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ALMENO TU NEL MULTIVERSO

DI BRIAN GREENE

E se quello in cui esistiamo non fosse l'unico universo possibile'^ Ecco come la scienza sta cercando una risposta alla domanda pi difficile che si sia mai posta

ART Bj0RG

A.

LYSBAKKEN

QUEL CHE DAVVERO MI INTERESSA SAPERE SE DIO HA AVUTO UNA POSSIBILIT DI SCELTA NEL CREARE IL MONDO.

Ecco come Albert Einstein, con la sua consueta vena poetica, si chiedeva se il nostro universo fosse l'unico possibile. Il riferimento a Dio viene facilmente equivocato perch la domanda di Einstein non era teologica. Einstein, in realt, voleva sapere se le leggi della fisica conducessero necessariamente a un unico universo - il nostro - pieno di galassie, stelle e pianeti. 0 se invece, come si vede nei parcheggi delle concessionarie auto, con tutti i nuovi modelli dell'anno messi l in esposizione, queste leggi non consentissero l'esistenza di universi molteplici, con un'ampia gamma di caratteristiche diverse. Se le cose stanno davvero cos, la realt grandiosa che siamo arrivati a conoscere - per mezzo di telescopi potenti e giganteschi acceleratori di particene - il prodotto di un processo casuale, di un lancio di dadi cosmico che ha selezionato le nostre caratteristiche da un menu di possibilit? 0 esistono spiegazioni pi profonde del motivo per cui le cose sono come sono? Ai tempi di Einstein, l'ipotesi che il nostro universo avesse avuto la possibilit di manifestarsi in maniera diversa era un rompicapo su cui i fisici magari discutevano a lungo,

una volta terminate le ricerche pi serie previste per quel giorno. Ma di recente questa domanda ha fatto un trasloco dai sobborghi della fisica al suo centro. E piuttosto che immaginare semplicemente che il nostro universo potrebbe avere avuto propriet diverse, i sostenitori di tre teorie indipendenti ora ipotizzano che esistano altri universi, separati dal nostro, perlopi composti da particelle differenti e governati da forze diverse, che popolano un cosmo sorprendentemente vasto. Il multiverso, come viene chiamato questo cosmo vasto, uno dei concetti pi radicali emersi dalla fisica negli ultimi decenni, e ispira dibattiti arroventati tra quelli che sostengono che questo sar il prossimo passo nella conoscenza della realt e quelli che lo considerano un'assoluta sciocchezza, una pagliacciata frutto dell'immaginazione impazzita dei teorici. E allora come stanno le cose? E perch la faccenda dovrebbe interessarci? Per arrivare a una risposta dobbiamo prima affrontare la questione del Big Bang.

molto tempo, gli scienziati rifletterono che se lo spazio si stava davvero espandendo, allora in tempi pi antichi l'universo doveva essere stato pi piccolo. A un certo momento, nel passato remoto, ogni cosa che vediamo ora - gli ingredienti necessari per ogni pianeta, ogni stella, ogni galassia, perfino lo spazio in se stesso - doveva essere stata compressa in un frammento infinitesimale che poi si era espanso, evolvendo nell'universo che conosciamo. Era nata la teoria del Big Bang. Nel corso dei decenni successivi la teoria avrebbe ricevuto soverchianti conferme basate sull'osservazione. Eppure gli scienziati erano consapevoli del fatto che la teoria del Big Bang presentava un grosso difetto. Per esempio lasciava fuori il Bang. Le equazioni di Einstein fanno un gran bel lavoro per quanto riguarda la descrizione del modo in cui l'universo si evoluto a partire dal secondo successivo al Bang, ma le equazioni falliscono (il messaggio di errore simile a quello di un calcolatore quando tenti di dividere 1 per 0) quando applicate all'ambiente estremo dei primi momenti dell'universo. Il Big Bang dunque non fornisce indizi sull'innesco del Bang stesso.

ALLA RICERCA DEL BANG COMBUSTIBILE PER IL FUOCO Nel 1915 Einstein rese noto il pi importante di tutti i suoi lavori, La teoria della relativit generale, che fu il punto di arrivo di una ricerca decennale, volta a capire la forza di gravita. La teoria era un prodigio di bellezza matematica e forniva equazioni in grado di spiegare ogni cosa, dal moto dei pianeti alla traiettoria della luce stellare, con meravigliosa accuratezza. Nel giro di pochi anni, ulteriori analisi matematiche giunsero alla conclusione che lo spazio stesso si stesse espandendo, trascinando ciascuna galassia lontano j dalle altre. Nonostante l'iniziale fiera opposizione di Einstein a questa implicazione stupefacente della sua teoria, essa fu confermata, nel 1929, dalle osservazioni dello spazio profondo compiute dal grande astronomo americano Edwin Hubble. E dopo non Negli anni '80 del secolo scorso il fisico Alan Guth offr una versione migliorata della teoria del Big Bang, che prometteva di colmare questa lacuna assai critica. Il cardine della sua teoria un ipotetico combustibile cosmico che, se concentrato in una zona minuscola, innescherebbe un breve ma immenso slancio esterno: un Bang, e anche decisamente Big. In effetti, calcoli matematici hanno mostrato che l'esplosione deve essere stata cos forte che le minuscole vibrazioni si estesero enormemente dal regno quantico attraverso lo spazio. Come un pezzo di spandex iperesteso mostra la trama della tessitura, questa distensione dello spazio avrebbe portato a un disegno preciso, a una trama di piccole variazioni di temperatura: il cielo notturno

punteggiato di zone un po' pi calde e altre un po' pi fredde. All'inizio degli anni '90 il satellite Cosmic Background Explorer scopr per primo queste variazioni di temperatura, procurando un premio Nobel (nel 2006, ndr) ai capi di quella squadra, John Mather e George Smoot. Fatto notevole, le analisi matematiche hanno rivelato anche che - ed qui che entra in scena il multiverso - quando lo spazio si espande il combustibile cosmico fa di nuovo il pieno, e il processo talmente efficiente che virtualmente impossibile consumarlo tutto, questo carburante spaziale. Il che significa che il Big Bang probabilmente non stato un evento unico. Il combustibile non solo avrebbe fornito l'energia per il Bang che ha generato il nostro universo, ma avrebbe dato luogo anche a infiniti altri Bang, ognuno dei quali ha creato il suo universo, distinto dal nostro, e in espansione come il nostro. L'universo in cui esistiamo noi sarebbe dunque solo una bolla di sapone in espansione nella grande vasca da bagno cosmica piena di universi. E questa vasca piena di bolle il multiverso. un'ipotesi straordinaria. Se si rivelasse fondata, costituirebbe il coronamento di una lunga serie di riesami del cosmo. Un tempo pensavamo che il nostro pianeta fosse al centro di tutto, e poi ci siamo resi conto di essere solo uno dei molti pianeti che ruotano attorno al Sole, e poi abbiamo appreso che il Sole, parcheggiato in un sobborgo della Via Lattea, solo una delle centinaia di miliardi di stelle della nostra galassia, e infine abbiamo capito che la Via Lattea solo una delle centinaia di miliardi di galassie che popolano l'universo. E adesso questa cosmologia inflazionaria stava ipotizzando che il nostro universo, pieno di miliardi di galassie, stelle e pianeti, potesse essere semplicemente uno dei tanti che occupavano un vasto multiverso. Eppure, quando all'inizio degli anni '80 l'idea del multiverso era stata avanzata dai pionieri Andrej Linde e Alexander Vilenkin la comunit dei fisici aveva scrollato le spalle. Gli altri universi, ammesso che esistessero, sarebbero rimasti al di fuori del nostro raggio di osservazione: noi abbiamo accesso solo a questo universo. E dunque quale ruolo avrebbero potuto ricoprire gli altri universi nella scienza, una disciplina votata alla spiegazione di ci che vediamo? La situazione rimase in quello stallo per circa un decennio, finch una straordinaria osservazione astronomica sugger una possibile risposta.

IL MISTERO | DELL'ENERGIA OSCURA Per quanto la scoperta che lo spazio in espansione fosse rivoluzionaria, c'era un aspetto di questa espansione che quasi tutti davano per scontato. Proprio come la gravita terrestre rallenta l'ascesa di una palla lanciata verso l'alto, la forza di attrazione | gravitazionale che ogni galassia esercita su un'altra dovrebbe rallentare l'espansione dello spazio. Negli anni '90 due squadre di astronomi si sono messe al lavoro per misurare questo rallentamento cosmico. Osservando pazientemente per anni galassie lontane, gli astronomi hanno raccolto dati sulle variazioni di velocit di espansione dello spazio. E una volta completata I l'analisi, per poco non sono caduti dalla I sedia, per lo stupore. Entrambe le squadre hanno scoperto che lungi dal rallentare, l'espansione dello spazio andata in overdrive circa sette miliardi di anni fa, e da allora andata accelerando. Insomma, come se lanciando dolcemente una palla | verso l'alto la vedessimo prima rallentare e poi schizzare su ancora pi veloce. Il risultato ha spinto gli scienziati di tutto il mondo a scervellarsi per spiegare l'accelerazione cosmica. Qualche forza potrebbe spingere ogni galassia ad allontanarsi semI pre pi velocemente da tutte le altre? La risposta pi promettente ci viene da una vecchia idea di Einstein. Noi siamo tutti abituati a pensare alla gravita come a una forza che fa un'unica cosa: avvicinare un oggetto a un altro. Ma nella teoria della relativit I generale di Einstein, la gravita pu anche fare altro: pu allontanare gli oggetti. Co-

me? Ebbene, la forza di gravita esercitata da oggetti familiari come la Luna, la Terra e il Sole certamente una forza di attrazione. Ma le equazioni di Einstein mostrano che se lo spazio contiene anche altro, non | cumuli di materia ma un'energia invisibile, una sorta di nebbiolina indistinguibile [ e distribuita uniformemente nello spazio, allora la gravita esercitata dalla nebbioli| na una forza repulsiva. Ed proprio quello che ci serve per I spiegare i risultati delle osservazioni. La spinta repulsiva di un'invisibile nebbiolina di energia che riempie lo spazio - ora la chiamiamo energia oscura - farebbe allontanare le galassie, accelerando l'espansione, non rallentandola. Ma qui c' un intoppo. Quando gli astronomi hanno calcolato quanta energia oscura dovrebbe permeare ogni cantuccio dello spazio per giustificare l'accelerazione cosmica osservata, hanno trovato un numero a cui nessuno riuscito a dare una spiegazione. La densit dell'energia oscura estremamente bassa: 0,00000000000000000000 00000000000000000000000000000000 00000000000000000000000000000000 | 00000000000000000000000138. Allo stesso tempo, i tentativi di calcolare I la quantit di energia oscura usando le leggi della fisica hanno portato a risultati che generalmente sono in un ordine di grandezza cento volte maggiore: forse il pi grande divario tra osservazione e teoria nella storia della scienza. E questo ha portato a un I po' di esami di coscienza. I fisici hanno a lungo creduto che lavoI rando sodo, sperimentando, calcolando con precisione, nessun dettaglio della realt sarebbe rimasto al di fuori della portata delle spiegazioni scientifiche. Certo, qualche dettaglio ancora privo di spiegazione, come le masse delle particene - elettroni, quark, e affini. E tuttavia ci si aspetta la venuta del momento in cui i fisici riusciranno a trovare la risposta. Il fallimento clamoroso dei tentativi di spiegare l'ammontare dell'energia oscura ha fatto sorgere qualche dubbio e minato questa certezza, spingendo alcuni fisici a cercare un approccio radicalmente diverso, un approccio che ipotizza (ancora una volta) l'esistenza di un multiverso.

IL C O N T E G G I O A UN NUMERO 500

DEGLI QUASI

UNIVERSI

POSSIBILI

ARRIVA

INCONCEPIBILE:

IO A L L A

LA

SOLUZIONE

MULTIVERSO

II nuovo approccio ha radici scientifiche | che risalgono all'inizio del Seicento, quando il grande astronomo Giovanni Keplero I era ossessionato dal desiderio di capire un numero diverso: quei 149,6 milioni di chilometri che rappresentano la distanza media tra il Sole e la Terra. Keplero per anni si | sforz di spiegare questa distanza ma non ci riusc mai, e alla luce delle nostre conoscen-1 ze odierne la ragione di ci chiarissima. Noi sappiamo che esistono moltissimi pianeti, che orbitano attorno alle loro stelle a distanze diversissime, dimostrando cos | la fallacia della ricerca di Keplero: le leggi della fisica non evidenziano come speciale | nessuna distanza in particolare. Ci che caratterizza la distanza tra Sole I e Terra invece il fatto di offrire condizioni favorevoli alla vita: se fossimo molto pi vicini o molto pi lontani dal Sole, le temperature estreme impedirebbero l'attecchimento della forma-uomo. E dunque, I anche se Keplero con la sua ricerca di una ragione della distanza fra Terra e Sole era impegnato in un'impresa senza speranza, noi sappiamo che esiste una spiegazione del fatto che noi umani ci troviamo a questa distanza dal Sole. Nel cercare una spiegazione del valore dell'energia oscura forse abbiamo commesso un errore analogo a quello di Keplero. La | nostra teoria cosmologica migliore - la teoria infiazionaria - da naturalmente adito ad | altri universi. E allora pu darsi che, proprio come ci sono molti pianeti orbitanti j attorno alle stelle a distanze molto diverse, forse esistono molti universi che contengono molte quantit differenti di energia | oscura. E se cos fosse, chiedere alle leggi della fisica di spiegare un particolare I valore di energia oscura sarebbe sbagliato tanto quanto chiedere loro di spiegare una certa distanza tra pianeti. Mentre la

domanda giusta da porre la seguente: perch noi esseri umani ci troviamo in un universo che possiede l'ammontare di energia oscura che abbiamo misurato e non I in un altro universo? A questa domanda possiamo cercare di rispondere. Negli universi forniti di un'eI nergia oscura maggiore, ogni volta che la | materia tenta di aggregarsi in galassie, la spinta repulsiva dell'energa oscura cos I forte che l'ammasso viene smembrato e la | formazione delle galassie ne ostacolata. I Negli universi in cui il valore dell'energia oscura assai pi basso, la spinta repulsiva si trasforma in attrazione, e questi | universi collassano su se stessi, cos ra| pidamente che anche qui le galassie non riescono a formarsi. E senza galassie non | ci sono n stelle n pianeti e quindi in que| gli universi la nostra forma di vita non pu | esistere. E dunque noi ci troviamo in questo universo e non in un altro esattamente per lo stesso motivo per il quale abitiamo sulla Terra e non su Nettuno: ci troviamo laddove le condizioni sono favorevoli allo | sviluppo della nostra vita. E anche se non siamo in grado di osservare gli altri universi, la loro esistenza I giocherebbe un ruolo scientifico: il multiverso offre una soluzione del mistero dell'energia oscura, rendendo comprensibi| le la quantit che noi osserviamo. 0 almeno questo ci che affermano i sostenitori del multiverso. Molti altri trovano che questa spiegazione sia insoddisfacente, sciocca, perfino offensiva, e asseriscono che dalla scienza ci si devono aspettare spiegazioni definitive, precise e quantitative, non storielle alla " cos e basta". Il punto critico fondamentale, per, che se la caratteristica che stai cercando di spiegare pu presentare e presenta un'ampia gamma di valori matematici nel panorama della realt, allora sbagliato cercare una spiegazione definitiva per j un singolo valore. Proprio come non ha alcun senso cercare di stabilire in modo definitivo la distanza alla quale orbitano i pianeti rispetto alla loro stella, dato che le distanze possibili sono molte, se sia| mo parte di un multiverso non ha alcun j senso cercare di prevedere in modo defini| tivo l'ammontare dell'energia oscura, dato

che i valori possibili sono molti. Il multiverso non cambia il metodo scientifico e non abbassa gli standard esplicativi. Ma ci chiede di riflettere e di capire se per caso non abbiamo posto le domande sbagliate.

APPESI

ALLE

STRINGHE

Naturalmente, perch questo approccio risulti vincente, dobbiamo essere certi che tra i diversi valori dell'energia oscura del multiverso ci sia proprio quello che abbiamo misurato. Ed qui che viene alla ribalta la terza teoria, quella delle stringhe. La teoria delle stringhe un tentativo di realizzare il sogno di Einstein: quello di una "teoria unificata" capace di cucire in un unico arazzo matematico tutta la materia e tutte le forze. Formulata inizialmente alla fine degli anni '60, la teoria immagina che all'interno di ogni particella fondamentale ci sia un filamento di energia, minuscolo, vibrante, simile a una corda di violino. E proprio come le vibrazioni di una corda di violino creano note musicali diverse, le vibrazioni di questi filamenti minuscoli producono diversi tipi di particene. I pionieri della materia si aspettavano che la rigida architettura matematica della teoria delle stringhe avrebbe in breve portato a un singolo set di previsioni definite e testabili. Ma negli anni l'analisi dettagliata delle equazioni della teoria ha rivelato l'esistenza di numerose soluzioni, ciascuna delle quali rappresenta un possibile universo. E quando si dice numerose, lo si intende davvero. Oggi, il conteggio degli universi possibili arriva a una cifra quasi inconcepibile, 10 alla 500, un numero cos grande da sfuggire a qualsiasi analogia.

L'IPOTESI DEL MULTIVERSO POTREBBE ESSERE SBAGLIATA. MA POTREBBE ANCHE SVELARE UN PAESAGGIO COSMICO MOZZAFIATO

Per alcuni sostenitori della teoria delle stringhe questo fallimento clamoroso, l'incapacit di svelare un unico universo - il nostro - stato un colpo letale. Ma per coloro che sostengono l'esistenza del multiverso, si dimostrata vitale l'enorme quantit di universi possibili offerta dalla teoria delle stringhe. Proprio come abbiamo bisogno di un negozio di scarpe con un buon assortimento per essere certi di trovare il nostro numero, solo un multiverso ben fornito ci garantisce che sia rappresentato il nostro universo, con la sua specifica quantit di energia oscura. La cosmologia inflazionaria di per s non sarebbe all'altezza. La sua serie infinita di Big Bang produrrebbe s una collezione immensa di universi, ma molti di questi | universi avrebbero caratteristiche simili, come un negozio con scatole su scatole di numeri 35 e 45, ma neanche una scarpa del numero che cerchi tu. Se per combiniamo la cosmologia inflazionaria con la teoria delle stringhe, il magazzino degli universi si riempie: nelle mani dell'inflazione, l'enorme collezione di universi possibili - e tutti diversi fra loro - della teoria delle stringhe diventa una collezione di universi reali, creati da una catena di Big Bang. A questo punto la presenza del nostro universo in mezzo agli altri virtualmente garantita. E a causa delle caratteristiche specifiche indispensabili per la nostra sopravvivenza, questo l'universo in cui abitiamo.

SCIENZA AD ALTO RISCHIO


Anni fa l'astrofisico Cari Sagan fece notare come le affermazioni straordinarie avessero bisogno di prove straordinarie. E dunque possiamo mettere insieme delle prove a sostegno di una teoria che prevede l'esistenza di altri universi? Dato che gli altri universi sono al di l dell'osservabile, la risposta parrebbe essere "no", piazzando il multiverso fuori dai confini della scienza. Ma una risposta troppo sbrigativa. Si possono raccogliere le prove a sostegno di una teoria anche quando alcuni suoi elementi importanti risultano inaccessibili. Prendiamo per esempio i buchi neri. Gli

scienziati si avvalgono abitualmente della relativit generale per parlare con sicurezza di ci che accade all'interno di un buco nero, anche se nulla, neppure la luce, riesce a sfuggire all'interno di un buco nero, e quindi queste zone sono di fatto non osservabili. Ci si giustifica cos: se una teoria fa un mucchio di previsioni accurate su cose che possiamo verificare attraverso l'osservazione - come fa la teoria della relativit generale - siamo autorizzati a sentirci abbastanza sicuri delle sue previsioni anche rispetto a cose che non abbiamo la possibilit di osservare. Analogamente, se una proposta che sostiene l'esistenza del multiverso si guadagna la nostra fiducia facendo previsioni corrette su cose per noi accessibili, cose presenti all'interno del nostro universo, pu crescere, e giustamente, la nostra fiducia sulla sua capacit di predizione in altri universi, per noi inaccessibili. Siamo ancora ben lungi dall'aver varcato questa soglia. La cosmologia inflazionaria fa previsioni accurate sulla radiazione di fondo nelle micro-onde; l'energia oscura spiega con accuratezza l'espansione accelerata. Ma la teoria delle stringhe rimane ancora ipotetica, soprattutto perch i suoi tratti distintivi diventano evidenti con scale di grandezza miliardi di volte pi piccole rispetto a ci che noi oggi siamo in grado di indagare, anche utilizzando gli acceleratori pi potenti. Prove pi dirette a favore dell'esistenza del multiverso potrebbero venire da eventuali collisioni tra il nostro universo in espansione e i suoi vicini. Queste "ammaccature al parafango" cosmiche genererebbero un ulteriore schema di variazioni di temperatura nella radiazione di fondo nelle micro-onde, che dei telescopi potenti potrebbero prima o poi scoprire. Molti ritengono che questa sia la pi promettente tra le possibilit di trovare prove a conforto del multiverso. Il fatto che ci siano dei modi, delle congetture in realt, per mettere alla prova la teoria del multiverso, riflette la sua origine: un'accurata analisi matematica. Ci nondimeno, poich la teoria indubbiamente incerta, dobbiamo approcciarla con un sano scetticismo e citare con cautela il suo impianto. Immaginiamo che Newton nel sentirsi cadere in testa la mela non si fosse spinto a sviluppare l'idea della legge di gravita, ma

invece ne avesse dedotto che alcune mele cadono verso il basso, altre verso l'alto, ma che fosse possibile vedere solo quelle che cadono a terra perch le altre si erano da tempo involate nello spazio. L'esempio scherzoso, ma la questione seria: se usata in modo indiscriminato l'ipotesi del multiverso pu diventare una scappatoia che minaccia di distogliere gli scienziati dalla ricerca di spiegazioni pi profonde. D'altra parte, l'incapacit di prendere in considerazione il multiverso pu far finire gli scienziati su un tapis roulant kepleriano, sul quale rischiano di rincorrere furiosamente risposte a domande cui non possibile rispondere. Tutto questo per dire che il multiverso si colloca decisamente nel dominio della | scienza ad alto rischio. Sono possibili numerosi sviluppi in grado di indebolire la credibilit della teoria: gli scienziati po| trebbero calcolare, finalmente, il valore reale dell'energia oscura, o potrebbero confermare una versione della cosmologia inflazionaria che prevede un solo universo, o scoprire che la teoria delle stringhe I non pi una cornucopia di universi posI sibili. E via discorrendo. Ma come sempre accade con le scommesse, un rischio alto si accompagna alla possibilit di un premio molto alto. NeI gli ultimi cinque secoli abbiamo utilizzato l'osservazione e il calcolo matematico per distruggere le convinzioni errate. Siamo passati da un universo antiquato, piccolo, terro-centrico a un universo con miliardi di galassie. E il viaggio stato al tempo I stesso eccitante e umiliante. Siamo stati I costretti ad abbandonare alcune credenze apparentemente sacre, abbiamo rinunciato alla nostra centralit, ma con questa retroj cessione cosmica abbiamo dimostrato la capacit dell'intelletto umano di oltrepassare i confini dell'esperienza ordinaria per rivelare una verit straordinaria. L'ipotesi | del multiverso potrebbe essere sbagliata. Ma potrebbe essere anche la prossima tappa di questo viaggio, e svelare un panorama mozzafiato di universi che popolano un j vasto paesaggio cosmico. Per alcuni scienziati, me incluso, questa possibilit fa s che I valga la pena di correre il rischio.

BRIAN GREENE

insegna fisica e matematica alla Columbio University. Il suo ultimo libro, La realt nascosta (Einaudi 2012) esplora il multiverso.

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