cos

mirabile tenacia.

L' evoluzione socialista

Ritorno alla preistoria.

Quel programma, caro Lazzari, oggi mollo invecchialo, come pur troppo, siamo molto invecchiati! Quel socialismo, che si reggeva su due gambe^ una gamba economica ed una politica, oggi appare una concezione alquanto ridicola. Il socialismo piuttosto un gran torso, con un solo cuore ed una lesta sola. Ogni fenomeno economico, appena assuma una tal quale importanza, diventa essenzialmente politico, e viceversa. Le formule dei programmi sono sempre effetto di transazioni, che servono per un
noi,


nella formula di

277

determinato momento della storia. Poi la storia le seppelliscf. Mu Genova, per puerile che apparisse, la linea maestra era segnala! Ebbene, o compagni! Dopo il 1892 ce stata... tutta la storia tloi successivi ventott'anni del Partilo. Certamente noi non siamo pi quelli nous avons grandi, come ri.*^pondeva Victor Hugo a chi gli rimproverava di avere abbandonato la fede della sua prima giovinezza per farsi repubblicano e diventare il pi grande poeta del secolo scorso. Tutta l'esperienza accumulata nelle lotte sindacali, politiche, elettorali, nei Comuni, nelle Provincie, con la propaganda indefessa, con l'azione parlamentare, con l'azione nei Comizi e nei corpi consultivi per la legislazione sociale, nei Con:

gressi nazionali e internazionali a traverso

le

mente

patite,

tutto ci

ha dato

suoljrutti, ha ampliato

persecuzioni fortela nostra

fatto di noi uno dei pi forti parliti all'interno ed alSopralutto si formalo e si venne consolidando per quanto siamo ancora ben lontani dalla importanza ch'esso assunse

visione,

ha

l'estero.

in Belgio, in Inghilterra, in

Germania

il

fenomeno dell'organiz-

zazione economica, che la ba.se fondamentale, il nucleo midollare di ogni Partilo Socialista, .senza cui il Partilo Socialista non sarebbe che una maschera vuota, un'ombra senza sostanza, uno scenario dipinto. E, mentre il Partilo e l'organizzazione proletaria si venivano cosi formando ed acquistavano forza e coscienza e metodo d'azione, essi projetlavano intorno a s, nelle masse non organizzate, nella opinione di tutti i partiti, in Parlamento, nei Governi, nella propria e nelle altre classi, tulio un vasto alone di suggestione e di influenza politica, che, modificando a mano mano l'ambiente, il pi grande risultato che l'azione di un partito possa ottenere. Poich le grandi rivoluzioni non sono mai il fallo di un parlilo e neppure esclusivamente di una classe; sono il fallo della nazione, o di pi nazioni congiunte: sono una tappa della storia. Il programma riassuntivo del maggio. 1917, che pu vantare una madre e due padri, caso del resto non infrequente nella vita {ilaril), poich vi concorsero d'accordo la Confederazione Generale del

Lavoro, qualche

il

Partito ed
il

il

Gruppo

socialista, significa e ria.ssume in

modo

risultato di 27 anni di esperienze, di battaglie, di

sconfitte, di trionfi

insomma

di azione socialista.

tutto questo dovrebbe andare per aria, tutta questa espestala in pura perdila! Una nuova rivelazione s' sarebbe rienza falla improvvisamente, come per prodigio. .\1 socialismo si soslituisce il comunismo, affinch di tanto travaglio non rimanga nep-

Ed ora

pure

il

nome ed

il

ricordo; alla elevazione della classe proletaria

278

come pi acquista
di

che, via via, secondo le leggi naturali,


pattezza:; di capacit, di valore, e pi

com-

improntare di s l'evoluzione storica, a instaurare nello Stato e nella nazione e nei rapporti internazionali la grande, la vera democrazia, quella del Lavoro, con le armi della intelligenza, della civilt, della libert pi sconfinata, si sostituisce un gretto ideale di violenza armata e brutale, la cosidetta dittatura del proletariato, che esclude d'un sol colpo dalla vita sociale tutte le altre capacit,
farsi valere, a
tutti gli altri contributi, tutte le altre classi, e la

impara a

stssa grande

mag-

gioranza dei lavoratori; onde chiaro che in realt essa non sarebbe, non potrebbe essere, per lunghissimo tempo, che la dittatura di alcuni uomini sul proletariato, ossia la dittatura contro lo slesso proletariato! E il Partito e la classe sarebbero annegati nella
fazione!
*'

Noi, uomini sepolti, troviamo che tutto questo della preistoria, che era sepolto anche prima di noi. Quando noi eravamo vivi, negli antichi tempi, abbiamo sentito parlare di tutta questa rigatteria, la quale fu appunto mandata in solaio dal sorgere luminoso del socialismo. Sissignori! Il socialismo non fu che la reazione dottrinale e pratica contro questi vecchiumi parlo, s'intende, del socialismo scientifico moderno, di quello che il socialismo del secolo XIX e del secolo XX. Il guaio che, in generale, noi non leggiamo pi nulla, si direbbe che il Partito viva di scienza infusa, da decennii il socialismo italiano non ha pi prodotto un solo libro di dottrina serio ma soltanto se voi vi deste la briga di ricercare quegli opuscoletti da due soldi o da cinque soldi che stampavamo e diffondevamo a diecine di migliaia nei primi anni della nostra propaganda, se leggeste soltanto, e vi riescisse di capire e di meditare, il Manifesto del Partito Comunista di Marx, che passava allora per la tavola fondamentale del Partito Socialista, o quel libriccino di Engels, intitolalo Socialismo utopistico e socialismo scientifico , opuscoli che si leggono con tanta facilit e con tanto diletto, vi accorgereste che le cose che io vi dico hanno tanto di' barba e rappresentano proprio Vabbec del socialismo marxista, ossia del socialismo. Prima di esso dominava ancora il concetto che il socialismo potesse improvvisarsi in virt della bont della causa che esso rappresenta, per un atto di volont, e quindi, o per decreto imperiale, o per concessione generosa delle classi dominanti, oppure per un atto di violejiza delle masse; che una rivoluzione economica economica, non soltanto politica, intendiamoci bene! una rivoluzione socialista, che interessa pi profondi tessuti del: :

279

l'organizzazione sociale, potesse instaurarsi, trionfare, mantenersi prima della completa elaborazione di tutti gli elementi tecnici, morali, economici, politici, che rendono questa nuova formazione
possibile.

Socialismo scientifico e ufopistico

La marcia

del proletariato.

Il socialismo scientifico ci impar che cotesta pretta utopia; che il socialismo si elabora lentamente e fatalmente nello sviluppo progressivo della slessa societ borghese; che la volont dell'uomo e dei partiti non pu che agevolare e accelerare il processo, rendendolo cosciente; che solo quando cotesta elaborazione compiuta in tutte le sue fasi, di cui nessuna pu essere soppressa, solo allora pu intervenire utilmente l'atto di violenza liberatore, che risolve il contrasto fra il contenuto sociale e l'involucro politico. Allora soccorre la classica imagine di Marx, del pulcino che, quando ben formato, rompe il guscio dell'uovo con un colpo violento del becco; ma, se il pulcino non formato, voi potrete

rompere

l'uovo,

ma

farete la frittata (ilarit).

In questo senso deve intendersi l'altra frase di Marx, che viene spesso e volentieri citata, secondo cui la violenza stata sempre

grande levatrice dei parti della storia. Adottiamo pure questa non occorre certo imagine ostetrica essa suppone pur sempre che il invocare l'autorit dei tanti medici che abbiamo fra noi feto sia pervenuto al nono mese, o almeno al settimo mese. Nel secondo caso avremo un socialismo settimino e malinghero, che ma, se voi fate venire la levatrice tuttavia potr essere vitale prima, questo si chiama il procurato aborto (ilarit). Ah! se si di salvare il proletariato, tratta m'interrompe Bombacci anche l'aborto procurato ammissibile! Dica piuttosto .se si tratta
la
:

di salvare la Direzione del Partito!!!... (applausi, ilarit). di salvare

E appunto quello che sostengo. Certo si tratta da parte vostra qualcuno e qualche cosa di salvare il vostro amor proprio e la vostra propaganda; ma col mandare in malora Socialismo e Proletariato. La compagine sociale un prodotto storico
:

complicatissimo, di elementi economici, tecnici, morali, politici. Essa evolve sotto la pressione della lotta delle classi. La borghesia sostitu nel dominio il clero e la no*bill, quando queste classi divennero inutili, anzi dannose, ed essa fu matura e capace. Lo slesso avverr del proletariato. Esso deve addestrarsi alla gestione sociale
:

e tutto ci non

deve preparare l'agricoltura e l'industria del collettivismo; si improvvisa. Il proletariato, come organizzazione

280

come

classe cosciente e indipendente,

sopratutto in Italia.

Esso
il

decennio.

Non ha perduto

pu dire, nato ieri prepara appena da qualche suo tempo. Ha conquistato le armi di
si

lotta e si

lotta pi necessarie, la libert di coalizione e

il

suffragio universale

ad esempio, e non ha ancora appreso a ben manovrarle; ha introdotto, cogli scioperi, coi probiviri, colle leggi sociali, colle assicu-

razioni, cogli arbitrati, ecc.,

un principio di regime costituzionale nella fabbrica, al posto dell'antico dispotismo padronale; ha con-

quistato migliaia di Comuni, penetrato largamente nei Parlamenti; comincia appena ad influire sulla politica dell'emigrazione, sulla politica doganale, sulla politica estera, ecc., ecc. Ognuna di queste conquiste gli permette di accelerare il suo passo con progressione geometrica.

Quando

esso,

come

il

terzo stato
lutto,

dell'abate Siys. di nulla

che era, sar

tutto, o

sar quasi

getter in un canto
di quell'ora,
la testa

la.

bor-

ghesia, divenuta parassitaria.

Prima

lanciandosi in:

nanzi a capofitto, non potr che rompersi

lo

capirebbe

un bambino!
Il

soviettismo.

Ma

si

dice

tutto questo

andava bene un tempo, and bene per

trent'anni.

Oggi
il

situazione nuova.

Non

sentite?

crollano

troni e le dominazioni; repubbliche pi o

Da ogni parte meno sociah

ne prendono
in Ungheria,

posto.

Siamo

in

una

fase rivoluzionaria. In Russia,

avemmo

gi la dittatura del proletariato. L'esempio


si

dell'Ungheria, veramente, non

anche della Russia, chi non

mi sembra molto incoraggiante; e comunismo sulla carta, sarebbe prudente rinviare ogni giudizio a quando l'esperimento sar un po' meglio conosciuto. Ma, insomma, in Russia si tien duro. Vi pu essere quindi una maturit prepostera, improvvisa,
contenti del

una, starei per dire, maturit prematura.


universale!
l

quindi evviva
fa

il

Soviet

Soviet

Ecco una parola taumaturgica che

grande impres-

sione sulla

Martelli Il Soviet cosa da ridere forse? Evviva il Soviet! {applausi calorosi). Lo grida uno che conosce il socialismo Evviva il Soviet! {applausi e rumori vivaci). Turati Caro interruttore, non ho detto u viva n muoia. Dicevo altra cosa, colla quale la tua interruzione non ha nessun

Voce Leone

folla...

logico rapporto.

281

(Leone dal fondo della sala urla qualche cosa che non si riesce a capire, dato il tumulto indescrivibile che si scatenato nella sala. Battibecchi si accendono da ogni parte. Il Presidente cerca di
ricondurre f ordine,

ma non

vi riesce.

Serrati e

altri della Presi-

denza scendono nella platea per calmare gli animi. Si odono grida, come: (Non siamo al caff-concerto; Basta colle spiritosaggini; Viva Nitti

Presidente Parli Turati, dato motivo a questo tumulto.

Viva

il

bolscevismo).; Viva
il

il

Soviet.

quale spiegher
e

la

frase che ha

E cambi sistema... {nuovo pi forte tumulto). Bordici Signori congratulazioni pel bel RriA Maierotti Turati un galantuomo sempre stato
Voce
unitari,
risultato!!
:

egli

Sono gli altri che non sono galantuomini, perch non coraggio di allontanarlo. (// tumulto a poco a poco si calma. Serrati dal mezzo della sala vorrebbe parlare, ma il Presidente lo prega di tornare sul palcoscenico e rida senz'altro la parola a Turati che, durante tutto il baccano. rimasto ad attendere alla tribuna). Turati Compagni! Consentitemi una breve e leale spiegazione, che dimostrer l'assoluta infondatezza di questo tumulto {si riaccende qualche battibecco, subito sedato dalle scampanellale del
coerente.

hanno

il

/-

Presidente).
dell'altra riva! Non adottiamo reciprocamente la Tecoppa. Non c' nessuna intenzione in me... {nuovo multo, provocato questa volta dal gruppetto degli astensionisti

Compagni

lat-

tica di

tu.

/.a

sala intera urla:

Silenzio!

).

Non poteva

essere in

me nessuna

intenzione di offendeic

il

pot disapprovare

sentimento di chicchessia. Non mio interesse e non nella mia psicologia. Francamente, potete pensare sul serio che io non senta un rispetto profondo verso la rivoluzione russa? Dovrei semplicemente essere un idiota! In Italia sono stato io il primo ad aver rappresentanti dei Soviety russi a Milano o di l'onore di ricevere che certo nessuno di voi pronunciare in quell'occasione parole
i

di saluto e di augurio alla rivoluzione russa. Se dunque io mi sono permesso, se ancora mi permetto, perch nel mio temperamento, un tenue sorriso a proposito di una parola a proposito della parola e non esotica entrata nel nostro gergo non vedo come e perch ci vi abbia da offendere. Se della cosa credete che io debba essere lugubre come un necroforo, obbedir

al vostro

malinconico desiderio, mi guarder bne da lasciar

Ira-


pelare un

282

minimo sprazzo di sorriso nelle mie parole parler come un notaro che vi legga un testamento... {interruzioni). e mi sluIo dicevo dunque, senza alcuna intenzione offensiva dier di non irritare questa ipersuscettibilit per non perdere

tempo, poich questi tumulti disorientano e fanno perdere il filo a chi parla ed a chi ascolta... {rumori e battibecchi). Presidente Io raccomando ai pacieri di smettere la loro opera, perch sono essi che contribuiscono maggiormente al tumulto. Turati Io dicevo semplicemente che, secondo il mio concetto, equivalente russo del vocabolo italiano Consiglio il Soviet non essenzialmente altra cosa, tenuto conto della diversit delle condizioni storiche, demografiche, ecc., che la nostra associazione operaia; e il complesso dei Soviety, o Soviet centrale, in qualche modo la nostra Confederazione generale del Lavoro, a cui la rivoluzione pohtica ha accordato uno speciale riconoscimento e pi ampi poteri. Se domani come noi vagheggiamo il nostro attuale Consiglio superiore del Lavoro diverr una pi grande organizzazione elettiva uscente dalle organizzazioni, e munita di poteri legislativi, ecco che, in qualche modo, noi avremmo il nostro Soviet centrale. Vero che noi non escludiamo da esso la rappresentanza degli elementi industriah, o chiamateli pure borghesi, come avviene in Russia; che ripudiamo il volo plurimo accordato agli operai sopra, ossia contro, i contadini; che alla base del nostro Soviet preferiamo le organizzazioni anzich il voto atomistico dei disorganizzati e degli stessi hrumiri; che il metodo della elezione di quarto e quinto grado ripugna alla nostra psicologia democratica e antidittatoria, come quello che rende statico ed immobile il .sistema, ecc., ecc. Resta da vedere se queste differenze non sieno il segno e la conseguenza necessaria della nostra grande superiorit di evoluzione civile dal punto di vista storico... {nuovo tumulto che interrompe Voratore). Ora, questa infatuazione, secondo me, di fenomeni che avvengono in un mondo cos diverso com' il mondo russo, e in genere il mondo orientale, di fronte al mondo occidentale ed europeo, e la ingenua credenza che essi possano trasportarsi di peso in Italia, non dimostrano altro che l'assoluta mancanza di ogni senso critico e storico. In Italia il congegno pesante e tutto meccanico dei Soviety non durerebbe una settimana, sarebbe rovesciato dagli slessi operai e contadini, ben lontani dalla fatalistica e mistica rassegnazione dei poveri mugicchi.

283

Miracolismo postbellico.

Lidea clie da noi si abbia una situazione affatto nuova, pjenerata dalla guerra, e che richieda organi affatto nuovi, ricalcati sul
modello
russo,
l'effetto

della

falsa

mentalit

guerra. La guerra, fra

gli altri infiniti bluffs,

generata dalla ha prodotto anche il

massimalismo, ossia
adotta, proprio

fede nel miracolo, che il Partito Socialista la borghesia, ammaestrata dalle delusioni, sta per guarirne interamente.
la

quando

Certamente, vi anche qualchecosa di nuovo, e vedremo in che senso, nella situazione creata dalla guerra. La guerra ha denudato,
agli occhi dei ciechi, tutto l'orrore del profondo cannibalismo che sta in fondo al regime capitalista; la delusione profonda del trattato di Versailles, il fallimento della pace, la truffa americana del wilsonismo, la tragica farsa in cui va a sboccare la tanto

anche

strombazzata Lega delle nazioni, il nuovo fermento di guerre che prorompe dappertutto, la dimostrazione sempre pi nitida che la vera causa del conflitto non fu che una miserabile gara di rapina premeditata sulle materie prime e sulle colonie, e un fatto di brigantaggio organizzato contro la civilt e l'industria germanica, lutto ci non potrebbe non fornire elementi nuovi e preziosissimi alla causa del socialismo e all'effcacia della nostra propaganda. Durante la guerra, la borghesia stessa ha dovuto calpestare sacri principi della propriet e della libert economica, ed essa costretta a continuare a calpestarli durante la pace. Tutto ci che fu la ragion d'essere e, diciamo pure, l'onore e la nobilt della rivoluzione borghese, dell'economia e della politica borghese, stato violentemente e irreparabilmente negato e sovvertito. D'altro canto, l'enorme impoverimento che la guerra ha prodotto, la cui riparazione esiger dei decenni, ha posto la stessa borghesia nella necessit di sopprimere certi parassitismi, di introdurre fra le classi .sociali una maggiore armonia, di riconoscere nei lavoratori maggiori
i

diritti e di interessarli

non solo negli

utili,

ma

nella gestione della

produzione, afiinch questa possa essere ripresa con ritmo accelerato e la crisi possa superarsi. Il principio cooperativo, l'indipense denza e il potere della classe lavoratrice potranno averne immensi ed immediati vantaggi. questa sappia giovarsene Or, tutte queste sono conseguenze della guerra e conseguenze ecco il punto centrale della socialiste; ma queste conseguenze per importanti e decisive che siano, hanno tutto un questione carattere essenzialmente riformistico ed esigono uno spirito auda-


cernente,

284

prettamente riformistico per essere sfruttate e valoche ha prodotto, ha generato per reazione questo di bene, che ha favorito il prodursi di talune condizioni propizie a riforme radicali in direzione rivoluzionaria; ma al tempo slesso ha pi che mai allontanala, tanto
rizzale. In altri termini, la guerra, fra gii infiniti mali

ma

nei paesi vinti quanto nei vincitori, la possibilit di una instaurazione immediata, ossia massimalistica, del regime socialista. E nulla pi facile che fornirne la prova.

11

mito della Terza Internazionale

(^)

La

rivolta nella rivoluzione.

stente saldezza, assai

enorme potenza, la persimaggiore che noi non pensassimo, dello Stalo borghese. Quando avete visto, per ben cinque anni, milioni e milioni di proletari armali marciare al cenno del carabiniere, dell' ardito , senza quasi una ribellione; quando avete visto le fucilazioni, le decimazioni, tutto ci che di pi orribile ci ha dato la
Intanto, la guerra ha dimostralo la

giustizia di guerra, essere, in fondo, tollerato dai vari proletariati;

quando avete

visto

una guerra, che

fu la pi odiosa espressione

degli antagonismi cannibaleschi delle varie borghesie,

non gi

ria-

nimare, rafforzare, rinnovellare, ma soffocare e disperdere l'Internazionale proletaria; ebbene, voi siete onestamente costretti a tener conto di questa esperienza nelle vostre previsioni, nelle vostre valutazioni.

Questa parte del discorso, come alcuni accenni, prima e poi, alla (1) rivoluzione cosidetta sovietttista, risentono nella forma, naturalmente, della imprecisione delle notizie, che di essa, e della III Internazionale, si avevano nell'ottobre 1919, allorch il discorso fu pronunciato. Quanto alla sostanza, non temiamo di riaffermare, anche su questi punti speciali, che le maggiori e ormai concordi notizie avute in seguito sullo sperimento russo, e gli stessi risultati del Congresso di Mosca dello scorso agosto, per quel tanto che gi ne trapelato, pur fra gli studiati silenzi dei nostri esperti od emissari, rafforzano anzi, e pongono in pi chiara luce, la esattezza di quelle nostre cos ovvie intuizioni e previsioni. Di fronte a una II Internazionale evirata ed esausta, per non dire putrefatta e sepolta, e ad una pretesa III Internazionale, che (a dire il meno) Internazionale di esigue minoranze, di fazioni pasciute di mitiche o mistiche chimere dittatorie e pseudocomuniste, a cui le maggiori e le pi consapevoli forze proletarie del mondo sono o indifferenti o straniere o a dirittura ignorate, e che si diverte, in un momento cosi tragicamente serio e decisivo della vita dei popoli, nel puerile ostracismo dei pi nobili e fedeli esponenti della grande tradizione socialista marxista (Jaurs, se non fosse stato assassinato, sarebbe un traditore come Kautsky, da appiccarsi alle pallide lanterne della Newsky Perspective!), noi attendiamo ed affrettiamo sempre pi, con tutti i voti del nostro cuore, la... IV Internazionale quella l'ultima, la vera, le sintetica, la definitiva

285

La guerra ha disperso e soffocato l'Internazionale. triste, ma pur troppo la verit. Oggi voi dite di aderire all'Internazionale 'di iMosca, cui statuti, a quel che raccontate, ci sarebbero ventili nelle scarpe di un misterioso pellegrino. Io posso professare per essa il pi profondo rispetto, ma mentirei a voi e a me stesso se non dicessi subito che siffatta Internazionale, per oggi, non altro che un mito cotesta Internazionale, colla quale non ci neaiichc dato di scambiare una lettera, di avere un rapporto qualsiasi, non ha la pi lontana somiglianza con l'Internazionale quah^ l'abbiamo sempre pensata e vagheggiata, unione attiva e formidabile, >otl() un'istessa bandiera, di tutti i proletariati dei paesi economicamente
i
:

pi evoluti, per

la

soluzione concreta di tutte

le

grandi questioni

che

li

assillano e che

debbono

affratellarli.

La

vostra terza Inter-

nazionale, praticamente, e chi sa per quanti anni ancora, non che un sogno, un miraggio, campato negli spazi interstellari. Ora, senza una Internazionale salda e vigorosa, ma pensate davvero che un socialismo qualsiasi possa instaurarsi in Europa? 11 socialismo non pu nascere anche questo concetto appartenne sino a ieri

aWabbec

della nostra dottrina

se non dalla pletora


uno

del capita-

lismo, dalla crisi cronica di superproduzione, da

.sviluppo del

suoi antagonismi, cosi esuberante e prorompente, da spezzare, come gi dissi, l'involucro giuridico del capitalismo medesimo, fondato sulla privata propriet. E la guerra, purtroppo, ha essiccale le fonti produttive, ha ridotto tulli, vinti e
i

capitalismo, con tutti

vincitori, in tale

uno

stato di miseria e di prostrazione, in tali dif-

composta che non pu non risorgere, e gli eventi dovrebbero incalzarla di tutti i grandi partiti socialisti che non tradiscono il socialismo per la quella di tutti i proletariati organizzati e militanti dei sua fosca parodia Paesi democraticamente pi avanzati del vecchio mondo e del nuovo, insor-

genti

compatti, sul terreno classico della lotta delle classi,' in conformit, alla naturale evoluzione delle forme sociali nelle diverse nazioni (non gi secondo un unico figurino esotico ed artificiale) e coi metodi che ci appresero i santi padri, che giammai non rinnegheremo, della nostra glorio.sa dottrina seriamente e scientiticamente rivoluzionaria, contro il mondo capitalistico, naufrago nell'impotenza della propria inane prepotenza, e riso-

spingente stoltamente le nazioni verso una specie di peggiorato e pi sanguinoso Medio Evo. Se questi ardenti nostri voti dovessero essere lungamente delusi, se l'ora fatale che traversiamo, isterilita da un vento desertico di incoscienza e di follia, dovesse trascorrere infeconda fuorch di vane convulsioni e di effimeri nuovi dispotismi personali, riproducenti lo spirito czarista, sia pure noi sentiremmo, desolati, di assistere al riverniciato di rosso sanguigno pi disastroso fallimento, non diciamo delle nostre speranze semisecolari,

ma

dell'umanit, della civilt e della storia.

(Nota della Critica Sociale).


licolt di

286

la condizione
lit di

approvvigionamento, con debili pubblici cosi enormi, che la pi contraria, direi per definizione, alla possibisocialista.

una immediala rivoluzione

In Italia sopratulto, che non ha le sterminate risorse della Russia, che tributaria di tutti pel grano, pel ferro, pel carbone noi abbiamo la fame sicura oggi col Governo borghese; noi

pi sicura e triplice fame con un Governo socialista, immediatamente boicottato dagli Stato nostri credisarebbe che tori. Onde avremmo la rivolta immediala delle masse affamale nei primi giorni della stessa rivoluzione socialista. Questi sono falli di plateale evidenza. perci che la liquidazione della guerra deve essere fatta da coloro che l'hanno voluta. Delle miserie che essa ci lasci noi dobbiamo profittare per la nostra critica, per la nostra opera di propaganda e di preparazione; ma noi saremmo il pi malaccorto dei parlili e consumeremmo il nostro volontario suicidio, se ci disponessimo a sostituirci ad essi in questo momento, liberandoli (e ne sarebbero ben felici) delle loro responsabilit ed ereditando tutte le conseguenze terribili della guerra che non fu nostra, per rivolgerle a nostro danno e a danno del proletariato. Noi neghiamo insomma che la guerra abbia preparato la rivoluzione, che la guerra abbia avuto mai virt rivoluzionarie, coerenti in questo con quello che abbiamo sempre sostenuto. Se avessimo pensato l'opposto, noi saremmo stali degli idioti ad avversarla e rinnegarla,

avremmo una

come abbiamo
programma

fatto.

II

del 1917.

Suffragio universale e dittatura proletaria.

Ed allora voi vedete che la situazione bens nuova, ma in che 3enso? E nuova nel senso, ripeto, che essa rende possibile un ritmo
riato, la

accelerato di riforme, l'elevamento, l'irrobustimento del proletasua pi rapida preparazione a una successione futura, ma su un terreno tipicamente anli-insurrezionale. Se avessimo tempo

da perdere, se potessimo rileggere assieme il nostro programma del maggio 1917, voi vi trovereste appunto tutta una serie di riforme profonde, politiche ed economiche, ma riforme, niente altro che
riforme.

Serrati
del

Debbo ricordare

al

compagno

Turati,

a proposito

programma

del 1917, che si era volato

prima

di tutto

un ordine

del giorno in cui, essendo tutti d'accordo circa la situazione rivoluzionaria d'Italia, si diceva che il programma era la rivoluzione
{applausi).

Turati

287

Serrali mi coiisenlir, poich lui io che ricordarmene meglio di lui. Basti dire che era intitolato Programma delle rivcndicaziom immediate del Partito Socialista per il dopo-guerra . Serrati Leggi l'ordine del giorno di Rigola. Turati Ricordo perfettamente. Esso accennava e fu uu punto su cui ci separammo alla necessit della repubblica. RivoIl

compagno
:

l'ho redatto,

ch'io possa

luzione politica, in ogni caso, niente affatto socialista, tanto meno massimalista. L'n Rigola massimalista! Eh! via! i\on facciamo la iburletta. Si diceva dunque in quel programma che tutti i proletariati, uniti internazionalmente il pi strettamente possibile, dovranno tendere a conseguire una serie di riforme riforme politiche, di politica estera, avocata al Parlamento ed al popolo, di politica interna, con tutte le pi ampie libert possibili, di politica dei lavori pubblici, di politica dei consumi, di cultura e via via inutile ve lo stia a rileggere tutto un elenco di riforme ardite, nazionali e internazionali; ma essenzialmente di riforme. Or questo programma, io voglio concederlo, oggi infinitamente pi attuabile che non fosse ieri, per le condizioni economiche che la guerra ha' lasciato, per il bisogno che preme la borghesia di diminuire il malcontento, di riattivare la produzione, ecc. ecc. Perci essa ci d le otto ore (che poi cerca di rimangiarsi, e ci perfettamente logico), perci sente la necessit di averci compartecipi al Governo, di placare, di conciliare, di concedere. Noi siamo dunque in un periodo essenzialmente riformatore. Tutto sta nel saperne profittare. Viceversa, tutto ci dovrebb'essere gettato al letamaio. E, per saperne profittare, noi abbiamo oggi la grande arma del suffragio universale maschile, e quandochessia lo avremo anche per le donne. Ma del suffragio universale il massimalismo non parla pi. Evidentemente anch'esso so.spetto di riformismo...
:

Voce

Spetter e Turati borghesia avr esaurito


tutti
i

Il

suffragio ai soli proletari!


si
il

potr dare ai soli proletari, quando proletari, armati suo compito, ed


i

la

di

mezzi tecnici, intellettuali, morali, politici, jioiranno sostiinteramente nella gestione della Societ. In altri termini, quando il proletariato, come classe, avr cessato di esistere, e tutte le cla.ssi non ne faranno pi che una sola. Altrimenti operando, noi scimmieggeremmo Lenin; il quale, in condizioni terribilmente tragiche, si trov nella necessit, o si pot lusingare, di abolire teoriquei quasi nulla di borghesia che esisteva camente la borghesia ma poi costretto a rivolgersi agli altri nella Russia degli Czar Stati d'Europa e invocare che gli siano mandati dei borghesi, degli ingegneri, dei tecnici, pagati borghesissimamente, che gli siano
tuirla


mandati dei

288

prodigando
in

quatlrini, dei capitali,

compenso ogni

sorta di concessioni, offrendo in pegno il Paese, perch non pu far a meno del capitalismo, visto che il vero e completo socialismo,

che non debba rimanere sulla carta, n somigliare a un ergastolo, in Russia lontano un carro di refe da ogni possibilit di esser anche soltanto iniziato. Sono cose convenzionah! Gennari D'altronde, compagno Gennari, mi sai tu dire quale Turati sia la grande, la decisiva differenza fra il suffragio quale noi lo possediamo e un suffragio esclusivamente proletario? Appelliamoci alle statistiche, amici! La statistica non ha preconcetti! Quanti sono che potranno votare domani? Su i borghesi che votano in Italia, 22 o 23 milioni di futuri elettori ed elettrici, saranno 2 o 3 milioni. Otto o nove decimi degli elettori sono proletariato autentico, cio a dire operai industriali, lavoratori dei campi, lavoratori del mare, piccoli impiegati, insomma tutta gente sfruttata, tutte classi oppresse ad un modo. Questa l'enorme maggioranza del suffragio universale. Ora, un dilemma s'impone o voi credete al suffragio universale, alla capacit e alla coscienza delle masse, gi, come vantate, mature, e allora, a dispetto di quei due o tre milioni di voli borghesi, che non possono portare uno spostamento serio, il suffragio universale vi d in mano la conquista dello Stato, tutte le conquiste che vorreste raggiungere con l'insurrezione, e che l'insurrezione invece allontaner; o voi credete questo impossibile, perch pensate (e in ci avete perfettamente ragione) che manchi ancora la coscienza politica a gran parte di quelle masse, tuttora serve dei pregiudizi, serve dei preli, serve dei padroni, ed allora come instaurerete una dittatura del proletariato che non sia contro la

grande maggioranza del proletariato? {applausi, rumori). Caroti Il proletariato sempre servo di chi va al potere! L'amico Caroti mi fornisce una interruzione prezioTurati sissima. Egli ha detto: La grande maggioranza del proletariato sempre serva di chi ha il potere . Il che la traduzione esatta fatta riserva per quel sempre che davvero troppo pessi-

di quello che io affermista e antiproletario ed anzi antisocialista mavo che cio, nella presente situazione italiana, la dittatura del proletariato non pu essere che la dittatura di alcuni uomini sopra,
:

ed eventualmente contro,
{rumori).

la

grande maggioranza del proletariato


{rumori vivissimi).

Voce
becchi).

Per Turati Ma

in favore del proletariato...

avete

mai conosciuto...

{interruzioni e batti-

289

Presidente Vi sono parecchi oratori iscritti che risponderanno alle argomentazioni di Turali. Lasciate che Turati esprima il 3U0 pensiero. In questo modo non si va avanti. Turati Avete mai sentilo parlare di una tirannide qualunque, la quale non abbia preleso di esercitarsi per il bene del popolo? Non fu mai despota che non giusliiicasse il suo diritto divino come una difesa provvidenziale delle classi pi povere... (Leone scalla interrompendo Voratore, ci che provoca un nuovo tumillo). La verit che il suffragio universale, quando diventi consapevole, e questa non pu essere che questione di propaganda e di evoluzione economica e civile, l'arma pi formidabile e pi direllamenle efficace per tulle le conquiste. E bens vero, ne io certo me lo dissimulo, che un giorno o l'altro, quando diventasse ininiediatamenlc pericoloso per essa, la classe borghese potrebbe tentare violentemente di ritoglierlo. Questo lo capiscono tutti, e si gi

qualche volta verificalo. Ma l'argomento, che proprio degli anarchici, prova a mio favore. Perch il giorno che il suffragio universale sar tanto pericoloso per gli oppressori da indurli alle estreme difese colla violenza, quel giorno la violenza borghese avr cessato
di essere essa slessa pericolosa. La forza, la forza prevalente non sar gi pi dalla loro parte. Quando il suffragio universale sar voluto, sentilo e saputo fortemente manovrare dalle nostre masse, se la classe borghese follemente tentasse di rapirglielo colla violenza per ricondurle in servit, allora, allora s, che l'atto di violenza difensiva del proletariato sar non soltanto legittimo, ma necessario e vittorioso (rumori, interruzioni vivaci e prolungale).

La

rivoluzione russa ed

il

suo domani.

La impazienza e la evidente stanchezza del Congresso mi consigliano ad auto-sopprimermi. Io avrei voluto qui chiarire molti altri concetti, che mi paiono fondamentali in questa discussione.
e Ma converrebbe che una discussione pacata fosse possibile Consentitemi almeno di respingere una evidentemente non . accusa che Serrali mi si di.sse aver fatto mentre io non ero in quest'aula, quando egli rimprover alla Critica Sociale di avere denigrato con qualche pubblicazione la rivoluzione russa. Voci S, si, vero... Vi prego di stare zitti. Presidente Non la leggete la Critica Sociale! Altra voce Turati Ci assolutamente contrario, non solo alle mie intenzioni, ma anche alla realt obiettiva dei falli. La verit soltanto

Tubati - Le

vie maestre del socialiimo.

19


questa
:

290

russo, che era stato fino a pochi giorni

che ho ospitalo un articolo di un sociaUsta rivoluzionario prima redattore e corrispondente deVAvanti, il nostro ottimo e ben noto compagno Vassily Soukhomline, articolo che metteva in luce alcuni aspetti foschi del

nostri pi valorosi

leninismo. E, malgrado l'insospettabilit dell'autore, che uno dei compagni, io spinsi la cautela fino ad anteporvi

una premessa, nella quale avvertivo che davo quell'articolo a titolo semphce informazione, parendomi necessario che il Partito e il proletariato, prima di prendere posizione pr o contro il leninismo, sentissero le varie campane. Considerare il proletariato come un orbetto, a cui si debba sistematicamente celare la verit e di cui sia lecito boiirrer le crune con ogni sorta di panzane, impedendogli di formarsi un giudizio proprio, mi sempre parso una mancanza di rispetto ed un tradimento al proletariato medesimo {interruzioni, rumori vivaci). Zanetta Fate come la stampa borghese. infernale il sidi

stema! BoRDiGA

Come

quell'altro rinnegato di Labriola! (Modigliani


il

ed

altri

scattano contro

palchetto ove sono raggruppali gli asteni

sionisti.

Succede un pandemonio grandissimo. Nella sala


lutti,

batti-

becchi sono vivacissimi). NoRLENGHi Libert di parola a

dolorosamente constatare ancora una volta che lo stato d'animo del Congresso non consente la esposizione pacata, serena ed intera di un pensiero, che io avrei contenuto nel limite massimo di un'ora. Io devo dunque rinunciare... (Voci: No, no, parla quanto vuoi! {Applausi prolungati) ...a sviluppare completamente il mio concetto. Io volevo parlare della Russia come la vedo, con tutto il rispetto con cui vedo la tragica situazione della Russia. Questo non
possibile...

Turati Io devo

per

dio!... (applausi).

platea.

Quelli che non sono congressisti vadano via dalla Sono loro quelli che disturbano!! Sospendiamo la seduta. mezzogiorno {rumori, proVoce

Zanardi

teste).

dine.

Congressista Domando la parola per una mozione d'orChe siano messi alla porta disturbatori. Presidente La parola al compagno Turati per la continuazione del suo discorso, ed esorto ancora una volta alla calma. {Ma i battibecchi nella sala riprendono ancora pi violenti, e sono costretti a scendere in platea Zanardi e i membri del Comitato).

Un


Turati

291

pazienza... {Inlerruzione da
di tutti. Si urla

Transigiamo! Vi domando un solo quarto d'ora di un palco, che provoca il risenlimenlo


:

Bacci Compagni! La Presidenza del Congresso ha gi dello la propria opinione su questi troppo prolungali incidenti. Aggiunga una sola parola in nome dell'ancora esistente Direzione del Parlilo. E un rappresentante poi della minoranza che parla! Pare impossibile che,
la

Fuori, fuori

disturbatori!

).

nel campo socialista, la maggioranza voglia schiacciare minoranza (applausi). Compagni! {Altra interruzione e grida di Fuori, fuori, cacciatelo fuori! ). Generalmente questi incidenti avvengono cosi C' uno che interrompe. Lasciatelo solo. Invece, per soffocare la voce dell'interruttore, sorgono cento voci e l'incidente si prolunga. Ma
:

<'

lasciale che l'interruttore sia lui solo ad interrompere!


sentir.

Quindi andiamo avanti con

la

L'oratore regola del Congresso e con-

tinui a parlare

il compagno Turali (applausi). Avrei gi finito se le continue interruzioni non mi avessero allungato il cammino. Ho gi detto che rinuncio a un completo sviluppo del mio pensiero. Vi domando un quarto d'ora di pazienza per compiere il debito mio, che un onere che io ho assunto. e avrebbe Avrei potuto portarvi il pensiero della mia frazione

Turati

sulla rivoluzione russa; ma il mi pare, interessarvi Congresso troppo inquieto per ascollarmi. Noi consideriamo con

dovuto,

illimitato rispetto quei tragici avvenimenti, ma constatiamo che Io scacco toccato alla rivoluzione in Ungheria, e che probabilmente, crepi l'astrologo, non risparmier neppure la Russia, la conseguenza prevedibile ed inevitabile della sventura di aver voluto, o, poniamo pure, di aver dovuto, per fatalit di circostanze, forse superiore alla volont degli uomini, passare improvvisamente da un regime di oppressione zarislico, tirannico, da un regime di miseria e da uno stadio economico semifeudale e medioevale, al cosidelto bolscevismo, cio ad un regime di preteso socialismo, alhi

cui effettuazione

mancano

E questa , care ad un Parlilo Socialista e ad un proletariato. Sar stato forse anche inevitabile, per un complesso di ragioni sloriche che avrei potuto accennarvi, se la calma dell'ambiente lo avesse concesso. Sar slato inevitabile, ma fu anche la tragedia e il disastro. In Ungheria voi sapete quello che avvenuto. Anche in Russia si ebsecondo
noi, la pi

talune delle condizioni essenziali. grande sventura che possa toc-

bero dapprima importanti sebbene parziali trionfi. E un parziale, ma importante trionfo sarebbe stato avere abolito, per sempre, lo zarismo per arrivare a una repubblica boi-crhese, sia pure a base

292

Probabilit di trionfo com-

di piccola propriet...

[interruzioni).

da poter fare prognostici sicuri. Probabilmente avremo questo triste effetto che la miseria, il terrore, la mancanza di ogni libero consenso (basti ricordare che in Russia non esiste libert di stampa, il diritto di riunione conculcato, il lavoro militarizzato, e i pi presi di mira dalla persecuzione governativa sono i socialisti di tutte le scuole) e infine la pretesa irrazionale di forzare l'evoluzione economica, tutto ci ha portato e porter ineluttabilmente lo scoraggiamento di qualsiasi che un paese cos attivit produttiva e avverr questo paradosso vasto, ricco di tutte le risorse, che ha l'enorme vantaggio di non essere tributario dell'estero, che quindi non pu essere boicottato, che ha dovizia di miniere, di cereali, di ogni ben di dio, che avrebbe potuto, con sapiente gradualit di provvedimenti, diventare l'antesignano della nuova civilt, per avergli imposto una rivoluzione ad oltranza per la quale manifestamente immaturo dovr varcare attraverso una infinita odissea di dolori, forse di ritorni verso il passato, e nel mighor caso dovr soffrire, per l'adattamento necessario al nuovo regime, decenni di patimenti e di povert, mentre
pleto?
di noi tanto dotto
:

Nessuno

fin

d'ora costretto a creare una immensa macchina militaristica, quale non ha alcun altro Stato, e che un permanente pericolo per qualunque presente o futura democrazia!

Il

socialismo e la teora della violenza.

per essere della Russia, quel che incontestale abbiamo in Italia! In Italia noi possiamo procedere per una via radicalmente diversa, senza passare per quei dolori e per quegli orrori. Ecco perch la non teoria della violenza se anche fosse plausibile in Russia Italia. si potrebbe applicare in Parliamo anche di quest'ultimo argomento. La violenza l'ardi cui ha parlato ieri gomento centrale. L'appello alla violenza

Ma, checch
che
le

sia

bile

condizioni della Russia non

il

Lazzari,

ampiamente

in fondo,

la caratteristica del

pro-

che noi combattiamo. Noi non abbiamo mai creduto alle virt taumaturgiche della violenza. Ci risovviene il paradosso di Plechanow. Quando si fa appello alla rivoluzione, poich le rivoluzioni furono spesso accompagnate o precedute da atti di violenza, quasi inevitabilmente la gente superficiale, che si arresta al fenomeno esteriore, sporadico, all'epifenomeno, condotta a confondere la violenza con la rivoluzione. Sarebbe come osservava Pie-

gramma

293

se, perch quando piove si aprono le ombrelle, se ne chanow concludesse che basta aprire le ombrelle per ottenere la pioggia. Ma poich, a sostegno della tesi opposta, il compagno Gonnaii nostri glandi precurcredette di poter evocare nienleueno che sori, il Marx e l'Engels del '48, io mi permeilo di apostrofarlo col Collega, riformotto usato dal Giusti in un suo celebre scherzo matevi siete antidiluviano!. Dal '48 al '900 trascorso mezzo secolo e, durante questo mezzo secolo, quegli alti intellelti, che non si pretendevano infallibili, hanno segnato una larga impronta nel nostro pensiero e nel nostro movimento, hanno tratto profitto dalla esperienza e sono venuti a conclusioni alquanto diverso. Gran parte della loro prima ideologia stata ripudiata e, poich Gennari fa segni di diniego, mi basti citarvi la celebre prefazione del 1895 di Engels, il collaboratore, l'illustratore e il continuatore pi autorizzato di Marx, alle Lolle di classe in Francia dal 18-18 al ISO >, nella quale egli ripudiava interamente quella teoria sulla oppori
:

<(

tunit,

anzi sulla possibilit, della violenza, che, nell'illusione in-

prossimi sconvolgimenti profondi che non si avverarono perch non potevano avverarsi, a lui ed a Marx era sembrata accettabile 40 anni prima. Dopo avere lamentato l'enorme salasso di sangue e di forze che l'esperimento della Comune parigina aveva costato, onde in Francia si ebbe per parecchi decenni l'anemia e l'arresto di ogni movimento proletario; dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzionaria avesse dovuto subire una profonda mutazione per effetto della conquista del suffragio universale, transform de moyen de duperie, qu'il a t jusqu ici, en instrument d' mancipaiion; dopo aver chiarito come, anche nelle rivoluzioni del passato, il fenomeno della violenza non avesse avuto che un'influenza occasionale e pi apparente che effettiva; dopo avere illustrato i progressi meravigliosi del socialismo germanico, dovuti unicamente a una tattica legalitaria, per cui borghesia e Governo giunsero a spaventarsi assai pi dell'azione legale che non dell'azione illegale del partito operaio, assai pi dell'esito delle elezioni che non di quello delle ribellioni; e dopo aver dichiarato che, per le mutate condizioni
fantile di

della lotta la ribellione di vecchio

stile,

la battaglia delle

barricate

sulle strade, erano state completamente soverchiate; egli d la dimostrazione documentata, invincibile, irrecusabile, delle ragioni politiche, militari, morali, delle ragioni socialiste, per le quali

nessuna insurrezione vittoriosa


surrezione, ai
fini

del socialismo

stemma il caso pu essere danno e ad un ritardo dell'avanzata

per diverso non

oggimai concepibile, e ogni insemplici mutamenti di pu che riuscire ad un


i

proletaria.

notate che,


l'altro la

294

ricordando fra quando Engels vi dava questa dimostrazione moderna disposizione delle strade e delle piazze cittadine, per cui ai poteri pubblici borghesi spazzar via qualunque insurreegli conosceva soltanto il zione divenuto un gioco da fanciulli

fucile ad ago e lo chassepot, le granate a percussione e i cannoni di piccolo calibro, o tutt'al pi le cartuccie di dinamite ma i cannoni da 420, ma le Berte che possono diroccare Parigi da una ditanks , ma la balistite, ma i gas stanza di 80 chilometri, ma i lacrimogeni e asfissianti, ma i e camions autoblindati che possono decuphcare, con la loro velocit, la forza effettiva di poche migliaia di soldati o di gendarmi, trasportandoli in pochi minuti ai punti pi lontani, ma gli aeroplani sterminatori dall'alto, tutto ci ed il resto gli erano perfettamente sconosciuti. Onde segue che la sua tesi oggi cento volte pi irrecusabile che non fosse allorquando egli scriveva; e cento volte pi irrefutabili diventano le sue con:

<(

clusioni.

Comprende ora il lettore {consentitemi di citarvi queste poper qual motivo le classi dominanti ci vogliono ad che righe) ogni costo trascinare col, dove il fucile spara e fende la sciabola? {Engels non immaginava affatto potesse nascere questa singolare collaborazione, per cui il desiderio delle classi reazionarie venisse secondato da una parte del Partito Socialista). Comprende ora il lettore perch ci si accusa ora di vigliaccheria, quando non scendiamo senz'altro nelle strade, dove siamo in precedenza sicuri della sconftta? E perch con tanta insistenza si invoca da noi, che abbiamo una buona volta da prestarci a far la parte di carne da cannone? Questi signori vanno sciupando i loro inviti e le loro provocazioni. No, non siamo cosi grulli! . pur povero Federico Engels! Se scrivesse oggi in Italia no, non eravamo cos troppo dovrebbe correggere e scrivere grulli! . Poich pare che molti di noi lo siano ridiventati. E, dopo avere insistito nel concetto che passato il tempo dei colpi di mano, delle rivoluzioni condotte da piccole minoranze coscienti alla testa di masse incoscienti, e che, dove si tratta della completa trasformazione dell'organismo sociale, necessario avere con s le masse, le masse contadine sovratutto, gi conscie di che si tratti e del perch del loro concorso, ci che non pu essere se, non l'opera di un lungo ed assiduo lavoro di propaganda e di organizzazione nel popolo e di azione parlamentare, come la storia degli ultimi 50 anni ci ha definitivamente insegnato; egli cos prosegue

conclude

L'ironia della storia mondiale capovolge ogni cosa. Noi, i rivoluzionari , i sovversivi , noi caviamo ben maggior pr-


fitto

295

dai mezzi legali che dagli illegali e dalle vie di fallo. I parlili come essi si chiamano, trovano il loro abisso in quello stesso ordinamento legale che si son dati. Ridolli alla disperazione,
dell'ordine,

gridano con Odilon Barrot

la lfjalilc

nous

lue,

la legalit

la

nostra morte; la legalit, che invece a noi tende i muscoli e ravviva il sangue, quasi promellitrice di vita eterna. E, se noi non conil'insigne follia di lasciarci trascinare in una guerra nelle strade per dar loro piacere, non riniair ad essi da ultimo che spezzare colle proprie mani questa legalit cosi fatale .

melleremo

11

massimalisnio antirivoluzionario.

So sprach Friedrich Engels: cos parl e paila tulio ii marxismo, ossia il socialismo serio, il marxismo dopo cinquantanni di esperienza, il marxismo maturato, allontanatosi per .sempre dalle
insurrezioni sentimentali del .secolo scorso. Oh! Io non nego la violenza sporadica. Essa pu ben avvenire, non lo nega neanche Lazzari. Non il caso di provocarla, ma po-

trebbe scoppiare spontanea, e potremmo, nostro malgrado, trovarci a doverne limitare i danni o tentare anche di cavarne qualche frullo. Ma dico che la violenza potr, se mai, essere adoperata al .servigio di qualche riforma, non al servigio di miracolose improvvisazioni socialiste. Quando una riforma, che segnerebbe un grande passo sulla via dell'avanzala del proletariato, fosse sentita, voluta, magari gi conquistata, e ci fosse o negala o rilolla da un allo di violenza governativa, allora una insurrezione pu essere inevitabile

e fortunata, pu attrarre a se numerose altre classi


celi

sociali,

altri

anche non proletari, pu dividere le file dei dirigenti e dell'esercito, pu insomma, in dati casi, trionfare. sempre un grave rischio, sempre qualche cosa di non necessario; poich una riforma matura, se anche non la conquistale con la violenza oggi, la conquistereste con la forza legalitaria domani e sai)reste mantenerla assai meglio. Ma, quando invece si pretende adoperarla per miracolose improvvisazioni socialiste, la violenza non altro che
il

suicidio del proletariato, fare l'interesse degli avversari,

il

partilo, la classe proletaria

che

detto benissimo Lazzari, ed zione se anche in alcuni punii ci differenziamo da lui. Oggi non ci pigliano abbastanza sul serio; ma quando troveranno utile prenderci sul serio, il nostro appello alla violenza sar raccolto dai nostri nemici, cento volte meglio armati di noi, e allora addio per un bel pezzo azione parlamentare, addio organiz-

cambiano in sella. Questo ha perci che aderiamo alla sua mosi

296

zazione economica, addio Partito Socialista! La nostra azione sar un seguilo di altrettante Caporetto, la nostra grande azione storica diventer la farsa delle piccole cospirazioni, delle effimere settimane rosse, delle buffe repubbliche di Castrocaro, direbbe Graziadei, e il nostro partito diverr il regno degli agenti provocatori, come appunto avviene agli anare non sapremo pi distinguere chici il compagno dalla spia. Parlare poi di violenza continuamente per rinviarla sempre all'indomani, lo notava lo stesso Serrati la cosa la pi assurda di questo mondo. Ci non serve che ad armare, a suscitare, a giustificare anzi la violenza avversaria, mille volte pi forte della nostra. Questa l'ultima scemenza cui un partito possa venire, ed implica una vera rinunzia a qualsiasi rivoluzione (applausi). Sovratutto. questo vale per voi, che non ammettete possibilit di alcuna intesa, neppure transitoria, colle classi avversarie, che vi atteggiate come un blocco feroce, senza piet e senza possibilit di compromessi. Di quali armi materiali voi disponete? Chi di voi protest contro il decreto che imponeva la denunzia e la consegna delle armi? Chi di voi ha preso sul serio la rivoluzione armata di cui tanti si riempiono la bocca? Quando scoppiarono le rivolte della fame in varie citt, io non ho visto che nessuno di voi si ponesse alla testa di quel movimento! Quando assalirono {'Avanti!, avete confessato che il Partito e le masse operaie si guardarono bene di reagire con qualsiasi ritorsione. Protestarono con sottoscrizioni ed ordini del giorno, protestammo noi in Parlamento, ossia nel modo pi legalitario che si possa immaginare. E in queste condizioni ci venite a parlare di violenza vittoriosa immediata! (applausi). Questo un inganno mostruoso, una farsa, che per altro pu tralignare in tragedia, preparando i tribunali di guerra, la reazione pi feroce, la rovina del movimento per mezzo secolo, non solo sotto la

compressione

militarista,

ma

sotto la ostilit di tutte quelle classi

medie, quelle piccole classi, quei ceti intellettuali, quegh uomini liberi, che si avvicinavano a noi, che vedevano nella nostra ascensione la loro propria ascensione e la liberazione del mondo, e che gettiamo dalla colla minaccia della dittatura e del sangue noi parte opposta, regaliamo ai nostri avversari, privandoci di un presidio inestimabile di consensi, di cooperazioni, di forze morali, che in dati momenti sarebbero decisivi a nostro favore. Ma noi facciamo di peggio noi allontaniamo dalla rivoluzione le stesse classi proletarie. Perch chiaro che, mantenendole nell'aspettazione messianica del miracolo violento, nel quale non credete e pel quale non lavorate se non a chiacchiere, voi le svogliate dal lavoro assiduo e penoso di conquista graduale, che la sola

297

rivoluzione possibile e fruttuosa. Perch chi aspetta con cieca fede il terno al lotto, non si rimbocca le maniche e non s'industria di prepararsi il pane quotidiano. In altri termini, voi uccidete il socialismo, voi rinunziate all'avvenire del proletariato. Il massimali-

smo

il

nullismo;

la

corrente reazionaria del socialismo.

Socialismo elettoralistico.

L'azione del Gruppo parlamentare.

Ed allora e concludo che cosa ne rimane? Ne rimane, senza intenzione certamente, un fenomeno di puro e semplice elettoralismo. Si tratta di conservare o di conquistare pi agevolmente un certo numero di mandati elettorali. Io non nego la legittimit di queste nobili ambizioni, sebbene, con un po' pi di sforzo cerebrale, lo slesso risultato si otterrebbe aiutando lo sviluppo della coscienza proletaria. Io posso quindi spiegarmi l'acrobatismo del compagno Graziadei, il quale, a proposito della guerra, aveva architettato i suoi famosi due piani, e saltava, come uno scoiattolo, dall'uno all'altro, secondo che doveva giustificare la guerra per le sue convinzioni storiche e politiche, o rinnegarla per necessit di partito. Capisco l'acrobatismo di tanti altri, che, per seguire la voga, impennacchiano di fiocchetti massimalisti discorsi pi antimassimalisti. Ma trovo che siffatte schermaglie, discretamente ciniche, attestano sopratutto un ben mediocre rispetto del proletariato, e per esse il Congresso e il Partito diventano una miserabile
i

fiera elettorale! (applausi).

Sarebbe pi onesto, compagni massimalisti, che ci diceste schiettamente noi vogliamo le vostre cariche. Vi risponderemmf semplicemente prendetevele! Ma credete sul serio che noi teniamo molto alla medaglietta? Prendetevela. Eccola qui. Xon domandiamo di meglio che rilasciarvela. Se anche la massa del Partito ce la volesse ridare, saremmo felici di spogliarcene. Credete voi fosse cosa piacevole esercitare il mandato politico nelle condizioni umilianti che ci faceste voi della Direzione e deWAvaniin Eravamo la sputacchiera del Pardiceva bene l'amico Mazzoni ridotti tito (ilarit). Eravamo, noi soli, il bersaglio di tutte le accuse, Valibi della incapacit della Direzione, la spiegazione dei suoi insuccessi. Il giornale pi acerbamente nostro avversario stato sempre precisamente il giornale del Partito nessun altro ha cosi boicottalo, svalutalo, calunniato la nostra azione parlamentare. Dopo ci lagnatevi che il Gruppo parlamentare lasciasse a desiderare nel suo funzionamento! Chi aveva un pensiero proprio, chi
:

studiava ed operava, nel solo

modo

in cui sia possibile

ed

utile

298

lavorare sul terreno parlamentare, veniva immediatamente scomunicato. Ci non entrava, non poteva entrare, nel nichilismo delle vostre direttive parlamentari, o, per essere pi esatti, antiparlamentari. Soltanto il non fare nulla, il non professare alcuna opinione sui problemi concreti, lo sfuggire a qualsiasi responsabilit, godeva l'impunit da parte del giornale... {applausi, approvazioni). Fu detto che il massimalismo non che il segno ed il prodotto dell'incompetenza su tutte le questioni certo che in esso l'incompetenza si trova meravigliosamente a suo agio. E non parlateci, per carit, dei nostri pretesi infortunii sul lavoro . Per conto mio, io li rivendico tutti, come l'espressione pi squisita del mio diritto e del mio dovere di deputato socialista. Ogni nostro voto, ogni nostro discorso in Parlamento deve inspirarsi unicamente a quello che , in quel dato momento, in quella data situazione, il maggior interesse del proletariato solo questo criterio deve deciderci, caso per caso, a votare pr o contro un Ministero, pr o contro un disegno di legge, ad allearci o a separarci da altri gruppi.
:

Noi dobbiamo ponderare sempre


dirette,

tutte le conseguenze dirette e inprossime e remote, di ogni nostro atteggiamento la tattica non altro che questo, e perci essa ricusa la formula assoluta e gli imperativi immutabili. Noi non possiamo adottare la massima
:

del

tanto peggio, tanto meglio!

Il

voto contro un Ministero,

ad esempio, sempre un voto per un altro Ministero, e bisogna prevedere dove si casca. Se il nostro atteggiamento peggiora le
condizioni del Paese, c' chi se ne infischia allegramente, mentando che per tal via si sgretoler tutto pi presto.
ci

argo-

Venga

dunque non

la
ci

dittatura militare,

la

soppressione

di

tutte le libert,

cos,

riguarda, anzi ne trarremmo vantaggio. Ebbene, chi pensa chi agisce con questa strafottenza , pensa ed agisce in
dei lavoratori.

danno

L'unit del partito e la disciplina.


Si parla di scissioni possibili;
di chi si

Il

massimalismo

la

guerra.

ma

la

pi vera scissione quella

pone contro il socialismo. Quanto all'unit del Partito, non siamo noi, o compagni, che pensiamo di minacciarla. Noi siamo qui disposti a ricevere tutte le pedate, a diventare gregarii e a rimanere nelle file {approvazioni, applausi prolungati).

Ma al Congresso, ed alle sue deliberazioni, domandiamo che esso garantisca il rispetto dovuto alle nostre opinioni, che poi il rispetto verso il Partito, il rispetto del Congresso verso se medesimo.


Si parla di disciplina.
di

299

Compagni, non balocchiamoci con l'equiquesta parola. La disciplina una cosa santissima, una necessit di lutti i partili, ma conviene intenderci bene sullo spirito della cosa e sui limiti. La disciplina, si affermalo, consente piena libert di opinione (lo ha ripetuto test Serrati per correggere l'impressione del suo programma), consente la pi assoluta libert di pensiero, ma esige la unit dell'azione. Ma che s'intende per pensiero e che s'intende per azione? Perch, se l'espressione del pensiero entrasse in ci che voi chiamale l'azione, e dovesse modellarsi su un tipo uniforme, obbedire a un dogma chiesastico, la vostra libert del pensiero diventa un sarcasmo, lina tale libert era consentita anche dalla Santa Incpiisizione, consenvoco
anche nell'ergastolo. Sissignori in omaggio alla disciplina, minoranze, fino che restano nel Partito, devono avere un ragionevole ossequio per le deliberazioni della maggioranza e non devono organizzare un'azione in diretto e incompatibile contrasto con quella che l'azione essenziale del Partito: la loio critica non dovr essere dissolvitrice, in dati casi essi potranno astenersi dall'azione della maggioi'anza, senza porvisi a traverso. Quella disciplina dignitosa e civile. Ma vi un'altra disciplina, che ora si tenta d' imporre quella della bocca tappata, quella della cambiale in bianco che si voleva far sottoscrivere ai deputati, rendendoli virtualmente dimi.ssionarii a libito dei capricci della Direzione, quella insomma della soppressione della dignit. Ebbene io dico, e lo dico specialmente agli operai, guardatevi da questi superdisciplinati, che accettano a priori ogni transazione di coscienza e ogni umiliazione, che si adattano a fare il deputatofantoccio. Costoro, come tradiscono se stessi e la propria coscienza, con uguale facilit saranno i traditori di voi e della rivoluzione. {Applausi vivissimi). noi accettiamo l'Ordine dei Ed ecco perch ed ho finito giorno Lazzari come un terreno di conciliazione. Col compagno Lazzari abbiamo leticato varie volte nella vita: ci non ci impedi di continuare a stimarci e a volerci bene. Lclicheremo forse ancora con lui, per una certa sua intransigenza troppo gretta, per altri lati del suo pensiero e del suo temperamento, che lo fanno refrattario a talune nuove esigenze della odierna politica, pi complessa che non fosse a' suoi tempi. Leticheremo forse ancora; ma, insomma, nel fondo della sua mozione il socialismo, veramente
tita
le
:
: :

marxista, tutta la nostra vita di militanti, che non possiamo rinnegare. Le quali cose, .^e voi rinnegherete, avrete probabilmente, in forza dei mandati imperativi, la niaggioranza in questo Congresscr, ma sarete voi stessi, e avrete spinto
la tradizione socialista e


il

300

migliori forze del socialismo,

Partito fuori del socialismo.

le

saranno, o apertamente od occultamente, contro di voi. Lo saranno tutti i deputati socialisti, tutti i membri delle Opere Pie, delle Amministrazioni comunali, della Confederazione del Lavoro, la quale oscilla, perch sente che ha dietro di s un esercito ancora troppo caotico, incosciente ed infido, ma che, per gli interessi stessi che rappresenta, non potrebbe certo seguirvi verso l'abisso a cui la vorreste trascinare. Insomma voi sapete perfettamente che non con voi tutta quella che stata fmo ad oggi la forza, l'attivit, lo spirito ed il sangue del socialismo. Voi la mettete fuori colla vostra intransigenza, coll'intransigenza dogmatica, tirannica e semplicista del vostro programma. Sar il Partito fuori del Partito. Siete voi che vi scinderete e potrete vantare la maggioranza di un'ora. Ma rifletteteci bene, poich la vita di un partito non soltanto la questione aritmetica del voto di un Congresso. Finalmente credo che il programma massimalista, oltre ad essere la rinuncia al socialismo, oltre ad essere il disastro del
le sole

veramente

attive,

del proletariato, quando si tentasse di attuarlo sul isolerebbe il proletariato italiano dall' evoluzione normale degli altri popoli civili, e condurrebbe a un'altra guerra a breve scadenza. Questo concetto esigerebbe una spiegazione un po' lunga.

movimento

serio,

\'edo che

il mezzogiorno scattato. Permettetemi di darvelo unicamente come tema di meditazione Il massimalismo , in Europa, una guerra che si preannuncia . \'iva la guerra o viva il
:

socialismo'?

Scegliete! (// Congresso scatta con un urlo solo Viva lismo! Abbasso la guerra! ed applaude calorosamente).
:

il

Socia-

Socialismo e comunismo
(discorso tenuto
il

19 gennaio 1921 al Congresso di Livorno)

Presidente (Argentina Altobelli) Ed ora la parola a Filippo Turati per la sua annunziata dichiarazione. {Menlre Von. Turati muove verso la tribuna degli oratori, ire quinti dei congressisti scattano in piedi prorompendo in un vivissimo applauso. Qualche voce isolata grida: Viva la Russia!; ma pi numerose sono le grida di Viva il Socialismo! Turati appare alla tribuna e gli applausi non cessano ancora. Ristabilito alfine il silenzio, egli pu incominciare il suo discorso).
:

Testamento

e fatto personale.

Contro un'idolatria a rovescio.

Turati

Compagni amici

compagni avversari (non

voglio,

Bologna, un anno fa, in un discorso che fu mollo contrastato, che forse ebbe tuttavia qualche conferma dalla successiva vicenda dei fatti, parlando ( ormai quasi il mio destino) come un imputato davanti un tribunale ili guerra, io vi pregavo di accogliere le mie parole come un testamento. Senza avere la sciocca presunzione di voler aggiungere con ci lugubre solennit alle mie parole, non debbo farvi oggi diversa dichiarazione. Dovrei, anzi, ringraziare il Partito ed il Congresso che mi

non debbo

dire nemici).

hanno

lasciato quest'altro

anno

di vita.

Un

tribunale rivoluzionario

che non vi uccide di schianto, ma vi lascia a'ncora qualche respiro, un tribunale mite... al quale si deve professarsi grati. {Ilarit). Perci invoco un'altra volta dalla vostra cortesia una benevola attenzione. In fondo nessuno di voi ha interesse ad interrompermi. Non lo hanno specialmente quei compagni che pi desiderano conperch la condanna dannarmi costoro hanno tutto l'interesse di ascoltarmi. Senza dire abbia almeno apparenza di giustizia
:

302

che ai pi bolscevichi fra voi non dovrebbe spiacere una confessione fatta alla russa, a voce alta, nel tempio del Partito. Non ho alcuna intenzione, d'altronde, di urtare i sentimenti di chicchessia; e se voi stessi non prolungherete il mio discorso con troppe interper qualche parola o frase mal detta o male intesa, io ruber poco pi di mezz'ora. Invero o ch'io parli per fatto personale, o per una anticipata dichiarazione di voto, non il caso davvero, per me, di un lungo discorso; non per fatto personale, perch, sebbene in un certo senso tutto questo congresso sia un po' il mio processo (anche a prescindere idal processo speciale pel quale la Sezione d'accusa del Partito mi rinvi a questa Corte d'assise, ma che, forse per l'angustia del tempo non pare che sar celebrato con tutti i riti), debbo tuttavia constatare che gli stessi oratori, che mi hanmo accusato mi hanno, al tempo stesso, anche difeso. E poi consentitemi questo innocuo orgoglio io so che essi sentono che la mia difesa personale, pi ancora che nelle mie parole, in me
ruzioni,
vi

stesso.

Io dunque non avvilir il congresso, occupandolo in minuzie che interessino sopra tutto il mio amor proprio personale. Che io abbia usato, oppur no, in alcuni scritti o discorsi, qualche frase pi o meno opportuna, che io sia magari caduto, come dicono sorridendo gli amici, in qualche infortunio sul lavoro (io sostengo di no, e rivendico anzi i pretesi miei infortuni come il maggior

documento
tutto ci

della

mia

sincerit e della

mia idevozione

al partito)

ha ben poca importanza e proverebbe solo che io ho lavorato. {Commenti). Eh! si! Gli infortuni sul lavoro non avvengono ai critici inerti, a coloro che non si prestano alla rude fatica... (Voci: Bene, bravo!...). Tutto questo ripeto ha una ben misera importanza per chi non si crei, negli uomini, degli idoli, dei feticci personali. Se il nostro partito un partito di classe, se l'azione nostra azione di storia, gli errori (fossero pure) di un uomo non possono scal-

firne che l'epidermide.

Amici,

abbattete tutti gli idoli e tutte


alla

le

che consiste nel sopravalutare il danno di frasi e di atti di Tizio o di Caio, di Turati o di Serrati, o fosse pure di Marx o di Lenin. (Commenti). La forza del Partito, se esiste, non in determinali uomini, ma nella coscienza del gran numero dei suoi componenti. Alla pattumiera dunque tutte queste quisquilie e leviamoci pi alto, mollo al di sopra delle persone (approvazioni vivissime).
idolatrie;

anche quella idolatria

rovescia,

303

Per dichiarazione

di
I'

voto.

La mozione

di

Reggio Emilia e

unit del Partito.

E neppui^e esige un lungo discorso la mia anticipala 'dichiarazione di voto. Nel discorso di Baldesi e di Vacirca, in quello mi ha trattalo un po' maa dir vero slesso di Lazzari (che luccio, al quale per sono grato per aver nelle sue parole sentito pulsare quel senso di profonda umanit che si direbbe inaridito

nella secca e c'era pi di

puramente cerebrale dialettica dei teorici nuovo stile), quanto basta per la nostra difesa sul terreno dottrinale. C'era quanto bastava per persuadere tulli quelli che possono essere persuasi, o almeno per indurli a dubitare e pensare. Quanto a quelli, la cui mente fasciata dal parlilo preso settario, sono vani i nostri discorsi. Per essi conviene attendere la spontanea
evoluzione degli spirili, che non giova sforzare. Or questa evoluzione degli spiriti senza dubbio in cammino... {commenli vivissimi).

spero, se dico bene di voi. Io ho constatato, lutti del resto abbiamo constatato, negli slessi discorsi dei compagni avversari, di quelli che pi sono prigionieri di se slessi
vi offenderete,

Non

e della loro lesi di

ieri, la prova evidente che colesta evoluzione procede rapidamente. Ah! Quanta differenza fra le avventate proclamazioni e previsioni di Bologna ed i cauti e ponderali discorsi degli estremisti e massimalisti di questo congresso! {Commenli, rumori. - Una voce: Serrali!). Non voglio fare personalit. Riferisco un'impresTurati sione generale. Voi non ve ne avvedete, ed naturale. Ma voi correte verso di noi con la velocit di un treno lampo. Quando la mentalit di guerra (il cui formarsi non fu colpa di nessuno) sar evaporata, quando quelli che con frase felice, Serrati defin il socialismo di guerra e la psicologia dei combattenti, saranno esaul'unit del la riflessione e la esperienza aiutando riti, allora Parlilo, che si ha oggi da taluni in cosi grande dispregio, la unit pi organica e pi vera, torner a trionfare. Ecco in che senso dissensi inevitabili, che non giova coprire n pure constatando attenuare, che giova anzi denudare ed analizzare, poich la crinoi rimatica necessaria al pensiero ed alla vita dei partili (non passo che slesso, io perch niamo fermamente unitari. Ecco,

importa se a torlo o a ragione) per essere il pi destro dei deslri, Emiio stesso mi unisco con lutto il cuore alla mozione di Reggio transae concessioni certe lia, che qui vi ripresenliamo malgrado


zioni, o

304

dovute ad

diciamo pure ambiguit che essa contiene,


di partito,
al

un onesto opportunismo

desiderio cio di venire un po' incontro ad altri compagni, per realizzare con essi una salda e reale unit. {Approvazioni, commenti).

Nella dottrina

Socialismo,

Comunismo

e la conquista proletaria del potere.

Compagni! Due

sole note io toccher in cjuesto breve discorso:

l'una dottrinale e l'altra pratica. Sul terreno dottrinale io riven-

nostro diritto di cittadinanza nel il socialismo comunista il comunismo socialista, perch in cjueste espressioni artificiose e ibride l'aggettivo scredita il sostantivo o il sostantivo rinil il

dico sommariamente Socialismo, che il

mio ed

Comunismo; che non

nega
Il

l'aggettivo.

lavoratori

Comunismo ebbe due sensi nella storia del movimento dei o fu il comunismo critico di Marx e di Engels, con:

trapposto, per ragioni tutte tedesche e transeunti ai vari falsi socialismi (feudale, filantropico ecc.), socialismi tutti quanti antirivoluzionari i quali da un pezzo ed ovunque sono oggi superati;
della futura il comunismo ideologico nella previsione quale alla formula del collettivismo (a ciascuno secondo diritti di assistenza per gli s'intende i il suo lavoro, salvi a ciascuno invalidi, per i vecchi, per i bimbi), sostituiva l'altra secondo i suoi bisogni , formula applicabile soltanto, come evidente, ad una societ molto pi progredita, in cui sia esuberanza di produzione, e ciascuno possa prendere nel mucchio due formule, dunque, che rispondono a una a suo piacimento successione di fasi sociali pi che a una opposizione di concetti

oppure fu
il

societ,

<(

e di sistemi.

Compagni! Questo Comunismo, che si chiam poi Socialismo, pu anche espellermi dalle file di un Partito, ma non mi espeller mai da se stesso; perch francamente, compagni (attribuitelo al malinconico privilegio dell'anzianit, non ad un nostro merito personale), questo Socialismo, questo Comunismo non soltanto noi lo abbiamo imparato nella giovinezza, ma lo abbiamo in Italia, per lunghi anni, insegnato alle masse e ai partiti d'avanguardia, quando questi l'ignoravano, lo temevano, lo avevano in sospetto. E cos che io, con altri pochissimi, in un tempo che giovani non possono ricordare, abbiamo portato nelle lotte proletarie italiane precisamente questa finalit suprema la conquista del potere da
i
:

parte della classe proletaria, costituita in partito indipendente di

classe.

305

ieri
il

Questa conquista del potere, che Teriaciiii enunciava


e
il

come un carattere programma antico

distintivo fra la sua e la nostra frazione, fra

cosidelto nuovo, che egli confess essere tuttavia in faticosa elaborazione, niente altro che, da 30 anni ormai, e proprio per opera nostra, il glorioso pro-

programma

gramma

del partito socialista {approvazioni, commenli). Io posso perci amichevolmente sorridere di una novit, di una pretesa scoperta, nel cui nome ci si vorrebbe condannare, mentre fu l'anima della nostra vita da quando incominciammo a pensare {approvazioni).

Quel che veramente

ci

distingue.

Ma non

questo

che oggi

ci

distingue. Ci che ci distingue

questione del fine e neppure quella dei grandi mezzi (lotta di classe, conquista del potere ecc.); ma la valutazione della maturit della situazione e lo apprezzamento del valore di alcuni mezzi episodici. Primo fra questi la violenza, che per noi non , e non pu essere, programma, che alcuni accettano pienamente e vogliono organizzare (comunisti), altri accettano soltanto a met (unitari comunisti o viceversa). Altro punto di distinzione la diltatura del proletariato, che per 'noi, o dittatura di minoranza, ed allora non che dispotismo, il quale generer inevitabilmente la vittoriosa controrivoluzione, o dittatura di maggioranza, ed un evidente non senso, una contraddizione in termini poich la maggioranza la sovranit legittima, non pu essere la dittatura. Terzo punto di dissenso la coercizione del pensiero, la persecuzione, nell'interno del Partito, dell'eresia, che fu l'origine ed la vita stessa del Partito, la grande sua forza salvatrice e rinnovatrice, la garanzia che esso possa lottare contro le forze materiali e morali che gli si parano di contro. Ora tutti e tre questi concetti si risolvono poi sempre in un solo nel culto della violenza, sia esterna sia interna, e hanno tutti e tre un presupposto, nel quale il vero punto di divergenza tra noi: la illusione che la rivoluzione sia il fatto volontario di un giorno o di un mese, sia l'improvviso calare di un scenario o
la

la generale ideologia socialista

non

l'alzarsi di

il fatto di un domani e di un posdomani rivoluzione sociale non un fatto di mentre la del calendario; un giorno o di un mese, il fatto di oggi, di ieri e di domani, il fatto di sempre, che esce dalle viscere stesse della societ capitahsta, del quale noi creiamo soltanto la consapevolezza, e cos agevoliamo l'avvento; mentre nella rivoluzione ci siamo; e matura

un

sipario, sia

Turati

Le

vie

maestre del tocialitmo.

20

_ 306
nei decenni, e trionfer tanto pi presto, quanto
della violenza,

meno

lo sforzo

provocando prove premature e suscitando reazioni trionfatrici ne devier ed indugier il cammino. Ond e che per noi gli scorcioni sono sempre la via pi lunga, e la via, che altri crede pi lunga, stata e sar sempre la pi breve. La evoluzione si confonde nella rivoluzione,
la

rivoluzione stessa, senza sperperi di

forze, senza delusioni e senza ritorni.


il concetto lumeggiato dal compagno Serrati suo discorso, secondo il quale, in omaggio alla disciphna (la quale, ragionevolmente intesa, noi accettiamo senza riserve e senza ipocrisie, con perfetta dedizione ed immolazione alle necessit del partito), noi dovremmo, oggi pi di ieri, sottometterci ed appartarci, questo concetto deve essere inteso con molto grano di sale, al pari della formula stereotipa della libert del pensiero e della critica combinata con la assoluta disciplina nell'azione {commenti). Ma quando, in un Partito come il nostro, incomincia l'azione? quando finisce? Per chi crede al trapasso taumaturgico,

Ed ecco perch

alla fine del

un momento; e allora si comprende la sottomissione passiva dei dissenzienti, se la loro coscienza non permette loro l'attiva cooperazione. Ma se l'azione si spiega nei decenni, se la rivoluzione non il fatto di un istante, ma il frutto di una lenta e faticosa conquista, allora, compagno Serrati, chi si sottomettesse sistematicamente e rinunziasse per un tempo indefinito alla parola ed al pensiero, evidentemente rinnegherebbe se stesso; e io non credo che voi abbiate nessun interesse ad avere dei rinnegati tra voi (approvazioni). Sarebbe questo il maggiore tradimento che, per ipocrisia, per vanit o per utile personale, si possa fare al partito.
l'azione di

Il

socialismo e la violenza.

Questo culto della violenza, che un po' negli incunaboli di partiti nuovi, che strascico di vecchie mentalit che il Socialismo marxista ha disperse, della vecchia mentalit insurrezionista, blanquista, giacobina, che volta a volta sembra tramontata e poi risorge di nuovo, e a cui la guerra ha ridato un enorme rigolutti
i

glio,

non pu essere

di fronte alla complessit della lotta sociale

moderna, che una reviviscenza morbosa ed effmera. Organicamente la violenza propria del capitalismo, non pu essere del socialismo. propria delle minoranze che intendono imporsi e schiacciare le maggioranze, non gi delle maggioranze che vogliono e possono, con le armi intellettuali e coi mezzi normali

-sordi lotta, imporsi per legitlinio diritto. La violenza e il so-titutivu e il preciso contrapposto della forza. E anche un segno di scarsa fede nella idea che si difende, di cieca paura delle idee avversarie.
in ogni caso, un rinnegamento, anche se trionfi per poich apre inevilahilmente la strada alla reazione della insopprimihile libert della coscienza umana, che hcn presto diventa controrivoluzione, che diventa vittoria e vendetta dei comuni

insomma,

un'ora,

nemici. Questo avvenne sempre nella storia. simo, alle origini una grande idea-forza, che
si

Lo stesso sommosse
alla

Cristianeil

mondo,

sua missione, quando volle appoggiarsi ai troni, ai soldati ed ai roghi (appaiisi). Con la violenza che desta la reazione, metterete il mondo intero contro di voi. Questo e il nostro pensiero di oggi, di ieri, di sempre, ma sopra tutto in periodo di suffragio universale; quando voi tutto potrete se avete coscienza e, se no, nulla potrete ad ogni modo. Perch voi siete il numero e siete il lavoro, e sarete i dominatori necessari del mondo di domani a un solo patto che
:

afflosci,

trad se stesso,

manc completamente

contro di voi. Ecco il fondo del solo nostro vero dissenso, che di oggi come di ieri, 'nel quale sempre insorgemmo e ci differenziammo. E quando Terraccini ci dice, credendo coglierci in contradizione lanci la prima pietra chi in qualche momento, nel Partito, non fece appello alle violenze pi pazze, io posso francamente rispondergli eccomi qua! quella pietra io posso lanciarla (applausi vivissimi). Si, a noi pu dolere che questa mostruosa fioritura psicologica di guerra ci divida fra noi, ci allontani tutti quanti dalla mta, ci faccia perdere anni preziosi, facendo involontariamente il massimo tradimento al proletariato, che noi priviamo di tutte le enormi conquiste che potrebbe oggi conseguire, sacrificandolo alle nostre divisioni ed alle nostre impazienze, suscitando tutte le forze della controrivoluzione. Si, noi lottiamo oggi troppo spesso contro noi nostri nemici, siamo noi a creare la reastessi, lavoriamo per zione, il fascismo, ed il partito popolare. Intimidendo ed intimorendo, proclamando (con suprema ingenuit anche dal punto di vista cospiratorio) l'organizzazione dell'azione illegale, vuotando di ogni contenuto l'azione parlamentare che non gi l'azione di pochi uomini, ma dovrebbe essere, col suffragio universale, la pi
il
:
:

non

mettiate, con la violenza, tutto

mondo

prima di un partito, poi di una avvaloriamo e scateniamo le forze avversarie che le delusioni della guerra avevano abbattute, che noi avremmo potuto facilmente debellare per sempre. N, cari amici, vi ?ar sempre
alta efflorescenza di tutta l'azione,

classe; noi

possibile
vissima).

ripararvi

sotto

il

vecchio

ombrello-Turati

{ilaril

vi-


Ma
della storia

308

conviene rassegnarsi al destino, subire questa sosta. Le vie non sono facili. Noi possiamo cercare di abbreviarle, con sincerit, sdegnosi di popolarit, facilmente accattate a prezzo di formule ambigue. E questo noi facciamo e faremo, e con voi e fra voi, o separati da voi, perch il nostro preciso dovere. Noi saremo sempre col Proletariato che combatte la sua lotta di classe. Questo l'imperativo categorico della nostra coscienza.

La

violenza e

il

vero marxismo.

Noi siamo, come voi, figli del Manifesto del '48. Soltanto che noi, pur sentendoci figli' di quel Manifesto , non lo seguiamo come un sistema che si elevi a dogma religioso, ma criticamente,
integrato da oltre sessant'anni di esperienza, corretto e perfeziocome fu, dai suoi stessi autori e dai loro interpreti pi autorizzati. Io citai, a Bologna, la celebre prefazione a Le lolle di classe in Francia di Marx, scritta dopo un cinquantennio, nel 1895, dal suo collaboratore e continuatore pi fedele, Federico Engels; nella quale come il coronamento di tutta l'idea marxista. Dopo avere lamentato l'enorme salasso di sangue e di forze che l'esperimento della Comune parigina aveva costato, onde si ebbe in Francia per parecchi decenni l'anemia e l'arresto del movimento proletario; dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzionaria abbia dovuto subire una profonda mutazione per effetto delle conquiste del suffragio universale, e chiarito come la violenza, che del resto anche nelle rivoluzioni del passato ebbe una parte assai pi superficiale e apparente che profonda e reale, sia diventata oggi, per tante ragioni, anche tecniche, il suicidio del Proletariato, mentre la legalit la sua forza e la sua vittoria sicura; comprende ora per qual motivo le classi dominanti egli chiedeva il lettore ci vogliono ad ogni costo trascinare col dove spara il fucile e
nato,

fende la sciabola? perch

non scendiamo

accusa oggi di vigliaccheria, quando in precedenza sicuri della sconftta? e perch con tanta insistenza si invoca da noi che abbiamo una buona volta da prestarci alla parte di carne da cannone? Eh! no non siamo cos grulli! . Evidentemente il povero Engels peccava un tantino di presunnon prevedeva con esatzione, e almeno in quest'ultima frase
ci si

nelle strade,

dove siamo

tezza l'avvenire!
fiche

gi in molte delle monografie precedenti, in quelle magnimonografe che sono come il compimento e il saggio di applicazione delle teorie astratte, Marx, su questo tema della violenza.

Ma

vi

309

aveva corretto abbondantemente il suo pensiero del 18-48. Baldesi ha citato un suo discorso del 74 ad Amsterdam. Io vi rammenter

le

prefazioni alle varie successive edizioni e traduzioni del

Manifesto , nelle quali i due autori confessano apertamente di essersi ingannati allora nell'aver sopravalulato le forze rivoluzionarie proletarie (sono del resto le illusioni di lutti giovani e di tutti i partiti giovani, e per Marx erano state concessioni inevitabili allo spirito blanquista dei tempi), e nelle quali si ride delle congiure e della azione illegale sistematizzata. Potrei ricordarvi ugualmente quel brano de La guerra civile in Francia nel 18701871 , in cui afferma che anche dalla Comune lavoratori non potevano aspettarsi dei miracoli essi sapevano che, per realizzare la loro emancipazione e raggiungere cos quelle forme superiori a cui tende la societ moderna con tutte le sue forze economiche, essi avrebbero da sostenere delle lunghe lotte e attraversare una serie di fasi storiche, che trasformerebbero le circostanze e dovevano solgli uomini. Essi non avevano da realizzare l'ideale tanto sviluppare gli elementi di un nuovo mondo che la vecchia societ in dissoluzione racchiude nel suo seno . E rideva, verso la gi fin dal 1872 dello spirito poliziesco fine di quello scritto dei borghesi, che si figura l'associazione internazionale dei lavoratori che agisce alla maniera di un'associazione segreta, con un Comitato centrale il quale ordina a quando a quando delle esplosioni nei diversi Paesi . Acquistate nell'atrio del teatro l'opuscolo postumo di Engels, edito da Edoardo Bernstein, / fondamenti del comunismo, e vedrete, alle pagine 15 e 19, quel ch'egli scriveva circa la inutilit, anzi i danni dell'azione illegale, circa la graduai
i
: :

lit inevitabile

della trasformazione economica e l'impossibilit di abolire la propriet privata prima che sia creata la necessaria quantit dei mezzi di produzione, e circa la necessit, per l'esercito proletario,

di proseguire ancora per molti anni, con lotta dura e tenace da una conquista all'altra . Potrei moltiplicare le citazioni dalle fonti, ma non , purtroppo, con dieci o cento citazioni che muter l'abito mentale dei dissenzienti pertinaci. Bastino le poche che ho fatte, per i compagni di buona fede, a dimostrare almeno da qual parte siano i veri eredi del vero marxismo e che cosa debba

pensarsi

alla

stregua di esso

del bergsonismo

sociale, del so-

cialismo generato dalla carestia, e di tutte le altre decrepite novit comuiche ci vengono oggi ammanite dall'estremismo che si dice
nista.

culto di alcune frasi isolate da comizio ( la violenza levatrice della nuova storia e somiglianti), avulse dal

Fu unicamente

il

310

complesso dei testi, e* ripetute per accidia intellettuale, che, in unione alle naturali ribellioni del sentimento, vel a troppi di noi il fondo e la realt della dottrina marxista. Quel culto delle frasi, in odio al quale il Marx amava ripetere di che egli, per esempio, non era marixsta , e anche a me a udire le scemenze di certi pappagalli, cento cubiti pi piccolo accadde di affermare che io non sono turatiano {Ilarit). Perch neanche quella di Mosca sostituir mai il nessuna formula possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare.

La

violenza nella storia del socialismo italiano. -

Una

facile profezia.

E vengo alla nota pratica della mia dichiarazione, nella quale mi sar concesso di essere anche pi breve. Sul terreno pratico, quarant'anni o poco meno di propaganda e di milizia mi autorizzano ad esprimervi sommariamente un'altra convinzione. Potrei chiamarla (se la parola non fosse un po' ridicola) una profezia, facile profezia e per me di assoluta certezza. Vi io non sar forse pi esorto a prenderne nota. Fra qualche anno
a questo

mondo
fallito,

voi constaterete se
i

la profezia si sia

avverata.

Se avr

sarete voi

trionfatori.

Questo culto della violenza, violenza esterna od interna, vioperch vi una violenza morale, lenza fisica o violenza morale che pretende sforzare le mentalit, far camminare il mondo sulla testa (Marx, come sapete, correggendo Hegel lo rimise sui suoi propri piedi), e che ugualmente antipedagogica e contraria allo non nuovo, gi lo dissi, nella storia del socialismo itascopo liano, come di altri Paesi. Ed il comunismo critico di Marx e di Engels ne fu appunto la pi gagliarda negazione. Ma, per fermarci all'arretrata Italia, che, come stadio di evoluzione economica, sta, a un dipresso, di mezzo fra la Russia e la Germania, la storia dei nostri Congressi, che riassume in qualche

le fasi del Partito, storia (sorridete pure del mio consiglio) che fareste bene a leggere negli articoli pubblicati nella Nuova onesto Antologia del 1 e del 16 dicembre da un nostro avversario intendo l'onoe di non comune dottrina e di assoluta obiettivit revole Meda, Ministro del Tesoro; quella storia dimostra a chiare note come cotesta lotta fra il culto della violenza che pretende di imporsi col miracolo ed il vero socialismo che lo combatte, stata sempre, nelle pi diverse forme, a seconda dei momenti e delle circostanze, il dramma inlimo e costante del partito socialista. Ma il

modo

311

socialismo, in definiliva, fu sempre il Irionfatore contro tulle le sue deviazioni e caricature. \on da oggi che noi siamo i social-traditori. Lo fummo sempre: all'epoca degli inizi, all'epoca degli scioperi generali politici, (degli scioperi economici a ripetizione, eccetera, eccetera.

(Voce
TuR.VTi

Partito operaio , nel decennio 18801890, era gi una reazione al corporativismo operaio. E noi, che volevamo farne un partito politico, eravamo guardati con sospetto.
Il
<(

Bravo! Viva Sissignori!

la sincerit!).

(Nel 1891-92

il Partito operaio si allargava in Partito dei lavoratori (che s inspirava a un concetto gi pi ampio, in quanto ahbracciava anche i lavoratori del cervello) e pi tardi, a Reggio Emilia

(1893), in Partilo socialista dei lavoratori italiani

per divenire

finalmente a Parma, nel 1895, sotto

colpi della reazione pi dura,

il Parlilo socialista italiano . Queste trasformazioni del nome esprimono appunto il concetto della conquista del potere, che noi inlroducevamo man mano nel programma che il partito aveva tracciato, ai suoi inizi, pixigramma di azione diretta, una specie di presovietUsmo dell'epoca. Nel 1892 (Genova) esso culmin nella violenta separazione dagli anarchici. Ma non per ragioni inleoloigiche di pura filosofia. Forsech dagli anarchici ci divideva la diversa concezione di quello che dovr essere la societ futura? Ma neppure per sogno! Per un avvenire lontano noi lutti possiamo anche professarci anarchici, perch l'ideale anarchico rappresenta tecnicamente un superlativo di perfezione. Quel che ci divideva era l'impazienza, la violenza, la improvvisazione, il semplicismo dell'azione. Molli anarchici, fatti riflessivi dall'esperienza e

Sono note le vicende sindacalismo, coi primi grandi scioperi generali, col labriolismo, con lo sciopero agrario (di Parma: era il sovieitismo italiano di quel tempo, e fu debellato al Congresso di Firenze nel 1908. Oscillazioni, ritorni, transazioni, ce ne furono a josa. Venne poi il ferrismo, ossia il rivoluzionarismo verbale, ossia pro|)rio quello, miitatis miitandis, che oggi il f/ra-iadeismn (Ilaril); e venne la transazione integralista dell'ottimo Morgari, che dur appena un paio di anni sui palcoscenici dei nostri comizi (Vivisdagli anni, ritornarono poi nelle nostre
al
file.

dal 1894

1898. Nel 1904 impervers

il

sime interruzioni).
TuRy\Ti

spero, che io dica le opinioni mie. Venne dunque l'/'/i/cf/ralismo, che, a dir vero, in quel momento salv il parlilo (onde noi lo accettammo come un meno peggio al Congresso di Firenze) e che fu l'anticipazione dell'odierno Serratismo. del comunismo univostre. Vi esprimo francamente
le

Non pretenderete mica,


tario, del

312

socialismo comunista, di quef socialismo che sta un po' po' di l, sia pure per amore dell'unit, ma che reca nel proprio seno la contraddizione insanabile {applausi dei comunisti puri). Sono perfino gli stessi tipi antropologici e somatologici che rinascono e si presentano. La guerra ha ridato una giovinezza perfino all'anarchismo, che ha oggi in Italia un proprio giornale quotidiano. Ebbene, nella storia del nostro partito l'anarchismo fu rintuzzato, il labriohsmo... fini al potere, il ferrismo, anticipazione, come ho detto, del graziadeismo {nuova ilarit), fece le capriole che sapete, l'integralismo stesso spari e rimase il nucleo vitale il marcio riformismo, secondo alcuni, il socialismo, secondo noi, il solo vero, immortale, invincibile socialismo, che tesse la sua tela ogni giorno, che non fa sperare miracoli, che crea coscienze, Sindadi

qua

un

Cooperative, conquista leggi sociali utili al proletariato, svila cultura popolare (senza la quale saremo sempre a questi ferri e la demagogia sar sempre in auge), si impossessa dei Comuni, del Parlamento, e che, esso solo, lentamente, ma sicuramente, crea la maturit della classe, la maturit degli animi e delle cose, prepara lo Stalo di domani e gli uomini capaci di manocati,

luppa

vrarne

il

timone.
vincitori
lotta

Sempre social-traditori ad un modo, e sempre fine. La guerra doveva rincrudire il fenomeno. La


dura, pi tenace e pi lunga,
volta.

alla

ma

la

sar pi vittoria sicura anche questa

Bolscevismo e Internazionale.

Fra qualche anno il mito russo, che avete il torto di confondere con la rivoluzione russa, alla quale io applaudo con tutto il
cuore...

Viva la Russia!). {Voce Turati {continuando): ...il mito russo sar evaporato ed il bolscevismo attuale o sar caduto o si sar trasformato. Sotto le lezioni /dell'esperienza (e speriamo che all'Italia siano risparmiate le sanguinose giornate d'Ungheria, verso cui la si spinse inconsapevolmente) le vostre affermazioni d'oggi saranno da voi stessi abbandonate, i Consigli degli operai e dei contadini (e perch no dei soldati?) avranno ceduto il passo a quel grande Parlamento proletario, nel quale si riassumono tutte le forze politiche ed economiche
:

del proletariato italiano, al quale


il

si

alleer

il

proletariato di tutto
anzi,
di

mondo. Voi arriverete cos al potere per gradi. (Dico, noi ci siamo gi; non si tratta che di saper valersene -e

che avan-


zare).

313

il

Avrete allora inleso appieno

fenomeno russo, che

uno

dei pi grandi falli della storia,

ma

di cui voi farneticale la ripro-

duzione meccanica e mimetislica, che sloricamenle e psicologicamente impossibile, e, se possibile fosse, ci ricondurrebbe al Medioevo. Avrete capilo allora, intelligenti come siete (il(irit), che forza del bolscevismo russo nel peculiare nazionalismo che
sta sotto,
la vi

nazionalismo che del resto avr una grande influenza nella storia del mondo, come opposizione ai congiurati imperialismi dell'Intesa e dell'America, ma che pur sempre una foiina di imperialismo. Questo bolscevismo, oggi messo al muro di trasformarsi o perire si aggrappa a noi furiosamente, a costo di dividerci, di annullarci, di sbriciolarci; s'ingegna di creare una nuova Internazionale pur che sia, fuori deirinternazionale e contro una parte di essa, per salvarsi o per prolungare almeno la propria travagliata esistenza; ed naturale, e non comprendo come Serrali se ne meravigli e se ne sdegni, che essa domandi a noi, per necessit della propria vita, anzi della vita del proprio governo, a noi che ci siamo fatti cosi supini, e che preferiamo esserne strumenti anzich critici, per quanto fraterni, ci che non oser mai domandare n al socialismo francese n a quello di alcun altro pae.se civile. Ma noi non possiamo seguirlo ciecamente, perch diventeremmo per l'appunto lo strumento di un imperialLsmo eminentemente orientale, in opposizione al ricostituirsi della Internazionale popoli, l'Internapi civile e pi evoluta, l'Internazionale di tutti

zionale definitiva. Tutte queste cose voi capirete fra breve e allora il programma, che slate (come confessaste) faticosamente elaborando e che tuttavia ci vorreste imporre, vi si modificher fra le mani e non sar

pi che

il

nostro vecchio programma...

Azione

e ricostruzione.

nucleo solido, che rimane di tutte queste cose caduche, l'azione, la quale non l'illusione, il precipizio, il miral'azione colo, la rivoluzione in un dato giorno, ma l'abilitazione progresIl
:

siva, libera, per conquiste successive, obbiettive e subiettive, della maturit proletaria alla gestione sociale. Sindacali, Cooperative,

poteri comunali, azione parlamentare, coltura ecc., ecc., lutto ci il socialismo che diviene. E, o compagni, non diviene per altre
,vie.

Ancora una

volta vi ripelo:

ogni scorcione allunga

il

cam-

mino; la via lunga anche la pi breve... perch la sola. E l'azione la grande educatrice e pacificatrice. Essa porta all'unit


di fallo, la quale

314

si crea con le formule e neppure con gli orquanto abilmenle congegnali, con sapienti dosature farmaceutiche di fraterno opportunismo. perch dentro la rivoluAzione prima e dopo la rivoluzione perch rivoluzione essa stessa. Azione pacificatrice, unizione ficatrice. Non a caso che proprio idove pi l'azione manca, perch ivi ad esempio, nel Mezzogiorno non vi pu essere ancora l'estremismo, il miracolismo hanno maggior voga. Non a caso che, dove la organizzazione pi forte, ssi si attenuano e la Confederazione del lavoro e rimarr sempre, per sua organica necessit, checch voi' tentiate in contrario, col vecchio e vero so-

non

dini del giorno, per

cialismo.

Ond', che quand'anche voi aveste impiantalo il partito comui Soviely in Italia, se uscirete salvi dalla reazione che avrete provocata e se vorrete fare qualchecosa che sia veramente rivoluzionario, qualcosa che rimanga come elemento di ma lo farete societ nuova, voi sarete forzati, a vostro dispetto completaripercorrere onesti perch siete a convinzione, con mente la nostra via, la via dei social-traditori di una volta; e dovrete farlo perch essa la via del socialismo, che il solo immortale, il solo nucleo vitale che rimane dopo queste nostre diatribe. E, dovendo fare questa azione graduale, perch tutto il resto clamore, sangue, orrore, reazione, delusione; dovendo percorrere questa strada, voi dovrete fmo da oggi fare opera di ricostruzione sociale. Io sono qui oggi alla sbarra, dovrei avere le guardie rosse accanto... {Si ride), perch, in un discorso pronunziato il 26 giugno alla Camera Rifare V Italia!, cercai di sbozzare il programma di ricostruzione sociale del nostro paese. Ebbene, leggetelo quel discorso, che probabilmente non avete lelto, ma avete fatto male {Ilarit). Quando lo avrete letto, vedrete che questo capo di imputazione, questo corpo di reato, sar fra breve il vostro, il comune programma. {Approvazioni). Voi temete oggi di ricostruire per la borghesia, preferite di lasciar crollare la casa comune, e fate vostro il (danto peggio, tanto meglio! degli anarchici, senza pensare che il tanto peggio non d incremento che alla guardia regia ed al fascismo. {Applausi). Voi non intendete ancora che
nista e organizzati

questa ricostruzione, fatta dal proletariato con criteri proletari, per se stesso e per tutti, sar il miglior passo, il mighore slancio, il pi saldo fondamento per la rivoluzione completa di un giorno. Ed allora, in quella noi trionferemo insieme. Io forse non vedr quel giorno troppa gente nuova venula che render aspra la via, ma non imporla. Maggioranza o minoranza non contano. Fortuna di Congressi, fortuna di uomini, lutto ci ridicolo di fronte alle
:

315

necessit della storia. Ci che conta e la forza operante, quella forza per la quale io vissi e nella cui fede onestamente morr, eguale sempre a me stesso. Io combattei per essa, io combattei per il suo trionfo e se trionfer anche con voi, perch questa forza
:

operante non altro che il socialismo. Ebbene conclude con voce rolla dalla coiinioziotie Filippo Turali Evviva il Socialismo!

[Tranne

coniunisli secessionisti,
il

tulli

ilelcf/tdi

delle

olire

frazioni ripetono

rpido e tributano a Tui'uti ifielule ovazioni, che lo accompagnano inenli-e egli dalla tribuna si reca nel palco di proscenio a destra, dove lo attendono Treves, Modigliani, D'Aragona, Buozzi, Storchi e molti alili amici. Durante il breve tragitta
egli iceve infinite strette di

mano ed

pi volte alibrui ciato. I cola

munisti secessionisti gridano:

Viva

Russia!

).

INDICE

INTRODUZIONE
Sommario: L'unit
e continuit spirituale di questa raccolta e il suo valore morale e storico. - Il primo congresso (Genova 1892) e la separazione dagli anarchici. - A Reggio Emilia (1893) la chiesa socialista. - La reazione crispina: fermezza e fedelt al
:

programma. - La Lega per la libert e la tattica socialista (Parma 1895). - A Firenze (1896) e a Bologna (1897); il contatto conil col movimento operaio. - Dopo la bufera del 1898
:

autonomia e responsabilit d'azione e programma minimo. - Dalla propaganda all'azione: la praxis


gresso di
(1900);

Roma
il

storica e

conflitto

delle tendenze.

- Contro

il

settarismo

dogmatico

e contro la

teoria della violenza

Pag.

DISCORSI E CONGRESSI
l**

- Il dissidio delle tendenze e il suo superamento nelV azione scorso tenuto al congresso di Imola l'S settembre 1902)

(di.
.

Pag.
*

Nota
2* - Il conflitto delle due anime: la realt dell' azione feconda contro il mito dell'atto violento (Bologna, 10 aprile 1904)

37 *7

>

^9
67

Nota
3 - L' estetismo catastrofico dei sindacalisti e V equivoco integralista (Roma, 9 ottobre 1906)

71

Nota
4" - Il socialismo

^
103

come coscienza del movimento operaio

e la

smu

azione concreta (Firenze, 22 setteiubre 1908)


5* - L' azione politica del Partito Socialista:
I

- I

criteri generali (relazione al Congresso di Milano dell'ottobre 1910)


e cose

117
141

II -

Le deficienze dell'azione e responsabilit: uomini (discorso del 22 ottobre 1910)


III -

318

La

rivoluzione che

grida

L'unit dell'idea

e la

e la rivolugione che si fa. molteplicit delV azione {di&covso

del 24 ottobre 1910)

Nota
6"

Pag. 156 171

- Contrai due estremiper l'asiane socialista {Modena,, \lottoh. 1911)

173

7 -

Per Vanima Nota

socialista del riformismo (Reggio Eni., 9 luglio 1912)

209 224

- Socialismo
il

indipendenza nazionale. - Per la sincerit contro

settarismo (Roma, 2 settembre 1918)

231

Nota
9 - Socialismo e

267

massimalismo (Bologna, 7 ottobre 1919)

10 - Socialismo e

comunismo (Livorno, 19 gennaio 1921)

.... ....

271
301

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