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RELAZIONE sullo STATO

dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009

a cura di Nicola Adamo, Caterina d'Alise, Pierluigi Parrella, Giuseppe D’Antonio,


Silvana Del Gaizo, Giuseppe Onorati, Raffaele Russo, Ferdinando Scala

Regione Campania POR 2000 – 2006


Il volume con allegato CD Rom
è stato realizzato con il contributo finanziario dell’Unione Europea
Misura 1.1 – Progetto Reporting Ambientale e Stato dell’Ambiente
2009 ©ARPAC
via Vicinale S. Maria del Pianto, centro Polifunzionale, Torre 1
80143 Napoli
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Coordinamento editoriale
ARPAC – servizio Comunicazione, informazione, educazione, urp

Editing grafico
Consorzio STA – Protom SpA – Associazione Cultura e Formazione

N. Adamo, C. d'Alise, P. Parrella, G. D’Antonio, S. Del Gaizo, G. Onorati,


R. Russo, F. Scala (a cura di). Relazione sullo stato dell’ambiente in
Campania 2009. Arpac, Napoli, 2009.

ISBN 978-88-96122-07-5
RELAZIONE sullo STATO
dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009
Presentazione

Con la realizzazione della “Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania


2009”, Arpac completa il piano di comunicazione tecnico istituzionale avviato
cinque anni fa e conclude, in particolare, un peculiare percorso di diffusione
informativa intrapreso nel 2007 che ha permesso la realizzazione di un sistema
strutturato di reporting, sulla base dei dati ambientali che l’Agenzia ha raccolto
in questi primi dieci anni di attività, finalizzato alla loro migliore organizzazione e
al rafforzamento degli strumenti di comunicazione e diffusione informativa.

Sono stati così realizzati cinque volumi tematici, due annuari dei dati ambientali,
l’Atlante interattivo cartografico e il presente volume. Per favorire la più ampia
conoscenza e diffusione dei prodotti realizzati, sono stati organizzati dieci con-
vegni e workshop. Inoltre, l’azione di ascolto realizzata nella fase iniziale del
progetto, attraverso la somministrazione di un questionario mirato alla stima
dei fabbisogni informativi, ha reso possibile una migliore interazione tra Arpac e
gli stakeholder di riferimento.

Non a caso la Relazione corona un tale complesso percorso progettuale. I volumi


precedentemente editi, infatti, hanno avuto un obiettivo principalmente setto-
riale, ovvero quello di diffondere informazioni esaustive sulle singole tematiche
e rendere disponibile una grande quantità di dati puntuali e istituzionali utili,
principalmente, agli enti e agli operatori della prevenzione ambientale.

La Relazione sullo stato dell’ambiente rappresenta, invece, uno strumento di co-


noscenza rivolto a un pubblico più ampio e si prefigge l’obiettivo di “raccontare”
lo stato di fatto complessivo della realtà territoriale campana, attraverso l’analisi
di numerose variabili ambientali. Variabili sulle quali oggi disponiamo di infor-
mazioni più ricche e puntuali, anche grazie agli investimenti che Arpac ha potuto
effettuare con il cofinanziamento dell’Unione Europea. Per citare soltanto alcuni
esempi: le reti di monitoraggio delle acque e della qualità dell’aria sono state
ampliate e rafforzate; sono state realizzate numerose attività di caratterizzazio-
ne dei siti contaminati di importanza nazionale; la conoscenza della consistenza
dei flussi di produzione e smaltimento dei rifiuti risulta decisamente migliore
rispetto a quella di qualche anno fa e sono state avviate attività a forte specializ-
zazione, quali il Centro meteorologico climatologico e il laboratorio Diossine.
Il risultato di tali investimenti ha direttamente influenzato la capacità produttiva
dell’Agenzia, permettendo la realizzazione di una Relazione più ricca ed esausti-
va, anche se un tale complesso volume non può che definirsi come un work in
progress, che sempre più dovrà ampliarsi a inglobare ulteriori dati, esperienze
e programmi.

V
La necessità di tener conto degli aspetti ambientali - in ogni settore program-
matico ed economico - è ormai condivisa a livello internazionale, ed è stata
resa ancor più forte in questi ultimi mesi dal deciso impegno degli Stati Uniti
d’America nel contrasto ai fattori che influenzano i cambiamenti climatici e nel
rafforzamento della cosiddetta “economia verde” come motore di un modello
di sviluppo orientato alla sostenibilità. Strumenti come la Relazione sullo stato
dell’ambiente rappresentano il contributo che i settori tecnici elaborano qua-
le strumento di informazione generale, ma anche quale base conoscitiva sulla
quale le istituzioni, locali e sovralocali, possono poggiare per pianificazioni e
programmazioni sempre più “ecologicamente sostenibili”.

Nel concludere questa breve presentazione, desidero ringraziare tutti i settori


e gli operatori dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania, il cui
lavoro quotidiano - spesso difficile e complesso in un territorio quale quello
campano - rappresenta il tessuto professionale e civile che ha reso possibile la
realizzazione della Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009.

Luciano Capobianco
DIRETTORE GENERALE ARPAC

VI
Introduzione

La “Relazione sullo stato dell’ambiente 2009” costituisce il documento conclusivo


del progetto “Reporting ambientale e stato dell’ambiente” realizzato da Arpac
nell’ambito degli interventi finanziati con la Misura 1.1 del POR Campania 2000-
2006 e finalizzato all’organizzazione e diffusione delle conoscenze ambientali
acquisite ed elaborate dall’Agenzia negli ultimi anni.

Questo rapporto si propone di fornire un sufficiente numero di elementi utili


a una valutazione ad ampio raggio della qualità dell’ambiente in Campania. Le
informazioni in esso contenute costituiscono un’importante fonte di conoscenza,
sia per i soggetti istituzionali, che per quelli economici e sociali che vivono e
operano nel territorio regionale. La lettura di questi dati può consentire un utile
indirizzo per tutte le attività tese ad uno sviluppo sostenibile dell’economia e al
miglioramento della qualità della vita in una regione ad alta criticità ambientale
come la Campania.

In linea con i principali indirizzi europei e nazionali , il riferimento metodologico


è rappresentato dal modello organizzativo delle informazioni ambientali DPSIR
(Determinanti/Pressioni/Stati/ Impatti/Risposte), indicato dall’Agenzia europea
per l’ambiente. In particolare, l’esame di tutte le attività umane suscettibili di
indurre modificazioni sull’ambiente e di quelle che in passato hanno contribuito
alle sue modifiche, costituisce il punto di partenza per la comprensione dei
principali aspetti che caratterizzano la qualità della vita e delle risorse ambientali,
oltre che per un ottimale definizione degli strumenti da utilizzare nell’ottica di
uno sviluppo sostenibile.

Il rapporto si basa su una base di dati derivante sia dalla realizzazione delle
attività routinarie dell’Agenzia, sia dalla concretizzazione degli altri progetti
afferenti alla misura 1.1 del POR Campania, specificamente attinenti al
monitoraggio delle matrici ambientali. Questi dati sono stati integrati dalle
informazioni provenienti da altri enti o strutture che, a vario titolo, operano in
campo ambientale. In alcuni casi, per rendere più chiara la descrizione e tenuto
conto della disponibilità dei dati, sono stati utilizzati degli indicatori in grado di
rappresentare in forma sintetica i fenomeni trattati.

Il volume è articolato in quattro parti. Nell’ambito di ciascuna parte sono stati


sviluppati diversi capitoli relativi a specifiche tematiche, corredati in alcuni casi
di schede di approfondimento che contengono la descrizione di aspetti o studi
specifici inerenti alla tematica trattata.

VII
La prima parte è dedicata all’analisi del contesto territoriale, finalizzata a
fornire una descrizione delle singole realtà provinciali. In particolare sono stati
analizzati elementi che caratterizzano il sistema insediativo, quello produttivo e
quello infrastrutturale, facendo riferimento alle attività antropiche responsabili
dell’origine delle principali pressioni ambientali.

Nella seconda parte, sono state analizzate le aree tematiche alle quali afferiscono
i principali fattori in grado di influenzare la qualità della vita; in particolare
sono stati presi in considerazione i fattori contaminanti o inquinanti di origine
antropica, comprese le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, ritenuti significativi
per la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente.

La terza parte, in linea con il Sesto Programma d’azione per l’ambiente


dell’Unione europea, è relativa alla valutazione delle problematiche derivanti
dalle interconnessioni fra la gestione delle risorse naturali e quella dei rifiuti.
L’attenzione è rivolta prevalentemente a evidenziare gli effetti prodotti dalle
attività, produttive e di consumo, caratterizzate da un uso non sostenibile delle
risorse naturali e da una consistente produzione di rifiuti, che rappresentano
una delle principali fonti di pressione sull’ecosistema.

Nella quarta parte sono presentate alcune opportunità sulle azioni da


intraprendere, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, al fine di contenere gli
effetti negativi prodotti sull’ambiente dalle attività antropiche. In tale contesto
è evidenziato il fondamentale ruolo della comunicazione di una costante e
dettagliata informazione ambientale che, favorendo una più diffusa condivisione
delle conoscenze sullo stato dell’ambiente, può fungere da volano per lo
sviluppo di politiche ambientali condivise, avendo ben chiara la consapevolezza
dell’incidenza sull’ambiente dei propri e degli altrui comportamenti.

Nicola Adamo
DIRIGENTE SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ARPAC

VIII
Autori e ringraziamenti
AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTALE CAMPANIA Maria Grazia AQUILA
Luigi AULICINO
Direttore Generale Luciano Capobianco Anna BALLIRANO
Direttore Amministrativo Francesco Polizio Nicola BARBATO
Elina BARRICELLA
Direttore Tecnico Marinella Vito
Antonio BASILE
Sandra BOTTICELLI
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2009 Marcella BRUNO
COMITATO DI INDIRIZZO E SUPERVISIONE Luigi CAPPELLA
Nicola Adamo, Caterina d’Alise, Giuseppe D’Antonio, Silvana Del Gaizo, Carmelina CAPRIO
Giuseppe Onorati, Raffaele Russo, Ferdinando Scala Raffaele CIOFFI
Beatrice COCOZZIELLO
COORDINAMENTO ESECUTIVO Caterina D’ALISE
Caterina d’Alise, Silvana Del Gaizo, Pierluigi Parrella Giuseppe D’ANTONIO
Silvana DEL GAIZO
Maria Rosaria DELLA ROCCA
DIREZIONE DEI LAVORI Maria Rosaria Della Rocca Agostino DELLE FEMMINE
COLLAUDO DEI LAVORI Giuseppe Avallone Claudio DELLE FEMMINE
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Ferdinando Scala Alfonso DE NARDO
Giuseppe DE PALMA
Le determinazioni analitiche e i rilievi territoriali, che rappresentano la Rocco DE PASCALE
base di dati Arpac, sono stati realizzati dal personale dei Dipartimenti Dario DI GANGI
provinciali e dei Centri regionali, qui rappresentati attraverso i Tommaso DI MEO
responsabili apicali: Gianluca ESPOSITO
Maria Teresa FILAZZOLA
DIRETTORI DIPARTIMENTI PROVINCIALI Gennaro GILIBERTI
Nicola Adamo (Avellino) Annalisa GIORDANO
Alberto GROSSO
Vincenzo Mataluni (Benevento)
Eduardo IMPARATO
Luigi Aulicino (Caserta) Giovanni IMPROTA
Alfonso De Nardo (Napoli) Patrizia LAMBIASE
Giuseppe D’Antonio (Salerno) Emma LIONETTI
Maria Cristina MANCA
RESPONSABILI DIPARTIMENTI TECNICI Maria Rosaria MARCHETTI
Nicola Adamo (f.f. Avellino) Claudio MARRO
Pietro Mainolfi (Benevento) Francesco MATARAZZO
Dario Mirella (Caserta) Giuseppina MEROLA
Agostino MIGLIACCIO
Ferdinando Scala (Napoli)
Luigi MOSCA
Anna Maria Rossi (Salerno) Adolfo MOTTOLA
Felice NUNZIATA
RESPONSABILI SERVIZI TERRITORIALI Giuseppe ONORATI
Elvira Rufolo (Avellino) Beatrice PAPA
Elina Barricella (Benevento) Nunzia PULCRANO
Agostino Delle Femmine (Caserta) Gianluca RAGONE
Antonio Ramondo (Napoli) Antonio RAMONDO
Vittorio Di Ruocco (Salerno) Brunella RESICATO
Nunzia RICCARDI
Anna Maria ROSSI
DIRETTORI CENTRI REGIONALI Raffaele RUSSO
Marinella Vito (Crsc) Alessandra SASSO
Giuseppe D’Antonio (Cria) Ferdinando SCALA
Nicola Adamo (Crr) Eugenio SCOPANO
Claudio SCOTOGNELLA
Gennaro TORRE
Autori Rosa Rita VARDARO
ARPAC Salvatore VIGLIETTI
Nicola ADAMO Marinella VITO
Antonio AMBRETTI
Agnese ANDRIUOLO

IX
REGIONE CAMPANIA Ringraziamenti
Mauro BIAFORE
Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare
Luigi CRISTIANO
Antonio Carmine ESPOSITO Ministero della salute
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Ministero dello sviluppo economico
Orfeo PICARIELLO Struttura del sottosegretario di Stato per l’emergenza rifiuti in
Danilo RUSSO Campania
Annalisa SANTANGELO Regione Campania, Assessorato alle politiche ambientali
Sandro STRUMIA Regione Campania, Assessorato alla sanità
Regione Campania, Assessorato all’agricoltura e alle attività
SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI
produttive
Assunta ESPOSITO
Provincia di Avellino
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Provincia di Benevento
Albina CUOMO Provincia di Caserta
Domenico GUIDA Provincia di Napoli
Michele GUIDA
Provincia di Salerno
STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN, NAPOLI Comune di Avellino
Flegra BENTIVEGNA Comune di Benevento
Comune di Caserta
LIBERI PROFESSIONISTI Comune di Napoli
Filomena CARPINO Comune di Salerno
Luca CISTRONE
Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
Gruppo di lavoro fitofarmaci Ispra/Arpa/Appa
Collaboratori Istituto superiore di sanità
Gelsomina AGRELLO Istituto nazionale di statistica
Elke BONCI
Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno
Sabrina CAPOCEFALO
Antonio COPPOLA Università degli studi di Napoli Federico II
Savino CUOMO Università degli studi di Napoli Parthenope
Antonio D’AMBROSIO Seconda Università degli studi di Napoli
Lucio DE MAIO Università degli studi di Salerno
Anna DE MATTIA Stazione zoologica di Napoli Anton Dohrn
Titti DE NICOLA
Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare
Giacomo DENTE
Francesca DI LEO Agenzia regionale per la mobilità
Pasquale FALCO Aziende sanitarie locali della Campania
Giannaserena FRANZÈ Autorità di bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno
Filomena GAUDIOSO Autorità di bacino del Sele
Giuseppe GRAVINA
Autorità di bacino Campania Nord Occidentale
Pasquale IORIO
Danilo LUBRANO Autorità di bacino Campania – Sarno
Luigi LUCARIELLO Autorità di bacino Campania Destra Sele
Trofimena LUCIBELLO Autorità di bacino Campania Sinistra Sele
Concetta MEGARO Enti provinciali per il turismo di Avellino, Benevento, Caserta,
Mariangela PAGANO Napoli, Salerno
Paola PANCARO Osservatori provinciali rifiuti di Avellino, Benevento, Caserta,
Pierluigi PARRELLA Napoli e Salerno
Antonio PETROSINO
Andrea TAFURO Camera di commercio di Avellino
Francesco TARTAGLIONE Camera di commercio di Benevento
Camera di commercio di Caserta
Fotografie Camera di commercio di Napoli
Enrica Bronzo, Silvia Capasso, Luca Cistrone, Lucio Di Maio, Maria Camera di commercio di Salerno
Sarnataro, Eduardo Scopano, Sandro Strumia, Salvatore Viglietti, Unioncamere - InfoCamere
Protezione Civile Campania Autorità portuale di Napoli
Ordine geologi della Campania
Associazione italiana di aerobiologia
Unione nazionale industria conciaria

X
INDICE
PARTE I - ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE

capitolo 1. LO SCENARIO CAMPANO


3 LA REGIONE
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
15 PROVINCIA DI AVELLINO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
22 PROVINCIA DI BENEVENTO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
28 PROVINCIA DI CASERTA
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
36 PROVINCIA DI NAPOLI
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Scheda tematica:Aree costiere ad alta criticità
Il sistema infrastrutturale
Scheda tematica: Analisi a supporto del Piano energetico della provincia di Napoli
50 PROVINCIA DI SALERNO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale

PARTE II - QUALITÀ DELLA VITA

capitolo 2. CAMBIAMENTI CLIMATICI


61 Introduzione
65 Le emissioni di gas serra in Campania
68 Scheda tematica: Centro funzionale della Protezione Civile
69 Il clima in Campania
Temperatura
Precipitazioni
Vento
Umidità
Copertura nuvolosa
Temperatura superficiale del mare
77 Il Centro Meteorologico Climatologico (CEMEC)
Sistema Cemec
Servizi sistema Cemec
Contributo di Arpac al sistema SCIA di Ispra
80 Scheda tematica: La qualità delle acque meteoriche nei comuni di Avellino, Atripalda e
Mercogliano
82 Criticità e peculiarità in Campania

XI
capitolo 3. QUALITÀ DELL’ARIA
87 Inquinamento atmosferico
88 Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
Ossidi di azoto (NO e NO2)
Monossido di carbonio (CO)
Ozono (O3)
Polveri totali sospese (PTS) e frazione fine (PM10)
Benzene (C6H6)
91 Rete di monitoraggio della qualità dell’aria
Configurazione della rete di monitoraggio
94 Condizioni metereologiche e dispersione degli inquinanti in atmosfera
96 Statistiche di qualità dell’aria

capitolo 4. INQUINAMENTO ACUSTICO


111 Generalità
112 Sorgenti, controlli e risposte
118 Scheda tematica: Fonti energetiche rinnovabili
120 Monitoraggio del territorio comunale di Napoli
122 Criticità e peculiarità della situazione in Campania

capitolo 5. CAMPI ELETTROMAGNETICI


127 Generalità
128 Sorgenti e controlli
133 Monitoraggio in continuo
135 Criticità e peculiarità della situazione in Campania

capitolo 6. RADIAZIONI IONIZZANTI


139 Generalità
140 Strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi
142 Quantità di rifiuti radioattivi detenuti
144 Concentrazione di attività di Radon-222 in acque superficiali e sotterranee
147 Scheda tematica: Radon-Prone Areas
150 Concentrazione di attività di radionuclidi artificiali e naturali in matrici alimentari
152 Concentrazione di attività di radionuclidi nelle acque potabili

capitolo 7. MICROINQUINANTI: DIOSSINE


157 Introduzione
159 I piani di monitoraggio ambientale
Le attività di monitoraggio Arpac anni 2002-2003
Le attività di monitoraggio Apat anni 2004-2005
Le attività di monitoraggio Arpac anni 2005-2006
Piano di sorveglianza sulla contaminazione di diossine in regione Campania
Piano di controllo per la definizione dei livelli di contaminazione da diossine nella filiera
bufalina su indicazioni tecniche della Unione europea
Piano di monitoraggio per il telerilevamento della “diossina” in regione Campania a
cura di Ispra con il supporto tecnico-analitico del Sistema delle Arpa/Appa ex Legge n.
268/2003
173 I risultati delle attività di monitoraggio
175 Scheda tematica: Monitoraggio delle diossine nel territorio del comune di Acerra

capitolo 8. MICROINQUINANTI: FITOFARMACI


179 Generalità
181 Monitoraggio sanitario e ambientale
Controlli di carattere sanitario
Controlli di carattere ambientale

XII
capitolo 9. AMBIENTE E SALUTE
197 LEGIONELLOSI
La Legionellosi in Campania
Lo stato in Campania
208 AEROBIOLOGIA
Metodo per il biomonitoraggio dei pollini
Il monitoraggio degli aeroallergeni
Andamento per stazione di singole famiglie

PARTE III – GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI


E CICLO DEI RIFIUTI
capitolo 10. ACQUA
225 Introduzione
225 Acque superficiali
233 Acque sotterranee
239 Scheda tematica: Nitrati monitoraggio isotopico
244 Scheda tematica: Reti di monitoraggio in continuo delle acque interne
245 Approvvigionamento idrico e depurazione delle acque
Depurazione e controlli nella provincia di Napoli
Depurazione e controlli nella provincia di Caserta
Turismo e carichi inquinanti sui sistemi di depurazione nel Salernitano
265 Le attività di monitoraggio di fitoplancton potenzialmente tossico
Il monitoraggio 2007
Il monitoraggio 2008
270 Il potenziamento del monitoraggio dell’ambiente marino costiero e lacustre della Campania
Battello oceanografico “Helios”
Battelli minori
273 Acque di balneazione
284 Acque di transizione
Il lago Fusaro
Il lago Lucrino
Il lago Miseno
Il lago Patria
Monitoraggio delle acque di transizione
290 Lo stato delle acque in Campania

capitolo 11. NATURA E BIODIVERSITÀ


297 La tutela della biodiversità
Il contesto comunitario
Il contesto nazionale
Il contesto regionale
302 Scheda tematica: Le Tartarughe marine
304 La flora protetta in Campania
305 Scheda tematica: Habitat e specie vegetali rappresentative della biodiversità regionale
310 L’attuazione della strategia comunitaria: azioni regionali dirette
Settore 1: La Biodiversità nell’Ue
Settore 4: La base di conoscenze
315 Scheda tematica: Progetto Carta della natura
317 Scheda tematica: La Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata)
319 L’attuazione della strategia comunitaria: azioni regionali indirette
321 Scheda tematica: I chirotteri forestali
323 Scheda tematica: Il Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius, Linnaeus 1758)
324 Scheda tematica: Status e conservazione dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758)
325 Lo stato della biodiversità in Campania

XIII
capitolo 12. SITI CONTAMINATI
329 Introduzione
332 Descrizione
Siti contaminati
Siti contaminati di interesse nazionale
Estensione superficiale dei siti contaminati e potenzialmente contaminati ricadenti nei
SIN
Impatto territoriale dei siti contaminati
Matrici impattate e tipologie di contaminati
Tecnologie di bonifica
345 Scheda tematica: Intervento di caratterizzazione per le aree residenziali, sociali e agricole del
SIN “Napoli orientale”
348 Valutazioni
Ritardi nella realizzazione degli interventi
Ricorso allo smaltimento in discarica come principale tecnologia di bonifica
Incremento del fenomeno degli abbandoni incontrollati di rifiuti

capitolo 13. RIFIUTI E FLUSSI DI MATERIA


353 Introduzione
354 I rifiuti urbani
La produzione
La raccolta differenziata
La frazione indifferenziata
367 I rifiuti speciali
La produzione
La gestione
I rifiuti del settore conciario
I rifiuti del settore lattiero-caseario
390 Scheda tematica: Le attività Arpac relative alla filiera lattiero-casearia
392 Normativa e pianificazione in materia di rifiuti
Gli scenari futuri

PARTE IV – LE OPPORTUNITÀ DI AZIONE

capitolo 14. STRUMENTI


401 VAS: VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
Le fasi
Le procedure in Campania
407 EMAS: ECO MANAGEMENT AND AUDIT SCHEME
I vantaggi dell’adesione
Le registrazioni in Campania
412 IPPC: INTEGRATED POLLUTION PREVENTION AND CONTROL
Le finalità della direttiva Ippc
Le opportunità di azione per uno sviluppo sostenibile
Attuazione della direttiva Ippc: il contesto nazionale
Attuazione della direttiva Ippc: il contesto regionale
419 COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE AMBIENTALE
Le attività Arpac
Prodotti e servizi
Attività di ascolto
430 EDUCAZIONE AMBIENTALE: LA RETE INFEA IN CAMPANIA
La programmazione Infea Campania 2007-2010

XIV
PARTE PRIMA
ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE
LO SCENARIO
CAMPANO

Lo scenario campano

1
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Lo scenario campano
Agnese Andriuolo, Maria Grazia Aquila, Elina Barricella, Antonio Basile,
Marcella Bruno, Carmelina Caprio, Raffaele Cioffi, Claudio Delle Femmine,
Eduardo Imparato, Patrizia Lambiase, Beatrice Papa, Nunzia Pulcrano,
Gennaro Torre, Rosa Rita Vardaro

HANNO COLLABORATO
Sabrina Capocefalo, Caterina d’Alise, Anna De Mattia, Titti De Nicola,
Giannaserena Franzè, Concetta Megaro, Luigi Mosca, Pierluigi Parrella

SCHEDE TEMATICHE
Piano energetico provincia di Napoli
Antonio Ambretti, Raffaele Cioffi

Aree costiere ad alta criticità


Alfonso De Nardo, Raffaele Cioffi, Beatrice Papa
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

La regione
Il sistema insediativo
La Campania è da secoli tra le più popo- la popolazione residente al 1 gennaio
late regioni d’Italia. Secondo i dati Istat 2008 è di 5.811.390 unità, risultando
più recenti, derivanti sia da indagini ef- la seconda regione in Italia per nume-
fettuate presso gli uffici dell’anagrafe ro di abitanti (figura 1.1) con circa il
che da interrogazioni personalizzate, 10% della popolazione nazionale.

Figura 1.1
Popolazione residente (numero) nelle
regioni italiane al 1 gennaio 2008
(Fonte: Istat)

La popolazione regionale ha registra- scite e morti, sia sociali (spostamenti


to un incremento pressoché costante di residenza della popolazione) e la
negli ultimi cinque anni. Il bilancio de- relativa analisi del saldo naturale e mi-
mografico, risultato di cancellazioni, gratorio forniscono una visione com-
iscrizioni e modificazioni anagrafiche pleta della variazione demografica in
dovute sia a cause naturali, quali na- esame (tabella 1.1).

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 18.363 16.046 19.101 13.914 15.102 12.757
Saldo Migratorio interno -10.586 -18.405 -22.437 -25.233 -25.475 -21.432
Saldo Migratorio con l’estero 4.702 20.657 22.828 8.854 7.457 20.477
Saldo Migratorio per altri motivi 11.230 16.957 9.141 4.408 2.174 9.401
Saldo Migratorio totale 5.346 19.209 9.532 -11.971 -15.844 8.446
Crescita totale 23.709 35.255 28.633 1.943 -742 21.203 Tabella 1.1
Popolazione e bilanci demografici in
POPOLAZIONE TOTALE 5.725.098 5.760.353 5.788.986 5.790.929 5.790.187 5.811.390 Campania 2002-2007 (Fonte: Istat)

Al 31 dicembre 2007, come si evince tiene positivo in tutto il periodo consi-


dalla tabella sopra riportata, la popo- derato e in controtendenza rispetto al
lazione del territorio regionale cresce dato nazionale.
grazie ai movimenti migratori in in- Nel 2007 la popolazione regionale è
gresso, costituiti principalmente da aumentata dell’1% rispetto all’anno
persone prima residenti all’estero, e precedente, a conferma di una ten-
grazie a un saldo naturale che si man- denza sostanzialmente positiva, e con

3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un valore medio del saldo demografi- nell’intervallo temporale 2002-2007
co complessivo pari a +18.333 abitanti (figura 1.2).

Figura 1.2
Variazione del saldo demografico
complessivo nell’intervallo temporale
2002-2007 (Fonte: Istat)

Nella provincia di Napoli la popola- le diverse realtà socioeconomiche ca-


zione ha subito nel corso degli ultimi ratterizzanti da un lato pianure e fa-
dieci anni un aumento, con un picco scia costiera e dall’altro le aree interne
significativo nel 2004, e si è mantenu- montuose, corrisponde una densità
ta stazionaria negli ultimi due anni. Le demografica connessa a una irrego-
province di Caserta, Avellino e Salerno lare distribuzione della popolazione
con una popolazione, rispettivamente, nel territorio regionale. Per densità
di 897.820, 439.049 e 1.102.629 resi- della popolazione, ovvero il rapporto
denti, calcolata al 31 dicembre 2007, tra il numero degli abitanti e la super-
hanno fatto registrare un aumento si- ficie che essi occupano, la Campania
gnificativo della popolazione nell’ultimo mantiene un primato assoluto. Il dato
decennio a differenza della provincia medio a livello regionale, circa 427,61
di Benevento che registra, invece, un abitanti per chilometro quadrato, è
andamento demografico stazionario. superiore alla media nazionale (197,8
All’irregolare dinamica demografica abitanti/Km2) e a quella del Mezzogior-
registrata nelle province, che riflette no (190,5 abitanti/Km2) (tabella 1.2).

POPOLAZIONE RESIDENTE DENSITÀ DEMOGRAFICA


(abitanti per Km2)
Campania 5.811.390 427,6
Tabella 1.2 Italia meridionale 14.131.469 190,5
Densità demografica al 1 gennaio 2008
ITALIA 59.619.290 197,8
(Fonte: Istat)

Il dato medio a livello provinciale è for- di Caserta con una densità di 340,16
temente differenziato. La provincia di abitanti per Km2, Salerno (224,23
Napoli è quella più popolata, con ol- abitanti/Km2) e poi quelle di Avellino
tre la metà della popolazione dell’in- (157,27 abitanti/Km2) e Benevento
tera regione, e presenta una densità (139,48 abitanti/Km2).
di 2.632,55 abitanti per Km2. A questo Nel corso degli anni la popolazione si è
valore decisamente elevato si contrap- concentrata maggiormente nelle aree
pongono le altre province, i cui valori urbane e comunque la crescita degli
sono molto più bassi e inferiori alla agglomerati e delle conurbazioni ha
densità media regionale: la provincia inglobato anche aree precedentemen-

4
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
te non classificate come tali. PdF, tale chiave di lettura si modifica
Malgrado questa consistente urbaniz- profondamente, per cui si ha che i co-
zazione, esistono ancora province in muni senza alcuno strumento di piani-
cui un’alta percentuale degli abitanti ficazione vigente assommano a 163 (il
è distribuita nei nuclei abitati e nelle 29,5% del totale).
case sparse1. L’assenza di qualsiasi strumento ri- (1) Stima Istat - 14° Censimento Ge-
nerale della Popolazione
In provincia di Benevento circa il 21% guarda, quindi, ben oltre un quarto
della popolazione risiede in case spar- dei comuni della regione.
se e l’8% in nuclei abitati, mentre in Se si fa riferimento alle superfici terri-
provincia di Napoli solo l’1,2% del- toriali dei comuni privi di piano vigen-
la popolazione vive in case sparse e te la situazione peggiora: il 31,5% del
l’0,8% in nuclei abitati. territorio regionale risulta non discipli-
La popolazione della Campania non nato da alcuno strumento di gestione
è soltanto fortemente concentrata in urbanistica. Lo scenario negativo si at-
aree urbane, ma notevoli differenze si tenua se si riguardano i dati in termini
riscontrano anche nella diversa inci- di popolazione: solo il 16% degli abi-
denza che hanno i comuni capoluogo. tanti della Campania risiede in comuni
Un esempio è Napoli, la cui popolazio- sprovvisti di piano vigente. Si desume,
ne al primo gennaio 2008 rappresenta quindi, come i comuni con Prg siano
il 31,5% di quella provinciale. Un altro quelli più popolosi e meno estesi (figu-
capoluogo che accentra una discreta ra 1.3). Con riferimento alla dotazione
percentuale è Benevento (più del 20% di strumenti urbanistici, espressa in
della popolazione provinciale), mentre termini di superficie territoriale disci-
Avellino, Salerno e Caserta presentano plinata da piani, si può osservare che
valori più bassi (rispettivamente 13%, il 68,5% del territorio regionale è di-
12,7% e 8,7% della popolazione pro- sciplinato mediante Prg, mentre il 23%
vinciale). risulta assoggettato a PdF e l’8,5% del
Il riequilibrio territoriale è l’obiettivo territorio regionale risulta senza stru-
prioritario di molte delle politiche di mento di pianificazione.
governo del territorio. In questo am- In termini di popolazione residente, il
bito c’è stato un progressivo trasferi- numero di abitanti il cui territorio co-
mento delle competenze dallo Stato munale è disciplinato mediante Prg
alle Regioni e, successivamente, alle raggiunge le 4.859.956 unità in Cam-
Province, volto a un maggiore coinvol- pania, pari all’84% della popolazione
gimento degli enti locali. totale della regione. La popolazione
Nel 2004 è stata approvata la legge ricadente in comuni sprovvisti di qual-
regionale per il governo del territorio, siasi strumento urbanistico precipita
Legge regionale n. 16 del 22/12/2004, invece al 3,9%. Sul primo dato pesa
con l’obiettivo di semplificare le proce- la notevole estensione della copertu-
dure e la burocrazia introducendo dei ra mediante Prg già evidenziata per la
nuovi strumenti urbanistici: piani ur- provincia napoletana, provincia in cui
banistici comunali (Puc). Lo stato della la densità abitativa è la più alta della
pianificazione urbanistica comunale al regione. Al contrario, sul secondo dato (2) I dati e le informazioni sono trat-
20042 vede il 90,5% dei comuni della incide il basso peso insediativo che ca- te dal “Rapporto sull’evoluzione e lo
stato della pianificazione urbanistica
regione dotati di strumenti urbanisti- ratterizza tipicamente i comuni privi di generale nei comuni della regione
ci generali, di cui il 70,4%, pari a 388 Prg o PdF: si tratta infatti di quei co- Campania 2005”, realizzato dal grup-
po di ricerca di Tecnica e pianifica-
comuni, dispongono di un Prg (Piano muni che, per effetto della loro stessa zione urbanistica del Dipartimento
regolatore generale) mentre il 20,1%, debole pressione insediativa, meno di Ingegneria Civile dell’Università
pari a 111 comuni, sono dotati di PdF hanno avvertito la necessità di dotarsi degli Studi di Salerno coordinato dal
Prof. Isidoro Fasolino. La sintesi dello
(Piano di fabbricazione). I restanti 52 di strumenti di governo del territorio. studio è riportata in “Comuni e pia-
comuni, pari al 9,4%, non dispongono La classe di età di un piano urbanisti- nificazione urbanistica” (Area Vasta
ancora di alcun piano urbanistico. Alla co può certamente dare il senso della Numero 10/11 del 2005)

luce della Legge regionale n. 16/2004, sua capacità di governare i fenomeni


che non riconosce più l’efficacia del e le problematiche che interessano un

5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.3
Stato della pianificazione in Campania
al 31.12.2004 (Fonte: “Comuni e
pianificazione urbanistica”, in Area
Vasta Numero 10/11, 2005)

Figura 1.4
Classi di età degli strumenti urbanistici
in Campania al 31.12.2004 (Fonte:
“Comuni e pianificazione urbanistica”,
in Area Vasta Numero 10/11, 2005)

6
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
determinato comune: piani approvati proprio territorio, quello vigente.
troppi anni fa sono, molto presumibil- Sono, invece, 235 i comuni, il 42,6%
mente, superati negli obiettivi e nelle del totale regionale, che si sono finora
previsioni. La maggioranza dei comu- dotati di due successivi piani urbanisti-
ni della regione (251, pari al 45,6%) ci comunali generali; irrisorio il nume-
ha avuto nel corso del tempo un solo ro di quelli (solo 13, il 2,4%) che è alla
strumento di disciplina generale del terza generazione di piani.

Il sistema produttivo
I dati di consuntivo 2007 fanno rileva- sistenza e le esportazioni hanno con-
re un indebolimento del tasso di cre- fermato il buon andamento del 2006,
scita della ricchezza prodotta (Pil) in ma, valutate a prezzi costanti, restano
Campania, che si attesta sullo 0,5% a ancora inferiori al livello raggiunto ne-
fronte di uno +1,6% del 2006 e di una gli anni precedenti (in particolare nel
previsione 2007 di +1,8%3 . 2002). (3) Rapporto Unioncamere 2007
Tale indebolimento ha riguardato la La variazione percentuale del Pil pro-
maggior parte dei settori produttivi, capite 2006-2007 è risultata, per la
marcando così una posizione di infe- provincia di Napoli, pari al 3%, varia-
riorità sia rispetto al centro-nord Italia, zione percentuale più elevata rispet-
sia verso le altre aree europee in defi- to alle variazioni delle altre province
cit di sviluppo. I consumi delle famiglie campane, dove, a eccezione di Avelli-
hanno continuato a crescere a ritmi no (+1,4), è stata registrata una varia-
assai contenuti, gli investimenti han- zione percentuale negativa (Caserta
no rallentato fortemente la loro con- -0,1; Benevento -1,2; Salerno -1,8).

Figura 1.5
Prodotto interno lordo pro capite nelle
province campane, anni 2006–2007
(Fonte: Bollettino statistico Camera di
commercio Napoli, 2008)

L’indebolimento dello sviluppo eco- prosegue nel settore commerciale la


nomico della regione ha coinvolto la riallocazione delle quote di mercato
maggior parte dei settori produttivi. in favore della grande distribuzione, la
Consumi, investimenti, esportazioni cui diffusione è peraltro ancora lonta-
hanno registrato un ritmo di crescita na dalla media delle altre regioni me-
particolarmente contenuto, contrad- ridionali.
dicendo i buoni andamenti degli anni Per quanto riguarda gli addetti per at-
precedenti. Gli andamenti rilevati tività economica, in Campania il setto-
nel comparto dei servizi non hanno re con il maggior numero di occupati
mostrato significative novità rispet- risulta essere quello dei servizi con
to agli anni recenti. In un contesto di 669.879 addetti, mentre 347.313 ad-
perdurante debolezza dei consumi, detti trovano collocazione nel settore
7
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
industriale. 2007 confermando così la debolezza
La scarsa crescita dell’economia cam- del processo di accumulazione nell’in-
pana ha nel 2007 accentuato gli squi- dustria regionale: nella prima metà
libri nel mercato del lavoro. Il numero del decennio il volume di investimenti
di occupati si è ridotto dello 0,7% ri- per occupato è calato in Campania da
spetto all’anno precedente; negli ulti- 13.500 a 10.700 euro, a prezzi costanti,
mi quattro anni è diminuito del 2,4% scendendo al di sotto del dato medio
contro una crescita del 2,7 nelle altre delle altre regioni del Paese; secondo
regioni meridionali e del 4,6 nelle aree i dati dell’Eurostat, gli investimenti in
centro-settentrionali. beni materiali nel settore industriale
Secondo l’indagine sulle imprese in- tra il 2002 e il 2005, valutati alle parità
dustriali con almeno 20 addetti, con- dei poteri d’acquisto e in rapporto agli
dotta dalla Banca d’Italia nel 2007, il occupati, sono stati in Campania infe-
fatturato a prezzi correnti in Campania riori del 14% circa rispetto alla media
è aumentato del 6,8% rispetto all’an- delle regioni europee dell’obiettivo 1.
no precedente (febbraio-marzo 2006). Le agevolazioni pubbliche agli investi-
A prezzi costanti, l’incremento è stato menti, misurate dai trasferimenti in
del 2,1%, la metà rispetto al 2006 e ha conto capitale alle imprese private,
riguardato soprattutto le imprese di sono state invece di entità simile al
maggiore dimensione (con oltre 100 resto del Mezzogiorno. Risulta ancora
addetti). marginale il contributo all’ampliamen-
Il valore aggiunto nel settore indu- to della base produttiva fornito da ini-
striale ha registrato un rallentamento ziative di investimento provenienti da
pari a circa lo 0,5% a prezzi costanti altre regioni italiane o dall’estero.
nel 2007; nei primi mesi del 2008 gli La struttura dell’apparato produttivo
indicatori congiunturali hanno mo- regionale resta particolarmente fram-
strato un progressivo peggioramento mentata: la dimensione media degli
generalizzato. Gli investimenti realiz- stabilimenti industriali campani è pari
zati dalle imprese industriali hanno a 66% di quella delle regioni europee
subito un sensibile rallentamento nel meno sviluppate.

2005 2006 2007


Voci Imprese Variazione Imprese Variazione Imprese Variazione
(n.) (%) (n.) (%) (n.) (%)
Tabella 1.3
Investimenti realizzati 298 3,9 237 14,8 202 2,2
Investimenti, fatturato e occupazione
nelle imprese industriali (Fonte: Banca Fatturato 301 4,1 240 12,4 206 6,8
d’Italia, Indagine sulle imprese dell’in-
Occupazione 310 -0,5 240 1,6 208 1,4
dustria in senso stretto)

La tabella 1.4 illustra il dato relativo al regionali che dalle tendenze nazionali
numero di imprese attive presenti al e internazionali di mercato. Il consun-
2008 in Campania tra i vari settori pro- tivo 2007 fa registrare significative ri-
duttivi censiti dall’Istat. duzioni dei volumi produttivi in quasi
I tre macrosettori che si caratterizzano tutte le coltivazioni. Le esportazioni di
per avere numero di imprese maggio- prodotti agricoli e quelle dell’industria
re sono: settore commercio, settore alimentare sono invece cresciute, a
agricoltura, caccia e silvicoltura e set- prezzi correnti, a ritmi pressoché dop-
tore costruzioni. pi rispetto al 2006.
L’agricoltura riveste un ruolo rilevante Sulla base dei dati del V censimen-
nell’economia campana per la presen- to Istat sull’agricoltura, riguardo alla
za di importanti filiere produttive, ma superficie investita, la forma di utiliz-
risente fortemente sia delle dinami- zazione più consistente dei terreni è
che provocate dagli squilibri interni quella dei seminativi.

8
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Imprese al Variazioni %
Settori di attività
31/12/2008 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 76.041 -2,21
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 362 -4,70
Estrazione di minerali 344 -3,20
Attività manifatturiere 55.937 -2,24
Energia 379 5,54
Costruzioni 65.960 0,05
Commercio 190.368 -0,48
Alberghi e ristoranti 25.851 1,30
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 17.461 -1,79
Intermediazione monetaria e finanziaria 9.365 2,31
Attività immobiliari noleggio, informatica, ricerca 35.750 0,73
Istruzione 2.597 -0,50
Sanità e altri servizi sociali 2.597 -0,50
Altri servizi pubblici, sociali e personali 3.904 0,61
Imprese non classificate 40.085 7,92 Tabella 1.4
Imprese provinciali ripartite per settore
Totale 546.234 -0,01 economico (Fonte: Movimprese 2008)

La praticano il 67,1% delle aziende con del 15,3%; essendosi però ridotta la
superficie totale e il 76,5% delle azien- superficie solo dell’11%, si registra un
de con SAU. aumento medio da 1,76 a 1,85 ettari
Rispetto al censimento del 1990 il nu- coltivati per azienda.
mero delle aziende coltivatrici è sceso

Superficie agricola Superficie agricola


Aziende agricole Aziende agricole
Tipo di conduzione totale utilizzata
Numero % Ettari % Numero % Ettari %
Diretta del
239.387 96,17 600.722,77 68,38 237.985 96,21 487.889,69 82,95
coltivatore
Con salariati e/o
9.362 3,76 275.936,00 31,41 9.194 3,72 99.097,41 16,85
compartecipanti
Colonia parziaria
appoderata e altra 183 0,07 1 . 860,08 0,21 174 0,07 1 . 213,67 0,21
forma Tabella 1.5
Aziende Agricole, SAT e SAU in Campa-
Totale 248.932 100,00 878.518,85 100,00 247.353 100,00 588.200,77 100,00 nia (Fonte: ISTAT, Censimento 2000)

Il comparto del turismo è stato carat- presenze del turismo nazionale, con
terizzato da un miglioramento in ter- una crescita, in termini di giornate di
mini di qualità offerta e di “volumi” presenza, del 4%, segnando un’inver-
conseguiti. Infatti, secondo le stime sione di tendenza rispetto agli anni
delle amministrazioni provinciali, nel recenti, mentre è stata più contenu-
2007 si sono registrati 4,5 milioni di ar- ta la crescita delle presenze straniere
rivi turistici presso le strutture ricettive (+2,4%). La spesa dei turisti stranieri,
regionali, con un incremento dell’1,7% rilevata dall’indagine campionaria sul
rispetto al 2006; le giornate di presen- turismo internazionale condotta dalla
za sono aumentate del 3,3%. I maggio- Banca d’Italia, è calata dell’8,3%.
ri incrementi sono stati rilevati nelle Nella media del periodo 2001-2007,
località turistiche dell’isola d’Ischia e a la spesa dei viaggiatori stranieri in
Sorrento: congiuntamente le maggiori Campania ha rappresentato il 4,5% del
presenze in tali località si rapportano totale nazionale; rispetto al complesso
ai tre quarti dell’incremento regiona- delle regioni meridionali la quota della
le. Si registra un miglioramento nelle Campania è progressivamente calata
9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dal 36,0 al 32,1%. al 7% delle regioni costiere di Spagna
Sulla base dei dati degli Istituti di stati- e Grecia. I dati riportati nella tabella
stica nazionali, nel 2004 la quota della 1.6 si riferiscono ai flussi regionali re-
Campania sul turismo estero nelle 15 gistrati negli esercizi alberghieri ed ex-
principali regioni costiere del Mediter- tralberghieri.
raneo era del 2,6%, meno di un terzo In questi ultimi mesi è stato avviato un
rispetto al dato mediano delle regioni processo di razionalizzazione del siste-
spagnole e di poco superiore alla metà ma turistico in Campania attraverso la
rispetto a quello delle isole greche. riorganizzazione degli enti provinciali
Alla stessa data, il settore turistico pe- per il turismo e delle aziende del turi-
sava in Campania per il 3,4% del valore smo, superando così la frammentazio-
aggiunto totale, contro valori superiori ne della governance turistica regionale.

Arrivi (1) Presenze (1)


(variazioni percentuali (variazioni percentuali
PERIODI sul periodo corrispondente) sul periodo corrispondente)
Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale
2005 -5,5 2,3 -2,6 -8,7 -1,3 -5,9
Tabella 1.6 2006 -4,2 1,8 -1,9 -11,9 -4,1 -8,7
Movimento turistico (Fonte: Banca
d’Italia, elaborazione su dati 2007 3,3 -0,6 1,7 4,0 2,4 3,3
amministrazioni provinciali) (1) I dati fanno riferimento ai flussi regionali registrati negli esercizi alberghieri ed extralberghieri.

Totale Alberghi Totale esercizi complementari


Esercizi Letti Camere Bagni Numero Letti

Tabella 1.7 Campania 1.604 106.058 53.357 53.128 1.864 82.809


Offerta ricettiva dato provinciale, Italia 34.058 2.142.786 1.058.910 1.048.694 96.991 2.342.795
regionale, nazionale nel 2007 (Fonte:
Istat) 2007 3,3 -0,6 1,7 4,0 2,4 3,3

In base all’indagine congiunturale con- vendite al dettaglio è salita al 20,4%,


dotta dal Ministero dello Sviluppo eco- rimanendo, comunque, significativa-
nomico, nel primo semestre del 2007 mente inferiore alla media nazionale
le vendite al dettaglio sono aumentate (39,1%). Tra l’inizio del 2002 e l’inizio
del 2,4% a prezzi correnti. La dinamica del 2007 il numero di grandi strutture
è stata più sostenuta nelle strutture commerciali in regione è aumentato di
della grande distribuzione (+5,9%); la 68 unità, 41 delle quali nel solo 2006.
quota di tali strutture sul totale delle

Esercizi (n.) Superficie di vendita (m2) Addetti (n.)


VOCI
2005 2006 2007 2005 2006 2007 2005 2006 2007
Consistenze assolute (1)
Despecializzata 512 502 530 461 477 535 7.801 8.057 9.041
Grandi Magazzini 60 63 70 78 92 101 937 1.072 1.166
Ipermercati 77 12 11 15 72 109 1.723 1.663 2.041
Specializzata 37 41 54 132 139 193 517 1.586 2.152
Supermercati 440 428 445 311 308 326 5.141 5.322 5.834
Totale 549 543 584 593 615 729 8.318 9.643 11.193
Consistenze in rapporto alla popolazione (2)
Campania 9,5 9,4 10,1 10,2 10,6 12,6 1,4 1,7 1,9
Tabella 1.8 Mezzogiorno 12,6 13,6 14,9 13,9 15,4 17,6 2,2 2,5 2,8
Struttura della grande distribuzione
al dettaglio (Fonte: Ministero dello Italia 17,9 18,7 19,6 24,2 25,6 27,1 4,6 4,9 5,1
Sviluppo economico e Istat) (1) Dati riferiti al 1° gennaio dell’anno indicato.
(2) Numeri e superfici su 100 mila abitanti e addetti su mille abitanti.

10
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nonostante tale crescita, che ha inte- tuato con riferimento al sottoinsieme
ressato tutte le tipologie della distri- di beni a maggiore frequenza d’acqui-
buzione moderna, la diffusione della sto (in particolare: alimentari e abbi-
grande distribuzione regionale appare gliamento). Secondo recenti stime dif-
ancora lontana dalla media delle altre fuse dall’Istat con riferimento all’anno
regioni italiane. 2006, nel capoluogo campano il livello
Gli andamenti rilevati nel comparto dei prezzi dei generi alimentari, dei
dei servizi non hanno mostrato signifi- beni di arredamento e di abbigliamen-
cative novità rispetto agli anni recenti. to, era inferiore alla media dei comuni
In un contesto di perdurante debolezza capoluogo italiani rispettivamente del
dei consumi, nel settore commerciale 12,0%, 11,4% e 4,9%.
le quote di mercato si spostano sempre Nel 2007, secondo le rilevazioni di im-
di più verso la grande distribuzione, la portanti società operanti nel microcre-
cui diffusione sul territorio campano dito, la spesa in beni di consumo dure-
è peraltro ancora lontana dalla media voli è cresciuta dell’1,4 %, meno della
delle altre regioni meridionali. media nazionale (3,7%).
Nella distribuzione alimentare le ven- Il segmento di mercato maggiormente
dite sono cresciute a un tasso superio- dinamico è stato quello degli elettro-
re alla media (3,5%), anche in conse- domestici bianchi, le cui vendite sono
guenza della più sostenuta dinamica cresciute di circa l’11%, anche per il
dei prezzi dei prodotti alimentari. sostegno degli incentivi alla rottama-
Nel 2007 l’indice regionale dei prezzi zione introdotti con la legge finanzia-
al consumo rilevato dall’Istat è cre- ria per il 2007 allo scopo di favorire
sciuto dell’1,8%, in linea con il dato l’acquisto di frigoriferi e congelatori a
nazionale. Gli incrementi maggiori maggior efficienza energetica.
hanno interessato i generi alimentari Negli altri segmenti merceologici si è
e le bevande analcoliche (+3,4%), le rilevato un rallentamento delle vendi-
bevande alcoliche e i tabacchi (+4,0%), te (+ 0,8% a fronte del 4,1% nel 2006):
l’abbigliamento e le calzature (+2,4%) nel settore delle automobili, che da
e i servizi di istruzione (+3,2%). Tra il solo assorbe il 62% della spesa in beni
1998 e il 2007 gli incrementi dei prez- durevoli, il valore delle vendite è cre-
zi in Campania sono stati maggiori sciuto dello 0,6% (6,1% nel 2006), 3,4
rispetto alla media nazionale; il feno- punti percentuali sotto la media nazio-
meno è stato particolarmente accen- nale.

Il sistema infrastrutturale
Per il sistema infrastrutturale sono ri- e supera in entrambi i casi la media
portate alcune infrastrutture econo- nazionale. La regione ha, infatti, la
miche comprendenti sia le reti per il maggiore densità territoriale di infra-
trasporto delle merci e delle persone strutture statali, regionali e provinciali
sia quelle per il trasporto dell’energia (tabella 1.9), con una rete autostrada-
elettrica. le per 100 chilometri quadrati superio-
La Campania è prima nel Sud per do- re alla media nazionale, tuttavia ha un
tazione di infrastrutture stradali e basso rapporto di strade per abitante
ferroviarie in rapporto alla superficie, a causa dell’elevata densità abitativa.

Chilometri di strade Chilometri di strade


provinciali e regionali (a) di interesse nazionale (b)
per 100 Km2 di superficie territoriale per 100 Km2 di superficie territoriale
2002 2004 2002 2004
Campania 59,3 61,4 9,1 9,9 Tabella 1.9
Strade provinciali e regionali e strade
Sud 46,5 52,8 8,8 9,3
di interesse nazionale per regione,
ITALIA 42,2 50,3 7,1 5,7 anni 2000, 2002 e 2004 (Fonte:
(a) La serie fino al 2002 si riferisce alle sole strade provinciali. Istat - Atlante territoriale delle
(b) Ex strade statali. infrastrutture)

11
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di conseguenza la rete viaria assorbe prevedono investimenti complessivi
un volume di traffico veicolare di gran per 3,7 miliardi di euro, che riguarda-
lunga superiore a quello nazionale no sia nuove opere (oltre 3,5 miliardi
e a quello di altre regioni. Per la rete di euro) e sia la manutenzione straor-
viaria della Campania nel 2002 sono dinaria della rete con interventi per la
stati programmati 8 miliardi di euro sicurezza stradale e la sicurezza nelle
da investire per l’82% sulla rete viaria gallerie.
nazionale e per il rimanente 18% sulla Nella sottostante tabella è riportata
rete regionale e provinciale. Nel 2007 il dettaglio dell’estensione in chilo-
il 55% degli investimenti è stato rea- metri per singola provincia della rete
lizzato o è in corso di appalto o realiz- viaria regionale e provinciale, rilevato
zazione. I lavori previsti fino al 2011 nell’anno 2007.

Autostrade Rete statale Strade regionali e provinciali TOTALE


Campania 442 1.337 7.829 9.608
Sud 2.099 13.885 54.792 70.776

Tabella 1.10 ITALIA 6.542 21.524 147.364 175.430


Rete stradale in Campania in % Campania/Sud 21,1 9,6 14,3 13,6
chilometri lineari, 2005 (Fonte:
Annuario 2007 Regione Campania) %Campania/Italia 6,8 6,2 5,3 5,5

I dati sui veicoli circolanti in Campa- maniera meno marcata e passano da


nia mostrano un aumento nel nume- un totale di quasi 170.000 unità alle
ro dei veicoli tra il 2005 e il 2006 che 200.000 unità del 2006, con un incre-
ha interessato tutto il parco veicoli, mento di quasi 2 punti in percentuale.
principalmente gli autocarri e i moto- Di esse le auto incrementano del 4%,
cicli che passano rispettivamente dal gli autocarri del 2,4%, con una punta
4,7% e all’8,5% rispetto al 2005. Di del 12% per gli altri veicoli, mentre i
conseguenza anche le nuove imma- motocicli subiscono una perdita pari
tricolazioni sono in ascesa, seppure in al -5,1%.

Auto Autobus Autocarri Motocicli Motocarri


2005 2006 2005 2006 2005 2006 2005 2006 2005 2006
Campania 3.188.953 3.252.529 9.741 9.952 267.418 279.884 445.832 483.717 46.224 46.184
Mezzogiorno 11.461.625 11.744.008 35.565 36.389 1.099.032 1.151.029 1.458.472 1.577.589 187.580 187.773
Italia 34.667.485 35.297.282 94.437 96.099 3.637.740 3.763.093 4.938.359 5.288.818 344.827 349.104

%Campania/
Tabella 1.11 27,8 27,7 27,4 27,3 24,3 24,3 30,6 30,7 24,6 24,6
Mezzogiorno
Veicoli circolanti in Campania e in
Italia per tipo, 2005 e 2006 (Fonte: %Campania/
9,2 9,2 10,3 10,4 7,4 7,4 9,0 9,1 13,4 13,2
Italia
Annuario 2007 Regione Campania)

L’infrastruttura ferroviaria in Campa- del nodo metropolitano di Napoli; 65


nia si estende complessivamente per sono le principali stazioni.
1.080 Km di linee, di cui 55 all’interno

Rete Rete non Binario Doppio Stazioni/


Estensione
elettrificata elettrificata semplice Binario Fermate
(Km)
(Km) (Km) (Km) (Km) (n.)
Circumvesuviana 142,0 142,0 - 81,0 61,0 94,0
Metrocampania Nord-Est 91,5 50,5 41,0 88,0 3,5 24,0
Metronapoli 15,8 15,8 - - - 18,0
Tabella 1.12
RFI 1.089,0 826,0 263,0 469,0 620,0 183,0
Estensione e caratteristiche della rete
ferroviaria in Campania per azienda, Sepsa 47,0 47,0 - 33,0 14,0 32,0
anno 2007 (Fonte: Acam - Regione
TOTALE 1.385,3 1081,3 304,0 671,0 698,5 351,0
Campania)

12
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Dalla tabella che segue si evince come lunghezza complessiva degli accosti e
sia l’auto privata il mezzo più utilizzato di superfici dei piazzali per le merci, ap-
negli spostamenti casa-lavoro rispetto pare contenuta rispetto ad altre realtà
ad autobus, treni e ad altri mezzi di tra- italiane. Il porto di Napoli, ad esempio,
sporto pubblico urbani ed extraurbani, ha una lunghezza di accosti pari a circa
con notevoli incrementi del traffico e 12,5 chilometri, analogamente la su-
impatti significativi sull’inquinamento perficie dei piazzali è “appena” di 0,45
atmosferico oltre che sulla vivibilità milioni di metri quadrati.
delle aree urbane. Tale limitazione infrastrutturale rende
La regione Campania è dotata di due quindi necessaria una gestione inte-
sistemi portuali industriali e commer- grata con il sistema della logistica in-
ciali localizzati a Napoli e Salerno. termodale e con il trasporto pubblico
Complessivamente la capacità delle in senso lato.
infrastrutture, espressa in termini di

Porti Accosti Lunghezza accosti Superfici piazzali merci


(n.) (n.) (m) (m2) Tabella 1.13
CAMPANIA 38 93 26.529 955.000 Opere e infrastrutture portuali in
Campania e in Italia, 2006 (Fonte:
ITALIA 243 1.471 389.189 16.502.000 Acam - Regione Campania)

Arrivi Partenze
Porti Merci Passeggeri Merci Passeggeri
2004 2005 2004 2005 2004 2005 2004 2005
CAMPANIA 12.027 12.084 10.932 9.404 6.630 6.683 10.892 9.332
Mezzogiorno 146.446 156.188 31.859 30.061 102.618 110.965 31.800 29.845
Italia 337.374 348.234 41.716 39.476 146.610 160.711 41.600 39.277
%Campania/
8,9 7,7 34,9 31,3 7,8 6,0 34,9 31,3 Tabella 1.14
Mezzogiorno
Movimenti per porto in Campania
%Campania/ e in Italia, anni 2004 e 2005 (Fonte:
3,7 3,5 26,9 23,8 5,2 4,2 26,9 23,8
Italia Annuario 2007 Regione Campania)

La regione Campania è dotata di un porto di Napoli ha chiuso il 2008 con


sistema aeroportuale limitato rispetto un traffico passeggeri pari a 5 milioni e
alle altre regioni italiane. In un terri- 643 mila passeggeri, registrando per la
torio a elevata densità abitativa e con prima volta negli ultimi anni un -2,3%
importanti flussi turistici, esistono solo rispetto al 2007. In particolare il traffi-
tre strutture aeroportuali, di cui solo co di linea nazionale ha registrato una
una è operativa su rotte internazionali flessione del 5%, a causa delle vicende
(Aeroporto di Napoli-Capodichino) su legate alla trasformazione della com-
47 in Italia, una è stata aperta ai voli pagnia di bandiera, mentre la linea
di linea agli inizi del 2008 (Aeroporto internazionale registra un incremento
Salerno-Costa d’Amalfi) e la terza (Ca- poco significativo pari all’1,5%.
pua) non offre servizi di linea. L’aero-

Aeroporto
2003 2004 2005 2006 2007
di Napoli
Arrivi 2.292.087 2.309.551 2.267.188 2.517.113 2.847.190
Partenze 2.248.756 2.278.471 2.294.577 2.549.882 2.888.021
Transiti 46.320 44.366 26.930 28.974 40.627 Tabella 1.15
Totale passeggeri 4.587.163 4.632.388 4.588.695 5.095.969 5.775.838 Traffico passeggeri dell’aeroporto di
Napoli negli anni 2003-2007 (Fonte:
Movimenti 65.016 59.962 58.002 61.708 72.330 Acam - Regione Campania)

13
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il network dei collegamenti diretti nel rato argomento trasversale in quanto
2008 (primavera-estate 2008) è stato interessa sia i settori socio-produttivi
di 32 destinazioni internazionali, 15 (richiesta di energia) e sia quello della
destinazioni nazionali e oltre 50 char- tutela ambientale (limitazione dell’in-
ter. Sono 27 le compagnie aeree che quinamento delle diverse matrici).
hanno operato nello scalo parteno- Per tali motivi gli interventi operati nel
peo nel 2008. Il traffico aeroportuale settore energetico, sia dal profilo del-
è stato di 5,642 milioni di passeggeri la produzione (offerta) che quello del
nel 2008, 5.800 tonnellate di merce e consumo (domanda), possono contri-
posta, 68.548 movimenti (decolli e at- buire al raggiungimento degli obiettivi
terraggi), 163 movimenti al giorno di di sostenibilità sia a livello locale che
media. Il sistema energetico è conside- globale.

2000 2007
Tipologia impianti Potenza efficiente lorda Potenza efficiente lorda
Numero Numero
(MW) (MW)
Impianti idroelettrici 26 1.332,5 28 1.315,4
Tabella 1.16 Impianti termoelettrici 23 1.518,8 34 2.624,9
Situazione impianti in regione
Campania 2000 e 2007 (Fonte: Terna) Impianti eolici e fotovoltaici 23 208,8 188 465,0

La Campania detiene il 15,8% degli im- rispetto al 36% nel 2000) e quelli eo-
pianti del totale nazionale. Secondo i lici-fotovoltaici (78,7%, rispetto al 32%
dati Terna relativi al 31 dicembre 2007, nel 2000).
la situazione degli impianti risulta così Mentre la produzione netta nazionale
ripartita: quelli termoelettrici costitui- nel 2007 è rimasta invariata rispetto
scono il 9,6% (32% nel 2000) del totale all’anno precedente, con un valore di
regionale, mentre le fonti rinnovabili 301,3 miliardi di KWh, l’offerta di ener-
di energia alimentano il 90,4% del to- gia totale campana è stata pari a 7,5
tale degli impianti regionali di produ- miliardi di kWh (aumento del 103,3%
zione energetica, dato che risulta dalla rispetto al 2006), suddivisa secondo la
somma di quelli idroelettrici (11,7%, tabella di seguito riportata.

Operatori del mercato


Totale
Produzione netta per tipologia elettrico Autoproduttori %
Campania
(GWh)
Eolica 777,6 - 777,6 8,3
Fotovoltaica 1,4 - 1,4 0,01
Geotermoelettrica - - - -
Idroelettrica 1.760,2 - 1.760,2 18,7
Termoelettrica tradizionale 6.659,9 206,7 6.866,6 73,0
Totale produzione 9.199 206,7 9.405,7 -
Tabella 1.17 Energia destinata ai pompaggi -1.929,7 - -1.929,7 -
Offerta di energia totale in regione
Campania 2007 (Fonte: Terna) Produzione destinata al consumo 7.269,4 206,7 7.476 -

In dettaglio, la produzione termoelet- pari al 60% del fabbisogno, per cui la


trica (6,9 miliardi di KWh) è cresciuta Campania si conferma la regione con il
del 132,7%, quella eolica (0,8 miliardi maggior deficit di produzione.
di kWh) del 19%, mentre quella idro- I consumi complessivi della regio-
elettrica (1,8 miliardi di KWh) è scesa ne Campania nell’anno 2007 sono di
dell’8,3%. Il deficit di produzione, co- 17.387,2 GWh, ossia 2.995 KWh per
perto con l’energia fornita dalle altre abitante. Nel 2007 la suddivisione dei
regioni, è stato di 11,2 miliardi di kWh, consumi di energia elettrica per setto-

14
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
re economico vede il terziario al primo (1,5%) (figura 1.6).
posto con 5.812,5 GWh (33,5%), poi Il bilancio energetico per la regione
il domestico con 5.746,6 GWh (33%) Campania è costituito da un deficit pari
e l’industria con 5.564,4 GWh (32%) a - 11.190,9 GWh dato dalla differenza
e, infine, l’agricoltura con 263,7 GWh tra produzione e consumo (-60%).

Figura 1.6
Consumi di energia elettrica in
Campania per settore economico,
2007 (Fonte: Terna)

Provincia di Avellino
Il sistema insediativo
La popolazione residente in provincia demografica, rilevando un incremen-
di Avellino al 31 dicembre 2007 è di to del 2,33% che ha interessato, con
439.049 abitanti, di cui 214.784 ma- maggiore evidenza, il primo triennio
schi e 224.265 femmine. per poi mantenersi a livelli sostan-
Nel periodo 2001-2007 (figura 1.7), si zialmente stazionari nell’ultimo qua-
può evidenziare una lieve espansione driennio.

Figura 1.7
Popolazione residente (numero) in
provincia di Avellino nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)

Un sensibile aumento si registra poi nel al 1995, a sottolineare la propensione


numero delle famiglie al 2007, pari al alla creazione di piccole famiglie in-
4,2% rispetto al 2003 e al 6,7% rispetto dipendenti al posto dei grandi nuclei
15
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
familiari. Tale tendenza si traduce an- cato sia da un tasso di natalità pari a
che in un lieve decremento, che segue 8,6 nel 2007, tra i più bassi della re-
d’altro canto il trend nazionale, del nu- gione, sia da un tasso di mortalità pari
mero di componenti per famiglia che è a 9,9 che è invece tra i più alti. Unica
passato da 2,8 nel 2003 a 2,7 nel 2005, voce positiva del bilancio demografi-
stabilizzandosi su tale valore. co è il saldo migratorio che consente
Alla luce dei dati anagrafici sopra con- di registrare una crescita totale (saldo
siderati, non meraviglia un bilancio migratorio più saldo naturale) che nel
demografico caratterizzato da un sal- periodo 2002-2007, con l’unica ecce-
do naturale (nati-morti) nel periodo zione del 2005, è sempre stata positiva
2002-2007 sempre negativo, giustifi- (tabella 1.18).

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale -180 -493 -177 -605 -533 -571
Saldo Migratorio interno 9 466 427 226 403 372
Saldo Migratorio con l'estero 704 2.064 1.347 425 362 1.774
Saldo Migratorio per altri motivi 2.509 1.899 -88 -192 3 -175

Tabella 1.18 Saldo Migratorio totale 3.222 4.429 1.686 459 768 1.971
Popolazione residente e bilanci Crescita totale 3.042 3.936 1.509 -146 235 1.400
demografici in provincia di Avellino
2002-2007 (Fonte: Istat) POPOLAZIONE TOTALE 432.115 436.051 437.560 437.414 437.649 439.049

Il sistema insediativo della provincia tale della provincia, a fronte di un’area


di Avellino, con le sue dinamiche e le collinare orientale decisamente meno
sue criticità, necessita di una lettura estesa. In base alle zone altimetriche,
correlata alle principali “invarianti” il 45,4% dei comuni sono collocati in
geomorfologiche e demografiche che aree montuose interne di altitudine
ne hanno determinato le regole evo- superiore ai 1.000 metri e il 54,6% in
lutive. Il territorio provinciale, con una aree collinari. A queste ultime è asso-
superficie di 2.791,64 chilometri qua- ciata una densità di popolazione pari
drati, caratterizzato da un’altitudine a 283,7 abitanti per chilometro qua-
media di 528,06 metri sul livello del drato, contro i 97,5 dell’area montana,
mare, si delinea sotto il profilo orogra- riflettendo la tendenza a insediarsi in
fico come area prevalentemente mon- zone meglio servite dal sistema infra-
tuosa che si snoda nella parte occiden- strutturale (tabella 1.19).

AREA MONTANA AREA COLLINARE


Abitanti (n.) 184.818 254.231
Tabella 1.19 Superficie (Km2) 1.896 896
Suddivisione degli abitanti per 2
Densità (abitanti/Km ) 97,5 283,7
zone altimetriche nella provincia di
Avellino, 2007 (Fonte: Istat) Popolazione sul totale provinciale (%) 42,1 57,9

In riferimento alla classe di ampiezza un contesto territoriale caratterizzato


demografica dei comuni, emerge che dalla presenza di tanti piccoli comuni,
il 64% ha popolazione fino a 3.000 abi- con punta minima di 373 residenti nel
tanti (figura 1.8), a testimonianza di comune di Petruro Irpino.

16
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.8
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Avellino
rispetto alla classe di ampiezza
demografica, anno 2007 (Fonte: Istat)

Le caratteristiche geologiche e i livelli di Avellino, quest’ultimo probabilmen-


di rischio sismico del territorio provin- te per fenomeni di saturazione. Infine
ciale rappresentano fattori rilevanti nel figura un’area di progressiva crescita
condizionare le dinamiche insediative. demografica che comprende i territori
La maggior parte dei territori comuna- dell’Alto Cranio e del Solofrano, vero-
li dell’area occidentale sono classificati similmente correlata sia a dinamiche
con livelli di pericolosità pari a 2 (me- economiche favorevoli (ad esempio il
dio), contro un livello di pericolosità polo conciario di Solofra) sia alla faci-
pari a 1 (alto) nella parte orientale. lità di accesso dai territori confinanti
Da una più dettagliata analisi dell’evo- la provincia di Napoli, ormai saturi e
luzione demografica, condotta nello congestionati.
studio propedeutico al Preliminare di La provincia di Avellino presenta il va-
Ptcp (Piano territoriale di coordina- lore percentuale più basso (il 64,7%)
mento provinciale) di Avellino, si ri- quanto a comuni dotati di uno stru-
leva che una fascia di spopolamento mento urbanistico generale, ma il più
diffuso continua a investire, sia pure elevato numero di comuni dotati di
con dinamiche diverse, l’area orienta- PdF (Piano di Fabbricazione), 37 (il
le della provincia, dove si registra una 31,1% a livello provinciale).
forte flessione soprattutto nell’Alta Ir- Un’elevata quota di popolazione (il
pinia, area del cratere del terremoto 32,3%) della provincia di Avellino rica-
del 1980. Esiste un’area a sostanziale de in comuni privi di strumenti alla luce
stazionarietà che comprende il territo- della Legge regionale n. 16/20044. (4) Dati del Dipartimento di ingegne-
ria civile dell’Università di Salerno,
rio del Partenio e del sistema urbano “Rapporto sull’evoluzione e lo stato
della pianificazione urbanistica gene-
rale nei comuni della regione Campa-
Il sistema produttivo nia”, anno 2005

Nel 2007 la provincia di Avellino ha capite: nel 2007, con 17.238 euro (ri-
prodotto ricchezza per un totale di 8,2 spetto ai 16.832 del 2006).
miliardi, con un incremento annuo del Avellino sale all’ottantesimo posto nel-
4,8% rispetto al 2006, ben al di sopra la graduatoria delle province italiane,
della media regionale (+1,5%) e ad- conquistando tre posizioni rispetto
dirittura di quella nazionale (+4%)5. all’anno precedente. Da un confronto (5) I dati sono ottenuti aggiungendo
al valore aggiunto ai prezzi base l’am-
Il settore capofila è stato quello delle però con il 2004, la provincia irpina montare dell’IVA e delle altre imposte
costruzioni (+9%), seguito a distanza non registra mutamento alcuno nella indirette nette gravanti sui prodotti e
dai “servizi” (+3,6%) e dall’industria graduatoria nazionale del Pil. sulle importazioni. Elaborazioni Isti-
tuto G. Tagliacarne su dati propri,
manifatturiera (+3,2%); in netta fles- Pertanto, i buoni risultati del 2007 Unioncamere–Movimprese, Istat e
sione, invece, il comparto agricolo con sono da interpretarsi più come recu- Banca d’Italia
un –8,4%. In crescita anche il Pil pro- pero di precedenti flessioni piuttosto
17
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
che come fenomeno strutturale di cre- rimento professionale in quanto solo
scita. il 3,5% dei nuovi posti di lavoro è ri-
Relativamente ai tassi occupazionali si servato dalle imprese irpine a laureati,
rileva come il mercato del lavoro irpino contro la quota campana del 6,3% e
vanti un tasso di occupazione che, pari quella nazionale del 9%.
al 48,7%, supera di circa 4 punti percen- Una situazione completamente diver-
tuali il dato medio regionale, per quan- sa si presenta se si considerano le cifre
to inferiore a 58,4%, dato medio nazio- degli addetti per attività economica.
nale. Il tasso di disoccupazione è pari a Quello industriale (industria in senso
10,6%, superiore al 6,8% nazionale. stretto e costruzioni) risulta essere il
Particolarmente critica la disoccupa- settore con il maggior numero di occu-
zione giovanile con oltre il 24% di di- pati (62.488 addetti) e subito dopo tro-
soccupati con età fino a 24 anni, con viamo il settore dei servizi (con 44.427
punte del 28% per le giovani donne. addetti (dati Istat 2004). Prosegue la
Da un’analisi sviluppata sulla base crescita per l’apparato industriale del-
del titolo di studio si evidenzia come la provincia di Avellino, anche se con
i laureati, pur rappresentando la quo- un ritmo molto più contenuto rispetto
ta percentuale più bassa tra gli iscrit- al recente passato. I dati di demografia
(6) Indagine “Movimprese 2008”, ti presso i centri per l’impiego, con il imprenditoriale6 evidenziano come al
condotta da InfoCamere sulla base 7,2% sono la classe con il maggiore 31 dicembre 2008 sono 45.457 le im-
dei dati della Camera di Commercio di
Avellino. incremento rispetto al 2006 (42,4%) e prese registrate in provincia di Avellino
hanno le peggiori prospettive di inse- (tabella 1.20).

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 12.778 12.947 -1,32
Alberghi e ristoranti 1.751 1.674 4,40
Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.568 1.546 1,40
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 2.351 2.228 5,23
Attività manufatturiere 4.983 4.998 -0,30
Commercio 10.877 10.858 0,17
Costruzioni 5.210 5.049 3,09
Energia 63 48 23,81
Estrazione di minerali 40 40 0,00
Imprese non classificate 3.837 3.896 -1,54
Intermediazione monetaria e finanziaria 694 664 4,32
Istruzione 120 121 -0,83
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 3 3 0,00
Tabella 1.20
Imprese provinciali ripartite Sanità e altri servizi sociali 247 227 8,10
per settore economico (Fonte:
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 935 963 -2,99
Unioncamere-InfoCamere,
Movimprese 2008) TOTALE 45.457 45262 0,43

L’analisi delle dinamiche settoriali evi- tà immobiliari, noleggio di macchine,


denzia, relativamente al biennio 2008- informatica e attività connesse, altre
2007, come sia proseguita la storica attività imprenditoriali e professionali)
riduzione delle imprese nel settore che fa segnare una crescita percen-
dell’agricoltura (-1,32%) contrastata tuale del 5,23% nell’ultimo anno. In
dal settore delle costruzioni, a cui è provincia di Avellino sono attualmente
associato un +161 aziende rispetto localizzati nove agglomerati industriali
al 2007 e dal settore dei “servizi alle (Asi) attrezzati per l’insediamento di
imprese” (comprensivo delle attivi- attività produttive (tabella 1.21).

18
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Superficie Superficie destinata
Nome area Comuni interessati Totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Calabritto Calabritto, Senerchia 317.000 140.000

Agglomerato di Calaggio Lacedonia 365.000 220.000

Agglomerato di Calitri Pescopagano 707.000 320.000


Agglomerato di
Conza della Campania 178.000 100.000
Conza della Campania
Agglomerato di
Morra De Sanctis 361.000 230.000
Morra De Sanctis
Agglomerato di Nusco - Lioni - Lioni, Nusco,
1.054.000 480.000
Sant’Angelo dei Lombardi Sant‘Angelo dei Lombardi
Avellino, Grottolella, Monocalzati,
Agglomerato di Pianodardine Montefredane, Prata di Principato 3.720.000 2.450.000
Ultra, Atripalda Tabella 1.21
Aree Asi in provincia di Avellino, 2008
Agglomerato di Porrara Sant’angelo dei Lombardi 237.000 100.000
(Fonte: Assessorato all’agricoltura e
Agglomerato di alle attività produttive della Regione
San Mango sul Calore 307.000 230.000
San Mango sul Calore Campania)

Continua la crescita imprenditoriale tata, vede una prevalenza di colture di


delle attività economiche che ruotano pregio quali quelle viticole. L’analisi dei
intorno alla casa, a testimonianza di dati relativi alla composizione della su-
una consolidata tendenza locale, ma perficie agricola utilizzata per tipologia
anche nazionale, a investire nel “mat- di coltivazione consente di individuare
tone”. Anche il commercio evidenzia una dominanza delle aree prevalente-
in generale un lieve incremento delle mente destinate a seminativi pari al
proprie consistenze con un rialzo dello 66% della SAU (Superficie agricola uti-
0,17% dell’intera sezione. Al turismo lizzata) e una percentuale comunque
è, infine, associata una crescita nel rilevante, pari al 23%, di aree destina-
2008 delle strutture ricettive e della te a coltivazioni legnose agrarie (figu-
ristorazione del 4,40%. L’agricoltura ra 1.9). Tra queste ultime, particolare
rappresenta, per il territorio provin- risalto va dato alle coltivazioni viticole,
ciale irpino, una delle attività antropi- vista l’affermata vocazione vinicola del
che maggiormente caratterizzanti. La territorio irpino, con produzioni che
provincia di Avellino si distingue nel si fregiano di marchi di qualità Doc e
contesto campano per una elevata in- Docg. Infatti, quasi la metà delle azien-
cidenza della superficie agraria sulla de agricole in provincia si dedica alla
superficie territoriale totale, defini- viticoltura, impegnando all’uopo una
ta da un rapporto percentuale pari a superficie di 6.963,70 ettari.
50,3 contro il valore medio regionale Di rilievo, inoltre, l’avvicinamento della
di 44,1. Profonde diversità nella con- realtà provinciale ai principi dell’agri-
notazione morfologica tra la parte oc- coltura biologica e, quindi, a un ap-
cidentale e quella orientale del territo- proccio ecocompatibile del comparto
rio si riflettono in modo evidente nelle produttivo, attestato da un incremen-
caratteristiche produttive del settore to sensibile del numero di aziende (da
agricolo. L’area orientale, infatti, preva- 99 a 555 nel solo biennio 97-99) che
lentemente rurale, è caratterizzata da hanno adottato tali metodi alternativi,
una dominanza di colture cerealicole e nonché da una estensione della super-
dalla zootecnia, viceversa la parte oc- ficie a essi destinata.
cidentale, infrastrutturalmente più do-

19
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.9
Superficie agricola utilizzata per
tipologia di coltivazione, anno 2000
(fonte: Istat, V Censimento Generale
dell’Agricoltura)

Per quanto riguarda l’andamento dei precedente (tabella 1.22). Se però


flussi turistici nella provincia irpina, si consideriamo il totale delle presenze
evidenzia un bilancio negativo relativo turistiche, si può notare un migliora-
alle sole presenze straniere nel 2008, mento nel 2008 rispetto al 2007, con
rispetto a quelle registrate nell’anno un incremento del 4,09%.

Anno Italiani Stranieri Totale


Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
2007 70.553 153.400 9.624 29.025 80.157 182.425
Tabella 1.22
Flussi turistici alberghieri negli eser- 2008 72.958 162.738 9.822 27.163 82.780 189.901
cizi della provincia di Avellino, anni
Var % 2008-2007 +3,4 +6,08 +2,05 -6,4 +3,2 +4,09
2007-2008 (Fonte: Ept Avellino)

Rilevante negli ultimi anni è stato lo continua evoluzione. L’offerta ricetti-


sviluppo dell’offerta agrituristica gra- va copre la quasi totalità del territo-
zie alle notevoli produzioni enologiche rio analizzato; al 2005 dei 119 comuni
di qualità che caratterizzano il territo- della provincia solo 47 sono sprovvisti
rio irpino, consentendo anche la risco- di strutture agrituristiche, mentre i ri-
perta delle tradizioni e della cultura lo- manenti 72 comuni (60%) ospitano nel
cale. Il fenomeno agrituristico, infatti, proprio territorio almeno una struttu-
(7) Dati del Centro europeo di forma- riflettendo un andamento di crescita ra7.
zione professionale, progetto Airone,
Iniziativa Comunitaria Equal Fase 2
che caratterizza l’intera regione, è in
Euroform 2005

Il sistema infrastrutturale
La provincia di Avellino, con un terri- Melfi), lungo le quali sono dislocate
torio non molto esteso, è facilmente e ben collegate la quasi totalità delle
raggiungibile dalla rete nazionale stra- aree produttive. È inoltre attraversa-
dale e dispone di una serie di arterie ta dalla ferrovia Roma-Bari e dai rami
a scorrimento veloce che la attraver- secondari Avellino-Benevento e Avel-
sano e garantiscono un collegamen- lino-Rocchetta Sant’Antonio. Il territo-
to efficiente con l’esterno. Avellino è rio provinciale presenta poi una buona
punto di snodo tra le direttrici stradali vicinanza con il sistema nazionale dei
nord-sud ed est-ovest (raccordo auto- trasporti (porti, aeroporti e interpor-
stradale Salerno-Avellino, autostrada ti).
A16 Napoli-Bari e A30 Caserta-Saler- La domanda di mobilità sul territorio è
no, strada statale “Ofantina” Avellino- sempre strettamente correlata alla di-

20
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
stribuzione spaziale di poli attrattivi, e Da un’analisi degli indici di mobilità,
tale condizione è esaltata nella realtà si evidenzia come il tasso di mobilità
insediativa provinciale irpina, costitui- extraurbana di tipo sistematico, lega-
ta da tanti piccoli comuni. Sono infatti to a motivazioni casa-scuola/lavoro, si
solo 18 i comuni che superano i 5.000 attesta su 14 spostamenti extraurbani
abitanti e concorrono alla costituzione ogni 100 abitanti e circa 4 spostamenti
delle tre principali polarità provincia- ogni 100 abitanti per gli spostamenti
li, così come individuate nello studio extraprovinciali.
propedeutico al Preliminare di Ptcp La fascia oraria più critica, nella qua-
(Piano territoriale di coordinamento le si concentra la maggioranza degli
provinciale). Il principale polo della spostamenti, in una percentuale pari
provincia, sia sotto il profilo demogra- al 54,3% della totalità, risulta esse-
fico che produttivo e dei servizi offerti, re compresa tra le 7:15 e le 8:15, nel
è rappresentato dalla conurbazione più ampio arco temporale considerato
Avellino-Atripalda-Mercogliano, segui- 6:15-9:158. Relativamente alle modali- (8) Provincia di Avellino, Assessorato
alla pianificazione territoriale, Settore
to dal comune di Ariano Irpino che, in tà di trasporto, si registra un aumento politiche del territorio, Studio prope-
ordine di importanza, occupa la secon- del trasporto con autovettura privata, deutico al Preliminare al Ptcp, anno
2004
da posizione, rappresentando un pun- che rappresenta il mezzo di traspor-
to di riferimento per i comuni limitrofi, to utilizzato dal 76,4 % degli occupati
e infine da Solofra, che si distingue per per gli spostamenti casa-lavoro (figura
una forte connotazione industriale. 1.10).

Figura 1.10
Occupati (%) in provincia di Avellino
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

L’incremento del tasso di motorizza- su gomma rispetto ad altre tipologie


zione, che passa da 0,50 autovetture/ di trasporto, riflettendo quella che è
abitante a 0,57 nel periodo temporale considerata nel VI Programma d’azio-
2002-2007, contribuisce a dimensio- ne della Comunità Europea come «la
nare questa tendenza all’utilizzo del tendenza spontanea verso prospetti-
mezzo privato. Dall’analisi della strut- ve non sostenibili».
tura del parco veicolare dell’intera A fronte di un incremento su terri-
provincia, soprattutto in funzione del- torio nazionale del 9,7% della consi-
la tipologia di combustibile utilizzato, stenza del parco veicolare nel periodo
condotta sulla base dei dati Aci relativi 2002-2007 si ha, a livello provinciale,
al periodo 2002-2007, si evince come un incremento del 18,9%. Le autovet-
la consistenza del parco veicolare è in ture, che rappresentano in assoluto la
aumento, riflettendo l’andamento na- categoria più numerosa, risultano au-
zionale. Purtroppo, neanche la pro- mentate del 5,9% a livello nazionale e
vincia di Avellino si sottrae a un ec- del 15,6% a livello provinciale (figura
cessivo sbilanciamento del trasporto 1.11).
21
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.11
Variazione percentuale del numero
di veicoli nel periodo 2002-2007 in
provincia di Avellino, per categoria di
veicolo (Fonte: Aci)

Provincia di Benevento
Il sistema insediativo
La provincia di Benevento si estende quale la classe degli anziani (over 65)
su una superficie di circa 2.700 chi- ha un peso significativo: nel 2001 l’in-
lometri quadrati e ha una popolazio- dice di vecchiaia risulta essere di un
ne residente di circa 289.000 abitanti punto superiore alla media nazionale
(2007). Complessivamente emerge e nell’ultimo decennio la quota di an-
una popolazione provinciale nella ziani è passata dal 16,3% al 19,7%.

Figura 1.12
Popolazione residente (numero) in
provincia di Benevento nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)

Il bilancio demografico complessivo del bilancio demografico è il saldo mi-


della popolazione, determinato dalla gratorio con l’estero, che consente di
componente naturale e migratoria, registrare un saldo migratorio totale
ha fatto registrare nel corso del 2007 che nel periodo 2002-2007 è sempre
una crescita totale positiva rispetto stato positivo, con l’unica eccezione
al 2006. In realtà l’unica voce positiva del 2006 (tabella 1.23).

22
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
2002 2003 2004 2005 2006 2007
Saldo Naturale -418 -579 -254 -544 -513 -562
Saldo Migratorio interno -231 31 141 -65 -10 -277
Saldo Migratorio con l’estero 122 842 488 243 -110 1.118
Saldo Migratorio per altri motivi 272 658 1.517 112 4 -19
Saldo Migratorio totale 163 1.531 2.146 290 -116 822 Tabella 1.23
Crescita totale -255 1.562 1.892 -254 -629 260 Popolazione residente e bilanci
demografici in provincia di Benevento
POPOLAZIONE TOTALE 286.611 287.563 289.455 289.201 288.572 288.832 2002-2007 (Fonte: Istat)

Dai dati demografici relativi ai residen- Significativo appare l’eccessivo frazio-


ti nei singoli comuni emerge che Mon- namento degli insediamenti abitativi:
tesarchio e Sant’Agata de’ Goti sono gli l’87,18% dei comuni sanniti (68) non
unici comuni a contare più di 10.000 conta più di 5.000 abitanti. Dunque,
abitanti. Il capoluogo è l’unico comune mentre circa il 54,25% della popola-
con una popolazione residente oltre i zione è frammentato in comuni di pic-
60.000 abitanti, mentre il resto della colissime dimensioni, la restante parte
popolazione (circa il 70% della popo- della popolazione è divisa tra la città
lazione provinciale) è frammentata in capoluogo e altri 9 comuni con un nu-
ben 75 comuni su 78, che rappresen- mero di abitanti che varia dalle 5.001
tato l’89,35% del territorio. alle 20.000 unità. Peraltro, va sottoli-
Una lettura dettagliata della distribu- neato che, tra questi ultimi, quasi tut-
zione della popolazione può essere ti sono assestati al di sotto dei 6.000
offerta dalla suddivisione dei comuni abitanti, tranne Airola (7.860 abitanti),
sanniti per classe di ampiezza demo- San Giorgio del Sannio (9.809 abitanti)
grafica (figura 1.13), sulla base dei dati e i già citati Montesarchio e Sant’Agata
dell’ultimo Censimento della popola- de’ Goti.
zione (2001) Istat.

Figura 1.13
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Benevento
rispetto alla classe di ampiezza
demografica (Fonte: Censimento Istat
2001)

Per quanto concerne la dinamica in- Fortore.


sediativa, sul territorio provinciale si Ai nuclei storici di struttura compatta,
registra una spiccata tendenza allo svi- coerentemente relazionata al contesto
luppo di fenomeni urbanizzativi. Que- ambientale, si affiancano aree edifica-
sti si concentrano nelle aree del be- te di recente formazione, che rivelano
neventano, della valle Caudina e della spesso un impianto incompiuto, privo
valle Telesina. In misura più modesta di organizzate relazioni sia con l’inse-
il fenomeno si è registrato anche nel diamento preesistente che con il con-

23
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
testo. emerge che la strategia di sviluppo
Sulla base dei dati del XIV Censimen- dei comuni è affidata quasi esclusiva-
to Istat 2001 della popolazione e delle mente alla politica abitativa e alla con-
abitazioni, il numero di abitazioni nel- seguente costruzione di nuovi vani,
la provincia di Benevento è 123.442, mentre resta marginale il recupero del
di cui 123.265 ricadenti in edifici a uso patrimonio edilizio esistente. Dei 78
abitativo. comuni della provincia, 62 hanno ap-
Per quanto concerne la pianificazione provato un Prg, 7 sono dotati di Piano
urbanistica, si registra una tendenza di fabbricazione (PdF) ancora vigente,
dei singoli comuni a procedere auto- mentre 9 sono privi di pianificazione
nomamente, senza una preventiva generale. Considerato che la “vita me-
attività di coordinamento con i comu- dia” di un Prg può essere stimata in 10-
ni contermini, spesso avvalendosi di 15 anni, la situazione che si riscontra
criteri solo apparentemente di ampio nel Sannio è di relativa inadeguatezza.
respiro. Infatti ben 11 comuni hanno un piano
Verificando le proiezioni demografiche vigente da più di 15 anni, 26 comuni
proposte dai Piani regolatori generali da 10 a 15 e solo 25 hanno un piano
(Prg) vigenti già da una decina d’anni, che può essere ritenuto “giovane”.

Figura 1.14
Percentuale di comuni della
provincia di Benevento dotati di piani
urbanistici (Fonte: Ptcp Provincia di
Benevento, anno 2004)

Il sistema produttivo
L’economia sannita è stata caratteriz- compresa tra i 15 e i 64 anni, raggiun-
zata negli ultimi anni da una sostan- ge nel 2007 il 48,6% rimanendo al di
ziale stagnazione. I numeri relativi al sopra della media della Campania
Prodotto interno lordo registrato in (43,7%). Sempre nel 2007, il tasso di
provincia nei primi anni dell’attuale disoccupazione è pari al 9,6%.
decennio sono i più bassi della Cam- Per quanto riguarda gli addetti per
pania. La situazione non cambia se si attività economica, il settore con il
prende in considerazione il Pil pro ca- maggior numero di occupati (60.632
pite, che è risultato essere nel 2007 addetti), pari al 66% del totale provin-
(9) Dati Unioncamere-Istituto Gugliel- pari a 15.181 euro9, mantenendosi ciale, risulta essere quello dei servizi,
mo Tagliacarne
ben lontano dalla media nazionale comprendente commercio all’ingrosso
pari a 25.862 euro. e al dettaglio, riparazione di autovei-
Dai dati Istat relativi al 2007 della “Ri- coli, motocicli e di beni personali e per
levazione sulle forze di lavoro”, nella la casa, alberghi e ristoranti, trasporti,
provincia di Benevento, il tasso di oc- magazzinaggio e comunicazioni, attivi-
cupazione, ottenuto rapportando gli tà finanziarie, attività immobiliari, no-
occupati sul totale della popolazione leggio, informatica, ricerca, servizi alle
24
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
imprese, istruzione, sanità e assisten- duzione di ricchezza, pari al 18,5% del
za sociale e altri servizi pubblici, sociali totale e, in particolare, l’edilizia con-
e personali. Gli occupati nel settore tribuisce per l’8%. Il terziario risulta il
industriale rappresentano il 23% del principale settore economico capace
totale provinciale con 21.137 addetti, di produrre ricchezza nella provincia di
mentre quasi l’11% (9.988 addetti) tro- Benevento con un valore percentua-
va collocazione nel settore agricolo. le pari al 75,4%. L’agricoltura, invece,
Nel Sannio il comparto industriale pre- contribuisce per appena il 6,1% alla
senta un elevato contributo alla pro- formazione del valore aggiunto.
Tabella 1.24
Valore aggiunto a prezzi correnti per
Industria settore di attività economica nella
Agricoltura Servizi Totale economia
In senso stretto Costruzioni Totale provincia di Benevento, 2006. Importi
in milioni di euro (Fonte: Istituto
BENEVENTO 236 408 313 721 2.937 3.895 Tagliacarne)

Nel 2007, in provincia di Benevento ai dati regionali e nazionali: risultano


erano attive 36.054 imprese. L’appa- essere di circa 4 addetti per le attività
rato produttivo locale, pur registrando industriali e di circa 3 addetti negli altri
una certa ritrosia nell’avviare processi servizi, mentre la struttura delle attivi-
di industrializzazione nelle specializza- tà commerciali risulta essere prevalen-
zioni produttive, manifesta segnali di temente a carattere familiare.
apertura verso l’estero. Più dinamiche Il numero di aziende presenti sul terri-
in questo senso sono alcune branche torio al 31 dicembre 2008 risulta esse-
dell’industria manifatturiera. re pari a 35.347 unità, come si evince
Le dimensioni medie delle aziende dalla tabella sottostante, con un de-
locali sono piuttosto ridotte rispetto cremento rispetto al 2007.

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 14.117 -394 -2,79
Alberghi e ristoranti 1.287 54 4,20
Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.185 -1 -0,08
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 1.424 20 1,40
Attività manifatturiere 2.788 -85 -3,05
Commercio 6.897 -185 -2,68
Costruzioni 3.309 -11 -0,33
Energia 17 5 29,41
Estrazione di minerali 34 0 0,00
Imprese non classificate 2.897 -97 -3,35
Intermediazione monetaria e finanziaria 462 14 3,03
Istruzione 112 13 11,61
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 5 0 0,00
Sanità e altri servizi sociali 185 7 3,78
Tabella 1.25
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 628 -47 -7,48 Distribuzione delle imprese attive
per settore di attività (Fonte: dati
TOTALE 35.347 -707 -2,00
Movimprese 2008)

Nella provincia sannita sono attivi due familiari e in gran parte sommerse.
distretti industriali, quello di Sant’Aga- Nella provincia sannita sono localiz-
ta de’ Goti-Casapulla e quello di San zati nove agglomerati industriali (Asi)
Marco dei Cavoti, entrambi specializ- attrezzati per lo svolgimento di attività
zati nel settore tessile-abbigliamento produttive nei settori dell’industria. La
ed entrambi caratterizzati dalla pre- tabella 1.26 ne mostra il dettaglio.
senza di micro-imprese conto-terziste
25
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Superficie destinata
Superficie
ad attività
Nome area Comuni interessati Totale
produttive
(m2)
(m2)
Agglomerato di Airola Airola 330.000 260.000
Agglomerato di Amorosi – Puglianiello Amorosi e Puglianiello 800.000 650.000
Agglomerato di Apollosa Apollosa 356.000 273.000
Agglomerato di Benevento (Ponte Valentino) Benevento e Paduli 3.180.000 2.190.000
Agglomerato di Benevento (Torrepalazzo) Benevento 90.000 69.000
Agglomerato di Fragneto Monforte Fragneto Monforte 360.000 300.000
e Fragneto l’Abate e Fragneto l’Abate
Tabella 1.26
Agglomerato di Morcone Morcone 270.000 196.000
Aree Asi in provincia di Benevento
(Fonte: Assessorato all’agricoltura e Agglomerato di San Bartolomeo In Galdo San Bartolomeo In Galdo 260.000 180.000
alle attività produttive della Regione
Agglomerato di San Marco de’ Cavoti San Marco de’ Cavoti 397.000 323.000
Campania)

L’agricoltura nel Sannio, con le sue è l’indicatore SAU/ST che indica il rap-
15.221 aziende attive, un ammontare porto tra la superficie agricola utilizza-
di Superficie agricola totale (SAT) pari ta e la superficie totale della provincia.
a 149.251,24 ettari a cui corrispondo- Tale rapporto è pari al 56,4%: in altre
no 116.908,99 ettari di Superficie agri- parole, più della metà del suolo pro-
cola utilizzata (SAU), riveste un ruolo vinciale è destinato all’agricoltura.
di centrale importanza nella struttura Il Sannio, in altri termini, pur occupan-
produttiva provinciale e fornisce un do il 15,1% della superficie del terri-
contributo determinante al settore torio regionale, vanta il 13,5% delle
primario regionale. A confermare la aziende agricole campane e detiene il
marcata vocazione agricola del Sannio 19,5%della SAU regionale.
Tabella 1.27
Aziende agricole, Superficie agricola
totale, Superficie agricola utilizzata, Aziende SAT SAU ST SAU/ST
Superficie totale della provincia (n.) (Ettari) (Ettari) (Ettari) (%)
di Benevento (Fonte: Camera di 15.221 149.251,24 116.908,99 207.120 56,4
commercio di Benevento 2004)

L’agricoltura sannita nel corso del pe- stico, la provincia di Benevento è po-
riodo di riferimento non ha fatto regi- tenzialmente dotata di molti elementi
strare un processo di reale moderniz- attrattivi, sui quali sarebbe opportu-
zazione delle aziende agricole, la cui no investire perché possano divenire
gestione è rimasta prevalentemente fattori di traino per l’evoluzione eco-
a carattere familiare, con uno scar- nomico/produttiva dell’intera area.
so orientamento al mercato. Inoltre, Sarebbe possibile una significativa
la produttività delle aziende agricole diversificazione dell’offerta turistica,
sannite è inferiore rispetto alla produt- incentivando il turismo termale, reli-
tività regionale: si consideri che il dato gioso, ambientale, culturale nonché
del prodotto per addetto nell’agricol- quello d’affari.
tura beneventana è pari al 68,8% di Dai dati aggiornati al 2007, si evince
quello regionale. che l’offerta ricettiva nel Sannio negli
Ad oggi l’agricoltura sannita sta vi- ultimi quattro anni ha subito un radica-
vendo un processo di riconversione di le cambiamento. Attualmente la capa-
alcune coltivazioni tradizionalmente cità ricettiva è basata principalmente
presenti in questo territorio, quali la su esercizi extralberghieri: mentre nel
tabacchicoltura, a vantaggio dei setto- 2003 le strutture alberghiere erano 41
ri vitivinicolo, oleario, lattiero caseario e quelle extralberghiere 90, nel 2007 il
e zootecnico. numero delle prime è salito a 53, men-
Per quanto concerne il settore turi- tre le seconde sono diventate 255.

26
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Strutture Alberghiere Altre Strutture Ricettive Totale
Anni di
riferimento Strutture Posti letto Strutture Posti letto Strutture Posti letto
(n.) (n.) (n.) (n.) (n.) (n.) Tabella 1.28
Numero strutture ricettive e capacità
2003 41 1.640 90 743 131 2.383 ricettiva per tipologia, nella provincia
di Benevento, anni 2003-2007 (Fonte:
2007 53 2.137 255 1.915 308 4.052
Istat)

Come si evince dalla lettura della ta- ficare che a fronte di un lieve decre-
bella 1.28, la complessiva capacità ri- mento degli arrivi (-256) si è verifica-
cettiva sannita è passata da 2.383 po- to un deciso aumento delle presenze
sti letto nel 2003 a 4.052 nel 2007. Nel (+22.415). Pur essendoci meno turisti,
2008 i flussi turistici nel Sannio hanno quelli che scelgono il Sannio vi trascor-
fatto registrare 62.346 arrivi e 164.679 rono più giorni; si passa da un turismo
presenze, dove per presenze si inten- “mordi e fuggi” a uno più stanziale e
de il numero delle notti trascorse. Se quindi più redditizio per gli operatori
si confrontano questi dati con quelli del settore.
relativi all’anno 2001, si potrà veri-

Il sistema infrastrutturale
La viabilità provinciale si sviluppa su Fortore a causa della sua conformazio-
un territorio prevalentemente colli- ne morfologica. La città capoluogo è un
nare per circa 1.253,601 Km. La rete importante e strategico nodo ferrovia-
stradale è piuttosto datata: la tratta rio che collega il Tirreno all’Adriatico, e
più recente è quella della tangenzia- mediante la linea Caserta-Benevento-
le ovest di Benevento completata a Foggia, per le provenienze da Napoli
fine 2001, mentre l’ultimo preceden- e da Roma, consente il collegamento
te intervento infrastrutturale di rilievo con la Puglia.
risale a 25 anni fa. Proprio per la sua La domanda di mobilità sul territo-
vetustà, la rete stradale provinciale ha rio è correlata alla realtà insediativa
caratteristiche strutturali non in grado estremamente frammentata. Il prin-
di sopportare adeguatamente i volumi cipale polo della provincia, sia sotto il
e i carichi del traffico attuale. profilo demografico che produttivo e
Diverse sono le arterie che in ambi- dei servizi offerti, è rappresentato dal
to provinciale presentano dissesti e comune capoluogo e verso di esso si
inadeguatezze: se ne riscontrano nel concentrano gli spostamenti. Relati-
Fortore, nell’Alto Tammaro, nell’alto vamente alle modalità di trasporto, il
e medio Sannio, nella zona della valle mezzo utilizzato dal 74% degli occupa-
Vitulanese, della valle Telesina, della ti della provincia per gli spostamenti
valle Caudina e anche nell’hinterland casa-lavoro (figura 1.15) è l’autovettu-
beneventano. ra privata, la cui consistenza in termi-
La provincia di Benevento è servita dal- ni di parco veicolare risulta essere di
la rete ferroviaria per buona parte del 156.089 unità (2004).
suo territorio, tranne per la parte del

27
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.15
Occupati (%) in provincia di
Benevento che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

Provincia di Caserta
Il sistema insediativo
La provincia di Caserta si estende dall’ingresso di extracomunitari, la cui
su una superficie di 2.639 chilome- presenza nel territorio provinciale è
tri quadrati, con una densità abitati- attualmente pari al 3% della popola-
va pari a 341 abitanti per chilometro zione residente.
quadrato e una popolazione residente La crescita naturale, infatti, conferma
variamente distribuita in 104 comuni, la provincia di Caserta al secondo po-
(10) Dati Istat 2008 pari a 901.420 abitanti10. Non diversa- sto nella graduatoria nazionale, dove
mente da altre aree del Mezzogiorno, è seconda solo a quella di Napoli. Per
anche nella provincia casertana si os- quanto riguarda la crescita comples-
servano alcuni fenomeni demografici siva, comprensiva quindi anche del
che hanno caratterizzato gli ultimi due saldo migratorio, la popolazione resi-
decenni: in particolare, saldi natura- dente nella provincia cresce del 5% dal
li positivi (cioè le differenze tra nati e 2002 al 2007.
morti) e saldi migratori caratterizzati

Figura 1.16
Popolazione residente (numero) in
provincia di Caserta nel periodo 2001-
2007 (Fonte: Istat)

28
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nell’ultimo triennio, la natalità in pro- al resto del territorio provinciale. I
vincia di Caserta si è attestata media- centri più popolosi (Aversa, Marciani-
mente sugli 11 nati per 1.000 abitanti. se e Maddaloni) mostrano un tasso di
La mortalità mostra una progressiva natalità superiore a quello di mortali-
contrazione e nel 2007 il tasso di mor- tà, con un conseguente aumento della
talità si è attestato al 7,4 decessi per popolazione; il comune di Caserta, in-
ogni 1.000 abitanti contro l’8,1 della vece, restituisce dati negativi sul saldo
media regionale. I movimenti migrato- tra natalità e mortalità. Un andamen-
ri interni hanno mostrato negli ultimi to poco confortante, dunque, arriva
anni una tendenza prevalentemente dai dati relativi al comune capoluogo,
negativa, laddove il saldo migratorio dove la componente naturale e quella
con l’estero è aumentato nettamente migratoria, sia interna che estera, sot-
nel 2007. tolineano da una parte una sensibile
D’altra parte, i bilanci demografici del contrazione delle nascite e dall’altra
comune capoluogo e di quelli popolosi una scarsa attività del territorio sia
della provincia lasciano spazio a qual- rispetto agli spostamenti interni che
che considerazione sulla diversa rispo- esteri.
sta che hanno questi comuni rispetto

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 3.092 2.865 3.814 2.787 3.125 2.818
Saldo Migratorio interno -1.664 -910 -541 279 -137 -178
Saldo Migratorio con l'estero 586 4.923 5.831 1.678 1.606 3.472
Saldo Migratorio per altri motivi 793 6.683 1.721 2.672 121 235
Saldo Migratorio totale -285 10.696 7.011 4.629 1.590 3.529 Tabella 1.29
Crescita totale 2.807 13.561 10.825 7.416 4.715 6.347 Popolazione residente e bilanci
demografici in provincia di Caserta
POPOLAZIONE TOTALE 854.956 868.517 879.342 886.758 891.473 897.820 2002-2007 (Fonte: Istat)

Il territorio della provincia di Caserta Il comune con un numero maggiore


è caratterizzato dalla presenza di 49 di residenti, a esclusione di Caserta
comuni con una popolazione inferiore (74.801 abitanti), è Aversa con 55.864
ai 5.000 abitanti, su un totale di 104 abitanti, mentre il comune con la po-
comuni. I comuni con un numero di re- polazione più bassa è Rocchetta e Cro-
sidenti compreso tra i 5.001 e i 10.000 ce con 539 abitanti.
abitanti sono pari a 29, mentre risul- Il territorio casertano presenta una
tano 19 i comuni con un numero di morfologia insediativa varia, che si ma-
residenti compreso 10.001 e 20.000 nifesta nel disegno del territorio antro-
abitanti, i quali costituiscono anche la pizzato, dando luogo a un paesaggio
classe di ampiezza demograficamente differenziato in relazione alle diverse
più numerosa, con una popolazione determinanti socio-economiche. In re-
residente pari al 31,02% del totale, altà la provincia casertana può essere
264.541 abitanti in valore assoluto. La suddivisa in più sottozone, in ognuna
maggior parte di questi piccoli comuni delle quali prevalgono caratteri omo-
è ubicata nelle zone interne e di mon- genei che hanno condizionato la tipo-
tagna, lontane dai centri più grandi e logia urbana.
dalle principali vie di comunicazione. Dall’analisi complessiva risulta che le
I comuni con una popolazione compre- aree più densamente urbanizzate e
sa tra i 20.001 e i 30.000 abitanti costi- popolate della provincia sono quelle
tuiscono la classe meno numerosa (2 di Caserta, Aversa, Capua, Santa Ma-
comuni); 5 comuni hanno un numero ria Capua Vetere, che risultano sal-
di residenti maggiore di 30.000 abitan- date a Napoli, nella cui area metro-
ti, con una percentuale di abitanti del politana ricadono da un continuum
27,70% rispetto all’intera provincia. edilizio. Attorno ai vecchi nuclei inse-
29
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
diativi, soprattutto lungo l’antico trac- Caserta e Maddaloni, si è sviluppata
ciato dell’Appia e tra i centri di Capua, un’intensa crescita edilizia.

Figura 1.17
Composizione percentuale dei comu-
ni della provincia di Caserta rispetto
alle classi di ampiezza demografica,
2001 (Fonte: Istat)

Lo stesso fenomeno di crescita indi- tra la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80,
scriminata è avvenuto anche intorno ormai ampiamente superati e inade-
ad Aversa, sicché sia l’area caserta- guati.
na che quella aversana si presentano Molti comuni della provincia caserta-
come una conurbazione piuttosto ca- na dispongono, quali strumenti attual-
otica, caratterizzata da alti valori di mente vigenti, solo di Pdf (Programma
densità demografica, e strettamente di fabbricazione), elaborati, anche
legata a Napoli. questi, agli inizi degli anni ‘90 e ormai
Al fine di analizzare la struttura del- totalmente inefficaci, sia per le caren-
le funzioni urbane della provincia di ze strutturali insite nel tipo di strumen-
Caserta si è proceduto a una classifi- to, sia per le profonde modificazioni
cazione del suolo insediato in: suolo intervenute sul territorio provinciale,
urbano prevalentemente residenziale che hanno prodotto altre esigenze,
(circa 21.800 ettari), suolo urbano pre- quantitative e qualitative.
valentemente non-residenziale (circa A titolo puramente esemplificativo ba-
2.300 ettari) e spazio occupato dalle sti pensare che il Prg del comune ca-
infrastrutture per la mobilità (circa poluogo risale al 1987, mentre il Puc
(11) Elaborazione su dati del Settore 3.300 ettari)11. Le attività di tipo agri- (Piano urbanistico comunale) è ancora
urbanistica della Provincia di Caserta
colo sono principalmente distribuite in fase di analisi e redazione, come tra
lungo i comuni della fascia costiera, l’altro, è ancora in fase di elaborazione
mentre in corrispondenza di alcuni co- il Ptc (Piano territoriale di coordina-
muni delle zone interne si osserva la mento) della provincia di Caserta.
prevalenza di superfici forestali e se- Il periodo successivo al 1994 è stato
minaturali. contrassegnato da una certa ripresa
Tra le province campane, in quella di della pianificazione comunale per ef-
Caserta l’assenza di qualsiasi strumen- fetto della riforma elettorale, che ha
to urbanistico riguarda l’estensione conferito maggiore potere ai sindaci
territoriale più elevata, pari a 1.604,52 e stabilità alle amministrazioni locali.
chilometri quadrati, corrispondente al Tuttavia, il rilancio della pianificazione
41% del territorio provinciale. Perma- urbanistica nel decennio in corso non
ne, quindi, un notevole deficit di stru- è stato pari alle aspettative, probabil-
mentazione urbanistica: oltre il 20% mente perché molti comuni della pro-
dei comuni non è dotato di Prg (Piano vincia di Caserta si sono dotati di Prg
regolatore generale) e d’altro canto solo nel decennio precedente.
quelli maggiori hanno piani approvati
30
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.18
Percentuale di comuni della provincia
di Caserta dotati di strumenti urbani-
stici, anno 2008 (Fonte: Provincia di
Caserta - Settore urbanistica)

Il sistema produttivo
Nell’anno 2007 il sistema produttivo con un aumento in termini percentuali
casertano, come quello nazionale e di quasi il 27%.
internazionale, continua a essere inve- Punti di criticità nell’export si rilevano
stito da una pesante crisi economica. nei prodotti tessili e per le calzature,
Il Pil pro capite registrato in provincia che hanno accusato, nel confronto
di Caserta nel 2007 è risultato pari a con lo stesso periodo dell’anno prece-
15.569 euro, rispetto ai 15.577 euro dente, un calo del valore della merce
del 200612. esportata rispettivamente del 29% e (12) Dati Unioncamere - Istituto Gu-
D’altra parte, la voglia di fare impresa del 12%. Le importazioni, invece, han- glielmo Tagliacarne

da parte dei casertani appare sensibil- no accusato una contrazione del valo-
mente diminuita rispetto agli anni pas- re di 22 milioni di euro, determinando
sati. Per il 2007 le imprese cessate pre- un saldo positivo della bilancia di pa-
valgono di gran lunga su quelle iscritte, gamenti di 53 milioni di euro.
determinando un saldo negativo di Sul fronte del mercato del lavoro, la
circa 200 unità. Anche il comparto ar- provincia di Caserta si caratterizza per
tigianale lamenta un impoverimento una situazione di estrema fragilità. I
della base produttiva dello 0,7%, dato tassi di occupazione presenti nella po-
dal differenziale tra il 2,1% di nuove polazione di età compresa fra i 15 e i
ditte iscritte e il 3,1% di quelle che 64 anni costituiscono un indicatore di
hanno cessato la loro attività. Il setto- importanza non inferiore a quelli dei
re maggiormente penalizzato è quello tassi di disoccupazione.
delle costruzioni, la cui consistenza è Dai dati Istat contenuti nella “Rileva-
diminuita di 34 unità produttive, se- zione sulle forze di lavoro 2007”, il tas-
guito da quello delle riparazioni dei so di occupazione a livello provinciale
beni personali e per la casa e da quello risulta attestarsi al 42%. Per quanto
dei servizi sociali e personali. Una nota riguarda gli addetti per attività eco-
positiva arriva dalle attività delle indu- nomica, il settore con il maggior nu-
strie alimentari e delle bevande, che mero di occupati risulta essere quello
hanno incrementato la loro presenza dei servizi con 83.918 addetti, mentre
sul territorio di circa 20 aziende. 56.955 addetti trovano collocazione
Migliorano nel periodo gennaio/marzo nel settore industriale. La popolazio-
2008 i rapporti commerciali con l’este- ne maschile occupata nella provincia
ro. In particolare, il comparto “alimen- di Caserta, pur mostrando una lieve
tari, bevande e tabacco” ha sensibil- contrazione nell’ultimo triennio, dal
mente migliorato la propria quota del 1993 al 2006 ha fatto registrare un
valore esportato di circa 20 milioni, incremento dell’11,5%. Tale valore

31
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
risulta quasi doppio rispetto a quello superiore al 9%. Il tasso di attività rela-
regionale e triplo rispetto al dato na- tivo alla componente femminile ha su-
zionale. Per quanto riguarda il tasso di perato il -12%, mentre quello maschile
disoccupazione, la provincia di Caserta non è andato oltre il -8%.
registra un 8,6%. Nella provincia di Caserta il comparto
I tassi di attività, definiti come rappor- industriale contribuisce per il 22,5%
ti tra le forze di lavoro e la popolazio- alla produzione di ricchezza: di tale
ne con età superiore ai 15 anni, sono percentuale il 9,5% è fornito dall’edi-
degli indicatori che riescono meglio a lizia e il restante 13% dall’industria in
studiare e a cogliere l’evoluzione delle senso stretto. Il contributo dell’agricol-
forze lavoro, indipendentemente dalle tura è del 4,8% mentre il settore ter-
trasformazioni demografiche. Nell’ul- ziario risulta il principale settore eco-
timo decennio tali indicatori, relativa- nomico in grado di produrre ricchezza
mente alla provincia casertana, hanno nella provincia casertana.
evidenziato una flessione complessiva

Tabella 1.30
Industria
Valore aggiunto a prezzi correnti per
settore di attività economica nella Agricoltura In senso Servizi Totale economia
Costruzioni Totale
provincia di Caserta, anno 2006. stretto
Importi in milioni di euro (Fonte:
CASERTA 579 1.580 1.154 2.734 8.834 12.148
Istituto Tagliacarne)

Pressoché stabile il numero delle im- 86.415 unità, con un incremento ri-
prese nel confronto tra 2007-2008. spetto all’anno precedente di 152 im-
Al 31 dicembre 2008 sono attive prese.

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 15.090 -291 -1,93
Alberghi e ristoranti 3.328 135 4,06
Altri servizi pubblici, sociali e personali 2.868 49 1,71
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 3.950 215 5,44
Attività manifatturiere 7.222 69 0,96
Commercio 26.928 75 0,28
Costruzioni 13.088 273 2,09
Energia 24 0 0,00
Estrazione di minerali 98 -3 -3,06
Imprese non classificate 9.745 -429 -4,40
Intermediazione monetaria e finanziaria 1.123 34 3,03
Istruzione 470 -1 -0,21
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 12 -1 -8,33
Tabella 1.31
Sanità e altri servizi sociali 518 21 4,05
Distribuzione delle imprese attive
nella provincia di Caserta, per settore Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 1.951 6 0,31
di attività, anno 2008 (Fonte: Movim-
TOTALE 86.415 152 0,18
prese 2008)

L’analisi delle dinamiche settoriali evi- La creazione e lo sviluppo di attività


denzia il calo delle imprese nel settore imprenditoriali nei settori dell’indu-
dell’agricoltura (-1,93%), contrastato stria e dei servizi alle imprese è la fina-
dai servizi alle imprese che fanno se- lità del Consorzio per l’area di sviluppo
gnare crescite con una crescita per- industriale (Asi) della provincia di Ca-
centuale del 5,44% nell’ultimo anno. serta, a cui aderiscono 68 comuni del-

32
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
la provincia oltre all’amministrazione di oltre 4.000 ettari e sono suddivise
provinciale, alla Camera di commercio in 14 agglomerati, come nel dettaglio
e i consorzi di bonifica. Le aree consor- della tabella che segue.
tili hanno una superficie complessiva

Nome area Comuni interessati Superficie Totale Superficie destinata ad


(m2) attività produttive
(m2)
Carinaro, Teverola,
Agglomerato di Aversa Nord 6.500.000 5.200.000
Gricignano e Aversa
Agglomerato di Capua Nord Capua 3.200.000 1.620.000
Agglomerato di Capua Ovest Capua 3.030.000 2.400.000
Agglomerato di Capua Sud Capua 675.000 500.000
3.600.000
(Marcianise) 1.520.000
Marcianise
Agglomerato di Marcianise 1.860.000 (ampliamento San
e San Marco Evangelista
(San Marco Marco Evangelista)
Evangelista)
Agglomerato del Matese Alife 3.290.000 2.000.000
Agglomerato di Mignano
Mignano Montelungo 844.000 600.000
Montelungo
Riardo, Pietramelara,
Agglomerato di Pantano 7.520.000 7.200.000
Vairano e Caianello
Agglomerato di Ponteselice Caserta e Recale 1.250.000 810.000
Agglomerato di San Nicola
San Nicola La Strada 2.140.000 1.550.000
La Strada
Agglomerato di Sessa
Sessa Aurunca 1.850.000 1.700.000
Aurunca
Agglomerato di Teano
Teano 7.500.000 7.000.000
Maiorisi
Agglomerato di Tora e Piccilli Tora e Piccilli 684.000 500.000 Tabella 1.32
Aree Asi in provincia di Caserta
Calvi Risorta, Pastorano, (Fonte: Assessorato all’Agricoltura e
Agglomerato di Volturno
Pignataro Maggiore, 4.890.000 3.500.000 alle Attività Produttive della Regione
Nord
Sparanise Campania)

In alcune di queste aree sono compre- somogeneo.


se zone ad alti livelli di saturazione, Ed è proprio questa disomogeneità a
concentrate soprattutto nell’agglome- determinare diversi tipi di utilizzo del
rato di San Marco Evangelista-Marcia- suolo e quindi del territorio a esso con-
nise-Aversa Nord, dove sono presenti nesso, passando da uno sfruttamento
importanti realtà come il distretto de- intensivo del suolo (pianura di Sessa
gli elettrodomestici a Teverola, il polo Aurunca, Carinola, Teano, Francolise,
tessile di Aversa, il “Polo della qualità” Sparanise, piana della Campania Felix,
e il centro orafo “Il Tarì” a Marcianise. agro aversano, valle di Suessola e val-
Seguono invece altre aree, come Ca- le Caudina) a uno estensivo (aree del
pua Nord, dove per effetto dei passati monte Maggiore, dei Parchi regionali
processi di industrializzazione esisto- del Matese e di Roccamonfina-Foce
no importanti attrezzature industriali del Garigliano).
e infrastrutture, ormai da riconvertire. I principali tipi di uso del suolo che si
Il territorio della provincia di Caserta, incontrano nel territorio casertano
con i suoi 263.938 ettari di superficie sono i seguenti:
e con una Superficie agraria utilizzata • colture agricole erbacee e arboree
(SAU) di 126.968 ettari (di cui semina- da frutto
tivi pari a 69.684 ettari e coltivazioni • colture e formazioni forestali
permanenti pari a 36.745 ettari) pre- • altre superfici.
senta un sistema agricolo piuttosto di-

33
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Struttura produttiva
Superficie agricola utilizzata (ettari) 126.968

Tabella 1.33 Boschi (ettari) 33.174


Superfici impiegate in agricoltura Altra superficie (ettari) 13.849
nella provincia di Caserta (Fonte: Istat
2001) Superficie Totale (ettari) 173.991

L’agricoltura rimane comunque una territorio casertano per la componen-


delle principali risorse della provincia, te straniera dei flussi turistici. L’indice
con un peso sul Pil doppio di quello di concentrazione, infatti, raggiunge
dell’Italia e una dinamica favorevole, a appena 6 visitatori per ogni 100 abi-
differenza di una crescita del comples- tanti; dato di gran lunga inferiore sia
so dell’economia casertana inferiore a a quello della regione Campania che
quella nazionale. In particolare, merita a quello nazionale, nonostante la pre-
un posto di rilievo la produzione orto- senza di importanti risorse ambientali
frutticola; notevole è la tradizionale e di un ricco patrimonio storico e arti-
coltivazione del tabacco, localizzata stico. Questo patrimonio, difatti, inclu-
soprattutto nell’area di Marcianise. de la Reggia vanvitelliana, proclamata
La propensione agricola delle zone co- dall’Unesco patrimonio dell’umanità
stiere e di quelle interne si contrappo- insieme al complesso monumentale
ne alla connotazione industriale della del Belvedere di San Leucio, nonché il
periferia sud occidentale di Caserta e Borgo medioevale di Casertavecchia e
alla presenza del polo tessile e calzatu- il Museo Campano di Capua, che, sep-
riero situato tra Aversa e l’hinterland pure molto visitati, attraggono solo un
napoletano. turismo “giornaliero”.
Vale la pena precisare, infine, che la Un sensibile miglioramento si è re-
Produzione lorda vendibile della pro- gistrato all’inizio del 2008. I dati UIC-
vincia di Caserta è costituita per oltre il Banca d’Italia, infatti confermano una
(13) Dati della Camera di commercio 65% dalla filiera agro-industriale13. maggiore presenza (pari circa a 2.000
di Caserta Nel corso degli ultimi decenni la do- unità) della componente straniera ri-
manda turistica a livello provinciale si spetto allo stesso periodo dell’anno
è orientata essenzialmente verso due precedente. Tuttavia, all’aumento del
poli principali: la zona costiera e il ca- numero dei viaggiatori non corrispon-
poluogo. Questi due ambiti turistici de un aumento del numero dei per-
hanno caratteristiche estremamente nottamenti e quindi un aumento della
diverse. Il litorale domitio ha vocazio- spesa.
ne a un turismo balneare di massa e di A ogni modo, la provincia di Caserta,
qualità medio-bassa, l’area di Caserta specie negli ultimi anni, ha visto la na-
a un turismo sostanzialmente di tran- scita di diverse strutture alberghiere,
sito. concentrate per lo più nel capoluogo,
Nell’anno 2007, 49.000 sono stati gli che hanno aumentato notevolmen-
stranieri che hanno visitato la provin- te la capacità ricettiva, contribuendo
cia di Caserta, con un spesa di circa 26 anche allo sviluppo di un turismo con-
milioni di euro. I dati confermano an- gressuale.
cora una volta la limitata attrattiva del

Il sistema infrastrutturale
Il territorio accoglie la più grande provinciale.
struttura intermodale italiana per la La provincia di Caserta è attraversata
logistica industriale, l’interporto Sud- dalla parte settentrionale a quella me-
Europa di Marcianise-Maddaloni, che ridionale da due grandi vie di comuni-
rappresenta un elemento di rilevante cazione, l’antica via consolare Appia
promozione e sviluppo dell’economia e l’autostrada del Sole, che fungono

34
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
da collegamenti primari. Il fitto reti- Relativamente alle attrezzature por-
colo di strade e autostrade che com- tuali e aeroportuali è in programma
pleta l’impianto delle strutture viarie il potenziamento dell’interporto e la
assicura rapidi e comodi collegamen- realizzazione dell’aeroporto di Capua-
ti; la raggiungibilità dei suoi centri è Grazzanise, che contribuirà a un am-
completata dalle linee ferroviarie. I pliamento dell’offerta di trasporto ol-
collegamenti stradali possono consi- tre ad apportare notevoli ripercussioni
derarsi sufficientemente rispondenti per l’economia dell’intera provincia.
alle esigenze legate alla crescita della La provincia di Caserta risulta ancora
popolazione residente. Una serie di fortemente caratterizzata da una mo-
interventi Anas facilita notevolmente bilità basata sull’utilizzo di mezzi di
gli spostamenti con i maggiori centri trasporto privato, con flussi di traffico
urbani della provincia, rappresentan- piuttosto elevati, soprattutto nel cen-
do la soluzione a una storica criticità tro del capoluogo e in prossimità degli
relativa alla strada statale 7 “Appia”. svincoli autostradali. L’età media del
Per la provincia di Caserta è previsto parco veicolare in provincia è di 11,4
il rafforzamento quantitativo e qua- anni, media inferiore rispetto a quella
litativo delle reti stradali con la rea- registrata in ambito regionale, che si
lizzazione dell’asse di collegamento attesta intorno ai 12 anni. Circa il 54%
Caserta-Benevento, il potenziamento delle autovetture immatricolate in
e la messa in sicurezza della Ss 265, provincia hanno più di 10 anni, mentre
l’adeguamento e il raddoppio della Ss meno del 22% superano i 15 anni. La
87 e l’integrazione della viabilità urba- consistenza del parco veicolare viene
na tra Capua e Maddaloni. riportata nella tabella 1.34.
Tabella 1.34
Consistenza del parco veicolare in
Autovetture Autobus Autocarri Motrici Rimorchi Motocicli Motocarri provincia di Caserta, per categoria
di veicolo, 2004 (Fonte: Pubblico
Caserta 479.860,00 844,00 40.214,00 2.158,00 7.090,00 55.400,00 7.736,00 registro automobilistico)

Da diversi anni è invece carente il tra- to privata (figura 1.19). Nel territorio
sporto pubblico su gomma, carenza provinciale, gli spostamenti sistema-
che si manifesta nella scarsa copertura tici/giornalieri, con mezzo pubblico e
dell’intero territorio provinciale. Que- privato, sono risultati circa 36.047, di
sta situazione induce la maggior parte cui 25.192 all’interno del comune ca-
(14) Dati del Comune di Caserta, Pia-
dei cittadini a preferire l’uso dell’au- poluogo14. no strategico della conurbazione ca-
sertana, anno 2008

Figura 1.19
Occupati (%) in provincia di Caserta
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

35
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Provincia di Napoli
Il sistema insediativo
La provincia di Napoli, con i suoi 92 fine del 2007 risultava calata di circa
comuni, occupa una superficie terri- 10.000 unità dopo il picco raggiunto
toriale pari ad appena l’8,6% della su- nel 2004. Questo calo, come mostra
perficie regionale, ma allo stesso tem- la tabella 35, è esclusivamente dovuto
po rappresenta ben il 53% dell’intera al saldo migratorio interno, cioè ai tra-
popolazione campana, con 3.083.060 sferimenti di residenza verso altri co-
(15) Dati Istat 2008 residenti al primo gennaio 200815. I muni italiani, mentre il saldo naturale
dati disponibili, tuttavia, confermano (differenza tra nati e morti) e il saldo
la frenata del ritmo di crescita del- migratorio con l’estero si mantengono
la popolazione provinciale, che alla positivi in tutto il periodo considerato.

Figura 1.20
Andamento demografico della provin-
cia di Napoli nel periodo 2002-2007.
Numero di residenti (Fonte: Istat)

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 14.422 13.128 14.391 11.509 12.008 10.863
Saldo Migratorio interno -6.039 -16.092 -20.426 -24.161 -22.400 -18.809
Saldo Migratorio con l'estero 1.991 8.510 9.260 4.658 4.484 7.330
Saldo Migratorio per altri motivi 5.162 4.241 4.187 1.757 2.042 920
Tabella 1.35
Popolazione residente e bilanci Saldo Migratorio totale 1.114 -3.341 -6.979 -17.746 -15.874 -10.559
demografici della provincia di Napoli POPOLAZIONE TOTALE 3.075.660 3.085.447 3.092.859 3.086.622 3.082.756 3.083.060
nel periodo 2002-2007 (Fonte: Istat)

Tra le province campane quella di Na- ta densità della provincia di Napoli si


poli è la più densamente popolata, contrappone quella delle altre provin-
con una densità di 2.632,55 abitanti ce campane, i cui valori sono molto più
per chilometro quadrato. All’eleva- bassi.

SUPERFICIE TERRITORIALE DENSITÀ DEMOGRAFICA


Tabella 1.36 POPOLAZIONE RESIDENTE
(Km2) (abitanti per Km2)
Densità demografica nella provincia di
Napoli al 1 gennaio 2008 (Fonte: Istat) 3.083.060 1.171,13 2.632,55

Inoltre la tendenza alla concentrazione tanti per chilometro quadrato alla fine
urbana è testimoniata d’altra parte dal del 2007, è il capoluogo italiano più
fatto che Napoli, con i suoi 8.249 abi- densamente popolato. Se si considera

36
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
poi l’indice di urbanizzazione elabora- relativa, cioè la più elevata percen-
to da Ispra16, la città partenopea pre- tuale di territorio disciplinato da Prg (16) Ispra, “Quinto rapporto sulla
senta il 55,8% della propria superficie rispetto alla corrispondente estensio- qualità dell’ambiente urbano”, edizio-
ne 2008
caratterizzato come area “ad alto gra- ne provinciale. I Prg, d’altra parte, di-
do di urbanizzazione”, contro il 52,1% sciplinano complessivamente un ter-
di Torino, 47,3% di Milano, il 20,9% di ritorio la cui popolazione assomma al
Roma. D’altra parte, sui 1.171 chilome- 92,4% di quella totale della provincia,
tri quadrati del territorio provinciale, cioè quasi la metà (il 49,5%) dell’intera
334 vengono classificati da Ispra come popolazione della Campania.
“superficie urbanizzata” in base ai dati La popolazione ricadente in comuni
del 2000, cioè il 28,52% dell’estensio- sprovvisti di qualsiasi strumento ur-
ne territoriale provinciale17. banistico, invece, è il 3,9% del totale (17) Elaborazione Ispra su dati Corine
Land Cover
Si rileva che in provincia di Napoli oltre provinciale. Questo valore porta alla
quattro comuni su cinque (l’81% circa) conclusione che i comuni privi di Prg
sono dotati di Prg. Nella provincia di sono quelli caratterizzati anche da bas-
Napoli, con l’85,7%, si ha la massima se spinte insediative.
copertura superficiale mediante Prg

Il sistema produttivo
Il Pil procapite nella provincia di Napo- nazionale (70,7%). Il tasso di disoccu-
li ammonta per l’anno 2007 a 16.975 pazione della provincia di Napoli è pari
euro. Pertanto, la provincia di Napoli al 12,4%, valore di gran lunga superio-
si colloca al secondo posto in gradua- re al valore riscontrato a livello nazio-
toria, rispetto alle altre province cam- nale (6,1%) e regionale (11,2%) e per il
pane, e all’87° posto nell’elenco di quale risulta seconda nella graduato-
tutte le province italiane. L’analisi del ria delle province italiane con il tasso
livello di occupazione per settore fa re- di disoccupazione più elevato. Alla pur
gistrare una notevole quota di addetti lieve riduzione del tasso di disoccu-
operanti in settori al di fuori dell’agri- pazione (14,8% nel 2003; –12,4% nel
coltura e dell’industria (73,6% del to- 2007) non corrisponde una riduzione
tale). Nelle province del Mezzogiorno, dei divari territoriali, che permangono
Napoli fa registrare il tasso di occu- molto ampi: Napoli registra un indica-
pazione più basso (41,1%), risultato tore di disoccupazione quasi quattro
decisamente inferiore al dato medio volte più elevato di Milano.

Figura 1.21
Variazione del numero di occupati
nella provincia di Napoli, per settori
negli anni 2001-2006. Valori in
migliaia (Fonte:Istat)

37
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo i dati rilevati da Istat nel 2004 nio 2008-2007, come ci sia stata una
il maggior numero di addetti per attivi- storica riduzione delle imprese in quasi
tà economica si registra nel settore dei tutti i settori economici con delle pun-
servizi (con 386.602 addetti). L’anali- te nel settore dell’agricoltura (-3,24%),
si delle dinamiche settoriali (tabella attività manifatturiere (-3,68%) e tra-
1.37) evidenzia, relativamente al bien- sporti (-2,02%).

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 12.871 13.288 -3,24
Alberghi e ristoranti 13.193 13.341 -1,12
Altri servizi pubblici, sociali e personali 11.213 11.327 -1,02
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 20.906 21.236 -1,58
Attività manifatturiere 28.717 29.775 -3,68
Commercio 108.785 109.714 -0,85
Costruzioni 30.970 31.524 -1,79
Energia 216 214 0,93
Estrazione di minerali 99 102 -3,03
Imprese non classificate 15.498 12.116 21,82
Intermediazione monetaria e finanziaria 5.047 5016 0,61
Istruzione 1.390 1439 -3,53
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 239 248 -3,77
Tabella 1.37
Imprese provinciali ripartite per Sanità e altri servizi sociali 2.215 2244 -1,31
settore economico nella provincia Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 9.981 10183 -2,02
di Napoli (Fonte: Unioncamere-
InfoCamere, Movimprese 2008) TOTALE 261.340 261.767 -0,16

I tre distretti industriali della provincia è concentrato nel distretto di Nocera


di Napoli (tabella 1.38) sono caratte- Inferiore che, seppure compreso pre-
rizzati dalla concentrazione di piccole valentemente nella provincia di Saler-
imprese a elevata specializzazione pro- no, comprende quattro comuni della
duttiva. Il maggior numero di imprese provincia partenopea.

Imprese Occupati
Distretti Comuni Specializzazione
(n.) (n.)
Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma
San Giuseppe Campania, Poggiomarino, San Gennaro Tessile, abbiglia-
3.000 10.000
Vesuviano Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, mento
Striano, Terzigno
Angri, Baronissi, Bracigliano, Castel San
Giorgio, Corbara, Gragnano*, Lettere*,
Mercato San Severino, Nocera inferiore,
Nocera Inferiore
Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte,
17 comuni (SA) Alimentare 32.600 51.000
Sarno, Sant’Antonio Abate*, Scafati,
4 comuni* (NA)
Sant’Egidio Montalbino, Santa Maria La
Carità*, San Marzano, San Valentino Torio,
Tramonti
Aversa, Cesa, Frignano, Lusciano, Orta
Grumo
di Atella, Parete, San Marcellino, San
Tabella 1.38 Nevano- Aversa
Tammaro, Sant’Arpino, Succivo, Teverola,
Numero di imprese e occupati nei – Trentola Tessile, abbiglia-
Trentola – Ducenta, Villa di Brianzo, 1.187 -
distretti industriali della provincia di Ducenta mento e conciario
Arzano*, Casandrino*, Casavatore*,
Napoli, anno 2008 (Fonte: Agenzia 13 comuni (CE)
Casoria*, Frattamaggiore*, Grumo
tecnica del Ministero e dello sviluppo 7 comuni* (NA)
Nevano*, Melito di Napoli*, Sant’Antimo*
economico)

38
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nel territorio della provincia di Napoli Marigliano, Acerra, Pomigliano, Cai-
sono presenti sette agglomerati indu- vano, Casoria-Arzano-Frattamaggiore,
striali (tabella 1.39) individuati dal Pia- Foce Sarno, Giugliano-Qualiano, Ca-
no regolatore territoriale del Consor- stellammare di Stabia-Torre Annunzia-
zio per le Aree di sviluppo industriale, ta. Gli agglomerati di Nola-Marigliano
approvato con DPCM del 14/10/1968. e Pomigliano d’Arco hanno la maggio-
I sette agglomerati si sviluppano nel re superficie totale e anche quella de-
territorio dei seguenti comuni: Nola- stinata ad attività produttive.

Superficie Superficie destinata


Nome area Comuni interessati totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Acerra Acerra 2.980.200 1.900.300
Agglomerato di Arzano, Casoria e
1.575.000 1.152.000
Arzano, Casoria e Frattamaggiore Frattamaggiore
Agglomerato Caivano Caivano 2.931.000 2.204.700
Castellammare di Stabia
Agglomerato Foce del Sarno 2.061.400 1.035.000
Torre Annunziata
Agglomerato di Tabella 1.39
Giugliano e Qualiano 1.231.600 951.500
Giugliano in Campania e Qualiano Aree Asi in provincia di Napoli,
Agglomerato di Nola e Marigliano Nola e Marigliano 5.991.500 3.927.900 anno 2008 (Fonte: Assessorato
all’Agricoltura e alle Attività Produttive
Agglomerato di Pomigliano D’Arco Pomigliano D’Arco 4.086.000 2.994.500 della Regione Campania)

Nella provincia di Napoli vi sono sia at- (aree protette, boschi) rappresentano
tività agricole a forte impatto ambien- un patrimonio estremamente scarso
tale che forme tradizionali di utilizza- ma, comunque, presente nel territorio
zione agricola che conservano al loro provinciale, con caratteristiche di stra-
interno un’elevata complessità bio- ordinario valore naturalistico, ecologi-
logica, mentre si stanno diffondendo co e paesaggistico.
sempre di più i recenti orientamenti Nella provincia di Napoli vi erano nel
verso un’agricoltura rivolta alla soste- 2000 già 43.031 aziende agricole il cui
nibilità ambientale e alla qualità. numero rappresentava il 17,3% del-
Le forme di utilizzazione del terreno, le aziende agricole ubicate in regione
infine, in cui sono rispettati comples- Campania (248.931).
si equilibri naturali o semi-naturali

Figura 1.22
Numero aziende agricole in provincia
di Napoli, anni 1990-2000 (Fonte:
ISTAT-V Censimento dell’Agricoltura)

39
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I dati relativi al “Quinto censimento prati permanenti e pascoli ammonta a
dell’Agricoltura” effettuato nel 2000 208,77 ettari e corrispondente al 18%
confermano la riduzione di superficie del valore regionale. Nell’ambito dei
agricola. La Superficie agricola utilizza- seminativi le maggiori superfici sono
ta al 2000, per la provincia di Napoli, destinate alla coltivazione delle pata-
ammontava a 41.855,63 ettari, rispet- te (4.476 ettari tra patata primaticcia
to al valore riscontrato nel 1990 pari a e patata comune) e alle colture ortive
46.515,77 ettari. Le coltivazioni (figura in genere (6.247 ettari). Tra queste ul-
1.23) a seminativo (cereali, ortive, fo- time prevalgono cavolfiori, broccoletti
raggere avvicendate, orti familiari) in- e finocchi (oltre 1.000 ettari ciascuno)
teressano una superficie di 19.763,17 mentre il pomodoro non supera i 500
ettari, corrispondente al 6,4% della su- ettari complessivi. Nell’ambito delle
perficie regionale utilizzata per coltiva- colture legnose prevalgono i frutteti
zioni a seminativo (308.776,42 ettari); (17.380) e tra questi ai primi posti si
le coltivazioni legnose e agrarie (frutti- collocano nocciolo (6.819 ettari) e al-
feri, agrumi, olivo e vite e castagneti da bicocco (4.008 ettari), seguiti dal pesco
frutto) si estendono su una superficie (3.470 ettari comprese le nettarine).
di 21.883,69 ettari corrispondente al Vite, olivo e agrumi occupano rispetti-
(18) Provincia di Napoli, “II Rapporto 12,3% del dato regionale (177.934,37 vamente 2.666, 2.113 e 1.391 ettari18.
sullo stato dell’ambiente”, anno 2004 mila ettari); la superficie utilizzata per

Figura 1.23
Ripartizione per classe di superficie
agricola utilizzata, anno 2000 (Fonte:
ISTAT-V censimento dell’Agricoltura)

Dal rapporto tra Superficie agricola La Superficie agricola totale nel terri-
utilizzata e Superficie totale (SAU/ST) torio provinciale è così ripartita: 47%
risulta che nel 1990 la quota di territo- superfici a seminativo; 52,5% colti-
rio provinciale destinata alle aree agri- vazioni legnose e pascoli; 0,5% prati
cole ammontava al 39,7%, nel 2000 al permanenti. La Superficie agricola to-
35,7%, confermando il trend negativo tale rappresenta il 46% della superfi-
riscontrato anche a livello regionale. cie territoriale provinciale, mentre il
Infatti, la percentuale di superficie restante 54% (superficie non agricola)
utilizzata per attività agricole in regio- è costituito da superficie in gran parte
ne Campania è passata del 48,7% del urbanizzata.
1990 al 44% del 2000.

40
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.24
Valori SAU e ST (superfici in ettari)
nella provincia di Napoli, 2000 (Fonte:
Istat, V Censimento dell’Agricoltura)

La provincia di Napoli è caratterizzata Pozzuoli, costituiscono i sistemi trainan-


da una forte vocazione turistica grazie ti a livello provinciale nel settore turisti-
soprattutto al clima, alla straordinaria co e contribuiscono a far acquisire alla
bellezza dei luoghi, al fascino delle co- provincia una connotazione fortemente
ste e alle strutture turistiche. I comuni produttiva, capace di agire da potente
della penisola sorrentina, le isole del volano per tutti i settori economici.
Golfo (Ischia, Capri, Procida), i Campi Sotto il profilo turistico, la provincia di
Flegrei, il Parco Nazionale del Vesuvio, Napoli può essere distinta nelle macro-
i siti archeologici di Pompei, Ercolano e aree mostrate in tabella 1.40.

MACRO - AREE COMUNI


Comune di Napoli Napoli
Area flegrea Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto
Area Vesuviana Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Cercola, Ercolano, Massa di
costiera Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, San
Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunzia-
ta, Torre del Greco, Trecase
Penisola Sorrentina Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massalubrense, Meta di Sorrento,
Piano di Sorrento, Pimonte, Santa Maria La Carità, Sant’Agnello, Sant’Antonio Abate,
Sorrento, Vico Equense
Isole del Golfo Capri, Ischia e Procida Tabella 1.40
Macro- aree turistiche Provincia
Area Nolana Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Marigliano, Nola, di Napoli, anno 2008 (Fonte: Ptcp
Roccarainola, San Paolo Belsito, San Vitaliano, Saviano, Scosciano, Tufino, Visciano Provincia di Napoli)

Per quanto riguarda la localizzazione che dispongono di 19.199 posti-letto.


nelle varie aree, circa il 70% dei posti I comuni nei quali si riscontra il numero
letto si concentrano nel sistema delle maggiore di alberghi sono Napoli (140)
isole e nella penisola sorrentina. La città e Forio (103); mentre il maggior nume-
di Napoli ne conta circa il 18%, mentre ro di esercizi complementari è localizza-
l’area vesuviana, pur con la presenza di to a Napoli (205).
Pompei e della stazione termale di Ca- La percentuale relativa al numero di al-
stellammare di Stabia, vanta poco più berghi della provincia di Napoli è pari al
del 7% della capacità ricettiva dell’inte- 56% dell’offerta ricettiva campana e al
ra provincia. 2,6% dell’offerta nazionale, mentre la
Nel dettaglio, l’offerta ricettiva della percentuale degli esercizi complemen-
provincia di Napoli è di 902 esercizi al- tari (campeggi e villaggi turistici, alloggi
berghieri che dispongono di 62.598 po- in affitto, alloggi agro-turistici, bed and
sti-letto e di 688 esercizi complementari breakfast) è pari al 37% dell’offerta re-

41
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gionale e allo 0,7% di quella nazionale. zi complementari è presente nelle loca-
Il maggior numero di alberghi ed eserci- lità marine (tabella 1.41).

Totale Totale esercizi


Circoscrizione turistica Tipologia località
alberghi complementari
Barano d’Ischia, Capri-Anacapri, Forio, Ischia, Poz-
zuoli, Procida, Serrara Fontana, Sorrento-Sant’Agnel- Località marine 451 281
lo, Vico Equense
Tabella 1.41 Casamicciola Terme,Castellammare di Stabia, Lacco
Località termali 105 20
Offerta ricettiva degli esercizi Ameno
alberghieri e complementari nella
Città di interesse
provincia di Napoli per tipo di località, Napoli, Pompei 163 216
storico artistico
anno 2007 (Fonte: Istat)

Dall’analisi del flusso turistico relativo • Napoli (città): 850.643, di cui


all’anno 2007 emerge che le circoscri- 450.851 italiani e 399.792 stranieri
zioni turistiche che hanno registrato il • Sorrento-Sant’Agnello: 478.707, di
maggior numero di arrivi (numero di cui 108.685 italiani e 370.022 stra-
turisti italiani e stranieri ospitati negli nieri
esercizi alberghieri e complementari) • Ischia: 178.231, di cui 146.465 ita-
sono (figura 1.25): liani e 31.766 stranieri.

Figura 1.25
Arrivi (n.)negli esercizi alberghieri
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)

Figura 1.26
Arrivi negli esercizi complementari
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)

42
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Arrivi in esercizi complementari (figura • Napoli (città): 35.250., di cui 10.951
1.26) italiani e 24.299 stranieri
• Sorrento: 42.206, di cui 8.933 italia- • Pompei: 19.871, di cui 9.016 italiani
ni e 33.273 stranieri e 10.855 stranieri.

ITALIANI STRANIERI TOTALE


Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Provincia di Napoli 1.549.459 5.481.191 1.394.856 5.387.614 2.944.315 10.868.805 Tabella 1.42
Campania 2.776.974 11.401.321 1.847.380 8.373.421 4.624.354 19.774.742 Arrivi e presenze negli esercizi ri-
cettivi nella provincia di Napoli, anno
Italia 53.276.961 213.176.071 42.873.122 163.465.680 96.150.083 376.641.751 2007 (Fonte: Istat)

SCHEDA TEMATICA
AREE COSTIERE AD ALTA CRITICITÀ
L’analisi integrata dell’assetto geomorfologico, degli aspetti fisiografici e sedimentologi-
ci, dei caratteri meteomarini e delle tendenze morfoevolutive del paesaggio costiero della
Campania, ha permesso di focalizzare le strette relazioni tra fenomeni naturali, insediamenti
antropici e le perturbazioni agli equilibri ambientali, relativamente ai 409 chilometri di costa,
causate negli ultimi 50 anni o tuttora potenziali.
Le coste campane sono formate per il 60% da ripide falesie, per il 40% da litorali sabbiosi
sottesi alle piane alluvionali dei principali fiumi (Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Bussento,
Mingardo) e, in minor grado, da spiagge ciottolose di fondo cala (pocket beaches). I principali
litotipi, che formano sia le coste alte rocciose che quelle basse clastiche, sono soprattutto di
natura carbonatica (calcari, dolomie, arenarie), subordinatamente vulcanica (lave, piroclasti-
ti, tufi) e terrigena (flysch calcareo-marnoso-argilloso) e soltanto in minima parte metamor-
fica (scisti, cataclasiti).
La complessa storia geologica regionale e la diffusa presenza di litotipi a differente resi-
stenza all’erosione hanno conferito al paesaggio costiero un’elevata variabilità morfologica,
per lo più connessa a processi d’erosione morfoselettiva, caratterizzata da un alto grado di ir-
regolarità fisiografica e frammentazione connesso all’alternanza di ripidi promontori rocciosi,
estesi litorali sabbioso-ciottolosi, esigue spiagge ghiaiose, ampi golfi, baie, calette, faraglioni,
scogli e isole, queste ultime in prevalenza di genesi vulcanica e sedimentaria.
In particolare, circa 45 chilometri di litorale - che rappresentano un’area a rilevante valore
economico, spesso di elevato pregio geoambientale e ad alta naturalità - risultano attualmen-
te in erosione.
Le zone di criticità sono state identificate con un approccio metodologico sistemico ba-
sato sulla suddivisione della costa in unità fisiografiche e geomorfiche caratterizzate da 3
differenti morfotipi: litorale, falesia e tecnocosta. Entro questi morfotipi, mediante una matri-
ce d’interazione causa/effetto, sono stati parametrizzati semi-quantitativamente 6 principali
geoindicatori (erosione, esondazioni fluviali, mareggiate, frane, sismicità e vulcanismo, opere
e attività antropiche) e i loro tempi di ritorno (<2, <5, <10, >10 anni).
L’analisi è stata condotta nell’arco di 1 anno in 2 fasi, così articolate:
• reperimento e lettura critica della letteratura inerente la dinamica litoranea, finalizza-
ta al censimento e alla caratterizzazione delle aree costiere con focus d’erosione
• analisi su piattaforma GIS (Geographic information system) di aerofotogrammetrie e
basi cartografiche, sia storiche sia recenti, progetti locali e regionali sulle aree mari-
no-costiere redatti da o proposti a enti e centri di ricerca.
I risultati, sintetizzati nella restituzione di cartografia geotematica, consistono nell’iden-
tificazione delle zone costiere ad alta criticità, su quali orientare i successivi monitoraggi e
interventi mitigativi dei fenomeni di dissesto, nell’ambito della gestione integrata della fascia
costiera.
Infatti, in base all’analisi dei fattori di criticità costiera, delle caratteristiche fisico-clima-
tiche e meteomarine, dei geoindicatori identificati e dei rispettivi tempi di ritorno basati su
modelli matematici, nonché dei processi recenti o attivi nelle varie unità geomorfiche che
compongono la costa campana, sono state individuate alcune zone definite ad alta criticità.
Queste sono interessate da intensi fenomeni d’erosione o d’instabilità a seguito dell’azione
di una serie di processi naturali e della pressione antropica, attivi sia lungo i litorali sabbiosi
che nei tratti di falesia.
Tali zone ad alta criticità sono distribuite nel litorale domitio, nella costa vesuviana, nella
penisola sorrentina, nel golfo di Salerno e nel promontorio del Cilento. In accordo con le

43
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

linee guida dettate dai progetti europei INTERREG MESSINA e DEDUCE, che raccomandano
di applicare gli indicatori per valutare l’incidenza dei fenomeni d’erosione e di dinamica mor-
fologica dei litorali nella gestione integrata e gli ordinamenti compartimentali della Regione
Campania, è stato sviluppato un progetto di monitoraggio che prevede analisi di dettaglio,
dalla grande alla piccola scala, sia a mare che a terra, mediante tecniche di rilevamento diffe-
renziate in base ai vari morfotipi costieri.
Il monitoraggio a grande scala consente, in particolare, di avere informazioni periodiche
per territori ampi con risoluzioni ottimali mediante tecniche di controllo satellitari e aeree,
quali il telerilevamento SPOT e QuickBird, l’interferometria con radar aereotrasportato, il Li-
DAR, il sistema SHOALS e l’uso di aerofotogrammetrie georeferenziate. In tal caso, per estesi
litorali si può valutare l’evoluzione della linea di riva, dei sistemi di foce, delle dune costiere e
dei retrostanti ambienti salmastri (lagune) o dolcicoli (stagni, laghi).
Lungo le coste alte e rocciose, invece, si possono osservare le variazioni delle falesie, i
fenomeni d’instabilità in atto o quiescenti (frane, dissesti idrogeologici) e lo scalzamento al
piede per opera del moto ondoso e delle tempeste marine.
Infine, per il monitoraggio a piccola scala delle spiagge sabbiose e/o ciottolose sono indi-
cati il DGPS (Differenzial Global Positioning System), la tecnica multifotogrammetrica ARGUS,
le indagini e osservazioni dirette sul campo.
Completano il progetto di monitoraggio delle aree costiere identificate ad alta criticità, le
seguenti azioni:
• l’analisi dei caratteri meteomarini
• l’analisi degli aspetti morfobatimetrici
• l’analisi delle caratteristiche sedimentologiche
• la restituzione di cartografia geotematica bi/tridimensionale
• la costruzione di verosimili scenari d’impatto futuri, a breve e medio periodo
• la valutazione della pericolosità geomorfologica nelle fasce costiere
• la modellizzazione di DSM (Digital surface model), DTM (Digital terrain model) e DEM
(Digital elevation model) in ambiente GIS
I risultati di queste specifiche indagini, supportate in mare da una navetta oceanografica e
da natanti di appoggio e in laboratorio da software dedicati per l’elaborazione dei dati basati
sull’utilizzo di matrici d’interazione e sofisticati modelli numerici, vertono alla conservazione
o rinaturazione dei siti costieri d’interesse. Questi interventi, realizzabili applicando criteri
d’ingegneria naturalistica e bioarchitettura per la mitigazione dei fenomeni d’erosione e dis-
sesto idrogeologico in atto e per la prevenzione di quelli potenziali, ricadono nell’ambito della
più ampia gestione integrata della zona costiera (ICZM) della Campania.

Il sistema infrastrutturale
L’attuale configurazione del sistema le alcune aree rispondono a esigenze
dei trasporti a servizio del territorio prioritariamente residenziali (es. area
provinciale di Napoli è frutto di un’in- giuglianese) mentre altre si caratteriz-
frastrutturazione che, in modo più o zano per la presenza di poli di attrazio-
meno costante, ha innervato gran par- ne di carattere industriale, terziario o
te del territorio metropolitano, sia con commerciale.
opere ferroviarie che con grandi arterie Tale situazione si accompagna a un di-
stradali. La rete ferroviaria che serve il segno della rete stradale primaria che
territorio provinciale è oggi oggetto di consente buoni spostamenti sulle lun-
profonde trasformazioni, per la realiz- ghe distanze, divenendone contem-
zazione di nuove tratte ferroviarie, per poraneamente causa ed effetto e de-
la trasformazione del passante ferro- terminando una crescita esponenziale
viario napoletano in metropolitana; degli spostamenti. Tuttavia, a causa
per l’attivazione di nodi intermodali della impossibilità dei tessuti urbani
nell’area del capoluogo che consen- storici di accogliere un eccessivo nu-
tiranno di mettere in rete gran parte mero di auto, nascono gravi disagi in
delle infrastrutture ferroviarie. termini di traffico e di inquinamento
L’attuale assetto territoriale della pro- nei centri urbani.
vincia si caratterizza non solo per il La rete viaria statale al 2007 consta
ruolo dominante del capoluogo ma di 151,20 Km e quella provinciale di
anche per una zonizzazione nella qua- 651 Km. I grandi assi autostradali che

44
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
attraversano il territorio provinciale dalla tangenziale di Napoli, dall’asse
garantiscono buoni collegamenti con il Mediano e dalla Ss 162 (connessione
resto del paese e con i principali termi- trasversale tra l’area domizia e l’area
nali (aeroporto di Capodichino e por- nolana), oppure dalla Ss 268 a servizio
to di Napoli), con la particolarità del dell’area vesuviana.
tracciato Napoli-Pompei, a servizio di La provincia di Napoli soffre di una no-
un’utenza locale e con funzioni più vi- tevole congestione per la elevata den-
cine a un’arteria urbana che a un asse sità del sistema insediativo e l’elevata
autostradale. concentrazione delle attività centrali.
Oltre al sistema autostradale sono Questo provoca una concentrazione
presenti una serie di superstrade che dei flussi verso il centro del capoluogo
connettono l’intera rete; funzioni di con una prevalenza dell’uso dei mezzi
particolare rilevanza per la distribuzio- di trasporto privato (figura 1.27 e ta-
ne dei flussi veicolari vengono assolte bella 1.43).

Figura 1.27
Occupati (%) della provincia di
Napoli che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte: Istat -
Censimento 2001)

Mezzo utilizzato
Mobilità Treno, tram, Autobus/ Auto Altro
Motocicli Bicicletta A piedi Totale
metropolitana filobus privata mezzo
Tabella 1.43
Urbana 11.341 33.256 151.620 22.046 2.592 2.085 91.144 314.084
Numero di spostamenti casa-lavoro
Extraurbana 17.043 16.294 160.619 7.919 738 2.097 2.749 207.452 per luogo di destinazione nella
Extraprovinciale 865 1.789 21.430 221 82 106 77 24.570 provincia di Napoli, anno 2001
Extraregionale 969 51 1.065 - - 19 - 2.104 (Fonte: Istat)

La provincia di Napoli consta di un por- mento del traffico merci e passeggeri


to che ha una lunghezza di accosti pari negli anni 2007 e 2008 e la differenza
a circa 12,5 chilometri, analogamente in termini percentuali sono rappresen-
la superficie dei piazzali è “appena” di tati nella tabella seguente.
0,45 milioni di metri quadri. L’anda-

2007 2008 DIFFERENZA


(n.) (n.) (%)
Passeggeri 5.951.141 6.010.543 1,0
Automobili 199.887 201.569 0,8 Tabella 1.44
Traffico nel Golfo di Napoli, anni
Automezzi commerciali 118.085 120.569 2,1
2007-2008 (Fonte: Autorità portuale
Container 460.812 481.521 4,5 di Napoli)

45
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
ANALISI A SUPPORTO DEL PIANO ENERGETICO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

I Piani energetici per l’uso razionale dell’energia nascono dall’analisi della struttura ener-
getica di un territorio e rappresentano uno strumento indispensabile per dar vita a una pro-
grammazione, di medio-lungo periodo, degli interventi da realizzare al fine di gestire la do-
manda e pianificare l’offerta di energia. La finalità della fase di analisi é quella di fornire gli
elementi essenziali per la definizione del Piano, con l’obiettivo di individuare gli interventi in
grado di consentire un risparmio energetico, un miglioramento del servizio agli utenti e, al
tempo stesso, uno stimolo all’economia e all’occupazione, nel rispetto del contenimento delle
emissioni di gas serra.
Le attività finalizzate alla realizzazione della fase di analisi a supporto del Piano energetico
della provincia di Napoli sono state avviate nel 2006, a seguito di una convenzione stipulata
(19) Dipartimento di ingegneria tra Arpac e Seconda Università degli studi di Napoli19. Le analisi realizzate hanno permesso
dell’informazione, Dipartimento di di elaborare dati relativi alla stima del fabbisogno energetico e al bilancio delle emissioni
ingegneria aerospaziale e meccanica, complessive. In particolare:
Dipartimento di scienze ambientali 1. Stima del fabbisogno energetico
• evoluzione dei consumi di energia dal 1994 al 2006, rappresentati per vettore
energetico, per settore e totali
• ripartizione dei consumi di energia per uso civile, per vettore energetico e per
settore
• ripartizione dei consumi di energia per uso agricolo e industriale, per vettore
energetico e per settore
• ripartizione dei consumi per vettore energetico, per tipologia di trasporto (pub-
blico o privato).
(20) CO2 equivalente: si considera l’ef- 2. Bilancio delle emissioni complessive20
fetto complessivo dei gas ad effetto • evoluzione delle emissioni dal 1994 al 2006, rappresentate per settore, per fonte
serra utilizzando una scala relativa e totali
del loro potenziale di riscaldamento
• evoluzione delle emissioni negli usi civili per vettore energetico
globale in cui il valore per l’anidride
carbonica è assunto pari all’unità (CO2
• evoluzione delle emissioni nelle attività produttive complessive e per vettore
equivalente: CO2eq) energetico
• evoluzione delle emissioni nei trasporti, complessive e per vettore energetico
I dati sono stati raccolti consultando fonti istituzionali quali Terna, Provincia di Napoli, Co-
mune di Napoli, Ministero dello sviluppo economico, Regione Campania, Gestore della rete
elettrica e aziende private quali Snam Rete Gas, NapoletanaGas ed Enel.
Le elaborazioni effettuate sono state eseguite seguendo le indicazioni dell’Intergover-
nmental panel on climate change (IPCC).

Sintesi dei risultati


Il fabbisogno energetico è stato stimato analizzando l’evoluzione dei consumi di energia
negli ultimi anni, ripartiti per vettore energetico (energia elettrica, olio combustibile, gas me-
tano, gpl, gasolio, benzine, cherosene) e per settore (agricoltura, industria, terziario, domesti-
co). I dati sono stati raccolti per gli anni 1994-2006, in modo da poterne analizzare il trend.
In figura 1.28 vengono presentati i dati relativi al consumo di combustibili per la provincia
di Napoli e si può affermare che il consumo si è mantenuto sostanzialmente invariato nel
corso dell’arco di tempo considerato, attestandosi attorno ai 2.500 ktep annui.

Figura 1.28
Consumi di combustibili nella
provincia di Napoli

46
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.29
Consumi di energia elettrica nella
provincia di Napoli

In figura 1.29 sono riportati i consumi di energia elettrica (mlnkWh) negli anni 1994-2006.
È possibile osservare che i consumi hanno avuto un lieve trend decrescente fino al 1996
per poi iniziare a crescere. Le fluttuazioni fatte registrare in alcuni anni sono la risultante
di tendenze contrapposte da parte di alcuni dei settori di consumo. Dai dati suddivisi per
usi finali, il settore terziario espande il proprio fabbisogno assieme a quello domestico, a
svantaggio del comparto industriale, i cui consumi si sono attestati per l’anno 2006 a quota
1.800 milioni di chilowattora.
A partire dai dati di consumo sono presentati i risultati ottenuti dalla valutazione delle
emissioni di CO2 equivalente in atmosfera, tenendo presente che il settore domestico e
quello terziario sono stati inglobati nella voce “usi civili”.
Tutti i risultati sono presentati in diagrammi con scale di valori assoluti o in percentuale
sul totale.

Figura 1.30
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton

Il primo diagramma, riportato in figura 1.30, è relativo al contributo totale delle emissio-
ni di CO2 equivalente in funzione degli anni, a partire dal 1994 fino al 2006.
Una prima considerazione generale è che le emissioni stimate per la provincia di Napoli
rappresentano circa il 2,3% del contributo nazionale (pari a circa 507.000 kton di CO2eq, fonte
Annuario dati ambientali Apat 2006). Tale contributo si spiega se si tiene conto sia delle
notevoli emissioni generate dalle attività antropiche nella città di Napoli, che dell’elevatis-
sima densità abitativa della provincia di Napoli, condizione che comporta notevoli consumi
sia elettrici che termici, oltre che un grosso contributo alle emissioni di gas serra da traffico
veicolare.
Se invece si considera il contributo di CO2eq procapite21, si ottiene un valore di emissione (21) Al censimento Istat 2001 il nume-
procapite di CO2eq pari a circa 4 tonnellate/procapite, che è molto più basso della media ro di abitanti nella provincia di Napoli
nazionale (circa 9 tonnellate/procapite). Questo dato fornisce una chiara indicazione di una è pari a 3.059.196
situazione sociale, economica e industriale di disagio, ma anche della caratteristica peculiare
del territorio provinciale di Napoli che ospita pochi siti di produzione di energia a grande
impatto dal punto di vista delle emissioni di gas serra. Inoltre risulta evidente (figura 1.30)
che la quantità di emissioni in atmosfera, in termini di CO2eq, è rimasta pressoché costante
negli ultimi 12 anni.

47
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.31
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton, suddivise per i
tre macrosettori considerati

Figura 1.32
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nel corso degli
anni

I grafici in figura 1.31 e 1.32 evidenziano il motivo di tale comportamento, che è dovuto
a diversi effetti combinati: un incremento negli anni delle emissioni nel settore usi civili, una
diminuzione consistente del settore attività produttive e un andamento pressoché costante
nel settore trasporti.
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli settori (figura 1.33), si nota che, per quasi tutti
gli anni, poco più del 10% delle emissioni è dovuto al settore attività produttive, mentre più
dell’87% del contributo alle emissioni viene dal settore civile e dal settore trasporti.

Figura 1.33
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nell’anno 2006
Ad esempio, nel 2006, la ripartizione percentuale delle emissioni per settore ammonta
al 46% per gli usi civili, al 41% per il trasporto e soltanto al 13% per le attività produttive (fi-
gura 1.33). La crescita delle emissioni nel settore usi civili può essere compresa dal crescente
utilizzo, negli ultimi anni, dell’utilizzo di climatizzatori per il raffreddamento estivo (special-
mente nel terziario) e dall’esigenza di riscaldamento invernale negli ambienti domestici e
del terziario.

48
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Consideriamo ora le emissioni totali di CO2eq al variare dei vettori energetici, presentati
nei valori assoluti in figura 1.34 e nel loro peso percentuale sul totale in figura 1.35.

Figura 1.34
Andamento annuale delle
emissioni totali di CO2eq in kton,
suddivise per i vettori energetici
considerati
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli vettori (figura 1.35), si nota come la maggior
parte del contributo è dato dal vettore energia elettrica (con circa il 40% sul totale) mentre
quasi nessun contributo, soprattutto negli ultimi anni, è dato dall’olio combustibile. Ridotto
è anche il contributo del GPL (6-7%), mentre nel corso degli anni il contributo alle emissioni
legato ai vettori gas naturale, gasolio e benzina è stato pressoché costante (intorno al 20%
per tutti e tre). È però da notare che, a partire dal 2003, si riconosce un trend crescente sia
del gas naturale (grazie alla diffusione della rete di fornitura domestica del metano) che del
gasolio (grazie all’uso sempre maggiore che si fa di auto diesel), che hanno entrambi supera-
to in percentuale il contributo del vettore energetico benzina.

Figura 1.35
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali nel
corso degli anni

In figura 1.36 è presentato il contributo percentuale per singolo vettore energetico per
l’anno 2006, che conferma le considerazioni fatte sopra.

Figura 1.36
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali
nell’anno 2006

49
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Provincia di Salerno
Il sistema insediativo
(22) Dati Istat 2008 La provincia di Salerno, con i suoi primo gennaio 200822. L’andamento
158 comuni, occupa una superficie della popolazione residente dal 2002
territoriale pari a 4918 chilometri al 2007 evidenzia complessivamente
quadrati con 1.102.629 residenti al un deciso incremento demografico.

Figura 1.37
Andamento demografico della
provincia di Salerno. Numero di
residenti nel periodo 2002-2007
(Fonte: Istat)

Di seguito si riporta la tabella relativa grati negli stessi anni. In perfetta sin-
al bilancio demografico riferita sem- tonia con il precedente dato, riferito
pre agli anni 2002-2007. A tal scopo all’andamento demografico nel 2007,
sono stati analizzati il saldo naturale, si nota un incremento della popola-
scaturito dalla differenza tra nati vivi e zione da attribuirsi, in gran parte, a
defunti, e il saldo migratorio, espresso un aumento dell’immigrazione prove-
come differenza tra immigrati ed emi- niente dall’estero.

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 1.447 1.125 1.327 767 1.015 209
Saldo Migratorio interno -2.661 -1.900 -2.038 -1.512 -3.331 -2.540
Saldo Migratorio con l'estero 1.299 4.318 5.902 1.850 1.115 6.783
Tabella 1.45 Saldo Migratorio per altri motivi 2.494 3.476 1.804 59 4 8.440
Popolazione residente e bilanci
demografico della provincia di Saldo Migratorio totale 1.132 5.894 5.668 397 -2212 12.683
Salerno nel periodo 2002-2007 Popolazione totale 1.075.756 1.082.775 1.089.770 1.090.934 1.089.737 1.102.629
(Fonte: Istat)

Il censimento Istat del 2001 fotogra- della soglia dimensionale dei 5.000 re-
fa situazioni di accentuato squilibrio sidenti, dall’incremento, sia pure non
espresse dall’elevata quota di comu- rilevante, del numero di comuni con
ni con peso demografico inferiore a più di 20.000 residenti. Più della metà
3.000 residenti (circa il 56% del totale), della popolazione provinciale risiede
dal persistente impoverimento che ca- in soli tredici comuni.
ratterizza parte dei comuni al di sotto

50
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.38
Distribuzione dei comuni per classi di
ampiezza demografica in provincia di
Salerno, anno 2001 (Fonte: Istat)

Nel decennio 1991-2001 si è assistito dalla variazione della superficie agri-


a un decremento demografico che ha cola totale (SAT) risultante dagli ultimi
interessato alcuni dei comuni maggio- due censimenti Istat dell’agricoltura,
ri. Il capoluogo ha fatto registrare un da cui emerge una riduzione della SAT
decremento del 7,2%, ma anche in pari a circa l’8,5% (-31.226,83 ettari).
alcuni comuni di media grandezza de- I maggiori decrementi, in valore asso-
mografica sono emersi segnali di crisi, luto maggiori di 1.000 ettari, hanno
espressi o dal decremento del numero interessato il territorio dei comuni di
di residenti (Nocera Inferiore, Pagani Campagna, Sala Consilina, Vallo della
e Sarno) o dall’assenza di significative Lucania, Roccadaspide, Vibonati, Teg-
variazioni (Cava de’ Tirreni e Angri). giano, Centola, San Gregorio Magno,
Si sono evidenziate, invece, come prin- Capaccio, Mercato San Severino, Pi-
cipali direttrici di crescita demografica sciotta; decrementi consistenti (mag-
quelle della valle della Irno e dell’area giori di 500 ettari) si sono realizzati
dei Picentini, a cui si sono connessi a anche in altri comuni, tra i quali Batti-
nord-ovest la direttrice di incremento paglia, Salerno, Montecorvino Rovella,
dell’area tra Mercato San Severino e Pontecagnano Faiano, Ascea, Pellez-
Castel San Giorgio e l’ambito Scafati- zano. Se si considera il valore percen-
San Valentino Torio; si sono poi aggan- tuale del decremento rispetto al 1990
ciate a sud l’area in crescita della piana emergono, con una riduzione della SAT
del Sele e la fascia costiera di Agropoli. superiore al 30%, alcuni comuni del-
Le dinamiche di crescita demografica la Costiera amalfitana (Cetara, Vietri
hanno disegnato in sostanza un vasto sul Mare, Furore, tutti con valore su-
ambito che dal confine occidentale periore al 40%), dell’area salernitana
con la provincia di Avellino e, alme- (Salerno, Pellezzano e Pontecagnano
no in parte, da quello con la provincia Faiano), dell’ambito nord-occidentale
di Napoli, si è esteso a comprendere (Baronissi, Mercato S.Severino, Sarno),
alcuni comuni costieri; a esso si sono del Cilento costiero e interno (Vibo-
aggiunti situazioni locali di incremento nati, Centola, Castellabate, Pisciotta,
demografico, sia pure contenuto, di al- Montano Antilia e Vallo della Luca-
cuni comuni limitrofi o prossimi a poli nia), del Vallo di Diano (Sala Consilina).
urbani, indotte dalle dinamiche del Gran parte dei comuni interessati da
centro maggiore. una riduzione della SAT superiore al
Una descrizione relativa all’uso del 20% ricade nell’agro nocerino-sarnese
suolo nel decennio 1990-2000 è pos- e nell’area a nord del capoluogo. Per
sibile assumendo due diversi indicato- quanto riguarda la Superficie agricola
ri. Il primo indicatore è rappresentato utilizzata (SAU), il decremento relativo

51
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
all’intero territorio provinciale nello Vallo di Diano e nell’Alto Sele.
stesso periodo è stato pari al 3,83%, Un altro riscontro, sia pure parziale, dei
corrispondente a una riduzione di recenti processi urbanizzativi si ritrova
7.706,30 ettari. nei dati relativi alla produzione di edi-
Il secondo indicatore è rappresentato lizia abitativa del decennio 1991-2001.
dall’incremento del suolo urbanizzato In tale periodo l’incremento del nume-
risultante dalla comparazione tra la ro complessivo di abitazioni, rispetto
(23) Il programma CORINE (COoRdi- Corine Land Cover23 del 1990 e quel- al 1991, è stato pari a circa il 10,64% e
nation del’INformation sur l’Environ-
ment), varato dal Consiglio delle Co- la del 2000, che risulta pari al 4% cir- quello relativo al numero complessivo
munità Europee nel 1985, ha lo scopo ca; la superficie complessiva dei suoli di stanze è stato pari a circa l’8,23%.
di verificare dinamicamente lo stato
dell'ambiente nell'area comunitaria,
agroforestali che sono stati urbanizzati Entrambi i valori, pur sensibilmente in-
al fine di orientare le politiche comuni, nel periodo considerato è di circa 703 feriori a quelli (rispettivamente 28,4%
controllarne gli effetti, proporre even- ettari. Altre indicazioni circa i processi e 33,38%) registrati nel decennio pre-
tuali correttivi. All'interno del program-
ma CORINE, il progetto CORINE-Land
urbanizzativi derivano dai dati dei cen- cedente, denotano tuttavia la presen-
Cover (CLC) è specificamente destinato simenti Istat. La valutazione del grado za di dinamiche ancora accentuate di
al rilevamento e al monitoraggio delle di urbanizzazione dei comuni effettua- consumo di suolo.
caratteristiche di copertura e uso del
territorio, con particolare attenzione ta sulla base dei dati 2001 evidenzia il Quanto a comuni dotati di uno stru-
alle esigenze di tutela ambientale massimo grado (da 2,36 a 3,03) per la mento urbanistico generale, la provin-
fascia di territorio che da Battipaglia cia di Salerno detiene il primato regio-
si estende verso il capoluogo e l’Agro nale sia in percentuale (il 95,8%) che
Nocerino Sarnese; un grado medio (da in valore assoluto: 139 comuni hanno
1,68 a 2,35) per la valle dell’Irno, l’area un Prg (Piano regolatore generale) o
dei Picentini, parte della piana del Sele un PdF (Programma di fabbricazione);
e dei comuni interni a essa prossimi, la maggior parte di questi piani, però,
alcuni comuni del Cilento costiero, la sono vigenti da più di 10 anni, mentre
costiera amalfitana; il grado di urba- l’assenza di qualsiasi strumentazio-
nizzazione più basso (da 1 a 1,67) inte- ne derivante dalla Legge regionale n.
ressa il territorio dei restanti comuni, 16/2004 riguarda l’estensione territo-
(24) Dati del Dipartimento di ingegne- generalmente ubicati nel Cilento, nel riale più elevata24.
ria civile dell’Università di Salerno,
“Rapporto sull’evoluzione e lo stato
della pianificazione urbanistica gene-
rale nei comuni della Regione Campa- Il sistema produttivo
nia”, 2005 Come si apprezza dalla tabella, il Pil la variazione del Pil pro capite in pro-
pro capite nella provincia di Salerno vincia di Salerno è in controtendenza
ha subito dal 2005 al 2007 un decre- rispetto alla Campania e all’Italia, dato
mento del 5,63%, che sostanzialmente che in ambito regionale e nazionale il
ha allineato il dato provinciale a quello dato è cresciuto.
regionale. Nello stesso triennio, però,

Anno Provincia di Salerno Campania Italia


Tabella 1.46
Prodotto interno lordo pro capite 2005 17.325 16.185 24.152
della provincia di Salerno negli 2006 16.657 16.345 25.031
anni 2005-2007, in euro (Fonte:
2007 16.351 16.570 25.861
Unioncamere-Tagliacarne)

Il benessere economico pro capite il mercato del lavoro, il tasso di disoc-


espresso in termini di ricchezza per cupazione nella provincia resta più
abitante, ottenuto normalizzando i de- alto della media nazionale.
positi bancari per la popolazione tota- Il peso dell’industria (71.080 addetti),
le, è allineato con l’andamento tipico inferiore a quello dei servizi (126.630
dei valori medi regionali e dell’intero addetti), evidenzia un processo di ter-
Mezzogiorno attestandosi però a livel- ziarizzazione dell’economia provincia-
li ben inferiori (-28,20%) rispetto alla le, in cui risulta ancora nettamente
media nazionale. Per quanto riguarda preponderante la componente dei

52
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
servizi di tipo tradizionale (in partico- ancora una considerevole incidenza,
lare il commercio) e sostanzialmente prevedibile in una provincia il cui ter-
marginale la produzione di servizi ad ritorio è in larga parte costituito dalle
alto contenuto tecnologico. aree ad agricoltura intensiva dell’agro
La tabella 1.47 illustra il dato relativo nocerino-sarnese e della piana del
al numero di imprese attive presenti al Sele. La consistenza del settore secon-
2008 nella provincia di Salerno, per i dario è ormai ridotta, a conclusione di
vari settori produttivi censiti dall’Istat. un processo di deindustrializzazione
È evidente la prevalenza del terziario, che ha origine negli anni ‘70.
anche se il settore primario mantiene

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 21.185 21.592 -1,92
Alberghi e ristoranti 6.292 6.075 3,45
Altri servizi pubblici, sociali e personali 4.996 4.862 2,68
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 7.119 6.887 3,26
Attività manifatturiere 12.227 12.392 -1,35
Commercio 36.881 36.782 0,27
Costruzioni 13.383 13.221 1,21
Energia 59 60 -1,69
Estrazione di minerali 73 78 -6,85
Imprese non classificate 8.108 7.732 4,64
Intermediazione monetaria e finanziaria 2.039 1.932 5,25
Istruzione 505 480 4,95
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 103 110 -6,80
Sanità e altri servizi sociali 739 734 0,68
Tabella 1.47
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3.966 4.008 -1,06 Imprese provinciali ripartite
Totale 117.675 116.945 0,62 per settore economico (Fonte:
Movimprese 2008)

In provincia di Salerno nel 2004 era- tri quadrati. Dal 2004 al 2009 la su-
no localizzati quattro agglomerati in- perficie destinata ad attività produt-
dustriali attrezzati per lo svolgimento tiva è aumenta, estendendosi di ben
di attività produttive, la cui gestione 11.558.000 metri quadrati nelle aree
è affidata al consorzio ASI di Salerno, di Buccino, Contursi e Palomonte.
per un’area totale di 13.420.000 me-

Superficie Superficie destinata


Nome area Comuni interessati Totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Battipaglia Battipaglia 4.500.000 3.030.000
Agglomerato di Buccino Buccino 980.000 720.000
Agglomerato di Cava de’ Tirreni Cava de’ Tirreni 2.420.000 1.330.000
Agglomerato di Contursi Contursi 228.000 -
Tabella 1.48
Agglomerato di Mercato San Severino Mercato San Severino 2.420.000 1.330.000
Aree Asi in provincia di Salerno,
Agglomerato di Palomonte Palomonte 240.000 180.000 anno 2008 (Fonte: Assessorato
all’agricoltura e alle attività produttive
Agglomerato di Salerno Salerno 4.400.000 3.200.000
della Regione Campania)

A fronte di una diffusa tendenza al ri- provinciale, per la presenza di prodot-


dimensionamento del settore, l’agri- ti tradizionali e tipici che confluiscono
coltura continua a rappresentare uno nella solida filiera agro-industriale lo-
dei comparti trainanti dell’economia cale, rappresentando una delle mag-
53
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
giori voci delle esportazioni salernita- agricola utilizzata (SAU) provinciale:
ne. Rilevante, a tale proposito, il peso • l’aumento considerevole delle
dei distretti industriali agro-alimentari superfici destinate a seminativi
della piana del Sele (in via di ulteriore (+22%)
sviluppo e trasformazione) e di Noce- • l’incremento nelle superfici desti-
ra Inferiore. Il settore agricolo incide nate a prati e pascoli permanenti
sulla ricchezza complessiva prodotta (+4,2%), che in totale rappresen-
della provincia in misura sensibilmen- tano solo il 34% della superficie
te superiore a quanto accade nell’in- agraria totale
tera Campania, nel Mezzogiorno e nel • la riduzione del numero delle
Paese. Anche la quota degli addetti del aziende con allevamenti bovini e
comparto agricolo è superiore rispetto bufalini (dato aggregato -47,3%)
alla media campana (solo la provincia e di quelle con allevamenti suini
di Benevento presenta una percentua- (-45,4%).
le più elevata di occupati in agricoltu- Nell’arco temporale considerato si evi-
ra) e a quella italiana nel suo comples- denzia una generale e significativa di-
so. Con un numero di imprese pari a minuzione sia nella Superficie agricola
83.097 nel 2000 e una sostanziale te- totale (SAT) che nella Superficie agri-
nuta con il confronto al 1990 (-0,2%). cola utilizzata. La riduzione è dovuta
Dal confronto 1990-2000 è possibile essenzialmente all’abbandono dei ter-
dedurre una diminuzione pari al -6,6% reni marginali (montagnosi e collinari)
delle colture permanenti, che rappre- e alle continue spinte insediative sul
sentano comunque le principali coltu- territorio agricolo (insediamenti, gran-
re realizzate sul territorio provinciale: di opere infrastrutturali, viabilità).
occupano infatti il 35% della Superficie

Tabella 1.49
Ettari 1990 2000 Variazioni percentuali
Superficie totale (ST) e Superficie
agricola utilizzata (SAU) in provincia di Superficie agricola totale (SAT) 374.022,86 338.012,54 -9,6
Salerno, negli anni 1990-2000 (Fonte:
Superficie agricola utilizzata (SAU) 207.446,29 193.363,25 -6,8
Istat)

Il settore turistico contribuisce in za rispetto all’andamento regionale e


modo rilevante anche all’economia soprattutto nazionale. Se guardiamo
della provincia di Salerno, che si col- alle variazioni percentuali degli arrivi
loca, per numeri di arrivi e presenze, su un orizzonte temporale più ampio
subito dopo il capoluogo partenopeo. (2003-2006), è ancora più evidente la
L’area di maggior attrazione è rap- difficoltà che vive l’offerta turistica sa-
presentata dalla Costiera Amalfitana, lernitana: nella provincia si registra un
mentre la parte interna della provin- calo del 10,1% a fronte di un aumento
cia risulta sostanzialmente esclusa dai su base nazionale del 12,5%.
grandi flussi turistici con l’eccezione La provincia di Salerno può comun-
di alcune aree ad alto valore naturali- que contare su di un sistema turistico
stico. Nonostante queste potenzialità estremamente variegato come ripor-
attrattive, il territorio ha registrato nel tato nelle tabelle seguenti relative alla
2006 un calo del 2,1% degli arrivi. Tale capacità ricettiva e ai flussi turistici per
andamento risulta in controtenden- l’anno 2007.

54
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Totale
Strutture Esercizi
Circoscrizione esercizi
Tipo di località alberghiere complementari
Turistica ricettivi
n. Letti n. Letti Letti
Amalfi Località marine 26 1.290 9 100 1.390
Cava de’ Tirreni Località collinari 5 347 15 197 544
Maiori Località marine 22 1.685 8 63 1.748
Paestum Città di interesse storico artistico 42 3.097 51 8.541 11.638
Positano Località marine 39 1.994 9 63 2.057
Ravello Località collinari 17 802 22 203 1.005
Salerno Località marine 18 1.609 13 291 1.900 Tabella 1.50
Capacità degli esercizi ricettivi per
Altri comuni
Comuni n.a.c. 313 17.501 731 45.874 63.375 tipo di alloggio, circoscrizione e tipo
Salerno
di località turistica, 2007 (Fonte: Istat
Totale 482 28.325 858 55.332 83.657 e Ept)

Esercizi ricettivi
Circoscrizione turistica Italiani Stranieri
Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Amalfi 73.094 220.539 50.917 113.812
Cava de’ Tirreni 72.094 220.539 3.742 10.742
Maiori 20.211 60.865 14.602 55.839
Paestum 59.059 401.841 21.959 104.362
Positano 21.121 74.549 59.610 208.889
Ravello 10.345 24.505 30.181 110.310 Tabella 1.51
Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi
Salerno 64.517 123.930 26.850 71.733
per italiani e stranieri, 2007 (Fonte:
Altri comuni Salerno 663.211 4.097.126 167.120 1.890.041 Istat e Ept)

Il sistema infrastrutturale
L’indice di dotazione infrastrutturale stema di trasporti influiscono il ruolo
salernitano è decisamente inferiore strategico del capoluogo, snodo es-
al valore medio regionale ma non a senziale e centro di servizi, la neces-
quello del Mezzogiorno nel suo com- sità di miglioramento infrastrutturale
plesso. delle aree fortemente urbanizzate e la
Il patrimonio esistente del sistema storica marginalità delle zone interne.
delle infrastrutture per il trasporto si In particolare per il sistema della via-
sviluppa in un territorio complesso, bilità possiamo individuare le tipologie
prevalentemente collinare, con diver- illustrate nella tabella seguente.
sificate esigenze. Sull’assetto del si-

Tipologia Percorso e denominazioni Tipologia Criticità


A3 lavori di
A3-E45 Napoli-Salerno Reggio Calabria, A30
Nazionale e ammodernamento;
Primaria Caserta-Salerno, R3-E841 Avellino-Salerno,
interregionale tangenziale cittadina di
R3-E847 Sicignano degli Alburni-Potenza
Salerno
Urbane e
extraurbane,
SS 18, 18 var, 19, 19 ter, 88, 91 var,, S.P.175, ad esempio Flusso instabile, basso
Secondaria 430, Litoranea, Bussentina, Mingardina, collegamento, comfort di marcia, degrado
Valle del sele, etc. con il Cilento, del livello di sicurezza
Agro nocerino
sarnese, etc.
Rete superata dal
Interlocale e dimensionamento attuale Tabella 1.52
Locale Strade locali extraurbane e locali
comunale del sistema insediativo e di Tipologie di strade della provincia di
mobilità Salerno (Fonte: Provincia di Salerno)

55
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La linea ferroviaria si sviluppa in una o non in esercizio, sia di numerosi pas-
linea interesse nazionale (direttrice saggi a livello.
tirrenica Napoli-Salerno-Battipaglia- La tabella seguente riporta la popola-
Sapri) due linee regionali e una rete lo- zione residente che si sposta giornal-
cale (Cancello-Mercato San Severino, mente nella provincia di Salerno. Negli
eccetera). L’intera rete è pari a 406,7 spostamenti pendolari interni ai comu-
Km, di cui solo 224 a doppio binario ni della provincia resta preponderante
elettrificato; le condizioni operative l’uso dell’auto (79,2%, di cui 58% come
dell’intera rete non sono ottimali, per conducente, e 41% come passeggero),
la presenza sia di numerosi tronchi a seguito dal trasporto pubblico su gom-
binario unico, oppure non elettrificati ma (25%).

Mezzo utilizzato
Autobus
urbano,
Auto Auto
Province Treno, tram, filobus, Autobus privata privata
Motocicletta,
Altro
corriera, ciclomotore, Bicicletta A piedi TOTALE
metropolitana aziendale (come (come mezzo
autobus scooter
Tabella 1.53 conducente) passeggero)
extra-
Numero di spostamenti giornalieri urbano
nella provincia di Salerno, per tipo di Salerno 4.134 10.458 3.4097 144.923 16.725 5.798 1.407 808 44.836 232.586
mezzo utilizzato, anno 2001 (Fonte:
Campania 38.961 65.158 11.026 661.740 71.410 39.054 7.387 6.475 189.692 1.090.903
Istat)

Per quanto riguarda il porto commer- che delle navi approdate (2.175 al
ciale di Salerno, dai dati disponibili 2005) e di container. Stabile il movi-
presso l’Autorità portuale, si evince un mento di autoveicoli (import/export)
incremento sia delle merci movimen- che lo colloca comunque a uno dei pri-
tate (più di 8 milioni di tonnellate al mi posti tra i porti italiani.
2005, raddoppiate rispetto al 2001),

56
PARTE SECONDA
QUALITÀ DELLA VITA
CAMBIAMENTI
CLIMATICI

Cambiamenti climatici

2
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Cambiamenti climatici
Dario Di Gangi, Giuseppe Onorati

HANNO COLLABORATO
per le tematiche “Telerilevamento” e “Mare” Maria Rosaria Della Rocca, Emma
Lionetti
per la tematica “Cemec” Elke Bonci, Antonio D’Ambrosio

SCHEDE TEMATICHE
Centro funzionale della Protezione Civile
Mauro Biafore e Luigi Cristiano (Regione Campania, Settore Protezione Civile)
Qualità delle acque meteoriche
Rosarita Vardaro, Gennaro Giliberti, Francesco Matarazzo
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Introduzione
A partire dagli ultimi decenni del se- sue proprietà, e che persiste per
colo scorso, a seguito dell’acquisizione un periodo esteso, tipicamente
ed elaborazione di nuovi dati climato- decenni o più
logici e paleoclimatologici, nella comu- • UNFCCC - Cambiamento del clima
nità scientifica si è diffusa la consape- che é attribuito direttamente o
volezza della presenza di cambiamenti indirettamente all'attività umana
del clima non facilmente interpretabili che altera la composizione dell'at-
come fluttuazioni naturali. In parallelo, mosfera globale e che si somma
in ambito politico è stata portata all’at- alla variabilità naturale del clima
tenzione degli stati membri dell’ONU osservata in periodi di tempo con-
l’esigenza di rivedere il modello di svi- frontabili (IPCC, 2007).
luppo socio-economico, al fine di ga- La letteratura di sintesi nel settore è
rantire il benessere a lungo termine quella elaborata dai tre gruppi di la-
della popolazione e la salvaguardia voro IPCC che pubblicano volumi te-
delle risorse naturali del pianeta. In matici, sintetizzati poi nei rapporti di
questo contesto lo studio del clima, se valutazione:
da un lato risulta essere un utile stru- • gruppo di lavoro I - The Physical
mento di comprensione dei cambia- Science Basis
menti climatici, dall'altro supporta le • gruppo di lavoro II - Impacts, Adap-
decisioni strategiche relative alla miti- tation and Vulnerability
gazione degli effetti e all'adattamento • gruppo di lavoro III - Mitigation of
ai cambiamenti climatici stessi. Climate Change.
A livello internazionale il riferimento Nel 2007 l’IPCC ha pubblicato il Quarto
per i cambiamenti climatici è l'Intergo- rapporto “Climate Change 2007 AR4”
vernmental panel on climate change elaborato, su base volontaria non re-
(IPCC), istituito dagli organismi ONU, tribuita, da studiosi provenienti da
WMO (Organizzazione meteorologica tutti i paesi aderenti all’ONU, libera-
mondiale) e UNEP (Programma am- mente disponibile sul sito dedicato1 e
bientale delle Nazioni unite) nel 1988. pubblicato a stampa. Il rapporto AR4- (1) http://www.ipcc.ch
Nel 1992, sulla base del Primo report IPCC è il risultato di sei anni di lavoro
IPCC, gli stati membri delle Nazioni con il coinvolgimento di:
unite hanno adottato la Convenzio- - 800 autori, che hanno contributo alla
ne quadro sui cambiamenti climatici stesura dei capitoli nei tre gruppi di la-
(UNFCCC) che, a seguito del Protocollo voro
di Kyoto del 1997, è divenuta la base - 450 autori responsabili di capitoli,
condivisa in materia. In questo conte- che hanno coordinato il lavoro di fina-
sto l’IPCC svolge il ruolo di istituzione lizzazione dei capitoli
di riferimento internazionale ufficia- - 2.500 revisori, che hanno commenta-
le per la valutazione del clima e delle to e revisionato i capitoli elaborati.
emissioni di gas climalteranti. Per faci- Il rapporto è stato considerato un
litare la lettura del capitolo si riporta- contributo fondamentale per la co-
no le due definizioni di cambiamento operazione fra i popoli e ha favorito
climatico rispettivamente dell’IPCC e l’assegnazione all’IPCC, insieme all’ex
dell’United nations framework con- vicepresidente americano Al Gore, del
vention on climate change (UNFCCC): premio Nobel per la Pace 2007 per
• IPCC - Cambiamento nello stato «l’impegno profuso nella costruzione
del clima che può essere identifi- e nella divulgazione di una maggiore
cato per mezzo di un cambiamen- conoscenza sui cambiamenti climatici
to nella media e/o variabilità delle antropogenici e nel porre le basi per

61
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
le misure che sono necessarie per con- l'Europa meridionale e le parti dell'Eu-
trastarli». ropa centrale sono caratterizzate da
La principale conclusione del rapporto inverni più asciutti (EEA/JRC/WHO,
IPCC è che il riscaldamento del sistema 2008).
clima é inequivocabile, come risulta Oggi é diventato più semplice stimare
ora evidente dalle osservazioni degli in maniera sistematica la magnitudo
aumenti nelle temperature medie glo- dell'impatto per un range di possibili
bali dell'aria e degli oceani, dal diffuso aumenti di temperature medie globa-
scioglimento dei ghiacciai e delle nevi li.
e dall'aumento del livello medio glo- Molti di questi impatti possono esse-
bale del mare. re evitati, ridotti o ritardati, adottando
Per comprendere i meccanismi che politiche di mitigazione. Un insieme di
originano il riscaldamento globale, misure di adattamento e di mitigazio-
nelle ricerche sui gas climalteranti, ne riduce i rischi associati ai cambia-
fondamentale è stato il contributo menti climatici, quindi, la vulnerabilità
della paleoclimatologia, in particolare del sistema2.
l’analisi delle carote di ghiacci fossili I segni di questi mutamenti sono già
(2) La capacità di adattamento é l'abi- polari, che ha permesso di ricostruire evidenti nelle regioni mediterranee
lità che ha il sistema di correggere i le concentrazioni di CO2 nelle ultime e nelle zone montuose dell'Italia; an-
cambiamenti climatici (incluse le va-
riazioni e gli eventi estremi del clima) decine di migliaia di anni. che se, osservando gli eventi mete-
per moderare i danni potenziali, per Le concentrazioni in atmosfera di CO2 orologici degli ultimi mesi del 2008 e
trarre vantaggio dalle opportunità, o
fronteggiare le conseguenze. La vulne-
sono il risultato di molti processi che dell'inizio del 2009, ci si accorge come
rabilità di un sistema é il grado al qua- producono o rimuovono CO2 nel ciclo sia complesso descrivere le variabili in
le il sistema é suscettibile e inadatto a del carbonio, che descrive la circo- gioco, avendo registrato eventi estre-
fronteggiare gli effetti avversi dei cam-
biamenti climatici, inclusi le variazioni lazione di tale elemento attraverso i mi relativi ad aumenti delle precipita-
e gli eventi estremi dei cambiamenti vari compartimenti del sistema Terra. zioni e delle nevicate diffuse su tutto il
climatici. La vulnerabilità é una fun- Durante gli ultimi 10.000 anni, fino territorio.
zione del carattere, della magnitudo,
e parte delle variazioni e dei cambia- a circa 150 anni fa, le concentrazioni Altri effetti dei cambiamenti climatici
menti del clima ai quali un sistema é in atmosfera della CO2 sono rimaste nelle regioni mediterranee sono l’in-
esposto, la sua sensibilità, e la sua ca-
pacità di adattamento (IPCC, 2007)
pressoché invariate. Da allora il bru- cremento degli incendi di foreste, rac-
ciare di combustibili fossili e delle fo- colti meno abbondanti, l’incremento
reste, per cause di origine antropica, del fabbisogno idrico per l'agricoltura,
ha portato a un permanente aumento l’alto rischio di desertificazione, meno
delle concentrazioni di CO2 - con l’au- energia da fonte rinnovabile (idrico),
mento dell'effetto serra - e ai cambia- l’incremento delle morti per ondate di
menti climatici. L'aumento di emissio- calore nelle malattie veicolate, un più
ni di gas serra in atmosfera potrebbe alto rischio per la perdita della biodi-
causare un ulteriore riscaldamento e versità (EEA/JRC/WHO, 2008).
indurre dei cambiamenti nel sistema Pertanto, in base al principio di pre-
globale clima durante il Ventunesimo cauzione, occorre agire per una gra-
secolo, cambiamenti che si prospetta- duale riduzione dei gas serra di origine
no essere più importanti di quelli già antropica per cercare di stabilizzare le
osservati nel Ventesimo secolo. concentrazioni di gas serra in atmosfe-
Per altri parametri climatici, diversi ra e invertire la tendenza all'aumento
dalla temperatura, le tendenze sono dei gas serra emessi in atmosfera, in-
molto più complesse. Ad esempio, su troducendo politiche strutturali e facil-
scala europea, l'analisi delle precipi- mente adattabili ai nuovi contesti.
tazioni annuali mostra un incremento I determinanti, cioè le cause dei cam-
nel nord Europa (10-40%) e una dimi- biamenti climatici, includono le emis-
nuzione in alcune parti del sud Europa sioni di gas serra (Greenhouse gases
(fino al 20%). Le precipitazioni medie GHG), le loro concentrazioni in at-
invernali sono aumentate nella mag- mosfera, il bilancio radiativo fino ai
gior parte dell'Europa occidentale e feedback del sistema climatico. I de-
settentrionale (da 20 a 40%), mentre terminanti di origine antropica sono

62
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
legati all’andamento dello sviluppo trasporti stradali). Le emissioni di gas
socio-economico. Infatti é probabile serra pro capite variano ampiamente
riscontrare in periodi di crisi econo- tra i diversi Paesi europei, con una me-
mica una netta riduzione delle stesse dia nei EU-27 di 10,4 tonnellate di CO2
emissioni inquinanti. eq pro capite.
Nell'ambito della Convenzione quadro I meccanismi Emissions trading system
sui cambiamenti climatici (1992) e del (ETS, 2003/87/CE), relativi allo scam-
Protocollo di Kyoto 1997 (entrato in bio di quote di emissioni, e i corrispon-
vigore in Italia il 16 febbraio 2005, a denti Piani nazionali di assegnazione
seguito della ratifica formalizzata con richiederanno ulteriori importanti ri-
Legge n. 120/2002) e in relazione agli duzioni (AEA, 2009).
obiettivi previsti per il periodo 2008- Sembra che dal 2005 al 2008, secondo
2012, alcuni stati dell'Unione europea gli ultimi dati elaborati dalla Fondazio-
sono in forte ritardo e l'Italia, addirit- ne per lo sviluppo sostenibile, riporta-
tura, risulta essere uno dei paesi che ti nel “Dossier Kyoto”, le emissioni in
fino al 2005 ha aumentato le proprie Italia siano in diminuzione soprattutto
emissioni di gas serra invece di dimi- nei settori energetici.
nuirle. Tra il 1990 e il 2006 le emis- Su queste basi, il pacchetto dell'Ue
sioni di gas serra sono diminuite del per il clima e l'energia approvato nel
7,7% nei 27 stati membri dell'Unione dicembre 2008, che entrerà in vigo-
europea. Infatti, rispetto all'obiettivo re al più tardi nel 2011 con il sistema
di ridurre le emissioni GHG del 6,5% di scambio di quote di emissioni che
dal 2008 al 2012, in base alle quantità verrà modificato il 1 gennaio 2013,
emesse nel 1990, l'Italia al 2005 aveva rappresenta un importante contribu-
+12,1% (519,5 milioni di tonnellate nel to alla lotta contro i cambiamenti cli-
1990 contro 582,2 nel 2005); l'Europa, matici. Lo stesso pacchetto prevede
invece, nel 1990 si stima avesse emes- che per il 2020 si realizzino i seguenti
so 4.278,8 milioni di tonnellate contro obiettivi3: (3) http://ec.europa.eu/environment/
climat/climate_action.htm
le 4.192,0 del 2005, ottenendo una ri- • ridurre i gas a effetto serra di alme-
duzione delle emissioni del 2% rispet- no il 20% rispetto ai livelli del 1990
to all'obiettivo di riduzione del 8% da (del 30% se gli altri paesi sviluppati
raggiungere nel periodo 2008-2012 (si assumeranno impegni analoghi)
precisa che per i composti fluorurati • incrementare l’uso delle energie
l'Italia ha come base il 1990, al contra- rinnovabili (eolica, solare, biomas-
rio della maggior parte delle altre na- sa) giungendo al 20% della pro-
zioni europee che hanno il 1995). duzione totale di energia (livello
In generale le emissioni di gas serra dei attuale ± 8,5%)
27 Stati membri dell'Unione europea • diminuire il consumo di energia
sono diminuite dal 1990 al 2006, se si del 20% rispetto ai livelli previsti
fa eccezione per il settore dei trasporti, per il 2020 grazie ad una migliore
e si prevede una ulteriore diminuzione efficienza energetica.
in tutti i settori tranne che nei processi In questa relazione, per ciò che riguar-
industriali. È importante sottolineare da i gas serra sono stati utilizzati i dati
come le emissioni di CO2 degli EU-15 prodotti da Ispra e pubblicati nel sito
dai trasporti internazionali aerei e ma- Inventaria4. A tal proposito sono di-
rittimi, non compresi nel Protocollo di sponibili i dati relativi agli anni 1990,
Kyoto, aumentano del 102% e 60%, 1995, 2000, 2005 delle emissioni di (4) http://www.inventaria.sinanet.
apat.it
rispettivamente, tra il 1990 e il 2006. gas serra (CO2, CH4, N2O, HFCs, PFCs,
Rispetto ai gas serra emessi a livello SF6) disaggregati a livello provinciale e
globale le emissioni di gas serra dei per settore economico (SNAP 97-CO-
27 stati membri dell'Unione europea RINAIR).
costituiscono il 10,5%. Circa l'80% di Per tale ragione in questa relazione
queste emissioni sono legate all'ener- i valori di CO2eq sono stati calcolati
gia (produzione di elettricità e calore, tenendo conto di tutti i macrosettori

63
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
economici, quando invece il protocol- Sulla base dei dati storici e di quelli
lo di Kyoto ad esempio non tiene conto degli ultimi anni sono state confron-
(5) altre sorgenti mobili e macchina- delle emissioni da trasporto off-road5. tate le misure meteoclimatiche degli
ri (trasporto aereo e marittimo, tra le Così il calcolo della CO2eq risulta sovra- ultimi tre anni (2005-2006-2007) con
altre)
stimato in relazione al raggiungimento il periodo climatologico di riferimento
degli obiettivi di Kyoto, anche in consi- (1961-1990), cercando di utilizzare le
derazione dell'aumento di questo tipo stesse stazioni ove possibile, limitando
di emissioni negli ultimi anni. i problemi di disomogeneità relativa ai
Per la valutazione del clima il riferi- metadati (posizionamento, strumen-
mento è l’Organizzazione meteorolo- tazione).
gica mondiale (WMO) che nelle nor- Gli indicatori scelti per trattare il tema
me tecniche di settore stabilisce che dei cambiamenti climatici fanno riferi-
«il clima è costituito dall’insieme delle mento alle emissioni di gas serra e agli
osservazioni meteorologiche relative a indicatori climatologici, questi ultimi
un trentennio». In ambito internazio- nell'intento di valutare gli impatti dei
nale il trentennio di riferimento è il pe- cambiamenti climatici in Campania.
riodo 1961-1990 denominato CLINO e Un’analisi sulle tendenze climatiche
adottato anche dal Servizio meteoro- nella regione, operata attraverso ela-
logico dell’Aeronautica militare nell’At- borazioni statistiche e uso di modelli
lante climatico d’Italia. per disegnare i possibili scenari, per-
Per la Campania é stato, quindi, preso metterà di ridurre gli effetti negativi
in considerazione il periodo 1961-1990 dei cambiamenti climatici e di gestire
e le relative elaborazioni sono state ef- al meglio il territorio, per far fronte a
fettuate nell'ambito della realizzazio- un problema globale che si manifesta
ne del Sistema nazionale per la raccol- in maniera potenzialmente pericolo-
ta, l’elaborazione e la diffusione di dati sa a scala locale. Di conseguenza sarà
climatologici di interesse ambientale, possibile predisporre e ottimizzare gli
denominato SCIA, coerente con i crite- indirizzi e le strategie di adattamento
ri generali adottati per l’elaborazione del territorio ai cambiamenti climatici.
e la rappresentazione degli indicatori Per valutare la preparazione del “si-
qui presentati, così come indicati dalla stema Campania” ad affrontare i cam-
Organizzazione meteorologica mon- biamenti climatici è stato considerato
diale (WMO, 1990). Per questa ragio- l'indicatore di risposta relativo agli
ne Arpac, attraverso i progetti Cemec interventi antropici per fronteggia-
e SIRA-PFR, é impegnata ad arricchire re i cambiamenti climatici e, quindi,
e migliorare la rappresentatività dei ridurre la vulnerabilità del sistema
dati climatici agevolando il flusso dei ambiente nonché adattarlo alle mo-
dati di altre reti regionali quali, ad dificate condizioni climatiche. L’indi-
esempio, quelle ereditate dal Servizio catore descrive la capacità di resistere
idrografico e mareografico nazionale ai cambiamenti del territorio tramite
(SIMN) trasferite al Centro funziona- l'indicazione delle azioni antropiche
le della Protezione Civile e quelle dei implementate in questi anni in Cam-
servizi meteorologici o agrometeoro- pania dalle istituzioni pubbliche e dagli
logici di operatività più recente. Sono attori socio-economici.
adottati, come variabili macrodescrit- I dati presentati nel presente capitolo
tive del clima in Campania, i seguenti sono organizzati nei due sottotemi:
parametri: la temperatura, le precipi- Emissioni (indicatori di pressione), Cli-
tazioni, il vento, l'umidità relativa e la ma (indicatori di stato e risposta).
copertura nuvolosa.

64
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Le emissioni di gas serra


in Campania
Le sostanze emesse nell'ambiente at- da attività antropiche, fermo restando
mosferico contribuiscono ad alterare i contributi di origine naturale nei rela-
gli equilibri dinamici del clima. Hanno tivi cicli biogeochimici.
anche altri effetti negativi sull'atmo- L'utilizzo di combustibili fossili (impian-
sfera diminuendo l’ozono stratosferi- ti per la produzione di energia, riscal-
co, generando l’acidificazione, attivan- damento domestico, trasporti) contri-
do lo smog fotochimico e alterando buisce in gran parte alle emissioni di
la qualità dell’aria. I gas serra, così anidride carbonica, così come alcuni
come definiti dal Protocollo di Kyoto, processi industriali e la deforestazio-
sono: Anidride carbonica (CO2), Me- ne; le attività agricole, il settore ener-
tano (CH4), Protossido di azoto (N2O), getico/processi industriali emettono
Idrofluorocarburi (HFC), Perfluorurati protossido di azoto e anche metano;
(PFC), Esafluoruro di zolfo (SF6). La me- quest'ultimo viene emesso anche tra-
todologia di riferimento per l'uso di mite lo smaltimento dei rifiuti; il con-
opportuni processi di stima di questi tributo generale all'effetto serra degli
gas serra è quella indicata dall’Intergo- F-gas o gas fluorurati (HFCs, PFCs, SF6)
vernmental panel on climate change è minore rispetto ai suddetti inquinan-
(IPCC). Le emissioni di gas serra sono ti e proviene da attività industriali e di
espresse in tonnellate di CO2 equiva- refrigerazione.
lente per ogni anno (tonnellate CO2eq/ Dal quadro delle emissioni totali di gas
anno). Il valore equivalente è calcolato serra a livello regionale e provincia-
moltiplicando le quantità in tonnellate le si evince che le emissioni di CO2eq
di gas serra emesse per il Global war- in Campania, nel periodo che va dal
ming potential (GWP), potenziale di 1990 al 2005, si sono ridotte del 17%
riscaldamento globale di ogni specie risultando in controtendenza con il
in rapporto al potenziale dell’anidride trend nazionale. La ragione di questa
carbonica. tendenza alla riduzione delle emissio-
Valutare il ruolo dei processi energetici, ni di gas serra é da ricercarsi nella crisi
industriali e non industriali, dell'agri- produttiva che ha investito in partico-
coltura e del ciclo dei rifiuti rispetto alle lare la provincia di Napoli nello scor-
emissioni complessive di gas serra, è il so decennio. Le emissioni di gas serra
presupposto per la definizione delle provengono prevalentemente dagli
strategie mirate a diminuire l’impatto impianti di combustione nell’industria
dell’uso dell'energia e, in genere, del- dell’energia e trasformazione combu-
le altre attività socio-economiche sui stibili, dai trasporti stradali, e da pro-
cambiamenti climatici. Inoltre l'indica- cessi di combustione dell’industria,
tore scelto per descrivere le emissioni che hanno subito ristrutturazioni, ri-
di gas serra in Campania, sia a livello conversioni e delocalizzazioni.
regionale che provinciale, disaggre- Dal 1990 al 2005 (figura 2.1) si ha una
gandole per settore, supporta la veri- netta riduzione delle emissioni di gas
fica del raggiungimento dell'obiettivo serra nella provincia di Napoli; nelle
individuato dal Protocollo di Kyoto. province di Avellino e Benevento si
Infatti, nonostante il target sia a livello registra un andamento sostanzialmen-
di Stato membro, il rispetto da parte te costante mediamente dal 1990 al
dell'Italia degli obiettivi di Kyoto passa 2005; per la provincia di Caserta si nota
attraverso un'analisi dettagliata delle un incremento dal 1995 e poi nel 2005
diverse realtà regionali. Ciascuno dei ritorna ai valori del 1990; infine, per la
gas serra, da monitorare nell'ambito provincia di Salerno, si nota un impor-
del Protocollo di Kyoto, viene emesso tante aumento dal 1995 al 2005.

65
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.1
Andamento emissioni di gas serra
(milioni di tonnellate) a livello
provinciale e regionale in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

A livello regionale, il contributo proca- capite), testimoniando uno sviluppo


pite alle emissioni di gas serra (figura socio-economico rallentato rispetto
2.2) diminuisce dal 1990 al 2005 e si al resto d'Europa, dove le emissioni di
attesta intorno a 3 tonnellate CO2eq/ gas serra risultano direttamente legate
pro capite, ben al di sotto della media ai tassi di produzione regionali.
europea (10,4 tonnellate CO2/eq pro

Figura 2.2
Andamento emissioni provinciali
procapite di gas serra in Campania,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

I macrosettori riportati in figura 2.3 industriale e ai processi produttivi;


sono quelli adottati in ambito CORI- un aumento di emissioni di gas serra
NAIR e contengono degli aggregati di- nel settore dei trasporti e nella com-
versi da quelli definiti in ambito IPCC. bustione non industriale; infine un au-
Infatti i macrosettori IPCC sono così mento della capacità di assorbimento
rappresentati: 1. Settore energetico, 2. della CO2eq.
Processi industriali, 3. Uso di solventi, Nel calcolo delle emissioni di gas ser-
4. Agricoltura, 5. Cambiamenti uso del ra, l’anidride carbonica immessa in at-
suolo e foreste, 6. Rifiuti, 7. Altro. mosfera, espressa come CO2eq, costi-
Dal 1990 al 2005 (figura 2.3) si rileva tuisce il contributo maggiore in senso
una netta riduzione delle emissioni assoluto.
dei settori relativi alla combustione

66
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.3
Migliaia di tonnellate di CO2eq in
Campania per settore economico,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

I combustibili fossili sono la principale Probabilmente dopo la riforma delle


fonte. Il secondo contributo di gas ser- Politiche agricole comunitarie (PAC) le
ra è quello delle emissioni di metano pratiche agricole sono state migliorate
provenienti fondamentalmente dal- (uso di mangimi, tipo di allevamenti,
la agricoltura, dal sistema dei rifiuti e quantità) realizzando una riduzione
dall'energia. Questo tipo di emissioni delle emissioni di metano. Le emissio-
ha un andamento peculiare, in partico- ni di protossido di azoto seguono l'an-
lare la crescita fino al 2000 é dovuta a damento dell'anidride carbonica, risul-
un incremento di emissioni da fermen- tando emesse fondamentalmente dai
tazione enterica di capi di bestiame. trasporti e dall’industria (figura 2.4).

Figura 2.4
Contributi dei diversi gas serra (CO2,
N2O, CH4, SF6, HFC) in milioni di
tonnellate a livello regionale,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

Una prima analisi delle relazioni fra nale; invece le emissioni di gas serra in
sviluppo economico ed emissioni è atmosfera, espresse come CO2eq, va-
basata sul confronto fra Prodotto in- riano negativamente dal 2001 al 2005.
terno lordo (PIL) e CO2 equivalente. Si Questo disaccoppiamento è legato sia
rileva il disaccoppiamento tra la cre- a processi di deindustrializzazione e
scita del PIL attualizzato6 e delle emis- alla delocalizzazione di impianti per la (6) Fonte: Istat
sioni di gas serra (figura 2.5). Infatti, si produzione di energia elettrica, sia a
nota come il PIL per abitante, espresso meccanismi virtuosi di creazione di PIL
come valore attuale, varia positiva- a bassa intensità energetica.
mente dal 2001 al 2005 a livello regio-
67
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.5
Variazione percentuale 2001-2005
delle emissioni di CO2eq e dei valori
del PIL rispetto al 2001 in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

SCHEDA TEMATICA
CENTRO FUNZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Istituito con DGR n. 6940 del 21 dicembre 2001, come servizio 04 del Settore programma-
zione interventi di Protezione Civile sul territorio, il “Centro funzionale per la previsione me-
teorologica e il monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane” ha iniziato le sue attività
nell’ottobre 2002, all’atto del trasferimento alla Regione Campania dell’Ufficio compartimen-
tale di Napoli del servizio idrografico e mareografico nazionale (SIMN) della presidenza del
Consiglio dei ministri, avvenuto ai sensi del D.Lgs. n. 112/1998 e del relativo DPCM attuativo
del 24 luglio 2002.
Individuato, con DPGR n. 299 del 30 giugno 2005, quale Centro funzionale regionale ai
sensi e per gli effetti della Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e smi, il Centro ha conseguito, in
data 1 settembre 2005, il formale riconoscimento dello stato di attività e operatività, rilasciato
dal dipartimento della Protezione Civile nazionale, ottenendo contestualmente l’autorizzazio-
ne ai fini dell’autonoma emissione degli avvisi regionali di condizioni meteo avverse e diven-
tando, così, componente istituzionale della rete dei centri funzionali regionali, organismo che,
insieme al dipartimento della Protezione Civile, assicura la gestione del sistema di allertamen-
to nazionale (statale e regionale) per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione
civile, secondo gli indirizzi operativi stabiliti dalla Direttiva.
La struttura organizzativa è articolata in tre aree integrate, dedicate:
• alla raccolta, concentrazione, elaborazione, archiviazione e validazione dei dati rile-
vati
• all’interpretazione e all’utilizzo integrato dei dati rilevati e delle informazioni prodotte
dai modelli previsionali relativi al dominio territoriale di competenza
• alla gestione del sistema di scambio informativo.

Figura 2.6
Sala operativa centro funzionale

68
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Il Centro funzionale fornisce il supporto alle decisione delle autorità di Protezione Civile
competenti per gli allertamenti, attuando in tempo reale e con modalità integrata, per 365
giorni all’anno, le fasi di previsione meteorologica, di monitoraggio diretto e strumentale e di
valutazione delle criticità idrogeologiche e idrauliche in atto e attese.
Al Centro, inoltre - nell’ambito delle pianificazioni di emergenza, adottate sin dal 1998 a
seguito degli eventi di dissesto idrogeologico che hanno interessato vari comuni della Cam-
pania e tuttora vigenti sul territorio regionale - sono state attribuite le funzioni di vigilanza
meteorologica sul territorio regionale e di sorveglianza e monitoraggio idropluviometrico in
tempo reale per l’attivazione degli stati di allerta (attenzione, preallarme e allarme) ai fini di
protezione civile.

Il clima in Campania
«Il clima della Campania é prevalente- calde» (Regione Campania, 2001).
mente di tipo mediterraneo. Più sec- Il clima della Campania é il risultato
co e arido lungo le coste e sulle isole, dell’interazione fra gli anticicloni delle
più umido sulle zone interne, specie Azzorre, Siberiano e Sud Africano e le
in quelle montuose. Nelle località a depressioni di origine prevalentemen-
quote più elevate, lungo la dorsale te atlantica (cicloni di Islanda e delle
appenninica, si riscontrano condizioni Aleutine), con calde e secche estati e
climatiche più rigide, con innevamen- inverni piovosi, moderatamente freddi
ti invernali persistenti ed estati meno (Ducci, 2008).

Temperatura
Le temperature medie annue sono mediamente quella con temperature
di circa 10°C nelle zone montuose in- elevate.
terne, 18°C nelle zone costiere e 15,5 In particolare, l’andamento delle tem-
°C nelle pianure interne circondate perature registrate negli ultimi anni
da rilievi carbonatici. In Campania (2005-2007) dimostra come rispetto
la correlazione tra la temperatura e al trentennio di riferimento vi sia un
l'altitudine é estremamente alta (ge- incremento dei valori di temperatura
neralmente >0,9), con un gradiente misurati fino a 1-2°C mediamente.
compreso fra -0,5°C e -0,7°C ogni 100 Il grafico (figura 2.9) relativo all’an-
m (Ducci, 2008) e ciò consente di sti- damento delle temperature mensili
mare con metodologie geostatistiche i (2002-2006) delle stazioni di Avellino-
valori medi di temperatura per l’intero genio civile, Battipaglia e Benevento,
territorio regionale. gestite dal Centro funzionale della
La temperatura media annua registra- Protezione Civile, evidenzia che la sta-
ta dal 2005 al 2007 nelle stazioni di zione con temperature più elevate è
riferimento utilizzate oscilla tra i 9,5°C quella di Battipaglia, ubicata nella pia-
misurati nella stazione di Trevico e i na del fiume Sele, caratterizzata dalle
19,1°C a Capo Palinuro. A livello nazio- temperature medie più alte in tutto il
nale l'area climatica in cui è compre- territorio regionale.
sa la regione Campania risulta essere

69
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.7
Grafico temperatura media mensile
(°C), anni 1961-1990
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Figura 2.8
Confronto temperature medie
trentennio (°C), anni 1961-1990 con
anni 2005-2006-2007
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Dalla figura 2.9 si rileva che nel 2003 di quasi 5 gradi rispetto alla media, in
nel mese di luglio sono stati misurati coerenza con l’eccezionale ondata di
valori particolarmente elevati, soprat- calore che ha investito tutta l’Europa
tutto a Battipaglia, con un’anomalia continentale.

Figura 2.9
Temperature medie mensili (°C) di
alcune stazioni della rete del Centro
Funzionale di Protezione Civile
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)

70
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Di seguito si riportano le carte della notare un aumento delle temperatu-
temperatura media annua relative ri- re medie nel ventennio 1981-1999 ri-
spettivamente ai periodi 1951-1980 spetto al trentennio 1951-1980 (Ducci
e 1981-1999, dalle quali é possibile e Tranfaglia, 2005).

Figura 2.10
Confronto temperature medie (°C)
trentennio 1951-1980 con decennio
1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)

Precipitazioni
Il regime di precipitazioni in Campania regione, dall'altro lato del bacino idro-
é appenninico sublitorale, con un mas- grafico appenninico; la più alta circa
simo in autunno/inverno. Le precipita- 1.800 mm, caduta nella parte centrale
zioni sono influenzate principalmente del rilievo appenninico (Ducci, 2008).
dalle catene montuose, in termini di I valori di precipitazione cumulata,
altitudine (spesso 1.500-2.000 m slm), registrata in Campania nelle stazioni
disposizione dei rilievi (effetto barrie- di riferimento negli ultimi anni (2005-
ra) e prossimità al mar Tirreno. La più 2007), vanno dai 452,2 mm della sta-
bassa media annua delle precipitazio- zione di Trevico nel 2007 ai 1.297,6
ni fino al 1999 si attesta intorno ai 700 mm della stazione di Pontecagnano
mm, caduta nella parte orientale della nel 2005.

Figura 2.11
Confronto precipitazioni medie (mm)
trentennio 1961-1990 con anni
2005-2006-2007 (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

71
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di seguito (figura 2.12) si rappresen- lare nei capoluoghi di Salerno, Napoli,
tano le precipitazioni mensili (2002- Avellino e Benevento. Si può notare
2006) di alcune stazioni significative l'andamento stagionale della pioggia e
gestite dal Centro funzionale della il picco dell’autunno 2002.
Protezione Civile Campania, in partico-

Figura 2.12
Precipitazioni mensili (mm) di alcune
stazioni della rete del Centro
funzionale di Protezione Civile
2002-2006
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)

Dall'analisi e dal confronto delle carte ridotte nel recente decennio rispetto
della piovosità media annua relative ri- al trentennio precedente, conferman-
spettivamente al periodo 1951-1980 e do la tendenza riscontrata a livello eu-
al periodo 1981-1999, si evince come ropeo.
mediamente le precipitazioni si siano

Figura 2.13
Confronto precipitazioni medie
trentennio 1951-1980
con decennio 1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)

La carta della piovosità media annua pitazioni medie annue, si nota un mas-
dal 1951 al 1980 mostra un massimo simo nelle stesse zone montuose con i
di precipitazioni nelle zone in rilievo minimi situati nella pianura di Napoli e
della Campania (dai 1.500 ai 1.900 Caserta e nella zona alle spalle di Be-
mm). Anche nel periodo 1981-1990, nevento (dai 600 ai 1.000 mm).
nonostante la diminuzione delle preci-

72
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Vento
Le misure di vento sono fortemente ne limitata. Risulta utile allora ripor-
condizionate dal posizionamento delle tare nel grafico sottostante le misure
stazioni di misura rispetto all'orografia relative al vento medio misurato piut-
locale e pertanto sono generalmente tosto che quelle relative alla direzione
rappresentative di un'area di estensio- del vento.

Figura 2.14
Confronto vento medio (m/s)
trentennio 1961-1990 con anni
recenti (2005-2007) in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

A questi valori di vento rilevati dalle Campania. In particolare si rileva come


stazioni AM e RAN (UCEA) si aggiungo- i dati di vento medio vettoriale rilevati
no i valori rilevati dalla stazione di Bat- dal 2000 al 2006 vanno dai 5,0 m/s del
tipaglia gestita dal Centro funzionale 2004 al 1,2 m/s del 2006 (scalare 1,4
della Protezione Civile della Regione m/s).

Umidità
I valori di temperatura media annua moderatamente più arido rispetto alle
registrati dal 2005 al 2007 oscillano tra zone continentali - e i 79,1% misurati in
i 63,6% misurati nella stazione di Capri quella di Trevico (AV). A scala annuale
(NA) - che é caratterizzata da un clima non si rilevano trend significativi.
a carattere mediterraneo e, quindi,

Figura 2.15
Confronto umidità relativa media (%)
trentennio 1961-1990
con anni 2005-2006-2007 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

73
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.16
Umidità relativa (%) 1961-1990 rile-
vata nella stazione meteorologica di
Napoli Capodichino
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

I valori di umidità relativa media regi- dell'umidità relativa media mensile (fi-
strati nel trentennio 1961-1990 (figu- gura 2.16) nello stesso periodo (1961-
ra 2.15), rilevati nella stazione di Na- 1990) evidenzia un andamento dei va-
poli Capodichino, sono poco inferiori lori di umidità relativa che vanno dal
al 75%. L'analisi della distribuzione 70% di luglio al 79% di novembre.

Copertura nuvolosa
La copertura nuvolosa media mensile un andamento dei valori medi che
in Campania ha un valore che va dai vanno dal poco inferiore a 2 ottavi
3,1 ottavi di Capri ai 4,1 di Trevico. nel mese di settembre a 5,5 ottavi nei
L’analisi della distribuzione della co- mesi di dicembre-gennaio con una
pertura nuvolosa media annuale nello maggiore differenziazione per Trevico
stesso periodo (1961-1990) evidenzia fra estate e inverno.

Figura 2.17
Confronto copertura nuvolosa media
(ottavi) 1961-1990 con 2007 in
Campania (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

74
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.18
Copertura nuvolosa media mensile
(ottavi) 1961-1990 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Temperatura superficiale del mare


«Gli indicatori 2007 della temperatura ziale dell’ambiente marino. Rispetto
superficiale dei mari italiani sono sta- agli oceani, il Mediterraneo sembra
ti calcolati a partire dai dati elaborati subire maggiormente i cambiamenti
dalla National oceanic and atmosphe- climatici facendo registrare un innalza-
ric administration. Sono state selezio- mento della temperatura superficiale
nate dal grigliato regolare sei celle, del mare.
ciascuna rappresentativa di uno dei Il Mediterraneo ha la caratteristica di
mari italiani. Gli estremi in latitudine avere una temperatura costante intor-
e longitudine delle celle selezionate no ai 13°C.
sono relativamente alla Campania: Durante il periodo estivo le acque su-
Longitudine Latitudine perficiali possono superare i 28°C di
Tirreno 38°- 40° 10°- 12° temperatura, con una diminuzione
I valori medi annui della temperatura della densità e raggiungere una salini-
media superficiale dei mari italiani nel tà del 38 per mille, specialmente nella
20077, così ottenuti, sono compresi parte sud-orientale. Per questo riesco- (7) http://oceancolor.gsfc.nasa.gov
tra 18,7°C (Adriatico) e 20,5°C (Ionio). no a galleggiare su quelle profonde,
Dalla media dei valori mensili dei sei che si mantengono ad una tempera-
mari (Adriatico, Ionio, mar di Sarde- tura di 13°C per tutto l'anno. Il riscal-
gna, canale di Sardegna, canale di Si- damento del mare non è tuttavia uni-
cilia, Tirreno), dal 1961 al 2007, è stata forme. In profondità si avverte meno
calcolata la serie delle anomalie medie l'azione termica dei raggi solari per cui
annuali della temperatura superficia- i valori di temperatura diminuiscono
le del mare in Italia rispetto al tren- con la profondità ma non in maniera
tennio climatologico di riferimento costante: esiste una zona, il termocli-
1961-1990. La serie presenta diverse no, che crea una barriera netta dovuta
analogie con quella relativa alla tem- alla differenza di temperatura fra i due
peratura dell’aria e mostra che il 2007 strati di acqua che limita gli interscam-
è stato complessivamente un anno più bi fra le acque che separa e che, per
caldo rispetto alla media di lungo pe- molti animali, è insuperabile.
riodo, con una temperatura del mare Nel mar Mediterraneo i termoclini
di 0,5°C superiore alla norma» (APAT, sono due: uno stagionale che si in-
2008). staura fra i 15 ed i 40 metri e l'altro,
La variabilità stagionale della tempe- stabile e più profondo, a una profon-
ratura superficiale dell’acqua di mare dità tra 150 e 400 metri. I cicli vitali
può essere considerata indicativa del- delle comunità marine risentono delle
lo stato di degrado effettivo e poten- escursioni termiche che ne derivano.
75
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La schiusa delle uova delle forme ani- misure sono effettuate in superficie e
mali, ad esempio, è concentrata nel in prossimità del litorale con termo-
periodo che va dalla tarda primavera metri manuali, quindi consentono una
all'inizio dell'estate, come pure nello valutazione di massima dello stato ter-
stesso periodo l'attività vegetativa di mico del mare. Sono state confrontate
alghe e fanerogame marine si intensi- le medie stagionali della temperatu-
fica. Il variare della temperatura può, ra dell’aria e dell’acqua di mare, tra il
quindi, diventare un fattore limitante periodo primaverile e quello estivo, a
alla diffusione delle specie in quan- dettaglio provinciale e comunale, per
to può essere letale per le larve e gli il monitoraggio 1999-2006 e quello re-
avannotti, mentre può alterare i pe- lativo all’anno 2007.
riodi riproduttivi degli adulti. Le specie Considerato che la normativa vigente
in grado si sopportare le variazioni di in materia di balneazione considera
temperatura sono dette euriterme, come periodo di monitoraggio il perio-
mentre quelle meno tolleranti si defi- do che va dal 1 aprile e al 30 settem-
niscono stenoterme. bre di ogni stagione balneare, i dati dei
Fra i dati raccolti sistematicamente mesi di aprile, maggio e giugno sono
lungo le coste della Campania sono stati considerati rappresentativi del
da segnalare le serie temporali di dati, periodo primaverile e i restanti mesi
dal 1999 al 2007, a disposizione di Ar- di luglio, agosto e settembre di quello
pac sulla temperatura superficiale del estivo.
mare, che si riferiscono alle misure ef- Il mare in cui si affaccia la costa caser-
fettuate nel semestre aprile-settembre tana tende all’eliminazione della mez-
durante i monitoraggi svolti, ai sensi za stagione: le temperature primaverili
del DPR n. 470/82 e smi, dai Dipar- sono diminuite, avvicinandosi quindi a
timenti provinciali Arpac di Caserta, un clima invernale, mentre le tempe-
Napoli e Salerno per la qualità delle rature estive sono aumentate.
acque destinate alla balneazione. Tali

Figura 2.19
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Caserta

Le temperature delle acque della costa primaverile e un calo, invece, nella sta-
di Napoli non mostrano significative gione estiva.
differenze tra le temperature primave- In provincia di Salerno si nota un calo,
rili e quelle estive. Infatti quasi tutti i in alcuni casi addirittura di quasi due
comuni evidenziano un aumento delle gradi centigradi, delle temperature
temperature dell’acqua nella stagione delle acque di tutti i comuni.

76
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.20
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Napoli

Figura 2.21
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Salerno

Il CEntro MEteorologico
Climatologico (Cemec)
Il Centro meteorologico e climato- ti elaborati sono :
logico della Campania, Cemec, è la • Bollettino giornaliero previsioni
struttura operativa di Arpac dedica- condizioni meteo che favoriscono
ta a svolgere previsioni e valutazioni l′inquinamento da polveri e ozono
meteoambientali. Opera su impulso nelle aree urbane e mappe tema-
della Giunta regionale della Campania tiche orarie
che ha affidato ad Arpac la realizzazio- • Bollettino previsioni e mappe te-
ne, con il cofinanziamento comunita- matiche orarie stato del mare e
rio POR Campania 2000-2006 Misura dei venti
1.1, del “Sistema regionale di moni- • Bollettino previsioni portate e
toraggio ambientale” comprenden- qualità dei fiumi
te anche il progetto “Meteorologia”. • Relazione annuale sulle variazioni
Svolge l′attività meteo e climatologica climatiche a scala regionale
finalizzata alle applicazioni in campo • Caratterizzazione della presenza
ambientale a scala regionale. I prodot- di aerosol in atmosfera

77
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
• Caratterizzazione meteorologica con il Servizio meteorologico dell′Arpa
per la relazione annuale sulla qua- Emilia Romagna, l′acquisizione del-
lità dell′aria le previsioni elaborate dai modelli
• Elaborazioni idrometeorologiche meteo e dei dati rilevati da satelliti;
e modellistiche per la valutazione l′interconnessione con le reti idro-
dell′inquinamento delle acque meteomare in funzione in Campania,
• Elaborazioni climatologiche per la i dati del sistema wind profiler, che
valutazione delle risorse idriche. permette di misurare vento e tempe-
Sul sito è diffuso inoltre il Bollettino ratura dal livello del suolo alla quota di
meteorologico regionale giornaliero 3.000 metri slm, i modelli per qualità
per zone omogenee (attività svolta dal dell′aria, stato del mare, regime idro-
Centro funzionale regionale di Prote- logico.
zione Civile). Da un punto di vista organizzativo Ce-
I prodotti sono realizzati dalla sala ope- mec è organizzato secondo lo schema
rativa meteo, tramite la collaborazione di seguito riportato.

Sistema CEMEC
Questo sistema permette la raccolta, usi climatologici. I dati delle stazioni
la gestione, la produzione e dissemi- di misura si affiancano nel sistema a
nazione dell'informazione meteo- flussi di dati ambientali provenienti da
rologica, ambientale, osservativa e strumentazioni a elevato standard tec-
previsionale nell'ottica di integrare le nologico quali il LIDAR o il Wind Profi-
attività ambientali di Arpac. Nel Ce- ler – RASS; tale insieme di parametri
mec è stato creato un archivio centra- ambientali contribuisce all'input di ca-
le dei dati, costituito da una base dati tene modellistiche per la generazione
relazionale nella quale confluiscono i di previsioni e simulazioni ambientali
dati osservati o provenienti dalle reti nei vari settori di applicazione: idrolo-
di stazioni di misura, i dati previsionali gica, della qualità dell'aria, dello stato
generati dalla modellistica, i prodotti del mare. L'integrazione della catena
meteorologici generati da Arpac. ricevente Meteosat consente la frui-
Un flusso di dati fondamentale in in- zione del dato satellitare, indispensa-
put al sistema è costituito dai dati di bile per una efficace implementazione
analisi e previsione oggettiva, prodot- del nowcasting. L'insieme dei dati pre-
ti da centri nazionali e internaziona- visionali provenienti dai modelli, dei
li, che è articolato nei dati forniti dal dati osservati - provenienti dalla mes-
modello LAMI per le previsioni ad area saggistica meteo e dalle reti di stazio-
limitata e dall'ECMWF per le situa- ni di misura - e dei dati di sensoristica
zioni previsionali su scala nazionale o specialistica alimentano la catena ope-
sovranazionale. I dati osservati, pro- rativa, che è integrata e implementata
venienti dalle reti di stazioni di misu- nel Cemec, mediante la quale sono
ra della protezione civile e rete agro- generati quotidianamente i prodotti
meteorologica e dalla messaggistica di previsione e di analisi. La figura che
meteorologica (CNMCA report meteo segue mostra schematicamente i flussi
SYNOP, TEMP), sono standardizzati, informativi del Cemec.
validati secondo le regole standard Come riportato nella figura 2.22, il Ce-
di controllo di qualità, e archiviati in mec è costituito da una sezione dedi-
una struttura integrata, che ne rende cata al sistema informatico per l’elabo-
possibile un utilizzo omogeneo. Nella razione dei dati e da una sala operativa
base dati è comunque presente anche dove i previsori, analizzando le mappe
il dato grezzo, per consentire raffronti prodotte dal sistema, realizzano i bol-
e verifiche statistiche, e una porzione lettini e altri prodotti previsionali pub-
dei dati osservati sono storicizzati per blicati sul sito web.

78
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.22
Cemec: flussi informativi

Il Cemec, nello svolgimento delle pro- • Consorzio dell'Alto Calore (fiume


prie attività, si avvale della collabora- Sabato)
zione dei seguenti partner istituzionali: • Consorzio Velia (fiume Alento)
• Centro funzionale di Protezione • Ispra - Istituto superiore per la
Civile della Campania protezione e la ricerca ambientale
• Arpa Emilia Romagna - Servizio • Aeronautica militare Servizio me-
idro-meteo-clima teorologico
• CIRA - Centro italiano ricerche ae- • Presidenza del consiglio dei Mini-
rospaziali stri, Dipartimento di Protezione
• Centro Agrometeorologico regio- Civile
nale • PREV'AIR - Istituto INERIS
• Università degli Studi di Napoli • EUMETSAT
“Federico II” • WMO - World meteorological or-
• Università degli Studi “Roma Tre” ganization.

Servizi sistema CEMEC


La diffusione dei dati gestiti dal siste- parte di quelle presenti nella sezione
ma Cemec é affidata al sito www.me- “clima” sono rese disponibili dal “Cen-
teoambiente.campania.it tro funzionale per la previsione mete-
Il sito é diviso in diverse sezioni: pre- orologica e il monitoraggio meto-idro-
visioni meteo, stato del mare, qualità pluviometrico” afferente al settore
dell'aria, pollini, stato dei fiumi e clima Protezione Civile della Giunta regiona-
(tabella 2.1). Le informazioni contenu- le della Campania.
te nella sezione “previsioni meteo” e

Mappe previsionali delle precipitazioni,


Ricavate dall'applicazione del modello LAMI
copertura nuvolosa, venti, temperatura
Meteogrammi (precipitazioni, copertura Forniscono una visione sintetica delle condizioni meteo nei capo-
nuvolosa, venti, temperatura ) luoghi di provincia
Fornisce informazioni circa la temperatura dell'acqua, dell'aria la
Bollettino previsionale direzione e intensità del vento, moto ondoso e concentrazione
di raggi UV
Fornisce informazioni sulla dispersione delle polveri sottili e
Bollettino previsionale della qualità
dell'ozono oltre ai fattori meteorologici che la influenzano: con-
dell'aria
dizioni meteo, presenza di vento, emissioni
Mappe previsionali concentrazione in- Ricavate dal modello Chimere relative alle concentrazioni di Pol-
quinanti veri sottili, Ozono, Biossido di Zolfo, Polveri
Ottenute utilizzando LIDAR e un Wind Profiler consentono una
Misure in atmosfera estraibili dalla base
caratterizzazione fine dell'area. A lato un esempio di un profilo di Tabella 2.1
dati
vento a varie quote ottenuto tramite il Wind Profiler Cemec: prodotti di informazione

79
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L’aspetto caratterizzante del sito è toraggio fornisce una serie di output
l’accento che esso pone sulle questio- grafici, quantitativi e qualitativi, sotto
ni meteo ambientali, per cui il moni- forma di bollettini e mappe.

Contributo di Arpac al sistema SCIA di Ispra


Il sistema Cemec è la fonte informativa climatologici, eliofania, evapotraspira-
di riferimento per l'alimentazione del zione potenziale, gradi giorno, nebbia
sistema SCIA (Sistema nazionale per e visibilità, nuvolosità, pressione at-
la raccolta, l’elaborazione e la diffu- mosferica, radiazione globale. Per cia-
sione di dati Climatologici di interesse scuna variabile viene calcolato, su base
ambientale). SCIA è stato realizzato decadale, mensile e annuale, l'insieme
da Apat (oggi Ispra), nell'ambito dei degli indicatori rappresentativi del fe-
propri compiti di gestione e svilup- nomeno climatico a essa associato e
po del sistema informativo nazionale della sua distribuzione statistica.
ambientale, in collaborazione con gli Gli indicatori vengono calcolati e sot-
organismi istituzionali qualificati. Esso toposti a controlli di validità con meto-
risponde all'esigenza di armonizzare e dologie omogenee e condivise con gli
standardizzare i metodi di elaborazio- organismi titolari dei dati da cui hanno
ne e rendere disponibili gli indicatori origine. Le modalità di calcolo degli
utili alla rappresentazione dello stato indicatori e i controlli di validità sono
del clima e della sua evoluzione. descritti nel documento "Criteri di cal-
Attraverso SCIA vengono elaborati e colo degli indicatori meteoclimatici".
rappresentati gruppi di indicatori cli- Attraverso il sito web di SCIA è possi-
matologici, derivati dalle serie tempo- bile visualizzare sotto forma di tabelle,
rali delle variabili misurate da diverse grafici e mappe - e scaricare su file di
reti di osservazione meteorologica. testo - i principali indicatori elaborati e
Le principali variabili meteoclimatiche memorizzati dal sistema.
che vengono prese in considerazio- Il sistema SCIA risulta di grande utilità
ne sono: temperatura, temperatura grazie alla pubblicazione degli annuari
potenziale, temperatura equivalente su scala nazionale che integrano infor-
potenziale, precipitazioni, umidità re- mazioni presenti su scala globale.
lativa, vento, bilancio idrico, indici bio-

SCHEDA TEMATICA
LA QUALITÀ DELLE ACQUE METEORICHE NEI COMUNI DI AVELLINO, ATRIPALDA E
MERCOGLIANO

Il Dipartimento provinciale Arpac di Avellino ha attivato un progetto di monitoraggio del-


le acque piovane in quanto indicatrici dello stato di qualità dell’aria ambiente, integrando
quindi modalità di intervento più convenzionali con un approccio alternativo di monitoraggio
ambientale. L’acidificazione delle precipitazioni metereologiche - che è infatti operata da in-
quinanti aeriformi tra cui ossidi di zolfo e di azoto, tipicamente attribuibili, in ambienti urba-
ni, a sorgenti emissive quali traffico veicolare e riscaldamento domestico - può seriamente
compromettere l’equilibrio degli ecosistemi interessati nei suoi vari comparti (acqua, aria e
suolo), accelerare il decadimento dei materiali da costruzione, compromettendo bellezza e
decoro anche del patrimonio artistico-culturale delle nostre città, nonché attentare alla salu-
te pubblica sia attraverso una riduzione, a volte molto seria, della visibilità, sia indirettamente
attraverso l’ingestione di alimenti alterati nei loro contenuti naturali. Il monitoraggio, svoltosi
tra novembre 2005 e giugno 2006, ha interessato il territorio del capoluogo irpino, con più
elevato dettaglio spaziale, e quello di altri due comuni limitrofi, quali Atripalda e Mercoglia-
no in località Torrette, sostanzialmente lungo gli assi viari principali di collegamento con la
città capoluogo. Il sistema di campionamento adottato, quindi, di tipo “bulk” (wet/dry sam-
pler), se da un lato non consente di discriminare il contributo delle deposizioni secche, ben
si presta però per avere informazioni sulla qualità delle deposizioni in toto. Il numero totale
delle rilevazioni, per ciascuna postazione, oscilla da un minimo di 19 prelievi validi a un massi-

80
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

mo di 31, per un totale di 270 campioni complessivi di pioggia e relative 4.000 determinazioni
analitiche. Su ciascun campione prelevato, si è proceduto, in laboratorio, alla determinazione
di: pH, conducibilità, ammoniaca, solfati, nitrati, cloruri, metalli alcalini, alcalino/terrosi, pe-
santi (Na,K,Ca,Mg,Cu,Pb,Cr,Ni,Cd).
Confrontando le medie estive del pH con quelle invernali, risulta evidente un innalzamen-
to di tale parametro nella stagione più calda, di circa 1,0/1,5 unità, in tutte le postazioni,
tranne che nella 10, per la quale, partendo da un dato medio invernale più alto, si registra
un incremento di sole 0,5 unità di pH. Nel periodo novembre-giugno si presenta un trend di
valori sostanzialmente in crescita, pur se, dato comune a tutte le postazioni, i valori più alti in
assoluto sono stati registrati nel mese di aprile.
Analogo andamento crescente si riflette ovviamente nel dato medio mensile di pH svilup-
pato, però, per comune di appartenenza, passando da valori medi di pH a novembre pari a
circa 5,0 a valori medi di pH a giugno compresi tra 6,7 e 7,1.
Nel confrontare poi, i valori delle medie mensili tra i vari comuni, relativi allo stesso mese,
si rileva che il comune di Mercogliano è caratterizzato da un valore medio di pH sempre leg-
germente più basso, riflettendo quindi caratteristiche di acidità delle piogge, su base mensile,
maggiori. Che la qualità delle acque piovane possa essere indicatrice dello stato di qualità
dell’aria ambiente è, ormai, argomento risaputo e questo monitoraggio ha rappresentato
una esperienza iniziale nell’acquisizione di dati di “caratterizzazione” quali/quantitativa delle
acque meteoriche che interessano i comuni indagati, il cui grado di approssimazione potrà
essere ridotto ricorrendo ai “grandi numeri”, cumulabili, però, in archi di tempo pluriennali,
come si evince anche dai vari riferimenti bibliografici.
Stante quanto premesso si riportano pertanto le prime conclusioni di questo studio. L’ela-
borazione dei dati, relativi in particolare a pH, conducibilità e nitrati, ha evidenziato una no-
tevole variabilità con la presenza di chiari effetti stagionali. Ciò risulta ragionevolmente asso-
ciato sia all’aumento di emissioni generatrici di acidità (ossidi di zolfo e ossidi di azoto) nel
periodo autunnale/invernale, sia all’azione neutralizzante operata dal particolato atmosferi-
co prevalentemente nel periodo estivo. È infatti probabile che le piogge, nella stagione più
calda, oltre alla riduzione dell’apporto di fonti emissive acidificanti, legate al riscaldamento
domestico, risentano maggiormente degli apporti di particolato terrigeno, la cui dispersione
e diffusione in aria è favorita dalla riduzione di eventi meteorologici che ne accelerano un
abbattimento al suolo nel periodo invernale. Tale supposizione potrebbe essere confermata
dal fatto che la conducibilità media nel periodo primavera/estate è sempre maggiore in tutte
le postazioni monitorate. Anche per i nitrati si osserva un chiaro effetto stagionale, essendo
le concentrazioni rilevate nel periodo estivo maggiori che nel periodo invernale, anch’esso
presumibilmente associato a un apporto “terrigeno”, non esistendo alcuna correlazione sta-
tisticamente significativa tra nitrati e pH (potendosi avere elevate concentrazioni di nitrati in
presenza di pH acidi, basici o neutri). È chiaro che sulla qualità delle piogge agiscono oltre ai
fattori antropici, anche fattori meteoclimatici locali, quali la presenza di periodi di inversione
termica che caratterizzano soprattutto il periodo invernale. È proprio al periodo autunno/
inverno che risultano ascrivibili, a seguito di questo monitoraggio, gli eventi di pioggia acida
(con pH pari a 5). Da un confronto, in condizioni di contemporanea disponibilità di dati su
tutti e tre i comuni, si evidenzia una condizione maggiormente impattante, associata alla lo-
calità Torrette del comune di Mercogliano. Ad esso è infatti assegnata la maggiore incidenza
percentuale mensile di piogge acide, rispetto al totale dei giorni monitorati nell’anno, con il
valore del 19% registrato nel mese di dicembre, seguito da Atripalda ed Avellino con valori
rispettivamente del 6,7% e 6,4%. Anche il dato di incidenza percentuale di piogge acide, su
base annua per comune, ripropone il valore del 19% per Torrette di Mercogliano contro il
16,1% di Avellino e il 16,7% di Atripalda.
In accordo con quanto finora esposto anche il confronto dei dati medi mensili di pH tra i
vari comuni, relativamente allo stesso mese, evidenzia caratteristiche di acidità delle piogge
sempre leggermente più alte, nel comune di Mercogliano. È però doveroso ricordare che,
mentre i dati riferiti a Mercogliano sono relativi esclusivamente alla località Torrette, zona
caratterizzata da densità abitativa e volume di traffico elevati, i dati degli altri due comuni
sono invece mediati su più punti di campionamento. La disaggregazione dei dati per singola
postazione rileva, infatti, anche negli altri due comuni indagati, situazioni puntuali più diret-
tamente confrontabili con quella evidenziata per Torrette, quali quelle riscontrate nel sito
P2 di via Roma ad Atripalda e nei siti P5 (S. Tommaso), P7 (via Piave) e P9 (via F. Tedesco)
ad Avellino. È da sottolineare comunque che, sia i dati relativi alle piogge acide che i valori
medi annuali, riportati per i vari parametri ricercati, sono, in tutti e tre i comuni, dello stesso
ordine di grandezza di quelli rilevati, attraverso studi analoghi, in altre città italiane dimensio-
nalmente confrontabili con le zone monitorate, evidenziando, anzi, caratteristiche di acidità
fortunatamente anche inferiori.

81
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Criticità e peculiarità in Campania


I sistemi fisici e biologici sono già sta- peratura e un'alterazione del bilancio
ti interessati dai recenti cambiamenti idrologico con riduzione significativa
climatici e in particolare dall'aumento dell'infiltrazione media, specialmente
delle temperature. Gli effetti di que- negli acquiferi di tipo carbonatico, nel-
sti cambiamenti sui sistemi antropici, le zone montuose della parte setten-
sebbene con un livello di incertezza trionale e meridionale della Campa-
superiore, stanno emergendo, eviden- nia. Inoltre negli ultimi venti anni si è
ziando come il riscaldamento globale registrata una riduzione delle portate
dovuto all'azione dell'uomo nell’ulti- dei fiumi e, in genere, un'alterazione
mo trentennio stia avendo delle gravi del regime idrologico. Questo si riflet-
conseguenze sui sistemi fisici e biolo- te nella gestione delle acque in gene-
gici. rale e, in particolare, per quelle di tipo
Dall'analisi effettuata in precedenza è sotterraneo e si identifica come una
possibile individuare le seguenti criti- criticità legata ai cambiamenti climati-
cità per la Campania in relazione agli ci (Ducci et al., 2008).
effetti dei cambiamenti climatici sul L'entità del rischio dei cambiamenti cli-
territorio: l'aumento della temperatu- matici si lega a diversi fattori sistemici
ra, la diminuzione delle precipitazio- ma anche alla capacità di adattamento
ni, il progressivo rallentamento della del sistema antropico stesso.
ricarica delle falde acquifere, le frane Ad esempio, nell'ambito dei rischi di
di crollo, l’erosione del suolo, frequen- tipo idrogeologico, si possono proporre
ti raffiche di vento si manifestano con scenari sulla vulnerabilità in relazione
una intensità superiore rispetto agli ai cambiamenti climatici distinguendo
anni precedenti. In sintesi gli eventi le principali tipologie di fenomeni fra-
estremi sono aumentati e, in Campa- nosi e alluvionali che possono, in pri-
nia negli ultimi anni, si nota in partico- ma approssimazione, essere ripartite
lare: una riduzione delle precipitazioni in “veloci” e “lente”.
medie, un lieve aumento della tem-

CAMBIAMENTI CLIMATICI TENDENZE ANTROPICHE


TIPOLOGIE EVENTO
CON AUMENTO VULNERABILITÀ CON AUMENTO VULNERABILITÀ

Frane veloci Aumento frequenza piogge Urbanizzazione pedemontana

Frane lente Stagionalizzazione piogge Abbandono zone montane

Alluvioni in bacini versante Aumento intensità piogge Incendi e disboscamento

Alluvioni nelle piane Stagionalizzazione piogge Urbanizzazione piane alluvionali

I lavori della Conferenza nazionale sui idrografico del Po. Nel workshop sui
cambiamenti climatici 2007 sono stati cambiamenti climatici e dissesti idro-
(8) http://www.conferenzacambia- preceduti da una serie di workshop, geologici8, organizzato da Apat e Arpac
menticlimatici2007.it/site/itIT/Se- organizzati in collaborazione con il si- a Napoli nel luglio 2007, sono state de-
zioni/workshop_e_convegni/Docu-
menti/dissesto_idrogeologico.html stema delle Agenzie ambientali, aventi finite le priorità d’azione per le diverse
l’obiettivo di preparare documenti da tipologie di eventi estremi, elaborate
presentare in occasione della Confe- a partire dagli scenari relativi alla vul-
renza. Nei workshop sono state affron- nerabilità. Nel workshop è stata condi-
tate le situazioni di maggiore criticità visa l’esigenza di affrontare le priorità
presenti nel nostro paese: il fenome- tematiche con una visione consapevo-
no della desertificazione, l’erosione e le che la riduzione dei disastri naturali
l’inondazione delle aree costiere, la costituisce una componente dello svi-
perdita dei manti nevosi e dei ghiac- luppo sostenibile e che, nel corso del
ciai, il rischio idrogeologico, il bacino Ventunesimo secolo, i fattori d’inne-
82
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
sco idrologici subiranno significative sono la causa.
variazioni a seguito dei cambiamenti A queste azioni si associa l’elabora-
climatici (IPCC, 2009). zione di nuove politiche per la miti-
La scelta di valutare gli effetti dei cam- gazione dei cambiamenti climatici. Su
biamenti climatici a livello regionale e questi temi il riferimento è costituito
tentare l'analisi degli interventi antro- dal contributo del Gruppo di lavoro III
pici espressi come rafforzamento della Mitigation of Climate Change al quar-
resilienza dei sistemi antropici e natu- to rapporto di valutazione IPCC (AR4)
rali, permette di disegnare le strategie che focalizza l'attenzione sugli aspet-
di adattamento ai cambiamenti clima- ti scientifici, tecnologici ambientali e
tici. La resilienza è entrata nella termi- socio-economici della mitigazione dei
nologia delle strategie di adattamento cambiamenti climatici. Nel rapporto si
ai cambiamenti climatici grazie ai con- evidenzia: come i gas serra emessi a li-
tributi della comunità scientifica e de- vello globale siano aumentati del 70%
gli organismi istituzionali sulle temati- dal 1970 al 2004; che, con le politiche
che della riduzione dei rischi naturali, attuali di mitigazione dei cambiamenti
dell'evoluzione degli ecosistemi, dello climatici e le relative pratiche di svilup-
sviluppo sostenibile. L'importanza di po sostenibile, le emissioni di gas serra
rafforzare la resilienza è stata condi- a livello globale continueranno ad au-
visa a livello internazionale con le ri- mentare nei prossimi decenni; che esi-
soluzioni su disastri naturali adottate ste un potenziale economico (entro il
dall'assemblea generale delle Nazioni 2030 a breve e medio termine) sostan-
Unite nel 2006 e nel 2007. ziale per la mitigazione delle emissioni
In particolare, tra gli approcci per au- di gas serra a livello globale (ricambio
mentare la resilienza per la riduzione di tendenza o riduzione); che cambia-
dei disastri, si possono distinguere menti negli stili di vita e negli schemi
quattro principali tipologie di azione: di comportamento, nonché le modali-
• consapevolezza della cittadinanza tà di gestione, possono contribuire alla
• impegno delle pubbliche autorità mitigazione dei cambiamenti climatici
• partenariato e sistema a rete mul- in tutti i settori; la riduzione dei gas
tidisciplinare e intersettoriale serra potrebbe essere legata alla ridu-
• conoscenza scientifica. zione dell'inquinamento atmosferico
In quest'ottica si inquadrano le azioni riducendo così i costi delle politiche
della Regione Campania per sviluppa- di mitigazione; le azioni di mitigazione
re un sistema integrato di preallerta nel settore dell'energia e dei trasporti
e prevenzione a cura del settore Pro- potrebbero essere contrastate dalla
tezione Civile, di programmazione e crescita economica e dal mancato uti-
conoscenza del territorio da parte del lizzo di strumenti per l'ottimizzazione
settore Difesa suolo e di monitoraggio nell'utilizzo dell'energia (efficienza
meteoambientale da parte di Arpac. energetica degli edifici), così come
Da ciò nasce l'azione di Arpac per la una migliore gestione dell'agricoltura
costruzione del sistema informativo e delle foreste potrebbe contribuire a
ambientale e, in particolare, del Cen- rimuovere parte della CO2eq dal siste-
tro meteorologico e climatologico (Ce- ma.
mec) che permette di diffondere la co- In ambito regionale un importante
noscenza sul tema della climatologia e contributo verso una politica energe-
in generale degli effetti sui macrode- tica sostenibile è rappresentato dalla
scrittori legati alle variabili meteorolo- proposta di piano del marzo 2009 in-
giche a livello regionale. titolata “Piano energetico ambientale
Anche l’informazione ambientale co- regionale (PEAR)” in cui sono illustra-
stituisce uno degli strumenti per mi- ti gli scenari per la programmazione
gliorare la capacità di resilienza agli regionale al 2013 e al 2020 (Regione
eventi estremi e, in generale, ai cam- Campania, 2009).
biamenti climatici che dei primi ne In conclusione, si richiamano le azioni

83
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
prioritarie da porre in atto in Campa- bientale tenendo conto dei cam-
nia per il rafforzamento della capacità biamenti climatici.
della comunità di fronteggiare le con- Si evidenziano, inoltre, le priorità per
seguenze dell’effetto serra: la mitigazione dell’effetto serra:
• valutare l’effetto del clima sulla • riduzione delle emissioni da tra-
qualità delle risorse idriche sporti
• sistematizzare le conoscenze sul • miglioramento della coibentazio-
clima e il regime idrologico trami- ne degli edifici
te reti di monitoraggio • incentivazione delle energie rin-
• adattare l’uso delle risorse idriche novabili
ai cambiamenti climatici tramite la • adozione di buone pratiche agri-
gestione integrata cole, zootecniche e forestali.
• ridefinire gli scenari di rischio am-

Bibliografia e sitografia

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EEA/JRC/WHO, 2008. Impacts of Europe's changing climate - 2008 indicator-based assessment,
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APAT. Annuario dei dati ambientali 2007, 2008
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APAT. Gli indicatori del Clima in Italia nel 2006 Anno II, 2007
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Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Risoluzione A/RES/60/196 - Natural disasters and
vulnerability. New York, USA, 1-4, 2006
Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Risoluzione A/RES/61/200 - Natural disasters and
vulnerability. New York, USA, 1-4, 2007
DGR 21 dicembre 2001, n. 6940 istitutivo del “Centro Funzionale per la previsione meteorologica
e il monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane”
DPGR n. 299 del 30 giugno 2005 individua quale Centro Funzionale Regionale ai sensi e per gli
effetti della Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e smi
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Ducci D. e G. Tranfaglia, “Effects of climate change on groundwater resources in Campania
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Mennella C. Il clima d’Italia - F.lli Conte Editori - Napoli, 1973
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Decreto 23 febbraio 2006 (Assegnazione e
rilascio delle quote di C02 per il periodo 2005-2007 ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 11,
paragrafo 1 della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Deliberazione n.1 del 26-01-
2009 relativa all’esecuzione della designazione di assegnazione delle quote di C02 agli impianti
di combustione supplementari o a parti supplementari di impianti di combustione, per il periodo
2008-2012, in osservanza al nulla osta della Commissione europea
Ministero dell’Ambiente della Svezia, AA. VV. 2002. Resilience and Sustainable Development:
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Swedish Government. Stockholm. 1-74
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Assessorato all’Ambiente, Settore Ecologia 2001
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Ginevra, (alcuni capitoli di una edizione successiva non ancora pubblicata sono reperibili sul sito
web del WMO, www.wmo.ch), 1990
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www.greta.sinanet.apat.it - www.eea.europa.eu - www.greta.sinanet.apat.it
ec.europa.eu/environment/climat/climate_action.htm
www.ipcc.ch/pdf/10th-anniversary/anniversary-brochure.pdf

84
QUALITÀ DELL’ARIA

Qualità dell’aria

3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Qualità dell’aria
Giuseppe D’Antonio, Felice Nunziata
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Inquinamento atmosferico
L’inquinamento dell’aria si verifica l’atmosfera terrestre, è una miscela di
quando sono immesse nell’atmosfera gas. La composizione percentuale in
sostanze che alterano la composizione volume dell’aria secca è, approssima-
naturale dell’aria. L’aria, che costituisce tivamente, riportata in tabella 3.1.

NOME FORMULA PROPORZIONE O FRAZIONE MOLECOLARE % (m/m)


Azoto N2 78,08 % 75,37
Ossigeno O2 20,95 % 23,10
Argon Ar 0,934 % 1,41
Diossido di carbonio CO2 da 330 a 350 ppm
Neon Ne 18,18 ppm
Elio He 5,24 ppm
Monossido di azoto NO 5 ppm
Kripton Kr 1,14 ppm
Metano CH4 1/2 ppm
Idrogeno H2 0,5 ppm
Ossido di diazoto N2O 0,5 ppm
Xeno Xe 0,087 ppm
Diossido di azoto NO2 0,02 ppm
Ozono O3 da 0 a 0,01 ppm
Tabella 3.1
Radon Rn 6,0×10-14 ppm Composizione dell'aria secca

La composizione dell’atmosfera terre- costante fino a circa 100 chilometri di


stre si mantiene approssimativamente altezza.

Temperatura Densità ρ Viscosità dinamica μ Viscosità cinematica ν


(°C) (kg/m³) (Pa.s) (m2/s)
0 1,293 1,71×10−5 1,32×10−5
−5
10 1,247 1,76×10 1,41×10−5
15 1,225 1,78×10−5 1,45×10−5
−5
20 1,205 1,81×10 1,50×10−5 Tabella 3.2
Proprietà fisiche dell’aria in funzione
30 1,165 1,86×10−5 1,60×10−5 della temperatura

Inquinamento atmosferico è un termi- deleteri per la vita, direttamente o


ne, quindi, che indica tutti gli agenti fi- indirettamente.
sici, chimici e biologici che modificano Essendo l’aria una miscela eterogenea
le caratteristiche naturali dell'atmo- formata da gas e particelle di varia na-
sfera. In generale un inquinante atmo- tura e dimensioni, che si modifica nello
sferico è un fattore o una sostanza che spazio e nel tempo per cause naturali
determina l’alterazione di una situa- e non, risulta non oggettivo definirne
zione stazionaria attraverso: le caratteristiche di qualità. Si ritiene,
• modifica dei parametri fisici e/o quindi, inquinata l’aria la cui compo-
chimici sizione eccede limiti stabiliti per leg-
• variazione di rapporti quantitativi ge allo scopo di evitare effetti nocivi
di sostanze già presenti sull’uomo, sugli animali, sulla vegeta-
• introduzione di composti estranei zione, sui materiali o sugli ecosistemi

87
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
in generale. • secondari - derivano dalla rea-
L’inquinamento dell'aria può essere di zione di quelli primari sotto l’in-
origine naturale (ad esempio dovuto fluenza di catalizzatori chimici o
alle eruzioni vulcaniche o agli incendi fisici e si ritrovano tra i costituen-
boschivi), oppure provocato dalle atti- ti dello smog fotochimico (esem-
vità umane (origine antropica). Gli in- pi di questa seconda categoria di
quinanti immessi in atmosfera si pos- inquinanti sono l’ozono (O3) e il
sono, a loro volta, classificare in: perossiacilnitrato (CH3-CO-O-O-
• macroinquinanti - sostanze le NO2).
cui concentrazioni nell’atmosfera I bassi strati dell’atmosfera (troposfe-
sono dell’ordine dei milligrammi ra) giocano un ruolo di primaria im-
per metro cubo (mg/m3) o dei mi- portanza relativamente al trasporto,
crogrammi per metro cubo (μg/ alla dispersione e alla ricaduta al suo-
m3) come, ad esempio, il monos- lo degli inquinanti. Nella troposfe-
sido di carbonio (CO), l’anidride ra la temperatura diminuisce con la
carbonica (CO2), gli ossidi di azoto quota (circa 6,5°C ogni chilometro); i
(NO e NO2), l’anidride solforosa rimescolamenti verticali sono facilita-
(SO2), l’ozono (O3) e il particolato ti in quanto l’aria calda, e dunque più
• microinquinanti - sostanze le cui leggera, si trova sotto l’aria più fred-
concentrazioni in atmosfera sono da (più pesante). Ma all’interno della
dell'ordine dei nanogrammi per troposfera si osservano spesso delle
metro cubo (ng/m3), come gli idro- singolarità che si estendono su una
carburi policiclici aromatici (IPA) e zona verticale di qualche centinaio di
le diossine. metri, chiamate strati di “inversione
Questa distinzione non si riferisce, ov- termica”, nelle quali la temperatu-
viamente, al grado di nocività dell’in- ra aumenta con la quota. In tal caso
quinante in quanto un microinquinan- l’aria densa e fredda si trova sotto
te può essere più nocivo per la salute quella più calda e il rimescolamento
umana di un macroinquinante, anche verticale spontaneo non è più pos-
se quest'ultimo è presente nell’aria in sibile. Questi strati, che si possono
concentrazioni molto maggiori. trovare sia al livello del suolo che in
Rispetto alla loro origine gli inquinanti quota, costituiscono, quindi, un “co-
si possono classificare in: perchio” per le sostanze inquinanti
• primari - manifestano la loro tossi- che vengono continuamente emesse
cità nella forma e nello stato in cui al livello del suolo, per cui si viene a
sono immessi in atmosfera, come creare una sacca di crescente con-
l’anidride solforosa (SO2) e l’acido centrazione.
fluoridrico (HF)

Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
È un gas incolore, di odore acre. Provie- stagione invernale. Grandi sorgenti
ne per la maggior parte dalla combu- di SO2 sono le centrali termoelettri-
stione del carbone o di altri combusti- che a carbone e alcuni processi in-
bili fossili contenenti zolfo, usati per il dustriali. Il biossido di zolfo è molto
riscaldamento. In misura molto mino- irritante per gli occhi, la gola e le vie
re (dell’ordine del 5%) proviene dalle respiratorie. In atmosfera, attraverso
emissioni dei veicoli diesel. Per questo reazioni con l'ossigeno e le molecole
motivo la concentrazione di SO2 pre- di acqua, contribuisce all’acidifica-
senta una variazione stagionale mol- zione delle precipitazioni, con effetti
to evidente, con i valori massimi nella negativi sulla salute dei vegetali. Le
88
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
precipitazioni acide possono avere ef- struzione, vernici, metalli e manufatti
fetti corrosivi anche su materiali da co- in pietra, in particolare marmi.

Ossidi di azoto (NO e NO2)


Il monossido di azoto (NO) è un gas no durante il processo di combustione
incolore, inodore e insapore, mentre stesso. Le principali sorgenti artificiali
il biossido di azoto (NO2) si presenta di NO, e dunque di NO2, sono gli im-
sotto forma di un gas rossastro di odo- pianti di riscaldamento, alcuni proces-
re forte e pungente. L’NO si forma in si industriali e i gas di scarico dei veico-
tutti i processi di combustione in pre- li a motore, soprattutto in condizione
senza di aria, per reazione dell'azoto di accelerazione e marcia a regime di
con l'ossigeno atmosferico, soprattut- giri elevato (combustione a tempera-
to in condizioni di elevata temperatu- tura più alta). Anche le concentrazioni
ra. Esso reagisce successivamente con degli ossidi d’azoto presentano un an-
l’ossigeno (O2) dell’atmosfera, dando damento stagionale, che però è meno
origine al biossido di azoto (NO2). La marcato rispetto a quello dell’SO2. Per-
concentrazione di NO2 in aria dipende ché più stabile, NO2 è considerato più
però anche da altri processi, tra i quali importante per gli effetti sulla salute
è particolarmente rilevante la reazio- umana; esso provoca irritazioni alle
ne dell’NO con l’ozono (O3), prodotto mucose degli occhi e danni alla vie re-
nelle ore di maggiore irraggiamento spiratorie e alla funzionalità polmona-
solare. L’NO2 è, dunque, da considera- re. L’NO2 contribuisce all’acidificazione
re un inquinante secondario, anche se delle precipitazioni con effetti dannosi
piccole quantità di questo gas si forma- del tipo di quelli prodotti da SO2.

Monossido di carbonio (CO)


È l’inquinante gassoso più abbondante di carbonio ha la proprietà di fissarsi
in atmosfera: l’unico la cui concentra- all’emoglobina del sangue impeden-
zione venga espressa in milligrammi al do il normale trasporto dell’ossigeno
metro cubo. È un gas incolore e ino- nelle varie parti dei corpo. Gli orga-
dore. Proviene dalla combustione di ni più colpiti sono il sistema nervoso
materiali organici quando la quantità centrale e il sistema cardiovascolare,
di ossigeno a disposizione è insuffi- soprattutto per le persone affette da
ciente. La principale sorgente di CO cardiopatie. Concentrazioni elevatissi-
è rappresentata dai gas di scarico dei me di CO possono anche condurre alla
veicoli a benzina, soprattutto (a diffe- morte per asfissia. Alle concentrazioni
renza di NO) funzionanti a bassi regimi, abitualmente rilevabili nell’atmosfera
come nelle situazioni di traffico urba- urbana gli effetti sono reversibili.
no intenso e rallentato. Il monossido

Ozono (O3)
L’ossigeno dell’aria si presenta abitual- plice ruolo: da una parte come ozono
mente in forma di molecola biatomica “buono”, presente naturalmente nella
(O2). Quando però si presenta in for- stratosfera, con funzione di filtro per
ma di molecola triatomica (O3) prende la componente ultravioletta B e C del-
il nome di ozono. È un gas altamente la radiazione solare, altamente noci-
reattivo, di odore penetrante e dota- va per gli organismi viventi. Questo è
to di elevato potere ossidante. Nel di- l’ozono di cui si parla in riferimento al
battito contemporaneo sui problemi problema dell’assottigliamento dello
ambientali, l’ozono compare in un du- strato di ozono (buco dell’ozono). Al

89
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
contrario, l’ozono presente nell’aria zioni alla periferia delle aree inquinate
che respiriamo, negli strati inferiori urbane, nelle zone sottovento. Può ac-
dell’atmosfera, è un inquinante. Esso cumularsi anche negli strati superiori
è generato a partire dall’azione del- della troposfera, lontano da sorgenti
la radiazione solare sulle molecole di di inquinamento, da dove può veni-
biossido di azoto presenti in atmosfe- re trasportato al suolo per effetto dei
ra. Le reazioni dell’ozono con gli ossidi venti di caduta. L’ozono è particolar-
di azoto sarebbero, tuttavia, a bilan- mente irritante per le vie respiratorie
cio complessivo nullo: sotto l’azione e per gli occhi. Provoca lesioni sulle
della luce solare si avrebbe un ciclo foglie di alcuni vegetali. Su gomme e
continuo di formazione e distruzione fibre tessili provoca alterazioni ridu-
dell’ozono. L’ozono si accumula solo cendo l’elasticità e rendendo fragile
se l’atmosfera, oltre ad essere inqui- il materiale. L’ozono è inoltre un gas
nata da ossidi di azoto, contiene an- serra, ovvero in grado di modificare
che idrocarburi reattivi, trovandosi in significativamente, anche a basse con-
situazione favorevole allo sviluppo di centrazioni, l’equilibrio radiante dei
smog fotochimico. L’ozono è, quindi, sistema terra-atmosfera, producendo
un tipico inquinante secondario, carat- un riscaldamento globale dell’atmo-
teristico dei mesi primaverili ed estivi sfera. Il suo contributo percentuale al
a più alta insolazione. Gli stessi agenti riscaldamento globale è stato stima-
inquinanti all’origine della formazione to nell’8%, contro il 50% della CO2, il
di O3 reagiscono con esso direttamen- 20% dei clorofluorocarburi, il 16% dei
te, distruggendolo. Per questo motivo, metano e il 6% del protossido d’azoto
esso raggiunge le maggiori concentra- (N2O).

Polveri totali sospese (PTS) e frazione fine (PM10)


L’origine delle particelle presenti in si fermano nelle mucose rinofaringee,
sospensione nell’atmosfera è assai va- dando luogo a irritazioni e allergie;
ria: quelle più grossolane, di diametro quelle di diametro compreso tra 5 e 10
maggiore di qualche μm, provengono μm raggiungono la trachea e i bronchi;
per lo più dalla risospensione di pol- quelle infine con diametro inferiore a
veri inerti da cantieri, aree scoperte, 5 μm possono penetrare fino agli alve-
superfici stradali. Particelle di origine oli polmonari. Le particelle fini sono,
vegetale, aggregati di particelle incom- dunque, particolarmente pericolose.
buste provenienti da impianti di com- Per questo motivo la legislazione ha
bustione e dai motori degli autoveicoli preso in considerazione la misura se-
costituiscono, invece, la frazione fine lettiva della frazione di particolato at-
dei particolato. Queste ultime, so- mosferico con diametro aerodinamico
prattutto, possono veicolare sulla loro inferiore a 10 μm, indicato come PM10,
superficie metalli pesanti (piombo, stabilendo per essa specifici valori di
cadmio, zinco) e molecole complesse riferimento di concentrazione e, in
di idrocarburi (idrocarburi policiclici prospettiva, ciò avverrà anche per la
aromatici ad alto peso molecolare). frazione PM2,5. Il particolato atmosferi-
La nocività sulla salute umana dipen- co produce degradazione delle super-
de sia dalla composizione chimica, fici esposte e riduzione della visibilità.
che dalla dimensione delle particelle: Su larga scala può produrre modifica-
quelle di diametro superiore a 10 μm zioni sul clima.

Benzene (C6H6)
Il benzene è il composto aromatico più coli, emesso sia dai gas di scarico che,
semplice. Questo inquinante primario in misura inferiore, dall’evaporazione
proviene per circa il 90% dagli autovei- del combustibile medesimo. Anche la
90
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
combustione del legno produce ben- - contenenti benzene come solvente.
zene, così come il fumo di sigaretta, Il benzene viene classificato dall’IARC
che rappresenta una notevole fon- (International agency for research on
te di esposizione per i fumatori atti- cancer) nel gruppo 1, cui appartengo-
vi e passivi. In ambiente confinato le no tutte quelle sostanze per le quali è
concentrazioni di benzene possono stato accertato il potere di induzione
raggiungere valori confrontabili, se di tumore nell’uomo. Per esposizione
non superiori, a quelli dell’atmosfera cronica esso, infatti, esercita un’azione
esterna inquinata per effetto, come si tossica sul midollo osseo con possibi-
è detto, del fumo di sigarette e dell’uti- le induzione di leucemia. Altri effetti
lizzo di materiali per l’edilizia - colle, sono a carico dei sistema nervoso cen-
vernici, legnami, prodotti per la pulizia trale.

Rete di monitoraggio della qualità


dell’aria
Il sistema di controllo della qualità climatiche e della presenza di sorgenti
dell’aria è stato, sin dalla sua di emissioni inquinanti in atmosfera.
nascita, ideato come uno strumento Sono, inoltre, presenti tre laboratori
conoscitivo in grado di fornire mobili, utilizzati per eseguire campagne
informazioni in primis alla verifica del di misura secondo il metodo per
rispetto dei limiti normativi nelle aree sondaggi, volte a fornire una stima dei
più critiche ma ha assunto nel tempo, livelli di inquinamento atmosferico in
con la messa in campo, oltre alla rete specifici punti di interesse.
storica, anche di ulteriori quaranta Le stazioni di misura della qualità
stazioni, uno strumento per conoscere dell’aria vengono classificate (tabella
lo stato generale della qualità dell’aria 3.3) a seconda della tipologia, della
dell’intero territorio regionale. zona e delle caratteristiche della zona in
Esso comprende stazioni di misura base a quanto stabilito dalla Decisione
fisse, ubicate in siti rappresentativi 2001/752/CE del 17 ottobre 2001 e nel
delle diverse situazioni caratteristiche documento “Criteria for EUROAIRNET”
della regione dal punto di vista nel quale viene introdotta anche la
dell’orografia, delle condizioni meteo- simbologia riportata tra parentesi.

Traffico (T)

Tipo di stazione (Decisione 2001/752/CE) Background (B)

Industriale (I)

Urbana (U)

Tipo di area (Decisione 2001/752/CE) Suburbana (S)

Rurale (R)

Residenziale (R)

Commerciale (C)

Caratteristiche dell’area (Criteria for EUROAIRNET, 1999) Industriale (I)

Agricola (A)

Naturale (N) Tabella 3.3


Classificazione delle stazioni di misura

91
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
C’è da precisare che non tutte le pos- duata da un raggio compreso tra 1 e 5
sibili combinazioni tra tipo di stazione, chilometri. L’unica presente nella rete
tipo di area e caratteristiche dell’area di monitoraggio campana è la NA01
sono realistiche e, quindi, non real- ubicata presso l’Osservatorio astrono-
mente utilizzabili. mico di Capodimonte. Gli inquinanti e
La Stazione di traffico è situata in posi- i parametri monitorati sono i seguenti:
zione tale che il livello di inquinamen- biossido di zolfo (SO2), ossido di carbo-
to sia influenzato prevalentemente nio (CO), polveri totali (PM10), ossidi di
da emissioni provenienti da strade li- azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3), me-
mitrofe (Decisone 2001/752/CE) ed è teo - direzione del vento (DV), velocità
ubicata in aree caratterizzate da note- del vento (VV), temperatura (T), pres-
voli gradienti di concentrazione. sione atmosferica (PA), umidità relati-
La Stazione di background (fondo) è va (UR), radiazione solare (RS), pioggia
situata in posizione tale che il livello di (pluv).
inquinamento non sia prevalentemen- Stazioni di traffico urbane (TU). Sono
te influenzato da una singola fonte o stazioni urbane localizzate in aree con
da un’unica strada, ma dal contributo forti gradienti di concentrazione degli
integrato di tutte le fonti sopravvento inquinanti. A titolo indicativo si può
alla stazione (Decisone 2001/752/CE). consigliare che l’area di rappresentati-
Le stazioni, tuttavia, non sono diretta- vità sia almeno pari a 200 metri qua-
mente influenzate da emissioni dirette dri, anche se sarebbe più opportuno
locali di tipo industriale e di traffico. descriverla in funzione della lunghezza
Il raggio dell’area di rappresentatività della strada. Devono essere ubicate a
delle stazioni di background è variabi- 4 metri dal bordo stradale più vicino e
le in un intervallo tra 100 metri e 500 ad almeno 25 metri da incroci, sema-
chilometri, a seconda della tipologia fori, fermate autobus. Il documento
dell’area nella quale la stazione è in- “Recommendations on the review of
serita. Council Directive 1999/30/EC- Draft
La Stazione industriale è situata in 11-05-2004” raccomanda poi che, per
posizione tale che il livello di inquina- materiale particolato e piombo, le sta-
mento è influenzato prevalentemente zioni da traffico non siano più lontane
da singole fonti industriali o zone indu- di 10 metri dal bordo della strada.
striali limitrofe (Decisone 2001/752/ Le stazioni presenti sulla rete campana
CE). L’area di rappresentatività non è e classificate in base a questa tipologia
elevata e, generalmente, è individua- sono 15, cosi distribuite:
ta da un raggio compreso tra 10 e 100 2 per la sottorete di Avellino (AV41,
metri (area superiore a 300 m²). Scuola V Circolo e AV42, Ospedale
In Campania le stazioni hanno la se- Moscati)
guente localizzazione: 2 per la sottorete di Benevento (BN31,
Stazioni di background suburbano Ospedali Civili Riuniti e BN32, Via Flo-
(BS). Stazioni usate per monitorare i ra)
livelli medi d’inquinamento all’inter- 2 per la sottorete di Caserta (CE51, Isti-
no d’aree suburbane (tessuto urbano tuto Manzoni e CE52, Scuola De Ami-
discontinuo, generalmente paesi limi- cis)
trofi ai capoluoghi di provincia e/o re- 6 per la sottorete di Napoli (NA02,
gione), dovuto a fenomeni di traspor- Ospedale Santobono; NA03, Primo Po-
to provenienti dall’esterno della città liclinico; NA04, Scuola Andrea Doria;
stessa e a fenomeni prodotti all’inter- NA05, Scuola Vanvitelli; NA06, Museo
no della città che si vuole monitorare. Nazionale; NA07, Ferrovie dello Stato)
Sono poste preferibilmente all’interno 3 per la sottorete di Salerno (SA21 -
di aree verdi pubbliche (parchi, impian- Scuola Pastena Monte, SA22, Ospeda-
ti sportivi, scuole) e non direttamente le Via Vernieri; SA23, Scuola Osvaldo
sottoposte a sorgenti d’inquinamento. Conti).
L’area di rappresentatività è indivi- Gli inquinanti e i parametri monitora-

92
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
ti sono i seguenti: frazione respirabile ti sono i seguenti: frazione respirabile
del particolato sospeso (PM10), ossidi del particolato sospeso (PM10), ossidi
di azoto (NO, NO2, NOx), parametri di azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3),
meteo (DV, VV, T, P, UR, RS, pioggia). biossido di zolfo (SO2), idrocarburi vo-
Stazioni di traffico suburbane (TS). latili e parametri meteo (DV, VV, RS).
Trovano ubicazione in zone a elevato Tuttavia la rete di monitoraggio risul-
traffico, per la misura degli inquinanti ta ancora insufficiente per valutare la
emessi direttamente dal traffico vei- qualità dell’aria a livello regionale, in
colare (NO2, CO, polveri, idrocarburi quanto garantisce una certa copertura
volatili). Sono quattro quelle presenti dei capoluoghi di provincia e dell’area
nella rete campana, così suddivise: intorno a Napoli, ma esclude alcuni
2 per la sottorete di Caserta (CE53, comuni con alta densità abitativa ed
Centurano e CE54, Scuola Settembri- elevati flussi di traffico, e le aree a vo-
ni) cazione industriale (distretti industria-
2 per la sottorete di Napoli (NA08, li, aree ASI), che necessiterebbero più
Ospedale Nuovo Pellegrini e NA09, delle altre del monitoraggio di specifi-
ITIS S. Giovanni). ci inquinanti.
Gli inquinanti ed i parametri monitora-

Configurazione della rete di monitoraggio


La configurazione attuale della rete di carbonio, se possibile anche quella
regionale di controllo della qualità oraria.
dell’aria risulta, da diverse fasi di at- Inoltre, ci si attiene ai dettati del D.Lgs.
tuazione del sistema, ossequiante il n.183 del 21/05/2004 “Attuazione del-
DM n. 60 del 02/04/2002 che segna la direttiva 2002/3/CE relativa all’ozo-
un importante cambiamento nella no nell’aria”, che impone la soglia di
normativa per la gestione della qua- allarme dell’ozono per le medie ora-
lità dell’aria, in quanto recepisce le rie a 240 μg/m3, il limite di 180 μg/
direttive comunitarie 1999/30/CE del m3 inteso come soglia d’informazione
Consiglio della Comunità europea del al pubblico e, inoltre, fissa il valore di
22 aprile 1999, concernente i valori li- 120 μg/m3 in termini di media su 8 ore
mite di qualità dell’aria ambiente per il massima giornaliera, sia come valore
biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli bersaglio per la protezione della salu-
ossidi di azoto, le particelle e il piombo te umana al 2010, da non superare per
e la 2000/69/CE relativa ai valori limi- più di 25 giorni per anno civile come
te di qualità dell’aria ambiente per il media su tre anni sia come obiettivo
benzene ed il monossido di carbonio. a lungo termine, abrogando il DPCM
Inoltre, per tali sostanze, fornisce: 28/03/1983 ed il DM 16/05/1996. Tale
 i valori limite e le soglie di allar- decreto pone, quindi, l’attenzione su:
me Soglia di informazione. Livello oltre il
 il margine di tolleranza quale vi è un rischio per la salute uma-
 i termini di tempo assegnati per na in caso di esposizione di breve du-
il raggiungimento dei valori limi- rata per alcuni gruppi particolarmente
te sensibili della popolazione.
 altre indicazioni relative al moni- Soglia di allarme. Livello oltre il quale
toraggio e alle modalità di comu- vi è un rischio per la salute umana in
nicazione al pubblico. caso di esposizione di breve durata e
Sono state introdotte anche soglie da raggiunto il quale devono essere adot-
non superare per un numero stabilito tate le misure previste dall’articolo 5.
di giornate all’anno (per PM10 ed NO2). Obiettivo a lungo termine. Concentra-
Per alcuni inquinanti viene disposta la zione di ozono nell’aria al di sotto della
frequenza almeno giornaliera e, nel quale si ritengono improbabili, in base
caso del biossido di azoto e dell’ossido alle conoscenze scientifiche attuali, ef-

93
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
fetti nocivi diretti sulla salute umana e vi sulla salute umana e sull’ambiente
sull’ambiente nel suo complesso. nel suo complesso, da conseguirsi per
Valore bersaglio. Livello fissato al fine quanto possibile entro un dato perio-
di evitare a lungo termine effetti noci- do di tempo.

SIGLA NO
COMUNE UBICAZIONE PM10 PM2,5 BTX O3 SO2 METEO CO
STAZIONE NO2 - NOX
Avellino Scuola V Circolo AV41 X X X X
Avellino Ospedale Moscati AV42 X X X X X X X
Ospedali Civili
Benevento BN31 X X X
Riuniti
Benevento Via Flora BN32 X X X X X X
Caserta Istituto Manzoni CE51 X X X X
Caserta Scuola De Amicis CE52 X X X X X X
Caserta Centurano CE53 X X X X
Scuola
Maddaloni CE54 X X X X
L. Settembrini
Osservatorio
Napoli NA01 X X X X X X X
Astronomico
Ospedale
Napoli NA02 X X X X X
Santobono
Napoli Primo Policlinico NA03 X X X X X
Napoli Scuola Silio Italico NA04 X X X X X X
Napoli Scuola Vanvitelli NA05 X X X X X X X
Napoli Museo Nazionale NA06 X X X X X X
Ferrovie dello
Napoli NA07 X X X X X X X
Stato
Ospedale Nuovo
Napoli NA08 X X X X
Pellegrini
Napoli ITIS S.Giovanni NA09 X X X X X X
Scuola
Salerno SA21 X X X X
Pastena Monte
Ospedale S. G. Dio
Salerno SA22 X X X X X X X
R. D'Arragona
Tabella 3.4 Scuola
Salerno SA23 X X X
Distribuzione territoriale e Osvaldo Conti
specifiche strumentali della rete di
Totale analizzatori 20 18 8 8 16 2 19 14
qualità dell’aria in Campania

Condizioni meteorologiche
e dispersione degli inquinanti
in atmosfera
Pressoché la totalità dei fenomeni di la superficie terrestre e si estende fino
inquinamento atmosferico avviene a oltre 1 chilometro di altezza.
nella porzione più bassa dell’atmosfe- I più importanti fattori meteorologici
ra chiamata Planetary Boundary Layer che interessano i fenomeni di inquina-
(Strato limite planetario) o PBL. Il PBL mento atmosferico sono:
comprende la parte di troposfera nella • il vento orizzontale (velocità e di-
quale la struttura del campo anemolo- rezione), generato dalla compo-
gico, ossia delle grandezze fisiche utili nente geostrofica e modificato dal
ai fini della modellizzazione del feno- contributo delle forze di attrito
meno atmosferico comunemente de- del terreno e da effetti meteoro-
finito vento, risente dell'influenza del- logici locali, come brezze marine,
94
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
di monte e di valle, e circolazioni decresce con l’altezza più lentamente
urbano-rurali del profilo adiabatico, o addirittura au-
• la stabilità atmosferica, un indica- menta (situazione detta di inversione
tore della turbolenza atmosferica termica), le particelle d’aria sono ini-
alla quale si devono i rimescola- bite sia nei movimenti verso l’alto che
menti dell’aria e quindi il processo verso il basso e la situazione è detta
di diluizione degli inquinanti stabile. Condizioni neutre si verifica-
• la quota sul livello del mare no tipicamente durante le transizioni
• le inversioni termiche che deter- notte-giorno, in presenza di copertura
minano l’altezza del PBL nuvolosa, o con forte vento. Condizio-
• i movimenti atmosferici verticali ni instabili si verificano quando il tra-
dovuti a sistemi baroclini od oro- sporto di calore dal suolo verso l’alto è
grafici. notevole, come accade nelle giornate
La stabilità atmosferica assume un assolate. Le condizioni stabili, che si
ruolo fondamentale nella dispersione verificano tipicamente nelle limpide
degli inquinanti. Nella troposfera la notte continentali con vento debole,
temperatura normalmente decresce sono le più favorevoli a un ristagno e
all’aumentare dell’altitudine. Il profi- accumulo degli inquinanti.
lo di temperatura di riferimento per I più gravi episodi di inquinamento si
valutare il comportamento delle mas- verificano in condizioni di inversione
se d’aria è quello osservato per una termica. In questi casi, infatti, gli in-
particella d’aria che si innalza espan- quinanti emessi al di sotto della quo-
dendosi adiabaticamente. Quando ta di inversione (a meno di possedere
il profilo reale coincide con quello di un’energia meccanica sufficiente a
riferimento, una particella d’aria - a forare l’inversione), non riescono a in-
qualsiasi altezza venga portata - si tro- nalzarsi poiché, risalendo, si trovano a
va in equilibrio indifferente, cioè non essere comunque più freddi e dunque
ha alcuna tendenza né a salire né a più pesanti dell’aria circostante. Le ca-
scendere (atmosfera neutra). Quando ratteristiche dispersive dell’atmosfera
la temperatura decresce con l’altezza sono, quindi, fortemente influenzate
più velocemente del profilo di riferi- dalle condizioni meteorologiche (ta-
mento, le particelle d’aria a ogni quota belle 3.5 e 3.6). La dispersione degli
si trovano in una condizione instabile inquinanti in aria è favorita in situazio-
perché, se vengono spostate sia verso ni caratterizzate da venti di intensità
il basso che verso l’alto, continuano il moderata o forte o con presenza di
loro movimento nella medesima dire- precipitazioni, mentre risulta forte-
zione allontanandosi dalla posizione mente limitata in condizioni di inver-
di partenza. Se, invece, la temperatura sione termica o di venti deboli.

SITUAZIONE CONDIZIONI

Alta pressione, stabilità atmosferica


Meteorologica Condizioni di inversione termica, limitata dispersione verticale inquinanti
Condizioni di calma di vento, limitata dispersione orizzontale inquinanti

Orografia, limitato ricambio d’aria Tabella 3.5


Morfologica dell’area Inquinamento atmosferico:
Urbanizzazione, ristagno inquinanti emessi localmente
fattori influenzanti

95
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
MECCANISMO CONDIZIONE SPECIFICHE
Avvezione Operata dal vento dominante
Turbolenta
(soprattutto nelle direzioni trasversali al vento dominante)
Trasporto
Diffusione Molecolare (spesso trascurabile)
Innalzamento per effetto di quantità di monto e galleggiamento
termico dell’emissione (innalzamento pennacchi)
Rimozione secca Sedimentazione e impatto al suolo (soprattutto particolato)
Rimozione Operata da precipitazioni atmosferiche (particolato e gas):
Rimozione umida • rain-out - inglobamento in gocce di pioggia in formazione
Tabella 3.6 • wash-out - inglobamento in gocce di pioggia già formate
Inquinamento atmosferico: Chimica Ossidazioni, riduzioni, neutralizzazioni
meccanismi di trasporto, rimozione Trasformazione
Chimico-fisica Evaporazione, condensazione, sublimazione, nucleazione
e trasformazione

Statistiche di qualità dell’aria


I dati che provengono dalle centraline ogni ora considerando le sette ore
di monitoraggio vengono validati ed precedenti
elaborati presso il Centro regionale • Numero di superamenti di un li-
inquinamento atmosferico Arpac, in vello soglia: conteggio delle me-
modo da fornire all’utente un indica- die orarie (o delle medie mobili 8
tore sintetico per la valutazione della ore o delle medie giornaliere) che
qualità dell’aria. superano un livello predefinito.
Un fondamentale sottoinsieme di Tale livello può coincidere con un
questi indicatori è rappresentato dagli limite normativo: in questo caso
indicatori calcolati su base annuale, a la normativa vigente fissa anche il
partire dai dati relativi agli inquinanti numero massimo di superamenti
chimici. La maggior parte di questi in- concessi.
dicatori è confrontata con i riferimenti Relativamente alla valutazione dello
normativi per verificare il rispetto de- stato ambientale e del trend dell’in-
gli standard di qualità dell’aria. dicatore, il dato, raccolto mediante
Gli indicatori relativi alle statistiche gli analizzatori presenti nella singola
annuali, che vengono presentati in centralina, risulta rappresentativo di
questa sezione raggruppati per sito di una copertura territoriale puntuale
monitoraggio, sono i seguenti: che ha per origine la centralina stessa
• Media: concentrazione media an- e per intorno una limitata zona a cui
nua calcolata a partire dai dati ora- si può, entro certi limiti, relazionare il
ri/giornalieri dei singoli inquinanti tipo di inquinante per cui, stante le pe-
• Massimo orario: concentrazione culiarità spazio-temporali del risultato
massima oraria analitico, sarà sviluppata un’elabora-
• Massimo giornaliero: concentra- zione a partire da quella indicata nella
zione massima giornaliera normativa (dato mensile e annuale ri-
• Media mobile 8 ore: concentra- prodotto nella sua forma compiuta di
zione media su 8 ore calcolata per numero superamenti).

96
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.1
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.2
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.3
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

97
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.4
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.5
Biossido di azoto: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008

Figura 3.6
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2005

98
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.7
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.8
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.9
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2008

99
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.10
Monossido di carbonio: andamento
delle concentrazioni medie annuali
(mg/m3)rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008

Figura 3.11
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.12
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

100
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.13
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.14
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.15
PM10: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008

101
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.16
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.17
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.18
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

102
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.19
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.20
Ozono: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008

Figura 3.21
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

103
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.22
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.23
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.24
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

104
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.25
Benzene: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti
di monitoraggio, anni 2005-2008

Come evidenziato dai grafici, le critici- a causa delle loro piccole dimensioni,
tà si evidenziano in un trend crescente restano sospese in atmosfera per tem-
essenzialmente per i superamenti di pi più o meno lunghi; tra queste tro-
valori soglia di PM10 (particolato con viamo sostanze diverse come sabbia,
diametro aerodinamico inferiore a 10 ceneri, polveri, fuliggine, sostanze sili-
μm): con il termine particolato (parti- cee di varia natura, sostanze vegetali,
culate matter, PM) o polveri totali so- composti metallici, fibre tessili naturali
spese (PTS) si fa riferimento all’insie- e artificiali, sali, elementi come il car-
me di particelle disperse in atmosfera, bonio o il piombo.
solide e liquide. In base alla natura e alle dimensioni
Richiamiamo alla mente alcune infor- delle particelle possiamo distinguere:
mazioni relative al particolato: il par- gli aerosol, le foschie, le esalazioni, il
ticolato è costituito da una complessa fumo, le polveri (vere e proprie), le
miscela di sostanze, organiche e inor- sabbie.
ganiche, allo stato solido o liquido che,

CARATTERISTICHE ORIGINE NATURALE ORIGINE ANTROPICA


Dimensioni grosse Dimensioni piccole fino a 0,1 μm
Caratteristiche fisiche
Forme irregolari Forme irregolari (sferiche)
Sali carbonatici Solfati
Ossidi di ferro e di alluminio Nitrati
Caratteristiche chimiche
Composti di silice Composti organici del piombo
Minerali che costituiscono la litosfera Idrocarburi
Erosione Edilizia
Agricoltura
Spray marino
(fertilizzanti, anticrittogamici)
Opere civili
Evaporazione del mare
(operazioni di scavo, trasporto)
Metodi di produzione Industria
(processi non confinati, macinazione,
miscelazione, manipolazione)
Trasporto eolico
Combustione (produzione energetica
primaria, produzione energetica ter-
mica industriale, riscaldamento civile)
Tipo di suolo Combustibile
Vegetazione Processo di carburazione
Fattori condizionanti
Umidità Sistemi di abbattimento Tabella 3.7
Caratteristiche del particolato
Meteorologia Meteorologia
atmosferico

105
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il particolato può essere suddiviso, ol- forma finale da sorgenti identificabili.
tre che in funzione delle particelle che Esso sarà, dunque, molto concentrato
lo compongono, anche e soprattutto, nell’aria immediatamente circostante
in base ai processi che lo hanno gene- il suo punto di emissione.
rato; infatti, grazie a questa seconda Al contrario, il particolato secondario
metodologia, il particolato atmosferi- è costituito dagli aerosol, contenenti
co è suddiviso in particolato primario quasi esclusivamente particelle fini
e secondario. dal diametro inferiore a 1 μm, che si
Il particolato primario è costituito da generano dalla conversione dei gas in
particelle, sia fini che grossolane, ori- particelle solide. Il particolato secon-
ginatesi direttamente - da processi dario, infatti, si forma grazie a processi
meccanici di erosione, dilavamento di condensazione di sostanze a bassa
e rottura di particelle più grandi, da tensione di vapore, precedentemente
processi di evaporazione dello spray formatesi attraverso evaporazione ad
marino in prossimità delle coste, da alte temperature, o grazie a reazioni
processi di combustione - ed emesse chimiche tra inquinanti primari allo
in atmosfera direttamente nella sua stato gassoso presenti in atmosfera.

TIPO DI SORGENTI NATURALI SORGENTI ANTROPICHE


PARTICOLATO Primario Secondario Primario Secondario
Ossidazione di SO2 e H2S
Uso
Spray marino emessi da incendi e Ossidazione di SO2
di combustibili fossili
vulcani
Ossidazione di NOx Emissioni
Erosione di rocce Ossidazione di NOx
prodotto da suolo e luce di autoveicoli
Fine Emissioni di NH3
Emissioni di NH3 da
Incendi boschivi Poveri volatili da agricoltura
animali selvatici
e allevamento
Ossidazione di idrocarburi Ossidazione di
Usura di pneumatici
emessi dalla vegetazione idrocarburi emessi
e freni
(terpeni) dagli autoveicoli
Poveri volatili
Erosione di rocce
da agricoltura
Grossolano Spray marino Spargimento di sale
Tabella 3.8
Particolato atmosferico: Frammenti di
Usura asfalto
sorgenti naturali e antropiche piante e insetti

Da quanto brevemente richiamato, in dell’aria, poiché gli alberi fungono da


relazione al problema della mitigazio- veri e propri filtri purificatori in grado
ne del particolato, va acclarato che la di contrastare le componenti gassose
presenza sul territorio di infrastruttu- e particellari dell’inquinamento atmo-
re di grande scorrimento determina sferico.
un carico di spostamenti di persone Le piante sono preziosi filtri biologici
e veicoli tale da comportare effetti di in grado di trattenere, nei peli o sulle
introduzione di nuovo particolato e rugosità delle superfici le polveri, in-
risospensione con frantumazione di quinante che ha un impatto sanitario
quello già deposto. significativo perché riesce a raggiun-
Ma la presenza nell’aria stessa di pol- gere le zone più profonde dell’appa-
veri e di inquinanti prodotti dalle al- rato respiratorio. Il particolato viene
tre attività cittadine oltre al traffico catturato dalle superfici fogliari o dalla
veicolare (riscaldamento degli edifici, corteccia attraverso il complesso pro-
processi industriali, cantierizzazione), cesso della deposizione, che dipende
trova una possibile soluzione attra- non solo dalla tipologia di pianta ma
verso l’infoltimento della vegetazione anche dalle condizioni metereologi-
nelle aree urbane o suburbane, in ter- che, quali principalmente la tempera-
mini di mitigazione dell’inquinamento tura e l’umidità dell’aria.

106
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Piante con rami densi, fogliame fitto e pendolari (essenzialmente i collega-
foglie numerose e rugose o frastagliate menti intermodali nel flusso verso i
hanno un elevatissimo effetto filtrante capoluoghi), il rinnovamento del parco
e di abbattimento delle polveri. veicolare convenzionale (passeggeri e
Le principali strategie da adottare per merci).
la riduzione delle pressioni generate Quanto sopra citato riveste, lapalissia-
dai trasporti, riguardano aspetti qua- namente, un carattere sovralocale e
li: il miglioramento della mobilità ur- comporta la concertazione coordinata
bana attraverso il potenziamento del tra Regione, Provincia e singolo Comu-
sistema ferroviario, la mobilità dei ne.

107
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
INQUINAMENTO
ACUSTICO

Inquinamento acustico

4
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Inquinamento acustico
Giuseppe D’Antonio, Luigi Cappella, Nicola Barbato, Rocco De Pascale,
Giovanni Improta, Felice Nunziata, Claudio Scotognella
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Generalità
Il suono è così diffuso nella vita di ogni me di azioni e adempimenti spettanti
giorno, che spesso trascuriamo i suoi ai soggetti coinvolti, siano essi pubblici
effetti. Esso è in genere piacevole, ad o privati.
esempio quando ascoltiamo la musi- La serie di azioni previste può esse-
ca, il canto degli uccelli o, comunque, re schematizzata in quattro momenti
utile rendendo possibile la comunica- principali:
zione verbale e richiamando la nostra • Pianificazione, attraverso l’adozio-
attenzione con il campanello di casa ne da parte dei Comuni del Piano
o con segnali di allarme. Il suono può di classificazione acustica
però divenire molesto, sgradevole ed • Prevenzione, mediante gli stru-
indesiderato; si tramuta in “rumore” menti della Valutazione di impatto
e può produrre nell'organismo effetti ambientale, della Valutazione di
altamente nocivi. È un rischio per la impatto acustico e della Valutazio-
salute, intesa non soltanto come “ma- ne di clima acustico
lattia” in caso di vera e propria lesione • Vigilanza e controllo, tramite spe-
dell’apparato uditivo per esposizione cifici dispositivi sanzionatori e pre-
ad elevati livelli di rumore, ma anche scrittivi
con un significato più ampio di dimi- • Risanamento, attraverso i Piani di
nuito benessere anche definito come risanamento acustico.
annoyance1. Il susseguirsi dei decreti nel corso de- (1) Sentimento di scontentezza riferito
al rumore, che l’individuo sa o crede
Noi viviamo oggi immersi in una atmo- gli anni, ha creato non poche difficol- possa agire su di lui in modo negativo
sfera rumorosa che rappresenta in pra- tà nell’interpretazione e nella piena
tica la “colonna sonora”, il sottofondo attuazione degli obiettivi di legge. Un
costante alle nostre attività quotidiane ulteriore elemento di criticità è emer-
(spesso anche del nostro riposo) e, al so a seguito dell’emanazione della Di-
contempo, uno dei fattori di degrado rettiva europea 2002/49/CE, relativa
della qualità della vita. alla determinazione e alla gestione
Il compositore canadese Raymond del rumore ambientale, recepita dal
Murray Schafer coniò per primo D.Lgs. n. 194/2005, e alla conseguente
l'espressione “paesaggio sonoro” (tra- sovrapposizione degli indirizzi norma-
duzione dall'inglese soundscape) in- tivi comunitari con quelli nazionali già
tendendo, nelle parole, «un qualsiasi previsti.
campo di studio acustico [...], una com- Nel “Libro Verde sulle politiche future
posizione musicale, un programma ra- in materia di inquinamento acustico”
dio o un ambiente». La definizione di la Commissione europea ha definito
“paesaggio sonoro” quale elemento di il rumore ambientale come uno dei
qualità ambientale ben si adatta a in- maggiori problemi ambientali in Eu-
tegrare con pari dignità la componen- ropa. Di conseguenza, con la Direttiva
te visiva a quella acustica. 2002/49/CE si propone di gettare le
Il quadro normativo in materia di in- basi affinché possano essere intra-
quinamento acustico, costituito dalla prese misure e iniziative specifiche da
Legge quadro n. 447/1995 e dai rela- inserire nelle successive direttive sul
tivi disposti attuativi, è mirato a una contenimento del rumore ambienta-
completa regolamentazione dei diffe- le, poiché nell’ambito della politica
renti aspetti connessi alla tematica, ed comunitaria si intende conseguire un
è organizzato in modo tale da discipli- elevato livello di tutela della salute e
nare e gestire le problematiche con- dell’ambiente. Attraverso tale stru-
nesse con l’inquinamento acustico di mento normativo è stato introdotto
origine ambientale, tramite un insie- l’obbligo per gli stati membri di avviare
111
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un processo di gestione e di conteni- dei piani d’azione, l’informazione e la
mento dell’inquinamento acustico at- partecipazione del pubblico.
traverso tre momenti fondamentali: la L’integrazione e l’armonizzazione della
conoscenza del grado di inquinamen- normativa europea con quella nazio-
to acustico e del numero di persone nale sarà oggetto di specifici decreti,
esposte al rumore, la predisposizione allo stato attuale ancora non emanati.

D.Lgs n. 194/2005 - Attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del
rumore ambientale
DPR n. 142/04 - Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante
dal traffico veicolare

DM 29/11/2000 - Piani di contenimento e abbattimento del rumore

DM 16/3/98 - Tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico

DPCM 14/11/97 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore


Tabella 4.1
Rumore: principale normativa di Legge n. 447/1995 - Legge quadro sull’inquinamento acustico
riferimento

La descrizione del clima acustico zioni regionali alle criticità in termini di


dell’ambiente è rappresentata da una monitoraggi e controlli. Per un quadro
serie di indicatori che riassumono in completo di tali attività si può fare ri-
modo sintetico lo stato e le pressioni ferimento ai dati divulgati nei volumi
ambientali attraverso le principali fon- “Annuario dei dati ambientali” e “Rap-
ti di inquinamento acustico presenti porto sugli Agenti fisici” pubblicati
sul territorio e le risposte delle istitu- dall’Agenzia.

Sorgenti, controlli e risposte


Le infrastrutture dei trasporti (stra- situazioni di inquinamento e disturbo
de, autostrade, ferrovie, aeroporti) puntuali e localizzate.
rappresentano le sorgenti predomi- La pressione dei sistemi di trasporto
nanti di immissione diffusa di rumore può essere valutata attraverso indica-
nell’ambiente, mentre le rimanenti tori come ad esempio, nel caso degli
attività determinano prevalentemente aeroporti, il numero di movimenti.

Figura 4.1
Traffico aeroportuale , numero
di movimenti (Fonte: Aeroporto
Internazionale di Napoli Capodichino)

112
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
Analizzando il trend di questo indica- lioni di chilometri percorsi) mostra un
tore (i dati si riferiscono all’Aeroporto trend pressoché costante in entram-
internazionale di Napoli Capodichino) bi i casi nel quadriennio 2005-2008.
si evidenzia una crescita nel 2006, ri- In particolare, dopo una crescita nel
spetto all’anno precedente, del 6,4%; 2006 rispetto all’anno precedente su-
analogamente nel 2007 del 17,2% per periore al punto percentuale (Tangen-
poi diminuire nel 2008 del 5,2% (figura ziale +1,4%; Autostrada A3 +2,9%),
4.1). nel 2007 questa crescita si è ridotta a
Per le infrastrutture stradali sono stati meno di un punto percentuale (+0,6%
analizzati dati relativi a due importanti e 1%) per poi portarsi in “area” nega-
arterie viarie della regione Campania: tiva (-1,5% e -0,4%) nel 2008 (figura
la Tangenziale di Napoli e l’Autostrada 4.2).
A3 Napoli-Salerno. L’indicatore (mi-

Figura 4.2
Traffico veicolare, milioni di chilometri
percorsi (Fonte: Tangenziale di Napoli
e Autostrade Meridionali)

In relazione, invece, al traffico ferro- 4.3) nello stesso quadriennio mostra-


viario gestito dalla società Rete ferro- no una variazione del numero di chi-
viaria italiana, i dati relativi al Compar- lometri percorsi dai convogli nel 2006
timento di Napoli (la cui competenza rispetto all’anno precedente del 1,3%,
non coincide esattamente con il terri- nel 2007 del 4,7%, nel 2008 del -2,5%
torio della regione Campania (figura (figura 4.4).

Figura 4.3
Confini del Compartimento di Napoli
di Rete Ferroviaria Italiana (RFI)

113
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 4.4
Traffico ferroviario, chilometri
percorsi dai convogli (Fonte: RFI
Compartimento di Napoli)

Il territorio campano è una realtà va- di rumore lungo le grandi arterie di


sta ed eterogenea e la descrizione comunicazione e le strade di accesso,
dell’inquinamento acustico risulta, con inevitabili ripercussioni sulla vivibi-
di conseguenza, estremamente com- lità per le popolazioni residenti. Nelle
plessa. Una indicazione può pervenir- province di Avellino e Benevento l’at-
ci dall’analisi dal numero di controlli tività di controllo, anche in presenza
effettuati a seguito di esposti e dalla di minori pressioni ambientali per al-
percentuale di superamenti dei limiti tre tipologie, si è concentrata, invece,
rilevati. sulle attività industriali e artigianali. I
I grafici riportati di seguito rappresen- superamenti dei limiti in tutte le pro-
tano le attività, suddivise per tipologia, vince si attestano mediamente intorno
effettuate da tecnici Arpac in tutte le all’85% dei controlli, con un picco mas-
province, nel periodo 2005-2008. Le in- simo a Caserta e un minimo a Napoli.
dagini fonometriche, rappresentate per Tale percentuale è, quindi, indice di
provincia, avviate a seguito di esposti a uno stato di sofferenza reale e non sol-
enti locali, magistratura e forze dell’or- tanto percepito, al quale è auspicabile
dine, inviati da privati cittadini che la- porre rimedio attraverso un’opportuna
mentano fastidi o molestie, mostrano attività di pianificazione e controllo.
che le cause di questi interventi sono Le Fonti energetiche rinnovabili (FER)
spesso riconducibili alle attività tipiche oggi vivono una stagione di grande
del tessuto economico del territorio. sviluppo a livello mondiale assumen-
Ad esempio, nel periodo estivo au- do un peso sempre più rilevante nel-
mentano le richieste di intervento la bilancia energetica. Tuttavia, vale
a causa dell’uso di condizionatori o la pena evidenziare che anche queste
della presenza di esercizi di intratteni- prevedono ricadute in tema di impatto
mento che, lavorando tipicamente nel acustico e elettromagnetico, sulle quali
periodo notturno, creano maggiore pertanto Arpac è chiamata a rilasciare
disagio in particolare nella provincia pareri tecnici preventivi.
di Napoli, nella quale si concentra- Nel corso del triennio 2006-2008, il
no i maggiori flussi turistici e, quindi, Cria (Centro regionale inquinamento
dove sono più intense le attività per la atmosferico) ha espresso parere per
ricettività e il divertimento collegate le tematiche ambientali di competen-
al turismo. Dall’analisi dei dati è pos- za (acustica ambientale e campi elet-
sibile rilevare che, spesso, nelle aree tromagnetici), per l’autorizzazione di
dove sono sorti nell’ultimo decennio impianti fotovoltaici, biomasse/biogas
grandi centri commerciali - come in ed eolici. In un unico caso ha espresso
alcune località del Casertano - l’af- parere per un impianto idroelettrico,
flusso di veicoli ha innalzato i livelli nella provincia di Salerno.
114
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Figura 4.5
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Avellino

Figura 4.6
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Benevento

Figura 4.7
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Caserta

115
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 4.8
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Napoli

Figura 4.9
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Salerno

Figura 4.10
Attività di controllo su esposto:
percentuale di superamento dei limiti
normativi

116
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
In figura 4.11, che riporta il numero di ultimi mesi del 2008 si è registrato un
pareri emessi per anno, si nota il calo aumento notevole di richieste di pa-
nel corso dell’anno 2008. Dallo studio reri per impianti fotovoltaici ed eolici;
dei singoli progetti emerge, però, che in particolare gli impianti fotovoltaici
per gli impianti eolici vi è un aumen- hanno raggiunto per il numero di ri-
to di potenza della singola macchina, chieste quelli eolici, anche se difficil-
da una media di 1,5 MW a 2,5 MW. mente si avrà il superamento in termi-
Analogamente, gli impianti fotovoltai- ni di potenza totale installata. Discorso
ci in autorizzazione sono cresciuti di a parte vale per le biomasse, in quanto
dimensioni passando mediamente da nel corso del 2008 è cambiato l’iter di
1 MW a 2 MW con punte di 24 MW. autorizzazione: infatti, ad oggi, gli im-
Quasi tutti gli impianti a biomassa pianti inferiori a 5 MW a olio vegetale
hanno potenze al di sotto del mega- non necessitano più di autorizzazione
watt, con l’unica eccezione di un im- regionale, ma di semplice Dia (Denun-
pianto di 18 megawatt. Nel corso degli cia di inizio attività) comunale.

Figura 4.11a
Numero di pareri tecnici preventivi
rilasciati da Arpac – Cria

Figura 4.11b
Percentuale di pareri tecnici preventi-
vi rilasciati da Arpac – Cria

117
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI

Le tecnologie mature per la produzione di energia da fonti rinnovabili per le quali Arpac è
chiamata a rilasciare pareri tecnici preventivi sono essenzialmente:
• solare fotovoltaico
• eolico
• biomasse
• geotermia
• idroelettrico

Il solare fotovoltaico è la tecnologia che converte direttamente l'irradiazione solare in


energia elettrica. I pannelli sono composti da unità di base, le celle fotovoltaiche, realizzate
utilizzando prevalentemente silicio con un elevato grado di purezza. La durata media di un
impianto è di circa 25-30 anni.
Gli impianti eolici sfruttano l'energia del vento per produrre elettricità. Sono costituiti da
aerogeneratori che trasformano l'energia cinetica del vento in energia meccanica e, infine,
quest’ultima in energia elettrica. Possono essere realizzati impianti eolici di varie dimensioni
organizzati in "parchi", con aerogeneratori di altezza e potenza differente.
La produzione di energia elettrica dal vento può essere realizzata anche attraverso aero-
generatori di altezza e potenza ridotte (10-20 metri e anche meno), in grado di servire utenze
diffuse (aziende agricole, imprese artigianali, utenze domestiche) e risultare integrati in pae-
saggi agricoli. Si parla, in questo caso, di minieolico.
La biomassa utilizzabile ai fini energetici consiste in tutti quei materiali organici che pos-
sono essere utilizzati direttamente come combustibili o trasformati in combustibili liquidi o
gassosi negli impianti di conversione, per un più comodo e vasto utilizzo. Il termine biomassa
riunisce materiali di natura eterogenea: dai residui forestali agli scarti dell'industria di trasfor-
mazione del legno o delle aziende zootecniche. In generale, si possono definire biomasse tutti
i materiali di origine organica provenienti da reazioni foto sintetiche.
L'energia geotermica è una forma di energia che utilizza le sorgenti di calore, che proven-
gono dalle zone più interne (sottosuolo) della Terra. Esistono anche tecnologie (le pompe di
calore a sonda geotermica) in grado di sfruttare l’energia latente del suolo, in questo caso si
parla di geotermia a bassa temperatura.
In Campania sono realizzabili soltanto impianti cosiddetti mini-idroelettrici o micro-idro-
elettrici. Con queste definizioni, in genere, ci si riferisce a impianti idroelettrici di potenza
inferiore rispettivamente a 1 MW e 100 KW e, quindi, di ridotta dimensione e con un basso
impatto ambientale.
La necessità di valutare l’impatto elettromagnetico per le FER, deriva essenzialmente dalla
realizzazione di nuove linee elettriche per il trasporto dell’energia dal punto di generazione al
punto di consegna. Questa distanza può essere anche dell’ordine dei chilometri (ed esempio
nel caso di impianti eolici).
Il rumore prodotto e, quindi, la necessità di valutarne l’impatto acustico è diverso a secon-
da delle diverse tipologie di FER. In particolare le emissioni sonore prodotte degli impianti
eolici sono dovute principalmente all'impatto del vento sulle pale, alla rotazione delle stesse
e agli organi di trasmissione. Il rumore prodotto dagli impianti a biomasse è legato sia alla
presenza nell’impianto di motori endotermici di grossa cilindrata, sia alla movimentazione
delle materie prime. In ultimo, il rumore prodotto dagli impianti fotovoltaici è generato dal
sistema di raffreddamento (ventole) del gruppo inverter/trasformatore.

Al fine di prevenire il deterioramento cedere alla suddivisione del territorio


delle zone non inquinate dal rumore di competenza in aree acusticamente
e ottenere la pianificazione e il risana- omogenee (Zonizzazione acustica) e
mento delle situazioni critiche - assicu- procedere, quindi, all’approvazione di
rando al contempo il corretto sviluppo un Piano di classificazione acustica. Si
urbanistico, commerciale, artigianale e noti che la pianificazione acustica non
industriale del territorio - tutte le am- si esaurisce in un’attività di program-
ministrazioni comunali devono munirsi mazione dell’assetto territoriale in
degli strumenti di pianificazione richie- senso stretto, essendo diretta a orien-
sti dalla normativa vigente. In partico- tare lo sviluppo non soltanto dal punto
lare i Comuni, ai sensi dell’articolo 6 di vista urbanistico-edilizio - che pure
della Legge n. 447/1995, devono pro- costituisce un aspetto connesso e cor-
118
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
relato - ma sotto il particolare profilo definitiva tale Piano è disponibile al
della tutela ambientale e della salute 04 giugno 2003 (Fonte: Regione Cam-
umana, attraverso la localizzazione del- pania). La raccolta di informazioni,
le attività antropiche in relazione alla infatti, è molto difficile, in quanto la
loro rumorosità. I termini fissati per vigente normativa non prevede l’ob-
l’approvazione dei Piano di classifica- bligo di notifica del provvedimento a
zione acustica erano fissati all’agosto una amministrazione sovraordinata a
2002, per i comuni con più di 10.000 quella comunale. In figura 4.12 sono
abitanti, e agosto 2003 per tutti gli al- cartografati i Comuni che hanno ap-
tri. provato il Piano di classificazione acu-
Il dato relativo al numero di Comuni stica.
campani che hanno approvato in via

Figura 4.12
Comuni con Piano di classificazione
acustica (Fonte: Regione Campania,
aggiornamento al 04/06/2003).

La classificazione del territorio comu- spensabile base attraverso la quale


nale in zone acustiche, congiuntamen- procedere all'adozione del piano di ri-
te ai rilevamenti fonometrici relativi sanamento acustico di cui all’articolo
allo stato di fatto, costituisce un'indi- 6 della Legge n. 447/1995.

119
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Monitoraggio del territorio


comunale di Napoli
Arpac - Cria ha realizzato, con il sup- di monitoraggio sono, tra l'altro, utili
porto del personale di Arpac Multi- a tarare il modello matematico della
servizi, un’attività di monitoraggio del mappatura acustica strategica della
rumore nelle principali vie cittadine, fi- città di Napoli e valutare l'esposizione
nalizzato a ottenere un quadro indica- della popolazione.
tivo della condizione del clima acusti- I grafici qui di seguito riportati rappre-
co in diverse zone della città di Napoli. sentano sinteticamente e per quartie-
Detto studio, basato su una serie pro- re i dati relativi ai rilievi fonometrici
grammata di rilievi strumentali pun- che sono stati effettuati nel 2008 sulle
tuali effettuati nell'arco della giorna- strade a maggior traffico e ponendo-
ta, ha permesso di valutare in linea di si a ridosso delle facciate più esposte.
massima, attraverso la media dei livelli Per ogni quartiere sono indicati i valori
acustici misurati, il livello equivalente medi nelle fasce orarie 6-22 (periodo
diurno e notturno in tali zone. Le in- diurno) e 22-6 (periodo notturno).
dicazioni ricavate da questa campagna

Figura 4.13
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati in giorni feriali

120
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Figura 4.14
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante i sabato

Figura 4.15
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante le domeniche

121
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dalla tabella 4.13 alla 4.15 si evince regolatore generale, in base alla Legge
che nei giorni feriali nel periodo diur- n. 447 del 26 ottobre 1995.
no i livelli si attestano nella stragrande Come già sottolineato, il Piano costitui-
maggioranza delle zone in questione sce uno degli strumenti di riferimento
tra i 70-75 dB; nel periodo notturno, per garantire la salvaguardia ambien-
invece, si registrano valori compresi tale e per indirizzare le azioni idonee
tra i 62-67 dB ad eccezione della zona a riportare le condizioni di inquina-
Porto dove è stato rilevato un livello mento acustico al di sotto dei limiti di
sonoro medio di 72 dB, molto proba- norma. Tale necessità nasce dalla cir-
bilmente legato al traffico veicolare costanza che a Napoli, come negli altri
intenso anche in orari notturni. Nel contesti urbani e metropolitani del no-
fine settimana, l’afflusso maggiore di stro Paese, l’aumento delle emissioni
veicoli verso le zone con una elevata sonore - legate alle attività produttive
concentrazione di esercizi commercia- e alla motorizzazione di massa - la for-
li e/o di intrattenimento si riflette in un mazione di agglomerati urbani a ele-
aumento dei livelli di rumore in alcune vata densità di popolazione e le carat-
fasce orarie. teristiche dei manufatti edilizi hanno
Si riporta in figura 4.16 una mappa determinato livelli di inquinamento
della zonizzazione acustica del comu- acustico tali da far assumere al feno-
ne di Napoli. Il Piano di zonizzazione meno carattere di emergenza.
acustica è stato approvato con delibe- Per maggiori informazioni si può far
razione del Consiglio comunale n. 204 riferimento al sito del comune di Na-
del 21 dicembre 2001 e integra il Piano poli.

Figura 4.16
Zonizzazione acustica del comune
di Napoli

Criticità e peculiarità della


situazione in Campania
In tema di inquinamento acustico le ne di singoli cittadini ma soltanto su
principali criticità derivano dalla dif- richiesta di enti e/o autorità pubbliche
ficoltà di massimizzare le sinergie per per le quali Arpac, come prescritto dal-
rendere maggiormente efficaci gli in- la legge regionale di istituzione, funge
terventi. da supporto tecnico scientifico.
L’attività di vigilanza e controllo di Ar- In molti comuni non è stato valutato il
pac non avviene su diretta segnalazio- clima acustico e, quindi, non è vi è stata

122
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
una pianificazione tale da minimizzare ni di risanamento attraverso specifici
gli impatti delle attività antropiche. In piani.
altre parole, non sono stati ancora, Non è raro che l’insufficiente azione di
così come prescritto dalla normativa “filtraggio”, attraverso preventivi con-
vigente, elaborati e adottati i piani di trolli amministrativi e/o sopralluoghi
classificazione acustica (zonizzazione) da parte di enti e autorità pubbliche,
del territorio. A questo si aggiunga che comporti richieste di controlli stru-
talvolta le amministrazioni, in fase di mentali non sempre necessarie. Que-
rilascio delle autorizzazioni, non utiliz- sto modo di procedere porta a non
zano gli strumenti della prevenzione avere informazioni corrette per poter
quali la Valutazione di impatto acusti- gestire le priorità e pianificare di con-
co e la Valutazione di clima acustico. seguenza gli interventi, anche in fun-
La valutazione di impatto acustico am- zione delle limitate risorse disponibili
bientale è regolata dalla Legge n. 447 comparate ad un territorio così forte-
del 26 ottobre 1995, la quale viene ap- mente antropizzato.
plicata per tutte le attività potenzial- La conformazione urbanistica del terri-
mente rumorose ed è imposta anche torio regionale e, in particolare, quella
se un esercizio commerciale possiede della provincia di Napoli, sviluppata
soltanto un frigorifero o un condizio- senza una adeguata pianificazione,
natore. Il clima acustico è inteso come ha determinato una serie di criticità
una valutazione dello stato dei valori difficilmente risolvibili. Si evidenzia la
di rumore, presenti sul territorio pri- presenza di assi viari di estrema im-
ma che sia realizzata l’opera, al fine portanza sorti a ridosso di quartieri ad
di verificare l'ottemperanza di detti elevata densità abitativa. In altri casi,
valori con quelli definiti dal DPCM del si è costruito viceversa a ridosso delle
14 novembre 1997, relativamente alla infrastrutture stradali, senza conside-
classe d'uso del territorio. rare le previste fasce di rispetto impo-
Da quanto premesso si evince che l’ef- ste dalla normativa vigente. A quanto
ficacia delle azioni di vigilanza e con- detto si aggiunge una non adeguata
trollo - e la conseguente applicazione manutenzione del fondo stradale, che
di specifici dispositivi sanzionatori e determina un incremento rilevante del
prescrittivi - è compromessa. Analo- rumore già prodotto dai veicoli.
ghe difficoltà si riscontrano nelle azio-

123
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
CAMPI
ELETTROMAGNETICI

Campi Elettromagnetici

5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Campi elettromagnetici
Giuseppe D’Antonio, Nicola Barbato, Rocco De Pascale, Giovanni Improta,
Claudio Scotognella
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici

Generalità
Nell’ambito delle problematiche di sa- internazionale.
nità pubblica poste dall’inquinamento A fronte di una rete di controllo tec-
ambientale, il tema dell’esposizione ai nica ormai pienamente consolidata,
campi elettromagnetici (cem) rappre- quindi, si registra la necessità di ren-
senta una questione prioritaria per dere più efficace la comunicazione sul
due principali motivi. tema, anche attivando più adeguati e
In primo luogo, la crescente domanda costanti percorsi di condivisione infor-
di energia elettrica e di diffusione del- mativa con gli organi di stampa, che
la conoscenza, della scienza, delle tec- rappresentano un importante punto
nologie, dell’informazione legata alla di mediazione tra la conoscenza tec-
vita in generale della nostra società, nica e le comunità locali. Sebbene nel
unitamente al progresso tecnologico, 2008 si sia registrato un deciso de-
ha prodotto un aumento considere- cremento degli articoli di stampa su
vole del fabbisogno di energia elet- questo tema, persiste nelle comunità
trica e, soprattutto negli ultimi anni, un’immagine negativa, uno stato di
di impianti di telecomunicazione. Da timore che provoca un aumento del-
tale richiesta è conseguito un naturale le richieste di attività di controllo da
incremento dei sistemi e delle infra- parte di singoli e di associazioni, i cui
strutture elettriche ed elettroniche. Il esiti strumentali, in massima parte,
ricorso di massa all’utilizzo di tali dispo- dimostrano la persistenza di atteggia-
sitivi, fondati sulla propagazione libera menti allarmistici non sempre giusti-
e guidata dei campi elettromagnetici, ficati. Così, ad esempio, di fronte al
ha innalzato il livello del campo elet- moltiplicarsi di sorgenti di campi elet-
tromagnetico nell’ambiente rispetto al tromagnetici nell’ambiente, sono stati
fondo naturale esistente. coniati termini come “inquinamento
Parallelamente al crescere del nu- elettromagnetico” ed “elettrosmog”,
mero delle sorgenti e alla diffusione che possono alimentare equivoci e fa-
dell’informazione, è cresciuta anche vorire ulteriormente le già consistenti
la sensibilità e la preoccupazione della paure e le polemiche che si sono crea-
popolazione, relativamente ai possibili te intorno al fenomeno.
effetti sulla salute dell’esposizione pro- Di fronte a dati scientifici incerti, e
lungata a sorgenti di campi elettroma- comunque tali da non escludere ef-
gnetici. Il rischio dovuto all’esposizione fetti sulla salute, una corretta “comu-
cronica ai cem è avvertito soprattutto nicazione del rischio” (ambientale o
perché i campi sono invisibili, imma- sanitario), che consiste nello scambio
teriali e impercettibili, di conseguen- di informazioni tra pubbliche ammini-
za, non quantizzabili nell’immediato. strazioni, industrie, comunità scientifi-
Inoltre, le conoscenze specifiche su che, mezzi di comunicazioni di massa,
tali fenomeni e sulle tecniche di utiliz- esperti, cittadini, è elemento fonda-
zo delle tecnologie ingegneristiche alla mentale per ristabilire un rapporto di
base dell’uso dei campi elettromagne- fiducia e credibilità tra cittadini e isti-
tici, non sono note alla maggior parte tuzioni.
della popolazione. Ciò ha comportato Per le ragioni indicate appare evi-
una conseguente diffidenza anche ver- dente l’importanza del ruolo che ri-
so le rassicurazioni provenienti dagli veste l’Agenzia regionale protezione
studi sperimentali ed epidemiologici ambientale Campania, che ha molti
sugli effetti biologici e, quindi, sui ri- e complessi compiti istituzionali con-
schi sanitari dei campi elettromagne- nessi alle funzioni di protezione e ri-
tici, forniti dalla comunità scientifica sanamento ambientale: controllo del

127
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
rispetto delle normative vigenti, sup- Viceversa dall’aumento di impianti per
porto tecnico-scientifico agli enti loca- telefonia mobile, innanzitutto, e dal
li, erogazione di prestazioni analitiche riammodernamento e implementa-
e strumentali, realizzazione di un siste- zione tecnologica degli apparati per
ma informativo ambientale, attività di la radiodiffusione digitale, dal ricor-
ricerca e informazione. so a sistemi wireless, del tipo Wi-Fi e
In questo quadro è opportuno in prima Wi-Max (alta frequenza), è conseguita
battuta analizzare l’incremento del nu- una crescita evidente nel numero di
mero di sorgenti sia a bassa frequenza, impianti e siti di installazione di appa-
sia ad alta frequenza. È possibile però rati, come emerge dall’analisi dei dati
distinguere diversi scenari nell’evolu- in nostro possesso.
zione dei due ambiti succitati. Infatti, La descrizione dello stato elettroma-
l’incremento e l’aggiornamento della gnetico dell’ambiente è rappresentato
rete e dei sistemi di generazione, tra- da una serie di indicatori che riassumo-
sformazione, trasporto e distribuzione no in modo sintetico lo stato e le pres-
di energia elettrica (bassa frequenza) sioni ambientali attraverso il numero
si innescano in un tessuto impiantisti- di sorgenti di campi elettromagnetici
co già adeguato progressivamente nei presenti sul territorio e le risposte del-
decenni alle esigenze delle nostre le istituzioni regionali alle criticità in
realtà e quindi, in termini di trend di termini di monitoraggi e controlli. Per
crescita nei parametri individuabili ne- un quadro completo di tali attività e dei
gli indicatori che ne caratterizzano lo relativi riferimenti normativi si può far
stato, sono riscontrabili poche signifi- riferimento ai dati pubblicati negli “An-
cative differenze con il recente passa- nuari dei dati ambientali” e al “Rappor-
to. to sugli agenti fisici” editi da Arpac.

Sorgenti e controlli
Analizzando in primo luogo i dati re- incremento abbastanza lineare del nu-
lativi alle sorgenti in radiofrequenza, mero di impianti nell’ultimo decennio,
nella figura 5.1 è riportato il numero dovuto al completamento della rete a
degli impianti di telefonia mobile in- celle con tecnologia GSM e più di re-
stallati sul territorio della Campania. cente all’implementazione sul territo-
Come premesso, è facile ravvisare un rio della tecnologia UMTS.

Figura 5.1
Numero di impianti per telefonia
mobile nel periodo 2001-2008
(Fonte: Gestori di telefonia mobile)

128
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
Nella valutazione del numero di siti e e bassa tensione (< 40 kV), che rappre-
impianti dedicati ad apparati radiote- sentano lo stato finale del processo
levisivi non si rilevano, invece, grandi di produzione, trasmissione e distri-
variazioni nell’arco dell’ultimo decen- buzione dell’energia elettrica e sono
nio, vista la sostanziale copertura del presenti, quindi, con una densità, sul
territorio - già realizzata nei decenni territorio, nettamente maggiore ri-
passati - e stante l’indisponibilità di spetto alle linee a tensione più elevata
nuove frequenze. Di contro è previsto (i chilometri di linee con tensione > 40
per il secondo semestre del 2009 un kV rappresentano circa il 4% del tota-
cambiamento radicale dell’impiantisti- le). Se si analizzano in dettaglio i dati,
ca in Campania, a seguito dello switch- rapportando lo sviluppo in chilometri
off (spegnimento) delle televisioni con di linee elettriche alle superfici regio-
tecnologia analogica, a vantaggio dei nale e provinciali, emerge un quadro
sistemi digitali. Il metodo digitale sfrut- chiaro, che probabilmente costituisce
terà le stesse frequenze, ma in modo un’eccezione sul territorio nazionale.
più efficiente: in altre parole a parità Dalla conformazione urbanistica del-
di banda di trasmissione si avranno a la provincia di Napoli, dove sono stati
disposizione più canali, con riduzione costruiti nel corso dei decenni edifici e
della singola potenza irradiata dai di- abitazioni senza un adeguato piano di
spositivi per ogni singolo canale. urbanizzazione, emerge un dato certo:
L’analisi dei dati relativi alle sorgenti in in presenza di un territorio limitato vi-
bassa frequenza negli ultimi anni evi- vono circa tre milioni di abitanti e i co-
denzia una sostanziale stazionarietà muni della provincia sono ai primi po-
dello sviluppo delle linee elettriche, sti in Europa per densità abitativa. In
se si eccettuano pochi interventi di questo tessuto urbanistico, in cui spes-
interramento di linee e deviazioni esi- so erano già preesistenti linee elettri-
stenti, spesso realizzati per soddisfare che a varie tensioni, sono stati edificati
le richieste di enti locali, a protezione fabbricati a distanze anche minime dai
di siti sensibili o per la realizzazione tralicci e dai cavi elettrici. Non è raro
di infrastrutture. Quindi, nelle tabelle trovare strade che si sviluppano al di
5.1, 5.2 e 5.3 si riportano le lunghezze sotto o nelle immediate vicinanze di
delle linee elettriche esistenti al 2007 campate di linee elettriche, con la na-
- in valore assoluto e in rapporto alla turale conseguenza di abitazioni ai lati
superficie territoriale - e il numero di o sottostati le linee, in totale difformi-
stazioni di trasformazione e di cabine tà dalle attuali normative sulle fasce di
primarie. La maggior parte della rete rispetto.
regionale è costituita da linee a media

L L/Sa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
-1
Km Km
Avellino 11.250 190 0 121 83 1 0 1
Benevento 9.912 307 0 94 73 2 0 1
Caserta 17.200 404 155 250 126 3 1 2
Tabella 5.1
Napoli 22.643 417 290 21 167 3 2 0 Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore
Salerno 20.697 584 200 198 152 5 2 1
assoluto e normalizzata alla superficie
CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601 14 5 5 (S) regionale, anno 2007
a 2
– Km di linea per 100 Km di territorio (Fonte: Terna, Enel)

129
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L L/Pa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
Km Km-1
Avellino 11.250 190 0 121 402.9 6.8 0.0 4.3
Benevento 9.912 307 0 94 478.6 14.8 0.0 4.5
Caserta 17.200 404 155 250 651.8 15.3 5.9 9.5
Tabella 5.2 Napoli 22.643 417 290 21 1933.6 35.6 24.8 1.8
Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore Salerno 20.697 584 200 198 420.5 11.9 4.1 4.0
assoluto e normalizzata alla superficie CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601.0 14.0 4.7 5.0
(P) provinciale, anno 2007
a
(Fonte: Terna, Enel) – Km di linea per 100 km2 di territorio

60 kV 150 kV 220 kV 380 kV


Provincia
n.
Avellino 1 12 0 0
Benevento 2 10 0 1
Caserta 3 16 3 5
Tabella 5.3
Numero complessivo di stazioni di Napoli 10 7 20 1
trasformazione e cabine primarie, Salerno 5 18 5 1
diversificate per tensione, anno 2007
CAMPANIA 21 63 28 8
(Fonte: Terna, Enel)

In questo panorama di notevole com- Nelle figure 5.2, 5.3, 5.4 e 5.5 viene
plessità, si inserisce l’attività di con- mostrata la costante attività di ispe-
trollo dell’Agenzia. È evidente che la zione dell’Agenzia attraverso il nu-
situazione territoriale, particolarmen- mero di controlli sperimentali svolti
te critica nella provincia di Napoli, ha dal 2003 al 2007, richiesti sia da enti
comportato un ricorso continuo a ri- pubblici sia da autorità giudiziarie e
chieste di controlli strumentali da par- di polizia. In questi dati sono inseri-
te della popolazione. In quest’ultimo ti anche i controlli in alta frequenza
decennio sono state intensificate le effettuati con centraline di monito-
attività di verifica puntuale e le attività raggio in continuo, che permettono
di monitoraggio in continuo dei campi di stimare l’andamento del campo
elettromagnetici, anche con l’utilizzo elettromagnetico su archi tempora-
di nuova strumentazione acquisita con li lunghi (diverse settimane). Ciò ha
progetti POR e progetti nazionali. Con- permesso di rassicurare le popolazio-
siderati i limiti normativi nazionali, che ni sulla validità dei rilievi puntuali e
comunque rappresentano target am- di fornire un’informazione più com-
bientali tra i più cautelativi al mondo, pleta.
tenuto conto anche delle raccoman- Attraverso i grafici a classi, che ripor-
dazioni dell’Organizzazione mondiale tano i valori misurati in percentuale
della sanità, emerge un quadro abba- sia in alta che in bassa frequenza dei
stanza rassicurante, se si escludono campi, emerge che la maggior par-
poche isolate situazioni locali di critici- te delle misure effettuate fornisce
tà. Con un discorso a parte sarà oppor- valori ben al di sotto delle soglie di
tuno analizzare le situazioni di criticità rischio fissate dalla legge. La materia
rappresentati dai “siti caldi RTV”, che è regolamentata dalla Legge quadro
del resto già la normativa regionale in- n. 36/2001 e dai DPCM dell’8 Luglio
dividua come situazioni da risanare at- 2003, che fissano i limiti di esposizio-
traverso adeguati piani di risanamento ne a 20 V/m per E (campo elettrico) e
e delocalizzazione. Data la complessi- 100 μT per B (induzione magnetica)
tà delle attività e dei provvedimenti da per aree adibite a permanenze infe-
attuare, tali interventi richiedono tem- riori a 4 ore, mentre stabiliscono per
pi di attuazione sul lungo periodo. aree adibite a permanenze superiori
130
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
a 4 ore, rispettivamente, i valori di at- e gli obiettivi di qualità in 6 V/m per E
tenzione in 6 V/m per E e 10 μT per B e 3 μT per B.

Figura 5.2
Numero di controlli sperimentali per
gli impianti a radiofrequenza, periodo
2003-2007

Figura 5.3
Classe dei valori di campo elettrico
E (V/m) per i controlli sperimentali a
radiofrequenza, periodo 2003-2007

Figura 5.4
Numero di controlli sperimentali
per gli impianti a bassa frequenza,
periodo 2003-2007

131
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 5.5
Classe dei valori di induzione
magnetica B (μT) per i controlli
sperimentali a bassa frequenza,
periodo 2003-2007

Le attività di controllo dell’Agenzia le procedure di riduzione a conformità


sono state espletate anche attraverso e di risanamento.
l’emissione di pareri di compatibilità Un discorso a parte merita l’analisi
elettromagnetica. Con modelli pre- dell’impatto elettromagnetico degli im-
visionali e controlli sperimentali, è pianti radiotelevisivi. Le antenne e i di-
stato verificato l’impatto ambientale spositivi di diffusione del segnale sono
derivante dalle possibili installazioni di concentrate per lo più in corrispon-
nuovi impianti per linee elettriche, cen- denza delle aree collinari e montane,
trali di produzione di energia (anche in zone spesso poco abitate. Tuttavia
con tecnologie ecocompatibili come il la carente pianificazione urbanistica,
fotovoltaico, le biomasse, l’eolico, tra l’abusivismo edilizio e la crescita indi-
le altre) - come illustrato in maniera scriminata di emittenti radiotelevisive
più estesa nel capitolo relativo al Ru- non autorizzate, nate alcuni decenni fa
more - cabine elettriche, stazioni radio in carenza di precise normative sia in
base, apparati radiotelevisivi. materia di tutela ambientale sia di svi-
Le verifiche attraverso le istruttorie luppo delle reti e dei servizi di comu-
tecniche e i controlli sul territorio nicazione elettronica ad uso pubblico,
hanno evidenziato quasi sempre valo- ha comportato la presenza, in alcuni
ri di campo di molto inferiori ai limiti siti particolari, di antenne e apparati in
normativi. In particolare per la bassa prossimità di abitazioni. In tali località
frequenza non si sono registrati su- sono stati riscontrati superamenti dei
peramenti, tuttavia non si può non limiti ed anche in taluni casi dei valori
sottovalutare che, in alcune realtà lo- di attenzione. Del resto già la Delibe-
cali, la vicinanza delle abitazioni agli ra regionale n. 3202/2002 individuava
elettrodotti rappresenta, comunque, dei “siti caldi RTV”, cioè luoghi o zone
una preoccupazione avvertita in modo dove la presenza di impianti radio-
acuto dalla popolazione. televisivi, con la prossimità ad essi di
Analoghe considerazioni si possono abitazioni o attività, comporta valori di
fare per le installazioni di telefonia campi elettromagnetici prossimi o su-
mobile, dove l’attenta progettazione, periori al valore limite (20 V/m o 6 V/m
la tipologia di tecnologia a bassa po- per il campo elettrico) e/o agli obiettivi
tenza di segnale, basata su un’organiz- di qualità (6 V/m per il campo elettri-
zazione di rete territoriale a celle, la co). È da precisare, comunque, che tali
diffusione dei sistemi GSM e UMTS con superamenti sono sempre stati riscon-
l’abbandono della tecnologia TACS, ha trati nelle aree esterne di pertinenza
comportato il superamento dei limiti degli edifici (balconi, terrazzi, cortili,
in un numero limitatissimo di casi. Per parchi).
tali situazioni sono stati messe in atto
132
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici

Monitoraggi in continuo
Tra le attività rilevanti da segnalare, va conclusioni relative alle misure pun-
ricordata la campagna di monitoraggio tuali, che evidenziano alcune criticità
condotta con un sistema di monitorag- unicamente per gli apparati radiotele-
gio distribuito di campi elettromagne- visivi. Tuttavia l’esigenza di rassicurare
tici ambientali composto da centraline la popolazione ha portato all’utilizzo
di controllo in continuo, ricollocabili, di tali centraline anche per monitora-
controllate in remoto via GSM, ali- re siti sensibili e dare evidenze chiare
mentate da batterie e pannelli solari, dell’assenza di valori misurati dei cem
dotate di sensore di campo elettrico a che destassero preoccupazione. Di
tre bande nell’intervallo di frequenza seguito si riportano, in tabella 5.4, i
100 KHz - 3 GHz. Così come eviden- dati relativi al numero di siti monito-
ziato dalle misure puntuali, sono stati rati nelle varie province, discriminati
effettuati monitoraggi in siti critici per per tipologie (scuole, edifici e/o luoghi
avere un’analisi più completa ed esau- pubblici, abitazioni private) e, in figura
stiva. Anche i dati delle campagne di 5.6, la cartografia della regione con la
monitoraggio hanno confermato le segnalazione dei siti di monitoraggio.

Siti monitorati Scuole Edifici e/o luoghi pubblici Abitazioni private


Provincia
n.
Avellino 6 1 3 2
Benevento 24 0 0 24
Caserta 21 2 0 19 Tabella 5.4
Monitoraggi in continuo dei campi
Napoli 57 8 9 40 elettromagnetici generati da sorgenti
Salerno 15 2 4 9 a radiofrequenza in Campania nel
periodo 2006-2008 discriminati per
CAMPANIA 123 13 16 94 tipologie

Si è osservato che i valori riscontrati tuali, che vengono effettuate di


sono risultati sempre comparabili e in norma durante gli orari di ufficio
buon accordo con quelli ottenuti nel- (quindi in orari di punta), in gene-
le misure spot. Confrontando i valori re danno già da sole una risposta
misurati dalle centraline e i valori otte- efficace su quali possano essere i
nuti puntualmente, si nota che i valori, livelli massimi di emissioni. Molto
sia quello medio che il valore massi- spesso, quindi, esse sono suffi-
mo, rilevati nell’arco di una campagna cienti a fornire una caratterizza-
di monitoraggio in continuo, non si zione dei livelli di campo elettrico
discostano in modo significativo dalle presenti in una determinata area
misure spot, anche alla luce degli erro- • le ricorrenti obiezioni che vengono
ri intrinseci associati alle misure. mosse da singoli o gruppi di citta-
Alla luce di quanto emerso non rima- dini («voi fate le misure in questo
ne che riconfermare, per le campagne momento e poi chissà cosa ci sarà
di monitoraggio, i concetti già espressi in altri momenti della giornata»),
che si richiamano brevemente: sono superate in quanto le misure
• pur considerando una certa varia- spot sono sempre state conferma-
bilità delle emissioni nell’arco del- te dalle campagne di monitoraggio
la giornata, legata alla quantità di su periodi temporali lunghi
traffico telefonico, le misure pun-

133
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 5.6
Siti dei monitoraggi in continuo dei
campi elettromagnetici generati da
sorgenti a radiofrequenza in
Campania nel periodo 2006-2008

• l’utilizzo delle centraline in conti- validità di tali valori misurati è, quindi,


nuo - e più in generale una misu- legata a una verifica sul sito da effet-
ra sul lungo periodo - permette di tuarsi da parte dell’operatore.
apprezzare la variabilità temporale Alla luce dei risultati illustrati e pro-
dei livelli di emissione di una sta- posti, rimane in ogni caso sempre
zione radiobase o di un impianto preferibile un’indagine strumentale
radiotelevisivo. effettuata in presenza dell’operatore
Ad ogni modo le stazioni di misura in professionale che, sulla base delle pro-
continuo devono essere intese soltan- prie conoscenze, è in grado di fornire
to come "sentinelle ambientali", che una caratterizzazione elettromagneti-
forniscono informazioni indicative su ca dell’area di studio sicuramente più
di un andamento temporale, in quan- significativa rispetto a uno strumento
to i valori misurati non hanno validità lasciato in acquisizione per un lungo
legale, poiché acquisiti senza la pre- periodo e che, come abbiamo visto,
senza costante dell’operatore duran- fornisce risposte che poco aggiungono
te l’intero periodo di acquisizione. La rispetto a quanto si è già in grado di

134
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
rilevare con le sole misure manuali. dotando di un catasto delle sorgenti,
Allo scopo di avere una mappatura omogeneizzando il proprio database
delle sorgenti di campo elettromagne- a quello nazionale. Con tale attività si
tico regionale, come previsto dalle leg- potrà migliorare l’attività di controllo.
gi nazionale e regionale, Arpac si sta

Criticità e peculiarità della


situazione in Campania
La percezione del rischio elettroma- se i gestori degli impianti sono stati
gnetico avvertita dalla popolazione “avvertiti” delle attività di controllo;
locale si è tramutata nella presenta- tutti sono a conoscenza che le caratte-
zione di numerosi esposti e denunce ristiche radioelettriche dell’impianto
all’autorità giudiziaria e alla nascita possono essere “regolate” a distanza
di comitati locali a tutela delle popo- e, quindi, di fronte ai risultati spesso
lazioni interessate dall’installazione di confortanti delle misure, sospettano
impianti. Maggiori proteste si sono ve- una complicità con i gestori. Tale in-
rificate quando le installazioni ricade- certezza è spesso superata attraverso
vano in aree nelle immediate vicinan- la presentazione dei dati del monito-
ze di scuole, soprattutto per l’infanzia, raggio in continuo sul sito.
dove non raramente tali rimostranze Un’altra perplessità, che spesso i cit-
sono sfociate in blocchi della circola- tadini esprimono, è quella relativa alla
zione veicolare in tali zone, in presidi accettabilità di più impianti di telefonia
permanenti di genitori per impedire ai mobile installati nel raggio di qualche
tecnici la costruzione degli impianti, in centinaio di metri.
contestazioni presso gli enti autorizza- Inoltre si è riscontrato che buona parte
tori e i proprietari dei suoli o degli edi- della popolazione ritiene più pericolo-
fici su cui si stavano per collocare gli se le antenne per la telefonia cellulare
impianti. In taluni casi le proteste sono rispetto a quelle per impianti radiote-
state particolarmente violente, tali da levisivi. Ciò è dovuto probabilmente
comportare ai costruttori il ricorso alla al fatto che, soltanto a partire dalla
polizia privata per il presidio del sito. diffusione degli impianti di telefonia
Non sono mancati atti di vandalismo, mobile - collocati in ambito urbano e,
come hanno testimoniato le cronache quindi, in zone densamente abitate, a
giornalistiche locali, che in alcuni casi differenza degli impianti RTV collocati
sono sfociati addirittura nella distru- già da qualche decennio in siti montani
zione degli impianti tranciando cavi e e collinari poco abitati - è sorta la pre-
sostegni o con l’incendio dell’impian- occupazione per gli effetti sulla salute
to. Tali manifestazioni negli ultimi tem- dei campi elettromagnetici, rilanciata
pi si sono ridotte per differenti motivi: talvolta dai mass media.
l’accettazione della tecnologia e dei Spesso, di contro alla attenzione ec-
suoi vantaggi, diventati irrinunciabili, cessiva rivolta alla presenza di im-
una maggiore conoscenza dei rischi pianti esterni agli edifici, pochissima
connessi a questi impianti, un’attività attenzione viene data ai campi elettro-
di controllo puntuale. magnetici indoor generati dalle appa-
A proposito della credibilità e della at- recchiature domestiche di uso quoti-
tendibilità delle istituzioni pubbliche, diano, utilizzate a stretto contatto col
uno degli interrogativi più frequenti corpo umano (asciugacapelli, rasoi
che i cittadini rivolgono con tono di elettrici, forni a microonde, cordless,
sospetto ai tecnici incaricati dei con- telefonini, apparati wireless, tra le al-
trolli agli impianti, è quello di sapere tre).
135
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
A volte informazioni parziali e/o non municazione attuate, la pubblicazione
completamente corrette possono pro- di un opuscolo informativo “Onde in
vocare, su ricettori particolarmente campo”, divulgato attraverso convegni
sensibili, situazioni estreme nelle quali dedicati alle platee scolastiche, nonché
la sola presenza di sostegni per le an- in Consigli comunali, comitati di quar-
tenne (impianti in fase di installazione tiere e associazioni ambientaliste. Non
e quindi ancora sprovvisti degli appa- di rado tecnici Arpac sono chiamati a
rati) ha provocato improvvisi males- partecipare ad assemblee locali di cit-
seri (mal di testa, capogiri), attribuiti tadini interessati alla problematica, il-
dalle persone interessate alle anten- lustrando i principi e la legislazione che
ne. Questi comportamenti sono inter- regolano la materia. Queste iniziative
pretabili come reazioni simili all’effet- sono spesso arricchite con esperienze
to “nocebo”, termine opposto al più pratiche volte a mostrare sul campo
conosciuto “placebo”, utilizzato per l’efficacia dei controlli, i rischi connessi
descrivere le reazioni negative o inde- all’utilizzo di apparati domestici (forni
siderate che un soggetto manifesta a a microonde, telefonini, elettrodome-
seguito della somministrazione di un stici, cordless) e la possibilità di mini-
falso farmaco completamente inerte, mizzare gli effetti sulla salute dei campi
ma percepito come nocivo. In qualche (utilizzo di schermature, riduzione dei
altro caso, persone residenti in pros- tempi di esposizione, corretta colloca-
simità di impianti di telefonia hanno zione domestica degli apparati). Tali
riferito che, dal momento dell’attiva- iniziative risultano spesso convincenti
zione dell’impianto, le piante colloca- a modificare l’approccio verso l’utilizzo
te sul loro balcone si erano ammalate dei dispositivi elettrici ed elettronici.
e disseccate: tale evento - intendendo Anche se è corretto ricordare che per-
il disseccamento - è stato verificato mane uno “zoccolo duro” di individui
dai tecnici che hanno ovviamente mi- che non si fidano di alcuna rassicura-
surato il livello del campo elettrico ri- zione e perseverano nelle loro convin-
scontrando valori estremamente bassi zioni, spesso ricorrendo a cause giudi-
(E≤1 V/m). ziarie e rinunciando, talora, all’uso di
Un elemento che soltanto in taluni queste tecnologie.
casi è emerso in modo chiaro e espli- Allo scopo di tutelare la popolazione,
cito, mentre in altri casi era sotteso molte amministrazioni comunali si
alla preoccupazione per la salute, è il sono dotate di regolamenti tesi a una
timore dei proprietari delle abitazio- corretta pianificazione del proprio ter-
ni vicine agli impianti di un deprezza- ritorio in tema di installazione di an-
mento del valore dell’immobile cau- tenne. Talvolta questi atti risultano in
sato dall’impatto estetico e sanitario contrasto con le normative nazionali,
dell’impianto. prevedendo, ad esempio, limiti più
In molte altre circostanze alla preoc- bassi o distanze minime da rispettare
cupazione per la salute causata dalla verso edifici scolastici, ospedali, par-
(1) Stazione radio base presenza di una SRB1 si è sommata l’ir- chi, generando molteplici ricorsi dei
ritazione per quello che viene conside- gestori al Tribunale amministrativo re-
rato un “ingiusto guadagno” percepito gionale, quasi sempre accolti. In alcuni
dal vicino di casa con il contratto di lo- casi è stata impedita la costruzione di
cazione del terreno o dell’immobile. impianti legittimamente autorizza-
Per rassicurare e informare la cittadi- ti, adducendo generiche motivazioni
nanza in maniera obiettiva e puntuale, di ordine pubblico. Il quadro che ne
oltre alle normali attività di controllo emerge, anche a causa delle difformi
e monitoraggio, che tempestivamen- risposte delle istituzioni alle pressio-
te sono trasmesse alle autorità locali ni della popolazione locale, non aiuta
competenti, l’Agenzia provvede a pub- a dare ancora un indirizzo univoco ai
blicare report disponibili sul sito www. comportamenti da adottare dagli or-
arpacampania.it. Tra le iniziative di co- gani competenti sulla materia.

136
RADIAZIONI
IONIZZANTI

Radiazioni ionizzanti

6
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Radiazioni ionizzanti
Nicola Adamo, Maria Rosaria Della Rocca, Agostino Migliaccio

SCHEDE TEMATICHE
Radon-Prone Areas
Domenico Guida, Michele Guida, Albina Cuomo (Università degli Studi di Salerno,
Facoltà di Ingegneria)
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Generalità
La radioattività, o decadimento ra- Il loro impiego è quanto mai vasto e
dioattivo, è un fenomeno fisico natu- le relative tecnologie di utilizzazione
rale presente da sempre nell’Univer- sono suddivise in due gruppi:
so e consiste, in via esemplificativa, • tecnologie a scopo pacifico
nell’emissione, da parte di nuclei ato- • tecnologie per uso militare.
mici instabili, di radiazioni ionizzanti I radionuclidi naturali sono diffusa-
(alfa, beta, gamma) per raggiungere mente presenti nell’ambiente, con
uno stato fisico di maggiore stabilità diverse concentrazioni, nelle matrici
energetica. suolo, acqua, aria, vegetali e organismi
Gli elementi radioattivi sono definiti animali.
anche “radionuclidi” proprio a sotto- Fra gli isotopi radioattivi normalmente
lineare che il fenomeno della radioat- presenti in natura occorre menzionare
tività riguarda esclusivamente i nuclei le famiglie dell’Uranio (costituita da 18
degli atomi della materia e che nessun radionuclidi), del Torio (costituita da 12
intervento di tipo chimico è in grado di radionuclidi) e dell’Attinio (costituita
interferire con essa. da 16 radionuclidi), nonché i radionu-
La radioattività è caratterizzata oltre clidi Carbonio-14, Trizio, Potassio-40,
che dalla natura delle radiazioni emes- Berillio-7 e Rubidio-87.
se e dal conseguente meccanismo Particolare attenzione deve essere
di interazione con la materia (che in- prestata a quei materiali che presen-
fluenza le modalità di rilascio di ener- tano un elevato contenuto di radioat-
gia e la capacità di penetrazione nella tività naturale (concentrazione di ra-
materia stessa), mediante due gran- dionuclidi naturali superiore a quella
dezze fisiche: media della crosta terrestre) denomi-
• l’attività di un campione di ma- nati NORM (Naturally Occurring Ra-
teriale radioattivo rappresenta il dioactive Materials) utilizzati in alcune
numero di decadimenti che hanno attività lavorative e ai TENORM (Tech-
luogo nell’unità di tempo e si mi- nological Enhanced Natural Occurring
sura nel Sistema Internazionale in Radioactive Materials), radionuclidi
Becquerel (Bq), uguale a un deca- naturali incrementati da attività tecno-
dimento al secondo logiche, che costituiscono spesso una
• l’emivita o tempo di dimezzamen- delle principali sorgenti di esposizione
to rappresenta il periodo medio della popolazione.
necessario perché decada la metà L’aspetto fondamentale della pro-
degli atomi di un campione puro blematica delle radiazioni ionizzanti
di un isotopo radioattivo e si misu- (radioattività) è rappresentato dalla
ra in secondi. esposizione dell’uomo a sorgenti ra-
I radionuclidi sono generalmente clas- dioattive (aspetti sanitari).
sificati in funzione della “causa” che li Il concetto utilizzato per esprimere
ha prodotti e, pertanto, avremo: il rischio derivante dall’esposizione
• radionuclidi artificiali è quello di “dose efficace”, che tiene
• radionuclidi naturali. conto della quantità di radiazione, del
I radionuclidi artificiali derivano, quale tipo (,,,, n) e della diversa radio-
prodotto diretto o indiretto, dall’im- sensibilità di organi e tessuti. La dose
piego di alcuni materiali a seguito di efficace si misura in Sievert (Sv). Il li-
particolari processi nucleari da parte mite di dose consentito per personale
dell’uomo: si tratta di radioisotopi ge- esposto, impegnato in attività lavorati-
neralmente non presenti in natura o ve, è di 100 mSv su 5 anni consecutivi,
almeno non in quantità apprezzabili. mentre per i cittadini l’esposizione do-
139
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
vuta a radionuclidi artificiali è fissata duale, dato che l’esposizione può pro-
in 1 mSv/anno. trarsi nel tempo, si utilizza il concetto
Per studi statistici ed epidemiologici si di “dose impegnata”, ovvero la dose
fa riferimento, invece, alla “dose col- ricevuta da un organo o da un tessuto
lettiva” espressa in Sievert/uomo, che in un determinato periodo di tempo.
si ottiene calcolando la media su tutte Generalmente gli organi e i tessuti più
le dosi individuali assunte dalle perso- colpiti sono quelli caratterizzati dalle
ne del gruppo di popolazione conside- cellule a rapida proliferazione come,
rato. per esempio, quelle del midollo delle
L’esposizione del corpo umano alle ra- ossa piatte che hanno una funzione
diazioni emesse da sorgenti radioatti- emopoietica.
ve (naturali o artificiali) può avvenire: Il danno derivante da questa esposi-
• in seguito alla permanenza in un zione può essere di tipo somatico o
campo di radiazione ,,, n e si genetico, a seconda che venga colpito
parla allora di esposizione esterna l’individuo irradiato o la sua progenie,
• per ingestione o inalazione di ra- mentre si parla di danni di tipo stoca-
dioisotopi, con conseguente de- stico o deterministico, nel caso in cui
posito in organi e tessuti e, in que- la dose ricevuta sia tale da provocare
sto caso, si parla di esposizione o un danno con probabilità inferiore o
contaminazione interna. uguale all’unità.
Per la valutazione della dose indivi-

Attuazione della Direttiva 96/29/Euratom in materia di protezione


D.Lgs. n. 230/1995, modificato
sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti
dal D.Lgs. n. 241/2000 e n. 257/2001
dalle radiazioni ionizzanti.
Attuazione della Direttiva 2003/122/Euratom sul controllo delle
D.Lgs. n. 52/2007
sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti orfane.
Legge Regionale n. 32/2003 Disciplina all’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Raccomandazione della Commissione del 21 febbraio 1990 sulla
Raccomandazione 90/143/Euratom tutela della popolazione contro l’esposizione al Radon in ambienti
chiusi.
Raccomandazione della Commissione dell’8 giugno 2000 sull’appli-
cazione dell’articolo 36 del trattato Euratom riguardante il control-
Raccomandazione 200/473/Euratom
Tabella 6.1 lo del grado di radioattività ambientale allo scopo di determinare
Radioattività: normativa di riferimento l’esposizione dell’insieme della popolazione.

Strutture autorizzate all’impiego di


radioisotopi
Numerose sono le tipologie di attività re, per la somministrazione esterna
che vedono l’utilizzo di sorgenti radio- o interna di materie radioattive a fini
attive, dalle applicazioni in medicina di diagnosi, terapia o ricerca medica o
per la diagnostica o per la terapia alle veterinaria.
applicazioni in campo industriale, nella L’impiego di sorgenti di radiazioni è
ricerca, in agrobiologia, in archeologia, classificato in due categorie differenti,
in geologia, nella prospezione minera- una di tipo A e l’altra di tipo B. La diffe-
ria o in campo militare. renza fra le due categorie è connessa
La normativa di riferimento, il D.Lgs. n. alla quantità dei vari isotopi radioattivi
230/1995, prevede che, al di sopra di che gli impianti sono autorizzati a uti-
soglie prefissate, le strutture debbano lizzare: la categoria A riguarda quan-
ottenere un nulla osta all’impiego di tità almeno mille volte più elevate di
sorgenti di radiazioni. quelle della categoria B.
Il nulla osta è richiesto, in particola- In osservanza delle citate disposizioni,
140
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
pervengono ad Arpac numerose co- di categoria B, per le attività compor-
municazioni di detenzione di sorgenti tanti esposizioni alle radiazioni ioniz-
di radiazioni ionizzanti da parte di enti zanti a scopo medico”, individuando
pubblici e privati professionisti, che apposite commissioni presso le Azien-
vengono regolarmente registrate e in- de sanitarie locali competenti per
serite in un archivio informatizzato, la territorio, di cui devono far parte un
cui sintesi trova attuazione in un report componente designato da Arpac e un
annuale regionale delle comunicazioni suo supplente. Le stesse commissioni
di detenzione di sorgenti di radiazioni esprimono parere consultivo in merito
ionizzanti, in ottemperanza anche alle alle istanze per il rilascio di nulla osta
disposizioni del D.Lgs. n. 241/2000 che di categoria A.
impone il censimento regionale delle Vengono richiesti dalle Prefetture
sorgenti radioattive. Allo stesso modo competenti per territorio pareri in
pervengono e vengono registrate le merito al rilascio di nulla osta all’utiliz-
comunicazioni di variazione d’uso, le zo di sorgenti di radiazioni ionizzanti a
comunicazioni di cessazione di attivi- scopo non medico.
tà e qualsiasi altra comunicazione che In Campania la maggior parte dei de-
interessi le sorgenti di emissione di ra- tentori di sorgenti radioattive è in am-
diazioni ionizzanti e le apparecchiatu- bito sanitario, anche per il consistente
re radiologiche. apporto dato dai dentisti. Di conse-
Inoltre, ai fini dell’assolvimento degli guenza gli apparecchi sono per la mag-
obblighi di cui all’articolo 27 del D.Lgs. gior parte costituiti da endorali (anche
n. 230/1995, per il rilascio del nulla se tutt ’altro trascurabile risulta la dif-
osta preventivo all’utilizzo di sorgenti fusione di apparecchiature utilizzate
di radiazioni ionizzanti e alla luce del- per l’industria, la ricerca, i controlli in
la ripartizione di competenze a livello campo veterinario).
nazionale e regionale di cui all’articolo Negli anni 2000-2008 sono pervenute
29, la Regione Campania, nelle more ad Arpac circa 800 comunicazioni l’an-
dell’emanazione di un’apposita nor- no, regolarmente registrate e catalo-
mativa regionale, ha emesso, con de- gate. I risultati si possono riassumere
libera n. 1782 del 16 maggio 2003, le nella lettura delle figure 6.1, 6.2 e 6.3.
“Linee guida per il rilascio di nulla osta

Figura 6.1
Dichiarazioni di detenzione di sorgenti
radioattive pervenute per provincia,
anni 2000-2008

141
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.2
Dichiarazioni pervenute per tipo di
comunicazione, anni 2000-2008

Figura 6.3
Comunicazioni pervenute per tipo di
attività,anni 2000-2008

Quantità di rifiuti radioattivi


detenuti
I rifiuti radioattivi sono classificati, fiuto.
ai fini delle tecniche/metodologie di In tabella 6.2 sono indicate le tre ca-
smaltimento, dalla Guida tecnica n. 26 tegorie di rifiuti radioattivi individuate
dell’Apat (oggi Ispra), che costituisce la dalla Guida tecnica n. 26 con le defi-
norma operativa di riferimento per la nizioni in base ai parametri fisici dei
materia in questione. radionuclidi, gli esempi delle varie ti-
Secondo tale documento, vengono pologie e le tecniche previste per lo
suddivisi in tre categorie alle quali cor- smaltimento.
rispondono differenti tecniche di ge- Sono tipicamente appartenenti alla
stione dei rifiuti radioattivi: i parametri prima categoria i rifiuti provenienti da
fisici considerati ai fini della classifica- attività mediche (diagnostiche o tera-
zione in esame sono la concentrazione peutiche) che possono, generalmente,
di attività e il tempo di decadimento essere smaltiti come rifiuti speciali una
dei radionuclidi considerati come ri- volta che siano decaduti.

142
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Categoria Definizione Esempi di tipologie Smaltimento

Rifiuti la cui radioattività decade in tem- Rifiuti da impieghi medici o di


Come i rifiuti con-
Prima pi dell’ordine di mesi o al massimo di ricerca, con T1/2 pari ad alcuni
venzionali
qualche anno mesi (I125, I131,P32)
Rifiuti che decadono in tempi dell’ordine
Rifiuti da reattori di ricerca e
delle centinaia di anni a livelli di radioat- In superficie o a
di potenza; rifiuti da centri di
tività di alcune centinaia di Bq/g, e che bassa profondità
Seconda ricerca; rifiuti da decontamina-
contengono radionuclidi a lunghissima con strutture inge-
zione e smantellamento di im-
vita media a livelli di attività inferiori a gneristiche
pianti (Co60, Cs137, Sr90, Ni63)
370 Bq/g nel prodotto condizionato
Rifiuti che decadono in tempi dell'or-
dine delle migliaia di anni a livelli di ra- Rifiuti prodotti dal riprocessa-
dioattività di alcune centinaia di Bq/g, e mento del combustibile; rifiuti In formazioni ge-
Terza che contengono radionuclidi a lunghis- contenenti transuranici da at- ologiche a grande Tabella 6.2
sima vita media tività di ricerca (Am241, Pu, U, profondità Classificazione dei rifiuti radioattivi
a livelli di attività superiori a 3.700 Bq/g Np237, Tc99) secondo la Guida tecnica n. 26
nel prodotto condizionato dell’Apat (Ispra)

I rifiuti di seconda e terza categoria gia nucleare).


sono, invece, generalmente conse- Infatti, accanto alle attività di produ-
guenti alle attività effettuate negli zione energetica mediante l’utilizzo del
impianti nucleari - anche in fase di nucleare - le centrali nucleari presenti
decommissioning1 - o a seguito del in Italia, oggi gestite dalla Sogin nella (1) È la fase di smantellamento degli
fase di decommissioning, producono impianti nucleari che comporta ol-
riprocessamento2 del combustibile tre ad atti e decisioni amministrative
nucleare e che, a seconda delle con- ancora rifiuti radioattivi a seguito dello anche una serie di interventi tecnici.
centrazioni di attività e dei tempi di smaltimento di materiali contaminati Include ogni tipo di opera per la risolu-
zione della radioattività e la progressi-
decadimento dei radionuclidi interes- o attivati degli impianti - devono esse- va demolizione dell’impianto
sati possono essere smaltiti in depositi re presi in considerazione i rifiuti deri-
(2) È una tecnica di trattamento del
superficiali o in depositi costituiti da vanti dalle attività medicali, industriali combustibile irraggiato usato nei re-
formazioni geologiche profonde dopo e di ricerca. attori nucleari che consiste nella sepa-
razione dei suoi elementi costituenti: i
opportune fasi di condizionamento al L’Ispra, al fine di poter programmare prodotti della fissione dell’uranio, cioè
fine di ridurre i possibili impatti sulla e gestire al meglio lo smaltimento, ha i rifiuti veri e propri, l’uranio fissile re-
salubrità dell’ambiente e sulla salute predisposto un inventario di tutti i ri- siduo che può essere utilizzato ancora
nelle centrali nucleari e il plutonio
della popolazione. fiuti radioattivi presenti sul territorio
In Italia pur non essendo presenti, allo nazionale, suddividendo per regio-
stato attuale, impianti nucleari in fun- ne le quantità, in termini di attività e
zione, sono ancora prodotti rifiuti ra- volume, di rifiuti radioattivi, sorgenti
dioattivi generati inevitabilmente dalle dismesse e combustibile irraggiato
attività umane che impiegano sorgenti come mostrato in tabella 6.3.
di radioattività (uso pacifico dell’ener-

Sorgenti Combustibile
Rifiuti radioattivi Totale
dismesse irraggiato
Regione
Attività Volume Attività Attività Attività
%
(GBq) (m3) (GBq) (TBq) (TBq)
Piemonte 4.606.126 4.473 4.430 272.321 276.932 18,13
Lombardia 53.243 3.245 130.223 3.689 3.872 0,25
Emilia Romagna 1.773 4.091 150 1.240.057 1.240.059 81,18
Toscana 14.503 350 419.000 0 434 0,03
Lazio 50.540 7.974 684.388 4 739 0,05
Campania 425.040 2.840 nd nd 425 0,03
Basilicata 362.326 3.171 22 4.690 5.052 0,33
Molise 46 86 0,3 nd 0,04 3,0E-06
Tabella 6.3
Puglia 238 1.140 1 nd 0,24 2,0E-05 Rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e
Sicilia 0,4 0,2 nd nd 0,001 2,0E-08 combustibile irraggiato: riepilogo per
regione (Fonte: Ispra, dati al dicembre
Totale 5.513.836 27.371 1.238.213 1.520.761 1.527.513 2007)

143
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo le stime di Ispra, i cui dati all’attività di radioattività detenuta da
sono aggiornati al dicembre 2007, il combustibile irraggiato.
totale di attività relativa ai materiali di La quantità di rifiuti radioattivi dete-
origine elettrica (centrali nucleari So- nuti è stimata in circa 2840 m3 (circa il
gin), oppure provenienti dalla ricerca 10% del totale nazionale) per un tota-
in campo energetico (compresi gli im- le di attività di 425.040 GBq.
pianti destinati al riprocessamento del Il problema dello smaltimento dei ri-
combustibile nucleare) o ancora di ori- fiuti radioattivi, in particolare quelli
gine medica o industriale, ammonta a appartenenti alla seconda e terza ca-
1.527.513 TBq. tegoria, non è stato ancora risolto in
Dalla tabella si può osservare che in Italia, dato che sono disseminati sul
Campania, nonostante sul territorio territorio nazionale diversi depositi
sia localizzato uno dei quattro impianti temporanei che dovranno successiva-
costruiti per la produzione di energia mente essere trasferiti nel deposito
da processi nucleari (la centrale del geologico nazionale, ancora in fase di
Garigliano, ora in fase di decommissio- individuazione.
ning), non è presente alcun contributo

Concentrazione di attività
di Radon-222 in acque superficiali
e sotterranee
Il Radon-222 (222Rn), di seguito deno- ed è quindi un gas nobile, incolore,
minato per brevità Radon, è un ele- inodore, insapore e quasi inerte; a dif-
mento radioattivo naturale, caratteriz- ferenza degli altri gas nobili, però, ri-
zato da un’emivita, ovvero un tempo sulta essere più pesante, caratterizza-
di dimezzamento, di circa 4 giorni. to dal punto di fusione più elevato e da
Esso possiede numerosi altri isotopi pressione e temperatura critiche mag-
(ben 26), dei quali solo due sono ri- giori. Esso è moderatamente solubile
scontrabili in natura, il Toron (220Rn) in acqua, caratteristica che dipende
e l’Attinon (219Rn). Il Radon discende fortemente dalla temperatura; a una
dal Radio-226 (226Ra, con emivita pari minore temperatura corrisponde una
a 1600 anni), attraverso la catena di maggiore solubilità: per questo moti-
decadimento dell’Uranio-238 (238U), vo può essere assorbito dai flussi idrici
che è uno dei radioisotopi naturali sotterranei che percolano attraverso
più diffusi nella crosta terrestre e che suoli contenenti Radon e, quindi, vei-
costituisce il radionuclide capostipite colato anche a grandi distanze dai luo-
della serie isotopica, con emivita di ghi di produzione. A una temperatura
4,5 miliardi di anni. di 20 oC, il valore del suo coefficiente di
Differentemente dagli altri radioisoto- solubilità in acqua è 0,25: ciò significa
pi della serie dell’238U, il Radon è l’uni- che il Radon “preferisce” distribuirsi
co elemento a essere gassoso in condi- in aria piuttosto che in acqua con un
zioni normali. Lo stesso, inoltre, risulta rapporto di concentrazione aria/acqua
instabile, decadendo in una “progenie di 4 a 1. Per tale motivo, il Radon fuo-
a vita breve” allo stato solido, come riesce con facilità dall’acqua quando
il Polonio-218 (218Po) e il Polonio-214 vi si fa gorgogliare dell’aria, oppure,
(214Po), entrambi di notevole interes- semplicemente, quando la si agita con
se per la radioprotezione. Dal punto vigore. Ciò fa sì che, anche nel caso di
di vista chimico, il Radon appartiene acque sorgive, la maggior parte del Ra-
all’VIII gruppo della Tavola Periodica don si volatilizzi molto velocemente.
144
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Al contrario, esso è molto solubile nei tà delle misure è mensile, con prelievi
liquidi organici, come nell’olio di oliva, anche quindicinali in tratti campione e
dove il coefficiente di solubilità è pari con afflussi meteorici intensi.
a 29,0 a 18oC. L’ analisi del contenuto in termini di
Il Radon interviene indirettamente concentrazione di attività del Ra-
come indicatore delle falde sotterra- don-222 nelle acque superficiali e il
nee che alimentano pozzi e sorgenti monitoraggio dei valori relativi e del-
sfruttati per fini idropotabili. la loro variabilità nello spazio e nel
Il diverso contenuto in concentrazione tempo costituiscono un formidabile
di Radon fra acque sotterranee e su- strumento di indagine conoscitiva
perficiali consente, infatti, di rilevare per la comprensione della interazione
la presenza di immissione in alveo da fra acque sotterranee e fiume, con-
acque sotterranee anche in assenza di tribuendo, in questo modo, alla defi-
incrementi di portata, nonché di calco- nizione della fascia iporeica e, quindi,
lare altri parametri idrodinamici, quali della interconnessione degli ecosiste-
i tempi di residenza. mi. Questo tipo di monitoraggio risul-
L’indicatore interviene, infine, nella ta ancor più efficace se integrato con
caratterizzazione delle acque costiere, quello chimico-fisico e biologico, in
laddove sono presenti sorgenti costie- quanto contribuisce all’acquisizione
re e sottomarine di grande portata (>1 del quadro complessivo della radioat-
m3/s) collegate sotterraneamente ai tività naturale come agente fisico nelle
corpi idrici superficiali, apportatori di acque. I limiti di questo tipo di monito-
nutrienti ma anche di potenziali inqui- raggio, pur nella semplicità ed econo-
nanti. micità di acquisizione, consistono nella
Il protocollo di misura adottato pre- validazione scientifica dei dati rilevati,
vede, per le acque superficiali, misu- nonché nella loro corretta elaborazio-
razioni effettuate sia in continuo - con ne e interpretazione in situazioni am-
strumentazione elettronica portatile bientali complesse.
di tipo attiva, basata su spettrometria La fase attuale, di calibrazione e va-
alfa - e sia con campagne periodiche lidazione delle metodologie e degli
di prelievo campioni aventi volume approcci, consente di estendere l’ap-
calibrato, esaminati, successivamente plicazione dei modelli di interazione
in laboratorio, con spettrometria alfa. falda-fiume alle altre situazioni sensi-
Per le acque sotterranee, le misura- bili della Campania. Sono attualmen-
zioni sono effettuate su campioni di te in corso attività nel Vallo di Diano,
volume calibrato prelevati sul campo Bussento, Calore Salernitano, Valle del
ed esaminati in laboratorio, sia con Sele, Picentini, Solofrana-Sarno, Saba-
strumentazione elettronica, di tipolo- to e Ofanto.
gia attiva, basata su spettrometria alfa Le risultanze preliminari del monito-
e sia con tecniche di tipologia passiva, raggio hanno consentito di rilevare
mediante dosimetri a elettreti. Anche numerosi tratti fluviali in cui si riscon-
le misurazioni sulle acque marine e trano interferenze, positive o nega-
costiere sono effettuate in continuo tive, fra acque sotterranee e acque
con strumentazione elettronica porta- superficiali, valutandone la loro varia-
tile, di tipo attiva a spettrometria alfa. bilità spaziale e temporale connesse al
L’unità di misura adottata è il Becque- regime di ricarica delle falde.
rel per litro (Bq/l), mentre la periodici-

145
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.4
Carta delle stazioni di monitoraggio
Radon-222 in alveo del fiume
Bussento

Figura 6.5
Radon-222: distribuzione dei valori
di concentrazione (Bq/l) in alveo del
fiume Bussento

146
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.6
Distribuzione dei valori di
concentrazione di Radon-222 (Bq/l)
nelle acque sorgive in alveo del fiume
Bussento

SCHEDA TEMATICA
Radon-Prone Areas
Le Radon-Prone Areas rappresentano le “Aree a diversa suscettibilità di esalazione di Radon
dal suolo”. La valutazione delle Radon-Prone Areas su area vasta di livello regionale è stata
realizzata sulla base di:
• analisi geologica aggiornata di sintesi regionale e definizione dei Sistemi litologici si-
gnificativi alla scala di analisi utilizzata (figura 6.7)
• ricerca sui riferimenti bibliografici contenenti correlazioni “geology-based” e applica-
zione al contesto geologico campano
• redazione GIS-based della Carta delle Radon-Prone Areas di livello regionale (figura
6.8).

Figura 6.7
Carta dei sistemi litologici della
regione Campania

147
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.8
Carta preliminare delle Radon-prone
areas di livello regionale

La procedura adottata a livello regionale, essendo stata elaborata esclusivamente su base


bibliografica, non costituisce uno strumento operativo, ma solo orientativo, consentendo di
avere a disposizione un quadro di riferimento regionale per i successivi approfondimenti in
termini di Radon-Prone Areas.
Essa ha consentito di realizzare una preliminare carta delle Radon-Prone Areas, sempre
di livello regionale, ma a scala di territorio provinciale campione. La provincia campione
prescelta, per le maggiori conoscenze geologiche e la disponibilità di numerosi dati rilevati di
Radon soil-gas, è quella di Salerno.
I fattori geologici che possono incrementare la probabilità che un’area potrebbe avere
livelli di Radon superiori alla media sono:
• presenza di rocce ricche di Uranio
• suoli molto permeabili
• suoli ben drenati e spesso asciutti
• suoli con fratture nei periodi secchi
• sito localizzato su crinale o versante
• suoli sottili e bedrock sub-affiorante
• substrato roccioso fratturato
• presenza di condotti carsici
• registrazioni anomale di Radon indoor.
La procedura generale per la redazione della Radon potential map è mostrata in figura 6.9
e si basa sulla nota metodologia del Factor Rating in ambiente GIS-Raster. A ciascun fattore
di Radon Potential corrisponde una carta in formato raster con pixel 20x20 metri e a ciascuna
classe viene attribuito un valore proporzionale al suo contributo specifico. I fattori vengono
progressivamente combinati per ricavare, in sequenza, cartografie tematiche derivate e, con
successive combinazioni, la carta finale di sintesi (figura 6.10).

148
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.9
Diagramma di flusso della
metodologia applicata

Figura 6.10
Carta delle Radon-prone areas

149
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Concentrazione di attività
di radionuclidi artificiali e naturali
in matrici alimentari
L’ingestione di cibo rappresenta una regionale di sorveglianza della radioat-
delle due principali vie di contamina- tività”.
zione interna. La misura della concen- La misura delle concentrazioni di at-
trazione di attività in matrici alimen- tività di radionuclidi artificiali e natu-
tari consente di valutare l’esposizione rali nelle matrici alimentari ha, come
interna e la dose annuale assorbita finalità essenziale, quella di valutare la
dalla popolazione o gruppi di essa. dose collettiva annuale per ingestione,
L’articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995 e un parametro sanitario di competen-
smi individua le reti nazionali e regio- za esclusiva del Ministero della Salute
nali di sorveglianza della radioattività (articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995).
ambientale come strumento per il con- I campionamenti alimentari sono, di
trollo della radioattività nell’ambiente, norma, effettuati dalle Asl competenti
negli alimenti e nelle acque potabili - per territorio sulla base di programmi
destinati al consumo animale e umano congiunti con l’Assessorato regionale
- e per la stima dell’esposizione alle ra- alla sanità e il Centro regionale per la
diazioni ionizzanti della popolazione. radioattività (Crr) Arpac.
Nella regione Campania non risulta Tutte le analisi sono state effettuate in
ancora istituita la rete regionale di sor- spettrometria gamma ad alta risolu-
veglianza prevista dall’articolo 104 del zione (con rivelatori al Germanio iper-
già citato decreto; Arpac ha comunque puro) presso il Crr Arpac sito a Salerno.
ottenuto un finanziamento a valere sui Per la misura della concentrazione di
fondi dell’asse 1 del POR 2000-2006 attività in matrici alimentari viene uti-
per la realizzazione di una “Rete unica lizzato il Bq/Kg.

Figura 6.11
Numero di campioni prelevati per
ogni matrice alimentare,
anni 2005-2008

La figura 6.11 mostra il numero di Per tutte le matrici elencate sono state
campioni prelevati per ciascuna matri- effettuate analisi di spettrometria gam-
ce alimentare; la figura 6.12 evidenzia ma ad alta risoluzione con rivelatore al
i contributi, ottenuti accorpando le germanio iperpuro, volte alla identifica-
Asl competenti per le singole province zione di radionuclidi naturali e artificiali
campane, a detti prelievi nel periodo e alla determinazione della concentra-
2005-2008. zione delle relative attività (in Bq/Kg).
150
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.12
Campioni di alimenti indagati per Asl
di competenza, anni 2005-2008

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati 0,20 - 0,25 0,28 0,27
Frutta 1,30 - 0,60 0,71 0,57
Verdure - - 0,31 0,30 0,46
Funghi 2,40 - 15,34 0,32 4,78
Prodotti industria alimentare 3,90 0,20 3,46 7,89 0,32
Mangimi-Fieno 0,04 - - 0,35 0,28
Latte e derivati - - 0,25 0,32 0,11
Carne - - - 0,28 0,2
Pesci 0,46 - - - - Tabella 6.4
Concentrazione media di attività di
Molluschi - - 0,19 0,11 0,16 Cs-137 (Bq/Kg)

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati - - 48 110 85
Frutta 213 - 98 258 159
Verdure - - 160 106 282
Funghi 115 - 624 130 135
Prodotti industria alimentare 194 9,5 50 38 76
Mangimi-Fieno 351 - - 251 220
Latte e derivati - - 40 34 59
Carne - - - 92 96
Pesci 145 - - - - Tabella 6.5
Concentrazione media di attività di
Molluschi - - 43 43 49 K-40 (Bq/Kg)

Le tabelle 6.4 e 6.5 mostrano i valori stesso periodo.


medi delle concentrazioni di attività I valori di contaminazione misurati do-
di due dei radionuclidi di riferimen- vuti a radionuclidi artificiali (ad esem-
to ottenuti su campioni prelevati nel pio Cesio-137) sono appena rilevabili
periodo 2005-2008 e specificamente nella maggioranza delle matrici esami-
Cesio -137(artificiale) e Potassio-40 nate.
(naturale). In particolare, la concentrazione di at-
Analogamente, le tabelle 6.6 e 6.7 tività relativa all’isotopo del Cesio-134
riportano i valori massimi di concen- - di provenienza esclusiva dall’evento
trazione per i due radionuclidi di ri- incidentale di Chernobyl - è da consi-
ferimento su campioni prelevati nello derarsi oramai al di sotto delle soglie
151
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
di rilevazione strumentali. Numero, tipologia e provenienza delle
Restano comunque confermati, in po- matrici risultano non rappresentative
che matrici, valori ancora significativi né aggregabili ai fini della valutazione
di Cesio-137. della dose.

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati 0,20 - 1,0 0,9 0,3
Frutta 3,40 - 20,0 2,0 3,0
Verdure - - 1,0 0,4 2,0
Funghi 5,00 - 59,0 0,6 76,0
Prodotti industria alimentare 3,90 0,3 186,0 202,0 1,6
Mangimi-Fieno 0,04 - - 1,2 1,6
Latte e derivati - - 0,3 1,0 0,2
Carne - - - 0,4 0,5
Tabella 6.6 Pesci 0,80 - - - -
Concentrazione massima di attività di
Cs-137 (Bq/Kg) Molluschi - - 0,3 0,3 0,6

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati - - 156 215 107
Frutta 336 - 330 1.000 520
Verdure - - 790 125 1.411
Funghi 187 - 1.055 511 2.280
Prodotti industria alimentare 194 12 300 179 426
Mangimi-Fieno 351 - - 1.295 918
Latte e derivati - - 82 72 528
Carne - - - 133 169
Tabella 6.7 Pesci 175 - - - -
Concentrazione massima di attività di
K-40 (Bq/Kg) Molluschi - - 94 109 178

Concentrazione di attività
di radionuclidi nelle acque potabili
Il consumo delle acque potabili costi- che di approvvigionamento, al fine di
tuisce un mezzo di introduzione di ra- ottenere un’indicazione delle concen-
dionuclidi artificiali e naturali all’inter- trazioni di Radon e di alfa-beta totali
no dell’organismo umano. Pertanto la relativa alle acque nei punti sorgivi.
misura della concentrazione di attività Tale monitoraggio, effettuato nel bien-
nelle acque potabili consente di stima- nio 2004-2005, è stato implementato
re uno dei contributi alla esposizione con fine esclusivamente conoscitivo e
interna alle radiazioni ionizzanti e la costituisce la base per la programma-
dose annuale assorbita dalla popola- zione successiva.
zione o gruppi di essa. Come per gli alimenti, il campiona-
In base a un programma pluriennale mento delle acque destinate al con-
congiunto tra l’Assessorato regionale sumo umano è di competenza delle
alla sanità e il Crr Arpac, le Aziende diverse Asl territoriali, mentre l’attività
sanitarie locali sono state incaricate di di controllo resta di competenza del
effettuare una prima fase di prelievi di Ministero della salute.
acque potabili presso le sorgenti idri- La figura 6.13 evidenzia il contributo

152
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
delle singole Aziende sanitarie locali • concentrazione di attività beta to-
ai campionamenti nell’intervallo tem- tale (Bq/l)
porale 2005-2008; i campioni di acque • concentrazione di attività di Radon
potabili pervenuti nel 2007 e 2008 (222Rn) (Bq/l).
sono stati prelevati esclusivamente Le prime due sono state determinate
dalla Asl Salerno 2. mediante conteggio in scintillazione
Le misure effettuate su tali campioni liquida con rivelatore Quantulus 1220,
sono le seguenti: la terza con l’utilizzo di rivelatore Ra-
• concentrazione di attività alfa to- don a camera di ionizzazione Alpha-
tale (Bq/l) guard.

Figura 6.13
Campioni di acque potabili prelevate
dalle Asl (Radon, Alfa totali, Beta
totali), anni 2005-2008

N. campioni totali 78
Media SA alfa,beta, Radon 0,05 0,93 11,91
Max SA alfa, beta, Radon 0,32 2,99 147,77
N. campioni alfa > 0,5 0 0%
N. campioni beta > 1 31 29% Tabella 6.8
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 2 3% prelevati dalle Asl di Salerno (Bq/l)

N. campioni totali 78
Media NA alfa, beta, Radon 0,17 6,86 17,35
Max NA alfa, beta, Radon 2,03 39,01 51,35
N. campioni alfa > 0.5 1 3,6%
N. campioni beta > 1 27 96% Tabella 6.9
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Napoli (Bq/l)

N. campioni totali 2
Media CE alfa, beta, Radon 0,05 3,05 22,24
Max CE alfa, beta, Radon 0,06 3,36 27,88
N. campioni alfa > 0.5 0 0%
N. campioni beta > 1 2 100% Tabella 6.10
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Caserta (Bq/l)

153
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Le tabelle 6.8, 6.9 e 6.10 mostrano riguarda la concentrazione di gas Ra-
rispettivamente valori medi, massimi don, si osserva il superamento del va-
e numero di sforamenti delle analisi lore di 100 Bq/l per solo due campioni
effettuate su campioni prelevati dalle analizzati.
Asl di Salerno, di Napoli e di Caserta Queste misure non rappresentano un
nel periodo 2005-2008. risultato da confrontare con normati-
È possibile osservare che la concen- ve di riferimento, bensì la base cono-
trazione di attività alfa totale è gene- scitiva su cui programmare le azioni
ralmente al di sotto di 0,5 Bq/l per la successive e conseguenti sia per l’im-
quasi totalità dei campioni analizzati, plementazione delle metodiche di
mentre per la concentrazione di atti- campionamento e misura sia per mi-
vità beta totale, è frequentemente su- gliorare l’intero apparato organizzati-
perato il valore di 1 Bq/l. Per quanto vo della campagna di indagine.

154
MICROINQUINANTI:
DIOSSINE

Microinquinanti: Diossine

7
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Microinquinanti: Diossine
Ferdinando Scala e Maria Teresa Filazzola
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Introduzione
La trattazione - in una sezione dedica- paragonabili alle diossine e ai furani,
ta - del problema della concentrazio- motivo per cui vengono definiti PCB
ne di diossine, furani e PCB dioxin like dioxin-like (cioè simili alle diossine) e
nelle matrici ambientali è stata deter- indicati come PCBdl.
minata dai rilevanti riflessi economici Le diossine sono sostanze inodori,
che la presenza di questi contaminanti termostabili, insolubili in acqua e for-
ambientali hanno avuto nella regione temente liposolubili. Si legano al par-
Campania nell’ultimo decennio e per ticellato atmosferico e alla frazione
la massiva attività di monitoraggio am- organica ambientale.
bientale che si è sviluppata, a partire Sono composti non biodegradabili
dal 2002, dopo il ritrovamento di dios- quindi persistono per periodi estrema-
sina in concentrazioni superiori ai limi- mente lunghi negli ecosistemi e bio-
ti massimi consentiti dalla normativa accumulano nella catena alimentare,
alimentare in campioni di latte ovino. concentrandosi nei grassi dell’uomo e
Il termine "diossine" si riferisce ad degli animali.
una famiglia di 210 composti chimici Dal punto di vista chimico, si tratta di
aromatici policlorurati suddivisi nelle molecole degradabili in pochi giorni
classi policlorodibenzodiossine (PCDD) dalla radiazione solare ultravioletta in
e policlorodibenzofurani (PCDF). I con- presenza di donatori di ioni idrogeno
generi sono 75 con struttura chimica (ad esempio, a contatto con il fogliame
simile a quella della policlorobiben- verde delle piante). Se dilavate nel ter-
zodiossina (PCDD) e 135 con struttu- reno, si legano al materiale organico
ra simile al policlorodibenzofurano presente e sono degradate più lenta-
(PCDF). mente, nell'arco di mesi o anni.
Di tali congeneri, 17 sono considerati Le diossine si trovano nell'ambiente
tossicologicamente rilevanti. in miscele, piuttosto che come singo-
PCDD e PCDF fanno parte dei POPs le molecole, e i vari congeneri hanno
(Persistent organic pollutants) - la co- tossicità diverse. I più tossici sono la
siddetta “sporca dozzina” - insieme ai 2,3,7,8-TCDD (tetraclorodibenzo-p-
policlorobifenili (PCB), all’esacloroben- dios-sina) e la 1,2,3,7,8 - PeCDD (pen-
zene e ai pesticidi aldrin, chlordane, taclorodibenzodiossina).
DDT, dieldrin, endrin, heptaclor, mirex Le diossine, i furani e i PCBdl vengo-
e toxaphene. no quantificati secondo un metodo
Con il termine policlorobifenili (PCB) basato sui fattori di equivalenza tos-
si indica una famiglia di 209 composti sica TEQ. Il metodo dell’equivalenza
biciclici costituiti da molecole di bifeni- è biologicamente giustificato dall’os-
le variamente clorurate. Si tratta di so- servazione che diossine e furani sono
stanze sintetizzate all’inizio del secolo strutturalmente simili e agiscono in
scorso e prodotte commercialmente maniera simile sulle cellule.
fin dal 1930 (usi prevalenti: fluidi die- Per esprimere la tossicità di miscele
lettrici per l’utilizzo nei trasformatori di diossine e furani, ci si riferisce alla
elettrici, fluidi di scambio termico, oli tossicità del composto più tossico, la
lubrificanti), attualmente in buona 2,3,7,8 - TCDD che viene assunto a va-
parte bandite a causa della loro tos- lore unitario.
sicità anche se rimane da smaltire, su Le concentrazioni dei singoli congene-
scala mondiale, una quantità di PCB ri vengono espresse in tossicità totale
pari a migliaia di tonnellate. equivalente (WHO-TEQ) grazie all’uti-
Dodici PCB a struttura coplanare pre- lizzo dello specifico valore di TEF (Toxic
sentano caratteristiche tossicologiche equivalency factor), parametro adi-
157
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mensionale definito dalla WHO (World Le principali fonti di esposizione per
health organization) per ogni conge- l’uomo sono di tipo accidentale, oc-
nere che, moltiplicato per la concen- cupazionale ed ambientale. La prima
trazione effettiva, fornisce la TEQ. riguarda contaminazioni dovute ad
Le attività antropiche che possono incidenti in impianti industriali, men-
determinare, come sottoprodotti in- tre la seconda riguarda gruppi ristretti
desiderati, composti appartenenti alla di popolazione come gli addetti alla
classe delle diossine sono: produzione di pesticidi clorurati o di
• gli impianti industriali di combu- determinati prodotti chimici nel setto-
stione re delle plastiche e vernici (cosiddetti
• gli scarichi dei veicoli di trasporto professionalmente esposti). L’espo-
• i processi interessanti l'industria sizione ambientale, invece, è quella
metallurgica che interessa le più ampie fasce della
• la produzione di particolari plasti- popolazione e avviene principalmente
che attraverso la via alimentare anche se
• l'incenerimento incontrollato di ri- sono possibili altre vie di esposizione
fiuti contenenti cloro quali l’inalazione di polveri contenenti
• i processi di recupero di oli esau- diossine o il contatto dermico.
sti Si stima che circa il 95% dell’esposi-
• la lavorazione della carta zione alle diossine avvenga attraverso
• la produzione di determinati di- l’assunzione di cibi contaminati e, in
serbanti particolare, di grassi animali, come de-
• le attività industriali che utilizzano scritto in figura 7.1.
cloro.

Figura 7.1
Esposizione a PCDD, PCDF e PCBdl
attraverso il cibo (adattato da dati
EPA 2004)

L’applicazione del modello DPSIR alla nazione ambientale, responsabili delle


tematica diossine richiede l’identifica- emissioni di diossine nell’ambiente. Le
zione di indicatori che, tra loro connes- possibili fonti di emissione dei compo-
si attraverso relazioni causa-effetto, sti appartenenti alla classe delle dios-
inquadrino la tematica stessa in modo sine, precedentemente elencate, sono
sintetico e integrato. molteplici.
I Determinanti rappresentano le cau- Lo Stato è rappresentato dalla con-
se generatrici la situazione di contami- centrazione di diossine-furani e/o PCB
nazione ambientale in oggetto e sono nel determinato comparto ambientale
costituiti dalle attività industriali ed preso in esame.
agricole e dai trasporti in generale. Gli Impatti rappresentano gli effetti
Le Pressioni sono le fonti di contami- sulla salute umana da un lato e sul si-

158
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
stema agricolo e zootecnico (anche dal danni economici estesi all’intera filiera
punto di vista economico) dall’altro. di settore.
Per quello che riguarda la salute uma- Le Risposte alle situazioni di contami-
na, le diossine esplicano effetti com- nazione accertate e agli impatti conse-
plessi in quanto sono in grado di legar- guenti sono, tra le altre, i Programmi
si ad uno specifico recettore nucleare di monitoraggio e i Piani di intervento
(AhR) presente sia nell’uomo che negli comprendenti le bonifiche e le misure
animali, con funzione di fattore di tra- di controllo, messe in atto per la ridu-
scrizione, alterando la trascrizione di zione dei livelli di contaminazione e di
numerosi geni, con conseguente tur- sostegno per le aziende agroalimenta-
bamento di funzioni cellulari, in parti- ri.
colare dell’apparato endocrino (diabe- Nella trattazione vengono definiti i se-
te, disfunzioni tiroidee), dell’apparato guenti indicatori:
riproduttivo (endometriosi, infertilità, • Concentrazione di PCDD/F e PCBdl
disordini alla pubertà), del sistema im- (policlorodibenzodiossine, policlo-
munitario e, soprattutto, determinan- rodibenzofurani e policlorobifenili
do effetti oncogeni, con insorgenza di dioxin like) nei comparti ambien-
linfomi, sarcomi, tumori dell’apparato tali
digerente, tumori del fegato e delle vie • Piani di monitoraggio ambientale
biliari, tumori polmonari, tumori della • Piani di intervento realizzati sul
tiroide, tumori ormono-correlati quali territorio regionale per la riduzio-
cancro alla mammella ed alla prosta- ne della concentrazione di PCDD/
ta. DF e PCBdl sul territorio regionale.
Per quanto riguarda gli impatti sulle at- Le concentrazioni di PCDD/DF e PCBdl
tività agricole e zootecniche, la presen- rappresentano indicatori di Stato, de-
za di contaminazione da diossina nelle scrittivi della condizione in cui si trova
matrici alimentari ha come effetto di- il determinato comparto ambientale
retto un impatto negativo sul sistema esaminato in relazione al contaminan-
economico che, in corrispondenza di te preso in esame.
ritrovamenti di valori di diossine su- I piani di monitoraggio ambientale e
periori ai limiti normativi (situazioni gli interventi di bonifica realizzati co-
emergenziali del 2003 e del 2008), su- stituiscono le Risposte messe in atto
bisce periodi di crisi con conseguenti per la tutela dell’ambiente.

I piani di monitoraggio ambientale


Nell’ambito del Piano nazionale residui di latte prelevato nel comune di Villa
negli alimenti, in Campania vennero Literno (CE).
prelevati, nel mese di novembre 2001, La Regione Campania dispose un pia-
dalle Asl Caserta 2 e Napoli 4, campio- no di monitoraggio su latte ovicaprino
ni di latte ovino in allevamenti ubica- anche nelle zone prossimali a quelle
ti nei comuni di Mariglianella (NA) e interessate, attraverso l’esecuzione di
Villa Literno (CE) che furono analizzati 15 controlli sul latte di animali al pa-
dall’Istituto zooprofilattico dell'Abruz- scolo nei comuni di Brusciano, Casal di
zo e del Molise. Principe, Castelvolturno, Mariglianel-
I risultati delle analisi evidenziarono la la, Marigliano e Villa Literno.
presenza di diossine in quantità supe- Dei 15 campioni di latte prelevati, ben
riori ai limiti massimi consentiti dalla 13 evidenziarono presenza di diossine
normativa allora vigente1. in quantità superiori ai limiti di legge. (1) Regolamento CE 2375/2001 - limi-
La ripetizione delle analisi confermò Era nata “l’emergenza diossine” in te: 3 pg. OMS-TEQ/g grasso. I limiti
per la somma PCDD+PCDF sono anco-
il superamento dei limiti di legge per Campania. ra gli stessi per l’attuale Regolamento
le diossine soltanto per un campione Il Ministero della salute ipotizzò, CE 1881/2006

159
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
nell’aprile 2002, che la contaminazio- erano alimentati al pascolo e di norma
ne potesse avere un'origine di natura non ricevevano integrazioni alimenta-
ambientale basandosi sul fatto che gli ri.
animali dei primi due greggi controllati

Le attività di monitoraggio Arpac anni 2002-2003


Oltre alla esecuzione di nuovi control- comunque nei campioni un intervallo
li sul latte di massa, come indicatore di concentrazione tra 0,01 e 1,3 WHO-
per l’inquinamento da diossine, nel TEQ ng/Kg laddove il limite per le dios-
maggio 2002 Arpac venne incaricata sine è pari a 10 WHO-TEQ ng/Kg.
di eseguire le analisi per la ricerca di I campioni di acqua risultarono in 11
diossine sulle matrici ambientali allo casi con valori inferiori al limite di sen-
scopo di verificare se l’emergenza sa- sibilità strumentale e, in tre casi, infe-
nitaria potesse essere correlata ad una riori di due ordini di grandezza ai limiti
situazione di contaminazione ambien- ambientali, che prevedono per le ac-
tale. que sotterranee un valore limite di 4
Arpac predispose una campagna di pg/l.
analisi finalizzata alla valutazione Per i campioni di erba, per i quali non
dell’eventuale presenza di contamina- sono previsti valori limite, i valori ri-
zione ambientale da diossine, furani e scontrati erano tutti compresi nell’in-
PCBdl nelle aree individuate come zone tervallo 0,06-1,0 WHO-TEQ ng/Kg con
di pascolo delle greggi interessate dal un solo campione a 1,72 WHO-TEQ
fenomeno di contaminazione nel lat- ng/Kg. I PCBdl nell’erba avevano tutti
te. valori compresi tra 0,1 e 0,43 WHO-
La campagna si concluse a settembre TEQ ng/Kg.
2002 e comportò l’analisi di 34 cam- Nello stesso periodo, l’attività di moni-
pioni (20 di terreno e 14 di acqua) nei toraggio sul latte ovicaprino, bovino e
comuni di Casal di Principe, Castelvol- bufalino, eseguita in parallelo ai con-
turno, Villa Literno, Brusciano, Mari- trolli su mangimi e alimenti dai Servizi
glianella, Marigliano. veterinari e dagli Istituti zooprofilattici,
Furono inoltre analizzati, pur non es- portò all’analisi di 128 campioni di lat-
sendo matrici ambientali, 19 campioni te dei quali 52 presentavano valori di
di erba per avere indicazioni di massi- diossina al di sopra dei limiti di legge.
ma sulla ricaduta ambientale e/o su I valori di diossina, nei campioni che
possibili estrazioni di diossine dal ter- evidenziavano superamenti dei limiti
reno da parte di vegetali. normativi, ricadevano in un interval-
Il monitoraggio evidenziò che i valori lo tra 3 e circa 10 pg/OMS-TEQ/g di
per diossine e furani (di seguito indi- grasso e risultavano distribuiti in 38
cati semplicemente come “diossine”), aziende zootecniche che, nel marzo
ottenuti per la matrice ambientale 2003, vennero poste sotto sequestro
suolo, risultavano ampiamente al di cautelativo:
sotto dei limiti consentiti dalla norma- • 31 aziende erano situate in provin-
tiva per i siti ad uso verde pubblico e cia di Caserta (nei comuni di Ca-
residenziale (DM n. 471/1999), che serta, Casal di Principe, Macerata
prevedeva un limite di 10 ng/Kg s.s. Campania, Maddaloni, Marciani-
Tale limite è, peraltro, riconfermato se, Recale, San Cipriano d’Aversa,
dalla normativa attuale. San Marco Evangelista, San Prisco,
Per quanto riguarda le concentrazione San Tammaro, Valle di Maddaloni,
dei PCB dioxin-like, cioè con tossicità Villa di Briano, Villa Literno)
paragonabile a quella delle diossine, • 7 aziende erano situate nella pro-
non è possibile un confronto con limiti vincia di Napoli (nei comuni di
normativi ambientali che si riferiscono Acerra, Brusciano, Cercola, Mari-
al valore dei PCB totali. Si evidenziò gliano, Nola).

160
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Su questa base la Giunta regionale del- nelle “zone a rischio” una seconda
la Campania approvò il Piano di inter- campagna di monitoraggio ambientale
venti per l’emergenza diossine2 e, in con l’esecuzione di 210 campionamen- (2) Delibera GR n. 932 del 07/03/2003
seguito, individuò le “zone a rischio”3 ti (151 di suolo e 59 di erba), distribuiti (3) Delibera GR n.1360 del
per l’inquinamento da diossine nelle in ventuno comuni di cui quindici in 02/04/2003

quali effettuare una ulteriore campa- provincia di Caserta e sei in provincia


gna di indagine su campioni di latte di Napoli.
e su diversi componenti della razione I risultati mostrarono che la matrice
alimentare usata per il bestiame oltre suolo presentava livelli di concentra-
che sull’erba e sulla matrice ambien- zione di diossine sempre al di sotto dei
tale suolo. limiti dei suoli residenziali, colonna A
L’individuazione delle “zone a rischio” della tabella 1 del DM n. 471/19994, (4) invariati nella attuale normativa
D.Lgs. n. 152/2006 - tabella 1 -
venne effettuata georeferenziando le ad eccezione di tre soli punti nei co- colonna A dell’Allegato V alla parte IV
aziende zootecniche poste sotto se- muni di Marigliano, Pollena Trocchia e
questro e poi generando attorno ad San Vitaliano.
esse un cerchio con raggio pari ad 1 Per quanto riguarda i campioni di
chilometro. erba, considerando un “valore limite
In questo modo furono identificate 36 indicativo” desunto da quello dei man-
zone a rischio ricadenti in 23 comuni gimi vegetali5, in 15 campioni su 59, (5) 0,75 WHO-TEQ ng/Kg di diossine e
furani - Direttiva 2001/102/CE
interessati in toto o in parte. prelevati in larga parte in aree del ca-
Comuni della provincia di Caserta: sertano, si riscontrò il raggiungimento
• Comuni totalmente interessati o il superamento di tale valore limite
- Recale, Marcianise, San Marco indicativo. I valori rilevati risultavano,
Evangelista, Portico di Caserta, peraltro, confrontabili con i valori di
Macerata Campana fondo per l’erba, riportati in biblio-
• Comuni parzialmente interessati - grafia per aree rurali in USA e in Gran
Villa Literno, Casal di Principe, San Bretagna.
Cipriano d’Aversa, Villa di Briano, La Legge n. 283/2003 per il “Potenzia-
San Tammaro, San Prisco, Caser- mento dell'attività di indagine, analisi
ta, Valle di Maddaloni, Maddaloni, e monitoraggio del territorio campa-
Casapesenna, San Maria la Fossa, no in funzione dell'emergenza dios-
Cancello e Arnone. sina e per l'avvio dei primi interventi
Comuni della provincia di Napoli: di messa in sicurezza e di bonifica dei
• Comuni totalmente interessati - terreni inquinati” autorizzò, nel mese
San Vitaliano di settembre, la spesa di 14 milioni di
• Comuni parzialmente interessati - euro, da corrispondersi, per una quo-
Acerra, Pollena Trocchia, Cercola, ta pari a 10 milioni di euro all'Agenzia
Nola, Marigliano. nazionale per l'ambiente e per i servizi
A scopo precauzionale, furono aggiun- tecnici Apat (oggi Ispra) per interventi
ti altri due comuni del casertano: San e attività specialistiche di supporto e,
Nicola la Strada e Capodrise. per una quota pari a 4 milioni di euro,
Le indagini eseguite, secondo il Piano alla Regione Campania anche per il
di interventi per l’emergenza diossine, proseguimento delle indagini ambien-
sulla matrice biologica e sui mangimi tali e sanitarie.
determinarono l’ulteriore sequestro di Arpac fu incaricata di realizzare il “Si-
4 aziende nella provincia di Caserta e stema informativo rischio diossina in
di 2 in quella di Napoli. Campania” (SIRDIC) e, poi, sulla base
Il cambio della razione alimentare nel dei dati ottenuti di proseguire nelle at-
bestiame da allevamento (bovini e bu- tività di controllo ambientale.
falini) comportò, nel giro di circa tre L’organizzazione del Sirdic ha com-
mesi, la drastica caduta delle concen- portato inizialmente una fase di cen-
trazioni di diossina nel latte. simento e georeferenziazione di tutte
In ordine al Piano di interventi per le possibili fonti puntuali di inquina-
l’emergenza diossine, Arpac eseguì mento presenti sul territorio regionale

161
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
(impianti produttivi, zone percorse da all’individuazione delle aree maggior-
incendi boschivi, zone interessate da mente esposte al rischio di contamina-
incendi di rifiuti) al fine di pervenire, zione.
anche tramite l’utilizzo di modellistica,

Le attività di monitoraggio Apat anni 2004-2005


Apat, “oggi Ispra”, su indicazione del duava due principali obiettivi da rag-
Ministero dell’ambiente e della tutela giungere:
del territorio e del mare (MATTM) e • delineare un quadro generale della
con i finanziamenti conseguenti alla contaminazione per PCDD, PCDF e
Legge n. 268/2003, ha eseguito una PCB diffusa di tutta la regione, per
campagna di monitoraggio ambien- quanto attiene le principali matrici
tale su tutto il territorio della regione ambientali (suoli, sedimenti, ac-
Campania tra il 2004 e il 2005. que e aria) non significativamente
L’oggetto principale delle attività svolte condizionate da situazioni locali/
da Ispra e commissionata dal Ministe- puntuali
ro è consistito nel «...potenziamento • identificare per gli stessi contami-
delle indagini, analisi e monitoraggio nanti le concentrazioni di “fondo
del territorio campano in funzione ambientale antropico”.
della emergenza diossina (PCDD/F e Le attività di campionamento realizza-
PCBdl) …» te sono sintetizzate in tabella 7.1.
La campagna di monitoraggio indivi-

Sedimenti di Acque Sedimenti Totale campioni


Fase Suolo Aria
acque interne interne marino-costieri ambientali
I 200 200 202 68 25 695

II 60 0 0 0 0 60

Tabella 7.1 III 9 0 0 0 0 9


Numero di campionamenti realizzati
da Apat (oggi Ispra), anni 2004-2005 TOTALE 269 200 202 68 25 764

Matrice suolo. I campioni sono stati modo ai 7 siti eccedenti il limite nor-
prelevati basandosi sulle tipologie di mativo sopra riportati, si sono aggiunti
suoli classificati dal Corine Land Cover. ulteriori 5 siti in cui la sommatoria di
Per i primi 200 campioni, il confronto PCDD/PCDF + PCBdl superava il valore
con i limiti normativi per i suoli ad uso di riferimento.
residenziale del DM n. 471/1999 ha Di conseguenza, la seconda campagna
evidenziato che 7 campioni presenta- ha riguardato 12 siti, per un totale di
vano concentrazioni superiori ai limiti 60 campioni.
di accettabilità per PCDD+PCDF. La campagna non ha mostrato supera-
Per quanto concerne i PCB, poiché le menti ad eccezione di soli 3 siti risulta-
analisi sono state effettuate in rife- ti fuori norma (finger print da traffico,
rimento ai PCBdl, che rappresentano caldaie, benzina al Pb). I siti erano in
soltanto una quota dei PCB totali, cui via Acton in Napoli, in località Fratte a
si riferisce invece il limite di legge, non Salerno e nel comune di Caivano (NA).
risulta possibile rilevare eventuali su- A causa di modifiche dello stato dei
peramenti. luoghi nei siti di Caivano e Fratte, che
Per la scelta dei siti in cui effettuare una rendevano non significativo il ricon-
seconda fase di monitoraggio fu scelto trollo, fu ulteriormente indagata (III
di confrontare la somma delle concen- fase con 9 campioni) soltanto l’area di
trazioni di PCDD/PCDF + PCBdl con il via Acton, per la quale si è avuta ricon-
limite normativo per i soli PCDD+PCDF ferma del dato.
(secondo il DM n. 471/1999). In questo Matrice sedimenti. I punti di campio-
162
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
namento furono scelti in corrispon- levate nel bacino idrografico dei Regi
denza dei principali bacini fluviali, in Lagni.
termini di estensione e importanza, Matrice aria. Per la matrice aria è stato
presenti sul territorio campano: Vol- preso in esame un gruppo di 25 cam-
turno, Sele, Sinistra Sele, Destra Sele, pioni prelevati - 14 in aree urbane e 11
Regi Lagni e tre bacini minori non ri- in aree rurali - con campionamento di
feribili ad un asta fluviale principale. particolato e fase gassosa. I campioni
Sono stati analizzati 200 campioni. sono stati prelevati a:
Circa il 30% dei campioni presenta- • Avellino - 4 campioni
rono un ampio spettro di variabilità • Benevento - 4 campioni
nelle concentrazioni, anche con valori • Caserta - 5 campioni
elevati proporzionalmente maggiori • Napoli - 4 campioni
di quelli dei suoli, sia per PCDD/F che • Salerno - 8 campioni.
per PCBdl. Il risultato appare logico in Le concentrazioni (particolato + fase
quanto i sedimenti sono degli “accu- gassosa) di PCDD e PCDF espresse
mulatori storici” di qualunque tipo di come TEQ (Tossicità equivalente) nei
inquinamento. campioni di aria sono risultate com-
L’elevata concentrazione è stata attri- prese tra un minimo di 0,042 pg TEQ-
buita al dilavamento dei suoli o a scari- WHO/m3 e un massimo 0,322 pg TEQ-
chi diretti come rilevato essenzialmen- WHO/m3 con un valore mediano di
te nel Bacino dei Regi Lagni. 0,050 e medio di 0,078 pg TEQ-WHO/
I limiti normativi per i sedimenti flu- m3. Le concentrazioni (particolato+
viali non esistono e come confronto fase gassosa) dei PCBdl sono comprese
indicativo furono presi sia gli standard tra 0,005 e 0,050 pg TEQ-WHO/m3, con
dei sedimenti marino costieri del DM un valore mediano di 0,005 pg TEQ-
n. 367/2003 (che per PCDD/F+ PCBdl WHO/m3. Per la matrice aria, va detto
indicavano un limite pari a 1,5 ng/Kg che non esistono limiti di riferimento.
TEQ-WHO) che i valori di concentra- Il raffronto con i dati internazionali evi-
zione limite accettabili nel suolo e sot- denzia valori in linea con quelli ricavati
tosuolo per i siti ad uso verde pubbli- in altri paesi nel range dei valori misu-
co, privato e residenziale, previsti dal rati in ambito urbano.
DM n. 471/1999 (Allegato A, tabella 1 L’analisi spaziale della concentrazione
pari a 10 ng/Kg). Scegliendo il limite di PCDD, PCDF nei suoli della Campa-
del DM n. 471/1999 i superamenti ri- nia ha permesso di individuare 3 aree
guardavano 6 campioni. di distribuzione per tali contaminanti.
Per quanto riguarda i sedimenti marini Le aree a basso o addirittura bassis-
(68 campioni) le concentrazioni misu- simo livello di contaminazione com-
rate risultarono, come era da atten- prendono vaste aree delle province di
dersi, significativamente più modeste Benevento e Avellino, oltre che porzio-
rispetto ai sedimenti lacustri e fluviali. ni delle province di Salerno e Caserta.
Matrice acqua superficiale. Furono Le aree a contaminazione più elevata
analizzati 202 campioni. comprendono la maggior parte della
I valori di diossine e furani risultarono provincia di Napoli, vaste aree della
sostanzialmente bassi con pochi punti provincia di Caserta e lembi delle pro-
al di sopra dei valori minimi di rileva- vince di Benevento, Avellino e la parte
bilità. Le concentrazioni dei PCBdl pre- Nord-Ovest della provincia di Salerno.
sentarono, invece, un’ampia variabili- Picchi di concentrazione sono stati evi-
tà di distribuzione con valore mediano denziati in prossimità di aree notoria-
di 1,60 ng/l rispetto a uno standard di mente contaminate, quali quattro siti
qualità per i PCB totali previsto dall’al- di interesse nazionale, e in quelle ad
lora vigente DM n. 367/2003 (pari a alto tasso di urbanizzazione (Napoli,
0,06 ng/l). Salerno, Caserta).
Sia per diossine e furani che per PCBdl Le aree urbane, a causa del traffico
le concentrazioni maggiori furono ri- veicolare, della presenza di impianti di
163
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
combustione industriale e di altre fon- alte di quelle riscontrate nelle aree bo-
ti puntuali, hanno mostrato, come era schive e in quelle libere.
da attendersi, concentrazioni di inqui- La contaminazione diffusa presenta,
nanti superiori rispetto ad altre zone. quindi, intervalli di variabilità e valori
I suoli agricoli - eccezion fatta per le dipendenti dalle categorie di uso del
zone a minor densità di popolazione suolo e dalla localizzazione geografi-
- hanno mostrato concentrazioni più ca.

Figura 7.2
Mappa delle concentrazioni di
diossine e furani nei suoli
(ngTEQ-WHO98/kg, n.d.= DL) A1: contaminazione medio alta (>1,4) - B1: contaminazione medio bassa (<1,4 e >1,0)
(Fonte: Apat-Ispra) C1: contaminazione bassa (<1,0)

Per quanto riguarda i PCBdl, nei suoli relativo al resto della regione, presen-
della Campania sono stati individuati ta livelli di bassa concentrazione, mi-
due soli areali, mostrati nella figura nore di 0,75 ng/Kg.
seguente. Il primo a concentrazione Le aree risultano in buona parte so-
medio-alta, ovvero maggiore di 0,75 vrapponibili a quelle in cui è stata tro-
ng/Kg (Napoli, Salerno e un lembo di vata una concentrazione più alta di
Caserta e Avellino), mentre il secondo, diossine.

Figura 7.3
Mappa delle concentrazioni dei PCBdl
nei suoli (ngTEQ-WHO98/Kg, n.d.=DL)
(Fonte: Apat-Ispra) A2: contaminazione medio alta (>0,75); B2: contaminazione bassa (<0,75)

In linea generale il Rapporto finale e, quindi, non interessato significati-


Apat, finalizzato alla determinazio- vamente alle situazioni di “hot spot”,
ne del fondo ambientale regionale, concludeva: «…lo scenario più credibi-
164
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
le, per spiegare la contaminazione dif- levante. D’altro canto, la presenza ubi-
fusa, individua la deposizione (e quin- quitaria di congeneri “pesanti” indica
di la presenza di sorgenti puntuali di che una proporzione non trascurabile
emissione a concentrazione maggiore delle concentrazioni attuali può essere
del valore medio di concentrazione dif- dovuta alla contaminazione accumula-
fusa nelle diverse aree) come fattore ta nel corso degli anni: un tale scena-
prevalente, con il concorso di scarichi rio è comune ad altri paesi europei che
diretti al suolo sotto varie forme (quali hanno subito uno sviluppo industriale
l’abbandono di rifiuti, lo spandimento diffuso. Le concentrazioni misurate nei
di fanghi contaminati, tra le altre). La suoli della regione si allineano a quelle
combustione di rifiuti e, più in gene- europee; mentre più elevate appaiono
rale, tutte le combustioni incontrollate le concentrazioni in atmosfera che si
che avvengono sul territorio sicura- avvicinano maggiormente a valori ca-
mente determinano un contributo ri- ratteristici di aree urbane…»

Le attività di monitoraggio ARPAC anni 2005-2006


Successivamente al censimento Sirdic lori delle concentrazioni sono risultati
e all’individuazione delle aree mag- costantemente al di sotto dei limiti dei
giormente esposte al rischio di conta- suoli residenziali del DM n. 471/19996. (6) invariati nella nuova normativa
D.Lgs. n. 152/2006 - tabella 1 - colon-
minazione, con i finanziamenti della Considerando i valori di concentrazio- na A dell’Allegato V alla parte IV
Legge n. 268/2003, Arpac ha condotto ne dei PCB totali, sempre in relazione
una terza campagna di monitoraggio alla attuale normativa, tutti i campioni
finalizzata alla valutazione dei livelli di analizzati hanno concentrazioni di PCB
PCDD/F, PCBdl e PCBtot nel suolo, nelle totali al di sotto del limite soglia.
deposizioni atmosferiche e nell’aria in Per la matrice aria, va ribadito che
corrispondenza delle zone “a rischio non esistono limiti di riferimento, ma
di contaminazione da diossine” indivi- soltanto livelli raccomandati dalla UE
duate nel corso della precedente cam- e dal WHO (2001) pari a 7 pg I-TEQ/
pagna. giorno/m2 e livelli lievemente maggio-
La campagna di indagine si è svolta su ri, come ad esempio quello di 27 pg I-
tutto il territorio della regione Campa- TEQ/giorno/m2 dell’Istituto superiore
nia con un totale di 120 campionamen- di sanità del 2006.
ti per la matrice suolo, 40 campiona- È possibile, quindi, confrontare i risul-
menti per le deposizioni atmosferiche tati ottenuti soltanto con valori desun-
(a mezzo di campionatori passivi: de- ti da studi di settore.
posimetri) e 56 campionamenti per Nella tabella 7.2, si riportano i valori
l’aria (a mezzo di campionatori attivi: di riferimento della recente letteratura
sistemi aspiranti ad alto volume). internazionale, per quanto riguarda i
Per i suoli, i risultati della campagna valori di concentrazione di diossina,
hanno mostrato, nelle aree indagate, rilevati in siti urbani e in ambienti in-
una distribuzione delle concentrazioni dustriali.
di PCDD/F abbastanza omogenea. I va-

Concentrazione TCDD/PCDF Concentrazione TCDD/PCDF Tabella 7.2


pgTEQ/Nm3 pgTEQ/Nm3 Diossine: valori di riferimento in
in ambiente urbano in ambiente industriale ambienti urbani e industriali
(Fonte: Abad et al.: Ten years measu-
Min Max Media Min Max Media
ring PCDDs/PCDFs in ambient air in
0,010 0,357 0,072 0,005 1,196 0,140 Catalonia (Spain). Chemosphere, 67,
9, Aprile 2007: 1709-1714)

I risultati del monitoraggio aria hanno range dei valori misurati in ambito ur-
mostrato che i valori regionali, anche bano a livello europeo.
in aree non urbane, si collocano nel Nel corso del 2008, si è avuta una in-

165
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tensificazione delle attività di moni- mezzogiorno (Izsm) per il moni-
toraggio in Campania, sia ambientale toraggio delle matrici biologiche
che sulle matrici biologiche, per la ve- - approvato con delibera di Giunta
rifica della contaminazione da diossi- Regionale n. 2235 del 21 dicembre
ne, dovuta all’attuazione di tre diversi 2007
Piani di controllo per i quali Arpac ri- • Piano di controllo per la definizio-
sulta impegnata attraverso un insieme ne dei livelli di contaminazione da
complesso di attività. diossine nella filiera bufalina su
I tre piani sono distinti sia per quan- indicazioni tecniche della Unione
to riguarda il soggetto promotore, che europea
per la fonte di finanziamento connes- • Piano di monitoraggio per il rile-
so: vamento della diossina in regione
• Piano di sorveglianza sulla conta- Campania a cura di Ispra, con il
minazione di diossine in regione supporto tecnico-analitico del Si-
Campania - in assieme all’Istituto stema delle Arpa/Appa ex Legge
zooprofilattico sperimentale del n. 268/2003.

Piano di sorveglianza sulla contaminazione di diossine in


regione Campania
La Regione, nel dicembre 2007, ha lità 2008-2010 ed ha avuto inizio nel
adottato un Piano di sorveglianza per marzo 2008.
assicurare il monitoraggio dell’intero
territorio regionale, considerato che Per quanto riguarda i controlli ambien-
le campagne di monitoraggio am- tali il Piano in corso prevede:
bientale hanno finora evidenziato una • Campagne standard di monitorag-
contaminazione diffusa da diossine, gio per PCDD/F e PCBdl eseguite
la cui entità non si discosta da quella sulla base della carta di uso di de-
che caratterizza il territorio nazionale stinazione dei suoli prevedendo,
e il contesto territoriale europeo ed per i campionamenti del primo
è tale da escludere una condizione di anno, una griglia a maglia quadrata
emergenza ambientale se non in aree di 5 chilometri di lato nei territori
puntuali (hot spot). a maggior grado di contaminazio-
Al contrario, l’esito delle indagini sulle ne (identificati dallo studio Apat
matrici biologiche (latte e derivati) at- 2004-2005) e un minor numero di
tuate dai Servizi sanitari ha continuato prelievi nelle zone a contamina-
a mostrare un fenomeno di contami- zione medio bassa e bassa
nazione da diossine nei prodotti del- • Campagne straordinarie di moni-
le aziende zootecniche, in particolare toraggio nelle aree su cui sono sta-
nelle aree della provincia di Caserta te riscontrate eventuali positività
comprese tra la riva sinistra del Voltur- nelle matrici biologiche usate per
no e la riva destra dei Regi Lagni, come gli animali da allevamento (ricon-
evidenziato nella cartografia riportata trolli da incrocio dati Arpac/Izsm)
in figura 7.4. in risposta al sistema reciproco di
Scopo del Piano di monitoraggio re- allerta sanitario/ambientale. In
gionale è quello di verificare o meno particolare, è data priorità ai cam-
la correlazione tra i due tipi di risultati, pionamenti nei siti dai quali pro-
per la conseguente adozione di idonei vengono foraggi o insilati di pro-
provvedimenti a tutela della salute del duzione regionale, utilizzati negli
consumatore, nonché per l’identifica- allevamenti presso i quali vengo-
zione delle fonti di inquinamento. no segnalate positività. In maniera
Il Piano operativo, redatto da Arpac e analoga eventuali riscontri positivi
Izsm per le rispettive attività di com- su matrice ambientale da parte di
petenza, è suddiviso nelle tre annua- Arpac attivano controlli sugli alle-
166
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Figura 7.4
Localizzazione aziende zootecniche
indagate dal Piano Ue

vamenti di zona da parte di Izsm - incendi di materiali tossici.


• Campagne straordinarie in pre- La numerosità dei campioni per il pri-
senza di eventi quali: mo anno di attività (2008) è esposta in
- incendi boschivi tabella 7.3.
- incendi di rifiuti

Zona A* Zona B** Zona C*** Ricontrolli


Siti da Totali
Contaminazione Contaminazione Contaminazione da incrocio
incendi anno
medio-alta medio-bassa bassa dati Arpac/Izsm
Campioni suolo
I anno 155 115 10 50 10 340
Campioni acqua
15 10 5 10 -
I anno 40

TOTALE 170 125 15 60 10 380

Legenda:
Le zone A-B-C sono quelle dello studio Apat a seguito della campagna del 2004-2005 che, per una maggiore ade-
renza alla situazione di uso dei suoli, sono state ridefinite con informazioni legate al territorio come di seguito
specificato:
* Zona A: Zona A1-Apat rimodulata con informazioni relative agli allevamenti zootecnici, all’abbandono incontrol-
lato di rifiuti e all’utilizzazione agricola del territorio, comprendendo aree di pianura e colture foraggere (carta
dell’Utilizzazione agricola dei auoli della Campania - CUAS, 2004) ed escludendo le zone boschive e montane (Co-
rine Land Cover 2000). Tabella 7.3
** Zona B: Zona B1-Apat rimodulata con zone urbanizzate, escludendo zone boschive e montane (ex classe A1
Piano sorveglianza diossine:
APAT).
numero campioni analizzati,
*** Zona C: Zona C1-Apat rimodulata con zone collinari e montane (quota>600 m) e zone ad uso forestale.
anno 2008

167
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Per la gestione condivisa dei dati e zogiorno, dove è attivo il Sistema infor-
delle informazioni del Piano di sorve- matico ORSA (Osservatorio regionale
glianza, si è previsto l’utilizzo del Sirdic sicurezza alimentare), che gestisce la
come nodo centrale che dovrà predi- banca dati regionale sulla intera pro-
sporre gli opportuni collegamenti in blematica salute/ambiente. I risultati
rete locale verso tutti gli Assessorati dei controlli ambientali finora disponi-
regionali interessati e verso l’Istituto bili sono riepilogati in tabella 7.4.
zooprofilattico sperimentale del mez-

Struttura Numero Numero


Risultati per
territoriale campioni risultati
diossine + furani + PCB dl
Arpac prelevati pervenuti
Dipartimento
15 15 Nessun superamento dei limiti normativi
Avellino
Dipartimento
25 25 Nessun superamento dei limiti normativi
Benevento
Dipartimento
89 52 Un superamento del limite normativo, in attesa di riconferma
Caserta
Dipartimento Un superamento del limite normativo, confermato dal
51 43
Napoli ricontrollo
Tabella 7.4 Dipartimento
23 16 Nessun superamento dei limiti normativi
Piano sorveglianza diossine: Salerno
sintesi attività di campionamento
Arpac su matrici suolo e acqua Due superamenti del limite normativo, in un caso il
TOTALE 203 151
(aggiornamento: marzo 2009) superamento è stato confermato dal ricontrollo

Per le attività di monitoraggio “stra- Vesuviano in presenza di evidenti re-


ordinarie” previste dal Piano di sor- sidui di plastica incendiata, è stato os-
veglianza, sono stati eseguiti sei cam- servato, come era da attendersi, il su-
pionamenti di suolo - 5 sul territorio di peramento del limite normativo. Per
Marcianise (CE) e uno sul territorio di tale sito è stato eseguito il ricontrollo
Avella (AV) - su segnalazione dell’Isti- che ha confermato il superamento del
tuto zooprofilattico sperimentale del valore soglia per diossine e PCB totali.
mezzogiorno, in aree utilizzate a colti- Un secondo superamento del limite
vazione foraggi o aree pascolo in rela- normativo è stato osservato nell’area
zione al riscontro di positività alla dios- del comune di Capua e per esso è in
sina nelle matrici biologiche usate per corso il ricontrollo.
gli animali da allevamento in risposta La distribuzione delle concentrazioni
al sistema reciproco di allerta sanita- di PCDD/F sui suoli della regione se-
rio/ambientale previsto dal piano. condo il Piano di sorveglianza ex DGR
Quasi tutti i campioni di suolo analiz- n. 2235/2007, è riportata nella carto-
zati fino ad oggi (sia per la campagna grafia in figura 7.5.
standard, che per i campionamenti Per quanto riguarda i campioni di ac-
eseguiti su segnalazione) presentano qua, le concentrazioni misurate sono
per la sommatoria di PCDD+PCDF un la somma delle concentrazioni dei
valore di concentrazione inferiore al li- singoli congeneri rilevati per singola
mite accettabile per i siti ad uso verde, analisi e del LOD/2 (Limit of Detection)
(7) D.Lgs. n.152/2006 Allegato V alla pubblico, privato e residenziale7. nel caso in cui tale concentrazione sia
parte IV, tabella 1 colonna A Per quanto riguarda le concentrazioni risultata inferiore al limite di rilevabili-
di PCBdl, dato che non esiste un valo- tà del metodo.
re legislativo di riferimento, i risultati, Nei campioni analizzati fino ad oggi le
espressi in TEQ, vengono sommati a concentrazioni di PCDD/F e PCBdl sono
quelli di diossine e furani. risultate quasi tutte inferiori al limite
Per un unico campione, prelevato di rilevabilità del metodo.
nell’area del comune di San Gennaro Dalla normativa non vengono fissati

168
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Figura 7.5
Piano sorveglianza diossine:
concentrazione diossine/furani
nel suolo (aggiornamento: febbraio
2009)

per le diossine obiettivi di qualità nelle I risultati fino ad oggi pervenuti mo-
acque superficiali. Invece, sono state strano che in nessuno dei campioni di
fissate le concentrazioni soglia di con- acque superficiali analizzati sono stati
taminazione per PCDD + PCDF nel caso osservati superamenti rispetto al limi-
delle acque sotterranee. te previsto per le acque sotterranee.

Piano di controllo per la definizione dei livelli di contaminazio-


ne da diossine nella filiera bufalina, su indicazioni tecniche del-
la Unione europea
Questo secondo Piano di controllo, descritto.
coordinato dall’Assessorato regiona- Il Piano si è reso necessario poiché,
le alla sanità, trae origine dalla Legge dai controlli eseguiti sulla mozzarella
regionale n. 3/2005 che, all’articolo di bufala dall’Izsm nel marzo 2008, è
3, prevede controlli di natura chimi- emerso un inquinamento da diossine
ca, fisica e microbiologica sui prodotti che ha interessato circa il 20% dei pro-
alimentari provenienti dal latte di bu- dotti analizzati; l’Unione europea e il
fala ed è complementare al Piano di Ministero della salute hanno, in con-
sorveglianza sulla contaminazione di seguenza, richiesto nell’aprile 2008
diossine in Campania in precedenza alla Regione Campania l’attuazione di
169
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un Piano di controllo sulla intera filiera sono stati valutati diversi modelli di
produttiva bufalina, per evitare prov- campionamento per eseguire i con-
vedimenti restrittivi in ambito comuni- trolli ambientali nei buffer di volta in
tario delle produzioni del settore. volta individuati. Si è concordato su
Per questo Piano è stata richiesto ad un modello che prevede di tracciare,
Arpac, nel giugno 2008, di dare massi- attorno ad ogni allevamento ricadente
ma priorità ai prelievi e alle analisi, an- nel buffer e che presenta livelli di con-
che in riduzione delle attività del Piano centrazione di latte bufalino superiore
di sorveglianza approvato con la DGR ai valori di legge, un sub-buffer di rag-
n. 2235/2007, considerate le pressanti gio 0,3 chilometri corrispondente a un
richieste di risultati analitici ambienta- area di circa 28 ettari, all’interno della
li da parte del Ministero della salute e quale prelevare due campioni.
della Unione europea. Dai risultati dei controlli sulle matrici
Il Piano di controllo sulla filiera bufa- biologiche, pervenuti dal Settore ve-
lina riguarda controlli analitici sulle terinario e dall’Izsm, è risultato ne-
matrici biologiche di origine bufalina cessario eseguire controlli su circa 45
e controlli ambientali affidati, ancora buffer di tre chilometri di raggio, le cui
una volta, rispettivamente all’Izsm e superfici in parte si sovrappongono
ad Arpac. ma che, comunque, determinano una
Secondo le indicazioni tecniche della zona - compresa tra la riva sinistra del
Ue, il Piano prevedeva la esecuzioni di Volturno e la riva destra dei Regi lagni -
“controlli ambientali” all’interno di un ampia circa 500 chilometri quadrati.
buffer (cerchio) di tre chilometri di rag- Complessivamente sono stati dispo-
gio, con area pari a circa 2.800 ettari, sti controlli su 98 aziende, pari a 196
incentrato sugli allevamenti nei quali campionamenti di suolo con analisi di
i controlli sul latte bufalino avevano PCDD/F e PCBdl. I prelievi dei campioni,
evidenziato concentrazioni di PCDD/F eseguiti in provincia di Caserta, sono
e PCBdl superiori ai limiti di legge (Re- effettuati dai Servizi territoriali Arpac
golamento CE n. 1881/2006). di Caserta, Napoli e Salerno. I risultati
In una serie di incontri avuti con i re- dei controlli finora disponibili sono rie-
sponsabili del Settore veterinario, pilogati in tabella 7.5

Campioni di suolo

Struttura Numero Numero Numero


Territoriale aziende da aziende campioni Risultati per diossine + furani e PCB dl
ARPAC campionare campionate prelevati

Dipartimento Nessun superamento dei limiti normativi (D.Lgs.


41 34 68
Caserta n. 152/2006)
Dipartimento Nessun superamento dei limiti normativi (D.Lgs.
29 28 56
Napoli n. 152/2006)
Due superamenti del limite normativo per
Dipartimento PCDD/F (D.Lgs. n. 152/2006).
28 27 56
Salerno I due superamenti non sono stati riconfermati
dal campionamento di ricontrollo
Due superamenti del limite normativo per
PCDD/F (D.Lgs. n. 152/2006).
Totale 98 89 180
I due superamenti non sono stati riconfermati
Tabella 7.5 dal campionamento di ricontrollo
Piano di controllo UE sulla filiera
bufalina: sintesi attività di Campioni di acqua
campionamento Arpac su matrici
Dipartimento
suolo e acqua (aggiornamento: marzo 8 7 7 Nessun superamento dei limiti normativi
Caserta
2009)

Alla data di oggi risultano campionate su 98. Di queste aziende, 16 rientrano


89 aziende zootecniche (con un tota- nella lista delle 20 aziende, segnalate
le di 180 prelievi di suolo effettuati) da Izsm nel dicembre 2008 che, dopo
170
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
tre controlli successivi, continuano a servato il superamento del limite nor-
presentare livelli di diossina nel latte mativo è stato prelevato presso una
non conformi ai limiti normativi di ri- azienda sita in Santa Maria la Fossa.
ferimento e per le quali l’Assessorato Anche in questo caso il ricontrollo non
alla sanità ha chiesto priorità di con- ha evidenziato per diossine e furani
trolli. superamenti dei limiti normativi.
Le analisi eseguite sui campioni di suo- In figura 7.6 è riportata la cartografia
lo hanno evidenziato in due casi un relativa alla distribuzione dei PCDD/F
lieve superamento del limite normati- rilevati in base alle indagini effettua-
vo di riferimento per la sommatoria di te sui suoli delle aziende zootecniche
PCDD + PCDF (D.Lgs. n.152/06 allegato segnalate per la produzione di latte
V alla parte IV, tabella 1 colonna A). bufalino e/o ovicaprino positivo alla
Il primo campione corrisponde al buf- presenza di diossina, in attuazione del
fer di 0,3 chilometri analizzato per Piano di controllo finanziato dall’Unio-
un’azienda sita in Marcianise. Il cam- ne europea.
pionamento di ricontrollo ha però Nella cartografia, secondo il principio
evidenziato valori di concentrazione di prevenzione, sono stati riportati,
per diossine e furani inferiori ai limiti per ciascun sito i valori di concentra-
normativi. zione più elevati tra quelli ritrovati nei
Il secondo campione in cui è stato os- due campioni di suolo prelevati.

Figura 7.6
Piano di controllo UE sulla filiera
bufalina: concentrazione
diossine/furani nel suolo
(aggiornamento: febbraio 2009)

171
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Piano di monitoraggio per il rilevamento della “diossina” in re-
gione Campania a cura di Ispra, con il supporto tecnico-anali-
tico del Sistema delle Arpa/Appa, ex Legge n. 268/2003
L’Istituto superiore per la protezione e Le zone indagate dal Piano di moni-
la ricerca ambientale (Ispra, ex Apat), in toraggio Ispra comprendono siti con
accordo con il Ministero dell’ambiente apparecchiature elettriche in disuso,
- e usufruendo dei finanziamenti anco- zone di spandimento di fanghi prove-
ra disponibili della Legge n. 268/2003 nienti da depuratori non certificati,
- a partire dalla metà di giugno 2008, fanghi provenienti da attività indu-
ha attivato una nuova campagna di striali, ceneri provenienti da incendi
monitoraggio per il rilevamento della incontrollati di rifiuti solidi urbani,
diossina in regione Campania racco- discariche con legni pretrattati con
gliendo - da giugno a dicembre - cir- pentaclorofenolo e utilizzati per la co-
ca 400 campioni di suolo e oltre 200 struzione di staccionate, abbeveratoi,
campioni di acqua, alimenti di origine rifiuti derivanti da pratiche agricole
vegetale e animale, specie animali ac- con presenza di composti clorurati,
quatiche da analizzare con il supporto zone con presenza e combustione di
del Sistema delle Arpa/Appa. rifiuti comprendenti pellicole per insi-
Il report con i risultati dei controlli ef- lati e serre, fascette e reti avvolgenti,
fettuati sarà pubblicato entro il 2009. tubazioni di PVC, cartoni, residui di fi-
Lo scopo di questo piano è totalmente tofarmaci e disinfettanti clorurati, oli
diverso dal precedente Piano di moni- lubrificanti e idraulici, batterie, parti di
toraggio Apat 2004-2005, che era volto macchinari, fluidi dielettrici.
a determinare il fondo naturale-antro- Sono, inoltre, previste, con il concorso
pico della regione Campania. Il Piano dell’Istituto superiore di sanità, inda-
attuale monitora, invece, il territorio gini del profilo analitico (finger print)
regionale proprio in corrispondenza di di contaminazione nelle varie matrici -
quelle zone, ubicate in massima par- suolo e/o foraggi, specie animali scelte
te tra le province di Napoli e Caserta, quali bioindicatori, prodotti alimentari
dove la presenza di potenziali fonti locali - per verificare l’origine dei pro-
inquinanti (residui di incendi, sversa- fili di contaminazione maggiormente
menti abusivi di fanghi di depurazione, ricorrenti.
cattive pratiche agricole) lascia ipotiz- Per le attività di Piano, Ispra ha richie-
zare una maggiore concentrazione di sto il supporto del Sistema delle Arpa
diossine. regionali per la esecuzione delle de-
Per la scelta dei punti di campionamen- terminazioni analitiche, anche allo
to, e allo scopo di evitare ridondanze e scopo di testare le capacità, attraverso
spreco di risorse, Arpac ha consegnato circuiti di intercalibrazione, dell’insie-
a Ispra il Piano di sorveglianza ex DGR me dei laboratori Ispra/Arpa/Appa che
n. 2235/2007, nella versione operativa effettuano determinazioni di diossine.
del marzo 2008 approvata dalla Regio- Arpac ha partecipato al Piano di moni-
ne Campania. Il Piano Arpac è stato toraggio Ispra fornendo supporto tec-
recepito da Ispra, che ha individuato i nico per le attività di prelievo campio-
punti di campionamento tenendo con- ni, nonché con la partecipazione del
to delle attività gia realizzate sul terri- proprio Laboratorio diossine al circuito
torio regionale. di intercalibrazione Ispra/Arpa/Appa.

172
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

I risultati delle attività di


monitoraggio
Vengono di seguito sintetizzati, nella tipo tradizionale.
tabella riassuntiva 7.6, i risultati delle Le indagini ambientali delle altre cam-
attività di monitoraggio per l’analisi di pagne realizzate sono state distribuite
diossine-furani , PCBtot e PCBdl realiz- sull’intero territorio regionale con una
zate, a vario titolo, sul territorio della maggiore concentrazione di prelievi
regione Campania sulle matrici am- nei territori delle province di Napoli e
bientali dal 2002 al marzo 2009. Caserta nei quali, a partire dal 2002,
Dalla tabella sono stati volutamente furono rilevati i primi superamenti di
esclusi i 340 campioni relativi al terri- diossina nella matrice biologica.
torio del comune di Acerra, in quanto Per le attività di monitoraggio Arpac
la numerosità dei prelievi nel territorio legate al Piano Ue sulla filiera bufali-
comunale è di gran lunga superiore ri- na, il monitoraggio è stato concentrato
spetto a quello degli altri comuni della nelle zone della provincia di Caserta in
regione e il raffronto non avrebbe va- cui, in seguito ai controlli alimentari
lore predittivo. eseguiti sulla mozzarella di bufala, era
Risultano, dal 2002 ad oggi, eseguiti in emerso un superamento da diossine
varie campagne affidate a enti diversi, che interessava circa il 20% del pro-
escludendo Acerra, circa 2.250 con- dotto.
trolli di diossine sull’intero territorio La situazione di settore, con il cambio
regionale. della razione alimentare e l’intensifi-
Nessuna altra regione italiana è stata carsi del sistema dei controlli veterina-
monitorata negli ultimi anni, per l’in- ri sui mangimi, appare oggi considere-
tero territorio, con una maggior fre- volmente migliorata e circoscritta a un
quenza e con un così alto numero di ridotto numero, non superiore a venti,
controlli. di aziende zootecniche.
Soltanto nel 2008, le attività di moni- Dalla tabella 7.6 si rileva che il nume-
toraggio ambientale Arpac, per il Piano ro più elevato di controlli ambientali
di monitoraggio ex DGR n. 2235/2007 (1.480) è stato realizzato sulla matrice
e per il Piano Ue sulla filiera bufali- suolo, mentre 233 controlli hanno ri-
na, hanno interessato il territorio di guardato le acque superficiali interne,
90 comuni della Campania, situati in 248 i sedimenti di acque interne e 68
massima parte nelle zone con fondo i sedimenti delle acque marino costie-
ambientale più significativo. re.
Per chiarezza espositiva occorre ricor- Per la valutazione dei risultati nei suoli
dare, ancora una volta, che il monito- sono state utilizzate le concentrazio-
raggio Apat 2004-2005 aveva lo scopo ni soglia di contaminazione previste
non tanto di verificare la presenza di per i siti a verde pubblico dal D.Lgs.
diossine oltre i limiti di concentrazione n.152/2006, tabella 1 Allegato V alla
ammessi, quanto quello di determi- parte IV. Lo stesso valore è stato utiliz-
nare le concentrazioni di fondo am- zato, in mancanza di limite di norma,
bientale antropico delle diossine nelle per quanto riguarda i sedimenti di ac-
diverse matrici ambientali e, quindi, que interne.
è stato svolto con modalità specifi- Per quanto riguarda i controlli di cam-
che escludendo le zone in prossimità pioni di aria (146) ed erba (78), non
di fonti potenziali di inquinamento. esistendo dei limiti normativi di con-
I risultati di quella campagna vanno fronto, sono stati effettuati dei raffron-
considerati, quindi, come “particolari” ti con valori riportati in studi condotti a
rispetto a una campagna di indagine di livello nazionale e internazionale.

173
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Arpac Arpac Numero
Apat Ispra Arpac
Arpac Arpac Piano di Piano UE superamenti
Matrice 2004- (ex Apat) 2005- Totale
2002 2003 Sorveglianza marzo (escluso
2005 2008 2006
marzo 2009 2009 Ispra 2008)

Suolo 20 151 269 546 120 194 180 1.480 5 + 3***

Acque
14 0 202 0 0 9 8 233 n.d.*
superficiali
Aria
0 0 25 0 40 0 0 65 -
(deposizioni)
Aria
0 0 25 0 56 0 0 81 -
(campionatori attivi)
Sedimenti
0 0 200 48 0 0 0 248 6**
acque interne
Sedimenti
0 0 68 0 0 0 0 68 -
marino/costieri

Erba 19 59 0 0 0 0 0 78 -

Tabella 7.6 TOTALE 53 210 789 594 216 203 188 2.253 11 + 3***
Numero di controlli eseguiti nel corso
delle campagne di monitoraggio * Per la matrice acqua, si riconferma che non esistono limiti per le acque superficiali e gli unici limiti di riferimento
ambientale Arpac-Ispra (ex-Apat) sono quelli previsti come concentrazione soglia di contaminazione per le acque sotterranee dal D.Lgs. n.152/2006
in Campania dal 2002 al marzo Allegato V alla parte IV tabella 4 che fissa il valore soglia a 4 pg/l .
2009 in relazione al rischio diossine ** Per quanto riguarda i superamenti nei campioni di sedimenti il confronto indicativo è stato fatto, come sopra
(con esclusione dei dati relativi alle esposto, con i limiti riferiti ai suoli ad uso residenziale previsti dal D.Lgs. n.152/2006.
indagini su Acerra) *** Due risultati (Piano UE) non confermati al ricontrollo e un risultato (Piano di Sorveglianza) in attesa di verifica.

I risultati esposti confermano, attra- DGR n. 2235/2007 e il Piano di control-


verso l’analisi di oltre 2.250 campioni, lo di filiera richiesto dall’Unione euro-
la presenza di una contaminazione da pea, hanno riguardato oltre 370 cam-
diossine di tipo puntuale (hot spot), pioni di suolo e hanno confermato,
con pochi casi in cui è stato osservato con i 4 superamenti osservati, di cui
il superamento del limite normativo di solo uno accertato da campionamenti
riferimento per i suoli ad uso residen- di ricontrollo, la presenza di una conta-
ziale. minazione di tipo puntuale.
I campioni dove si sono registrati le Un’analisi dei valori rilevati per i suo-
concentrazioni maggiori sono stati in li mostra che, escludendo i valori di
massima parte prelevati nei Regi lagni, diossina e furani che superano il limite
dove per 16 campioni si è superato normativo di riferimento, la concen-
il limite per le acque sotterranee. Si trazione media nei campioni esamina-
comprende il valore del tutto relativo ti per il Piano di sorveglianza ex DGR n.
del dato, riportato solo per completez- 2235/2007 è pari a 1,87 TEQ ng/Kg ss,
za dell’esposizione. paragonabile ai livelli di fondo riportati
(8) Environmental protection agency, A riprova, si evidenzia che, nei cam- dall’Epa8 per i suoli rurali.
è il principale ente di protezione
ambientale degli Stati Uniti
pioni analizzati dai Piani di monito- La media delle concentrazioni di dios-
raggio Arpac 2008, le concentrazioni sine e furani rilevate nei suoli esa-
di PCDD+PCDF e PCBdl nei campioni minati per il Piano UE, sempre con
di acqua sono risultate quasi sempre l’esclusione dei valori superiori ai limiti
inferiori al limite di rilevabilità del me- normativi di riferimento, corrisponde
todo analitico. a 1,48 TEQ ng/Kg ss, comparabile con
Le analisi eseguite da Arpac, attraver- gli stessi valori di fondo.
so il Piano di sorveglianza regionale ex

174
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Piano PCDD/DF PCBdl PCDD/DF PCBdl
Piano UE
regionale di WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ
filiera bufalina
sorveglianza ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss

Min 0,80 0,12 Min 0,89 0,09

Max 8,40 2,92 Max 8,71 1,97 Tabella 7.7


Valori di diossina e furani rilevati nei
Media 1,87 0,36 Media 1,48 0,26 campioni di suolo analizzati da Arpac
nel 2008 fino a marzo 2009 (esclusi i
Dev St 1,21 0,46 Dev St 1,59 0,25
superamenti dei limiti normativi)

Matrice ambientale PCDD/PCDF (TEQ-WHO98)


9,3 ± 10,2
Suolo urbano (ng/Kg)
range = 2-21
2,7
Suolo rurale (ng/Kg)
range = 0,1-6
5,3 ± 5,8
Sedimenti (ng/Kg)
range = < 1 - 20
0,12 ± 0,094
Aria urbana (pg*/m3)
range = 0,03 - 0,2
Tabella 7.8
0,013
Aria rurale (pg*/m3) Livelli di fondo secondo EPA di
range = 0,004 - 0,02 PCDD/F nelle matrici ambientali
(Fonte: rapporto diossine furani
Acqua (pg/l) 0,00056 ± 0,00079
e PCB, Apat 2006)

Una analisi più completa dei livelli am- in corso con gli esiti dei controlli con-
bientali nei suoli potrà essere eseguita dotti da Ispra nel 2008, consentirà di
quando saranno noti i risultati relativi migliorare il quadro conoscitivo sullo
ai campioni del Piano Ispra/Arpa/Appa, stato di contaminazione delle matrici
avviato nel giugno 2008 che indaga su ambientali della Campania per quanto
zone, ubicate in massima parte tra le riguarda la presenza di diossine, veri-
province di Napoli e Caserta, dove la ficando l’ipotesi in ordine all’esistenza
presenza di potenziali fonti inquinanti di livelli di fondo paragonabili a quelli
(residui di incendi, sversamenti abusi- presenti in regioni con uguali pressioni
vi di fanghi, cattive pratiche agricole) antropiche e industriali, salvo la pre-
lascia ipotizzare una maggiore concen- senza di contaminazioni di tipo “hot
trazione di diossine. spot” specifiche della regione.
Il confronto dei risultati dei Piani Arpac

SCHEDA TEMATICA
MONITORAGGIO DELLE DIOSSINE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI ACERRA

Il territorio del comune di Acerra è stato particolarmente monitorato per la ricerca di diversi
microinquinanti, diossine comprese, in vista della realizzazione dell’impianto di termovaloriz-
zazione in relazione a quanto prescritto dalla Commissione nazionale VIA nei pareri emessi nel
1999 e nel 2005.
Nel 2002 e 2003 la Società Sogin eseguì una campagna di misure idrogeologiche e idrochi-
miche su tutto il territorio comunale. Per quanto riguarda le diossine nei suoli, furono indivi-
duate complessivamente 110 stazioni, per un totale di 148 campioni prelevati.
I risultati della campagna evidenziarono, per le diossine, concentrazioni comprese tra 0,72
e 32 pg I-TEQ/g con un valore corrispondente al 90° percentile pari a 5,81 pg I-TEQ/g.
I valori di PCBdl risultarono compresi tra 0,079 e 5,03 pg I-TEQ/g, con un valore corrispon-
dente al 90° percentile pari a 0,85 pg I-TEQ/g.
In sette punti, sul totale delle 110 stazioni esaminate, furono riscontrati valori di concentra-
zione per le diossine superiori al limite normativo, per i suoli a verde pubblico, di 10 pg I-TEQ/g

175
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

( D.Lgs. n. 152/2006 tabella 1 - colonna A dell’Allegato V alla parte IV).


Tre di questi punti ricadevano in una zona di circa 5.000 metri quadri, nell’area di Contra-
da Calabricito - che include una delle zone segnalate come “zone ad attività forzante” cioè a
rischio potenziale - mentre altri due punti erano compresi in zona Masseria Vellicchio dove,
al momento del campionamento, si era riscontrata la presenza di cumuli di rifiuti bruciati.
Il comune di Acerra, incluso tra le zone parzialmente interessate dal rischio diossine dalla
Regione Campania nell’aprile 2003, è stato anche oggetto di monitoraggio Arpac e Apat (oggi
Ispra) nel periodo 2003-2005. All’interno del territorio comunale furono eseguiti 7 campio-
namenti di suolo che non evidenziarono superamenti dei limiti.
Per il monitoraggio di matrici biologiche, in base ai dati forniti dall’Istituto zooprofilattico
sperimentale del mezzogiorno (Izsm), sono state riscontrate nel territorio di Acerra due po-
sitività alle diossine su latte di massa ovino (un superamento nel 2002 e un superamento nel
2006), una su latte di massa bovino (nel 2003) e due su latte di massa bufalino (nel 2004).
Le numerose denunce sulla “presenza” di diossine sul territorio e negli animali da pascolo
hanno determinato la dichiarazione dello stato di emergenza per l'inquinamento da diossina
ad Acerra (DPCM del 23/06/2006 e DPCM del 12/01/2007 con proroga al 31/12/2007). In
conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza si è avuta una ulteriore attività di
monitoraggio dei suoli a cura di Apat, denominata “Progetto di campionamento suoli comu-
ne di Acerra” (Decreto n.1 dell’8 giugno 2007 del Commissario delegato sindaco di Acerra). La
campagna ha avuto ad oggetto l’analisi di 67 campioni di suolo, prelevati in zone di frequente
pascolo ovino e individuati con la collaborazione degli Uffici tecnici comunali.
Si è evidenziato un solo superamento del limite nella nota località “Contrada Calabrici-
to”.
Nel frattempo, con le economie della Misura 1.8 del POR Campania 2000-2006, Arpac ha
eseguito 264 ulteriori campioni di suolo per determinare i livelli di concentrazione di diossi-
ne, PCBdl, metalli pesanti e IPA in relazione al “Piano di caratterizzazione dei suoli di Acerra”,
finalizzato ad aggiornare lo stato ambientale ex-ante prima dell’entrata in funzione del ter-
movalorizzatore.
Il modello di campionamento è stato definito sulla base di una griglia a maglia quadrata di
500 metri di lato, infittita a 100 metri di lato intorno ai punti che, nelle campagne precedenti,
eseguite da Sogin, Apat e Arpac, avevano mostrato superamenti dei valori limite relativa-
mente alle diossine. Su 264 campioni di suolo eseguiti con questo modello, si è riscontrato
in 9 punti il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione previsti dal DM n.
471/1999 in funzione della destinazione d’uso dei suoli. Sette di questi punti ricadono, anco-
ra una volta, nell’area di località Calabricito, in un sito interessato da una discarica di rifiuti
industriali più volte incendiato e devastato (già controllato con gli stessi risultati da Sogin nel
2003). Il sito è stato già sottoposto a un intervento di messa in sicurezza di emergenza.
Gli altri due punti sono in località Varignano e in un’area situata a nord-ovest di Calabri-
cito, al confine con con il comune di Marcianise. Anche per tali punti si sta procedendo a
circoscrivere l’area per le attività di bonifica.

176
MICROINQUINANTI:
FITOFARMACI

Microinquinanti: Fitofarmaci

8
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Microinquinanti: Fitofarmaci
Maria Cristina Manca
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci

Generalità
Con i termini “prodotti fitosanitari”, alimentazione. Inoltre, per le loro ca-
antiparassitari, fitofarmaci o pesticidi, ratteristiche di persistenza nelle varie
vengono definiti composti appartenen- componenti fisiche e biotiche dell’am-
ti a numerose classi chimiche, utilizzati biente - e per i loro processi di diffu-
in agricoltura per combattere parassiti sione, influenzati dalle caratteristiche
e altri organismi dannosi per l’uomo, gli fisico chimiche del principio attivo e
animali e le piante (insetti, funghi, muf- regolati dalle condizioni geo-idrologi-
fe, roditori, erbe o nematodi). che - i prodotti fitosanitari sono causa
Ad oggi, sono state sintetizzate o iso- importante di contaminazione. Tutti
late più di 1.500 molecole in grado di i comparti ambientali sono esposti a
mostrare attività antiparassitaria. Esse questo rischio, anche se le acque (su-
sono commercializzate in circa 40.000 perficiali e sotterranee) e il suolo sono
preparati o formulati, nei quali sono quelli più direttamente coinvolti.
presenti uno o più principi attivi in Il quadro dei riferimenti normativi in
proporzioni variabili e un insieme di questa materia è alquanto comples-
sostanze coadiuvanti, quali ad esem- so e risulta in continua evoluzione. In
pio oli, utili a consentire la permanen- ambito europeo è in atto da tempo un
za sulle parti trattate. processo di revisione e armonizzazione
A seconda del loro utilizzo i fitofarmaci delle norme che riguardano i prodotti
possono essere suddivisi in varie classi: fitosanitari. La Direttiva CEE 91/414, a
• fertilizzanti fogliari, fisiofarmaci partire dal 1993, ha permesso di ar-
e fitoregolatori - prodotti che in- monizzare in tutti gli stati membri le
fluiscono su vari aspetti fisiologici fasi di autorizzazione e d’immissione
delle piante coltivate al fine di ot- in commercio dei prodotti fitosanitari,
tenere maggiori prestazioni qua- attivando contemporaneamente un
litative, quantitative o comunque programma di revisione delle sostan-
sfruttabili in senso economico ze attive già in commercio.
• diserbanti - prodotti a base di prin- Si è introdotto un doppio sistema di
cipi attivi che ostacolano l’azione valutazione e autorizzazione dei pro-
competitiva delle erbe infestanti dotti fitosanitari, che è basato sulla
• fungicidi, insetticidi, fumiganti, definizione, da parte della Commis-
acaricidi, nematocidi, rodenticidi sione europea, di un “elenco positivo”
- prodotti a base di principi attivi di sostanze attive che possono essere
che contrastano l’azione di paras- utilizzate nei prodotti fitosanitari de-
siti animali e vegetali stinati al mercato dell’Unione euro-
• formulazioni di interesse igienico- pea1, in quanto ritenuti efficaci sotto (1) Allegato I della Direttiva CE 91/414

sanitario - prodotti usati come di- il profilo fitosanitario e “accettabili”


sinfettanti, esche, insetticidi per sotto il profilo dei rischi sanitari e am-
parassiti domestici, per attività di bientali. Successivamente, a partire
giardinaggio, diserbanti per aree dal 2007, sono state armonizzate an-
urbane e industriali. che le norme relative alla classifica-
La bassa selettività della maggior par- zione e all’etichettatura dei preparati
te di queste sostanze attive, unita alla pericolosi, comportando una revisio-
loro elevata tossicità, determina però ne dell’etichetta per molti prodotti in
rischi anche per molte altre specie vi- commercio.
venti, incluso l’uomo, per cui già nel- Per quanto riguarda il controllo sui pro-
la Legge n. 283 del 30 aprile 1962 si dotti alimentari, i riferimenti principa-
prevedeva il controllo dei residui di li sono il Regolamento CE/396/2005 e
fitofarmaci nei prodotti destinati alla smi e il Regolamento CE/179/2006.

179
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dal 1 settembre 2008 sono entrati in aggiorna e modifica i criteri relativi
vigore i regolamenti che armonizza- all’autorizzazione e all’immissione in
no i valori relativi ai limiti massimi di commercio dei prodotti fitosanitari,
residui di prodotti fitosanitari tollerati già fortemente innovati con l’appli-
(2) Regolamento (CE) n. 149/2008 e Re- sulle derrate agricole2. cazione della Direttiva CE/91/414. Le
golamento (CE) n. 839/2008 La normativa di riferimento per il procedure di autorizzazione previste
comparto ambientale è costituita dal hanno lo scopo di rafforzare la pro-
D.Lgs. n. 152/2006 e smi per la tutela tezione dell’ambiente e della salute
delle acque dall’inquinamento, per la umana e animale. Introduce, infatti, i
bonifica e il ripristino ambientale dei cosiddetti “criteri cut-off” e una lista
siti inquinati e dal DM 367/03 per le di “sostanze attive candidate alla so-
sostanze pericolose. stituzione”. Per queste ultime gli stati
Le nuove regole hanno comportato membri effettueranno, relativamente
rilevanti cambiamenti nel panorama ai formulati che le contengono, una
normativo nazionale e, nonostante sia “valutazione comparativa” che potrà
ancora in fase di completamento la re- determinare una revoca o una loro li-
visione europea delle sostanze attive, mitazione d’impiego. Il nuovo Regola-
il Parlamento europeo, in accordo con mento prevede inoltre anche il mutuo
gli indirizzi più recenti che tendono a riconoscimento delle autorizzazioni
diminuire le quantità di prodotti fito- nell’ambito di aree omogenee della
sanitari, ha recentemente adottato Unione europea, che sarà suddivisa
due nuovi provvedimenti: in tre zone - Nord, Centro e Sud. L’Ita-
• “Regolamento del Parlamento lia rientrerà nella zona Sud insieme a
europeo e del Consiglio relativo Francia, Spagna, Portogallo, Grecia,
all’immissione sul mercato dei Bulgaria e Cipro.
prodotti fitosanitari” La nuova “Direttiva sull’uso sosteni-
• “Direttiva del Parlamento euro- bile” regolamenta, per la prima volta
peo e del Consiglio, che istituisce in ambito europeo, la fase relativa
un quadro per l’azione comunita- all’utilizzo dei prodotti fitosanitari.
ria ai fini dell’utilizzo sostenibile Essa dovrà essere recepita dagli sta-
dei pesticidi”. ti membri, i quali, entro cinque anni
Il nuovo Regolamento, che entrerà in dall’entrata in vigore, dovranno adot-
vigore 18 mesi dopo la sua pubblicazio- tare “Piani d’azione nazionali” per de-
ne abrogando la Direttiva CEE 91/414, finire i propri obiettivi. Tali Piani do-

ALIMENTI
Parte generale: Regolamento (CE) n. 396/2005 modificato con il Regolamento (CE) n. 299/2008
Elenco alimenti: Regolamento (CE) n. 178/2006 Allegato I
Regolamento (CE) n. 149/2008 e Rettifica GUUE L 240 del 9 settembre 2008
Limiti, limiti provvisori e limiti non necessari: Regolamento (CE) n. 839/2008 Allegati II e III e IV
Deroghe trattamenti fumiganti: Regolamento (CE) n. 260/2008 Allegato VII
AMBIENTE
D.Lgs. n.152/2006: testo unico ambientale
Decisione n. 2455/2001/CE: elenco di sostanze prioritarie in materia di acque
Direttiva 2008/105/CE: relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque
PRODUZIONE, IMMISSIONE IN COMMERCIO, VENDITA PRODOTTI FITOSANITARI
D.Lgs. n.194/1995: Attuazione della Direttiva 91/414/CEE in materia di immissione in commercio dei
prodotti fitosanitari
DPR n. 290/2001: Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla
immissione in commercio ed alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti

Tabella 8.1 Circolare 30/10/02: modalità applicative dell’articolo 42 del DPR n. 290/2002 relativo ai dati di produzio-
Fitofarmaci: quadro normativo ne, esportazione, vendita ed utilizzo di prodotti fitosanitari

180
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
vranno prevedere le misure e i tempi fra l’altro, di aspetti relativi alla forma-
per ridurre i rischi legati all’utilizzo dei zione degli utilizzatori professionali,
prodotti fitosanitari sulla salute uma- dei distributori e dei tecnici, all’ado-
na e sull’ambiente, nonché prevedere zione di misure appropriate per tute-
l’introduzione della difesa integrata e lare l’ambiente acquatico e le fonti di
biologica tenendo in conto il principio approvvigionamento di acqua potabi-
di precauzione le, all’informazione e sensibilizzazione
A partire dall’anno 2014, gli utilizza- della popolazione. In tabella 8.1 sono
tori di prodotti fitosanitari dovranno riepilogate le principali norme sanita-
adottare i principi della difesa integra- rie e ambientali relative al controllo
ta delle colture. La Direttiva si occupa, dei fitofarmaci.

Monitoraggio sanitario e ambientale


Il censimento Istat del 2000 relativo utilizzata (SAU) ammonta a 588.200
all’agricoltura fornisce alcune informa- ettari. Le colture più diffuse sono quel-
zioni sui determinanti. le a seminativo come ortaggi in piena
Risulta che in Campania la Superficie area, cereali, patata, tabacco, seguite
agricola totale (SAT) è di circa 878.519 da quelle legnose la cui tipologia pro-
ettari, mentre la Superficie agricola duttiva è riportata in figura 8.1.

Figura 8.1
Produzione in quintali di alcune col-
tivazioni legnose , anno 2003 (Fonte:
Regione Campania)

Il primo indicatore della pressione dei è attivo dal 19923 con compiti di sorve- (3) Prima come laboratorio afferente
fitofarmaci sul territorio campano è glianza e prevenzione dei rischi da an- al Presidio multizonale di prevenzio-
ne (PMI) Asl e, successivamente alla
fornito dal rapporto tra i chilogrammi tiparassitari: attualmente analizza cir- sua istituzione con Legge regionale n.
di fitofarmaci incidenti per ettaro di ca 2.000 campioni ogni anno, ripartiti 10/1998, come laboratorio Arpac
superficie agricola utilizzata; conside- tra 650 campioni di alimenti di origine
rando il valore medio delle quantità vegetale e 1.350 campioni di carattere
di principi attivi venduti in Campania ambientale.
tra il 2002 e il 2007, esso presenta un Esso opera e interviene in ambiti mol-
valore pari a circa 8 Kg/ettaro (elabo- teplici e diversificati:
razione Arpac su dati Istat). Tale dato • Supporto analitico nel controllo
pone la nostra regione tra le prime sanitario degli alimenti di origine
sette in Italia e al primo posto tra quel- vegetale e dell’acqua destinata al
le meridionali. consumo umano
Il Laboratorio specializzato fitofarmaci • Controllo delle matrici ambientali:

181
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
acqua, terreno, aria • Supporto tecnico al legislatore per
• Assicurazione della qualità per gli aspetti normativi dei controlli
controlli ambientali e alimentari ambientali e alimentari.

Controlli di carattere sanitario


L’attività di sorveglianza sugli alimen- di alimenti di origine vegetale, il 60%
ti si svolge nel rispetto degli indirizzi dei quali di provenienza regionale. In
forniti dal “Piano regionale di pro- figura 8.2 è riportato, per ogni anno,
grammazione e coordinamento degli il numero di campioni regolari privi
interventi in materia di vigilanza degli di residui, quelli con residui e quelli
alimenti e delle bevande”, che preve- irregolari. I campioni privi di residui
de numero e tipologia di minima dei rappresentano sempre la classe più
campioni di origine vegetale da sotto- numerosa, quelli irregolari sono pres-
porre ogni anno ad analisi per il con- soché costanti e in linea con i dati na-
trollo della filiera alimentare appron- zionali, mentre quelli con residui mo-
tato dalla Regione Campania. strano un trend in aumento.
Lo studio dei dati analitici ottenuti nel Le 10 sostanze attive riscontrate con
Laboratorio permette di evidenziare maggior frequenza negli anni 2002-
alcuni aspetti. Dal 2002 al 2007 sono 2007 sono riportate in tabella 8.2.
stati analizzati circa 3.400 campioni

Figura 8.2
Alimenti di origine vegetale: numero
di campioni analizzati

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos
Brompropilato Procimidone Procimidone Procimidone Endosulfan Procimidone
Endosulfan Endosulfan Endosulfan Endosulfan Procimidone Endosulfan
Dimetoato Clorpirifos met Azinfos met Clorpirifos met Cipermetrina Captan
Procimidone Brompropilato Difenilammina Iprodione Azinfos met Cipermetrina
Captan Difenilammina Captan Cipermetrina Difenilammina Clorpirifos met
Metidation Dimetoato Clorpirifos Met Difenilammina Dimetoato Malation
Diclofuanide Captan Imazalil Malation Clorpirifos met Brompropilato
Tetradifon Dicloran Diclofuanide Captan Captan Azinfos met
Tabella 8.2
FI dieci principi attivi più ritrovati Piperonil
Clorpirifos met Tiabendazolo Dimetoato Imazalil Fenitrotion
negli alimenti di origine vegetale butossido

182
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Il clorpirifos e l’endosulfan e il proci- regione, nonché su ciliegio e ulivo.
midone risultano sempre tra i principi Nel corso dell’arco temporale preso in
attivi maggiormente ritrovati negli ali- esame, questo principio attivo è pas-
menti di origine vegetale. I primi due sato da un limite massimo pari a 1 mg/
sono insetticidi di uso generale mol- chilogrammo a 0,02 mg/ chilogrammo
to utilizzati su quasi tutte le colture e per i loti. Il brusco abbassamento del
sull’intero territorio nazionale, il terzo limite massimo di residuo, dovuto al
è un fungicida molto utilizzato sulle processo di revisione, non è stato re-
orticole, in particolare il pomodoro e cepito con rapidità dai coltivatori cam-
la vite. pani.
L’andamento altalenante di altri princi- Ciò ha causato nel 2005 l’aumento del-
pi attivi è dovuto al profondo processo le non idoneità per tale prodotto. Il fe-
di revisione dei principi attivi da par- nomeno è oggi rientrato, ma sono stati
te della Comunità europea che, negli necessari circa 2 anni per osservarne
anni tra il 2004 ed il 2007, ha portato la completa regressione.
a continui aggiustamenti dei limiti di Questi andamenti sono il frutto di un
legge, il che ha causato continui cam- continuo lavoro teso a trovare solu-
biamenti nell’uso dei fitofarmaci. zioni meno dannose dal punto di vista
Il brompropilato, ad esempio, molto della salute e ambientale, ma altret-
utilizzato sulle pomacee (mele) fino tanto valide per la difesa delle colture.
al 2002 ha subito un calo dovuto al Vanno segnalati altri due aspetti emer-
processo di revisione; nel 2003 è sta- genti, ovvero la maggiore consapevo-
to quasi totalmente vietato e, succes- lezza da parte degli operatori di settore
sivamente, reintrodotto per alcune nell’uso di queste sostanze e, contem-
peculiari colture. Nel frattempo si è poraneamente, l’aumento dell’uso di
osservato l’impiego di altri principi at- miscele di principi attivi sulle colture.
tivi come il captan, l’azinfos metile e la L’andamento regionale di quest’ultimo
cipermetrina. fenomeno, che presenta un trend in
Particolare è l’andamento del dime- crescita, è riportato nell’istogramma
toato, insetticida molto utilizzato sui rappresentato in figura 8.3.
loti, una tipica produzione della nostra

Figura 8.3
Distribuzione percentuale monoresi-
duo-multiresiduo dal 2002 al 2007

La politica messa in atto dalla Comu- problema emergente delle miscele di


nità europea sul controllo e sull’uso prodotti.
consapevole dei prodotti fitosanitari Gli studi di tossicità per queste miscele
sta mostrando i suoi frutti anche nel- sono ancora a livello embrionale. Una
la nostra regione, causando però il prima risposta a questo fenomeno è

183
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
stata data in paesi come Germania e attivi, vengono riportati anche degli in-
Austria, dove la grande distribuzione dici specifici che, tenendo conto di tut-
richiede che i prodotti ortofrutticoli te le presenze ritrovate in una singola
siano accompagnati da un certificato derrata, ne indichino anche il livello di
analitico in cui, oltre a essere riporta- qualità per l’alimentazione degli adulti
te le concentrazioni dei singoli principi e dei bambini.

Controlli di carattere ambientale


Per i suoli non esiste ancora una speci- il territorio campano. Il valore di tale
fica normativa di riferimento. L’attività indice tiene conto dei dati di vendita
del laboratorio è quindi indirizzata es- dei principi attivi, di modelli di com-
senzialmente: partimentazione ambientale, di mo-
• al controllo di siti oggetto di inter- delli che misurano l’attenuazione verso
venti di bonifica (piani di caratte- specifici comparti e dei risultati relativi
rizzazione) a precedenti controlli o monitoraggi. I
• alla ricerca degli organoclorurati dati di vendita, anche se non esaustivi
persistenti su sedimenti e bio- del carico che le singole sostanze eser-
ta (mitili) relativi alla Legge n. citano in un determinato territorio,
979/1982. sono l’elemento fondamentale e per-
L’esposizione dei risultati su suoli e se- mettono di redigere una sorta di clas-
dimenti non è oggetto della presente sifica delle singole sostanze attive e di
trattazione. attribuire dei punteggi che indicano le
Valutare l’entità e gli effetti sul com- sostanze prioritarie da ricercare nei di-
parto acque dovuti a questi contami- versi comparti ambientali. In tal modo
nanti è estremamente complesso, in l’indice di priorità rappresenta un ac-
quanto il numero di variabili in gioco è cettabile indicatore di pressione.
elevato e tale da determinare una og- L’indice di priorità per le acque è cal-
gettiva difficoltà nell’impostazione di colato mediante la formula: IP = [Pv +
una corretta vigilanza e ambientale. (Pu x Pa)] x Pd
Il primo passo da compiere è stato ca- Dove:
ratterizzato da tre aspetti fondamen- Pv punteggio vendita
tali: Pu punteggio per l’utilizzo
• una scelta oculata e dettagliata Pa punteggio di distribuzione
dei siti di prelievo ambientale
• il numero di prelievi da effettuare Pd punteggio di degradazione.
• le sostanze attive ricercare.
I primi due punti sono funzione dell’ac- Dall’applicazione dell’indice di priorità
curata conoscenza del territorio; l’ulti- è stata ottenuta una griglia rappresen-
mo parametro è uno dei più complessi tativa per la Campania, costituita da
da determinare dato l’elevato numero circa 128 principi attivi. Un’ulteriore
di sostanze attive utilizzate che pre- selezione è stata effettuata conside-
sentano caratteristiche chimico-fisiche rando i principi attivi effettivamente
ed ecotossicologiche molto diverse tra rilevabili con la tecnica analitica uti-
loro. Va inoltre valutato l’utilizzo e la lizzata nei laboratori delle Arpa per la
diffusione in funzione delle colture determinazione di residui di fitofarma-
agricole e dei terreni e dei trattamenti ci nelle acque. Sono stati considerati,
effettuati e ripetuti nel tempo. inoltre, anche i principi attivi maggior-
Data la difficoltà di reperire dati pun- mente ritrovati negli alimenti, prove-
tuali sul territorio, Arpac, sulla scorta nienti da colture campane oppure che
dell’esperienza maturata all’interno presentano un alto indice di priorità
del Gruppo di lavoro fitofarmaci Ispra- nei dati di vendita relativi all’Italia. La
Arpa-Appa, ha elaborato un “Indice di griglia ottenuta contiene circa quaran-
priorità“ (IP) dei vari principi attivi per ta principi attivi. E’ poi stata calcolata

184
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
una priorità sui principi attivi più fre- za della griglia e ottemperato al suo
quentemente ritrovati nelle derrate aggiornamento alla luce dei risultati
alimentari di provenienza locale, ap- analitici ottenuti e, quindi, delle mi-
plicando la stessa formula per il cal- gliori conoscenze del territorio emer-
colo dell’indice di priorità ma consi- se nel corso del tempo nonché della
derando, in luogo dei dati vendita, la evoluzione normativa. Nelle tabelle
ricorrenza dei principi attivi. seguenti sono riportati i principi attivi
I due indici (priorità sui dati vendita prioritari da ricercare in Campania e
e priorità sulle ricorrenze ortofrutta) in rosso sono indicati i parametri ad-
sono stati sommati tra loro e indicati dizionali.
con IPc (Indice di priorità della Campa- L’insieme delle tabelle determina i 70
nia). principi attivi ricercati per il comparto
Con il regolare svolgimento dei moni- acque.
toraggi è stata verificata l’adeguatez-

ITEM PRINCIPIO ATTIVO CLASSE IP D.Lgs. n.


152/2006
1 ALDRIN INS NORMATO
2 ATRAZINA DIS NORMATO
3 DDD OP INS NORMATO
4 DDD PP INS NORMATO
5 DDE OP INS NORMATO
6 DDE PP INS NORMATO
7 DDT OP INS NORMATO
8 DDT PP INS NORMATO
9 CLORDANO INS NORMATO
10 DIELDRIN INS NORMATO
11 ENDRIN INS NORMATO
12 EPTACLORO EPOSSIDO INS NORMATO
13 EPTACLORO INS NORMATO
14 ESACLOROBENZENE INS NORMATO
15 ISODRIN INS NORMATO
16 CLORFENVINFOS INS NORMATO
17 AZINFOS ETILE INS NORMATO
18 LINURON DIS 9,6 NORMATO
19 SIMAZINA DIS 9,6 NORMATO
20 AZINFOS METILE INS 8,6 NORMATO
21 PARATION INS 7,6 NORMATO
22 CLORPIRIFOS INS 7,1 NORMATO
23 ALACLOR DIS 6,4 NORMATO
24 DICLORVOS INS 6,1 NORMATO
25 TRIFLURALIN DIS 6 NORMATO
26 ENDOSULFAN INS 5,9 NORMATO
27 FENTION INS 5,8 NORMATO
28 DIMETOATO IA 4,8 NORMATO
29 PARATION INS 4,6 NORMATO
30 TRICLORFON INS 4,2 NORMATO
31 MALATION INS 3,7 NORMATO
32 FENITROTION INS 3,4 NORMATO
Tabella 8.3
Legenda: INS- insetticidi; ACA acaricidi; FUN- fungicidi; DIS- diserbanti; IA- insetticida-acaricida
Principi attivi normati

185
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ITEM PRINCIPIO ATTIVO CLASSE IP
1 OXADIXIL FUN 9,60
2 PROPIZAMIDE DIS 9,00
3 CLOROTALONIL FUN 8,60
4 METOLACLOR DIS 8,00
5 METALAXIL FUN 7,50
6 MICLOBUTANIL FUN 7,44
7 PENDIMENTALIN DIS 7,20
8 FORATE INS 7,00
9 TERBUTILAZINA DIS 7,00
10 IPRODIONE FUN 6,88
11 BITERTANOLO FUN 6,72
12 METIDATION INS 6,56
13 FENARIMOL FUN 6,48
14 DICLOBENIL DIS 6,00
15 LINDANO INS 6,00
16 ETOPROFOS INS 5,60
17 PENCONAZOLO FUN 5,52
18 NUARIMOL FUN 5,04
19 FOSFAMIDONE INS 5,00
20 EPTENOFOS INS 4,96
21 ISOFENFOS INS 4,80
22 TETRADIFON ACA 4,80
23 CLORPIRIFOS METILE INS 4,64
24 BUPROFEZIN INS 4,56
25 TERBUTRINA DIS 4,00
26 VINCLOZOLIN FUN 3,36
27 PROCIMIDONE FUN 3,35
28 TOLCLOFOS METILE FUN 3,12
29 CIPERMETRINA INS 3,04
30 DICLOFUANIDE FUN 2,90
31 FOSALONE IA 2,30
32 DELTAMETRINA INS 2,24
33 PERMETRINA INS 2,24
34 QUINALFOS INS 2,24
35 PROFENOFOS INS 1,90
36 BROMPROPILATO ACA 1,80
37 PIRIMIFOS METILE INS 0,95
38 FLUVALINATE INS 0,90
Tabella 8.4
Legenda: INS- insetticidi; ACA acaricidi; FUN- fungicidi; DIS- diserbanti; IA- insetticida-acaricida
Principi attivi non normati

Dalla fine del 2003 è stato attivato il de tutti i corpi idrici sotterranei princi-
Piano di monitoraggio per la ricerca pali della Campania, definiti sulla base
dei residui di fitofarmaci nelle acque delle caratteristiche idrogeologiche
sotterranee e superficiali della Re- del territorio. L’andamento temporale
gione Campania ai sensi del D.Lgs. del piano dei prelievi per i fitofarmaci-
n.152/1999 riconfermato dal D.Lgs. bimestrale per le acque superficiali e
n. 152/2006 . Il Piano, già partito nel semestrale per quelle sotterranee - è
2002 per i parametri di base, compren- riportato in tabella 8.5.

186
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Sotterranee Superficiali
Anno
Punti Prelievi Punti Prelievi
2003 - 127 - -
2004 65 103 - 6
2005 159 174 40 101 Tabella 8.5
2006 125 244 74 291 Evoluzione temporale del piano di
monitoraggio delle acque superficiali
2007 125 236 89 585
e sotterranee

Gli istogrammi seguenti (figure 8.4- monitoraggio, relativamente alla ricer-


8.7) mostrano i dati dei risultati ana- ca dei residui di fitofarmaci nei corpi
litici ottenuti nei primi quattro anni di idrici sotterranei monitorati.

Figura 8.4
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2004

Figura 8.5
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2005

187
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 8.6
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2006

Figura 8.7
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2007

Considerando i bacini idrogeologici ri- per quello che riguarda Benevento


sultati vulnerati da pesticidi, si osser- mentre nel biennio considerato non
va, per gli anni 2004 e 2005, relativa- sono pervenuti campioni relativi alla
mente alle province di Napoli, Avellino provincia di Avellino. Allo stato attua-
e Caserta, un aumento percentuale di le la situazione appare molto meno
presenze. La situazione appare mi- compromessa, come si evince in ta-
gliorata nel biennio 2006-2007 anche bella 8.6.

PROVINCE 2004 2005 2006


Cervialto
Polveracchio Raiano
Polveracchio Raiano
Avellino -
Terminio Tuoro
Terminio Tuoro
Sabato
Monte Maggiore
Matese
Massico
Caserta Regi Lagni Regi Lagni Matese
Tifatini
Volturno
Garigliano
(segue)
188
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
PROVINCE 2004 2005 2006
Vesuviano
Regi Lagni
Napoli Regi Lagni -
Flegreo Flegreo
Alento
Salerno - - Avella Montevergine Tabella 8.6
Bacini idrografici che hanno mostrato
Sele vulnerabilità nel periodo 2004-2006

Nella tabella 8.6, come detto in prece- nitoraggio è partito efficacemente dal
denza, non sono riportati i dati relativi 2005. Le tipologie dei residui ritrovati
alla provincia di Benevento né quelli di sono elencati in tabella 8.7.
Salerno per il 2004, in quanto il loro mo-

2004 2005 2006


Azinfos met - - 1
Carbofenotion - 2 -
Clorfenson - 1 -
Clorpirfos met - 1 -
Clorpirifos - 5 1
Clortaldimetile - - 1
Diazinone - 1 -
Diclofuanide 3 16 -
Dicloran - 2 1
Dinitramina - 6 -
Eptaclor 1 1 -
Fenclorfos - 1 -
Fenitrotion - 1 -
Folpet - 1 -
Imazalil - 2 -
Malation 0 10 1
Metidation - 1 -
Metolaclor - 1 -
Nuarimol - 1 -
Paraoxon - 3
Procloraz - 1 -
Profenofos - 1
Propizamide - 4 -
Pirazofos - 1
Tetraclovinfos - 1 -
Tolclofos met - 10 1
Tolilfluanide - 1 -
Trifluralin - 5 - Tabella 8.7
Elenco dei principi attivi ritrovati nelle
Legenda: Sono evidenziati in rosso i principi attivi contenuti nella griglia teorica acque

I risultati fin qui ottenuti indicano una di prelievo sono sempre inferiori sia
buona qualità delle acque sotterranee al singolo valore limite sia alla somma
relativamente alla pressione da pro- prevista come pesticidi totali. Si osser-
dotti fitosanitari. La maggior parte dei va che i dati risultano abbastanza con-
campioni non mostra tracce rilevabili gruenti con quelli riportati nella griglia
strumentalmente di residui; le con- teorica.
centrazioni ritrovate per ogni punto Con il proseguimento del monitorag-
189
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gio verranno definite le aree di mag- in Arpac a partire dall’anno 2006. Esso
giore criticità rispetto al contaminante comprende i principali corpi idrici su-
in esame, per le quali verrà aumentata perficiali della regione, definiti in base
la frequenza di campionamento infit- alle caratteristiche idrogeologiche del
tendo la rete di monitoraggio e incre- territorio.
mentando il numero di prelievi per Dall’1 gennaio 2006 ad oggi sono sta-
anno. ti analizzati, per la ricerca di prodotti
Il monitoraggio delle acque superfi- fitosanitari, 983 campioni provenienti
ciali della Campania per la ricerca dei da 84 stazioni di monitoraggio rappre-
residui di fitofarmaci è stato attivato sentative di 22 corsi d’acqua.

Figura 8.8
Punti di prelievo e corsi d’acqua
monitorati

Figura 8.9
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2006
190
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci

Figura 8.10
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2007

Nel corso del 2007 si è osservato un te scarso trasporto per dilavamento


lieve miglioramento della contami- dei principi attivi utilizzati.
nazione globale dei fiumi campani ri- I fitofarmaci ritrovati nelle acque super-
spetto al 2006, che potrebbe essere ficiali sono riportati in tabella 8.8, che
causato dalla anomala siccità che ha illustra la situazione per i corsi d’acqua
caratterizzato il 2007, con conseguen- con più alto numero di presenze.

Sele Calore Isclero Tusciano Sarno


Azinfos met - - 1 - -
Azossistrobina - 1 - - -
Clorpirifos - - 2 4 3
Clorpirifos met - - - 3 -
Diazinone 1 - - - -
Diclofuanide - 4 - 3 1
Dicloran - 2 1 - 7
Dimetoato 1 2 5 2 11
Dinitrammina 1 - - - -
Endosulfan 1 2 1 - 2
Esaclorobenzene 1 1 - - 1
Imazalil - - - - 2
Metribuzin - - - - 3
Paraoxon - - - - 2
Penconazolo - 2 - - 2
Procimidone - 3 - - 16
Profenofos - - - - 5
Propizamide 3 - - 1 -
Tetraclorvinfos - - - 1 -
Tolclofos met - 1 - - 2
Trifluralin - 4 1 1 - Tabella 8.8
Fitofarmaci ritrovati nelle acque super-
Legenda: Sono evidenziati in rosso i principi attivi contenuti nella griglia teorica
ficiali

191
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Come atteso, i corsi superficiali che ro.
mostrano maggiori criticità sono quelli Per i due anni presi in considerazione è
che attraversano aree agricole molto stato studiato anche l’andamento sta-
estese oppure a elevata produttività, gionale della presenza di fitofarmaci
in particolare il Sarno, il Calore, l’Iscle- nelle acque superficiali.

Figura 8.11
Andamento presenza fitofarmaci
nelle acque superficiali, anni 2006 e
2007

Il grafico in figura 8.11 mostra chia- rità elevati), potrebbero fornire uno
ramente che i periodi di maggiore strumento non del tutto adeguato alla
pressione da fitofarmaci sono la tarda previsione dei principi attivi presenti,
primavera-inizio estate, coincidente a causa della indisponibilità di dati di
con la maggior produzione di ortico- vendita costantemente aggiornati,
le - come le solanacee - di cereali e Uno studio pilota, eseguito nel terri-
di frutta (drupacee, germogliamento/ torio provinciale di Benevento dai Ser-
fioritura dell’uva, fioritura dell’olivo e vizi territoriali Arpac in collaborazione
degli agrumi). Nel periodo autunnale con la Asl Benevento 1, ha permesso
si osserva una lieve ripresa coinciden- di raccogliere dati significativi sulla
te con la maturazione delle pomacee, contaminazione delle acque superfi-
dell’uva, degli agrumi e di fruttifere ciali. Nel corso dello studio sono stati
quali il loto. ricavati dati dettagliati di vendita loca-
Al momento attuale, comunque, i dati le e, inoltre, sono state individuate le
disponibili sono ancora in numero colture predominanti. I dati di vendita
troppo ridotto per fornire un quadro locale, quelli di utilizzo del territorio e i
soddisfacente della situazione. La me- dati analitici dei prodotti ortofrutticoli
todologia e la griglia teorica di ricerca di produzione locale, relativi agli anni
utilizzate, anche se sostanzialmente tra il 2003 e il 2006, sono stati “incro-
corrette (la maggior parte dei residui ciati”, consentendo la costruzione di
non soltanto ricadono nella griglia, una griglia di ricerca dei residui, speci-
ma presentano anche indici di prio- fica del territorio beneventano.

192
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
PRINCIPIO ATTIVO CLASSE PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO INDICE DI
VENDITE UTILIZZO DISTRIBUZIONE DEGRADAZIONE PRIORITÀ
AMBIENTALE
MICLOBUTANIL FUN 4 0,8 4 1,2 8,64
AZINFOS METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
PARATION METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
FOLPET FUN 5 0,8 4 1 8,2
METOLACLOR DIS 4 1 4 1 8
CLOROTALONIL FUN 4 0,9 4 1 7,6
AZOXYSTROBIN FUN 4 0,8 4 1 7,2
LINURON DIS 2 1 4 1,2 7,2
CLORPIRIFOS INS 5 0,9 1 1,2 7,08
METRIBUZIN DIS 2 1 5 1 7
IPRODIONE FUN 5 0,9 4 0,8 6,88
PENCONAZOLO FUN 4 0,8 2 1,2 6,72
DIAZINONE IA 4 0,9 3 1 6,7
FENARIMOL FUN 3 0,8 3 1,2 6,48
ALACLOR DIS 4 1 4 0,8 6,4
DICLOBENIL DIS 2 1 3 1,2 6
TRIFLURALIN DIS 5 1 1 1 6
ENDOSULFAN INS 5 0,9 1 1 5,9
METIDATION INS 4 0,8 4 0,8 5,76
ETOPROFOS IN 4 1 3 0,8 5,6
ESACONAZOLO FUN 3 0,8 2 1,2 5,52
MALATION INS 3 0,9 4 0,8 5,28
VINCLOZOLIN FUN 3 0,8 4 0,8 4,96
LINDANO INS 1 1 3 1,2 4,8
CAPTANO FUN 5 0,8 4 0,5 4,1
FORATE INS 2 1 2 1 4
TOLCLOFOS
FUN 4 0,9 1 0,8 3,92
METILE
FENITROTION INS 5 0,9 3 0,5 3,85
PROCIMIDONE FUN 5 0,9 3 0,5 3,85
CLORPIRIFOS
INS 4 0,8 1 0,8 3,84
METILE
CIPERMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
DELTAMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
PARATION INS 2 0,9 2 0,8 3,04
LAMBDA
INS 2 0,8 1 1 2,8
CIALOTRINA
TETRADIFON ACA 2 0,8 1 1 2,8
Tabella 8.9
FOSALONE IA 2 0,8 2 0,5 1,8 Griglia di ricerca specifica per il
Beneventano
PIRIMIFOS METILE INS 1 0,9 1 0,5 0,95

Su un’area geografica più limitata, per studio andrà esteso, in futuro, anche
la quale è possibile ricavare dati vendi- alle altre province al fine di migliorare
ta locale, colture predominanti e utiliz- le conoscenze del territorio e valuta-
zo del territorio, la griglia di ricerca di re con maggiore precisione i fattori di
residui risulta molto più accurata. Tale pressione.

193
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia

M. Lorenzin, S. Coppi e A. Franchi. Programmazione della ricerca dei residui di fitofarmaci nelle
acque: proposta di un indice di priorita’- Rapporto di attivita’ g.d.l. ANPA-ARPA- APPA fitofarmaci.
ANPA – rti amb – mon 3/2000
E. Sesia. Dati vendita dei prodotti fitosanitari: elaborazioni per sostanze attive- Atti del 3° seminario
nazionale: fitofarmaci ed ambiente- Napoli 24-10-2000
M.C. Manca, D. Mirella, A. Arcoraci, L. Coppola, V. Sansò, G. Pierini. Determinazione di una Griglia
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- Napoli 14-15 maggio 2003
D. Mirella, M.C. Manca, L. Coppola, A. Arcoraci, G. Pierini. Monitoraggio dei fitofarmaci nelle
acque sotterranee della Campani. Valutazione dei primi risultati- Atti del 5° seminario nazionale:
fitofarmaci ed ambiente-Palermo 20, 21-10, 2004
Mirella D., Manca M.C., Coppola L., Barricella E., Di Cerbo D., Ranaldo A., Romano A. Studio
Coordinato Dell’utilizzo Di Prodotti Fitosanitari Nella Provincia Di Benevento E Loro Impatto
Ambientale - Atti del 6° seminario nazionale: fitofarmaci ed ambiente- Catania, Aprile-2006

194
AMBIENTE E SALUTE

Ambiente e salute

9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Ambiente e salute
LEGIONELLOSI
Anna Maria Rossi

HANNO COLLABORATO
Antonio Coppola, Giacomo Dente, Francesca Di Leo, Trofimena Lucibello, Mariangela
Pagano, Antonio Petrosino

AEROBIOLOGIA
Eugenio Scopano, Nunzia Riccardi, Alessandra Sasso
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

LEGIONELLOSI

La diffusa e spesso rilevante contami- Legionella spp. è un microrganismo in-


nazione ambientale da Legionella spp. tracellulare, ubiquitario, che predilige
e da altri batteri acquatici negli edifici ambienti acquatici naturali e artificiali;
pubblici e privati italiani - in particolare cresce a una temperatura compresa
strutture sanitarie, termali e turistico- tra 25°C e 42°C, soprattutto se l’acqua
alberghiere - costituisce un rischio re- è stagnante e ricca di sedimenti.
ale per la salute dei frequentatori, che Attualmente se ne conoscono più di
può e deve essere circoscritto tenendo 50 specie che comprendono 70 distin-
conto della normativa nazionale di ri- ti sierogruppi, metà dei quali associati
ferimento. La legionellosi o morbo del alla patologia umana. Ma la specie più
legionario è una malattia grave a leta- frequentemente coinvolta è Legionel-
lità elevata, di classe II, con obbligo di la pneumophila, che comprende 15
denuncia e sottoposta a sorveglianza sierogruppi ed è responsabile di circa
speciale. il 90% dei casi di legionellosi. I siero-
La Legionella è stata isolata per la gruppi 1 e 6 sono ritenuti essere i più
prima volta a seguito di una grave patogeni per la specie umana.
epidemia di polmonite acuta, insorta La malattia viene normalmente ac-
nell’agosto del 1976 tra gli oltre 4.000 quisita per via respiratoria median-
veterani del Vietnam che partecipa- te inalazione di aerosol contaminati
vano al raduno dell’American Legion, prodotti da rubinetti, docce, vasche
svoltosi al Bellevue Stratford Hotel di con idromassaggio, torri di raffredda-
Philadelphia (USA). In quella occasio- mento. Sino ad oggi non è stata do-
ne, 221 persone si ammalarono e 34 cumentata trasmissione interumana,
morirono in meno di quindici giorni. pertanto l’unica sorgente di infezione
Soltanto in seguito si scoprì che la ma- risulta l’ambiente. Fattori individuali e
lattia era stata causata da un nuovo patologie predisponenti sono alla base
batterio, cui fu dato il nome Legionel- della diversa suscettibilità alla malattia
la, che venne isolato nell’impianto di da parte di persone esposte alla stes-
condizionamento dell’hotel in cui gli sa fonte di contagio. Secondo alcuni
ex combattenti avevano soggiornato. autori le legionelle sono responsabili
Oggi, a distanza di trent’anni, sono dell’1-5% dei casi totali di polmoni- (1) quando la fonte di infezione è rap-
presentata da un possibile serbatoio
stati raggiunti importanti progressi ri- te comunitaria1 e del 3-20% di tutte da ricercarsi in ambiti “comunitari”:
guardanti l’eziopatogenesi della Legio- le polmoniti nosocomiali2. La letalità alberghi, campeggi, navi, stabilimenti
nellosi. Ciò nonostante, ancora oggi, la della legionellosi è maggiore per le in- termali, caserme, penitenziari, scuole,
convitti , luogo di lavoro
sorveglianza epidemiologica e la pre- fezioni nosocomiali che per quelle co- (2) quando il paziente è stato ricovera-
venzione della malattia necessitano di munitarie, raggiungendo valori pari al to in una struttura ospedaliera conti-
nuativamente nei 10 giorni precedenti
ulteriori approfondimenti. 5-15% in ambiente comunitario, men- la data di insorgenza dei primi sintomi

197
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tre nei casi nosocomiali è stimata tra verificano nei 35 stati europei aderenti
il 30 e il 50%: in pazienti con condi- a tale programma (EWGLINET).
zioni cliniche scadenti o trattati tar- In questo contesto, il Sistema di sorve-
divamente può arrivare al 70-80%. glianza italiano, coordinato dall’Istitu-
Negli ultimi anni le segnalazioni di to superiore di sanità (ISS), comunica
casi, sia sporadici che epidemici, sono a EWGLI i casi di legionellosi acquisiti
diventate sempre più frequenti, an- da cittadini italiani che si sono recati
che se risulta difficile stabilire se que- all’estero e, viceversa, riceve da EWGLI
sto incremento sia dovuto a un reale la notifica dei casi che hanno riguar-
aumento dell’incidenza, o piuttosto dato cittadini stranieri che hanno sog-
al perfezionamento delle tecniche giornato in Italia. Le strutture recettive
diagnostiche e dei flussi informativi. coinvolte nella segnalazione (alberghi,
Nel 1986, infatti, è stato costituito un villaggi turistici, campeggi, navi) sono
Sistema di sorveglianza europeo, de- tenute a effettuare i controlli sugli
nominato EWGLI (European working impianti di distribuzione dell’acqua,
group on legionella infections), attual- nonché a procedere con la bonifica,
mente coordinato dall’ECDC (Europe- al fine di evitare che EWGLI diffonda
an centre for disease prevention and sul sito web il nome della struttura in
control) di Stoccolma. Il sistema racco- questione, con inevitabili ricadute sul
glie informazioni sui casi di legionellosi turismo locale.
associati ai viaggi internazionali che si

Linee Guida sul controllo e prevenzione della Legionellosi (GU n. 103, del 05/05/2000)

Linee Guida Regionali - Assessorato alla Sanità - Regione Campania - Decreto Dirigenziale n. 562 del 16
luglio 2002 (BURC del 5 agosto 2002)

European Guidelines for Control and Prevention of Travel Associated Legionnaries’ Desease (produced by
members of the European Surveillance Scheme for Travel Associated Legionnaires' Disease – EWGLINET
– and the European Working Group for Legionella Infections – (EWGLI) prodotte nel giugno 2003 e
revisionate nel gennaio 2005 – UK (www.ewgli.org)

Linee Guida per i gestori di strutture turistico-recettive e termali (GU n. 28 del 04/02/2005)

Tabella 9.1 Linee Guida per i Laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della Legionellosi
(GU n. 29 del 05/02/2005).
Legionellosi: normativa di riferimento

In Campania si è parlato per la prima chiesti e accertati dall’ISS.


volta di Legionella nel 1986 quando, in Il Decreto dirigenziale n. 562 del 16
(3) Pubblicato su BURC n. 37 del un albergo di Paestum (SA), tre turisti luglio 20023 ha definito le competen-
05/08/2002 stranieri contrassero il Morbo del le- ze del laboratorio, che opera in stret-
gionario e, purtroppo, per uno di essi ta collaborazione con il Laboratorio
l’esito fu fatale. Successivamente, nel nazionale di riferimento dell’ISS, con
1990, in un albergo termale di Ischia EWGLI e con il Ministero della salute.
(NA) ci fu un’epidemia di legionellosi Il Laboratorio svolge sia attività territo-
con 2 decessi. Fino al 2004, casi spo- riale - sopralluoghi tecnici e campiona-
radici sono stati segnalati sempre in menti - in tutta la regione, che attività
ospiti di strutture alberghiere. laboratoristiche finalizzate alla ricerca
La ricerca di Legionella nei campioni di Legionella spp., con tipizzazione dei
ambientali è fondamentale per il con- ceppi isolati e loro quantificazione nei
trollo della malattia. Il Laboratorio di campioni positivi. Il suo ruolo istituzio-
riferimento regionale legionellosi del- nale è quindi primariamente connesso
la Campania (Lrrl) è stato individuato alla vigilanza e al controllo, quale sup-
dall’Assessorato regionale alla sanità, porto tecnico-operativo alle autorità
il 28 settembre 2001, nella struttura sanitarie e giudiziarie, per la verifica
operante presso il Dipartimento pro- della fonte ambientale di contagio a
vinciale Arpac di Salerno, a seguito seguito di notifica di casi di malattia
della positiva verifica dei requisiti ri- (figura 9.1).
198
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.1
Legionellosi: sorveglianza istituzionale

Il Laboratorio di riferimento regionale fatti, un problema di sanità pubblica,


legionellosi eroga, inoltre, prestazioni dall’altro rappresenta senz’altro una
uniche o in regime convenzionale a enti emergenza ambientale in quanto la
pubblici e privati per la realizzazione malattia è determinata da una matrice
di monitoraggi periodici degli impianti ambientale contaminata: l’acqua sotto
tecnologici di distribuzione dell’acqua forma di aerosol.
e di climatizzazione, nell’ambito di Tra i compiti del Laboratorio di riferi-
programmi di sorveglianza ambientale mento c’è inoltre la valutazione dell’ef-
preventiva della legionellosi. ficacia delle operazioni di bonifica
Il ruolo svolto da Arpac è strategico, messe in atto dai gestori nella strut-
quindi, nella sinergia tra gli organismi tura risultata contaminata, effettuan-
regionali competenti in campo sanita- do campionamenti e analisi, secondo
rio (Assessorato alla sanità) e in quello i calendari stabiliti dalla normativa di
ambientale (Assessorato all’ambien- riferimento.
te). Se da un lato la legionellosi è, in-

La Legionellosi in Campania
Nei primi anni 2000, in Campania ve- Da quel momento il Laboratorio legio-
nivano effettuate poche diagnosi di nellosi Arpac, unitamente all’Asses-
legionellosi (tabella 9.2). Il “problema sorato alla sanità, iniziò una capillare
legionellosi” si è imposto all’opinione opera di formazione e informazione
pubblica grazie a uno studio campione, presso le direzioni sanitarie ospedalie-
che il laboratorio ha svolto negli anni re, che provocò una forte presa di co-
2002 e 2003 su mandato dell’Assesso- scienza da parte del mondo sanitario
rato regionale alla sanità, mirato alla dell’importanza del tema e della ne-
ricerca, a tappeto in tutti gli ospedali, cessità di ridurre sempre più la linea di
della presenza di Legionella. Per la pri- demarcazione fra ambiente e salute,
ma volta, quindi, gli ospedali campani poiché soltanto un’azione condivisa
venivano monitorati per questa pro- avrebbe permesso di mettere a punto
blematica. I risultati destarono gran- strategie condivise al fine di contenere
de attenzione da parte dell’opinione il “problema Legionella”. Infatti, se da
pubblica, poiché i dati furono piutto- un lato sono stati migliorati i protocolli
sto sconcertanti: ben 57 ospedali della per una diagnosi precoce della malat-
Campania, sui 62 ispezionati, risultaro- tia attraverso la rilevazione dell’anti-
no infatti contaminati da Legionella. gene urinario - al fine di intraprendere
199
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
una quanto mai tempestiva terapia bientale. L’anno 2005 ha senza dubbio
antibiotica mirata - dall’altro si è pun- rappresentato una svolta fondamenta-
tato alla sensibilizzazione verso una le per la Campania nella lotta contro la
sempre più attenta sorveglianza am- Legionella.

2004 2005 2006 2007 2008


Numero di casi totali
(residenti e non residenti)
76
diagnosticati sia in 16 53 56 70
Campania che fuori regione
(elaborazione Arpac)
Tabella 9.2
Legionellosi: numero di diagnosi Numero di casi diagnosticati
38 35 48 n.d.
in Campania, totali e notificate nel e notificati in Campania 5
(di cui 2 letali) (di cui 3 letali) (di cui 9 letali) (di cui 4 letali)
territorio regionale, 2004-2008 (dati Iss)

In tabella 9.2 è riportato il numero cazioni sulla legionellosi per i gestori di


delle notifiche effettuate in Campa- strutture turistico-ricettive e termali”.
nia, nonché il numero totale delle Nel febbraio 2007 il Comune di Napoli
segnalazioni pervenute al laboratorio ha emanato un’ordinanza che fa ob-
Arpac. In particolare, per quanto ri- bligo a tutte le strutture comunitarie
guarda la sorveglianza della legionel- - centri sportivi, centri commerciali,
losi nei viaggiatori (EWGLINET), sono piscine e alberghi, tra le altre - di pre-
pervenute 15 segnalazioni nel 2005 (1 disporre un piano di sorveglianza in
cluster di 5 casi in un albergo), 19 nel autocontrollo corredato di analisi.
2006 (1 cluster di 2 casi in un albergo) In questi anni il volume delle attività
e 22 nel 2007 (4 cluster di 11 casi in svolto dal LRRL ha registrato un conti-
cinque alberghi) relative a cittadini ita- nuo e costante aumento, come eviden-
liani e stranieri che hanno soggiornato ziato in figura 9.2. Dalla sua istituzione
nelle strutture turistico recettive della a tutto il 2008, infatti, sono stati pro-
nostra regione. Da sottolineare che 6 cessati 8.280 campioni di varie matrici
dei 7 cluster si sono verificati in strut- ambientali (acqua sanitaria, biofilm,
ture alberghiere dell’isola di Ischia. aria, sedimenti, acqua di condensa, fil-
Sempre nell’anno 2005 sono state tri di impianti di climatizzazione, acqua
pubblicate le “Linee guida recanti indi- termale) (figure 9.3 e 9.4).

Figura 9.2
Numero di analisi effettuate da Lrrl
Arpac, anni 2001-2008

200
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.3
Matrici esaminate da Lrrl Arpac, anni
2001-2008

Su tutto il territorio regionale sono termali, 109 abitazioni private, 4 cam-


stati finora ispezionati 68 ospedali, peggi, 17 navi, 55 sedi lavorative quali
24 case di cura, 18 centri diagnostici insediamenti produttivi, caserme, uffi-
e riabilitativi, 112 alberghi, 28 stazioni ci, esercizi, centri commerciali.

Siti controllati Percentuale


Numero siti
(dal 28/09/2001 al 31/12/2008) siti positivi
Ospedali 68 26

Case di cura 24 10

Centri diagnostici e riabilitativi 18 4

Alberghi 112 31

Stazioni termali 28 6

Abitazioni private 109 12

Navi 17 3
Tabella 9.3
Campeggi 4 1 Legionella: numero siti controllati e
percentuale di positività riscontrate,
Sedi lavorative 56 7
anni 2001-2008

Figura 9.4
Distribuzione (n.) della concentrazioni
di Legionella dei campioni esaminati,
anni 2001-2008

201
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I nostri risultati indicano che la Legio- (figura 9.4).
nella è ampiamente diffusa in Campa- Interessante pare anche l’assoluta pre-
nia e che gli edifici a maggiore rischio valenza di Legionella pneumophila e,
di contaminazione sono alberghi e nell’ambito di questa specie, dei siero-
ospedali. Le cariche contaminanti ri- gruppi 1 e 6, proprio quelli a maggiore
scontrate variano nel range di con- patogenicità per l’uomo (figura 9.5).
centrazione dell’ordine 102 - 105 UFC/L

Figura 9.5
Stipiti di Legionella

Le figure 9.6, 9.7, 9.8, 9.9 e 9.10 mo- campionate per la ricerca di Legionella
strano la localizzazione delle strutture, spp.
suddivise per categorie, ispezionate e

Lo stato in Campania
La legionellosi è oramai un proble- piani di valutazione del rischio e pro-
ma attuale perché in forte aumento grammi di autocontrollo nelle strut-
sia in Italia che nel resto dell’Europa. ture a rischio di contaminazione. Una
Le ragioni sono molteplici: maggiore giusta progettazione - e una buona
attenzione alla diagnosi da parte dei manutenzione periodica dell’impianto
medici, moltiplicazione delle occasioni idrico e dell’impianto di climatizzazio-
di esposizione per intensificazione dei ne - dovranno quindi essere garantite
viaggi, tendenza a centralizzare la ge- in ogni struttura sanitaria, comunitaria
stione e produzione di acqua potabile, e ricettiva.
utilizzo di tecnologie che producono Inoltre, una maggiore conoscenza
aereosolizzazione dell’acqua. delle relazioni tra la Legionella e i vari
È fondamentale la costruzione di una elementi del suo habitat permette-
rete integrata di varie professionalità rà senza dubbio di chiarire gli aspetti
(biologi, medici, ingegneri, impiantisti) eziopatogenetici delle legionellosi.
per approcciare il problema sotto i vari I rapporti tra Legionella e altri parame-
aspetti. Infatti, se da un lato è necessa- tri chimico-fisici dell’acqua sono tutto-
ria oggi più che mai un’efficace sorve- ra in fase di studio e potrebbero for-
glianza clinica per la diagnosi precoce nire indicazioni utili a individuare altri
della malattia, dall’altro risulta asso- fattori associati alla presenza del mi-
lutamente imprescindibile un’attenta crorganismo nelle acque domestiche,
sorveglianza ambientale con idonei come ad esempio il ferro, che è indi-

202
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
spensabile per la crescita di Legionella di riferimento per tutti gli operatori
o il rame, che pare svolgere un’azione che affrontano le problematiche ri-
inibente. guardanti le infezioni da Legionella.
Il Laboratorio regionale riferimento La finalità è quella di far collaborare
legionellosi Arpac, avendo a disposi- professionisti e tecnici che, altrimen-
zione le informazioni derivanti dalle ti, procederebbero separatamente fa-
verifiche degli impianti e i risultati del- cendo perdere di incisività a qualsiasi
le analisi, può rappresentare il punto intervento di prevenzione.

Figura 9.6
Abitazioni private: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

203
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.7
Alberghi: percentuale di campioni
positivi per presenza di Legionella spp

204
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.8
Sedi lavorative: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

205
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.9
Strutture termali, campeggi e navi:
percentuale di campioni positivi per
presenza di Legionella spp

206
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.10
Strutture sanitarie: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

207
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

AEROBIOLOGIA

L’aerobiologia è quella disciplina che ne e permanenza in aria per perio-


studia le particelle di origine biologica di abbastanza lunghi
presenti nell’atmosfera quali pollini, • deve raggiungere nell’atmosfera
spore fungine e microrganismi, in re- una sufficiente concentrazione,
lazione anche ai loro effetti su piante, essere cioè presente in livelli che
animali e sull’uomo. Il monitoraggio superino la soglia minima utile per
aerobiologico permette di evidenziare scatenare una reazione allergica.
variazioni qualitative e quantitative di Studi più recenti portano a un’altra,
tali particelle (pollini) che si verificano importante, conclusione: esiste una
nel tempo. I pollini sono innumerevo- stretta relazione tra aumento di al-
li, microscopici, quasi ubiquitari, quasi lergie respiratorie e aumento dell’in-
eterni, e specie-specifici. Questo signi- quinamento. Alcuni ricercatori inglesi
fica che, dopo essere stati prodotti in hanno posto in evidenza che l’aumen-
quantità enormi (ad esempio, milioni to della concentrazione di sostanze
in una infiorescenza, miliardi per pian- inquinanti, come il biossido di zolfo e
ta), essi si diffondono nell’ambiente l’ozono, provoca un peggioramento
quasi senza ostacoli grazie al fatto di dei disturbi rinitici e un aumento del-
essere piccolissimi e resistenti. le visite ambulatoriali presso i medici
Esistono due ampie categorie princi- di base per disturbi di rinite allergica.
pali di piante interessate alla diffusio- In generale, il polline “immerso” nel-
ne del polline: le sostanze chimiche inquinanti l’aria
• le anemofile (amiche del vento) cittadina rilascia facilmente le protei-
affidano al vento il compito del ne di riconoscimento (causa delle ma-
trasporto del polline nifestazioni allergiche). Tali allergeni,
• le zoofile (amiche degli animali) assai più leggeri e piccoli del polline
affidano il polline agli animali e tra stesso, restano in sospensione a lungo
di esse le più diffuse sono le ento- nell’aria, anche al di fuori del periodo
mofile, impollinate dagli insetti. di fioritura delle piante che hanno pro-
Alcuni pollini però provocano allergie dotto il polline allergenico.
perché per essere allergenico, un pol- Anche il riscaldamento globale del pia-
line deve presentare le seguenti carat- neta può essere in parte responsabile
teristiche: dell’aumento di alcune allergie, poiché
• deve contenere proteine (antige- uno studio sulla produzione di polline
ni) che inducano reazione allergi- di ambrosia (Ambrosia artemisifolia)
ca nelle persone sensibili ha dimostrato l’aumento di circa 4
• deve avere forma, dimensioni e volte della produzione di polline da
peso tali da favorire la sospensio- parte delle piante mantenute a livelli
208
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
crescenti di concentrazione di anidride qualità dell’aria.
carbonica, principale imputato dell’ef- Le misure delle concentrazioni polli-
fetto serra. niche vengono effettuate mediante
Diversi studi hanno mostrato, inoltre, campionamenti svolti in stazioni fisse
che le particelle biologiche disperse, oppure mobili, con l’impiego di appa-
in particolare il polline, rispondono recchiature (campionatore volumetri-
alla presenza di una vasta tipologia di co di tipo Hirst) già largamente utiliz-
specie inquinanti presentando altera- zate come standard internazionale nel
zioni delle caratteristiche morfologi- settore dell’aerobiologia. Sui campioni
che e funzionali. Così, ad esempio, le così ottenuti vengono eseguiti identifi-
piante emettono un numero sempre cazioni e conteggi di polline: i risultati
maggiore di pollini “vuoti”, cioè privi dei conteggi vengono poi trasformati
di citoplasma e non vitali (frequen- in valori di concentrazione atmosferica
ti le osservazioni di polline vuoto di con la redazione di calendari e bollet-
nocciolo e quercia), oppure anomali e tini pollinici. Questo tipo di metodica
malformati (frequenti nelle alberature è già ampiamente sperimentata anche
stradali). Il polline, dunque, pare “ma- in Italia ed è documentata da una vasta
lato” in città, e in questo ruolo risulta bibliografia internazionale e nazionale,
un sensibile e utile bioindicatore della sia a livello generale che applicativo.

Metodo per il biomonitoraggio


dei pollini
La misura della concentrazione dei tificazione delle specie contenute in
granuli pollinici e delle spore fungine un volume d’aria noto.
disperse in atmosfera si basa sull’iden-

Campionamento
L’aria da analizzare viene prelevata da dere caratteristiche di resistenza agli
una pompa aspirante e, attraverso una agenti atmosferici.
fenditura, viene diretta su di una su- L’apparecchio consta di quattro parti
perficie di campionamento opportuna- fondamentali:
mente trattata sulla quale le particelle, • pompa aspirante
contenute nel volume d’aria, termina- • fenditura di aspirazione
no la loro traiettoria depositandosi per • superficie di deposizione
impatto. La superficie di campiona- • dispositivo di avanzamento della
mento viene successivamente esami- superficie.
nata al microscopio ottico per l’identi- Il campionatore deve essere collocato
ficazione e il conteggio delle particelle in un punto in cui la circolazione atmo-
catturate. L’apparecchio che applica il sferica locale non risenta della presen-
principio di campionamento sopra ri- za di ostacoli vicini, preferibilmente al
portato è quello proposto da Hirst nel centro di un terrazzo posto alla sommi-
1952 (figura 9.11) e raccomandato nel tà di edificio con altezza compresa fra
1972 dall’International Biological Pro- i 15 e i 20 metri dal suolo e lontano da
gram (Benninghoff, 1972). muri e protezioni, privilegiando zone
Il campionamento avviene per impat- lontane da parchi pubblici e da forti
to. Nella versione per l’esterno deve emissioni atmosferiche industriali.
esserci una visiera (o ala) parapioggia Il supporto di campionamento, film
e l’ala di direzionamento vento. Tutti i plastico, deve essere preparato ap-
sistemi di monitoraggio devono posse- ponendo un sottile film di fluido al

209
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
silicone che conferisce alla superficie fino al momento dell’impiego.
proprietà adesive, trattenendo le par- Recentemente sono stati immessi sul
ticelle depositate ed evitando la perdi- mercato nastri in acetato di cellulosa
ta delle medesime per rimbalzo o ritra- già adesivi, in quanto hanno subito in
scinamento da parte del flusso d’aria. fabbrica un trattamento superficiale
A questo scopo può essere impiegata per renderli tali (Silkostrip-Lanzoni).
una soluzione al 3% di fluido al silico- Questo tipo di nastro ha diversi van-
ne (polydimethylsiloxanes - viscosità taggi:
2.500.000 centistokes) in tetracloruro • la superficie adesiva ha spessore
di carbonio (Mandrioli et al., 1978). costante su tutta l’estensione del
Con questa tecnica, la soluzione va di- nastro (omogeneità per tutta la
stesa uniformemente con un pennello durata del campionamento)
abbondantemente intriso, passando • i nastri hanno tutti il medesimo
sul nastro una sola volta lentamente, potere adesivo, anche quelli uti-
ma con decisione. La rapida evapora- lizzati in campionatori diversi, da
zione del solvente rende omogenea operatori diversi
la distribuzione del fluido siliconico • non vi sono sostanze tossiche da
anche in eccesso di soluzione. È con- maneggiare (il tetracloruro di car-
sigliabile effettuare questa operazione bonio è noto essere un potente
sotto cappa aspirante o in un ambien- cancerogeno).
te ventilato e privo di polvere. Il pen- Il nastro deve aderire perfettamente
nello deve essere morbido e piatto, di al sistema di trascinamento per evi-
15 millimetri di larghezza per pittura tare variazioni di efficienza di campio-
(tipo pelo di martora). namento causate dalla non uniformità
I supporti di campionamento (vetrino della distanza fra il nastro e la fenditu-
o nastro) così preparati, debbono es- ra che provocherebbe quindi variazio-
sere conservati al riparo della polvere ni del flusso d’aria.

a b

c
d

Figura 9.11
Campionatore Hirst Lanzoni (a) e
preparazione dei campioni: tamburo
di campionamento (b), taglio nastro
campionamento (c), preparazione
vetrini (d)

210
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Preparazione dei campioni
Effettuato il campionamento setti- due vetrini.
manale, il nastro viene tagliato utiliz- I campioni così preparati vengono
zando apposita taglierina e vengono esaminati al microscopio ottico a in-
preparati i vetrini per l’osservazione al grandimento variabile4. Il conteggio (4) Per il riconoscimento e conteggio
di routine viene utilizzato l’ingrandi-
microscopio ottico. Si stendono sul ve- dei granuli pollinici viene effettuata mento 200X, tuttavia il 400X viene di
trino alcune gocce di gelatina gliceri- su circa il 20% sull’intera superficie di norma utilizzato per riconoscimenti di
nata, preventivamente fusa in bagno- campionamento di 14 x 48 mm, su 3 o particelle di più complessa cataloga-
zione
maria, sulle quali si adagia il segmento 4 linee orizzontali parallele (in dipen-
di nastro (con lo strato siliconato rivol- denza della grandezza di campo del
to verso l’alto), sul quale si depongono microscopio utilizzato) con la tecnica
tre gocce di fucsina glicerina sciolta; si del campo di microscopio continuo. I
adagia infine un vetrino copri oggetto totali delle conte, suddivisi per specie
24 x 50 mm. Questa operazione viene polliniche, vengono riportati su modu-
effettuata su piastra termostatata per lo di conteggio.
mantenere il vetrino a temperatura Infine i dati di lettura grezzi vengono
sufficientemente elevata (40-50°C) e convertiti in dati di concentrazione
per favorire la fluidità del colorante e utilizzando i parametri del campiona-
l’eliminazione delle bolle d’aria. Infine mento e della lettura (flusso di aspira-
viene apposta una piccola etichetta zione - 10 l/minuto, velocità di rotazio-
di identificazione sul lato sinistro del ne del tamburo – 2 mm/h; superficie
vetrino che viene lasciato asciugare in del nastro osservata - almeno il 20%,
posizione orizzontale per qualche ora diametro del campo visivo del micro-
prima di effettuare i conteggi al micro- scopio) ottenendo la conversione dei
scopio. In questo modo il nastro rima- dati in concentrazione (numero di pol-
ne inglobato fra due strati di gelatina e lini medio per m3 d’aria aspirata).

Il monitoraggio degli aeroallergeni


Il monitoraggio aerobiologico in Arpac del network, la rete campana di moni-
ha avuto inizio il 15 gennaio 2007, in toraggio Arpac è formata, al momento,
occasione dell’avvio del Progetto co- da quattro stazioni di campionamento
munitario “ATMOSnet”, di cui l’Agen- (Napoli e Portici per la provincia di
zia è stata promotrice e capofila. AT- Napoli, Castelvolturno per la provin-
MOSnet ha visto impegnati enti e cia di Caserta e Policastro Bussentino
ricercatori italiani - Campania e Sicilia per quella di Salerno). Tali stazioni
- nonché istituzioni di ricerca di pae- sono state scelte al fine di disporre di
si mediterranei quali Grecia e Malta, campionamenti effettuati sia su aree
allo scopo di definire e standardizzare litorali (Portici, Castelvolturno e Poli-
un metodo di monitoraggio dei pollini castro) - che rappresentano le porzioni
aerodispersi che permettesse di con- di territorio più interessate al processo
tribuire allo studio degli impatti indot- di desertificazione - sia in ambiente ur-
ti dai cambiamenti climatici nell’area bano (Napoli), zona di maggiore inte-
mediterranea, con particolare atten- resse collettivo. La rete di monitorag-
zione ai fenomeni di siccità e deserti- gio regionale è in fase di ampliamento:
ficazione causati dall’incremento della a pieno regime, infatti, sarà formata da
temperatura globale. 8 stazioni.
È nata così una rete di 13 stazioni pi- In ogni stazione viene impiegato un
lota che rappresenta il primo nucleo catturatore Lanzoni modello VPS2000,
di un network sperimentale di moni- collegato ad una linea elettrica che ga-
toraggio biologico tra paesi del medi- rantisce un campionamento continuo
terraneo centro orientale. Nell’ambito per sette giorni.
211
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Stazione Codice Ubicazione Coordinate UTM Attiva dal

Avellino AV1 n.d. Prossima collocazione -


482441 E
Benevento BN1 Istituto Guacci Non attiva
4553272 N
Caserta CE6 n.d. Prossima collocazione -
410882 E
Castel Volturno (CE) CE5 Municipio 15.01.07
4542699 N
Sede Arpac Dipartimento 438557 E
Napoli NA3 15.01.07
provinciale Napoli 4524220 N
444579 E
Portici (NA) NA4 Facoltà di Agraria 15.01.07
4518088 N
Istituto scolastico 544457 E
Policastro Bussentino (SA) SA1 15.01.07
Tabella 9.4 comprensivo 4436020 N
Stazioni di campionamento rete Salerno SA2 n.d. Prossima collocazione -
regionale Arpac

Ubicazione: terrazzo della


sede del Dipartimento Provin-
ciale ARPAC di Napoli, Via don
Bosco 4/F.
Coordinate Geografiche: lat.
Nord 40°52’ long Est 14° 16’.
Caratteristiche della zona li-
mitrofa: zona fortemente ur-
banizzata con elevato traffico
veicolare, nelle vicinanza del-
la collina di Capodimonte ove
Figura 9.12 sorge un grande parco forma-
Stazione di campionamento Napoli
(NA3)
to prevalentemente da lecci e
pini; in zona sono comunque
presenti una ricca varietà di specie arboree di ornamento (ad esempio platani e
palme); scarsa la presenza di aree agricole coltivate.

Ubicazione: terrazzo della fa-


coltà di agraria dell’ Univer-
sità degli Studi di Napoli “Fe-
derico II”, in Portici, Via dell’
Università.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 48’ long Est 14° 20’.
Caratteristiche della zona li-
mitrofa: la stazione si trova
all’interno del parco di Porti-
ci, distante dal mare meno di
Figura 9.13 1 chilometro. In questo parco
Stazione di campionamento Portici è presente folta vegetazione
(NA4)
arborea con grande varietà di
specie vegetali.

212
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Ubicazione: terrazzo della
casa municipale nel centro
della cittadina.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 48’ long. Est 13°
56’
Caratteristiche della zona
limitrofa: zona urbana in
prossimità del fiume Voltur-
no. Le specie vegetali pre-
senti sono tipiche di quello
Figura 9.14
presenti in ambiente fluvia-
Stazione di campionamento
le mediterraneo; presenti Castelvolturno (CE5)
nell’area ampie zone agri-
cole.

Ubicazione: terrazzo dell’


istituto scolastico compren-
sivo Via Giovanni XXIII.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 04’ long. Est 15°
31’.
Caratteristiche della zona
limitrofa: zona immedia-
tamente prospiciente la
spiaggia della cittadina, a
ridosso del parco naziona-
le del Cilento e del Vallo di Figura 9.15
Stazione di campionamento Policastro
Diano e non lontano dalla Bussentino (SA1)
foce del fiume Bussento. La
vegetazione presente comprende la “macchia mediterranea”, nonché varie spe-
cie vegetali ornamentali e conta massiccia presenza di piante di ulivo, impiegate
per la produzione dell’olio.

I granuli pollinici sono organismi fragili rappresenta anche una fonte di infor-
che interagiscono costantemente con mazioni ambientali utili per quanto
l’ambiente attraverso le loro aperture. concerne:
Il polline maturo, pronto per essere • la fase fenologica di fioritura delle
rilasciato dalla pianta, è disidratato e piante
di conseguenza altamente igroscopi- • la qualità dell’aria in base alla vita-
co, cosicché può assorbire l’umidità lità pollinica, specialmente in am-
dell’atmosfera; se questa contiene bito urbano
inquinanti, il polline, assorbendo l’ac- • la stima delle produzioni agrarie in
qua, entra in contatto con tali sostanze base alla quantità di polline pro-
che possono influenzare la sua vitalità, dotto
ovvero la sua capacità di completare • l’influenza dei cambiamenti clima-
gli eventi post-pollinazione e di com- tici e dell’azione dell’uomo sulla
piere la fecondazione. distribuzione biologica della ve-
Per coloro che soffrono di allergia il getazione e sul paesaggio in base
polline viene considerato come un alla qualità e quantità di pollini
“contaminante” atmosferico, ma esso monitorati.

213
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bollettino settimanale dei pollini
I dati raccolti dalla rete di monitoraggio Il calendario fornisce i livelli di con-
per ogni stazione di campionamento centrazione del polline, non i livelli
vengono inseriti in apposito database di rischio di allergia. La comparsa dei
e utilizzati per emettere il Bollettino sintomi si ha quando la concentrazio-
settimanale dei pollini. ne del polline a cui il paziente è aller-
Il bollettino viene pubblicato sul sito gico raggiunge un valore detto soglia
internet del Cemec (Centro meteoro- di scatenamento. Tale soglia è diversa
logico e climatologico Arpac) e, inol- da paziente a paziente e può variare
tre, viene affisso in bacheca presso il anche nello stesso paziente nel corso
Dipartimento tecnico provinciale di della stagione. L’esposizione al polli-
Napoli per una diretta consultazione ne, infatti, provoca un’infiammazione
ed è inviato mezzo e-mail a tutti gli dell’organo bersaglio (naso, congiunti-
operatori Arpac, agli uffici comuna- va, bronchi) che abbassa progressiva-
li delle località dove sono localizzati i mente la soglia. Così, nel pieno della
campionatori, nonché a chiunque ne stagione, una concentrazione di gra-
faccia richiesta. nuli pollinici più bassa che all’inizio è
Per ciascuna famiglia sono previste in grado di scatenare i sintomi. Questo
quattro classi di concentrazione - as- fenomeno è noto come priming effect.
sente, bassa, media e alta - contrasse- Le informazioni sul livello di concen-
gnate rispettivamente dal colore bian- trazione dei pollini, pertanto, non pos-
co, giallo, arancione e rosso. I valori sono sostituire la consultazione di uno
delle differenti classi di concentrazio- specialista nell’impostare o modificare
ne sono forniti dall' Associazione ita- una terapia.
liana di aerobiologia (AIA), e variano in In tabella 9.5 è riportato uno stralcio
funzione della famiglia botanica. da un bollettino settimanale.

Valori di concentrazione
Settimana Dal: 02.04.2007 Al: 08.04.2007
espressi in pollini/m3
media
polline di Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
settimanale
ACERACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
BETULACEAE TOTALE FAMIGLIA 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
Alnus 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Betula 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
CANNABACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CHENOPODIO - AMARANTACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
COMPOSITAE TOTALE FAMIGLIA 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Ambrosia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Artemisia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
altre 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CORYLACEAE 24,9 36,6 31,2 9,3 1,8 6,6 16,2 18,1

(omissis)
Salix 0,0 0,0 0,0 0,0 0,9 1,2 0,0 0,3
TILIACEAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
ULMACEAE 0,0 2,4 0,3 0,6 0,0 0,0 0,0 0,5
UMBELLIFERAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
URTICACEAE 36,9 91,5 60,6 20,7 7,8 128,4 154,8 71,5
Altri pollini * 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Pollini non identificati* 0,3 1,8 3,3 0,6 0,0 0,0 1,2 1,0
Totale * 98,7 207,3 188,4 84,9 57,0 253,6 259,9 164,3
assente
Classi di concentrazione delle FAMIGLIE delle specie polliniche (indicazione dell’A.I.A. - bassa
Associazione Italiana di Aerobiologia) per quelle indicate con (*) non vi è tale indicazione. media
alta
Tabella 9.5
Bollettino pollini Si precisa che le classi indicate non identificano il valore soglia scatenante una reazione allergica

214
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Andamento per stazione


di singole famiglie
Di seguito si riportano i grafici delle Italia, risulta attualmente in progressi-
specie più diffuse e anche più allerge- vo aumento. Le Betulaceae hanno una
niche riscontrate dall’attività di moni- pollinazione precoce (marzo-maggio)
toraggio della rete regionale Arpac: causando una pollinosi invernale o
Betulaceae, Chenopodiaceae-Amaran- pre-primaverile. Concentrazioni di 80
taceae, Compositae, Corylaceae, Cu- granuli pollinici per metro cubo d'aria
pressaceae/Taxaceae, Euphorbiaceae sono in grado di scatenare la comparsa
o Fagaceae, Graminaceae, Oleaceae, dei sintomi nella quasi totalità dei sog-
Pinaceae, Urticaceae. getti, mentre una concentrazione di
Betulaceae. Negli ultimi anni alberi 30 granuli per metro cubo determina
appartenenti al genere Betula sono il mantenimento della sintomatologia
stati sempre più utilizzati come piante nel corso della stagione di pollinazio-
ornamentali nei giardini di nuovi inse- ne, in quanto le mucose del soggetto
diamenti urbani. Per questo motivo - colpito sono già sede di infiammazio-
e anche a causa del notevole potere ne (mucose iperreattive).
allergenico del polline di Betulla - la Tale famiglia comprende i due generi:
pollinosi da Betula, rara in passato in Alnus (ontano) e Betula.

Figura 9.16
Betulaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO,
Napoli (NA)

In tutte e quattro le stazioni (figura dove non erano mai cresciute in prece-
9.16) si nota una pollinazione a partire denza, quali per esempio zone secche
da gennaio sino a maggio, con massi- e cumuli di detriti formatisi a seguito
mi a Policastro, nel mese di febbraio della costruzione di frangiflutti, moli
2008, ascrivibili al genere Alnus. e opere edificate sul mare che hanno
Chenopodiaceae-Amarantaceae. alterato l'ecosistema dei litorali. Ciò
Piante erbacee, o arbusti, che cresco- deve far riflettere non poco sul peso
no anche in luoghi ruderali e incolti, che l'intervento umano nel territorio
come il Farinaccio o Chenopodio - cosi ha nei confronti dell'aumento anche
chiamato per lo strato farinoso di cui si delle malattie allergiche. Il periodo di
ricopre - ma soprattutto in luoghi sala- pollinazione è l'estate, ma nelle zone
ti, quali spiagge e stagni costieri (da cui più calde questo periodo è anticipato
l’attributo di alofile). Negli ultimi anni, e coincide con quello dell’Olivo (metà
però, si è fatta sempre più frequente aprile - fine maggio).
la presenza di queste piante in luoghi
215
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.17
Chenopodiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

I valori di concentrazione di tali pollini anni fa diffuso soltanto negli USA, ha


(figura 9.17) sono molto simili in tutte iniziato a dare segni di presenza anche
le stazioni. Appaiono ad aprile raggiun- in Italia meridionale.
gendo dei picchi nel periodo estivo. Le specie responsabili di allergie sono
Compositae. Questa famiglia - che quelle che, pur non disponendo di
presenta un’impollinazione prevalen- fiori vistosi, disperdono al vento enor-
temente entomofila - è ricca di nu- mi quantità di polline: l’Artemisia o
merosi generi. In Italia circa 20 specie. Assenzio, diffusa in luoghi ruderali, il
La più comune è Artemisia vulgaris, Tarassaco o soffione o Dente di leone,
comunemente definita Ambrosia, un caratteristico per la sua infruttescenza
allergene pollinico che, fino ad alcuni sferica.

Figura 9.18
Compositae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

La presenza di tale famiglia, ascrivibi- suo frutto (nocciola). Produce grandi


le al genere Artemisia, si riscontra nei quantità di pollini durante i mesi in-
mesi da agosto a ottobre e raggiunge il vernali da gennaio a marzo. I sintomi
valore massimo nel mese di settembre dell'allergia al nocciolo tendono spes-
2007 nella stazione di Napoli (figura so a perdurare nel tempo, a causa
9.18). della reazione crociata con i pollini di
Corylaceae. Il Nocciolo, che è presen- Ontano e Betulla, piante con la stessa
te in tutta Europa e anche in Campa- distribuzione geografica e la cui fiori-
nia, può crescere spontaneamente o tura dura fino a maggio.
essere coltivato per la produzione del
216
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.19
Corylaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

I picchi di concentrazione dei pollini rivalutata negli ultimi anni. Si ipotizza


delle Corylaceae (Nocciolo, Ostria e un incremento dei casi di sensibilizza-
Carpino) si hanno tra gennaio e aprile, zione dovuto all’aumento del numero
con valori massimi raggiunti a Polica- di piante impiantate a scopo di fore-
stro e Castelvolturno nel mese di apri- stazione e ornamentale, ma non sono
le 2007 (figura 9.19). esclusi anche altri fattori relativi a
Cupressaceae-Taxaceae. Sono un un’aumentata aggressività del polline
gruppo affine i cui granuli pollinici per cause ancora da definire, ma che
hanno simili caratteristiche morfolo- si ipotizzano collegate all’inquinamen-
giche e allergeniche e sono famiglie to da motori diesel.
la cui importanza allergenica è stata

Figura 9.20
Cupressaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

La presenza dei pollini di tale famiglia Euphorbiaceae. Si tratta di piante pre-


(figura 9.20) compare a gennaio e per- senti su tutto il territorio italiano. Tra
mane sino a maggio-giugno in tutte e queste importanti quelle del genere
quattro le stazioni, con valori massimi Mercurialis (M. perennis, M. annua,
a Portici, in particolare nel mese di M. corsica) a fioritura molto prolunga-
febbraio 2008. ta.

217
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.21
Euphorbiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

In tutte le stazioni (figura 9.21) si ri- gono tre generi di diversa morfologia,
scontra una maggiore presenza di Eu- distribuzione e periodi di fioritura:
phorbiaceae da dicembre ad aprile in Faggio, Quercia, Castagno. Fioriscono
tutte le stazioni di monitoraggio, con d'estate. Abbondantemente presenti
dei picchi più evidenti nei mesi di feb- su tutto il territorio regionale, sono
braio, marzo e aprile. dotati di scarsa allergenicità.
Fagaceae. A tale famiglia apparten-

Figura 9.22
Fagaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA).

Si è registrata un’alta concentrazio- pannocchie, ciuffi o pennacchi appar-


ne di pollini di questa famiglia (figura tengono a tale famiglia.
9.22) nella stazione di Portici tra aprile Le presenze maggiori di questi pollini
e giugno nel biennio 2007/2008, do- si riscontrano nella valle Padana, ne-
vuta alla specie Quercus ilex. gli Appennini centrali, in Campania e
Graminaceae. Famiglia che include in Sardegna. La fioritura va da aprile a
numerosi generi, sia spontanei che giugno. La famiglia delle Graminace-
coltivati. Comprendono le comuni gra- ae risulta molto omogenea anche dal
migne, tutti i cereali, le canne e tante punto di vista della morfologia polli-
altre specie, anche di importanza agra- nica per cui è difficile, nella maggior
ria ed economica: alimento per uomi- parte dei casi, un loro riconoscimento
ni e animali, preparazione di bevande nell'ambito della famiglia, almeno con
alcoliche, preparazione di amido e il microscopio ottico.
zucchero. Tutte le piante con spighe,
218
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.23
Graminaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

In tutte le quattro stazioni (figura 9.23) che contadini e produttori ben cono-
si nota un andamento simile, corri- scono. Infatti, a un'annata (o biennio in
spondente al periodo di fioritura da alcuni casi) di alta produzione di olive,
marzo a giugno, raggiungendo valori ne segue un’altra connotata da scarsa
massimi a Castel Volturno nel mese di produttività. Questo fenomeno, legato
maggio 2008. ovviamente a un’alternanza nella pro-
Oleaceae. La specie di maggior signifi- duzione pollinica, è causa nei soggetti
cato clinico è rappresentata dall’Olea allergici del succedersi di primavere
europea. La sua pollinazione si verifica con sintomi più intensi con altre meno
in maggio e in giugno. Le zone geo- fastidiose.
grafiche più interessate sono lungo le Tale famiglia comprende oltre l’Olivo,
coste mediterranee e le isole. L'inte- il Frassino, conosciuto per il suo legno
resse clinico è dovuto alla copiosa pro- pregiato e l'estrazione della Manna -
duzione di polline (con picchi anche costoso lassativo di qualità usato fino
di 300/500 e più pollini/metro cubo a qualche decennio fa nelle aree rurali
d’aria) e alla sua particolare aggressivi- - e il Ligustro, pianta ornamentale col-
tà. Una caratteristica dell'olivo risiede tivata per siepi e bordure.
nell’alternanza produttiva, fenomeno

Figura 9.24
Oleaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)

219
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Tale famiglia è presente, più o meno rio monitorato, caratterizzato soprat-
similmente in tutte le stazioni (figura tutto da ampie coltivazioni di olivo.
9.24), nel periodo primaverile aprile- Pinaceae. Comprende numerosi ge-
giugno. I picchi massimi vengono rag- neri quali Cedrus, Pinus e Larix. Pos-
giunti nella stazione di Policastro sia a siedono scarso potere allergenico. La
maggio 2007 che 2008. Tali valori sono fioritura va da marzo a maggio e in au-
corrispondenti alla natura del territo- tunno (cedro).

Figura 9.25
Pinaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)

Le Pinaceae sono presenti nel periodo muri, lungo le strade e i fossi. Fiorisce
febbraio-giugno con concentrazioni da marzo ad ottobre. La concentrazio-
moderate in tutte e quattro le stazio- ne di questo polline è molto alta nelle
ni (figura 9.25) e con valori massimi regioni del Sud Italia. La pollinazione,
raggiunti nel mese di aprile 2008 nella in Campania, è praticamente presen-
stazione di Policastro. te durante tutto l'arco dell'anno, con
Urticaceae. Il genere di questa fami- due picchi di fioritura: uno maggiore,
glia più importante è la Parietaria, in marzo-aprile, un secondo, di minore
molto comune, cresce sui ruderi e sui grandezza, in settembre.

Figura 9.26
Urticaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

Si nota un andamento simile e pres- La maggiore concentrazione si osserva


soché costante per tutte le quattro nei mesi di aprile e maggio 2007 nella
stazioni di monitoraggio (figura 9.26). stazione di Napoli.
220
PARTE TERZA
GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI
E CICLO DEI RIFIUTI
ACQUA

Acqua

10
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Acqua
Tommaso Di Meo, Giuseppe Onorati, Beatrice Cocozziello, Emma Lionetti

HANNO COLLABORATO
per la tematica “Depurazione nella provincia di Napoli” Alfonso De Nardo, Antonio
Ramondo, Gelsomina Agrello, Annunziata Pulcrano
per la tematica “Depurazione nella provincia di Caserta” Luigi Aulicino, Agostino Delle
Femmine, Claudio Delle Femmine, Paola Pancaro
per la tematica “Turismo e carichi inquinanti nel salernitano” Giuseppe D’Antonio,
Giuseppe Gravina Patrizia Lambiase
per la tematica “Potenziamento del monitoraggio marino-costiero” Lucio De Maio

SCHEDE TEMATICHE
Nitrati e reti di monitoraggio in continuo delle acque interne
Adolfo Mottola
CAPITOLO 10 - Acqua

Introduzione
La definizione dello stato delle acque Napoli e Caserta e sulle interazioni fra
in Campania deve essere basata sulla turismo e potenzialità ed efficienza dei
elaborazione di numerose tipologie di depuratori in provincia di Salerno. Ul-
dati ambientali e però l’enfasi va rivol- teriori approfondimenti sono dedicati
ta alla presentazione di un quadro co- alle reti di monitoraggio in continuo e
noscitivo di sintesi facilmente leggibile alla valutazione delle fonti di contami-
con l’ausilio di carte tematiche e gra- nazione da nitrati con l’ausilio di tecni-
fici, senza rinunciare al rigore tecnico- che isotopiche.
scientifico di quanto riportato. Per la Nella elaborazione dei dati disponibili
valutazione dello stato delle risorse si è fatto spesso riferimento al D.Lgs.
idriche e degli ecosistemi acquatici n. 152/1999, vigente per la maggior
non si può prescindere dall’analisi spa- parte del periodo esaminato, quindi,
zio-temporale delle tendenze in atto, alcuni indicatori e indici sono quelli
tramite indicatori e indici, e dal con- degli allegati tecnici del citato decreto.
fronto con gli standard normativi di Oltre al monitoraggio e ai controlli Ar-
riferimento nonché con lo stato delle pac, una fonte insostituibile di dati per
acque in ambito nazionale e comuni- la stesura dell’intero capitolo è stato
tario. Nei paragrafi seguenti è illustra- il “Piano di tutela delle acque della
to lo stato quali-quantitativo dei corpi Campania” approvato dalla Giunta re-
idrici delle acque interne, marino co- gionale della Campania, elaborato con
stiere, di balneazione e a uso potabile, il supporto della Sogesid e il contribu-
a partire dagli esiti delle campagne di to delle Autorità di bacino nazionale,
monitoraggio effettuate da Arpac nel interregionali e regionali, nonché di
periodo 2000-2007, con l’aggiorna- Arpac stessa.
mento di quanto illustrato in dettaglio In alcuni casi i dati disponibili sono an-
nel volume “Acqua-Il monitoraggio in cora frammentari; un miglioramento
Campania 2002-2006” (Arpac 2007); dello stato delle conoscenze è atteso
una grande attenzione è dedicata an- con il completamento del censimento
che al sistema di approvvigionamen- sulla tematica acque di recente avvia-
to e depurazione, con il quadro della to dall’Istat e l’ulteriore sistematizza-
situazione regionale e schede di det- zione dei dati sulle acque nell’ambito
taglio sulle attività di controllo del si- del Sistema informativo SIRA.
stema depurativo nelle province di

Acque superficiali
L’idrografia della Campania è caratte- l’orografia, la variabilità delle condi-
rizzata da una grande varietà di morfo- zioni termometriche e pluviometriche
tipi fluviali, da quelli della subregione regionali contribuisce a caratterizzare
montuosa, dominata dalla dorsale ap- l’idrografia campana per la presenza di
penninica e dagli altipiani interni e sol- pochi bacini idrografici con superficie
cata da corsi d’acqua a regime torrenti- estesa e numerosi di modesta dimen-
zio, a quelli della subregione collinare, sione.
resa discontinua dagli edifici vulcanici, La descrizione e valutazione delle ac-
che degrada verso il mare, solcata da que superficiali della Campania non
corsi d’acqua ad andamento meandri- può prescindere dalla documentazio-
forme quando non irregimentati. Con ne tecnica di riferimento collazionata
225
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per la stesura del Piano di tutela del- (recapitanti direttamente in mare),
le acque. Il Piano, adottato con DGR il cui bacino imbrifero abbia super-
n. 1220/2007, prima dell’emanazione ficie maggiore di 200 km2
del DM n. 131/2008, recante il regola- • corsi d’acqua naturali di II ordine
mento con i criteri tecnici per la carat- o superiore, il cui bacino imbrifero
terizzazione dei corpi idrici, ha censito abbia superficie maggiore di 400
i corsi d’acqua con superficie del ba- km2
cino idrografico superiore a 10 chilo- • corsi d’acqua che per motivi natu-
metri quadrati, nonché i laghi e i corpi rali abbiano portata uguale a zero
idrici artificiali. Complessivamente, fra per non più di 120 giorni l’anno, in
i bacini regionali, sono stati individuati un anno idrologico medio
60 “corsi d’acqua superficiali di inte- • canali artificiali che restituiscono
resse”. In conformità alla normativa, almeno in parte le acque a corpi
il Piano ha, quindi, individuato i “corpi idrici naturali superficiali e aventi
idrici superficiali significativi” presenti portata di esercizio di almeno 3
sul territorio regionale, identificandoli m3/s.
tra quelli censiti che rispettano i se- I 17 corsi d’acqua superficiali significa-
guenti requisiti: tivi individuati sono rappresentati nel-
• corsi d’acqua naturali di I ordine la cartografia in figura 10.1

Figura 10.1
Carta dei corpi idrici superficiali
significativi

226
CAPITOLO 10 - Acqua
Allo scopo di garantire la tutela e/o prelievo di campioni d’acqua, avviati
il risanamento da fenomeni di inqui- all’analisi per la determinazione dei
namento, la normativa nazionale, re- parametri di caratterizzazione e dei
cependo le indicazioni comunitarie microinquinanti organici e inorganici.
contenute nella Direttiva 2000/60/CE, Nelle more dell’emanazione dei de-
ha fissato i seguenti obiettivi minimi creti attuativi, che precisino le moda-
di qualità ambientale comuni per tut- lità operative del monitoraggio e in
ti i corpi idrici significativi, definiti in relazione alla mancata individuazione
funzione della capacità dei corpi idrici delle tipologie di corpi idrici di riferi-
stessi di mantenere processi naturali mento, anche per i criteri di classifica-
di autodepurazione e supportare co- zione dello stato di qualità ambientale
munità animali e vegetali ampie e ben dei fiumi, le Arpa hanno continuato a
diversificate: utilizzare gli indici introdotti dall’abro-
• mantenimento/raggiungimento gato D.Lgs. n. 152/1999: il Livello di
della qualità ambientale corri- inquinamento da macrodescrittori
spondente allo stato “buono” en- (LIM) per la qualità chimico-fisica, l’In-
tro il 22 dicembre 2015 dice biotico esteso (IBE) per la qualità
• mantenimento/raggiungimento biologica e lo Stato ecologico dei corsi
della qualità ambientale corri- d’acqua (SECA), che consente di classi-
spondente allo stato “sufficiente” ficare i singoli tratti fluviali combinan-
entro il 31 dicembre 2008. do i valori conseguiti per gli indici LIM
Ai fini di un’efficace tutela delle acque e IBE.
dall’inquinamento e a supporto delle Il LIM è espressione sintetica della na-
attività di pianificazione di interventi tura del corpo idrico e aggrega i para-
e misure per il perseguimento o man- metri chimici e fisici di base relativi al
tenimento degli obiettivi di qualità bilancio dell’ossigeno e allo stato trofi-
ambientale promosse dalla Regione co. Esso assume valori numerici varia-
Campania, Arpac, a partire dall’autun- bili da <60 a 560, ai quali corrispondo-
no del 2001, ha avviato programmi di no livelli variabili da 5 a 1 al crescere
rilevamento sistematico dello stato della qualità delle acque fluviali.
qualitativo delle acque fluviali sull’in- Il monitoraggio del LIM dei fiumi cam-
tero territorio regionale. pani ha fornito nel corso degli anni esi-
Tali programmi sono stati condotti fino ti abbastanza consolidati. Prendendo
al 2008, in analogia con quanto fatto come riferimento il biennio 2006-2007,
dalle altre Arpa, ai sensi del D.Lgs. n. il monitoraggio ha fatto registrare me-
152/1999, benché esso sia stato abro- diamente un numero molto limitato
gato dal successivo D.Lgs. n. 152/2006 di tratti fluviali caratterizzati da valori
che ha, però, introdotto oggettive dif- del LIM di livello 1, corrispondenti al
ficoltà interpretative e operative, che 2,2% di acque con una qualità elevata,
hanno reso di difficile applicabilità la mentre risultano pari rispettivamente
nuova disciplina del monitoraggio. al 50% e al 21,7% le percentuali dei
In coerenza con i dettami normativi tratti fluviali caratterizzati da valori del
che disciplinano le attività di moni- LIM di livello 2 e 3, corrispondenti ad
toraggio, è stata definita una rete di una qualità delle acque buona o suf-
punti di prelievo, posizionati in nume- ficiente. I restanti fiumi evidenziano
ro congruo lungo le aste dei principali una qualità delle acque scadente o
fiumi della Campania. La rete consta di pessima, con valori del LIM di livello
92 punti di monitoraggio, ubicati lungo 4 o 5 registrati rispettivamente per il
32 corsi d’acqua d’interesse regionale, 16,3% e il 9,8%.
tra i quali sono inclusi i 17 fiumi indivi- L’andamento valutato nell’arco tem-
duati come corpi idrici significativi dal porale 2001-2007 appare comples-
Piano di tutela delle acque. sivamente altalenante e disomoge-
In corrispondenza di questi punti, neo. Infatti, se da un lato si registra
con frequenza mensile, si effettua un un trend di crescita per i tratti fluviali

227
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
caratterizzati da valori di LIM di livello a basso impatto ambientale; dall’altro,
1 e 2, d’altra parte, il dato relativo al i fiumi che solcano la Piana campana
numero complessivo dei tratti fluviali negli hinterland napoletano, caserta-
caratterizzati da valori del LIM di livello no e, in parte, beneventano, così for-
1, 2 e 3 appare in lieve decrescita. temente urbanizzati da costituire qua-
La distribuzione territoriale dei valori si un unicum con le città, e che hanno
del LIM appare invece fortemente po- prodotto una pressoché totale irregi-
larizzata. Da un lato, i fiumi della pro- mentazione e artificializzazione degli
vincia di Salerno e, in parte, quelli del stessi alvei fluviali, recapito ultimo dei
beneventano, dell’avellinese e dell’al- carichi inquinanti di origine civile, agri-
to casertano, che solcano territori cola e industriale. I primi sono carat-
oggetto di tutela di Parchi nazionali e terizzati da un LIM prevalentemente
regionali e di altre aree protette - quali di livello 2, con i soli tratti di valle, in
oasi e riserve - caratterizzati da un ele- prossimità di confluenze e foci, talvol-
vato grado di naturalità, da una bassa ta di livello 3. I secondi, invece, sono
densità abitativa e da un uso del suolo caratterizzati da LIM di livello 4 o 5.

Figura 10.2
Fiume Volturno: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007

Figura 10.3
Fiume Calore Irpino: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007

Nelle figure 10.2 e 10.3, si riportano, pino, che evidenziano il peggioramen-


a titolo di esempio, gli andamenti del to della qualità delle acque nel pas-
LIM valutati lungo le aste fluviali del saggio da monte a valle, con qualche
Volturno e del suo affluente Calore Ir- anomalia per il Calore Irpino, che ma-
228
CAPITOLO 10 - Acqua
nifesta già nel tratto montano le alte- alle aste fluviali dai bacini imbriferi di
razioni prodotte dagli impatti antropici pertinenza di territori a diverso grado
e dall’uso del suolo, parzialmente atte- di naturalità e urbanizzazione, sia l’ef-
nuate dall’apporto delle acque sorgive fetto della variabilità meteoclimatica
del tratto più a valle. sulle portate fluviali che, per effetto
In figura 10.4 è riportato il valore del della diluizione, possono influenzare
LIM registrato nelle stazioni di foce dei sensibilmente il LIM. Infatti, nel 2004,
fiumi Volturno, Sarno, Sele, Alento e a un aumento delle precipitazioni so-
Mingardo, nel periodo 2001-2007. lide e liquide nel periodo invernale è
Dal grafico è possibile evincere sia corrisposto un miglioramento della
l’evoluzione temporale della qualità qualità delle acque.
chimico-fisica delle acque convogliate

Figura 10.4
Fiumi Volturno, Sarno, Sele, Alento e
Mingardo: andamento dell’indice LIM
nelle stazioni di foce, anni 2001-2007

L’IBE, altro indicatore introdotto dal dell’alveo, non consentono lo sviluppo


D.Lgs. n. 152/1999, fornisce una sti- di comunità biotiche diversificate. In-
ma indiretta delle alterazioni di natura fatti la percentuale dei punti con IBE in
chimica-fisica-biologica prodotte nel classe 1, corrispondente a una qualità
corso d’acqua, sulla base degli esiti biologica elevata delle acque fluviali, è
del monitoraggio delle popolazioni di pari al 27,2% contro il 2,2% dei punti
macroinvertebrati bentonici (taxa) in con un LIM di livello 1, mentre le per-
termini di composizione e abbondan- centuali dei punti con valori IBE in clas-
za. Il monitoraggio biologico dei fiumi se 2 e 3, corrispondenti a qualità bio-
con la metodica IBE è stato condotto logica delle acque buona o sufficiente,
da Arpac nel periodo 2002-2006 e ha risultano essere pari rispettivamente
fatto registrare anch’esso esiti sem- al 29,3% e al 13%, contro il 50% e il
pre piuttosto costanti. Analizzando 21,7% dei punti con LIM di livello 2 e
i dati IBE, raccolti in prossimità di 82 3. Infine i punti con IBE in classe 4 e 5,
dei 92 punti presso i quali si svolge il corrispondenti a una qualità biologica
campionamento delle acque destinate scadente o pessima, risultano essere
all’analisi chimico-fisica in laborato- entrambi pari al 9,8%.
rio, si riscontra però una distribuzione La discrepanza tra gli esiti del monito-
percentuale sensibilmente diversa dal raggio biologico e quello chimico-fisico
dato riferito al LIM, pur tenendo conto potrebbe essere attribuita alle carat-
che il monitoraggio biologico non è sta- teristiche di specificità della metodica
to condotto su quei tratti fluviali che, IBE e alla sua applicabilità ai contesti
per lo stato di elevata criticità ambien- fluviali campani.
tale o per l’eccessiva artificializzazione D'altra parte, proprio allo scopo di su-

229
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
perare i limiti derivanti da un’accen- campane manifesta, dunque, per oltre
tuata focalizzazione del monitoraggio i 2/3 dei tratti una qualità almeno suf-
sugli elementi di qualità chimico-fisica ficiente.
e quelli derivanti dall’eccessiva sem- Il trend complessivo nell’arco tempora-
plificazione nell’interpretazione della le 2001-2006 mostra che mediamente
complessità degli ecosistemi fluviali, il i valori del SECA, dopo un periodo di
legislatore, con l’emanazione del D.Lgs. crescita, subiscono una sensibile fles-
n. 152/2006, ha spostato fortemente sione nel 2006, corrispondente a una
l’attenzione e l’enfasi del monitorag- diminuzione totale dei tratti con quali-
gio dei fiumi sugli elementi di qualità tà ecologica ottima, buona o sufficien-
biologica, oltreché idromorfologica, te, malgrado si registri un consistente
allargando lo spettro dell’indagine a incremento dei tratti con qualità otti-
fitoplancton, macrofite, diatomee e ma.
fauna ittica. Lo Stato ecologico dei corsi d’acqua
La mancata individuazione delle me- campani, ricalcando quanto riscontra-
todiche analitiche specifiche e l’omis- to per gli indici sintetici LIM e IBE, ri-
sione dei criteri per la classificazione sulta caratterizzato da una grande va-
dello stato quali-quantitativo dei fiu- riabilità sul territorio regionale, come
mi, attraverso decreti e regolamenti si evince dalla rappresentazione carto-
attuativi, ad oggi ancora in fase di ela- grafica riportata in figura 10.5.
borazione, nonché la tardiva definizio- La qualità ecologica più elevata è stata
ne dei criteri per l’individuazione delle attribuita ai corsi d’acqua che attra-
tipologie di corpi idrici di riferimento, versano il territorio della provincia di
ha reso impossibile attribuire ai fiumi, Salerno ricadente nel Parco nazionale
in Campania come nella altre regioni, del Cilento e del Vallo di Diano, con
una classificazione dello stato ambien- punte di particolare pregio per le ac-
tale coerente con la nuova disciplina que del fiume Bussento e del torrente
del monitoraggio introdotta dal D.Lgs. Fasanella, e per il bacino dell’alto cor-
n. 152/2006. so del fiume Volturno. I valori più bassi
Per tali motivi ad oggi è possibile forni- del SECA, corrispondenti a una qualità
re una stima della qualità dei fiumi del- ecologica pessima, si registrano invece
la Campania solo attraverso l’impiego per i corsi d’acqua, naturali e artificia-
dell’indicatore SECA, Stato ecologico li, della piana campana. In particolare
dei corsi d’acqua, costruito combinan- molto critica appare la situazione dei
do i valori conseguiti per gli indici LIM Regi Lagni, del fiume Sarno e dei suoi
e IBE. affluenti Solofrana e Alveo Comune,
I risultati delle attività di monitorag- che sfociano sul litorale dei golfi di Ga-
gio, condotte da Arpac presso le 92 eta e Napoli, veicolando a mare tutto il
stazioni attive, mostrano la seguente loro carico inquinante, assieme a quel-
distribuzione dei valori del SECA nelle la del fiume Isclero, che solca il territo-
5 classi di qualità: rio beneventano.
• 2,2% dei tratti fluviali con valori Sulla base delle indicazioni di alcune
corrispondenti a qualità delle ac- Autorità di bacino, la Regione Cam-
que ottima pania ha riportato nel Piano di tutela,
• 47,8% con valori corrispondenti a adottato nel 2007, obiettivi minimi di
qualità buona qualità ambientale per i corpi idrici,
• 18,5% con valori corrispondenti a che risultano in alcuni casi meno ri-
qualità sufficiente gorosi di quelli fissati dalla normativa
• 17,4% con valori corrispondenti a nazionale e comunitaria, in considera-
qualità scadente zione dell’impossibilità per gli stessi a
• 14,1% con valori corrispondenti a raggiungere gli obiettivi generali entro
qualità pessima. le scadenze prefissate, per effetto de-
Lo Stato ecologico delle acque fluviali gli impatti antropici.

230
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.5
Carta dello stato ecologico dei corsi
d'acqua (SECA), anni 2006-2007

In tabella 10.1 si riporta il confronto tra fici a torta riportati in figura 10.6, le
gli obiettivi di qualità definiti in manie- percentuali dei fiumi con uno stato
ra unitaria per l’intero corpo idrico su- ambientale in prima approssimazio-
perficiale e i valori del SECA risultanti ne coerente con gli obiettivi di qualità
dalle attività di monitoraggio condotte ambientale fissati per il 2008 e il 2015
da Arpac. sono pari rispettivamente al 59,4% e al
Pur nei limiti dei criteri di classifica- 31,3%, mentre risultano parzialmente
zione adottati, il confronto ribadisce coerenti rispettivamente il 15,6% e il
chiaramente l’esistenza di forti critici- 28,1%. Molto lontani dagli obiettivi di
tà ambientali, soprattutto per le acque qualità ambientale risultano essere il
superficiali ricadenti in piana Campa- 25% dei fiumi rispetto all’obiettivo 2008
na e piana di Sarno, probabilmente e il 40,6% rispetto all’obiettivo 2015.
non risolvibili in tempi brevi, mentre Utilizzando le risorse economiche co-
la situazione è decisamente migliore munitarie, appositamente finalizzate
per i fiumi che solcano il territorio del- dalla Regione Campania nell’ambi-
la provincia di Salerno, tutti o quasi in to del POR Campania 2000-2006 per
uno stato ambientale già buono. l’implementazione del Sistema re-
In sintesi, come illustrato nei due gra- gionale di monitoraggio ambientale,

231
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
OBIETTIVO OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO COERENZA
DI QUALITÀ DI QUALITÀ
SECA 2008 EX CON 2015 EX CON
CORPO IDRICO FISSATO FISSATO
(classe) DIRETTIVA L’OBIETTIVO DIRETTIVA L’OBIETTIVO
NEL PTA AL NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 2015
31/12/2008 31/12/2015
Agnena 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Alento 2 SUFFICIENTE BUONO SI BUONO BUONO SI

Alveo Comune 5 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Bianco 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Bussento 1-2 SUFFICIENTE SUFFICIENTE SI BUONO BUONO SI

Calore Irpino 2-3-4 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE

Calore Lucano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Fasanella 1 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Fortore 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Garigliano 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Isclero 2-4-5 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE

Mingardo 2 SUFFICIENTE BUONO SI BUONO BUONO SI

Ofanto 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Pietra 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Regi Lagni 5 SUFFICIENTE SCADENTE NO BUONO SUFFICIENTE NO


2-3-
Sabato SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - NO
4-5
Sammaro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

San Nicola 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Sarno 4-5 SUFFICIENTE SUFFICIENTE NO BUONO BUONO NO

Savone 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Sele 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Serretelle 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Solofrana 5 SUFFICIENTE SCADENTE NO BUONO SUFFICIENTE NO

Tammarecchia 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Tammaro 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Tanagro 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Tesa 5 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Titerno 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Torano (I ramo) 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Tusciano 2-4 SUFFICIENTE SUFFICIENTE PARZIALE BUONO BUONO PARZIALE


Tabella 10.1 Ufita 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE
Confronto tra obiettivi di qualità e
Volturno 2-4-5 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE
valori dell’indice SECA

Arpac ha notevolmente potenziato Irpino, Sabato, Sarno e Sele - che, con


le proprie strutture laboratoristiche frequenza e modalità programmabi-
mediante l’acquisizione di strumen- li, registrano e teletrasmettono i dati
tazione tecnologicamente avanzata, chimico-fisici rilevati da sonde multi-
in grado di garantire il monitoraggio parametriche e consentono il prelievo
degli elementi chimico-fisico-biologici automatico e la conservazione di cam-
delle acque fluviali ai sensi del D.Lgs. pioni per lo svolgimento delle analisi
n. 152/2006. in laboratorio.
Con le risorse del POR Campania I dettagli della rete di monitoraggio in
l’Agenzia ha altresì avviato una rete continuo delle acque superficiali sono
di monitoraggio in continuo dei fiu- illustrati nella scheda di approfondi-
mi, consistente in cinque centraline mento dedicata alle reti di monitorag-
- ubicate presso le foci o le sezioni di gio in continuo.
confluenza dei fiumi Volturno, Calore
232
CAPITOLO 10 - Acqua

2008

2015

Figura 10.6
Fiumi campani: coerenza con gli
obiettivi SECA fissati per il 2008 e per
il 2015

Acque sotterranee
L’idrogeologia campana è strettamen- Gli acquiferi delle piane alluvionali,
te correlata alle caratteristiche geo- caratterizzati da una permeabilità me-
morfologiche regionali, in base alle dio-alta per porosità, sono alimentati
quali è possibile ripartire il territorio in per infiltrazione diretta e dai travasi
quattro porzioni distinte: degli adiacenti massicci carbonatici,
• un settore tirrenico pianeggiante, con una circolazione idrica a falde so-
che copre circa un terzo del terri- vrapposte. Gli acquiferi costituiti dai
torio complessi delle successioni carbonati-
• la dorsale calcareo-dolomitica che, a permeabilità molto elevate per
orientata in direzione NO-SE, che fratturazione e carsismo, sono caratte-
costituisce la barriera orografica rizzati dalla presenza di importanti fal-
principale e si estende per circa un de basali, alimentate da un’elevata in-
quarto della regione filtrazione efficace e risultano essere i
• gli edifici vulcanici del Vesuvio, del più produttivi della Campania. Le aree
Roccamonfina e dei rilievi flegrei, vulcaniche ospitano, invece, acquiferi
che si estendono per circa il 5% a permeabilità molto variabile per po-
della superficie rosità e fessurazione, e sono alimenta-
• le aree collinari sannite-irpine e ci- ti prevalentemente da apporti diretti
lentane, che occupano oltre il 40% con travasi dagli acquiferi adiacenti e
del territorio. con una circolazione idrica prevalen-

233
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
temente a falde sovrapposte. Le aree gnificativi originariamente individuati.
collinari, infine, sono caratterizzate In corrispondenza di questi punti, con
dalla presenza di acquiferi a permea- frequenza semestrale, si effettua un
bilità molto bassa che ospitano falde prelievo di campioni d’acqua, avvia-
idriche molto modeste. ti all’analisi per la determinazione dei
Sulla base delle conoscenze idroge- parametri di caratterizzazione e dei mi-
ologiche e con riferimento ai criteri croinquinanti organici e inorganici.
identificativi definiti dalla normativa, Nelle more dell’emanazione dei decre-
il Piano di tutela delle acque, adotta- ti attuativi che precisino le modalità
to dalla Regione Campania nel 2007, operative del monitoraggio e i criteri
ha individuato e delimitato 49 “corpi di classificazione dello stato di qualità
idrici sotterranei significativi”, distin- ambientale delle acque sotterranee, le
guendoli in cinque tipologie principali Arpa hanno continuato ad utilizzare gli
come da cartografia riportata in figura indici introdotti dall’abrogato D.Lgs. n.
10.7. 152/1999, in particolare l’indice SCAS
Anche per le acque sotterranee, come (Stato chimico delle acque sotterra-
per le superficiali, la normativa nazio- nee).
nale - allo scopo di garantire la tutela L’indice SCAS riassume in maniera sin-
e il risanamento da fenomeni di inqui- tetica l’impatto delle attività antropiche
namento - ha fissato per tutti i corpi sulle caratteristiche idrochimiche delle
idrici significativi gli obiettivi minimi di acque sotterranee, evidenziando il gra-
qualità ambientale di mantenimento/ do di compromissione qualitativa della
raggiungimento della qualità ambien- falda e l’eventuale presenza di partico-
tale corrispondente allo stato “suffi- lari facies idrochimiche caratterizzate
ciente” entro il 31 dicembre 2008 e di da elevate concentrazioni di sostanze
mantenimento/raggiungimento della inquinanti di origine naturale. A ogni
qualità ambientale corrispondente punto d’acqua è attribuita una classe
allo stato “buono” entro il 22 dicem- variabile da 4 a 1 o la classe 0 a indica-
bre 2015. re la presenza nelle acque di parametri
Nell’autunno del 2002 Arpac ha avvia- di base o addizionali in concentrazioni
to programmi di rilevamento sistema- superiori ai limiti fissati dalla norma-
tico dello stato qualitativo delle acque tiva, riconducibile però ad un’origine
sotterranee regionali, con l’intento naturale. In accordo con quanto fatto
di supportare un’efficace tutela delle da altre Arpa, anche Arpac ha adotta-
acque dall’inquinamento e l’attività di to classi di qualità intermedie a doppia
pianificazione di interventi e misure valenza (0-2, 0-3, 0-4), allo scopo di
per il perseguimento o mantenimen- classificare acque caratterizzate dalla
to degli obiettivi di qualità ambientale presenza di inquinanti di origine natu-
promosse dalla Regione Campania. rale accanto ad una presenza di nitrati
Anche per le acque sotterranee, i di origine antropica.
programmi di rilevamento sono stati Il monitoraggio delle acque sotterra-
condotti ai sensi dell’abrogato D.Lgs. nee, condotto da Arpac presso sorgen-
n. 152/1999, a causa delle difficoltà ti perenni e pozzi inclusi nella rete re-
interpretative e operative della nuova gionale, ha fatto registrare nel 2007 un
disciplina del monitoraggio introdotta sensibile calo percentuale dei punti con
dal D.Lgs. n. 152/2006. acque in classe 1 e 0, corrispondenti a
In coerenza con i dettami normativi una qualità pregiata o particolare, che
che disciplinano le attività di moni- si attestano rispettivamente all’11% e
toraggio, è stata definita una rete di al 6%. In ascesa, invece, i punti in classe
punti di prelievo delle acque afferenti 2 e 0-2, corrispondenti a acque di qua-
ai principali acquiferi della Campania. lità mediamente buona, si riscontrano
La rete consta di 183 punti di monito- rispettivamente nel 40,9% e nel 6,5%
raggio, pozzi e sorgenti perenni, affe- dei casi, assieme i punti in classe 3 o
renti ai 40 corpi idrici sotterranei si- 0-3, corrispondenti a una qualità me-

234
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.7
Carta dei corpi idrici sotterranei
significativi

diamente sufficiente, si registrano nel esse ricadono, con punte di pregio per
12,3% e nel 7,1% dei casi. I punti con le acque afferenti al corpo idrico del
acque di qualità scadente, classificabili monte Taburno. Le seconde, invece,
in classe 4 e 0-4 appaiono, infine, an- risentendo di un uso più intensivo del
che essi in calo, riscontrandosi rispetti- suolo e di una diffusa urbanizzazione
vamente nell’11% e nel 4,5% dei punti del territorio, manifestano una quali-
d’acqua monitorati. tà sensibilmente minore; in particolar
Il trend riferito all’arco temporale modo, le acque delle falde afferenti
complessivo 2002-2007 risulta altale- agli acquiferi della piana campana,
nante, ma probabilmente il risultato è Piana a Oriente di Napoli e Basso corso
correlabile anche agli andamenti delle del Volturno-Regi Lagni, Piana di Bene-
condizioni meteoclimatiche. vento e della Valle del Solofrana, sono
Nel corso degli anni, il monitoraggio classificabili come qualitativamente
dello SCAS ha evidenziato una siste- scadenti. Le acque di origine vulcanica,
matica variabilità nei valori di classi- infine, evidenziano talvolta, come nel
ficazione, sia su base geografica che caso degli acquiferi dei Campi Flegrei e
idrogeologica. Si osserva una netta del Somma-Vesuvio, una forte conta-
differenziazione tra la qualità delle ac- minazione da nitrati che si innesta su
que afferenti agli acquiferi carbonatici, facies idrochimiche già caratterizzate
ubicati lungo la dorsale appenninica, e da elevate concentrazioni di sostanze
quella delle acque di falda delle piane inquinanti di origine naturale.
alluvionali. Le prime sono, infatti, carat- In figura 10.8 è riportata una rappre-
terizzate da una qualità generalmente sentazione cartografica dei valori dello
buona, in ragione dei modesti impatti SCAS misurati.
antropici esercitati sui territori in cui

235
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.8
Carta dello stato chimico delle acque
sotterranee (SCAS), anno 2007

Figura 10.9
SCAS: distribuzione percentuale dei
parametri che determinano
l’attribuzione di classe di qualità
scadente, anno 2007

Benché il monitoraggio nel corso degli solventi organici clorurati o residui di


anni abbia evidenziato talvolta, per i pesticidi - accanto ai più frequenti me-
casi di maggiore criticità ambientale, la talli pesanti, l’inquinante responsabile
presenza di sostanze pericolose - quali dell’attribuzione di uno stato chimico

236
CAPITOLO 10 - Acqua
delle acque sotterranee scadente ri- mentre essa è concorrente, assieme
sulta essere ancora, prevalentemente, alla concentrazione di altri inquinan-
il nitrato. ti, in poco meno del 10% di tali pun-
Come illustrato nella figura 10.9, ti; il restante 10% deve la sua qualità
nell’80% dei punti d’acqua in classe scadente soprattutto alla presenza di
3, 0-3, 4 e 0-4, la concentrazione dei composti alifatici alogenati totali o,
nitrati è, infatti, l’unico parametro che lungo la costa, a fenomeni di ingres-
determina l’attribuzione della classe di sione marina.
qualità scadente o appena sufficiente,

Figura 10.10
Nitrati: distribuzione percentuale
delle concentrazioni rilevate, anno
2007

La figura 10.10 illustra, invece, la di- grei, nonché negli acquiferi della piana
stribuzione percentuale delle concen- di Benevento e della valle del Solofra-
trazioni di nitrati riscontrate nei pozzi na.
e nelle sorgenti incluse nella rete di Le acque afferenti ai corpi idrici sot-
monitoraggio. Circa il 90% dei punti terranei dei massicci carbonatici ap-
d’acqua è caratterizzato da concen- paiono, invece, quasi del tutto esenti
trazioni inferiori al valore limite di 50 dall’inquinamento da nitrati, in coe-
mg/l fissato dalla normativa, con oltre renza con l’origine antropica di questo
i due terzi al di sotto del valore di 25 inquinante, riconducibile in genere a
mg/l, coerente con uno stato qualita- pratiche agricole e zootecniche poco
tivo buono delle acque. Un decimo dei sostenibili, in termini di utilizzo di fer-
punti rete evidenzia, invece, un inqui- tilizzanti e spandimento dei liquami,
namento da nitrati in concentrazioni o all’inefficienza delle reti di colletta-
ben oltre il limite normativo, talvolta mento, scarico e depurazione delle ac-
anche sopra i 100 mg/l. que reflue.
La distribuzione spaziale dei nitrati Recependo le indicazioni della norma-
nelle falde della Campania, rappresen- tiva comunitaria e nazionale, la Regio-
tata in figura 10.11, rivela una presen- ne Campania, nel 2003, ha provvedu-
za che, per quanto ubiquitaria - poiché to a delimitare le zone vulnerabili da
le acque sotterranee naturalmente nitrati di origine agricola, definendo,
sono caratterizzate da concentrazioni quindi, dei programmi d’azione che di-
dell’ordine di pochi milligrammi per sciplinano le corrette pratiche agricole
litro - assume un carattere di partico- e zootecniche da adottare per la salva-
lare criticità negli acquiferi di origine guardia delle risorse idriche dall’inqui-
alluvionale della piana Campana e nei namento da nitrati.
limitrofi acquiferi di origine vulcanica L’origine dell’inquinamento da nitrati,
del Somma-Vesuvio e dei Campi Fle- tuttavia, non è semplicemente attribu-

237
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ibile ad un’origine specifica, in partico- tale ottica Arpac nel 2006 ha promos-
lar modo nelle aree critiche caratteriz- so, in collaborazione con l’Assessorato
zate dalla compresenza di potenziali regionale all’agricoltura, un progetto
sorgenti inquinanti, come la piana del di ricerca finalizzato alla sperimenta-
Sarno, dove coesistono una forte ur- zione di tecniche analitiche isotopiche
banizzazione e un’agricoltura intensi- per l’identificazione delle sorgenti di
va. Allo scopo di perseguire gli obietti- nitrato nelle acque sotterranee di due
vi di salvaguardia attraverso l’adozione areali campani. Il dettaglio e gli esiti
di misure congrue, è utile disporre di di tale attività di ricerca sono illustrati
strumenti capaci di discriminare tra nella scheda dedicata.
potenziali sorgenti di inquinamento. In

Figura 10.11
Carta delle concentrazioni medie dei
nitrati nelle acque sotterranee, anno
2007

238
CAPITOLO 10 - Acqua
SCHEDA TEMATICA
NITRATI: MONITORAGGIO ISOTOPICO

La presenza di nitrati nelle acque sotterranee della Campania, in concentrazioni elevate


e, spesso, superiori al limite fissato dalla normativa vigente (50 mg/l), costituisce ormai una
evidenza analitica del monitoraggio, così come l’esistenza in alcune zone della regione di trend
temporali di progressivo arricchimento dell’inquinante in falda. Per comprendere quale sia
l’origine di questo inquinante, da considerarsi oramai diffuso ubiquitariamente, nell’ambito
delle iniziative promosse dall’amministrazione regionale in materia di “Direttiva nitrati” e delle
norme nazionale e regionale di recepimento, la Giunta regionale della Campania ha approvato
nel 2004 un progetto di ricerca applicata che ha previsto, in due areali della Campania - piana
del fiume Sarno e piana del fiume Sele - la misurazione nelle acque sotterranee dei rapporti
isotopici di ossigeno e azoto. La finalità del progetto era di giungere alla valutazione della ti-
pologia dell’origine prevalente dei nitrati nelle acque sotterranee e, quindi, di nitrati di origine
sintetica, cioè derivanti dall’utilizzo di fertilizzanti agricoli, o di nitrati di origine organica, cioè
derivanti dallo spandimento di concimi di origine zootecnica e/o reflui fognari provenienti da
fosse biologiche e perdite da fognature. A questo scopo la Giunta regionale ha individuato
l’Agenzia regionale protezione ambientale Campania quale soggetto con le adeguate compe-
tenze tecnico-scientifiche in materia ambientale.
L’attività di ricerca è stata realizzata in circa tre anni di lavoro e si è articolata in tre fasi:
 Fase 1 - Ricognizione, fattibilità e pianificazione del monitoraggio
 Fase 2 - Attività di monitoraggio e di analisi
 Fase 3 - Elaborazione e interpretazione dei dati raccolti.
Durante tali fasi sono state attivate specifiche convenzioni con Arpa Emilia Romagna per
quanto concerne le attività analitiche isotopiche inerenti alle acque sotterranee e con la
Seconda Università di Napoli, Facoltà di scienze ambientali, per quanto concerne le attività
analitiche isotopiche inerenti ai suoli delle piane.
In tre anni di ricerca sono stati prelevati e analizzati 60 campioni di acque sotterranee e
36 campioni di suoli, la cui interpretazione isotopico-geochimica ha consentito di giungere a
importanti conclusioni. Dalle analisi delle abbondanze isotopiche nei nitrati, e in particolare
dal rapporto tra il δ15N-NO3 e il δ18O-NO3, è risultato che soltanto i composti azotati in
soluzione nelle acque sotterranee della piana del fiume Sarno, e prelevati da alcuni pozzi,
hanno un’origine prevalentemente organica, quindi legata probabilmente a fattori di natura
antropica, essendo pressocchè assente la zootecnia in piana Sarno. In piana del fiume Sele,
invece, non sì è riscontrata una chiara prevalenza in merito all’origine dei nitrati.
Tale risultato fornisce un indirizzo su cui approfondire la ricerca, tenuto conto anche
dell’importanza di aumentare il numero dei prelievi d’acqua da estendere a tutti i corpi
idrici sotterranei significativi della Campania onde consentire una più netta demarcazione
dell’origine del nitrato nelle falde idriche.

239
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Il monitoraggio ha evidenziato, ac- (Ves2a), afferenti alla falda profonda


canto alla presenza diffusa dei nitrati, ubicata, a una profondità di circa 150
l’esistenza in alcune zone della regione m, sotto il complesso vulcanico Som-
di trend temporali di progressivo arric- ma-Vesuvio, e il pozzo di Benevento
chimento dell’inquinante in falda. (Ben5), afferente all’acquifero allu-
A titolo di esempio si riportano - nelle vionale della piana di Benevento, che
figure 10.12, 10.13 e 10.14 - gli anda- mostrano una progressiva contamina-
menti temporali delle concentrazioni zione che risente anche della variabili-
di nitrati nei pozzi di Somma Vesuvia- tà delle condizioni meteo climatiche e
na (Ves3) e San Giuseppe Vesuviano dei cicli di ricarica degli acquiferi.

Figura 10.12
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Somma Vesuviana, mg/l

240
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.13
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
S. Giuseppe Vesuviano, mg/l

Figura 10.14
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Benevento, mg/l

Il Piano di tutela delle acque, siste- stimata per i 49 corpi idrici sotterra-
matizzando le informazioni idrogeo- nei significativi nelle diverse classi, è
logiche raccolte nel corso degli anni riassunta in figura 10.15 e mostra che,
soprattutto in ambito accademico, ha per oltre il 40% dei casi, l’impatto an-
formulato una prima valutazione sullo tropico sui volumi di risorsa disponibili
stato quantitativo delle acque sotter- è nullo o trascurabile, mentre per circa
ranee, utilizzando l’indicatore Stato il 35% esso è sufficientemente ridotto
quantitativo delle acque sotterranee da tutelare gli acquiferi dal rischio di
(SQAS), anch’esso introdotto dal D.Lgs. sovrasfruttamento e consentire un uso
n. 152/1999, che consente di attribui- sostenibile sul lungo periodo. All’incir-
re alle acque una delle quattro classi ca per un restante 25% dei corpi idri-
quantitative, variabili da A a D, sulla ci lo sfruttamento della risorsa risulta
base delle stime degli impatti antropici essere, invece, significativo e tale da
sulle condizioni di equilibrio idrogeo- produrre un concreto rischio di com-
logico. promissione delle possibilità di utilizzo
La distribuzione dei valori di SQAS, nel tempo.

241
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.15
Distribuzione dei valori di SQAS, anno
2007

Il buono stato di salute in termini quan- o da una forte urbanizzazione.


titativi riguarda pressoché tutti i corpi Sulla base delle indicazioni di alcune
idrici carbonatici, con l’eccezione dei Autorità di bacino, la Regione Cam-
monti Tifatini, monti d’Avella-Vergine- pania ha riportato nel Piano di tutela,
Pizzo d’Alvano e monti di Salerno, che adottato nel 2007, obiettivi minimi di
mostrano nel tempo progressivi ab- qualità ambientale per i corpi idrici,
bassamenti nei livelli acquiferi e signi- che risultano in alcuni casi meno ri-
ficative riduzioni delle portate sorgive, gorosi di quelli fissati dalla normativa
anche per effetto degli emungimenti nazionale e comunitaria, in considera-
dagli acquiferi di piana interconnessi zione dell’impossibilità a raggiungere
limitrofi. gli obiettivi generali entro le scadenze
In generale, invece, tutte le piane allu- prefissate, per effetto degli impatti an-
vionali manifestano una situazione di tropici.
stress quantitativo molto critica, per In tabella 10.2 si riporta il confronto
le condizioni di eccessivo sovrasfrutta- tra gli obiettivi di qualità, definiti in
mento a seguito di perforazioni e con- maniera unitaria per l'intero corpo
seguenti emungimenti, spesso del tut- idrico sotterraneo, e i valori di SCAS
to abusivi e fuori controllo, in territori risultanti dalle attività di monitoraggio
caratterizzati da usi intensivi dei suoli condotte da Arpac.

OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008

SUFFICIENTE-
Alta Valle del Sabato - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Basso Corso del SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
Bussento BUONO
Basso Corso del Lambro SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
e Mingardo BUONO
SUFFICIENTE-
Bassa Valle del Calore - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Bassa Valle del Tanagro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI
Basso Corso del SUFFICIENTE
0-3 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno - Regi Lagni (PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Campi Flegrei 0–4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Isola di Ischia 0 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Media Valle del SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno BUONO
Monte Bulgheria 4 SUFFICIENTE - NO BUONO ELEVATO-BUONO NO

(segue)
242
CAPITOLO 10 - Acqua
OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008

Monte Camposauro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI


Monte Cervialto - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO -
Monte Gelbison 2 SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
ELEVATO-BUONO
Monte Maggiore 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
ELEVATO-BUONO
Monte Massico 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monte Moschiaturo 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
ELEVATO-BUONO
Monte Motola 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monte Stella - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monte Centaurino - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monte Taburno 1 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO SI
SUFFICIENTE-
Monte Tifata 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
Monti Accellica - Licinici SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
- Mai BUONO
ELEVATO-BUONO
Monti Alburni 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
ELEVATO-BUONO
Monti Cervati - Vesole 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monti del Matese 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti della Maddalena 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti di Avella - Vergine SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
- Pizzo d’Alvano BUONO
SUFFICIENTE-
Monti di Durazzano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
SUFFICIENTE-
Monti di Salerno 2 SUFFICIENTE BUONO SI
BUONO
Monti di Venafro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti Forcella - Salice -
2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Coccovello
ELEVATO-BUONO
Monti Lattari 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monti Marzano-Ogna - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monti Polveracchio- ELEVATO-BUONO
- SUFFICIENTE - - BUONO -
Raione (PARTICOLARE)
Monti Terminio-Tuoro - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Piana ad Oriente di SUFFICIENTE
0-4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
Napoli (PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana del Garigliano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
SUFFICIENTE
Piana del Sarno 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Piana del Sele 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana dell’Alento - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
SUFFICIENTE-
Piana dell’Isclero 0 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI
(PARTICOLARE)
Piana di Benevento 3 SUFFICIENTE - NO BUONO SUFFICIENTE NO
Piana di Grottaminarda - SUFFICIENTE - - BUONO SUFFICIENTE -
SUFFICIENTE-
Piana di Presenzano-
- SUFFICIENTE - - BUONO BUONO -
Riardo
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana di Venafro - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
BUONO
Roccamonfina 2 SUFFICIENTE - - BUONO -
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Somma - Vesuvio 4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
(PARTICOLARE)
Valle del Solofrana 3 SUFFICIENTE - NO BUONO SUFFICIENTE NO Tabella 10.2
Vallo di Dian