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Skopje, emigrazione alle stelle

Lultimo, allarmante, rapporto dellEurostat snocciola percentuali inquietanti e agita le autorit macedoni. La Macedonia, si sa, senza dubbio un Paese di migranti: il folclore locale, la musica, la letteratura hanno ormai immortalato il mito di pecalba: la migrazione economica, la nostalgia per la madrepatria, le vite consumate lontano dalla propria famiglia e dai propri cari, scriveva sette anni fa Risto Karajkov su Osservatorio Balcani e Caucaso. Ma la diaspora macedone nel mondo non fa altro che aumentare: unemorragia particolarmente dolorosa per il Paese, la cui classe politica non si mostrata ancora in grado di poter contrastarla e arginarla. Pertanto la situazione migratoria fotografata dallultimo rapporto statistico dellEurostat, riportato e discusso sul sito internet Balkan Insight, appare inquietante: dal 1998 al 2011 circa 230.000 persone hanno abbandonato la Macedonia per vivere allestero; considerando che nel Paese la popolazione ammonta a circa 2 milioni di abitanti, si tratta del 10% della popolazione totale. Un dato ancor pi agghiacciante se consideriamo che le ricerche statistiche sono state condotte soltanto sulle emigrazioni legali, che risultano dai permessi di soggiorno e dal rilascio di passaporti esteri: le cifre diffuse dallEurostat non sono, quindi, affatto definitive giacch non includono tutti i cittadini macedoni che vivono allestero senza permesso ufficiale. Stando ai dati dellEurostat, negli ultimi dodici anni 170.000 macedoni hanno ottenuto il soggiorno temporaneo nei Paesi dellUnione Europea: Italia in primis seguita da Germania, Austria e Slovenia; lo studio mostra anche una notevole crescita nel numero dei passaporti internazionali rilasciati ai cittadini macedoni. Il rapporto ha certamente scosso la classe politica del Paese, ma pochi analisti scommettono su una presa di posizione reale e concreta per contenere il fenomeno. Lesperto macedone di demografia Donco Gerasimov pessimista: Il governo non ha mai voluto affrontare la questione. Certo, annunci a josa in periodo elettorale, ma poi soltanto il silenzio e la vergogna. Gerasimov insiste soprattutto su un punto fondamentale: non c alcuna istituzione in Macedonia che possa fornire statistiche attendibili sul

livello di emigrazione del Paese e manca una decente comunicazione tra gli uffici demografici.

Dodik: La Serbia ci appoggi


Il presidente della Republika Srpska vuole che Belgrado condivida il concetto politico di Banja Luka. Il presidente della Repubblica Srpska (l'entit serba in Bosnia), Milorad Dodik, ha dichiarato di aspettarsi che "la Serbia appoggi il concetto politico di Banja Luka". Stando a quanto riferisce Tanjug, durante una conferenza sulla Repubblica Srpska, che si tenuta a Belgrado, Dodik ha dichiarato che "la Serbia in ritardo nell'assumere un ruolo nei rapporti politici regionali" e che " arrivato il momento che i vertici politici si riuniscano e inizino a dare un vero valore alla Repubblica Srpska". Per Dodik, "a Belgrado si fa a gara a dimostrare che Sarajevo il centro della cultura, e la cultura viene utilizzata per provare che la Serbia ha condotto un'aggressione contro la Bosnia". Dodik ha inoltre detto che "la Turchia e l'influenza araba tentano di appoggiare le posizioni dei bosniaci musulmani per uno stato unitario, mentre non ci sono fattori politici rilevanti che gli si oppongono".

Podgorica, lopposizione cede?


A pi di un mese dall'inizio del boicottaggio dei lavori del parlamento, i deputati del Fronte democratico del Montenegro (Df) potrebbero rientrare in aula. A pi di un mese dall'inizio del boicottaggio dei lavori del parlamento, i deputati del Fronte democratico del Montenegro (Df) potrebbero rientrare in aula. Lo ha annunciato il leader dello schieramento, Miroslav Lekic in una dichiarazione riportata dal portale "Analitika". Il boicottaggio dei lavori della Camera e delle commissioni parlamentari iniziato all'indomani delle elezioni presidenziali del 7 aprile e della vittoria di Filip Vujanovic, candidato

della maggioranza. Lekic, che si presentato come l'unico candidato dell'opposizione, ha denunciato "numerose irregolarit" nel processo elettorale e ha organizzato una manifestazione di piazza a Podgorica cui hanno partecipato diverse migliaia di cittadini. Il leader del DF ha dichiarato oggi che il suo schieramento "torner in parlamento nel momento in cui lassemblea affronter le richieste avanzate durante la manifestazione di Podgorica". Lekic ha aggiunto che "in seguito all'incontro con il presidente della Camera, Ranko Krivokapic, si pu dire che esiste la possibilit che i deputati del Df rientrino in aula molto presto, forse gi alla fine della prossima settimana". Il Df, a detta di Lekic, "continuer a seguire in modo selettivo le attivit della Camera". Per Lekic, lo schieramento "non ha mai boicottato realmente i lavori parlamentari, bens ha rinunciato a partecipare, in modo selettivo, alle sedute". Lekic ha inoltre sottolineato che "i risultati delle elezioni presidenziali non sono l'unico tema di cui parlare, ma ci sono anche le riforme costituzionali. Tutte le volte che uno dei temi che abbiamo chiesto di affrontare si trover all'ordine del giorno parteciperemo ai lavori". Per quanto riguarda i contrasti nella maggioranza, in particolare tra il Partito democratico dei socialisti (Dps, leader della coalizione) e il Partito social-democratico (Sdp), Lekic ha detto che "l'Sdp sta dimostrando maturit, autonomia e preoccupazione per la situazione politica, ma anche economica nel paese". I contrasti tra i due partiti principali della maggioranza sono sorti in seguito alla terza candidatura di Vujanovic alle presidenziali, definita problematica, dal punto di vista costituzionale, dall'Sdp. Lekic ha dichiarato che "i contrasti tra i due partiti sono di lunga data, e lo stesso Vujanovic ha pi volte accusato l'Sdp di essere il principale colpevole del fallimento dell'economia montenegrina e dell'Impianto di alluminio di Podgorica". Lekic ha riferito di avere "trovato nei leader dell'Sdp partner che comunicano da una posizione di autonomia e cultura politica". Per il leader del Df, "in caso di una presenza dei rappresentanti dell'Sdp alla cerimonia di inaugurazione del nuovo mandato di Vujanovic, fissata per il 20 maggio, lo schieramento dimostrer una forte contraddizione nel proprio operato". Il boicottaggio dei lavori della Camera ha creato spaccature nei giorni scorsi anche nelle file dell'opposizione. Il presidente del Partito socialista popolare, Srdjan Milic, ha dichiarato infatti che la decisione del suo schieramento di non aderire al

boicottaggio " servita ad alcuni a tentare di demonizzare l'Snp". Il boicottaggio, secondo Milic, "ha l'obiettivo di far accogliere le richieste di annullamento dei risultati elettorali e non per incolpare l'Snp". Ha creato inoltre polemiche la mancata partecipazione dei deputati del Df alla discussione di ieri sul cosiddetto "Scandalo registrazioni", riguardante trascrizioni delle sedute interne dei vertici del Dps trapelati nei media. Dalle trascrizioni emergerebbe, secondo l'opposizione, un piano dei vertici del partito leader della maggioranza a favorire i propri esponenti nelle assunzioni tramite l'ufficio di collocamento. Per il deputato dell'Sdp Draginja Vuksanovic, lostruzionismo del Df "non rappresenta una soluzione". Vuksanovic ha dichiarato che "la mancata partecipazione dei deputati del Df al dibattito sullo scandalo delle intercettazioni rappresenta un tentativo di guadagnare punti politici, vista l'attualit della questione, di cui si parla molto". Vuksanovic ha invitato i deputati del Df a "superare alcune questioni e mandare in questo modo un messaggio politico". Per il deputato del Dps, Zoran Jelic, gli esponenti del Df avrebbero dovuto partecipare alla discussione di ieri "come ci si aspetta da deputati che percepiscono un salario". La decisione di non partecipare ai lavori della Camera, secondo Jelic, "rappresenta un chiaro messaggio sul fatto che quei deputati non vogliono un dibattito".

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